estratto da dday.it Copia privata: per l’Europa è una tassa Copia privata, tutto rimandato. Il Ministro Massimo Bray, con il Governo dimissionario, ha scelto di non firmare. Sollevando il solito polverone di pareri discordanti: chi - come Gino Paoli, presidente di SIAE – accusa Bray di essersi lavato le mani e non aver mantenuto la parola data; chi invece – noi siamo tra quelli - plaude alla serietà di un Ministro che, contrariamente alla tradizione italiana, non firma un decreto a valigia in mano. Ma mentre dalle nostre parti i contendenti tornano negli spogliatoi e prendono fiato, a Bruxelles si gioca una partita rilevante: il cosiddetto “rapporto Castex” (dal nome della deputata francese al Parlamento europeo che l’ha redatto) è stato approvato, seppure con alcuni gravi emendamenti, in commissione Giustizia e si avvia ad essere votato in seduta plenaria dal Parlamento europeo il prossimo 27 febbraio. Non si tratta di una “legge” né di una direttiva ma semplicemente di una specie di ordine del giorno in cui il Parlamento raccomanda agli Stati membri alcune linee guida riguardanti il compenso per copia privata. Già dal titolo del provvedimento, le prime certezze: il francese “Taxes pour copies privées” non richiede grandi traduzioni. Finalmente il Re è nudo: nell’eterno dibattito se il compenso sia o meno una tassa, l’Europa dà una risposta chiara. Il rapporto Castex, per farla semplice, sancisce una validità “universale” dell’attuale modello di applicazione del compenso per copia privata (trascurando completamente i sistemi basati sulle licenze, come quelle già attuabili sui sistemi di streaming), sollecitando l’adozione di un’armonizzazione comunitaria (e questa è cosa assolutamente necessaria) e soprattutto introducendo il concetto che il compenso per copia privata possa riguardare anche il “cloud”. Francoise Castex spiega: “Il sistema di licenza proposto dal rapporto Vitorino fa il gioco delle major internazionali a spese degli artisti europei”. Questa frase accende di certo una lampadina nella testa di chi ascolta: i veri nemici degli autori, in realtà, sarebbero proprio le major discografiche, un mercato super-concentrato ridotto oramai a tre gruppi; dato che gli autori non riescono a farsi riconoscere il giusto compenso da queste, invece di ricorrere all’antitrust, fanno prima a cercare altri denari sui supporti e sull’hardware e quindi – è evidente – nelle tasche dei consumatori. Che il nemico sia la casa discografica lo conferma di fatto anche Gino Paoli, intervenuto alla trasmissione Mix24 torna al sommario n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 L’OLED 55” di LG Samsung Unpacked 5 In arrivo Galaxy S5 scende sotto i 6000 euro 08 e TouchWiz 5 09 Sony rinnova la gamma mirrorless con la α6000 16 Compenso SIAE, Bray non firma il decreto La tavola rotonda ANDEC-AIRES fa il punto e evidenza le storture del compenso Nel frattempo la crisi di governo rimette le decisioni nelle mani del nuovo Ministro 02 Sony vende Vaio e scorpora i TV Satya Nadella La divisione PC venduta a un fondo d’investimento è il nuovo CEO La ristrutturazione coinvolge anche il settore TV Microsoft che passa in gestione a un’azienda controllata 03 06 Lumix GH4 “da urlo” con 4K e fast focus Panasonic ha sfornato una foto-video camera eccezionale Abbiamo toccato con mano la versione preliminare 15 condotta da Giovanni Minoli: “Io che sono noto me la cavo – dice Paoli -; l’autore non noto non tratta, subisce e basta”, riferendosi alla contrattazione con le major discografiche. In pratica, il compenso per copia privata, secondo Paoli, è uno “stipendio” per gli autori (il secondo?). Torniamo al rapporto Castex, l’eurodeputata si dichiara dispiaciuta che la destra maggioritaria in commissione abbia respinto i riferimenti alle contropartite da lei proposte per i consumatori (che di conseguenza non saranno affatto tenuti esenti come SIAE dichiara): la legalizzazione del peer-to-peer non commerciale e l’abolizione dei sistemi di protezione anti-copia, fattori che quindi non andranno in votazione. “Questa sarebbe stata una giusta compensazione per i consumatori – dice Castex”. Ma la SIAE, che festeggia sul proprio sito l’approvazione monca del rapporto Castex, guarda caso, si è dimenticata di sottolineare questo particolare. Gianfranco GIARDINA 22 Chromecast, Google Play entra in salotto 24 Test Netgear R7000 Wi-Fi ultra veloce estratto da dday.it n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET A Milano una “calda” tavola rotonda sul compenso per copia privata solleva vecchie e nuove questioni Compenso SIAE: il Ministro Bray non firma La crisi di governo cambia tempi ed equilibri del provvedimento. Tutto rimesso al nuovo Ministro È tutto fermo sul fronte dei compensi per la Copia Privata. Nella mutata situazione politica sembra ormai certo che entro pochi giorni, forse ore, Massimo Bray non sia più Ministro. Bray, dopo aver chiesto un’indagine approfondita per vederci chiaro sulla questione “SIAE e equo compenso”, ha chiesto qualche giorno per decidere e la nuova determinazione dei compensi era attesa a ore. Alla fine il Ministro ha scelto di non firmare di fretta il decreto, prima di un eventuale rimpasto/cambio di governo o rimandare al suo successore la risoluzione del complesso nodo. Gli autori e gli altri aventi diritto avrebbero gradito una rapida approvazione del decreto, anche a costo di accettare un’introduzione graduale dei nuovi compensi; sull’altro fronte, l’industria dell’hardware e dei supporti e i consumatori non hanno fretta che venga approvata una rideterminazione dei compensi quasi sicuramente in crescita. Per lo scranno dei Beni Culturali sono già circolati i primi nomi. Uno, che pare abbia declinato, è Alessandro Baricco: scrittore, autore, pianista, sceneggiatore e regista, da cui sarebbe stato lecito attendersi un’adesione pressoché totale alle tesi SIAE; un’altro, che però pare anch’esso tramontato, sarebbe Gianni Cuperlo: uomo vicino a Massimo D’Alema, storicamente uno dei maggiori sostenitori delle posizioni degli autori già nelle partite sulla medesima questione del 1993 e del 2003. Ma Renzi ha bisogno di “stupire” con la lista dei nuovi ministri e quindi questa volta, ancora più delle precedenti, le previsioni sono difficili. Nel frattempo, si è tenuta a Milano una tavola rotoda promossa da Aires, Andec e Confcommercio dal titolo “Compensi per Copia privata: uno strumento ancora adeguato?”, presenti diversi rappresentanti del mercato, soprattutto del fronte dei “contrari” al compenso SIAE: Dino Bortolotto (presidente ASSOPROVI- torna al sommario DER), Dario Bossi (Vice Presidente ANCRA), Franco Donato (Direttore FIPI - Federazione Internazionale Proprietà Intellettuale), Maurizio Iorio (Presidente ANDEC), Marco Pierani (Responsabile Relazioni Istituzionali Altroconsumo), Davide Rossi (Direttore Generale AIRES), Fabrizio Venturini (Direttore Generale COMUFFICIO); virtualmente presente, con un messaggio video per impegni concomitanti, anche Giorgio Rapari (Presidente Commissione Innovazione e Servizi Confcommercio). Il diritto d’autore non si discute, ma il sistema è vecchio Si è trattato di un confronto molto acceso, reso frizzante dalla presenza di Franco Donato, che, rappresentando l’industria dei contenuti, ha espresso le sue idee a sostegno del compenso per copia privata in mezzo a ospiti di parere moderatamente o diametralmente opposto. Il pensiero comune sul compenso e sulla copia privata è che l’attuale sistema è inadeguato e si basa su logiche che non hanno più legami con la realtà tecnologica e con gli scenari di utilizzo. Nessuno ha messo in discussione il diritto d’autore, ma si è puntato il dito proprio sull’applicazione “presuntiva” del compenso per copia privata: pagano tutti, a prescindere dalla misura e dall’utilizzo che si fa di un prodotto sul quale viene pagato l’equo compenso. Molti degli intervenuti si sono espressi criticamente proprio sul meccanismo di raccolta, giudicato inappropriato per l’utenza consumer e del tutto sbagliato per l’utenza professionale (posizione quest’ultima espressa soprattutto da Bortolotto e Venturini). Giorgio Rapari, attraverso un video, ha tracciato un legame stretto tra la riderminazione dei compensi e la necessità di un provvedimento salva-SIAE: “L’equo compenso arricchisce un bilancio disastroso di SIAE. I consumatori non possono essere tartassati: il governo deve mettere ordine e devo considerare la tecnologia come mezzo di sviluppo e non come elemento da penalizzare con tasse aggiuntive.” Dino Bortolotto, Presidente di Assoprovider, definisce il compenso per copia privata “non come una tassa ma come una vera e propria truffa”. Bortolotto, schierato a favore dell’abolizione totale del compenso per copia privata, fa notare come un Internet Provider sia costretto dalla legge ad effettuare i backup e quindi costretto a pagare il compenso per una copia privata che non effettua di certo, sia perché non è un privato, sia perché i dati copiati non sono tutelati dalla SIAE. Bortolotto ha anche puntato il dito su un altro aspetto: non tutto è protetto dal diritto d’autore, si pensi ad esempio alle licenze Creative Commons o ai dati nell’ambito delle ricerche scientifiche. Dello stesso avviso Dario Bossi, Vice Presidente Ancra e Presidente di Ascofoto, pur declinando il tema non più in ambito “business” ma in quello fotografico consumer: perché pagare il compenso su una scheda di memoria sulla quale vengono fatte delle foto, che sono di totale proprietà di chi le ha scattate? Anche Altroconsumo si schiera contro l’equo compenso: “Il consumatore finale paga quella che di fatto è una tassa: le nuove tariffe nascono dalla esigenza della SIAE di aumentare di svariati milioni la raccolta dell’equo compenso. È evidente che con l’evoluzione del mercato ci sono molte meno copie private, e più passano gli anni meno questa “gabella” ha un senso. Se ci fosse equilibrio – ha concluso Pierani - dovremmo parlare di quanto diminuire i compensi e non di quanto aumentarli”. E in commento alle recenti dichiarazioni di Gino Paoli, secondo le quali l’industria e la distribuzione dovrebbero assorbire i compensi, Maurizio Iorio, presidente di Andec, non ha dubbi: alla fine sono i consumatori che pagano: “Produttori e importatori non potranno fare altro che riversare a valle i compensi sui consumatori. Il settore è in crisi e non ci sono margini per assorbire nulla”. Infine, molto interessante l’osservazione di Davide Rossi di Aires: secondo l’articolo 23 della costituzione, l’unico che può “mettere le mani” nelle tasche degli Italiani è il Parlamento, non certo il Ministro con un atto di normazione secondaria come un decreto ministeriale. Quindi il compito di Bray (o del suo successore) si deve limitare a riportare in carreggiata il provvedimento cercando di ricostituire la raccolta di 50-60 milioni di euro degli ultimi anni, ma non può procedere a un riadeguamento delle tariffe che porterebbe la raccolta a valori di trequattro volte superiori. La visione di Rossi è in sintonia con quanto affermato in aula il 6 febbraio dal senatore Paolo Galimberti sulla questione compenso per copia privata, di cui qui si può vedere il video. di Gianfranco GIARDINA n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET La divisione PC Sony venduta a un fondo d’investimenti giapponese Sony vende Vaio e non produce più PC Sony smette di produrre e vendere PC Vaio a partire da questa primavera di Emanuele VILLA N Nelle prossime settimane, Sony è JIP definiranno i termini dell’accordo, che verrà formalizzato entro la fine di marzo 2014. La nuova azienda si concentrerà inizialmente sulle vendita di prodotti PC consumer e business nel mercato giapponese, valutando gradualmente possibili estensioni geografiche. Sony, dal canto suo, smetterà di progettare e sviluppare prodotti PC. La produzio- ne di PC Vaio e le vendite verranno interrotte dopo il lancio globale delle line-up primaverile: ovviamente i clienti Sony continueranno a ricevere supporto post-vendita. Sotto il profilo occupazionale, la nuova azienda fondata da JIP assumerà da 250 a 300 dipendenti Sony, mentre quest’ultima valuterà il trasferimento dei rimanenti ad altre divisioni dell’azienda. PEOPLE & MARKET Una fondazione dell’Università del Wisconsin porta in tribunale Apple Apple sotto accusa per il processore A7 L’azienda avrebbe consapevolmente violato i brevetti di importanti ricercatori A di Paolo CENTOFANTI pple è stata citata in tribunale per sistematica e consapevole violazione di brevetto in relazione al processore A7. A muovere l’accusa è la fondazione WARF, acronimo di Wisconsin Alumni Research Foundation. Si tratta di un’associazione di ricercatori che, tramite la registrazione di brevetti, finanzia la ricerca universitaria. Al centro della causa c’è un brevetto ottenuto dalla WARF nel 1998 e denominato “Table Based Data Speculation Circuit for Parallel Processing Computer”, una tecnologia che sarebbe alla base di tutti i moderni