Relazione su WP5.1 - Mapping

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VALORE DELLA RICERCA BIOMEDICA DELLA RETE TRANS2CARE E RACCOMANDAZIONI PER LA REALIZZAZIONE DI STRUMENTI VOLTI A FAVORIRE UN MIGLIORE TRASFERIMENTO DELLA CONOSCENZA E SUO SFRUTTAMENTO Luca Escoffier1 Indice Il questionario Trans2Care e i suoi risultati pag. 1 Sezione 1: La tutela e monetizzazione dell’output pag. 3 Sezione 2: Attività di valorizzazione della conoscenza pag. 5 Sezione 3: Misurazione dell’output scientifico/tecnologico pag. 6 Sezione 4: Conoscenza dei progetti esterni nel campo della valorizzazione della conoscenza e sua monetizzazione pag. 7 Sezione 5: Futuri progetti a favore della valorizzazione e monetizzazione della conoscenza pag. 8 2. Alcune proposte per uno sviluppo efficace del trasferimento della conoscenza pag. 9 2.1. Knowledge transfer attraverso portali on-­‐line pag. 9 2.1.1 Open Innovation portals pag. 10 2.1.2 Open Innovation: challenges, e altre proposte pag. 12 3. Conclusioni pag. 17 Appendice 1 pag. 19 1. Il questionario Trans2Care e i suoi risultati Al fine di misurare il grado di conoscenza delle tematiche legate alla valorizzazione della proprietà intellettuale, output di ricerca e monetizzazione dei patrimoni intangibili di società, università ed enti di ricerca, si è provveduto all’inoltro, a una lista di soggetti presenti all’interno dell’Area di Programma, di un questionario (Allegato 1)2 in cui, dopo 1
Laureato in giurisprudenza presso l’Università di Parma, ha poi conseguito un Master of Laws in diritto della proprietà intellettuale nel 2003 (WIPO). Dopo diversi anni trascorsi in studi legali e in una società nano-­‐biotech italiana, si è trasferito a Seattle nel 2008 con il titolo di Visiting Scholar presso l’Università di Washington. Luca è un Fellow dello Stanford-­‐Vienna Transatlantic Technology Forum, Invited Researcher presso Waseda University (Tokyo) ed alumnus di Singularity University (GSP’10). Ora è CEO e co-­‐founder di Innoventually, società con sede a Trieste che offre servizi nel campo dell’open innovation e knowledge transfer. 2
In allegato è presente la sola versione Italiana, ma tutti i soggetti al di fuori dell’Italia hanno ricevuto il questionario nella versione inglese. 1/23 PROJECT PARTNERS
Partners: LP – Università degli Studi di Trieste, PP1 – Kemijski Inštitut Ljubljana,
PP1 – Kemijski Inštitut Ljubljana, PP2 – Scuola Internazionale Superiore di Studi
Avanzati, PP3 – Univerza v Novi Gorici, PP4 – Università di Ferrara, PP5 – Treviso
Tecnologia, PP6 – Splošna Bolnišnica Dr. Franca Derganca, PP7 – Università Ca’
Foscari di Venezia, PP8 – Università di Udine, PP9 – IRCCS Burlo Garofalo, PP10 –
Zavod Republike Slovenije Za Transfuzijsko Medicino, PP11 – Ortopedska
Bolnišnica Valdoltra, PP12 – Univerza na Primorskem - Fakulteta za Vede o Zdravju.
Progetto finanziato nell'ambito del Programma per la Cooperazione
Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013,dal
Fondo europeo di
sviluppo
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Projekt sofinanciran v okviru Programa čezmejnega sodelovanja
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una breve presentazione circa l’importanza ed estensione del Progetto Trans2Care (anche “T2C”), si sottolineava l’importanza legata alla compilazione del questionario stesso. Qui di seguito vengono riportate, per favorire una migliore comprensione delle risposte, le sezioni del questionario con le domande in esso contenute. Ogni sezione, dopo una breve introduzione esplicativa, contiene le informazioni, ritenute salienti, riportate dai soggetti che hanno restituito il questionario compilato. Tale metodologia, adottata per assumere informazioni rilevanti ai fini della stesura del presente lavoro, già testata con successo in altri progetti,3 nella presente occasione non ha generato lo stesso risultato. Infatti, a questo punto è necessario evidenziare un caveat, purtroppo la risposta al questionario è stata insoddisfacente, il che non ha dato modo di raccogliere molti dati a fini statistici, ma ha nel contempo dato la possibilità di confermare le ipotesi da cui il lavoro originava, ovvero che vi è una grande linea di demarcazione fra mondo della ricerca e sua applicazione concreta e fra l’industria e le tematiche legate al mondo accademico e di ricerca. Per comprendere quanto questo problema sia esteso, basti considerare che alla chiusura di questa fase di raccolta di dati per la stesura del presente report, ci sono state molte difficoltà nell’ottenere i questionari debitamente compilati finanche dai partner di progetto e, fra quelli consegnati, comunque, alcuni risultano incompleti. I risultati di ogni sezione del questionario sono riportati dopo le tabelle con i quesiti riportando i dati più significativi relativi ai partner del progetto Trans2Care, in prima istanza, seguiti quindi da quelli dei soggetti al di fuori del progetto, che hanno restituito il questionario, a loro volta suddivisi fra Italia e Slovenia.4 A coadiuvare i risultati dell’indagine, almeno per quanto concerne il mondo accademico, si portano a supporto alcuni risultati non proprio confortanti contenuti nel rapporto NETVAL (Ed. 2014)5 che è stato di recente pubblicato. Nel 2012 le università che hanno partecipato al rapporto NETVAL (49) hanno presentato 289 domande di priorità,6 ottenuto 201 brevetti7 e speso ca. 2,6 milioni di euro (ca. 57 mila euro per università in media)8 per mantenere un portfolio totale brevetti (che include anche le domande) pari a 3356 unità (68,4 titoli in media per istituto).9 Le entrate derivanti da licenze e opzioni concluse nel 3 Da parte dell’autore del presente lavoro per la realizzazione di progetti di ricerca portati a termine in USA e Giappone in ambiti scientifici del tutto analoghi. 4
Ovvero, per quanto concerne l’Italia, un I.R.C.C.S. e un’azienda e, per quanto attiene la Slovenia, un’università’ e un’azienda. 5
Disponibile al seguente URL: http://www.netval.it/contenuti/file/Rapporto%20Netval%202014.pdf 6
Ibidem, pp. 17-­‐20. 7
Ibidem. 8
Ibidem. 9
Ibidem. 2/23 PROJECT PARTNERS
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2012 ammontano complessivamente a circa 309,9 mila euro,10 per un valore medio pari a 7,6 mila euro per istituto. Il numero di licenze e/o opzioni concluse nel 2012 è stato pari a 61,11 pari a 1,3 per istituto. Numeri, in generale, che ci tengono lontani dalle medie europee,12 come sottolineato anche all’interno del menzionato rapporto. Sezione 1: La tutela e monetizzazione dell’output In questa prima Sezione del questionario sono state poste domande concernenti la protezione della proprietà intellettuale eventualmente generata e alla sua monetizzazione. Questa è una sezione del questionario applicabile a tutte le tipologie di destinatari, che potrebbero avere eseguito depositi di domande di brevetto e aver monetizzato in seguito alla concessione dei brevetti o anche durante la loro prosecution. Diverso principio per quanto riguarda l’ultima domanda, invece, che si riferisce ai contratti conto terzi, tendenzialmente applicabile ai soli enti di ricerca/università e alle Contract Research Organizations (“CROs”), più che ad aziende impegnate a sviluppare prodotti. Domande Per avere contezza delle eventuali invenzioni generate dal suo ente, utilizzate degli invention disclosure forms13 come quello allegato al presente questionario?14 Se no, perché? Domande di brevetto depositate in totale Domande di brevetto depositate nell’ultimo anno Quante delle domande di brevetto sono internazionali o comunque estese fuori dall’Italia? Brevetti concessi in totale Quanti dei brevetti concessi sono stati licenziati o ceduti? Quali sono le entrate derivanti da licenze o cessioni? Quanti contratti conto terzi sono stati sottoscritti nell’ultimo anno? 10
Ibidem. Ibidem. 12
Per un ulteriore approfondimento sul trasferimento della conoscenza, questa volta a livello regionale (Friuli Venezia Giulia), si consideri l’opportunità di approfondire l’argomento consultando il volume intitolato: “Lo scambio della conoscenza: il valore dei legami università-­‐territorio”, a cura di Clara Busana e Susanna Zaccarin (EUT, Edizioni Università di Trieste, 2012).
