Tempi speciale sanità

Supplemento a Tempi n°50 del 17 dicembre 2014 - Poste italiane spa - spedizione in a.p. D.L. 353/03 (conv. L.46/04) art. 1 comma 1, DCB Milano
SPECIALE SANItà
IN CORSO
DI AGGIORNAMENTO
esperienze e innovazioni MADE IN LOMBARDIA.
UN MODELLO TRA I PIù EFFICIENTI D’EUROPA E CHE HA
I NUMERI PER PUNTARE ancora più in alto
editoriale
TEMPI
Reg. del Trib. di Milano
n. 332 dell’11/06/1994
settimanale di cronaca,
giudizio, libera
circolazione di idee
Supplemento a Tempi
- Anno 20 - N. 50
dall’11 al 17
dicembre 2014
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38 - 20124 Milano,
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LA RIFORMA NON
METTA A RISCHIO
LA LIBERA SCELTA
P
STEFANO CARUGO
Pubblico o privato
accreditato, la
libertà di scegliere
dove farsi curare
del cittadino verrà
salvaguardata: «Il
nostro modello non
deve (e così sarà)
essere cambiato –
spiega il consigliere
Stefano Carugo –.
Laddove si è
cercato di riportare
in capo allo Stato
tutto, l’azione
è fallita»
iù società, meno Stato: è ancora attuale oggi
in sanità in Regione Lombardia? Perché
porsi oggi questa domanda? È assolutamente fondamentale rispondere a questa
domanda perché dopo più di 18 anni di sistema
di welfare lombardo basato sulla libertà di scelta dei cittadini e sulla parità tra sistema pubblico e privato, questo meccanismo rischia di essere oggi messo in discussione. Carenza di risorse,
razionalizzazione dei costi e crisi dell’universalismo hanno posto il sistema di libera scelta sul
banco degli imputati. La nuova linea guida che
serpeggia in modo più o meno evidente è quella che “il privato supplisca dove il pubblico non
arriva”. Siete d’accordo?
Assolutamente no. Riportare le lancette dell’orologio indietro di 20 anni sarebbe una follia e noi
non vogliamo che questo accada. Che il sistema
debba essere rivisto e aggiornato è giusto, tenendo conto dell’esplosione della “cronicità” che
necessariamente comporta una maggiore attenzione al territorio e questo sarà uno dei punti centrali, infatti, del riordino del nostro sistema che ci stiamo accingendo a fare. Ma il nostro
modello sussidiario incardinato sulla libertà di
scelta da parte dei cittadini di potersi curare
dove si vuole (pubblico o privato accreditato) e
al meglio delle prestazioni non deve (e così sarà)
essere cambiato. Laddove si è cercato di riportare in capo allo Stato tutto, l’azione è fallita. Certo, delle scelte dovranno essere fatte in quanto le
4
Capisaldi
e innovazioni
di un modello
sanitario tra
i più efficienti
d’Europa.
Il Libro Bianco
della Regione
14
All’opera
Nuove strutture
e centri collaudati
ripensano spazi
e funzioni per
accogliere nuovi
bisogni e attuare
il passaggio dal “to
cure” al “to care”
30
Innovazione
Procedere dall’idea
al farmaco, alla
app. Così il sapere
teorico si traduce
in un “saper fare”
che risponde
alle richieste
del mercato e di
assistenza medica
risorse sono sempre più limitate a fronte anche
della crisi economica, e si dovranno scegliere
quali prestazioni potranno e dovranno essere
sostenute dal nostro sistema (Livelli Essenziali di
Assistenza) eliminando il più possibile gli sprechi, razionalizzando le funzioni amministrative,
quelle apicali con un riassetto complessivo della
governante (ridurre le Asl, Agenzia di controllo,
centralizzazione appalti). Tutte cose che faremo
nella nostra riforma.
Stefano Carugo
Consigliere Regione Lombardia, Commissione Sanità
In Lombardia
sono presenti
56 dipartimenti
universitari
delle facoltà
di medicina,
17 Istituti
di ricovero e
cura a carattere
scientifico (Irccs),
il 42 per cento del
totale nazionale,
47 istituti e 32
centri di ricerca
verso la riforma
il modello POT
I PICCOLI PRESIDI
DI UNA REGIONE
SEMPRE PIù ANZIANA
visite ambulatoriali, day hospital, POSTI LETTO per
post acuti, lunga degenza. IL NUOVO CORSO DELLA
SANITà affida LA CURA DEI CRONICI, I pazienti PIù
NUMEROSI E COSTOSI, A MINI-OSPEDALI TERRITORIALI
MALATI
oNEROSI
Cardiopatici,
diabetici, persone con
problemi respiratori
o in dialisi: le cure
per malati cronici (il
31,8 per cento degli
assistiti nel 2012)
assorbono dal 70
per cento all’80 per
cento del bilancio
sanitario. I ricoveri
per malati acuti,
intanto, sono calati
del 26 per cento,
da 1,294 milioni
a 958.000 in 15 anni
4
|
|
S
no in cui il numero degli ultraottantenni eguaglierà
i chiamano Pot, presidi ospedalieri territoriali, i
nuovi “medicinali” coi quali Regione Lombar- il milione di bambini con meno di 10 anni e il miliodia intende migliorare le prestazioni del cor- ne di ragazzi tra i 10 e i 20 anni. Avremo 3 milioni di
po sanitario lombardo. Punto di raccordo tra l’orga- lombardi con più di 65 anni, di cui un milione con
nizzazione sanitaria regionale e il territorio, cioè gli più di 80; tre ultrasessantacinquenni ogni due giovautenti della sanità, sono stati avviati in estate – a par- ni sotto i vent’anni». L’adattamento del sistema sanitire dai complessi di Sant’Angelo Lodigiano (Lodi), tario lombardo a tale prospettiva, sottolinea ancora
Somma Lombardo (Varese), Soresina (Cremona), Isti- il Libro Bianco, nasce dalla constatazione che «al cretuti clinici di perfezionamento - Poliambulatori di scere della capacità di risolvere il male acuto, aumenvia Farini e di via Livigno a Milano – per andare a tano il numero e il peso delle cronicità. Oggi, infatregime, in tutta la Regione, entro la prima metà del ti, le persone che escono dall’ospedale e sono por2015. Ispirati al modello delle case della salute del- tatrici di cronicità o di disabilità, spesso si ritrovala Toscana, i Pot sono stati pensati – nell’ambito del no a dover ricomporre da sole percorsi terapeutici
Libro Bianco, con cui la Regione intende riformare o di assistenza, nel migliore dei casi potendo conin meglio la propria sanità – per la
nel 2030 avremo tre milioni di lombardi con più
cura dei pazienti
di
65 anni, DI CUI UN MILIONE CON PIù DI 80 ANNI; tre
cronici, cioè quei
ULTRASESSANTACINQUENNI ogni due GIOVANi sotto i 20
pazienti, sempre
più numerosi, che
hanno bisogno di assistenza continua, ma non delle tare solo sul supporto della famiglia. Occorre dunprestazioni super specialistiche di un maxi ospedale. que superare la frammentarietà dei servizi, pure di
Le proiezioni demografiche riportate dal Libro eccellenza, che la Lombardia offre. Varcare la soglia
Bianco d’altronde parlano chiaro: «L’invecchiamen- dell’ospedale spesso oggi è l’inizio e non la fine di un
to della popolazione comporta inevitabilmente un percorso. Tornare a casa o presso i centri riabilitatiaumento della componente dei pazienti cronici vi deve significare entrare in un sistema di relazioni
rispetto a quelli acuti. Gli ultrasessantacinquenni tra famiglie e team multiprofessionali che garantisono già il 21,1 per cento e l’indice di dipendenza (il sce la presa in carico della persona. In qualche misurapporto tra popolazione non attiva – 0-14 anni e 65 ra, quindi, il cittadino chiede non solo servizi di quaanni e più – e popolazione attiva – 15-64 anni), pas- lità, ma anche di prossimità: non si tratta più solo di
serà dall’attuale 32,7 per cento al 54,4 per cento nel curare, ma di prendersi cura e di assumere la presa
2065 (Istat 2013). Già al 2030 la componente anzia- in carico del paziente».
In Lombardia i malati cronici – diabetici, cardiona lombarda inciderà significativamente sulla composizione della popolazione. Il 2030 sarà anche l’an- patici, anziani con problemi respiratori, persone in
0-14 ANNI
15-64 ANNI
la struttura
demografica
65 + ANNI
A lato, la struttura
della popolazione
e indicatori
demografici della
regione Lombardia
negli ultimi anni
(elaborazioni
su dati Istat)
64,3%
21,4%
14,3%
L’EVOLUZIONE DELLA POPOLAZIONE LOMBARDA (ELABORAZIONE TUTTITALIA SU DATI ISTAT ALL’1/1/2014)
0-14 ANNI
15-64 ANNI
65 + ANNI
ANNO
IN % SULLA
POPOLAZIONE
IN % SULLA
POPOLAZIONE
IN % SULLA
POPOLAZIONE
2002
13,2
68,6
TOTALE
RESIDENTI
ETà MEDIA
Indice di
vecchiaia*
18,2
9.033.602
41,9
138,0
2008
13,9
66,3
19,2
9.642.406
42,7
143,1
2014
14,3
64,3
21,4
9.973.397
43,7
149,5
*Indica il rapporto percentuale tra il numero degli ultrasessantacinquenni e il numero dei giovani fino ai 14 anni
dialisi – sono stati il 31,8 per cento dei 10.157.474 assistiti nel 2012; e mentre le strutture sanitarie devono farsi carico, terapeutico ed economico, anche di
numerosi pazienti di altre regioni (con 15.452 ricoveri
di “forestieri” per cure oncologiche nel 2013, la Lombardia è stata la meta prediletta tra tutte le Regioni
per questo tipo di assistenza), le cure per malati cronici assorbono dal 70 per cento all’80 per cento del
bilancio sanitario (i ricoveri per malati acuti, intanto,
sono calati del 26 per cento, da 1,294 milioni di inizio
anni 2000 a 958.000, nel giro di 15 anni).
La mossa che libera i pronto soccorso
Attraverso i Pot ­– in parallelo con i Creg (Chronicle Related Group) che associano i malati in gruppi
omogenei a seconda della patologia cronica ­­– si punta a sfoltire i pronto soccorso (nel 2013 il 35 per cento delle persone che vi ha fatto ricorso è stata classificato coi codici bianco o verde, che indicano scar-
sa urgenza) e a coinvolgere maggiormente i medici di famiglia (gli Mmg, medici di medicina generale) che meglio conoscono i singoli pazienti, in raccordo con guardia medica e ambulatori specialistici. Ricavati da strutture piccole destinate altrimenti ad essere chiuse – nell’ambito dello stanziamento da 220 milioni deliberato dalla Giunta regionale
(100 dei quali per ristrutturare il poliambulatorio di
via Rugabella e gli Istituti clinici di perfezionamento a Milano), ciascuna azienda ospedaliera lombarda
(di concerto con l’Asl di riferimento) potrà usufruire di 3 dei 22 milioni riservati ai Pot –, i nuovi presidi consentiranno di effettuare radiografie, ecografie,
dialisi, programmi di telemedicina (ma anche ricoveri ove necessari) e avranno posti letto per i malati subacuti (cioè coloro che dopo un intervento sono
stati dimessi dall’ospedale specialistico, ma hanno
ancora bisogno di riabilitazione e di essere assistiti
quotidianamente).
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5
VERSO LA RIFORMA dopo il libro bianco
NON SI ARRESTA
L’ONDA LIBERALE
MADE IN LOMBARDIA
«più libertà di scelta, più concorrenza,
più opportunità». l’assessore mantovani
spiega come si rinnova una formula che
funziona. Con la legge 31 come caposaldo
P
assare dalla cura estemporanea al
prendersi cura continuativamente
di una popolazione progressivamente più anziana, tenere fede alla ricetta della compresenza di pubblico e privato che regola e garantisce il buon funzionamento della sanità lombarda, prepararsi all’affluenza di Expo 2015 e nel contempo consentire un accesso gratuito ai
medicinali al numero quanto più vasto
possibile di lombardi. Il costante miglioramento del servizio sanitario regionale che l’assessore alla Salute Mario Mantovani (FI) disegna fa perno ovviamente
sulle ricette del Libro Bianco elaborato
sulla scorta della diagnosi effettuata da
un apposito comitato di saggi, ma non si
esaurisce in esse.
Assessore, perché il Libro Bianco della
6
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|
sanità lombarda? Quali sono le origini e
le finalità del progetto di riforma, quali i
tempi e i modi di implementazione?
vo del paziente. Sono questi i capisaldi di
una proposta che ci consentirà di costruire la buona sanità dei prossimi 20 anni.
Il Libro Bianco è un progetto di sanità che guarda al futuro. Lo scorso 4 luglio
abbiamo avviato un confronto a partire dall’esigenza da più parti condivisa:
aggiornare il sistema sanitario lombardo,
già oggi tra i migliori a livello europeo,
rispetto ai nuovi bisogni di salute. Pensiamo al tema della cronicità: in Lombardia
il 70 per cento delle risorse destinate alla
sanità è rivolta al 30 per cento della popolazione. Nel 2030 avremo 3 milioni di
over 65, di cui un milione di over 80. Centralità del cittadino, libertà di scelta, passaggio dal concetto di cura al prendersi
cura, ma anche maggior concorrenza tra
pubblico e privato nell’interesse esclusi-
La riforma della sanità lombarda prevista dal Libro Bianco è incentrata sulla
realizzazione dei presidi ospedalieri territoriali, ma secondo le valutazioni del
ministero della Salute dal 2011 al 2012
la Lombardia è scivolata da seconda a
quarta miglior regione d’Italia per i Lea:
Veneto e Toscana l’hanno superata, alle
spalle dell’Emilia Romagna. Strutture
intermedie tra ospedali specialistici e
assistenza domiciliare sono davvero la
risposta che serve alla sanità regionale?
Noi crediamo che una maggior interazione tra ospedale e territorio sia una delle chiavi di lettura principali della riforma. Il passaggio dalla “cura” al “pren-
mario
mantovani
«Il Libro Bianco è
un progetto di sanità
che guarda al futuro»
spiega l’assessore alla
Salute Mario Mantovani.
«Il ruolo dei presidi
ospedalieri territoriali
sarà fondamentale»
«RESTERà IL PAGAMENTO A PRESTAZIONE, MA visto che
aumenteranno le patologie croniche occorre
integrare le cure ospedaliere e quelle territoriali»
la sanità lombarda efficiente in termini
di prestazioni e di costi. Secondo alcuni
il Libro Bianco è punitivo nei confronti
di operatori privati e con la riaffermazione del ruolo pubblico si rischia forse,
aggiungo, di contraddire la logica di risparmio che il governo centrale chiede.
dersi cura” non è un mero slogan. Diventa strategico accompagnare il paziente
nel suo percorso diagnostico terapeutico
all’interno del sistema sanitario. In questa prospettiva, il ruolo dei presidi ospedalieri territoriali diventa fondamentale.
