Cultural Heritage. Present Challenges and Future Perspectives ‐ Roma, Università Roma Tre, 21‐22 novembre 2014 MOLTEPLICITÀ DELLE STORICHE ICONOGRAFIE ED ATTUALI DEL PAESAGGIO DEL MONTE FUJI: UN ESEMPIO DEL PATRIMONIO CULTURALE DEL GIAPPONE Ewa Kawamura, Tokyo Institute of Technology; Università degli Studi di Napoli “Federico II” Il vulcano Monte Fuji (Fujiyama) è la montagna più alta del Giappone, riconosciuta col termine “Fujisan” patrimonio mondiale dell’umanità nel giugno 2013, sulla base di una valutazione “culturale” e non “naturale”, come nel caso dell’Etna riconosciuto nello stesso anno. La valutazione dell’UNESCO sul Fujisan ha adottato il (iii) e il (vi) criterio: "apportare una testimonianza su una tradizione culturale o della civiltà" e "essere direttamente associato a avvenimenti legati a idee, credenze o opere artistiche e letterarie aventi un significato universale eccezionale". L’unico vulcano che regge il confronto col Fujisan è il Vesuvio, raffigurato da numerosi artisti, spesso rappresentato come simbolo di Napoli e legato fortemente al culto di San Gennaro. Il monte Fuji ha aspetti raffigurativi e religiosi ancora di più molteplici e universali. Esso non è il simbolo di una città o di una zona dove è collocato, ma è il simbolo di tutta la nazione. Il Fujisan è stato sempre il soggetto artistico più amato; molte volte utilizzato come simbolo iconografico della propaganda nazionalistica ed ha incarnato la divinità stessa del monte Fuji. I Sengen‐jinja (templi dedicati al Fujisan) furono costruiti in ogni luogo del Giappone, mentre il Fujisan stesso è meta di pellegrinaggio. Gli esempi del Fujisan come fonte d’ispirazione di una creazione artistica sono incalcolabili. La sua caratteristica non è una usuale raffigurazione realistica, anzi è molto diffusa quella stilistica, perché il suo aspetto naturale è già molto semplice a forma conica. La sua rappresentazione semplicistica sottintende la sua serena sacralità, per cui raramente il Fujisan è raffigurato in eruzione, al contrario delle scene di eruzione del Vesuvio. La prima rappresentazione iconografica del Fujisan è datata 1069, nel “Shotokutaishi eden” dipinto sulla porta del tempio buddista Horyu‐ji, raffigurante l’ampia veduta di volo ad uccello con diversi altri paesaggi, quindi il Fujisan non era presente come il centro del quadro1. Una delle prime vedute di Fujisan come soggetto principale fu eseguita da Sesshu Toyo (1420‐1506), pittore monaco buddista che usava la tecnica cinese monocromatica. Il suo disegno originale “Fuji Miho Seiken‐ji zu” andò disperso, ma ci sono pervenute copie del ’600 e del ’700 perché all’epoca fu dipinto da diversi noti pittori come prototipo della veduta di Fujisan con tre cime stilistiche inclinato ad arco acuto rispetto alla realtà2. Nella “Fuji Mandara‐zu” (prima metà del ’500) (Fig. 1) si nota anche una tipica rappresentazione stilistica del Fujisan che simboleggia il luogo di sacralità, infatti fu dipinto per il Sengen‐taisha: il tempio più importante dedicato al culto del monte Fuji3. Le iconografie del Fujisan aumentarono dal sedicesimo secolo in poi. La semplificazione iconografica del Fujisan si vede anche nelle opere del grande artista Koetsu Hon‐ami (1558‐1637). Egli eseguì la tazza del tè con la tecnica raku raffigurante il monte Fuji innevato sulla cima in maniera rilevantemente astratta. Tanyu Kano (1602‐1674), pittore specializzato negli arredi: fusuma (pannelli di porte scorrevoli) e byobu (paravento) per castelli e templi importanti, dipinse “Fujisan‐zu” (1667) su modello della veduta del citato Sesshu, ma l’inclinazione della montagna meno acuta, più moderata e più vicina alla realtà, dipinta fino alle sulle falde. Con la diffusione del culto e pellegrinaggio al monte Fuji tra il ’500 e il ’600, nel ’700 il Fujisan divenne la meta del viaggio più comune e preferita, per cui furono pubblicati numerosi libri e stampe, che illustravano il monte Fuji. La sua solita semplice rappresentazione si fonda forse anche nella sua conformazione visibile dai vari luoghi lontani, infatti si può contemplare a sud a oltre 300 km di distanza e a nord a 200 km. Per le sue vedute in lontananza con il boom del pellegrinaggio al monte Fuji, nasce nel 1767 il primo libro illustrato con 100 vedute del monte Fuji, viste dai vari posti dal Giappone, soprattutto da Edo (attuale Tokyo), redatto da Minsetsu Kawamura (?