13
Documenti solitamente utilizzati in università e centri di ricerca per far sì che i ricercatori possano trasmettere all’ufficio competente tutte le informazioni relative alla potenziale invenzione concepita. 14
Non presente nell’Allegato 1.
11
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Risposte dei partners T2C: in cima alla lista, in termini di dati numerici, ci sono gli enti accademici, come ci si poteva immaginare. Tutte le università partner utilizzano disclosure forms per far dialogare i ricercatori con l’ufficio deputato ai depositi delle domande di brevetto (e in generale della gestione e valorizzazione della proprietà intellettuale), con la sola esclusione dell’Università del Litorale. Gli ospedali, come ci si poteva aspettare, non utilizzano invention disclosure forms. In termini di brevetti concessi, le università partner slovene riportano numeri inferiori (con l’eccezione dell’Istituto Nazionale di Chimica sloveno con 30 brevetti concessi) rispetto a quelle italiane, dove svettano, l’Università di Udine (81),15 Trieste (53) e Ferrara (19). Senza pari in termini di performance, invece, la SISSA, che dichiara 17 operazioni, fra cessioni/licenze, a favore dei suoi 17 brevetti concessi, con entrate pari a poco più di 50 mila euro nel triennio 2011-­‐2013. Degna di nota, infine, sia la risposta dell’Università di Venezia che, a fronte di 2 domande di brevetto in portfolio, ha dichiarato entrate per ca. 75000 euro16 derivanti da licenze/cessioni e quelle dell’Università del Litorale e di Venezia, che hanno dichiarato di avere sottoscritto ben 51, per la prima, e 59, a favore della seconda, contratti conto terzi nell’ultimo anno. Domanda, peraltro, che da molti altri soggetti è stata lasciata in bianco a causa delle probabili difficoltà nel trovare un numero definitivo interpellando tutti i dipartimenti potenzialmente coinvolti.17 Per finire, i partner ospedalieri hanno tutti dichiarato di non avere avuto entrate generate da brevetti18 o da contratti conto terzi. Risposte di soggetti esterni a T2C: a livello italiano, il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (CRO) ha affermato, come da aspettarsi, di dialogare con i ricercatori attraverso invention disclosure forms per la submission di idee potenzialmente proteggibili e di avere un portfolio brevettuale caratterizzato da ottime performances. L’altra realtà italiana ha anche dichiarato ottimi risultati, con 5 brevetti concessi (e 7 domande depositate) ed entrate nell’ordine di svariate centinaia di migliaia di euro, sempre derivanti da licenze o cessioni. A livello sloveno, l’università rispondente ha dichiarato numeri di assoluto rispetto anche se comparati con le migliori realtà statunitensi. Infatti, dalle 39 domande totali 15
Dati estrapolati dal rapporto sottomesso, che descrive il portfolio attivo, fra domande e brevetti concessi, al 31/12/2012. 16
Cifra che sembra essere superata dalla sola Università di Udine, che ha dichiarato entrate superiori a 300 mila euro nel biennio 2011-­‐2012, derivanti da licenze/opzioni. Tali dati sono stati estrapolati dal rapporto sottomesso dall’ente sulla scorta di un questionario diverso da quello inoltrato. 17
Che denota nel contempo quanto sia fondamentale che dati come quelli richiesti nel questionario siano invece disponibili in maniera agevole e, soprattutto, che siano resi pubblici per fini statistici e di misurazione delle performance dell’ente. 18
Con la sola esclusione del Blood Transfusion Center in Slovenia, che è titolare di due brevetti, di cui uno concesso in licenza.
