La Malattia METODOLOGIA: LA CONDIZIONE DEL MALATO Quando avvertono dei sintomi o vengono messe al corrente di risultati patologici di esami clinici, le persone si comportano in modo diverso. Nonostante le differenze, ci sono tipiche reazioni cognitive ed emotive riscontrabili in tutti. Le differenze sono più che altro riscontrabili nel modo di gestire le reazioni. Leventhal , per spiegare gli effetti della paura, elabora un modello delle risposte parallele. L’individuo, quando percepisce la malattia, ha due reazioni che procedono in parallelo. Da un lato, attraverso la risposta cognitiva, cerca di inquadrare il problema razionalmente; anche se non è medico con le conoscenze di senso comune che ha cerca di dare delle risposte a tipiche domande cliniche. Contemporaneamente avanza la risposta emotiva; prende corpo la paura, vengono in mente pensieri preoccupanti e si cerca di controllarli in maniera ora più illusoria (es: il dolore è passato) ora più realistica (es: consultiamo un medico) . L’individuo può arrivare a seguire una strategia di risoluzione, per cui affrontare razionalmente il problema oppure fuggire da esso, a seconda che in lui prevalga la risposta cognitiva o quella emotiva. ITALIANO: ITALO SVEVO Diversi sono i modi di esprimere la propria malattia. Un esempio è l’autore Italo Svevo. Svevo parte da una formazione naturalistica che egli svuota fin dal suo primo romanzo. Egli si afferma solo dopo la seconda guerra mondiale, quando la sensibilità umana e orientamenti letterari sono mutati e sono diventati più pronti a comprenderlo. Svevo giunge ad una lucida consapevolezza dell’alienazione umana nella società contemporanea attraverso uno scavo interiore; questo è dovuto al fatto che Svevo nacque, si formò e visse a Trieste, una città non solo geograficamente ai margini, ma anche una città con una cultura autonoma che di quella italiana sapeva assorbire gli aspetti meno formalistici ed estremamente letterari non rimanendo comunque indifferente agli influssi delle altre culture. Svevo conobbe e fu amico di Joyce e Freud, e con loro ebbe modo di conoscere e studiare la psicoanalisi grazie alla quale compose la sua opera maggiore “ la coscienza di Zeno”. Il tema di quest’opera è la nevrosi del vizio del fumo. Il capitolo terzo della Coscienza di Zeno riguarda il vizio del fumo del protagonista, una dipendenza sviluppata fin da ragazzino e sempre combattuta senza successo. Zeno Cosini decide di andare dall'analista per riuscire a smettere di fumare. L'analista, un certo "dottor S." gli consiglia di scrivere la storia della sua vita. Zeno ricorda la sua prima sigaretta fumata da adolescente, inizialmente rubando i soldi al padre poi, dopo essere stato scoperto, fumando i suoi sigari avanzati. A vent’anni Zeno si accorge di odiare il fumo e si ammala, ma nonostante la malattia decide di fumare un’ultima sigaretta; ed è qui che si evidenzia per la prima volta la vera malattia psicoanalitica del protagonista. Inizialmente il fumo è per Zeno una reazione al rapporto con il padre poi si allarga a forma di difesa verso la realtà circostante e il mondo intero. I tentativi si moltiplicano, e anche gli sforzi, ma il problema non viene risolto. Ogni volta che prova a smettere di fumare, Zeno decide di fumare un'ultima sigaretta e di annotare la data di questa; dopo numerosi fallimenti Zeno si rende conto che fumare ultime sigarette è per lui un'esperienza piacevolissima, in quanto quelle assumono ogni volta un sapore diverso, causato dalla coscienza che dopo quella, l'autore non potrà fumarne più. Le giornate di Zeno finiscono "coll’essere piene di sigarette e di propositi di non fumare più”. La vicenda del fumo viene affrontata sempre con una prospettiva ironica e demistificante, raggiungendo i migliori esiti nel momento in cui viene presentata la sigla "u.s. (ultima sigaretta)". Questa sigla e la data vengono apposte su libri, diari, agende, muri e qualsiasi cosa passi sotto mano al protagonista. Ma la malattia del fumo si rivela essere in realtà un'altra "malattia della volontà", cioè l’incapacità di Zeno di perseguire un fine, e riflette il senso di vuoto nella sua vita, scaturito dalla impossibilità di affrontare