Ricordo di Elio Guzzanti. Una vita nella e per la Sanità pubblica.

Rivista Scientifica
fondata nel 1945 da Gaetano Del Vecchio
già diretta da Gaetano e Vittorio Del Vecchio
Custodit vitam qui custodit sanitatem
Sed prior est sanitas quam sit curatio morbi
(Flos Medicinae Scholae Salerni)
EDITORIALE
Ricordo di Elio Guzzanti.
Una vita nella e per la Sanità pubblica.
Armando Muzzi, Augusto Panà
Estratto
Volume LXX – N. 3 – Maggio / Giugno 2014
IgSanPubbl – Issn 0019-1639
www.igienesanita.org
In collaborazione con:
Direttore Responsabile
Augusto Panà
Direttore Editoriale
Armando Muzzi
Redazione
Istituto Superiore di Studi Sanitari “Giuseppe Cannarella” - www.istitutostudisanitari.it
(Referente: Flavia Battioni - [email protected])
Comitato Scientifico
Gabriella Aggazzotti, Simona Amato, Giovanni Berlinguer, Antonio Boccia, Albert Bosch, Silvio
Brusaferro, Vittorio Carreri, Gaetano M. Fara, Antonietta Filia, Bertram Flehmig, Elisabetta
Franco, Maria Pia Garavaglia, Giuseppe Giammanco, Donato Greco,
Elio Guzzanti ✝, Giuseppe La Torre, Gavino Maciocco, Alessandro Maida, Massimo Maurici,
Marck McCarthy, Isabella Mastrobuono, Cesare Meloni, Nicola Nante, Bruno Paccagnella,
Walter Ricciardi, Roberta Siliquini, Gianfranco Tarsitani, Giancarlo Vanini
Traduzioni a cura di
Antonietta Filia
Norme editoriali in 3a di Copertina
Hanno collaborato a questo numero
S. Antoci, L. Barnaba, R. Berruti, C. Calvo, E. Campanile, F. Cancrini, S. Castorina,
E. Caredda, E. Cerrato, D. Ciarapica, C. S. Cinà, M.A. Coniglio, M. Corongiu,
L. D’Anna, R. Ferrari, T. Ficili, G. Fiocco, E. Franco, M. Griner, M. Gulino
F. Lucaroni, C. Maggi, T. Mariani, M.G. Marino, L.T. Marsella, S. Marro,
M. Marranzano, B. Mauro, G.A. Messano, L. Morciano, A. Muzzi,
A. Polito, A. Panà, R. Raciti, M. Rapisardi, A. Rocca, V. Soardo, S. Tolaro,
M. Zaccaria, L. Zaffina, G. Zicari
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Editoriale
Ig. Sanità Pubbl. 2014; 70: 259-266
Editoriale
Ricordo di Elio Guzzanti.
Una vita nella e per la Sanità pubblica.
Ci sono dubbi che vanno risolti,
altri che non possono essere risolti, altri ancora
che è meglio non risolvere.
Roberto Gervaso, Il grillo parlante, 1983
Adesso che è morto, come tutti hanno appreso, adesso che molti hanno partecipato al suo
funerale, imponente con corone e orazioni sulla sua vita pubblica e privata, è doveroso
dedicare un editoriale, invece che un convenzionale necrologio, al professor Elio Guzzanti
(Roma, 18 agosto 1920 – Roma, 2 maggio 2014). Un ricordo dovuto, non solo per la
pluridecennale amicizia personale1 e perché membro del Comitato scientifico di questa
Rivista, ma soprattutto perché, in oltre 60 anni di carriera, la Sua vita professionale consente di tracciare un excursus storico delle più importanti vicende della Sanità pubblica
italiana nell’ultimo mezzo secolo (~ 1960-2010). Anche se è difficile operare una netta
separazione, si può ragionare di una vita nella sanità pubblica nel ruolo di attento spettatore
delle modifiche strutturali e organizzative apportate dalle subentranti normative, imposte
dall’esterno anche se poco condivisibili, e di una vita per la sanità pubblica ove si riconosce
un ruolo attivo, di attore influente delle varie transizioni che hanno mutato e trasformato
l’assistenza sanitaria nel nostro paese.
Per molte favorevoli circostanze Egli è stato un testimone privilegiato del periodo indicato,
ricco di avvenimenti, attentamente registrati ed intelligentemente interpretati.
