Supplemento a Tempi n°50 del 17 dicembre 2014 - Poste italiane spa - spedizione in a.p. D.L. 353/03 (conv. L.46/04) art. 1 comma 1, DCB Milano SPECIALE SANItà IN CORSO DI AGGIORNAMENTO esperienze e innovazioni MADE IN LOMBARDIA. UN MODELLO TRA I PIù EFFICIENTI D’EUROPA E CHE HA I NUMERI PER PUNTARE ancora più in alto editoriale TEMPI Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/06/1994 settimanale di cronaca, giudizio, libera circolazione di idee Supplemento a Tempi - Anno 20 - N. 50 dall’11 al 17 dicembre 2014 GESTIONE ABBONAMENTI Tempi, Via Confalonieri, 38 - 20124 Milano, tel. 02/31923730, fax 02/31923799, [email protected] DIRETTORE RESPONSABILE LUIGI AMICONE EDITORE Tempi Società Cooperativa, Via Confalonieri,38, Milano A CURA DI Carlo Sala La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 PUBBLICITà Viviana Battaini PROGETTO GRAFICO Matteo Cattaneo IN COPERTINA Getty Images FOTOLITO E STAMPA Elcograf Via Mondadori 15, 37131 Verona SEDE REDAZIONE Via Confalonieri, 38 20124 Milano, tel. 02/31923727, fax 02/34538074, [email protected] CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITà Editoriale Tempi Duri Srl LA RIFORMA NON METTA A RISCHIO LA LIBERA SCELTA P STEFANO CARUGO Pubblico o privato accreditato, la libertà di scegliere dove farsi curare del cittadino verrà salvaguardata: «Il nostro modello non deve (e così sarà) essere cambiato – spiega il consigliere Stefano Carugo –. Laddove si è cercato di riportare in capo allo Stato tutto, l’azione è fallita» iù società, meno Stato: è ancora attuale oggi in sanità in Regione Lombardia? Perché porsi oggi questa domanda? È assolutamente fondamentale rispondere a questa domanda perché dopo più di 18 anni di sistema di welfare lombardo basato sulla libertà di scelta dei cittadini e sulla parità tra sistema pubblico e privato, questo meccanismo rischia di essere oggi messo in discussione. Carenza di risorse, razionalizzazione dei costi e crisi dell’universalismo hanno posto il sistema di libera scelta sul banco degli imputati. La nuova linea guida che serpeggia in modo più o meno evidente è quella che “il privato supplisca dove il pubblico non arriva”. Siete d’accordo? Assolutamente no. Riportare le lancette dell’orologio indietro di 20 anni sarebbe una follia e noi non vogliamo che questo accada. Che il sistema debba essere rivisto e aggiornato è giusto, tenendo conto dell’esplosione della “cronicità” che necessariamente comporta una maggiore attenzione al territorio e questo sarà uno dei punti centrali, infatti, del riordino del nostro sistema che ci stiamo accingendo a fare. Ma il nostro modello sussidiario incardinato sulla libertà di scelta da parte dei cittadini di potersi curare dove si vuole (pubblico o privato accreditato) e al meglio delle prestazioni non deve (e così sarà) essere cambiato. Laddove si è cercato di riportare in capo allo Stato tutto, l’azione è fallita. Certo, delle scelte dovranno essere fatte in quanto le 4 Capisaldi e innovazioni di un modello sanitario tra i più efficienti d’Europa. Il Libro Bianco della Regione 14 All’opera Nuove strutture e centri collaudati ripensano spazi e funzioni per accogliere nuovi bisogni e attuare il passaggio dal “to cure” al “to care” 30 Innovazione Procedere dall’idea al farmaco, alla app. Così il sapere teorico si traduce in un “saper fare” che risponde alle richieste del mercato e di assistenza medica risorse sono sempre più limitate a fronte anche della crisi economica, e si dovranno scegliere quali prestazioni potranno e dovranno essere sostenute dal nostro sistema (Livelli Essenziali di Assistenza) eliminando il più possibile gli sprechi, razionalizzando le funzioni amministrative, quelle apicali con un riassetto complessivo della governante (ridurre le Asl, Agenzia di controllo, centralizzazione appalti). Tutte cose che faremo nella nostra riforma. Stefano Carugo Consigliere Regione Lombardia, Commissione Sanità In Lombardia sono presenti 56 dipartimenti universitari delle facoltà di medicina, 17 Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), il 42 per cento del totale nazionale, 47 istituti e 32 centri di ricerca verso la riforma il modello POT I PICCOLI PRESIDI DI UNA REGIONE SEMPRE PIù ANZIANA visite ambulatoriali, day hospital, POSTI LETTO per post acuti, lunga degenza. IL NUOVO CORSO DELLA SANITà affida LA CURA DEI CRONICI, I pazienti PIù NUMEROSI E COSTOSI, A MINI-OSPEDALI TERRITORIALI MALATI oNEROSI Cardiopatici, diabetici, persone con problemi respiratori o in dialisi: le cure per malati cronici (il 31,8 per cento degli assistiti nel 2012) assorbono dal 70 per cento all’80 per cento del bilancio sanitario. I ricoveri per malati acuti, intanto, sono calati del 26 per cento, da 1,294 milioni a 958.000 in 15 anni 4 | | S no in cui il numero degli ultraottantenni eguaglierà i chiamano Pot, presidi ospedalieri territoriali, i nuovi “medicinali” coi quali Regione Lombar- il milione di bambini con meno di 10 anni e il miliodia intende migliorare le prestazioni del cor- ne di ragazzi tra i 10 e i 20 anni. Avremo 3 milioni di po sanitario lombardo. Punto di raccordo tra l’orga- lombardi con più di 65 anni, di cui un milione con nizzazione sanitaria regionale e il territorio, cioè gli più di 80; tre ultrasessantacinquenni ogni due giovautenti della sanità, sono stati avviati in estate – a par- ni sotto i vent’anni». L’adattamento del sistema sanitire dai complessi di Sant’Angelo Lodigiano (Lodi), tario lombardo a tale prospettiva, sottolinea ancora Somma Lombardo (Varese), Soresina (Cremona), Isti- il Libro Bianco, nasce dalla constatazione che «al cretuti clinici di perfezionamento - Poliambulatori di scere della capacità di risolvere il male acuto, aumenvia Farini e di via Livigno a Milano – per andare a tano il numero e il peso delle cronicità. Oggi, infatregime, in tutta la Regione, entro la prima metà del ti, le persone che escono dall’ospedale e sono por2015. Ispirati al modello delle case della salute del- tatrici di cronicità o di disabilità, spesso si ritrovala Toscana, i Pot sono stati pensati – nell’ambito del no a dover ricomporre da sole percorsi terapeutici Libro Bianco, con cui la Regione intende riformare o di assistenza, nel migliore dei casi potendo conin meglio la propria sanità – per la nel 2030 avremo tre milioni di lombardi con più cura dei pazienti di 65 anni, DI CUI UN MILIONE CON PIù DI 80 ANNI; tre cronici, cioè quei ULTRASESSANTACINQUENNI ogni due GIOVANi sotto i 20 pazienti, sempre più numerosi, che hanno bisogno di assistenza continua, ma non delle tare solo sul supporto della famiglia. Occorre dunprestazioni super specialistiche di un maxi ospedale. que superare la frammentarietà dei servizi, pure di Le proiezioni demografiche riportate dal Libro eccellenza, che la Lombardia offre. Varcare la soglia Bianco d’altronde parlano chiaro: «L’invecchiamen- dell’ospedale spesso oggi è l’inizio e non la fine di un to della popolazione comporta inevitabilmente un percorso. Tornare a casa o presso i centri riabilitatiaumento della componente dei pazienti cronici vi deve significare entrare in un sistema di relazioni rispetto a quelli acuti. Gli ultrasessantacinquenni tra famiglie e team multiprofessionali che garantisono già il 21,1 per cento e l’indice di dipendenza (il sce la presa in carico della persona. In qualche misurapporto tra popolazione non attiva – 0-14 anni e 65 ra, quindi, il cittadino chiede non solo servizi di quaanni e più – e popolazione attiva – 15-64 anni), pas- lità, ma anche di prossimità: non si tratta più solo di serà dall’attuale 32,7 per cento al 54,4 per cento nel curare, ma di prendersi cura e di assumere la presa 2065 (Istat 2013). Già al 2030 la componente anzia- in carico del paziente». In Lombardia i malati cronici – diabetici, cardiona lombarda inciderà significativamente sulla composizione della popolazione. Il 2030 sarà anche l’an- patici, anziani con problemi respiratori, persone in 0-14 ANNI 15-64 ANNI la struttura demografica 65 + ANNI A lato, la struttura della popolazione e indicatori demografici della regione Lombardia negli ultimi anni (elaborazioni su dati Istat) 64,3% 21,4% 14,3% L’EVOLUZIONE DELLA POPOLAZIONE LOMBARDA (ELABORAZIONE TUTTITALIA SU DATI ISTAT ALL’1/1/2014) 0-14 ANNI 15-64 ANNI 65 + ANNI ANNO IN % SULLA POPOLAZIONE IN % SULLA POPOLAZIONE IN % SULLA POPOLAZIONE 2002 13,2 68,6 TOTALE RESIDENTI ETà MEDIA Indice di vecchiaia* 18,2 9.033.602 41,9 138,0 2008 13,9 66,3 19,2 9.642.406 42,7 143,1 2014 14,3 64,3 21,4 9.973.397 43,7 149,5 *Indica il rapporto percentuale tra il numero degli ultrasessantacinquenni e il numero dei giovani fino ai 14 anni dialisi – sono stati il 31,8 per cento dei 10.157.474 assistiti nel 2012; e mentre le strutture sanitarie devono farsi carico, terapeutico ed economico, anche di numerosi pazienti di altre regioni (con 15.452 ricoveri di “forestieri” per cure oncologiche nel 2013, la Lombardia è stata la meta prediletta tra tutte le Regioni per questo tipo di assistenza), le cure per malati cronici assorbono dal 70 per cento all’80 per cento del bilancio sanitario (i ricoveri per malati acuti, intanto, sono calati del 26 per cento, da 1,294 milioni di inizio anni 2000 a 958.000, nel giro di 15 anni). La mossa che libera i pronto soccorso Attraverso i Pot – in parallelo con i Creg (Chronicle Related Group) che associano i malati in gruppi omogenei a seconda della patologia cronica – si punta a sfoltire i pronto soccorso (nel 2013 il 35 per cento delle persone che vi ha fatto ricorso è stata classificato coi codici bianco o verde, che indicano scar- sa urgenza) e a coinvolgere maggiormente i medici di famiglia (gli Mmg, medici di medicina generale) che meglio conoscono i singoli pazienti, in raccordo con guardia medica e ambulatori specialistici. Ricavati da strutture piccole destinate altrimenti ad essere chiuse – nell’ambito dello stanziamento da 220 milioni deliberato dalla Giunta regionale (100 dei quali per ristrutturare il poliambulatorio di via Rugabella e gli Istituti clinici di perfezionamento a Milano), ciascuna azienda ospedaliera lombarda (di concerto con l’Asl di riferimento) potrà usufruire di 3 dei 22 milioni riservati ai Pot –, i nuovi presidi consentiranno di effettuare radiografie, ecografie, dialisi, programmi di telemedicina (ma anche ricoveri ove necessari) e avranno posti letto per i malati subacuti (cioè coloro che dopo un intervento sono stati dimessi dall’ospedale specialistico, ma hanno ancora bisogno di riabilitazione e di essere assistiti quotidianamente). | | 5 VERSO LA RIFORMA dopo il libro bianco NON SI ARRESTA L’ONDA LIBERALE MADE IN LOMBARDIA «più libertà di scelta, più concorrenza, più opportunità». l’assessore mantovani spiega come si rinnova una formula che funziona. Con la legge 31 come caposaldo P assare dalla cura estemporanea al prendersi cura continuativamente di una popolazione progressivamente più anziana, tenere fede alla ricetta della compresenza di pubblico e privato che regola e garantisce il buon funzionamento della sanità lombarda, prepararsi all’affluenza di Expo 2015 e nel contempo consentire un accesso gratuito ai medicinali al numero quanto più vasto possibile di lombardi. Il costante miglioramento del servizio sanitario regionale che l’assessore alla Salute Mario Mantovani (FI) disegna fa perno ovviamente sulle ricette del Libro Bianco elaborato sulla scorta della diagnosi effettuata da un apposito comitato di saggi, ma non si esaurisce in esse. Assessore, perché il Libro Bianco della 6 | | sanità lombarda? Quali sono le origini e le finalità del progetto di riforma, quali i tempi e i modi di implementazione? vo del paziente. Sono questi i capisaldi di una proposta che ci consentirà di costruire la buona sanità dei prossimi 20 anni. Il Libro Bianco è un progetto di sanità che guarda al futuro. Lo scorso 4 luglio abbiamo avviato un confronto a partire dall’esigenza da più parti condivisa: aggiornare il sistema sanitario lombardo, già oggi tra i migliori a livello europeo, rispetto ai nuovi bisogni di salute. Pensiamo al tema della cronicità: in Lombardia il 70 per cento delle risorse destinate alla sanità è rivolta al 30 per cento della popolazione. Nel 2030 avremo 3 milioni di over 65, di cui un milione di over 80. Centralità del cittadino, libertà di scelta, passaggio dal concetto di cura al prendersi cura, ma anche maggior concorrenza tra pubblico e privato nell’interesse esclusi- La riforma della sanità lombarda prevista dal Libro Bianco è incentrata sulla realizzazione dei presidi ospedalieri territoriali, ma secondo le valutazioni del ministero della Salute dal 2011 al 2012 la Lombardia è scivolata da seconda a quarta miglior regione d’Italia per i Lea: Veneto e Toscana l’hanno superata, alle spalle dell’Emilia Romagna. Strutture intermedie tra ospedali specialistici e assistenza domiciliare sono davvero la risposta che serve alla sanità regionale? Noi crediamo che una maggior interazione tra ospedale e territorio sia una delle chiavi di lettura principali della riforma. Il passaggio dalla “cura” al “pren- mario mantovani «Il Libro Bianco è un progetto di sanità che guarda al futuro» spiega l’assessore alla Salute Mario Mantovani. «Il ruolo dei presidi ospedalieri territoriali sarà fondamentale» «RESTERà IL PAGAMENTO A PRESTAZIONE, MA visto che aumenteranno le patologie croniche occorre integrare le cure ospedaliere e quelle territoriali» la sanità lombarda efficiente in termini di prestazioni e di costi. Secondo alcuni il Libro Bianco è punitivo nei confronti di operatori privati e con la riaffermazione del ruolo pubblico si rischia forse, aggiungo, di contraddire la logica di risparmio che il governo centrale chiede. dersi cura” non è un mero slogan. Diventa strategico accompagnare il paziente nel suo percorso diagnostico terapeutico all’interno del sistema sanitario. In questa prospettiva, il ruolo dei presidi ospedalieri territoriali diventa fondamentale. Abbiamo per questo dato il via alla prima fase attuativa nella sperimentazione dei presidi ospedalieri territoriali per la cura dei malati cronici. Presto ne partiranno degli altri. Un atto concreto rispetto alla necessità di Regione Lombardia