Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Anno VII, Numero 54, Dicembre 2014 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza INDICE • In primo piano Leonardo Bassilichi, Presidente Camera di commercio di Firenze della 2 • Mini-Bond Meeting: Milano, 15 dicembre 2014 6 • Mini-bond di territorio. L’evoluzione della specie 7 • Promuovere i mini-bond. L’esperienza della Camera di commercio di Cuneo 9 • Investire in mini-bond: il punto di vista dei fondi 11 • Start up e piani di incentivazione equity 14 • BCE e quantitative un’ultima spiaggia? • Viaggio tra gli incubatori certificati. ComoNExT (Como) easing: Di recente scelto per guidare la Camera di commercio di Firenze, Leonardo Bassilichi ci parla delle sfide che si prospettano per la sua città e la nostra economia, e si racconta. davvero 17 21 • Le ultime novità del programma COSME 23 • Le pubblicazioni 26 • Le consultazioni pubbliche 27 • Start up innovative: la Top Twenty di dicembre 28 Consorzio Camerale per il credito e la finanza Via Meravigli 9/B, Milano Tel. 02 8515 4258 [email protected] www.consorziocamerale.eu I Presidenti si raccontano: Leonardo Bassilichi Presidente: Francesco Bettoni Direttore: Pier Andrea Chevallard Coordinatore: Roberto Calugi Segue a pag. 2 Mini-Bond Meeting: 15 dicembre 2014 Si terrà il prossimo lunedì 15 dicembre la seconda edizione del Mini-Bond Meeting, l’evento interamente dedicato ai mini-bond in cui saranno protagonisti imprenditori, advisor e investitori. Una giornata ricca di appuntamenti: Il Salone degli Advisor per incontrare i consulenti finanziari e legali e ricevere informazioni e materiali utili sui mini-bond. Il Convegno per avere un aggiornamento sullo sviluppo del mercato e ascoltare la testimonianza di un’impresa emittente. Il Workshop “Gli investitori incontrano le imprese”, dove i fondi di investimento in mini-bond si presenteranno e incontreranno le imprese. Segue a pag. 6 La newsletter è redatta a cura dell’Ufficio Studi e Comunicazione 1 Paglietti Responsabile progetto editoriale: Gianmarco Responsabile operativo: Maria Gloria Cesarini Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 I Presidenti si raccontano A colloquio con… Leonardo Bassilichi, Presidente della Camera di commercio di Firenze A cura dell’Ufficio Studi Nato a Firenze nel 1971, è Presidente della Camera di commercio di Firenze dallo scorso giugno. Ha avviato la sua carriera professionale presso l’azienda familiare omonima operante nel settore del Business Process Outsourcing, di cui è attuale Amministratore Delegato. Dal 2012 è Componente del Comitato Tecnico per lo Sviluppo Economico di Confindustria nazionale, oltre ad aver ricoperto la carica di Vice Presidente alle politiche per la crescita, alle relazioni industriali e alla sicurezza all’interno di Confindustria Firenze. E’ Membro dell’organizzazione internazionale YPO, Presidente della Pietro Leopoldo Srl e Vice Presidente del Consorzio Camerale per l’internazionalizzazione. Signor Presidente, di recente è stato scelto per guidare la Camera di commercio di Firenze. Può farci un bilancio di questi primi mesi e darci qualche dettaglio della sua agenda programmatica? Bisogna partire dalla realtà: in base al mio feedback le Camere di Commercio hanno una reputazione discutibile fra gli imprenditori e i professionisti, eppure al tempo stesso molte delle iniziative che promuovono e dei servizi che forniscono sono considerati dalle imprese strumenti efficaci. Segno che serve un cambio di passo nella comunicazione per spiegare meglio il nostro valore a tutti, insieme a un’evoluzione organizzativa. Leonardo Bassilichi A Firenze stiamo lavorando per trasformare la Camera in un’Agenzia per lo sviluppo. La chiamo Agenzia perché le attività cardine su cui faremo leva saranno la promozione e la canalizzazione di strumenti esistenti insieme alle altre istituzioni del territorio. Penso al credito, utilizzando le risorse dal private equity ai consorzi di garanzia, alla legalità, aprendo database a Procura, Tribunali e DIAA, e alla formazione con l’inserimento dei giovani nel lavoro. Infine, in una città rivolta al mondo com’è Firenze, penso all’internazionalizzazione, per la quale stiamo consolidando un accordo con ICE dal quale ci aspettiamo solo elementi positivi. La riforma che sta interessando il sistema camerale rappresenta un’importante sfida, che comporterà, presumibilmente, una ridefinizione delle politiche e degli obiettivi. Qual è la sua opinione a riguardo? Quali ritiene possano essere le direttrici lungo cui strutturare il percorso futuro? Appena arrivato ho trovato una situazione incredibile: da una parte il governo era pronto a cancellare di colpo le Camere di Commercio pur di tagliare via un vecchio 2 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 riforme: semplificazione e giustizia snella sono le priorità rispetto a qualunque dibattito ideologico. Inoltre, aggiungo, è bene che l’Europa - così come succede negli USA nei periodi di crisi - si faccia carico della ripartenza degli investimenti. Firenze, Ponte Vecchio sistema corporativo che ha funzionato solo e soltanto per alcune imprese, dall’altro una parte di questo vecchio sistema difendeva senza se e senza ma lo status quo, limitandosi a condividere la necessità di una riforma. Grazie alla condivisione delle associazioni di categoria e anche all’interessamento di altre Camere di Commercio (perché ce ne sono di gran qualità) noi abbiamo intrapreso una strada diversa che prevede una profonda scossa unita al mantenimento di alcuni punti saldi, anticipando la riforma in fieri. Cito solo i titoli: bene la riduzione del diritto annuale, sì al registro imprese pubblico, no al fondo perequativo che serve solo a deresponsabilizzare le Camere che lavorano male, avanti con la dismissione delle partecipazioni non strategiche. Noi abbiamo anche azzerato i compensi dei vertici e stiamo lavorando per cancellare una sovrastruttura che ormai non ci possiamo più permettere, l’unione regionale, salvaguardando l’occupazione. Qual è la ricetta per rilanciare l’economia del nostro Paese e la crescita del nostro tessuto imprenditoriale? Quali sono gli ingredienti che, a suo giudizio, non possono mancare? La scossa che ha pervaso il Paese in questi ultimi mesi è stata estremamente positiva per ripensare a un’Italia al passo con i tempi. Naturalmente, non ci devono essere tentennamenti sulla strada delle In quest’ottica, il piano presentato del nuovo presidente della Commissione Europea, Jean Claude Junker, è certamente un buon inizio rispetto a un passato troppo timido, ma occorre fare di più. E velocemente. Non vorrei che le pulsioni anti-euro che stanno attraversando il continente come risposta alla burocrazia di Bruxelles prendessero davvero il sopravvento. E non parlo solo dell’Italia… Su questo piano è veramente apprezzabile il lavoro che sta facendo Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea. E permettetemi di semplificare un concetto molto utile alla ripresa economica per la fase in cui ci troviamo: pensate positivo. Il tessuto produttivo fiorentino è da sempre tra i fiori all’occhiello delle imprese italiane per ciò che concerne le capacità di innovare e di competere sui mercati internazionali. Quali iniziative ha messo in campo la Camera di commercio di Firenze a sostegno dell’innovazione e dell’internazionalizzazione e quali ancora intende realizzare? La crisi morde anche da noi, ma rispetto ad altri territori stiamo reggendo meglio proprio grazie all’internazionalizzazione delle imprese e all’export. Nei primi sei mesi del 2014 Firenze ha esportato 4,8 miliardi di merci, che corrispondono a un +13,2% rispetto allo stesso periodo del 2012. Siamo all’avanguardia nella meccanica, +23,5%, nella pelletteria, +20%, e nella farmaceutica, +10,3%. Inoltre, è stato dimostrato che, nell’annus horribilis 2013, le imprese ad alta tecnologia in provincia di Firenze hanno aumentato il fatturato dell’8,3% rispetto al 2012: segno tangibile dell’estrema capacità di adattamento di chi innova. 