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depositate, sono scaturiti 34 contratti di licenza o cessioni. Infine, l’azienda ha dichiarato una sola domanda depositata a fronte di 3-­‐5 contratti di consulenza a favore di terzi. Sezione 2: Attività di valorizzazione della conoscenza La seconda Sezione del questionario concerne le attività poste in essere per la valorizzazione della proprietà intellettuale eventualmente generata. La domanda dedicata al conto terzi era ancora una volta di più agevole trattazione da parte di un’entità accademica o di ricerca, mentre le altre sono compatibili con tutti i tipi di enti che portano avanti della ricerca al loro interno. Domande Avete una politica di valorizzazione della proprietà intellettuale? Se sì, come si manifesta? Quando operate contratti conto terzi, come viene gestita la proprietà intellettuale eventualmente generata durante le attività di ricerca e sviluppo? Avete delle risorse interne deputate alla gestione della proprietà intellettuale? Ritenete la proprietà intellettuale un fattore determinante o non la considerate all’interno delle vostre attività? Avete una policy interna che disciplini la materia? Risposte dei partners T2C: in questa sezione del questionario, tutti i partner hanno reputato la proprietà intellettuale un elemento importante e quasi tutti si sono dotati o si stanno dotando di regole interne ad hoc. In tema di gestione di contratti conto terzi, sembra che non ci siano delle regole di base condivisibili da tutti, ma che le singole operazioni siano trattate caso per caso, a seconda della situazione e interlocutore o ci si attenga a dei formulari e/o regole comunque previste da policy interne e/o regolamenti. Alcuni partner (es. Ospedale di Nova Gorica e l’Ospedale ortopedico di Valdoltra) non hanno una risorsa dedicata alla gestione della proprietà intellettuale, nonostante reputino l’argomento rilevante. Risposte di soggetti esterni a T2C: a livello italiano, il CRO ha dato prova di essere uno degli enti che più tiene alla valorizzazione della proprietà intellettuale (forse questo anche spiega la sua presenza, quale unico I.R.C.C.S., all’interno di NETVAL). Il CRO ha anche menzionato il proprio Atto Aziendale quale fonte dell’impegno rivolto al trasferimento tecnologico (oltre al regolamento interno sul “Trasferimento Tecnologico dei risultati della ricerca”)19 e 19
Per avere più informazioni in merito, si può consultare la pagina dedicata al seguente URL: http://www.cro.sanita.fvg.it/ricerca/txt_technology_transfer.htm. 5/23 PROJECT PARTNERS
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menzionato tutte le attività poste in essere in tale direzione. L’altra realtà italiana ha anche dato prova di essere al corrente della materia e di avere le risorse umane e di policy interna necessarie per regolare la materia. A livello sloveno, l’università rispondente ha dichiarato di avere un regolamento ad hoc così come di possedere le risorse interne per gestire con professionalità la proprietà intellettuale eventualmente generata. L’azienda, infine, ha sottolineato di non avere una policy specifica, bensì di agire a seconda del caso e ha considerato comunque la materia rilevante anche come strumento di marketing. Sezione 3: Misurazione dell’output scientifico/tecnologico La terza sezione del questionario concerne la pura misurazione dell’output scientifico e tecnologico, in termini di pubblicazioni, progetti di ricerca, prodotti e innovazioni introdotte sul mercato. Gli ultimi due quesiti erano destinati alle aziende più che agli enti accademici e di ricerca che, salvo esperimenti attraverso spin-­‐off, non avrebbero l’opportunità di entrare sul mercato con prodotti propri. Domande Numero di pubblicazioni (ca.) su riviste peer-­‐reviewed generate dal personale del suo ente negli ultimi 3 anni (2010-­‐12) Numero di progetti di ricerca finanziati di cui il suo ente è stato proponente negli ultimi 3 anni (2010-­‐12) Numero di nuovi prodotti messi in produzione negli ultimi 3 anni dal suo ente (2010-­‐
12) Numero di innovazioni radicali o incrementali introdotte dal suo ente negli ultimi 3 anni (2010-­‐12) Risposte dei partners T2C: Questa è forse la sezione del questionario con le risposte più interessanti. Come si poteva facilmente aspettarsi, gli enti di carattere sanitario non hanno riportato grandi numeri, anche se l’I.R.C.C.S. Burlo Garofolo ha dichiarato un numero molto alto di pubblicazioni in riviste peer-­‐reviewed (400) e 10 nuovi prodotti introdotti sul mercato nel triennio 2010-­‐2012. Le università partner slovene hanno dichiarato numeri simili in termini di pubblicazioni nel triennio di riferimento (nell’ordine di svariate centinaia), con un picco raggiunto dall’Istituto Nazionale di Chimica sloveno, che ha dichiarato 628 pubblicazioni. Le università partner italiane che hanno raggiunto i numeri più alti nella classifica sono quelle di Ferrara (3702), Trieste (2902) e Venezia (1479). Degna di nota la risposta dell’Università di Venezia, che dichiara un numero di nuovi prodotti negli ultimi tre anni pari a 71 (equivalenti al numero di progetti di ricerca condotti nel triennio) 6/23 PROJECT PARTNERS
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quando la quasi totalità degli altri rispondenti ha ritenuto la domanda non pertinente (probabilmente a ragione, se entità accademica o di ricerca) o ha dichiarato numeri di un ordine di grandezza inferiore. Da menzionare, infine, l’Università del Litorale, che ha dichiarato di avere facilitato l’introduzione di 5 innovazioni radicali (o incrementali) nel triennio di riferimento. Risposte di soggetti esterni a T2C: a livello italiano c’è in questo caso da sottolineare la notevole performance di un ente sanitario. Infatti, il CRO ha dichiarato di avere, nel triennio di riferimento (2010-­‐2012), 610 pubblicazioni, aver condotto 120 progetti di ricerca (numero superiore a praticamente quasi tutti i partner rispondenti) e introdotto 4 prodotti sul mercato. Numeri di tutto rispetto anche per un ente accademico. L’azienda rispondente ha anche riportato numeri interessanti con 12 pubblicazioni nel triennio. A livello sloveno, l’università ha riportato numeri di assoluto rilievo con 1569 pubblicazioni e 215 progetti finanziati nel triennio di riferimento, potandosi, di fatto, almeno per quanto concerne questo ultimo dato, in cima alla lista di tutti i rispondenti. L’azienda, a fronte di nessuna pubblicazione, dichiara di avere introdotto sul mercato due prodotti nel triennio. Sezione 4: Conoscenza dei progetti esterni nel campo della valorizzazione della conoscenza e sua monetizzazione La quarta sezione del questionario attiene al grado di awareness che gli enti interessati potessero avere in merito a progetti di livello internazionale in tema di conoscenza, valorizzazione e monetizzazione della proprietà intellettuale. Domande Conosce alcuno dei progetti deputati alla valorizzazione e/o monetizzazione della conoscenza in campo nazionale e o internazionale? Conosce il progetto denominato IBridge? Conosce il progetto denominato EasyAccessIP? Conosce piattaforme di intelligence brevettuale e di ricerca come Collective IP? Risposte dei partners T2C: in generale, sembra che, al di fuori dell’ambito sanitario, al quale i progetti elencati nel questionario sono pressoché totalmente sconosciuti,20 gli altri soggetti hanno risposto in maniera positiva dando prova di essere a conoscenza di tali esperimenti. A tal riguardo, è necessario inoltre menzionare che fra i partner di T2C vi è un soggetto, t2i – Trasferimento Tecnologico e Innovazione, che e’ “la nuova società consortile 20