l’esistenza e il mondo. La voce narrante (e giudicante) della Coscienza vede nella sigaretta un sintomo della propria inettitudine, di cui però non vuole disfarsi né superare, perché essa costituisce una sorta di autogiustificazione e alibi alla propria incapacità esistenziale. L’inettitudine di Zeno riflette una dimensione più profonda della riflessione di Svevo sull’uomo, che verrà rivelata solo nella conclusione del romanzo: la malattia del protagonista è comune in realtà a tutti gli uomini che vivono nella società contemporanea, alienante e contraddittoria. Il solo modo possibile per affrontarla è mantenere un distacco ironico, che faccia emergere la comicità dell’esistenza stessa. Ed è proprio l’ironia la risorsa conoscitiva centrale nel capitolo sul fumo: la distanza, sottilmente percepibile, tra ciò che Zeno dice e ciò che il lettore capisce è cruciale per decifrare la usa "malattia". Lo si vede bene nell’episodio del ricovero di Zeno in clinica per smettere di fumare. Zeno si fa rinchiudere volontariamente ma, una volta in clinica, decide di scappare, corrompendo l’infermiera. La "malattia" è per Zeno l'incapacità di sentirsi a proprio agio in ogni tipo di situazione; per questo la "ricerca della salute" diverrà per lui come l'unico scopo della sua vita. L’intera vicenda viene narrata con intenti comici, ma rileva le dipendenze e le ossessioni dell’uomo moderno, caratterizzato da un profondo senso di solitudine di fronte a un mondo malato, egoista e contraddittorio. FILOSOFIA: NIETZSCHE La filosofia di Nietzsche è una filosofia rivoluzionaria che lo proietta in un epoca ancora lontana. La sua filosofia la si può dividere in tre fasi: La fase schopenhaueriana in cui scrive “La nascita della tragedia” dove sostiene che l’arte si oppone al caos e avvia alla pienezza dell’essere. In questo periodo riprende una teoria greca secondo cui l’Uomo è diviso in due parti che si identificano con Apollo e Dioniso da cui derivano rispettivamente lo spirito Apollineo, che si manifesta come serena armonia ordine e razionalità, e lo spirito Dionisiaco, che si manifesta con l’irrazionalità, estasi, perdita di morale. La fase illuminista in cui scrive “umano, troppo umano”. Qui si indentifica con la demistificazione dei sistemi di conoscenza: Newton e Euclide vengono messi in dubbio da nuove scoperte. Così come la scienza anche la morale perde la sua validità. Nietzsche è il padre del nichilismo etico, cioè della negazione della validità della morale tradizionale. Ne ipotizza però una nuova, quella del superuomo che è basata su fierezza, forza, gioia,volontà. Questa morale punta ad una vita al massimo del suo sviluppo carnale, ma implica anche disciplina. Inoltre cambia idea sull'arte: mentre prima l'arte era il mezzo per mettere ordine al caos, adesso ritiene che l'arte sia solo un'illusione, allontana dalla verità ma contemporaneamente rende bello il mondo. La fase dell'oltreuomo, l'opera principale è "così parlò zarathustra" E’ una sorta di anti-vangelo in quanto contiene la tavola dei valori dell'oltreuomo, espressi dallo zarathustra. E’ scritto in forma aforismatica che è di difficile interpretazione, non è lineare ed è misteriosa proprio perché Nietzsche vede il profeta come un veggente. Come già Nietzsche sosteneva nella seconda fase, Dio è morto, quindi sono morte tutte le certezze dell'uomo. Questo comporta il fatto che l'uomo contemporaneo non ha basi su cui fondarsi. Il nichilismo di Nietzsche (negazione dell'esistenza della metafisica, cioè di dio) non è però totalmente distruttivo. Senza la metafisica e senza dio, dare un senso alla vita è più complesso, però il superuomo ci riesce. Secondo lui il destino non è modificabile dall'uomo ed appoggia la teoria dell'eterno ritorno, secondo la quale il tempo, il divenire non è lineare. L'eterno ritorno implica una concezione circolare del tempo, e prevede la ripetizione periodica di tutto ciò che è già avvenuto. In un mondo così sembra non esserci spazio per la libertà, perchè tutto procede con un meccanismo: la libertà infatti sta nel disporsi positivamente all'accettazione dell'eterno ritorno. STORIA: HITLER Hitler, che ha strumentalizzato per i suoi scopi il pensiero