Centonove 44-2014

ANNO XXI Numero 44
21 NOVEMBRE 2014
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO
POSTALE A REGIME
SOVVENZIONATO 45% (ME)
SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA
EURO 1,50
L’INCHIESTA
L’INCHIESTA
Cas mangiasoldi
BLITZ
BLITZ DELLA
DELLA DIA
DIA AL
AL CONSORZIO
CONSORZIO
AUTOSTRADE:
AUTOSTRADE: OTTO
OTTO ARRESTI
ARRESTI
TRA
TRA FUNZIONARI
FUNZIONARI EE IMPRENDITORI.
IMPRENDITORI.
RADIOGRAFIA
RADIOGRAFIA EE RETROSCENA
RETROSCENA
SU
SU UNA
UNA “GALLINA
“GALLINA DALLE
DALLE UOVA
UOVA D’ORO”
D’ORO”
FRA
FRA APPALTI,
APPALTI, RELAZIONI
RELAZIONI PERICOLOSE
PERICOLOSE
EE CONSULENZE
CONSULENZE MILIONARIE
MILIONARIE
21 Novembre 2014
il punto
EDITORIALE
Se Accorinti
va oltre le mode
IL CONSIGLIO DI giustizia
amministrativa, come succede
spesso per le cose di Messina, ha
dichiarato parzialmente a posto
l’elezione di Renato Accorinti.
Secondo i giudici amministrativi,
due dei quali sono scelti dalla
politica, i ricorrenti non hanno
detto chiaramente dove
sarebbero spariti, tra i mille voti
mancanti all’appello, le 54
preferenze mancate per l’elezione
a Felice Calabrò, l’altro candidato
sindaco. Ora c’è un altro pezzo di
sentenza che si aspetta
all’orizzonte, come lo sgocciolìo, a
fine partita. Renato Accorinti, tra
mille difficoltà, è comunque il
sindaco di Messina. Alle dotte
analisi post-elezione proposte
dall’attuale assessore alla Cultura,
il docente universitario Tonino
Perna che ha studiato il
fenomeno, è sfuggita però una
speculare verità: non è stato
Accorinti ad essere stato eletto
sindaco, è stata la politica di
Genovese & Company che è stata
bocciata.
Con una aggravante: il tam tam
che ha preceduto le elezioni:
”Genovese sarà arrestato…”. La
vera campagna elettorale si è
giocata tutta su questo punto. E
siccome i messinesi, soprattutto
quelli di destra, ci tengono molto
alla continuità amministrativa,
hanno deciso così di votare “dal
basso” Accorinti. Passata la moda,
ora, Accorinti, per una abitudine
speculare, viene attaccato da
tutti. Anche dai suoi. Ma che ci
può fare lui? Ce la mette
tutta…Tenta di bloccare i Tir e poi
i Tar bloccano l’Isola pedonale.
Avete voluto il sindaco in bici?
Ora pedalate.
Scontri tra palestinesi e militari israeliani a Gerusalemme
La lezione di Gerusalemme
L’ennesima strage legata al fanatismo richiama ai tanti massacri col pretesto di religioni che
incubano violenza. Se con si avvia un processo di riconoscimento il mondo non avrà speranza
DI
DOMENICO BARRILÀ
Oggi tanto getto l’occhio tra i volumi variopinti
della mia piccola biblioteca, di cui credo di avere letto solo il
cinque per cento. Penso con nostalgia, e con qualche senso di
colpa, alle decine di migliaia di pagine mai aperte e alla
conoscenza non acquisita. Tuttavia, gli sguardi in quella
direzione non sono mai vani, ogni tanto un folletto si diverte a
indirizzare la mia attenzione verso un qualche “dorso”, il cui
titolo si incastra perfettamente con i miei pensieri del
momento. Così allungo la mano, estraggo delicatamente il
volume interessato (il libri sono cosa preziosa) e comincio a
sfogliarlo. Spesso, procedendo a casaccio, trovo stimoli decisivi
per allineare quanto stavo cercando faticosamente di mettere a
fuoco.
Stavolta la questione aperta riguardava l’eccidio alla sinagoga
di Gerusalemme. Ancora una volta la mia libreria mi è venuta
in soccorso offrendo al mio sguardo un volume particolarmente
spesso, dal titolo secco “Islam”, il terzo di una monumentale
trilogia del teologo Hans Küng, sempre acuto e documentato
nelle sue riflessioni.
C’è una dedica in quel volume, “Con riconoscenza e affetto”,
appostavi a penna da un uomo, che avevo seguito in un
decennale processo di annullamento ecclesiastico del suo
sfortunato matrimonio, passato attraverso vari gradi di
giudizio. Un vero incubo dal sapore antico, con testimonianze
rese in un clima iniziatico e un poco grottesco. Forse dovremmo
far passare per la stessa strada quei religiosi che seminano
ostacoli lungo le strade degli uomini, che molti di loro non
conoscono se non per sentito dire.
A leggere sui media della strage di Gerusalemme, l’ennesima
legata al fanatismo, sorgono domande sul numero raggiunto
nei secoli dai massacri a pretesto anche remotamente religioso,
e su quello che potrebbe pensare un eventuale creatore su
questa spaventosa eterogenesi dei fini, che vede le religioni
Caporedattore: Graziella Lombardo Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco
Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208
Fax: 090 9430210 P. IVA 02131540839 Registrazione Tribunale di Messina
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n° 17229. Stampa: Sts - Società tipografica siciliana spa Strada 5 n. 35 Zona
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centonove
SETTIMANALE REGIONALE
DI POLITICA CULTURA ED ECONOMIA
Direttore responsabile
Enzo Basso
Garante del lettore: Attilio Raimondi
centonove pagina 2
incubare violenza. Penso all’assurdità di tutto questo e temo
che purtroppo non ne verremo mai fuori. Troppa gente, di
diversa confessione, discute presupponendo implicitamente che
l’altro si stia sbagliando. Basta trasferire tale modalità nella
testa una persona problematica, immatura o semplicemente
ignorante, e la violenza diviene una conseguenza logica.
Ho aperto il volume Hans Küng alla prima pagina. La dedica
mi incoraggia, “Ai miei amici musulmani di tutto il mondo”,
dunque procedo e mi imbatto in alcune affermazioni
vicinissime alle mie corde, «Non c’è pace tra le nazioni senza
pace tra le religioni. Non c’è pace tra le religioni senza dialogo
tra le religioni. Non c’è dialogo tra le religioni senza ricerca sui
fondamenti delle religioni». Tuttavia il concetto chiave espresso
dal teologo tedesco, quello che mi pare colga il cuore del
problema è «Non c’è pace tra le nazioni senza pace tra le
religioni». Un rapporto causa-effetto che può non piacere ad
alcuni, ma al quale personalmente aderisco con profonda
convinzione. In questo Küng è in ottima compagnia. Infatti, il
giorno dopo essermi imbattuto nel volume sull’Islam, leggo sul
Corriere della Sera una bella intervista a Matteo Crimella,
biblista della Chiesa Ambrosiana, che Carlo Maria Martini
aveva mandato a studiare proprio nella Citta Santa, perché,
afferma il teologo, “il cardinale pensava che quando ci sarà
pace a Gerusalemme ci sarà pace in tutto il mondo”.
Martini in anticipo sulle parole di Küng, in preventiva sintonia
con esse.
Matteo Crimella, che in Israele è rimasto sei anni, sostiene che
“Senza riconoscimento, senza legittimazione reciproca non si
va lontano. Si finisce per rimanere tutti impotenti davanti ad
attacchi e rappresaglie”.
Se non ce la faranno le religioni ad avviare tale processo di
riconoscimento reciproco, contagiando in profondità le schiere
dei loro seguaci, il mondo non avrà speranza.
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Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
21 Novembre 2014
riservato
MESSINA. L’imprenditore D’Amico contesta le modalità di cessione. Nel mirino anche i lavori di restyling
Jolly Hotel, braccio di ferro sulla vendita
MESSINA. Nuovo round nel braccio di
ferro giudiziario sul Jolly Hotel di via
Garibaldi a Messina. Da un mese sono
partiti in sordina i lavori di
ristrutturazione e adeguamento
dell’edificio progettato dall’architetto
razionalista Alberto Samonà:
l'albergo è sottoposto alla tutela e al
controllo architettonico della
Soprintendenza di Messina. A dare il
via all’operazione di restyling un
gruppo di persone fisiche e società
che si sono aggiudicati la struttura in
una controversa asta giudiziaria,
Jolly Hotel
conclusasi con l’assegnazione del
bene da parte del giudice delegato
struttura, classificata come “D2”, “non
Ugo Scavuzzo il sette aprile del 2014. Il
può essere modificata né in altezza, né
bando, partito con una base d’asta di sei
nelle caratteristiche architettoniche di
milioni di euro, si è concluso con una
accoglienza, a pianterreno”.
aggiudicazione più che dimezzata. Ora un
I nuovi proprietari dell’edificio risultano
esposto-denuncia dell’ex titolare,
essere Agaton srl, con sede a Catania;
l’imprenditore messinese Cesare D’Amico,
l’oculista messinese Antonino D’Andrea;
inviata il venti ottobre scorso al sindaco
la B&B srl con sede a Messina; la Tride
Renato Accorinti e al procuratore generale
immobiliare, con sede a Messina; e
di Messina, solleva pesanti dubbi sulle
ancora, Domenico ed Emanuela Cento
modalità di vendita del Jolly dello Stretto,
per una “parte di nuda proprietà”. Un
operata non già a una società, ma a un
vero e proprio “spezzatino” urbanistico:
gruppo di persone, rappresentate
chi ha preso il pianterreno, chi un pezzo
dall’avvocato messinese Bagnato.
di secondo piano delle sessantaquattro
Altra perplessità, l’avvio dei lavori, già
camere. Due i punti sollevati da Cesare
bocciati dal Comune di Messina all’azienda
D’Amico nell’esposto-denuncia: al
di D’Amico che ha fatto un ricorso al Tar,
procuratore generale di Messina chiede
ancora pendente, con la motivazione che la
MESSINA
Riserve naturali, Provincia
denuncia il Wwf
MESSINA. Il Wwf denuncia la Provincia
sulla stampa e la Provincia di Messina
denuncia il Wwf in Tribunale. Il
commissario Filippo Romano ha dato
incarico a tre legali, Guido Barbaro,
Salvatore Giambò e Fabio Sfravara di fare
causa civile, "per danni di immagine" al
Wwf e all’associazione ambientalista Man,
rei di avere contestato la “gestione
scorretta" delle riserve naturali della
Laguna di Capo Peloro e dei Laghetti di
Marinello, "in una nota del 23 settembre
2014". Importo dell’incarico legale,
firmato il 31 ottobre scorso, 2500 euro.
Ma cosa c'è dietro questo braccio di ferro?
In verità una "ipersensibilità" del
commissario Romano. Che ritenendo
forzate le denunce sulla stampa contro un
abuso di presenze di appassionati di
canottaggio sui laghi, l'eliminazione da
parte dei molluschicultori dei pali che
facilitano la sosta degli uccelli, nelle aree
umide e il ricorso abituale di un ristoratore
ai fuochi di artificio ha perso la pazienza. E
dire ne ha avuta tanta: i fatti si sono svolti,
infatti, un anno prima dalla denuncia.
L'ufficio legale nazionale del Wwf sta
valutando la segnalazione dei fatti alla
Corte dei Conti della Regione Sicilia.
venga verificata con
urgenza la regolarità
della procedura seguita
dal giudice Ugo
Scavuzzo, che, fatta
propria una azione
esecutiva di Interbanca
ai danni della società
che gestiva l’albergo,
non ha tenuto in alcun
conto il
pronunciamento del
Tribunale di Siracusa,
che aveva ritenuto nullo
il titolo avanzato
dall’azienda di credito,
vincolato a un contratto d’affitto
d’azienda. E ancora i: l’albergo,
secondo il bando, andava ceduto nella
sua interezza: non poteva essere
frazionato, come è stato, “in quote
indivise millesimali” come risulta nelle
planimetrie allegate all’atto di
assegnazione. Il secondo quesito è
posto al Comune: i lavori in corso sono
mirati alla creazione e all’adeguamento
di contenitori adeguati allo
sfruttamento di una parte commerciale
a pianterreno e alla creazione di aree
dedicate a ristorazione e banchetti:
lavori regolarmente autorizzati, chiede
D’Amico, “o in attesa di future,
complici sanatorie?”.
SOMMARIO
PRIMO PIANO
6/7. Autostrada col trucco
Appalti pilotati al Cas: domiciliari per imprenditori, dirigenti e funzionari
8/9. Che storie del Cas
La battaglia “personale” del governatore
Crocetta. Ecco i soui bersagli
10. Il buco nero delle consulenze
POLITICA
11. L’isola chghjè
Il tar riportaghghjfgj
12/13. Cooperative sociali al bivio
La disperazione dei lavoratori di Casa Serena
riaccende i riflettori in un settore strategico
14. Accorinti fino alla fine
Cga rigetta il ricorso per il riconteggio dei voti
SICILIA
15. L’isola che (ancora) non c’è
Il tar riporta le auto in via dei Mille. Ma il comune di Messina ha pronto il pian o B
16/17. Questa provincia è una frana
Aree dissestate. Da Giampilieri a Naso
18. Quelle accuse? Le rifiuto
A tu per tu con il sindaco di Mazzarà Sant’Andrea,
Salvatore Bucolo
19. Dolce&Gabbana firmano il Comune
Toponomastica a Capo d’Orlando
20/21. Suresh, campione di pizze
Ritratto di uno srilankese di Sicilia
22. Oncologia, cura di bellezza
La sesta conferenza internazionale sulle nuove
frontiere contro i tumori
ECONOMIA
23. Sibam, si cerca il concordato
La storica azeinda dei Faranda tenta di evitare il fallimento. Ecco come
24. Tesoro-Bankitalia, divorzio d’interessi
Le responsabilità dell’accordo tra l’ex presidente
del consiglio Ciampi e l’ispiratore Andreatta
25. E io mi vendo il centro di ricerca
L’amministrazione mette in vendita l’immobile
finanziato dal Pit 22
POSTER
27. Il “nostro” Beniamino
Ritratto di un grande intellettuale
28. «Cari politici, il rispetto va conquistato»
Le parole del cardinal Bagnasco
36. Ficarra, il turismo che vorrei
Viaggio nel comune dei Nebrodi
RUBRICHE
4-5. Settegiorni
26. Qui Europa / Consumatori 26. Consulenti
30/31. Libri/La Classifica/Lacerti di Letture
34. Teatro 35. Personaggi
38-39. Lettere & Commenti
38. Qui Scuola / Heritage / Ecologia
39. Eliodoro / 150 Parole da Palermo
39. Antibuddaci / Animal House
centonove pagina 3
TOP SECRET
MESSINA
L’avvocato Lo Castro fideussore
“rileva” la villa ad Asciano
MESSINA. Non tutto il male
viene per nuocere. Per non
perdere la sua villa sul litorale
di Messina, posta tra i beni a
garanzia, se ne è ritrovata
una ad Asciano, vicino Siena.
L'avvocato Andrea Lo Castro,
quale firmatario della fidejussione prestata come garante
per una attività alberghiera,
insieme al socio Francesco
d'Amico, è stato chiamato a
risponderne dall'istituto di
credito. Lo Castro ha pagato
400mila euro e si è ritrovato
proprietario.
VITTIME DELLA MAFIA
Danno morale a Sonia Alfano
Si decide sul risarcimento
BARCELLONA. Potrebbe andare presto in decisione la richiesta di risarcimento per
danno morale alla famiglia di
Beppe Alfano, il giornalista
ucciso a Barcellona l'8 gennaio del 1993. In una prima,
parziale sentenza del febbraio 2009 ha riconosciuto il
danno morale, escludendo
quello patrimoniale. Tre le perizie allegate nel procedimento, una del dottor
Calabrò di Barcellona, una del
dottor Franz Di Stefano di
Messina, l'ultima del dottor
Navarra di Palermo. Oltre i vitalizi già riconosciuti, la stima
del danno morale si attesta su
4 milioni di euro.
SULLA RAMPA
Basicò, Marcello Greco
si candida a sindaco
BASICO’. Il presidente della
Commissione lavoro dell’Ars,
vicesindaco di Montalbano
Elicona, e ora candidato a sindaco della città delle provole:
Basicò. Non conosce tregua
l’onorevole Marcello Greco,
che tra Montalbano e Basicò
gestisce una importante
azienda agricola a cavallo tra
i due comuni. Perchè allora
non essere amministratore
oltre che Montalbano anche
di Basicò?
21 Novembre 2014
settegiorni
SOCIETÀ
CHI SALE
Vincenzo Franza
MESSINA. Il patron della Tourist è attentissimo a rispettare il “bon ton” aziendale:
quando va al bar dell’Ancora, si mette in fila alla
cassa, paga le consumazioni
e conserva pure lo scontrino.
Con soddisfazione dei dipendenti. E dei clienti.
Renato Accorinti
MESSINA. Una settimana carica di soddisfazioni per il
sindaco di Messina. Oltre la
notizia che rimarrà in carica
(il Cga ha rigettato il primo
dei due appelli presentati al
in merito al ricorso alle elezioni amministrative) al circolo dei Lettori di Torino ricevere oggi (venerdì 21) il
premio di “Ambasciatore del
Perdono” istituito dalla My
Life Design Foundation, al
fine di celebrare i valori della
pace e della cooperazione
come esempi di vita.
Maria Elena Mungiovino
ENNA. È una donna giovane
e determinata la nuova presidente del Circolo Legambiente degli Erei. Subentra a
Gaetano Napoli, presidente
uscente, nella guida del
gruppo di ambientalisti ennesi. Accanto a Maria Elena,
il vicepresidente Franz Scavuzzo, mentre il presidente
uscente Gaetano Napoli è
stato nominato segretario.
Guido Carlino
PALERMO. Deliberata dal
consiglio di presidenza della
Corte dei Conti la nomina del
procuratore di Palermo a ricoprire la carica di presidente
della sezione giurisdizionale
del Veneto della Corte dei
Conti. Nella tornata di nomine è stato promosso il
nuovo presidente della sezione giurisdizionale d'Appello della Sicilia. Si tratta
Agostino Basta che viene
dalla sezione del Lazio.
Nino Frassica
MESSINA. Il comico messinese, che ha indossato con
Arbore i panni di frate da
Scasazza e con terence Hill
quelli di Don Matteo, nella
sua biografia "vera al 70% e
falsa all'80%" ha previsto
anche il giorno della sua
morte: mezzogiorno in
punto del 2200. Epitaffio: ha
portato una testa sola su una
sola spalla.
Serro, terza edizione di Castagnando
TRIVELLE IN SICILIA
Crocetta: "Attività solo
per aziende siciliane"
PALERMO. l presidente della Regione
Rosario Crocetta e il presidente del settore
idrocarburi di Assomineraria, Pietro
Cavanna, hanno firmato un "addendum"
al protocollo di intesa sottoscritto lo scorso
4 giugno 2014. E’ stato stabilito che il
Comitato sarà integrato dal dirigente
generale del Dipartimento della pesca
mediterranea e dal dirigente generale del
Dipartimento dei beni culturali e
dell’identità siciliana.
«Oltre a questo — si legge in una nota
del governatore — c’è l’impegno,
relativamente a tutte le attività di
estrazione di idrocarburi sul territorio
della Regione siciliana (onshore) e
nell’offshore ad esso adiacente, ad
avviare l’iter affinchè tali attività siano
svolte attraverso soggetti giuridici aventi
la sede legale nel territorio della
Regione». In pratica le aziende che
effettueranno l'estrazione pagheranno le
tasse in Sicilia.
Intanto la protesta contro le trivelle in
Sicilia vede il sindaco di Pantelleria in prima
fila che in una lettera al presidente
Crocetta che parla di "un mare di
concessioni e di buchi con scarsi risultati e
ingenti danni ambientali". Secondo
Salvatore Gabriele e i giovanni
dell'associazione Agorà, infatti, l'errore è
pensare a royalty significative che
entrerebbero nelle casse della Regione."In
meno di due anni siamo passati da una
Sicilia attenta alle energie da fonti
rinnovabili a una Sicilia piena di trivelle".
SERRO. Terza edizione di "Castagnando" sabato 22 novembre nel borgo villafranchese
di Serro. Dalle 18 in piazzetta Campanella, organizzata dell'associazione ViviSerro,
patrocinata da Amministrazione comunale e Pro Loco, si potranno gustare
gratuitamente caldarroste, vino e panini con salame piacentino. Il pomeriggio sarà
allietato anche da numerosi artisti che suoneranno dal vivo musica popolare folk.
Premi, il Fam Giovani allo scultore palermitano Franzella
PALERMO. E' lo scultore palermitano Daniele Franzella, con l'opera "Qualcuno non sia
solo" (terracotta policroma, 2013), il vincitore della prima edizione del Premio Fam
Giovani per le Arti Visive, iniziativa promossa alle Fabbriche Chiaramontane di
Agrigento dall'associazione Amici della Pittura Siciliana dell'Ottocento. Lo ha deciso la
giuria di esperti ma anche il pubblico: Franzella è risultato infatti l'artista più votato dai
visitatori.
Villafranca, una bambola contro la violenza di genere
VILLAFRANCA TIRRENA. Un muro di bambole, simbolo della femminilità troppo spesso
violata. E' quello che verrà realizzato a Villafranca Tirrena il prossimo martedì 25
novembre, nella giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne.
Chiunque potrà contribuire all'iniziativa portando una bambola. L'appuntamento di
sensibilizzazione è curato dall'associazione "Una di noi Onlus" e si concretizzerà in Via
Don Luigi Sturzo, all'esterno del Palazzo Municipale. Alle 18 sorteggio di una bambola
realizzata artigianalmente da "Pezze&Bottoni" ed i contributi raccolti serviranno a
sostenere le attività del centro anti-violenza.
Arte contemporanea, convegno e mostra al Palacultura Antonello
MESSINA. “Arte contemporanea: esercizio filosofico e non solo bellezza”. E’ il tema del
convegno che si terrà domenica 23 novembre alle ore 16.30 presso il Palacultura
"Antonello da Messina". In questa occasione sarà possibile visitare la mostra allestita
presso la sala lettura della biblioteca comunale: “Uno Sguardo nell'arte di domani”
(Opere degli studenti del liceo artistico Ernesto Basile di Messina) e di visitare la Galleria
d'Arte Moderna.
MESSINA. Catena umana contro la chiusura del centro per minori
Camaro al fianco dei migranti
MESSINA. Se a Roma i residenti di Tor Sapienza sono scesi in piazza
per chiedere l'allontanamento degli immigrati che vivono nella loro
stessa borgata, l'esatto opposto succede a Messina. Le famiglie del
quartiere di Camaro hanno formato una catena umana lungo i
cancelli dell'istituto delle suore Immacolatine per dire no alla
chiusura di Casa Mosè, il centro di pronta accoglienza di Amici dei
Bambini per i minori stranieri non accompagnati (Misna), che
potrebbe chiudere per mancanza di fondi.
VOLONTARIATO. L’iniziativa con un pullmino della ditta Puleo per aiutare «una crescita civile ed economica»
“Stai con noi” porta a spasso i crocieristi a Messina
MESSINSA. Un pulmino offerto dalla
ditta Puleo accoglierà sabato mattina
i turisti che sbarcheranno al terminal
del Porto dalla nave “Fantasia” della
compagnia Msc: qui una hostess
poliglotta, si offrirà poi per
accompagnare i croceristi in Piazza
Cairoli per l’inziativa “Shopping
Tour” ideata da Luca Blandina.
Il pulmino farà la spola tra il Porto e
Piazza Cairoli ogni quarto d’ora. “Un
modo non solo per accogliere i
croceristi-spiega il commercialista
Fabio Puglisi, dell’associazione di
volontariato “Stai con noi” che attua
l’idea-progetto, ma anche di dare un
supporto all’economia cittadina”.
Solo dalla nave “fantasia” sabato
sbarcheranno a Messina 3800 turisti,
che spesso vanno allo sbaraglio: non
trovano cartine, non trovano percorsi
Fabio Puglisi
centonove pagina 4
di visita: sono sguinzagliati per le vie
del centro alla ricerca affannosa di
una offerta, anche solo di rilassante
shopping.
Ora “Stai con Noi”, gruppo di
volontariato presieduto da Cristina
Puglisi Rossitto- propone un azione di
supporto anche allo sviluppo
economico della città: fare uscire i
commercianti dal torpore della crisi e
aiutarli nel percorso di crescita anche
economica, che significa benessere
diffuso.
“La nostra vuole essere una azione di
volontariato che sprigiona energie
positive: non si può uscire dal letargo
se non ci si sveglia. Se non si
propongono azioni virtuose e utili
per tutti: il nostro obiettivo è quella
della crescita civile ed economica
della città.”
settegiorni
CONFISCHE. Progetto pilota in Italia, coop formata da ex dipendenti
TECNOLOGIE
Centro Olimpo riapre sulle ceneri della mafia
Internet gratis
a Palermo
PALERMO. Apre il "Centro Olimpo" di Partanna
Mondello, uno dei primi superstore nati a
Palermo, chiuso da oltre un anno e sottoposto a
provvedimento di sequestro. La struttura
commerciale rialzerà le saracinesche grazie ad
un'operazione di workers buyout: ex dipendenti
che hanno costituito la cooperativa "Progetto
Olimpo" ed hanno ottenuto prima
l'assegnazione dei locali sequestrati alla Romana
Costruzioni, e poi l'affitto dell'azienda dalla
curatela fallimentare della K&K (controllata di
Aligrup) e anch'essa sottoposta a provvedimento
di sequestro. Un progetto pilota in Italia, perché
è il primo di questo tipo su un'azienda sottratta
alla mafia nella grande distribuzione
organizzata. Una pietra miliare, dunque, come è
stata la Calcestruzzi Ericina nel settore delle
costruzioni. L'operazione di
workers buyout consente,
così, di salvaguardare
l'occupazione e riaffermare
la legalità in un settore
come quello della Gdo
esposto al rischio di
infiltrazioni criminalità.
L'apertura al pubblico è
fissata oggi, 21 novembre,
mentre il 20 novembre, il
centro commerciale è stato
presentato in anteprima
PALERMO. Il Comune di
Palermo inaugura
l'accensione della rete Wifi gratuita cittadina
realizzata in collaborazione
con Fastweb. Grazie alla
nuova piattaforma i
cittadini potranno
collegarsi gratuitamente a
Internet, navigando in
banda larga in 14 aree
pubbliche, attraverso tutti
gli apparati mobili. Le
antenne hotspot wi-fi sono
state collocate presso le
principali piazze e parchi di
Palermo. Le aree coperte
sono Piazza Verdi, Palazzo
delle Aquile, Piazza
Pretoria, Piazza Bellini,
Villa Niscemi, Cantieri
Culturali Zisa, Museo del
Mare, Villa Garibaldi,
Piazza Fonderia Oretea,
Piazza Castelnuovo, Piazza
Ruggero VII, Piazza S.
Domenico, Piazza
Caracciolo e Piazza
Garaffello.
alla presenza del vice Ministro agli Interni
Filippo Bubbico. La riapertura del Centro è
frutto della tenacia di trentaquattro ex
dipendenti che nel progetto hanno investito la
propria indennità di mobilità: oltre 550 mila
euro. "Al nostro fianco - dice il presidente
della cooperativa Gaetano Salpietro - abbiamo
avuto Legacoop e i suoi strumenti finanziari. E
ancora, Cfi, la struttura che gestisce fondi del
ministero per la nascita e il sostegno di
cooperative, e le istituzioni". Nel Centro, che
conta una superficie di 6.000 metri quadri,
apriranno: una media struttura di vendita
alimentare, affiliata al gruppo Ergon sotto
l'insegna Eurospar, ed una galleria di negozi,
tra cui una boutique e una parafarmacia.
MONTALBANO ELICONA. E’ morto Carmelo Belfiore
ROSA E NERO
Addio maestro della fotografia
E’ nato Elio Pigneri
MONTALBANO ELICONA. Il 3 novembre Montalbano Elicona ha perso
un pezzo della sua storia, il maestro della Fotografia. Di lui rimane lo
Studio, da lui fondato nel 1949 e oggi portato avanti dal figlio e dalla
nipote, il Museo Fotografico “Eugenio Belfiore”, donato alla
comunità dieci anni fa, contenente oltre 200 stampe che raffigurano
cento anni di storia di Montalbano. Carmelo Belfiore scelse di vivere a
Montalbano Elicona, amando profondamente questo paese e
facendo parte integrante della vita della comunità. Scelse la
fotografia in un momento storico in cui non era un hobby facile ed
accessibile a tutti, ma un’attività complicata, nei mezzi di
realizzazione e nei modi. Studiò fotografia, tecniche di realizzazione
e di stampa, adeguandosi all’evolversi dei tempi. Il passo successivo fu
far diventare la fotografia un’arte. Le sue stampe, non sono
semplicemente scatti, colgono attimi, volti, personaggi, con una
poesia che solo un artista può ritrovare e trasmettere. Le sue foto
parlano di epoche lontane, di tradizioni scomparse, oggetti, abiti,
ambienti che, solo attraverso quelle immagini, possono continuare a
vivere. Ha, infatti, salvato, non solo dall’oblio ma anche dalla
distruzione, centinaia di lastre di vetro, i così detti dagherrotipi, una
tecnica fotografica utilizzata nel secolo scorso, che senza la sua
lungimiranza sarebbero andati perduti,
come è accaduto con molti altri. Alle
parole del sindaco Filippo Taranto che
ha, nel corso delle esequie, sottolineato
il profondo valore della sua persona e
dell’attività svolta per Montalbano, al
personale ricordo di Monsignor
Benedetto Rotella che lo ha definito
“un’istituzione”, si aggiunge il
cordoglio di una comunità intera che, in
una chiesa gremita, ha voluto
accompagnare, per l’ultima volta, il
Maestro della Fotografia che, per
decenni, ha accompagnato la vita di
Carmelo Belfiore
questo paese.
MESSINA. Fiocco azzurro in casa Pigneri. E’ nato il piccolo
Elio, figlio di Kate e dell’ingegnere messinese Attilio Pigneri,
attualmente in Tasmania per un progetto che rivoluziona il
sistema di illuminazione della città di Sidney. Ai genitori e ai
nonni Rosalba e Camillo, l’abbraccio di tutta la redazione di
Centonove. Al piccolo Elio l’augurio di una vita lunga, felice e
prospera.
21 Novembre 2014
SCENDI
Guido Signorino
MESSINA. Il sindaco non trova
cento euro per il cero della Madonna, il vicesindaco ne
spende 500 per andare a
Roma, dal 12 al 13 giugno, "all'Anniversario della proclamazione della Repubblica delle Filippine".
Ma
con
una
attenuante: ha restituito
150,60 euro, quale "somma eccedente la missione". I ceri che
si sarebbero potuti comprare?
Tre e mezzo...
Carmelo Pino
MILAZZO. Il sindaco di Milazzo
di mettere su famiglia non ci
pensa nemmeno. Eppure ha
fatto da “testimonial” a
“Dimmi di si”, fiera degli sposi
di cui ha tagliato il nastro. Durante il giro negli stand dispensava battute sui “rischi”
del matrimonio.
Andrea Cusumano
PALERMO. E’ proprio vero che
con la Cultura non si mangia.
L’assessore di Palermo è infatti
risultato il più “poverello” del
Comune con “soli” 4.614 euro.
Il più ricco è il sindaco Leoluca
Orlando, che nel 2013 dichiara
al fisco 187.664 euro lordi. Al
secondo posto, con 156.139
euro nella classifica dei redditi,
Cesare Lapiana, con delega all'Ambiente e allo Sport. Al
terzo, il collega al Bilancio, Luciano Abbonato: 151.526 euro.
Don Paolo Turturro
MESSINA. E’ morto, al culmine di una spietata e fulminante
malattia, Fabio D’Urso, assessore al Bilancio del Comune di
Taormina durante l’amministrazione di Mauro Passalacqua.
Fratello di Daniela, moglie dell’ex primo cittadino di Messina,
Giuseppe Buzzanca, D’Urso se ne è andato ad appena 42
anni, lasciando moglie e due bambini. Ai familiari le
condoglianze della redazione di Centonove.
PALERMO. Il tribunale di sorveglianza ha negato i servizi
sociali all’ex sacerdote condannato in via definitiva per pedofilia. Così gli agenti della
squadra mobile hanno portato
Turturro nel carcere di Pagliarelli, dove dovrà scontare tre
anni di reclusione, prelevandolo a Baucina (Palermo) dalla
sede dell'associazione "Dipingi
la pace", da lui fondata.
Anniversari, a Racalmuto l'epistolario di Sciascia
Paolo Garofalo
RACALMUTO. Le lettere degli amici e quelle degli altri
scrittori, da Pasolini a Calvino. Leonardo Sciascia le ha
conservate tutte, migliaia, ma solo un ricco campionario sarà
esposto in una mostra, "Lettere al centro del mondo",
inaugurata a Racalmuto il 20 novembre alla fondazione
intestata allo scrittore. L'iniziativa è stata organizzata in
occasione dei 25 anni della scomparsa di Sciascia. Il 28 a
Racalmuto lo scrittore sarà ricordato dal presidente del
Senato Pietro Grasso.
ENNA. Il sindaco di Enna, dipendente a Catania dell’ufficio
del garante dei detenuti, è tra
i primi trenta dipendenti trasferiti d’ufficio da Crocetta a
Palermo nella bolgia della Formazione professionale. Se “a
pensar mal a volte ci si azzecca”, all’origine del provvedimento la sua storica vicinanza all’onorevole Wladimiro
Crisafulli.
E’ morto l’ex assessore Fabio D’Urso
Festa in piazza per i 180 anni dell’Antica Focacceria
PALERMO. L'Antica Focacceria San Francesco, festeggia i suoi
180 anni invitando i Palermitani a una festa aperta a tutti
con tanto cibo e musica. Un'occasione per assaggiare
specialità di street food prodotte a vista: arancine, panelle,
rascatura, crocché e focaccine "schiette" e "maritate" con la
milza e che coinvolge tutta la piazza da cui prende il nome.
L'appuntamento è per venerdì 21 novembre dalle 17 in poi
in Via Alessandro Paternostro, presso piazza San Francesco.
centonove pagina 5
21 Novembre 2014
primopiano
Le baracche di fondo Fucile
MESSINA. Appalti pilotati al Cas: domiciliari per imprenditori, dirigenti e funzionari
Autostrada col trucco
La Dia scopre la “combine” di due imprese per un bando sul servizio di sorveglianza lungo le autostrade.
Svelato un sistema: mazzette, offerte concordate, e una gara che non va secondo i piani. Ecco perchè
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. Una gara pilotata per un
appalto “maledetto”, otto ai domiciliari,
due imprese con la mannaia di un
provvedimento (da discutere in
separata sede) che le potrebbe
escludere dalle commesse pubbliche,
un intreccio di mazzette, funzionari
compiacenti, imprenditori che fanno
“ammuina”. Sullo sfondo, il Cas, quel
consorzio autostrade siciliane che, negli
anni, è diventato una mammella da
spremere a più non posso.
