TEORIA DEGLI IDE E DELLE IMPRESE MULTINAZIONALI IL MODELLO NEO-CLASSICO DEL COMMERCIO: L’ESTENSIONE DI MUNDELL La teoria neo-classica del commercio afferma che in presenza di libero scambio di beni non vi sia alcun incentivo capace di giustificare flussi internazionali di capitale e di lavoro (factor price equalisation). Mundell (1957) incorpora gli Ide nel framework neoClassico: Ide assimilati ai movimenti di capitale Esistono barriere agli scambi dei beni Determinante degli Ide è il differenziale tra i tassi di interesse. CRITICHE AL MODELLO DI MUNDELL Mundell assume che commercio e Ide siano sostituti. Può spiegare gli ide di tipo orizzontale (‘tariffjumping’) ma non quelli di tipo verticale. Se la presenza di alte barriere commerciali stimola gli Ide, la liberalizzazione commerciale dovrebbe determinare una caduta degli ide. L’evidenza empirica sembra smentire questa previsione CRITICHE AL MODELLO DI MUNDELL Il modello non è in grado di spiegare i flussi di investimento incrociati tra paesi. Il fenomeno degli Ide non può essere analizzato all’interno di un framework teorico dove si assume la presenza di mercati perfettamente concorrenziali. LA TEORIA DELLE IMPERFEZIONI DI MERCATO DI HYMER Differenza tra IDE investimento finanziario Le IM operano in mercati di concorrenza imperfetta. Esse hanno e/o creano vantaggi monopolistici che permettono loro di bilanciare il costo della "foreigness" associato all’operare in un mercato poco conosciuto. I vantaggi monopolistici derivano da: un superiore grado di conoscenza, un migliore design del prodotto, tecniche di produzione superiori, l’accesso meno costoso ai fattori di produzione IL MODELLO DEL GAP TECNOLOGICO Sviluppato da Posner (1961) è un modello dinamico di innovazione, monopolio ed imitazione che porta ad un disequilibrio temporaneo. L’innovazione crea un gap tecnologico temporaneo che genera a sua volta profitti (temporanei) di monopolio. Il processo di imitazione, da parte dei rivali, erode questo vantaggio competitivo riportando il mercato in equilibrio IL MODELLO DEL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO Vernon (1966) estende il modello del gap tecnologico al comportamento delle imprese multinazionali. I fase - prodotto nuovo: il bene è prodotto dall’impresa innovativa nel suo paese di origine in quanto è fondamentale che vi sia una stretta interazione tra manager, product designer e consumatori al fine di realizzare continui adattamenti e miglioramenti del prodotto per adeguarlo ai desideri di questi ultimi. Il prodotto sarà esportato a paesi che hanno preferenze e redditi simili a quelli del paese innovatore. IL MODELLO DEL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO II fase - prodotto maturo: La domanda del mercato diviene più elastica rispetto al prezzo, possono subentrare imitazioni. In questa fase diviene prioritaria l’esigenza di ottenere una maggiore efficienza in termini di costo. La produzione si localizza all’estero in paesi che hanno pattern di consumo simili e che costituiscono la più importante fonte della domanda estera del prodotto (IDE USA in Europa -ide orizzontali) IL MODELLO DEL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO III fase - prodotto standardizzato: La domanda nazionale giunge ad un livello di saturazione ed il solo modo che hanno le imprese per sopravvivere è quello di essere competitive in termini di costo. L’impresa innovatrice trasferisce la produzione all’estero, soprattutto nei paesi dove il costo del lavoro è molto basso e, da questi, esporterà il bene nel mercato mondiale (ide verticali) ©2004 Prentice Hall PRODUCT LIFE CYCLE: INNOVATING FIRM’S COUNTRY 6-10 ©2004 Prentice Hall PRODUCT LIFE CYCLE: OTHER INDUSTRIALIZED COUNTRIES 6-11 PRODUCT LIFE CYCLE: LESS DEVELOPED COUNTRIES 6-12 ©2004 Prentice Hall LA TEORIA DELL’INTERNALIZZAZIONE L’attenzione si sposta dalla natura dei vantaggi dell’impresa alle caratteristiche del mercato di tali vantaggi ed ai meccanismi ad esso alternativi nel caso di un suo fallimento e/o di un suo funzionamento non efficiente. Le particolari caratteristiche dei mercati perfettamente concorrenziali (numerosità degli agenti, informazione perfetta, ecc) determinano il perfetto coordinamento tra domanda ed offerta e la determinazione di un prezzo “corretto” che permette una allocazione efficiente delle risorse. LA TEORIA DELL’INTERNALIZZAZIONE I mercati di molti prodotti intermedi intangibili (ad esempio il mercato dei beni knowledge-based) sono