Una iniziale osservazione riguarda il fatto che Guzzanti, prima di ricoprire molti dei
principali ruoli della sanità pubblica: Direttore sanitario ospedaliero, Sovraintendente
sanitario ospedaliero, Direttore scientifico di IRCCS, Ministro della sanità2, ha per oltre
un ventennio esercitato la professione medica internistica3. Ha quindi potuto sperimentare
la duplice natura professionale del Medico di sanità pubblica gravato dalle contrastanti
pressioni che esistono tra una prestazione professionale indipendente e la partecipazione ai
processi decisionali manageriali, tra il contatto diretto con la persona assistita e l’impersonale rapporto con la gente. I medici di sanità pubblica infatti dovono armonizzare la loro
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preparazione biomedica, basata sull’attenzione ai singoli pazienti, con una prospettiva più
ampia riferita ad una collettività (di sani e/o malati).
La preparazione clinica, a suo tempo requisito indispensabile per accedere a tutte le carriere
mediche ospedaliere, compresa la Direzione4, ha permesso a Guzzanti di avere grande
successo godendo della necessaria credibilità clinica tra i colleghi medici, di non essere riguardato come mero amministratore sanitario, e di dimostrare sempre quella sensibilità per i
problemi di etica medica tipici dell’assistenza diretta al malato. Le valutazioni, a quel tempo
concorsuali, lungo il percorso professionale e la progressione di carriera ha ampiamente
dimostrato la Sua seria e profonda capacità organizzativo-gestionale5, anche in assenza di
ufficiali riconoscimenti (solo più tardi sarebbe stata formalmente richiesta la preparazione
tecnico-professionale manageriale)6. In particolare, considerate la crescente complessità
dell’organizzazione ospedaliera verificatasi in quegli anni7, e le turbolenze politico-sociali
presenti nel contempo8, dirigere un ospedale, un microcosmo che riproduceva la società
circostante, una istituzione che partecipava alla scienza e alla tecnologia ma anche sede
di passioni umane, di conflitti professionali e di interessi, richiedeva eccezionali capacità
di mediare, tramare, blandire, lottare, contrattare, preparare compromessi, perseverare
nelle decisioni e, in una parola più “fare politica” (fondamento della leadership) che
esercitare funzioni tecnico-professionali. Le più importanti delle quali sono: a) coltivare
i processi che, nelle organizzazioni sanitarie, possono convertire le conoscenze tecniche,
l’autonomia professionale, il potere decisionale degli operatori in vere risorse per migliorare la performance e la qualità dei servizi; b) adottare le strategie che possono stimolare
l’impegno degli operatori, individualmente e collettivamente, in attività che vanno oltre le
loro solite responsabilità cliniche per i singoli pazienti, al fine di sostenere il miglioramento
dei servizi sanitari.
L’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale costituì il punto di svolta di un progressivo
lavoro di eccezionale modificazione dell’organizzazione sanitaria nel nostro Paese e, di
conseguenza, uno straordinario impegno professionale e culturale di tutti gli operatori di
sanità pubblica. Prima di allora infatti il concetto di Sanità pubblica era in gran parte
identificato con l’ottocentesca ‘idea sanitaria’9 basata sull’Igiene ambientale e sulla medicina
preventiva limitata alle malattie infettivo-contagiose (vaccinazioni), il culmine trionfante di
una lunga tradizione che risaliva ai tempi biblici e che in parte ha influenzato la stessa legge
833/197810. Col tempo gli aspetti meno realistici di questa legge, riguardanti soprattutto
l’assetto politico delle USL e il controllo delle gestioni e delle risorse economiche, hanno
portato al decreto 502 del 30 dicembre 1992, che trasformava gli enti USL, prevalentemente politici, in aziende, le ASL11.
Non sembra necessario prolungare ulteriormente l’excursus storico della sanità pubblica
in quanto, oltre a quello pubblicato in questa Rivista12, si possono reperire molte ottime
analisi storiche del periodo considerato13. I cultori della materia potrebbero poi consultare
la copiosa attività pubblicistica di Guzzanti con idee sempre all’avanguardia, sapendo
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adattare le innovazioni provenienti da tutto il mondo alle condizioni del contesto locale.