COME TI MANIPOLO L’APPALTO.
“Buste concordate per eludere la
normativa”. Così, in tre parole, il
procuratore capo di Messina Guido Lo
Forte, spiega la vicenda che,
giuridicamente, si sostanzia nelle
ipotesi di reato di “turbata libertà degli
incanti”, “corruzione per un atto
contrario ai doveri d’ufficio”,
“induzione indebita a dare o
promettere utilità” e “istigazione alla
corruzione” e che ha fatto finire ai
domiciliari gli imprenditori Nino
Giordano, Francesco Duca,
Rossella Venuto, Giuseppe
Iacolino e Giacomo Giordano, il
dirigente del Cas Letterio Frisone, il
funzionario dello stesso consorzio
Filadelfio Scorza ed Ettore Filippi
Filippi, leccese, ex poliziotto
pluridecorato (catturò il brigatista
Mario Moretti), quindi vicesindaco di
Pavia e, nell’operazione Tekno, in veste
di indagato in quanto consigliere
d’amministrazione del policlinico san
Matteo del capoluogo lombardo.
Secondo le indagini condotte dalla Dia
di Messina e dal centro operativo di
Catania, e coordinate dall’aggiunto
Sebastiano Ardita e dal sostituto
procuratore Fabrizio Monaco, gli
imprenditori avrebbero fatto “cartello”,
presentando offerte concordate per la
gara d’appalto bandita dal Cas per il
servizio di sorveglianza sulle
autostrade siciliane: due milioni e
mezzo per sei mesi. La “combine”
sarebbe servita per far vincere uno di
loro che poi avrebbe ricambiato il
favore assumendo personale e
acquistando mezzi e servizi dagli altri.
Le offerte concordate servono a
determinare il ribasso medio,
parametro che ha soppiantato il
massimo ribasso quale titolo per
l’aggiudicazione delle gare. A vincere la
gara è stata la Eurotel dell’agrigentino
Giuseppe Iacolino.
“FARGLI FARE QUALCHE COSA”.
A concordare le offerte da presentare in
gara, secondo gli inquirenti, erano Nino
Giordano (gestore di fatto della
Meridional Service) e Giuseppe
Iacolino, per tramite del milazzese
Francesco Duca. Questo accadeva
perchè a vincere la gara sarebbe dovuta
essere proprio la Meridional di
Giordano, alla quale la Buildings di
Rossella Venuto avrebbe poi fornito i
mezzi da impiegare nell’appalto. Lelio
Frisone, quale dirigente del cas e
responsabile del procedimento,
secondo gli inquirenti era a conoscenza
dell’accordo e, da Duca e dalla Venuto,
avrebbe ricevuto una tangente da
centomila euro e una ristrutturazione
gratuita alla sua villa di Acqualadroni,
coon la promessa di “fargli fare qua
qualche cosa”: lavori per il Cas. Ma le
cose non vanno come previsto.
EUROTEL SBANCA COL TRUCCO.
Invece della Meridional, come
concordato, la gara se l‘aggiudica la
Eurotel. Ma i patti sono patti e, con la
complicità di Scorza, gli inquirenti
ipotizzano che Iacolino abbia assunto
personale concordato con Duca e vicino
alle imprese Ventura (titolare
ZOOM
Frisone, mister 100mila euro
GLI IMPRENDITORI MILAZZESI DUCA E VENUTO E L’”ATTIVITÀ CORRUTTIVA”
NEI CONFRONTI DEL DIRIGENTE: UNA VILLA RESTAURATA E QUEGLI EURO “CASH”
Letterio Frisone
MESSINA. Dirigente della Provincia
regionale di Messina distaccato prima
all’Ato idrico e poi al Cas, secondo i
magistrati il coinvolgimento
nell’inchiesta di Letterio Frisone ha
due facce. Perchè se la Procura sostiene
le “indebite pressioni” del dirigente nei
confronti ella Eurotel (impresa vincitrice
della gara), dall’altro si parla di “attività
corruttiva” esercitata dagli imprenditori
milazzesi (e compagni nella vita)
Francesco Duca e Rossella Venuto
verso di lui. In un colloquio tra i due,
Duca racconta che “l'Architetto
centonove pagina 6
(Frisone, ndr) mi ha detto se mi potevo
fare anticipare qualche altri 10mila euro
per darglieli a lui che gli bisognavano".
Non erano i soli soldi che, ipotizzano gli
inquirenti, i due avrebbero dato a
Frisone. Rossella Venuto, in un’altra
occasione afferma: “io trentamila euro
li ho prelevati a dicembre per
l'architetto cash a carte di 100 euro”. In
totale, secondo i calcoli della donna,
“l'architetto si è allippato sai quanto
fino a oggi cento e passa mila euro”.
Non solo: la venuto pare essere
particolarmente incarognita nei
primopiano
21 Novembre 2014
PROTAGONISTI
dell’appalto poi revocato) ed
Euroimpianti. A testimonianza del fatto
che ci fosse “combine”, la Procura di
Messina riporta un incontro a quattro
tra Duca, Frisone, Giordano e Iacolino
al capo Peloro Resort, albergo che è
stato di Nino Giordano. Ma non tutto
va per il verso giusto.
QUALCOSA NON FUNZIONA.
Vengono depositate le offerte, ma
qualcosa non quadra, perchè Giordano
non riesce più a mettersi in contatto
con Frisone. Rassicurato poi da Duca
sul fatto che Iacolino avrebbe chiesto
indicazioni sui ribassi da concordare,
Giordano si rilassa, nonostante la
notizia che a partecipare alla gare
sarebbero stati in tre: Eurotel,
Meridional e un’Ati composta da
Intergeos, Euroimpianti e coop Dora.
Dalle buste, la Meridional dichiarava di
avvalersi di prestazioni d’opera e mezzi
da parte della Buildings di Rossella
venuto e della Antonino Chillè srl. I
numeri, però, non gli tornano: nella
percentuale offerta c’è un ulteriore
ribasso del quale non era al corrente
(“ma chi cazzo l'ha autorizzato”, sbotta
Giordano riferendosi a Duca). Il 26
giugno venivano aperte le buste, e la
Eurotel veniva ammessa con riserva,
sciolta solo nella seduta del 4 luglio
dopo chiarimenti. A Giordano viene
riferito che in sede di commissione le
cose non sono andate lisce come
avrebbero dovuto: “sai chi è il vero
concorrente?, Iacolino, quello che ci
doveva fare il compare”, spiega un suo
dipendente. Giordano, a questo punto,
perde la pazienza, e manda a Duca un
sms abbastanza chiaro: “Il tuo amico è
un pezzo di merda”. E infatti, la gara se
la aggiudica la Eurotel.
CHI DI TRUCCO COLPISCE... La
“debacle” non fa perdere d’animo
Francesco Duca, pronto a rivendicare
quanto gli spetta in base agli >>>
confronti di Frisone, arrivando a
rinfacciare al compagno Francesco Duca
che “più la casa gli ho fatto”. Ovvero,
come scrivono i Pm, i due costruttori
sostenevano gli oneri derivanti dalla
ristrutturazione di un immobile ad
Acqualadroni di proprietà del dirigente.
La contropartita? Golosa, a sentire
Duca, che con Frisone intrattiene fitti
rapporti: “Com'è possibile ti faccio fare
qua qualche cosa Francesco, 500, 600
milioni”, racconta il costruttore alla
compagna riportando il dialogo. Come
misura accessoria, il gip Maria Luisa
Materia ha disposto, a carico di Lelio
Frisone, il sequestro preventivo di conti
e beni mobili e immobili fino a
centomila euro. Esattamente la cifra
che Francesco Duca e Rossella Venuto
raccontano di aver dato, nel tempo, al
dirigente del Cas. (A.C.)
Premiata ditta f.lli Giordano
Compagnie aeree, banche, mattoni e pulizie nel portafoglio, da Venezia a Roma. Ecco le attività
MESSINA. Chi è Nino Giordano?
Inizia con unʼimpresa di pulizie, la sua
ascesa nel gotha messinese
dellʼedilizia, coi supermercati e con
qualche operazione immobiliare
contestata. Giordano nasce a
Fondachelli Fantina e si butta sul
mattone prima con la Gio.Im Srl
(società nata nel 2002,) e poi con la
Gioma Srl. La prima operazione
rilevante è quella che mette in piedi
entrando nella Duomo Srl, società che
ha tirato sù il palazzo accanto alla
Provincia regionale di Messina. La
Duomo Srl è costituita nel 1998 e,
accanto a Giordano (che ne era
presidente del consiglio
dʼamministrazione), accoglieva Carlo
Borella, il patron Demoter finito mesi
fa ai domiciliari. Poi, Giordano si
sposta in periferia, a Maregrosso, con
un insediamento a carattere
commerciale che, in area Zis, la
Risanamento Messina avrebbe dovuto
realizzare. Allʼinterno della
compagine, si ritrovano Giordano, di
nuovo Borella (in qualità di
presidente) e Orazio De Gregorio.
La Risanamento Spa è posseduta da
Borella, Gio.im srl, e Gio.ma. srl.
Giordano trova un nuovo partner, il
commercialista ed ex consigliere
comunale dellʼUdc Enrico Buda,
quando decide di inserirsi nel mondo
alberghiero. I due, con altri partner,
realizzano il “capo Peloro Resort” a
Faro. Accanto al mattone, Giordano
non trascura altri settori. Nel tardo
2007, a Milazzo apre una struttura
realizzata dalla "Grande distribuzione
Russo" che appartiene a lui, con 700
posti auto e 32 negozi. Poi lʼavventura
oltre Stretto: Giordano rileva la fallita
compagnia aerea Alpieagles, la
rimette in volo (come Eagles Airlines)
ma le cose vanno male, poi la
trasforma in Prima Airlines, dura
appena qualche mese, poi l’oblio, ma
la passione per i voli non si spegne: in
un paio di settimane, con
management tutto catanese
fuoriuscito da WindJet, Giordano
mette sù la Wikifly (oggi in
fallimento). Il gruppo al quale
Giordano fa capo tenta così di
diversificare gli affari. Il mattone gli
frutta il Nuovo Parnaso, dieci palazzi
a otto piani, color blu puffo, sulla
Panoramica dello Stretto, diventa poi
azionista della Banca di Credito
Peloritano (ospitata nel palazzo che
Giordano ha contribuito a costruire
accanto alla provincia). Il colpaccio,
però, lo fa la Meridional Service (già
Meridional e basta), l’impresa di
pulizia con la quale Giordano ha
iniziato a muoversi nel mondo degli
affari): chiusa definitivamente la
liaison con le compagnie aeree,
lʼimprenditore messinese è rimasto
“nei paraggi”. E a Roma, aeroporto di
Fiumicino, ha piazzato la zampata,
aggiudicandosi, con la Meridional
Spa, il servizio di pulizia dello scalo
internazionale, subentrando alla
Snam Lazio Sud ed alla Linda, società
del presidente della Lazio, Claudio
Lotito. L’appalto termina a maggio
del 2014, e in precedenza, la
Meridional si era occupata, per tre
anni, anche dei parcheggi e della
pulizia dello scalo Cagliari Elmas.
L’impresa ha lavorato anche dal
giugno 2009 per la pulizia e la
Nino Giordano
sanificazione del Policlinico San
Matteo di Pavia.
Di pari passo con l’attività
imprenditoriale, Giordano è
incappato in guai con la giustizia: la
Procura di Messina, per esempio, di
Giordano riporta essere “gravato da
procedure fallimentari, quali quelle in
corso nei confronti della “Teknogest
S.r.l.” e della “Wikifly S.p.A.” La
compagnia aerea è stata dichiarata
fallita dal Tribunale di Messina in data
17 gennaio 2014 ed è seguita dal
curatore fallimentare Filippo Di
Stefano, mentre per la Teknogest, da
indagini sulla quale è scaturita
l’operazione che ha mandato i fratelli
Giordano ai domiciliari, il giudice Ugo
Scavuzzo l’ha dichiarata fallita a
metà aprile del 2014, e l’ha affidata ai
curatori fallimentari Marco Merenda
e Corrado Taormina. La Teknogest
aveva in gestione l’hotel Capo Peloro
Resort di Faro, oggi passato di mano.
centonove pagina 7
In piedi, Giordano ha una serie di
processi: uno per evasione fiscale (col
fratello Giacomo accusato di aver
occultato e distrutto la
documentazione) ed un secondo per
avere usufruito di finanziamenti
regionali per acquistare imbarcazioni
destinati alla promozione turistica, ed
averlo destinato invece all’acquisto di
uno yacht privato, il “Cinzia”. Come
conseguenza del primo
procedimento, Giordano è comparso
davanti alla commissione tributaria
per otto milioni di euro che l’Agenzia
delle Entrate ha chiesto a tre sue
imprese.
Nell’inchiesta Tekno è
entrato, con l’accusa di
istigazione alla corruzione,
anche il fratello Giacomo
Giordano. Da
amministratore della
Meridional, Il più piccolo dei
fratelli Giordano avrebbe
offerto una “mazzetta” da
500 euro in buoni benzina a
Marco Sbrenni,
responsabile dei servizi
terminal della Aeroporti di
Roma Spa, società presso la
quale la Meridional aveva
l’appalto di pulizia. I buoni
benzina servivano per far
avere alla Meridional
riduzioni sulle penali
contrattualmente previste in
caso di inadempimenti nel
servizio. Il funzionario, però,
non solo non si è
ammorbidito, ma rifiutando
la tangente, ha informato
superiori e collaboratori
dell'accaduto, sigillando la
busta e mettendola in cassaforte
prima di restituirla allo stesso
Giacomo Giordano in presenza di
testimoni. In un colloquio con
Giordano, lo stesso Sbrenni aveva
dichiarato chiaro e tondo “scusa ma
queste cose non mi piacciono”. A sua
volta, però, Giacomo Giordano è stato
“vittima”: Ettore Filippi Filippi,
consigliere d’amministrazione del
policlinico di Pavia, altro ente presso il
quale la Meridional lavorava,
lamentando carenze nel servizio, di
fatto imponeva alla Meridional
l’assunzione di Josef Attila Loch,
spiegando a Giordano che “o lo
assumete o vi faccio un culo così”.
Giordano acconsente, la Meridional
assume l’operaio romeno e, come
contropartita, l’accusa ipotizza abbia
ricevuto vantaggi in solleciti di
pagamento. Ironia della sorte, anche
il servizio di pulizia della questura di
Messina è stato svolto dalla
Meridional Service. (A.C.)
21 Novembre 2014
primopiano
>>> accordi presi in precedenza. “Si,
ma ora io lunedì mattina lo chiamo bello
pulito gli dico di farsi da parte...”,
afferma l’imprenditore milazzese, che
poi alla compagna Rossella Venuto
ribadisce “Giuseppe l'accordo con me ce
l'ha lo stesso”.
DUCA SGOMITA. Francesco Duca è
così convinto del fatto che l’accordo
con Iacolino sia ancora in piedi da
beccarsi un sonoro cazziatone da parte
della compagna Rossella Venuto:
Quando afferma che “a Giuseppe
(Iacolino, ndr) gli dico ... gestisco tutto
io, vediamo quello che spendiamo e
dividiamo a metà”, la donna sbotta:
“non è che io vado ...(inc.)... e gli dico
alle persone, minchia a questo ce l'ho al
libro paga, questo passa da me, minchia
questo”. Duca, comunque, continua a
fare affari con Iacolino: secondo gli
inquirenti, l’imprenditore milazzese
potrebbe aver fatto da tramite per
l’assunzione di sette operai. Parte del
personale, tra l’altro, la Eurotel lo
aveva ereditato sia dalla Ventura che
dalla Euroimpianti di Francesco
Buscemi: due imprese che svolgevano
lo stesso servizio dell’appalto vinto da
Eurotel.
“COMPETENZE? IO?” Nonostante
l’esito negativo, a Nino Giordano
l’appalto di sorveglianza faceva gola da
tempo, tanto è vero che in
un’intercettazione telefonica, rivela
all’interlocutore, l’intenzione di
partecipare alla gara. Alla sorpresa del
suo interlocutore dall’altro lato del
telefono (“sorveglianza, e tu che
competenze hai?”, esclama
l’interlocutore), Giordano replicava
sostenendo come, pur in assenza di
competenze specifiche (“…competenza
non ce n'ho” ), si sarebbe procurato i
titoli per la partecipazione all’appalto,
“citando - scrivono gli inquirenti - tale
Gavio, indicato come figlio di
Marcellino Gavio…, coloro che
“…hanno le concessioni dell’autostrada”
. Giordano, in quel momento, è gravato
da due fallimenti, e infatti, nella
Meridional non compare, pur
essendone, spiegano ampiamente gli
inquirenti, amministratore di fatto. Non
solo: dal tenore delle intercettazioni,
l’impresa sembra non essere dotata
nemmeno di tutti i mezzi richiesti dai
capitolati. Discutendo con Antonino
Chillè, titolare dell’omonima impresa e
indagato, Giordano parla di “bay
bridge” (indicato come fonetico nel
provvedimento firmato dal Gip Maria
Luisa Materia, in realtà “by bridge”,
un particolare tipo di piattaforma, ndr),
lo stesso Chillè spiega “, ma chiddu non
è “bay bridge” (fonetico) chiddu un
cestello ...inc..., speriamo
ch'unn'attaccano mai”.
INCHIESTA. La battaglia personale del Governatore Rosario Crocetta. Ecco i suoi bersagli
Che storie del Cas
Lo stipendio-record del direttore generale Maurizio Trainiti e le progettazioni “eterne” di Technital
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. "Al Cas il malaffare non è
stato l'eccezione che sfuggiva al
controllo ma la regola, mentre le cose
fatte bene rappresentavano eccezioni".
ci va giù duro pesante, il presidente
della Regione Rosario Crocetta, che
sin dall’inizio del suo mandato contro il
Cas ha condotto una personale e
durissima crociata, puntando
immediatamente il dito contro il
“continuo ricorso ad appalti per
affidare all'esterno lavori laddove non
era necessario, mentre si creava una
struttura di personale non sempre
necessario alla gestione delle
autostrade ma inserito in ambito
amministrativo attraverso il sistema
delle clientele e delle
raccomandazioni", come ha dichiarato
alla stampa all’indomani degli arresti
nell’operazione Tekno. Chi è oggetto
degli strali del Governatore?
TRAINITI, L’ESTERNO. E’ il 31 luglio
2012, l’allora presidente della regione
Raffaele Lombardo sta per
dimettersi proprio mentre il suo
assessore alle Infrastrutture, Andrea
Vecchio, annuncia la nomina di
Maurizio Trainiti a direttore
generale del Cas. Catanese, e già
assessore della giunta guidata da
Raffaele Stancanelli, Trainiti entra
subito nel mirino: Giovanni
Ardizzone, oggi presidente dell’Ars
ma allora solo deputato per l’Udc, ne
contesta la nomina, domandando come
mani non sia stato nominato un
dirigente regionale invece di ricorrere
ad un “esterno”, che la Regione tra
l’altro non avrebbe potuto assumere. La
difesa di Vecchio? “Trainiti è un
dirigente competente, un grande
lavoratore”, ha spiegato l’ex assessore.
ZOOM
La gara sVentura...ta
REVOCATO UNA PRIMA VOLTA PER UN’INTERDITTIVA ANTIMAFIA,
E POI RIAGGIUDICATO CON MODALITÀ, DICE LA PROCURA, “SOSPETTE”
MESSINA. A gennaio del 2013, a seguito di un’informativa
della prefettura di Milano, all’impresa Ventura di Furnari,
che lavorava ai padiglioni dell’Expo 2015, viene affibiata
l’interdittiva antimafia. Il presidente della regione Rosario
Crocetta coglie la palla al balzo e, nello stesso periodo,
revoca all’impresa l’appalto di sorveglianza e interventi
urgenti sulle A18 e A20 (autostrade lungo le quali la
Ventura aveva già avuto dal 2003 al 2008, appalti di
scerbatura: due milioni il primo, un totale di otto milioni per
il secondo). Dalla scrivania di Letterio Frisone, allora, parte
un affidamento in somma urgenza per 90 giorni a tre ditte:
la Drago di Tusa, la Isgrò di Barcellona e la Buscemi di Avola,
al costo di 15 mila euro. Per cosa? “Per avere in cambio circa
centonove pagina 8
5 furgoncini che in passato sono invece costati soltanto 3500
euro di affitto al mese, essendo gli stessi adoperati dal
personale interno assunto per svolgere tale mansione”, ha
puntato il dito Crocetta. Frisone imputa il tutto alla
necessità di provvedere celermente alla sostituzione della
ventura, pena la chiusura dell’autostrada, ma dopo qualche
ora arriva lo stop da parte dell’allora commissario del Cas
Nino Gazzara, che sospende l’incarico alle tre ditte per
valutare la possibilità di gestire in house il servizio. Nel
frattempo la Ventura ricorre al Tar contro il provvedimento
da parte del Cas e, per bocca del presidente Raffaele
Francesco Ventura dichiara di voler ricorrere anche contro
l’interdittiva antimafia “guadagnata” in Lombardia (alla
fine di maggio del 2013, il Tar rigetta però la richiesta). Il 23
ottobre 2013, il direttore generale del Cas Maurizio
Trainiti, dichiarava definitivamente aggiudicataria
dell’appalto la ditta Eurotel (la cui vittoria era stata già
“stoppata” da Crocetta a gennaio). Quell’appalto, nato già
male, sul quale oggi si sta scavando. (A.C.)
primopiano
Cambiata la “governance” alla Regione,
Trainiti entra subito nel mirino di
Crocetta per il suo stipendio, è più volte
messo in discussione, ma il posto da
direttore generale è ancora suo.
VECCHIO MA FELICE. E il suo
sponsor Vecchio? Si è consolato: la
Cosedil, impresa di famiglia guidata dal
figlio Gaetano Vecchio, si è
aggiudicata, insieme a Condotte
d’Acqua, il mega appalto per la
realizzazione dei lotti 4 "Noto" e 5
"Rosolini" dell’autostrada Siracusa-Gela
ed i lavori di impianti elettrici di
illuminazione e telecontrollo degli
svincoli di Rosolini, Noto e Avola. Una
tratta non nuova alla Cosedil: dai
meandri della storia, infatti, spunta un
documento: la delibera n. 136 emanata
dal consiglio direttivo del Consorzio
Autostrade Siciliane, a luglio del 2008,
avente ad oggetto “Presa atto dell’”Atto
di Accordo Bonario” ex art.31 bis delle
riserve iscritte dal R.T.I. “Baldassini
Tognozzi Pontello, Locatelli, Pacifici,
Cosedil e Sicula Costruzioni” per i
lavori di costruzione del lotto 5
“Rosolini” dell’autostrada SiracusaGela. Sei anni dopo, l’impresa,
consorziata con altre ditte, vince
l’appalto.
ETERNA TECHNITAL. Altro
bersaglio piuttosto frequente degli
strali di Crocetta è la Technital, impresa
plenipotenziaria delle progettazioni del
Cas dagli anni ‘70. Nel 2011, l’allora
commissario Anna Rosa Corsello
liquida all’impresa le fatture relative a
”competenze per prestazioni rese e
spese inerenti l'attività di progettazione
e direzione lavori”, riferite ai lotti di
completamento dell'A20 e dell’A18
Siracusa-Gela. Nello stesso anno,
qualche mese prima, il suo
predecessore Calogero Beringheli,
alla Technital aveva liquidato altre tre
fatture: ancora interventi di
completamento della Siracusa-Gela,
progettazione e direzione lavori
inerenti lo stato finale dei lotti 4 "Noto"
e 5 "Rosolini" della stessa autostrada e
“prestazioni e spese inerenti la
liquidazione finale dei lotti 30 1°
stralcio e 30 quater completamento
dell'Autostrada Messina - Palermo
A/20”. Nelle mani di Gaetano
Sciacca, commissario ad acta
nell’intervallo tra i due commissari
straordinari, la Technital consegna poi
il progetto esecutivo del lotto 9, quello
di Scicli, della stessa travagliatissima
Siracusa-Gela. E anche del viadotto
Ritiro di Messina se ne è occupata la
Technital. Un rapporto, quello tra Cas e
impresa di progettazione, che va
indietro nel tempo, se è vero che, tra gli
obiettivi da attuare nel corso 2010,
l’allora commissario Matteo
Zapparata inseriva la “prosecuzione
dell’attività conoscitiva relativa alla
convenzione con la società di
Ingegneria Technital”, sulla quale era
stato chiesto anche un parere legale.
Legata alla questione progettazioni,
Crocetta aveva sollevato anche le
parcelle pagate a Nino Bevilacqua,
ingegnere che secondo il governatore
avrebbe presentato fatture per venti
milioni di euro per progettazioni (che
tradizionalmente venivano affidate a
technital). “Il Governatore è male
informato”, aveva risposto
chirurgicamente Bevilacqua, già
presidente dell’autorità portuale di
Palermo e braccio destro dell’ex
sottosegretario Gianfranco
Miccichè. “Non ho mai progettato
Maurizio Trainiti
21 Novembre 2014
nulla per il Cas, sono stato l’ingegnere
capo di alcuni lotti dell’ultimo tratto
della Palermo-Messina, quello tra
Castelbuono e Sant’Agata di Militello”.
E LA PROCURA... Negli anni, e
periodicamente, come accade oggi, le
Procure accendono i riflettori sul Cas. E
se a metà anni ‘90 una storia di
tangenti portò ad un patteggiamento
da parte di direttore generale, Eraldo
Luxi, e direttore amministrativo
Orazio Mazzeo, nel 2010, indagando
su un ammanco di 12 milioni, la
procura di Messina ha dovuto allargare
le braccia: “non sussiste alcuna ipotesi
di ammanco o di indebita distrazione
di somme in danno del Cas penalmente
rilevante”, e quindi “la notizia di reato
è infondata".
SOTTO LA LENTE
Torta da 100 milioni
BILANCI CHE SEGNANO PASSIVI DA 32 MILIONI E COMMISSARIAMENTI
CHE DURANO SEI ANNI. ECCO COSA SUCCEDE IN CONTRADA SCOPPO...
MESSINA. Risultati gestionali disastrosi, assenza di
governance, susseguirsi di commissari (più stabili dei
presidenti: Benedetto Dragotta ha occupato la
poltrona ininterrottamente dal 2001 al 2007), sprechi ed
inefficienze. Il Cas, consorzio autostrade siciliane,
concessionario Anas per la gestione delle autostrade
siciliane e sottoposto al controllo da parte della Regione
Sicilia, è un colabrodo che fa acqua da tutti i lati.
Iniziando dai numeri: poco meno di 24 milioni di passivo
iscritti nel bilancio 2009, meno tre milioni nel 2010,
“rosso” da diciassette nel 2011 sono numeri che
dovrebbero far fischiare le orecchie, ma non sono nulla
rispetto ai trentadue di passivo previsti nel 2012, ai
quadi dieci milioni del 2013 ed ai sette e rotti del 2014.
Anche perchè, a luglio del 2014, i consuntivi 2012 e 2013
non erano ancora stati approvati dall’assemblea dei soci.
Cosa gestisce, in concreto, il Cas? I 182 chilometri
dell’A20 Messina-Palermo, i 77 della Messina-Catania (la
A18) e i circa 40 del primo tratto della Siracusa-Gela,
l’autostrada a singhiozzo i cui lavori sono iniziati
all’inizio degli anni ‘70 e della quale oggi ne è pronta
solo un terzo. Solo da qualche mese è stata aggiudicata
la gara che garantirà la realizzazione di nuovo tratto (da
Rosolini a Modica) che porterà la lunghezza totale a
poco meno di metà rispetto ai 131 km previsti (oggi di
realizzati ce ne sono appena 41). Tre lotti, diciotto km il
linea d’aria ma quasi venti previsti di tracciato, 339
milioni di euro finanziati da Stato, Regione ed Unione
Europea (che ha contribuito con una somma di 165
milioni di euro), appalto a Condotte d’Acqua spa
(capogruppo), e Cosedil Spa. Un’autostrada parecchio
travagliata, quella che da Messina incornicia la parte
orientale dell’isola e un giorno terminerà a Gela: da
Messina a Catania è la A18, sotto giurisdizione del Cas,
da Catania a Siracusa è gestita dall’Anas, poi da Siracusa,
passando per Cassibile, Avola, e Noto, si ferma a Rosolini
e torna sotto gestione Anas. Una volta terminati i lavori
della Rosolini-Modica, resteranno da realizzare i tratti
che da Scicli andranno fino a Ragusa, Camarina, Vittoria
e Gela.
In che condizioni è la tratta? Disastrose, spiegano
Giancarlo Cancelleri, Valentina Zafarana e
centonove pagina 9
Benedetto Dragotta
Valentina Zafarana
Francesco D’Uva, i primi due parlamentari regionali, il
secondo deputato nazionale, tutti e tre del movimento 5
Stelle in un’interrogazione sulle inadempienze del Cas.
Ad elencare le quali, ed arrivare alla spaventosa cifra di
quasi cinquecento, ci aveva pensato l’Anas nel 2008, in
una diffida inviata al consorzio in cui si citavano 473
“non conformità nelle infrastrutture autostradali
siciliane”, tra buche, avvallamenti, gallerie non
illuminate, guardrail da sostituire, che fanno il paio con
le magagne “dalla manutenzione delle piste alla
segnaletica sia orizzontale che verticale, dai guardrail
agli impianti elettrici, dalle opere in verde agli impianti
di esazione” segnalate dai tre politici.
Le soluzioni? Non esattamente brillanti. “Una
ricapitalizzazione dell'ente, mettendolo nelle condizioni
di potere azzerare tutte le gravissime carenze
infrastrutturali”, scrivono cinque deputati regionali
(Bernadette Grasso, Michele Cimino, Salvatore
Cordaro, Roberto Saverio Clemente e Annunziata
Lucia lanteri) in una mozione, oppure “la cessione,
tramite offerta pubblica, di parte delle proprie quote a
nuovi e potenziali interessati soggetti, cercando di
creare in tal modo sicure condizioni di afflusso di
capitale e un più funzionale management”. Con quei
numeri ci sarà di sicuro la fila.
A.C.
21 Novembre 2014
primopiano
CURIOSITÀ
Come ti rimborso
la missione
MESSINA. Quanto costa ogni anno la gestione del consorzio autostradale siciliano
Il buco nero delle consulenze
Trecento “incidenti” ogni anno, quasi uno al giorno, arbitrati da cento e passa milioni,
380 dipendenti e un esercito di legali. Che spesso lavorano in tandem. Come Gazzara e Lo Castro
DI
TIZIANA CARUSO
MESSINA. Il sospetto di un “buco” da
12 milioni di euro e a marzo di
quest’anno i finanzieri hanno sigillato
l’economato del Cas, mentre la Dia
passava al setaccio le gare d’appalto
di un ente che in media incassa circa
80 milioni di euro all’anno, di cui
poco più di una decina servono a
pagare la concessione all’Anas. Tutto
il resto si divide.
“SPATTEMU”. O almeno, si
dovrebbe dividere. Tra i costi del
personale che ad oggi conta poco più
di 380 dipendenti, di cui 289 sono
esattori, la scorsa estate sul piede di
guerra a causa di una riduzione,
anche retroattiva, dello stipendio ai
parametri regionali, che, come se non
bastassero le vertenze già in atto, ha
portato a nuove cause davanti al
giudice del lavoro. Il resto, invece,
dovrebbe finire alle manutenzioni e
alle opere. Settore in cui, però, si
registra un “arretrato” pressoché
inquantificabile, ma dalle
conseguenze più che tangibili. Perché,
nel frattempo, vista anche l’indecente
condizione delle autostrade siciliane,
i soldi si possono spendere anche in
risarcimenti danni. Ma non solo,
anche in arbitrati, perizie di variante
e contenziosi.
NON SOLO SPICCIOLI. A
“guadagnarci” sono in tanti. Da chi si
ritrova con un parabrezza
danneggiato, nel solo 2013 sono stati
oltre 300, quasi uno ogni giorno. A
chi buca una ruota e può vedersi
liquidare dal Giudice di pace anche
più di 1600 euro, di cui una buona
parte va, però, al legale difensore.
Ogni tanto, poi, di qualche
risarcimento danni è accaduto,
addirittura, che venissero “duplicati” i
decreti di liquidazione. Con cifre che
potevano oscillare dai 400 agli oltre
1000 euro. Ma dalle questioni
“spicciole” si passa anche a quelle più
“sostanziose”. Come, ad esempio, gli
arbitrati. Quello più noto, qualche
anno fa, riguardava il Consorzio
autostrade e il gruppo CariboniVersaci, valore totale oltre 100 milioni
di euro. Ma ce ne sarebbero almeno
quattro di cui è protagonista l’Ente
che però rimangono top secret. E poi
ci sono invece alcune controversie in
Nino Gazzara
Andrea Lo Castro
cui il Cas punta alla transazione.
Anche in materia d’appalti e quando
le ditte aggiudicatici a causa di
ritardi, disfunzioni o difetti
progettuali imputate agli uffici di
contrada Scoppo pretendono dal
Consorzio una cifra molto superiore
rispetto a quella bandita nella gara.
Salvo poi accontentarsi di una somma
anche di gran lunga inferiore rispetto
ai soldi inizialmente richiesti. Uno
schema, questo, in cui o la ditta,
strada facendo, veniva spesso colta da
improvvisi attacchi di generosità o
aveva azzardato sin dall’inizio.
Oppure…
I SOLITI “IGNOTI”… In quanto a
trasparenza degli atti amministrativi,
il Cas, risulta fermo a qualche anno
fa. Sono pochissimi i documenti
recenti che è possibile rintracciare
all’interno del sito istituzionale. Tra
questi, ad esempio, non c’è
praticamente traccia dei numerosi
consulenti o legali di fiducia su cui
può contare l’Ente. Se a nulla serve la
consultazione del sito, a “parlare”
sono però i movimenti economici a
favore, ad esempio, dei legali
Michele Allegra, Carmelo
Matafù, Sergio Rizzo, Giancarlo
Platania, Daniel Fortuna,
Gaetano Urzì e Lorena Rotini.
Tra gli avvocati della controparte,
invece, risulta, ad esempio, anche il
nome del legale d’affari Andrea Lo
Castro e di suoi colleghi di studio,
ad esempio Adalgisa Bartolo.
Come nel caso del pignoramento da 9
milioni di euro alla tesoreria del Cas
chiesto dalla Bonatti Spa, un’azienda
di Parma che si era aggiudicata
l’appalto della galleria Colonna della
Messina-Palermo e di uno svincolo
autostradale.
STIAMO LAVORANDO PER VOI.
“Questa Amministrazione intende
continuare nel cammino intrapreso di
risanamento dell’Ente e nel contempo
vuole rispettare tempi e lavori
programmati utilizzando appieno le
risorse finanziarie disponibili”.