Abbiamo per questo dato il via alla prima
fase attuativa nella sperimentazione dei
presidi ospedalieri territoriali per la cura
dei malati cronici. Presto ne partiranno
degli altri. Un atto concreto rispetto alla
necessità di Regione Lombardia di dotarsi di nuovi modelli organizzativi, così da
garantire efficienza e appropriatezza del
sistema, assicurando continuità ai servizi
sanitari regionali.
Sul Libro Bianco sono state avanzate
riserve perché attenuerebbe la concorrenza tra pubblico e privato che ha reso
Il nostro progetto prevede non meno,
ma più libertà di scelta, non meno ma più
concorrenza, non meno ma più opportunità, secondo una prospettiva liberale da
sempre perseguita. Il pagamento a prestazione, presupposto della legge 31 che ha
consentito la creazione dell’attuale sistema pubblico-privato accreditato riconosciuto come virtuoso, verrà, infatti, confermato. Verrà piuttosto affiancato da
una nuova opportunità di pagamento al
fine di cercare sul mercato modelli che
affrontino non la singola patologia acuta, ma l’intero percorso di cura di una
persona. Dovremo essere capaci nei prossimi anni di dare una risposta anche a
quel crescente numero di lombardi affetti da una patologia o da più patologie croniche che non hanno bisogno solo di un
intervento ospedaliero, ma di un sistema
che li accompagni nel tempo, integrando
cure ospedaliere e territoriali.
Il governatore toscano Enrico Rossi ha
accettato piuttosto di buon grado una
fortissima riduzione delle Asl nella sua
Regione, in Lombardia come si procede?
Il Libro Bianco prevede la revisione
delle Aziende sanitarie locali (Asl), con
una riduzione nel numero e l’ipotesi di
“un’Agenzia per ogni milione di abitanti”, con la creazione di una Centrale unica di committenza per risparmi e trasparenza negli acquisti e la riorganizzazione della rete ospedaliera su due livelli, ad
alta e bassa intensità di cura del paziente. Questa è però un’ipotesi di massima.
In questa fase, mi pare infatti non utile
pensare di lavorare con righello e compasso per tratteggiare il territorio. Piuttosto occorrerà ragionare per individuare
modelli che siano omogenei sotto il profilo sociale e territoriale, con un unico vero
obiettivo: garantire sempre buona salute
ai lombardi.
Regione Lombardia ha compiuto uno
stanziamento ingente per la struttura
di Nerviano, destinandovi quasi tutto
quanto a disposizione. Perché?
Regione Lombardia supporta in tanti modi ed in molteplici direzioni la ricerca e l’innovazione e non solo a favore del
centro di Nerviano. Ricordo che per Irccs
e Università abbiamo destinato in questi
mesi, proprio sul fronte della ricerca, 190
milioni di euro; da parte della Direzione Salute è poi in definizione un ulteriore bando da 10 milioni di euro; 25 milioni di euro sono invece le risorse destinate alla Fondazione per la ricerca biomedica, che noi riteniamo strategica al fine di
offrire ad Irccs e università lombarde una
piattaforma di lavoro comune. Per questo, dopo l’assunzione del mio incarico di
assessore alla Salute, insieme al presidente Maroni e d’intesa con l’assessore Melazzini, abbiamo provveduto nel corso del
2014 alla nomina dei nuovi vertici della
Fondazione con persone di altissimo profilo. Questo perché è intenzione di questa
Giunta garantire non solo indipendenza,
ma anche lo svilupparsi di una vera struttura capace di garantire il massimo supporto alle realtà di ricerca lombarde.
Gli ambulatori sono stati aperti anche di
sera e nei festivi, l’iniziativa è partita a
maggio ed è stata potenziata a settembre: un bilancio?
Il bilancio è positivo, a testimonianza del fatto che questa è un’esigenza particolarmente sentita dai cittadini. Alla
fine di ottobre abbiamo sfondato quota
100 mila tra le prenotazioni di esami e
le visite effettuate dai cittadini lombardi
che dall’1 settembre di quest’anno sono
state estese a tutte le strutture pubbliche
e private della Regione (circa 230 in tutta la Lombardia). Il nostro obiettivo è
|
|
7
verso la riforma dopo il libro bianco
«l’obiettivo è cancellare
progressivamente le liste
d’attesa. Le ultime scelte
penalizzanti assunte dal
Governo Renzi, rispetto a
Regioni virtuose come la
nostra, non ci aiutano»
quello di cancellare progressivamente
le liste d’attesa. Certo è che un servizio
in più per i cittadini prevede anche un
impegno economico per le casse regionali (15 milioni di euro). Le ultime scelte penalizzanti assunte dal governo Renzi, rispetto a Regioni virtuose e coi conti a posto come la nostra, di certo non ci
sono di aiuto.
L’operazione Zero Ticket lanciata in
primavera per esonerare gli over 65 dal
ticket per i farmaci di fascia A e la possibilità con una ricetta medica di acquistare fino a 6 medicinali anziché 3 come
procedono? Non si rischia di indurre un
po’ troppo alla cura fai da te – secondo
un sondaggio Demoskopea di ottobre i
lombardi sono particolarmente inclini a
comprare farmaci anche al di là del parere del medico –, con ricadute negative
anche in termini di sostenibilità finanziaria della spesa farmaceutica?
La manovra “zero ticket” è stata decisiva in considerazione dell’aumento
medio, a livello nazionale, dei ticket, pari
al 3,6 per cento; voglio qui sottolineare
che per alcune regioni, come Toscana ed
Emilia Romagna, questo ha significato un
aumento del 4,5 e del 5 per cento, in base
ai dati dell’Agenzia italiana del farmaco.
Dunque, per i lombardi si sarebbe dovuto
determinare un incremento di spesa pari
a 4,7 milioni di euro, che non è avvenuto, proprio grazie al successo dell’operazione “Zero Ticket”. Quanto alla supposta
tendenza dei nostri concittadini alla cura
“fai da te”, diventa strategico il ruolo delle farmacie con la loro presenza capillare sul territorio. E in questa direzione va
l’impegno della nostra Giunta nel valorizzare sempre di più questi primi presidi della salute dei cittadini.
I 20 milioni di visitatori attesi per l’Expo 2015 significano anche un impegno
in più per la sanità, tanto più alla luce di
Ebola: come ci si sta attrezzando?
Quella di Expo è una sfida alla qua8
|
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i numeri di una iniziativa di successo
15 milioni per tenere ambulatori
aperti la sera e nel week-end
Cinquantaseimila e 235 prenotazioni e oltre 35.500 prestazioni dal 18 maggio in tutta la Lombardia. I numeri attestano
il successo dell’iniziativa Ambulatori Aperti, lanciata in via sperimentale dalla giunta regionale lo scorso maggio, per consentire
visite la sera o il week-end, così da agevolare i cittadini e ridurre
i tempi di attesa. Quattordici le aziende ospedaliere coinvolte
nella prima fase dell’iniziativa, 15 milioni di euro lo stanziamento
deliberato, dall’1 settembre l’apertura serale o nel fine settimana è stata estesa ad altre 200 strutture, sia pubbliche che
private (purché convenzionate col sistema sanitario regionale):
25 nella provincia di Bergamo, 17 in quella di Brescia, 10 in
quella di Como, 6 in quella di Cremona, 10 in quella di Lecco, 4
in quella di Lodi, 7 in quella di Mantova, 35 a Milano città e 40
nella provincia, mentre per Monza e Brianza sono disponibili 30
ambulatori, a Pavia 23, a Sondrio 2, a Varese 20, in Valcamonica 3. Per prenotare la visita non occorre altro che la ricetta
rossa da parte del proprio medico curante, ma dalle prestazioni
serali sono escluse quelle, come le analisi di sangue ed urine, che
per ragioni tecniche richiedono di essere svolte nelle prime ore
della giornata.
La prenotazione della visita può essere fatta, come per una
visita ordinaria, attraverso il centro unico di prenotazione, al
numero 800.638.638 (solo per strutture pubbliche), contattando i centri unici di prenotazione e gli uffici relazioni col pubblico
delle strutture ospedaliere (per strutture sia private che pubbliche), oppure attraverso la carta dei servizi CRS/CNS, sia presso
le farmacie che on-line.
Per sapere quale sia la struttura più vicina con orario prolungato e quali siano gli orari di servizio extra si può contattare il call
center informativo regionale al numero 800.318.318.
le ci stiamo preparando al meglio, anche
alla luce delle recenti emergenze, come
Ebola, rispetto alla quale Regione Lombardia sta lavorando con grande efficacia.
La scorsa settimana abbiamo programmato, per esempio, una esercitazione con
un aereo militare che, partito da Pratica
di Mare, trasportava un finto malato di
Ebola atterrato a Malpensa. Tutto è andato per il meglio confermando una volta
di più la preparazione e la competenza
del sistema lombardo. L’Azienda Ospedaliera Sacco di Milano è poi Centro Nazionale di Riferimento per la gestione clinica del paziente. Inoltre, stiamo lavorando alla sicurezza di tutti gli scali lombardi, così da garantire strutture sanitarie adeguate non solo a Malpensa ma
anche a Linate, Orio al Serio e Montichia-
ri. Accanto alla gestione di un’emergenza
con la quale speriamo di non dover mai
fare i conti, c’è la gestione del quotidiano
che, per una manifestazione della portata di Expo, non è sicuramente poca cosa.
Il tema della sicurezza alimentare, ma
anche la valorizzazione di alcune nostre
eccellenze come l’Istituto di Medicina
Aerospaziale che ho avuto modo di visitare nei giorni scorsi. Senza dimenticare la
funzione preziosissima delle Asl alle quali abbiamo chiesto la sottoscrizione di un
piano straordinario indicando le risorse
di personale specialistico a tempo determinato da acquisire e destinare alle molteplici funzioni connesse a questo grande
evento internazionale. Comunque siamo
pronti ad ogni evenienza.
Carlo Sala
“P
roattiva, predittiva, preventiva,
personalizzata,
partecipata”.
Questi i 5 requisiti fissati dal Libro Bianco per la sanità lombarda. Walter
Bergamaschi, direttore generale dell’assessorato alla Salute di Regione Lombardia,
li spiega in questi termini: «La nuova medicina deve stare al passo con innovazioni
tecnologiche, mutamenti delle conoscenze
biomediche e anche con scenari demografici ed epidemiologici che prefigurano invecchiamento della popolazione, aumento
delle malattie croniche, crescita della domanda di prestazioni ed emergere di nuovi bisogni». «La presa in carico proattiva del
malato cronico – spiega nel dettaglio – serve a garantire la necessaria continuità dei
controlli per prevenire o ritardare l’insorgenza di complicanze. La nuova medicina dev’essere proattiva per assicurarsi che
il paziente completi i percorsi diagnostici
e terapeutici prescritti per lui dal medico
che l’ha in carico e per assicurarsi che assuma con continuità farmaci appropriati».
PARLA IL DIRETTORE GENERALE
SEMPRE AL PASSO
CON la tecnologia
E i NUOVI BISOGNI
il nuovo assetto delle cure primarie all’interno dell’Ais, alla
luce della legge Balduzzi. Gli approfondimenti sono tuttora
in corso. Vari interventi di professionisti segnalano l’opportunità di maggior valorizzazione delle professioni.
Creg e Ais, Pot e Asl, tra tante sigle ci si confonde. Ci aiuta a
fare chiarezza?
L’Ais ospita tutti i punti di erogazione dei servizi, a livello ospedaliero e delle cure primarie, integrando quanto oggi
è diviso, garantendo quindi la continuità assistenziale e supeWALTER
rando la tradizionale distinzione tra ospedale e territorio. La
Il Libro Bianco è stato portato al confronto BERGAMASCHI
programmazione territoriale viene valorizzata con la nuova
con tutti i soggetti della sanità. Esito?
Asl, che si trasforma da “azienda” ad “agenzia”, operando su
Dai cittadini sono giunti espliciti richia- «Anche i cittadini
hanno dato il loro
un territorio più ampio di quello attuale. I Pot (Presidi ospedami a migliorare i tempi di attesa delle pre- contributo per
lieri territoriali), in fase sperimentale, sono dedicati alla presa
stazioni e dei Pronto Soccorso, a integrare migliorare la
in carico dei pazienti cronici e vedono l’integrazione di diverle politiche sanitarie e sociosanitarie per sanità lombarda»
si professionisti, sanitari e
l’assistenza alle persone
non, per organizzare proin situazioni di cronicicruciale è l’evoluzione verso un “budget grammi personalizzati, a
tà e fragilità, oltre a una
di presa in carico” cioè l’introduzione sostegno della continuirichiesta di maggiore
tà diagnostica, terapeutiequità nel concedere le
di una tariffa che comprenda tutte
ca e riabilitativa, nell’amesenzioni dal ticket. Strale spese dell’intero percorso di cura
bito di presidi ospedalieri
ordinaria è stata la parteche erogano anche ricovecipazione degli attori del
sistema: praticamente tutti, in forma individuale o associa- ri e prestazioni di bassa intensità per subacuti. Il Creg è un
ta, hanno mandato un contributo. Su alcuni temi sono per- modo realmente innovativo di erogare il servizio. Un unico
venute richieste di chiarimento e confronto, tra questi i nuo- “Gestore” prende in carico il paziente cronico e ne gestisce in
vi assetti organizzativi del Servizio Sanitario Regionale, anche modo proattivo il percorso di cura col supporto di un case mase c’è un prevalente consenso su istituzione della nuova Ais nager. Il modello Creg adotta una “Tariffa di presa in carico”
(Azienda integrata per la salute), trasformazione delle Asl in dell’intero percorso di cura, secondo una modalità di remuneAgenzie e piena separazione tra erogazione di servizi e attivi- razione unica in Italia. Al Gestore viene assegnato un “budget
tà di programmazione, acquisto e controllo. Un tema crucia- di cura” complessivo, a copertura di tutte le prestazioni erole è la possibile evoluzione verso un “budget di presa in cari- gate sulla base di un Piano assistenziale individuale, definito
co” per i servizi ai pazienti cronici, cioè l’introduzione di una annualmente. Questo “budget di cura” per pacchetti di pretariffa omnicomprensiva per remunerare la presa in carico stazioni, è funzionale a ricomporre l’attuale frammentazione
dell’intero percorso di cura del paziente. Sulla proposta c’è ac- del percorso di cura, e a responsabilizzare il Gestore al goverceso dibattito, perché implicherebbe un mutamento sostan- no clinico dell’intero percorso. Quello delle risorse per la croziale rispetto a oggi (la remunerazione a prestazione peraltro nicità è un tema centrale a fronte del continuo aumento della
resterebbe per gli episodi acuti). Come evidenziato da espe- domanda di servizi e, di contro, di continue misure di conterienze internazionali, il “budget di cura” è una leva molto po- nimento della spesa. Nel modello Creg, il paziente sottoscrive
tente per orientare l’organizzazione verso un’integrazione ef- col medico di famiglia (Mmg) un “Patto di Cura” per la realizfettiva dei servizi per la presa in carico del paziente, in grado zazione di un Piano assistenziale individuale e personalizzato
di superare la frammentazione dell’offerta. Cruciale è anche sul paziente.
