UTEM – Università della terza età Montebelluna Sessione primaverile 2012-2013 NEUROSCIENZE – Patologia Docente: Gianpaolo Piaserico Aspettativa di vita alla nascita Aspettativa di vita sana Invecchiamente cerebrale e demenza: l’area grigia fra fisiologia e patologia Invecchiamente cerebrale, deterioramento cognitivo e demenza: un continuum? Demenza “ Sindrome clinica caratterizzata da perdita delle funzioni cognitive, tra le quali invariabilmente la memoria, di entità tale da interferire con le usuali attività sociali e lavorative del paziente”. Geldmacher DS N. Engl J Med - 1996 Demenza Sindrome caratterizzata da: • Disturbi cognitivi a carico cioè di funzioni quali memoria, ragionamento, linguaggio, orientamento • Disturbi comportamentali a carico della sfera emotiva e della capacità di rapportarsi correttamente alla realtà e alle altre persone • Disturbi somatici a carico di alcune finzioni dell’organismo quali i ritmi sonno-veglia, fame-sazietà e la capacità di controllare le funzioni corporali. Mild Cognitive Impairment (Deterioramento cognitivo minimo) 1) Disturbo soggettivo di memoria (preferibilmente confermato da una persona diversa dal soggetto) 2) Presenza di un deficit di memoria documentato da una prestazione ad un test di memoria episodica 1.5 deviazioni standard al di sotto del valore medio normale per l’età 3) Assenza di altri deficit cognitivi 4) Normali abilità nelle attività del vivere quotidiano 5) Assenza di demenza Valutazione funzionale test per la valutazione dei disturbi dell'efficienza intellettiva e della presenza di deterioramento cognitivo. Il test è costituito da trenta domande, che fanno riferimento a sette aree cognitive differenti: orientamento nel tempo orientamento nello spazio registrazione di parole attenzione e calcolo rievocazione linguaggio prassia costruttiva una storia completa medica e psichiatrica un esame neurologico esami di laboratorio per escludere anemia, deficit di vitamine e altre condizioni patologiche un esame dello stato mentale per valutare memoria e funzioni cognitive un colloquio con membri della famiglia o con il caregiver. La diagnosi di demenza è prevalentemente una diagnosi clinica e come tale è una diagnosi di probabilità. Il concetto di “probabilità” vale per tutte le demenze e vuole sottolineare che la diagnosi di demenza è solo una diagnosi clinica non autoptica. Ciò non vuol dire che essa è provvisoria. Vuole solo dire che essa è la migliore diagnosi ottenibile clinicamente. Prevalenza della demenza in Europa Sono molte le condizioni che causano la sindrome demenziale: è più corretto parlare di demenze. Hanno come denominatore comune il declino delle facoltà mentali, la cui gravità deve essere tale da rendere la persona malata incapace di svolgere le occupazioni quotidiane. La riduzione di autonomia e la necessità di assistenza sono requisiti indispensabili per la diagnosi di ogni forma di demenza. Demenze primarie malattia di Alzheimer, demenza a corpi di Lewy, d. frontotemporale …. Demenze associate a degenerazione neuronale primitiva: malattia di Parkinson, corea di Huntington … Demenza vascolare: Infarti multipli, anossia …. Malattie da prioni: M. di Creutzfeld-Jacob, Kuru … Disturbi endocrino-metabolici: patologie tiroidee, epatiche, uremia … Malattie carenziali: Pellagra, deficit di B12 e folati … Demenza da encefalopatie tossiche e da farmaci Malattie organiche di varia natura: tumori, traumi …. Malattie infettive AIDS, meningiti, neurosifilide … Alois Alzheimer (1864 - 1915) 1906 – Tubinga: Congresso della Società degli Psichiatri Tedeschi del sud-ovest “ Una caratteristica malattia della corteccia cerebrale” Descrisse il caso di una donna di 51 anni con progressivo declino cognitivo e deliri. All’esame autoptico: – atrofia cerebrale – “presenza di neurofibrille aggrovigliate” – “su tutta la corteccia di un gran numero di foci di deposito di una peculiare sostanza” Gaetano Perusini (1879-1915) o 1910 – Osservazioni istologiche e cliniche in alcune malattie psichiatriche degli anziani. o Descrisse quattro casi clinici o Degenerazione fibrillare o placche Malattia di Alzheimer “Patologia degenerativa con decorso caratterizzato da un prevalente ed iniziale deficit di memoria che si accompagna ad impoverimento delle funzioni cognitive quali: linguaggio, orientamento, abilità visuo-spaziali, capacità di astrazione e problem solving, prassia.