3 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Anche per questo la Camera di Commercio di Firenze sta provando a “obbligare” le imprese a percorrere questa strada e a pensare in digitale, anche nelle piccole cose: ad esempio, spostando molti servizi on-line o aderendo con convinzione al progetto Unioncamere-Google sulle Eccellenze in digitale. A prima vista può sembrare una forzatura, ma chi non si adegua a questa nuova realtà verrà spazzato via dal mercato, è solo questione di tempo. I mini-bond sembrano essersi annoverati definitivamente tra i possibili strumenti a disposizione delle imprese per finanziare i propri progetti di sviluppo. In qualità di imprenditore, qual è il suo giudizio sullo strumento e quale l’importanza di una differenziazione delle fonti di approvvigionamento finanziario? I canali di finanziamento alternativi sono sempre più importanti in Italia, anche perché finora erano pressoché inesistenti, penso al private equity per le medie e grandi realtà societarie oppure al crowdfunding per finanziare anche le piccole idee. Personalmente ho un’esperienza positiva, ma mi rendo conto che non siamo tanti ad aver costruito percorsi con questi strumenti. Anche perché, per onestà dobbiamo dire che aprire il capitale a qualsiasi forma di finanziamento e dare trasparenza costante sugli andamentali significa condividere la governance con terzi, che non è cultura tipica del capitalismo medio italiano. In questo quadro, i mini-bond sono sicuramente una novità rilevante, sulla quale ho notato sia interesse istituzionale, da Bankitalia a Cassa Depositi e Prestiti, sia di operatori come fondi e advisor. Anche sul fronte del rilancio economico i mini-bond possono essere uno strumento interessante: non a caso il mercato è stimato tra i 50 e i 100 miliardi. Firenze accoglie una vasta porzione del patrimonio culturale e artistico italiano. Firenze, particolare della Porta del Paradiso del Battistero Quali sono le direttrici lungo cui sviluppare politiche di promozione e valorizzazione del territorio quanto più efficaci? Il problema di Firenze è selezionare il turismo: le visite di mezza giornata sempre negli stessi luoghi ci portano più costi e problemi che ricchezza e opportunità di business. Ecco perché stiamo lavorando per proporre un’offerta di eccellenza, anche fuori dal centro storico, per i turisti di qualità. Insieme a Comune, Università e alla principale fondazione bancaria della città, Ente CRF, abbiamo attivato un Pensatoio con una serie di capitoli da affrontare concordemente. Uno di questi è la realizzazione di 12 eventi di altissima qualità in un anno, sui quali metteremo insieme le risorse e che dovranno servire per elevare il livello qualitativo delle presenze. La città, ovviamente, è accogliente con tutti, ma il target che ci interessa - e sul quale lavoreremo sempre di più - è il turismo di qualità, da attrarre anche grazie alla realizzazione della nuova pista dell’aeroporto e all’ammodernamento dei padiglioni della fiera più bella del mondo, a due passi dalla stazione ferroviaria e dal Duomo. Chi è Leonardo Bassilichi nella vita privata? Se dovesse descrivere se stesso attraverso tre aggettivi, quali sceglierebbe? Un quarantenne che è stato chiamato a occuparsi delle imprese fiorentine dalla posizione privilegiata della Camera di 4 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Se dovesse consigliare la lettura di un libro, quale sceglierebbe? Perché? La verità sul caso di Harry Quebert. Perché è geniale… Firenze, particolare dei Giardini di Boboli Commercio. E’ un servizio che svolgo gratuitamente e con passione. Gli aggettivi per descrivermi? Se c’è una cosa che non sopporto è proprio l’autoreferenzialità di certi ambienti. Dunque, gli aggettivi potranno metterli gli altri in base a ciò che sto facendo in azienda, così come nell’impegno pubblico di presidente della Camera di Commercio di Firenze. Se non avesse seguito il suo percorso professionale, cosa le sarebbe piaciuto fare? I miei genitori hanno costituito la Bassilichi nel 1957, ben prima che nascessi. Fin da piccolo ho respirato l’aria dell’azienda e ho curiosato fra macchine contabili, microfilm e copiatrici. Non credo di aver mai voluto fare altro. E oggi mi piace pensare di essere amministratore delegato per scelta di azionisti terzi rispetto alla famiglia. Le piace l’arte? Quale forma la appassiona maggiormente? Se, come me, abiti a Firenze hai il privilegio di vivere l’arte tutti i giorni, in vari modi diversi. Dall’amore per il Rinascimento alla passione per gli artisti contemporanei il passo poi è breve. Fra l’altro, alla Bassilichi abbiamo sempre cercato di unire l’arte con la modernità, ricordo ancora con commozione la realizzazione di una pionieristica edizione digitale del codice Hammer-Leicester di Leonardo da Vinci esposto a Firenze e acquisito vent’anni fa da Bill Gates. Preferisce il cinema o il teatro? L’ultimo film o spettacolo visto? Essendo supporter del meraviglioso Teatro del Maggio Musicale non posso altro che rispondere teatro. Non mi sono certamente perso il ritorno di Muti a Firenze. Quale aspetto apprezza maggiormente nelle persone? Cosa, invece, non sopporta? Apprezzo la vitalità, non sopporto l’ipocrisia e l’incoerenza. Per concludere, se dovesse dare un consiglio o un suggerimento alle nuove generazioni, cosa direbbe loro? Di godersi la vita nel senso più autentico, ovvero quello di studiare e lavorare per creare qualcosa che davvero le appassioni. La meritocrazia e la competitività diventeranno punti cardine sempre più importanti anche da noi e i giovani non possono estraniarsi da questa sfida, anzi potrebbero guidarla e portarci verso un’Italia inedita e straordinaria, che siamo pronti a costruire già da oggi. Inoltre, suggerirei di fare il militare nel mondo del lavoro: cioè lavorare sodo, con dignità e passione, qualunque sia l’inquadramento di partenza. LE FOTO DEL MESE Le foto pubblicate in questo numero sono relative alla città e al territorio della provincia di Firenze. Nella copertina è ritratta una panoramica del centro di Firenze. 5 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Il Consorzio Camerale per il credito e la finanza, in collaborazione con Unioncamere Lombardia, organizza la seconda edizione del Mini-Bond Meeting una giornata interamente dedicata ai mini-bond, in cui saranno protagonisti imprenditori, advisor e investitori. Otto ore di incontri, workshop e dibattiti durante i quali conoscersi, presentarsi e confrontarsi su modi, tempi e costi per arrivare all’emissione di mini-bond. Il Programma Dalle ore 9.00 alle ore 17.00 Il Salone degli Advisor dove incontrare i consulenti finanziari e legali che hanno partecipato al nostro road show e ricevere informazioni e materiali utili sui mini-bond. Alle ore 9.45 Il convegno per fare il punto sullo stato dell’arte del mercato e ascoltare la testimonianza di un’impresa emittente. Francesco Bettoni e Roberto Calugi Consorzio Camerale Credito e Finanza Vi aspettiamo il 15 dicembre a partire dalle ore 9.00 presso la Sala Conferenze della Camera di commercio di Milano in via Meravigli 9/B, a Milano Ai partecipanti sarà distribuita la guida: I mini-bond. Istruzioni per l’uso. La guida per gli imprenditori che vogliono conoscere da vicino i mini-bond. - Alfio Bardolla - Ceo – American Coffee Company S.p.A. Stefano Romiti - AZ I Private Debt Lorenzo Parrini - Deloitte Financial Advisor Services Alessandro Accrocca - Orrick Mauro Alfonso - Cerved Rating Agency Anna Marucci - Borsa Italiana Alle ore 14.30 Il workshop “Gli investitori incontrano le imprese” per incontrare e assistere alla presentazione dei fondi di investimento in mini-bond. Introduce i lavori Luigi Tommasini, Senior Partner del Fondo Italiano di investimento. 6 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Mini-bond di territorio. L’evoluzione della specie. Firenze, Piazza della Signoria Ufficio Studi A due anni di distanza dalla loro ricomparsa sul mercato, in forma riveduta e corretta, i mini-bond stanno prendendo progressivamente piede sul mercato e tra le imprese. Le emissioni hanno ormai superato abbondantemente la soglia dei 4 miliardi di euro e sono una novantina quelle quotate sull’ExtraMOT Pro, il segmento ad hoc predisposto da Borsa Italiana per favorirne lo scambio tra gli investitori professionali. Finita l’epoca dei cosiddetti “maxi-bond”, quando le emissioni obbligazionarie realizzate secondo le procedure previste dalla nuova normativa venivano proposte da grandi player del mercato per valori superiori ai 100 milioni di euro, sul mercato hanno cominciato a fare la propria comparsa le medie aziende con emissioni di importo nettamente inferiore, che talvolta è sceso sotto i 2 milioni di euro. A tutt’oggi, oltre l’85% del valore complessivo dei mini-bond quotati in Borsa fa capo a emissioni superiori ai 50 milioni di euro. Se si tolgono alcune cambiali finanziarie che hanno debuttato sul mercato e su cui concentreremo la nostra attenzione nei prossimi numeri della newsletter, il restante 14% delle quotazioni è rappresentato dalla sessantina di emissioni con importo inferiore ai 50 milioni, per un importo complessivo di poco superiore ai 600 milioni di euro. Mancano ancora le piccole imprese. Se si eccettuano le aziende di dimensioni minori ma con alto potenziale di crescita, che hanno puntato sui mini-bond per finanziare i propri piani di sviluppo internazionale, la quasi totalità delle circa 200.000 imprese hanno un fatturato compreso tra i 2 e i 10 milioni di euro o un organico compreso tra i 10 e i 50 addetti. Quali sono i motivi di questa assenza dal mercato? Sicuramente incidono alcune remore psicologiche che rendono gli imprenditori diffidenti di fronte all’idea di aprire le porte della propria azienda e i propri libri contabili ai diversi consulenti che entrano in campo per preparare un’emissione di mini-bond. In secondo luogo, il meccanismo che conduce all’emissione e alla quotazione dei titoli obbligazionari può apparire lungo, costoso e farraginoso, soprattutto se paragonato ai tradizionali percorsi che, specie in passato, caratterizzavano l’accesso al credito bancario. Esiste, però, un terzo fattore da non sottovalutare, ovvero le dimensioni del fabbisogno finanziario delle piccole imprese. Difficilmente una piccola impresa - che non stia attraversando una fase di forte espansione o che non abbia puntato su un piano ambizioso di crescita o di internazionalizzazione - necessita di risorse 7 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 spalmare, per gli investitori, i costi di istruttoria, prestando