[cs]
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verso la riforma METTERE A FRUTTO I TAGLI
IL TALENTO DI FARE
ECONOMIA
FACENDO SVILUPPO
costi standard GIà APPLICATI, bilanci in ordine E
CONTINUI investimenti. ECCO PERCHé per l’assessore
garavaglia «La spending review del governo non darà
alcun esito, mentre QUI avremo risparmi importanti»
M
assimo Garavaglia, assessore al
Bilancio della Regione Lombardia, non è tenero con il governo,
così come la Conferenza Stato-Regioni,
nel cui ambito coordina tutti gli assessori regionali al Bilancio, non è tenera, per
bocca del suo presidente Sergio Chiamparino (governatore Pd del Piemonte) nei
confronti del bisturi con cui il governo
Renzi intende operare sui conti regionali (per i quali la sanità pesa in media l’80
per cento). Ma per la Lombardia Garavaglia appare meno preoccupato di quanto
non sia per le altre Regioni: l’utilizzo dei
costi standard, i costi minimi a cui può
essere erogata una prestazione sanitaria,
nella ripartizione delle risorse nazionali del Fondo sanitario fa sì infatti che la
Lombardia abbia già aumentato le cifre
messe a disposizione dell’assistenza ai
propri pazienti e malati. Se i conti pubblici sono il grande malato del paese, insomma, la Lombardia e la sua sanità sono tra
i soggetti meglio in grado di affrontare
questa patologia.
A fine ottobre parlando di manovra Lei
ha ricordato che ai 4 miliardi di euro di
tagli previsti per la Lombardia dalla legge di stabilità vanno aggiunti 1,8 miliardi delle due manovre precedenti (Monti
e Letta) e circa 450 milioni di mancato
gettito, pari a 6,2 miliardi circa di tagli.
Tutto questo per la Lombardia significa
circa 930 milioni in meno di risorse. Le
cifre sono sempre quelle?
No, nel frattempo Renzi ha tagliato
altri 500 milioni di cofinanziamenti europei e questo riduce la possibilità di spen10
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dere fondi comunitari, soprattutto per le
Regioni del Sud che avevano già somme
in arretrato relative alla vecchia programmazione (2007-13, ndr). La Lombardia
invece ha già iniziato a spendere le somme della programmazione 2014-20, circa 2 miliardi (400 milioni in più rispetto
alla programmazione precedente) e non
ha arretrati pendenti. Maroni quantificò in 1.674 euro il costo
pro capite della sanità lombarda, la cifra
più bassa in tutta Italia. La sanità lombarda vanta in effetti il miglior rapporto, in termini di efficienza, tra medici/
infermieri e lombardi (ce ne sono rispettivamente 1,34 e 3,71 ogni 1.000 residenti), ma la sanità lombarda ha anche
la maggior percentuale di amministrativi: 12,7 per cento contro l’11,2 per cento
del Veneto, l’Emilia Romagna il 10,1 per
massimo
garavaglia
«Il criterio dei costi
standard premia la
Lombardia», spiega
l’assessore regionale
all’Economia,
Crescita e
Semplificazione
Massimo Garavaglia
ne degli standard, fondamentali per arrivare a gestire con efficienza la cartella clinica digitale di ogni paziente. Razionalizzare ovviamente non significa licenziare
personale amministrativo ma semplicemente rivedere gli organigrammi per il
futuro, puntando maggiormente su figure medico-infermieristiche. Secondo le valutazioni del ministero della Salute, in base ai livelli essenziali di
«L’obiettivo possibile della giunta Maroni è arrivare
all’azzeramento del ticket entro la legislatura.
L’unico ostacolo sulla nostra strada è Renzi»
cento, la Toscana il 9,2 per cento. E gli
standard del patto della salute fissano
quella percentuale al 7 per cento.
Margini di miglioramento ci sono
sempre, le nuove tecnologie consentono
di ottimizzare i servizi amministrativi e
terapeutici. Abbiamo avviato, per esempio, il percorso di accentramento presso Lombardia Informatica dei data center delle 49 Asl e Ao e questo conduce a
ingenti risparmi e a un servizio migliore
in termini di sicurezza e omogeneizzazio-
assistenza, la Lombardia per la sanità è
la quarta miglior regione d’Italia, la precedono Emilia Romagna, Veneto e Toscana e queste ultime due l’hanno scalzata dalla seconda posizione del 2011.
La Lombardia è sempre tra le Regioni di
riferimento in Italia, soprattutto dal punto di vista dei costi ma senza dubbio anche
dal punto di vista delle eccellenze (come
dimostrano in modo clamoroso i dati sulla mobilità attiva). In queste classifiche ci
sono tuttavia diversi parametri e l’anno
La spesa media per medici e infermieri nelle Regioni italiane
(Dati Agenas 2012)
MEDICI
INFERMIERI
REGIONE
UNITà
COSTO
UNITARIO
UNITà
COSTO
UNITARIO
ABRUZZO
2.965
110.095
7664
42.723
BASILICATA
1.418
115.067
3.752
42.183
CALABRIA
4.643
116.899
10.193
43.588
CAMPANIA
10.992
115.414
19.806
47.933
EMILIAROMAGNA
9.419
111.858
31.317
43.574
FRIULI V.G.
2.827
113.039
9.872
43.580
LAZIO
9.770
116.056
25.296
47.196
LIGURIA
3.583
110.259
11.561
43.766
LOMBARDIA
16.265
113.361
47.688
44.896
MARCHE
3.197
113.975
9.952
42.926
MOLISE
750
120.550
1.993
44.713
PIEMONTE
9.154
119.445
25.986
45.377
PUGLIA
7.397
111.008
19.806
44.135
SARDEGNA
4.945
105.374
10.737
42.135
SICILIA
11.451
110.456
22.583
46.097
TOSCANA
8.521
107.080
26.611
43.951
UMBRIA
2.193
109.201
6.182
45.526
VENETO
8.332
116.049
28.798
42.587
MEDIA ITALIA
114.275
scorso abbiamo pagato in negativo, per
esempio, il mantenimento di alcuni punti
nascita con meno di 500 parti l’anno.
La sanità di ogni Regione è sostenuta
dal Fondo sanitario nazionale, finanziato coi proventi dell’Irap e della compartecipazione all’Iva. Quanto riceverà la
Lombardia in futuro, visto che già oggi
producendo il 22 per cento del Pil fornisce al Fondo nazionale un gettito da Iva
e Irap decisamente cospicuo?
Nel 2014 per la prima volta si è applicato alla sanità delle Regioni il criterio dei costi standard, sebbene in modo
ancora blando e questo ha comportato
un incremento di 506 milioni per la Lombardia che ha portato a 17,555 miliardi
quanto ricevuto dal Fondo. Si tratta di un
incremento importante, perché dimostra
come il criterio dei costi standard premi
le Regioni virtuose.
La centrale unica delle committenze,
al posto di 49 centri di spesa sanitaria,
non rischia di comportare un assalto
alla diligenza maggiore di quello che
consente un sistema decentrato? Ma
soprattutto, la centrale unica, insieme
alle nuove agenzie integrate della salu-
44.923
te, può essere la risposta ai risparmi che
la legge di stabilità chiede?
La Lombardia è l’unica Regione italiana già in regola con la normativa recente sulla centrale unica d’acquisto. Arca, la
nostra centrale, è già operativa da tempo
e nell’anno in corso è stata profondamente ristrutturata. Con la presidente Manuela Brusoni e il direttore generale Luciano
Zanelli da un lato si è trasformata l’Arca
in spa, dall’altro si è operato per integrare in essa le 49 Ao e Asl. In questo modo si
ottengono non solo risparmi (per l’acquisto dei vaccini anti-influenzali, ad esempio, c’è stato un risparmio del 10 per cento rispetto alla spesa storica) ma anche
migliore qualità.
Se non erro le previsioni economiche
del Libro Bianco della Sanità lombarda
sono state riviste al rialzo durante la
sua stesura…
Certo! Non si ottengono risparmi senza investire. La spending review del governo non darà nessun risultato, mentre
in Lombardia avremo negli anni futuri
risparmi importanti. Quest’obiettivo però
si raggiunge investendo risorse ingenti
come attesta il caso del data center di cui
meno di venti euro: è la spesa pro
capite per sostenere i costi del
personale sanitario in lombardia
Nel 2013 , secondo quanto rilevato dalla
Ragioneria generale dello Stato, la sanità
italiana gestita dalle Regioni (Asl, aziende
ospedaliere, Irccs e Policlinici universitari)
ha registrato un deficit di 1,86 miliardi, ma
la spesa corrente (quella per il funzionamento ordinario del sistema) è diminuita dell’1
per cento (il che si traduce in un - 0,4 per
cento nel quadriennio 2010-13), soprattutto
grazie a un contenimento delle uscite per il
personale dipendente e per la farmaceutica
convenzionata. Nel quadriennio 2010-13 la
sanità lombarda è andata in lieve controtendenza: secondo la Ragioneria la spesa sanitaria è cresciuta dello 0,1 per cento, ma –
insieme a Veneto, Liguria, Emilia Romagna,
Toscana, Umbria, Marche e Basilicata – la
Lombardia non figura tra le Regioni alle
quali il governo centrale ha chiesto un piano
di rientro per garantire la tenuta dei conti
pubblici. L’assessore regionale al Bilancio
Massimo Garavaglia ha quantificato in 19,8
euro la cifra che ciascun lombardo spende
per sostenere i costi del personale sanitario
in Lombardia.
ho parlato poco fa; ma il discorso è più
ampio. Pensiamo alle strutture: fare strutture nuove costa, come costano le apparecchiature e le tecnologie di cui dotarle.
Noi pensiamo che si potrà risparmiare e
nel contempo fornire servizi migliori perché pensiamo a quanto con le nuove tecnologie digitali si potrà fare in termini di
prevenzione e semplificazioni della vita
del cittadino. Ma all’inizio, di nuovo, tutto questo costa.
Maroni ha parlato di un rincaro dei ticket del 4,5 per cento e 5 per cento in
Emilia Romagna e Toscana, a fronte di
una media nazionale di +3,6 per cento, e
di risparmi per 4,7 milioni per i lombardi
grazie a Zero Ticket. La Lombardia può
tenere questo passo? Come?
Il nostro obiettivo è arrivare ad azzerare il ticket e nell’anno in corso lo abbiamo ridotto di oltre 40 milioni. Le polemiche al riguardo sono invero risibili perché il dato economico è chiaro: non abbiamo incassato quei 40 milioni. Ma l’obiettivo della giunta Maroni è più ambizioso,
è appunto arrivare all’azzeramento entro
la legislatura. Si tratta di un obiettivo alla
nostra portata perché con gli investimenti
in tecnologie e la razionalizzazione si può
risparmiare parecchio. D’altro lato l’applicazione del criterio della spesa standard
aumenta le disponibilità attraverso l’aumento delle risorse dal Fondo sanitario.
Il percorso è chiaro e l’unico ostacolo sulla nostra strada è Renzi, che vuole tagliare il Fondo sanitario. Noi però abbiamo la
testa dura e arriveremo a centrare l’obiettivo che ci siamo prefissati. [cs]
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VERSO LA RIFORMA LA rete SPERIMENTAle
CREG, UN FILO
DIRETTO
COL DOTTORE
C’è UN PROGETTO CHE ALLEA COOPERATIVE
DI MEDICI DI MEDICINA GENERALE E SOCIETà
DI SERVIZI PER ATTUARE I PIANI DI CURA DI OLTRE
60 MILA ASSISTITI. SENZA MUOVERLI DA CASA
Q
è inevitabile andare dal meccanico. Gli
automobilisti avveduti, però, hanno cura del proprio mezzo ed effettuano
regolarmente i tagliandi necessari perché
sia sempre in perfetta efficienza. L’officina infatti offre non solo riparazioni ma
anche un servizio di manutenzione che, a
fronte di regolari check-up programmati a
costi contenuti, può evitare una spesa consistente con il rischio di buttare via l’auto per un danno irreparabile. La metafora non è poi così azzardata, perché anche
nella salute fare manutenzione è un investimento, soprattutto se la “macchina” in
questione non è proprio nuova e ha già
qualche problema di meccanica. Si calcola infatti che circa il 70 per cento di tutta
la spesa sanitaria sia assorbita dalle persone affette da malattie croniche, che rappresentano solo il 30 per cento di tutti gli
assistiti: affrontare queste condizioni con
un piano sistematico di controlli e interventi sanitari per mantenere il più a lungo possibile condizioni di salute stabili
può ridurre in modo consistente l’impatto di queste malattie, migliorando la qualità di vita dei pazienti.
Per questo la Lombardia ha avviato una
sperimentazione che attribuisce ad ogni
malattia cronica un budget predefinito
per finanziare l’assistenza necessaria affinché il paziente possa eseguire ogni anno
esami e terapie necessarie ad evitare, o rallentare il più possibile, l’aggravarsi della
malattia. Questo sono in sostanza i CReG
(Chronic Related Groups), introdotti dalla
Lombardia nel 2012 e tuttora in fase di sperimentazione in cinque province, per essere poi adottati sull’intero territorio regio-
12
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uando si ha l’auto in panne
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nale l’anno prossimo. I CReG applicano
alla medicina del territorio quanto ormai
consolidato con successo nel meccanismo
di finanziamento degli ospedali, che per
le loro prestazioni ricevono rimborsi calcolati su tariffe predeterminate (Drg, Diagnosis Related Groups) e costanti a prescindere dall’efficienza delle varie strutture nell’erogare tali prestazioni. Con i CReG
ad essere standardizzato è il costo del percorso di cura di un anno: una volta diagnosticata la malattia, infatti, se ne può prevedere il decorso tipico e quindi pianificare le terapie, i controlli, gli esami, nonché
le scadenze alle quali queste prestazioni
devono essere effettuate. Tutto ciò comporta un triplice vantaggio: un percorso chiaro e predefinito per il paziente, la raziona-
luca munari
Munari è managing
partner di Accura,
nata per iniziativa di
persone «che hanno
scelto l’impresa
come strumento
per realizzare
opere in sanità»
«non attendiamo la richiesta del paziente, siamo
noi a contattarlo in base al piano di cura per
prenotare esami o verificare il suo stato di salute»
lizzazione dell’attività delle strutture che
devono prendersi cura di lui e l’efficienza legata alla gestione di un gran numero
di pazienti afflitti dalla medesima patologia e dunque inseriti nel medesimo CReG.