‐?) dal titolo “100 Fuji”. 1 K. Kamigaito, Fujisan, Tokyo, 2009, pp. 30‐31. 2 Idem, pp. 100‐107. 3 Idem, pp. 67‐69. Cultural Heritage. Present Challenges and Future Perspectives ‐ Roma, Università Roma Tre, 21‐22 novembre 2014 Il monte Fuji è raffigurato sempre in modo molto semplificato e stilistico, mentre il pittore Kokan Shiba (1747‐1818) in contro tendenza produsse delle vedute panoramiche del Fujisan in maniera realistica con la tecnica occidentale ad olio. L’iconografia realistica del monte Fuji non divenne comune e anzi nacque il prototipo ancora più stilistico con la pubblicazione della famosa serie di xilografie policrome di Hokusai Katsushika (1760‐1849) “Fugaku 36 kei4 (36 vedute del Fuji)” (1823‐33)5, che utilizzava abbondantemente il nuovo colore di moda: blu di Prussia. Idealmente, il Fujisan dovrebbe essere bicolore con una maggior parte in blu (a volte in rosso per il riflesso del sole o altri colori) sulla base e in bianco nevoso sulla cima. Così nei tempi successivi, moderni e contemporanei, gli artisti Fujisan seguono alcuni criteri pittorici e modellistici per la sua forma semplificata. Hokusai pubblicò inoltre il libro illustrato con le 100 vedute del Fujisan “Fugaku 100 kei” (1834)6. Anche il rivale di Hokusai, Hiroshige Utagawa (1797‐1858) produsse la simile serie di xilografie policrome in 36 vedute “Fuji 36 kei” (1852) dal formato orizzontale e un'altra serie omonima (1858) dal formato verticale. La grande differenza tra Hokusai e Hiroshige è l’uso del colore del Fujisan. Hokusai scelse spesso il blu prussiano, mentre Hiroshige preferiva grigio e monocromatico. Hiroshige pubblicò anche una serie di stampe di 100 vedute turistiche di Tokyo “Meisho Edo 100 kei” (1856‐ 58), in cui compare spesso il Fujisan sullo sfondo (Fig. 2), come se recitasse una parte del monumento di Tokyo7. La notorietà del Fujisan affascina anche illustri stranieri. Nel 1860 l’ambasciatore britannico Rutherford Alcock (1809‐1897) salì sul monte Fuji e divenne il primo scalatore straniero. Nel 1867 l’italiano Beato Felice (1832‐1909) fu il primo fotografo a portare la macchina fotografica sul monte Fuji8. In seguito altri fotografi stranieri e giapponesi visitarono il Fujisan e il soggetto preferito delle foto e delle cartoline fu la figura intera della montagna, anziché scatti fotografici sulle falde o sulla cima, dove non si poteva osservare la figura intera. Le foto e cartoline dell’epoca furono acquerellate a mano, e le falde del Fujisan sono dipinte sempre in blu, ormai dopo il Hokusai il blu è diventato il colore ufficiale e più amato del Fujisan. Il Fujisan è anche il simbolo di portafortuna. Secondo il credo tradizionale, l’apparizione del monte Fuji nel primo sogno dopo il capodanno porta una grande fortuna. Questa superstizione ha tre classificazioni: “Ichi‐ Fuji, Ni‐Taka, San‐Nasubi (1‐Fuji, 2‐Falco, 3‐Melanzana)”, quindi il monte Fuji è considerato al primo posto come portafortuna e nelle iconografie del Fujisan è raffigurato spesso insieme alle altre due: falco e melanzana (Fig. 3). Nello stesso tempo aumentarono i nomi Fujiya (casa Fuji) per una tipica insegna alberghiera o commerciale in onore del portafortuna Fujisan oppure della sua vicinanza al monte Fuji. Nel 1878 ad Hakone, località termale di villeggiatura, fu inaugurato il Fujiya Hotel. La sua location non offre nessuna veduta del monte Fuji dal vero, ma la sua veduta