del filosofo di Nietzsche, interpretandolo banalmente, era convinto che la razza ariana avesse l’obbligo, in quanto razza-suprema, di sbarazzarsi di tutti quelli che non avevano il privilegio di discendere dalla stirpe germanica. In un clima arroventato dai disordini sociali ed economici si costituì a Monaco il Partito dei lavoratori al quale aderì l’imbianchino di nome Adolf Hitler. Grazie alla sua intraprendenza e alla sua grande capacità oratorie egli dette vita ad un movimento politico contraddistinto dal simbolo delle camicie brune e dal segno della croce uncinata o svastica sul braccio. Il movimento presto venne conosciuto con il nome di partito nazista. I suoi iscritti si distinsero ben presto per l’uso della violenza con l’obbiettivo di creare in Germania un regime autoritario. A tale scopo Hitler creò un corpo militare particolarmente feroci, le SA (squadre d’assalto), con le quali tentò un colpo di stato contro il governo ,colpo noto con il nome Putsch di Monaco. Il colpo però fallì e Hitler fu condannato a cinque anni di carcere; fu proprio durante questa prigionia che egli si prefisse l’obbiettivo di una conquista legale del potere. L’evento che permise ad Hitler di salire al potere furono le elezioni del settembre 1930; grazie al crescente consenso e servendosi della violenza per ottenere il silenzio degli oppositori egli conseguì un significativo successo elettorale anche se questo non gli garantiva la maggioranza per governare. Tre anni dopo, a causa dell’impossibilità di formare un solido organismo governativo, il presidente Hindenburg chiamò a formare il nuovo governo ad Hitler, nominandolo il 30 gennaio 1933 cancelliere. Analogamente alla Germania anche in altri Paesi si diffusero le dittature. In Italia, ugualmente come in Germania, salì al potere Mussolini; mentre in Spagna salì al potere Josè de Rivera. Fu proprio la guerra civile sorta in Spagna che permise ad Hitler di sperimentare con i propri aerei la validità dei metodi di combattimento, che furono poi applicati durante la seconda guerra mondiale, bombardando la città di Guernica. ARTE: PICASSO,LA GUERNICA È proprio a questo evento che ispira Picasso. Nell’opera, intitolata appunto la Guernica, Picasso rappresenta l’orrore della guerra attraverso vari elementi simbolici. Osservando il quadro si può vedere che da una finestra irrompe disperata e smarrita una figuraangelo personificazione della Spagna, nella mano ha un lume a fiamma che illumina lo scenario e quindi fa notare i segni della tragedia. A sinistra, piegata dallo strazio troviamo una madre con il cadavere del figlio in grembo mentre un’atra donna a destra urla impazzita e un’altra donna ancora s’avvicina al cadavere di un uomo morto che stringe tra le mani una spada spezzata; dietro di loro un cavallo si torce al centro. Uomo e cavallo sono i simboli della calpestata dignità dell’uomo, del paese e la ferita mortale inferta alla Spagna. Infine risplende brutale una lampadina, l’unica allusione alle bombe lanciate dai nazisti sulla città. PEDAGOGIA: MARIA MONTESSORI Maria Montessori è la prima donna a laurearsi in medicina. Lo studio delle opere sull’educazione dei giovani handicappati la porta ad interessarsi al problema educativo seguendo un approccio scientifico. Diventa direttrice della “scuola magistrale ortofrenica” di Roma in cui mette in pratica una nuova concezione della scuola dell’infanzia. Il successo dell’esperimento conduce presto alla nascita di un movimento montessoriano, dal quale avrà origine “ l’opera nazionale Montessori ” e quindi la “ scuola magistrale Montessori ”, in seguito chiusa dal regime fascista. La rivendicazione da parte della Montessori della piena autonomia istituzionali dei suoi istituti e i vari scritti sono la testimonianza di un contrasto insanabile con le autorità fasciste, che costringerà la donna ad abbandonare l’Italia. Sulla scorta della propria preparazione medica, Maria Montessori è profondamente convinta della necessità di studiare a fondo la psicologia del bambino prima di impostare qualsiasi intervento educativo. Essa ritiene che nella scuola dell’infanzia vadano rispettati tre principi: un ambiente adatto, l’uso di materiale scientificamente