Protagonisti del progetto CReG sono i
medici di medicina generale (Mmg), organizzati in cooperative per sperimentare un modo diverso di prendersi cura dei
loro assistiti: anziché intervenire sui problemi e disturbi di volta in volta dichiarati dal paziente che si presenta in ambulatorio, si definisce con lui in anticipo il
programma delle procedure, esami e terapie per l’anno in corso. Una volta condiviso, questo piano assistenziale deve essere
attuato, e questo richiede risorse professionali, organizzative e tecnologiche che
non sono alla portata del singolo medico di famiglia. Con le cooperative di Mmg
collaborano quindi società di servizi che
accompagnano il paziente nel percorso di
cura, supportando il medico nell’attuare
quanto pianificato e nel verificarne i risultati. Attualmente sono tre le aziende che
forniscono alle dodici cooperative di Mmg
le tecnologie e i servizi necessari ad attuare i piani di cura degli oltre 60 mila assistiti inseriti nel progetto, attuando le direttive regionali per la gestione dei CReG.
Luca Munari è managing partner di
Accura, una di queste tre aziende, per
venzione o educazione sanitaria. Attualmente collaboriamo con tre cooperative di
medici di famiglia tra Milano, Como e Lecco nella gestione dei piani di cura di oltre
21 mila assistiti, con un numero verde che
risponde alle chiamate degli utenti dalle 8
alle 20 per 5 giorni la settimana e il sabato mattina registrando livelli di soddisfazione del 90-95 per cento, come ha recentemente dimostrato un’analisi indipendente condotta dal Cermes dell’Università
Bocconi di Milano. In realtà non attendiamo la richiesta del paziente di prenotare
gli esami prescritti, ma siamo noi a contattarlo in base al piano di cura individuando
insieme, secondo la struttura di sua fiducia, la data e l’ora più comoda cercando
di accorpare in un’unica giornata tutti gli
accertamenti».
l’esattezza una disease management company, nata per iniziativa di persone «che
hanno scelto l’impresa come strumento
per realizzare opere in sanità. Crediamo
infatti che l’impresa sia quel livello della società che trasforma risorse private in
beni e servizi di utilità pubblica. Così si
riduce il tempo dalla percezione del bisogno all’idea e al modello di offerta da proporre agli utenti, che poi con le loro opinioni ci dicono se il servizio è adeguato».
Accura ha come mission la gestione di piani di cura per le malattie croniche e ha realizzato una piattaforma di servizi che sta ai
CReG un po’ come iTunes alla musica sul
web: come il software di Apple consente di
scegliere e scaricare i brani musicali preferiti e comporli in una playlist, così i medici
autorizzati possono accedere a una biblioteca di percorsi terapeutici per le varie
malattie e personalizzare il trattamento di
ogni assistito secondo il suo specifico bisogno. «Una volta definito e condiviso con
il paziente, il piano assistenziale diventa
immediatamente l’agenda su cui un’organizzazione di operatori di call center, infermieri case manager, medici interviene per
effettuare le prenotazioni degli esami prescritti, contattare il malato per ricordargli
la visita, verificare lo stato di salute o se sta
seguendo la terapia, controllare gli stili di
vita, pianificare eventuali interventi di pre-
Un “diario clinico” aggiornato
«I nostri utenti – prosegue Munari – in
gran parte persone anziane, apprezzano
la cortesia e la disponibilità dei nostri operatori e si instaura un rapporto, tanto che
ci richiamano nel caso intendano disdettare o spostare la visita prenotata. Dal punto di vista delle strutture di cura, questo è
un vantaggio sostanziale, in quanto riduce gli appuntamenti a vuoto e consente
di programmare meglio l’attività riducendo le liste di attesa a parità di costi». Alcuni esami di primo livello possono essere
eseguiti presso l’ambulatorio di medicina
generale, o anche a domicilio se necessario, e refertati in telemedicina con consegna direttamente sulla scrivania del Mmg.
Tutti i contatti con gli assistiti vengono
registrati in un vero e proprio “diario clinico territoriale”, aggiornato in teleassistenza dall’infermiere case-manager, che mantiene il medico costantemente informato
dei risultati delle visite, eventi significativi, eventuali ricoveri, condizioni di salute».
«Con la sperimentazione CReG abbiamo realizzato per i Mmg condizioni di
lavoro analoghe a quelle del medico ospedaliero, che nel seguire i propri pazienti
non è solo, ma si avvale di risorse professionali, tecnologiche, organizzative. Il nostro
obiettivo è facilitare il medico di famiglia nel garantire tutte le attività necessarie a mantenere il paziente in condizioni di buona salute il più a lungo possibile,
ovvero il sistema di health maintenance».
Per gestire le malattie croniche, grazie ai
CReG l’ambulatorio del medico di famiglia
si apre ancora di più al territorio e diventa
il centro di una rete organizzata di prossimità che lo aiuta a prendersi cura del cittadino a 360 gradi. Senza farlo muovere da
casa. I risultati, per il momento, sono più
che incoraggianti.
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ALL’OPERA
la forza buona del partenariato
LO SPAZIO
IMMENSO DELLA
SOLIDARIETà
pubblico e privato no profit insieme a monza
per fare del sogno di tante famiglie una solida
realtà. storia del Centro Maria Letizia Verga per
lo studio e la cura della Leucemia del Bambino
U
giovanni verga
Con l’apertura del
nuovo Centro per
lo Studio e la Cura
della leucemia del
bambino «abbiamo
mantenuto la
promessa fatta ai
nostri bambini e alle
loro famiglie», spiega
Giovanni Verga,
presidente del
Comitato Maria
Letizia Verga onlus
e padre di Maria
Letizia, morta di
leucemia a 4 anni.
«Molto resta da fare
e c’è ancora bisogno
dell’aiuto di tutti»
14
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oggi la onlus promotrice della nuova struttura garanServizio sanitario nazionale, gestito però inte- tisce presso il Residence Maria Letizia Verga ricavaramente da privati, secondo lo schema dell’ac- to nel 1999 dai tre piani della Cascina Valera attigua
creditamento del privato presso la rete sanitaria all’ospedale San Gerardo) avvalendosi di personale
regionale che caratterizza la sanità lombarda. Que- abilitato dal ministero della Pubblica istruzione per
sto sarà il nuovo Centro Maria Letizia Verga per lo l’insegnamento nelle scuole elementari e medie (nonStudio e la Cura della leucemia del bambino – gesti- ché formato per alunni di origine straniera).
Costato oltre 11 milioni il nuovo Centro è stato dalla Fondazione Monza e Brianza per il Bambino
e la sua Mamma (MBBM), emanazione del Comitato to voluto dal Comitato Maria Letizia Verga di MonMaria Letizia Verga, presso l’ospedale San Gerardo di za, onlus sorta per iniziativa di medici e famiglie
Monza – in procinto di essere ultimato in questi gior- negli anni Ottanta per contrastare le leucemie infanni da parte della joint venture Coveco Coop S.p.a. di tili e presieduta da Giovanni Verga, il padre di Maria
Marghera - Cellini Gtc (General Technology Contrac- Letizia, morta di leucemia a 4 anni, che alla nuova
tor) Società Cooperativa di Prato, per essere inaugu- struttura ha donato il proprio nome. Il Centro nasce
soprattutto grazie ai contributi volontari – sotto forrato col nuovo anno.
Realizzato a
partire dal 2013
Il Centro nasce grazie ai contributi raccolti
su 7.700 metri quaattraverso
un crowdfunding che ha coinvolto
dri, su un’area conmedici,
genitori,
istituzioni, imprese e associazioni
cessa in diritto di
superficie dalla
Regione, e su quattro piani, il Centro ospiterà un day ma di donazioni private o crediti agevolati – raccolti
hospital, che sarà il cuore della struttura, un cen- attraverso un crowdfunding che, come sottolinea lo
tro per trapianti di midollo osseo (dotato di 25 stan- stesso Verga, ha coinvolto medici e genitori, istituzioze singole), spazi per l’accoglienza dei bambini e del- ni e imprenditori, ricercatori, personale paramedico,
le loro famiglie (con sale giochi, aree relax, un giardi- associazioni in un’immensa iniziativa di solidarietà.
no d’inverno e un terrazzo piantumato) e consentirà Basato all’interno dell’ospedale San Gerardo e foral Centro Ricerche Tettamanti di operare sul doppio te di 250 volontari, il Comitato Maria Letizia Verga
dei 600 metri quadri della sua sede attuale. All’inter- ha seguito dalla sua nascita 1.800 bambini affetti da
no del Centro saranno inoltre fornite regolari lezio- leucemia (ogni anno il Residence Maria Letizia Verga
ni scolastiche per i bambini ricoverati (lezioni che già accoglie oltre 60 famiglie). E, grazie ai suoi 10 mila
n ospedale pubblico, cui si accederà attraverso il
sostenitori, in 30 anni di attività ha raccolto donazioni private per oltre 40 milioni di euro che hanno
consentito investimenti annui mediamente di oltre
700 mila euro nella ricerca e di 1,5 milioni per medici, infermieri e assistenti psicosociali. Prova concreta, nei fatti, della validità dell’operato del Comitato,
l’espansione del raggio di azione avviata con la realizzazione del nuovo Centro ha portato nel 2013 a
nuove donazioni: 4.017 (contro le 3.700 del 2012) con
2.341 nuovi donatori.
Nella gestione del nuovo Centro, peraltro, la
collaborazione tra la onlus e l’azienda ospedaliera
San Gerardo si farà ancora più stretta. La Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma, istituita nel 2005 e alla quale farà capo il Cen-
tro, vede infatti il Comitato Maria Letizia Verga
come uno dei componenti del proprio cda, al fianco
dell’azienda ospedaliera San Gerardo e della Fondazione Tettamanti. Secondo una formula di collaborazione tra pubblico e privato che tutt’oggi non ha
eguali in Italia, già nel 2009 la Fondazione ha preso in carico la gestione delle attività di cura, assistenza, ricerca, servizi della Clinica Pediatrica, della Clinica Ostetrica e dell’Unità di Neonatologia dell’Ospedale San Gerardo e ha gestito 9.300 ricoveri l’anno,
15.500 accessi al pronto soccorso pediatrico e 9.000 a
quello ostetrico. Trecentonovanta i dipendenti e collaboratori, 46 i medici, 13 gli operatori sanitari, 142
gli infermieri e 84 le ostetriche che garantiscono il
funzionamento di questa partnership pubblico-privato. Dall’inizio delle proprie attività la Fondazione ha investito oltre 2,6 milioni di euro in strutture e attrezzature.
La lista nozze di Montolivo
Affidata alla guida del direttore generale dell’azienda ospedaliera San Gerardo Fabio Binelli (il professore Andrea Biondi, già direttore della Clinica Pediatrica dell’Università Milano Bicocca, guida invece la
direzione scientifica), la Fondazione trae dall’apertura del nuovo Centro un ulteriore stimolo a porsi
come collettore della solidarietà. «Abbiamo mantenuto la promessa fatta ai nostri bambini e alle loro
famiglie – afferma Giovanni Verga – ma molto resta
da fare e c’è ancora bisogno dell’aiuto di tutti. Per
questo, a ottobre abbiamo riproposto l’iniziativa
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all’opera la forza buona del partenariato
Dai! Costruiamolo Insieme
La costruzione del nuovo ospedale verrà
finanziata per il 30 per cento con risorse già
reperite dal Comitato Maria Letizia Verga e
dalla Fondazione Tettamanti (per l’area della
ricerca) e per il 70 per cento attraverso la
raccolta fondi “DAI! Costruiamolo insieme”
anni, le partnership con network di prestigio internazionale, i progetti di ricerca ai quali partecipiamo
confermano il valore del nostro team e ci danno grande fiducia. Per questo, il nuovo Centro che ha preso
corpo, giorno dopo giorno, davanti ai nostri occhi,
sarà davvero il coronamento di un sogno e ci consentirà di portare direttamente al letto dei nostri piccoli
pazienti i risultati del lavoro che facciamo ogni giorno. L’integrazione fra i diversi reparti, il confronto
diretto fra competenze diverse e la vicinanza “fisica”
fra le strutture di ricerca e i reparti di degenza è infatti uno dei punti di forza del nuovo ospedale dove tutti sanno che, se curata bene e per tempo, la leucemia
infantile si può guarire».
Il Centro Maria Letizia Verga si avvarrà dell’expertise dei 50 ricercatori e tecnici e delle
cinque unità di ricerca del Centro di Ricer«Ogni anno in Italia 500 bambini si ammalano di
ca Tettamanti per le Leucemie infantili.
leucemia, un centinaio solo in Lombardia. circa
Avviato nel 1995 come istituzione scienl’80 per cento guarisce, ma dobbiamo fare di più»
tifica non profit nell’ambito della Clinica
Pediatrica dell’Università Milano-Bicocca –
volta), Ubi Comunità di Banca Popolare di Bergamo prima struttura in Italia di ricerca attiva nel campo
(che nel giro di 2 settimane ha visto andare a ruba i delle leucemie, ematopatie infantili e malattie genesocial bond emessi per un totale di 5 milioni di euro tiche rare –, sotto la guida di Luigi Roth questo cena sostegno dell’iniziativa e ha provveduto ad emetter- tro produce annualmente 400 diagnosi e monitoraggi, un milione di investimenti e oltre 50 protocolne per altri 2 milioni).
li; opera in collegamento con prestigiosi network di
L’importanza di integrare i reparti
ricerca internazionali e partecipa a progetti scientifiAlta la fiducia nella solidarietà, ambiziosi i proposi- ci in collaborazione con Airc, ChildHope e Telethon.
ti, Biondi inquadra così la sfida che attende il Centro, Attraverso il Centro di Ricerca Tettamanti la nuola Fondazione e tutti coloro che vorranno sostenere va struttura monzese per le leucemie infantili potrà
l’uno e l’altra: «Ogni anno, in Italia 500 bambini fra 0 avvalersi anche della facoltà di Medicina dell’Univere 15 anni si ammalano di leucemia, un centinaio solo sità Bicocca di Milano, che del Centro Tettamanti è
in Lombardia. Grazie alle terapie attuali circa l’80 per partner, e realizzare così programmi di formazione
cento guarisce, ma la sfida che dobbiamo vincere è e ricerca avanzata (all’Università di Milano Bicocca fa
per quel 20 per cento che tuttora non risponde alle attualmente capo anche la Clinica Pediatrica diretta
cure. Le competenze che abbiamo maturato in questi dal professor Biondi). n
dell’sms solidale per consentire a tanti di aiutarci con poco: 2 euro da cellulare, 5 da telefono fisso».