Ad eccezione dell’Ospedale di Nova Gorica, che ha dichiarato di conoscere alcuni degli strumenti più noti per la valorizzazione e monetizzazione dell’IP. 7/23 PROJECT PARTNERS
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per l’innovazione, una newco promossa dalle Camere di Commercio di Treviso e Rovigo nella quale vengono integrate attività, progetti, risorse umane e infrastrutture di Treviso Tecnologia e Polesine Innovazione, le due aziende speciali per l’innovazione delle Camere di Commercio di Treviso e Rovigo. I servizi offerti da t2i sono mirati allo sviluppo di una cultura di impresa orientata all’innovazione, attraverso l’attivazione di azioni di diffusione, sperimentazione e sviluppo completo di progetti pilota finanziati a livello locale o internazionale.” Quindi, all’interno del gruppo dei partner e anche per i soggetti al di fuori del progetto Trans2Care, t2i si pone quale potenziale interlocutore per facilitare e/o accelerare i processi innovativi all’interno di una struttura pubblica o privata. Risposte di soggetti esterni a T2C: a livello italiano, i due enti rispondenti hanno dato risposte opposte. Mentre l’ente sanitario si è detto a conoscenza delle iniziative menzionate in questa sezione del questionario, l’azienda ha dichiarato di non conoscerle. A livello sloveno, sia l’università che l’azienda hanno risposto positivamente nel senso di conoscere quasi tutti i progetti menzionati nel questionario. Sezione 5: Futuri progetti a favore della valorizzazione e monetizzazione della conoscenza La quinta e ultima sezione del questionario è stata predisposta per misurare il grado di interesse degli enti rispondenti circa la possibilità di aderire a nuovi o esistenti progetti (e secondo che modalità) che mirino ad un sistema integrato e più efficiente del trasferimento della conoscenza lato sensu. Domanda Ha mai cercato di aderire a consorzi o piattaforme per monetizzare o comunque rendere pubblico il portfolio brevettuale o di know-­‐how del suo ente? Se no, ha intenzione di farlo? Se esistesse una piattaforma italiana deputata al trasferimento della conoscenza, sarebbe interessato a partecipare inserendo i dati relativi ai brevetti e al know-­‐how che il suo ente potrebbe poi eventualmente monetizzare? Se esistesse la piattaforma di cui alla precedente domanda, che tipo di servizi riterrebbe opportuni o necessari ricevere? Ritiene che il suo ente sarebbe disposto a pagare per ottenere un servizio come quello descritto nelle due domande precedenti? Se “SI’”, sino a quanto? Ritiene che un servizio del genere incontrerebbe il favore dei ricercatori che operano all’interno del suo ente? Se no, perché? 8/23 PROJECT PARTNERS
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Risposte dei partners T2C: in generale le università (e alcuni enti ospedalieri) hanno risposto in senso favorevole in merito alla possibile adesione e piattaforme per monetizzare o comunque rendere pubblico il portfolio brevettuale e/o di know-­‐how dell’ente, alcune di esse sono anche disposte a pagare un fee per potervi aderire. In termini di servizi richiesti, quelli prioritari sembrano essere tendenzialmente i seguenti: informazioni periodiche sulle richieste tecnologiche e di partnership, statistiche di settore con graduatorie e possibilità di aumentare le opportunità di interazione fra le aziende che sono interessate alle tecnologie provenienti dal di fuori e gli enti che le realizzano. Si noti, inoltre, che t2i, essendo entità preposta alla promozione dell’innovazione, ha lavorato e sta lavorando su progetti come quelli menzionati in questa sezione del questionario. Risposte di soggetti esterni a T2C: a livello italiano, i due enti rispondenti hanno dato visioni diametralmente opposte. Mentre il CRO si è detto assolutamente favorevole alla partecipazione a iniziative come quelle descritte, purché a costo zero, l’azienda ha fornito una risposta negativa, non mostrando alcun interesse verso questo tipo di progetti. A livello sloveno, l’università ha dimostrato un certo interesse e ha peraltro dichiarato che le attuali modalità di valorizzazione interne alla sua struttura sono sufficienti. L’azienda ha invece espresso parere positivo, tenendo a mente che le per le startup un servizio del genere dovrebbe avere un prezzo contenuto e comunque avere una certa credibilità a livello nazionale. 2. Alcune proposte per uno sviluppo efficace del trasferimento della conoscenza In questa sezione vengono descritte alcune opportunità -­‐ pro futuro -­‐ che potrebbero essere implementate con relativa facilità a beneficio dell’Area di Programma (e al di fuori di essa) essendo degli strumenti il cui utilizzo è primariamente legato all’accesso e utilizzo del web. 2.1. Knowledge transfer attraverso portali on-­‐line I seguenti paragrafi illustrano alcuni esempi, poi divenuti vere e proprie realtà imprenditoriali o progetti realizzati da enti pubblici, che dimostrano come l’utilizzo della rete e di strumenti idonei possa agevolare la circolazione della conoscenza, il suo uso e monetizzazione. Prima verranno illustrate le peculiarità dei portali di open innovation, 9/23 PROJECT PARTNERS
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Avanzati, PP3 – Univerza v Novi Gorici, PP4 – Università di Ferrara, PP5 – Treviso
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Foscari di Venezia, PP8 – Università di Udine, PP9 – IRCCS Burlo Garofalo, PP10 –