di dotarsi di nuovi modelli organizzativi, così da garantire efficienza e appropriatezza del sistema, assicurando continuità ai servizi sanitari regionali. Sul Libro Bianco sono state avanzate riserve perché attenuerebbe la concorrenza tra pubblico e privato che ha reso Il nostro progetto prevede non meno, ma più libertà di scelta, non meno ma più concorrenza, non meno ma più opportunità, secondo una prospettiva liberale da sempre perseguita. Il pagamento a prestazione, presupposto della legge 31 che ha consentito la creazione dell’attuale sistema pubblico-privato accreditato riconosciuto come virtuoso, verrà, infatti, confermato. Verrà piuttosto affiancato da una nuova opportunità di pagamento al fine di cercare sul mercato modelli che affrontino non la singola patologia acuta, ma l’intero percorso di cura di una persona. Dovremo essere capaci nei prossimi anni di dare una risposta anche a quel crescente numero di lombardi affetti da una patologia o da più patologie croniche che non hanno bisogno solo di un intervento ospedaliero, ma di un sistema che li accompagni nel tempo, integrando cure ospedaliere e territoriali. Il governatore toscano Enrico Rossi ha accettato piuttosto di buon grado una fortissima riduzione delle Asl nella sua Regione, in Lombardia come si procede? Il Libro Bianco prevede la revisione delle Aziende sanitarie locali (Asl), con una riduzione nel numero e l’ipotesi di “un’Agenzia per ogni milione di abitanti”, con la creazione di una Centrale unica di committenza per risparmi e trasparenza negli acquisti e la riorganizzazione della rete ospedaliera su due livelli, ad alta e bassa intensità di cura del paziente. Questa è però un’ipotesi di massima. In questa fase, mi pare infatti non utile pensare di lavorare con righello e compasso per tratteggiare il territorio. Piuttosto occorrerà ragionare per individuare modelli che siano omogenei sotto il profilo sociale e territoriale, con un unico vero obiettivo: garantire sempre buona salute ai lombardi. Regione Lombardia ha compiuto uno stanziamento ingente per la struttura di Nerviano, destinandovi quasi tutto quanto a disposizione. Perché? Regione Lombardia supporta in tanti modi ed in molteplici direzioni la ricerca e l’innovazione e non solo a favore del centro di Nerviano. Ricordo che per Irccs e Università abbiamo destinato in questi mesi, proprio sul fronte della ricerca, 190 milioni di euro; da parte della Direzione Salute è poi in definizione un ulteriore bando da 10 milioni di euro; 25 milioni di euro sono invece le risorse destinate alla Fondazione per la ricerca biomedica, che noi riteniamo strategica al fine di offrire ad Irccs e università lombarde una piattaforma di lavoro comune. Per questo, dopo l’assunzione del mio incarico di assessore alla Salute, insieme al presidente Maroni e d’intesa con l’assessore Melazzini, abbiamo provveduto nel corso del 2014 alla nomina dei nuovi vertici della Fondazione con persone di altissimo profilo. Questo perché è intenzione di questa Giunta garantire non solo indipendenza, ma anche lo svilupparsi di una vera struttura capace di garantire il massimo supporto alle realtà di ricerca lombarde. Gli ambulatori sono stati aperti anche di sera e nei festivi, l’iniziativa è partita a maggio ed è stata potenziata a settembre: un bilancio? Il bilancio è positivo, a testimonianza del fatto che questa è un’esigenza particolarmente sentita dai cittadini. Alla fine di ottobre abbiamo sfondato quota 100 mila tra le prenotazioni di esami e le visite effettuate dai cittadini lombardi che dall’1 settembre di quest’anno sono state estese a tutte le strutture pubbliche e private della Regione (circa 230 in tutta la Lombardia). Il nostro obiettivo è | | 7 verso la riforma dopo il libro bianco «l’obiettivo è cancellare progressivamente le liste d’attesa. Le ultime scelte penalizzanti assunte dal Governo Renzi, rispetto a Regioni virtuose come la nostra, non ci aiutano» quello di cancellare progressivamente le liste d’attesa. Certo è che un servizio in più per i cittadini prevede anche un impegno economico per le casse regionali (15 milioni di euro). Le ultime scelte penalizzanti assunte dal governo Renzi, rispetto a Regioni virtuose e coi conti a posto come la nostra, di certo non ci sono di aiuto. L’operazione Zero Ticket lanciata in primavera per esonerare gli over 65 dal ticket per i farmaci di fascia A e la possibilità con una ricetta medica di acquistare fino a 6 medicinali anziché 3 come procedono? Non si rischia di indurre un po’ troppo alla cura fai da te – secondo un sondaggio Demoskopea di ottobre i lombardi sono particolarmente inclini a comprare farmaci anche al di là del parere del medico –, con ricadute negative anche in termini di sostenibilità finanziaria della spesa farmaceutica? La manovra “zero ticket” è stata decisiva in considerazione dell’aumento medio, a livello nazionale, dei ticket, pari al 3,6 per cento; voglio qui sottolineare che per alcune regioni, come Toscana ed Emilia Romagna, questo ha significato un aumento del 4,5 e del 5 per cento, in base ai dati dell’Agenzia italiana del farmaco. Dunque, per i lombardi si sarebbe dovuto determinare un incremento di spesa pari a 4,7 milioni di euro, che non è avvenuto, proprio grazie al successo dell’operazione “Zero Ticket”. Quanto alla supposta tendenza dei nostri concittadini alla cura “fai da te”, diventa strategico il ruolo delle farmacie con la loro presenza capillare sul territorio. E in questa direzione va l’impegno della nostra Giunta nel valorizzare sempre di più questi primi presidi della salute dei cittadini. I 20 milioni di visitatori attesi per l’Expo 2015 significano anche un impegno in più per la sanità, tanto più alla luce di Ebola: come ci si sta attrezzando? Quella di Expo è una sfida alla qua8 | | i numeri di una iniziativa di successo 15 milioni per tenere ambulatori aperti la sera e nel week-end Cinquantaseimila e 235 prenotazioni e oltre 35.500 prestazioni dal 18 maggio in tutta la Lombardia. I numeri attestano il successo dell’iniziativa Ambulatori Aperti, lanciata in via sperimentale dalla giunta regionale lo scorso maggio, per consentire visite la sera o il week-end, così da agevolare i cittadini e ridurre i tempi di attesa. Quattordici le aziende ospedaliere coinvolte nella prima fase dell’iniziativa, 15 milioni di euro lo stanziamento deliberato, dall’1 settembre l’apertura serale o nel fine settimana è stata estesa ad altre 200 strutture, sia pubbliche che private (purché convenzionate col sistema sanitario regionale): 25 nella provincia di Bergamo, 17 in quella di Brescia, 10 in quella di Como, 6 in quella di Cremona, 10 in quella di Lecco, 4 in quella di Lodi, 7 in quella di Mantova, 35 a Milano città e 40 nella provincia, mentre per Monza e Brianza sono disponibili 30 ambulatori, a Pavia 23, a Sondrio 2, a Varese 20, in Valcamonica 3. Per prenotare la visita non occorre altro che la ricetta rossa da parte del proprio medico curante, ma dalle prestazioni serali sono escluse quelle, come le analisi di sangue ed urine, che per ragioni tecniche richiedono di essere svolte nelle prime ore della giornata. La prenotazione della visita può essere fatta, come per una visita ordinaria, attraverso il centro unico di prenotazione, al numero 800.638.638 (solo per strutture pubbliche), contattando i centri unici di prenotazione e gli uffici relazioni col pubblico delle strutture ospedaliere (per strutture sia private che pubbliche), oppure attraverso la carta dei servizi CRS/CNS, sia presso le farmacie che on-line. Per sapere quale sia la struttura più vicina con orario prolungato e quali siano gli orari di servizio extra si può contattare il call center informativo regionale al numero 800.318.318. le ci stiamo preparando al meglio, anche alla luce delle recenti emergenze, come Ebola, rispetto alla quale Regione Lombardia sta lavorando con grande efficacia. La scorsa settimana abbiamo programmato, per esempio, una esercitazione con un aereo militare che, partito da Pratica di Mare, trasportava un finto malato di Ebola atterrato a Malpensa. Tutto è andato per il meglio confermando una volta di più la preparazione e la competenza del sistema lombardo. L’Azienda Ospedaliera Sacco di Milano è poi Centro Nazionale di Riferimento per la gestione clinica del paziente. Inoltre, stiamo lavorando alla sicurezza di tutti gli scali lombardi, così da garantire strutture sanitarie adeguate non solo a Malpensa ma anche a Linate, Orio al Serio e Montichia- ri. Accanto alla gestione di un’emergenza con la quale speriamo di non dover mai fare i conti, c’è la gestione del quotidiano che, per una manifestazione della portata di Expo, non è sicuramente poca cosa. Il tema della sicurezza alimentare, ma anche la valorizzazione di alcune nostre eccellenze come l’Istituto di Medicina Aerospaziale che ho avuto modo di visitare nei giorni scorsi. Senza dimenticare la funzione preziosissima delle Asl alle quali abbiamo chiesto la sottoscrizione di un piano straordinario indicando le risorse di personale specialistico a tempo determinato da acquisire e destinare alle molteplici funzioni connesse a questo grande evento internazionale. Comunque siamo pronti ad ogni evenienza. Carlo Sala “P roattiva, predittiva, preventiva, personalizzata, partecipata”. Questi i 5 requisiti fissati dal Libro Bianco per la sanità lombarda. Walter Bergamaschi, direttore generale dell’assessorato alla Salute di Regione Lombardia, li spiega in questi termini: «La nuova medicina deve stare al passo con innovazioni tecnologiche, mutamenti delle conoscenze biomediche e anche con scenari demografici ed epidemiologici che prefigurano invecchiamento della popolazione, aumento delle malattie croniche, crescita della domanda di prestazioni ed emergere di nuovi bisogni». «La presa in carico proattiva del malato cronico – spiega nel dettaglio – serve a garantire la necessaria continuità dei controlli per prevenire o ritardare l’insorgenza di complicanze. La nuova medicina dev’essere proattiva per assicurarsi che il paziente completi i percorsi diagnostici e terapeutici prescritti per lui dal medico che l’ha in carico e per assicurarsi che assuma con continuità farmaci appropriati». PARLA IL DIRETTORE GENERALE SEMPRE AL PASSO CON la tecnologia E i NUOVI BISOGNI il nuovo assetto delle cure primarie all’interno dell’Ais, alla luce della legge Balduzzi. Gli approfondimenti sono tuttora in corso. Vari interventi di professionisti segnalano l’opportunità di maggior valorizzazione delle professioni. Creg e Ais, Pot e Asl, tra tante sigle ci si confonde. Ci aiuta a fare chiarezza? L’Ais ospita tutti i punti di erogazione dei servizi, a livello ospedaliero e delle cure primarie, integrando quanto oggi è diviso, garantendo quindi la continuità assistenziale e supeWALTER rando la tradizionale distinzione tra ospedale e territorio. La Il Libro Bianco è stato portato al confronto BERGAMASCHI programmazione territoriale viene valorizzata con la nuova con tutti i soggetti della sanità. Esito? Asl, che si trasforma da “azienda” ad “agenzia”, operando su Dai cittadini sono giunti espliciti richia- «Anche i cittadini hanno dato il loro un territorio più ampio di quello attuale. I Pot (Presidi ospedami a migliorare i tempi di attesa delle pre- contributo per lieri territoriali), in fase sperimentale, sono dedicati alla presa stazioni e dei Pronto Soccorso, a integrare migliorare la in carico dei pazienti cronici e vedono l’integrazione di diverle politiche sanitarie e sociosanitarie per sanità lombarda» si professionisti, sanitari e l’assistenza alle persone non, per organizzare proin situazioni di cronicicruciale è l’evoluzione verso un “budget grammi personalizzati, a tà e fragilità, oltre a una di presa in carico” cioè l’introduzione sostegno della continuirichiesta di maggiore tà diagnostica, terapeutiequità nel concedere le di una tariffa che comprenda tutte ca e riabilitativa, nell’amesenzioni dal ticket. Strale spese dell’intero percorso di cura bito di presidi ospedalieri ordinaria è stata la parteche erogano anche ricovecipazione degli attori del sistema: praticamente tutti, in forma individuale o associa- ri e prestazioni di bassa intensità per subacuti. Il Creg è un ta, hanno mandato un contributo. Su alcuni temi sono per- modo realmente innovativo di erogare il servizio. Un unico venute richieste di chiarimento e confronto, tra questi i nuo- “Gestore” prende in carico il paziente cronico e ne gestisce in vi assetti organizzativi del Servizio Sanitario Regionale, anche modo proattivo il percorso di cura col supporto di un case mase c’è un prevalente consenso su istituzione della nuova Ais nager. Il modello Creg adotta una “Tariffa di presa in carico” (Azienda integrata per la salute), trasformazione delle Asl in dell’intero percorso di cura, secondo una modalità di remuneAgenzie e piena separazione tra erogazione di servizi e attivi- razione unica in Italia. Al Gestore viene assegnato un “budget tà di programmazione, acquisto e controllo. Un tema crucia- di cura” complessivo, a copertura di tutte le prestazioni erole è la possibile evoluzione verso un “budget di presa in cari- gate sulla base di un Piano assistenziale individuale, definito co” per i servizi ai pazienti cronici, cioè l’introduzione di una annualmente. Questo “budget di cura” per pacchetti di pretariffa omnicomprensiva per remunerare la presa in carico stazioni, è funzionale a ricomporre l’attuale frammentazione dell’intero percorso di cura del paziente. Sulla proposta c’è ac- del percorso di cura, e a responsabilizzare il Gestore al goverceso dibattito, perché implicherebbe un mutamento sostan- no clinico dell’intero percorso. Quello delle risorse per la croziale rispetto a oggi (la remunerazione a prestazione peraltro nicità è un tema centrale a fronte del continuo aumento della resterebbe per gli episodi acuti). Come evidenziato da espe- domanda di servizi e, di contro, di continue misure di conterienze internazionali, il “budget di cura” è una leva molto po- nimento della spesa. Nel modello Creg, il paziente sottoscrive tente per orientare l’organizzazione verso un’integrazione ef- col medico di famiglia (Mmg) un “Patto di Cura” per la realizfettiva dei servizi per la presa in carico del paziente, in grado zazione di un Piano assistenziale individuale e personalizzato di superare la frammentazione dell’offerta. Cruciale è anche sul paziente. [cs] | | 9 verso la riforma METTERE A FRUTTO I TAGLI IL TALENTO DI FARE ECONOMIA FACENDO SVILUPPO costi standard GIà APPLICATI, bilanci in ordine E CONTINUI investimenti. ECCO PERCHé per l’assessore garavaglia «La spending review del governo non darà alcun esito, mentre QUI avremo risparmi importanti» M assimo Garavaglia, assessore al Bilancio della Regione Lombardia, non è tenero con il governo, così come la Conferenza Stato-Regioni, nel cui ambito coordina tutti gli assessori regionali al Bilancio, non è tenera, per bocca del suo presidente Sergio Chiamparino (governatore Pd del Piemonte) nei confronti del bisturi con cui il governo Renzi intende operare sui conti regionali (per i quali la sanità pesa in media l’80 per cento). Ma per la Lombardia Garavaglia appare meno preoccupato di quanto non sia per le altre Regioni: l’utilizzo dei costi standard, i costi minimi a cui può essere erogata una prestazione sanitaria, nella ripartizione delle risorse nazionali del Fondo sanitario fa sì infatti che la Lombardia abbia già aumentato le cifre messe a disposizione dell’assistenza ai propri pazienti e malati. Se i conti pubblici sono il grande malato del paese, insomma, la Lombardia e la sua sanità sono tra i soggetti meglio in grado di affrontare questa patologia. A fine ottobre parlando di manovra Lei ha ricordato che ai 4 miliardi di euro di tagli previsti per la Lombardia dalla legge di stabilità vanno aggiunti 1,8 miliardi delle due manovre precedenti (Monti e Letta) e circa 450 milioni di mancato gettito, pari a 6,2 miliardi circa di tagli. Tutto questo per la Lombardia significa circa 930 milioni in meno di risorse. Le cifre sono sempre quelle? No, nel frattempo Renzi ha tagliato altri 500 milioni di cofinanziamenti europei e questo riduce la possibilità di spen10 | | dere fondi comunitari, soprattutto per le Regioni del Sud che avevano già somme in arretrato relative alla vecchia programmazione (2007-13, ndr). La Lombardia invece ha già iniziato a spendere le somme della programmazione 2014-20, circa 2 miliardi (400 milioni in più rispetto alla programmazione precedente) e non ha arretrati pendenti. Maroni quantificò in 1.674 euro il costo pro capite della sanità lombarda, la cifra più bassa in tutta Italia. La sanità lombarda vanta in effetti il miglior rapporto, in termini di efficienza, tra medici/ infermieri e lombardi (ce ne sono rispettivamente 1,34 e 3,71 ogni 1.000 residenti), ma la sanità lombarda ha anche la maggior percentuale di amministrativi: 12,7 per cento contro l’11,2 per cento del Veneto, l’Emilia Romagna il 10,1 per massimo garavaglia «Il criterio dei costi standard premia la Lombardia», spiega l’assessore regionale all’Economia, Crescita e Semplificazione Massimo Garavaglia ne degli standard, fondamentali per arrivare a gestire con efficienza la cartella clinica digitale di ogni paziente. Razionalizzare ovviamente non significa licenziare personale amministrativo ma semplicemente rivedere gli organigrammi per il futuro, puntando maggiormente su figure medico-infermieristiche. Secondo le valutazioni del ministero della Salute, in base ai livelli essenziali di «L’obiettivo possibile della giunta Maroni è arrivare all’azzeramento del ticket entro la legislatura. L’unico ostacolo sulla nostra strada è Renzi» cento, la Toscana il 9,2 per cento. E gli standard del patto della salute fissano quella percentuale al 7 per cento. Margini di miglioramento ci sono sempre, le nuove tecnologie consentono di ottimizzare i servizi amministrativi e terapeutici. Abbiamo avviato, per esempio, il percorso di accentramento presso Lombardia Informatica dei data center delle 49 Asl e Ao e questo conduce a ingenti risparmi e a un servizio migliore in termini di sicurezza e omogeneizzazio- assistenza, la Lombardia per la sanità è la quarta miglior regione d’Italia, la precedono Emilia Romagna, Veneto e Toscana e queste ultime due l’hanno scalzata dalla seconda posizione del 2011. La Lombardia è sempre tra le Regioni di riferimento in Italia, soprattutto dal punto di vista dei costi ma senza dubbio anche dal punto di vista delle eccellenze (come dimostrano in modo clamoroso i dati sulla mobilità attiva). In queste classifiche ci sono tuttavia diversi parametri e l’anno La spesa media per medici e infermieri nelle Regioni italiane (Dati Agenas 2012) MEDICI INFERMIERI REGIONE UNITà COSTO UNITARIO UNITà COSTO UNITARIO ABRUZZO 2.965 110.095 7664 42.723 BASILICATA 1.418 115.067 3.752 42.183 CALABRIA 4.643 116.899 10.193 43.588 CAMPANIA 10.992 115.414 19.806 47.933 EMILIAROMAGNA 9.419 111.858 31.317 43.574 FRIULI V.G. 2.827 113.039 9.872 43.580 LAZIO 9.770 116.056 25.296 47.196 LIGURIA 3.583 110.259 11.561 43.766 LOMBARDIA 16.265 113.361 47.688 44.896 MARCHE 3.197 113.975 9.952 42.926 MOLISE 750 120.550 1.993 44.713 PIEMONTE 9.154 119.445 25.986 45.377 PUGLIA 7.397 111.008 19.806 44.135 SARDEGNA 4.945 105.374 10.737 42.135 SICILIA 11.451 110.456 22.583 46.097 TOSCANA 8.521 107.080 26.611 43.951 UMBRIA 2.193 109.201 6.182 45.526 VENETO 8.332 116.049 28.798 42.587 MEDIA ITALIA 114.275 scorso abbiamo pagato in negativo, per esempio, il mantenimento di alcuni punti nascita con meno di 500 parti l’anno. La sanità di ogni Regione è sostenuta dal Fondo sanitario nazionale, finanziato coi proventi dell’Irap e della compartecipazione all’Iva. Quanto riceverà la Lombardia in futuro, visto che già oggi producendo il 22 per cento del Pil fornisce al Fondo nazionale un gettito da Iva e Irap decisamente cospicuo? Nel 2014 per la prima volta si è applicato alla sanità delle Regioni il criterio dei costi standard, sebbene in modo ancora blando e questo ha comportato un incremento di 506 milioni per la Lombardia che ha portato a 17,555 miliardi quanto ricevuto dal Fondo. Si tratta di un incremento importante, perché dimostra come il criterio dei costi standard premi le Regioni virtuose. La centrale unica delle committenze, al posto di 49 centri di spesa sanitaria, non rischia di comportare un assalto alla diligenza maggiore di quello che consente un sistema decentrato? Ma soprattutto, la centrale unica, insieme alle nuove agenzie integrate della salu- 44.923 te, può essere la risposta ai risparmi che la legge di stabilità chiede? La Lombardia è l’unica Regione italiana già in regola con la normativa recente sulla centrale unica d’acquisto. Arca, la nostra centrale, è già operativa da tempo e nell’anno in corso è stata profondamente ristrutturata. Con la presidente Manuela Brusoni e il direttore generale Luciano Zanelli da un lato si è trasformata l’Arca in spa, dall’altro si è operato per integrare in essa le 49 Ao e Asl. In questo modo si ottengono non solo risparmi (per l’acquisto dei vaccini anti-influenzali, ad esempio, c’è stato un risparmio del 10 per cento rispetto alla spesa storica) ma anche migliore qualità. Se non erro le previsioni economiche del Libro Bianco della Sanità lombarda sono state riviste al rialzo durante la sua stesura… Certo! Non si ottengono risparmi senza investire. La spending review del governo non darà nessun risultato, mentre in Lombardia avremo negli anni futuri risparmi importanti. Quest’obiettivo però si raggiunge investendo risorse ingenti come attesta il caso del data center di cui meno di venti euro: è la spesa pro capite per sostenere i costi del personale sanitario in lombardia Nel 2013 , secondo quanto rilevato dalla Ragioneria generale dello Stato, la sanità italiana gestita dalle Regioni (Asl, aziende ospedaliere, Irccs e Policlinici universitari) ha registrato un deficit di 1,86 miliardi, ma la spesa corrente (quella per il funzionamento ordinario del sistema) è diminuita dell’1 per cento (il che si traduce in un - 0,4 per cento nel quadriennio 2010-13), soprattutto grazie a un contenimento delle uscite per il personale dipendente e per la farmaceutica convenzionata. Nel quadriennio 2010-13 la sanità lombarda è andata in lieve controtendenza: secondo la Ragioneria la spesa sanitaria è cresciuta dello 0,1 per cento, ma – insieme a Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Basilicata – la Lombardia non figura tra le Regioni alle quali il governo centrale ha chiesto un piano di rientro per garantire la tenuta dei conti pubblici. L’assessore regionale al Bilancio Massimo Garavaglia ha quantificato in 19,8 euro la cifra che ciascun lombardo spende per sostenere i costi del personale sanitario in Lombardia. ho parlato poco fa; ma il discorso è più ampio. Pensiamo alle strutture: fare strutture nuove costa, come costano le apparecchiature e le tecnologie di cui dotarle. Noi pensiamo che si potrà risparmiare e nel contempo fornire servizi migliori perché pensiamo a quanto con le nuove tecnologie digitali si potrà fare in termini di prevenzione e semplificazioni della vita del cittadino. Ma all’inizio, di nuovo, tutto questo costa. Maroni ha parlato di un rincaro dei ticket del 4,5 per cento e 5 per cento in Emilia Romagna e Toscana, a fronte di una media nazionale di +3,6 per cento, e di risparmi per 4,7 milioni per i lombardi grazie a Zero Ticket. La Lombardia può tenere questo passo? Come? Il nostro obiettivo è arrivare ad azzerare il ticket e nell’anno in corso lo abbiamo ridotto di oltre 40 milioni. Le polemiche al riguardo sono invero risibili perché il dato economico è chiaro: non abbiamo incassato quei 40 milioni. Ma l’obiettivo della giunta Maroni è più ambizioso, è appunto arrivare all’azzeramento entro la legislatura. Si tratta di un obiettivo alla nostra portata perché con gli investimenti in tecnologie e la razionalizzazione si può risparmiare parecchio. D’altro lato l’applicazione del criterio della spesa standard aumenta le disponibilità attraverso l’aumento delle risorse dal Fondo sanitario. Il percorso è chiaro e l’unico ostacolo sulla nostra strada è Renzi, che vuole tagliare il Fondo sanitario. Noi però abbiamo la testa dura e arriveremo a centrare l’obiettivo che ci siamo prefissati. [cs] | | 11 VERSO LA RIFORMA LA rete SPERIMENTAle CREG, UN FILO DIRETTO COL DOTTORE C’è UN PROGETTO CHE ALLEA COOPERATIVE DI MEDICI DI MEDICINA GENERALE E SOCIETà DI SERVIZI PER ATTUARE I PIANI DI CURA DI OLTRE 60 MILA ASSISTITI. SENZA MUOVERLI DA CASA Q è inevitabile andare dal meccanico. Gli automobilisti avveduti, però, hanno cura del proprio mezzo ed effettuano regolarmente i tagliandi necessari perché sia sempre in perfetta efficienza. L’officina infatti offre non solo riparazioni ma anche un servizio di manutenzione che, a fronte di regolari check-up programmati a costi contenuti, può evitare una spesa consistente con il rischio di buttare via l’auto per un danno irreparabile. La metafora non è poi così azzardata, perché anche nella salute fare manutenzione è un investimento, soprattutto se la “macchina” in questione non è proprio nuova e ha già qualche problema di meccanica. Si calcola infatti che circa il 70 per cento di tutta la spesa sanitaria sia assorbita dalle persone affette da malattie croniche, che rappresentano solo il 30 per cento di tutti gli assistiti: affrontare queste condizioni con un piano sistematico di controlli e interventi sanitari per mantenere il più a lungo possibile condizioni di salute stabili può ridurre in modo consistente l’impatto di queste malattie, migliorando la qualità di vita dei pazienti. Per questo la Lombardia ha avviato una sperimentazione che attribuisce ad ogni malattia cronica un budget predefinito per finanziare l’assistenza necessaria affinché il paziente possa eseguire ogni anno esami e terapie necessarie ad evitare, o rallentare il più possibile, l’aggravarsi della malattia. Questo sono in sostanza i CReG (Chronic Related Groups), introdotti dalla Lombardia nel 2012 e tuttora in fase di sperimentazione in cinque province, per essere poi adottati sull’intero territorio regio- 12 | uando si ha l’auto in panne | nale l’anno prossimo. I CReG applicano alla medicina del territorio quanto ormai consolidato con successo nel meccanismo di finanziamento degli ospedali, che per le loro prestazioni ricevono rimborsi calcolati su tariffe predeterminate (Drg, Diagnosis Related Groups) e costanti a prescindere dall’efficienza delle varie strutture nell’erogare tali prestazioni. Con i CReG ad essere standardizzato è il costo del percorso di cura di un anno: una volta diagnosticata la malattia, infatti, se ne può prevedere il decorso tipico e quindi pianificare le terapie, i controlli, gli esami, nonché le scadenze alle quali queste prestazioni devono essere effettuate. Tutto ciò comporta un triplice vantaggio: un percorso chiaro e predefinito per il paziente, la raziona- luca munari Munari è managing partner di Accura, nata per iniziativa di persone «che hanno scelto l’impresa come strumento per realizzare opere in sanità» «non attendiamo la richiesta del paziente, siamo noi a contattarlo in base al piano di cura per prenotare esami o verificare il suo stato di salute» lizzazione dell’attività delle strutture che devono prendersi cura di lui e l’efficienza legata alla gestione di un gran numero di pazienti afflitti dalla medesima patologia e dunque inseriti nel medesimo CReG. Protagonisti del progetto CReG sono i medici di medicina generale (Mmg), organizzati in cooperative per sperimentare un modo diverso di prendersi cura dei loro assistiti: anziché intervenire sui problemi e disturbi di volta in volta dichiarati dal paziente che si presenta in ambulatorio, si definisce con lui in anticipo il programma delle procedure, esami e terapie per l’anno in corso. Una volta condiviso, questo piano assistenziale deve essere attuato, e questo richiede risorse professionali, organizzative e tecnologiche che non sono alla portata del singolo medico di famiglia. Con le cooperative di Mmg collaborano quindi società di servizi che accompagnano il paziente nel percorso di cura, supportando il medico nell’attuare quanto pianificato e nel verificarne i risultati. Attualmente sono tre le aziende che forniscono alle