“Dai! Costruiamolo insieme” è lo slogan scelto
per promuovere la raccolta fondi attraverso un messaggio telefonico al numero 45595; al crowdfunding
hanno aderito, tra gli altri, il calciatore Riccardo
Montolivo (che in occasione del suo matrimonio con
Cristina Da Pin a luglio ha inserito la realizzazione
di una camera di degenza nella propria lista nozze),
la ex sciatrice Deborah Compagnoni, il deejay Linus
ed i conduttori radiofonici Grant Benson e Luca
Viscardi, la Nazionale Piloti (che allo stadio Brianteo
di Monza ha sfidato il Team Sky in una partita calcistica significativamente denominata “Playing for
Children”), Msc Crociere (che ha raccolto fondi a sua
16
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IL GRANDE
SLANCIO
l’ENErgia del territorio monzese all’opera
la sfida di accogliere malati di sla, persone
in stato vegetativo o inguaribili. e rivoluzionare
il modello di assistenza con avanzate Soluzioni
architettoniche, tecnologiche e organizzative
P
azienti neurologici gravi, persone
afflitte da Sla o in stato vegetativo,
pazienti terminali. L’individuazione del target di utenza cui si rivolge il progetto SLAncio, attesta nei fatti quanto la
sanità lombarda sia improntata ad occuparsi di chi soffre non solo nel momento
di più evidente bisogno (la fase acuta delle
malattie), ma presti attenzione all’intero
“arco di vita”, per così dire, delle patologie
che affliggono le persone. Progetto SLAncio è un progetto realizzato a Monza dalla Cooperativa Sociale La Meridiana Due –
che insieme alla gemella La Meridiana fa
parte di un gruppo (con 95 soci, 100 volontari, oltre 300 dipendenti, professionisti e
consulenti) attivo dal 1976 nella gestione
di Rsa (Residenze Sanitarie Assistenziali),
centri diurni, comunità alloggio, appartamenti protetti, centri di aggregazione,
centri poli-specialistici e riabilitativi, servizi di consulenza, assistenza domiciliare
e teleassistenza.
«La struttura inaugurata dallo scorso gennaio e operativa da marzo – spiega il direttore della cooperativa Roberto
Mauri – si differenzia dal modello classico di assistenza all’anziano. È stata realizzata per persone ricoverate in lunga
degenza, perché non sono in grado di tornare a casa dopo essere state in ospedale,
e per offrire assistenza alle loro famiglie.
Per gli stati vegetativi e la Sla la Regione Lombardia, che copre interamente le
rette dell’assistenza, ha da anni definito
standard precisi. Sia le Rsa (per anziani)
che le Rsd (per disabili) devono avere spazi abitativi specifici e camere con 2-3 letti. Ebbene, noi siamo molto sopra quegli
standard minimi. Nella nostra Rsa ospitiamo 140 persone su 6.500 metri quadri, in questa nuova struttura di SLAncio,
abbiamo 71 ospiti su 6.300 metri quadri
e offriamo camere da 2 letti, tutte munite
di bagno (tranne che nella sezione hospice camere singole) e spazi comunitari
che garantiscono almeno tre metri qua-
roberto mauri
«La struttura
operativa da marzo
– spiega il direttore
della cooperativa La
Meridiana Roberto
Mauri – si differenzia
dal modello classico
di assistenza
all’anziano»
«Abbiamo 71 ospiti su 6.300 metri
quadrati. camere da 2 letti (singole
nell’hospice) dotate di bagno, ampi
spazi comunitari da vivere insieme
ai familiari per l’intera giornata»
dri a disposizione per persona. Del resto,
per questo tipo di malati l’assistenza dei
familiari si concretizza in una permanenza nella struttura che dura per l’intera giornata».
Il centro più grande in Italia
Sono circa 500 le persone in stato vegetativo in cura presso le strutture lombarde
(la Lombardia ne consente la cura presso
Rsa e Rsd che siano dotate di nuclei appositi). Il nuovo Centro, realizzato accanto
alla Residenza San Pietro, lungo il viale
che porta alla Villa Reale di Monza, è oggi
la struttura più grande di tutta Italia per
chi soffra di patologie neuromuscolari. Ed
è dotata di tecnologie all’altezza di questo primato: il direttore dell’Asl di Monza e Brianza, Matteo Stocco, ha certificato che gli standard sono superiori rispetto alla richiesta della Regione. «Chi soffre
di Sclerosi Laterale Amiotrofica ha problemi a comunicare e anche questo semplice
esempio – afferma Mauri – spiega la dotazione tecnologica della struttura, che spazia da meccanismi di monitoraggio automatici dello stato dei pazienti collegati
con le unità di controllo ai vari piani fino
ad alert sugli smartphone dei medici».
Aperta 24 ore su 24, 7 giorni su 7,
realizzata con un investimento di oltre
11 milioni di euro, in parte coperto dalla raccolta fondi (Fondazione Cariplo ha
contributo per mezzo milione di euro,
l’Iban intestato a La Meridiana Due scs
è sempre disponibile per donazioni:
IT87N0521601630000000003717) e con la
collaborazione di Asl Monza e Brianza e
Regione Lombardia, la struttura ha anche
consentito nei mesi scorsi di liberare una
sessantina di posti per anziani che erano
rimasti in lista di attesa per un ricovero
presso la Rsa.
|
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17
ALL’OPERA UNA STORIA SECOLARE
UNA Cà GRANDA
PER TUTTI DA
OLTRE 500 ANNI
40.0
35.0
30.0
25.0
20.0
FONDATO NEL 1456, IL POLICLINICO è SEMPRE STATO UN LUOGO DI
CURA DEI MALATI DI OGNI CLASSE SOCIALE, che È DIVENTATO LA PUNTA
DI DIAMANTE DELLA SANITà ITALIANA. E OGGI CONTINUA A CRESCERE
GRAZIE ALLA MESSA A FRUTTO DEL PROPRIO PATRIMONIO IMMOBILIARE
I
a cuore fermo (operazione talmente delicata da
aver meritato il plauso del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin), un intervento
sui polmoni di una bimba di 8 mesi. Bastano questi due esempi, recenti, ad attestare
quella vocazione a essere punta di diamante della sanità che il Policlinico di Milano, meglio noto come Ospedale Maggiore
Cà Granda, reca in sé fin dalla nascita, nel
1456. Voluto dal duca Francesco Sforza, fu
infatti pensato fin dalle origini come punto di raccolta e di cura dei malati che in
precedenza erano smistati, quasi dispersi,
in numerose piccole strutture.
L’Ospedale Maggiore nasce insomma
per rispondere a quella “massa critica”
di utenza – curata già all’epoca gratuitamente – che rappresenta in ogni ambito lo stimolo indispensabile per investire in ricerca e sviluppo, tanto in termini di progetti e terapie quanto in termini di strutture dove realizzare quei progetti terapeutici. La fusione avvenuta nel
2005 con gli Istituti clinici di perfezionamento (comprensivi delle cliniche Mangiagalli, De Marchi) e l’istituto Regina Elena per dar vita all’assetto organizzativo
attuale, sotto la denominazione (introdotta nel 2010) di Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico non
ha fatto altro, in fondo, che sancire ulteriormente questa centralità storica della
struttura in termini di utenza e di conseguente impegno a soddisfare esigenze
inevitabilmente mutevoli nel tempo. La
fusione dei tre istituti, del resto, appariva
come scritta nel codice genetico dell’ospedale: la struttura era stata la prima sede
della facoltà di medicina dell’universi-
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Il PROGETTO DEL
NUOVO POLICLINICO
A cura di Techint Spa
(Milano) – capogruppo;
Boeri Studio (Milano); C+ S
Associati (Treviso); ABDA
Architetti (Brescia); Labics
(Roma); TRT Trasporti e
Territorio srl (Milano); B.T.C.
l primo trapianto di polmone
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tà di Milano fondata nel 1924 dal ginecologo Luigi Mangiagalli, che in parallelo,
sempre all’interno degli spazi dell’ospedale, aveva dato vita anche a tre istituti per assistere le donne in gravidanza, i
lavoratori afflitti da malattie professionali e i bambini (si trattava, per l’appunto, degli Istituti clinici di perfezionamento), a margine dei quali (nel 1909) aveva
preso corpo anche il rifugio Regina Elena
per fornire assistenza sanitaria alle donne
poco abbienti in gravidanza.
Oggi come alle sue origini, la vocazione del Policlinico appare quella della
terapia delle malattie acute, quelle cioè
che nel loro sviluppo hanno raggiunto
l’apice della loro nocività per la salute e
che pertanto non possono essere gestite
se non tramite ricovero ospedaliero. Assecondando anche in questo caso la propria “tradizione” – una riforma sanitaria introdotta nel Rinascimento assegnò
come mission di questo impianto la cura
delle malattie acute, lasciando quella delle patologie croniche (un tempo spesso
incurabili e letali) ad altre strutture (di
norma extra-moenia, dove moenia erano i confini della città di Milano) – non
meno che assecondando una centralità
che nel tempo si è fatta sempre più anche
15.0
10.0
5.0
PRINCIPALI ATTIVITà FONDAZIONE 2012 e 2013
40.000
20.000
27.387
24.643
30.410
28.788
25.000
35.670
30.000
35.774
35.000
15.000
DENTRO I NUMERI
Il ricovero costituisce un rilevante
impegno. In ambito internistico
è caratterizzato dalla prevalenza
di soggetti anziani e con profili di
multimorbosità, in quelli chirurgici
da alte specializzazioni. Il pronto
soccorso è collocato in tre postazioni: quello generale, con circa 50
mila accessi annui, quello pediatrico
e quello ostetrico-ginecologico,
entrambi con circa 25 mila accessi.
A prevalere sono i cosiddetti codici
minori (bianchi e verdi), caratterizzati in prevalenza da anziani.
5.000
2.428
2.475
10.000
0
3
ri
ri
3
2
2
12
13
ve
ve
01
01
01
01
20
20
.2
.2
ico
ico
li 2
li 2
C
C
b
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A
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13
12
am
M
am
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20
20
st.
le
st.
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pre
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p
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o
u
ite
ite
ys
yh
ys
yh
vis
vis
da
da
da
da
geografica e urbanistica (rispetto alla città di Milano), il Policlinico ha sviluppato,
oltre alle alte specialità, una vocazione per
la diagnosi e la cura del paziente anziano e con patologia cronica. Considerati i
pazienti dei tre pronto soccorso dell’ospedale (quello generale, con circa 50 mila
accessi annui, quello pediatrico e quello
ostetrico-ginecologico, entrambi con circa 25 mila accessi annui) la maggior parte
degli utenti risulta appartenere alla fascia
anziana della popolazione, così come in
prevalenza anziane sono le persone che
l’ospedale cura attraverso il ricovero.
Una struttura antesignana
Da sempre, del resto, l’Ospedale Maggiore è stato l’ospedale di tutti, qualunque
fosse la malattia per la quale si chiedesse sollievo. Le innumerevoli offerte – 102
donazioni per quasi 2 milioni di euro nel
2012 e oltre 4.460 lasciti testamentari
dalla fondazione ai tempi nostri, quando
è ormai da tempo venuta meno l’indulgenza promessa da Pio II nel “battezzare” l’impianto come Ospedale Maggiore –
sono una sorta di prova del nove di questa vocazione verso le patologie di maggior impatto e diffusione. Riconosciuto
come Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), come ebbe a ricordare Giancarlo Cesana da presidente della Fondazione, ben prima di allora, dalla sua nascita, l’Ospedale Maggiore è sta-
to un antesignano di quella medicina per
tutti (e per tutte le patologie) che solo nel
1978 ha preso forma istituzionale in Italia attraverso il varo del Sistema sanitario nazionale (Ssn). «La Fondazione Ca’
Granda Ospedale Maggiore Policlinico di
Milano si trova oggi, al pari di altri grandi ospedali con una lunga tradizione assistenziale, ad affrontare le difficoltà economiche e sociali che attraversa il nostro
paese – osserva il direttore generale Luigi Macchi –. La risposta non può che essere il riconoscimento della propria autentica vocazione all’assistenza dei più fragili (che oggi sono gli anziani e i malati cronici), coniugandola con la ricerca e la formazione dei giovani medici. La necessità di una ancora maggiore responsabilità
da parte di ciascuna persona soprattutto
se chiamata a svolgere compiti dirigenziali, nella gestione delle risorse, strumentazioni e spazi è impellente e solo trovando
risposte convinte e consapevoli la tradizione della Ca’ Granda potrà proseguire».
Proprio per rispondere alle esigenze
illustrate da Macchi, in estate la Fondazione ha dato vita – previo placet della giunta
regionale – alla Fondazione Sviluppo Ca’
Granda, ente senza fini di lucro finalizzato a promuovere il progresso della ricerca
scientifica del Policlinico; e a novembre il
patrimonio immobiliare dello stesso Policlinico è stato conferito al Fondo Immobiliare Ca’ Granda, di nuova costituzione.
luigi macchI
«Solo trovando
risposte convinte
e consapevoli
la tradizione della
Ca’ Granda potrà
proseguire», spiega
Luigi Macchi,
direttore generale
del Policlinico
Milletrecentonovanta le unità immobiliari in 65 stabili, di cui 44 di intera proprietà (in totale si tratta di oltre 110 mila metri
quadrati, di cui il 53 per cento costruiti tra
il 1870 e il 1900; il 29 per cento tra il 1901
e il 1940, il 18 per cento dopo il 1940) conferite al Fondo (gestito da Polaris Real Estate Sgr), l’operazione consente all’ospedale (che detiene il 61 per cento dello stesso Fondo, mentre Fondo Investimenti per
l’Abitare – Fia, gestito da Cassa Depositi
e Prestiti Investimenti Sgr ha acquisito il
33 per cento per 110 milioni e Fondazione Cariplo il 5 per cento per 17,5 milioni) consente di investire circa 350 milioni tra costruzione del nuovo Policlinico –
che vede coinvolti Techint S.p.A. di Milano, Studio Boeri e TRT Trasporti e Territorio S. r. l. (Milano), C+ S Associati di Treviso, ABDA Architetti di Brescia e Labics di
Roma – e ristrutturazione degli immobili
per fini sociali (come il social housing, che
mette a disposizione appartamenti a canoni calmierati).
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19
ALL’OPERA il centro di riferimento per le epidemie
COSA ABBIAMO
RISCOPERTO
GRAZIE A EBOLA
più attenzione al paziente, riqualificazione
delle strutture, dotazioni di qualità. l’emergenza
virus porta il sacco a riaffermare il valore
della sua lunga storia e missione per il paese
«E
bola ci ha costretto a ricordarci
come operatori sanitari che
esiste un mondo variegato
intorno a noi e al di là della nostra specializzazione, a non essere autoreferenziali». Apparentemente paradossale, questo approccio al tanto temuto virus ne fa
– nelle parole del dottor Ezio Goggi e nella prassi dell’Ospedale Sacco di Milano
(di cui Goggi è direttore sanitario aziendale) – un’opportunità prima ancora che
un problema pratico. L’opportunità per
malati di ogni tipo di godere di un’assistenza più attenta, quale che sia il male
da curare.
Lo stesso Goggi tiene anzitutto a fornire una “iniezione” di calma per sedare
un allarmismo che si è propagato ben più
e più velocemente del virus stesso: «Ad
oggi l’arrivo di Ebola in Italia è un’eventualità assai limitata, circoscritta al rientro di cooperanti dall’area africana effettivamente flagellata da Ebola, ma chi tra
cooperanti in quell’area è davvero rientrato in Italia non ha dato segni degni di
nota e resta sotto quotidiano monitoraggio delle Asl di competenza. Parlando di
infezioni, Ebola rimane una malattia ben
più rara da contrarre di malattie come la
tubercolosi aperta».