Ci sono però tre temi che meritano un approfondimento avendo impegnato Guzzanti sia
come operatore e sia come studioso: la nascita e sviluppo dell’ospedale moderno, la cura dei
“lungodegenti”, l’assistenza territoriale. Tre argomenti tra loro collegati in quanto rispondevano alle esigenze conseguenti alla transizione demografica, epidemiologica, tecnologica in
atto, per cui la modernizzazione dell’ospedale puntava al ricovero dei soli malati “acuti”,
il ricovero dei “lungodegenti” nascondeva fondamentalmente cause sociali e non sanitarie,
l’assistenza territoriale si presentava come alternativa a quella ospedaliera.
La riduzione a solo tre temi trova la ragion d’essere nella esiguità dello spazio editoriale
ma non rende giustizia di tutti i contributi forniti da Guzzanti alla sanità italiana. Come
esperto di organizzazione sanitaria e sanità pubblica, promulgò le prime linee-guida sulla
gestione del pagamento a prestazione in ambito ospedaliero del SSN. Sin dalla seconda
metà degli anni ‘80, alla comparsa dell’Aids, si dedicò alla realizzazione del grande piano
di lotta a questa malattia. Quel piano conteneva tanti accorgimenti che sono diventati oggi
parte della routine quotidiana della clinica per l’Hiv: basti pensare alla introduzione nel
panorama legislativo italiano del “day hospital” o dell’assistenza domiciliare, concetti oggi
considerati consueti ma che per la prima volta furono inseriti nel piano antiAids. Come
non citare poi l’impegno come primo direttore dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari
regionali (ASSR, poi Age.na.s) l’ente pubblico non economico nazionale, che svolge una
funzione di supporto tecnico e operativo alle politiche di governo dei servizi sanitari di Stato e
Regioni, attraverso attività di ricerca, monitoraggio, valutazione, formazione e innovazione.
Comunque, nessuno al mondo meglio di Guzzanti ha potuto constatare visivamente la
nascita dell’ospedale moderno. Alla Direzione Sanitaria spettava il compito di modificare
strutturalmente e funzionalmente i locali del più antico ospedale del mondo, ininterrottamente funzionante dal 1200, l’ospedale romano di Santo Spirito in Sassia14. Si è trattato
di trasformare l’edificio che era un ricovero per indigenti e malati, in attesa essenzialmente
della morte15, in centro sanitario in cui i pazienti potevano ricevere trattamenti con un’alta
probabilità di effettivo recupero e reinserimento, dando una risposta alla domanda di trovare
spazi a sempre nuove specializzazioni mediche e chirurgiche (Day-surgery), di installare
moderni impianti tecnologici, di trasformare vaste corsie in stanze più “alberghiere”, di
aumentare i servizi igienici, di costituire i Dipartimenti ospedalieri, di laicizzare il personale
infermieristico ed ausiliario, per citare i cambiamenti più clamorosi16.
Stante la collocazione degli ospedali, a cavallo tra l’ospitalità vecchia concezione e quella
moderna ipertecnologica per la cura dei soli malati acuti, sotto la spinta demografica (più
la crescita dell’urbanizzazione che l’invecchiamento della popolazione) ed epidemiologica
(più l’allargamento della platea degli aventi diritto al ricovero che l’aumento delle patologie
croniche), esplodeva il problema dei “pazienti lungodegenti”. Si trattava di una categoria
di soggetti, che banalmente avevano bisogno di una degenza più prolungata rispetto alla
degenza media (ospedaliera o domiciliare) di un soggetto affetto da una malattia acuta,
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per ragioni patologiche, psicologiche e socio-economiche. Guzzanti ha partecipato attivamente ai tentativi di rilevazione numerica dei lungodegenti (il 10% del totale dei casi di
ricovero in ospedale superava i 30 giorni di degenza), e loro classificazione (il 60-65%
sono soggetti ultra-cinquantenni con patologia specifica della vecchiaia), ma molto più
impegnativa è stata la tassonomia in termini di cronicità, di polipatologia geriatrica, di
psicogeriatria, di perdita di autosufficienza, di disabilità appropriate per la riabilitazione
intensiva ed estensiva, utile per la programmazione assistenziale17. Inoltre, animato da
una giusta considerazione della tutela delle “fragilità”, in particolare degli anziani, si è
speso per risolvere il problema in sede di preparazione ed approvazione della legge 595
del 23 ottobre 1985 e del decreto 13 settembre 198818 che hanno introdotto gli interventi
domiciliari, semiresidenziali, residenziali.