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quindi verranno discussi alcuni esperimenti che coniugano il paradigma dell’open innovation al crowdsourcing.21 2.1.1 Open innovation portals L’open innovation, cosi’ come definita dal Professor Chesbrough dell’Universita della California (Berkeley) è “a paradigm that assumes that firms can and should use external ideas as well as internal ideas, and internal and external paths to market, as the firms look to advance their technology”.22 Questo paradigma è favorito dall’accelerazione esponenziale delle tecnologie, soprattutto quelle tangenti l’information technology, la smaterializzazione dei confini di lavoro e l’esigenza di ottenere la migliore soluzione per un determinato problema sfruttando le (praticamente infinite) risorse esterne a quelle di una determinata organizzazione. Una proposta relativa a questo nuovo strumento di accelerazione e sfruttamento dell’innovazione potrebbe concernere la creazione di un portale ad hoc, il cui accesso verrebbe primariamente garantito alle aziende intenzionate e ricercare risorse e prodotti al loro esterno attraverso la creazione di profili con domande, più o meno specifiche, per esigenze più o meno specifiche, anche al fine di mantenere un certo grado di riservatezza e non doversi esporre nei confronti della potenziale concorrenza. Una volta creato un sistema in cui tutte le esigenze delle aziende vengono catalogate per macro aree tecnologiche, sarebbe poi più agevole per i fornitori di prodotti, servizi, idee e tecnologie, andare a contattare direttamente l’azienda per presentare un’offerta che sia in linea con quanto richiesto. Un tale esempio di collegamento porterebbe indubbi benefici nel più specifico rapporto intercorrente (rectius, che dovrebbe intercorrere) fra il mondo della ricerca e quello dell’industria. Nello specifico, la c.d. death valley, ovvero il momento in cui le tecnologie sviluppate dalle università e centri di ricerca non trovano uno sbocco sul mercato e rimangono inutilizzate (e la maggior parte delle volte incomplete e non pronte per essere commercializzate), con rilevante dispendio di risorse umane e denaro, potrebbe essere colmato da uno strumento come quello offerto da un portale di open innovation unico in cui tutte le richieste di tecnologie e/o competenze, sono facilmente accessibile da parte dei ricercatori. Ci sono già alcuni esempi di portali di open innovation aziendali, come quello di P&G negli Stati Uniti che ha riscosso parecchio successo sin dalla sua istituzione. Il vantaggio di avere un portale unico però (rispetto a quello creato da una singola realtà imprenditoriale) avrebbe l’indubbio 21
Secondo Wikipedia il crowdsourcing è “un modello di business nel quale un’azienda o un’istituzione affida la progettazione, la realizzazione o lo sviluppo di un progetto, oggetto o idea ad un insieme indefinito di persone non organizzate precedentemente”. Per maggiori informazioni: http://it.wikipedia.org/wiki/Crowdsourcing. 22
Chesbrough, Henry William. Open Innovation: The new imperative for creating and profiting from technology (2003), Boston: Harvard Business School Press. 10/23 PROJECT PARTNERS
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vantaggio di avere molte imprese sotto lo stesso tetto, aumentando quindi la richiesta di soluzioni e le aree tecnologiche di riferimento e risultando, di fatto, anche più attrattivo per il potenziale provider di competenze, tecnologie, ecc. Uno dei più grandi problemi della rete a livello di “agevolazione” del processo innovativo è, infatti, legato alla grande e (per la maggior parte delle volte) incontrollata disseminazione di informazioni. L’istituzione di un portale unico (almeno di portata nazionale, ma se dovessimo pensare a un prosieguo delle attività di T2C, dovrebbe essere almeno transfrontaliero)23 di open innovation su base corporate dovrebbe essere un esperimento da farsi prestando molta attenzione alla barriere che esistono all’interno del processo di trasferimento della conoscenza, fra le quali la lingua. Un portale multi-­‐paese dovrebbe essere necessariamente in inglese, che risulta comunque essere la lingua comune più geograficamente diffusa al mondo. Un portale in italiano potrebbe avere un discreto successo, probabilmente, ma sicuramente sarebbe in grado di attrarre solo coloro che sono in grado di leggere e comprendere questa lingua, diminuendo grandemente il potenziale dello strumento stesso e il concetto di open innovation. A livello medico, biomedico e farmaceutico, ancor più che in altri settori, l’utilizzo della lingua inglese dovrebbe essere praticamente obbligatorio riconoscendo a questo idioma una quasi universalità nel settore. Inoltre, in questi ambiti di ricerca (e non solo), la possibilità riconosciuta a una società di esternare le proprie esigenze porterebbe anche i provider di tecnologie e competenze (principalmente gli enti accademici e di ricerca) a comprendere al meglio quali siano le vere esigenze del mercato, soluzione che farebbe risparmiare molto lavoro e risorse evitando eventuali duplicazioni di ricerche e/o eccessiva attenzione nei confronti di argomenti cui il mercato non è interessato. Inoltre, i principi di open innovation possono essere impiegati in ambito sanitario nello stesso modo in cui sono stati sino a questo momento utilizzati per far fronte a richieste aziendali, con forme miste, che coinvolgono in qualche modo anche il settore pubblico. Un esempio di tale opportunità è proprio di questi giorni. Infatti, Edison Nation Medical, che si autodefinisce quale “healthcare incubator and an online community that cares passionately about creating more effective, more efficient and safer healthcare through innovation”,24 ha introdotto una open call sul proprio sito web per raccogliere tutte le idee e invenzioni che possano essere di beneficio per tutti coloro che soffrono di artrite. 23
Del resto, limitare un portale di open innovation a determinati Paesi sarebbe anche una contraddizione in termini poiché si avrebbe un’apertura, sì, ma limitata geograficamente. La soluzione più auspicabile, quindi, salvo non ci siano degli obblighi relativi alla creazione di un portale del genere mono-­‐
Paese, è quello di procedere con un progetto di livello internazionale, (anche) in lingua inglese.
24
Edison Nation Medical: http://edisonnationmedical.com/about. 11/23 PROJECT PARTNERS
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Open call per l’artrite. Fonte: Edison Nation Medical25 In questo caso l’incubatore si premurerà di valutare il valore delle idee presentate e successivamente cercherà di portare la soluzione vincente sul mercato, condividendo con il soggetto proponente vincitore le eventuali royalties provenienti dall’utilizzo del prodotto o strumento selezionato. Questa è solo una delle possibili forme in cui l’open innovation, che in questo ultimo caso si interseca con il crowdsourcing, può essere di beneficio per nuove soluzioni riguardanti la salvaguardia della salute umana. A tal fine, infatti, ci potrebbero essere, come detto, forme dirette di open innovation condotte da parte di aziende “consorziate” (ovvero operanti attraverso uno stesso strumento) o addirittura da enti pubblici/governativi. Forme miste potrebbero essere altrettanto auspicabili, anche se probabilmente sarebbero difficili da gestire a causa del necessario contemperamento di interessi che si dovrebbe operare per equilibrare necessità pubbliche e private. 2.1.2 Open innovation: challenges e altre proposte Una forma ulteriore e più circoscritta -­‐ in termini di pura definizione -­‐ di open innovation è quella che dai primi anni duemila è stata portata avanti principalmente da alcune aziende nordamericane, come Innocentive e Innovation Exchange, per citarne alcune, che hanno come loro primario campo d’azione la ricerca di soluzioni, principalmente tecnologiche, a problemi che vengono definiti dai loro clienti, ovvero aziende impegnate nei più svariati settori: dall’agricoltura alle biotecnologie; informatica; ingegneria; fisica; design, ecc. Le soluzioni “vincenti” sono poi premiate attraverso il conferimento di award in denaro. 25