“ DSM IV Prevalenza della malattia di Alzheimer in Europa 25 Uomini % prevalenza 20 Donne 15 10 5 0 65-69 70-74 75-79 80-84 classi di età 85-89 >90 Alterazioni macroscopiche Ampliamento degli spazi liquorali Rarefazione neuronale a livello delle aree corticali fronto-temporali (riduzione di circa il 40%) Rarefazione neuronale a livello di strutture profonde dell’encefalo, quali amigdala e nuclei a proiezione corticale diffusa (nucleo di Meynert, locus coeruleus, nucleo dorsale del rafe) o Placche senili: senili β amiloide o Grovigli neurofibrillari: neurofibrillari APP (Proteina Precursore dell’Amiloide) Formazioni extracellulari di fibrille insolubili della proteina. Ammassi di intraneuronali di iperfosforilata filamenti proteina τ angiopatia da infiltrazione o Amiloidosi vascolare cerebrale: cerebrale delle pareti dei piccoli e medi vasi cerebrali Alterazioni biochimiche Riduzione dei livelli di vari neurotrasmettitori, in particolare della Ach, secondariamente alla degenerazione dei neuroni colinergici. EZIOPATOGENESI Malattia di Alzheimer 6-7% esordio precoce (early-onset) <65aa >90% esordio tardivo (late-onset) >65aa 7% delle forme early-onset mostrano un’erediatarietà di tipo autosomico dominante (FORME FAMILIARI) Nella stragrande maggioranza FORME SPORADICHE Fattori di rischio dell’Alzheimer Età avanzata XXX Sesso (femminile) XX Familiarità XXX Allele ε4 dell’ApoE XXX Traumi cranici X Bassa scolarità X Trisomia 21 XX Stress ossidativo XX Esposizione ambientale XX Depressione X Sintomatologia Fase iniziale o perdita di interessi, minimo disorientamento temporale o difficoltà nel ricordare eventi recenti o difficoltà a trovare le parole o ansia/depressione/negazione di malattia Fase intermedia o disturbi del linguaggio o disturbi del movimento (coordinamento) o alterazioni comportali(deliri, allucinazioni, wandering) o Sintomi extrapiramidali Fase terminale o mutismo o bradicinesia, crisi epilettiche o perdita dell’autosufficienza o incontinenza sfinterica Disturbi comportamentali o Psicosi (deliri paranoidei,allucinazioni) o Alterazioni dell’umore (depressione, euforia,labilità emotiva) o Sintomi neurovegetativi (alterazioni del ritmo sonno-veglia, dell’appetito, del comportamento sessuale) o Agitazione (aggressività verbale o fisica, vocalizzazione persistente) o Alterazioni della personalità (indifferenza, apatia, disinibizione, irritabilità) Clinica della malattia di Alzheimer Terapia Non esistono, attualmente, cure che portano alla regressione della malattia. Interventi riabilitativi. Farmaci per rallentare l’aggravamento dei sintomi (azione sui neurotrasmettitori) Farmaci anti-amiloide. Farmaci sintomatici per: Compensare la perdita della cognizione Combattere la depressione Minimizzare l’ansia Prospettive Sono attualmente oggetto di studio più di 20 nuove formulazioni farmaceutiche, alcune delle quali sono in avanzato stadio sperimentale su pazienti affetti da Alzheimer, sotto l’attenta osservazione della U.S. Food and Drug Administration (FDA). Obbiettivo della ricerca è sviluppare nuovi farmaci che rallentano la progressione della malattia e che ritardano, arrestano o prevengano la morte delle cellule nervose. Approcci terapeutici futuri Inibitori delle secretasi: enzimi coinvolti nella formazione della beta amiloide Antiifiammatori: ridurre l’infiammazione evocata dalla formazione delle placche Antiossidanti Estrogeni: interazione con NGF, aiutano i neuroni a svilupparsi e sopravvivere Vaccini: per contenere la produzione di betaamiloide Demenza vascolare Disturbo cognitivo di varia natura ed entità che consegue ad un danno cerebrovascolare Basandosi si dati autoptici, si ritiene che nei paesi occidentali la “demenza” vascolare rappresenti il 15% dei casi di demenza e che un altro 10% vada attribuito alle cosiddette forme miste (vascolari e degenerative). E’ la seconda causa dopo la malattia di Alzheimer. Documentazione di fattori di rischio vascolari e di malattia cerebrovascolare Presenza di deterioramento cognitivo Evidenza di uno stretto rapporto (in primo luogo temporale)tra i due (non sempre documentabile: es: il danno vascolare è realmente responsabile della demenza o ha solo slatentizzato un preesistente danno degenerativo?, vasculopatia e deteroramento sono solo casualmente associati?...) Demenza multinfartuale (infarti grandi, completi, legati ad occlusione di grossi vasi, sia corticali che sottocorticali)(volume cerebrale perso >50-100ml) Demenza da infarti “strategici” (anche piccole lesioni ischemiche in zone cruciali per le funzioni cognitive es: giro angolare) Demenza da ipoperfusione (arresto cardiaco, avvelenamento