attenzione naturalmente a garantire una adeguata diversificazione del rischio (evitando quindi il pericolo opposto di concentrare il rischio investendo su imprese con identico profilo di mercato) e di realizzare, dal lato delle imprese, economie di scala e condivisione delle spese di emissione. Fiesole, area archeologica tali da attrarre l’attenzione investitore in mini-bond. di un Quello che è stato il taglio minimo tra le emissioni fatte finora, ovvero 1,5 milioni di euro, rappresenta una soglia elevata per gran parte delle piccole imprese. Allo stesso tempo, però, emissioni di importo inferiore scoraggerebbero sia gli imprenditori sia gli investitori, a causa dell’incidenza dei costi fissi, in termini non solo finanziari ma anche di tempo da dedicare, di istruttoria e di strutturazione del prestito che annullerebbero, di fatto, la convenienza di una simile operazione. Cosa si può fare, allora, per consentire a piccole aziende con fabbisogni finanziari limitati di accedere comunque a questo strumento di finanziamento? La soluzione potrebbe essere quello che viene definito, un po’ impropriamente, il mini-bond di territorio: un portafoglio di emissioni realizzate da piccole aziende, di importo relativamente limitato rispetto agli standard di mercato, connesse da un legame che può essere, appunto, il territorio ma anche la filiera o il comparto economico. Un portafoglio poi proposto al mercato unitariamente, magari tramite una operazione di cartolarizzazione, che permetta di superare l’ostacolo rappresentato dai limiti dimensionali delle singole emissioni aziendali. Un portafoglio cartolarizzato potrebbe permettere, infatti, di offrire al mercato una emissione collettiva di dimensioni appetibili, che permetta di limitare e In una ipotesi di cartolarizzazione in cui le prime perdite – ed eventualmente la tranche mezzanino – fossero coperte da un garante pubblico si avrebbe anche un netto abbattimento del rischio per gli investitori, con una auspicabile riduzione del tasso richiesto alle aziende emittenti. In tal senso potrà essere senz’altro valorizzata l’opportunità rappresentata dall’accesso alla garanzia del Fondo centrale che, dall’inizio di novembre 2014, è stato esteso anche ai gestori di fondi e agli intermediari finanziari iscritti all’apposito elenco che sottoscrivano mini-bond o portafogli di mini-bond. Ovviamente, in una ipotesi di cartolarizzazione, gli enti pubblici che operano sul territorio, in primis le Camere di commercio, al di là di un eventuale apporto di risorse finanziarie che dovrebbe fare i conti con i vincoli di bilancio imposti dalla normativa, potrebbero svolgere un importante ruolo a monte di individuazione e pre-selezione delle aziende potenzialmente rientranti nei target economico-finanziari richiesti per l’emissione di mini-bond, agevolando notevolmente l’attività degli investitori e contribuendo a ridurne i costi di istruttoria, con auspicabili benefici per le imprese emittenti. Nei prossimi mesi, il Consorzio Camerale approfondirà il tema con una serie di iniziative. Chi desidera ricevere ulteriori informazioni, può contattare l’Ufficio Studi ai seguenti recapiti: Email: [email protected] Tel. 02-8515 4257 Fax: 02-8515 4251 8 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Promuovere i minibond. L’esperienza della Camera di commercio di Cuneo D. Tortora Camera di commercio di Cuneo Nell’ottica di incentivare l’utilizzo dei minibond, la Camera di Commercio di Cuneo ha recentemente deliberato un bando finalizzato all’abbattimento dei costi di emissione sostenuti dalle aziende. Tale scelta nasce dalla volontà di trovare una soluzione al problema dell’accesso al credito da parte di tutte quelle imprese, economicamente sane e finanziariamente solide, che devono fare i conti con gli effetti del cosiddetto credit crunch. Stando alle stime effettuate, sono più di mille, in provincia di Cuneo, le piccole e medie imprese che dispongono dei requisiti per emettere obbligazioni, con un taglio che mediamente va dai 2 ai 5 milioni di euro. Per rispondere alle esigenze finanziarie di queste imprese e per ampliare i possibili canali di finanziamento, la Camera di Commercio di Cuneo ha ritenuto opportuno deliberare un bando finalizzato a concedere un contributo alle imprese che emettono mini-bond per ridurne le spese di emissione, in modo da rendere più competitivo, in termini di costi complessivi, questo strumento di finanziamento. Firenze, Basilica di San Miniato al Monte Il bando camerale e le principali caratteristiche di questo nuovo strumento di credito, alternativo al canale bancario, sono stati illustrati lo scorso 25 novembre presso la sede dell'ente camerale cuneese. Possono accedere ai benefici del bando le imprese aventi i seguenti requisiti: − iscrizione nel Registro Imprese, − sede legale o sede operativa (nella quale vengano effettuati gli investimenti) in provincia di Cuneo, − regolarità nel pagamento del diritto annuale camerale, − possibilità di rientrare nella "fascia 1" del Fondo Centrale di Garanzia, − appartenenza alla categoria delle PMI che emettano o abbiano emesso minibond tra il 01/09/2014 e il 31/08/2015. L’emissione dovrà essere destinata al finanziamento di progetti di investimento e, in parte, alla ristrutturazione di posizioni debitorie. Lo stanziamento previsto è di 200.000 euro, e il contributo in conto capitale concedibile ad ogni impresa, calcolato percentualmente sulla spese ammissibile, varia dal 20% al 35% in base alla tipologia dei titoli obbligazionari e degli investimenti, con un massimale di 15.000 euro. Se infatti per un normale mini-bond viene concesso un contributo non superiore al 20% delle spese di emissione, ad un minibond di territorio o convertibile la percentuale sale al 25% e se il prestito 9 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 obbligazionario è sia di territorio che convertibile la percentuale di contribuzione arriva al 30%. Qualora poi l'emissione servisse per finanziare un investimento innovativo, purché certificato da Laboratori accreditati presso il MIUR o da soggetti gestori di poli d'innovazione della Regione Piemonte, la percentuale salirebbe al 35%. Il fatto di premiare maggiormente i minibond di territorio rispetto a quelli emessi da una singola impresa deriva dalla volontà di incentivare le aggregazioni delle imprese che, in molti casi, sono affette da nanismo, mentre il premio alla convertibilità deriva dalla volontà di favorire e accrescere la capitalizzazione delle imprese cuneesi. 31/10/2015 al seguente indirizzo: [email protected], inserendo nell'oggetto la dicitura Bando Minibond 2014/2015. La Camera di commercio di Cuneo provvederà, entro tre mesi dal ricevimento della domanda, a erogare il contributo direttamente all'impresa. Il contributo è soggetto al Regime De minimis 1407/2013. Per informazioni è possibile contattare l’Ufficio Ragioneria ai seguenti recapiti: tel: 0171/318.731 email: [email protected] E' vero che il profilo dell'investitore in titoli obbligazionari è diverso da quello che investe in equity, tuttavia il tentativo di promuovere maggiormente l'impresa che decide di rafforzarsi patrimonialmente è sicuramente utile. Infine incentivare maggiormente l'impresa che innova è particolarmente importante in quanto è sicuramente la via dell'innovazione che può rendere competitivo il tessuto economico italiano, che si deve confrontare con una concorrenza estera estremamente competitiva sia dal lato dei costi sia dal lato della qualità e dell'innovazione. Le spese ammissibili sono le seguenti: advisor fee, arranger fee, legal fee, spese per l'ammissione alla quotazione sul segmento ExtraMoTPro di Borsa Italiana, spese della banca agente. Il bando e la modulistica sono scaricabili dal sito camerale al seguente indirizzo: http://www.cn.camcom.gov.it/minibond Le domande, corredate dalla documentazione richiesta, dovranno pervenire all'ente camerale entro il 10 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 La parola ai protagonisti Investire in mini-bond: il punto di vista dei fondi Ne parliamo con Innocenzo Cipolletta, Presidente del Fondo Italiano di Investimento A cura dell’Ufficio Studi Fondo Italiano di Investimento Sgr Spa è una società di gestione costituita su iniziativa del Ministero dell’Economia e delle Finanze, in collaborazione con ABI, Cassa Depositi e Prestiti, Confindustria, Intesa Sanpaolo, Banca Monte dei Paschi di Siena e Unicredit. Attualmente gestisce tre fondi mobiliari chiusi: il Fondo Italiano di Investimento, il Fondo di Fondi di Private Debt e il Fondo di Fondi di Venture Capital, per un ammontare complessivo di risorse pari a circa 1,5 miliardi di euro. Il Fondo Italiano di Investimento ha attivato, insieme a Cassa Depositi e Prestiti, un “Fondo di fondi” per mini-bond; qual è lo scopo? Il Fondo di Fondi Private Debt rappresenta un’iniziativa recente del Fondo Italiano che ha finalizzato il primo closing il 1 settembre 2014, avendo come investitore sponsor Cassa Depositi e Prestiti, che ha sottoscritto un commitment di 250 milioni di euro. La dimensione target del FoF Private Debt, la cui raccolta potrà essere completata nei successivi 24 mesi, è di 500 milioni di euro. Lo scopo del Fondo è creare le condizioni per lo sviluppo del mercato del private debt in Italia nella sua accezione Firenze, la Basilica di Santa Maria del Fiore e il Campanile di Giotto più ampia, comprendente mini-bond, altre forme di finanziamento oltre che forme di capitale ibrido, che supportino le PMI italiane nel reperimento di risorse per il proprio sviluppo. Tali capitali, infatti, dovranno essere prioritariamente indirizzati a “finanziamenti di scopo” per favorire attività quali l’internazionalizzazione, l’acquisizione di società ovvero investimenti per crescita interna. Qual è il meccanismo che regola la scelta dei fondi su cui investire? In generale, le decisioni del Fondo Italiano di Investimento saranno basate sui seguenti principi: (i) coerenza della strategia di investimento con gli obiettivi strategici; (ii) team di gestione con comprovata esperienza nel settore del private debt - o comunque con esperienze rilevanti in settori complementari - dotati di adeguata indipendenza, dedizione e incentivazione dei team stessi; (iii) stato di strutturazione dell’iniziativa in fase relativamente avanzata. È importante sottolineare anche che il regolamento ci impone di mantenere una posizione di minoranza all’interno del novero dei sottoscrittori dei nuovi fondi, che quindi dovranno dimostrare di avere capacità di fund raising autonoma. 