Si veda l’intera descrizione della open call a: http://edisonnationmedical.com/live_product_searches/ENMEDICAL454. 12/23 PROJECT PARTNERS
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Homepage di Innocentive. Fonte: Innocentive® Vi sono svariate differenze fra questi esempi e un esperimento di open innovation “ordinario”, che può prevedere anche una gestione del processo innovativo nei confronti di communities chiuse. In questo ultimo caso, ad esempio, le richieste vengono inoltrate sempre a dei gruppi (e perciò si parla di open innovation), ma tali gruppi sono gestiti dal service provider, che renderà noto solo ai componenti dei gruppi chiusi quali siano i termini della richiesta. Nei casi citati (Innocentive e Innovation Exchange), invece, il portale funge da database di challenge briefs (problemi tecnologici) per i quali le aziende (ed enti pubblici) sono disposte a pagare per ricevere una soluzione al problema descritto da parte di chiunque sia iscritto al portale, che potenzialmente può essere ogni soggetto in grado di avere accesso a un collegamento Internet. Qui il paradigma dell’open innovation si interseca con il crowdsourcing e raggiunge il suo massimo potenziale. Il beneficio di avere un portale neutrale (cioè terzo) cui molte realtà possono partecipare, inoltre, è quello di poter mantenere l’anonimato, che per un’azienda può essere elemento fondamentale per evitare di divulgare informazioni confidenziali in merito alle proprie idee e strategie commerciali. Cosa che difficilmente potrebbe essere impedita se venisse utilizzato il solo portale aziendale proprietario. I portali con challenges prevedono l’assegnazione, al termine del periodo di valutazione, di un award, ovvero di un premio pecuniario concesso all’individuo o team che verrà eventualmente selezionato dall’azienda. L’incentivo a partecipare a una sfida che prevede a volte dei premi piuttosto consistenti, anche sino a un milione di dollari, è evidente e le challenges sono, di fatto, in grado di attrarre migliaia di 13/23 PROJECT PARTNERS
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potenziali solvers a volte, che si cimentano nel fornire una soluzione al problema evidenziato dall’azienda. Esempio di challenges Fonte: Innocentive® Il vantaggio aziendale legato all’utilizzo di un portale che offre questo tipo di servizi è evidente. A fronte di un dispendio di energie praticamente irrilevante pro futuro (che ovviamente non tiene conto degli eventuali sforzi ante challenge), che consiste nel tempo necessario per creare un challenge brief, l’azienda potrebbe avere l’opportunità di ricevere migliaia di soluzioni, senza alcuna soluzione di continuità geografica o di specializzazione. Il che vuol dire, tradotto in termini concreti, avere a disposizione per diversi mesi (questo il tempo concesso solitamente ai solvers per cimentarsi) un R&D pool composto da migliaia di soggetti che hanno una visione unbiased e “fresca” del problema rispetto a quello dei componenti interni all’azienda richiedente. Andando oltre questo esperimento, ci si potrebbe domandare come possa essere possibile far coincidere le richieste delle aziende con la conoscenza già prodotta cercando di evitare inutili e dispendiose duplicazioni? Infatti, le richieste di soluzioni tecnologiche potrebbero effettivamente poggiarsi su soluzioni già esistenti, ma non ancora conosciute. E in questo momento entra in gioco la conoscenza prodotta. E’ un dato di fatto che molte, forse la maggior parte delle aziende al mondo, non sono a conoscenza di quello che è realizzato e/o scoperto nelle università e centri di ricerca di tutto il mondo. La lingua conta sicuramente in buona parte, quale barriera del processo conoscitivo poiché, come già accennato in precedenza, rende a volte 14/23 PROJECT PARTNERS
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impossibile il trasferimento delle informazioni se il potenziale destinatario non è in grado di decifrare e comprendere i documenti nella propria lingua di origine o acquisita. Le grandi aziende che hanno cominciato a esternalizzare i loro sforzi nella ricerca attraverso collaborazioni accademiche solitamente si rivolgono direttamente a quegli istituti che sono riconosciuti a livello mondiale per la loro ricerca e risultati, lasciando inevitabilmente scoperta la maggior parte delle soluzioni, potenzialmente altrettanto meritevoli, cui si giunti in altri luoghi del sapere, meno prestigiosi, ma non per questo di valore necessariamente inferiore. La soluzione più auspicabile, quindi, è probabilmente quella legata alla creazione di portali di open innovation su base aperta cui debbano necessariamente iscriversi i ricercatori affinché possano approfittare dell’occasione offerta da un’azienda di portare la conoscenza già prodotta ad un livello superiore diventando un vero prodotto o processo utilizzato a livello industriale. Ipotizzare un’iscrizione di massa a questi portali, per quanto desiderabile, è piuttosto difficile da vedere realizzata nel breve periodo, ed è per questo che una delle ulteriori attività dei tech transfer offices interni alle università e centri di ricerca dovrebbe invece essere proprio quella di monitorare questi portali e inoltrare ai vari dipartimenti i challenges bulletins, affinché i ricercatori possano nel loro laboratorio o studio trovarsi di fronte ad un ulteriore stimolo per la loro futura ricerca o un potenziale sbocco per i risultati già ottenuti.26 Infine, soluzioni come quelle appena delineata (che fa uso a piene mani delle potenzialità del web e del suo outreach) fornirebbero anche una concreta risposta ad alcuni dei quesiti sollevati nel precedente position paper presentato all’interno di T2C intitolato, “Il sistema della ricerca biomedica trasfrontaliera italo-­‐slovena: un elemento strategico di specializzazione intelligente per la politica di coesione 2014-­‐2020“,27 poiché’ potrebbe rispondere alle seguenti domande: come si può colmare l’assenza di comunicazione dei risultati? In che modo dovrebbero essere comunicati? Questo, per chi opera nel settore, è uno dei problemi che affligge di più gli enti di ricerca e le università, in tutto il mondo. La comunicazione attraverso il mezzo più utilizzato al mondo, il web, è ora elemento imprescindibile per raggiungere una platea di interlocutori a •
26
Sorge spontaneo a questo punto chiedersi come mai a livello europeo non sia
presente un portale come quelli nordamericani citati in principio (soprattutto in termini di
comparabile outreach) e come mai vi siano poche aziende europee che credono in
questo “nuovo” paradigma.