studiato e una nuova professionalità dell’educatore. Nella montessoriana casa dei bambini gli spazi hanno una valenza educativa. Spazi interni ed esterni, materiali, suppellettili, sono tutti a misura di bambino. Mobili e mobilio sono facilmente spostabili e consentono una certa flessibilità di organizzazione. I bambini sono responsabili di tutte le attività e del mantenimento dell’ordine. Per la Montessori l’educazione deve fornire contesti di esperienza che permettono al fanciullo di autogestirsi in una crescita libera. Questo obbiettivo può essere raggiunto con l’uso di materiali scientificamente studiati per la crescita sensoriale cognitiva, questi materiali sono appositamente preparati per esercitare le competenze specifiche dei piccoli. Troviamo così una serie di oggetti che variano progressivamente in relazione ad una specifica caratteristica ( es. colore, altezza, peso, forma ). Secondo la Montessori, a partire da 5 anni il bambino, dopo aver affinato la propria sensibilità, è già in grado di apprendere le tecniche della lettura e della scrittura. Con lo stesso metodo e con la stessa gradualità può essere messo in condizione di conoscenze del calcolo. L’insegnante ha il compito di dirigere il lavoro si bambini, controllando che l’attività con il materiale si svolga secondo le regole previste. L’alunno che no rispetta le regole viene lasciato da solo a osservare i compagni mentre lavorano con ordine. Il silenzio è lo strumento più importante per indirizzare l’attenzione dei bambini verso la direttrice, la cui figura è lontana da quella delineata dall’agazzismo, che prevedevano un’insegnate protagonista nei confronti dell’allievo. La Montessori delinea un immagine di un’educatrice che cerca il più possibile di ritirarsi sullo sfondo, assicurando però le condizioni indispensabili di ordine e quiete in cui i bambini possono apprendere. DIRITTO: LE PERSONE FISICHE DEL DIRITTO Per poter esercitare i diritti di qui si è titolari è necessario avere la piena capacità di agire. La capacità di agire è la capacità di esercitare consapevolmente i propri diritti e di assumersi responsabilmente i propri doveri. Essa si acquista con la maggiore età e generalmente si conserva fino alla morte. Può accadere però che nel corso della vita o si verificano già dalla nascita degli eventi tali da rendere una persona incapace di provvedere autonomamente ai propri bisogni. Per questo abbiamo gli istituti a protezione degli incapaci che sono volti a proteggere l’incapace non solo da terzi che potrebbero approfittare del suo stato ma anche da se stesso. Gli atti compiuti dall’incapace senza l’intervento del proprio legale sono invalidi e quindi annullabili. La legge distingue due tipi di incapacità: Incapacità di agire assoluta: nel caso della minore età e degli interdetti. Incapacità di agire relativa: nel caso del minore emancipato e degli inabilitati. Gli istituti a tutela degli incapaci sono: - Potestà dei genitori per il minorenne. - La tutela per il minore per il quale non è possibile la potestà dei genitori (es. orfano) e per l’interdetto. - La curatela per il minore emancipato e per l’inabilitato. - L’amministrazione di sostegno per chi si trova nell’impossibilità parziale o temporanea di provvedere ai propri interessi. Il minore emancipato è colui che con l’autorizzazione del giudice a 16 anni contrae matrimonio. Esso può compiere gli atti di ordinaria amministrazione, mentre per gli atti di straordinaria amministrazione è necessaria l’assistenza del curatore. L’interdetto è una persona che da capace si trova in una condizione di abituale infermità di mente che la rende incapace di provvedere ai propri interessi. Il giudice valuta tutti gli elementi per determinare se effettivamente lo stato di salute mentale sia tale da renderlo completamente incapace. L’interdetto perde completamente la capacità di agire e l’amministrazione e cura dei suoi interessi sono affidati ad un tutore. L’inabilitazione è una situazione derivante da particolari condizioni fisiche e psichiche di un soggetto che comporta una parziale incapacità di agire. Essa viene dichiarata da un giudice e gli atti di straordinaria amministrazione vengono