microprocessori. Secondo quanto dichiarato dalla fondazione, da quando è stato pubblicato il brevetto in questione, Ap- eanche 24 ore dopo i primi rumor, arriva la conferma ufficiale: Sony vende la divisione PC al fondo d’investimenti Japan Industrial Partners per una cifra non comunicata. La decisione dell’azienda, formalizzata in un comunicato stampa, giunge a seguito di un cambio drastico nel mercato dei PC, cambio che ha costretto Sony a concentrare l’attenzione su ambiti più “profittevoli” quali gli smartphone e i tablet. Valutando un insieme di fattori”, recita il comunicato stampa, “inclusi i drastici cambiamenti nel mercato PC globale, la strategia generale di Sony, la necessità di continuare a supportare i clienti Vaio e tutte le questioni occupazionali, l’azienda ha deciso che concentrare la propria line-up di prodotti mobile su smartphone e tablet e trasferire il suo business PC a una nuova azienda formata da JIP” torna al sommario ple avrebbe a sua volta brevettato diverse applicazioni che nella descrizione farebbero esplicito riferimento proprio a quella tecnologia. WARF sostiene di essere informata e certa del fatto che Apple abbia utilizzato la tecnologia all’interno del processore A7 e che abbia violato intenzionalmente e consapevolmente tale brevetto. “Apple ha dichiarato che la policy aziendale è quella di non accettare o considerare alcuna proposta di licenza da entità terze come WARF per alcun motivo, rendendo così l’avvio di un’azione legale una necessità” si legge nelle carte che accompagnano la denuncia. A7 è il processore sviluppato da Apple e impiegato nei nuovi iPhone 5S e iPad Air e iPad Mini Retina, dive- nuto famoso per essere il primo processore mobile con architettura a 64 bit. Starà al tribunale di Madison, Wisconsin, stabilire come stanno le cose e nel caso condannare Apple al risarcimento dei danni, che potrebbero triplicare nel caso fosse riconosciuta l’intenzionalità del dolo. A breve la polizia fermerà le auto “da remoto” Secondo The Telegraph, l’UE sta studiando un device da installare obbligatoriamente in tutte le auto per permetterne l’arresto da parte della polizia di Emanuele VILLA Il quotidiano inglese The Telegraph ha pubblicato un articolo secondo cui l’Unione Europea starebbe studiando un dispositivo da integrare in tutte le auto e che permetterebbe alle forze dell’ordine di fermarlo da remoto. I documenti leaked non danno adito a dubbi: si parla di “remote stopping vehicles” come progetto atto a combattere la criminalità nel vecchio continente; in pratica tutte le vetture commercializzate in Europa monteranno obbligatoriamente (si parla della fine di questo decennio, poiché il progetto prevede un iter di 6 anni) un piccolo device che, a seguito dell’attivazione da parte delle forze dell’ordine, interromperà l’afflusso di benzina al motore, determinandone l’arresto graduale. Non è prevista, almeno per ora, la possibilità (di sapore vagamente fantascientifico) che la polizia prenda possesso dell’auto e la guidi direttamente dalla centrale. L’idea è quella di attivare il dispositivo durante gli inseguimenti o, semplicemente, per arrestare (in modo definitivo) le auto rubate, rintracciandole poi con un comune GPS. Ma quanto ci metteranno dei ladri professionisti a renderlo inoffensivo ai loro fini? estratto da dday.it estratto da dday.it Via libera all’utilizzo in fase di decollo e atterraggio dei dispositivi elettronici a bordo di tutti gli aerei Ryanair di Roberto PEZZALI Chi vola con Ryanair non dovrà più preoccuparsi di spegnere smartphone e tablet in fase di decollo o atterraggio: la compagnia ha infatti comunicato ai suoi clienti che da oggi possono tenere accesi per tutta la durata del volo i dispositivi in loro possesso, purché “sia stata attivata la modalità aereo e siano rispettate le misure di sicurezza.” John Alborante, country manager Italia di Ryanair, ha dichiarato che “I clienti Ryanair possono ora utilizzare i propri dispositivi elettronici personali in tutti i momenti del volo, mentre godono di posti assegnati, delle nostre tariffe basse e della nostra puntualità. La Irish Aviation Authority (IAA) è stata uno dei primi enti regolatori nel mondo ad approvare questa misura e vogliamo elogiarla per l’iniziativa. Stiamo lavorando molto per migliorare il nostro servizio per tutti i nostri clienti e l’approvazione di oggi dei dispositivi elettronici portatili è l’ultima di una serie di cambiamenti che, sappiamo, i nostri passeggeri apprezzeranno. ” Una scelta questa che arriva qualche mese dopo la decisione della Commissione Europea di permettere sulle linee aeree autorizzate l’uso di apparecchiature 3G e 4G ad una altitudine superiore ai 3000 metri, anche se è bene ricordare che telefonare e usare dati è tuttora vietato a bordo. torna al sommario PEOPLE & MARKET Sony si prepara al 2014 con una decisa operazione di ristrutturazione Sony taglia posti di lavoro e scorpora i TV Vendita del settore PC, TV in un’azienda a parte e 5.000 posti di lavoro in meno M di Emanuele VILLA omenti delicati in casa Sony: le previsioni di un anno in attivo (per una cifra stimata di 30 mld JPY, circa 218 mln EUR), sono state ribaltate da una previsione di rosso per 110 mld JPY, corrispondenti a circa 800 milioni di EUR. Non cambiano le previsioni sui ricavi: la drastica modifica negli utili è quindi imputabile soprattutto ai forti costi di ristrutturazione dovuti alla vendita del settore PC e allo spin-off di quella dei TV. Ma quello che colpisce pesantemente è la decisione dell’azienda di tagliare 5.000 posti di lavoro (1.500 in Giappone, 3.500 nel resto del mondo) entro la fine del prossimo anno fiscale, nefasta conseguenza della forte ristrutturazione in corso. L’altra notizia è lo scorporo della divisione TV e il suo conferimento in un’azienda controllata. Pur migliorando di anno in anno (ricordiamo la perdita di 147,5 mld JPY del 2011 e di 69,6 mld JPY del 2012), la divisione TV è ancora in perdita e la previsione attuale è di un rosso di 25 mld JPY per il 2013, che corrispondono a circa 182 milioni di euro. Sony ritiene di aver comunque raggiunto buoni risultati di posizionamento sul mercato, soprattutto nel segmento hi-end/4k (75% del mercato giapponese, n.1 in quello USA) e imputa la previsione di rosso alla diminuzione della domanda nei Paesi emergenti e alla fluttuazione delle valute. Lo scorporo della divisione TV in una nuova azienda è giustificato da Sony al fine di “trasformare questa attività in un’organizzazione più efficiente e dinamica, ottimizzata nelle dimensioni e nella struttura”. La transizione, che secondo Sony dovrebbe portare l’azienda al profitto nel 2014, dovrebbe completarsi entro luglio. Per quanto concerne invece il periodo in questione (Q3), Sony fa registrare ricavi da vendite per 2.41 trilioni JPY (circa 19 mld EUR), che si traducono in un utile d’esercizio di 90 mld JPY (655 mln EUR) e un utile netto di 27 mld JPY (196 mln EUR). Ottima la divisione gaming, con un incremento nelle vendite del 64,6% rispetto allo scorso anno, grazie a PlayStation 4, mentre la divisone Mobile Products & Communications registra sì un incremento nei ricavi del 44,8%, ma subisce ancora una perdita d’esercizio di 12,6 mld JPY (90 mln EUR); dal canto suo, Home Entertainment & Sound fa registrare un +24,8% rispetto allo scorso anno, passando da un rosso di 8 mld JPY a un attivo di 6,4 mld JPY, il tutto dovuto in parte al forex, in parte all’aumento delle vendite e alla riduzione dei costi. Sony Pictures è in attivo per 24,3 mld JPY (177 mln EUR) ma cala leggermente rispetto allo scorso anno (25,3 mld JPY) poiché, nonostante alcuni blocbuster recenti (come Captain Phillips) non riesce a ripetere il successo stellare di Skyfall. PEOPLE & MARKET Nuova versione dell’app iOS per fotografare l’oggetto del desiderio Fotografi in negozio e compri su Amazon Una volta fotografato, si fa la ricerca su Amazon e si procede con l’acquisto A di Paolo CENTOFANTI mazon continua a rendere ancora più facile cedere all’acquisto impulsivo tramite la sua app mobile. Già oggi è possibile entrare in un negozio, effettuare la scansione del codice a barre di un prodotto che ci interessa, confrontare il prezzo di Amazon ed eventualmente effettuare l’acquisto online al volo. Con la nuova versione dell’app mobile per iOS rilasciata negli Stati Uniti, ora Amazon fa un passo ulteriore: basterà infatti fotografare l’oggetto del desiderio per effettuare la ricerca sfruttando il riconoscimento di immagine. La nuova funzione si chiama Flow e precedentemente era un progetto a parte della divisione A9 di Amazon. L’app è in grado di riconoscere marchi, loghi, scritte e disegni, ma anche la forma e i colori degli articoli e di individuare in pochi secondi i prodotti corrispondenti. Ryanair, via libera alla tecnologia in volo n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET È stato modificato un aspetto chiave del motore di ricerca di Google Google si piega all’Unione Europea L’accordo raggiunto eviterà all’azienda una multa da ben 5 miliardi dollari D di Paolo CENTOFANTI opo una lunga vicenda e una difficile contrattazione, alla fine Google e l’Unione Europea hanno trovato l’accordo che eviterà all’azienda californiana una multa pari al 10% del fatturato del 2012. Google ha infatti accettato di modificare un aspetto chiave del suo motore di ricerca e alcune clausole della sua raccolta pubblicitaria tramite la rete AdSense. Nell’occhio della PEOPLE & MARKET Con l’eliminazione dall’App Store anche dell’app Blockchain, Apple ha eliminato ogni traccia di bitcoin dal suo ecosistema iOS. Apple aveva iniziato a eliminare dal suo store ogni applicazione che funzionava da portafoglio di bitcoin o consentiva il trading della moneta digitale. La leggitimità di bitcoin come vera moneta è ancora in discussione. Alcuni esercizi commerciali online e persino enti “fisici” hanno cominciato ad accettarla, ma il sistema monetario internazionale non si è ancora espresso pro o contro. Sta di fatto che la natura completamente decentralizzata e anonima di questa particolare moneta non piace soprattutto a chi offre già metodi di pagamento digitali. Proprio questa operazione da parte di Apple sembra convalidare l’ipotesi che anche l’azienda californiana si appresti a lanciare un suo servizio di pagamenti online e non. Apple potrebbe trarre vantaggio dai milioni di account iTunes in suo possesso per offrire la possibilità di effettuare acquisti anche al di fuori dell’iTunes Store. Apple spazza via i bitcoin dall’App Store torna al sommario commissione per la concorrenza c’era in primo luogo il modo in cui Google dà enfasi, nei risultati di ricerca, ai propri servizi rispetto a quelli simili sviluppati dalla concorrenza: se cerchiamo oggi un ristorante su Google, i primi risultati che otteniamo arrivano da Google Maps e dalle recensioni Google. Secondo la Commissione Europea, i risultati e le recensioni offerte da servizi come TripAdvisor, Yelp, ecc., vengono invece penalizzati dal motore di ricerca, portando così Google a sfruttare la sua posizione dominante. Lo stesso vale per la ricerca di hotel, acquisti, voli e così via. Un altro aspetto contestato a Google è quello di visualizzare negli stessi risultati di ricerca, le recensioni effettuate dagli utenti su altri servizi, avvantaggiandosi anche in questo caso sulla concorrenza e portandole via traffico. In base all’accordo raggiunto con l’Unione Europea, Google dovrà modificare la visualizzazione dei risultati di ricerca, in modo tale da mettere sullo stesso piano anche quelli dei servizi concorrenti. Insieme ai suoi risultati, che andranno esplicitamente identificati come promossi da Google, il motore di ricerca dovrà visualizzare almeno i risultati e rimandi a tre servizi concorrenti, come nell’esempio seguente. In base all’accordo, inoltre, ora i servizi di terze parti potranno vietare a Google di utilizzare le proprie recensioni nei risultati di ricerca, senza che questo vada a penalizzare il ranking delle aziende sul motore di ricerca o Adwords. Lo stesso varrà non solo per i siti che effettuano recensioni o comparazioni di prezzo di servizi o prodotti, ma anche per gli editori, che potranno decidere di rendere inaccessibili degli articoli su Google News, anche in questo caso senza penalizzazioni nel ranking. La terza concessione di Google all’Unione Europea riguarda la pubblcità. Da una parte, Google non potrà più chiedere l’esclusiva nella fornitura di campagne pubblicitarie sui siti che decidono di includere gli annunci della rete Adwords, il che permetteva a Google di diventare fornitore unico di pubblicità escludendo servizi concorrenti. Dall’altra Google non potrà più impedire agli sviluppatori di trasferire le campagne pubblicitarie Adwords anche sulle piattaforme di pubblicità della concorrenza. Entrambe queste concessioni dovrebbero intaccare, secondo l’Unione Europea, il monopolio quasi assoluto di Google nella raccolta pubblicitaria online. Il Vice Presidente per