27
Passamonti, Sabina, Il sistema della ricerca biomedica trasfrontaliera italo-slovena:
un elemento strategico di specializzazione intelligente per la politica di coesione 2014-2020,
Position
Paper
(maggio
2014),
disponibile
al
seguente
URL:
http://it.trans2care.eu/UserFiles/file/eventofebbraio2014/position%20paper%20Sabina/Positi
on%20paper%20ver%2010%2005%202014-Passamonti%20.pdf
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livello globale. Purtroppo, solo alcune università e centri di ricerca al mondo hanno pagine web dedicate al trasferimento tecnologico che possono essere navigate dagli utenti con informazioni pertinenti e aggiornate e questo rende tale rapporto ancora più difficile. La soluzione forse più semplice per rendere le informazioni facilmente consultabili sarebbe quella di poter pubblicare i risultati della ricerca in maniera molto sintetica e “universale” (cioè adottando format standard), dando la possibilità ad aggregatori di informazioni di questo tipo di operare liberamente (es. Collective IP). Altra ipotesi che potrebbe essere facilmente implementata per comunicare e valorizzare i risultati della ricerca, soprattutto da enti pubblici e università, concerne la promozione di programmi di licenze non esclusive attraverso i propri siti utilizzando soluzioni ormai già di dominio pubblico, come il programma QuickLaunch28 della NASA, il quale, generalmente, prevede un modello di licenza con un upfront payment e una royalty annuale a favore dell’agenzia federale. Esempio sulla piattaforma QuickLaunch Fonte: NASA Un modello di licenze non esclusive permette una certa speditezza (soprattutto se offerte come in QuickLaunch) nella possibilità di addivenire alla sottoscrizione di accordi di licenza ed è ciò che probabilmente dovrebbe essere suggerito ad enti di ricerca ed accademici per cercare di monetizzare nel miglior modo possibile i risultati della ricerca pubblica. •
Come si può innovare l’innovazione, soprattutto per quanto concerne la gestione della conoscenza? 28
Per avere piu’ informazioni in merito al programma di QuickLauch, si consulti il
seguente URL: https://quicklaunch.ndc.nasa.gov
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Per dare una risposta a questa domanda bisogna innanzitutto rispondere a una serie di quesiti concettualmente a monte, ovvero: che differenza c’è fra un’idea e un’invenzione? E fra un’invenzione e un’innovazione? La definizione di “idea” è piuttosto semplice. Un’idea è ciò di più astratto che può essere concepito. Un’invenzione invece è, codici e leggi alla mano, una soluzione tecnica a un problema tecnico. Infine, un’innovazione, quando si riferisce a un prodotto o processo è, non solo il nuovo prodotto o processo in quanto tale, ma qualcosa di più poiché nella sua definizione v’è anche una componente sociale che connota l’accettazione e utilizzo da parte dei consumatori. Un tanto premesso, il processo innovativo (che è sicuramente un esercizio di gestione della conoscenza), cioè quello che porta una nuova soluzione a essere accettata e apprezzata, può essere sicuramente agevolato grazie agli strumenti appena menzionati con ulteriori features, ovvero piattaforme di open innovation che possano unire nel contempo, ad esempio, un database contenente le tecnologie rese disponibili da università ed enti di ricerca. La proposta è, quindi, quella di andare oltre ciò che già esiste, e unire all’idea ormai ampiamente utilizzata dell’open innovation una base di dati che unifichi quello che altrimenti non è ad oggi raggiungibile in maniera diretta da un soggetto interessato. Infatti, ove vi fosse la possibilità di racchiudere in un unico luogo, virtuale, la gran parte delle tecnologie disponibili e renderle consultabili, il desiderio di procedere a una nuova ricerca di tecnologia (cioè operare con open innovation models) prenderebbe forma solo dopo aver effettivamente preso in considerazione tutte le possibilità attualmente a disposizione. 3. Conclusioni L’indagine portata avanti durante il progetto Trans2Care per quanto concerne la valorizzazione della proprietà intellettuale, suo utilizzo e monetizzazione non ha ottenuto i risultati sperati, in termini di coinvolgimento, poiché la risposta al questionario, inoltrato ai soggetti preventivamente individuati come rilevanti, non è stata sufficiente, evidenziando che il campione non ha potuto o voluto partecipare all’indagine. Purtroppo, anche fra gli stessi partner del progetto si sono registrate delle defezioni. Dai risultati ottenuti e da quelli comunque disponibili da altre fonti è comunque chiaramente desumibile che il processo legato all’uso, gestione e monetizzazione della conoscenza abbia ampio margine di miglioramento, soprattutto se ci si confronta con le esperienze nordamericane. Ciò che non si riesce a comprendere è se tali best practices (menzionate nella sezione 2) non siano conosciute o semplicemente non siano considerate replicabili per questioni di budget o altro. Infine, dalle sezioni del report dedicate ai suggerimenti pro futuro, è possibile predisporre una lista di azioni che potrebbero essere adottate a livello Area di Programma (ma che 17/23 PROJECT PARTNERS
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Rete transregionale per l’innovazione ed il trasferimento tecnologico per il miglioramento della sanità
Transregionalno omrežje za inovacijo in prenos tehnološkega znanja za izboljšanje zdravstva
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forse si prestano più a un approccio nazionale, se non da subito internazionale) che potrebbero accelerare e rendere più efficiente e proficuo il processo legato al trasferimento della conoscenza e suo sfruttamento, che possono essere così sinteticamente descritte: • creazione di portali di open innovation di tipo corporate; • creazione di portali di open innovation pubblici/governativi; • creazione di portali settoriali (per tutte le aziende o per tutti gli enti pubblici) di open innovation; • creazione di portali in cui si uniscono modelli di open innovation (specialmente challenge-­‐based) a database che contengono le tecnologie disponibili; • creazione e promozione di offerte tecnologiche su base non esclusiva e loro gestione attraverso modelli predefiniti. 18/23 PROJECT PARTNERS
Partners: LP – Università degli Studi di Trieste, PP1 – Kemijski Inštitut Ljubljana,
PP1 – Kemijski Inštitut Ljubljana, PP2 – Scuola Internazionale Superiore di Studi
Avanzati, PP3 – Univerza v Novi Gorici, PP4 – Università di Ferrara, PP5 – Treviso
Tecnologia, PP6 – Splošna Bolnišnica Dr. Franca Derganca, PP7 – Università Ca’
Foscari di Venezia, PP8 – Università di Udine, PP9 – IRCCS Burlo Garofalo, PP10 –
Zavod Republike Slovenije Za Transfuzijsko Medicino, PP11 – Ortopedska
Bolnišnica Valdoltra, PP12 – Univerza na Primorskem - Fakulteta za Vede o Zdravju.
Progetto finanziato nell'ambito del Programma per la Cooperazione
Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013,dal
Fondo europeo di
sviluppo
regionale
e
dai
fondi
nazionali.