Consequenziale è stato il passaggio all’interessamento per l’assistenza integrata ospedale/
territorio e logicamente all’attenzione per la teoria e la pratica dell’assistenza primaria
(senza parlare di cure primarie, espressione che giustamente Guzzanti considerava riduttiva)19. Malgrado la profonda impronta ospedaliera, si è sempre opposto allo sviluppo
incontrollato dell’industria sanitaria ospedalo-centrica, diventando paladino dello spostamento dell’assistenza nel territorio e nella comunità (senza cadere acriticamente in questa
opposta tendenza). Infatti senza Assistenza primaria «è impossibile ritenere che si possano
contenere entro limiti ragionevoli i ricoveri ospedalieri e le crisi del pronto soccorso, perché
nessun nodo della rete ospedaliera può operare regolarmente se si trova nel vuoto, cioè nella
assenza di attività e servizi che assistono nella comunità le persone affette dalle patologie
di minore rilevanza ma di larga diffusione, e le persone affette da malattie croniche, le
persone disabili e quelle non autosufficienti, oltretutto in presenza di attività assai limitate
nel campo dell’assistenza domiciliare, residenziale e palliativa»19.
Concludendo, Egli comprese, prima di molti altri, che la sanità pubblica non sarebbe stato
il luogo puro e semplice della fantasia razionalista, né avrebbe attraversato un periodo
di stabilità, ma un luogo caratterizzato da continue contraddizioni, definito dal gioco di
opposte volontà, dove è necessaria creatività e passione per riuscire a quietare i dubbi e a
ottenere il superamento dei contrasti. Guzzanti, amante della cultura anglosassone, sarebbe stato lieto di ripetere le parole del Dr. Samuel Bard, pronunciate nel 1769 al King’s
College di New York, a tutti i colleghi di sanità pubblica: “non preoccupatevi se ho deciso
di dirvi che le vostre fatiche non devono mai avere fine. Non solo la vita, ma anche il suo
più grande dono, la salute, devono essere gli argomenti della vostra attenzione; e potrete
tranquillizzare le vostre coscienze, se trascorrerete le vostre giornate in assidue riflessioni,
dopo aver fornito i mezzi per rendere la vita degli altri lunga e felice”20.
Armando Muzzi - Augusto Panà
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Note
1
Per citare un solo episodio della lunga frequentazione tra Elio Guzzanti, Augusto Panà e Armando
Muzzi si può ricordare la comune presenza negli anni ’70 nell’Istituto di Igiene “G. Sanarelli” dell’Università “La Sapienza” di Roma diretto dal prof. Vittorio Del Vecchio e la partecipazione nel 1971
alla sessione di esami per l’Abilitazione alla libera docenza in Igiene. Usando le Sue parole: «È con
vivo piacere che ho accolto l’invito del prof. Augusto Panà ad introdurre il presente volume, non
solo per la lunga amicizia e stima che ci lega, ma anche per la riconoscenza che tutti i cultori della
materia debbono avere per l’opera di costante aggiornamento che svolge, assieme ad Armando
Muzzi, con gli insegnamenti della Cattedra di Igiene e Medicina Preventiva dell’Università di Tor
Vergata in Roma ed attraverso la rivista “Igiene e Sanità pubblica”». (Guzzanti E. I rischi e gli errori
nelle attività, nei servizi e nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie. In: “Il rischio clinico, metodologie e
strumenti organizzativi gestionali”. Esse Editrice, Roma 2007, pag 5-15). Questa personale amicizia
si è sviluppata e consolidata negli anni per la costante collaborazione con la Cattedra di Igiene e
Medicina preventiva dell’Università di Roma Tor Vergata.