Nonostante la bufera di questi giorni,
ma anche di questi anni, il presidente
Rosario faraci è fiducioso: “All’atto
dell’insediamento è stato di fatto
contratto un impegno per porre fine
agli enormi ritardi con l’obiettivo di
rivalutare la rete autostradale
siciliana”.
centonove pagina 10
40MILA EURO PER IL PRESIDENTE
FARACI SOLO NEL 2014. MISTERO
SU UNO SPOT DA 20MILA EURO
MESSINA. Ma se le casse del Cas
sono, e potrebbero continuare ad
essere, praticamente “divorate”
da cause di lavoro, risarcimenti
danni, contenziosi e arbitrati, nel
frattempo c’è spazio per i rimborsi
e le missioni. Attualmente a
battere tutti è il presidente del
Cas Rosario Faraci che da gennaio
a settembre del 2014 ha ricevuto
rimborsi per quasi 40 mila euro.
Nel solo mese di gennaio sono
stati quasi 3.900 euro, più i
rimborsi per una missione di due
giorni a Roma il 16 e 17 gennaio
costata 1.152,98 euro. Il vice
presidente Antonino Gazzarra, nel
2013, ha ricevuto rimborsi per
circa 30 mila euro, di cui quasi 17
mila euro solo di spese per costi
chilometrici. Meno di 9 mila euro
ha speso da gennaio ad aprile
2014 l’altra vice presidente Marina
Marino. A godere dei rimborsi è
stato però anche l’architetto
Letterio Frisone: a saltare
all’occhio sono ad esempio 10
euro richieste per una ricarica
telefonica e 9,84 euro per
l’acquisto di 30 custodie rigide per
cd finite proprio nel suo ufficio.
Vista la condizione delle
autostrade il Cas, nel 2013, ha poi
puntato sulla sicurezza. Come?
Con uno spot televisivo da 20 mila
euro e una campagna
d’informazione costata 18 mila
euro. (T.C.)
Rosario Faraci
politica
Rosario Crocetta
REGIONE. Il governatore riunisce la giunta per un primo rodaggio. Ma i nodi restano al pettine
Crocetta-Ardizzone, il duello
Dal bilancio che registra perdite che superano i cinque miliardi alla questione discariche, passando
dalla scontro con M5Stelle. Ma la vera spina nel fianco resta lo scontro col presidente dell’Ars
PALERMO. In attesa che il Csm dia il
via libera all’assessore designata alla
Energia, Vania Contraffatto, il
presidente della Regione Rosario
Crocetta ha riunito la giunta per un
primo rodaggio della nuova
compagine.
L’agenda del governo è quanto mai
fitta di problemi irrisolti. E in tanti
casi, come quello della Formazione
professionale, tendono pure ad
aggravarsi: non è decollata la
Riforma progettata dall’assessore
Nelly Scilabra e le figurine dello
“scandalo” del click-day hanno solo
cambiato posizioni e casacche.
NODI AL PETTINE. Il primo nodo
che il presidente ha illustrato, alla
presenza dell’assessore all’Economia
Alessandro Baccei è stato quello del
bilancio: le perdite censite superano i
cinque miliardi di euro. Occorre
trovare i rimedi. Nel frattempo langue
la spesa europea: la Regione, non si
sa come, entro due mesi deve
spendere più di mezzo miliardo di
Fondi Fers.
Vertenza Province. Mentre gli
scandali non mancano mai ed esplode
la bufera sul Cas, il consorzio delle
autostrade siciliane, dove il
presidente ha mandato come pilota il
suo commercialista gelese Rosario
Faraci, restano aperte tante altre
vertenze: una su tutte, simbolo del
fallimento legislativo della giunta: le
Province. Non sono stati ancora
costituiti i consorzi e si va avanti da
commissariamento a
commissariamento, senza una
prospettiva rapida del nuovo assetto
del territorio.
CAOS RIFIUTI. A questo si
aggiunge il problema spinoso e
urgente dei rifiuti: due delle più
grosse discariche della Sicilia
orientale sono collassate, la Oikos di
Motta Sant’Anastasia e quella di
Tirrenoambeinte a Mazzarrà
Sant’Andrea: il rischio di una nuova
Napoli è dietro l’angolo. Ma a
“ammorbare” il clima politico non ci
sono solo i rifiuti, ma anche i petroli.
Non si placa la polemica a proposito
dell’accordo sottoscritto con
Assomineraria, la società che
coordina le aziende petrolifere, a
svolgere ricerche in tutta la Sicilia.
Contro l’accordo si sono scagliati
sindaco, come Federico di
Lampedusa, e gruppi politici come i
5Stelle, ma il governatore è
irremovibile: per lui l’accordo con i
petrolieri è strategico, vale 6500 posti
di lavoro futuri e solo di royalty la
Sicilia, secondo le previsioni della
regione, dovrebbe incassare 350-400
milioni l’anno. Ne è tanto convinto
Crocetta, che in mezzo al tourbillon
delle polemiche ha firmato un
“addendum” con Pietro Cavarra,
presidente di Assomineraria, per
specificare meglio i termini
dell’intesa.
IL NUOVO CLIMA POLITICO. Se
l’accordo con il Pd , ha stemperato gli
animi e la distribuzione delle
incarichi di sottogoverno non ha
procurato i mal di pancia degli ultimi
mesi, ora il Crocetta- ter si trova
come spine nel fianco solo il
movimento 5 Stelle che è tornato alla
carica per chiedere la “sfiducia” del
segretario generale Patrizia
Monterosso, condannata in primo
Giovanni Ardizzone
centonove pagina 11
21 Novembre 2014
grado dalla Corte dei Conti sui
rimborsi accordati quando si ritrovava
come dirigente alla Formazione
professionale.
IL DUALISMO CON ARDIZZONE.
Un tema questo, che ha ancora
riaperto i termini dello scontro
istituzionale con il presidente dell’Ars
Ardizzone. Che non perde occasione
per bacchettare Crocetta: la mozione
di sfiducia alla Monterosso-ha
argomentato Ardizzone- andava
accettata.” Crocetta dal canto suo
non manca di lanciare strali contro
l’alleato Udc, presente nel governo a
Roma con Renzi, restìo all’accordo in
Sicilia con il partito di Alfano, tanto
da varare una nuova sigla, Udc
Sicilia.
Le accise petrolifere. Altro punto sul
quale il presidente dell’Ars torna
spesso a ribattere sono le accise
petrolifere: le aziende di produzione,
specie quelle che raffinano petrolio in
Sicilia, regione nella quale si lavora il
quaranta per cento del greggio
nazionale, debbono pagare le Tasse
nell’Isola…Una polemica mai
adeguatamente risolta nei rapporti
con lo Stato che torna
drammaticamente d’attualità, in
tempi di crisi, da quando la Consulta
con una sentenza storica ha
dichiarato che il controllo delle leggi
in Sicilia non è più demandato in via
preventiva al commissario dello Stato,
ma sarà regolato come succede nelle
altre regioni attraverso il controllo
postumo, su segnalazione del
ministro degli Affari regionali. Anche
in questa circostanza la reazione tra
Palazzo reale e Palazzo d’Orleans è
improntata a due diversi stili. Mentre
Crocetta parla di nuova responsabilità
che si riversa sull’azione politica,
Ardizzone pensa a creare un ufficio
“audit”, affidandone la guida all’ex
vicesegretario dell’Ars Salvatore Di
Gregorio. Una sorta di ufficio di
controllo preventivo-legislativo sui
disegni di legge e sulle norme che
regolano lo Statuto della Regione.
21 Novembre 2014
politica
L’ANALISI. La disperazione dei lavoratori di Casa Serena riaccende i riflettori in un settore strategico. Che si cambia o si muore
Cooperative sociali al bivio
La riforma prevista dal governo Renzi ha il pregio di favorire
le iniziative private. Ma chi vuole crescere deve fare il salto di qualità
DI
SANTINO MORABITO
MESSINA. Il grido
disperato lanciato da un
lavoratore di Casa Serena
dal cornicione di Palazzo Zanca è solo
l’ultimo episodio di una lunga serie di
vicende, alcune delle quali di cronaca
nera, che hanno fatto finire sotto i
riflettori il settore delle cooperative
sociali.
Lo sgretolarsi della finanza pubblica
ha portato la cooperazione sociale a
perdere la spinta propulsiva del
volontariato delle sue origini. E’
interessante notare che negli anni ‘80
era la componente principale delle
proprie risorse umane (67%) mentre
oggi è largamente minoritaria (12%).
L’inizio della parabola discendente del
terzo settore si colloca negli anni ‘90
quando i sindacati confederali
riescono a conquistare un contratto
collettivo nazionale ad hoc, a garanzia
della diversità della categoria nel
sistema dei servizi alla persona.
Parimenti le forze politiche, in un
clima di crescente spirito concertativo
con i sindacati, si impadroniscono di
un ruolo di controllo attraverso la
produzione di leggi e normative di
sostegno dei soci lavoratori e di favore
negli appalti (L.142/01). La
commistione concertativa tra partiti e
sindacati ha generato una impropria
cogestione di pezzi del settore
cooperativo e una, sconveniente,
spartizione delle commesse pubbliche.
Questo modello di gestione ha
frantumato le regole democratiche
della vita interna delle cooperative
sociali. La conduzione, in molti casi,
è finita in mano ad una casta di
presidenti “politicamente inseriti” e a
tecnici “ specializzati negli appalti”.
L’atrofizzazione dei processi
democratici della vita interna ha
favorito l’addensarsi di una nube
tossica sulle relazioni di lavoro tra gli
addetti della cooperazione. Il livello
di precarietà e di sfruttamento è salito
oltre ogni limite cagionando
un’arbitraria diminuzione dei salari e
un accentuato ricorso alla flessibilità. .
La gestione finanziaria, poi, è
divenuta un oggetto misterioso. Nei siti
delle cooperative sociali della città non
sono presentati bilanci né programmi
d’investimento. In una situazione di
mercato salubre la via di uscita non
potrebbe che essere il fallimento.
Il Governo Renzi ha presentato una
bozza di riforma del settore che
annuncia l’istituzione di un fondo ad
hoc di 500milioni di euro e un
ampliamento delle agevolazioni
fiscali. Punto qualificante del progetto
è quello di riconoscere e favorire
l’iniziativa economica privata, svolta
senza finalità lucrative, diretta a
realizzare in via principale la
produzione o lo scambio di beni o
servizi di utilità sociale o d’interesse
generale. In vista delle novità che si
profilano le cooperative sociali, se
vogliono continuare ad esistere,
devono fare un doppio salto in avanti:
culturale e di qualità. Devono, per
cominciare, fare i conti con le
compatibilità finanziarie. La voce
“costi” del bilancio non può essere
considerata una variabile indipendente
Casa Serena
rispetto ai ricavi. La realizzazione di
servizi essenziali tesi a soddisfare i
bisogni della comunità non può essere
proiettata in una logica ristretta di
“welfare state”, ma in un nuovo
orizzonte di “ social welfare” nel
quale la ricerca di risorse finanziarie
aggiuntive a quelle pubbliche diventa
un banco di prova della funzionalità
dell’impresa sociale.
Su questa linea si stanno muovendo
molte cooperative sociali che operano
nel paese. L’attenzione al tema del
“fund raising” è, ormai, una obbligata
strategia di sostenibilità della propria
missione. La ricerca di finanziamenti
consente, inoltre, di stringere nel
territorio rapporti di partnership e
collaborazione attiva con quei
soggetti tradizionalmente distanti
dall’azione filantropica.
Negli statuti delle fondazioni bancarie,
ad esempio, sono contemplati sostegni
finanziari alle associazioni no-profit che
si occupano di solidarietà. Le imprese
cittadine sono anch’esse interessate ad
OCCORRE SAPERE
Piani di Zona, finanzia la Fondazione
METÀ DELL’IMPORTO PER “SVILUPPO UMANO È COESIONE
E LIBERTÀ” MESSO A DISPOSIZIONE DA COMUNITÀ
DI
ANTONINO MANTINEO*
MESSINA. Con la presente intendo
innanzitutto ringraziarLa per l'opera di
informazione svolta con le pagine che
avete dedicato alle problematiche dei servizi sociali
nella città di Messina.
Ho apprezzato l'equilibrio con cui sono state esposte
le problematiche che caratterizzano il sistema di
welfare della città di Messina, a cui stiamo cercando
di porre rimedio attraverso un'azione di ricalibratura
che certamente nel lungo periodo sarà in grado di
dare i suoi risultati.
Tra i contributi giornalistici, ho valutato molto
positivamente la scelta di avere dato contezza in
modo completo sulle progettualità del Pano di zona
presentato e per il quale attendiamo l'approvazione
da parte della Regione siciliana. Una operazione di
trasparenza a cui anche l'assessorato ha contribuito
pubblicando per intero la documentazione sul sito
istituzionale, cosa mai avvenuta per le precedenti
progettazioni.
Abbiamo scelto di proporre con queste progettualità
dei servizi innovativi che ci diano la possibilità di
sperimentare un nuovo modello di welfare verso cui
tendiamo, in una dimensione complessiva di
riorganizzazione del sistema. Le risorse complessive
del piano di zona rappresentano una percentuale
minima rispetto a quelle comunali che annualmente
vengono utilizzate per il mantenimento dei servizi
sociali che non avrebbero contribuito in alcun modo
a are sollievo alle problematiche odierne.
Voglio solo sottolineare una parziale inesattezza
contenuta nella scheda di presentazione dei progetti
centonove pagina 12
del piano di zona. In riferimento al progetto
"Sviluppo umano è coesione e libertà", che
rappresenta un punto assai importante del piano di
zona, si registra l'impegno della Fondazione di
Comunità di Messina a cofinanziare quattro azioni
fortemente innovative nell'ambito della cura ed
assistenza alla prima infanzia, dell'educazione dei
giovani, e del sostegno all'inserimento sociale e
lavorativo delle persone fragili. Pertanto se da un
lato è corretto segnalare che la progettualità
specifica ha un costo complessivo di € 900.000,00,
dall'altro va necessariamente segnalato che la metà
dell'importo (450.000,00 €) è messo a disposizione
dalla stessa fondazione. Resta inteso per questa
azione come per tutte le altre, che che tutti i partner
necessari per la implementazione delle singole
progettualità saranno individuati mediante
procedure di evidenza pubblica nel rispetto dei
principi di trasparenza, efficacia, efficienza e qualità.
* Assessore ai servizi sociali
politica
aprire un canale collaborativo con il
mondo del sociale che con le sue
attività può offrire soluzioni di
assistenza e sostegno ai propri
dipendenti. Analogo interesse risiede
nei cittadini comuni, che possono
essere interessati a servizi di tipo
assistenziale per i propri familiari. In
definitiva si tratta di imboccare la
corsia del futuro senza guidare con la
retromarcia innestata. Un canale
decisivo per il buon fine delle attività
sociali è quello della comunicazione
attraverso il quale far circolare i valori
della solidarietà e tra questi quello
della “ cultura della donazione”. I
lasciti di beni da parte di persone
abbienti possono conferire quella
stabilità patrimoniale che renderebbe
più solide le associazioni e, di
conseguenza, più incisive le loro
attività di sostegno ai soggetti
svantaggiati. La serietà e l’affidabilità
di una nuova classe di operatori, da
reclutare per curricula e non per
motivi clientelari, possono suscitare
nel mercato sociale una magnanima
filiera da porre a presidio di garanzia
per le attività poste in essere e future.
C’è, infine, da lavorare nel settore della
gestione e della valorizzazione dei beni
confiscati alla mafia. La legge n.
109/96 prevede l'assegnazione dei
patrimoni e delle ricchezze di
provenienza illecita a quei soggetti Associazioni, Cooperative, Comuni,
Province e Regioni - in grado di
restituirli alla cittadinanza, tramite
servizi, attività di promozione sociale e
lavoro. In questo campo occorre
sviluppare un modello innovativo di
gestione e valorizzazione dei beni
confiscati, intendendoli come
potenziali fattori di sviluppo
economico e sociale per le comunità.
Un grande spazio può esservi per una
impresa sociale fondata sul lavoro di
volontari con competenze bancarie,
commerciali e tecniche. Una sorta di “
incubatore d’impresa” in grado di
accelerare e rendere sistematico il
processo di creazione di nuove imprese
fornendo loro una vasta gamma di
servizi di supporto integrati che
includono gli spazi fisici
dell’incubatore, i servizi di supporto
allo sviluppo del business e le
opportunità di integrazione e
networking. La consulenza
specializzata unitamente al
contenimento delle spese derivante
dalla condivisione dei costi e dalla
realizzazione di economie di scala,
fanno migliorare, in modo
significativo, la sopravvivenza e le
prospettive di crescita di nuove start
up. Anche per il settore delle
cooperative sociali la strada del futuro
ha un nome e un cognome: ricerca e
innovazione. Al di fuori di essa non vi
è spazio di sopravvivenza alcuna. Per
le cooperative sociali Il futuro è tutto
da conquistare.
* Presidente 5° Quartiere Messina
21 Novembre 2014
PUNTINI SULLE “I”. L’articolo su Cambiamo Messina è sbagliato. In quattro punti
Manuale Cencelli? E’ lontano dalle nostre logiche
GENTILE DIRETTORE, interveniamo in
merito all’articolo uscito sul numero 42
del 7 novembre 2014, riguardante il
movimento Cambiamo Messina dal Basso.
Non possiamo nascondere il rammarico
nel leggere un articolo così
approssimativo e tendenzioso, colmo di
dietrologia e nel quale vengono asseriti
fatti sulla base di fantasiose ricostruzioni.
Chiunque abbia partecipato, seppur
occasionalmente, ad una qualunque delle
numerose attività politiche di CMdB che
settimanalmente hanno luogo (riunioni
dei gruppi tematici, assemblee pubbliche,
manifestazioni), ha ben chiaro che la
realtà del nostro movimento è ben
diversa da quella descritta nell'articolo di
Daniele De Joannon. Sembra, quello
apparso sull'ultimo numero della rivista
da Lei diretta, uno di quegli articoli scritti
dalla comoda poltrona di casa,
spulciando qualche profilo Facebook o
basati sul “sentito dire”. L’errore di fondo
che commette il cronista è, a nostro
avviso, molto semplice: tenta di applicare
logiche di spartizione delle cariche, di
“quote”, quei criteri da Manuale Cencelli,
ad un movimento che è quanto di più
lontano si possa immaginare, oggi, sulla
scena nazionale, dalle esperienze della
politica tradizionale. Un errore, questo,
commesso sicuramente in buona fede –
ne siamo certi – ma che sarebbe stato
possibile evitare qualora il cronista avesse
indagato realmente sulla natura e sulle
caratteristiche del movimento.
L’esperienza e il progetto di Cambiamo
Messina dal Basso cominciano da molto
prima delle elezioni che hanno visto la
vittoria di Renato Accorinti, e sarebbero
continuati in ogni caso,
indipendentemente dall'esito delle
elezioni in questione. Il documento
politico approvato dall'ultima assemblea
ribadisce chiaramente che questa “è la
nostra amministrazione, frutto di una
battaglia politico – elettorale comune,
con cui abbiamo avviato
un’interlocuzione sempre più frequente e
nella quale riponiamo grandi speranze
per poter realizzare il maggior numero
possibile degli obiettivi che ci
proponiamo”. Ma raccontare di un
movimento che “continua a subire la
componente che sta in giunta, monolitica
e preponderante soprattutto sul sindaco,
il cui ruolo, oggi, sembra soprattutto
quello di motivare Cmb (sic) attraverso
lettere e manifestazioni”, negandone
l’autonomia e la dignità di soggetto
politico a sé stante, è una inaccettabile
mistificazione della realtà.
Cambiamo Messina dal Basso è una
promessa, un progetto a lungo termine
con un orizzonte decisamente più ampio
rispetto alle medie-corte scadenze
quotidiane. Non è, né vuole essere, la
mano operativa dell’Amministrazione
Accorinti. E nemmeno potrebbe esserlo,
considerata l’evidente differenza tra i
tempi di un’amministrazione impegnata
a risollevare una città disastrata e quelli
di un movimento che si pone come primo
obiettivo la partecipazione e la
riappropriazione della politica da parte di
tutti i cittadini, con un impegno diretto
nella vita di tutti i giorni, contro la logica
della delega.
Quelle che nell'articolo vengono descritte
come fazioni o correnti, altro non sono
che la grande scommessa – vinta – di
Cambiamo Messina dal Basso. Si tratta,
infatti, della capacità di mettere insieme
persone di estrazione sociale, culturale e
politica completamente diverse tra loro;
una scelta sicuramente non facile, che a
volte sfocia in incomprensioni e critiche,
ma che riusciamo a superare con una
sintesi condivisa – dal basso, appunto –
trovando in queste pratiche la nostra
vera forza. Poi, sia chiaro, l’infallibilità
non è di questo mondo, e quindi non è
certo nemmeno di questo movimento.
Abbiamo senza dubbio commesso errori,
leggerezze ed imprecisioni ed è naturale
che se ne verificheranno ancora. Così
come potranno esserci divergenze di
vedute su singoli temi al nostro interno (è
la democrazia, bellezza!), ferma restando
la condivisione della linea politica di
fondo. Ma leggere, dietro a tutto questo,
l’esistenza di chissà quali spaccature,
centonove pagina 13
fazioni o giochi di potere è pura
dietrologia. In chiusura, giusto per
chiarire qualche aspetto: 1) Lucy Fenech è
la capogruppo al Consiglio Comunale di
Cambiamo Messina dal Basso e non certo
la “sponda” di chicchessia; 2) Padre Felice
Scalia – cui la città deve tanto in termini
di spiritualità e cristianità genuina – ha in
comune con CMdB soltanto l’affetto e la
stima incommensurabile di tutti noi e
non certo alcun ruolo di indirizzo
politico; 3) sulla vicenda di Clelia Marano,
la posizione del movimento è stata
chiara, dicendo che “nessuno può e deve
mettere in dubbio il lavoro straordinario
svolto da Clelia Marano e, con lei, da
decine di volontarie e volontari. Ma chi
ne critica alcune uscite o non ne
condivide le modalità, diventa d'un colpo
nemico di Clelia, dei minori e
dell'umanità intera?”; 4) non si capisce su
quali basi Sturniolo e Lo Presti
rappresentassero la “parte più autentica”
di CMdB. Giusto a titolo
esemplificativo,basti ricordare che la
seconda, durante la sua permanenza nel
movimento, pur invocando una continua
partecipazione delle scelte da parte della
giunta, mai si è degnata di condividere il
suo percorso con il resto degli attivisti del
movimento. “Parte più autentica” di
cosa? Ben più dei nomi, per tutti noi
hanno importanza le decine e decine di
attiviste ed attivisti che ogni giorno si
impegnano all'interno di CMdB per
fornire il proprio contributo, silenzioso
ma inesorabile, al bene di questa città.
Anche se non si chiamano Sturniolo, Lo
Presti o Marano.
Grato per lo spazio che vorrà riservare a
questa nostra lettera, la salutiamo
cordialmente.
Per il movimento
Cambiamo Messina dal Basso,
Federico Alagna,
portavoce
Giampiero Neri,
responsabile organizzazione
Sefora Adamovic,
responsabile comunicazione
21 Novembre 2014
politica
NOMINE
Se Rizzo lascia
il posto a Rizzo
MESSINA. Il Cga rigetta il ricorso per il riconteggio dei voti. Ecco le motivazioni
Accorinti fino alla fine
“Genericità delle censure”, “assenza di un pur minimale principio di prova delle alterazioni” e
“ragionamento di tipo probabilistico”, scrivono i magistrati amministrativi. Ma non è finita
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. “La segnalata genericità delle
censure quanto al collegamento tra i vizi
di verbalizzazione delle sezioni e,
conseguentemente, dei voti assegnati
all’ufficio elettorale centrale, e
l’alterazione dell’effettivo risultato
elettorale, l’assenza di un pur minimale
principio di prova di tale alterazione ed
il rilevante numero di sezioni coinvolte
costituiscono altrettanti indici
sintomatici della natura esplorativa del
ricorso”. In un pugno di righe, il
consiglio di giustizia amministrativa
smonta il ricorso presentato da Alessia
Currò, Giovanna Venuti e
Giovanni Cocivera che già era stato
fatto a pezzi dal Tar. A stabilirlo sono
stati i giudici Raffaele Maria De
Lipsis, Marco Lipari, Silvia La
Guardia, Marco Baricelli,
Alessandro Corbino e Giuseppe
Mineo. Sull’esito del ricorso, dopo aver
letto le motivazioni della sentenza di
primo grado del tar, non nutriva grandi
speranze nemmeno il legale Silvano
Martella, che insieme a Giovanni
Marchese patrocinavano le ragioni dei
ricorrenti, che chiedevano il riconteggio
dei voti iscritti nei registri di un numero
di sezioni che il Cga ha ritenuto troppo
grande. Sui 59 voti in ballo (tanti ne
Renato Accorinti
mancavano perchè Felice Calabrò
vincesse al primo turno le
amministrative del 2013), i ricorrenti ne
“cercavano” quasi un migliaio. “I motivi
dell’impugnativa elettorale - aggiungono
i giudici nel dispositivo della sntenza sono congegnati nel loro complesso in
modo tale da ricomprendere un numero
assai elevato di sezioni e voti”. Tanto
lascia chiaramente trasparire l’intento di
verificare se fosse possibile rintracciare,
tra le migliaia di schede coinvolte, quei
pochi voti che avrebbero consentito a
Calabrò di vincere. Sulla “vaghezza”
delle motivazioni, i giudici tornano più
volte. “Le censure - scrivono - restano in
definitiva affidate ad un ragionamento
di tipo probabilistico, ossia alla
presunzione che facendosi questione di
migliaia di voti se ne possano rinvenire,
nel complesso delle sezioni, a sufficienza
da produrre l’elezione al primo turno del
candidato Calabrò”. resta in piedi un
altro ricorso, l’esito del quale ancora non
è noto, ma che non dovrebbe discostarsi
di molto.
SI RINNOVA LA SQUADRA DI ESPERTI.
A COMINCIARE DAI SERVIZI SOCIALI
MESSINA. Si “rinnova” la squadra di
esperti del sindaco Accorinti e la
“new entry” riguarda proprio il
settore dei servizi sociali. Anche se
non si può propriamente parlare di
un volto nuovo perché Salvatore
Rizzo, accolto con gioia dall’assessore
Nino Mantineo, è il braccio destro di
Gaetano Giunta che in qualità di
presidente della Fondazione di
Comunità è stato l’asso piglia tutto
negli ultimi bandi della 328. Un
“passaggio di testimone” a cui però
fa da contraltare, l’amara ironia di
Angela Rizzo che parecchi mesi fa si
era dimessa dallo stesso incarico
perché “nel settore dei servizi sociali,
tutto era rimasto, rimaneva e rimane
come prima – ha detto la Rizzo - mi
sono resa conto della mia impotenza
di fronte a decisioni ferree di non
cambiamento, non mi restava altro,
per la mia personale dignità, che
rinunciare”. La nomina di Salvatore
Rizzo si è dunque concretizzata dopo
svariati mesi dalle dimissioni della ex
esperta che, vicinissima alle posizioni
del consigliere comunale Gino
Sturniolo, non ha lesinato accuse al
vetriolo all’indirizzo di Mantineo a
cui, dopo la nomina del nuovo
esperto, ha scritto: “Ringrazio
l’assessore Nino Mantineo per
l’autorizzazione concessami di
effettuare i sopralluoghi a Casa
Serena che hanno prodotto un
verbale già in suo possesso e auguro
a Salvatore Rizzo di riuscire ad essere
più incisivo e fortunato di me”.
ADESIONI
Il fascino di Renzi conquista
anche Pino e Dipasquale
DI
GIOVANNI FRAZZICA
MESSINA. Tutte le strade portano a Damasco, strade
pericolose, in cui i viandanti corrono continuamente il
rischio di essere folgorati. Qualche anno fa era il
fascino di Silvio Berlusconi che produceva la
folgorazione, ora la fascinazione avviene ad opera di
Matteo Renzi, segretario del Pd e presidente del
Consiglio. Di tangibile, fino a questo momento, il buon
Renzi ha fatto solo l’elargizione degli 80 euro per
coloro che ne guadagnano meno di 1500 al mese. Poi
ha operato due abolizioni di grande effetto mediatico,
quella delle Provincie e quella del Senato, cioè, in
pratica, ha abolito il voto dei cittadini per la elezione
dei rispettivi organismi. Voto che rimarrebbe solo per
la Camera, laddove, se l’Italiculum nella stesura
definitiva dovesse uscire con le liste bloccate, sarebbe
comunque quasi del tutto vano. Ma alla gente Matteo
piace, continuano a piacere i suoi annunci, la sua grinta
anti europea e anti-sindacale. C’è chi sgomita per
entrare nella sua cerchia e qualcuno, pur di sembrare
della “prima ora”, sbaglia anche l’anno di esordio della
prima Leopolda. In questo straordinario intermezzo di
pace, in cui può giovarsi del riflesso di quel 41%
conseguito alle europee, la sua forza attrattiva si
sviluppa anche nelle vicende di consolidamento di
posizioni politiche di personaggi che vorrebbero
trovare nuove certezze. E questo avviene anche alle
nostre latitudini. Recentemente l’ex sindaco di Ragusa,
Nello Dipasquale, che era confluito nel Megafono di
Crocetta, da deputato regionale, ha aderito al Pd.
“Condivido ogni singola proposta di Matteo Renzi, ha
un progetto chiaro e affidabile“ – ha detto il deputato
ibleo - Di Renzi apprezzo anche lo stile deciso, che non
si ferma troppo davanti alle proteste e agli
ostruzionismi”. Riguardo alla scelta di Dipasquale di
aderire al Pd, ai più non sfugge la militanza dell’ex
sindaco in FI. Un passaggio che, alle passate elezioni
amministrative, ha fatto storcere il naso a tanti,
soprattutto nel centrosinistra. Dipasquale ricorda le sue
origini di “democristiano gullottiano”, ossia della
centonove pagina 14
sinistra Dc, poi l’uscita dal Pdl e la formazione del
movimento “Territorio”, l’adesione al Megafono e,
infine, la scelta del Pd. Scelte in linea coi tempi e che
hanno sempre convinto il suo elettorato. Ora anche a
Milazzo il Primo Cittadino, Carmelo Pino, ha deciso di
aderire al Pd, dopo aver seguito con attenzione
l'evolversi dell'impegno politico di Matteo Renzi.
“Devo sottolineare- afferma Pino nell’annunciare la
sua scelta- come la linea assunta dal Premier sia
rispondente al mio agire politico, e gli inviti rivolti da
Renzi agli amministratori locali nel perseguire una
strada che ponga fine agli sprechi e tenga invece in
grandissima considerazione i bisogni della gente
rispecchia perfettamente quanto da me attuato
nell'amministrare Milazzo. Condividendo il percorso
intrapreso da Renzi ho deciso di aderire al Pd. Nel
rinnovato impegno al servizio della mia città per il
futuro metterò a disposizione la mia esperienza e la
mia persona”. Certamente anche questa conversione
solleverà polemiche e proteste. C’è un detto del poker
che recita “piatto ricco mi ci ficco”, ma in politica c’è
anche chi al piatto non ti fa avvicinare, soprattutto se
lo ha costruito per se.
21 Novembre 2014
sicilia
Il ritorno delle automobili in via dei Mille
MESSINA. Il tar riporta le auto in via dei Mille, l’amministrazione ha pronto il piano B
L’isola che (ancora) non c’è
La giunta Accorinti non lascia, anzi raddoppia: ampliamento dell’area del Duomo, “rambla”,
due macroaree intorno al viale san Martino. Ecco le proposte da discutere mercoledi in aula
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. L’isola pedonale è morta,
viva l’isola pedonale. Chiuso
definitivamente il caso della chiusura al
traffico di via dei Mille dall’intervento
del tar di una settimana fa, col ritorno
delle auto, dei clacson e delle doppie
file, la questione, inaspettatamente, si
riapre in consiglio comunale. Là dove,
in primavera scorsa, si era chiusa.
L’ISOLA CHE NON C’E’. Mercoledi
prossimo si discuterà di nuovo di cosa è
pedonalizzabile e cosa no. Anche
perchè, col Natale alle porte i tempi
stringono. Di fatto, durante una seduta
di commissione, i consiglieri comunali,
che votando il piano urbano del traffico
avevano cancellato la via dei Mille
dalle zone da chiudere al traffico
veicolare, attendono
dall’amministrazione una nuova
proposta. Da discutere e poi votare. La
risposta dell’amministrazione sta tutta
nella pazienza di Giobbe che l’assessore
alla Mobilità Gaetano Cacciola è
riuscito a mettere in campo. Perchè i
piani dell’amministrazione non sono
cambiati dalla primavera ad oggi. Da
quando, cioè, il consiglio ha bocciato le
proposte della giunta. Si sono semmai
ampliati.
E QUELLA CHE VERRA’. Nel piano
urbano del traffico immaginato dalla
giunta guidata da Renato Accorinti,
le aree da pedonalizzare sono molte di
più di quelle di oggi. E riguardano un
ampliamento dell’attuale zona
pedonale del Duomo, una
“connessione” tra questa, quella cioè
dell’area storica, con l’area commerciale
di viale san Martino. Intorno al quale è
prevista una grande area inibita al
traffico e tagliata in due dalla via
Maddalena (e che ovviamente include
anche via dei Mille), e che a valle dela
viale san martino prosegue con la
“rambla”, invocata spesso da Pippo
Trischitta, consigliere di Forza Italia
dalla penna del quale è partito il
ricorso sul quale il tar ha concesso
sospensiva, riaprendo al traffico la via
dei Mille. Come risponderà il consiglio
comunale alla “provocazione”? La
polarizzazione intorno alla via dei
Mille, tra chi la voleva aperta alle auto
a tutti i costi e chi a tutti i costi la
voleva pedonale, pare essersi attenuata.
Con la promessa che non tutto ciò che
è contenuto nelle proposte
dell’amministrazione sarà attuato
insieme. nel frattempo, via dei Mille è
stata riaperta alle auto.
GLI ARREDI? IN GARAGE. Che fine
hanno fatto gli arredi urbani che erano
stati piazzati per abbellirla? Una fine
infausta. perchè il dipartimento
patrimonio del comune di Messina di
acquisirli non ne ha voluto sapere. E
quindi, la cura di conservarli, sperando
di poterli ritirare fuori in breve tempo,
è ricaduta sulle spalle dei
commercianti. Che già si erano attivati
ad acquistarli e piazzarli. la beffa, oltre
al danno.
L’INTERVENTO di Giuseppe Ruggeri
Una via diventata piazza della città
DI GIUSEPPE RUGGERI
MESSINA. Una sentenza, con la fulmineità
di un colpo di spugna, ha cancellato
un’idea. Un’idea diventata realtà e
promossa a pieni voti dalla cittadinanza, prova ne
siano le ripetute manifestazioni che hanno inondato
le vie del centro. Vie di solito annegate nella loro
disarmante anonimia, chiara testimonianza di una
comunità che fatica a sollevare la testa schiacciata da
un piede oscuro al quale non si sa se dare il nome di
apatia o rassegnazione.