11 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 L’accordo di collaborazione firmato nel corso del mese di novembre è il naturale sviluppo del precedente accordo firmato nel mese di ottobre 2011, il quale, nato inizialmente per un ammontare complessivo di 100 milioni di euro, ha realizzato investimenti per un ammontare di quasi 500 milioni investiti di euro in 10 fondi (di cui 7 di private equity e 3 di venture capital). Castelfiorentino, veduta Al tempo stesso, siamo consci del fatto che Fondo Italiano rappresenterà, in molti casi, l’investitore di riferimento di questi nascenti fondi, con particolare riferimento a quelli gestiti da operatori indipendenti. Per tale ragione, il processo sarà gestito contemporaneamente su diversi operatori, per cui contiamo di attivare entro il primo quadrimestre del 2015 un certo numero di soggetti con dimensioni adeguate per lo sviluppo del mercato. Ad oggi il Fondo dispone di 250 milioni di euro. Sono già state effettuate delle operazioni? Ritiene che la dotazione del Fondo potrà essere ulteriormente incrementata? Il Fondo è stato istituito solo qualche mese fa e, come evidenziato sopra, contiamo di avere un approccio che contribuisca alla creazione simultanea di un certo numero di operatori, pertanto le prime transazioni avverranno nel primo quadrimestre del 2015. A seconda dello sviluppo del mercato, ci attendiamo di incrementare le dimensioni del Fondo eventualmente fino al livello target di 500 milioni di euro. Nei giorni scorsi il Fondo Italiano di Investimento ha siglato un accordo con il FEI finalizzato allo sviluppo delle PMI italiane che prevede anche il coinvestimento in fondi di private debt. Quali scenari si aprono alla luce di tale collaborazione? Il nuovo accordo ha l’obiettivo di proseguire e rafforzare questa proficua collaborazione, pur mantenendo indipendenti le attività di due diligence e le decisioni finali di investimento. Il nuovo accordo di collaborazione prevede il co-investimento, per un ammontare complessivo pari ad almeno 500 milioni di euro, in fondi di private equity, venture capital e private debt. Ci aspettiamo quindi che tale accordo promuova un forte sviluppo dell’attività del private debt in Italia, contribuendo a formare operatori con dimensioni adeguate, con team di investimento dedicati che affianchino le PMI italiane non quotate nei loro processi di crescita dimensionale ed internazionalizzazione. Il mercato dei mini-bond è ancora piuttosto sottodimensionato rispetto al potenziale di imprese emittenti. Ritiene che l’intervento messo in campo insieme a CDP porterà ad un maggior ricorso all’emissione di mini-bond da parte delle imprese? Il mercato del private debt è in fase di formazione, con una trentina di fondi che stanno attualmente sviluppando iniziative ma, ad oggi, meno di dieci fondi (prevalentemente asset manager spesso di emanazione bancaria) hanno finalizzato il primo closing per un ammontare complessivo inferiore a 700 milioni di euro. La creazione di un numero adeguato di operatori, anche favoriti dalla nostra 12 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 credito delle imprese e lo principale di ricorso al mini-bond. Firenze, veduta dei Giardini Bardini scopo In caso di sottoscrizione di mini-bond emessi da imprese che non presentino requisiti economico finanziari adatti o che vogliano utilizzare il capitale per rifinanziare il debito esistente, allora la cartolarizzazione rischia di diventare solo uno strumento per trasferire una situazione problematica. iniziativa, porterà sicuramente a un maggior utilizzo di strumenti di finanziamento alternativi al canale bancario (quali ad esempio i mini-bond). Importante è anche lo sviluppo di una maggiore consapevolezza nel mondo imprenditoriale dell’esistenza, delle caratteristiche e delle finalità di questi strumenti alternativi, che possono rappresentare una forma importante – ma tendenzialmente non esclusiva e spesso legata a situazioni di crescita esterna o interna – di finanziamento per le imprese. Come valuta l’ipotesi dei mini-bond di territorio? La cartolarizzazione di portafogli di mini-bond di piccole imprese può essere il grimaldello per la definitiva consacrazione dello strumento? I mini-bond territoriali possono rappresentare un utile strumento per lo sviluppo di alcune nicchie di mercato, anche in considerazione della capacità di attrarre risorse locali. Il Fondo Italiano, infatti, già negli investimenti in private equity ha sostenuto circa 4 iniziative di fondi territoriali. Tuttavia nell’analisi di tali iniziative bisognerà sempre tenere in considerazione il rischio di concentrazione del portafoglio. Per quanto riguarda la cartolarizzazione, tale strumento rappresenta sicuramente un elemento importante per favorire la liquidità del mercato. Anche alla luce dell’esperienza recente, rimane fondamentale, per chi sottoscrive minibond, la capacità di analizzare il merito di 13 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Start up e piani di incentivazione equity M. Sartori Avvocato Carnelutti Studio Legale Associato La disciplina legislativa giuslavoristica relativa ai piani di incentivazione equity nelle start up innovative è il più recente tassello di una normativa – quella relativa alla partecipazione dei lavoratori nel capitale delle imprese – che, in Italia, sta avendo tempi di gestazione lunghissimi. La Commissione Europea, con una Comunicazione risalente al 5 luglio 2002, aveva efficacemente evidenziato le ragioni che inducono le imprese a rendere anche i lavoratori protagonisti del rischio di impresa, individuandole, essenzialmente, nella volontà di stimolare i lavoratori dipendenti a interessarsi maggiormente al successo dell’impresa, di infondere un senso di appartenenza all’impresa e di condivisione di obiettivi comuni, nonché di avvicinare gli interessi dei dipendenti a quelli degli azionisti “in particolare nel caso delle imprese in fase di avviamento”. Un lavoratore azionista è un lavoratore che ha (o, almeno, dovrebbe avere) gli stessi obiettivi dell’azionista: far crescere il valore dell’azione. Dunque, avendone la titolarità (oppure la possibilità di acquistarla in futuro a prezzo scontato), si suppone che possa lavorare meglio e con maggiore dedizione per far crescere gli utili e, quindi, i potenziali dividendi. Secondo quanto stabilito dalla normativa di legge, la retribuzione dei lavoratori assunti nelle start up innovative è costituita da: Firenze, facciata di Palazzo Pitti • • trattamenti economici fissi, non inferiori al minimo tabellare previsto dal contratto collettivo applicabile; trattamenti economici variabili, collegati all’efficienza o alla redditività dell’impresa, alla produttività del lavoratore o del gruppo di lavoro, o ad altri obiettivi o parametri di rendimento concordati tra le parti, incluse l’assegnazione di opzioni per l’acquisto di quote o azioni della stessa società e la cessione gratuita di tali azioni (definiti “piani di incentivazione equity”). Concettualmente, i piani equity, pur accomunandosi ad altre forme di retribuzione in natura quali l’autovettura aziendale o il cellulare aziendale – visto che, come queste ultime, attribuiscono al beneficiario un bene diverso dal denaro – da essi notevolmente si differenziano in ragione dell’incidenza che il tempo produce sul loro valore, certamente in diminuzione, nel caso dei fringe benefit e, all’opposto, talvolta in aumento, nel caso dei piani di incentivazione equity. È evidente che la crescita del valore del piano di incentivazione equity nel tempo, al quale concorre indirettamente anche la prestazione lavorativa del beneficiario, induce gli interessi di quest’ultimo a convergere con gli interessi del datore di lavoro, raggiungendo così la finalità già perseguita dal legislatore comunitario. 