2
In sintesi: Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’università degli Studi di Roma “La Sapienza”;
Specializzato in Malattie dell’apparato respiratorio; Specializzato in Igiene e Tecnica Ospedaliera;
Libero docente universitario di Igiene; Medico internista negli Ospedali Riuniti di Roma (1946-1969);
Direttore Sanitario presso gli ospedali di Santo Spirito, San Camillo e Policlinico Umberto I di Roma
(1970-1975); Sovrintendente sanitario degli Ospedali Riuniti di Roma (1976-1979); Sovrintendente
sanitario dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma (1979-1987); Direttore Scientifico dell’IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma (1987-1994); Componente del Consiglio Superiore di
Sanità (1976-1978; 1979-1981; 1982-1984; 1991-1993); Vice Presidente della Commissione Nazionale
per la Lotta all’AIDS (1987-1993); Presidente della Commissione Nazionale per la Lotta all’AIDS
(1994-1996); Ministro della Sanità (17 gennaio 1995-17 maggio 1996); Direttore dell’Agenzia per i
Servizi Sanitari Regionali (1996-1998); Direttore Scientifico dell’IRCCS Oasi Maria SS. Di Troina
(En) (dall’aprile 2003); Componente effettivo di nomina, Ministero della Salute, nella Commissione
Nazionale per i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) (2004-2007); Autore di oltre quattrocento
pubblicazioni e sei monografie riguardanti l’organizzazione sanitaria e la sanità pubblica. (http://
www.fondazioneserono.org/la-fondazione-serono/comitato-scientifico/prof-elio-guzzanti/#sthash.
jLo7LACT.dpbs).
3
«Ho passato 20 anni come internista, prima aiuto medico, poi vicedirettore dell’accettazione al pronto
soccorso» Guzzanti E. Risposte dei relatori. Le scelte di priorità nel servizio sanitario nazionale. Cerimonia conclusiva del 5° Master in Epidemiologia dei Servizi sanitari, Tor Vergata. Roma 13 giugno
1997 in IgSanPubl 1997; 53: 295
4
Anche se modalità del concorso per Direttore sanitario e programmi di esame erano sottoposti all’approvazione del prefetto, di norma le prove prevedevano lo svolgimento scritto di un tema, estratto a
sorte, su argomenti di cultura medica, proposti dalla commissione; un esame clinico di un infermo ed
eventuali ricerche di laboratorio con dissertazione scritta sulla diagnosi, sulla prognosi e sulla cura;
prove di laboratorio attinente all’Igiene; un esame orale sull’igiene ospedaliera e sulla profilassi delle
malattie infettive (artt. 43 e 49 del Regio Decreto 30 settembre 1938, n.1631). Successivamente
«l’assunzione in ogni singolo ente ospedaliero deve aver luogo esclusivamente per pubblico concorso
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per titoli … nonché mediante esami consistenti in una relazione scritta su un caso clinico e in prove
pratiche» (art. 43 della Legge 12 febbraio 1968, n. 132)
5
Le funzioni erano descritte dalle leggi ospedaliere come tipicamente manageriali in quanto le attribuzioni dei medici dei servizi igienico-organizzativi ospedalieri (artt. 20 e 22 del Regio Decreto
30 settembre 1938, n.1631, Legge “Petragnani”), successivamente meglio precisati (artt. 4 e 5 del
DPR 27 marzo 1969, n. 128), sono un condensato di funzioni organizzativo-gestionali. Nella legge
“Petragnani” però la funzione del Direttore Sanitario per il “buon governo dell’Ospedale” è stata
spesso interpretata come una attività di carattere “notarile” volta ad attestare e garantire le condizioni igienico-organizzative idonee allo svolgimento delle funzioni di istituto. In queste condizioni
la Direzione Sanitaria occupava una posizione intermedia tra i medici specialisti e la componente
amministrativa dell’organizzazione (funzione a rilevanza interna) e tra gli stessi medici specialisti e gli
enti sovraordinati di controllo: amministrazione regionale e magistratura (funzione a rilevanza esterna),
con il risultato finale di spazi decisionali fortemente condizionati dalla componente amministrativa
e dagli organi di governo.
6
Gli artt. 15 e 16-quinquies dal D.Lgs. n. 502/92 come modificato dal D.Lgs. n. 229/99 prescrivono la
formazione manageriale quale requisito necessario per lo svolgimento degli incarichi per la direzione
di strutture complesse. Solo nella riunione del 10 luglio 2003 la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome ha approvato il testo dell’Accordo Interregionale sulla Formazione
Manageriale che definisce le linee che permettono il riconoscimento reciproco delle attestazioni dei
corsi manageriali seguiti dal personale sanitario e individua le condizioni che devono essere garantite
affinché l’attestato sia riconosciuto valido.