O di potere. Un potere occulto, al quale nessuno osa
dare un nome perché, se lo fa, rischia di essere
tacciato di visionarietà. Così, soggiogato dalle sue
stesse allucinazioni, l’uomo della strada finisce per
deporre le armi e chiudersi nel silenzio della sua casa
dalla cui finestra continuerà a guardare fuori nella
lontana speranza che qualcuno – la Provvidenza, o
cos’altro – intervenga al suo posto. Non è stato così
per l’isola. L’isola pedonale di via dei Mille della quale,
dopo tanti anni di chiusura transitoria per le festività
natalizie, si è “sperimentata” la permanenza. Con
quel poco che la città si può permettere, ovvio, pochi
arredi magari di dubbio gusto, qualche fioriera non
sempre scerbata, il tutto montato su un asfalto a
groviera. Ma di piccoli passi, si sa, è costellato il
sentiero delle buone intenzioni.
Sull’isola pedonale di via dei Mille si è scommessa la
città. La città di quanti, stanchi di guardare dai vetri
della finestra, sono usciti finalmente di casa per far
quattro passi lungo il centinaio di metri che separano
l’incrocio di via Bixio dalla via Tommaso Cannizzaro.
Riscoprendo il piacere di esserci. Insieme. Con un
occhio puntato sulla finestra di Porta Messina (che nel
frattempo ha sostituito la finestra di casa) dalla quale
è possibile ammirare il mare, simbolo per eccellenza
di una città che al mare deve la sua storia e la sua
gloria passata. Per guardare al futuro.
E ci si tengono anche riunioni. Comizi, convegni,
dibattiti. Basta un palco, un impianto di
amplificazione e quattro sgabelli mentre, da parte
loro, alcuni commercianti forniscono di buon grado
centonove pagina 15
una ventina di sedie per il pubblico. E tanta buona
volontà. E soprattutto il piacere di essere protagonisti
e, al tempo stesso, strumenti di quel progresso civile
dal quale è impossibile scindere la democrazia. La
democrazia - ci hanno insegnato - è governo
popolare. E perché dunque, in una democrazia non
deve essere il popolo a esprimere il suo volere, ma le
leggi che, pure approvate dal popolo, riescono - non
si sa come - a sancire situazioni che rispecchiano tutto
l’opposto di questo volere?
Non è facile capire come andrà a finire questa
vicenda. Chi scrive si limita a esprimere il proprio
punto di vista, a quanto pare condiviso non solo
dall’Associazione Millevetrine ma da una gran parte
della cittadinanza che più di una volta è scesa in
piazza (evento quanto mai raro a Messina) per
sostenere l’iniziativa dell’isola pedonale. E questo
parere è che gli spazi aggregativi sono fondamentali
per qualsiasi comunità. La riapertura al traffico della
via dei Mille, diventata in pochi mesi la “piazza” della
città è un passo indietro nell’evoluzione della nostra
storia. Vogliamo tutti, davvero, che i messinesi si
rintanino nelle loro case?
21 Novembre 2014
sicilia
Dissesti nei Nebrodi
L’INCHIESTA. Da Giampilieri a Naso le aree a rischio. Complici piogge e mancata cura dei torrenti
Questa provincia è una frana
I dissesti idrogeologici colpiscono sempre di più i centri abitati dei comuni messinesi.
Il Genio Civile scrive ai sindaci. L’assessore regionale Maurizio Croce batte cassa a Roma
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
MESSINA. Arriva la stagione delle
piogge e i comuni del messinese
cominciano a tremare. La provincia di
Messina da anni si conferma il territorio
siciliano con il maggior numero di
dissesti idrogeologici gravi. Giampilieri,
Scaletta Zanclea, Barcellona, Saponara,
San Fratello, Naso. L’elenco è lungo.
Proprio per questo le allerte meteo si
fanno sempre più frequenti e fare una
mappa delle criticità diventa complicato.
L’unica certezza? «Se prima i problemi
riguardavano le zone collinari ora i
rischi riguardano i centri cittadini risponde Franco Roccaforte, geologo
della Provincia regionale di Messina - il
rischio non può far stare tranquilli
nessuno, anche se storicamente le
piogge più intense hanno riguardato la
parte jonica del nostro territorio, da
Scaletta a Giardini Naxos, infatti quando
il fango invase Barcellona la
perturbazione passò da Castroreale
tramite il corridoio della Valle
dell’Alcantara» .
IL MUNICIPIO DI NASO. Sui
Nebrodi ne sa qualcosa Daniele Letizia,
sindaco di Naso. A gennaio ha dovuto
lasciare d’urgenza il municipio e
trasferire gli assessorati in altra sede
poichè una frana ha colpito il centro
storico e minato la stabilità dela casa
comunale. «Le nostre piogge ormai sono
caratterizzate dalle cosiddette “bombe
d’acqua” - continua Roccaforte - quando
queste colpiscono le zone di campagna
in qualche modo vengono assorbite dal
terreno e, nei casi più gravi, si verifica
qualche frana. Quando colpiscono i
centri cittadini cementificati l’acqua
ruscella, la portata al suolo aumenta e
accadono le tragedie. Bastano anche 20
centimetri di acqua». Il geologo fa
riferimento ad uno studio dell’università
di Napoli degli anni 90 che citava
proprio Messina e registrava già allora
un fenomeno che negli anni a venire
sarebbe stato sempre più grave.
L’esempio riguardava la centralissima via
Tommaso Cannizzaro. «Nella Tommaso
Cannizzaro - riprende Roccaforte -
strada a forte pendenza, basta un flusso
di 20 centimetri di acqua, da monte a
valle, per raggiungere la velocità di 3
metri al secondo e spostare le auto
parcheggiate». Per il momento la
Provincia regionale di Messina ha aperto
cantieri (o sta per appaltarli con decreti
di finanziamento già firmati) per un
totale di otto milioni di euro.
Riguardano principalmente interventi di
messa in sicurezza di aree vicino a
strade provinciali e torrenti, questi
ultimi delle vere e proprie bombe ad
orologeria.
TORRENTI AD OROLOGERIA. «I
greti dei torrenti sono “sovralluvionati” -
spiega Leonardo Santoro, capo del
Genio Civile di Messina - si sono
riempiti così tanto di materiali trascinati
da monte che spesso sono più alti
rispetto alle strade circostanti e quando
piove straripano». Santoro ha scritto alle
amministrazioni comunali del messinese
invitandole ad attivarsi per pulire queste
aree e ripristinarne la funzionalità
idraulica. Il dirigente ha, inoltre,
reintrodotto l’articolo 93 del testo unico
sulle acque secondo cui la distanza
minima dei nuovi fabbricati dai torrenti
deve essere di almeno dieci metri. «Fino
ad oggi - continua Santoro - la norma
non veniva rispettata perchè ci si
appellava ai dettami del piano
regolatore generale che in molti casi
consentiva una distanza minore». Il
Genio Civile ha aperto cantieri per un
totale di 4 milioni di euro di opere per
completare ricostruzione di Giampilieri
e Scaletta.
CROCE VOLA A ROMA. L’assessorato
regionale al Territorio ed Ambiente,
invece, ha finanziato al Genio Civile
circa 70 perizie su altrettanti tratti di
torrenti, per metterli in sicurezza. Ad
eseguire i lavori di pulizia saranno i
mezzi dell’Esa, Ente sviluppo agricolo.
«Stiamo lavorando alla programmazione
2014 -2020 -dice Maurizio Croce, neo
assessore regionale al Territorio, già
commissario per la mitigazione
idrogeologica nelle regioni Puglia e
Sicilia - il 4 dicembre prenderò parte ad
un incontro a Roma per comunicare le
esigenze della nostra isola nell’ambito
del piano nazionale che ha 7 miliardi e
mezzo di euro di dotazione. L’80%
saranno destinati al Sud». Croce ritiene
che uno dei primi interventi in Sicilia
dovrà essere l’aggiornamento del Pai,
Piano per l’assetto idrogeologico. «E’
fermo al 2005. Per programmare
dobbiamo avere una fotografia
aggiornata delle criticità. Di mezzo ci
sono stati fenomeni come Giampilieri e
Saponara». Il fenomeno che ormai si sta
manifestando in tutta la sua
drammaticità è il dissesto provocato
dall’erosione e dalle relative mareggiate.
«Se nei centri collinari il problema è
legato agli smottamenti - continua Croce
- per i comuni costieri gli “attacchi”
LA SCHEDA
Una valanga di cantieri
DECINE I LAVORI APPALTATI DA PALAZZO DEI LEONI
PER METTERE IN SICUREZZA IL TERRITORIO. ECCO LA MAPPA
MESSINA. Sono decine i cantieri della Provincia regionale di
Messina per la messa in sicurezza delle aree a rischio
idrogeologico. E - come assicura il dirigente dell’Ufficio
tecnico, Benedetto Sidoti Pinto - altri sono in fase di partenza.
Ecco la mappa: Amodernamento e messa in sicurezza strada
provinciale 176 “Castelluzzese”, comuni di Pettineo, Castel di
Lucio e Mistretta (3 milioni 500 mila euro); Lavori di
sistemazione e messa in sicurezza strada provinciale Rodì
Milici - Fondachelli Fantina (un milione 500 mila euro); Messa
centonove pagina 16
in sicurezza dei massi pericolanti strada provinciale 161 Alcara
Li Fusi (100 mila euro); Bonifica scarpate comune di Capizzi
(150 mila euro); Bonifica scarpate comune di Caronia (200
mila euro); Ripristino viabilità Stada provinciale 168 tratto
interessato da frane del marzo 2010 contrada Lineri di
Caronia (2 milioni 280 mila euro); Ripristino viabilità e
convogliamento delle acque, opere di contenimento frane
statale 119 Montalbano (250 mila euro); Consolidamento con
terre armate, Provinciale 110 Montalbano (380 mila euro);
Regimentazione acque e bonifica scarpate statale di
Sanguinera - Sant’Agata Militello (200 mila euro); Bonifica
scarpate e canalizzazione acque Provinciale 136 Ucria;
Rifacimento piano viabilità Boschitto - Mindozzo . Nasidi (40
mila euro); Manutenzione canale S. Lucia per salvaguardia
Provinciale 148 della Piana di Capo d’Orlando (46 mila euro);
Patti - San Piero Patti 2° Lotto (2 milioni 500 mila euro).
sicilia
21 Novembre 2014
LA POLEMICA
giungono dal mare».
In realtà a livello locale gli
amministratori comunali conoscono
bene le criticità ma i fondi non bastano
mai. Il responsabile della Protezione
Civile di Giardini Naxos, Francesco
Alfonso, ha detto che per il suo Comune
«è importante ed urgente la
manutenzione del tratto di torrente
compreso tra il ponte ubicato sulla
Statale 114 ed il ponte di via Stracina».
Peppe Maimone, presidente
dell’associazione Adasc, ha lanciato
l’allarme denunciando la rottura in più
punti degli argini del Torrente Mela. «Le
acque vanno nuovamente convogliate
nel torrente Mela per scongiurare il
ripetersi del fenomeno alluvionale della
contrada Fiumarella del 22 novembre
2011», ha detto.
UN PAC DI FONDI. La Regione,
tramite i fondi Pac (Piani di azione
coesione), finanzierà due interventi per
arginare il rischio di dissesto
idrogeologico nel torrente Longano di
Barcellona e nel torrente Patrì, nell'area
che va da Fondachelli Fantina a Rodì
Milici. I bacini del Longano e del Patrì
sono stati interessati da smottamenti ed
esondazioni. I progetti regionali si
riferiscono, nello specifico, alla
manutenzione delle opere di difesa degli
alvei e della viabilità e regimentazione
delle acque, rispettivamente per importi
di 901 mila euro 857 mila. La giunta di
Barcellona di Maria Teresa Collica ha
aderito al "Contratto di fiume". Anche
L’assessore regionale Maurizio Croce
Il geologo Franco Roccaforte
questo "contratto" riguarda il
ridimensionamento del dissesto
idrogeologico, allargandolo però anche
alla prevenzione e riduzione
dell'inquinamento e alla protezione delle
risorse idriche.
ALLE IMPRESE CI PENSA L’IRFIS.
Le alluvioni, colpendo sempre di più i
centri cittadini, hanno messo in
ginocchio tante imprese. L’Irfis, società
finanziaria specializzata nel credito
agevolato e nella erogazione di Fondi
regionali come spiega il vice presidente
Ettore Sanfilippo, nell’ultimo biennio ha
deliberato circa 280 finanziamenti per
agevolare altrettante ditte messinesi
danneggiate dal maltempo: 12 milioni
nel 2013; 11,2 nel 2014.
A Saponara, dove sabato 22 novembre
verrà ricordato il terzo anniversario
dell’alluvione con una messa in suffragio
delle tre vittime, invece, i primi soldi per
la messa in sicurezza delle aree stanno
arrivando solo oggi. «Si tratta di due
interventi per complessivi tre milioni di
euro - anticipa il sindaco Nicola Venuto Per la progettazione esecutiva abbiamo
chiesto aiuto all’ufficio tecnico del Genio
Civile». Il collega di Naso Daniele
Letizia, invece, è in attesa che la Corte
dei conti dia il visto al decreto di
finanziamento da 3 milioni 840 mila
euro per avviare lavori. «Naturalmente
si tratta di somme insufficenti - ammette
Letizia che addirittura il 24 gennaio ha
dovuto lasciare il municipio minacciato
da una frana - ma almeno cominceremo
a fare qualche intervento nella zona
Santo Spirito da dove è partito il
dissesto». Per la nuova casa comunale
attende tempi migliori, i fondi
potrebbero arrivare con il
riconoscimento dello stato di emergenza
da parte del Consiglio dei Ministri, così
come richiesto dalla Protezione civile
nazionale.
SCALETTA ZANCLEA. Cinque anni fa il cardinale Angelo Bagnasco confermava l’assegnazione di un milione alla Curia
Moschella alla ricerca dei fondi della Cei
IL SINDACO CONTINUA A NON RICEVERE RISPOSTE SULL’UTILIZZO
DELLE SOMME A DISPOSIZIONE DEGLI ALLUVIONATI
SCALETTA ZANCLEA. A distanza di cinque anni nessuno
riesce a dare una risposta certa. A confermare che la
Cei avesse inviato un milione di euro per aiutare gli
alluvionati di Scaletta Zanclea e Giampilieri era stato lo
stesso presidente della Conferenza Italiana Episcopale,
il cardinale Angelo Bagnasco, durante la visita tra le
macerie provocate dall’alluvione. La presidenza della
Cei aveva stanziato le somme dai fondi dell’otto per
mille, invitando «a sostenere le iniziative di solidarietà
promosse dalla Caritas Italiana per alleviare così le
sofferenze di quelle popolazioni colpite da questa
tragedia». Dal dicembre 2009 ad oggi di questi fondi
non si riesce a sapere nulla. La domanda se la continua
a porre anche il sindaco di Scaletta Zanclea, Gianfranco
Moschella, che nelle settimane scorse ha ripresentato il
quesito a padre Vincenzo D’Arrigo, parroco di Alì
Terme e rappresentante della Curia di Messina sul
territorio in qualità di foraneo della zona Jonica. «Mi
ha risposto in modo vago - sostiene il sindaco aspettano che il comune proponga qualche progetto
ma, anche in passato, tutto quello che avevamo
suggerito, per un motivo o per un altro, non andava
bene. A noi basta un segnale che dia speranza per il
futuro. Si potrebbe ripristinare un’oratorio (quello
delle suore è stato distrutto dal fango), un parco
giochi, un campetto da calcio». Anche il direttore della
Caritas diocesana, don Gaetano Tripodo in passato
La visita del cardinale Bagnasco nelle aree alluvionate di Messina
giustificava il mancato utilizzo in non meglio precisati
problemi tecnici. Scaletta è ancora un cantiere. Sono
stati portati avanti lavori per oltre dieci milioni di euro,
in particolare sono stati messi in sicurezza i torrenti che
esondarono: Racinazzi, Dievieto e Saponarà. Tanto c’è
da fare. Ancora oggi rimane impraticabile la strada che
conduce al cimitero. Specialmente i più anziani sono
impossibilitati ad andare a trovare i propri defunti.
«Ancora deve essere fatto tanto, specialmente dal
punto di vista psicologico - conclude il sindaco
Moschella - quando comincia a piovere c’è gente che
lascia le case e si trasferisce altrove».
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Comitato alluvionati
Sfiduciato il presidente
IL DIRETTIVO VOTA LA MOZIONE
CONTRO LUCIANO. MA L’ULTIMA
PAROLA TOCCA ALL’ASSEMBLEA
SAPONARA. Si spacca il comitato
degli alluvionati di Saponara.
Sabato 22 novembre ricorrerà il
terzo anniversario di quel tragico
evento in cui persero la vita il
piccolo Luca Vinci, 10 anni, Luigi e
Giuseppe Valla, 50 e 25 anni.
L’amministrazione comunale
sabato 22 novembre, alle 18,30,
ricorderà l’evento con una messa
solenne nella chiesa di Scarcelli.
Venerdì 21 novembre, alle 15,
invece, verrà inaugurato un centro
di aggregazione giovanile in
località Cavaliere grazie a
contributo del Banca Credito
siciliano e al gruppo Anpas. Con i
fondi è stata riconvertita parte di
un edificio scolastico attualmente
non utilizzato. A surriscaldare gli
animi, però, è lo scontro interno al
“Comitato per la ricostruzione di
Saponara” costituito dagli
alluvionati. Lo scorso 7 novembre
il direttivo ha sfiduciato
all’unanimità il presidente Nadia
Luciano. Presenti quattro
rappresentanti su sette. Il legale
ha rappresentato gli alluvionati
sin dalla costituzione. Il 29
novembre, alle 19, nella biblioteca
comunale è prevista l’assemblea
con all’ordine del giorno l’elezione
del nuovo direttivo e la modifica
dello statuto. «Ho già dato
mandato allo studio legale
Gazzara di Messina di diffidare
queste persone - sostiene
l’avvocato Luciano - ho intezione
di portare a compimento il mio
mandato triennale. A norma di
statuto solo l’assemblea sovrana
può destituirmi dall’incarico». A
replicare il vice presidente Mariella
Puglisi che, secondo il verbale del
7 novembre, guiderà il direttivo
fino all’assemblea. «Il direttivo l’ha
nominata e lo stesso direttivo l’ha
sfiduciata - replica Puglisi - Per
quanto ci riguarda non ricopre più
nessun ruolo. Sarà poi l’assemblea
a stabilire chi dovrà sostituirla o,
perchè no, riconfermarla. A mio
giudizio solo un alluvionato può
capire il dramma che stiamo
passando e può tutelare i nostri
diritti, non un esterno». (Gia.C.)
21 Novembre 2014
sicilia
MAZZARA’ SANT’ANDREA. A tu per tu con il sindaco Salvatore Bucolo
Quelle accuse? Le “rifiuto”
Si dice certo che il governatore non requisirà la discarica e punta il dito contro chi lancia l’allarme
sui pericoli per la salute. E sui rapporti con Tirrenoambiente assicura: «Godo di amicizie e fiducia»
MESSINA. “Ho così tanta fiducia in
Rosario Crocetta che sono certo lui non
requisirà mai la discarica Mazzarrà
Sant’Andrea”.
Salvatore Bucolo, 35 anni, docente di
storia e filosofia al liceo di Capo
d’Orlando, eletto con una lista civica, è
sindaco del comune di Mazzarrà
Sant’Andrea, un tempo la città dei
vivai, oggi la città maggiormente a
rischio della Sicilia per i rifiuti.
Perché crede che Crocetta non
requisirà la discarica?
Perché è persona di grande sensibilità.
Ha conosciuto lui stesso Mazzarrà S.
Andrea nel corso della festa patronale
di Maria Santissima delle Grazie, in
presenza di sua Eminenza il signor
Cardinale Giovanna Coppa: in
quell'occasione ho manifestato quali
erano i motivi per i quali avrei votato
Crocetta, ex sindaco antimafia, che
aveva liberato la città di Gela dal
crimine organizzato e per questo
andava preso ad esempio.
Quanti voti ha preso Crocetta a
Mazzarrà?
Primo eletto.
La discarica - secondo la Procura- è
a forte rischio ambientale. Lei non
ha mai avuto nessun “sentore” di
queste difformità? Di questi
abbancamenti selvaggi?
Per due anni e mezzo ho avuto modo
di frequentare la Regione in presenza
dei miei tecnici, oltre che dei tecnici
dell’Arpa e dei funzionari della
Regione: nessuno ha mai rilevato
situazione di allarme.
C’era pure il funzionario Cannova?
Sì, ho avuto modo di incontrarlo più
volte.
E tutto era a posto?
Sì.
Ma perché il sindaco Mario Foti ora
denuncia tutti questi rischi per la
incolumità non solo dei cittadini di
Furnari, ma anche dei sui
concittadini?
Ho avuto modo di apprendere,
ultimamente, che l’avvocato Mario
Foti, sindaco di Furnari, ha sempre
manifestato un grande interesse per la
comunità mazzarese. Tanto che i suoi
incarichi legali sono stati confermati
dalla giunta Giambò a quella
successiva di Navarra: ha avuto ben
diciassette incarichi legali. E tutti ben
pagati.
Senta, si dice che lei abbia
sottoscritto ben sedici mutui per
Salvatore Bucolo
fare andare avanti Mazzarrà
Sant’Andrea. Ma con questi mutui
che cosa avete fatto?
I mutui li ho ereditati dalle precedenti
amministrazioni. E ho continuato a
pagare, garantendo gli stipendi ai
dipendenti, agli articolisti e
assicurando tutti i servizi essenziali del
Comune.
Ma a che titolo venivano sottoscritti
questi finanziamenti, visto che non
sono mutui con la Cassa depositi e
prestiti ma con istituti di credito
ordinari?
Bisognerebbe chiederlo all’ex sindaco
Carmelo Navarra. E specialmente all’ex
assessore Carmelo Pietrafitta,
proponente di un mutuo di tre milioni
e mezzo di euro contratto con la filiale
del Monte Paschi di Siena.
Ma Tirrenoambiente, società della
quale lei in qualità di sindaco è il
maggiore azionista, non paga le
somme dell’equo indennizzo?
Tirrenoambiente dal 2002 al 2012 si
era trattenuta somme importanti, quasi
un milione e mezzo di euro. Somme
che per mezzo dell’incarico che io ho
affidato all’avvocatessa De Domenico
abbiamo del tutto recuperato.
Ma non ci sono altre somme che
l’azienda dovrebbe riconoscere al
comune capofila?
Nel maggio del 2012 ho dato incarico
all’amministrativista Salvatore Librizzi
per chiarire la questione delle 430mila
euro di dividendi che il Comune non
ha mai incassato, giacchè Carmelo
Navarra, l’ex sindaco, ha ceduto il 6%
a una serie di comuni, ribaltando la
“governace” interna alla società: le
faccio notare solo che il comune di
Sommatino, in provincia di
Caltanissetta, detiene l’1,86% e non ha
mai pagato la quota sociale, come del
resto tutti gli altri comuni, fatta
eccezione per Villafranca Tirrena.
Ma non avete crediti, attraverso la
società mista, per quasi cento
milioni verso gli altri comuni?
I crediti sono 75 milioni, maturati negli
ultimi dieci anni. Di questi quelli da
riconoscere a Mazzarrà sono solo le
somme che da bilancio risultano come
utili aziendali.
Dicono che lei sia "il padre-padrone"
della società e che la fa
amministrare da suoi uomini: chi ha
segnalato?
Io godo dell’amicizia, oltre che della
fiducia, dei sindaci che mi hanno
lasciato nominare persone a me vicine:
il presidente Antonella De Domenico, il
ragioniere Carmelo Bisognano,
Giuseppe Reale, commerciante, e il
signor Antonino Lonardo, tutte
persone di mia fiducia.
E’ stato chiamato dal Prefetto o da
qualche magistrato in merito alla
gestione della discarica di
Mazzarrà?
Io dal prefetto vado spontaneamente
per motivi istituzionali. Nessun
magistrato mi ha finora chiamato in
merito alla gestione della discarica.
Qualcuno sostiene che lei abbia
quote "schermate" della società
Tirrenoambiente: solo infamità?
Dicono anche altro…
Ad esempio che lei spende 500 euro
per un paio di jeans?
E’ frutto di invidia. Gelosia. E attività
finalizzate a delegittimarmi per il
lavoro di trasparenza che sto portando
avanti, soprattutto in difesa dei
lavoratori. Una attività che dispiace a
chi guadagnava tanto , anche
attraverso consulenze "mirate".
E.B.
RITRATTI
Un fervente cattolico amico della Cucinotta
CINQUE LAUREE PONTIFICIE MA NON DISDEGNA LA VITA MONDANA. CON LA FIDANZATA DI BERLUSCONI AD ESEMPIO...
MAZZARRA’ SANTANDREA. Di lui dicono che per il suo
profumo "Bond New York" spenda trecento euro a
confezione e lo fa arrivare direttamente dall’America. Ma
Salvatore Bucolo, è presente nella vita mondana della
politica. Tra le sue amiche più attive Francesca Pascale,
l’ultima fidanzata di Berlusconi che è riuscita a far
incontrare l’ex premier con Wladimir Luxoria.
Fervente cattolico, appassionato di letteratura ispanoamericama, ha tra i suoi autori preferiti lo scrittore
guatemalteco Asturias: vanta cinque lauree tra pontifice e
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statali, e una specializzazione in bioetica e sessuologia.
Tra i suoi amici, oltre che Mariagrazia Cucinotta, che
incontra ogni qual volta lei torna a Messina, il cantautore
Amedeo Minghi e Fausto Leali, che è venuto a Mazzarrà e
ha intonato per tutti : "A chi...".
Nel 2012 Salvatore Bucolo, appena diventato sindaco, con
l'ausilio di un camion Tigrotto ha trasportato un albero di
arancio da Mazzarrà ai Giardini Vaticani, per donarlo al
Papa Benedetto. Che lo ringraziato, nominadolo: "il mio
amico siciliano".
21 Novembre 2014
sicilia
Il sindaco di Capo d’Orlando Enzo Sindoni
CAPO D’ORLANDO. Il sindaco Sindoni “baratta” i nomi degli edifici pubblici in cambio di investimenti sul territorio
Dolce & Gabbana firmano il Comune
Oltre agli stilisti contattato l’emiro del Qatar per “offrirgli” il nome del porto in costruzione.
A rivoluzionare la toponomastica anche Rometta e Acquedoci. Tra ex rettori e campioni dello sport
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
Messina. «Il municipio di Capo
d’Orlando lo vorremmo intitolare a
Dolce e Gabbana. Il nuovo porto,
invece, all’emiro del Qatar. Tutto
dipende dalla loro disponibilità ad
investire sul territorio». La riscrittura
della toponomastica a Capo d’Orlando
passa dal....bancomat. Chi pensa che il
sindaco Enzo Sindoni scherzi non lo
conosce bene. Anche se a Sindoni
piace provocare, con lui passare dalle
parole ai fatti è questioni di attimi.
L’ultima idea è quella di intitolare
edifici pubblici e strutture comunali ai
vip che hanno intenzione di investire
sul territorio. Sindoni si sta muovendo
per contattare gli stilisti Dolce e
Gabbana e l’emiro del Qatar, uno degli
uomini più ricchi del mondo con 2
miliardi di dollari di patrimonio
personale. Il revisionismo topografico,
comunque, negli ultimi tempi sta
coinvolgendo tanti comuni del
messinese dove sempre più
amministrazioni stanno preferendo
personaggi contemporanei ai vari
Bixio, Garibaldi o Mille. Basta recarsi
ad Acquedolci per passeggiare lungo
la via Ferdinando Latteri, rettore
dell’Università di Catania, scomparso
qualche anno fa. A Rometta, invece,
l’impianto sportivo è intitolato a
Marco Simoncelli, campione di Moto
Gp vittima di un tragico incidente di
gara. Novità ci saranno ben presto
anche a Barcellona dove
l’amministrazione del sindaco Maria
Teresa Collica ha nominato una nuova
commissione che dovrà rendere più
attuale la toponomastica cittadina. A
Milazzo, invece, il sindaco Carmelo
Pino ha dedicato strade a personaggi
che hanno fatto la storia recente del
comune, come il sindacalista Tindaro
La Rosa, bandiera del Partito
Comunista. Nel comune mamertino,
però, vi sono resistenze nell’intitolare
il campo sportivo Grotta Polifemo a
Marco Salmeri, il calciatore ventenne,
protagonista della storica promozione
della squadra locale nella serie C. A
chiederlo una petizione con 10 mila
firme.
L’apripista è stata Capo d’Orlando
dove si è ultimata recentemente una
lunga battaglia legale sul nome della
vecchia Piazza Garibaldi oggi Piazza
IV Luglio. Basta pensare che il
lungomare è intitolato al cantante
Ligabue e il palazzetto dello sport al
giocatore di Basket Alessandro
Fantozzi che militò nell’Orlandina,
oggi in A1. «La scelta di cancellare
dalla nostra toponomastica nomi
come quello di Garibaldi, ma la stessa
cosa riguarda anche Crispi o Bixio, è
puramente identitaria - precisa
Sindoni - bisogna smetterla di esaltare
figure che hanno fatto male al nostro
territorio. Al contrario, le operazioni
che hanno portato a scegliere Fantozzi
o Ligabue, è marketing territoriale
puro. Si tratta da un lato di
personaggi positivi che in qualche
modo rispecchiano anche l’immagine
che vuole dare Capo d’Orlando, ma
dall’altra anche un modo per far
parlare di noi. Naturalmente, in
entrambi i casi, ho prima concordato
con loro ed ottenuto il permesso». Nel
comune orlandino la piazza Garibaldi
ha cambiato nome e si chiama IV
Luglio in ricordo di una sanguinosa
battaglia che nel 1299 interessò il
centro tirrenico. «Abbiamo superato
ogni ostacolo posto dall’Associazione
Garibaldi che in un prmo momento
aveva ottenuto un primo successo per
questioni di forma e non di sostanza».
Ora si punta sull’emiro del Qatar.
«Con la nascita del porto tramite
project financing abbiamo bisogno di
investitori - spiega il primo cittadino in cambio del suo aiuto gli
intitoleremo il bacino. Stessa cosa con
il municipio per Dolce e Gabbana. La
mia è una proposta seria, chiamiamolo
un baratto alla luce del sole».
A rivoluzionare la toponomastica di
Rometta saranno, invece, diciassette
donne. Il sindaco Nicola Merlino ha
deciso di affidare a loro il compito di
riscrivere la storia del comune. Il 30
agosto, tra mille polemiche, fu
intitolata la piazza stazione a
Graziella Campagna, la sedicenne
uccisa dalla mafia. L’amministrazione
ha deliberato di recente di intitolare
un tratto di strada nei pressi della ex
pretura dove - fra l’altro - prestò
servizio al giudice Cesare Terranova,
anche lui ucciso dalla mafia. «Siamo
in attesa dell’okay della prefettura per
dedicare una via alla cantautrice
siciliana Rosa Ballistreri anticipa il vice sindaco Giuseppe
Laface - si tratta di scelte fatta dalla
commissione toponomastica al
femminile. Siamo dell’opinione che
tocchi a loro riscrivere la storia in
chiave moderna».
MILAZZO
Diecimila firme per Marco Salmeri
PETIZIONE PER INTITOLARE LO STADIO AL CALCIATORE SCOMPARSO
Milazzo. Diecimila firme per intitolare lo stadio Grotta Polifemo alla memoria di
Marco Salmeri. A Milazzo c’è tensione sulle incertezze dell’amministrazione che ha
opposto motivazioni burocratiche di fronte all’intitolazione della struttura al
giovane calciatore morto in un incidente stradale nei mesi scorsi. Secondo
l'assessore comunale allo Sport, Pippo Midili, al momento ciò non sarebbe possibile
poiché "le leggi non ce lo consentono in quanto prevedono questo tipo di
celebrazioni solo dopo il decimo anno dalla morte". Ma secondo la legge italiana
per superare tale ostacolo basta l'ok del Prefetto. La legge (n.1188 del 1927)
obbligherebbe ad aspettare un decennio. ma prevede anche deroghe.
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Marco Salmeri
21 Novembre 2014
sicilia
MESSINA. Ritratto di uno srilankese di Sicilia col sorriso che spiazza. Come la sua cucina
Suresh, campione di pizze
Novantotto coppe , l’ultima mondiale grazie a un mix di cipolla rossa, ananas, mango e uva passa.
Ora che ha imparato l’arte pensa a regalare un futuro ai suoi giovani compaesani. La testimonianza
DI
RAFFAELLA SCHIRÒ
MESSINA. Trentaquattro anni e un
nome impronunciabile. Migliaia di
pizze sfornate con passione e umiltà.
Suren per tutti, srilankese col sorriso
che spiazza, giubbotto bianco col
tricolore indossato con orgoglio. E’ lui
il primo straniero ad avercela fatta,
nessuna spinta, nessuna ‘pedata’. Solo
tanta voglia di farcela. E così,
novantotto coppe dopo “tutte portate
al Paese” racconta la sua avventura
italiana mentre giocherella con l’iphone, controlla le notifiche, si liscia
la giacca ricevuta in premio quando,
insieme alla pala e alla coppa è stato
incoronato miglior pizzaiolo a livello
mondiale davanti ad un’esigente
giuria che non ha più dimenticato il
suo nome, anche se difficilissimo.
Suresh Rajasingha, ridacchia
indicando il cognome, così lungo e
irripetibile che ci rinuncia pure lui.
Suren per tutti, dunque. Cipolla rossa,
ananas, mango, uva passa e salsiccia.
Questa la pizza classica –se lo dice
lui- che gli ha consegnato lo scettro di
miglior pizzaiolo mondiale. Una bella
soddisfazione per un allora trentenne
che nemmeno capiva bene la nostra
lingua ma non si è perso d’animo ed è
andato avanti. Con la tenacia che solo
una vera passione può infondere. ”Ero
già cuoco quando sono arrivato in
Italia “, racconta Suran, che l’italiano
adesso lo mastica abbastanza bene.
“Ma la tentazione di andare oltre era
forte, e così il primo corso per
pizzaiolo”. Un mondo dove un
giovane ragazzo che ti sembra uguale
ad altri mille viene comunemente
additato e liquidato come
“extracomunitario”. Fine. C’è voluto
fegato per imporsi in una realtà dove
un’arte che si tramanda di
generazione in generazione viene
“contaminata” da uno che a malapena
comprende l’italiano, figuriamoci il
dialetto e le infinite sfumature che si
nascondono nell’antica tradizione
della pizza . Ma se con la lingua
arranca, Suren le mani in pasta
dimostra subito di saperle mettere, e
pure bene. La sfilza di premi e
riconoscimenti che riesce a
collezionare nel giro di pochi anni
Alcune immagini di Suresh Rajasingha
colmano le lacune linguistiche.