affidati ad un curatore. BIOLOGIA: TUMORE E CANCRO Il cancro è una patologia multifattoriale in quanto può dipendere da diverse cause che possono essere legate all’ambiente, all’età o essere di natura genetica. Cancro, o carcinoma, è il termine usato comunemente per indicare un tumore maligno. Esso è prodotto da una crescita incontrollata e progressiva di cellule anomale per forma, dimensione e patrimonio genetico. La malignità del tumore è definita in base alla sua capacità di migrare nei vari distretti del corpo umano. Nei tumori benigni invece la massa di cellule rimane confinata nell’organo in da cui ha origine e non invade il resto dell’organismo. Generalmente in questi casi il tumore può essere rimosso chirurgicamente senza gravi conseguenze per il paziente. La differenza tra tumore benigno e maligno è spesso questione di tempo: molte volte si tratta di due tappe che si succedono nel corso della progressione tumorale, dovuta ad un accumulo di danni tumorali. Per questo è importante che il tumore venga diagnosticato in tempo e rimosso. Se ciò non avviene, il tumore può progredire e diventare invasivo; alcune cellule cancerose possono staccarsi dalla massa d’origine e, attraverso il sistema circolatorio, raggiungere altri organi vitali del corpo dove possono dare origine a tumori secondari o metastasi. Tra le terapie non invasive ci sono la chemioterapia e la radioterapia. La chemioterapia, mediante farmaci, è in grado di arrestare la moltiplicazione incontrollata delle cellule cancerose. Questi farmaci, pur dando origine a spiacevoli effetti collaterali come nausea, debolezza, perdita temporanea di capelli, spesso riescono a bloccare per lungo tempo o di arrestare completamente la crescita del cancro. La radioterapia invece consiste nell’uso di radiazioni che posso avere effetto su particolari tipi di tumori. Per alcuni tumori viene usata la chirurgia, la chemioterapia e la radioterapia per aggredire la malattia da più fronti. Naturalmente la prevenzione gioca un ruolo importante: mangiare cibi sani, non fumare e sottoporsi a controlli possono aiutare a mantenere il corpo in salute. INGLESE: JOYCE Joyce's formative years were spent against a background of constant disorder. His father swept his large family into poverty, moving from lodging to lodging around the city. His desire to escape was increased by what he saw as the introverted atmosphere of Ireland. Taking refuge in neutral Zurich, Joyce worked on the novel which would transform world literature. Ulysses he recreated an entire Dublin day in June 1904 and made it the object of a modern epic, full of real people, real places, real names and topical allusions. modern Odysseus, Leopold Bloom, moves through a city which is fascinating, hospitable or oppressive. Joyce, moved to Paris in 1920 based there for about twenty years, becoming a famous but mysterious figure and avoiding interviews and public appearances. He worked for seventeen years on his last novel, Finnegans Wake, Dublin is here once again the centre of the universe. Joyce died of peritonitis on 13th January 1941. Joyce’s work began in 1902 while he was still twenty years old. Ulysses deals with the richness of personal thought and while we study its characters’ private worlds easily, we know little about their external looks. The narrative parallels Homer’s Odyssey. The main character is Leopold Bloom, a Jew. The reader is here familiar with the inner functioning of Leopold’s mind, but there are not enough information about his physical appearance to have a mental picture of him. We know he is quiet and decent, a man of honour. The central characters explore various sites and happenings in Dublin: for example, a newspaper office, a brothel, a funeral, and public houses. It is an immense achievement of innovation or a confusing chaos. There are incredible inordinate numbers of literary allusions, subtleties and so on. Joyce's uses in the novel an extensive use of interior monologue, a complex network of symbolic parallels, taken from the mythology, history, and literature, inventing a unique language of new words, clever remarks, and allusions.
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