la concorrenza Joaquín Almunia si dice soddisfatto: “Senza impedire a Google di migliorare i propri servizi, l’accordo offre agli utenti una reale scelta tra servizi concorrenti presentati in modo comparabile; starà a loro scegliere l’alternativa migliore. In questo modo, sia Google che i suoi rivali saranno incoraggiati a innovare e migliorare la propria offerta”. La Commissione intende ora rendere legalmente vincolante l’insieme delle concessioni raggiunte dall’accordo, il modo migliore secondo Almunia per assicurare un rapido ripristino e il mantenimento per i prossimi anni della concorrenza. Dyson investe nei robot: potranno guardare e capire James Dyson vuole far fare un salto generazionale ai robot: con 5 milioni di sterline d’investimento, punta ad un nuovo sistema “esperto” di visione e comprensione di V. R. BARASSI Siamo nel 2014 e abbiamo tanta tecnologia a disposizione; perchè non creare robot davvero in grado di osservare e capire quello che accade attorno a loro? Questo è il pensiero di James Dyson il quale nelle ultime settimane ha deciso di investire ben 5 milioni di sterline in un nuovo laboratorio di ricerca dell’Imperial College di Londra. Il finanziamento metterà a disposizione di circa 15 scienziati tutto ciò che serve per pensare e ideare un nuovo sistema che avvicini ancor di più i robot alla vita di tutti i giorni. In questi anni sono stati fatti enormi passi avanti nella miniaturizzazione dei sensori in grado di catturare foto/video ma ancora nessuno è stato in grado di realizzare qualcosa capace di legare la capacità visiva a quella cognitiva - ed ovviamente, decisionale - delle macchine. Dyson vuole realizzare proprio questo e portarlo in tutte le case per rendere la vita più semplice che mai. I 5 milioni di sterline destinate a questo progetto si aggiungono ai recenti 250 milioni di pound recentemente spesi dallo stesso Dyson per la ristrutturazione del centro di ricerca di Wiltshire e per l’assunzione di circa 3000 nuovi ingegneri. estratto da dday.it n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET Nadella lavora in Microsoft da 22 anni, diventa il terzo CEO dell’azienda Satya Nadella è il nuovo CEO Microsoft L’annuncio ufficiale è stato dato direttamente dal CEO uscente Steve Ballmer di Paolo CENTOFANTI È venire - mentre la tecnologia evolve e noi evolviamo con e prima di essa. Il nostro lavoro è quello di assicurarci che Microsoft prosperi nel mondo del mobile e del cloud”. L’elezione a ruolo di CEO di Satya Nadella ha effetto immediato, ha annunciato Microsoft, e allo stesso tempo Bill Gates lascia la poltrona di Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’azienda che ha fondato, rimanendo nel consiglio come fondatore e consulente di tecnologia. Il nuovo presidente del consiglio di amministrazione di Microsoft è John Thompson. PEOPLE & MARKET Segno positivo per il bilancio di Panasonic per il terzo trimestre fiscale Il settore auto sistema i conti di Panasonic Il merito del segno più non è però dell’elettronica, bensì dell’automotive di Paolo CENTOFANTI opo il disastroso 2012 e la pesante ristrutturazione, il 2013 di Panasonic si avvia verso una chiusura con il segno più. Come altre aziende giapponesi però, non è l’elettronica di consumo, il core business di una volta, a tirare fuori dalla crisi Panasonic. La divisione AVC Networks, il bruno per intenderci, continua a essere in sofferenza. Rispetto a un anno fa diminuiscono le perdite, grazie anche alla chiusura della divisione plasma, ma è soprattutto il segmento B2B a trainare le vendite di TV e affini, mentre il consumer affonda, portando a un calo delle vendite complessivo del 4% rispetto a un anno fa, con perdite pari a circa 47 milioni di euro; un anno fa le perdite erano state di 175 milioni di euro. Se la passano meglio gli elet- D ufficiale: Satya Nadella è il nuovo CEO di Microsoft. Lo hanno annunciato Microsoft e lo stesso Steve Ballmer, CEO uscente, che ha inviato una email a tutti i dipendenti descrivendo con il suo solito entusiasmo la scelta del suo sucessore: “Satya è un leader comprovato. È dotato di grandi doti tecniche e di un forte intuito negli affari. Ha una straordinaria abilità nel capire quello che sta succedendo sul mercato, un fiuto per le opportunità e la capacità di capire come sfruttare queste opportunità in Microsoft in modo collaborativo. Ho lavorato fianco a fianco con Satya per diversi anni e ho visto queste sue abilità più volte”. Satya Nadella lavora in Microsoft da 22 anni e diventa ora il terzo CEO nella storia dell’azienda, dopo Bill Gates e Steve Ballmer. Classe 1967, Nadella si è lau- reato prima in ingegneria elettronica in India e poi ha conseguito un master in computer science all’Università del Wisconsin e in organizzazione aziendale presso l’Università di Chicago. Dopo una carriera in Sun, Nadella entra in Microsoft nel 1992 per lavorare su quello che sarebbe diventato Windows NT proprio mentre coseguiva il master in economia. Prima della nomina a CEO, Nadella ha poi costruito la sua carriera in Microsoft nella divisione server e business tools, per poi diventare l’anima della divisione servizi cloud per le aziende. Nella sua email di presentazione ai dipendenti Microsoft come CEO, Nadella ha scritto: “Anche se abbiamo avuto un grande successo, vogliamo fare ancora di più. La nostra industria non rispetta la tradizione - rispetta solo l’innovazione. È un momento critico sia per l’industria che per Microsoft. State certi che il meglio deve ancora torna al sommario trodomestici che però, nonostante un aumento delle vendite dell’8%, hanno generato un calo dei profitti del 23% rispetto a un anno fa, pur rimanendo con il segno più. A portare i conti in positivo ci pensa la divisione automotive & industrial systems, in particolare il segmento delle batterie agli ioni di litio per gli autoveicoli elettrici. Panasonic ha infatti stretto un accordo con Tesla per la fornitura delle batterie nelle sue automobili. Batterie e i sistemi di infotainment per auto hanno portato la divisione a segnare un +9% nelle vendite e soprattutto un +217% nei profitti, che hanno raggiunto quota 630 milioni di euro. Altro segmento in forte crescita è quello della divisione Eco Solutions, che ha visto i profitti salire del 67% rispetto a un anno fa, per un totale di circa 537 milioni di euro. Il terzo trimestre si è chiuso con vendite complessive in aumento del 10% anno su anno, con utili netti pari a 538 milioni di euro (73,7 miliardi di Yen). Dall’inizio dell’anno le vendite sul periodo di 9 mesi sono aumentate del 4%, con utili netti complessivi per 1,7 miliardi di euro (243 miliardi di Yen). Lo scorso anno Panasonic aveva chiuso lo stesso periodo con perdite per 623,8 miliardi di Yen (circa 4,5 miliardi di euro al cambio di oggi). Google rottama le versioni più vecchie di Android Google starebbe predisponendo una strategia che impedirà ai produttori di smartphone di basso prezzo di utilizzare versioni datate di Android di Paolo CENTOFANTI Dal 1 febbraio 2014 Google non rilascia più la certificazione Google Mobile Services a prodotti basati su Android 4.1 o precedenti. Senza certificazione i produttori non possono installare le app di Google sui loro dispositivi, e con questo Google spera di bloccare l’invasione di device basati su versioni troppo datate del suo sistema operativo. Lo rivela Android Police, che ha avrebbe intercettato la comunicazione dell’instaurazione delle nuove finestre tra il team di Android e un produttore OEM. La nuova finestra avrà una durata di 9 mesi dal rilascio dell’ultima versione di Android; scaduto questo tempo, solo i dispositivi con la nuova versione potranno essere certificati. Così nessun produttore potrà lanciare sul mercato dispositivi due o più versioni di Android indietro. L’attuale tabella prevede la chiusura ad aprile della finestra per la certificazione di dispositivi Android 4.2, mentre a luglio si chiuderà quella per Android 4.3. Questo schema è meno stringente di quello che sembra: un produttore può sempre certificare un prodotto entro la finestra, ma poi immetterlo sul mercato più tardi, e così a settembre potremmo ancora trovare nuovi prodotti con Android 4.2 ad esempio. Ma è comunque già qualcosa. estratto da dday.it estratto da dday.it L’alleanza tra Alliance for Wireless Power e Power Matters Alliance fa sperare in un futuro in cui la tecnologia di ricarica wireless sia solo una di Emanuele VILLA Nonostante l’ipotesi di un’unica tecnologia di ricarica wireless per dispositivi mobile resti di fatto un’utopia, ben venga la partnership tra A4WP (Alliance for Wireless Power) e PMA (Power Matters Alliance) che, insieme a WPC (Wireless Power Consortium), si contendono il mercato del Wireless Charging. L’Alliance for Wireless Power racchiude aziende di riferimento quali Qualcomm, Samsung, Broadcom e Intel, mentre PMA vanta la partecipazione di Panasonic, LG, Sony, Asus e Toshiba. Nonostante i consorzi mantengano le proprie soluzioni e le proprie tecnologie (nessuna fusione a breve termine, in pratica), l’accordo prevede che entrambi possano usare parte delle tecnologie dell’altro per completare i propri prodotti, eventualmente raggiungendo uno standard unico in una seconda fase. PMA si troverà così a utilizzare la tecnologia A4WP di ricarica a risonanza (inventata da WiTricity, membro di A4WP) e capace di ricaricare più dispositivi contemporaneamente, mentre PMA si avvarrà delle soluzioni software cloud-based di A4WP. Il mondo della ricarica wireless si trova conteso tra due poli: quello di PMA + A4WP e quello del Wireless Power Consortium, che dopo la tecnologia a induzione magnetica Qi, combatte ora ad armi pari con i propri concorrenti. torna al sommario PEOPLE & MARKET La Rai trasmetterà in diretta e in alta definizione nove gare di Formula 1 F1, dove vederla in chiaro e in HD Le gare sono in esclusiva per gli abbonati di Sky Sport. Poche le alternative di Roberto FAGGIANO M anca poco all’inizio della nuova stagione di Formula 1 e anche quest’anno le gare saranno in esclusiva per gli abbonati di Sky Sport. La Rai potrà trasmettere in diretta nove gare, lo schema delle gare trasmesse in chiaro ricalca l’accordo del 2013, dove manca il Gran Premio di Monaco ma rimangono in chiaro il Gran Premio di Monza e due delle ultime tre gare del campionato. La Rai conferma le stesse rubriche della passata stagione e conferma la trasmissione in alta definizione delle gare in diretta e delle realtive prove. Per quanto riguarda le gare in differita, deve essere rispettata la clausola di far passare almeno tre ore dal termine della gara; non ci sono ancora gli orari definitivi delle differite, ma in linea di massima le gare disputate in notturna saranno riproposte alle 14 da Rai 1, mentre quelle pomeridiane saranno trasmesse in differita alle 21 su Rai 2. Anche le differite dovrebbero essere disponibili in alta definizione sul canale di Rai HD. Ci sono alternative legali all’abbonamento 16/03/2014 30/03/2014 06/04/2014 20/04/2014 11/05/2014 25/05/2014 08/06/2014 22/06/2014 06/07/2014 20/07/2014 27/07/2014 24/08/2014 07/09/2014 21/09/2014 05/10/2014 12/10/2014 02/11/2014 09/11/2014 23/11/2014 GP AUSTRALIA GP MALESIA GP BAHRAIN GP CINA GP SPAGNA GP MONACO GP CANADA GP AUSTRIA GP G. BRETAGNA GP GERMANIA GP UNGHERIA GP BELGIO GP ITALIA GP SINGAPORE GP GIAPPONE GP RUSSIA GP USA GP BRASILE GP ABU DHABI Sky per chi non vuole perdersi nemmeno una gara? Poche e per pochi: chi abita nelle vicinanze del confine svizzero potrà seguire tutte le gare (in definizione standard) su RSI La2, chi abita nei pressi del confine sloveno potrà seguire le gare sulla TV slovena, chi abita nelle provincie di Trento e Bolzano potrà seguire le gare (in esclusiva Sky (differita Rai 1) esclusiva Sky (differita Rai 1) diretta Rai 1 e Rai HD diretta Rai 2 e Rai HD esclusiva Sky (differita Rai 2) esclusiva Sky (differita Rai 2) diretta Rai 1 e Rai HD diretta Rai 1 e Rai HD esclusiva Sky (differita Rai 2) esclusiva Sky (differita Rai 2) diretta Rai 1 e Rai HD) esclusiva Sky (differita Rai 2) diretta Rai 1 e Rai HD diretta Rai 1 e Rai HD) esclusiva Sky (differita Rai 1) esclusiva Sky (differita Rai 2) diretta Rai 1 e Rai HD) esclusiva Sky (differita Rai 2) diretta Rai 1 e Rai HD alta definizione) sul canale austriaco ORF ritrasmesso in digitale terrestre per accordi locali. Sul satellite invece l’alternativa è il canale svizzero tedesco RTL, che però da quest’anno trasmette solo da Astra (19,2° Est) e non più da Hot Bird, limitando quindi la visione a chi si è dotato della parabola puntata su quel satellite. PEOPLE & MARKET Il gioco gratis con pubblicità era arrivato a fruttare 50.000 dollari al giorno Flappy Bird “ucciso” per troppa dipendenza Lo sviluppatore del gioco rivela perché lo ha ritirato da iOS e Android di Paolo CENTOFANTI giocatori di mezzo mondo si sono chiesti cosa ha portato lo sviluppatore vietnamita Dong Nguyen a cancellare da Play Store e App Store Flappy Bird, un videogioco che aveva