14 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 plan, costituisce dipendente. reddito da lavoro È questo il punto su cui interviene la vantaggiosa disciplina delle start up innovative. In generale e com’è noto, il reddito da lavoro dipendente associato all’esercizio di un piano di stock option è: • sottoposto a prelievo fiscale; • escluso da prelievo contributivo. Firenze, Basilica di Santa Croce Strumenti retributivi di tipo equity assai diffusi nella prassi sono lo “stock option plan” e lo “stock grant plan”. Con il primo, il beneficiario acquisisce il diritto di acquistare, dopo un certo periodo di tempo e a un prezzo prefissato, un determinato quantitativo di azioni o di altri strumenti finanziari; con il secondo strumento, invece, il beneficiario acquisisce sin da subito a titolo gratuito la titolarità di un determinato quantitativo di azioni o altri strumenti finanziari. Dalla struttura tipica del piano di stock option è dato chiaramente comprendere come il trascorrere del tempo possa incrementare il valore del bene assegnato al lavoratore: • quando il valore dell’azione è inferiore al prezzo prefissato (opzione out of the money), al beneficiario non conviene esercitare l’opzione, perché acquisterebbe un’azione a un prezzo maggiore del valore effettivo della medesima; • quando, invece, il valore dell’azione è superiore al prezzo prefissato (opzione in the money), al beneficiario conviene esercitare l’opzione, perché in tal modo acquista un’azione versando un corrispettivo inferiore al valore di quest’ultima. Il beneficio associato all’esercizio di un’opzione in the money nell’ambito di uno stock option plan, oppure all’attribuzione di un’azione a titolo gratuito nell’ambito di uno stock grant Solo nella prassi amministrativa si è affermata l’estensione del principio di non imponibilità contributiva, espressamente previsto dalla legge per lo stock option plan, anche allo stock grant plan. Nelle start up innovative, invece, alla stregua dello scopo dichiarato del legislatore di fornire alle imprese il necessario strumento per favorire la fidelizzazione e l’incentivazione del management, il beneficio è doppio. In quest’ottica e salve le limitazioni espressamente previste a livello legislativo, l’utilità connessa alla partecipazione di un piano equity - la legge, questa volta, espressamente si riferisce sia allo stock option plan, sia allo stock grant plan – è attribuibile al fatto che i benefici al medesimo connessi sono esclusi da prelievo contributivo, come previsto nella disciplina generale, e che, in aggiunta, sono anche esclusi da prelievo fiscale. Valgono anche per le start up innovative le medesime cautele da adottare in generale affinché il beneficio associato all’esercizio di un piano equity rappresenti il premio di una genuina forma di partecipazione del lavoratore al rischio di impresa. Vale a dire che il lavoratore non potrà essere indicato nel piano come destinatario, sempre e comunque, di un gettito ma, al contrario e come l’imprenditore, dovrà analogamente a quest’ultimo essere esposto al rischio di 15 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 impresa con l’evenienza, dunque, di scenari di perdita accanto a quelli di profitto. In caso contrario, allora, il piano di incentivazione equity, lungi dal genuinamente porsi come strumento di convergenza degli interessi di lavoratore e datore di lavoro, come voluto dalla Commissione Europea con la ricordata Comunicazione del 2002, potrebbe dissimulare una mera forma di retribuzione mascherata. Con tutte le negative conseguenze in termini di riqualificazione del beneficio in una somma di denaro vera e propria, sottoposta al duplice prelievo, contributivo e fiscale. Tesi di laurea sul tema dei mini-bond Il Consorzio Camerale segnala la tesi di laurea magistrale dal titolo “Mini-bond: una reale forma alternativa di finanziamento?” realizzata a cura del Dott. Dennis Maoret” dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Tra il materiale di lavoro utilizzato per la redazione dell’elaborato è presente anche la guida realizzata dal Consorzio Camerale “Mini-bond. Istruzioni per l’uso”, prima edizione. Il documento è disponibile sul sito web del Consorzio al seguente link: http://www.consorziocamerale.eu/page. asp?section=85 16 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Quelle sole tre parole - rafforzate da “sarà abbastanza” - contribuirono in maniera decisiva a contrastare la crisi dell’Eurozona, o almeno della sua fase più acuta, grazie anche alle politiche messe in atto a sostegno della moneta europea e dei mercati finanziari. Tuttavia, nel periodo che seguì quella dichiarazione, a fronte di una scenario economico e finanziario che non accennava a migliorare la BCE optò per una riduzione costante – potremmo quasi dire “mensile” - del tasso di sconto, che gradualmente si è avvicinato a valori prossimi allo zero. Queste misure hanno purtroppo esaurito in breve tempo i loro pochi e limitati effetti, 6,0 4,0 2,0 0,0 -2,0 PIL -4,0 2016 2015 2014 2013 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 -6,0 2003 Sono trascorsi più di due anni dall’ormai celebre intervento di Mario Draghi in occasione del Global Investment Forum di Londra del 26 Luglio 2012. Utilizzando l’espressione “faremo il possibile” il Governatore della Banca centrale europea decise di utilizzare un meccanismo di comunicazione assolutamente non convenzionale, finalizzato ad arginare gli attacchi speculativi di chi, in quei mesi, non credeva alla tenuta della moneta unica europea. Dinamica PIL e inflazione nell’Eurozona (val.%, anni 2000-2014 e proiezioni al 2016) 2002 “La BCE è pronta a fare tutto il possibile per preservare l’euro. E credetemi, basterà”. 2001 F. Conza In accordo con i dati forniti da Eurostat, l’outlook per l’Eurozona continua a essere allarmante: l’indebolimento nella dinamica di crescita economica, unitamente all’assenza di riforme strutturali divenute ormai improcrastinabili in diversi Paesi, influiscono negativamente sulla quota di investimenti privati e, non da ultimo, sul livello di fiducia dei mercati finanziari. 2000 BCE e quantitative easing: davvero un’ultima spiaggia? mentre gli scenari economici e finanziari continuavano, e continuano tutt’ora, a evidenziare dati preoccupanti. Fonte: elaborazioni CCCF su dati Eurostat A queste valutazioni occorre aggiungere la dinamica dell’inflazione, principale obiettivo della politica monetaria della Banca centrale europea e vera spina nel fianco nel corso degli ultimi anni. Infatti, nonostante la politica accomodante della Bce, l’inflazione è letteralmente precipitata negli ultimi 3 anni, passando dal 2,8% del 2011 allo 0,3% fatto registrare a novembre. I due effetti congiunti, lenta crescita economica e bassa inflazione, espongono l’Europa al rischio, ormai non più lontano e inverosimile, di un processo di stagnazione economica. Alla luce di tali evidenze - che sembrano sottolineare, ancora una volta, l’inadeguatezza delle linee politiche austere per il rilancio dell’economia europea – la Banca centrale europea è stata costretta ad ammettere apertamente come la “politica del rigore” si è dimostrata insufficiente sottolineando, 17 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 confortanti (0,3% a novembre) tanto da spingere nuovamente la BCE a esprimersi secondo modalità non convenzionali. “Faremo quello che dobbiamo fare”, ha ribadito il Governatore ripercorrendo una strada già percorsa due anni prima. Ed è proprio su questa strada che si identificano i contorni di un’ultima “carta” che la Banca centrale europea può concretamente decidere di giocare: quella del “quantitative easing”. Firenze, veduta panoramica del centro città inoltre, come occorrano interventi diretti e congiunti per il sostegno dello squilibrio macroeconomico dell’Eurozona. Da parte sua, la Banca centrale europea, preoccupata dal rischio di stagnazione economica verso cui si avvia l’Eurozona, ha messo in campo una strategia strutturata su tre livelli e incentrata su strumenti non convenzionali e straordinari. Nello specifico: • Taglio dei tassi di riferimento: praticamente pari a zero il livello dei tassi a breve e addirittura negativi per la liquidità infruttifera delle banche. • Operazioni di Tltro (targeted longterm refinancing operation)1. • Acquisto di covered bond2 e ABS (asset backed securities)3 Il quantitative easing rientra nel portafoglio di misure non convenzionali con cui una Banca centrale mira a rilanciare l’economia. Attraverso tale piano monetario, le Banche centrali si pongono quali acquirenti di titoli di vario tipo (non solo titoli di Stato) a fronte dei quali viene ad essere immessa nuova liquidità sui mercati. Il governatore Draghi, convinto che il quantitative easing possa generare risultati apprezzabili anche nell’Eurozona, sta cercando di dissipare i dubbi - presenti all’interno del consiglio direttivo della BCE - sull’efficacia degli acquisti di titoli, ricordando come tale strumento agirebbe con una trasmissione diretta nei mercati nei quali la BCE interviene, favorendo un riequilibrio dei portafogli. Secondo le stime della BCE tali interventi congiunti di mercato aperto dovrebbero riportare entro due anni il bilancio ai livelli di inizio 2012, ossia intorno ai 3 mila miliardi di euro dai 2 mila attuali. Questa espansione di bilancio dovrebbe inoltre garantire un sostegno alla dinamica dei prezzi, con l’obiettivo di riportare l’inflazione al livello target fissato intorno al 2%. Infatti, per effetto di tale manovra, gli investitori tenderebbero a sostituire i titoli meno rischiosi comprati dalla BCE con attività a più lungo termine, come azioni. Questo fenomeno determinerebbe, per le banche, la possibilità di “liberare” capitale indirizzandolo verso maggior impieghi, mentre per le imprese e le famiglie permetterebbe di beneficiare di un “effetto ricchezza” che andrebbe a stimolare l’economia reale. Ma, come già evidenziato, i dati relativi all’inflazione continuano ad essere poco Da un punto di vista pratico - analizzando gli effetti provocati sui Paesi che si sono 1 Si tratta di prestiti a un tasso di 10 punti base sopra quello di riferimento (dunque lo 0,15%) con scadenza a 4 anni. 2 Sono obbligazioni garantite emesse da banche o da istituzioni finanziarie. 