dodici cooperative di Mmg le tecnologie e i servizi necessari ad attuare i piani di cura degli oltre 60 mila assistiti inseriti nel progetto, attuando le direttive regionali per la gestione dei CReG. Luca Munari è managing partner di Accura, una di queste tre aziende, per venzione o educazione sanitaria. Attualmente collaboriamo con tre cooperative di medici di famiglia tra Milano, Como e Lecco nella gestione dei piani di cura di oltre 21 mila assistiti, con un numero verde che risponde alle chiamate degli utenti dalle 8 alle 20 per 5 giorni la settimana e il sabato mattina registrando livelli di soddisfazione del 90-95 per cento, come ha recentemente dimostrato un’analisi indipendente condotta dal Cermes dell’Università Bocconi di Milano. In realtà non attendiamo la richiesta del paziente di prenotare gli esami prescritti, ma siamo noi a contattarlo in base al piano di cura individuando insieme, secondo la struttura di sua fiducia, la data e l’ora più comoda cercando di accorpare in un’unica giornata tutti gli accertamenti». l’esattezza una disease management company, nata per iniziativa di persone «che hanno scelto l’impresa come strumento per realizzare opere in sanità. Crediamo infatti che l’impresa sia quel livello della società che trasforma risorse private in beni e servizi di utilità pubblica. Così si riduce il tempo dalla percezione del bisogno all’idea e al modello di offerta da proporre agli utenti, che poi con le loro opinioni ci dicono se il servizio è adeguato». Accura ha come mission la gestione di piani di cura per le malattie croniche e ha realizzato una piattaforma di servizi che sta ai CReG un po’ come iTunes alla musica sul web: come il software di Apple consente di scegliere e scaricare i brani musicali preferiti e comporli in una playlist, così i medici autorizzati possono accedere a una biblioteca di percorsi terapeutici per le varie malattie e personalizzare il trattamento di ogni assistito secondo il suo specifico bisogno. «Una volta definito e condiviso con il paziente, il piano assistenziale diventa immediatamente l’agenda su cui un’organizzazione di operatori di call center, infermieri case manager, medici interviene per effettuare le prenotazioni degli esami prescritti, contattare il malato per ricordargli la visita, verificare lo stato di salute o se sta seguendo la terapia, controllare gli stili di vita, pianificare eventuali interventi di pre- Un “diario clinico” aggiornato «I nostri utenti – prosegue Munari – in gran parte persone anziane, apprezzano la cortesia e la disponibilità dei nostri operatori e si instaura un rapporto, tanto che ci richiamano nel caso intendano disdettare o spostare la visita prenotata. Dal punto di vista delle strutture di cura, questo è un vantaggio sostanziale, in quanto riduce gli appuntamenti a vuoto e consente di programmare meglio l’attività riducendo le liste di attesa a parità di costi». Alcuni esami di primo livello possono essere eseguiti presso l’ambulatorio di medicina generale, o anche a domicilio se necessario, e refertati in telemedicina con consegna direttamente sulla scrivania del Mmg. Tutti i contatti con gli assistiti vengono registrati in un vero e proprio “diario clinico territoriale”, aggiornato in teleassistenza dall’infermiere case-manager, che mantiene il medico costantemente informato dei risultati delle visite, eventi significativi, eventuali ricoveri, condizioni di salute». «Con la sperimentazione CReG abbiamo realizzato per i Mmg condizioni di lavoro analoghe a quelle del medico ospedaliero, che nel seguire i propri pazienti non è solo, ma si avvale di risorse professionali, tecnologiche, organizzative. Il nostro obiettivo è facilitare il medico di famiglia nel garantire tutte le attività necessarie a mantenere il paziente in condizioni di buona salute il più a lungo possibile, ovvero il sistema di health maintenance». Per gestire le malattie croniche, grazie ai CReG l’ambulatorio del medico di famiglia si apre ancora di più al territorio e diventa il centro di una rete organizzata di prossimità che lo aiuta a prendersi cura del cittadino a 360 gradi. Senza farlo muovere da casa. I risultati, per il momento, sono più che incoraggianti. | | 13 ALL’OPERA la forza buona del partenariato LO SPAZIO IMMENSO DELLA SOLIDARIETà pubblico e privato no profit insieme a monza per fare del sogno di tante famiglie una solida realtà. storia del Centro Maria Letizia Verga per lo studio e la cura della Leucemia del Bambino U giovanni verga Con l’apertura del nuovo Centro per lo Studio e la Cura della leucemia del bambino «abbiamo mantenuto la promessa fatta ai nostri bambini e alle loro famiglie», spiega Giovanni Verga, presidente del Comitato Maria Letizia Verga onlus e padre di Maria Letizia, morta di leucemia a 4 anni. «Molto resta da fare e c’è ancora bisogno dell’aiuto di tutti» 14 | | oggi la onlus promotrice della nuova struttura garanServizio sanitario nazionale, gestito però inte- tisce presso il Residence Maria Letizia Verga ricavaramente da privati, secondo lo schema dell’ac- to nel 1999 dai tre piani della Cascina Valera attigua creditamento del privato presso la rete sanitaria all’ospedale San Gerardo) avvalendosi di personale regionale che caratterizza la sanità lombarda. Que- abilitato dal ministero della Pubblica istruzione per sto sarà il nuovo Centro Maria Letizia Verga per lo l’insegnamento nelle scuole elementari e medie (nonStudio e la Cura della leucemia del bambino – gesti- ché formato per alunni di origine straniera). Costato oltre 11 milioni il nuovo Centro è stato dalla Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma (MBBM), emanazione del Comitato to voluto dal Comitato Maria Letizia Verga di MonMaria Letizia Verga, presso l’ospedale San Gerardo di za, onlus sorta per iniziativa di medici e famiglie Monza – in procinto di essere ultimato in questi gior- negli anni Ottanta per contrastare le leucemie infanni da parte della joint venture Coveco Coop S.p.a. di tili e presieduta da Giovanni Verga, il padre di Maria Marghera - Cellini Gtc (General Technology Contrac- Letizia, morta di leucemia a 4 anni, che alla nuova tor) Società Cooperativa di Prato, per essere inaugu- struttura ha donato il proprio nome. Il Centro nasce soprattutto grazie ai contributi volontari – sotto forrato col nuovo anno. Realizzato a partire dal 2013 Il Centro nasce grazie ai contributi raccolti su 7.700 metri quaattraverso un crowdfunding che ha coinvolto dri, su un’area conmedici, genitori, istituzioni, imprese e associazioni cessa in diritto di superficie dalla Regione, e su quattro piani, il Centro ospiterà un day ma di donazioni private o crediti agevolati – raccolti hospital, che sarà il cuore della struttura, un cen- attraverso un crowdfunding che, come sottolinea lo tro per trapianti di midollo osseo (dotato di 25 stan- stesso Verga, ha coinvolto medici e genitori, istituzioze singole), spazi per l’accoglienza dei bambini e del- ni e imprenditori, ricercatori, personale paramedico, le loro famiglie (con sale giochi, aree relax, un giardi- associazioni in un’immensa iniziativa di solidarietà. no d’inverno e un terrazzo piantumato) e consentirà Basato all’interno dell’ospedale San Gerardo e foral Centro Ricerche Tettamanti di operare sul doppio te di 250 volontari, il Comitato Maria Letizia Verga dei 600 metri quadri della sua sede attuale. All’inter- ha seguito dalla sua nascita 1.800 bambini affetti da no del Centro saranno inoltre fornite regolari lezio- leucemia (ogni anno il Residence Maria Letizia Verga ni scolastiche per i bambini ricoverati (lezioni che già accoglie oltre 60 famiglie). E, grazie ai suoi 10 mila n ospedale pubblico, cui si accederà attraverso il sostenitori, in 30 anni di attività ha raccolto donazioni private per oltre 40 milioni di euro che hanno consentito investimenti annui mediamente di oltre 700 mila euro nella ricerca e di 1,5 milioni per medici, infermieri e assistenti psicosociali. Prova concreta, nei fatti, della validità dell’operato del Comitato, l’espansione del raggio di azione avviata con la realizzazione del nuovo Centro ha portato nel 2013 a nuove donazioni: 4.017 (contro le 3.700 del 2012) con 2.341 nuovi donatori. Nella gestione del nuovo Centro, peraltro, la collaborazione tra la onlus e l’azienda ospedaliera San Gerardo si farà ancora più stretta. La Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma, istituita nel 2005 e alla quale farà capo il Cen- tro, vede infatti il Comitato Maria Letizia Verga come uno dei componenti del proprio cda, al fianco dell’azienda ospedaliera San Gerardo e della Fondazione Tettamanti. Secondo una formula di collaborazione tra pubblico e privato che tutt’oggi non ha eguali in Italia, già nel 2009 la Fondazione ha preso in carico la gestione delle attività di cura, assistenza, ricerca, servizi della Clinica Pediatrica, della Clinica Ostetrica e dell’Unità di Neonatologia dell’Ospedale San Gerardo e ha gestito 9.300 ricoveri l’anno, 15.500 accessi al pronto soccorso pediatrico e 9.000 a quello ostetrico. Trecentonovanta i dipendenti e collaboratori, 46 i medici, 13 gli operatori sanitari, 142 gli infermieri e 84 le ostetriche che garantiscono il funzionamento di questa partnership pubblico-privato. Dall’inizio delle proprie attività la Fondazione ha investito oltre 2,6 milioni di euro in strutture e attrezzature. La lista nozze di Montolivo Affidata alla guida del direttore generale dell’azienda ospedaliera San Gerardo Fabio Binelli (il professore Andrea Biondi, già direttore della Clinica Pediatrica dell’Università Milano Bicocca, guida invece la direzione scientifica), la Fondazione trae dall’apertura del nuovo Centro un ulteriore stimolo a porsi come collettore della solidarietà. «Abbiamo mantenuto la promessa fatta ai nostri bambini e alle loro famiglie – afferma Giovanni Verga – ma molto resta da fare e c’è ancora bisogno dell’aiuto di tutti. Per questo, a ottobre abbiamo riproposto l’iniziativa | | 15 all’opera la forza buona del partenariato Dai! Costruiamolo Insieme La costruzione del nuovo ospedale verrà finanziata per il 30 per cento con risorse già reperite dal Comitato Maria Letizia Verga e dalla Fondazione Tettamanti (per l’area della ricerca) e per il 70 per cento attraverso la raccolta fondi “DAI! Costruiamolo insieme” anni, le partnership con network di prestigio internazionale, i progetti di ricerca ai quali partecipiamo confermano il valore del nostro team e ci danno grande fiducia. Per questo, il nuovo Centro che ha preso corpo, giorno dopo giorno, davanti ai nostri occhi, sarà davvero il coronamento di un sogno e ci consentirà di portare direttamente al letto dei nostri piccoli pazienti i risultati del lavoro che facciamo ogni giorno. L’integrazione fra i diversi reparti, il confronto diretto fra competenze diverse e la vicinanza “fisica” fra le strutture di ricerca e i reparti di degenza è infatti uno dei punti di forza del nuovo ospedale dove tutti sanno che, se curata bene e per tempo, la leucemia infantile si può guarire». Il Centro Maria Letizia Verga si avvarrà dell’expertise dei 50 ricercatori e tecnici e delle cinque unità di ricerca del Centro di Ricer«Ogni anno in Italia 500 bambini si ammalano di ca Tettamanti per le Leucemie infantili. leucemia, un centinaio solo in Lombardia. circa Avviato nel 1995 come istituzione scienl’80 per cento guarisce, ma dobbiamo fare di più» tifica non profit nell’ambito della Clinica Pediatrica dell’Università Milano-Bicocca – volta), Ubi Comunità di Banca Popolare di Bergamo prima struttura in Italia di ricerca attiva nel campo (che nel giro di 2 settimane ha visto andare a ruba i delle leucemie, ematopatie infantili e malattie genesocial bond emessi per un totale di 5 milioni di euro tiche rare –, sotto la guida di Luigi Roth questo cena sostegno dell’iniziativa e ha provveduto ad emetter- tro produce annualmente 400 diagnosi e monitoraggi, un milione di investimenti e oltre 50 protocolne per altri 2 milioni). li; opera in collegamento con prestigiosi network di L’importanza di integrare i reparti ricerca internazionali e partecipa a progetti scientifiAlta la fiducia nella solidarietà, ambiziosi i proposi- ci in collaborazione con Airc, ChildHope e Telethon. ti, Biondi inquadra così la sfida che attende il Centro, Attraverso il Centro di Ricerca Tettamanti la nuola Fondazione e tutti coloro che vorranno sostenere va struttura monzese per le leucemie infantili potrà l’uno e l’altra: «Ogni anno, in Italia 500 bambini fra 0 avvalersi anche della facoltà di Medicina dell’Univere 15 anni si ammalano di leucemia, un centinaio solo sità Bicocca di Milano, che del Centro Tettamanti è in Lombardia. Grazie alle terapie attuali circa l’80 per partner, e realizzare così programmi di formazione cento guarisce, ma la sfida che dobbiamo vincere è e ricerca avanzata (all’Università di Milano Bicocca fa per quel 20 per cento che tuttora non risponde alle attualmente capo anche la Clinica Pediatrica diretta cure. Le competenze che abbiamo maturato in questi dal professor Biondi). n dell’sms solidale per consentire a tanti di aiutarci con poco: 2 euro da cellulare, 5 da telefono fisso». “Dai! Costruiamolo insieme” è lo slogan scelto per promuovere la raccolta fondi attraverso un messaggio telefonico al numero 45595; al crowdfunding hanno aderito, tra gli altri, il calciatore Riccardo Montolivo (che in occasione del suo matrimonio con Cristina Da Pin a luglio ha inserito la realizzazione di una camera di degenza nella propria lista nozze), la ex sciatrice Deborah Compagnoni, il deejay Linus ed i conduttori radiofonici Grant Benson e Luca Viscardi, la Nazionale Piloti (che allo stadio Brianteo di Monza ha sfidato il Team Sky in una partita calcistica significativamente denominata “Playing for Children”), Msc Crociere (che ha raccolto fondi a sua 16 | | IL GRANDE SLANCIO l’ENErgia del territorio monzese all’opera la sfida di accogliere malati di sla, persone in stato vegetativo o inguaribili. e rivoluzionare il modello di assistenza con avanzate Soluzioni architettoniche, tecnologiche e organizzative P azienti neurologici gravi, persone afflitte da Sla o in stato vegetativo, pazienti