riscosso in poco tempo un enorme successo. La decisione era stata annunciata con un tweet, in cui il creatore diceva di “non farcela più”, ma in che senso? Flappy Bird era un gioco gratuito con pubblicità che, secondo alcune stime, era arrivato a fruttare 50000 dollari al giorno. Semplice quanto difficilissimo, era diventato un I tormentone in rete. Dong Nguyen ha rilasciato un’intervista a Forbes in cui spiega il mistero della sua scelta: Flappy Bird è diventato una droga per gli utenti, una dipendenza fuori controllo di cui si sente responsabile. “Flappy Bird è stato disegnato per giocare qualche minuto quando si è rilassati. Ma è successo che è diventato un prodotto che dà dipendenza e credo che sia diventato un problema. Per risolvere il problema, la cosa migliore è eliminare Flappy Bird. È andato per sempre” dice Nguyen nell’intervista. Di certo la passione per questo semplice giochino ha raggiunto punte di vera follia, se è vero che su eBay è persino comparso un iPhone con preinstallato Flappy Bird alla modica cifra di 100.000 dollari. Ricarica wireless verso lo standard unico n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 TV E VIDEO LG annuncia l’arrivo in Italia della nuova versione del TV OLED curvo da 55” LG, OLED 55” in vendita a 5.990 euro Invariato il design, ma dalla base trasparente spariscono i Crystal Speaker L’ OLED scende sotto la soglia “psicologica” dei 6000 euro. LG ha annunciato, infatti, l’arrivo in Italia del 55EA970, variante dell’OLED curvo 55EA980 con alcune modifiche alla base e alla scocca, a un prezzo di listino di 5990 euro. Il design rimane essenzialmente invariato, ma come si vede dalla foto qui affianco spariscono i diffusori Crystal Speaker nella base trasparente, mentre il pannello posteriore, che era in parte realizzato con fibre in carbonio, è ora totalmente in plastica. Si tratta di piccole rinunce che però hanno consentitio di ridurre il prezzo, con un taglio di circa 500 euro nel prezzo di listino rispetto al precedente modello, un risparmio decisamente interessante. Siamo infatti ora circa 1500 euro sopra al prezzo di listino del Panasonic ZT60, plasma da 60 pollici che ancora oggi rappresenta un riferimento assoluto per quanto riguarda la qualità delle immagini. In senso assoluto quasi 6000 euro non sono certo un investimento da poco, ma per essere Cinema lontani e programmazione insoddisfacente scoraggiano gli utenti di Roberto Pezzali la prima generazione di TV OLED, il prezzo non è nemmeno poi così “fuori di testa”. TV E VIDEO Mediaset si è aggiudicata in esclusiva la Champions League per tre anni Champions 2015 - 2018 su Mediaset Rischio doppio abbonamento per chi vuole seguire anche il campionato di Roberto PEZZALI C on un forte investimento, Mediaset si è aggiudicata i diritti per la Champions League del triennio che va dal 2015 al 2018. La FIFA, al termine della gara aperta a tutti gli operatori e alla quale ha partecipato ovviamente anche Sky, ha deciso di dare a Mediaset i diritti di trasmissione di tutti i match in diretta pay (che saranno veicolati da Mediaset Premium) e per la partita in chiaro del mercoledì, visibile in esclusiva per la reti Mediaset. Nel pacchetto rientrano anche tutte le differite, i gol, gli highlights, la diretta su web e dispositivi mobile in streaming. Rispetto alla situazione attuale quella di Mediaset sarà una esclusiva assoluta. Mediaset ha investito 700 milioni di euro per ottenere questi diritti e al momento non sembra esserci all’orizzonte l’ipotesi di uno scambio di diritti per tutelare gli abbonati, come di Paolo CENTOFANTI torna al sommario quello degli ultimi anni. Anzi, secondo alcune voci, Sky non ha alcuna intenzione di estendere lo scambio per la stagione 2014/2015, pertanto già dal prossimo anno chi vorrà vedere la Champions dovrà abbonarsi alla pay TV satellitare. A Mediaset resterà il diritto per la trasmissione della partita del mercoledì, che sempre dal prossimo anno sarà disponibile solo in chiaro e non ci sarà la contemporanea pay. Una situazione temporanea però, perchè dal 2015 Mediaset sarà padrona totale. Il panorama delle trasmissioni sportive per i prossimi anni rischia di diventare un vero incubo per l’appassionato di calcio: la Champions League Il 70% degli europei scarica film da internet a Mediaset permetterà a Sky di puntare fortissimo sul campionato italiano, anche lui con i diritti in scadenza, da rinnovare a partire dal 2015. La situazione che si potrebbe creare è quella di una esclusiva Mediaset per la Champions League e una esclusiva Sky per il campionato, soluzione che obbligherebbe molti ad un doppio abbonamento. Oppure, considerati i tempi, a non rinnovare nessuno dei due: in questo caso l’accordo sarà inevitabile. Il 70% degli europei scarica film da Internet (legalmente o illegalmente), smartphone e tablet vengono utilizzati soprattutto per guardare contenuti video: il 40% dei casi per gli smartphone e oltre il 60% dei casi per i tablet. I dati arrivano da una inchiesta della Commissione Europea. Il risultato dello studio, condotto su un campione di 5000 utenti tra i 10 e i 50 anni, dimostra l’incapacità dell’industria cinematografica di sfruttare al meglio le piattaforme presenti per diversificare l’offerta. Non solo: l’Europa produce ogni anno più di 1000 film, ma la maggior parte resta vincolata all’interno dei confini nazionali e tante volte non arriva neppure al cinema. E’ proprio l’arretratezza delle sale e la loro scarsa flessibilità a deludere molti intervistati: nel 15% dei casi per raggiungere il cinema più vicino servono almeno 30 minuti e spesso la programmazione è insoddisfacente. Una buona notizia comunque c’è: questo studio fa parte di un programma dell’Unione Europa chiamato “Europa Creativa” che, con un fondo di 1.46 miliardi di euro da spendere in 7 anni, punta a rivitalizzare l’intero reparto cinematografico europeo, facilitando la distribuzione delle opere nei confini della comunità e sostenendo oltre 800 film e 2000 sale di visione. estratto da dday.it n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 MOBILE La nuova versione di TouchWiz si contraddistingue per un design minimal Samsung Unpacked 5 il 24 febbraio Arrivano Galaxy S5 e TouchWiz 5 L’Unpacked 5 si terrà a Barcellona il 24 febbraio: protagonista il Galaxy S5 In contemporanea Samsung dovrebbe mostrare anche la nuova TouchWiz di Emanuele VILLA I pressione è che si tratti di tanti hub (concetto molto caro a Samsung), ognuno dei quali contraddistinto dal numero 5 e (supponiamo) stracolmo di app e di contenuti. L’utilizzo poi di una grafica asciutta, semplice e pulita potrebbe semplificare la vita sia all’utente che all’hardware del telefono, nonostante ciò rappresenti un plus soprattutto per i terminali di gamma media ed entry: immaginiamo che il Samsung Galaxy S5 non avrà di sicuro problemi sotto questo profilo. Windows Phone è dominio dei Nokia Lumia Quasi il 96% degli smartphone venduti con Windows Phone è Lumia Di questi, gran parte sono smartphone low cost. Samsung ha l’1,35% di Roberto PEZZALI I l 96% degli smartphone Windows Phone è Lumia: a Samsung e HTC resta un 5%. L’analisi è stata fatta sui dati di utilizzo reale di alcune app tra le quali una diffusa “calcolatrice”, TouchCalc. Il dato riflette una situazione più reale rispetto ad analisi di mercato, ma quello che fa più impressione è la diffusione di questi Lumia. Windows Phone, soprattutto in Italia, ha una fortissima quota di mercato ma le statistiche di utilizzo dell’app torna al sommario mostrano chiaramente che il grosso viene fatto dai terminali più economici: lo smartphone Nokia Lumia 520, che viene venduto a poco più di 100 euro, con il 33.4% è il Lumia più diffuso. Male i modelli di fascia alta: il 920 ha solo il 4.6%, gli altri raccolgono meno del 3.5% e sono relegati tra gli “others”. Windows Phone sta guadagnando punti su Apple se guardiamo ai dati di vendita e di marketshare, ma analizzando questi dati sotto un’altra ottica quello che emerge è che forse la gente non compra più smartphone da Microsoft starebbe valutando l’ipotesi di rendere compatibili le applicazioni Android con Windows Phone di Vittorio Romano BARASSI MOBILE L’analisi è stata fatta sui dati di utilizzo reale di alcune app, come TouchCalc l prossimo evento Samsung Unpacked, il primo del 2014, si terrà a Barcellona il prossimo 24 febbraio. Il nome è eloquente: Unpacked 5, laddove il numero sembrerebbe un riferimento all’attesissimo Galaxy S5. Secondo gli ultimi rumor, Samsung sta progettando il lancio mondiale del nuovo dispositivo per aprile, il che coincide con la presentazione a fine febbraio. Mentre negli USA l’azienda risponde in modo evasivo alle domande dei giornalisti “non possiamo rivelare il significato del numero 5”, nella mail di invito che abbiamo ricevuto da Samsung si fa riferimento al “nuovo Samsung Galaxy”, che (per deduzione) supponiamo essere l’S5. Samsung potrebbe approfittare dell’evento per presentare anche altri nuovi terminali o accessori ad hoc. Nel frattempo una rinfrescata sugli ultimi rumor è d’obbligo. Ulteriori dettagli su quanto verrà mo- strato alla stampa, poi, provengono da Samsung stessa, che in un nuovo leaflet propone nove icone dal look minimal che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) rappresentare non solo i pilastri del nuovo telefono, ma anche della prossima versione di TouchWiz. Evidentemente l’azienda si è resa conto che dopo aver aumentato esponenzialmente il numero di app e di funzionalità della propria interfaccia, è indispensabile una completa revisione del sistema al fine di renderlo razionale e intuitivo. Questo giustificherebbe le nuove icone, che nel loro gusto minimal appaiono come un ritorno al passato ma potrebbero semplificare l’esperienza d’uso. Ad eccezione di quelli che identificano caratteristiche hardware (come “Speed5”), l’im- App Android su Windows? Microsoft ci pensa 600 euro ogni 12 mesi e che il declino dei terminali di fascia alta è dovuto soprattutto a questo. Windows Phone nella fascia di prezzo dei 100 euro effettivamente non ha rivali: è vero che ci sono centinaia di smartphone Android di prezzo anche inferiore, ma per hardware e sistema operativo la proposta Nokia è imbattibile. Secondo The Verge, Microsoft starebbe valutando l’idea di rendere eseguibile sui propri sistemi Windows ogni app realizzata per S.O. Android. Il primo passo lo si farebbe in direzione mobile con Windows Phone e Windows RT, per poi portare tale novità anche a livello desktop con Windows 8 e seguenti. Windows Phone è un ottimo sistema operativo, ma sul fronte delle applicazioni il paragone (almeno numerico) con Android è ancora sfavorevole, soprattutto se si parla di Windows RT. Rendere eseguibili su Windows le applicazioni Android sarebbe un bene per tutti, o quasi. Quelli che ci andrebbero a perdere sarebbero gli sviluppatori di app che lavorano esclusivamente in ambiente Windows Phone/RT, mentre per gli altri si aprirebbero nuove frontiere. Microsoft offrirebbe loro framework adeguati; inoltre, il lavoro di conversione delle app sarebbe incredibilmente semplice. All’interno dell’azienda, però, pare siano in molti a battagliare affinché tutto ciò non accada perché questo potrebbe portare alla morte dell’intera piattaforma di applicazioni Windows (Phone, RT, 8). estratto da dday.it n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 MOBILE La fotocamera è uno dei punti di forza: 13 Megapixel e ripresa video in 4K o HD LG G Pro 2, phablet che registra in 4K LG anticipa i tempi e presenta G Pro 2, un phablet con display da 5,9’’ Il phablet ha caratteristiche da top di gamma e funzionalità esclusive di Emanuele VILLA L bilizzazione ottica OIS+ capace di riprendere film a 4K di risoluzione o HD fino a 120 fps, con funzionalità Magic Focus che permette di variare la profondità di campo una volta che lo scatto è stato effettuato. Nel comunicato stampa, l’azienda pone anche l’accento sul sistema sonoro da 1W che offre un livello del 30% più alto rispetto al precedente G Pro. Altro aspetto su cui LG insiste molto sono le personalizzazioni di Android e del sistema di controllo. In particolare, troviamo Knock Code, l’evoluzione di KnockON inaugurata con G2 e che permette accensione/stand by del dispositivo mediante “tap” sullo schermo. Il nuovo Knock Code permette di bypassare la schermata di sblocco Tech Data annuncia la distribuzione in Italia dello smartphone Android di Motorola Moto X. Sarà disponibile da marzo, ma senza il servizio di personalizzazione di Paolo CENTOFANTI del telefono (da spento) componendo una combinazione di “tap” sullo schermo: le combinazioni sono 86.367, ognuno può ovviamente scegliere quella che ritiene più comoda per sé. La disponibilità di LG G Pro 2 al di fuori della Corea non è stata ancora decisa, ma il telefono sarà presente a Barcellona e vi potremo dare ulteriori dettagli sull’estensione europea. MOBILE Dovrebbe essere presentato al MWC insieme allo smartphone top di gamma M8 HTC