fu dipinta sul muro della piscina interna e sulla sua etichetta di valigia era disegnato orgogliosamente il Fujisan, almeno la sua posizione non è lontano dal lago d’Ashino, dove si gode un bel scorcio del Fujisan. Nel 1884 fu aperto Shoji Hotel (demolito)9 il primo albergo sulle falde del monte Fuji, dove si poteva ammirare la bellissima veduta del Fujisan presso il lago di Shoji, che è riconosciuto patrimonio dell’UNESCO insieme al Fujisan nel suo ambito culturale. Anche altri due laghi della stessa provincia di Yamanashi sono riconosciuti patrimonio dell’umanità per la perfetta veduta del Fujisan, con il riflesso specchiato della sua figura nel lago. Ad ogni lago aprirono due grandi alberghi di villeggiatura: nel 1936 il Fuji‐view Hotel (ricostruito nel 1985) sul lago di Kawaguchi e nel 1937 il Fuji New Grand Hotel (demolito) sul lago Yamanaka. Entrambi gli alberghi offrivano l’etichetta da valigia raffigurante il Fujisan. Il noto xilografo Hiroshi Yoshida (1876‐1950) curò la bellissima stampa pubblicitaria di quest’ultimo albergo sullo sfondo del Fujisan. Negli anni ’30 e ’40 del ‘900, numerosi suoi contemporanei xilografi produssero la veduta del Fujisan come Koitsu Tsuchiya (1870‐1949), Takahashi Shotei (1871‐1945), Hasui Kawase (1883‐1957) (Fig. 3), Shiro Kasamatsu (1898‐1991), Tokuriki Tomikichiro (1902‐2000) e Hideo Hagiwara (1913‐2007), che fece la serie di 36 vedute del monte Fuji in onore del Hokusai e Hiroshige. 4 “fugaku” è il sinonimo arcaico del “monte Fuji”; “kei” significa la veduta o il paesaggio in giapponese. 5 Riscuotendo un grande successo, Hokusai ne aggiunse altre 10, in fine contava 46. 6 Il romanziere Osamu Dazai scrisse la novella omonima nel 1939. 7 Y. Takeya, Fujisan Bunka, Tokyo, 2013, p. 26‐27. 8 9 AA.VV., Renzu ga toraeta Bakumatsu Meiji no Fujisan, Tokyo, 2013, pp. 72‐73. Vi alloggiò il noto fotografo Herbert Ponting (1870‐1935) per fotografare il Fujisan. K. Kamigaito, Fujisan, Tokyo, 2009, pp. 189‐190. Cultural Heritage. Present Challenges and Future Perspectives ‐ Roma, Università Roma Tre, 21‐22 novembre 2014 Quasi tutti i noti pittori giapponesi dipingevano, dipingono e dipingeranno il Fujisan in modo sempre stilistico e semplificato con colori classici, tra cui possiamo elencare gli esponenti: Taikan Yokoyama (1868‐ 1958), Eisaku Wada (1874‐1959), Kokei Kobayashi (1883‐1957), Seison Maeda (1885‐1977), Kaii Higashiyama (1908‐1999); mentre pittori specializzati ad olio alla maniera occidentale tentavano con colori accesi e forma deformata come Ryusaburo Umehara (1888‐1986), Takeshi Hayashi (1896‐1975) e Tamako Kataoka (1905‐2008). Durante il periodo di Showa (1926‐1989) fu di moda dipingere sui muri del sento (bagno pubblico con una grande vasca come piscina) la grande veduta del Fujisan. Vi furono pittori specializzati in murales di sento, nel 1912 Koshiro Kawagoe (1884‐1933) dipinse per la prima volta il monte Fuji sul muro di un sento di Sarugakucho (Tokyo), la tradizione continua minimamente ancora oggi, ma vi sono solo due pittori specializzati: Kiyoto Maruyama (1935‐) e Morio Nakajima (1945‐), mentre un altro Toshimitsu Hayakawa (1936‐2009) è ormai scomparso. Gli utenti di sento spettano ai ceti medi e bassi, mentre nello stesso periodo gli imperiali, nobili, politici e personaggi agiati costruivano le ville in campagna a Gotenba (Shizuoka), dove si gode una bella vera veduta del monte Fuji. Non è a caso che la Toraya antica pasticceria di lusso, che risale al ‘500 e che consegna per famiglie imperiali, aveva costruito una fabbrica anche a Gotenba, oltre Tokyo dove vi è la sua sede centrale. La sua filiale di Gotenba è importante e significativa anche oggi. Fu ricostruita nel 2006 sul disegno del noto architetto Hiroshi Naito e vende la specialità yokan (dolce giapponese a forma di torrone fatto con pasta di fagioli), raffigurante il disegno del monte Fuji, essendo l’edizione