Umiltà e dedizione presto diventano
un distintivo che lo fa apprezzare ed
ammirare dagli addetti ai lavori. “Mi
hanno accolto come un figlio”
sottolinea. Dopo l’esperienza di Patti,
si racconta il ragazzo, arriva nel 2006
il primo concorso. Stupore e
scetticismo tra pizzaioli e giurati si
trasformano in ammirazione e
rispetto. Suren incanta tutti e si
conquista il terzo posto. E la stima e
l’affetto di tutto lo staff. Inizia a
IN CIFRE
Se passa... lo straniero
PALERMO - Aumentano i cittadini stranieri, che vivono in Sicilia: +13 mila
circa rispetto l’anno precedente. Lo rileva uno studio pubblicato dall’Istat
sulla popolazione straniera residente in Italia al 1° gennaio 2010. Sono
127.310 gli stranieri residenti nell’isola con un incremento dell’11,1%
rispetto al 2008, addirittura più alto rispetto al dato nazionale, che segna
+8,8%.Secondo l’istituto di statistica l’Isola si colloca al settimo posto nella
graduatoria nazionale per numero di stranieri. Le principali nazionalità
sono: Romania (26,9%), Tunisia (12,5%) e Marocco (9,0%). Andando, al
dettaglio provinciale, la concentrazione maggiore di stranieri si registra a
Caltanissetta con il 16,3% di stranieri. Seguono Catania (13,9%), Enna
(13,7%) e Agrigento (13,4%), Ragusa ( 12,5%), Trapani (11,7%), Messina
(11,5), Palermo (7,2%) e Siracusa (5,4%). Discorso a parte, invece, se si
guarda alle aree di provenienza: nei comuni di Vittoria e Trapani risiedono
rispettivamente 2. 043 e 1989 stranieri di nazionalità tunisina su un totale
di oltre 103 mila stranieri presenti in Italia. Dati contenuti anche nel Dossier
statistico immigrazione 2010 realizzato dalla Caritas Migrantes, che stima,
però, circa 164.000 stranieri nell’isola, circa 37 mila in più rispetto ai dati
Istat.
centonove pagina 20
sicilia
21 Novembre 2014
OCCORRE SAPERE
Spetta a loro risollevare il sistema pensionistico
PALERMO - Nel 2050 un terzo della popolazione italiana sarà composta da
immigrati. Stranieri sbarcati nel Belpaese per lavorare e figli e nipoti dei
migranti che in questi mesi il Mediterraneo sta rovesciando sulle nostre
coste. Nello studio «Replacement Migration: is it a solution to declining
and ageing populations?», redatto dal Dipartimento degli Affari sociali ed
economici dell’Onu vengono analizzati i movimenti migratori a partire dal
1995 e, attraverso modelli matematici, vengono prospettati diversi scenari
che disegnano per l’Italia la “necessità” di far entrare tra i 35.088.000 e i
119.684.000 di immigrati per “rimpiazzare” i lavoratori italiani. Visto che
tra 36 anni gli over 65 saranno il 35% della popolazione e presupposto che
il tasso di natalità per donna resti fermo a 1,2 bambini (negli Anni
Cinquanta la media era 2,3).
Se c’è chi chiede se per far fronte ad un declino economico e sociale
inevitabile non sarebbe meglio promuovere politiche a favore delle
famiglie per supportare chi vuole far figli, dall’altra le Nazioni Unite
stanno studiando come “sostituire” ai lavoratori italiani, francesi, inglesi,
tedeschi, spagnoli quelli provenienti dal Terzo Mondo per non far crollare
l’economia e il sistema pensionistico.
Nel 2050, secondo il dossier, saremo in 41.197.000, solo 194mila in più di
quanti eravano 64 anni fa. Il livello demografico più alto dal dopoguerra
l’Italia l’ha toccato nel 1995, con 57.338.000 residenti registrati. Da allora
una lenta e progressiva discesa, accompagnata dal calo della natalità e dal
costante invecchiamento della popolazione. Fenomeno che condividiamo
con quasi tutti i paesi europei. Ad esempio la Francia, che nel 1901 vedeva
nascere per ogni matrimonio 7,8 figli.
viaggiare e partecipare alle
manifestazioni in giro per Italia, dove
la sua arte viene presto riconosciuta e
premiata. “Ogni volta che mi
domandano il perché di questa scelta”
racconta il campione mentre sfoglia
foto delle premiazioni raccolte sul
telefonino “spiego che è la
professione che voglio portare nel
mio Paese”, sorride entusiasta
“desidero qualcosa di più”. Per se
stesso. Per la sua famiglia. Per dare
un riscatto alla sua terra. E
controcorrente rispetto al “ti piace
vincere facile” prosegue anno dopo
anno abbattendo pregiudizi,
scavalcando episodi di razzismo
“molto rari” ammette evocando
qualche caso isolato che liquida
elegantemente con un “l’ottanta per
cento dei siciliani sono accoglienti e
calorosi”. E per chiarire le cose
pontifica con sicurezza “la pizza non
è tutta orgoglio italiano” riferendosi
alle tavole egiziane dove già tremila
anni fa era presente, seppur in
versione minimal. Nel 2011 arriva il
grande salto. Angelo Enzi, presidente
Associazione Pizzaioli Italiani,
propone a Suren di aprire una scuola
per pizzaioli nello Srylanka. Nasce
così il “Word Pizza Association of
Lanka”, primo progetto per un
competizione tutta asiatica
riconosciuta e supervisionata da
quella italiana, che ha lo scopo di
diffondere dall’altra parte del globo la
passione che noi italiani abbiamo da
sempre per la pizza. Pizzaiolo a
Cefalù, Messina nel cuore e piedi per
terra. Una pizzeria in costruzione nel
suo paese, una scuola per formare
giovani pizzaioli asiatici in arrivo,
Suren ce l’ha fatta, e la pizza, mai
come oggi diventa sempre più
cosmopolita.
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21 Novembre 2014
sicilia
IL CASO
EVENTI. A Messina e Giardini la sesta conferenza internazionale sulle nuove frontiere contro i tumori
Oncologia, cura di bellezza
Presieduto dal professore del Papardo, Vincenzo Adamo, sono state approfondite le tematiche
legate all’universo femminile. Presentati alcuni casi clinici. Il nodo prevenzione
DI
EMANUELA GIORGIANNI
MESSINA. Un evento di enorme
portata, una sala piena di gente,
professionisti da tutte le parti del
mondo, medici, chirurgi, radioterapisti
e radiologi, tutti con un interesse
comune: la cura della paziente
oncologica nel suo essere donna.
Nell’Aula Magna dell’Università di
Messina, giovedì 13 novembre, si è
tenuta l’inaugurazione della “6th
International Conference on Integreted
Therapies in Oncology: Women Project
in Oncology: looking toward the
future”. La Conferenza Internazionale
è, poi, proseguita presso l’Hotel Hilton
di Giardini Naxos nei giorni 14 e 15
novembre. L’evento, presieduto dal
professore Vincenzo Adamo, direttore
Oncologia Medica del Papardo, ha
riunito questa equipe di alto livello per
affrontare, non solo, il problema delle
patologie oncologiche esclusivamente
femminili, quali il tumore al seno o alle
ovaie, ma anche le neoplasie che si
presentano spesso, come il tumore del
polmone e del colon retto.
“Le cause di queste patologie – afferma
Adamo - sono ormai da ricercare non
solo nei fattori genetici ma anche in
quelli ambientali. La vita della donna
l’ha esposta maggiormente a tutti quegli
elementi che contribuiscono
all’incidenza dei tumori.” Moltissimi e di
grande importanza sono gli argomenti
trattati, spaziando dall’ereditarietà alla
fertilità, soffermandosi, ancora di più,
proprio, sulla qualità della vita e sul
supporto psicologico durante il
trattamento oncologico. Dopo la
presentazione di Adamo, ad affrontare
queste problematiche sono stati il Prof.
Giuseppe Valle, Direttore di Anatomia
Patologica dell’ Istituto Europeo di
Milano, interessatosi dei cambiamenti e
delle future direzioni del percorso
molecolare nel cancro; Antonio
Giordano, direttore dell’ Istituto per la
ricerca del cancro di Philadelphia, con
un’ analisi dell’evoluzione della biologia
molecolare; Sabino De Placido, direttore
Oncologia Medica Università Federico II
di Napoli, affrontando lo studio dei
fattori preventivi per le terapie mirate e
Jalid Sehouli, direttore del Dipartimento
Ginecologico Università di Berlino, il
quale ha discusso del cancro alle ovaie,
e dei suoi nuovi approcci. L’incontro si è,
infine, concluso lasciando spazio alle
domande del pubblico. Il dibattito è
continuato nei due giorni successivi con
Ma per una risonanza
passano sei mesi
CATANIA. "Sei mesi per una risonanza
per sospetto tumore": E’ la denuncia
del Codacons dopo la segnalazione di
un 80enne affetto da una sospetta
neoplasia pancreatica, che non potrà
essere sottoposto a una risonanza
magnetica all'addome superiore
prima della primavera del 2015.
L'esame, secondo quanto riportato
dal Codacons, è stato chiesto dal suo
medico curante, con priorità B, ovvero
entro 10 giorni, dopo che un Tac
aveva evidenziato una
neoformazione del pancreas di circa 6
centimetri.“ Alla luce dell'accaduto e
per eventuali altri casi il Codacons ha
attivato una task force sanità: un pool
di avvocati, medici e esperti al quale si
potranno segnalare casi di presunta
"malasanita" con una mail a
[email protected] o
telefonando al 342/7709628.“
SOLIDARIETA’
Musica per la Faps
Un momento dell’incontro all’Università di Messina con Vullo, Adamo e Scribano
la presentazione di casi clinici delle
diverse patologie oncologiche e con
delle “open questions”.
Svariate sono state le nuove prospettive
aperte dai loro discorsi, sottolineando
sempre, però, l’importanza
fondamentale della prevenzione. Grazie
a questa ci si può davvero salvare dal
cancro. Per esempio, il tumore alla
mammella, se diagnosticato nella sua
prima fase, guarisce nel 90% dei casi,
rintracciato, invece, in una fase già
inoltrata, le probabilità di guarigione
scendono al 60%. Adamo ha,infatti,
ricordato sin dall’inizio che: “La
prevenzione resta il pilastro
fondamentale nel problema cancro.
Diversi passi in avanti sono stati
compiuti in Italia, ma siamo ancora
molto indietro rispetto ai Paesi del Nord
Europa e del Nord America”.
L’attenzione continua e la cura a 360
gradi, data alle pazienti, da parte di
professionisti di questo livello, è di
straordinaria importanza per sapere
come affrontare meglio questa
battaglia. L’obiettivo ultimo del loro
lavoro e di questi incontri è, infatti,
quello di poter creare, come ha più
volte precisato il presidente, un network
multidisciplinare per raggiungere un
trattamento e un percorso migliore, che
tenga conto non solo della paziente
oncologica, ma della donna. Perché, in
questo modo, sarà davvero possibile
sconfiggere il cancro.
PALERMO. La grande musica a Palermo
nel nome della solidarietà. È questo lo
spirito della prima edizione di ALive for
Life, progetto benefico che si terrà
sabato 29 novembre alle 21,15 al Teatro
Politeama, nato dalla collaborazione fra
il Comune di Palermo e l'Associazione
Culturale FeRo Arts. ALive for Life
presenta in prima nazionale “John
Lennon Songbook”, spettacolo che
ripercorre la vita del grande cantante
dei Beatles, arrangiato dal compositore
britannico Andrew Cottee per la
prestigiosa Royal Liverpool Philarmonic
Orchestra. L’incasso sarà devoluto a
F.A.P.S. (Friends Against Pain &
Suffering) Onlus, associazione
presieduta onorificamente da Umberto
Veronesi che opera, sotto la direzione
scientifica del professore Sebastiano
Mercadante, all’interno del
Dipartimento Oncologico La
Maddalena.
CATANIA
Modelle al Cannizzaro
MAKE-UP E LA STILISTA FERRERA “PER
CONTRASTARE GLI EFFETTI DELLA CHEMIO»
CATANIA. Un laboratorio di make-up per donne in
chemioterapia, la presentazione di un video con la stilista
Marella Ferrera ed il make-up artist Maurizio Calcagno, un
incontro sul cancro al polmone a un altro sulla prevenzione dei
tumori attraverso l’alimentazione: sono i quattro momenti in
cui si è articolata la giornata “Accanto al paziente oncologico Supporto è cura”, promossa dall’associazione Medicare Onlus,
mercoledì 19 novembre nell’ospedale Cannizzaro di Catania. «È
di fondamentale importanza porre la questione dell’adesione
centonove pagina 22
alle cure, specie nell’oncologia, settore recente ma ormai
trainante della nostra Azienda – ha detto il commissario
straordinario Paolo Cantaro – e da questo punto di vista ogni
forma di supporto al paziente diventa essa stessa una cura». Lo
è il laboratorio di make-up per donne in chemioterapia “Come
star meglio con un trucco”, che si è svolto al Day Hospital di
Oncologia dell’ospedale Cannizzaro (edificio E): promosso da
Walce Onlus (Associazione Donne contro il tumore del
polmone), con tappe in varie città italiane, esso offre la
possibilità a gruppi di donne con patologia tumorale di essere
aiutate ad apprendere accorgimenti e strategie per affrontare
le trasformazioni corporee legate al trattamento terapeutico.
Il laboratorio quest’anno si avvarrà del contributo della stilista
Marella Ferrera e del make-up artist Maurizio Calcagno, che
dimostreranno come contrastare gli effetti negativi dalla
chemio, attraverso trucco, painting e foulard.
economia
La famiglia Faranda. Al centro Francesco, amministratore delegato della Sibam
MESSINA. La storica azienda della famiglia Faranda tenta di evitare il fallimento. Ecco come
Sibam, si cerca il concordato
Ramo d’azienda produttivo conferito alla Montalbano acque, new.co. che ha un patrimonio
di sei milioni e mezzo. La garanzia per i creditori? Continuità di produzione e occupazione
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. La Sibam, storica azienda
produttrice di bevande e acque minerali
di proprietà della famiglia Faranda, dice
stop. E va verso il concordato
preventivo. A chiederlo è
l’amministratore delegato dell’azienda,
Francesco Faranda, a curarne gli
interessi il legale Daniela Chillè. Ad
accettarlo, il collegio di giudici della
seconda sezione civile del tribunale di
Messina: Adolfo Fiorentino
(presidente), Antonino Orifici e Ugo
Scavuzzo.
IL CRAC EVITATO. E’ il 13 marzo del
2013 quando la Sibam presenta ricorso
alla procedura di legge. Quasi un anno e
mezzo dopo, il 2 luglio, la camera di
consiglio accetta la richiesta ed apre la
procedura di concordato preventivo,
nominando Marco Merenda come
commissario giudiziale, e convoca i
creditori per l’udienza del 6 ottobre per
la votazione sulla proposta di
concordato. Come si è arrivati, per la
storica azienda, ad un passo dal
fallimento?
AD UN PASSO DAL FALLIMENTO. Il
13 dicembre del 2012, l’assemblea
straordinaria dei soci della Sibam, preso
atto dell’impossibilità di perseguire
azioni di natura stragiudiziale per il
superamento dello stato di crisi, danno
mandato all’amministratore delegato
Francesco Faranda di accedere alla
procedura concordataria, mettendo di
fatto la parola fine alla storia
dell’azienda nata nel lontanissimo 1968.
Nella stessa seduta, la Sibam conferisce
il ramo d’azienda che rappresenta il suo
“core business” (produzione e
commercializzazione di acque minerali,
bibite e bevande) alla società
21 Novembre 2014
Montalbano Acque, alla quale fanno
capo tutte le nuove attività ed i rapporti.
Il capitale sociale della Montalbano
ammonta a 510mila euro, interamente
sottoscritto dalla Sibam stessa. E’ la
soluzione “NewCo”.
LA NEW.CO. A MONTALBANO. Alla
nuova società sono trasferiti beni
materiali, immateriali, contratti,
immobili e cespiti per un valore totale di
oltre sei milioni e mezzo. “La totale
partecipazione della “Conferitaria” in
capo alla conferente concordataria, è la
miglior garanzia per il ceto creditorio
per il soddisfo di ogni obbligazione
presente e futura che verrà assunta dalla
Sibam Spa”, scrive Daniela Chillè nella
richiesta di concordato. Condizioni che il
collegio di giudici ha ritenuto
soddisfacenti, dando il via libera.
I NUMERI IN ROSSO. Questo perchè
l’indebitamento complessivo della
Sibam era diventato incompatibile con
la gestione organica dell’attività. La
situazione patrimoniale ed economica
dell’azienda, infatti, aveva evidenziato
una perdita “di periodo” di un milione e
mezzo, a fronte della quale, però, non
era stato intaccato il capitale sociale ed
il patrimonio netto risultava comunque
positivo per due milioni e 300mila euro.
A garanzia dell’esito di concordato,
Daniela Chillè sottolineava l’intenzione
di proseguire l’attività tramite la
Montalbano acque, il mantenimento dei
livelli occupazionali, la ristrutturazione
finanziaria mediante concordato
preventivo, per riportare la pressione del
debito ad un livello sostenibile, e
l’effettività della “par condicio
creditorum”. Tutte condizioni che i
giudici fallimentari hanno ritenuto
meritevoli di accoglimento. Il voto
sull’accoglimento della proposta spetta
adesso ai creditori. L’udienza, che si
sarebbe dovuta tenere a metà ottobre, è
slittata a fine anno. In quella sede si
conoscerà il futuro della Sibam.
ZOOM
Come ti diversifico gli affari
DUE ANNI FA LA CHIUSURA DELLA TRISCELE, POI GLI AFFARI IMMOBILIARI
MAI DECOLLATI NELL’EX STABILIMENTO. E L’ALBERGO A TAORMINA...
MESSINA. La fine della Sibam non è il
primo inciampo in cui è incorsa la
famiglia Faranda. Il più doloroso, quello
che più ha fatto discutere, è infatti la
chiusura della Triscele, la società che
dalla Heineken, nel 2007, aveva rilevato
gli stabilimenti della ex birra Messina di
via Bonino. Un’operazione “nostalgia”,
quella che ha riportato in casa Faranda
la fabbrica che gli era appartenuta fino
alla vendita alla Dreher a fine anni ’80,
e che sugli scaffali aveva fatto apparire,
per qualche anno, la birra Del Sole e la
Patruni e sutta. Poi la chiusura, con la
centonove pagina 23
promessa di riaprire una volta venduto
il vecchio stabilimento per farci palazzi,
e trovato un nuovo sito produttivo. Non
è accaduto niente di tutto questo, i
lavoratori dopo la cassa integrazione
sono rimasti senza lavoro, e una ventina
di loro ha dato vita ad una coop che, col
marchio Birrificio Messina, dovrebbe
ritornare a produrre birra. Nel
frattempo, i faranda hanno tentato di
differenziare gli investimenti. Se il
mattone in via Bonino non è mai
partito, a Taormina hanno rilevato nel
2009 l’albergo El jabel. (A.C.)
21 Novembre 2014
economia
DIBATTITI. Le responsabilità dell’accordo tra l’ex presidente del Consiglio Ciampi e l’«ispiratore» Andreatta
Tesoro-Bankitalia, divorzio d’interessi
La sciagurata decisione del 1981 all’origine della crescita senza freni del debito pubblico in Italia.
Ecco come la politica di controllo del sistema monetario ha ceduto il passo a tassi crescenti
DI
MAURIZIO BALLISTRERI
MESSINA. Il mainstream
per giustificare il ruolo
decisivo svolto dall’euro
per impoverire gli
italiani, diffonde la falsa idea che la
moneta unica ha salvato l’Italia dalla
bancarotta provocata dal debito
pubblico, generato dalla politica.
Non vi è dubbio che buona parte del
nostro debito sovrano derivi dalle
scellerate politiche clientelari e
assistenziali tra gli anni Settanta e
Ottanta del ‘900, che non furono
frutto, però, solo dell’azione dei
governi di quel periodo, ma in buona
parte anche delle intese consociative
con l’opposizione comunista: Dc, Psi e
forze laiche da una parte, Pci
dall’altra erano sempre d’accordo in
nome della spesa pubblica senza
freni.
A tal proposito bisogna sfatare un
primo luogo comune, derivante dalla
dittatura, quasi di stampo orwelliano,
Carlo Azeglio Ciampi
imposta dal conformismo dei media
nazionali: il debito pubblico negli
anni ’80 era dell’84,5% sul prodotto
interno lordo; oggi, dopo anni di tagli
alle politiche sociali, di riduzione del
potere d’acquisto delle fasce più
deboli della società italiana, di
ulteriore marginalizzazione del
Mezzogiorno, di aumento
esponenziale della tassazione (che
sugli immobili è divenuta una vera e
propria patrimoniale permanente!),
in nome dell’Europa e dei banchieri, il
debito sovrano è pari al 130%!
E allora c’è bisogno di un’operazione
verità sui conti pubblici, per spazzare
via i luoghi comuni e ripristinare la
verità storica.
Nonostante le dissennate politiche
economiche della prima Repubblica,
sino al 1981 il debito pubblico era
stato tenuto sotto controllo. Infatti,
con la riforma del mercato dei Bot
(titoli di durata fino ad un anno,
emessi dal governo italiano) del
1975, la Banca Italia era costretta ad
acquistare in prima emissione tutti i
titoli che il Tesoro non collocava sul
mercato, finanziando quindi lo stesso
con nuova moneta emessa. In questa
maniera, utilizzando la tipica
sovranità di uno Stato in materia
monetaria, il Tesoro riuscì a
mantenere in quel periodo bassi tassi
di interesse per finanziare il
disavanzo pubblico e, al tempo stesso,
di tenere la lira svalutata rispetto alle
valute dei paesi più industrializzati,
sostenendo le nostre esportazioni.
Nel luglio del 1981 però, si verificò
un evento molto importante nella
storia dell’economia nazionale, quello
che è stato definito il “divorzio” tra
Bankitalia e il Ministero del Tesoro,
retto all’epoca da Benianimo
Andreatta, il cui “allievo” è oggi
Enrico Letta.
Illuminante, a tal proposito, è la
“Relazione Annuale” per il 1980
dell’allora governatore di Bankitalia
Carlo Azeglio Ciampi all’inizio del suo
mandato, che per contrastare l’alta
inflazione dell’epoca (derivante in
realtà dal continuo aumento dei
prezzi petroliferi), sostenne la
necessità di una politica monetaria
restrittiva, funzionale agli accordi del
Sistema Monetario Europeo, un
sistema a cambi semifissi con le altre
IL GRAFICO
centonove pagina 24
valute europee che il nostro paese
sottoscrisse nel 1979. A seguito della
separazione tra Banca d’Italia e
Ministero del Tesoro, il nostro istituto
centrale di emissione (già da tempo
privatizzato di fatto, visto che il suo
capitale è partecipato tutt'oggi dalle
principali banche come Unicredit,
Banca Intesa e Montepaschi di Siena,
mentre solo il 5% della proprietà
appartiene ad enti pubblici) non fu
più costretta ad acquistare in asta
primaria i titoli invenduti e si
sviluppò in forma esponenziale il
debito pubblico, con la sistematica
speculazione posta in essere dagli
operatori finanziari che portò i
rendimenti a tassi superiori al 12%,
I protagonisti di tale scelta sbagliata
furono in seguito coerenti: Ciampi da
presidente del Consiglio e poi
ministro del Tesoro del governo Prodi
(prima di ascendere al Quirinale)
nell’adesione entusiastica e
incondizionata all’euro; Andreatta da
esponente di spicco della corrente di
De Mita ed economista, che suggerì la
svolta tecnocratica e rigorista dello
“statista” di Nusco, conclusasi con la
disfatta nelle elezioni politiche del 26
giugno 1983 e l’avvento a Palazzo
Chigi di Bettino Craxi.
La sciagurata decisione del 1981 è
senza dubbio la principale
responsabile della crescita senza freni
del debito pubblico in Italia, poiché
dal quel momento, ad una politica di
controllo del sistema monetario (con
tassi sul debito inferiori al tasso
d’inflazione in grado quindi di ridurre
il debito complessivo) si sostituì una
condizione strutturale di tassi
d’interesse sul debito sempre
crescenti, di molto superiori al tasso
d’inflazione del periodo.
L’euro si pone oggettivamente come il
punto d’arrivo di quella visione
economica monetarista, che ha
minato la sovranità economica dello
Stato italiano e con essa la stessa
democrazia, distruggendo il
benessere del Paese.
21 Novembre 2014
economia
VILLAFRANCA. L’amministrazione mette in vendita l’immobile finanziato dal Pit 22
E io mi vendo il centro di ricerca
Con il laboratorio di Venetico dedicato all’Argilla doveva essere il fiore all’occhiello dell’area
artigianale. Ma i laboratori costati sei milioni di euro non sono mai stati aperti. Infatti....
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
Villafranca. Nei sotterranei era stato
realizzato un centro di ricerca per
acceleratori di elettroni a bassa energia
gestito con la collaborazione del
dipartimento di Fisica dell'Università di
Messina. Ai piani superiori dovevano
nascere uffici a supporto di una
riconversione dell'area promossa dal
Pit 22 “La via dell’Argilla”, incentrata
sulla ricerca e l'innovazione applicati al
comparto manifatturiero laterizio ceramico. Progetti di gloria quelli che
dovevano nascere in contrada Ponte
Gallo tramontati definitivamente. Il
Centro servizi alle imprese nel cuore
dell’area artigianale di Villafranca
Tirrena, quello che doveva
rappresentare il fiore all’occhiello, è
stato messo in vendita dal comune di
Villafranca. Nel piano dei beni
immobili da “alienare” votato dal
consiglio comunale è stato inserito
anche l’immobile costituita da tre
sovraelevazioni e realizzata grazie a un
1 milione 290 mila euro nell'ambito
dei fondi del Pit 22. In realtà il centro
Il centro servizi di Villafranca
si componeva di due laboratori tra di
loro complementari. L’altro, quello
ospitato nell’ex fornace Hoffman, nel
comune di Venetico, doveva diventare
un centro di ricerca dedicato al settore
dei laterizi. Ambiziosi, anche in questo
caso, i presupposti. Con
lʼinaugurazione del Centro si intendeva
contribuire alla realizzazione di
prodotti dallʼargilla da utilizzare nel
recupero edilizio e per contrastare la
dispersione energetica. Il centro, oltre
alle strutture principali, prevedeva la
realizzazione di un corso di
specializzazione post-laurea, un
istituto dʼarte a Spadafora e un museo
dellʼargilla. Tuttavia, malgrado le
premesse e le spese onerose, il Centro
ancora ha mai visto la luce: i vandali lo
hanno devastato e i macchinari
acquistati si trovano alla Facolta di
Ingegneria dellʼUniversità di Messina.
In questi giorni la giunta comunale
guidata dal sindaco Francesco Rizzo ha
consegnato i lavori ad una ditta che
dovrebbe recuperare i locali (sulla
nuova destinazione d’uso
l’amministrazione del sindaco
Francesco Rizzo non ha deciso). Sono
stati investiti circa 6 milioni di euro per
entrambi i laboratori. La maggior parte
dei fondi sono serviti per le strutture e
le attrezzature (grazie anche a un cofinanziamento da parte dellʼUniversità
di Messina e del Comune di Venetico),
il restante per le risorse umane. Le
strutture sono rimaste chiuse poichè
non si è mai costituito il consorzio di
imprese che le dovevano gestire.
Nessuno ha mai acquistato le quote.
Nel frattempo dalla regione stanno
arrivando nuovi fondi. Nelle scorse
settimane è stato pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale della Regione
l'avviso per la presentazione delle
istanze da parte dei Comuni per la
selezione degli interventi di nuova
realizzazione o completamento e
riqualificazione di aree artigianali.
L'iniziativa promuove il trasferimento
di nuove imprese ed anche il
completamento o la riqualificazione di
aree per insediamenti già esistenti.
LEGALMENTE
I.P.A.B. CASA DI OSPITALITA’ COLLEREALE
AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE
DI PALERMO
AVVISO ESITO DI GARA
Avviso di gara – CIG 599002442D
SEZIONE I: AMMINISTRAZIONE AGGIUDICATRICE, I.P.A.B. CASA DI OSPITALITA’
COLLEREALE. Denominazione; I.p.a.b. Casa di ospitalità Collereale; indirizzi;via
Si da avviso che è stata aggiudicata definitivamente la procedura aperta per
Catania is. 41 – 98124 messina
l’affidamento della gestione del servizio di ristorazione per i degenti ospedalieri e gli
punti di contatto; servizio gare (R.U.P. dott. Giuseppe Turrisi)
tel. 090/696696 fax 090/692379 – email [email protected]
SEZIONE II: AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO DI TESORERIA E DI CASSA PER IL TRIENNIO
2015 - 2017.
luogo di esecuzione; messina - vocabolario comune per gli appalti; 66600000-6
- quantitativo o entità dell'appalto; € 6.000,00 - termine di esecuzione;
28/02/2018
SEZIONE III: INFORMAZIONI DI CARATTERE GIURIDICO, ECONOMICO, FINANZIARIO
assistiti dell’Azienda per un periodo pari a cinque anni. Criterio di aggiudicazione:
offerta economicamente più vantaggiosa.
Ditta aggiudicataria: ATI La Cascina Global Service Srl e Nuova Cucina Siciliana Soc.
Coop.
Valore complessivo dell’aggiudicazione: Euro 16.435.804,00 I.V.A. esclusa.
Informazioni
dettagliate
sull’aggiudicazione
sono
disponibili
sul
sito
http://www.asppalermo.org.
Il Direttore U.O.C. Provveditorato
Avv.to Fabio Damiani
E TECNICO.
condizioni di partecipazione; tutti i soggetti abilitati a svolgere il servizio oggetto
dell’appalto che abbiano almeno uno sportello nel comune di Messina
SEZIONE IV: PROCEDURA RISTRETTA AI SENSI DELL’ART. 3 COMMA 38 ED ART. 55
DEL D.L. N. 163/2006 E S.M.I.
SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA
Criteri di aggiudicazione; art. 83 del D.L. n. 163/2006 e s.m.i.
Termine per il ricevimento delle domande di partecipazione: Entro dieci giorni
dalla data di pubblicazione del bando su G.U.R.I.
Qualifica sottoscrittore bando; R.U.P.
Firma sottoscrittore bando; dott. Giuseppe Turrisi
PUBBLICA GLI AVVISI ED ESITI
DI GARA D’APPALTO SU CENTONOVE
PER CONTATTARE LA REDAZIONE CHIAMA I SEGUENTI NUMERI:
090.9430208 - 9430206 fax 090.9430210 - 090.9430211
RICHIEDI PREVENTIVI ANCHE VIA E-MAIL A: [email protected]
centonove pagina 25
21 Novembre 2014
economia
QUI EUROPA. Così il regolamento della Commissione. A parire dal secondo semestre del 2015
Medicinali sicuri, arriva il logo Ue
DI SALVATORE
CIFALÀ
MESSINA. Com'è possibile
sapere se una farmacia
online è una farmacia vera
e sicura?
A tal proposito, la Commissione europea
ha adottato un regolamento di
attuazione che stabilisce un logo comune
per le farmacie online e i requisiti tecnici
per assicurarne l'autenticità. Tale
regolamento, adottato nell'ambito della
direttiva sui medicinali falsificati,
stabilisce che il logo sarà pienamente
disponibile nel secondo semestre del
2015. Al momento dell'acquisto di
medicinali online, i consumatori devono
rendersi conto che, se non fanno i loro
acquisti da fornitori di medicinali online
legali, corrono il rischio di acquistare
medicinali falsificati. I medicinali falsificati
potrebbero contenere ingredienti e
principi attivi, che sono di cattiva qualità
o in una dose troppo alta o troppo bassa;
siccome le falsificazioni sono sempre più
sofisticate, il rischio che i medicinali
falsificati raggiungano i pazienti in UE
aumenta ogni anno. I medicinali falsificati
non solo sono illegali – poiché non
sottoposti alle rigorose procedure di
CONSUMATORI
autorizzazione UE - ma nella maggior
parte dei casi si rivelano inefficaci, nocivi
e anche mortali. Il logo comune per le
farmacie online garantirà una volta per
tutte la sicurezza dei consumatori. Il logo
dovrà recare la bandiera del paese in cui è
situata la farmacia online e il testo dovrà
essere tradotto nella lingua o nelle lingue
ufficiali di tale paese. Cercando e
cliccando il logo sul sito web attraverso il
quale acquistare medicinali, si verrà
indirizzati al sito web dell'autorità
nazionale di regolamentazione che
elenca tutte le farmacie online legali. Il
regolamento di attuazione dovrebbe
entrare in vigore entro le prossime
settimane. La Commissione europea
fornirà alle autorità nazionali un
pacchetto di strumenti per la
comunicazione per aiutarli nei preparativi
AGRIOALIMENTARE
UNICREDIT
Mingoia segretario Uilca
TRAPANI. Rosario Mingoia trentottenne
sindacalista originario di Mussomeli è
stato eletto segretario responsabile
della Uilca in Unicredit al Congresso
delle società del Gruppo Unicredit
svoltosi a Riccione. In segreteria di
Unicredit Banca, con Mingoia, è stato
eletto l' agrigentino Giuseppe Pezzino;
nella Segreteria del Coordinamento
della società Ubis il bagherese Ignazio
Galioto; ed infine altri due siciliani sono
stati eletti nella segreteria di gruppo: il
palermitano Salvatore Li Castri ed il
trapanese Giacomo Di Marco.
SIRACUSA
delle campagne nazionali di
sensibilizzazione prescritte dalla direttiva.
La direttiva contro i medicinali falsificati
ha introdotto regole più severe per
migliorare la tutela della salute pubblica
con nuove misure armonizzate paneuropee per garantire che i medicinali
siano sicuri e che il commercio di
medicinali sia rigorosamente controllato.
Oltre al logo, le altre misure della
direttiva comprendono: un contrassegno
di autenticità obbligatorio
sull'imballaggio esterno dei medicinali,
regole più severe per i controlli dei
produttori di principi attivi farmaceutici e
il rafforzamento dei requisiti di
registrazione per i distributori.
Autorità portuale, Puija lascia
SIRACUSA. Avvicendamento alla guida
dell' Autorità portuale che rimane
ancora commissariata. E’ però
presieduta dal nuovo commissario
straordinario Alberto Cozzo, avvocato
quarantenne, originario di Catania con
un'esperienza in diritto della
navigazione e tematiche portuali,
nominato con un decreto del ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti e che
durerà in carica sei mesi. La nomina
dopo che l'ormai ex commissario
straordinario, Enrico Maria Puija, ha
ottenuto l'incarico di direttore generale
di vigilanza delle autorità portuali,
incompatibile con quello di
commissario di un' autorità portuale.
NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO
La selezione della carta Tredici siciliane a Tokio
La carta ha un peso
importante alla causa
ambientale e, un dato
superiore agli standard
imposti a livello comunitario
fa dell'Italia un'eccellenza in
Europa. Nonostante, nella raccolta della
carta gli errori sono troppi : c'è chi butta
nel cassonetto le riviste incellophanate, i
fazzolettini sporchi o gli scontrini (che
sono fatti di carta chimica e vanno
quindi gettati nel cassonetto della
raccolta indifferenziata, così come tutte
le carte che sono state a contatto con i
grassi, comprese quelle oleate). Il
cartone va recuperato solo se pulito
quindi quello delle pizze va strappata
solo la parte integra. Lo stesso vale per
le stoviglie di cartoncino usate
generalmente per le feste. Bisogna non
commettere errori perchè questi
comportano costi di selezione in
piattaforma. La separazione dei
materiali è necessaria anche quando si
riciclano i sacchetti di carta dei negozi di
abbigliamento. Le shopper hanno
manici di materiali diversi dalla carta. E'
importante poi ricordarsi di pressare
sempre le confezioni per ridurre i
volumi. Piccole attenzioni che possono
contribuire in maniera rilevante al
miglioramento della raccolta della carta.
Francesco Sabatino - Adoc Uil Messina
UOMINI6BUSINESS
PALERMO. Stanno partendo per Tokio
per partecipare al Biofach Japan, una
delle fiere internazionali di settore più
prestigiose, tredici aziende siciliane
selezionate dall'Assessorato regionale
alle attività produttive per
rappresentare il meglio della
produzione biologica siciliana di qualità.
Saranno così esposti vino ed olio,
conserve e miele, farine integrali e di
tumminia, marmellate e cioccolato,
succhi di frutta e, ancora, frutta ed
ortaggi. Sono l'Azienda agricola
cosentino e succhi di frutta concentrati
la Citroglobe, entrambe di Palermo;
conserve vegetali, formaggi e sott'olio
la Gamag di Ispica; vino l'Azienda Vito
Lauria di Alcamo; farina, pasta e pane la
Molino San Giuseppe di Caltanissetta;
miele l'apicoltura Leonardi di Zafferana
Etnea; cioccolato e dolciumi Il Modicana
di Modica; marmellate e confetture
Gioielli di frutta di Ribera; prodotti
senza glutine La Sicilia in Tavola di
Favara; confetture e conserve l'Azienda
agricola Deliella di Agrigento; farine e
pani della tradizione la Molini del Ponte
ed olio e marmellate , entrambe di
Castelvetrano. Tutte partecipano grazie
all'intervento della Regione Siciliana,
attraverso l'azione del Po-Fesr 20132017 gestito dall'assessorato alle attività
produttive.
Infortunio in itinere, utilizzo dell’auto solo se giustificato
La Corte di Cassazione conferma le linee guida dell’Inail
per la valutazione giuridica degli incidenti ai lavoratori
durante il tragitto casa-lavoro e viceversa. Per definire
l’indennizzabilità di un infortunio in itinere, subito dal
lavoratore nel percorrere, con mezzo proprio la distanza fra
la sua abitazione e il luogo di lavoro, devono sussistere
contemporaneamente tre condizioni: 1) la sussistenza di un nesso tra il percorso
seguito e l'evento, nel senso che tale percorso costituisca per l'infortunato quello
normale per recarsi al lavoro e per tornare alla propria abitazione; 2) la
sussistenza di un nesso, almeno occasionale, tra itinerario seguito ed attività
lavorativa, nel senso che il primo non sia percorso per ragioni personali o in orari
non collegabili alla seconda; 3) la necessità dell'uso del veicolo privato, utilizzato
dal lavoratore, per il collegamento tra abitazione e luogo di lavoro, considerati i
suoi orari di lavoro e quelli dei pubblici servizi di trasporto. La Cassazione, con la
sentenza n.22154/14, ha stabilito la non indennizzabilità dell’infortunio che si era
verificato poco prima delle 8.00, orario di inizio della prestazione lavorativa,
quando il lavoratore si trovava alla guida dell’autovettura lungo il tragitto per
raggiungere il posto di lavoro dalla propria abitazione. Tramite rilievo dei luoghi
mediante consulenza tecnica d’ufficio, inoltre, era stato accertato che la distanza
tra la dimora e l’ingresso della ditta era di poco meno di un chilometro e anche
che tale distanza era coperta da un servizio di linea di trasporto pubblico con
partenze alle 7.05 ed alle 7.55, con percorrenze del tragitto in circa tre minuti.
Nell’esaminare i fatti, inoltre, la Corte aveva anche considerato che, data la media
età lavorativa e la mancata allegazione di problemi fisici o di salute, il tragitto
non superiore al chilometro era comodamente percorribile anche a piedi senza
eccessivo dispendio di energie fisiche. L’uso del mezzo proprio, con l’assunzione
degli ingenti rischi connessi alla circolazione stradale, deve essere valutato,
dunque, con adeguato rigore, tenuto conto che il mezzo di trasporto pubblico
costituisce lo strumento normale per la mobilità delle persone e comporta il
grado minimo di esposizione al rischio di incidenti. Il costo dell’incidente stradale
può essere trasferito sulla collettività solo quando l’utilizzo del mezzo privato
diventa una necessità stringente. Tutte le info dai Consulenti del lavoro.
centonove pagina 26
poster
21 Novembre 2014
MURALES DI UMANITÀ VARIA
PROTAGONISTI. Ritratto di un grande intellettuale, letterato e pittore che ha reso celebre Messina nel mondo
Il “nostro” Beniamino
Eclettico e libero, il pattese Joppolo fu protagonista di primissimo piano
nella realtà culturale del primo Novecento. Ecco la sua “arte”. Dal teatro alla tela
DI
BENITO BISAGNI
PATTI. Nell’ampio orizzonte del teatro
italiano del Novecento ed in particolare
negli spazi occupati dalle correnti
surrealiste, sperimentaliste ed
avanguardiste v’è un autore siciliano,
pattese di nascita, che in tali contesti si
pone con i gradi di assoluto protagonista
e, a dispetto di ciò, a volte non
adeguatamente ricordato come invece
meriterebbe. Si sta parlando di
Beniamino Joppolo, poliedrico
intellettuale, letterato ed anche pittore
che rivestì un ruolo di primissimo piano
nella realtà culturale e letteraria italiana
del primo Novecento, autore assai
prolifico (decine sono le sue
composizioni teatrali, oltre ai racconti
ed ai romanzi), dalle accentuate
peculiarità sperimentali e dallo spirito
controcorrente sempre manifestati nella
sua produzione artistica.
Joppolo nacque nel 1903, quindi visse
un’epoca in cui si formarono le premesse
dei grandi stravolgimenti politico-sociali
italiani ed europei frutto – ma non solo
– delle due guerre mondiali ed affrontò
il suo tempo in prima linea: non accettò
i canoni imposti dal regime fascista e ciò
gli costò l’arresto per due volte, durante
gli anni trenta, a causa dell’esercizio di
propaganda avversa al regime. Prima di
questi avvenimenti travagliati e
turbolenti, nel 1929 aveva conseguito la
laurea in Scienze politiche a Firenze,
dopo la quale tornò a Messina, dove
dimorò per alcuni anni seguenti,
gettando le basi per la futura attività
letteraria, che troverà sbocchi ulteriori
dopo il trasferimento presso Parigi nel
1954.
Quali sono i tratti che consentono di
parlare di Beniamino Joppolo come di
un autore di alto calibro e di importante
spessore nonostante la carenza di
riconoscimenti che negli anni ha reso
non molto nota la sua opera? Questa
domanda non può trovare un’agevole
risposta, non ha anzi una soluzione
univoca e netta in virtù del fatto che
non ci si trova al cospetto di un autore
convenzionale, ascrivibile ad una
corrente letteraria e filosofica cui scelse
di aderire, piuttosto di fronte ad un
intellettuale dal pensiero eclettico e
variegato che ricusò i canoni
preponderanti del suo tempo. Ecco
perché Joppolo riassunse in sé tanti
caratteri non necessariamente
omogenei, spaziando dal surrealismo
all’”espressionismo mediterraneo” di cui
parla Natale Tedesco, dalle
Beniamino Joppolo
rappresentazioni di contrastanti “realtà
dell’assurdo” alla formulazione del
concetto filosofico di “abumanesimo”.
Questo moltiplicarsi di generi non
espressi in maniera totale, bensì
“impura”, trovò sbocco principalmente
nella sua copiosissima produzione
teatrale e nei meno diffusi racconti e
romanzi dai quali tentare una
catalogazione ed una omologazione in
un determinato filone sarebbe una
impresa non consigliabile. Altrettanto
arduo è il compito di risalire alle cause
di tanta eterogeneità, di una tale
miscellanea che non assume però i toni
dell’indistinto; probabilmente va
imputata sia all’indole inquieta
dell’autore sia al periodo ed alle
esperienze storiche con cui interagì,
traboccanti di stravolgimenti non di
poco conto, caratterizzati dal transito
dalle avanguardie futuriste alle
successive correnti post belliche del
realismo e neorealismo. Proprio riguardo
a quest’ultime si coglie la tendenza
controcorrente di Joppolo: nel suo
lavoro teatrale più celebre, “I
carabinieri” (riadattamento del
precedente titolo “I soldati
conquistatori”), un testo dalle
sfumature grottesche e “comicamente
ironico”, la riflessione verte, con
strisciante amarezza, sulle illusioni della
guerra, della conquista, del potere,
conferendo un’atmosfera quasi burlesca,
contorni inverosimili e situazioni
paradossali alla visita che i Carabinieri
compiono a casa La Penna per notificare
ai due ragazzi della famiglia di doversi
arruolare per la guerra e a ciò che ne
conseguirà. L’opera sarà sottoposta a
dure critiche che si inaspriranno
ulteriormente dopo che il regista JeanLuc Godard deciderà di basare il suo
film “Les carabiniers” sulla pièce teatrale
joppoliana, disprezzato fin dalle prime
proiezioni e poi ampiamente
riconsiderato in epoche successive.
Ottenne ancora minor fortuna la
rappresentazione teatrale: Roberto
Rossellini ne curò la regia e la portò in
scena a fine anni cinquanta a Spoleto,
riscuotendo un clamoroso insuccesso. Il
pubblico e la critica non erano ancora
pronti ad accogliere riflessioni così
spiazzanti sulle vicende belliche;
superato lo “shock”, l’opera fu rivalutata
divenendo, come prima ricordato, il
caposaldo del teatro di Joppolo.
Anche la narrativa occupò un ruolo di
primo piano nella produzione
dell’autore siciliano. Romanzi come, tra
gli altri, “La giostra di Michele Civa”,
“Un cane ucciso” e “Tutto a vuoto”
confermano la sua irriducibilità ad uno
schema fisso e preconfezionato.
L’eclettico Joppolo, assieme all’autore
francese Jacques Audiberti, costruì
anche uno strutturato pensiero filosofico
basato sulla imperfetta dimensione
umana. Così si esprime nel saggio
“L’abumanesimo”: “La nostra possibilità
centonove pagina 27
di diventare abuomini è moltiplicata
dalla eliminazione del male dai nostri
gesti così come per la bestia è accelerata
la possibilità di diventare uomo quanto
più si libera dall’inconsulto. Cos’è infatti
il male se non una permanenza di
inconsulto bestiale nell’uomo?”.
Dunque, una fuga dall’umanesimo ed
un tuffo nell’abuomo come status per
mondarsi dai mali tipici dell’uomo, da
una evoluzione ancora non
perfezionatasi, in un’ottica non di
staticità ma di continuo ed incessante
divenire. Da queste brevi ma intense
parole, gravide di profonde indagini sul
lato oscuro dello stato umano, si coglie
la evidente complessità del pensiero di
Joppolo, la spiccata tendenza alla
ricerca introspettiva nelle pieghe di ciò
che non è apprendibile rapidamente,
ictu oculi.
Infine l’autore, non pago della
copiosità letteraria di cui fu fonte, si
cimentò nella pittura. Trovò una valida
spalla direttamente nella moglie, la
pittrice Carla Rossi, e sposò lo
Spazialismo di Lucio Fontana
proponendosi come uno dei sostenitori
del movimento artistico e siglando i
manifesti che vi diedero vita. I suoi
lavori pittorici, pertanto, furono
inizialmente ispirati ai canoni
spazialisti ma nel prosieguo della
produzione i toni si avvicinarono molto
all’espressionismo, in corrispondenza
all’interesse crescente per la già
richiamata dottrina dell’Abumanesimo.
Ebbe modo di esporre le proprie opere
pittoriche e di continuare a dipingere
anche dopo il trasferimento a Parigi,
scrivendo contemporaneamente
articoli di critica artistica su varie
riviste del tempo.
In conclusione, quali peculiarità
riconoscere a Beniamino Joppolo ed al
suo pensiero, alla sua letteratura?
Sarebbe banale affermare che siano
state l’originalità e l’eclettismo. Quel che
è certo è che Joppolo ebbe il coraggio di
emanciparsi da schemi precostituiti ed
accettò e vinse la sfida dell’autenticità.
Beniamino Joppolo, autoritratto
21 Novembre 2014
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Cardinale Angelo Bagnasco
L’INTERVISTA. Il cardinal Bagnasco sprona partiti, dirigenti e manager, senza fare sconti: è l’ora delle responsabilità
«Cari politici, il rispetto va conquistato»
La testimonianza sul volume curato da Fabris e Villa per la Federmanager. Una categoria in forte crisi «che potrà trovare nuovi
stimoli se tornerà a concentrarsi sul valore della persona, alla ricerca di un profitto equo e solidale»
DI
MASSIMILIANO CANNATA
ROMA. Una "fotografia" in
movimento. È questa la percezione
che si ricava leggendo "Risorse
sovrumane: autoritratto dei manager
italiani di oggi", la ricerca realizzata
da Federmanager e condotta
dall'Istituto Episteme di Milano,
presentata alla Università LUISS di
Roma. "L'indagine che abbiamo
condotto - ha spiegato nel corso del
dibattito, Giorgio Ambrogioni
Presidente di Federmanager e autore
della prefazione del volume curato da
Monica Fabris e da Emma Villa,
(editore Franco Angeli) - intende
evidenziare come i dirigenti italiani
intendono il loro ruolo e la loro
funzione sociale. Dopo la coscienza
della crisi crediamo che sia venuto il
tempo del fare. La società nelle sue
varie articolazioni se ne sta
accorgendo in ritardo, soprattutto
tardi se ne è accorta la politica troppo
presa da una ritualità che non trova
più risposte nella contemporaneità.
Per manager e imprenditori abituati
ad essere misurati sulla produttività,
sui risultati, ad essere valutati sul
merito e non sulla base delle
"amicizie influenti" potrebbe aprirsi
un momento finalmente favorevole a
patto, però, di non lasciarselo
scappare, di non cedere alla
tentazione "pilatesca" che troppo
spesso nel passato ci ha fatto
assumere atteggiamenti "riluttanti",
giustificati dalla delega facile, e
dall'idea che dovesse toccare sempre
alla politica occuparsi del progetto
Paese".
Tra le righe della ricerca è facile
scorgere un messaggio molto preciso:
tutto il sistema paese deve dare una
risposta al declino se si vogliono
ottenere risultati apprezzabili. La
testimonianza di certo più autorevole
contenuta nel volume è quella del
cardinale Bagnasco, che parla da una
città come Genova messa in ginocchio
centonove pagina 28
da una terribile alluvione, che rischia
di assumere le sembianze di una
metafora: quella di un'Italia
"irredimibile" per usare una celebre
immagine che Sciascia attribuiva alla
nostra Sicilia.
Cardinale Bagnasco partirei dalle
responsabilità della classe
dirigente. Non le pare che al Nord
come al Sud, il bilancio sia
fallimentare?
Il lavoro di ricerca promosso da
Federmanager potrà tramutarsi in
uno strumento molto utile se
contriburà a far crescere, nella classe
dirigente, la consapevolezza di una
precisa responsabilità sociale, che non
21 Novembre 2014
posterpersonaggi
può essere sottaciuta o delegata. Mai
come in questo periodo di
profondissima crisi, infatti, la
competenza, la determinazione, il
coraggio di chi ricopre ruoli di guida
all’interno delle aziende possono
riverberarsi sulla qualità della vita e
sul benessere di migliaia di famiglie
con una incidenza senza precedenti.
Una decisione presa ad un certo
livello, può significare una ricaduta di
futuro o di disperazione per un
numero sempre più alto di persone.
Il manager nella società complessa
vive una condizione “sfuggente”.
Lo studio denuncia il profondo
disagio esistenziale e professionale
di un'intera categoria. Questo
disagio può avere dei riflessi sulle
nostre imprese?
Più l’orizzonte di chi è chiamato a
guidare un’impresa è equilibrato e
centrato sulla dignità della persona,
più saprà trovare soluzioni ispirate
alla ricerca del bene comune e di un
profitto equo e solidale. Più, al
contrario, è forte il senso di
confusione e di inadeguatezza, più
sarà probabile che le decisioni prese
siano poco orientate al bene di tutti.
Con una efficace metafora, Gesù
stesso ha ben delineato, riferendosi ai
farisei del suo tempo, uno scenario
del genere: “Quando un cieco guida
un altro cieco, tutti e due cadranno in
un fosso!”
Con quali armi si può combattere
tale disagio ridando fiato
all’ottimismo e alla fiducia, che
sono le armi migliori per superare
quellaequilibrar, specie nel nostro
Mezzogiorno, da troppo tempo sta
frenando qualsiasi iniziativa
imprenditoriale e mandando in
fumo le flebili chance di ripresa?
Dalla recessione si esce facendosi
carico dei problemi degli ultimi, e
non facendo finta di non vederli;
scommettendo sulle risorse umane,
innanzitutto, e coinvolgendo tutti
nella sfida che questa scommessa
rappresenta. Dalla ricerca emerge
chiaramente come “la capacità di fare
squadra diventa predominante: si
afferma un’idea di managerialità
diffusa in cui il manager si
autopercepisce sempre più come un
attivatore di processi”. Nella misura
in cui a questa autopercezione
seguiranno comportamenti
conseguenti di ricerca delle sinergie,
di valorizzazione delle potenzialità
inespresse o mortificate, di
scommessa sugli uomini prima ancora
che sui soldi, sono certo che la fine
del tunnel sarà sempre più vicina.
Molti studi ci dicono che l’etica
aiuta il business, anche se per
molto tempo abbiamo
erroneamente creduto il contrario.
Qual è il suo parere in merito?
L’etica può allearsi col business? A
quali condizioni?
I fatti stanno dimostrando ogni
giorno di più che uno sviluppo iniquo,
Emma Villa
Monica Fabbri
non rispettoso dell’ambiente,
disarmonico, non può avere futuro. Il
nostro Paese, per fare un esempio di
cui tutti abbiamo immediata
percezione, ha vissuto per molti anni
al di sopra delle proprie possibilità,
ed oggi si ritrova a dover fare i conti
con una situazione non più
sostenibile. Proprio le categorie di
sostenibilità, trasparenza, equità, si
sono affacciate prepotentemente nel
panorama dell’economia e della
finanza e si stanno imponendo con
forza, alla luce delle conseguenze
nefaste, che dalla loro assenza sono
state generate. O nel futuro il
business sarà etico, o non ci sarà
futuro per nessun business!
Il Cardinale Scola ha insistito, in un
recente libro-intervista curato da
Aldo Cazzullo, su un’espressione
che delinea un’immagine profonda
e allo steso tempo rivoluzionaria
che deve far riflettere: “La vita
buona”. Altri aggettivi siamo
abituati ad attribuire alla vita:
bella, dolce, spericolata, tranquilla,
dimenticando quel profondo
radicamento del bene, che deve
guidare l’azione di ogni uomo, e in
particolare l’impegno dei manager
e degli imprenditori che vivono le
sollecitazioni, le pressioni e le
contraddizioni che la storia
propone. Tenuto conto del
profondo mutamento del quadro di
riferimento, le associazioni di
rappresentanza, con in testa il
sindacato oggi messo sotto scacco,
che funzione dovranno assolvere
nel futuro?
Categorie come la vita buona o l’etica
delle virtù sono al centro del pensiero
filosofico almeno dai tempi di
Aristotele, e lungo la storia il pensiero
cristiano non ha mai cessato di
coltivarne il valore e di approfondirne
il senso. Quello che i sindacati e le
associazioni di rappresentanza oggi
possono fare è paragonabile, mi
sembra, a quello che fa un navigatore
accanto ad un pilota di rally: indicare
il giusto percorso, alla luce di un
quadro di valori autentico e sano;
suggerire come affrontare le curve più
ardue e i falsipiani più insidiosi,
quelli che nascondono avvallamenti a
prima vista poco visibili. Non si può
trascurare, inoltre, anche il
supplemento di coraggio che può
scaturire dal non sentirsi soli ad
affrontare i problemi: le difficoltà che
potrebbero rappresentare un ostacolo
insormontabile per una sola persona,
possono rivelarsi invece occasioni di
crescita se fronteggiate insieme ed
opportunamente accompagnati.
La leadership come si conquista e
soprattutto come va esercitata per
essere legittima?
Già Papa Paolo VI nell’enciclica
"Evangelii nuntiandi" aveva affermato
che “l’uomo contemporaneo ascolta
più volentieri i testimoni che i
maestri, o se ascolta i maestri lo fa
perché sono dei testimoni”. Direi che
ai politici e ai manager, si può
applicare benissimo il medesimo
principio. Il rispetto si conquista sul
campo, sporcandosi le mani, evitando
scorciatoie, dimostrando di essere
pronti a mettersi in gioco per primi e
a pagare di persona. Credo che se la
nostra classe politica avesse compreso
a fondo questo messaggio, il nostro
Paese vivrebbe in ben altre condizioni
e la crisi avrebbe avuto certamente un
impatto meno devastante.
Selezione e formazione dei ceti
manageriali, un grande tema del
nostro tempo. Quale strada
bisogna percorrere per formare una
classe dirigente adeguata alle sfide
che ci si pongono davanti?
La scommessa da vincere è quella
della riscoperta della dimensione
politica, intesa nel senso più alto e
nobile del termine. Se saremo capaci
di educare le nuove generazioni al
senso civico, alla passione politica e
alla ricerca del bene comune,
contestualmente avremo risolto anche
il problema di una classe dirigente
adeguata, che emergerà naturalmente
in uno scenario in cui si torni a
premiare il merito, offrendo a tutti
condizioni di partenza non
discriminanti e chiedendo di più a chi
di più può dare.
Università e cultura manageriale in
che rapporto devono stare? La
Chiesa nella dialettica che riguarda
il sistema capitalistico e le
prospettive di cambiamento dei
paradigmi dello sviluppo, che posto
deve occupare?
Nel nostro Paese l’Università, come
del resto l’intero sistema formativo, in
questi anni si è progressivamente
allontanata dal mondo del lavoro e
dell’impresa ed è pertanto chiamata a
ricostruire una rinnovata continuità,
che permetta ai giovani un naturale
passaggio dalla fase scolastica ed
accademica della loro formazione a
quella dell’impiego lavorativo dei
talenti maturati. Certo, l’Università
italiana deve liberarsi dai lacci delle
baronie che ancora, in troppi casi, ne
appesantiscono il cammino e
rappresentano una delle prime cause
del nefasto fenomeno della “fuga dei
cervelli”. Per quanto riguarda la
Chiesa il suo pensiero sociale dalla
Populorum Progressio di Paolo VI fino
alla Caritas in veritate di Benedetto
XVI appare avanzato perché mette in
guardia da una falsa idea di
progresso, come si trattasse di un
avanzamento automatico. Per questo
al termine progresso preferisce quello
di sviluppo che include indicatori
molteplici: non solo la crescita del PIl,
ma anche la crescita culturale, il
livello dei servizi sanitari, la
sostenibilità sociale, e quant’altro.
Non ci si deve accontentare di un
aumento solo quantitativo delle
risorse ma affrontare il tema della
loro distribuzione e della qualità della
vita non solo di alcuni, ma di tutti.
LA SCHEDA
Il “peso massimo” tra gli intellettuali
ANGELO BAGNASCO (Pontevico, 14 gennaio 1943) è un cardinale e
arcivescovo cattolico italiano, presidente della Conferenza Episcopale
Italiana e vice presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali
Europee. È arcivescovo metropolita di Genova e cardinale presbitero della
Gran Madre di Dio. Era accreditato presso la stampa internazionale quale
possibile successore di papa Benedetto XVI al soglio pontificio tra i
cardinali italiani nel conclave del 2013. Lo studioso e storico americano del
cattolicesimo Matthew Bunson lo ha definito "peso massimo tra gli
intellettuali" per via del suo austero profilo in materia di dottrina ed etica
e inoltre per il poliglottismo. È considerato in linea con il conservatorismo
del cardinale Siri, suo predecessore alla cattedra genovese. Attualmente è
membro della Congregazione per le Chiese Orientali, della Congregazione
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e della Commissione
Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali.
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21 Novembre 2014
posterlibri
PALERMO
RITRATTI. Un volumetto del vescovo di Caserta per ricordare il parroco ucciso dalla camorra
Don Peppino, martire del lavoro
Edito da Il Pozzo di Giacobbe di Trapani, racconta il coraggio anticonformistico di un giovane prete. Una storia
che richiama a quella di tanti altri prelati forse ancora in vita se la loro strategia pastorale fosse la più comune
DI AUGUSTO CAVADI
PALERMO. Il 2014 volge a conclusione e
sarebbe davvero triste se passasse sotto
silenzio, il ventesimo anniversario
dell’assassinio di don Peppino Diana
(caduto sotto il fuoco della camorra il 19
marzo del 1994). Grazie al vescovo
emerito di Caserta, Raffaele Nogaro, chi
vuole ha adesso l’opportunità di leggere un
breve ma denso volumetto (R. Nogaro,
Peppino Diana. Il martire di Lavoro,
Introduzione di Sergio Tanzarella, ll pozzo
di Giacobbe, Trapani 2014, pp. 75, euro
7,00) che ne richiama il profilo biografico
e, soprattutto, il significato civile e cristiano
della testimonianza. L’autore, con poche
ma efficaci pennellate, rappresenta il
contesto in cui il delitto si è consumato: “A
Casal di Principe, come in vaste zone della
Campania, tanti interessi brutali fanno
contrasto con le opere della carità. E’ la
Don Peppino Diana
LACERTI DI LETTURE
camorra. Non tanto un deperimento
organico della società locale quanto una
serpe che succhia il sangue della gente e
mette il veleno nelle coscienze”.
Don Nogaro, tiene a sottolineare il
coraggio anticonformistico del suo giovane
prete (e di quella minoranza di preti che lo
sostennero in vita): “La camorra sa bene
come misurarsi con le forze dell’ordine e
con le pattuglie armate, sa bene come
incantare la magistratura e le ambizioni
politiche dei rampanti locali. Rimane
svigorita di fronte all’emergenza dello
spirito e alla sollevazione delle coscienze. E
non valgono tanto le denuncie piazzaiole e
le manifestazioni scenografiche. Sono anzi
applaudite queste forme di vistosità dagli
stessi interessati, che sviluppano su di esse
i loro punti di onore e le loro leggende
memorabili”. Ma che significa, in concreto,
per un prete “sollevare le coscienze”?
Significa abbandonare la logica introversa
della cura dell’ovile per aprirsi alla logica
estroversa del servizio alle pecore smarrite;
deporre la mentalità del funzionario del
tempio per convertirsi alla mentalità del
diacono del territorio; lavorare per “la
Chiesa del popolo, la Chiesa dei poveri, la
Chiesa di tutti che considera peccati contro
lo Spirito gli attentati contro la giustizia:
evasione fiscale, assenze ingiustificate dal
lavoro, disimpegno professionale, cultura
della corruzione, raccomandazioni,
interessi di lucro negli operatori socialisanitari-assistenziali, dispotismo politico
piuttosto che professionalità del bene
comune”. Se questa strategia pastorale
fosse perseguita da tutti i preti, o per lo
meno dalla maggioranza dei preti, don
Peppino Diana sarebbe ancora vivo. Ma le
chiese del Sud, nel loro insieme, non
hanno voluto combattere il male della
criminalità organizzata: “si sono rassegnate
a forme di convivenza e di opportunismo”.
L’eccezione dunque andava punita per
evitare che la testimonianza diventasse
contagiosa: “Giuseppe Diana, al fianco di
Giuseppe Puglisi, è il riscatto delle nostre
terre sempre oppresse, è l’anima pulita
della nostra chiesa meridionale”.
Come tutti i libri sinceri, anche questo
suscita interrogativi impegnativi. Uno fra
tutti: mafiosi e camorristi vanno
scomunicati? Don Nogaro sostiene di no
perché “la scomunica definisce la
distruzione della persona, il fallimento
totale della speranza. E la Chiesa delude
profondamente quando scomunica”. Altri,
come don Cosimo Scordato, autore del
recente Dalla mafia liberaci o Signore! (Di
Girolamo, Trapani 2014), sono di parere
opposto: la scomunica rimarca
l’inconciliabilità della fedeltà al messaggio
cristiano con la fedeltà ai dettami mafiosi.
Forse esiste, anche se più faticosa, una
LA CLASSIFICA
Oltre la Nazione secondo Burgio
PALERMO. Perché il nazionalismo sembra
ancora, forse più che in passato, diffuso
in un mondo globalizzato? Possiamo
ancora chiamare “migrazioni” i fenomeni
di diaspora che stanno trasformando le
nostre società? Come possiamo discutere
di intercultura in presenza del terrorismo
internazionale? Se ne è parlato giovedì
scorso alla Bottega dei Saperi e dei
Sapori della Legalità di Palermo per la
presentazione del volume a cura di
Giuseppe Burgio “Oltre la Nazione.
Conflitti postcoloniali e pratiche
interculturali”. Il libro cerca di rispondere
a queste domande a partire dal caso dei
Tamil dello Sri Lanka, per analizzare il
complesso rapporto
tra termini che
sembrano antitetici
(identità,
nazionalismo,
differenze,
intercultura) e
inquadrare il nesso
tra il nazionalismo,
le differenze e la
violenza.
terza via: rendere le comunità cristiane
talmente fraterne, talmente libere dal
potere e dal denaro, da indurre i mafiosi ad
auto-scomunicarsi. Sarà un giorno
meraviglioso, se mai verrà, il giorno in cui
camorristi e ‘dranghetisti si diranno: ma
che ci andiamo a fare in chiesa? Là non c’è
trippa per i gatti.…
www.augustocavdi.com
DI FELICE IRRERA
Una docente precaria di lettere già nota al pubblico per altre sue prove, si pone in questo
romanzo, attraverso i cinque protagonisti, le cui esistenze s’intrecciano, il problema di
matrice pirandelliana relativo all’esistenza di una realtà univoca o di tante verità quanti
sono i punti di vista di chi narra.
Eliana Camaioni, L’amoretiepido, Pungitopo, pp. 208, € 15,00
Casati Modigliani
Dan Brown
1Sveva
La moglie magica - Sperling & Kupfer
4
Inferno - Mondadori
Markus Zusak
Stefano Benni
2Storia
di una ladra di libri - Frassinelli
5
Pantera - Feltrinelli
Tiziano Tersani
Massimo Gramellini - La magia di
Un' idea di destino. Diari di una vita
un buongiorno - Longanesi
3straordinaria
6
Longaneri
www.wuz.it
FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA)
Ingenui assoluti
Alcuni esponenti delle nuove generazioni sono
fanaticamente fieri della loro ignoranza; come
fieri vanno i buoi al macello. “Ridete, ridete. Ne
parleremo quando boccheggerete in un call
center o dovete inchinarvi in giacca bianca nel
ristorante di un coreano con tre lauree.” L’umanità non si
divide solo in uomini e caporali, ma anche in combattenti e
disertori. “Bompiani senior non si sarebbe mai lasciato
licenziare, era un combattente. Lui, un disertore.” Vi sono
personalità apparentemente mansuete che nascondono un
cieco e oscuro cinismo che emerge solo quando si toccano i
loro egoismi. Sono momenti rari poiché per natura non
nutrono alcun interesse e hanno indifferenza per quasi tutto
ciò che li circonda compreso gli affetti più intimi. “In
ciascuno di noi è in agguato una belva, più o meno
addomesticata. Gli occhi di dafne erano senza sbarre. Nel
suo sguardo convivevano la ferocia e l’arrendevolezza. La
purezza e l’inganno.” Non bisogna mai togliere lo
spiraglio della speranza ai malati terminali. E’ l’unico caso in
cui la speranza è una strategia. “«Dio non voglia abbia
quello!»«Non essere sciocca, mamma. Non si scherza con le
malattie. Non hai il cancro!»«Va bene, non ti arrabbiare».
Gli crede anche se quella determinazione assoluta sta per
farle risorgere il dubbio, poi si arrende alla speranza.”
Scelgono il ruolo gregario per non avere problemi,
sopportano i maltrattamenti di chi e peggio di loro per non
vivere l’ansia e la fatica di esser fabbri del proprio destino e
di quello altrui. “Ogni uomo ha la sua ombra, la tua è di un
Re. Ma non è facile accettare il ruolo di Re, più comodo
fingersi sudditi.” Un male che toglie la dignità è un male
degno di un dio? “Era tornata in sé. Il tumore la trattava
centonove pagina 30
come il mare con la spiaggia, la copriva e la scopriva. Presto
l’avrebbe sommersa.” La vigliaccheria dei mediocri rende i
geni degli sprovveduti. Non arrivano a concepire la loro
meschinità. Non riescono a pensare che altri hanno come
unica pretesa esistenziale quella di soddisfare solo i loro
bisogni. “Gli scrittori da pensieri più profondi, quei pochi
che fanno scervellare il mondo, nella vita si svelano sempre
degli ingenui assoluti.” Quel silenzio come difesa
relazionale. Arma con la quale, taluni, difendono la parte
oscura ed inconfessabile del loro animo. “Si nutriva di
silenzi come un bosco nordico difeso da crepacci di ghiaccio
e aguzzi abeti di vetro. Il suo io non ammetteva testimoni.”
Il piacere più sublime è quello che ispirato dalla tenerezza.
Non subisce stanchezza biologica o d’età.
“Ho fatto sesso tante volte, ma non mi è mai capitato di
eccitarmi con tenerezza.”
Lacerti tratti da: “24 Nero ” parte I- 2009 - Diego Cugia
posterlibri
Il cortile dell’Università dopo la morte di Marta Russo
NOVITA’. Il medico scrittore ci regala “L’ovale perfetto” suggestivo e quasi teatrale
Ruggeri, giallo ma non troppo
Una postilla conduce a un vecchio fatto di cronaca: l’omicidio della giovane studentessa Marta Russo,
nel 1997 lungo un vialetto dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ma lo scrittore è meno crudele della realtà
DI
GERARDO RIZZO
MESSINA. Molto spesso, in letteratura,
la scelta del genere giallo o poliziesco
diventa un pretesto per parlare di
qualcos’altro. La narrativa italiana vanta
una serie di precedenti illustri, a partire
da Gadda e Sciascia, che utilizzarono
questo mezzo in tempi piuttosto vicini tra
loro ma ormai lontani da noi. Il rapido
diffondersi di questo strumento tra gli
scrittori è dovuto probabilmente al fatto
che raccontare un delitto e scandagliarne
motivazioni, effetti e reazioni consente di
mettere in luce meccanismi mentali e
psicologici che altrimenti sarebbe difficile
analizzare.