Desire 8, display 5.5’’ e design elegante Potrebbe essere il primo dei nuovi smartphone di fascia media di HTC D di Paolo CENTOFANTI alla Cina arriva questa immagine (a destra) rubata di un nuovo smartphone HTC, denominato Desire 8. Stando a quanto dichiarato recentemente da HTC, dovrebbe trattarsi di uno dei nuovi smartphone di fascia media, segmento a cui l’azienda vorrebbe tornare a puntare. Il dispositivo da quello che si può vedere dall’immagine presenta la stessa cura nel design dei modelli di fascia alta, seppure in questo caso con scocca in G anticipa i tempi e presenta alla stampa coreana LG G Pro 2, confermando di fatto le anticipazioni della vigilia. Si tratta di un terminale “enorme”, un phablet in tutto e per tutto, pensato per offrire le massime performance in ogni comparto. Sotto molti punti di vista ci ricorda il Galaxy Note 3, pennino escluso: entrambi si rivolgono a un’utenza prevalentemente professionale e a chi pretende hardware allo “stato dell’arte”, con una particolare attenzione al comparto fotografico. Ma parliamo di G Pro 2: il display è un 5,9’’ IPS con risoluzione Full HD e cornice da 3,3 mm, “alimentato” da un SoC Qualcomm Snapdragon 800 da 2,26 GHz e 3 GB di RAM, il tutto per 172 grammi di peso. Il sistema operativo è Android KitKat 4.4 e la dotazione di storage è di 16/32 GB, con slot micro SD in aggiunta. La fotocamera, come anticipato, è un punto di forza del modello: 13 Megapixel con sta- torna al sommario plastica, che secondo le indiscrezioni sarà disponibile anche in arancione, azzurro, giallo e rosso. Le specifiche tecniche non sono ancora note, se non la dimensione del display, 5,5 pollici, e la risoluzione delle fotocamere, 13 Megapixel quella posteriore e 5 Megapixel quella frontale. Si dovrebbe trattare, inoltre, di uno smartphone dual SIM e dalle immagini si nota l’assenza dei classici tasti funzione di Android. Con ogni probabilità il nuovo smartphone verrà presentato insieme al prossimo top Motorola Moto X disponibile in Italia a 399 € di gamma nome in codice M8. Puntiamo di vedere entrambi i modelli a fine mese al prossimo MWC. Dopo il Moto G, arriva in Italia anche il Moto X. La distribuzione, sempre a cura di Tech Data, inzierà nel mese di marzo con un prezzo di listino di 399 euro. Rispetto agli Stati Uniti non sarà, però, disponibile il servizio di personalizzazione della scocca e il telefono sarà inizialmente venduto nelle versioni nera e bianca. Proprio la possibilità di farsi il proprio Moto X su misura prima dell’acquisto tramite il Moto Maker era una delle caratteristiche distintive di questo smartphone Motorola. L’altra è la profonda integrazione di Google Now, con tanto di microfono sempre in ascolto alla Google Glass per accedere a varie funzioni di controllo vocale. Per il resto si tratta di uno smartphone con display OLED da 4,7 pollici con risoluzione 720p, processore custom Motorola X8 da 1,7 GHz, 2 GB di RAM, 16 GB di memoria integrata, fotocamera posteriore da 10 Megapixel e connettività LTE. estratto da dday.it estratto da dday.it n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 MOBILE Nessun cambiamento rivoluzionario, ma piccoli miglioramenti all’esperienza d’uso Windows Phone 8.1, le novità dall’SDK Microsoft ha rilasciato agli sviluppatori l’SDK di Windows Phone 8.1 Molte le novità e sempre più vicina, pare, la fusione tra i vari ecosistemi M torna al sommario EVLeaks pubblica la foto del primo smartphone Windows 8.1 di Samsung: spariscono i tasti back e search, che con Windows 8.1 non sono più obbligatori di Roberto PEZZALI supporto a VPN e sarà anche possibile effettuare qualche tipo di operazione con iCloud. Sparisce la “strana coppia” Musica+Video: in WP 8.1 ci saranno due app separate. Gli ultimi cambiamenti sono a carico del multitasking e dell’app “fotocamera” di sistema. La prima funzionalità sembra essere stata completamente rivista: premendo il tasto back le app finiranno in una sorta di limbo e per chiuderle definitivamente bisognerà accedere all’apposita schermata ed effettuare lo swipe-out. L’app Fotocamera standard offrirà un set di op- zioni più completo di quello attuale. Microsoft non ha ancora comunicato quando rilascerà Windows Phone 8.1 ma prima dell’uscita finale ci sarà una preview pubblica installabile su ogni dispositivo oggi in grado di funzionare con Windows Phone 8. MOBILE Informazioni tratte da un documento Microsoft L’Action Center di WP 8.1 U di Emanuele VILLA na cosa è certa: con Windows Phone 8.1, Microsoft è in procinto di introdurre un centro notifiche, grande assente di tutte le release passate. E oggi compaiono, finalmente, i primi screenshot, derivati da una presentazione privata Microsoft e confermati dalle fonti di The Verge: nonostante la sostanza sia la stessa, Microsoft non lo chiama Centro Notifiche ma Action Center e sarà un pannello a due livelli; il primo si apre con un breve swipe dal bordo superiore del display e mostra le 4 impostazioni rapide selezionate dall’utente (come Wi-Fi, Bluetooth, modalità aereo…), il livello di batteria, la data e poco altro; continuando con lo swipe si apre il centro notifiche completo, con messaggi suddivisi per app e possibilità di eliminazione e accesso diretto al contenuto, un po’ come negli altri sistemi operativi mobile. Samsung torna a produrre uno smartphone Windows Phone 8: dopo l’Ativ S, l’azienda coreana sta preparando il primo terminale Windows Phone 8.1 e EVLeaks, sul suo profilo twitter, ci mostra la prima immagine della versione destinata all’operatore americano Verizon. Samsung adotta il design della serie Galaxy lasciando in bella vista il solo tasto “Windows”: rispetto ai modelli precedenti con Windows Phone spariscono i tasti back e search, novità che ha il placet di Microsoft. Windows Phone 8.1 ha eliminato la restrizione sulla presenza dei tasti hardware, scelta che permette di creare dispositivi più economici. Microsoft, inoltre, aveva condotto una ricerca e aveva scoperto che la maggior parte delle persone per chiudere l’applicazione preme sul tasto centrale, attivando di fatto il “multitasking”: di qui la scelta di eliminare il back per un’esperienza più simile a quella di un iPhone. Il nuovo terminale potrebbe debuttare a Barcellona, anche se difficilmente nell’evento dedicato al nuovo smartphone Galaxy. di Vittorio Romano BARASSI icrosoft ha iniziato a distribuire agli sviluppatori il nuovo SDK di Windows Phone 8.1 e sul web sono apparse le prime informazioni riguardanti il prossimo Major Upgrade del sistema operativo. Il quadro generale è chiaro: nessuno stravolgimento ma solo piccole migliorie che renderanno ancor più piacevole l’esperienza d’uso dei Windows Phone del futuro (ma anche di quelli attuali). La novità che balza subito all’occhio è quella che vede Microsoft iniziare il processo di fusione tra i suoi vari ecosistemi: con il supporto Universal App gli sviluppatori potranno creare applicazioni per il Windows Store e il Windows Phone Store utilizzando gli stessi codici HTML e JavaScript. L’estensione delle app sarà .appx e tutti i software potranno indifferentemente funzionare sia su smartphone che su tablet (con Windows RT). Ci sarà un file manager e le app potranno anche essere installate su schede microSD. Dall’SDK rispunta anche Cortana: nonostante risultino ancora bloccate tutte le funzionalità ad esso correlato, sembra certo che la prossima generazione di Windows Phone integrerà un avanzato sistema di riconoscimento vocale, un qualcosa su cui Microsoft sta lavorando già da qualche tempo al fine di proporre una valida alternativa a Siri di Apple. Modifiche sono state implementate in Internet Explorer e non vi saranno più problemi con i filmati YouTube (nuovo aspetto per il player). Curiosamente è sparita l’integrazione nativa con Facebook ma è rimasta quella con Twitter: non è chiaro se si tratta di un bug o di una precisa scelta che ricalcherebbe quella di Windows 8.1. Entrando nel menù delle app si avrà accesso a una nuova applicazione per il monitoraggio della batteria, mentre spulciando tra le impostazioni sarà possibile selezionare un’app di terze parti per la gestione della messaggistica, si potrà abilitare il Samsung Primo smartphone Windows Phone 8.1 La lavatrice intelligente Un concentrato di tecnologia mai visto prima. Classe energetica A+++ -40% Con un consumo energetico annuo di 118 kWh, Intelius è la lavatrice con la maggiore efficienza energetica sul mercato (giugno 2012 – GfK). Haier Smart Technologies Smart Drive Motor® Motore Inverter innestato al cestello della lavatrice per un’ incredibile riduzione delle vibrazioni e della rumorosità. Smart Dosing Grazie al serbatoio per detersivo e ammorbidente, Intelius ne dosa automaticamente la giusta quantità e il risparmio è assicurato! Smart Detecting® Un sistema intelligente di rilevamento della durezza dell’acqua si associa a Smart Dosing per avere un perfetto ciclo di lavaggio. Smart Dual Spray® Due spray intelligenti lavano fibre e pelucchi lasciati sulla guarnizione dopo ogni ciclo di lavaggio. Scopri la nuova INTELIUS. www.haier.it estratto da dday.it n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 MOBILE A Barcellona il probabile debutto del top di gamma con interfaccia rivista HTC, ecco le foto della nuova home Si intensificano i rumor sullo smartphone HTC M8 e la nuova Blinkfeed 2.0 di Emanuele VILLA I l solito evleaks se ne esce con un’altra succosa anteprima: se confermata (ma di solito evleaks è attendibile), quella immortalata nella foto a destra è la nuova interfaccia di HTC M8 (o HTC One2 che dir si voglia), il prossimo terminale hi-end che HTC presenterà al Mo- bile World Congress di Barcellona (24-27 febbraio). Si nota una moderata “ristrutturazione” di HTC Blinkfeed, l’interfaccia simil-Flipboard che HTC inaugurò con l’attuale generazione di terminali. Da notare la presenza dei bottoni virtuali di navigazione nella parte bassa dello schermo, che danno ulteriore credibilità agli ultimi rumor sul telefono, che infatti ritraggono un terminale sprovvisto di pulsanti a sfioramento sulla scocca. In arrivo anche un LG G2 Mini Con lo slogan “Experience the MINI” accompagnato dalle date del Mobile World Congress e l’immagine qui sotto, LG preannuncia ciò che mostrerà a Barcellona. Oltre al G2 Pro a quanto pare ci si aspetta anche un G2 Mini, o qualcosa di simile. LG sceglie di seguire le orme di produttori come HTC, Samsung e Sony che hanno lanciato versioni formato “ridotto” dei rispettivi top di gamma. Al momento non si conoscono dettagli tecnici, ma possiamo intravedere il caratteristico pulsante di controllo del volume e blocco/sblocco posto sul retro dello smartphone. MOBILE Firefox vuole conquistare la home di Android Mozilla ha annunciato una partnership con l’israeliana EverythingMe per lo sviluppo del Firefox Launcher per Android. L’idea è di integrare le funzionalità di EverythingMe, già presente sul Google Play Store, con la versione per Android di Firefox. Si tratta di un launcher che crea una home screen “contestuale”, con cartelle intelligenti che raccolgono le applicazioni in funzione dell’utilizzo e una barra “predittiva” che mostra le app che più potrebbero tornare utili. Altra funzionalità di EverythingMe è la ricerca integrata che lavora sulle informazioni presenti sul proprio smartphone. Il software è ancora in via di sviluppo e non è ancora disponibile una beta. torna al sommario MOBILE La beta del S.O. Apple chiude le porte a Evasion Con iOS 7.1 stop al jailbreak L di Roberto PEZZALI a notizia non è delle più sorprendenti: con l’ultima beta di iOS 7.1, il prossimo aggiornamento del sistema operativo di iPhone e iPad, Apple ha chiuso definitivamente le falle sfruttate dai tool che consentono il jailbreak dei dispositivi. La beta numero 5 ha chiuso le ultime porte a Evasi0n che così rimarrà per il momento funzionante solo per i dispositivi con iOS 7.0.4, motivo per il quale chi vorrà mantenere l’hack attivo, dovrà resistere alla tentazione di aggiornare il terminale quando sarà disponibile iOS 7.1. Per quanto riguarda le novità introdotte dall’aggiornamento, queste sono per lo più di carattere grafico, con alcuni miglioramenti alle app telefono, messaggi, calendari, FaceTime, qualche ritocco ad alcune animazioni e alla tastiera. Al momento non è stata introdotta alcuna funzione di rilievo. MOBILE Impara il golf con un sensore Epson M-Tracer For Golf è un sensore da collegare alla mazza da golf e capace di trasmettere informazioni sul nostro stile di gioco all’apposita app Android collegata. È in grado di misurare l’accelerazione da 16 a 300 G, ha un giroscopio interno e un modulo Wireless, è in grado di misurare la direzione, l’angolo e l’intero movimento di swing; i dati vengono inviati all’app che mostra l’intero movimento da tre diversi angoli visuali, oltre a grafici e report vari. I dati vengono memorizzati nella memoria del telefono o in cloud quando la mole diventa notevole; al momento è prevista la sola commercializzazione giapponese