Nel frattempo, appunto, Ebola ha
indotto tutti quanti all’ospedale Sacco
possano essere mobilitati per contrastare infezioni – anche ginecologi e pediatri,
ché l’infezione può colpire pure madri in
dolce attesa – a sedersi intorno a un tavolo e a riscoprire, di fronte alla novità rappresentata dal virus, la vastità dell’impegno che la professione sanitaria richiede.
Stimolo a un’assistenza più professio-
20
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nale, umana anche, in una sorta di provEZIO GOGGI
videnziale eterogenesi dei fini Ebola ha
«Ad oggi l’arrivo
dato modo all’ospedale Sacco di ripensadi Ebola in Italia è
re a una delle sue principali ragion d’esseun’eventualità assai
limitata – assicura il
re. Voluto negli anni Venti, come Sanatodirettore sanitario
rio per la cura della tubercolosi, divenuto
dell’Ospedale Luigi
centro per malattie infettive (e sede uniSacco Ezio Goggi –.
versitaria) – anche per la chiusura della
Chi è rientrato dalle
aree flagellate dal
struttura ospedaliera di Dergano – il Sacvirus non ha dato
co è stato uno dei principali centri eurosegni degni di nota
pei di cura dell’Aids; i costi di manutene resta sotto il
zione delle strutture di massimo isolamonitoraggio delle
Asl di competenza»
mento per i ricoveri di malati di immunodeficienza si sono però fatti più pesanti a mano a mano che quelle stesse strutture, realizzaVoluto come Sanatorio per la
te secondo parametri internazionali volti a impedire
cura della tubercolosi, divenuto
il propagarsi delle malattie
centro per malattie infettive
infettive, andavano perdensede universitaria, il Sacco
e
do di centralità in seguito
è stato uno dei principali
alla gestione ambulatoriale,
centri europei di cura dell’Aids
grazie alle cure retrovirali,
dello stesso Aids.
gnato come idonea a gestire Ebola ove queUna Fort Knox della salute
sto non si manifestasse più solo nelle vesti
La riscoperta dell’attenzione che qualsia- eteree di fantasma e spauracchio.
Sono sedici i posti letto disponibili in
si paziente merita indotta da Ebola ha
ora portato – in parallelo con la riflessio- totale isolamento, anche se un principio
ne sulla professionalità che gli operatori di precauzione potrebbe indurre a non
sanitari devono dispiegare – a una riquali- usarli tutti in simultanea e all’occorrenficazione di quelle strutture, quasi desue- za disporre una sorta di “cintura di sicute, avviata spontaneamente e poi avallata rezza” (spazi vuoti) tutto intorno. Le aree
dalla direzione generale della Sanità del- di degenza sono dotate di filtri per assila Regione Lombardia (che si è fatta con- curare il ricambio d’aria senza bisogno
segnare l’elenco delle spese sostenute). di aprire porte o finestre (potenziali autoGrazie a questo impegno, il Sacco è oggi strade per i virus), dotate di porte ad aperuna delle due strutture sanitarie – l’altra tura automatica, sistemi di eliminazione
è l’ospedale Spallanzani di Roma – che il degli scarti (per esempio avanzi dei pasti
ministero della Salute ha valutato e desi- dei degenti) al loro stesso interno, per-
corsi di accesso e deflusso predeterminati. Insomma un Fort Knox della salute, con apposito laboratorio di microbiologia dove esaminare campioni di sangue
dei degenti (così da bypassare il laboratorio generale ed eliminare un altro potenziale canale di contaminazione).
Barelle con oblò, ambulanze isolate,
guanti e scafandri per evitare il contatto col paziente e la possibile infezione,
ampio impiego di personale (per assicurare un turnover tanto più opportuno
quanto più faticoso diventa ogni singolo gesto per chi lo deve compiere indossando uno scafandro), la dotazione di cui
dispone il Sacco – in ottemperanza agli
standard operativi definiti dall’Organizzazione mondiale della Sanità e dal Cdc di
Atlanta (il centro d’avanguardia nell’ambito delle infezioni) – il Sacco ha anche
girato un video educational, distribuito
dalla Regione a tutta la rete sanitaria, per
insegnare cosa utilizzare di fronte al virus
e come utilizzarlo correttamente. Gli unici due casi di infezioni avvenuti in Europa,
ricorda Goggi, sono stati dovuti a errori in
fase di impiego delle tutele necessarie da
parte del personale sanitario; per questo
al Sacco per ogni operatore che indossa
o dismette l’equipaggiamento ce ne è un
altro che verifica che ogni singolo passaggio sia compiuto correttamente.
Sempre nell’ottica di un’adeguata
operazione, d’intesa con l’Aeronautica
militare il Sacco ha già anche simulato
l’arrivo a Malpensa di un malato di Ebola (all’Aeronautica militare il compito del
trasporto di simili malati, Roma e lo Spallanzani si appoggiano all’aeroporto militare di Pratica di Mare, mentre la maggior prossimità di una struttura analoga
a Brescia piuttosto che a Milano ha portato a individuare in Malpensa, aeroporto
civile ma dotato di grandi spazi e misure
di sicurezza, la base di appoggio per Milano e il Nord Italia).
In vista di Expo, peraltro, Goggi tiene a ribadire che non vi è alcuna ragione
particolare di timore. Per la sua prossimità al luogo dell’evento il Sacco si attende
una maggior mole di lavoro, ma nell’ambito dell’ordinaria amministrazione (quale questa può essere durante quell’evento). Tre i presidi medici che la Regione ha
deciso di allestire all’interno della maxifiera affidandoli ad Areu; a intervenire nel
caso servano cure più puntuali sarà l’intera rete ospedaliera milanese (cioè, di volta in volta, quella che può più tempestivamente garantire l’intervento richiesto),
proprio perché Ebola non è atteso arrivare
coi visitatori della maxi-kermesse in programma da maggio a ottobre prossimo.
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21
all’opera la cattiva salute mentale
L’AVANZARE
DEL MALE
SILENZIOSO
La Asl 1 di Milano realizza la prima Banca
dati del disagio psichico, un ingombrante
fattore di rischio per la fragilità sociale
da affrontare con cura e prevenzione
O
perativa su 73 città dell’hinterland milanese – con una popolazione per Comune assai eterogenea, che numericamente varia da 1.000
a oltre 50 mila abitanti ciascuno – la Asl
Milano 1, diretta da Giorgio Scivoletto,
ha anticipato già negli anni scorsi la filosofia che ispira il Libro Bianco per tenere
la sanità lombarda al passo coi bisogni di
una popolazione progressivamente più
anziana ed esposta a patologie non occasionali – quelle di cui soffrono quanti in
gergo medico vengono definiti pazienti
acuti – ma che accompagnano le persone
nella loro vita. Passare dal “to cure” (prendersi cura della fase più evidente e virulenta di una patologia) al “to care” (prendersi cura di chi è esposto a malattie dalla fase in cui ancora la patologia è solo
potenziale a quella successiva all’eventuale manifestazione acuta del malessere) è la filosofia cui è improntata la sanità
lombarda nelle intenzioni della Regione.
Attraverso l’Osservatorio Epidemiologico
la Asl Milano 1 già da tempo tiene monitorato chi è esposto a patologie di carattere psichico, quasi per definizione malattie di lunga durata nel tempo.
Come evidenzia Laura Andreoni,
dell’Osservatorio Epidemiologico, il nesso tra salute psichica e salute fisica è uno
snodo essenziale su cui operare sia in termini di prevenzione che di decorso in
caso di insorgenza di malattie: «Le malattie psichiche favoriscono l’insorgenza di
altre patologie e di eventi traumatici; viceversa, la maggior parte dei disturbi orga-
22
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nici determina una sofferenza psichica».
Da qui l’idea, realizzata nel 2012, di una
banca dati sul disagio psichico (sono state registrate 85.274 persone, 30.834 delle
quali, cioè il 36,2 per cento, con almeno
una diagnosi di disturbo mentale su un
bacino complessivo di circa 950 mila abitanti) che consenta di valutare le dimensioni di un fenomeno ampiamente «sottovalutato» a detta della stessa Andreoni.
«La salute mentale – spiega Scivoletto –
rappresenta una condizione di benessere
in cui l’individuo è in grado di ottimizzare le proprie capacità facendo fronte alle
normali difficoltà della vita, può lavorare
in modo produttivo ed è in grado di dare
un contributo alla sua comunità. La salu-
giorgio
scivoletto
«La banca dati supera
i confini della rete dei
servizi psichiatrici»
spiega il direttore
della Asl Milano 1
Giorgio Scivoletto
«La salute mentale è una condizione di benessere in
cui l’individuo è in grado di ottimizzare le proprie
capacità e può dare un contributo alla comunità»
te mentale dipende da una molteplicità di
fattori che vanno da caratteristiche individuali, quali la capacità di gestire i propri
pensieri, emozioni, comportamenti e interazioni con gli altri, a fattori sociali, culturali, economici, politici e ambientali (politiche nazionali, sociali e di tutela), e comprendono il tenore di vita, le condizioni
di lavoro, nonché le risorse presenti nella
comunità in termini di supporto sociale».
La prevenzione è, notoriamente, la
miglior medicina e il primo medico di
ciascuno è anzitutto il singolo individuo.
Ma una collettività organizzata, attraver-
so la pubblica amministrazione e i suoi
dipartimenti (come la rete sanitaria), non
può prescindere da una valutazione di
insieme, che da un lato accompagni il singolo – sia prima che dopo l’insorgere di
disturbi – e dall’altro quantifichi il fabbisogno legato alle patologie psichiche così
da consentire alla stessa rete sanitaria di
essere pronta rispetto alle dimensioni e
alle caratteristiche di quel fabbisogno. «È
indispensabile potenziare i sistemi di sorveglianza e di monitoraggio della diffusione del fenomeno e promuovere la disseminazione di buone pratiche terapeuti-
«Le malattie psichiche favoriscono l’insorgenza di altre
patologie e di eventi traumatici; viceversa, la maggior parte
dei disturbi organici determina una sofferenza psichica»
che e preventive» osserva Scivoletto, dando conto del senso della banca dati realizzata dalla Asl che dirige.
La presenza di più disturbi
La banca dati della salute mentale consente di classificare i pazienti secondo una
diagnosi di tipo psichiatrico e permette,
inoltre, di monitorarne i costi complessivi di cura e attraverso la Banca dati degli
assistiti (strumento già in uso presso le Asl
lombarde) le patologie croniche coesistenti. Il 46 per cento degli uomini contro il
55 per cento delle donne con disturbo psichiatrico presenta almeno una comorbidità, cioè la presenza simultanea di almeno
un secondo disturbo, e le donne presentano una proporzione maggiore di patologia associata rispetto agli uomini in tut-
te le classi di comorbidità (il 28 per cento
contro il 24 ha una comorbidità, il 16 per
cento contro il 12 ha due comorbidità, l’11
per cento contro il 10 ha tre o più comorbidità). La spesa media sanitaria e sociosanitaria complessiva tra gli uomini affetti da almeno un disturbo psichiatrico risulta cinque volte maggiore della spesa media
complessiva registrata tra coloro per i quali non è stata formulata alcuna diagnosi di
tipo psichiatrico, mentre per le donne tale
rapporto è di quattro volte maggiore.
«La banca dati del disagio psichico,
basata sull’utilizzo integrato dei dati di
flusso e ad oggi disponibile solo in forma
prototipale, utilizza al meglio l’informazione esistente permettendo di fotografare in maniera più completa il fenomeno
del disagio psichico, travalicando i confi-
ni già noti legati alla rete dei servizi psichiatrici; al contempo restituisce informazioni di maggior dettaglio per la programmazione futura – precisa Scivoletto –. Proiettata su scala regionale consente di stimare incidenza e prevalenza della patologia psichiatrica nonché sviluppare modello relativi al costo della patologia. Per questo motivo, la considero uno
strumento prezioso, soprattutto in considerazione del fatto che l’Asl Milano 1, con
i suoi 950 mila abitanti, riesce ad essere
effettivamente bacino rappresentativo della dimensione reale del fenomeno». I dati
raccolti e le analisi compiute attraverso
la banca dati possono essere approfonditamente consultati sul portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica (www.epicentro.iss.it) alla sezione “salute mentale”.
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all’opera CONDIVIDERE L’ESPERIENZA
RACCONTARSI
PER GUARIRE
MEGLIO
METTE A FUOCO I BISOGNI, INDIVIDUA TERAPIE
MIRATE, SALVA DALLA DERIVA BUROCRATICA
IL RAPPORTO TRA CHI PRESTA E CHI RICEVE CURE.
LA NUOVA FRONTIERA DELLA MEDICINA NARRATIVA
R
idare un’anima alla professione
medica, rivitalizzare il rapporto
tra chi presta e chi riceve cure,
evitando di ridurre l’una e l’altro ad un
mero automatismo burocratico che consista nella compilazione di una ricetta
per prescrivere visite. Questa, come rileva
Maria Giulia Marini (direttrice dell’area
sanità del centro studi Fondazione Istud),
è la medicina narrativa, codificata da
alcune linee guida attraverso cui l’Istituto Superiore di Sanità (e anche l’Agenas)
ne consiglia l’adozione da parte di tutta
la rete sanitaria nazionale.
«La medicina narrativa non è un’assistenza terapeutica di carattere psicologico in senso stretto, ma serve a migliorare la relazione tra chi è in cura e chi
presta le cure – spiega Marini –. Ad un
primo livello attraverso il racconto di sé
il paziente fornisce elementi per essere
curato meglio e così facendo da un lato
evita che l’assistenza sanitaria si burocratizzi in una mera prescrizione di medicinali, riduce quindi il fenomeno della cosiddetta medicina difensiva (quella che vede gli operatori sanitari prescrivere più visite del necessario, nel timore
di essere chiamati altrimenti a rispondere in sede giudiziaria di scarsa attenzione verso il malato, ndr), dall’altro restituisce al medico la capacità di occuparsi del paziente in toto, di ampliare il proprio raggio d’azione fino a instaurare una
relazione profonda, e non semplicemente
tecnica, con le persone assistite».
Sono dodici le strutture lombarde
nelle quali la medicina narrativa ha già
24
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trovato spazio, in alcuni casi anche con
l’istituzione di appositi reparti voluta
dalla direzione sanitaria delle strutture che praticano questa modalità terapeutica. Marini non nasconde che la sua
diffusione deve fare ancora i conti con
una certa ritrosia di medici e infermieri, dovuta anche al fatto che, «tranne che
in pochi casi», la formazione universitaria in ambito sanitario non contempla
corsi focalizzati sul rapporto tra operatore sanitario e persona bisognosa di cura.