terminali. L’individuazione del target di utenza cui si rivolge il progetto SLAncio, attesta nei fatti quanto la sanità lombarda sia improntata ad occuparsi di chi soffre non solo nel momento di più evidente bisogno (la fase acuta delle malattie), ma presti attenzione all’intero “arco di vita”, per così dire, delle patologie che affliggono le persone. Progetto SLAncio è un progetto realizzato a Monza dalla Cooperativa Sociale La Meridiana Due – che insieme alla gemella La Meridiana fa parte di un gruppo (con 95 soci, 100 volontari, oltre 300 dipendenti, professionisti e consulenti) attivo dal 1976 nella gestione di Rsa (Residenze Sanitarie Assistenziali), centri diurni, comunità alloggio, appartamenti protetti, centri di aggregazione, centri poli-specialistici e riabilitativi, servizi di consulenza, assistenza domiciliare e teleassistenza. «La struttura inaugurata dallo scorso gennaio e operativa da marzo – spiega il direttore della cooperativa Roberto Mauri – si differenzia dal modello classico di assistenza all’anziano. È stata realizzata per persone ricoverate in lunga degenza, perché non sono in grado di tornare a casa dopo essere state in ospedale, e per offrire assistenza alle loro famiglie. Per gli stati vegetativi e la Sla la Regione Lombardia, che copre interamente le rette dell’assistenza, ha da anni definito standard precisi. Sia le Rsa (per anziani) che le Rsd (per disabili) devono avere spazi abitativi specifici e camere con 2-3 letti. Ebbene, noi siamo molto sopra quegli standard minimi. Nella nostra Rsa ospitiamo 140 persone su 6.500 metri quadri, in questa nuova struttura di SLAncio, abbiamo 71 ospiti su 6.300 metri quadri e offriamo camere da 2 letti, tutte munite di bagno (tranne che nella sezione hospice camere singole) e spazi comunitari che garantiscono almeno tre metri qua- roberto mauri «La struttura operativa da marzo – spiega il direttore della cooperativa La Meridiana Roberto Mauri – si differenzia dal modello classico di assistenza all’anziano» «Abbiamo 71 ospiti su 6.300 metri quadrati. camere da 2 letti (singole nell’hospice) dotate di bagno, ampi spazi comunitari da vivere insieme ai familiari per l’intera giornata» dri a disposizione per persona. Del resto, per questo tipo di malati l’assistenza dei familiari si concretizza in una permanenza nella struttura che dura per l’intera giornata». Il centro più grande in Italia Sono circa 500 le persone in stato vegetativo in cura presso le strutture lombarde (la Lombardia ne consente la cura presso Rsa e Rsd che siano dotate di nuclei appositi). Il nuovo Centro, realizzato accanto alla Residenza San Pietro, lungo il viale che porta alla Villa Reale di Monza, è oggi la struttura più grande di tutta Italia per chi soffra di patologie neuromuscolari. Ed è dotata di tecnologie all’altezza di questo primato: il direttore dell’Asl di Monza e Brianza, Matteo Stocco, ha certificato che gli standard sono superiori rispetto alla richiesta della Regione. «Chi soffre di Sclerosi Laterale Amiotrofica ha problemi a comunicare e anche questo semplice esempio – afferma Mauri – spiega la dotazione tecnologica della struttura, che spazia da meccanismi di monitoraggio automatici dello stato dei pazienti collegati con le unità di controllo ai vari piani fino ad alert sugli smartphone dei medici». Aperta 24 ore su 24, 7 giorni su 7, realizzata con un investimento di oltre 11 milioni di euro, in parte coperto dalla raccolta fondi (Fondazione Cariplo ha contributo per mezzo milione di euro, l’Iban intestato a La Meridiana Due scs è sempre disponibile per donazioni: IT87N0521601630000000003717) e con la collaborazione di Asl Monza e Brianza e Regione Lombardia, la struttura ha anche consentito nei mesi scorsi di liberare una sessantina di posti per anziani che erano rimasti in lista di attesa per un ricovero presso la Rsa. | | 17 ALL’OPERA UNA STORIA SECOLARE UNA Cà GRANDA PER TUTTI DA OLTRE 500 ANNI 40.0 35.0 30.0 25.0 20.0 FONDATO NEL 1456, IL POLICLINICO è SEMPRE STATO UN LUOGO DI CURA DEI MALATI DI OGNI CLASSE SOCIALE, che È DIVENTATO LA PUNTA DI DIAMANTE DELLA SANITà ITALIANA. E OGGI CONTINUA A CRESCERE GRAZIE ALLA MESSA A FRUTTO DEL PROPRIO PATRIMONIO IMMOBILIARE I a cuore fermo (operazione talmente delicata da aver meritato il plauso del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin), un intervento sui polmoni di una bimba di 8 mesi. Bastano questi due esempi, recenti, ad attestare quella vocazione a essere punta di diamante della sanità che il Policlinico di Milano, meglio noto come Ospedale Maggiore Cà Granda, reca in sé fin dalla nascita, nel 1456. Voluto dal duca Francesco Sforza, fu infatti pensato fin dalle origini come punto di raccolta e di cura dei malati che in precedenza erano smistati, quasi dispersi, in numerose piccole strutture. L’Ospedale Maggiore nasce insomma per rispondere a quella “massa critica” di utenza – curata già all’epoca gratuitamente – che rappresenta in ogni ambito lo stimolo indispensabile per investire in ricerca e sviluppo, tanto in termini di progetti e terapie quanto in termini di strutture dove realizzare quei progetti terapeutici. La fusione avvenuta nel 2005 con gli Istituti clinici di perfezionamento (comprensivi delle cliniche Mangiagalli, De Marchi) e l’istituto Regina Elena per dar vita all’assetto organizzativo attuale, sotto la denominazione (introdotta nel 2010) di Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico non ha fatto altro, in fondo, che sancire ulteriormente questa centralità storica della struttura in termini di utenza e di conseguente impegno a soddisfare esigenze inevitabilmente mutevoli nel tempo. La fusione dei tre istituti, del resto, appariva come scritta nel codice genetico dell’ospedale: la struttura era stata la prima sede della facoltà di medicina dell’universi- 18 | Il PROGETTO DEL NUOVO POLICLINICO A cura di Techint Spa (Milano) – capogruppo; Boeri Studio (Milano); C+ S Associati (Treviso); ABDA Architetti (Brescia); Labics (Roma); TRT Trasporti e Territorio srl (Milano); B.T.C. l primo trapianto di polmone | tà di Milano fondata nel 1924 dal ginecologo Luigi Mangiagalli, che in parallelo, sempre all’interno degli spazi dell’ospedale, aveva dato vita anche a tre istituti per assistere le donne in gravidanza, i lavoratori afflitti da malattie professionali e i bambini (si trattava, per l’appunto, degli Istituti clinici di perfezionamento), a margine dei quali (nel 1909) aveva preso corpo anche il rifugio Regina Elena per fornire assistenza sanitaria alle donne poco abbienti in gravidanza. Oggi come alle sue origini, la vocazione del Policlinico appare quella della terapia delle malattie acute, quelle cioè che nel loro sviluppo hanno raggiunto l’apice della loro nocività per la salute e che pertanto non possono essere gestite se non tramite ricovero ospedaliero. Assecondando anche in questo caso la propria “tradizione” – una riforma sanitaria introdotta nel Rinascimento assegnò come mission di questo impianto la cura delle malattie acute, lasciando quella delle patologie croniche (un tempo spesso incurabili e letali) ad altre strutture (di norma extra-moenia, dove moenia erano i confini della città di Milano) – non meno che assecondando una centralità che nel tempo si è fatta sempre più anche 15.0 10.0 5.0 PRINCIPALI ATTIVITà FONDAZIONE 2012 e 2013 40.000 20.000 27.387 24.643 30.410 28.788 25.000 35.670 30.000 35.774 35.000 15.000 DENTRO I NUMERI Il ricovero costituisce un rilevante impegno. In ambito internistico è caratterizzato dalla prevalenza di soggetti anziani e con profili di multimorbosità, in quelli chirurgici da alte specializzazioni. Il pronto soccorso è collocato in tre postazioni: quello generale, con circa 50 mila accessi annui, quello pediatrico e quello ostetrico-ginecologico, entrambi con circa 25 mila accessi. A prevalere sono i cosiddetti codici minori (bianchi e verdi), caratterizzati in prevalenza da anziani. 5.000 2.428 2.475 10.000 0 3 ri ri 3 2 2 12 13 ve ve 01 01 01 01 20 20 .2 .2 ico ico li 2 li 2 C C b r r i i b A A im im 13 12 am M am M es es 20 20 st. le st. le ita ita ery ery pre pre p p g g e s r s r e o u o u ite ite ys yh ys yh vis vis da da da da geografica e urbanistica (rispetto alla città di Milano), il Policlinico ha sviluppato, oltre alle alte specialità, una vocazione per la diagnosi e la cura del paziente anziano e con patologia cronica. Considerati i pazienti dei tre pronto soccorso dell’ospedale (quello generale, con circa 50 mila accessi annui, quello pediatrico e quello ostetrico-ginecologico, entrambi con circa 25 mila accessi annui) la maggior parte degli utenti risulta appartenere alla fascia anziana della popolazione, così come in prevalenza anziane sono le persone che l’ospedale cura attraverso il ricovero. Una struttura antesignana Da sempre, del resto, l’Ospedale Maggiore è stato l’ospedale di tutti, qualunque fosse la malattia per la quale si chiedesse sollievo. Le innumerevoli offerte – 102 donazioni per quasi 2 milioni di euro nel 2012 e oltre 4.460 lasciti testamentari dalla fondazione ai tempi nostri, quando è ormai da tempo venuta meno l’indulgenza promessa da Pio II nel “battezzare” l’impianto come Ospedale Maggiore – sono una sorta di prova del nove di questa vocazione verso le patologie di maggior impatto e diffusione. Riconosciuto come Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), come ebbe a ricordare Giancarlo Cesana da presidente della Fondazione, ben prima di allora, dalla sua nascita, l’Ospedale Maggiore è sta- to un antesignano di quella medicina per tutti (e per tutte le patologie) che solo nel 1978 ha preso forma istituzionale in Italia attraverso il varo del Sistema sanitario nazionale (Ssn). «La Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano si trova oggi, al pari di altri grandi ospedali con una lunga tradizione assistenziale, ad affrontare le difficoltà economiche e sociali che attraversa il nostro paese – osserva il direttore generale Luigi Macchi –. La risposta non può che essere il riconoscimento della propria autentica vocazione all’assistenza dei più fragili (che oggi sono gli anziani e i malati cronici), coniugandola con la ricerca e la formazione dei giovani medici. La necessità di una ancora maggiore responsabilità da parte di ciascuna persona soprattutto se chiamata a svolgere compiti dirigenziali, nella gestione delle risorse, strumentazioni e spazi è impellente e solo trovando risposte convinte e consapevoli la tradizione della Ca’ Granda potrà proseguire». Proprio per rispondere alle esigenze illustrate da Macchi, in estate la Fondazione ha dato vita – previo placet della giunta regionale – alla Fondazione Sviluppo Ca’ Granda, ente senza fini di lucro finalizzato a promuovere il progresso della ricerca scientifica del Policlinico; e a novembre il patrimonio immobiliare dello stesso Policlinico è stato conferito al Fondo Immobiliare Ca’ Granda, di nuova costituzione. luigi macchI «Solo trovando risposte convinte e consapevoli la tradizione della Ca’ Granda potrà proseguire», spiega Luigi Macchi, direttore generale del Policlinico Milletrecentonovanta le unità immobiliari in 65 stabili, di cui 44 di intera proprietà (in totale si tratta di oltre 110 mila metri quadrati, di cui il 53 per cento costruiti tra il 1870 e il 1900; il 29 per cento tra il 1901 e il 1940, il 18 per cento dopo il 1940) conferite al Fondo (gestito da Polaris Real Estate Sgr), l’operazione consente all’ospedale (che detiene il 61 per cento dello stesso Fondo, mentre Fondo Investimenti per l’Abitare – Fia, gestito da Cassa Depositi e Prestiti Investimenti Sgr ha acquisito il 33 per cento per 110 milioni e Fondazione Cariplo il 5 per cento per 17,5 milioni) consente di investire circa 350 milioni tra costruzione del nuovo Policlinico – che vede coinvolti Techint S.p.A. di Milano, Studio Boeri e TRT Trasporti e Territorio S. r. l. (Milano), C+ S Associati di Treviso, ABDA Architetti di Brescia e Labics di Roma – e ristrutturazione degli immobili per fini sociali (come il social housing, che mette a disposizione appartamenti a canoni calmierati). | | 19 ALL’OPERA il centro di riferimento per le epidemie COSA ABBIAMO RISCOPERTO GRAZIE A EBOLA più attenzione al paziente, riqualificazione delle strutture, dotazioni di qualità. l’emergenza virus porta il sacco a riaffermare il valore della sua lunga storia e missione per il paese «E bola ci ha costretto a ricordarci come operatori sanitari che esiste un mondo variegato intorno a noi e al di là della nostra specializzazione, a non essere autoreferenziali». Apparentemente paradossale, questo approccio al tanto temuto virus ne fa – nelle parole del dottor Ezio Goggi e nella prassi dell’Ospedale Sacco di Milano (di cui Goggi è direttore sanitario aziendale) – un’opportunità prima ancora che un problema pratico. L’opportunità per malati di ogni tipo di godere di un’assistenza più attenta, quale che sia il male da curare. Lo stesso Goggi tiene anzitutto a fornire una “iniezione” di calma per sedare un allarmismo che si è propagato ben più e più velocemente del virus stesso: «Ad oggi l’arrivo di Ebola in Italia è un’eventualità assai limitata, circoscritta al rientro di cooperanti dall’area africana effettivamente flagellata da Ebola, ma chi tra cooperanti in quell’area è davvero rientrato in Italia non ha dato segni degni di nota e resta sotto quotidiano monitoraggio delle Asl di competenza. Parlando di infezioni, Ebola rimane una malattia ben più rara da contrarre di malattie come la tubercolosi aperta». Nel frattempo, appunto, Ebola ha indotto tutti quanti all’ospedale Sacco possano essere mobilitati per contrastare infezioni – anche ginecologi e pediatri, ché l’infezione può colpire pure madri in dolce attesa – a sedersi intorno a un tavolo e a riscoprire, di fronte alla novità rappresentata dal virus, la vastità dell’impegno che la professione sanitaria richiede. Stimolo a un’assistenza più professio- 20 | | nale, umana anche, in una sorta di provEZIO GOGGI videnziale eterogenesi dei fini Ebola ha «Ad oggi l’arrivo dato modo all’ospedale Sacco di ripensadi Ebola in Italia è re a una delle sue principali ragion d’esseun’eventualità assai limitata – assicura il re. Voluto negli anni Venti, come Sanatodirettore sanitario rio per la cura della tubercolosi, divenuto dell’Ospedale Luigi centro per malattie infettive (e sede uniSacco Ezio Goggi –. versitaria) – anche per la chiusura della Chi è rientrato dalle aree flagellate dal struttura ospedaliera di Dergano – il Sacvirus non ha dato co è stato uno dei principali centri eurosegni degni di nota pei di cura dell’Aids; i costi di manutene resta sotto il zione delle strutture di massimo isolamonitoraggio delle Asl di competenza» mento per i ricoveri di malati di immunodeficienza si sono però fatti più pesanti a mano a mano che quelle stesse strutture, realizzaVoluto come Sanatorio per la te secondo parametri internazionali volti a impedire cura della tubercolosi, divenuto il propagarsi delle malattie centro per malattie infettive infettive, andavano perdensede universitaria, il Sacco e do di centralità in seguito è stato uno dei principali alla gestione ambulatoriale, centri europei di cura dell’Aids grazie alle cure retrovirali, dello stesso Aids. gnato come idonea a gestire Ebola ove queUna Fort Knox della salute sto non si manifestasse più solo nelle vesti La riscoperta dell’attenzione che qualsia- eteree di fantasma e spauracchio. Sono sedici i posti letto disponibili in si paziente merita indotta da Ebola ha ora portato – in parallelo con la riflessio- totale isolamento, anche se un principio ne sulla professionalità che gli operatori di precauzione potrebbe indurre a non sanitari devono dispiegare – a una riquali- usarli tutti in simultanea e all’occorrenficazione di quelle strutture, quasi desue- za disporre una sorta di “cintura di sicute, avviata spontaneamente e poi avallata rezza” (spazi vuoti) tutto intorno. Le aree dalla direzione generale della Sanità del- di degenza sono dotate di filtri per assila Regione Lombardia (che si è fatta con- curare il ricambio d’aria senza bisogno segnare l’elenco delle spese sostenute). di aprire porte o finestre (potenziali autoGrazie a questo impegno, il Sacco è oggi strade per i virus), dotate di porte ad aperuna delle due strutture sanitarie – l’altra tura automatica, sistemi di eliminazione è l’ospedale Spallanzani di Roma – che il degli scarti (per esempio avanzi dei pasti ministero della Salute ha valutato e desi- dei degenti) al loro stesso interno, per- corsi di accesso e deflusso predeterminati. Insomma un Fort Knox della salute, con apposito laboratorio di microbiologia dove esaminare campioni di sangue dei degenti (così da bypassare il laboratorio generale ed eliminare un altro potenziale canale di contaminazione). Barelle con oblò, ambulanze isolate, guanti e scafandri per evitare il contatto col paziente e la possibile infezione, ampio impiego di personale (per assicurare un turnover tanto più opportuno quanto più faticoso diventa ogni singolo gesto per chi lo deve compiere indossando uno scafandro), la dotazione di cui dispone il Sacco – in ottemperanza agli standard operativi definiti dall’Organizzazione mondiale della Sanità e dal Cdc di Atlanta (il centro d’avanguardia nell’ambito delle infezioni) – il Sacco ha anche girato un video educational, distribuito dalla Regione a tutta la rete sanitaria, per insegnare cosa utilizzare di fronte al virus e come utilizzarlo correttamente. Gli unici due casi di infezioni avvenuti in Europa, ricorda Goggi, sono stati dovuti a errori in fase di impiego delle tutele necessarie da parte del personale sanitario; per questo al Sacco per ogni operatore che indossa o dismette l’equipaggiamento ce ne è un altro che verifica che ogni singolo passaggio sia compiuto correttamente. Sempre nell’ottica di un’adeguata operazione, d’intesa con l’Aeronautica militare il Sacco ha già anche simulato l’arrivo a Malpensa di un malato di Ebola (all’Aeronautica militare il compito del trasporto di simili malati, Roma e lo Spallanzani si appoggiano all’aeroporto militare di Pratica di Mare, mentre la maggior prossimità di una struttura analoga a Brescia piuttosto che a Milano ha portato a individuare in Malpensa, aeroporto civile ma dotato di grandi spazi e misure di sicurezza, la base di appoggio per Milano e il Nord Italia). In vista di Expo, peraltro, Goggi tiene a ribadire che non vi è alcuna ragione particolare di timore. Per la sua prossimità al luogo dell’evento il Sacco si attende una maggior mole di lavoro, ma nell’ambito dell’ordinaria amministrazione (quale questa può essere durante quell’evento). Tre i presidi medici che la Regione ha deciso di allestire all’interno della maxifiera affidandoli ad Areu; a intervenire nel caso servano cure più puntuali sarà l’intera rete ospedaliera milanese (cioè, di volta in volta, quella che può più tempestivamente garantire l’intervento richiesto), proprio perché Ebola non è atteso arrivare coi visitatori della maxi-kermesse in programma da maggio a ottobre prossimo. | | 21 all’opera la cattiva salute mentale L’AVANZARE DEL MALE SILENZIOSO La Asl 1 di Milano realizza la prima Banca dati del disagio psichico, un ingombrante fattore di rischio per la fragilità sociale da affrontare con cura e prevenzione O perativa su 73 città dell’hinterland milanese – con una popolazione per Comune assai eterogenea, che numericamente varia da 1.000 a oltre 50 mila abitanti ciascuno – la Asl Milano 1, diretta da Giorgio Scivoletto, ha anticipato già negli anni scorsi la filosofia che ispira il Libro Bianco per tenere la sanità lombarda al passo coi bisogni di una popolazione progressivamente più anziana ed esposta a patologie non occasionali – quelle di cui soffrono quanti in gergo medico vengono definiti pazienti acuti – ma che accompagnano le persone nella loro vita. Passare dal “to cure” (prendersi cura della fase più evidente e virulenta di una patologia) al “to care” (prendersi cura di chi è esposto a malattie dalla fase in cui ancora la patologia è solo potenziale a quella successiva all’eventuale manifestazione acuta del malessere) è la filosofia cui è improntata la sanità lombarda nelle intenzioni della Regione. Attraverso l’Osservatorio Epidemiologico la Asl Milano 1 già da tempo tiene monitorato chi è esposto a patologie di carattere psichico, quasi per definizione malattie di lunga durata nel tempo. Come evidenzia Laura Andreoni, dell’Osservatorio Epidemiologico, il nesso tra salute psichica e salute fisica è uno snodo essenziale su cui operare sia in termini di prevenzione che di decorso in caso di insorgenza di malattie: «Le malattie psichiche favoriscono l’insorgenza di altre patologie e di eventi traumatici; viceversa, la maggior parte dei disturbi orga- 22 | | nici determina una sofferenza psichica». Da qui l’idea, realizzata nel 2012, di una banca dati sul disagio psichico (sono state registrate 85.274 persone, 30.834 delle quali, cioè il 36,2 per cento, con almeno una diagnosi di disturbo mentale su un bacino complessivo di circa 950 mila abitanti) che consenta di valutare le dimensioni di un fenomeno ampiamente «sottovalutato» a detta della stessa Andreoni. «La salute mentale – spiega Scivoletto – rappresenta una condizione di benessere in cui l’individuo è in grado di ottimizzare le proprie capacità facendo fronte alle normali difficoltà della vita, può lavorare in modo produttivo ed è in grado di dare un contributo alla sua comunità. La salu- giorgio scivoletto «La banca dati supera i confini della rete dei servizi psichiatrici» spiega il direttore della Asl Milano 1 Giorgio Scivoletto «La salute mentale è una condizione di benessere in cui l’individuo è in grado di ottimizzare le proprie capacità e può dare un contributo alla comunità» te mentale dipende da una molteplicità di fattori che vanno da caratteristiche individuali, quali la capacità di gestire i propri pensieri, emozioni, comportamenti e interazioni con gli altri, a fattori sociali, culturali, economici, politici e ambientali (politiche nazionali, sociali e di tutela), e comprendono il tenore di vita, le condizioni di lavoro, nonché le risorse presenti nella comunità in termini di supporto sociale». La prevenzione è, notoriamente, la miglior medicina e il primo medico di ciascuno è anzitutto il singolo individuo. Ma una collettività organizzata, attraver- so la pubblica amministrazione e i suoi dipartimenti (come la rete sanitaria), non può prescindere da una valutazione di insieme, che da un lato accompagni il singolo – sia prima che dopo l’insorgere di disturbi – e dall’altro quantifichi il fabbisogno legato alle patologie psichiche così da consentire alla stessa rete sanitaria di essere pronta rispetto alle dimensioni e alle caratteristiche di quel fabbisogno. «È indispensabile potenziare i sistemi di sorveglianza e di monitoraggio della diffusione del fenomeno e promuovere la disseminazione di buone pratiche terapeuti- «Le malattie psichiche favoriscono l’insorgenza di altre patologie e di eventi traumatici; viceversa, la maggior parte dei disturbi organici determina una sofferenza psichica» che e preventive» osserva Scivoletto, dando conto del senso della banca dati realizzata dalla Asl che dirige. La presenza di più disturbi La banca dati della salute mentale consente di classificare i pazienti secondo una diagnosi di tipo psichiatrico e permette, inoltre, di monitorarne i costi complessivi di cura e attraverso la Banca dati degli assistiti (strumento già in uso presso le Asl lombarde) le patologie croniche coesistenti. Il 46 per cento degli uomini contro il 55 per cento delle donne con disturbo psichiatrico presenta almeno una comorbidità, cioè la presenza simultanea di almeno un secondo disturbo, e le donne presentano una proporzione maggiore di patologia associata rispetto agli uomini in tut- te le classi di comorbidità (il 28 per cento contro il 24 ha una comorbidità, il 16 per cento contro il 12 ha due comorbidità, l’11 per cento contro il 10 ha tre o più comorbidità). La spesa media sanitaria e sociosanitaria complessiva tra gli uomini affetti da almeno un disturbo psichiatrico risulta cinque volte maggiore della spesa media complessiva registrata tra coloro per i quali non è stata formulata alcuna diagnosi di tipo psichiatrico, mentre per le donne tale rapporto è di quattro volte maggiore. «La banca dati del disagio psichico, basata sull’utilizzo integrato dei dati di flusso e ad oggi disponibile solo in forma prototipale, utilizza al meglio l’informazione esistente permettendo di fotografare in maniera più completa il fenomeno del disagio psichico, travalicando i confi- ni già noti legati alla rete dei servizi psichiatrici; al contempo restituisce informazioni di maggior dettaglio per la programmazione futura – precisa Scivoletto –. Proiettata su scala regionale consente di stimare incidenza e prevalenza della patologia psichiatrica nonché sviluppare modello relativi al costo della patologia. Per questo motivo, la considero uno strumento prezioso, soprattutto in considerazione del fatto che l’Asl Milano 1, con i suoi 950 mila abitanti, riesce ad essere effettivamente bacino rappresentativo della dimensione reale del fenomeno». I dati raccolti e le analisi compiute attraverso la banca dati possono essere approfonditamente consultati sul portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica (www.epicentro.iss.it) alla sezione “salute mentale”. | | 23 all’opera CONDIVIDERE L’ESPERIENZA RACCONTARSI PER GUARIRE MEGLIO METTE A FUOCO I BISOGNI, INDIVIDUA TERAPIE MIRATE, SALVA DALLA DERIVA BUROCRATICA IL RAPPORTO TRA CHI PRESTA E CHI RICEVE CURE. LA NUOVA FRONTIERA DELLA MEDICINA NARRATIVA R idare un’anima alla professione medica, rivitalizzare il rapporto tra chi presta e chi riceve cure, evitando di ridurre l’una e l’altro ad un mero automatismo burocratico che consista nella compilazione di una ricetta per prescrivere visite. Questa, come rileva Maria Giulia Marini (direttrice dell’area sanità del centro studi Fondazione Istud), è la medicina narrativa, codificata da alcune linee guida attraverso cui l’Istituto Superiore di Sanità (e anche l’Agenas) ne consiglia l’adozione da parte di tutta la rete sanitaria nazionale. «La medicina narrativa non è un’assistenza terapeutica di carattere psicologico in senso stretto, ma serve a migliorare la relazione tra chi è in cura e chi presta le cure – spiega Marini –. Ad un primo livello attraverso il racconto di sé il paziente fornisce elementi per essere curato meglio e così facendo da un lato evita che l’assistenza sanitaria si burocratizzi in una mera prescrizione di medicinali, riduce quindi il fenomeno della cosiddetta medicina difensiva (quella che vede gli operatori sanitari prescrivere più visite del necessario, nel timore di essere chiamati altrimenti a rispondere in sede giudiziaria di scarsa attenzione verso il malato, ndr), dall’altro restituisce al medico la capacità di occuparsi del paziente in toto, di ampliare il proprio raggio d’azione fino a instaurare una relazione profonda, e non semplicemente tecnica, con le persone assistite». Sono dodici le strutture lombarde nelle quali la medicina narrativa ha già 24 | | trovato spazio, in alcuni casi anche con l’istituzione di appositi reparti voluta dalla direzione sanitaria delle strutture che praticano questa modalità terapeutica. Marini non nasconde che la sua diffusione deve fare ancora i conti con una certa ritrosia di medici e infermieri, dovuta anche al fatto che, «tranne che in pochi casi», la formazione universitaria in ambito sanitario non contempla corsi focalizzati sul rapporto tra operatore sanitario e persona bisognosa di cura. Diciotto secondi: è il tempo medio, secondo studi specifici, che il personale curante dedica senza interrompere all’ascolto di ogni persona curata per individuare ciò di cui ha bisogno e prescrivere la relativa ricetta. Ma sono gli stessi malati – come Marini ha riscontrato nel caso recente di 154 persone afflitte da orticaria cronica che hanno intrapreso il percorso della medicina narrativa – a richiedere di essere maggiormente ascoltati, di vedere riconosciuta la gravità della loro malattia rispetto alla loro vita ordinaria e di non venire “liquidati” attraverso la prescrizione di farmaci o visite. Un ruolo da reinterpretare Subordinata ad un