limitata della sede sulle sue falde. Le iconografie o le forme del Fujisan si trovano nei numerosi dolci, e stanno aumentando notevolmente soprattutto dopo il riconoscimento del patrimonio dell’UNESCO. Il Fujisan compariva e compare anche nelle iconografie artigianali, pratiche e commerciali come stemmi, kimono, piatti, tazze, cassette laccate, tsuba (guardia della spada), ventagli, paraventi, fusuma, monete, banconote, francobolli, manifesti degli avvenimenti nazionali, pubblicità di marchi giapponesi ecc. Gli oggetti a forma di Fujisan sono di vario genere: dolci, saponi, pupazzetti, ciottoli, vasi, teiere, bicchieri, ombrelli, netsuke, gioielli, pettini e progetti architettonici. Durante il massimo splendore economico, nel 1990 vi fu il progetto X‐Seed 4000: grattacielo dell’altezza di 4000 metri per Tokyo a forma del monte Fuji, ma più alto del Fujisan (3776 m), proposto dalla grande impresa di costruzioni Taisei Kensetsu, mai realizzato. L’imponente edificio a forma del Fujisan sarà realizzato nel 2016 sul terreno di 7300 metri quadrati vicino al tempio Fujisan Hongu Sengen‐taisha. In occasione del riconoscimento del patrimonio dell’UNESCO, nel 2014 è stato bandito dalla provincia di Shizuoka il concorso architettonico del Fujisan Sekai‐isan Center (Centro del patrimonio dell’umanità di Fujisan) di 2900 metri quadrati. Il vincitore architetto Shigeru Ban ha proposto un edificio a forma rovesciata del monte Fuji, che si riflette sull’acqua e fa emergere la figura giusta del Fujisan, così si possa godere della doppia forma del Fujisan. Altri finalisti prendevano lo spunto dalla forma del Fujisan e un architetto si è ispirato alle nuvole per il rispetto dell’altissima altitudine del Fujisan. Il monte Fuji è sito nelle due province: Yamanashi e Shizuoka, ogni principale museo provinciale raccoglieva e raccoglie le pitture e opere d’arte raffiguranti il Fujisan 10. Inoltre, ogni provincia avrà un museo specializzato nel Fujisan. Per Yamanashi, già nel 2003 fu aperto a Yamanashi il Fujiyama Museum: per le collezioni della pittura raffigurante Fujisan in occasione del 75° anniversario della fondazione della Fuji‐ kyuko s.p.A, grande azienda privata di trasporto della zona. Per Shizuoka vi sarà il citato Fujisan Sekai‐isan Center, che diventerà un altro museo specializzato nel Fujisan, il più grande del Giappone. Oggi su web è in corso il progetto denominato “Fugaku 3776 kei”: banca dati delle 3776 foto paesaggistiche del monte Fuji, in onore della sua altezza di 3776 metri. La varietà e molteplicità delle iconografie del monte Fuji non finiscono mai. Con o senza riconoscimento del marchio dell’UNESCO, rappresentazioni paesaggistiche del Fujisan continueranno eternamente perché è il simbolo della bellezza della nazione improntata nel cuore di tutti i giapponesi. 10 Subito dopo il riconoscimento del patrimonio dell’UNESCO, sono state organizzate diverse mostre speciali sull’arte e pittura del monte Fuji in ogni parte del Giappone, per esempio: “Pittura del monte di Fuji” al Museo dell’Arte di Provincia di Shizuoka (7.9.‐ 20.10.2013) e “Grandi opere del monte Fuji: bellezza del cuore” alla sala museale del grande magazzino Mitsukoshi di Nihonbashi‐ Tokyo (27.12.2013‐13.1.2014). Cultural Heritage. Present Challenges and Future Perspectives ‐ Roma, Università Roma Tre, 21‐22 novembre 2014 Fig. 1 – M. Kano (attr.), Fuji Mandara‐zu, prima metà del sec. XIV, dipinto su seta, Fujisan Hongu Sengen‐ taisha. Fig. 2 – H. Utagawa, Il quartiere di tintorie a Kanda, da “Meisho Edo 100 kei”, xilografia, 1857. Cultural Heritage. Present Challenges and Future Perspectives ‐ Roma, Università Roma Tre, 21‐22 novembre 2014 Fig. 3 – K. Isoda, Ichi‐Fuji, Ni‐Taka, San‐Nasubi, seconda metà del sec. XVIII, xilografia, Museum of Fine Arts Boston, 11.25127 Fig. 4 – H. Kawase, Veduta del Fujisan vicino a Susono, xilografia, 1931.
© Copyright 2024 Paperzz