3Trattasi di uno strumento finanziario, nello specifico un’obbligazione negoziabile o trasferibile emessa a fronte di un operazione di cartolarizzazione garantita dagli attivi sottostanti. 18 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 resi protagonisti di manovre di quantitative easing - una tale iniziativa determinerebbe in primo luogo uno spostamento verso il basso della curva dei rendimenti dei titoli governativi europei (cosa che in parte si sta già verificando sui mercati finanziari, sulla base delle aspettative, da parte degli investitori, di una possibile manovra di quantitative easing). Inoltre, come ha ricordato Draghi, un ulteriore effetto che ci si aspetta di generare è una significativa svalutazione del tasso di cambio rispetto alle principali valute internazionali, strada maestra per un aumento del tasso di inflazione. Tuttavia, nonostante le rassicurazioni che arrivano da analisi previsionali, restano non pochi dubbi sugli effetti che il quantitative easing sarebbe in grado di generare nell’Eurozona, scenario profondamente diverso rispetto a quei Paesi che hanno già fatto ricorso a tale strumento di politica monetaria. Ma quali sono stati gli effetti prodotti da esperienze passate di operazioni di quantitative easing? L’evidenza ci viene fornita da Stati Uniti, Regno Unito e Giappone. La Federal Reserve e la Bank of England hanno agito in maniera piuttosto “aggressiva”. Infatti, da inizio 2007 ad aprile 2014 il bilancio della Fed è cresciuto più del 100%, passando da 898,4 miliardi a 1.824 miliardi di dollari, per poi calare del 7,6% per effetto del progressivo tapering4. Nel Regno Unito, la manovra della BoE è stata tutt’altro che irrilevante, con un espansione del bilancio – operata dal 2007 al 2012 – pari a circa il 400%, per poi calare del 2,4% nel periodo successivo. Tali espansioni di bilancio hanno prodotto effetti non di certo secondari. Il PIL degli Stati Uniti già verso la fine del 2011 superava i livelli pre-crisi, crescendo negli 4 Progressiva riduzione della Banca centrale americana degli stimoli monetari, operata San Donato in Poggio, veduta del borgo anni ad un ritmo medio del 2,1% annuo; crescita accompagnata da un certa stabilità nel livello dei prezzi, con un tasso di inflazione fermo al 2%. In Gran Bretagna, invece, solo recentemente l’economia sta recuperando i livelli della produzione interna fatti registrare nel periodo anteriore alla crisi, mentre l’inflazione, che era cresciuta fino al 5,2% è ora tornata intorno al 2%. In Giappone, contrariamente a quanto visto per Stati Uniti e Regno Unito, il quantitative easing non ha raggiunto invece gli obiettivi sperati. I suoi effetti sono stati infatti mitigati da un complesso di interventi di politica fiscale e industriale – definito “Abenomics” – che ha generato effetti contrastanti, tanto da portare il Giappone in piena recessione. Tuttavia, il livello dei prezzi, dopo decenni di deflazione, è tornato a salire. Alla luce dell’esperienza evidenziata per Stati Uniti e Regno Unito, nonché dei risultati conseguiti, è lecito chiedersi, allora, perché una tale manovra non sia stata implementata anche nell’Eurozona. In realtà è bene sottolineare che le manovre di quantitative easing non rappresentano la cura per tutti mali. Esperienze come quella giapponese ribadiscono infatti un concetto troppe volte trascurato: inondare i mercati di liquidità non sempre paga. attraverso un rallentamento nel ritmo di acquisto di asset sul mercato. 19 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 liquidità fornita loro dalla Bce per acquistare attività più rischiose, come prestiti verso famiglie e imprese. Firenze, casa di Michelangelo Inoltre, alla luce delle profonde diversità nella struttura dei mercati finanziari è possibile ipotizzare che il quantitative easing non produrrebbe, nell’Eurozona, quegli effetti che ha invece generato nelle economie anglosassoni. Questi Paesi sono infatti caratterizzati da una struttura mercato-centrica del sistema di finanziamento alle imprese; negli Stati Uniti, ad esempio, la quota di finanziamenti alle imprese che arriva dai mercati è dell’80%. In funzione di una siffatta struttura, una manovra di quantitative easing produce effetti immediati sull’economia, generando una riduzione dei tassi conseguentemente all’acquisto di titoli di Stato. Nell’Eurozona, invece il sistema di finanziamento alle imprese è prevalentemente di tipo banco-centrico: oltre il 50% dei finanziamenti alle imprese passa dal canale bancario – con punte del 73% per l’Italia -. Ma è in parte vero, come già evidenziato in precedenza, che il quantitative easing produce, almeno in teoria, effetti diretti anche nel mercato del credito. Ciò è vero non solo perché i rendimenti dei titoli di Stato influenzano la determinazione dei tassi sui prestiti, ma anche perché le aziende di credito sono i principali “rivenditori” dei titoli acquistati dalla Bce in un operazione di questo tipo. Eppure, nonostante tali perplessità e l’ostracismo tedesco più volte ribadito dalle parole del Presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, gli investitori non mettono più in dubbio che, al fine di sostenere la dinamica dei prezzi, un’operazione di questo tipo verrà realizzata. Lo stesso Draghi, nella riunione del Consiglio direttivo di novembre, ha confermato che “lo staff della BCE sta intensificando lo studio di fattibilità tecnica per introdurre nuove e ulteriori misure non convenzionali”, escludendo poi che quest’ultime possano essere confermate già a partire della prossima riunione del consiglio direttivo di gennaio. Tuttavia, proprio alla luce delle considerazioni esposte, il quantitative easing non può e non deve essere identificato come un’”ultima spiaggia” per le sorti dell’economia europea. Infatti, se l’obiettivo è quello di innescare fenomeni di crescita e non semplicemente fornire “stimoli” - in un sistema economico recessivo, operazioni di politica monetaria espansiva dovrebbero accompagnarsi a manovre fiscali espansive. Ciò che si auspica, dunque, è di creare finalmente un fronte europeo unito sulla necessità di realizzare interventi diretti a sostenere non solo i mercati finanziari ma anche l’economia reale, sostenendo, questa volta per davvero, gli investimenti e i consumi privati. E’ questa l’occasione per affrontare tali necessità con una prospettiva di sviluppo congiunto a livello europeo, abbondonando egoismi nazionali e ideologie autolesionistiche (Berlino e Bruxelles permettendo). In tal senso, l’Europa sembra essere davvero giunta a un punto di non ritorno. La scommessa è che le banche, come già sottolineato, investano la maggior 20 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Viaggio tra gli incubatori certificati 7ª puntata: ComoNExT (Como) Firenze, Piazza della Repubblica S. Poretta ComoNExT Scpa Un Parco Scientifico Tecnologico è uno strumento per lo sviluppo delle competenze e dell’economia dei territori. E’ un luogo fisico, governato da un’organizzazione competente in materia di trasferimento tecnologico, innovazione, competitività del territorio, creazione di reti e sistemi, ospita imprese innovative e facilita la nascita di start up innovative. I principali fattori di successo per un Parco Scientifico Tecnologico possono riassumersi in una forte sinergia con università e centri di ricerca, un legame con le istituzioni e il sistema finanziario del territorio, oltre alla capacità di fornire servizi professionali per abbattere le barriere tra ricerca e aziende. Non da ultima sono fondamentali la logistica e l’attrattività del sito. L’incubatore di ComoNExT è un insieme di assistenza tecnica specializzata e soluzioni logistiche grazie alle quali una buona idea di impresa può effettivamente diventare impresa, grazie: alla disponibilità di servizi specialistici per l’avvio e lo sviluppo dell’impresa, in particolare per la strutturazione di idee innovative, la redazione del business plan e la sua revisione periodica; all’accesso a reti di conoscenze (ad esempio università, centri di ricerca, imprese, laboratori, istituzioni); a iniziative tematiche di formazione, da svolgersi nel triennio di incubazione; a interventi di consulenza specialistica e di affiancamento, grazie all’eventuale contributo di specialisti esterni; alla disponibilità di ambienti destinati all’utilizzo esclusivo da parte delle start up (600 mq e 400 mq di arredi comuni e sale riunioni). Oltre alla compagine societaria (CCIAA di Como, 3 banche, Fondazione Politecnico di Milano e tutte le associazioni imprenditoriali del territorio), l’incubatore di ComoNexT può contare sulla rete di relazioni istituzionali consolidate dal Parco Tecnologico comprendenti la Regione Lombardia, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, la Commissione Europea, il sistema universitario e della ricerca, il sistema bancario e della finanza privata, le associazioni imprenditoriali, le piccole medie e grandi imprese italiane ed europee. Ci fa, altresì, piacere segnalare che, nell’ambito del programma “UniCredit Start Lab”, ComoNExT è stato selezionato fra i sei incubatori italiani che saranno coinvolti per interagire con le start up selezionate. Ciò con riferimento all’ ecosistema dell'innovazione che include acceleratori, incubatori, parchi scientifici e tecnologici, esperti di innovazione, università per scambi su aspetti di interesse. 