consenso informato (perlopiù scritto, talora orale) anche per ragioni di tutela della privacy di chi vi aderisce, e apprezzata soprattutto dagli operatori sanitari di lunga esperienza (che proprio per quella lunga esperienza sono meno timorosi di aprirsi coi pazienti e in cerca di modalità innovative per svolgere la propria professione) la medicina narrativa, sottolinea con forza Marini, non rappresenta una prestazione aggiuntiva da parte di medici e infermieri quanto una modalità diversa di interpretare il proprio ruolo. Senza dunque alcun costo aggiuntivo per il servizio sanitario, essa consente di migliorare la diagnosi – accanto alla cartella clinica classica, per le persone cui si applica la medicina Maria Giulia Marini Ad oggi la medicina narrativa ha trovato spazio in dodici strutture lombarde, spiega Maria Giulia Marini, direttore dell’area Sanità della Fondazione Istud. L’elenco dei centri è disponibile su www. medicinanarrativa.eu IN MEDIA IL CURANTE DEDICA DICIOTTO SECONDI all’ascolto dei pazienti Senza interrompere. Ma il racconto DI Sé MIGLIORA LE DIAGNOSI E IL MALATO NON VIENE “LIQUIDATO” CON UNA RICETTA narrativa viene spesso compilata anche una “cartella parallela” (secondo la prassi messa a punto dall’americana Rita Charon) che integra le informazioni della cartella clinica «aumentando lo spirito di squadra di quanti seguono la singola persona» – e consente anche di raccogliere una serie di dati utili per lo sviluppo della prevenzione sanitaria. Attraverso i racconti raccolti da chi pratica la medici- na narrativa si possono infatti individuare se e quali costanti vi siano tra persone che soffrono della stessa malattia e dunque individuare potenziali cause e fattori scatenanti su cui agire prima che la patologia prenda corpo. Nel caso di Fondazione Istud, i dati raccolti e analizzati attraverso appositi software vengono poi messi a disposizione dell’intera comunità scientifica, senza alcun costo se non quello strettamente necessario a garantire al centro studi la possibilità di funzionare come open source cui possa rivolgersi chiunque abbia interesse. Utile, secondo Marini, per qualsiasi patologia – e segnatamente per quelle croniche e quelle degenerativo-invalidanti – il miglior rapporto che la medicina narrativa realizza tra curante e curato (secondo l’intuizione dei due esperti che con una loro pubblicazione a Londra nel 1999 diedero forma teoricamente compiuta a una prassi informalmente in uso dagli albori stessi di quella “arte lunga” in cui secondo il medico filosofo Giorgio Comacini consiste la medicina) ha un riscontro positivo, in termini di soddisfazione del paziente, nell’85 per cento dei casi seguiti dall’Istud. «Attraverso la medicina narrativa ed il racconto di sé – conclude Marini – la persona in cura si sente al centro dell’attenzione, acquisisce una maggior consapevolezza di sé, delle proprie forze e fragilità, e si sente utile anche per altri che possano venirsi a trovare in situazioni analoghe alla sua». | | 25 all’opera il sistema più attrattivo d’italia LA META SANITARIA PREDILETTA DAI “FORESTIERI” NONOSTANTE LA CRISI ABBIA RIDOTTO LA MOBILITà di chi È in cerca di cure, La Lombardia RESTA LA DESTINAZIONE PIù AMATA DAI PAZIENTI PROVENIENTI DALLE ALTRE REGIONI. merito anche di un’offerta privata flessibile ed efficiente I l sistema sanitario italiano è il terzo più efficiente al mondo, dopo quelli di Singapore e Hong Kong, secondo la diagnosi stilata dalla rivista Bloomberg, nel rapporto annuale Most Efficient Health Care, ma al suo interno esistono significative differenze da regione a regione, come risulta da un sondaggio della Swg, secondo il quale il 55 per cento degli italiani preferirebbe che la rete sanitaria fosse centralizzata e gestita a livello nazionale anziché articolata su base regionale (c’è poi un 28 per cento di dubbiosi e un 17 per cento di italiani soddisfatti dell’attuale articolazione). Le regioni «vengono talvolta associate allo spreco e all’inefficienza», ha detto il presidente di Swg Maurizio Pessato spiegando i dati del sondaggio, ma questo timore appare diffuso soprattutto fuori dalla Lombardia, tanto più (ma non esclusivamente) quanto maggiormente ci si sposta verso Sud. All’interno del terzo sistema sanitario del mondo, la Lombar- 26 | | dia appare infatti brillare per affidabilità e appeal nei confronti di malati bisognosi di ricovero. In una sorta di “voto coi piedi”, questi malati – che hanno bisogno anzitutto di cure acute ed episodiche, piuttosto (o prima) che di cure continuative e croniche – hanno eletto quella lom- direttore per la Lombardia di Aiop (Associazione italiana dell’ospedalità privata). La Lombardia non è l’unica regione italiana a cui malati acuti di altre regioni si rivolgano per essere ricoverati ma resta la meta più gettonata, anche se, secondo i dati del ministero della Salute, il suo pri- «Dalla riforma introdotta con la legge 31/33 del 1997 la regione ha compiuto un notevole passo avanti in termini di proposte di alta qualità e viene vista come un punto di riferimento». soprattutto dai malati acuti e bisognosi di ricovero barda a sanità di riferimento, scegliendo di emigrare dalla propria regione di origine per essere ricoverati. «Dalla riforma introdotta con la legge 31/33 del 1997 la Lombardia ha compiuto un notevole passo avanti in termini di proposte di alta qualità e viene vista come un punto di riferimento» commenta senza grande stupore Ermanno Ripamonti, mato – anzitutto nei confronti dell’Emilia Romagna, seconda meta prediletta di questo “turismo sanitario’”– si è parzialmente assottigliato: nel 2006 sono stati 97.182 i ricoveri di malati di altre Regioni (contro i 57.837 dell’Emilia Romagna”), mentre nel 2012 sono stati 76.016 (contro i 67.368 dell’Emilia Romagna). «Spostarsi costa e sicuramente la crisi economi- RICOVERI E ATTRATTIVITà EXTRA-REGIONALE NEGLI ISTITUTI OSPEDALIERI DI DIRITTO PUBBLICO E PRIVATO IN LOMBARDIA ED EMILIA ROMAGNA. ANNO 2010. DAY HOSPITAL E DEGENZA ORDINARIA REGIONE Lombardia Emilia Romagna RICOVERI TOTALI RICOVERI DA ALTRE REGIONI Pubblici 1.218.2012 (70%) 81.284 (51,5%) Privati 516.727 (30%) 76.661 (48,5%) Pubblici 651.624 (88%) 70.716 (62%) Privati 89.798 (12%) 43.118 (38%) Fonte: Ufficio Studi AIOP - Elaborazione su dati Regione Lombardia e Emilia Romagna ca ha ridotto anche la mobilità di chi è in cerca di cure», osserva ancora Ripamonti, sottolineando peraltro che il saldo per la Lombardia resta abbondantemente positivo. Per il 2014 la delibera di giunta 1185 del 20 dicembre 2013 ha stimato in 492 milioni la differenza tra quanto la Lombardia paga per pazienti lombardi che hanno scelto di farsi curare altrove, con rimborso delle cure che ricade sulle Asl che fanno capo a Palazzo Lombardia, e quanto riceve per le cure a pazienti provenienti da altre Regioni, con rimborso da parte delle Asl extra-lombarde. Insomma, mentre ripaga le cure ai propri cittadini, la Lombardia copre abbondantemente le spese, anzi ottiene risorse aggiuntive, dalle cure a “forestieri”. In attesa di vederle implementate, Ripamonti non si attende che le misure del Libro Bianco sulla sanità lombarda mutino significativamente questi flussi e mette in luce il ruolo che la sanità privata convenzionata lombarda svolge nell’intercettare e nel contribuire a una mobilità in entrata di tutto interesse per la Regione. Nel 2010, secondo i dati del ministero della Salute, la Lombardia registrava un 51,5 per cento di ricoveri presso strutture pubbliche di pazienti extralombardi, contro un 48,5 per cento di ricoveri di “forestieri” presso strutture pri- ERMANNO RIPAMONTI «Il 75 per cento degli Irccs lombardi ha carattere privato» ricorda Ermanno Ripamonti, direttore di Aiop Lombardia vate convenzionate (in Emilia Romagna le percentuali erano rispettivamente 62 per cento e 38 per cento), viceversa oggi i ricoveri nel privato sono saliti al 57 per cento mentre quelli in strutture pubbliche ammontano al 43 per cento. «La Lombardia – spiega il direttore Ripamonti – ha numerosi Istituti di ricovero e ricerca scientifica e il 75 per cento di queste strutture ha carattere privato. L’offerta sanitaria privata, inoltre, è probabilmente più flessibile in termini di accoglienza (anche per quanto riguarda l’ospitalità alberghiera dei parenti) e meno burocratica per quanto riguarda tempi di attesa e di accettazione». | | 27 TAZ&BAO 28 | | Foto: Photoshot GLI ORFANI DELLA GUARIGIONE «Ci sono tantissimi orfani: la settimana scorsa ne avevamo 313 solo nella capitale. Ma c’è anche il problema dei bambini che vengono colpiti dal virus e poi guariscono. Stamattina abbiamo parlato con le famiglie di 16 bambini curati in modo definitivo: c’è bisogno di preparare i loro genitori perché non si fidano e non li rivogliono più a casa. Vengono stigmatizzati dalle comunità non solo gli orfani, rimasti soli dopo la morte per Ebola dei genitori, ma anche quelli che guariscono». Intervista a Ernest Sesay, presidente del Family Home Movement, ong locale del network Avsi in Sierra Leone, tempi.it Per far fronte all’epidemia di Ebola Avsi, presente in Sierra Leone dal 2000 con l’ong locale Family Home Movement, ha avviato il sostegno a distanza di emergenza. E con le Tende di Natale 2014 sostiene le attività per l’assistenza alle famiglie in quarantena con la distribuzione di beni alimentari e l’accoglienza dei bambini rimasti orfani che nessuno vuole più (Scrivi a: [email protected]) | | 29 innovazione guerra al male del secolo DALL’IDEA AL FARMACO la continua Scoperta e lo sviluppo di MEDICINALI anticancro, un patrimonio di conoscenze e tecnologie all’avanguardia, grandi alleanze con l’industria e la comunità scientifica. a nerviano medical sciences l’eccellenza fa sistema L a capacità di procedere dall’idea al farmaco coniugando conoscenza, tecnica e bisogno così da declinare il sapere teorico in un saper fare che incontri la domanda di mercato, in questo caso la richiesta di assistenza medica. Le attività e la ragion d’essere di Nerviano Medical Sciences si riassumono in questo, nella sintesi che ne fanno il presidente e amministratore delegato della componente di ricerca e sviluppo di nuove molecole di questo centro, Marco Pierotti e dei suoi collaboratori Antonella Isacchi e Arturo Galvani. Fondata nel 1965 da Farmitalia ed erede dell’industria farmaceutica Carlo Erba (fino al 2004 è stata parte della Pfizer, tra il 2009 e il 2011 è entrata nell’orbita di Regione Lombardia attraverso la Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica), la struttura alle porte di Milano orientata prevalentemente sulle cure oncologiche è oggi un “unicum” in Italia e 30 | | una rarità nel panorama europeo, soprattutto in virtù del know-how maturato negli anni, delle apparecchiature a disposizione e della sempre crescente collezione di composti, cioè degli ingredienti a partire dai quali vengono sviluppati i farmaci. Un medicinale è, in essenza, una molecola che in una sorta di sfida tra Davide e Golia deve affrontare un’entità molto più grande: la cellula nella quale si annida la patologia per la quale il farmaco viene approntato. La molecola deve però avere anche la precisione di Guglielmo Tell, deve cioè colpire solo una certa cellula, quella portatrice del morbo, e nessun’altra. Deve cioè saper distinguere, tra cellule che differiscono pochissimo tra di loro, quella portatrice della malattia – la proteina “malata” di quella cellula diventa infatti il bersaglio farmacologico – senza intaccare le altre cellule e deve anche saper graduare la propria intensità perché, come ciascuno sa per esperienza comune, alle porte di milano A lato, vista panoramica della sede di Nerviano Medical Sciences (Nms), uno dei più importanti centri europei per la ricerca biomedica e in particolare oncologica, dove lavorano circa 500 persone tali da renderlo efficace esattamente quanto serve ed esclusivamente nei confronti della cellula bersaglio. Punto di incontro tra la biologia – perché per aggredire la cellula patogena occorre anzitutto comprenderne il modus vivendi – e la chimica – perché la creazione di molecole, a partire dall’analisi di una cellula, è un’alchimia scientifica che per la medicina equivale a trasformare in oro del materiale grezzo –, il Nerviano Medical Sciences si pone anche come tramite tra il mondo accademico (inclusi gli Irccs, gli Istituti di ricovero e ricerca scientifica) dove viene prodotta nuova conoscenza biologica e le strutture sanitarie operative, laddove i farmaci così approntati verranno prima testati, anche in modelli sperimentali presenti all’interno di Nerviano, e poi applicati sul paziente. Anche se non esiste una ripartizione fissa e tassativa delle funzioni, l’analisi delle cellule patogene e la scoperta dei meccanismi che le rendono tali sono infatti tipiche del mondo accademico, mentre la traduzione di quel sapere scientifico in qualcosa di pratico, ovvero le molecole terapeutiche (farmaci), è più nelle corde di altre realtà, con antenne più sensibili a captare come la tecnica possa fare della scienza qualcosa di utile e alla portata di tutti. Il passaggio dalla scienza alla tecnica ha ovviamente dei risvolti commerciali, risvolknow-how, apparecchiature e una sempre crescente ti che sono lo sticollezione di composti fanno di questa struttura molo a compiere quel passaggio e ne un “unicum” in Italia e una rarità in tutta europa coprono i costi di per ogni farmaco esiste un dosaggio preciso che il attuazione, ma prima che una scoperta diventi un fisico umano può recepire e oltre il quale il farmaco prodotto, farmaceutico e commerciale, quello stesso prodotto viene testato nelle strutture sanitarie operastesso si tramuta da terapeutico in dannoso. I composti di cui dispone il Nerviano Medical tive, in un percorso rigidamente disciplinato e artiSciences – molti dei quali “fotografati” a tre dimen- colato in tre fasi. Lo studio clinico, come si chiama il sioni, secondo la tecnica della cristallografia – rap- test sui pazienti, inizia con la ricerca della dose tolpresentano il patrimonio che fa di questa struttura lerabile e avviene di norma in un numero relativauna perla nel panorama della ricerca applicata ita- mente ristretto