da C2O2) Demenza post-emorragica (ematomi subdurali cronici, emorragie subaracnoidee, ematomi cerebrali) Deterioramento cognitivo da “danno sottocorticale” Sintomatologia Confusione mentale. Difficoltà di concentrazione/facile distraibilità. Difficoltà nel prendere decisioni, nel pianificare attività mediamente complesse. Problemi di memoria/apprendimento. Difficoltà del linguaggio. Disturbi dell'equilibrio. Aumento del bisogno di urinare o problemi a controllare lo stimolo. Maggior tendenza ad avere reazioni impulsive. Agitazione. Depressione. Ansia e/o irritabilità. Vagabondaggio durante la notte. In Gran Bretagna, tra il 1985 ed il 2000, si è verificata una epidemia di BSE dovuta alla diffusione di farine animali fatte con carcasse di pecore morte per scrapie. Si stima che la carne di un milione di capi ammalati sia entrata nella catena alimentare umana. Dal 1995, sono stati descritti numerosi casi (più di 150 in GB, 6 in Francia, 1 in Italia) di CJD con caratteristiche “atipiche” (CJDv) Encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE) Malattie neurodegenerative Lungo periodo di incubazione Prognosi infausta Degenerazione vacuolare di neuroni Colpiscono sia l’uomo che gli animali Caratterizzate da gravi disturbi cognitivi (demenza) e motori (atassia). Malattie da prioni PRoteinaceus Infective viriON Prusiner, 1981 Varianti di proteine che sono normalmente espresse nelle cellule Come si trasmettono i prioni? Trasmissione genetica Trasmissione iatrogena Trapianti di cornea Trapianti di altri tessuti Elettroencefalografici profondi Ormone della crescita Gonadotropine umane Trasmissione alimentare L’informazione è trasportata solo dalla proteina infettante cioè dalla PrPsc Il meccanismo d’azione consiste nella capacità della PrPsc di trasformare la PrP cellulare in quella anormale (probabile mutazione genetica sul gene Prnp) Nucleo di aggregazione di PrPsc su cui si accumulerebbe PrPc Quindi la proteina prionica patologica PrPsc ha la capacità intrinseca di legarsi alla proteina analoga dell’ospite e convertirla a sua immagine e somiglianza. Sicuramente la proteina prionica della pecora ha incontrato quella del nostro cervello ma non è riuscita a legarsi ad essa e questo perché tra la nostra PrP e quella della pecora non c’è omologia di sequenza cosa che invece cè tra la nostra PrP e quella della mucca. La mucca presenta una PrP con sequenza aminoacidica che differisce da quella della pecora solo 8-9 aa, e da quella dell’uomo 8aa. La differenza della sequenza della PrP fra uomo e pecora è, invece,di 22 aa →si parla in questo caso di barriera di specie cioè fra una specie ed un'altra ci sono delle differenze. Tutte le malattie possono essere trasmesse sperimentalmente nei topi e nei criceti e l’ipotesi dei prioni è stata formulata dopo alcune indagini preliminari condotte su questi animali. La barriera di specie produce un considerevole allungamento della infettività tra specie, dopo di che l’agente infettante si adatta alla nuova specie, il periodo l’incubazione si accorcia e viene acquisita stabilmente la capacità patogenetica. Il passaggio di specie spesso richiede un ospite intermedio: mucca uomo Pecora uomo ma non pecora topo criceto Mucca criceto ma non mucca Uomo Animale Malattia di CreutzfeldtJakob (CJD) Scrapie(pecore) Insonnia Fatale Familiare (FFI) Encefalopatia spongiforme dei bovini (BSE) Sindrome di GerstmannSträussler-Scheinker (GSS) Encefalopatia del visone Nuova Variante CJD (nvCJD or vCJD) Malattia cronica debilitante dell’alce e del cervo Kuru Encefalopatia spongiforme del felino Queste forme patologiche sono caratterizzate da atrofia e perdita di cellule neuronali, vacuolizzazione dei neuroni (spongiforme), placche amiloide-simili, intensa proliferazione delle cellule gliali con conseguente deposizione di materiale fibrillare in placche simili a quelle della degenerazione amiloide I sintomi includono perdita del controllo muscolare, brividi, tremori, demenza. L‘“età” del cervello “Credo che il mio cervello, sostanzialmente, sia lo stesso di quand’ero ventenne. Il mio modo di esercitare il pensiero non è cambiato negli anni. E non dipende certo da una mia particolarità, ma da quell’organo magnifico che è il cervello. Se lo coltivi funziona, se lo lasci andare e lo metti in pensione si indebolisce. La sua plasticità è formidabile. Per questo bisogna continuare a pensare”. Rita Levi Montalcini, 97 anni Premio Nobel per la Medicina nell’86
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