L’utilizzo di questo genere letterario fa sì
che oggi Giuseppe Ruggeri ci regali
L’ovale perfetto, un giallo
appunto, ma che nasce da
suggestioni molto particolari e
che, probabilmente proprio
per questa ragione, assume
connotazioni altrettanto
peculiari. A cominciare dalla
mancanza di uno scenario
delineato, vero o immaginato
che sia. Come nelle fiabe
classiche, fatti e dialoghi si
dipanano su uno sfondo non
precisato, ma poi un po’ lo
scirocco insistente che increspa la
superficie del mare e scompiglia capelli e
ragionamenti, un po’ anche il perfetto
ovale della Annunciata antonelliana in
copertina, lasciano pensare alla città di
Messina. Ma il luogo, lo ripetiamo, è
davvero secondario. Uno dei personaggi
pensa frequentemente a una città astratta
e senza confini: «Paradossalmente, quella
città ha finito per essere assai più reale
dell'altra, della quale egli percepisce
sempre meno i suoni, i gesti, i
movimenti». Gli stessi nomi dei
personaggi, peraltro, sembrano
volutamente inseriti dall’autore per
ingarbugliare ancora di più le carte: Geno
o Febo, Vanni o Iginio starebbero più a
loro agio in Toscana che in Sicilia.
E poi, a differenza dei gialli tout court,
manca l’eroe positivo – o
l’antieroe, come più spesso
succede di recente. C’è, sì,
un investigatore che alla
fine incastrerà il colpevole,
ma Ruggeri decide di non
farlo risaltare più di altri dal
palinsesto in cui tutti i
personaggi si muovono. O
forse, sarebbe il caso di dire,
in cui i personaggi stanno
immobili, quasi in mostra, e
il loro entrare in scena, da
soli o in gruppo, dà l’impressione di
quando in teatro, nel buio, un occhio di
bue illumina un attore che recita la sua
parte. Così, in seguito alla misteriosa
uccisione di una ragazza mentre fa
jogging nella pista perfettamente ovale
immersa nel verde di un parco cittadino,
si vedono sfilare i personaggi, persone
apparentemente ordinarie eppure così
singolari: la gemella della vittima, che
rivive con angoscia le stesse emozioni
della sorella, come - dicono – solo i
gemelli sono in grado di fare. Un
21 Novembre 2014
ispettore di polizia scrupoloso e
coscienzioso, mal sopportato dal
commissario, arruffone e superficiale. Un
primo sospettato, vecchio amico
dell’ispettore, e un romantico custode di
museo. Un prestigioso professore di
filosofia che tiene la sua ultima lezione
prima della pensione, e un giovane
autistico, che magari – spera il
commissario – ha ripreso la scena con il
suo cellulare, ma non ha alcuna
intenzione di mollare il telefonino.
E una domanda che aleggia sulle teste e
nelle teste dei personaggi e del lettore:
perché? Questa domanda fa sì che
l’istanza morale diventi predominante
lungo tutta la storia, via via che la
narrazione va avanti. Lo scirocco che
tormenta la città, increspa il mare e piega
gli alberi, diventa metafora di una
morale smarrita.
Alla fine, una postilla dello stesso Ruggeri
lo dice chiaramente, ma già durante la
lettura alcuni elementi ci conducono a
pensare a un vecchio fatto di cronaca,
l’omicidio della giovane studentessa
Marta Russo, uccisa nel 1997 lungo un
vialetto dell’Università “La Sapienza” di
Roma. Allora si mise in campo uno
schieramento di forze – mediatiche e
investigative - che raramente si era visto
prima e si sarebbe visto dopo; furono
condannati i due giovani ricercatori
Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro,
furono tirate in ballo molte figure con i
ruoli più disparati, ma non si riuscì mai
(oltre che a trovare l’arma del delitto) a
dire una parola definitiva sul movente
che aveva portato all’uccisione della
ragazza. Rimase però, sospesa a
mezz’aria, l’idea che fin da subito aveva
cominciato a emergere dalla ridda di
ipotesi avanzate: il tentativo di
dimostrare la possibilità di esistenza del
delitto perfetto.
Giuseppe Ruggeri è meno crudele della
realtà: alla fine ce lo dice chi è stato, e
come e perché, e lo fa con la sua scrittura
dalla sintassi misurata, lineare, con le
frasi secche e dirette che sono una sua
caratteristica, unendo all’aggettivo
sostantivato “giallo” un altro aggettivo,
“civile”, che risuona come un messaggio
di speranza.
APPUNTAMENTI
Ruggeri e Barrilà su identità e Messina
MESSINA. Tre sono le presentazioni in programma per il nuovo romanzo di Giuseppe
Ruggeri. La prima sarà martedì 25 novembre alle ore 17 nei locali dell’Istituto dei Padri
Rogazionisti a Cristo Re, curato dalla sezione messinese dell’associazione culturale
“Antonello da Messina”. In quest’occasione, l’autore dialogherà sul libro con Milena
Romeo. Il 28 alle 10.30 al centro diurno Camelot. Venerdì 5 dicembre sarà la volta di
Sergio Di Giacomo, che presenterà il volume nei locali del Gabinetto di Lettura (via E.
Sacchi a Messina), sempre alle ore 17.
Giuseppe Ruggeri parlarà invece di un altro tema a lui caro, l’identità e Messina in un
incontro che si terrà il prossimo 26 novembre alle 17 per la rassegna “Il Cortile dei
Gentili”, nei locali della Biblioteca Regionale, a cura del direttore Sergio Todesco. A
relazionare, con interventi destinati a sollecitare l’intervento del pubblico, oltre il
medico-scrittore anche lo psicoterapeuta Domenico Barrilà.
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21 Novembre 2014
posterstoria
UN PO’ DI STORIA. Dal primo circolo Cipriani ai giovani combattenti dei primi anni Quaranta. Ecco le storie
Messina, città degli anarchici
Cerrito e Mazzone figure simbolo di un periodo di grande fermento, rappresentano la città dello Stretto al primo congresso anarchico
del postfascismo, che si svolge a Carrara. Vi arrivano con mezzi di fortuna, perché la guerra aveva distrutto. Ma non la voglia di ricostruire
DI
GIUSEPPE LOTETA
MESSINA. Chi, nel 1947,
si fosse affacciato dalla
nave-traghetto
proveniente da Villa San
Giovanni in prossimità
della costa messinese,
avrebbe visto in primo
piano – al posto di un
edificio della splendida
palazzata distrutta dal
terremoto del 1908 – una
brutta costruzione di
inequivocabile stile
fascista. E si sarebbe
sorpreso scorgendo sulla
facciata dell’edificio
prospiciente al mare un
enorme striscione con la
dicitura: “Federazione
anarchica italiana”. Il
brutto palazzo era stato la
“Casa Littoria” del regime
fascista, inaugurata da
Mussolini nel 1937
durante una sua visita in
Sicilia e ripetutamente
colpita dai bombardamenti
aerei. Ma era ancora in
piedi. E, dopo l’arrivo a
Messina delle truppe
anglo-americane,
nell’agosto del 1943, se ne
erano impossessati le
formazioni politiche
antifasciste, appena
costituite o ricostituite.
Agli anarchici era toccato
un intero piano con vista
sul mare. Ed avevano
Casa Littoria
piazzato il loro striscione.
IN PRINCIPIO FU
CIPRIANI. A Messina l’anarchismo
non era una novità. Gruppi anarchici
consistenti esistevano prima del
terremoto del 1908. Nel 1886 si era
costituito il circolo anarchico
“Amilcare Cipriani”, molto
frequentato, al quale aveva aderito
anche Giovanni Noè, l’esponente
libertario poi passato al socialismo ed
eletto deputato. E piccole formazioni
erano rimaste negli anni tra le due
guerre mondiali. Anarchico era stato
Tommaso De Francesco, un tipografo
che stampava clandestinamente
opuscoli di propaganda libertaria, con
l’inevitabile appendice di arresti e di
condanne. E che, durante il fascismo,
anziano e innocuo, era sbattuto in
cella ad ogni passaggio in città di un
gerarca del regime, perché “anarchico
pericoloso”.
NASCE LA FEDERAZIONE. Ma nella
seconda metà degli anni Quaranta del
secolo scorso gli anarchici sono
giovani e decisi. Sorgono inizialmente
due gruppi, “Michele Bakunin” e
“Pietro Gori”, poi unificati nella FAI
(Federazione anarchica italiana). A
Vincenzo Mazzone, un antifascista
ritornato nel 1945 a Messina dopo
venti anni di esilio. Nato a Scordia
(Catania) nel 1906, Mazzone aderisce
da ragazzo al partito comunista. Se
ne distacca nel 1929 per entrare nelle
fila anarchiche. Giusto in tempo per
ricevere l’anno successivo una
condanna a quattordici anni di
carcere dal tribunale speciale fascista.
In contumacia, perché Mazzone è
riuscito in tempo a rifugiarsi a
Marsiglia. Da quel momento
cominciano le peregrinazioni in
Europa e in Africa. Espulso dalla
Francia nel 1931, va in Spagna dove,
a Barcellona, è arrestato per aver
partecipato a uno sciopero generale
proclamato dalla Cnt, la
confederazione del lavoro anarchica.
Espulso anche dalla Spagna, si
stabilisce a Tunisi, dove continua a
svolgere un’intensa attività politica,
ha frequenti e violenti scontri con i
fascisti locali, è più volte arrestato,
fonda un settimanale anarchico in
lingua italiana, il “Domani”, diventa
un dirigente del locale sindacato edili
della Cgt (Confédération générale du
travail).
POI È LA GRANDE SVOLTA. Nel
luglio del 1936 il generale Francisco
Franco sbarca in Spagna con le sue
truppe indigene dal Marocco e
attacca le truppe repubblicane. E’
l’inizio della guerra civile che
insanguinerà la Spagna per tre anni e
si concluderà con la dittatura
franchista. Mazzone è tra i primi
fuorusciti italiani ad accorrere in
difesa della repubblica. In ottobre si
centonove pagina 32
arruola nella colonna “BerneriRosselli”, prende parte a numerosi
scontri a fuoco ed è ferito al braccio
destro nella battaglia di Almudèvar. E
in Spagna la sua storia s’intreccia con
quella di un altro anarchico, il filosofo
Camillo Berneri, allievo prediletto di
Gaetano Salvemini, fraterno amico di
Carlo e Nello Rosselli. Fin dallo
scoppio della guerra civile Berneri è
in Catalogna, a Barcellona, con la sua
compagna Giovanna.
BARBIERI E IL GIORNALE. Pubblica
un giornale, “Guerra di classe”, e
divide un appartamento con un altro
anarchico italiano, Francesco
Barbieri. Ed è in questo alloggio che
la sera del 5 maggio 1937 un gruppo
di miliziani comunisti della sezione
spagnola dei servizi segreti sovietici,
pistola alla mano, prelevano lui e
Barbieri. Guerra civile nella guerra
civile, in Catalogna i comunisti
posterstoria
procedono sistematicamente alla
repressione degli anarchici e dei
troschisti. E sarà Mazzone, legato da
profonda amicizia con Berneri, a
trovare in un vicolo di Barcellona i
corpi dei due uomini crivellati da
proiettili.
L’anarchico messinese é tra gli ultimi
a lasciare il suolo spagnolo poco
prima della vittoria franchista e a
ritornare in Tunisia, dove partecipa
alla Resistenza nelle fila del Maquis..
E poi, nel 1945, il ritorno a Messina.
CERRITO, IL CAPO. Ma il cervello
del gruppo anarchico messinese è
Gino Cerrito. E’ molto più giovane di
Mazzone. Ha ventitré anni nel 1945,
quando, dopo un anno di militanza
nel partito comunista, spedisce alla
federazione messinese del Pci una
lettera di dimissioni che contiene una
critica durissima e motivata
all’autoritarismo e al superstatalismo
comunista, alle degenerazioni
staliniste e ai vizi d’origine del
leninismo. La lettera si conclude con
un roboante “Viva Bakunin! Viva
l’anarchia!. Cerrito si iscrive nel 1944
nella facoltà di magistero
dell’università di Messina, dove si
laurea nel 1951 con una tesi sulla
storia del movimento operaio e
socialista in Sicilia tra il 1860 e il
1900. Sarà poi professore di storia
moderna nell’ateneo messinese e
successivamente a Firenze, dove si
trasferirà nel 1964. Fra le sue
pubblicazioni figurano “I fasci dei
lavoratori nella provincia di Messina”,
“Radicalismo e socialismo in Sicilia
(1860-1882)”, “I periodici di Messina.
Bibliografia e storia”, “Il movimento
anarchico internazionale”,
“L’antimilitarismo anarchico in Italia”,
“Dall’insurrezionalismo alla settimana
rossa”.
LE PRIME ELEZIONI. Ma in quegli
ultimi anni Quaranta è prevalente
l’impegno politico. Fino a quel
momento gli anarchici non avevano
mai partecipato ad elezioni politiche.
Con l’unica eccezione della Spagna
nella guerra civile, dove erano entrati
addirittura con tre ministri in un
governo di unità popolare. In Italia è
stato indetto per il 2 giugno del 1946
il referendum istituzionale. Gli
elettori debbono scegliere tra
repubblica e monarchia. Gli anarchici
si asterranno dal voto anche questa
volta? Cerrito non ha dubbi. Il
referendum – sostiene – non è una
qualsiasi consultazione elettorale, ma
lo spartiacque tra una vecchia e una
nuova Italia. Lui e Mazzone
rappresentano gli anarchici messinesi
al primo congresso anarchico del
postfascismo, che si svolge a Carrara
nel 1945. Vi arrivano con mezzi di
fortuna, perché la guerra aveva
distrutto gran parte delle strade
ferrate. E sostengono che al
referendum si debba votare per la
repubblica. E’ una tesi che divide il
congresso, ma gli anarchici messinesi
non mollano. E nel maggio del 1946
si battono, insieme con i comunisti, i
socialisti e i repubblicani, nella più
turbolenta campagna elettorale del
dopoguerra. Sono in piazza della
prefettura il 29 maggio, due giorni
prima del referendum, a contestare
Umberto di Savoia, da poche
settimane re, venuto a Messina per
salutare i sudditi dall’alto del balcone
prefettizio, invitandoli implicitamente
a votare per la monarchia.
PLACIDO LA TORRE. Terzo pilastro
della comunità anarchica messinese
nell’immediato dopoguerra è Placido
la Torre. E’ avvocato. Della razza
degli avvocati anarchici che, a
cominciare da Pietro Gori, hanno
dedicato interamente l’attività
professionale alla difesa gratuita dei
militanti libertari, dei poveri, degli
sconfitti. In anni successivi La Torre
farà parte del collegio difensivo di
Pietro Valpreda, l’anarchico accusato
della strage di Piazza Fontana, e del
“soccorso rosso” che si occuperà della
difesa di imputati socialisti,
comunisti, radicali, di Potere Operaio,
di Lotta Continua. Ma in quegli ultimi
anni Quaranta è appena laureato. E’
stato in guerra con il grado di
sottotenente e, dopo l’otto settembre
del 1943, ha partecipato a Roma alla
Resistenza, A Messina, in tribunale e
in città, imparano a conoscerlo
presto. Alto, un paio di baffoni
ottocenteschi, cappello e bastone,
crea un circolo anticlericale intitolato
a Giordano Bruno, si dedica ad
un’intensa attività politica, partecipa
a Palermo alla costituzione della
Federazione Anarchica Siciliana ed è
tra i fondatori del settimanale
anarchico “L’agitazione del Sud”, al
quale collaborerà assiduamente.
RIFUGIO A NIZZA. Intorno a
Mazzone, Cerrito e La Torre si crea un
folto gruppo di anarchici convinti e
Gino Cerrito
21 Novembre 2014
Placido La Torre
combattivi. Qualche nome: Marco
Parolini, Fifì Romanengo, Nino Crimi,
Salvatore Cutuli, Carmelo Timpanaro,
Tullio Procaccianti, Michela Bicchieri,
Antonio Fradà, Sandro Zappalà.
Saranno attivi per lungo tempo sulla
scena politica cittadina.
Le sorti di Mazzone subiscono un
doppio tracollo nella seconda metà
degli anni Cinquanta. Anzitutto il
fallimento della piccola impresa edile
della famiglia dell’anarchico. Il
secondo, per lui il peggiore, l’accusa da
parte di numerosi compagni di non
essersi astenuto nelle elezioni
politiche, favorendo la lista
repubblicana di Randolfo Pacciardi,
l’ex comandante delle brigate Garibaldi
durante la guerra civile spagnola.
Amareggiato e in ristrette condizioni
finanziarie, Mazzoni emigra per
l’ultima volta. Si stabilisce a Nizza,
dove morirà il 12 dicembre 1984.
Cerrito, a Firenze, frequenta le
comunità anarchiche toscane,
soprattutto quella, antica e
combattiva, di Carrara. Insegna storia
e scrive. L’orizzonte delle sue ricerche
storiche si allarga. La contestazione
studentesca del 1968 gli fornisce uno
spunto. Molti giovani si professano
anarchici, ma non sempre il nuovo
anarchismo dei contestatori si
identifica con quello della tradizione.
Anche da qui il bisogno di occuparsi
quasi esclusivamente di storia
dell’anarchismo italiano e
internazionale, alternando lavori
d’insieme a indagini su momenti
particolari. Negli anni Settanta è
colpito da una serie d’infarti che lo
costringono a ridurre notevolmente la
sua attività. E tuttavia, nel primo
biennio degli anni Ottanta, pubblica
due volumi. Il primo è: “Andrea Costa
nel socialismo italiano”, un ampio
centonove pagina 33
trattato in cui rivaluta il periodo
anarchico e rivoluzionario
dell’agitatore romagnolo a scapito del
secondo periodo, socialista e
legalitario. Il secondo è un’antologia
di scritti di Errico Malatesta. Ma
uscirà postumo, perché il 4 settembre
1982 Cerrito è stroncato da un
infarto, questa volta fulminante.
Placido La Torre diventa, negli ultimi
decenni del secolo scorso, uno dei
personaggi più in vista
dell’anarchismo italiano. La sua
preparazione, il suo attivismo, la sua
dedizione alla causa libertaria sono
riconosciute e apprezzate a livello
nazionale. Tiene conferenze in tutta
Italia, collabora intensamente a
“Umanità Nova”, il foglio anarchico
diretto da Armando Borghi, e con la
“Biblioteca di studi sociali Pietro
Gori”, alla quale donerà la sua fornita
emeroteca. Nelle scissioni e le
ricomposizioni del movimento
anarchico degli anni Sessanta, diviso
tra tradizionalisti e innovatori, esorta
all’unità e alla piena comprensione
dell’ideologia libertaria, da Bakunin a
Malatesta. “L’attentato e il
terrorismo”, scrive, “non hanno nulla
a che fare con l’ideologia anarchica”.
E nel 1974, spiazzando i sostenitori
dell’astensionismo in tutte le elezioni,
vota e fa votare per il divorzio. Nel
luglio del 1982 è il principale relatore
alla manifestazione commemorativa
del cinquantenario della morte di
Errico Malatesta, organizzata ad
Ancona dalla FAI, riunificata dopo le
scissioni degli anni Sessanta. Il suo
ultimo intervento pubblico è del 24
novembre 2007, a Messina, durante
un convegno organizzato in suo onore
dagli anarchici nella sede dell’Istituto
Salvemini. Muore due mesi dopo,
all’età di 87 anni.
21 Novembre 2014
posterteatro
Una immagine della prima guerra mondiale
Lucilla Galeazzi
PALERMO. Debutta al Biondo “Doppio Fronte”, lo spettacolo di Moni Ovadia e Lucilla Galeazzi
Prima guerra, spettacolo mondiale
Teatro politico e civile, al di lè della bellezza di canti e narrazioni, fa parlare i n umeri. A dicembre tornerà di nuovo in Sicilia
DI
PAOLO RANDAZZO
PALERMO. È passato un secolo da
quando è scoppiata la Prima Guerra
Mondiale: tradizionalmente, infatti,
l’episodio che ne segna l’inizio è
rappresentato dall’uccisione
dell’arciduca Francesco Ferdinando
d’Asburgo, erede al trono dell’Impero
Austriaco, a Sarajevo nel giugno del
1914. Probabilmente non c’è più
alcuno in vita dei combattenti di questa
guerra ma, a parte la copiosa
storiografia e la letteratura (Ungaretti,
su tutti), molti italiani ne ricordano
ancora oggi i racconti vivi e dolorosi
fatti dai nonni, dai bisnonni, dagli
anziani dei paesi e delle città. Una
guerra di confini e lunghe e profonde
trincee fangose, di cecchini e fanterie
(povera gente, soprattutto, contadini e
ragazzi di ogni parte d’Europa e
d’Italia), una guerra di lunghe attese, al
freddo dei ghiacciai o lasciati i soldati a
marcire nel fango e sotto la pioggia.
Una guerra di assalti improvvisi, assalti
in cui gli uomini, solo carne da
macello, venivano spinti da dietro e
costretti ad avanzare dagli ufficiali
(che, armi in pugno, spesso
nascondevano la loro disumana ferocia
e la loro vigliaccheria nelle menzogne
del più bieco militarismo e della più
assurda disciplina), e falciati a migliaia
dalle mitragliatrici e dalle artiglierie.
Una guerra di potere e menzogne,
un’infame avventura pensata e voluta
da minoranze fanatiche e
guerrafondaie (basti pensare al turpe
motto del futurista Marinetti: «la
guerra sola igiene del mondo») che ben
presto si rivelerà in tutta la sua tragica,
miserrima, realtà. Una guerra di
miseria infine, vissuta anzitutto dalle
donne e dalle famiglie che restavano
senza mezzi di sostentamento e poi dai
reduci che, tornati alle terre d’origine,
spesso storpi e sfigurati, faticavano a
reinserirsi o non ci riuscivano affatto,
magari col vergognoso e miserabile ben
servito mensile di una pensione di “una
lira e 58”. Un evento di così
straordinaria e disumana violenza
insomma che davvero sembra
incredibile che, dopo di esso, dopo la
ferita che esso ha impresso nella
cultura europea, possano esserci state
altre guerre, e ancora ce ne siano, che
abbiano visto, e vedano, protagonisti i
paesi dell’ Occidente, proprio i nostri
paesi (Francia, Inghilterra, AustriaUngheria, Serbia, Russia, Italia, Belgio
e Stati Uniti). Solo “una disumana
carneficina”: è giusto che questo evento
oggi sia rammemorato e che, lasciata
cadere ogni vuota maschera retorica e
nazionalistica, sia chiamato col suo
nome. A ricordarci, doverosamente,
tutto questo uno spettacolo di
narrazione e canti, co-prodotto dal
“Biondo” di Palermo e da Promo Music
(in collaborazione col Ravenna Teatro
Festival) che ha debuttato in prima
nazionale venerdì scorso e sarà in
scena a Palermo fino a domenica 23
novembre, per iniziare subito dopo una
lunga tournee (altre date siciliane: il 20
dicembre a Enna, il 21 al teatro
Colonna di Vittoria in provincia di
Ragusa). Teatro politico e civile, nella
migliore delle accezioni, teatro
popolare e, in qualche modo, anche
“epico” (ovvero teatro che costringe a
pensare) proprio nel senso brechtiano
del termine: in scena Moni Ovadia e
Lucilla Galeazzi che spendono la loro
energia d’interpreti coi giovani del coro
del Conservatorio “Bellini” di Palermo e
con quattro musicisti che suonano live
(Paolo Rocca, Massimo Marcer, Alberto
Florian Mihai, Luca Garlaschelli). Uno
spettacolo che, al di là della
commovente bellezza dei canti (tra
tutti, la bellissima canzone “Gorizia”),
al di là della potenza della narrazione,
fa giustamente parlare i numeri prima
di tutto: «tra il 1914 e il 1918 morirono
ogni giorno sul campo di battaglia più
di 2000 uomini, fino a portare il totale
delle vittime a circa 8 milioni e mezzo
di caduti, ai quali poi si devono
aggiungere i soldati morti in seguito e
le vittime civili. Si arriva perciò a
scoprire che più del 50% degli uomini
impegnati nel conflitto furono fatti
prigionieri, feriti o uccisi. Per quanto
riguarda il quadro delle perdite per
classi di età, il 12& circa del totale degli
uomini caduti in combattimento aveva
meno di 20 anni, mentre il 60& del
totale degli uccisi aveva tra i 20 e i 30
anni. Se si applicano queste stime al
totale delle perdite subite dalle potenze
centrali e alleate, si ottiene un totale
spaventoso di quasi 4 milioni e 750.000
morti di età inferiore ai 20 anni».
MESSINA
Rassegna Atto unico, il debutto di Raptus
Moni Ovadia
MESSINA. Debutta a Messina domenica 23 novembre “Ratpus”, secondo appuntamento
della rassegna “Atto Unico” 2014-2015 di QAProduzioni. Lo spettacolo andrà in scena
alla Chiesa di Santa Maria Alemanna, in doppia replica (alle ore 18 e alle ore 21). Tratto
da un racconto della raccolta "Viaggio all'alba del millennio" (Perdisa Pop, 2011,
vincitore del Premio Internazionale Sebastiano Addamo) del catanese Massimo
Maugeri, “Ratpus” va in scena con riduzione, adattamento e regia di Manuel Giliberti. A
interpretare la protagonista, Cetti Curfino, sarà Carmelinda Gentile, conosciutissima dal
grande pubblico anche grazie al ruolo di Beba del “Commissario Montalbano”
televisivo. Al suo fianco, a eseguire dal vivo le musiche originali che ha composto per lo
spettacolo, Antonio Di Pofi, autore delle musiche per l'”Agamennone” di De Fusco in
scena la stagione del 2014 al Teatro Greco di Siracusa. Completa il cast tecnico Lidia
Agricola, che firma scene e costumi.
centonove pagina 34
21 Novembre 2014
posterpersonaggi
L’INTERVISTA. A tu per tu con l’attore messinese Antonio Alveario
Io, agrario del teatro
Una carriera nata per caso e cresciuta
al fianco di grandi maestri come
De Berardinis e Santagata.
«E’ un lavoro duro che dà
il potere di sperimentare
altre ipotesi di vita»
Antonio Alveario in Piscistoccu a ghiotta
DI GIGI GIACOBBE
MESSINA. «Il Teatro? E’ l’attore con lo
spettatore che riunendosi in un’ideale
assemblea, in economia di spazio e
tempo, cercano di approfondire la vita. Il
Teatro è tecnica di conoscenza per
eccellenza che mette in ballo i grandi
sentimenti: amore, odio, gelosia,
passione». A parlare è l’attore Antonio
Alveario, messinese classe ‘63.
Quando cominci a far Teatro negli anni
’80 in Italia spiccano i Magazzini
Criminali di Lombardi-Tiezzi, la Gaia
Scienza di Barberio Corsetti, il Falso
Movimento di Martone ed eccelle il
grande texano Bob Wilson con le sue
magiche luci. Come ti sei posto nei
confronti di queste gruppi ?
«In questo tipo di Teatro la parola era
poco contemplata all’epoca, utilissimo per
la presenza scenica e il lavoro sul corpo,
ma incompleto riguardo la parola agita».
E allora cosa fai?
«Decido di fare un corso di dizione a
Reggio Calabria con Gianni Diotaiuti e poi
con Maurizio Marchetti a Messina il quale
mi prepara per un provino onde poter
entrare alla scuola dell’Istituto Nazionale
del Dramma Antico di Siracusa».
Qual era il pezzo o il brano che hai
scelto?
«Un monologo di Karl Valentin titolato “Il
Teatro dell’obbligo” che andò molto bene
tanto che fui preso come allievo e ricevetti
pure i complimenti da uno dei docenti
che era Pupetto Castellanneta che poi ho
rivisto negli anni successivi.
Contemporaneamente partecipo a due
film di Francesco Calogero, “La gentilezza
del tocco” e “Visioni private” (sarà pure
presente nel film “Seconda primavera”
che ancora deve uscire, ndr) e allo
spettacolo “Cappiddazzu paga tutto” di
Pirandello-Martoglio con la regia di
Alvaro Piccardi per conto della
Compagnia del Teatro Libero di Messina
diretta da Pippo Luciano, e nella stagione
1988/89 ha inizio la mia prima grande
tournée con Daniela Conti e Nino Frassica
protagonisti de “L’aria del Continente” di
Martoglio con la regia di Calenda».
Quando hai capito che recitare sarebbe
stato il tuo vero lavoro?
«A Palermo, dopo aver visto gli spettacoli
più belli in vita mia. Mi riferisco a
“Palermo Palermo” di Pina Bausch e in
particolare a “Totò principe di Danimarca”
di Leo De Berardinis, verso cui rimasi
folgorato tanto da inseguirlo fino a
Bologna e fare di tutto per entrare nella
sua Compagnia, riuscendo a lavorare con
lui per quasi tutti gli anni ’90, prendendo
parte ai suoi più importanti spettacoli ».
Cosa ti ha insegnato De Berardinis?
«Per lui il Teatro è l’attore. E mi ha
insegnato l’importanza d’essere oltre che
attore anche autore, intendendo che
l’attore non deve messianicamente
scriversi i testi ma che in modo
responsabile e cosciente deve andare in
scena senza eseguire pedissequamente i
compiti dettatigli dal regista di turno.
Deve avere dunque una grande libertà
scenica ed esprimere idealmente la
propria autobiografia profonda e
possedere una concezione nel montaggio
degli spettacoli che sia simile a ciò che
avviene nelle improvvisazioni di Jazz».
Oltre al grande Leo chi incontri a
Bologna?
«In quegli anni incontro uomini
straordinari come Claudio Meldolesi,
Antonio Neiwiller, il mago delle luci
Maurizio Viani, Alfonso Santagata e
Claudio Morgante ».
Come ti sei trovato a lavorare per otto
anni con Santagata?
«Santagata è un grande visionario, con lui
ci si spinge verso una totale autorialità
dell’attore, dove ognuno attraverso
l’improvvisazione costruisce la propria
partitura teatrale che lui poi utilizza in
fase di montaggio dello spettacolo. Le sue
peculiarità sono gli allestimenti all’aperto,
in esterni, dove lui costruisce dei veri e
propri set cinematografici itineranti per il
pubblico, per tutti valga l’esempio di
“Tragedia a Gibellina” sul mito dei
Labdacidi ».
Cosa accade dopo?
«Mi trasferisco a Imola e comincio a
lavorare con Enzo Vetrano e Stefano
Randisi, Elena Bucci e Marco Sgrosso.
Contemporaneamente, e siamo nella fase
della mia maturità, ritorno a fare teatro a
Messina col mio amico Bruschetta
realizzando degli spettacoli belli,
divertenti e anche comici come
“Piscistoccu ‘a ghiotta” di Gianni
Clemente ».
Per ciò che riguarda il Cinema come ti
sei mosso?
«Dopo i film con Calogero ho un felice
incontro con Roberto Bonaventura e
Umberto Vivaldi nelle inedite vesti di
produttore e insieme produciamo “61 a 0”
da cui nasce il personaggio che ha avuto
un grande successo, “L’onorevole P.” Poi
faccio un cameo nel film di Cristian
Bisceglie, “Agente matrimoniale” e
arriviamo all’inaspettato provino con Pier
Francesco Diliberto ovvero PIF per il film
“La mafia uccide solo d’estate” dove
interpreto il ruolo di Totò Riina. Da
questo film poi prendo parte ad alcune
fiction televisive ».
Che tipo di attore credi di essere?
«Certo non un attore accademico. Per
dirla con Carlo Cecchi il mio corpo
d’attore si rifà alla grande tradizione del
Teatro dialettale siciliano e napoletano e
pure veneto, che predilige i paradossi e la
comicità ».
Hai fatto mai la regia di qualche
spettacolo?
«In modo sporadico e casuale. Ricordo la
regia di “Una visita” di Beniamino
Joppolo che ho fatto a Racalmuto assieme
ad Alessandro Garzella e un’altra a
Montalbano Elicona con Giovanni
Boncoddo appena uscito dal coma,
titolata “La vita di un amico” ispirata
all’atto unico di Eduardo De Filippo
“Amicizia” ».
Cosa ti piace dell’essere attore?
« Il piacere di mostrarsi e il potere
sperimentare altre ipotesi di vita »
L’APPUNTAMENTO
In scena con l’Assunzione
Antonio Alveario
MESSINA. Antonio Alveario è nato a Messina il 27 luglio 1963, anche se ha la residenza nel
paesino collinare di Gesso verso cui nutre un grande amore e dopo aver preso la licenza
scientifica si iscrive in Agraria prima all’Università di Pisa poi a Catania. A 20 anni un amico
lo mette in contatto con Ninni Bruschetta, che lo mette alla “prova”: trainer Maurizio
Puglisi (attuale presidente del Teatro Vittorio Emanuele), il quale utilizzava le metodologie
di Ugo Pitozzi molto vicine al Teatro-Danza. Poi entra nella scuola dell’Inda. La passione
per il teatro cresce insieme alla compagnia di Leo De Berardinis. Dopo varie parentesi
cinematografiche torna in scena, sabato 22 ore 21 e domenica 23 novembre ore 17,
all’Auditorium comunale di Pace del Mela con un testo scritto e diretto da Laura Giacobbe
titolato “L’Assunzione” dove tra i vari temi trattati c’è La Vara. Interpreta un professore sui
generis, il quale alla vigilia della festa di mezzo agosto innesca uno scontro dialettico con
un disoccupato dello stesso palazzo dove abita lui che condurrà ad un imprevisto che è
meglio non rivelare. Al suo fianco: Mario Incudine, Paolo Molonia e Francesco Natoli.
centonove pagina 35
21 Novembre 2014
posterpaesechevai
DA TENERE PRESENTI
Feste e... rosolio
Statue bronzee di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Lucio Piccolo
ITINERARI. Viaggio nel comune dei Nebrodi tra arte e tradizione. Valorizzato dal Comune
Ficarra, il turismo che vorrei
Una attenta amministrazione “garantisce” lunga vita al patrimonio
artistico che sa intrecciarsi con artigianato e gastronomia
DI
FELICE IRRERA
FICARRA. Percorrendo una strada
provinciale tutta curve che da Brolo
s’inerpica sino a 450 metri, si giunge
abbastanza in breve a Ficarra, paesino
di meno di duemila abitanti che risale,
almeno quanto alle fonti
documentarie, all’XI secolo.
Se del Castello, di probabile origine
saracena, restano soltanto i ruderi,
Ficarra, oltre a consentire una vita
tranquilla, immersa nel verde della
campagna circostante, racchiude in sé
opere d’arte non comuni.