7
Nel febbraio 1968, entra, infatti, in vigore la legge 12 febbraio 1968 n. 132 “Enti ospedalieri ed assistenza
ospedaliera”, meglio nota come “legge Mariotti”, che istituisce gli enti ospedalieri con finalità sanitarie
vaste, classifica gli ospedali per specialità e per importanza (zonali, provinciali, regionali), avvia la programmazione ospedaliera attribuendone la competenza alle (istituende) Regioni, costituisce il Fondo
nazionale ospedaliero. Nel marzo 1969 sono emanati tre decreti altrettanto importanti riguardanti:
l’ordinamento interno degli enti ospedalieri, l’ordinamento interno dei servizi di assistenza sanitaria
delle cliniche e degli istituti universitari di ricovero e cura, e sullo stato giuridico del personale.
8
Negli anni ‘60 e ’70, sull’onda della rivolta studentesca saldata col movimento operaio, si sviluppa
una critica radicale e generale alle istituzioni fondamentali della Medicina quali gli ospedali, le facoltà
di medicina e i manicomi. Il culmine del grande movimento di massa a livello mondiale avviene
nel 1968 (“movimento del Sessantotto”) con fenomeni di contestazione anche cruenti in nome
di una trasformazione radicale della società. Da notare che tra le ideologie dominanti del tempo si
manifestava il rifiuto, fino allo scontro anche fisico, di ogni forma di “direzione”, ritenuta una difesa
dello status quo, della “classe dominante borghese” (Rapporto alla Riunione Generale di partito del
20-21 maggio 1978. La misera fine dei miti sessantotteschi del supercapitalismo pianificato e della
rivoluzione culturale, interclassista e apartitica, riconferma l’integrale programma della rivoluzione
di Marx e di Lenin. Edizioni “Il Comunista”, Reprint - Dicembre 2012)
9
«… caposaldo dell’ “idea sanitaria” è stata la creazione di una amministrazione centrale di sanità
pubblica che ha spinto le autorità locali a fornire le fognature, i canali di scolo, la pulizia delle strade
e la regolamentazione ambientale sulle abitazioni, sui disagi della gente e sulle lavorazioni pericolose»
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(Mooney G. History of Public Health. The Johns Hopkins University, Bloomberg school of public
health, Baltimore 2005).
10
Non è estraneo all’istituzione di un Servizio Sanitario Nazionale pubblico — con tre sostanziali caratteristiche: 1) essere un sistema generalizzato o, per meglio dire, universale, che riguarda la totalità
della popolazione; 2) essere un sistema unificato perché un solo Organismo raccoglie l’insieme delle
istituzioni sanitarie; 3) essere un sistema uniforme, poiché garantisce le stesse prestazioni a tutte le
persone assistite — il presupposto, rivelatosi poi sbagliato, di poter garantire a tutti i cittadini la
completa e perfetta tutela della salute mediante il controllo della prevalente patologia infettivo-contagiosa. Una riforma scritta in piena epoca di “rivoluzione terapeutica” innescata dai nuovi prodotti
(antibiotici, chemioterapici, DDT), nel momento in cui la Sanità pubblica sembrava riuscire vittoriosa
nella millenaria lotta contro le malattie endemiche ed epidemiche, come dimostrava la massiccia
riduzione dei tassi di morbosità e mortalità.
11
«Storicamente, il primo che in Italia ha prodotto un documento in cui chiaramente si stabiliva la
creazione delle aziende, le relative responsabilità delle regioni, il ruolo del direttore generale è stato
Donat Cattin, attraverso il disegno di legge 4227, alla cui stesura ho personalmente partecipato,
prevedendo tra l’altro, che nella gran parte dei casi il direttore generale sarebbe risultato di estrazione
amministrativa e non medica, e pertanto proposi di ridare nuova vita al consiglio dei sanitari, scomparso con la 833/78». «Pertanto, la aziendalizzazione è nata dalla 421/92, è entrata nel Dlgs 502/92
e poi sono seguite le interpretazioni un po’ affievolite dal Dlgs 517/93 perché si temeva un carattere
liberistico della norma» (Guzzanti E. Intervento. Management sanitario: troppo aziendalismo e poca
epidemiologia? Cerimonia conclusiva del 6° Master in Epidemiologia dei Servizi sanitari. Roma 19
giugno 1998 in IgSanPubl 1998; 54: 387-89)
12
Editoriale. Breve storia della Sanità pubblica. Ig. Sanità Pubbl. 2011; 67: 243-251
13
Cosmacini G. Storia della Medicina e della Sanità nell’Italia contemporanea. Laterza editore, Roma
1994; Carnevali G. L’Assistenza sanitaria in Italia. Non solo diritto sanitario: dalla medicina primordiale
alla tutela della salute. Esseditrice, Panorama della sanità, Roma 2007; Catelani A. Trattato di Diritto
amministrativo. La Sanità pubblica. CEDAM editore 2010; a cura di: Costa G, Paci E, Ricciardi W.