Projekt sofinanciran v okviru Programa čezmejnega sodelovanja
Slovenija-Italija 2007-2013 iz sredstev
Evropskega sklada za
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Allegato 1 QUESTIONARIO PER ENTI E CENTRI DI RICERCA E SOCIETA29’ Introduzione Il presente questionario è stato predisposto all’interno del progetto Trans2Care (“T2C”) La missione di Trans2Care è promuovere la divulgazione delle conoscenza ed il trasferimento di tecnologie, favorendo lo sviluppo di pratiche e prodotti innovativi per la prevenzione delle malattie, la diagnosi precoce, le terapie personalizzate ed il monitoraggio della sicurezza ambientale e della catena alimentare. T2C è un progetto mirato alla creazione di una rete internazionale operante in diversi ambiti scientifici e finalizzata allo sviluppo di nuovi prodotti e servizi utili al miglioramento del sistema sanitario. Il progetto, avviato nell'aprile 2011, è articolato in varie attività denominate Work Packages e coinvolge 13 Partner localizzati tra Slovenia, Regione Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna, coordinati dall'Università di Trieste. La rete è finalizzata anche a sviluppare anche stretti contatti con l'industria e gli enti del sistema sanitario quali utilizzatori finali delle nuove conoscenze e tecnologie. Le istituzioni accademiche, gli ospedali e gli istituti di cura, gli enti di ricerca e di trasferimento tecnologico che costituiscono la rete stanno lavorando congiuntamente. Il fine è costruire insieme un inedito modello di integrazione e creare una virtuosa sinergia non solo a livello scientifico e tecnologico, ma anche sociale ed economico. In questa prospettiva, i partecipanti al progetto si sono impegnati a conseguire una serie di obiettivi comuni entro il settembre 2014. Il presente questionario consta di 4 pagine. Perché è importante partecipare alla presente mappatura operata da T2C attraverso la compilazione del questionario? 29
La sezione 6, concernente l’anagrafica del singolo ente rispondente, è stato espunta dall’allegato. 19/23 PROJECT PARTNERS
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L’importanza legata alla compilazione di questo questionario che mira a comprendere quali siano le risorse in termini di conoscenza e le attività in termini di azioni volte alla valorizzazione e monetizzazione della conoscenza è un evidente riflesso dell’importanza data alla conoscenza e alla sua gestione da parte dell’entrante Programma Quadro europea, Horizon2020, che sarà operante nel settennio 2014-­‐2020. E’ fondamentale che coloro che operano a vario titolo nel campo della ricerca, sia di base che industriale, sia a livello di assistenza sanitaria, siano in grado di valorizzare appieno le risorse generate potendole mettere a disposizione del pubblico e degli altri attori che operano nel medesimo o adiacente settore scientifico e/o tecnologico. Tempo minimo per la compilazione del questionario: 5 minuti Modalita’ di compilazione: si prega di compilare il seguente questionario, evitando di menzionare informazioni riservate, scrivendo direttamente sul file e si prega di inoltrarlo in formato elettronico al: Dott. Luca Escoffier IP specialist, Progetto Trans2Care Definizioni: nelle seguenti tabelle il termine “ente” viene utilizzato per descrivere enti pubblici, centri di ricerca, persone giuridiche di diritto privato, ecc. SEZIONE 1: la tutela e monetizzazione dell’output D.1 Nella seguente tabella vengono richieste quali siano state le attività poste in essere a favore della valorizzazione dei risultati della ricerca e del know-­‐how del suo ente. Domanda Risposta Per avere contezza delle eventuali invenzioni generate dal suo ente, utilizzate degli invention disclosure forms come quello allegato al presente questionario? Se no, perché? Domande di brevetto depositate in totale Domande di brevetto depositate nell’ultimo anno Quante delle domande di brevetto sono internazionali o comunque estese fuori 20/23 PROJECT PARTNERS
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dall’Italia? Brevetti concessi in totale Quanti dei brevetti concessi sono stati licenziati o ceduti? Quali sono le entrate derivanti da licenze o cessioni? Quanti contratti conto terzi sono stati sottoscritti nell’ultimo anno? SEZIONE 2: attività di valorizzazione della conoscenza D.2 Nella seguente tabella sono evidenziate le diverse attività di valorizzazione della conoscenza. Domanda Risposta Avete una politica di valorizzazione della proprietà intellettuale? Se sì, come si manifesta? Quando operate contratti conto terzi, come viene gestita la proprietà intellettuale eventualmente generata durante le attività di ricerca e sviluppo? Avete delle risorse interne deputate alla gestione della proprietà intellettuale? Ritenete la proprietà intellettuale un fattore determinante o non la considerate all’interno delle vostre attività? Avete una policy interna che disciplini la materia? SEZIONE 3: misurazione dell’output scientifico/tecnologico D.3 Nelle seguente tabella vengono elencate domande che si riferiscono alla misurazione dell’output del suo ente di appartenenza. 21/23 PROJECT PARTNERS
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Domanda Risposta Numero di pubblicazioni (ca.) su riviste peer-­‐ reviewed generate dal personale del suo ente negli ultimi 3 anni (2010-­‐12) Numero di progetti di ricerca finanziati di cui il suo ente è stato proponente negli ultimi 3 anni (2010-­‐12) Numero di nuovi prodotti messi in produzione negli ultimi 3 anni dal suo ente (2010-­‐12) Numero di innovazioni radicali o incrementali introdotte dal suo ente negli ultimi 3 anni (2010-­‐12) EZIONE 4 SEZIONE 4: conoscenza dei progetti esterni nel campo della valorizzazione della conoscenza e sua monetizzazione D.4.1 Nella seguente tabella vengono elencati i maggiori progetti a livello internazionale nel campo della valorizzazione e monetizzazione della conoscenza. Domanda Risposta Conosce alcuno dei progetti deputati alla valorizzazione e/o monetizzazione della conoscenza in campo nazionale e o internazionale? Conosce il progetto denominato IBridge? Conosce il progetto denominato EasyAccessIP? Conosce piattaforme di intelligence brevettuale e di ricerca come Collective IP? EZIONE 5S SEZIONE 5: futuri progetti a favore della valorizzazione e monetizzazione della conoscenza 22/23 PROJECT PARTNERS
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D.5.1 La presente sezione concerne i progetti esistenti o futuri cui il suo ente potrebbe essere interessato a prendere parte. Domanda Risposta Ha mai cercato di aderire a consorzi o piattaforme per monetizzare o comunque rendere pubblico il portfolio brevettuale o di know-­‐how del suo ente? Se no, ha intenzione di farlo? Se esistesse una piattaforma italiana deputata al trasferimento della conoscenza, sarebbe interessato a partecipare inserendo i dati relativi ai brevetti e al know-­‐how che il suo ente potrebbe poi eventualmente monetizzare? Se esistesse la piattaforma di cui alla precedente domanda, che tipo di servizi riterrebbe opportuni o necessari ricevere? Ritiene che il suo ente sarebbe disposto a pagare per ottenere un servizio come quello descritto nelle due domande precedenti? Se si’, sino a quanto? Ritiene che un servizio del genere incontrerebbe il favore dei ricercatori che operano all’interno del suo ente? Se no, perché? 23/23 PROJECT PARTNERS
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