Diciotto secondi: è il tempo medio,
secondo studi specifici, che il personale curante dedica senza interrompere
all’ascolto di ogni persona curata per
individuare ciò di cui ha bisogno e prescrivere la relativa ricetta. Ma sono gli
stessi malati – come Marini ha riscontrato nel caso recente di 154 persone afflitte da orticaria cronica che hanno intrapreso il percorso della medicina narrativa – a richiedere di essere maggiormente ascoltati, di vedere riconosciuta la gravità della loro malattia rispetto alla loro
vita ordinaria e di non venire “liquidati” attraverso la prescrizione di farmaci o visite.
Un ruolo da reinterpretare
Subordinata ad un consenso informato
(perlopiù scritto, talora orale) anche per
ragioni di tutela della privacy di chi vi
aderisce, e apprezzata soprattutto dagli
operatori sanitari di lunga esperienza
(che proprio per quella lunga esperienza
sono meno timorosi di aprirsi coi pazienti e in cerca di modalità innovative per
svolgere la propria professione) la medicina narrativa, sottolinea con forza Marini,
non rappresenta una prestazione aggiuntiva da parte di medici e infermieri quanto una modalità diversa di interpretare il proprio ruolo. Senza dunque alcun
costo aggiuntivo per il servizio sanitario,
essa consente di migliorare la diagnosi – accanto alla cartella clinica classica,
per le persone cui si applica la medicina
Maria Giulia
Marini
Ad oggi la medicina
narrativa ha trovato
spazio in dodici
strutture lombarde,
spiega Maria Giulia
Marini, direttore
dell’area Sanità della
Fondazione Istud.
L’elenco dei centri è
disponibile su www.
medicinanarrativa.eu
IN MEDIA IL CURANTE
DEDICA DICIOTTO SECONDI
all’ascolto dei pazienti
Senza interrompere. Ma il
racconto DI Sé MIGLIORA
LE DIAGNOSI E IL MALATO
NON VIENE “LIQUIDATO”
CON UNA RICETTA
narrativa viene spesso compilata anche
una “cartella parallela” (secondo la prassi messa a punto dall’americana Rita
Charon) che integra le informazioni della cartella clinica «aumentando lo spirito
di squadra di quanti seguono la singola
persona» – e consente anche di raccogliere una serie di dati utili per lo sviluppo
della prevenzione sanitaria. Attraverso i
racconti raccolti da chi pratica la medici-
na narrativa si possono infatti individuare se e quali costanti vi siano tra persone
che soffrono della stessa malattia e dunque individuare potenziali cause e fattori scatenanti su cui agire prima che la
patologia prenda corpo. Nel caso di Fondazione Istud, i dati raccolti e analizzati
attraverso appositi software vengono poi
messi a disposizione dell’intera comunità scientifica, senza alcun costo se non
quello strettamente necessario a garantire al centro studi la possibilità di funzionare come open source cui possa rivolgersi chiunque abbia interesse.
Utile, secondo Marini, per qualsiasi patologia – e segnatamente per quelle croniche e quelle degenerativo-invalidanti – il miglior rapporto che la medicina narrativa realizza tra curante e curato (secondo l’intuizione dei due esperti che con una loro pubblicazione a Londra nel 1999 diedero forma teoricamente
compiuta a una prassi informalmente in
uso dagli albori stessi di quella “arte lunga” in cui secondo il medico filosofo Giorgio Comacini consiste la medicina) ha un
riscontro positivo, in termini di soddisfazione del paziente, nell’85 per cento dei
casi seguiti dall’Istud. «Attraverso la medicina narrativa ed il racconto di sé – conclude Marini – la persona in cura si sente
al centro dell’attenzione, acquisisce una
maggior consapevolezza di sé, delle proprie forze e fragilità, e si sente utile anche
per altri che possano venirsi a trovare in
situazioni analoghe alla sua».
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all’opera il sistema più attrattivo d’italia
LA META SANITARIA
PREDILETTA
DAI “FORESTIERI”
NONOSTANTE LA CRISI ABBIA RIDOTTO LA MOBILITà di chi È
in cerca di cure, La Lombardia RESTA LA DESTINAZIONE
PIù AMATA DAI PAZIENTI PROVENIENTI DALLE ALTRE REGIONI.
merito anche di un’offerta privata flessibile ed efficiente
I
l sistema sanitario italiano è il terzo più
efficiente al mondo, dopo quelli di Singapore e Hong Kong, secondo la diagnosi stilata dalla rivista Bloomberg, nel
rapporto annuale Most Efficient Health
Care, ma al suo interno esistono significative differenze da regione a regione,
come risulta da un sondaggio della Swg,
secondo il quale il 55 per cento degli italiani preferirebbe che la rete sanitaria fosse centralizzata e gestita a livello nazionale anziché articolata su base regionale
(c’è poi un 28 per cento di dubbiosi e un
17 per cento di italiani soddisfatti dell’attuale articolazione).
Le regioni «vengono talvolta associate allo spreco e all’inefficienza», ha detto il presidente di Swg Maurizio Pessato
spiegando i dati del sondaggio, ma questo timore appare diffuso soprattutto fuori dalla Lombardia, tanto più (ma non
esclusivamente) quanto maggiormente ci
si sposta verso Sud. All’interno del terzo
sistema sanitario del mondo, la Lombar-
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dia appare infatti brillare per affidabilità e appeal nei confronti di malati bisognosi di ricovero. In una sorta di “voto coi
piedi”, questi malati – che hanno bisogno
anzitutto di cure acute ed episodiche,
piuttosto (o prima) che di cure continuative e croniche – hanno eletto quella lom-
direttore per la Lombardia di Aiop (Associazione italiana dell’ospedalità privata).
La Lombardia non è l’unica regione
italiana a cui malati acuti di altre regioni
si rivolgano per essere ricoverati ma resta
la meta più gettonata, anche se, secondo
i dati del ministero della Salute, il suo pri-
«Dalla riforma introdotta con la legge 31/33 del
1997 la regione ha compiuto un notevole passo
avanti in termini di proposte di alta qualità e viene
vista come un punto di riferimento». soprattutto
dai malati acuti e bisognosi di ricovero
barda a sanità di riferimento, scegliendo
di emigrare dalla propria regione di origine per essere ricoverati.
«Dalla riforma introdotta con la legge
31/33 del 1997 la Lombardia ha compiuto un notevole passo avanti in termini di
proposte di alta qualità e viene vista come
un punto di riferimento» commenta senza grande stupore Ermanno Ripamonti,
mato – anzitutto nei confronti dell’Emilia Romagna, seconda meta prediletta di
questo “turismo sanitario’”– si è parzialmente assottigliato: nel 2006 sono stati
97.182 i ricoveri di malati di altre Regioni (contro i 57.837 dell’Emilia Romagna”),
mentre nel 2012 sono stati 76.016 (contro
i 67.368 dell’Emilia Romagna). «Spostarsi costa e sicuramente la crisi economi-
RICOVERI E ATTRATTIVITà EXTRA-REGIONALE NEGLI ISTITUTI OSPEDALIERI DI DIRITTO
PUBBLICO E PRIVATO IN LOMBARDIA ED EMILIA ROMAGNA.
ANNO 2010. DAY HOSPITAL E DEGENZA ORDINARIA
REGIONE
Lombardia
Emilia
Romagna
RICOVERI TOTALI
RICOVERI DA ALTRE REGIONI
Pubblici
1.218.2012 (70%)
81.284 (51,5%)
Privati
516.727 (30%)
76.661 (48,5%)
Pubblici
651.624 (88%)
70.716 (62%)
Privati
89.798 (12%)
43.118 (38%)
Fonte: Ufficio Studi AIOP - Elaborazione su dati Regione Lombardia e Emilia Romagna
ca ha ridotto anche la mobilità di chi è in
cerca di cure», osserva ancora Ripamonti,
sottolineando peraltro che il saldo per la
Lombardia resta abbondantemente positivo. Per il 2014 la delibera di giunta 1185
del 20 dicembre 2013 ha stimato in 492
milioni la differenza tra quanto la Lombardia paga per pazienti lombardi che
hanno scelto di farsi curare altrove, con
rimborso delle cure che ricade sulle Asl
che fanno capo a Palazzo Lombardia, e
quanto riceve per le cure a pazienti provenienti da altre Regioni, con rimborso da
parte delle Asl extra-lombarde. Insomma,
mentre ripaga le cure ai propri cittadini,
la Lombardia copre abbondantemente le
spese, anzi ottiene risorse aggiuntive, dalle cure a “forestieri”.
In attesa di vederle implementate,
Ripamonti non si attende che le misure del Libro Bianco sulla sanità lombarda mutino significativamente questi flussi e mette in luce il ruolo che la sanità
privata convenzionata lombarda svolge
nell’intercettare e nel contribuire a una
mobilità in entrata di tutto interesse per
la Regione. Nel 2010, secondo i dati del
ministero della Salute, la Lombardia registrava un 51,5 per cento di ricoveri presso
strutture pubbliche di pazienti extralombardi, contro un 48,5 per cento di ricoveri di “forestieri” presso strutture pri-
ERMANNO RIPAMONTI
«Il 75 per cento degli Irccs
lombardi ha carattere
privato» ricorda Ermanno
Ripamonti, direttore
di Aiop Lombardia
vate convenzionate (in Emilia Romagna
le percentuali erano rispettivamente 62
per cento e 38 per cento), viceversa oggi
i ricoveri nel privato sono saliti al 57 per
cento mentre quelli in strutture pubbliche ammontano al 43 per cento. «La Lombardia – spiega il direttore Ripamonti –
ha numerosi Istituti di ricovero e ricerca scientifica e il 75 per cento di queste
strutture ha carattere privato. L’offerta
sanitaria privata, inoltre, è probabilmente più flessibile in termini di accoglienza (anche per quanto riguarda l’ospitalità
alberghiera dei parenti) e meno burocratica per quanto riguarda tempi di attesa e
di accettazione».
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TAZ&BAO
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| Foto: Photoshot
GLI ORFANI
DELLA GUARIGIONE
«Ci sono tantissimi orfani: la settimana scorsa ne avevamo
313 solo nella capitale. Ma c’è anche il problema dei bambini
che vengono colpiti dal virus e poi guariscono. Stamattina
abbiamo parlato con le famiglie di 16 bambini curati in modo
definitivo: c’è bisogno di preparare i loro genitori perché non
si fidano e non li rivogliono più a casa. Vengono stigmatizzati
dalle comunità non solo gli orfani, rimasti soli dopo la morte
per Ebola dei genitori, ma anche quelli che guariscono».
Intervista a Ernest Sesay, presidente del Family Home Movement,
ong locale del network Avsi in Sierra Leone, tempi.it
Per far fronte all’epidemia di Ebola Avsi, presente in Sierra Leone
dal 2000 con l’ong locale Family Home Movement, ha avviato
il sostegno a distanza di emergenza. E con le Tende di Natale 2014
sostiene le attività per l’assistenza alle famiglie in quarantena
con la distribuzione di beni alimentari e l’accoglienza dei bambini
rimasti orfani che nessuno vuole più (Scrivi a: [email protected])
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innovazione
guerra al male del secolo
DALL’IDEA
AL FARMACO
la continua Scoperta e lo sviluppo di MEDICINALI anticancro,
un patrimonio di conoscenze e tecnologie all’avanguardia,
grandi alleanze con l’industria e la comunità scientifica.
a nerviano medical sciences l’eccellenza fa sistema
L
a capacità di procedere dall’idea al farmaco coniugando conoscenza, tecnica e bisogno così da
declinare il sapere teorico in un saper fare che
incontri la domanda di mercato, in questo caso la
richiesta di assistenza medica. Le attività e la ragion
d’essere di Nerviano Medical Sciences si riassumono
in questo, nella sintesi che ne fanno il presidente e
amministratore delegato della componente di ricerca e sviluppo di nuove molecole di questo centro,
Marco Pierotti e dei suoi collaboratori Antonella Isacchi e Arturo Galvani.
Fondata nel 1965 da Farmitalia ed erede dell’industria farmaceutica Carlo Erba (fino al 2004 è stata parte della Pfizer, tra il 2009 e il 2011 è entrata
nell’orbita di Regione Lombardia attraverso la Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica), la struttura alle porte di Milano orientata prevalentemente
sulle cure oncologiche è oggi un “unicum” in Italia e
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una rarità nel panorama europeo, soprattutto in virtù del know-how maturato negli anni, delle apparecchiature a disposizione e della sempre crescente collezione di composti, cioè degli ingredienti a partire
dai quali vengono sviluppati i farmaci. Un medicinale è, in essenza, una molecola che in una sorta di sfida tra Davide e Golia deve affrontare un’entità molto
più grande: la cellula nella quale si annida la patologia per la quale il farmaco viene approntato. La molecola deve però avere anche la precisione di Guglielmo Tell, deve cioè colpire solo una certa cellula, quella portatrice del morbo, e nessun’altra. Deve cioè
saper distinguere, tra cellule che differiscono pochissimo tra di loro, quella portatrice della malattia – la
proteina “malata” di quella cellula diventa infatti il
bersaglio farmacologico – senza intaccare le altre cellule e deve anche saper graduare la propria intensità perché, come ciascuno sa per esperienza comune,
alle porte di milano
A lato, vista panoramica
della sede di Nerviano
Medical Sciences (Nms),
uno dei più importanti centri
europei per la ricerca
biomedica e in particolare
oncologica, dove lavorano
circa 500 persone
tali da renderlo efficace esattamente quanto serve ed
esclusivamente nei confronti della cellula bersaglio.
Punto di incontro tra la biologia – perché per
aggredire la cellula patogena occorre anzitutto comprenderne il modus vivendi – e la chimica – perché
la creazione di molecole, a partire dall’analisi di una
cellula, è un’alchimia scientifica che per la medicina
equivale a trasformare in oro del materiale grezzo
–, il Nerviano Medical Sciences si pone anche come
tramite tra il mondo accademico (inclusi gli Irccs,
gli Istituti di ricovero e ricerca scientifica) dove viene prodotta nuova conoscenza biologica e le strutture sanitarie operative, laddove i farmaci così approntati verranno prima testati, anche in modelli sperimentali presenti all’interno di Nerviano, e poi applicati sul paziente. Anche se non esiste una ripartizione fissa e tassativa delle funzioni, l’analisi delle cellule patogene e la scoperta dei meccanismi che le rendono tali sono infatti tipiche del mondo accademico, mentre la traduzione di quel sapere scientifico in
qualcosa di pratico, ovvero le molecole terapeutiche
(farmaci), è più nelle corde di altre realtà, con antenne più sensibili a captare come la tecnica possa fare
della scienza qualcosa di utile e alla portata di tutti.