Salute e sanità a 150 anni dall’unità d’Italia: più vicini o più lontani? Epidemiol Prev 2011; 35 (5-6) suppl
2: 1-136
14
De Angelis P. L’ospedale di Santo Spirito in Saxia. Vol I. Dalle origini al 1300, Roma 1960. Vol II. Dal
15
«L’ospedale nell’accezione che comunemente oggi viene data e cioè luogo specialistico di cura nasce
1301 al 1500, Roma 1962.
appena due secoli fa. L’ospedale non era altro che un generico contenitore della più disparata umanità:
gente senza fissa dimora, emarginati sociali, poveri nel corpo e nello spirito, derelitti di ogni genere e
certamente anche malati; ma a questa popolazione fragile l’ospedale dava, per l’appunto, come l’etimologia lo spiega, solo “ospitalità”. Per la “cura” e la relativa identificazione di specifici spazi bisognerà
ancora attendere qualche tempo» (Catananti C. Nascita ed evoluzione dell’ospedale: dall’ospitalità alla
organizzazione scientifica. http://www.fsk.it/pubblicazioni/documentitendenze/28_3.pdf)
16
In occasione della giornata celebrativa dei 100 anni della FNOMCeO (10 luglio 2010), tenutasi nella
Sala Lancisi dell’ospedale Santo Spirito di Roma, oggi attrezzata per i congressi, un tempo padiglione
capace di ospitare dagli 80 ai 100 ricoverati, racconta «proprio qui entrai il 9 dicembre 1946. Ero un
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giovane assistente medico del professor Paolo Alessandrini, un grande gastroenterologo». Aggiungendo spiritosamente «posso dire che anch’io sono stato precario per costituzione, visto che allora
gli assistenti lavoravano con un contratto rinnovabile ogni due anni» (art. 26 RD 1631/1938 L’assistente è nominato per un biennio e può essere riconfermato per un periodo di tempo non superiore
ad un altro biennio, previa autorizzazione del Prefetto). Una nota quest’ultima che ricorda come la
precarietà sia stata una costante delle carriere sanitarie.
17
«Il crescente fabbisogno assistenziale da parte degli anziani ed in particolare delle persone molto
anziane, cioè di 85 anni ed oltre, ha determinato negli ultimi decenni e in molti Paesi un’inversione
di tendenza nella programmazione sanitaria: una progressiva riduzione dei posti letto ospedalieri per
acuti a favore di quelli per la riabilitazione e lungodegenza post acuzie e l’aumento della quota di spesa
sanitaria pubblica destinata ai servizi del territorio ed in genere a tutte le prestazioni che incidono
sul sociale, come le prestazioni sanitarie a rilevanza sociale, le prestazioni sociali a rilevanza sanitaria
e le prestazioni sociosanitarie ad elevata integrazione sanitaria» (Guzzanti E, Mastrobuono I, Bova
D. Gli anziani e la non autosufficienza: una sfida sanitaria, sociale e finanziaria. IgSanPubl 2003; 58:
393-400).
18
«Nella legge 595 dell’85 si riuscì a fare inserire il famoso “almeno 1 per mille dei posti letto riservati
alla riabilitazione”. Quando poi era in fase di predisposizione la proposta di Piano sanitario nazionale
’87/’89 con Paterni descrivemmo compiti e funzioni delle residenze di assistenza sanitaria e sociale
che poi sono diventate le residenze sanitarie assistenziali o RSA. Così è stato possibile includerle nel
famoso articolo 20 della Legge 11 marzo 1988, n. 67, merito di un burbero ma bravissimo Ministro
della Sanità, Carlo Donat Cattin, un tosto piemontese sindacalista, un uomo che nel dibattito anche
acceso si convinceva se vedeva una soluzione praticabile. E nacquero i famosi 140 mila posti per
soggetti non autosufficienti, ed è probabile che, se si fosse persa questa occasione, staremmo ancora
a discutere» (Guzzanti E. Note critiche. Tentativi di misura della performance dei sistemi sanitari.