di strutture sanitarie, perché poche liana, perché è proprio a partire da questi composti sono quelle con un ampio numero di malati tra i che, come una casa coi mattoni, viene messo a pun- quali individuare soggetti idonei (la somministrazioto il farmaco, attraverso un procedimento di pro- ne di un nuovo farmaco a fini di valutazione avviegressivo affinamento che porta a calibrare il farma- ne solo su pazienti per i quali è già stata provata senco stesso secondo una composizione ed una intensità za grande successo ogni altra terapia già scientifi| | 31 innovazione guerra al male del secolo NUOVE MOLECOLE Sopra, la sede direzionale e dei laboratori di ricerca e sviluppo delle molecole antitumorali 32 | | camente riconosciuta e approvata dagli enti regolatori); prosegue poi nella seconda fase con la valutazione dell’efficacia della molecola terapeutica messa a punto e si conclude infine nella terza fase con un raffronto tra i risultati terapeutici conseguiti con la nuova molecola e quelli conseguiti con le terapie già in uso. Il passaggio da una fase all’altra non è automatico, ma vincolato al risultato conseguito di step in step, e soltanto il successo di tutte e tre le fasi consente di sottoporre il nuovo farmaco all’approvazione delle autorità competenti (l’Agenzia italiana del farmaco, il suo equivalente europeo Ema, come le analoghe autorità dei vari altri Paesi, dagli Usa con la Fda al Giappone) perché ne sia consentita l’introduzione nel ricettario ordinario. Il passaggio sotto la gestione regionale di Nerviano Medical Sciences favorisce, con potenzialità forse ancora oggi non totalmente espresse, un più stretto raccordo tra mondo accademico e strutture sanitarie: tanto le strutture pubbliche, per definizione, quanto quelle private, attraverso il sistema dell’accreditamento, tanto quelle a monte dell’ideazione di farmaci (i centri di ricerca e gli Ircss, ad esempio), quanto quelli a valle (le strutture operative di cura) fanno infatti tutti capo alla Regione. I benefici di tale interconnessione sono notevoli. Identificare e sviluppare un farmaco è infatti operazione costosa, che l’industria farmaceutica prende in considerazione non solo in virtù degli sbocchi di mercato (la domanda, il fabbisogno sanitario), ma anche della possibilità di sfruttare in esclusiva la scienza che sta alla base di quel farmaco, possibilità che tuttavia è ampiamente preclusa nel caso di studi accademici che per loro natura sono destinati alla massima divulgazione pubblica. Solo da qualche decennio, del resto, l’industria farmaceutica, in particolare quella operante nel settore oncologico, ha intrapreso un percorso più razionale di sviluppo di farmaci basato sulla conoscenza dei meccanismi genetici della malattia e quindi con una maggiore efficacia sul bersaglio terapeutico e minori effetti collaterali rispetto alla chemioterapia ma che comporta un maggior costo di trattamento. Per un sistema sanitario sostanzialmente pubblico quale il nostro, questi nuovi costi potrebbero diventare insostenibili e una prima risposta potrebbe eventualmente essere il rendere il Sistema sanitario regionale (Ssr) attrattivo per le aziende farmaceutiche impegnate in questo processo portando nelle sue strutture ospedaliere un numero significativo di studi clinici necessari a validare il nuovo farmaco (in questo processo il costo del farmaco stesso è a carico delle aziende stesse). Il raccordo tra le eccellenze nella scienza, tecnica e cura operato dalla Lombardia, anche grazie alle attività di Nerviano Medical Sciences, si pone infine come ulteriore creazione di valore aggiunto e di garanzia di trasparenza e indipendenza e consentirebbe al Ssr di operare con una maggiore sinergia con l’industria. Lo sviluppo tecnico di farmaci è la mission principale di Nerviano Medical Sciences che ha già “in house” la struttura e tutte le competenze necessarie a garantire l’intero percorso di sviluppo, parla l’assessore mario melazzini Un piano da 1 miliardo di euro per la ricerca, vero motore di competitività mario melazzini «Istituzioni, centri di ricerca, università, imprese: per far sì che le idee diventino ricerca, brevetti, prototipi e quindi prodotti, bisogna promuovere logiche di filiera. La Fondazione regionale per la ricerca biomedica, ad esempio, s’inserisce in questo quadro di azioni», spiega Mario Melazzini, assessore alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione della Lombardia a nerviano È garantito l’intero percorso di sviluppo dei farmaci, una filiera integrata che inizia con la scoperta della molecola attiva e termina con il farmaco utilizzabile in clinica. attirando risorse e nuova occupazione una filiera integrata che inizia dalla scoperta della molecola attiva e termina con il farmaco utilizzabile in clinica. Questo rappresenta una sorta di indotto per tutto il territorio lombardo, sotto forma di maggior attrattività per investimenti e potenziali ritorni occupazionali che arginino la fuga di cervelli. L’indotto per il territorio Con una serie di bandi lanciati nel 2010, infatti, Regione Lombardia ha colto la possibilità di fare della ricerca sia pre-clinica che clinica un elemento di richiamo degli investimenti sul territorio, fornendo le coperture finanziarie occorrenti per incentivare il ricorso alla struttura di Nerviano per sviluppare possibili farmaci. Sono una sessantina i progetti farmaceutici proposti dagli oncologi operanti in Regione Lombardia: tra questi circa 30 studi clinici indipendenti sono attualmente in corso presso strutture cliniche regionali e altri progetti su nuovi farmaci direttamente presso Nerviano Medical Sciences. Non solo, la previsione della Regione si è rivelata esatta: i progetti e l’attività di Nerviano Medical Scien- «La Lombardia è tra le regioni in Europa che investono di più in ricerca e innovazione. Ed è la prima in Italia», assicura Mario Melazzini, assessore regionale alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione. «Gli investimenti rappresentano l’1,6 per cento del Pil lombardo, e vogliamo raggiungere il 3 per cento per il 2018. ll 60 per cento delle imprese farmaceutiche italiane ha sede in Lombardia, dove si svolge anche più del 60 per cento dei trial di ricerca. In Lombardia sono presenti anche il 70 per cento degli operatori italiani nelle biotecnologie e il 20,3 per cento del personale impiegato in R&S italiano; contiamo più di 70 spin-off universitari che rappresentano l’11,5 per cento del totale nazionale. E ancora, in Lombardia vengono depositate il 28,7 per cento delle domande nazionali di brevetto, la maggior parte (1.475) delle quali a Milano». In che modo l’healthcare può diventare una filiera di valore? Certamente una strategia è continuare a creare una rete che consenta di mettere a fattor comune le conoscenze di istituzioni, centri di ricerca, università e imprese per far sì che le idee diventino ricerca, la ricerca brevetti e i brevetti prototipi e prodotti. Nella promozione di questa filiera, la Regione vuole agire come facilitatore: la creazione della Fondazione regionale per la ricerca biomedica, ad esempio, s’inserisce in questo quadro. Crediamo nella ricerca come motore per attrarre investimenti e abbiamo avviato a un piano di investimenti da qui al 2020 di un miliardo di euro (a breve un primo bando fornirà alle Pmi 30 milioni). Si parla molto di fuga di cervelli, lei vede spazi in quanto ruota attorno all’healthcare lombardo per creare sbocchi occupazionali? Oltre alla fuga dei cervelli, si dovrebbe parlare anche di chi resta, dell’eccellente capitale umano che produce risultati importanti, che ci consente ad esempio di essere al quarto posto dopo Usa, Giappone e Germania, nella produzione scientifica in campo neurologico. Ricordo anche lo studio pubblicato dalla European Journal of Clinical Investigation, che colloca fra i primi 400 scienziati più influenti al mondo 6 italiani, cinque dei quali lavorano in istituti di ricerca lombardi. Ricordo poi il recente Accordo di collaborazione tra Regione Lombardia e Fondazione Cariplo, con una dotazione finanziaria, recentemente aumentata, di 4,85 milioni, per favorire l’attrattività dei migliori giovani ricercatori. ces non sono sfuggiti all’attenzione delle case farmaceutiche. Diversamente da quanto avveniva quando era conglobata in Pfizer, Nerviano Medical Sciences può oggi cedere le proprie molecole in studio anche prima che siano giunte alla fase 2 dello studio clinico (il prezzo che un’azienda farmaceutica paga per ottenere una molecola è ovviamente direttamente proporzionale alla prossimità di quella stessa molecola all’approvazione da parte delle autorità regolatorie sui prodotti farmaceutici: quanto più embrionale è lo sviluppo di un farmaco tanto più alto è il rischio che quel farmaco non vedrà mai la luce e dunque tanto più basso è il prezzo che si paga per ottenerne gli eventuali diritti di sfruttamento) e questo ha richiamato l’attenzione di nomi come Novartis, Genentech, Servier, ciascuna intervenuta per diversi progetti in uno stadio di sviluppo più o meno avanzato. Un ulteriore attestato di qualità per Nerviano Medical Sciences che, grazie anche all’operato dei suoi circa 500 addetti, desidera contribuire a fare della Lombardia un’area impegnata nella cultura della conoscenza e della ricerca innovativa. n | | 33 innovazione pronto intervento via smartphone N on si sta in Europa solo rispettando un software localizza le chiamate vincoli di carattere finanziario, ci si sta rispettando anche assetti organizzativi mirati a semplificare l’agibilità dei servizi al cittadino. Prassi comune in tutti i paesi della Ue, il numero unico per le emergenze – che si tratti di furti, incendi o problemi di salute – in Italia è stato recepito solo dalla Lombardia, attraverso l’Areu (Azienda regionale per le emergenze/urgenze). È infatti all’Areu, tramite le due centrali operative di Milano e Varese (cui si affiancherà quella di Brescia, che entrerà pienamente in funzione a partire dal prossimo aprile), che fa capo il servizio 112, il numero che, per ora solo in Lombardia, sostituisce 113 (polizia), 115 (vigili del fuoco) e 118 (pronto soccorso). Cofinanziata da Regione (spese per il personale) e ministero dell’Interno (apparecchiature), l’Areu filtra le richieste di soccorso in arrivo di qualunque tipo (in media sei richieste su dieci non presentano i caratteri dell’emergenza/urgenza) e instradarle, insieme ad una scheda che viene compilata alla ricezione della chiamata, alle strutture più idonee, per prossimità e competenza, a intervenire. Il governo nazionale ha indicato nel 112 gestito dall’Areu la via che tutte le Regioni devono seguire in ottemla utenti) consente invece peranza delle regole euroIl governo ha indicato nel 112 gestito di individuare con precisiopee: Lazio, Sicilia e provinne esatta il punto da cui è cia di Trento hanno già da Areu la via che le Regioni devono la chiamata, fosse preso contatti con la Lomseguire in ottemperanza delle regole ue. partita anche partita da una monbardia. La struttura diretLa struttura diretta da Alberto Zoli ha tagna, perché fa affidamenta da Alberto Zoli intanto, in collaborazione con la messo a punto con Beta 80 l’app “Where to su un sistema satellitare che individua e trasmette società Beta 80, ha messo are u” che facilita l’invio di aiuti la longitudine e la latitudia punto un’app per smarne a cui si trova chi ha chiatphone (where are u, formula inglese per “dove sei?” che riprende la sigla Areu) che ren- mato. L’efficacia dell’app è tale che in caso di chiamata lanciata de ancora più facile intervenire in caso di chiamate al 112. «Il mentre si viaggia in autostrada, il sistema può individuare anmaggior problema delle richieste di assistenza sta nella loca- che la direzione di marcia lungo la quale procede chi chiama. lizzazione della chiamata, perché chi chiama spesso non è in grado di spiegare dove si trova» spiega Zoli. Perciò, prosegue, la Un sistema attivo in tutto il mondo provenienza delle telefonate al 112 viene immediatamente lo- Quattro i numeri che compaiono in basso aprendo l’app – 112, calizzata dall’Areu grazie all’accesso alla banca dati del concen- 113, 115, 118 – così da consentire di digitare immediatamente tratore interforze (Ced) del ministero dell’Interno e viene imme- il numero che si desidera (la chiamata viene comunque inoltradiatamente mostrata su una schermata video all’operatore che ta al 112, il cui operatore a quel punto saprà già se chi chiama ha ricevuto la telefonata. Finora, però, solo chiamate da rete fis- cerca la polizia, i pompieri o un’ambulanza), il servizio può essa venivano individuate con una precisione del 100 per cento, sere utilizzato anche fuori dalla Lombardia, ovunque ci si tromentre per le chiamate da cellulare si poteva individuare so- vi nel mondo, se non per ricevere assistenza dell’Areu (attivo solo l’antenna gsm che aveva raccolto e trasmesso la chiamata; si lo in Lombardia), quantomeno per fornire le coordinate esatte poteva cioè solo delimitare un’area di probabilità (dove la pro- della propria posizione. E consente anche, digitando un’apposibabilità è quella di individuare il punto esatto della chiamata), ta icona, di precisare se si sta chiamando in veste della persona perché ogni antenna ha un raggio d’azione più o meno vasto che vuole soccorso o di persona che, avendo notato un’urgenza, (a seconda della vicinanza della più prossima di altre antenne chiede soccorso per altri. 6.691 le chiamate ricevute nelle 24 ore gsm) e sta quindi al centro di un’area non di rado molto ampia del 13 novembre, il 112 risponde entro 20 secondi al massimo, entro cui resta da individuare dove si trovi esattamente chi chie- ma in media in 8,27 secondi (pari a 2 squilli) e nel raro caso in de soccorso. L’applicazione (gratuita e subito scaricata da 27 mi- cui non riesca a rispondere provvede a richiamare. 34 | l’app che spiega ai soccorsi dove ti trovi | in collaborazione con SDL SDL SDL INTERMEDICA IMAGING R.M. INTERMEDICA IMAGING R.M. INTERMEDICA IMAGING R.M. LOGO CMKY 60 C 20 M SDL INTERMEDICA IMAGING R.M. SDL 92 C 60 M 40 C 50 Y 88 C 85 Y 27 LUGLIO 2010
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