La chiesa madre è il Santuario della
SS. Annunziata, risalente al XV secolo,
con un bel portale in pietra arenaria.
La sacra statua della Madonna sarebbe
giunta per caso nel Cinquecento su
una nave approdata a causa di una
tempesta a Brolo, ma diretta a
Siracusa. La tradizione narra che, una
volta tornato il sereno, non si poté
riprendere la navigazione in quanto
una forza misteriosa lo impediva, per
cui i marinai decisero di alleggerire la
nave, fra l’altro abbandonando sulla
Antico telaio
spiaggia quel pesante simulacro: tra i
presenti, solo alcuni ficarresi
riuscirono a caricarsela sulle spalle,
portandola così nel loro paese. La
facciata della chiesa fu rifatta nel
Settecento, ma il suo interno è una
sequela di meraviglie. Colpisce sulla
destra, al quarto altare, in una nicchia
con bassorilievi di Francesco del
Piccolo (1564) una statua
dell’Immacolata di scuola gaginiana e
nel transetto destro un grande
polittico di marmo del sec. XVI
rappresentante la Madonna col
Bambino, Gesù e i santi. Nella cappella
a destra della maggiore, che presenta
una ricchezza straordinaria di stucchi
e una cancellata in ferro battuto, c’è,
appunto, la stupenda statua marmorea
dell’Annunziata di Antonio Gagini
(1544); più in là un ciborio marmoreo
del 1536. Al quarto altare sinistro
ancora una statua gaginesca: la
Madonna della Neve.
Si esce dalla chiesa con gli occhi pieni
di tanta bellezza e da lì una strada
sale al colle che presenta i ruderi del
cinquecentesco Convento dei Minori
Osservanti, di cui resta solo il portale:
fu utilizzato come biblioteca, ma poi,
caduto in rovina, abbandonato a fine
Ottocento; del chiostro rimane intatto
un arco a pieno sesto. Oggi è usato
come Auditorium e museo
dell’arenaria a cielo aperto.
Più in là troviamo la chiesa
benedettina del Sacro Cuore, detta
Badia, anch’essa con una statua
gaginesca in marmo: la Madonna delle
Grazie.
Percorrendo il paese, dove i vicoli
medievali si alternano a tanti Palazzi
di nobili famiglie (Lancia, PiccoloCupani, Busacca, Piccolo-Ferraloro,
Milio-Ficarra, che esibiscono balconi
Il palazzo baronale
barocchi e portali con gli stemmi di
famiglia), si rendono visibili piccoli
spazi museali, che presentano al
turista squarci del passato con la
visione di antichi telai o del ciclo della
produzione della seta a partire dal
baco.
• La festa dell’Annunziata, che si
celebra il 25 marzo e dal 3 al 5
agosto
• La sagra del vino e dell’olio a
Matini a metà agosto
• Il libro di Giuseppe Cavallaro e
Franco Tumeo, “Ficarra, storia, arte
e religiosità”, Aracne Editrice,
Palermo 1991
• La gastronomia locale con “pasti
’i mennula” (dolci di mandorla),
’nzuddi, biscotti duri ad esse,
nuciddi 'ngnazzati (dal
caratteristico colore rosso), rosolio,
vino di Matini, olio e miele.
Ma Ficarra non è solo arte. A Palazzo
Milio si trova infatti allocato il Centro
letterario Lucio Piccolo (inaugurato
nel 2007), al cui interno si trova il
Museo Lucio Piccolo, voluto dal figlio
Giuseppe (morto a Palermo nel 2012 a
52 anni) che ha dato
all’Amministrazione la biblioteca del
padre, ricca di 1700 volumi, tanti suoi
carteggi, componimenti anche inediti,
autografi e corrispondenze con
protagonisti della letteratura italiana e
straniera, fotografie di famiglia, arredi
e oggetti personal: nei saloni del
Centro sono periodicamente allestite
delle mostre itineranti di artigianato
locale.
Prende anche vita in questo tranquillo
e accogliente paese (ed è un merito
delle ultime amministrazioni) quel
turismo integrato che potrebbe fare la
fortuna un po’ di tutti i paesi
nebroidei: qui l’aria salubre s’intreccia
con il patrimonio artistico e con un
artigianato quanto mai vivo
(manufatti in legno, lavorazione della
pietra arenaria, dei vimini e del ferro,
ricamo, persino l’allevamento del baco
da seta), mentre non mancano le
aziende agroturistiche con la loro
tipica gastronomia.
UN PO’ DI STORIA
Tutto merito dei Fenici. E dei Greci
Sarebbero stati i Fenici a fondare il paese, poi riedificato dai Greci (nelle località di
"Pallisa" e "Strummo" non è difficile imbattersi in piccoli frammenti di terracotta
affioranti dal terreno). Secondo altri, la nascita di Ficarra si dovrebbe ai Saraceni,
come dimostrerebbe lo stesso nome “Fakhàr”, cioè “glorioso” (ma il toponimo
potrebbe anche derivare dalla semplice pianta di fico così presente sul territorio).
In epoca normanna, Ficarra fu possedimento del regio demanio e governata da
Alchiero di Ficarra in qualità di stratigò e sotto gli Angioini fu possedimento di
Macalda Scaletta, moglie di Alaimo da Lentini In seguito, la baronia di Ficarra
passò ai Lauria, ai quali succedette l'illustre famiglia dei Lancia, che vi dominò a
lungo. Nel 1737, Ficarra passa sotto il dominio di Pietro Napoli, Principe di
Resuttana e nel 1738 è acquistata da Ignazio Vincenzo Abate, marchese di
Longarino. Infine, nel 1823 Ficarra diviene Comune e viene incluso nel distretto di
Patti e aggregato alla stessa Diocesi.
centonove pagina 36
posterrubriche
NUOVE VISIONI
DI MARCO OLIVIERI
Il ritorno del Cinema
Paradiso
“Nuovo Cinema Paradiso”
continua a emozionare gli
spettatori. L’occasione, per
ritornare a celebrare il film
rivelazione del siciliano Giuseppe
Tornatore, è il restauro digitale (grazie
a Istituto Luce Cinecittà e a Dolce &
Gabbana), presentato a Los Angeles
come anteprima della rassegna
“Cinema Italian Style”. Per l’occasione,
l’associazione culturale “La Zattera
dell’Arte” ha curato una mostra
dedicata al film, ricca di elementi
inediti (disegni, opere di Guttuso e un
articolo di Sciascia scritto poche
settimane prima di morire), in
esposizione all’Istituto italiano di
cultura. Come non pensare, di
conseguenza, al meraviglioso episodio
messinese, che vide il gestore
dell’Aurora Gianni Parlagreco insistere
su “Nuovo Cinema Paradiso”,
nonostante in tutta Italia, inizialmente,
l’opera sembrasse destinata a un
insuccesso senza appello. Parlagreco
propose agli spettatori di pagare il
biglietto solo se la visione fosse
piaciuta. In pochi giorni, il film incassò
una cifra considerevole. Quando il
regista, sbalordito, venne a Messina,
nel gennaio 1989, i trionfi di Cannes e
dell’Oscar erano impossibili da
prevedere.
MESSINA
Progetto Suono, giovani
musicisti crescono
MESSINA. Organizzati da “Progetto
Suono”, in collaborazione con “Scuola
di musica Percorsi Sonori” e con il
Feltrinelli Point Messina, al via i
pomeriggi musicali in libreria. Giovani
musicisti si confrontano con il
pubblico, guidati dai loro insegnanti.
Dopo l’incontro del 19 novembre (al
piano solo e piano quattro mani Sofia
Colonna, Giosuè Sottile, Valeria
Pracanica, Paola Calatozzolo,
Fortunato Marchetti, Mariapia
Bruschetta, Riccardo De Pasquale,
Sofia Milone, maestro Giovanni
Santangelo)) si continua il 27 (ore
18:30) con Alessandro Ariosto alla
chitarra. Il 4 dicembre (ore 18:30)
giovani chitarristi in sestetto (maestro
Paolo Aragona): Alessandro Bonanno,
Giulio Galletta, Chiara Natoli, Davide
Pagano, Maggie Ragonese, Giulia
Zanghì. E, stesso giorno, Andrea Di
Sarcina, sempre alla chitarra (maestro
Paolo Aragona). Giorno 11 dicembre
(ore 18:30) concluderà la serie di
pomeriggi musicali Francesco Allegra,
piano solo (maestro Dario Nicoletti).
21 Novembre 2014
MUSICA
CATANIA
DI CESARE NATOLI
Se Nourredine brucia
Per la rassegna “Altre scene”, nuovo spettacolo di Giuseppe Massa
PAOLO RANDAZZO
CATANIA. Continua la ricerca teatrale di
Peppe Massa e della compagnia Sutta
scupa dentro la condizione umana dei
migranti in Italia. Dopo “Chi ha paura
delle badanti?”, il giustamente fortunato
spettacolo dedicato al mondo
dell’immigrazione rumena, è la volta oggi
di “Nel fuoco. Omaggio a Nourredine
Adnane, un martire a Palermo”, in scena
domenica 23 novembre nello spazio di Zo
a Catania. Il contesto organizzativo è
l’apertura della rassegna “Altre scene”,
giunta alla nona edizione e organizzata
da Zo e dalle compagnie Statale 114 e
Motomimetico. Così il drammaturgo
palermitano racconta il suo lavoro: «L’11
Febbraio del 2011, il venditore ambulante
Noureddine Adnane di 27 anni, vessato
ripetutamente dai controlli di alcuni vigili
urbani, decide di togliersi la vita dandosi
fuoco in pieno giorno a Palermo. Lo
incontriamo un secondo prima dell’ultimo
gesto, quando la tanica di benzina è già
vuota. La foto di Noureddine è proiettata
nel fondo scena, l’attore è già
completamente inzuppato. Un secondo
che si dilata all’infinito. Attraverso un
flusso di parole prendono luce alcuni
frammenti della realtà vissuta dal giovane
migrante. Un mix di italiano, siciliano,
arabo e francese è la lingua che esplica la
condizione emotiva del venditore
ambulante. I vigili, presenti durante gli
ultimi istanti della sua vita, vengono
evocati attraverso una rigida partitura
gestuale e diventano eterni e colpevoli
testimoni, così come tutta la città». Ed
ecco gli altri appuntamenti della
rassegna: 7 dicembre “Sex machine”,
coreografia di Luca Bruni con Luca Bruni
e Mario Ferrari; 8 gennaio 2015 “Senza
titolo – performance #4” di Fabrizio
Puglisi e Barbara Toma; 15 febbraio “La
pazzia di orlando” di e con Mimmo
Cuticchio; 1 marzo “Toto e vicé” di
Scaldati, regia ed interpretazione di Enzo
Vetrano e Stefano Randisi; 10, 11 e 12
marzo, “Battuage” scritto e diretto da
Joele Anastasi, con Joele Anastasi, Enrico
Sortino, Federica Carrubba Toscano e
Simone Leonardi; 15 marzo, “Body
moods: which one is yours?”, coreografia
di Claudio Malangone con Marta
Cinicolo, Adriana Cristiano, Natalia
Cristofaro, Vincenzo Capasso, Alessandro
De Santis; 12 aprile, “Openig night
scratch#1 - preludi notturni in danza e
poesia” video/sound dj/concept Claudio
Fausti, coreografie di Emma Scialfa; 19 e
20 aprile, “Stanze”, testo e regia di Salvo
Gennuso, con Elaine Bonsangue, Elisa
Marchese, Laura Rapicavoli, Alice Sgroi.
Duemila euro per un disco
Si susseguono senza sosta le
notizie sul nuovo boom del
vinile. Pur rappresentando
solo il 3% circa del mercato
discografico, infatti, il
vecchio 33 giri continua ad
entusiasmare una folta schiera di
appassionati, innamorati a tal punto da
essere pronti a spendere cifre anche
molto alte per aggiudicarsi i dischi più
rari. L’ultimo esempio viene da “The
Vinyl Factory” – un gruppo con sede a
Londra che comprende una etichetta
discografica, una fabbrica di dischi in
vinile, una galleria utilizzata per mostre
e eventi, un negozio di dischi e una
rivista di musica – che ha recentemente
rivelato le cifre spese da alcuni
collezionisti per accaparrarsi
registrazioni “du Discogs”, uno dei più
forniti siti online di supporti in vinile
con oltre 5 milioni di titoli. I primi dieci
classificati tra i dischi più costosi del
2014 sono in linea di massima incisioni
degli anni '70 e '80 e di vari generi.
Nove di essi sono stati venduti
esattamente per 1875 dollari e sono più
che altro dischi degli anni '70 e '80 di
artisti poco conosciuti. Al primo posto
“Coil” un gruppo di musica
sperimentale inglese, con “Gold is the
Metal” del 1987, venduto a 1.889
dollari; segue Bernard Purdie,
batterista funk americano, il cui disco
“Lialeh”, del 1974, è stato acquistato
per 1875 dollari. Stessa cifra per
l'album “Sex Drive” (1981) dei Necros,
gruppo Hardcore punk Usa, per
“Mammut” (1971) del gruppo omonimo
e per “Three Parts to My Soul” (1971)
dei Dr. Z, un trio progressive, mentre si
parla di psychedelic progressive rock
per Nicholas Greenwood con il suo
“Cold Cuts” (1972). La lista si completa
con Lee More – Free and Eas (1981),
Vicious Visions – I Beat You / No No’s
(1983) e con un disco realizzato da
artisti vari dal titolo “Sonatas for
Violins”, del 1964.
DE GUSTIBUS
Il successo del Merano WineFestival
Si è appena conclusa la 23° edizione del Merano
Wine Festival e per Helmuth Köcher, ideatore della
manifestazione è il momento di tirare qualche
somma: "Quest'anno sfioriamo le 10.000 presenze,
per un indotto stimato in circa 6 milioni di euro”. A
fronte di circa 6800 paganti si può parlare di un vero successo
per la manifestazione di Helmut e per la piccola cittadina in riva
al Passirio che così ha riposto nel cassetto un'edizione che si è
svolta all'insegna dei grandi numeri. Un grandissimo risultato
per nulla scontato, visto il periodo di crisi che attanaglia famiglie
ed aziende, il successo del Merano WineFestival sta a dimostrare
che la forza magnetica di questo evento ha davvero qualcosa di
speciale. Kurhaus e Gourmet Arena sono stati il cuore di una tre
giorni che ha portato il meglio dell'enogastronomia italiana ed
centonove pagina 37
internazionale a Merano. Tantissimi partecipanti tanto che gli
organizzatori che sono costretti per alcuni momenti a chiudere
le porte per limitare gli accessi e consentire il ricambio dei
visitatori, a dimostrazione che siamo di fronte ad un evento che
ha consolidato nel pubblico degli appassionati del vino e del cibo
di qualità la sua fama indiscussa. Oltre alle frequentatissime
sezioni classiche del festival - bio&dynamica, Culinary, Chef's
Challenge, BeerPassion, Club Excellence, Wine MasterClasses e i
due eventi speciali: CULT2014, uno spazio che ha raccolto i 41
pionieri del vino italiano selezionati con cura da Helmuth
Köcher, e il WineWorld Economic Forum, un workshop - tavola
rotonda con grandi nomi dell'enologia italiana - che ha definito
le linee del comparto dal punto di vista della sostenibilità e
dell'export. E tanto pubblico anche nella sala Goethe che
ospitava i produttori siciliani, in certi momenti così piena da
dover regolare l'afflusso dei tanti appassionati venuti da ogni
dove ad assaggiare il meglio della produzione isolana.
21 Novembre 2014
posterlettere
QUI SCUOLA
GUI
HERITAGE
DI ANDREA SMITH
DI SERGIO BERTOLAMI
Compensi Fis, non sono pubblici
Che cambiamento!
In base alla disciplina di
protezione dei dati personali ed
in coerenza con indicazioni già
fornite, le informazioni
concernenti i compensi
accessori corrisposti al personale per i
progetti finalizzati con il Fondo d’Istituto
potranno essere oggetto di
comunicazione sindacale solo in forma
aggregata, indicandone l’importo
complessivo, eventualmente “per fasce” o
“qualifiche”; non potranno invece essere
oggetto di comunicazione gli importi dei
compensi riferibili a singoli lavoratori. A
precisarlo è il Garante per la protezione
dei dati personali con il parere del 13
ottobre, inviato all’ARAN (Agenzia per la
rappresentanza negoziale delle pubbliche
amministrazioni) e all’Associazione
nazionale dirigenti e alte professionalità
della scuola (ANP) che nel giugno scorso
aveva posto il quesito sulla legittimità o
meno della richiesta di alcune
organizzazioni sindacali volta ad ottenere
anche i compensi erogati
individualmente. Con riferimento al caso
specifico, il garante osserva come, se da
un lato il CCNL Scuola, nell'individuare le
materie di informazione successiva alle
organizzazioni sindacali, a livello della
singola istituzione scolastica, consente
che l'informativa sindacale venga
effettuata in forma nominativa con
specifico riguardo al personale coinvolto
nelle attività finanziate con il fondo
d'Istituto, dal quadro normativo di
riferimento non emerge alcuna specifica
fonte normativa o negoziale che preveda
espressamente la comunicazione dei
compensi accessori erogati
individualmente. Né, a tal fine, può essere
invocata la facoltà prevista dal CCNL per
le Organizzazioni sindacali di verificare
l’attuazione della contrattazione collettiva
sull’utilizzo delle risorse perché questa
non presuppone la conoscenza dei dati
di dettaglio delle voci di spesa o dei
mandati di pagamento.
In una riunione per
“tornare alla politica” più
d’uno cita Torino che da
città-fabbrica - con
rumorose linee di
produzione d’auto – s’è
trasformata in città-culturale. Ma non
solo. Se ci fosse tempo aggiungerei
che si sono rivitalizzati i quartieri
storici, come il popolare Borgo Dora,
abitato per metà da vecchi torinesi e
l’altra metà da immigrati stranieri. Il
suo nucleo è pedonale e ospita il
Balôn, cioè il mercato delle pulci. Nel
borgo si sono riguadagnati il
cinquecentesco Arsenale di Artiglieria
destinandolo ad opere assistenziali e la
spettrale area dell’ex-Caserma Cavalli
(lo stesso Cavalli cui è intitolato un
nostro Forte collinare). Il passo
preliminare è stato il trasferimento
della proprietà della Caserma,
dall’Agenzia del Demanio al Comune.
Quindi è seguita la “concessione di
valorizzazione”. Primo bando di gara
aggiudicato in Italia; primo esempio
innovativo di assegnazione, che senza
oneri a carico della Città coinvolge il
dinamismo dei privati nella
riqualificazione degli immobili. La
Caserma ospita da quest’anno la
scuola Holden: quella fondata da
Alessandro Baricco nel 1994 e che ora
vuole diventare il migliore centro
europeo per l’insegnamento della
scrittura creativa e delle performing
arts: «Acting, Crossmedia, Filmmaking,
Real World, Scrivere e Series: perché le
storie cambiano continuamente forma,
aspetto e dimensioni». E loro le
catturano tutte. Ma il recupero, delle
fabbriche e dei giardini, non avviene
solo a terra, ma anche dal cielo. Lo
sguardo spazia, infatti, a vista
d’occhio. Perché a Torino si gonfia un
bel pallone aerostatico. A Messina la
bocca dei Buddaci.
[email protected]
ECOLOGIA&AMBIENTE
MESSINADRASTICA di Fabio Amato
W le autostrade
MESSINA. E finalmente abbiamo risolto il problema delle file e
degli ingorghi delle vie adiacenti al Viale San Martino. Infatti penso
e spero che toglieranno l'isola pedonale! Ma c'e' una novità!
Trasformeranno Piazza Cairoli, nell'agognato aeroporto che tanto
manca a questa Città. La scelta è oculata e non è lasciata né al caso
né all'improvvisazione. Infatti se osservate la conformazione di Via
Garibaldi, nella zona Nord e di Viale San Martino, nella zona Sud, sembrano, e sono
fatte apposta, due piste di atterraggio, per gli aerei che provengono da Palermo e
da Catania. Piazza Cairoli, chiaramente diventerebbe, un enorme Terminal, con
parcheggi, negozi, free-shop, e quant'altro ed e forse l'isola Pedonale avrebbe un
senso. Ma c'è di più. Potenzieranno e spero sistemeranno le corsie autostradali che
vengono e vanno a Catania e Palermo. Ma vi rendete conto che chiamano
autostrade la Messina-Catania, la Messina-Palermo e la Catania-Palermo, oltre ai
vari raccordi e tangenziali che le uniscono. La cosa incredibile è che ci fanno pure
pagare!!!! Più che autostrade sembrano mulattiere, invase da sterpaglie, il manto
stradale è pieno di fossi ed avvallamenti. Quando piove si trasformano in enormi
vasche da bagno, dove le macchine, per fortuna, si immergono e si puliscono. Tutto
automatico e gratis. Ma la cosa più drammatica è la viabilità. Oltre al fatto che ci
sono "lavori in corso" 24hs/24hs , si cammina ad un senso, cioè in una corsia unica,
perché ci sono, appunto, continui lavori. E ci fanno pure pagare il pedaggio! Ma
questi soldi dove vanno a finire, se non li usano neanche per migliorare le strade!?!
Siamo sempre più lontano dal progresso e dallo sviluppo. I treni non arrivano e non
partono più, i traghetti diminuiscono, gli aerei spariscono e noi che facciamo?
Niente , niccattamo 1 kg di focaccia e na' manciamo a 'casa! Divertimento assicurato
e grande colpo di vita!!!!!
DI ANNA GIORDANO
Il gioco delle accuse
E’ ARRIVATO IL MOMENTO delle accuse
reciproche. Quando piove e tutto crolla e i
fiumi esondano e si riprendono percorsi
antichi, è un’accusa alle colpe altrui, senza
mai, neanche per sbaglio, capire che la
colpa è di tutti. Di chi tace, di chi approfitta dell’andazzo
generale e vuoi mettere? una casetta, cosa vuoi che sia, in
fondo l’ingegneria supera ogni ostacolo, si deve lavorare,
godere la pace, vendere, monetizzare inutili suoli. E’ colpa
di chi se ne frega dei vincoli, di chi fa finta che non ci
siano e se ci sono basta richiedere qualche prescrizione
(che nessuno verificherà mai se ottemperata), basta
leggere documenti che dicono che nulla accade
all’ambiente, e via libera a cemento su cemento, mare
incluso. E’ colpa di chi non rigetta progetti in aree a
rischio, di chi lascia che si spezzino pendii un tempo
integri, per farne strade nuove, senza porsi la domanda
fatidica: reggerà alle piogge, nel tempo? gli antichi
sapevano vivere, non vi è dubbio. La loro memoria, senza
quella internettiana di oggi, gli consentiva di sapere che
non era salutare costruire nelle aree vicino ai fiumi,
apparentemente asciutte, fertili, pianeggianti, che
diventavano ogni tanto immense distese di acqua che
tutto portava via. Da decenni se lo sono dimenticati tutti,
comprese le fiumare che abbiamo noi. Asciutte,
apparentemente innocue, diventano percorsi inarrestabili
quando arriva la pioggia, e nessuno può dire quando, e
quanta e per quanti giorni. Logica vorrebbe che si
cominciasse a de localizzare ovunque possibile, a dire no a
qualsiasi progetto, piccolo o grande che sia, che occupi le
zone alluvionali, gli antichi percorsi idrici, quelli che
quando arriva la piena, se li riprende tutti, compreso ciò
che c’è lungo il percorso. Qui avevamo un funzionario che
centonove pagina 38
diceva di no, ma in quel di Palermo ci si è dimenticati del
dolore delle alluvioni, dello scempio edilizio di una città
fragile, quale è Messina. Non importano gli appelli, le
lettere, no. Dovevano toglierlo e forse vendicarsi di
qualche presunta offesa, chissà quale. Un pugno nello
stomaco le gru sul torrente Trapani, nessuna smentita,
nessuna reazione, nessuno a porsi la domanda di cosa sia
successo e perché, andato via Sciacca, risorgano i cantieri
dove non è salutare per nessuno. Tutto tace, ma magari si
muove silenzioso per rendere la vita di chi si ostina a
chiedere logica e rispetto delle leggi, quelle ambientali
almeno, un terno al lotto. Mi spiace per voi, io continuo,
certo, stanca morta, stufa, disgustata dalle leggi del dio
denaro, quelle si, sempre rispettate. Ma per favore,
smettetela di pensare di vincere le leggi di natura. Oggi le
beffate, domani le paghiamo care, carissime. Quanta
arroganza, quanta ipocrisia che genereranno solo dolore
collettivo e denaro per pochi.
postercommenti
DIBATTITI IN CORSO
ELIODORO
DI PASQUALE RUSSO
Britanny, suicidio assistito tra le polemiche
BMESSINA. ritanny, una giovane americana ha
annunciato al mondo il suicidio assistito,
perché affetta da un tumore al cervello
inguaribile ed ha rivendicato la sua scelta di
dignità. La polemica feroce scoppiata al tempo
della triste vicenda di Emanuela Englaro, è di
nuovo avvampata.
Teologi, bioetici, credenti, laici, l’un contro
l’altro armati. Certo tra Emanuela e Britanny ci
sono delle differenze: la prima era in stato
vegetativo persistente da molti anni e la
battaglia giudiziaria condotta dal padre è
stata, comunque si voglia interpretare, una
scelta d’amore. Si tratta di eutanasia passiva
(“staccare la spina”). La seconda ha scelto di
chiudere con l’esistenza, tramite dosi massicce
di barbiturici, legalmente prescritti, per non
dover morire tra sofferenze atroci, poiché il
tumore inoperabile al cervello non le avrebbe
lasciato scampo.
Credo che nessuno, cattolico o laico, credente
o meno, possa ergersi a Giudice, il dolore e la
sofferenza chiedono rispetto, non assoluzioni
o condanne. Ognuno è libero di avere le
convinzioni che vuole e nessuna fede e nessun
principio possono coartare la libertà
dell’uomo. Mi piace richiamare in questo l’art.
32 della Costituzione Italiana. Per la legge
Italiana né il suicidio né il tentato suicidio
costituiscono reato, è reato (art.580 c.p.)
l’istigazione al suicidio. Non posso certo
addentrarmi in problematiche che da Hegel a
Schopenhauer, i filosofi continuano a
dibattere.
Non sono un né teologo né un bioetico ma so
come medico e, purtroppo ho sperimentato,
come malato, cosa sia la sofferenza. Forse
esalta e santifica i mistici ma distrugge la
150 PAROLE DA PALERMO
P come...
DI
MARIA D’ASARO
A Palermo i neo-patentati appongono
spesso una grossa P nell’auto, a
significare: Principiante al volante.
Condivido l’utilitaria con un figlio fresco
di patente, che ha ritenuto opportuno
apporre la P nel finestrino posteriore.
Ma l’auto spesso è guidata anche da me,
che ho la patente da decenni e in città al
volante me la cavo discretamente. Però,
la sola presenza della P, mi fa subire dei
"clacson" impazienti non appena spunta
il verde al semaforo, pur se riparto con
rapidità; e commenti del tipo
“arriminati” (vai più veloce) se non pigio
l’acceleratore, persino in una trafficata
via urbana. L’effetto Pigmalione – è così
chiamata la ricerca, nota in ambito
scolastico, secondo cui le aspettative dei
docenti influenzano il rendimento degli
alunni - si manifesta in modo diverso
anche in presenza della P sull’auto. Che,
invece di suscitare la Pazienza degli
autisti, almeno a Palermo ne esalta il
Pregiudizio e la Prepotenza.
21 Novembre 2014
dignità. Giacere in un letto d’ospedale, tra
tubi, flebo, monitor etc, non è il massimo per
un uomo.
La dimensione del coma è ancora sconosciuta,
solo chi ne è tornato indietro forse può capire
quanto somigli al viaggio di Dante tra gli
inferi. Se ha un limite e una possibile fine, è
sopportabile; se coscientemente e
scientemente porta solo alla morte o ad altro
dolore, diventa intollerabile .
La nostra legislazioni è diversa da altri Stati
Europei. Umberto Veronesi, che certo ha
passato tanti lustri in mezzo a chi soffre, cita il
modello olandese.
In Olanda il suicidio assistito è un reato ma c’è
una deroga: il paziente affetto da una malattia
incurabile ed in condizioni terminale
sottoscrive almeno due volte la dichiarazione
scritta di volere il suicidio assistito. La richiesta
viene attentamente valutata da un comitato di
esperti e quindi il Magistrato autorizzerà
l’autorizzazione a procedere.
L’Europa, purtroppo, mentre disperatamente
rincorre l’unione monetaria, è estremamente
varia in campo giuridico. Nel rispetto di ogni
idea, perché chi voleva la fecondazione
eterologa fino a pochissimo tempo fa,
doveva andare all’estero? Perché illustri
personaggi e personalità hanno dovuto
chiedere alla Svizzera la eutanasia (la dolce
morte)? Il Vaticano ha preso posizioni ma sulla
scia di Papa Francesco non solo comei
condanna del peccato ma di tentativo di
comprensione di una scelta “sbagliata”, per la
morale cristiana. Il dogma cattolico riafferma
la sacralità della vita ma in un ottica
esistenziale ed etica. Ovviamente non credo
che qualcuno possa pensare che l’eutanasia od
il suicidio assistito possano diventare una sorta
di self service della fine ma non credo che sia
carità giudicare chi all’angoscia di una vita che
non è più tale, preferisce la dignità di una fine
umana. Una legge che consenta, con seri ed
opportuni limiti, lo spegnersi di una vita che è
solo dolore, non obbliga nessuno a percorrere
la strada dell’eutanasia ma non mette catene
di spine alla libertà dell’uomo. La fede di uno
non può diventare la prigione di un altro.
* Neuropsichiatra
ANIMAL HOUSE
Criminali maldestri ma decisi
ADRANO. Sale la tensione nella città etnea. Nella notte un assalto in piena
regola all'autoparco comunale per bruciare e danneggiare gli
autocompattatori della nettezza urbana. Un danno di centinaia di migliaia
di euro che mette in difficoltà la società e il servizio di raccolta dei rifiuti,
operai terrorizzati. E uno dei due autori del blitz rischia di morire bruciato
dalle fiamme che lui stesso aveva provocato. Un'altra società, dopo aver
vinto la gara per la pulizia dei binari della Circumetnea, rinuncia all'appalto.
Strano, stranissimo in questo periodo di crisi nera le risorse pubbliche sono
le poche opportunità per andare avanti. Episodi di intimidazione
probabilmente collegati. L'allarme criminalità suona di nuovo forte e chiaro.
ANTIBUDDACI
DI DINO CALDERONE
Fra politica, sindacato e bene comune
MESSINA. Le parole
pronunciate
recentemente da
Donatella Sindoni,
Presidente della
Commissione consiliare sui servizi
sociali, se liberate dalla polemica
contingente che le ha alimentate (Casa
Serena) contengono aspetti
interessanti che andrebbero ripresi e
discussi. In poche frasi infatti, sono stati
riassunti alcuni dei problemi di cui
soffre da decenni la nostra città (non
solo). “Dietro le proteste sindacali, si
chiede Sindoni, ci sono al primo posto i
diritti e le esigenze degli utenti o non
piuttosto solo la difesa dei lavoratori”?
Una domanda giusta, che andrebbe
però rivolta soprattutto alla politica. E'
la politica, infatti, che dovrebbe
tendere al bene comune, valutare le
istanze dei lavoratori e integrarle in
una visione più complessiva, che mette
al primo posto la persona destinataria
di quel particolare servizio (sociale,
sanitario, formativo, etc). In fondo, il
sindacato fa più o meno bene il
proprio mestiere, che consiste nel
tutelare i lavoratori (si può immaginare
un sindacato che proponga
licenziamenti?), mentre è la politica
che deve avere una visione globale
della società, a partire dai diritti dei
cittadini. Insomma, non si può chiedere
ai sindacati di sostituirsi alla politica.
Altro problema toccato da Sindoni
riguarda il clientelismo e il
consociativismo, che hanno prodotto
guasti gravissimi, non solo sul piano
dell'etica pubblica. Chi ha governato si è
preoccupato, innanzitutto, di come fare
crescere il proprio consenso elettorale,
e, si sa, fare raccomandazioni è molto
più “efficace” che provare a elaborare
programmi politici (ammesso che si sia
capaci di realizzarli). Chi doveva
controllare, dall'opposizione, ha spesso
condiviso queste pratiche deteriori e,
quando si è opposto, non di rado lo ha
fatto per cercare spazi di spartizione
clientelare. Il caso della Formazione
professionale in Sicilia è il più eclatante,
ma i settori che si salvano in questo
letamaio generale sono pochissimi. Il
sindacato ha colpe, comprese quelle
clientelare, ma le responsabilità della
politica sono enormi. Aveva gli
strumenti per rendere le richieste
sindacali più armonizzabili con il bene
comune, ma non lo ha fatto. “Bene
comune” che, come si sa, è un principio
della Dottrina Sociale della Chiesa,
apparentemente astratto, come ogni
principio, ma decisivo per capire perchè
siamo precipitati così in basso, non solo
a Messina.
[email protected]
DI ROBERTO SALZANO
Combattimenti, un crimine in crescita
Non si parlava da moltissimo tempo dei
combattimenti che vedono coinvolti gli
animali, ma si tratta di un fenomeno criminale
in ripresa. A rimetterci sono, come sempre, gli
esemplari usati per dare vita a questo
discutibilissimo genere di spettacoli, a
guadagnarci sono, come sempre, alcuni
uomini, che organizzano senza porsi scrupoli tali “incontri”
ed insegnano ai loro simili che al peggio non c’è mai fine. Si
creano giri di affari che toccano scenari mai sospettati prima.
La necessità di vigilare con rinnovato vigore è stata
dimostrata da una recente operazione del Corpo forestale
dello Stato: allevatori di Dogo Argentino residenti in
Lombardia, Umbria e Marche, che all'interno di un'azienda
agricola in provincia di Pesaro Urbino addestravano cani a
centonove pagina 39
combattere contro i cinghiali, incitandoli ad attaccare la
preda sfinita e sanguinante che veniva bloccata e sorretta da
uno degli addestratori, mentre i cani proseguivano gli
attacchi. Scontri addirittura tra cani ed altre specie, quindi.
Sei mesi di indagini culminati nella scoperta di uno spietato
business. È stato sequestrato materiale audiovisivo, sono stati
requisiti cellulari, computer, telecamere, supporti digitali
potenzialmente utilizzati per riprendere gli addestramenti.
Per immortalare violenze di ogni genere. Per registrare la
sofferenza di esseri viventi usati per il perverso divertimento
e il delirio degli uomini. L'azione delle autorità competenti
ha fatto scattare la denuncia per maltrattamento di animali a
carico di sette persone, confermando la complessità di un
fenomeno con parecchi ambiti non del tutto esplorati e noti.
Situazioni simili non devono tornare ai livelli di pericolosità
sociale e potenziale criminale di qualche anno fa. Va
impedito che degli esseri viventi siano ancora spietatamente
torturati in nome degli interessi della peggiore razza umana.