per un prezzo equivalente a circa 210 euro. estratto da dday.it n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 MOBILE A nemmeno due mesi dalla presentazione del suo primo 8-core, MediaTek fa il bis MediaTek: CPU 8 core anti-Qualcomm Il nuovo octa-core è basato su architettura Cortex A17 e integra 4K e LTE D MOBILE Il Google Experience Launcher è per tutti? Con l’ultimo aggiornamento dell’app Google Search, Google ha cambiato nome al launcher che ha debuttato con Android 4.4 KitKat su Nexus 5: prima noto come Google Experience Launcher, il software è denominato ora Google Now Launcher. Si tratta della nuova interfaccia della homescreen di Android, molto più integrata con Google Now e con una grafica ancora più piacevole, con più trasparenze e icone più grandi. Essendo stato fino a oggi un’esclusiva del Nexus 5, questa novità sembra indicare che Google si stia preparando a renderlo ufficialmente disponibile anche per tutti gli altri dispositivi Android, portandolo sul Google Play Store. ue mesi fa MediaTek annunciò il suo primo SoC da otto-core “veri” e oggi, a seguito della presentazione del nuovo Cortex A17, la stessa azienda taiwanese ha voluto dichiarare di essere pronta al lancio del secondo SoC a octa core. Si tratta di una soluzione decisamente interessante con cui MediaTek vuole far sentire la propria voce anche nel segmento premium del mercato, da molto tempo dominato unicamente da Qualcomm. Il nuovo gioiello di MediaTek, attualmente denominato MT6595, sarà un “ibrido” (come l’Exynos di Samsung): quattro core funzionanti a frequenze tra i 2.2 2.5GHz saranno basati su tecnologia A17, mentre gli altri quattro, basati su tecnologia Cortex A7, gireranno a 1.7GHz. big.LITTLE di ARM sarà l’architettura alla base di tutto e non torna al sommario mancherà l’Heterogeneous MultiProcessing. Il comparto grafico sarà affidato a una GPU PowerVR Series 6, la quale garantirà un’ottima dose di potenza. MT6595 non mancherà di specifiche Premium necessarie per battagliare ad armi pari con soluzioni analoghe offerte dalla concorrenza: ci sarà un modulo LTE integrato, il supporto alla registrazione 4K e la possibilità di processare filmati HEVC. MediaTek punta a una produzione di massa entro la fine della prima metà dell’anno in corso, quindi è presumibile vedere i primi smartphone/tablet equipaggiati con tale chip già a cavallo tra il terzo e il quarto trimestre del 2014. Revolution è uno smartphone con sistema operativo dual boot: si può passare da Android a Firefox OS di Paolo CENTOFANTI di Vittorio Romano BARASSI Geeksphone lancia lo smartphone metà Android e metà Firefox OS MOBILE Apple al lavoro su schermi impossibili da graffiare Schermo in zaffiro per iPhone di Paolo CENTOFANTI L a collaborazione tra Apple e GT Advanced, che ha portato alla realizzazione di una fabbrica in Arizona, servirà alla produzione di display in zaffiro per i nuovi iPhone. La fabbrica di GT Advanced ha, infatti, installato 518 fornaci, con altre 420 in arrivo e vari strumenti di controllo della qualità. Secondo 9to5mac, gli impianti installati nella fabbrica e quelli in arrivo potrebbero consentire la produzione di qualcosa come fino a 200 milioni di vetri in zaffiro per display da 5 pollici, un numero che potrebbe benissimo soddisfare la produzione di un nuovo iPhone. Per avere un paragone, nel 2013 Apple ha venduto circa 150 milioni di pezzi. Apple ha fino ad oggi impiegato cristalli in zaffiro esclusivamente per la protezione dell’obiettivo della fotocamera degli iPhone e per il sensore touch ID nell’iPhone 5S. Ma alcuni dei macchinari acquistati per la fabbrica in Arizona, fanno esplicito riferimento al controllo della qualità dei display, motivo per il quale sembra ormai certo che Apple intenda utilizzare questo materiale non solo per dei componenti, ma per tutto il display frontale. Lo zaffiro è il secondo materiale più duro in natura dopo il diamante, motivo per il quale può portare alla realizzazione di vetri totalmente resistenti ai graffi. Dal 20 febbraio sarà possibile ordinare Revolution, smartphone della spagnola Geeksphone. Revolution è il primo smartphone dual boot Android e Firefox OS. Al momento, Geeksphone parla più prudentemente di Boot2Gecko, la base di Firefox OS, probabilmente per mancanza della certificazione da parte di Mozilla, e nella scheda di presentazione del prodotto accenna alla possibilità di installare anche “altre build sviluppate dalla comunità”. Si tratta anche del primo smartphone con processore Intel, l’Atom Z2560 da 1,6 GHz, a utilizzare il sistema operativo di Mozilla, ma a parte questo è un terminale di fascia media senza infamia e senza lode: display LCD IPS da 4,7’’ con risoluzione qHD (960x540 pixel), 1 GB di RAM, 4 GB di memoria integrata, fotocamera da 8 MP, radio HSPA. Sarà disponibile a un prezzo di 249 euro IVA esclusa, nelle prime settimane in promozione a 222 euro, sempre IVA esclusa. estratto da dday.it n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 DIGITAL IMAGING Abbiamo messo le mani su una GH4, ancora in versione preliminare. Data di uscita e prezzo ancora ignoti Panasonic GH4, la mirrorless che riprende in 4K Panasonic ha sfornato una foto-video camera da urlo, con oltre 100 migliorie rispetto all’ottima GH3 A GH3, un’ottima base di partenza Panasonic è partita da un’ottima base, la GH3: il corpo della GH3 per ergonomia e dimensioni ha ricevuto eccellenti feedback dagli utilizzatori Il nuovo mirino OLED ad alto contrasto da 2360K punti. lla fine si chiamerà GH4: Panasonic sfida la sorte (il numero 4 è sfortunato in Giappone) e punta sul nome che nessuno si sarebbe mai aspettato. La scelta è motivata da una delle main feature della nuova mirrorless professionale: la ripresa 4K. Abbiamo avuto la fortuna di assistere alla presentazione dell’ultimo gioiello nato nelle fabbriche di Osaka, e di gioiello davvero si tratta, perché questa GH4 rivoluziona e migliora un prodotto già eccellente qual era la GH3. Il target resta lo stesso: professionisti della fotografia e del video. Se con GH3 i più contenti erano sicuramente gli utenti interessati alla ripresa, la GH4 fa felici tutti: le migliorie guardano davvero in tutte le direzioni. Della GH4 ci sarebbero da dire moltissime cose, ma vogliamo anticipare che ad oggi non si conoscono ancora né prezzo né data di uscita della macchina: questi dettagli saranno ufficializzati a marzo. Le fotografie che mostriamo qui, scattate da noi, sono di un esemplare ancora non definitivo e non siamo riusciti a effettuare né scatti campione e neppure a provare il nuovo sistema autofocus che Panasonic ha integrato. torna al sommario ed è quindi stata fatta la scelta di non cambiare la forma del corpo, ma sono comunque stati presi tanti piccoli accorgimenti migliorativi. Il tutto a vantaggio di chi aveva preso, ad esempio, un battery grip per la GH3 o batterie supplementari: ogni accessorio resta compatibile. Della GH3 rimangono l’impermeabilizzazione e il corpo in lega di magnesio, ma sono state modificate le ghiere e i tasti, ed è cambiato pure il connettore HDMI che ora è di tipo micro HDMi 1.4a per l’uscita 4K o HD non compressa. Lo slot per la card, che purtroppo resta singolo, è compatibile con le nuove card classe 3 consigliate per registrazioni video 4K o ad elevato bitrate. di Roberto PEZZALI Tante migliorie in più I primi cambiamenti veri si vedono sul retro: nuovo mirino OLED ad alto contrasto da 2360K punti, con una lente aggiuntiva all’interno che, grazie ad un ingrandimento 1.34x, allarga il campo di visione (100% copertura), e un nuovo display OLED da 3” e 1 Megapixel per una migliore fedeltà cromatica nella preview e nello scatto Live View. Bisogna però andare sotto la scocca per capire quanto è diversa la GH4: Panasonic ha cambiato prima di tutto l’otturatore (ora garantisce fino a 200.000 scatti) e insieme a questo ha realizzato un nuovo tipo di sensore 4:3 Live Mos sempre da 16 Megapixel, che grazie ad una velocità di lettura doppia rispetto al sensore della GH3, permette la registrazione Full HD a 60p, 4K e lo scatto a raffica con una velocità altissima, 12 fps a piena risoluzione. Il sensore mantiene l’eccellente gamma dinamica del sensore della GH3, ma guadagna, grazie alla lettura veloce, una notevole riduzione del rolling shutter, problema che però sulla GH3 era appena visibile. Per gestire l’enorme mole di dati in arrivo dal sensore, la GH4 integra un nuovo Venus Engine quadcore, processore di ultima generazione che integra l’encoder 4K e un engine per calcoli dedicati al nuovo sistema autofocus DFD-AF. Questo sistema, dove DFD sta per Depth From Defocus, utilizza le informazioni memorizzate in ogni singolo obiettivo per creare, istante per istante, una sorta di mappa tridimensionale di quello che si sta inquadrando. La fotocamera terrà sempre in memoria, e aggiornerà in tempo reale, due punti virtuali a diversa distanza dell’obiettivo identificati proprio da un livello di “defocus” differente. Utilizzando questi due punti, il sistema DFD riesce a fare una triangolazione con il soggetto inquadrato (sa se si trova tra i punti, oltre o prima), gestendo così un aggancio più rapido di una normale messa a fuoco a ricerca di contrasto. Con questo nuovo sistema Panasonic afferma di aver migliorato le già eccellenti performance della GH3 in modalità AF-S, ma di aver addirittura raddoppiato la prestazioni in modalità tracking (quasi 8 fps), ovvero quella particolare situazione dove tutt’ora le reflex fanno la differenza. Panasonic ha investito tanto sulla messa a fuoco e la GH4 permette una serie quasi infinita di possibilità, dall’assistente per il fuoco manuale al peaking, per arrivare al sensore nell’oculare che inizia a mettere a fuoco non appena si avvicina la camera all’occhio. Chi è interessato al video non resterà indifferente di fronte a quello che la GH4 offre: Panasonic porta sul mercato Panasonic LUMIX GH4 “Light of the Yucatan” in 4K Il filmato è stato realizzato per Panasonic dal regista di documentari Bryan Harvey con vari obiettivi micro quattro terzi. Il video è girato in 4K. una macchina da presa professionale capace di registrare in ogni possibile formato e framerate dal 4K in giù, inclusa una modalità Full HD da 200 Mbps di bitrate. Tenendo in considerazione le esigenze di chi usa la videocamera in ambito “pro”, Panasonic ha pensato di realizzare una particolare interfaccia a schermo dedicata al video e con il nome del video, dove ISO ad esempio diventa guadagno. Il target “pro” della GH4 viene esaltato anche dagli accessori che Panasonic ha creato, come l’interfaccia DMWYAGH con uscita SDI e ingressi audio bilanciati. L’arrivo sul mercato non è ancora noto e nemmeno il prezzo: il costo finale potrebbe essere 1299 euro solo corpo: se così fosse, a meno di 1500 euro una foto-videocamera di questo livello sarebbe il vero anello di congiunzione tra il mondo della foto e del video. estratto da dday.it Canon migliora la sua reflex entry level aggiungendo un sensore da 18 Mpixel e la ripresa Full HD di Roberto PEZZALI Canon EOS 1200D è una fotocamera destinata a chi per la prima volta approccia al mondo reflex e vuole qualcosa di semplice e capace di garantire buone prestazioni. Con la EOS 1200D Canon in realtà non cambia molto rispetto al modello precedente: migliora la risoluzione, il grip e il video, mentre la base resta quella delle altre fotocamere entry level. Il cuore della nuova EOS è il sensore da 18 Mpixel APS-C abbinato al processore DIGIC 4, coppia che permette di alzare a 12800 ISO la sensibilità massima di scatto. Motore di messa a fuoco a 9 punti e possibilità di scatto a 3 fps come gli altri modelli, mentre la ripresa video da HD diventa Full HD, con modalità video Snapshot. Canon ha realizzato anche un’app “Guida Canon”, che integra tutorial di fotografia e consigli di ripresa, disponibile quest’ultima per iOS e Android. Non mancano i vari filtri creativi, le modalità di scatto automatiche e il Live View, con uno schermo LCD da 3” e 460.000 punti. EOS 1200D sarà in vendita da fine marzo a un prezzo indicativo di € 409 per il solo corpo macchina e di € 540 IVA inclusa con ottica EF-S 18-55mm IS. torna al sommario DIGITAL IMAGING Sony continua il rinnovamento della gamma mirrorless con la α6000 Addio NEX-6, benvenuta Sony α6000 Stesso processore BIONZ X delle full frame A7 e fuoco a 179 punti velocissimo S di Paolo CENTOFANTI ony ha annunciato il modello che sostituisce la mirrorless NEX-6, la nuova α6000, continuando lo smantellamento della gamma NEX per riunire tutte le fotocamere mirrorless e reflex sotto lo stesso ombrello della serie α. Come la NEX-6, anche la nuova α6000 è dotata di un sensore in formato APSC con risoluzione di 24,3 Megapixel, questa volta affiancato dal processore BIONZ X, lo stesso montato sulle mirrorless full frame A7. Fiore all’occhiello della nuova fotocamera è il sistema di messa a fuoco ibrido, con 179 punti a rilevamento di fase e 25 punti a contrasto, il più veloce della categoria, 