Presentazione alla Libreria Buona Stampa il 26/11/2014 del libro James Organisti, Deleuze. Dall’estetica all’etica, Vita e Pensiero 2014 Presentazione di Giuseppe Fornari Deleuze è ormai un classico, di grande impegno teorico. Il suo nodo teoretico fondamentale, che verifica in autori del passato (Spinoza, Leibniz, Kant), è il tema della differenza. La differenza, differenza originaria, è vista come la struttura fondamentale dell’essere nelle sue pieghe infinite (riecheggia Nietzsche). Ma in tal modo Deleuze abolisce uno dei passaggi fondamentali del pensiero occidentale: l’idea di mediazione (l’analogia di Aristotile) che è anche il dialogo, perché nella realtà ci sono i legami. Deleuze esclude tutto ciò e mostra, ripercorrendo la storia della filosofia, il corto circuito che si crea, con il risultato di una sorta di pensiero senza alternative; è l’inverno della stagione culturale (come il silenzio di Beckett). Deleuze, vitalista, esuberante nella sua critica, ci conduce in una sorta di rigor mortis. Il guaio è che nessuno fino ad ora si è alzato a dire qualcosa contro o di diverso. Merito di J. Organisti è di affrontare questo difficile autore, farlo parlare , dialogare e mostrare anche i suoi vicoli ciechi. Presentazione di James Organisti Deleuze è il tema di ricerca. Nella lettura faticosa dei testi si aprono degli squarci. Il primo è sulla parola affermazione. Deleuze che mette in discussione tutto tiene fermo che uno nella vita è chiamato ad affermare. La vita è risuonante. Ognuno deve essere fedele in ciò che è coinvolto (Nietzsche, Spinoza). Non deve pensare a differenziarsi. Questa affermazione è dentro tutti gli esseri. Altro aspetto interessante, (partendo da Spinoza), è sull’idea di causa che giustifichi la vita: non va cercata fuori, in Dio per esempio, ma dentro la stessa vita dell’uomo. La causa sta nel pensiero della causa che si pensa nell’azione, nell’atto di fare. Il mondo per Deleuze è necessità, non ci sono varchi per l’oltre. Il mondo è fatto di relazioni vitali, di particelle contemplanti, che sono la nostra individuazione prima di essere individuati. Eppure Deleuze parla di libertà. La vita con l’uomo acquista una dimensione nuova; nasce l’idea, il linguaggio, la cultura, che non sono luoghi della necessità. Qualcosa accade, è evento, e allora noi dobbiamo metterci al servizio (controeffettuazione). E il soggetto? Si perde. Ma questo è già stato ribadito dalla filosofia contemporanea. Lui parla di voici, ecceità, questo essere qui, dove si è capitati, nel tempo in cui si è capitati. Deleuze si domanda che cos’è la morte. Parla di rilascio della vita che torna nella terra, a continuare ad essere. Tu che nella tua identità sei freddo, nella morte con quelli e quello che ti circonda e ti accoglie sei in una relazione di caldo abbraccio. Se il soggetto scompare, Deleuze parla di ecceità della vita marcata in modo irriducibile. E’ come una soggettività nuova della vita-destino che hai vissuto come compito, lascito che rimane. A cura di Mauro Malighetti
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