caratterizzati da varie forme di imperfezione: Mercati incompleti o assenti Incertezza intertemporale informazione asimmetrica, ritardi temporali, potere di mercato unilaterale (o bilaterale) Interventi dello stato LA TEORIA DELL’INTERNALIZZAZIONE La possibilità che vi siano imperfezioni (fallimenti) di mercato è molto più alta per le transazioni che si realizzano tra paesi di quanto non lo sia per quelle che si realizzano all’interno di uno stesso paese Maggiore distanza geografica Maggior rischio ed incertezza Minore informazione e cinscenza dei prodotti, mercati, specificazioni tecniche, preferenze e concorrenti Maggiori possibilità di interventi governativi Maggiore distanza culturale – lingue valori, leggi diverse LA TEORIA DELL’INTERNALIZZAZIONE Le imprese hanno pertanto un incentivo a sostituire i mercati esterni con propri mercati interni (cioè a seguire la strada dell’internalizzazione) al fine di ridurre i costi di transazione. Da qui la scelta dell’IDE presenta diversi vantaggi: Ridurre i costi di ricerca e di negoziazione Ridurre il rischio morale Ridurre I costi derivanti dall’inadempimento contrattuale e/o dalle controversie Ridurre l’intervento pubblico Controllare le forniture Controllare i mercati di sbocco Possibilità di praticare il transfer pricing TEORIA DEL COSTI DI TRANSAZIONE L’economia dei costi di transazione stabilisce che il sistema dei prezzi (mercati) e quello gerarchico (impresa) rappresentano due diverse modalità per organizzare una data transazione. elevati costi di transazione rendono la gerarchia un meccanismo più efficiente per l’organizzazione delle attività economiche. IL PARADIGMA ECLETTICO DI DUNNING Rappresenta un framework generale capace di spiegare le ragioni che spingono un’impresa che intende operare nei mercati esteri a scegliere la forma dell’ide piuttosto che quella dell’accordo di collaborazione o dell’esportazione. Secondo il paradigma eclettico, la decisione di un’impresa di effettuare investimenti diretti all’estero è legata al soddisfacimento di tre condizioni essenziali IL PARADIGMA ECLETTICO: OADVANTAGES La condizione necessaria affinchè una impresa competa con successo nei confronti di altre imprese concorrenti in un dato mercato estero è rappresentata dal possesso di qualche vantaggio competitivo firm-specific (ownership adventages) che possa essere transferito all’estero e che le permetta di compensare i rischi ed i costi addizionali ai quali essa va incontro quando opera in un ambiente estraneo. Gli 'Ownership’ o firm-specific advantages derivano dal controllo monopolistico da parte della impresa multinazionale di attività sia tangibili sia intangibili IL PARADIGMA ECLETTICO: LADVANTAGES L’impresa deve inoltre trovare più profittevole sfruttare il vantaggio “O” di cui dispone in combinazione con qualche altra caratteristica specifica localizzata nel paese ospite (localization advantages). Solo in questo modo l’impresa è incentivata a localizzare parte della propria attività all’estero scartando l’opzione della strategia commerciale. IL PARADIGMA ECLETTICO: IADVANTAGES L’impresa deve infine trovare più conveniente sfruttare i propri O-advatages all’interno della propria struttura organizzativa piuttosto che venderli o cederne il diritto d’uso ad altre imprese estere indipendenti (internalization advantages). Da qui l’importanza delle imperfezioni di mercato. Se il costo di usare international arms-length markets è alto all’impresa converrà la strada dell’internalizzazione e, quindi, dell’Ide. If the costs are low, then arms-length arrangements (e.g., leasing, licensing, franchising, joint venture) are more likely. Ownership Internalization Location FDI si si si Exporting si si no Licensing si no no 22 PARADIGMA ECLETTICO PARADIGMA ECLETTICO OLI Location Advantage: Location Specific factor. These are external, to the firm including factor endowment, transportation cost, government regulation, Infrastructure factors OLI Internalization: Ownership Advantage: Firm specific factors including technology, , patent, process, name recognition, and other core competencies Cost advantage from vertical and horizontal integration, due to transaction cost caused by market failure BIBLIOGRAFIA Hill C., International Business, Hoepli 2008 Reganati, F. L’impresa multinazionale: teorie, determinanti ed effetti, Cedam, 2003 Dunning,J. & S. Lundan, Multinational enterprises and the global economy, Edward Elgar, 2008
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