0,06 secondi secondo Sony, e capace di spingere la macchina a scatto continuo a 11fps. l corpo è dotato di mirino OLED da 1440000 a copertura completa dell’inquadratura, doppia ghiera per la modalità di scatto, 2 tasti personalizzabili (7 compresi quelli touch), display LCD da 3 pollici, e troviamo NFC e WiFi integrati, con funzionalità DLNA. Sony introdiuce anche tre nuove PlayMemories Camera App con la α6000. Smooth Reflection per creare scatti particolari a lunga esposizione, Liveview Grading per l’elaborazione cromatica delle riprese video e Star Trail, studiata appositamente per fotografare il cielo stellato. La nuova α6000 sarà disponibile in Italia a partire da aprile ad un prezzo di listino di 649 euro solo corpo. La macchina è già prenotabile online sullo store ufficiale di Sony. DIGITAL IMAGING Sigma aggiorna la gamma dp con il sensore Foveon X3 Quattro Sigma annuncia le fotocamere dp Quattro Risoluzione superiore del 30% e minore complessità computazionale di Paolo CENTOFANTI igma ha annunciato la nuova gamma di fotocamere dp Quattro. Come la serie precesente, anche questi modelli sono tutti costruiti intorno al processore Foveon X3 “multi-strato”, giunto alla versione Quattro appunto. Si tratta di un particolare sensore dotato di tre strati di recettori, uno per ogni componente cromatica, e che così diversamente da quelli normali, consente di catturare l’intera gamma di colori per ciascun pixel. Il Foveon X3 Quattro è del 30% più definto del precedente, con 29 Megapixel effettivi e la possibilità di scattare immagini fino a 20 Megapixel. Le nuove fotocamere, denominate dp1 Quattro, dp2 Quattro e dp3 Quattro, montano inoltre il nuovo processore d’immagine TRUE III, più veloce e S in grado di realizzare file più piccoli manentendo inalterata la qualità di immagine. Tutte e tre le macchine, come si vede dal design decisamente particolare, sono dotate di ottica fissa, rispettivamente da 19 mm, 30 mm e 50 mm (equivalenti a 28, 45 e 75 mm), con apertura F2,8 - F16, e di mirino ottico opzionale. Sigma al momento non ha ancora annunciato né quando saranno disponibili le nuove macchine, né il prezzo di listino. Canon EOS 1200D è la nuova reflex entry level n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 DIGITAL IMAGING Hasselblad ritocca la fotocamera di punta di Sony, A99, e crea HV Hasselblad HV, una Sony “truccata” Il modello di lusso costa davvero caro, 8500 euro, e offre ben poco di più H asselblad ci ricasca: l’arrivo del nuovo CEO lasciava ben sperare, ma dopo la presentazione della nuova medio formato H5D-50c con sensore CMOS da 50 megapixel arriva un nuovo modello che farà sicuramente discutere gli appassionati del marchio. Come è già stato fatto per le precedenti Lunar e Stella Hasselblad ha preso la Sony Alpha 99 e l’ha ritoccata superficialmente e nel prezzo, che passa dai 3800 euro di Sony (inclusa ottica) agli 8500 euro del famoso produttore di fotocamere. Hasselblad presenta la HV come fotocamera di lusso destinata agli utenti evoluti, ma forse era meglio presentarla solo come oggetto di lusso: l’appassionato non ci mette molto ad accorgersi che l’unica innovazione è la presenza di un nuovo rivestimento del corpo macchina ‘PVD’ che lo rende più soft al tatto e più resistente. L’ Hasselblad HV è in tutto e per tutto identica al modello Sony: stesse ghiere, stessa elettronica e stesso sensore, cambia solo il logo e la finitura. Anche il corpo, che il produttore elogia come “unibody in alluminio” dovrebbe essere lo stesso in lega di alluminio e magnesio della a99. In dotazione c’è il miglior obiettivo della gamma Sony con attacco A, il Carl Zeiss 24-70mm 2.8F, affiancato da una valigetta per il trasporto realizzata Ricoh presenta sul mercato italiano WG4 e WG4 GPS, le compatte colorate, impermeabili fino a 14 metri e resistenti alle cadute fino a 2 metri in una speciale resina che la rende resistente agli impatti, alla polvere, agli agenti chimici e a temperature sotto zero fino a 40°. Ovviamente si parla del case, perché la fotocamera ha lo stesso livello di protezione della Alpha 99 originale. DIGITAL IMAGING Nikon presenta due interessanti bridge con sensore CMOS da 16 Mpixel Nikon Coolpix P600 e P530: rivincita bridge Zoom, rispettivamente, di 60x e 42x. Simili nel look e con controlli manuali N di Emanuele VILLA ikon ha presentato (al momento per il mercato americano) due bridge molto interessanti: Coolpix P600 e P530, macchine che tengono fede al caratteristico “super zoom” tipico della categoria. Coolpix P600, in particolare, può vantare uno zoom ottico 60x (24 – 1440mm equivalenti, F3.3 - F6.5), con l’ulteriore aggiunta di uno zoom digitale Dynamic Fine Zoom 120x. Nikon l’ha dotata di un sistema avanzato di stabi- NIKON COOLPIX P530 di Roberto PEZZALI torna al sommario lizzazione (Lens Shift Vibration Recution) pensato appositamente per gli scatti da grande distanza, di un display LCD da 3’’ e 921.000 punti e di un sensore CMOS retroilluminato da 16 mpixel (1/2.3” - 6.17 x 4.55 mm). La macchina dispone poi di un mirino elettronico e di modalità P, S, A, M di controllo manuale, oltre al modulo Wi-Fi integrato e a poter registrare video 1080/60i. Per il mercato americano, Coolpix P600 viene proposta a 499,95 dollari (SRP). Coolpix P530 è il modello leggermente inferiore in termini di zoom, con un’ottica 42x (24-1000mm equivalenti, F3.0 F5.9) e 84x di Dynamic Fine Zoom. Colorate e resistenti le WG4 Ricoh di Emanuele VILLA Ricoh annuncia la disponibilità sul mercato italiano delle nuove compatte impermeabili WG-4 e WG-4 GPS, pensate per chi ha bisogno di macchine piccole, leggere, impermeabili e resistenti agli urti. Sono colorate e offrono resistenza alle immersioni fino a 14 metri e alle cadute da 2 metri. Si segnala il sensore CMOS retroilluminato da 16 Mpixel capace di una sensibilità fino a ISO 6400, lo zoom ottico 4x (24-100mm equivalenti) e l’impiego di un nuovo algoritmo AF capace di aumentare soprattutto la rapidità di messa a fuoco in modalità macro. Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 NIKON COOLPIX P600 Per il resto ritroviamo il sensore CMOS da 16 Megapixel, i controllo di scatto manuali e la registrazione video fino a 1080/60i, ma in questo caso manca il modulo Wi-Fi, che deve essere acquistato a parte. Il prezzo suggerito da Nikon è 449,95 dollari (SRP). direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Maria Chiara Candiago, Simona Zucca, Claudio Stellari Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] estratto da dday.it n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 GAME & MOVIE Cyberith mostra in un video tutte le potenzialità del suo Virtualizer Skyrim in completa realtà virtuale Con Oculus Rift e il Virtualizer Cyberith si entra completamente nel gioco I l visore Oculus Rift è capace di portarci in un mondo virtuale assolutamente credibile se non per un importante fattore: la testa si può muovere, ma il nostro corpo no. E così, siamo comunque costretti a ricorrere ai normali controller per impartire il movimento al nostro alter ego digitale. Cyberith è una delle aziende che sta cercando di risolvere questo “problema” con il suo Virtualizer, una specie di pedana che consente di muoverci attraverso le nostre gambe all’interno dei mondi virtuali, rimanendo in realtà fermi sul posto. Il dispositivo è dotato di un’imbragatura che evita il rischio di finire dritti per terra o peggio contro un Xbox One Spunta il Media Remote Amazon Canada, probabilmente per errore, ha inserito in catalogo e poi ha prontamente rimosso l’Xbox One Media Remote, un telecomando che Microsoft ha pensato di dedicare agli utilizzi multimediali della propria console. Il dispositivo è piccolo e compatto, ha una selezione essenziale di tasti e ricalcherà con buona approssimazione le funzionalità dell’analoga versione per Xbox 360, già disponibile da qualche tempo. Per quanto concerne il prezzo, Amazon l’aveva posizionato a 24,99 CDN, corrispondenti a circa 19 euro. Staremo a vedere di Paolo CENTOFANTI torna al sommario muro a causa di uno scatto improvviso. Per dimostrare le potenzialità del suo ultimo prototipo, Cyberith ha rilasciato un nuovo video in cui mostra come è possibile entrare completamente in Skyrim grazie al Virtualizer utilizzato in combinazione con l’Oculus Rift e i controller della Wii. Il video ci mostra diverse situazioni di gioco in cui Virtualizer può aumentare il realismo. Virtualizer è ancora in fase di sviluppo e, al momento, non c’è un prezzo indicativo. La periferica è già compatibile con giochi come Battlefield 3, Battlefield 4, Left 4 Dead 2, COD Ghost, Crysis 2 e Crysis 3. GAME & MOVIE Partirà a breve la beta di Steam Music Steam Music, arriva la beta E giochi a ritmo di musica T di Emanuele VILLA ra i vari servizi della piattaforma Steam di Valve spunta Steam Music, una nuova feature pensata per consentire l’ascolto di file audio durante le sessioni di gioco, anche in modalità Big Picture. Il sistema verrà a breve rilasciato in beta, ci si può iscrivere a un apposito gruppo di testing e attendere l’invito da parte di Valve. Il sistema è semplice nella sua essenza: basta dire alla macchina dove si trovano i file mp3 (unico formato al momento supportato), per generare un database completo e suddiviso per genere, artista, album ecc. È ovviamente possibile riprodurre brani singoli, album interi e playlist, sia durante il gioco (tramite l’interfaccia in overlay), sia offline. Al momento Valve parte con un set limitato di funzionalità di riproduzione, ma valuterà ogni genere di estensione sulla base dei feedback degli utenti. Non si escludono, quindi, potenzialità funzionalità “social” musicali, che ben si innesterebbero in un network come quello di Steam. Staremo a vedere: nel frattempo, se ci si vuole iscrivere alla beta basta entrare in questo gruppo. Call of Duty è annuale Ma ora lo fanno in tre La popolare saga FPS mantiene cadenza annuale, ma ora sono tre gli studi responsabili dello sviluppo di Emanuele VILLA Activision ha annunciato che il prossimo Call of Duty verrà realizzato da Sledgehammer, studio che ha già collaborato con la serie in occasione di Modern Warfare 3. Activision mantiene inalterata la cadenza annuale delle uscite ma porta a tre i team di sviluppo dedicati alla loro realizzazione: Sledgehammer si aggiunge ai protagonisti “storici” Infinity Ward e Treyarch. Morale: il ciclo di sviluppo per ogni azienda coinvolta sarà di tre anni contro gli attuali due, con piacevoli risvolti sotto il profilo della qualità. Considerando la rapidità con cui evolve il mondo videoludico e i tempi sempre strettissimi, non è infrequente aver a che fare con bug di ogni genere e dover scaricare patch su patch per risolverli. In questo modo, invece, Activision punta su un’esperienza utente priva di macchie fin dal day one. Eric Hirshberg, CEO di Activision, ha affermato che il passaggio a un ciclo di sviluppo triennale permetterà ai designer di concentrarsi di più sull’innovazione e ai creatori di contenuti sui DLC e micro-DLC, parte essenziale del ciclo di vita del gioco. Il primo Call of Duty di Sledgehammer arriverà nel 2014. estratto da dday.it estratto da dday.it n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 PC & MULTIMEDIA Asus ha presentato Chromebox, un Mini PC basato su Chrome OS Chrome OS è pronto per il desktop Asus Chromebox è compatto e ha un prezzo contenuto: 179 dollari in USA Intel sta progettando una generazione di GPU a basso consumo destinata ai portatili I chip controlleranno i voltaggi in maniera intelligente di Vittorio Romano Barassi PC & MULTIMEDIA I PC “tascabili” di HP basati su Chrome OS sfoggiano un design trendy Anche HP salta sul carro di Chromebox I Chromebox HP arriveranno in primavera in USA, non si conosce il prezzo A di Emanuele VILLA brevissima distanza dall’annuncio di Asus, anche HP presenta i suoi Chromebox, dedicati sia a un’utenza professionale che domestica. Il fine non cambia: i Chromebox HP sono computer “fatti e finiti”, con un’ottima connettività e, ovviamente, basati su Chrome OS. Quest’ultimo fattore è molto importante, non solo per connotare la tipologia di prodotto, ma anche per permettere prestazioni di tutto rispetto, pur con una dotazione hardware non al top delle possibilità attuali. Per il momento, la commercializzazione è prevista solo negli Stati Uniti: arriveranno durante questa primavera, ma è possibile un’estensione in tempi successivi anche nel resto del mondo. Disponibili in 4 colori, i Chromebox HP sus ha presentato Chromebox, il Mini PC desktop basato su Chrome OS, un modello ultracompatto e dal costo abbordabile (179 dollari negli USA). Al di là di un’estetica curata e di una dotazione hardware interessante, Chromebox dimostra l’interesse di Asus (e quindi di Google) di estendere Chrome OS al di là del mercato mobile e di trovargli una collocazione stabile all’interno delle mura domestiche. Chromebox è configurabile a livello di dotazione hardware e sono già previsti