Il passaggio dalla scienza alla tecnica ha ovviamente dei risvolti
commerciali, risvolknow-how, apparecchiature e una sempre crescente ti che sono lo sticollezione di composti fanno di questa struttura
molo a compiere
quel passaggio e ne
un “unicum” in Italia e una rarità in tutta europa
coprono i costi di
per ogni farmaco esiste un dosaggio preciso che il attuazione, ma prima che una scoperta diventi un
fisico umano può recepire e oltre il quale il farmaco prodotto, farmaceutico e commerciale, quello stesso
prodotto viene testato nelle strutture sanitarie operastesso si tramuta da terapeutico in dannoso.
I composti di cui dispone il Nerviano Medical tive, in un percorso rigidamente disciplinato e artiSciences – molti dei quali “fotografati” a tre dimen- colato in tre fasi. Lo studio clinico, come si chiama il
sioni, secondo la tecnica della cristallografia – rap- test sui pazienti, inizia con la ricerca della dose tolpresentano il patrimonio che fa di questa struttura lerabile e avviene di norma in un numero relativauna perla nel panorama della ricerca applicata ita- mente ristretto di strutture sanitarie, perché poche
liana, perché è proprio a partire da questi composti sono quelle con un ampio numero di malati tra i
che, come una casa coi mattoni, viene messo a pun- quali individuare soggetti idonei (la somministrazioto il farmaco, attraverso un procedimento di pro- ne di un nuovo farmaco a fini di valutazione avviegressivo affinamento che porta a calibrare il farma- ne solo su pazienti per i quali è già stata provata senco stesso secondo una composizione ed una intensità za grande successo ogni altra terapia già scientifi|
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innovazione guerra al male del secolo
NUOVE MOLECOLE
Sopra, la sede
direzionale e dei
laboratori di ricerca
e sviluppo delle
molecole
antitumorali
32
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camente riconosciuta e approvata dagli enti regolatori); prosegue poi nella seconda fase con la valutazione dell’efficacia della molecola terapeutica messa
a punto e si conclude infine nella terza fase con un
raffronto tra i risultati terapeutici conseguiti con la
nuova molecola e quelli conseguiti con le terapie già
in uso. Il passaggio da una fase all’altra non è automatico, ma vincolato al risultato conseguito di step
in step, e soltanto il successo di tutte e tre le fasi consente di sottoporre il nuovo farmaco all’approvazione delle autorità competenti (l’Agenzia italiana del
farmaco, il suo equivalente europeo Ema, come le
analoghe autorità dei vari altri Paesi, dagli Usa con
la Fda al Giappone) perché ne sia consentita l’introduzione nel ricettario ordinario.
Il passaggio sotto la gestione regionale di Nerviano Medical Sciences favorisce, con potenzialità forse ancora oggi non totalmente espresse, un più stretto raccordo tra mondo accademico e strutture sanitarie: tanto le strutture pubbliche, per definizione,
quanto quelle private, attraverso il sistema dell’accreditamento, tanto quelle a monte dell’ideazione
di farmaci (i centri di ricerca e gli Ircss, ad esempio),
quanto quelli a valle (le strutture operative di cura)
fanno infatti tutti capo alla Regione. I benefici di tale
interconnessione sono notevoli. Identificare e sviluppare un farmaco è infatti operazione costosa, che
l’industria farmaceutica prende in considerazione
non solo in virtù degli sbocchi di mercato (la domanda, il fabbisogno sanitario), ma anche della possibilità di sfruttare in esclusiva la scienza che sta alla base
di quel farmaco, possibilità che tuttavia è ampiamente preclusa nel caso di studi accademici che per
loro natura sono destinati alla massima divulgazione pubblica. Solo da qualche decennio, del resto, l’industria farmaceutica, in particolare quella operante nel settore oncologico, ha intrapreso un percorso più razionale di sviluppo di farmaci basato sulla conoscenza dei meccanismi genetici della malattia e quindi con una maggiore efficacia sul bersaglio
terapeutico e minori effetti collaterali rispetto alla
chemioterapia ma che comporta un maggior costo
di trattamento. Per un sistema sanitario sostanzialmente pubblico quale il nostro, questi nuovi costi
potrebbero diventare insostenibili e una prima risposta potrebbe eventualmente essere il rendere il Sistema sanitario regionale (Ssr) attrattivo per le aziende
farmaceutiche impegnate in questo processo portando nelle sue strutture ospedaliere un numero significativo di studi clinici necessari a validare il nuovo
farmaco (in questo processo il costo del farmaco stesso è a carico delle aziende stesse).
Il raccordo tra le eccellenze nella scienza, tecnica e cura operato dalla Lombardia, anche grazie alle
attività di Nerviano Medical Sciences, si pone infine come ulteriore creazione di valore aggiunto e di
garanzia di trasparenza e indipendenza e consentirebbe al Ssr di operare con una maggiore sinergia
con l’industria. Lo sviluppo tecnico di farmaci è la
mission principale di Nerviano Medical Sciences che
ha già “in house” la struttura e tutte le competenze
necessarie a garantire l’intero percorso di sviluppo,
parla l’assessore mario melazzini
Un piano da 1 miliardo di euro per la
ricerca, vero motore di competitività
mario melazzini
«Istituzioni, centri di ricerca,
università, imprese: per
far sì che le idee diventino
ricerca, brevetti, prototipi
e quindi prodotti, bisogna
promuovere logiche di filiera.
La Fondazione regionale
per la ricerca biomedica, ad
esempio, s’inserisce in questo
quadro di azioni», spiega
Mario Melazzini, assessore alle
Attività produttive, Ricerca e
Innovazione della Lombardia
a nerviano È garantito l’intero
percorso di sviluppo dei farmaci,
una filiera integrata che inizia
con la scoperta della molecola
attiva e termina con il farmaco
utilizzabile in clinica. attirando
risorse e nuova occupazione
una filiera integrata che inizia dalla scoperta della
molecola attiva e termina con il farmaco utilizzabile in clinica. Questo rappresenta una sorta di indotto
per tutto il territorio lombardo, sotto forma di maggior attrattività per investimenti e potenziali ritorni
occupazionali che arginino la fuga di cervelli.
L’indotto per il territorio
Con una serie di bandi lanciati nel 2010, infatti,
Regione Lombardia ha colto la possibilità di fare della ricerca sia pre-clinica che clinica un elemento di
richiamo degli investimenti sul territorio, fornendo le coperture finanziarie occorrenti per incentivare il ricorso alla struttura di Nerviano per sviluppare
possibili farmaci. Sono una sessantina i progetti farmaceutici proposti dagli oncologi operanti in Regione Lombardia: tra questi circa 30 studi clinici indipendenti sono attualmente in corso presso strutture cliniche regionali e altri progetti su nuovi farmaci
direttamente presso Nerviano Medical Sciences. Non
solo, la previsione della Regione si è rivelata esatta: i progetti e l’attività di Nerviano Medical Scien-
«La Lombardia è tra le regioni in Europa che investono di più in
ricerca e innovazione. Ed è la prima in Italia», assicura Mario Melazzini,
assessore regionale alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione. «Gli
investimenti rappresentano l’1,6 per cento del Pil lombardo, e vogliamo
raggiungere il 3 per cento per il 2018. ll 60 per cento delle imprese
farmaceutiche italiane ha sede in Lombardia, dove si svolge anche più del
60 per cento dei trial di ricerca. In Lombardia sono presenti anche il 70
per cento degli operatori italiani nelle biotecnologie e il 20,3 per cento
del personale impiegato in R&S italiano; contiamo più di 70 spin-off
universitari che rappresentano l’11,5 per cento del totale nazionale. E ancora, in Lombardia vengono depositate il 28,7 per cento delle domande
nazionali di brevetto, la maggior parte (1.475) delle quali a Milano».
In che modo l’healthcare può diventare una filiera di valore?
Certamente una strategia è continuare a creare una rete che consenta
di mettere a fattor comune le conoscenze di istituzioni, centri di ricerca,
università e imprese per far sì che le idee diventino ricerca, la ricerca
brevetti e i brevetti prototipi e prodotti. Nella promozione di questa filiera, la Regione vuole agire come facilitatore: la creazione della Fondazione regionale per la ricerca biomedica, ad esempio, s’inserisce in questo
quadro. Crediamo nella ricerca come motore per attrarre investimenti e
abbiamo avviato a un piano di investimenti da qui al 2020 di un miliardo di euro (a breve un primo bando fornirà alle Pmi 30 milioni).
Si parla molto di fuga di cervelli, lei vede spazi in quanto ruota
attorno all’healthcare lombardo per creare sbocchi occupazionali?
Oltre alla fuga dei cervelli, si dovrebbe parlare anche di chi resta, dell’eccellente capitale umano che produce risultati importanti, che ci consente
ad esempio di essere al quarto posto dopo Usa, Giappone e Germania,
nella produzione scientifica in campo neurologico. Ricordo anche lo
studio pubblicato dalla European Journal of Clinical Investigation, che
colloca fra i primi 400 scienziati più influenti al mondo 6 italiani, cinque
dei quali lavorano in istituti di ricerca lombardi. Ricordo poi il recente
Accordo di collaborazione tra Regione Lombardia e Fondazione Cariplo,
con una dotazione finanziaria, recentemente aumentata, di 4,85 milioni,
per favorire l’attrattività dei migliori giovani ricercatori.
ces non sono sfuggiti all’attenzione delle case farmaceutiche. Diversamente da quanto avveniva quando
era conglobata in Pfizer, Nerviano Medical Sciences
può oggi cedere le proprie molecole in studio anche
prima che siano giunte alla fase 2 dello studio clinico (il prezzo che un’azienda farmaceutica paga per
ottenere una molecola è ovviamente direttamente
proporzionale alla prossimità di quella stessa molecola all’approvazione da parte delle autorità regolatorie sui prodotti farmaceutici: quanto più embrionale è lo sviluppo di un farmaco tanto più alto è il
rischio che quel farmaco non vedrà mai la luce e
dunque tanto più basso è il prezzo che si paga per
ottenerne gli eventuali diritti di sfruttamento) e questo ha richiamato l’attenzione di nomi come Novartis, Genentech, Servier, ciascuna intervenuta per
diversi progetti in uno stadio di sviluppo più o meno
avanzato. Un ulteriore attestato di qualità per Nerviano Medical Sciences che, grazie anche all’operato dei
suoi circa 500 addetti, desidera contribuire a fare della Lombardia un’area impegnata nella cultura della
conoscenza e della ricerca innovativa. n
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33
innovazione pronto intervento via smartphone
N
on si sta in Europa solo rispettando
un software localizza le chiamate
vincoli di carattere finanziario, ci si
sta rispettando anche assetti organizzativi mirati a semplificare l’agibilità dei
servizi al cittadino. Prassi comune in tutti i
paesi della Ue, il numero unico per le emergenze – che si tratti di furti, incendi o problemi di salute – in Italia è stato recepito solo
dalla Lombardia, attraverso l’Areu (Azienda
regionale per le emergenze/urgenze). È infatti all’Areu, tramite le due centrali operative
di Milano e Varese (cui si affiancherà quella di Brescia, che entrerà pienamente in funzione a partire dal prossimo aprile), che fa
capo il servizio 112, il numero che, per ora
solo in Lombardia, sostituisce 113 (polizia),
115 (vigili del fuoco) e 118 (pronto soccorso).
Cofinanziata da Regione (spese per il personale) e ministero dell’Interno (apparecchiature), l’Areu filtra le richieste di soccorso in arrivo di qualunque tipo (in media sei
richieste su dieci non presentano i caratteri
dell’emergenza/urgenza) e instradarle, insieme ad una scheda che viene compilata alla
ricezione della chiamata, alle strutture più
idonee, per prossimità e competenza, a intervenire.
Il governo nazionale ha indicato nel 112
gestito dall’Areu la via che tutte le Regioni
devono seguire in ottemla utenti) consente invece
peranza delle regole euroIl governo ha indicato nel 112 gestito di individuare con precisiopee: Lazio, Sicilia e provinne esatta il punto da cui è
cia di Trento hanno già
da Areu la via che le Regioni devono
la chiamata, fosse
preso contatti con la Lomseguire in ottemperanza delle regole ue. partita
anche partita da una monbardia. La struttura diretLa struttura diretta da Alberto Zoli ha tagna, perché fa affidamenta da Alberto Zoli intanto,
in collaborazione con la
messo a punto con Beta 80 l’app “Where to su un sistema satellitare
che individua e trasmette
società Beta 80, ha messo
are u” che facilita l’invio di aiuti
la longitudine e la latitudia punto un’app per smarne a cui si trova chi ha chiatphone (where are u, formula inglese per “dove sei?” che riprende la sigla Areu) che ren- mato. L’efficacia dell’app è tale che in caso di chiamata lanciata
de ancora più facile intervenire in caso di chiamate al 112. «Il mentre si viaggia in autostrada, il sistema può individuare anmaggior problema delle richieste di assistenza sta nella loca- che la direzione di marcia lungo la quale procede chi chiama.
lizzazione della chiamata, perché chi chiama spesso non è in
grado di spiegare dove si trova» spiega Zoli. Perciò, prosegue, la Un sistema attivo in tutto il mondo
provenienza delle telefonate al 112 viene immediatamente lo- Quattro i numeri che compaiono in basso aprendo l’app – 112,
calizzata dall’Areu grazie all’accesso alla banca dati del concen- 113, 115, 118 – così da consentire di digitare immediatamente
tratore interforze (Ced) del ministero dell’Interno e viene imme- il numero che si desidera (la chiamata viene comunque inoltradiatamente mostrata su una schermata video all’operatore che ta al 112, il cui operatore a quel punto saprà già se chi chiama
ha ricevuto la telefonata. Finora, però, solo chiamate da rete fis- cerca la polizia, i pompieri o un’ambulanza), il servizio può essa venivano individuate con una precisione del 100 per cento, sere utilizzato anche fuori dalla Lombardia, ovunque ci si tromentre per le chiamate da cellulare si poteva individuare so- vi nel mondo, se non per ricevere assistenza dell’Areu (attivo solo l’antenna gsm che aveva raccolto e trasmesso la chiamata; si lo in Lombardia), quantomeno per fornire le coordinate esatte
poteva cioè solo delimitare un’area di probabilità (dove la pro- della propria posizione. E consente anche, digitando un’apposibabilità è quella di individuare il punto esatto della chiamata), ta icona, di precisare se si sta chiamando in veste della persona
perché ogni antenna ha un raggio d’azione più o meno vasto che vuole soccorso o di persona che, avendo notato un’urgenza,
(a seconda della vicinanza della più prossima di altre antenne chiede soccorso per altri. 6.691 le chiamate ricevute nelle 24 ore
gsm) e sta quindi al centro di un’area non di rado molto ampia del 13 novembre, il 112 risponde entro 20 secondi al massimo,
entro cui resta da individuare dove si trovi esattamente chi chie- ma in media in 8,27 secondi (pari a 2 squilli) e nel raro caso in
de soccorso. L’applicazione (gratuita e subito scaricata da 27 mi- cui non riesca a rispondere provvede a richiamare.
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l’app che spiega
ai soccorsi
dove ti trovi
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27 LUGLIO 2010