21 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 A maggiore garanzia delle aziende incubate, è importante ricordare anche che l’incubatore di ComoNExT è certificato dal MISE ai sensi del D.L. n. 179/2012 e che, al fine di favorire l’accesso al mondo finanziario da parte delle start up, sono attive relazioni con riferimento alle tematiche indicate nella seguente tabella. Start up capital Seed capital FINANZA AGEVOLATA Bando “Dall’Idea Bandi all’Impresa” pubblici CCIAA Como - 2 specifici (es. edizioni Fondo Seed) Bandi pubblici specifici per start Unicredit up (es. “Accodo di programma Regione Unioncamere”) CREDITO PER AZIENDE Accordo Intesa Accordo Sanpaolo con broker Venture capital Como Venture H Farm TT venture Business Angels Investitori privati Inoltre, per favorire la reciproca conoscenza tra start up, l’incubatore promuove periodicamente la realizzazione di “speed lunch” tra imprenditori, ovvero colazioni di lavoro presso la caffetteria del parco fra tre/quattro imprese per tavolo, a turnazione. Di fatto, l’esperienza ha dimostrato la notevole fertilità degli incontri: idee che si traducono in progetti fra due o più start up e competenze rese vicendevolmente disponibili. Per ciò che concerne la tipologia di imprese insediate nell’incubatore, possiamo riscontrare differenti settori di appartenenza, stimolando ciò che è effettivamente fondamentale, la crossfertilizzazione di idee. Le start up suddivise per settore Settore di riferimento n° R&D industriale, progettazione 6 Informatica 5 Ambiente/energia 3 Edilizia 3 Servizi 3 Robotica 2 Nuovi materiali 2 Produzioni alimentari 2 Areonautica 1 Nautica 1 Arredamento 1 Comunicazione 1 Strumenti musicali 1 Design 1 Impianti sportivi 1 Le start up incubate sono ad oggi 31, occupano 85 dipendenti e hanno depositato 10 brevetti e 2 marchi registrati. Importante infine notare che solo 3 delle start up incubate non hanno terminato il percorso di incubazione, un risultato importante dato che la mortalità media delle start up al di fuori di un incubatore si aggira intorno al 70%. Volendo fare un bilancio dell’attività dell’incubatore, riscontriamo che ad oggi sono state lanciate 7 chiamate di idee secondo lo schema riportato qui sotto: 7 330 105 33 bandi domande esaminate 71 43 32 34 62 51 37 domande ammesse a colloquio Start up incubate 4 5 5 5 4 5 5 2010 2011 1) 2012 2) 2012 1) 2013 ICT 2) 2013 2014 22 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Le ultime novità del programma COSME G. Pagano European Project Section Senior Manager CF Consulting Srl Firenze, particolare della Venere di Botticelli nella Galleria degli Uffizi COSME è il programma dell'Unione Europea ideato per promuovere la competitività delle piccole e medie imprese con un budget previsto di 2,3 miliardi di euro per il periodo 2014-2020. L’obiettivo è quindi quello di supportare le PMI, le start up, e i potenziali imprenditori nel settore, agevolandone l’accesso alla legislazione nazionale ed europea in vigore, ai requisiti e alle procedure, per esempio in materia di responsabilità civile o di protezione dei dati. Sono quattro le aree di intervento: 1. Migliorare l'accesso ai finanziamenti per le PMI sotto forma di investimenti e di sostegno al debito; 2. Migliorare l'accesso ai mercati; 3. Migliorare le condizioni quadro per la competitività e la sostenibilità delle imprese dell'Unione; 4. Promuovere l'imprenditorialità e la cultura imprenditoriale. Nell’ambito del pilastro “Migliorare l’accesso ai mercati” è stato lanciato un bando per favorire la conoscenza della regolamentazione vigente in materia di piccoli velivoli a pilotaggio remoto (micro e mini UAV, altrimenti detti “droni”, o Remotely Piloted Aircraft Systems, RPAS). Aiutare le imprese a capire il contesto generale in cui si possono sviluppare le loro attività nel mercato interno e conoscere normative, regolamenti e relativi obblighi è considerato un fattore chiave per lo sviluppo di applicazioni civili per i RPAS in Europa. A tale scopo verrà sviluppato un portale web, che dovrà fungere da porta di accesso unica a tutte le informazioni e indicazioni pratiche oltre che a strumenti di formazione interattivi. Le proposte devono essere presentate da almeno due soggetti giuridici di due diversi Stati membri dell'Unione. I candidati devono essere enti pubblici o privati (per esempio enti non-profit), autorità pubbliche nazionali, regionali o locali, organizzazioni internazionali, università, centri di ricerca e aziende. Il finanziamento comunitario coprirà fino al 90% dei costi totali del progetto, per un massimo di 1 milione di euro, per una durata di 24 mesi. La scadenza del bando è fissata al 18 febbraio 2015. Il bando è disponibile al seguente link: https://ec.europa.eu/easme/en/cosrpas-2014-2-03-facilitating-accessregulation-light-remotely-piloted-aircraftsystems-rpas. La Commissione europea mira a ridurre le operazioni illegali, migliorare la sicurezza, affrontare meglio la privacy e la protezione dei dati, oltre che a liberare il potenziale mercato dei droni a uso civile. 23 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 seguenti campi: ricettività turistica, informazioni turistiche, prenotazione, ristorazione, agenzie di viaggio e tour operators, attrazioni, tempo libero (attività ricreative, culturali e sportive), trasporti legati al turismo. Firenze, Loggia dei Lanzi Il secondo bando si inquadra, invece, nell’obiettivo volto a migliorare le condizioni quadro per la competitività e la sostenibilità delle imprese dell'Unione e intende facilitare i flussi turistici transnazionali di anziani (ultra 55enni) e di giovani (15-29 anni) nella bassa e media stagione. L'obiettivo è rafforzare la competitività del settore turistico europeo, incoraggiando il prolungamento della stagione turistica e aumentando la mobilità interna di anziani e giovani, contribuendo così a migliorare la competitività delle PMI e la crescita di posti di lavoro, favorendo la cooperazione transnazionale tra gli attori della filiera del turismo, facilitando partenariati pubblicoprivati e favorendo la cittadinanza europea di questa parte della popolazione. Il finanziamento copre il 75% dei costi del progetto. Le proposte devono essere presentate da consorzi costituiti da almeno quattro e un massimo di otto partner, di almeno quattro diversi Paesi, attivi nel settore del turismo o in campi affini all’oggetto della proposta. Il consorzio deve essere costituito da almeno un’autorità pubblica governativa, un partner che rappresenti un’associazione di giovani o anziani, e un fornitore di servizi turistici. Possono partecipare le PMI attive nel settore del turismo in particolare in uno dei Altri enti eleggibili sono le autorità pubbliche (nazionali, regionali, locali) e le loro reti o associazioni a livello europeo, internazionale, nazionale, regionale e locale; organizzazioni internazionali; organizzazioni/associazioni/federazioni di giovani e anziani; università; enti di formazione e istruzione; centri di ricerca; organizzazioni di gestione delle destinazioni e loro reti / associazioni; agenti di viaggio e tour operators e loro reti e associazioni; enti non-profit (privati o pubblici), ONG, organizzazioni della società civile, fondazioni, gruppi di riflessione, reti o federazioni di enti pubblici o privati, la cui attività principale rientri nei seguenti settori: politiche del turismo, giovani o anziani, o qualsiasi altro campo strettamente legato all'oggetto della proposta; Camere di commercio e industria, camere dell'artigianato o organismi analoghi e loro associazioni; qualsiasi altro ente pubblico o privato attivo nei settori del turismo, dei giovani, delle politiche. La scadenza è il 15 gennaio 2015. Il bando è disponibile al seguente link: http://ec.europa.eu/easme/en/costflows-2014-3-15. Nell’ambito del pilastro “Migliore accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese (PMI)” COSME attuerà due diversi strumenti finanziari, disponibili a partire dal 2014: la garanzia dei prestiti e lo strumento di capitale per la crescita. Il bilancio COSME finanzierà garanzie e controgaranzie per gli intermediari finanziari (ad esempio, banche, società di leasing) per aiutarli a fornire più agevolazioni alle PMI. Condividendo il rischio, le garanzie COSME consentiranno agli intermediari finanziari di ampliare la 24 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 link: http://www.eif.org/what_we_do/where/i ndex.htm Certaldo, veduta del borgo alto gamma delle PMI finanziate. Ciò faciliterà