Giornata inaugurale del 9° Master in Epidemiologia dei Servizi sanitari. Roma 9 novembre 2000 in
IgSanPubl 2001; 57: 214-24).
19
«Solo più recentemente si è cominciato a parlare di “cure primarie”, una terminologia che nel volume
non si è voluto accettare deliberatamente, e non tanto per la improprietà nella traduzione dell’originario termine inglese care, quanto e sopratutto perché la cura non è che uno degli elementi che
caratterizzano l’assistenza» (Guzzanti E. Introduzione. In: Guzzanti E. L’assistenza primaria in Italia:
dalle condotte mediche al lavoro di squadra. Edizioni Iniziative sanitarie, Roma 2009).
20
Bard S. A discourse upon the duties of a physician. Bedford (MA): Applewood Books; 1997.
266 • LXX.3.2014
Igiene e Sanità Pubblica
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Stampa “Printì” Avellino
vol. LXX n.3
Indice
Editoriale
A. Muzzi, A. Panà
Ricordo di Elio Guzzanti. Una vita nella e per la Sanità pubblica. ................................................................................................259
Parte Scientifica e Pratica
S. Castorina, M. Rapisarda, S. Antoci, E. Campanile, L. D’Anna, T. Ficili, R. Raciti, A. Rocca,
S. Tolaro, C. S. Cinà
Screening per malattie cardiache, stenosi carotidee e aneurismi aortici in Sicilia:
uno studio trasversale di popolazione ................................................................................................................................................267
L. Barnaba, B. Mauro, D. Ciarapica, M. Zaccaria, M. Griner, A. Polito
Valutazione dell’attività fisica in un gruppo di popolazione adulta italiana ...................................................................................283
G.A. Messano, F. Cancrini, L.T. Marsella
Antibiotico resistenza e medicina difensiva: una sfida moderna per un vecchio problema:
il caso dell’Ureaplasma urealyticum .................................................................................................................................................295
M.A. Coniglio, C. Calvo, M. Marranzano
Utilità e qualità dei programmi di Educazione Continua in Medicina (E.C.M.): il punto di vista dei medici ................................305
Note di Approfondimento
E. Caredda, G. Fiocco, F. Lucaroni, T. Mariani, L. Morciano, L. Zaffina, A. Panà
eHealth: tra necessità e criticità .......................................................................................................................................................313
Note Storiche
G. Zicari, S. Marro, V. Soardo, R. Berruti, C. Maggi, E. Cerrato, R. Ferrari, M. Gulino
La storia delle deroghe alle concentrazioni di inquinanti nelle acque potabili in Italia e in Piemonte
(art. 9, Direttiva 98/83/CE) ..............................................................................................................................................................323
Politiche Vaccinali
M.G. Marino, M. Corongiu Maria, E. Franco
Il Medico di Medicina Generale e le vaccinazioni: prevenzione, counseling e protezione dei soggetti a rischio ............................339
Index
- Elio Guzzanti’s obituary. A life into and for the Public Health .........................................................................................................259
Research and Practice
- Risk factors and screening for cardiac disease, carotid stenosis and aortic aneurysms in Sicily (Italy):
a population-based cross sectional survey ........................................................................................................................................267
- Assessment of physical activity levels in a sample of the Italian adult population ..........................................................................283
- Antibiotic resistance and defensive medicine, a modern challenge for an old problem:
the case of Ureaplasma urealyticum ...............................................................................................................................................295
- Usefulness and quality of Continuing Medical Education programs: doctors’ points of view ........................................................305
In depth Note
- eHealth: necessity and challenges ...................................................................................................................................................313
Storic Note
- The history of derogations from chemical parametric values set by the European Drinking Water Directive
(Council Directive 98/83/EC), in Italy and the Piedmont region......................................................................................................323
Vaccinal Politics
- General practitioner’s role in immunization practice: prevention, counseling and protection of patients at risk ..........................339
Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut: 299/ATSUD/AV
Prezzo di copertina: € 12
Finito di stampare il 5/09/2014