l'accesso al credito per molte PMI che non potrebbero altrimenti essere in grado di ottenere i finanziamenti di cui hanno bisogno. Il bilancio COSME sarà dotato anche di fondi per fornire capitale di rischio e finanziamenti per l’espansione e la crescita delle PMI, in particolare per quelle che operano a livello transfrontaliero. I gestori opereranno su base commerciale, per garantire che gli investimenti siano focalizzati sulle PMI con le maggiori potenzialità di crescita. Le PMI o gli imprenditori in cerca di prestiti o finanziamenti in conto capitale possono individuare gli intermediari finanziari che hanno elargito finanziamenti nell’ambito del precedente programma di supporto alla competitività per le PMI e che saranno a disposizione per COSME, al seguente link: http://europa.eu/youreurope/incassi/fina nziamenti-sussidi/accesso-a-finance/. Nell’ambito di COSME, il bando per la selezione degli intermediari finanziari è stato lanciato dal Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) nell’ultimo trimestre del 2014 e rimarrà aperto fino al 30 settembre 2020. La selezione dei nuovi intermediari – che rimarranno in carica per tutta la durata del programma – è tuttora in corso. Gli intermediari finanziari che attualmente operano con il FEI nell’ambito di diversi programmi sono disponibili al seguente 25 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Le pubblicazioni Banca d’Italia: rapporto sulla stabilità finanziaria E’ stato pubblicato da Banca d’Italia il rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria, in cui viene fornita una dettagliata analisi sulla tematica, sia dal punto di vista internazionale e dell’Eurosistema sia con un focus specifico sull’Italia. Dall’analisi emerge che la perdita di vigore della crescita e i persistenti bassi livelli di inflazione minano la stabilità finanziaria dell’Area Euro e la ripresa è resa ancora più incerta e fragile dall’eterogeneità della ripresa economica mondiale. In Italia, a causa dell’incertezza delle prospettive economiche, prosegue la contrazione dei prestiti alle imprese. Le piccole imprese sono quelle più esposte ai rischi, mentre per quelle più grandi o maggiormente orientate ai mercati esteri sono emersi segnali di miglioramento delle condizioni economiche. Nel I semestre 2014 si attenua il deterioramento della qualità dei prestiti e migliorano i tassi di copertura dei crediti deteriorati. Per maggiori informazioni è possibile consultare il rapporto e le relative tavole al link: https://www.bancaditalia.it/pubblicazion i/stabilita-finanziaria/rapporto-stabilitafinanziaria/2014/rsf_2014_2/stabfin_2_2014 Banca d’Italia: le economie regionali Banca d’Italia ha pubblicato gli aggiornamenti congiunturali relativi alle economie regionali con riferimento a Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trento e Bolzano, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Umbria, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise e Sardegna. I documenti sono disponibili al link: http://www.bancaditalia.it/homepage/n otizie/pubblicazioni Commissione Europea: i potenziali investimenti La Task Force sugli investimenti dell'UE ha pubblicato un rapporto che rivela un importante potenziale di nuovi investimenti in Europa. Il documento, infatti, identifica oltre duemila progetti su tutto il territorio europeo il cui valore ammonta a investimenti per circa 1.300 miliardi di euro, dei quali oltre 500 miliardi di euro potrebbero essere implementati nei prossimi tre anni. Molti dei progetti contenuti nel rapporto presentato dalla task force non sono stati realizzati sino ad ora a causa di barriere finanziarie, normative e di altro tipo. Per consultare il rapporto è possibile visitare la pagina web: http://ec.europa.eu/italy/news/2014/201 41209_offensiva_sugli_investimenti_it.htm Banca d’Italia: l’economia italiana in breve Banca d’Italia ha pubblicato le tavole che riepilogano le principali grandezze economiche nazionali. Nel terzo trimestre 2014 è proseguita la contrazione del PIL che ha fatto registrare un -0,4% che segue la flessione dello 0,9% registrata nel trimestre precedente. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel secondo trimestre dell’anno le esportazioni di beni e servizi sono cresciute del 4,5% a fronte di una contrazione dell’1,3% della domanda nazionale. Per visualizzare le tavole e i grafici: http://www.bancaditalia.it/statistiche/ec on_it/2014/91_14/iteconom_91_ita.pdf 26 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Le consultazioni pubbliche Scadenza: 15 dicembre 2014 Small Business Act E’ stata avviata una consultazione, attraverso cui la Commissione europea potrà raccogliere pareri e suggerimenti in merito all’aggiornamento dello Small Business Act, ovvero l’insieme di regole finalizzate ad aiutare le PMI europee in termini di accesso al credito, sostegno all’imprenditoria, competitività sui mercati, internazionalizzazione, regolamentazione, formazione e competenze. La consultazione contribuirà, altresì, a fornire orientamenti utili alla modulazione di efficaci politiche di supporto alle PMI nella programmazione 2015-2020 e alla creazione di un quadro strategico finalizzato a sfruttare meglio il potenziale di crescita e di innovazione delle PMI. Per i dettagli relativi alla consultazione è possibile consultare la pagina web: http://ec.europa.eu/enterprise/policies/s me/small-business-act/publicconsultation-sba/index_en.htm Scadenza: 18 dicembre 2014 Intermediari finanziari: compilazione delle segnalazioni prudenziali Banca d’Italia ha posto in consultazione un documento contenente le istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per gli intermediari finanziari a seguito dell’estensione del regime prudenziale (COREP), definito a livello europeo per banche e SIM, agli intermediari finanziari ex art. 106 TUB. Il testo è accompagnato da una Relazione illustrativa delle nuove segnalazioni integrata da un’analisi d’impatto semplificata, che descrive, in via preliminare, i principali benefici e costi connessi all’estensione agli intermediari finanziari degli schemi segnaletici prudenziali previsti per banche e SIM. Ulteriori informazioni sono disponibili al link: http://www.bancaditalia.it/vigilanza/con s-pubblica/proc_in_corso/segnalazionicorepeba Scadenza: 5 gennaio 2015 Definizione di “strumenti finanziari derivati” In attesa dell’approvazione del pacchetto regolamentare della c.d. “MiFID II”, l’ESMA (European Securities and Markets Authority) ha posto in consultazione un documento il cui obiettivo è quello di precisare meglio la definizione di “strumenti finanziari derivati”, eliminando il grado di flessibilità presente nella Direttiva 39/2004/EC (“MiFID I”). Il documento posto in consultazione riguarda, in particolare l’applicazione dei punti C.6 e C.7 dell’Annex I della MiFID. Per maggiori informazioni: http://www.esma.europa.eu/consultatio n/Consultation-draft-guidelinesapplication-C6-and-C7-Annex-I-MiFID Scadenza: 31 gennaio 2015 Un quadro moderno per la normalizzazione in relazione ai diritti di proprietà intellettuale La commissione Europea ha avviato una consultazione finalizzata a raccogliere i pareri degli esperti e professionisti che operano nel settore della proprietà intellettuale con l’obiettivo di delineare un quadro moderno ed efficiente di norme in relazione ai diritti di proprietà intellettuale. Ai fini della consultazione è possibile consultare il paper “Patents and Stardards” appositamente commissionato dalla Direzione Generale Imprese e Industria della Commissione Europea. Maggiori informazioni a riguardo sono disponibili al link: http://ec.europa.eu/enterprise/policies/i ndustrial-competitiveness/industrialpolicy/intellectual-propertyrights/patents-standards/publicconsultation/index_en.htm 27 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Start up innovative: la Top Twenty di Dicembre Dati aggiornati al 9 Dicembre 2014 A cura di G. Paglietti e M. Bolchini Le start up innovative registrate sono 3.006 Le prime 20 Province italiane Le Regioni italiane Provincia Numero Start up 1 Milano 425 1 Lombardia Numero Start up 649 2 Roma 256 2 Emilia-Romagna 328 3 Torino 161 3 Lazio 294 4 Trento 96 4 Veneto 235 5 Napoli 89 5 Piemonte 211 6 Bologna 85 6 Toscana 202 7 Modena 78 7 Campania 170 8 Firenze 75 8 Marche 132 9 Puglia 127 9 Cagliari 72 10 Sicilia 116 10 Padova 71 10 Trentino-A.A. 116 11 Ancona 63 12 Sardegna 97 12 Bari 60 13 Friuli-V.G. 85 13 Bergamo 57 14 Calabria 74 14 Treviso 49 15 Liguria 50 15 Brescia 47 16 Abruzzo 43 15 Pisa 47 17 Umbria 35 17 Palermo 46 18 Basilicata 18 18 Salerno 44 19 Molise 14 18 Venezia 44 20 Valle d'Aosta 10 18 Verona 44 ITALIA 3.006 Regione 28 Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Dicembre 2014 Newsletter N. 53 Dicembre 2014 Hanno collaborato: Gianmarco Paglietti Maria Gloria Cesarini Leonardo Bassilichi Davide Tortora Innocenzo Cipolletta Marco Sartori Fabio Conza Stefano Poretta Grazia Pagano Milena Bolchini Consorzio Camerale per il credito e la finanza Via Meravigli 9/B, Milano Tel. 02 8515 4258 [email protected] www.consorziocamerale.eu Per maggiori informazioni e approfondimenti circa i contenuti della newsletter è possibile contattare: Ufficio Studi e Comunicazione Tel. 02 8515 4264-69 Mail: [email protected] 29
© Copyright 2024 Paperzz