alcuni accessori opzionali come la tastiera e il mouse wireless; la versione base utilizza un processore Celeron 2955U, ma è prevista anche una versione con Intel Core i3-4010U e una “top” con Core i74600U, mentre lo storage interno è fisso a 16 GB per tutte le versioni. Chomebox avrà 2 o 4 GB di RAM a seconda delle versioni, 4 porte USB 3.0, Wi-Fi n, Bluetooth, porta HDMI e DisplayPort. Il dispositivo è totalmente fanless e, per quanto concerne lo storage cloud, Google offre 100GB di Google Drive compresi nel prezzo (per due anni). A di Emanuele VILLA torna al sommario sembrano esteticamente più curati del prodotto presentato da Asus e, nonostante HP non fornisca dati precisi sulle dimensioni, il PC si infila tranquillamente in una borsa e può essere installato sul retro di un monitor, “creando” così un PC all-in-one in tutto e per tutto. Per quanto riguarda la dotazione, GPU Intel a 22 nm Più potenza e autonomia il processore utilizzato da HP è un Core i7 Haswell, mentre tra le connessioni troviamo 4 porte USB 3.0, uscite HDMI e DisplayPort e, ovviamente, il Wi-Fi integrato. Per tutto il resto, prezzo compreso, occorre aspettare ancora un po’, ma supponiamo che il prezzo sia più elevato dei 179$ del modello Asus. Abbattere i consumi delle GPU fornendo a smartphone, tablet e notebook prestazioni allo stato dell’arte e anche un’efficienza superiore alla media attuale. Questo è quello che Intel vuole fare con la prossima generazione di chip grafici, che saranno il 40% più efficienti grazie ad una nuova tecnologia in via di sviluppo, la quale permetterà alla GPU di gestire al meglio i consumi delle varie componenti, modificando o addirittura azzerando i voltaggi dei circuiti meno coinvolti. La tecnologia in questione si chiama selective Boosting. Intel ha mostrato i primi prototipi, un SoC tri-gate realizzato con processo produttivo a 22nm, all’International Solid State Circuits Conference 2014 di San Francisco e la produzione in larga scala non sembra essere così lontana. I chip grafici in arrivo sono destinati ad equipaggiare i notebook e tutte le soluzioni portatili dei prossimi anni: saranno in grado di offrire prestazioni superiori e, soprattutto, un consumo in “stand-by” fino a dieci volte inferiore. estratto da dday.it n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 PC & MULTIMEDIA Si intensificano le indiscrezioni sulla prossima versione di Apple TV Tracce della nuova Apple TV in iOS 7 Apple TV potrebbe fornire più supporto al gaming e anche un router WiFi di Paolo Centofanti AirPort Express, con lo scopo di offrire un collegamento diretto a bassa latenza con altri dispositivi iOS. L’attuale implementazione di AirPlay, che necessita di una rete Wi-Fi già esistente, introduce un ritardo che lo rende poco adatto ad applicazioni come il gaming da iPhone o iPad verso Apple TV. Un’altra speculazione dura a morire, vorrebbe che Apple si appresti ad aprire Apple TV anche ad altre applicazioni di terze parti e, soprattutto, ad allargare l’offerta in streaming anche ai canali televisivi. PC & MULTIMEDIA Lancio in grande stile per il nuovo servizio di cloud storage Microsoft Microsoft regala fino a 8 GB su OneDrive Chi soddisfa determinati requisiti avrà a disposizione spazio extra gratuito di Emanuele VILLA A bbiamo già parlato di OneDrive, il servizio di cloud storage Microsoft che aprirà i battenti a breve e che, di fatto, rappresenta la nuova “versione” di SkyDrive, sorta a seguito di una disputa legale tra Microsoft e Sky. OneDrive non è ancora aperto, ma Microsoft sta pensando a un lancio in grande stile, e non solo nelle funzionalità (interessante l’inserimento delle cartelle condivise): l’azienda sta, infatti, pensando di offrire spazio gratuito addizionale rispetto al taglio standard (che al momento è 7 GB) a tutti coloro che soddisfano determinati requisiti. Il primo, classico, è quello del referral: chiunque inviti un amico a OneDrive (e se da torna al sommario ciò nasce una sottoscrizione) otterrà 500 MB in più da gestire come vuole, per un massimo di 10 amici e 5 GB di spazio extra. Ma la cosa più semplice in assoluto sarà ottenere 3 GB extra, per i quali Microsoft richiede solo di abilitare la sincronizzazione automatica delle foto da dispositivi iOS, Android e Windows Phone (ma attenzione alla banda, in questo modo si consuma con una certa facilità). Le due iniziative sono cumulabili, per un massimo teorico di 8 GB gratuiti extra. Dopo aver rilasciato l’SDK per realizzare app con supporto a Chromecast, Google ha integrato le API Google Cast all’interno di Android. Ciò consente agli sviluppatori di pubblicare le loro applicazioni con il supporto alla chiavetta di Google, che permette di visualizzare contenuti in streaming sul TV utilizzando smartphone e tablet. Con questo passaggio potremo finalmente vedere l’arrivo di un più ampio supporto a Chromecast, più app e, si spera, la distribuzione della chiavetta anche al di fuori degli Stati Uniti. Per ricevere la nuova funzionalità sul proprio terminale non occorre aspettare un aggiornamento da parte del produttore del dispositivo o dall’operatore: Google utilizza, infatti, il componente Google Play Services, che include i servizi non open source di Android ed è distribuito automaticamente tramite Play Store a tutti i dispositivi, per includere nuove funzionalità di sistema. Il supporto a Chromecast sarà disponibile nel momento in cui verrà scaricata sul terminale la versione 4.2, che introduce anche ulteriori miglioramenti ai servizi basati su Google Drive. È Con l’aggiornamento del componente Google Play Services Google aggiunge il supporto a Chromecast direttamente dentro ad Android di Paolo CENTOFANTI di nuovo periodo di indiscrezioni relative a una possibile nuova versione di Apple TV, rumor che nelle ultime settimane si stanno intensificando. Che una nuova Apple TV sia in cantiere e da diverso tempo è però ormai quasi ufficiale. 9to5mac.com ha, infatti, scovato riferimenti al nuovo modello nel codice relativo ad AirPlay di iOS 7, già fin dalla sua prima pubblicazione. Il nuovo modello è identificato come AppleTV4,1 e segna un salto di versione da quello precedente - AppleTV3,2 - che lascia presagire significativi cambiamenti hardware. Secondo le indiscrezioni degli ultimi giorni, infatti, il nuovo modello potrebbe offrire per la prima volta il supporto anche ai giochi dell’App Store, ma potrebbe anche integrare le funzionalità di un router Google inietta Chromecast in Android estratto da dday.it n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 HIFI & HOME THEATER Frassino nero e bianco opaco sono le due finiture disponibili Tante novità per la serie 600 di B&W Arriva la quinta generazione dei diffusori Bower & Wilkins serie 600 Molte le soluzioni tratte dalle serie superiori e novità anche per l’estetica Line 6 lancia un amplificatore per chitarra elettrica che diventa anche una docking audio Bluetooth da 150 Watt di Paolo CENTOFANTI 684: 525 euro l’una; 685: 325 euro l’una; 686: 250 euro l’una; HTM62: 450 euro; HTM61: 700 euro; DS3: 425 euro; ASW608: 450 euro; ASW610: 590 euro; ASW610XP: 1100 euro. Per confrontare le caratteristiche tecniche dei nuovi modelli della serie 600 di Bower & Wilkins clicca qui. HIFI & HOME THEATER Lo speaker avrà un prezzo di 300 euro, le cover colorate di 35 euro Bose, nuovo SoundLink Bluetooth speaker III Punta su design più giovane, cover colorate e migliorate prestazioni audio di Paolo CENTOFANTI B ose ha annunciato il nuovo diffusore portatile Bluetooth, il SoundLink Bluetooth speaker III. Il diffusore, pensato per essere utilizzato in combinazione con smartphone e tablet, presenta un design ispirato al SoundLink Mini decisamente più giovane rispetto al modello precedente, con cover opzionali colorate (35 euro). Il cuore del dispositivo è costituito da quattro della quinta generazione della serie 600 è la finitura, ora disponibile solo in frassino nero oppure in bianco opaco. Meno visibili ma molto più importanti le modifiche tecniche. Come tweeter viene ora usato un nuovo componente a doppia cupola, strettamente derivato da quello usato finora sui CM 10, il midrange del canale centrale ha ora un nuovo parapolvere anti risonante già visto sul modello PM1 mentre i woofer hanno un anello di irrigidimento in alluminio. Per tutti i modelli rimane l’accordo reflex con condotto Flowport che minimizza le turbolenze. Per la nuova serie sono già stati fissati i prezzi di listino. 683: 750 euro l’una; D di Roberto FAGGIANO opo sette anni è ora di cambiamenti per la fortunata serie di diffusori 600 di B&W, le novità sono estetiche e tecniche ma non cambiano la composizione della gamma, sempre pronta a soddisfare gli appassionati di musica e quelli di Home Theater. La rinnovata gamma 600 è sempre formata da due diffusori da pavimento (683 e 684), due da scaffale (685 e 686) e due centrali (HTM61 e HTM62); rimangono a listino i tre subwoofer (ASW608, ASW610 e ASW610XP) rimasti inalterati nelle caratteristiche tecniche ma ora disponibili anche in colore bianco insieme al dipolo DS3. La novità più visibile torna al sommario altoparlanti al neodimio e un doppio radiatore passivo per le basse frequenze, pilotati da amplificatore in classe D e un nuovo DSP in grado secondo Bose di raggiungere un volume di emissione più elevato rispetto al modello precedente, mantenendo un suono naturale a tutti i livelli di AMPLiFi ampli per chitarra e dock audio ascolto. Memorizza gli ultimi sei dispositivi utilizzati come sorgente, per evitare di effettuare nuovamente il pairing. L’unità integra una batteria più capiente che consente di arrivare fino a 14 ore di riproduzione. Bose SoundLink Bluetooth speaker III è disponibile a un costo di 300 euro. Line 6 presenta AMPLiFi, dispositivo che funziona sia da potente amplificatore per chitarra elettrica da 150 Watt (c’è anche la versione da 75 Watt) con multi-effetto digitale integrato, sia da docking audio per la casa con Bluetooth. Non è il classico amplificatore per chitarra analogico, ma sfrutta il DSP integrato per ricreare il suono di amplificatori storici e pedalini. Il vero potenziale della sezione di elaborazione può essere liberato, però, solo con l’apposita app per dispositivi iOS, che consente di selezionare le diverse combinazioni di testate virtuali e pedalini con più di 70 amplificatori, 100 effetti e 20 diffusori. Senza app è possibile accedere unicamente a quattro preset. AMPLiFi è dotato di quattro diffusori stereo (due tweeter e due woofer) più un altoparlante per chitarra da 12 pollici realizzato appositamente da Celestion. Il dispositivo è distribuito nei negozi di strumenti musicali e la versione da 150 watt ha un prezzo di listino di 499 euro, quella da 75 watt da 399 dollari. estratto da dday.it n.58 / 12 NOVEMBRE 2012 TEST In prova la chiavetta “magica” di Google che porta i contenuti da Internet sul TV grazie a smartphone e tablet Chromecast, così Google Play entra in salotto Funziona bene e potrebbe diventare interessante se arriva in Italia con un adeguato supporto di servizi di Paolo CENTOFANTI C Configurazione semplice Google ha cercato di rendere l’installazione di Chromecast il più semplice possibile ma per la prima configurazione occorre un dispositivo dotato di Wi-Fi. L’installazione fisica è immediata: si inserisce la chiavetta nell’ingresso HDMI libero del TV e si collega il cavo USB a una porta del TV o all’alimentatore in dotazione. Chromecast utilizza il protocollo CEC per commutare automaticamente l’ingresso del TV quando inviamo un contenuto al dispositivo, per cui vale la pena attivare questa funzionalità sul TV. Una volta collegato Chromecast, il passo successivo è quello di prepararlo all’utilizzo configu- torna al sommario rando la connessione Wi-Fi. Per farlo dobbiamo collegare lo smartphone, tablet o PC che stiamo utilizzando alla rete Wi-Fi creata al primo avvio da Chromecast. Nel caso di smartphone o tablet, Google ha realizzato un’app ad hoc per Android e iOS che ci guida nella configurazione. Da qui possiamo designare un nome per il nostro Chromecast, scegliere la rete Wi-Fi a cui collegarsi e impostare la relativa password. A questo punto la chiavetta si collegherà alla rete Wi-Fi scelta ed eventualmente aggiornerà il firmware automaticamente all’ultima versione disponibile. Fatto questo siamo pronti all’uso,. Da notare che non è possibile impostare una password o un codice per proteggere l’accesso a Chromecast, quindi chiunque è sulla nostra rete senza fili potrà inviare contenuti al dispositivo. Niente telecomando, si controlla da smartphone, tablet e PC A differenza dell’Apple TV, che ha una sua interfaccia che dà accesso ai contenuti dell’iTunes Store, Google Chromecast è un dispositivo molto più semplice e per certi versi passivo. Non ha un telecomando, non ha una vera e propria interfaccia interattiva e può essere controllato solo dalle app compatibili per smartphone e tablet (iOS e Android), oppure tramite l’apposita estensione per il browser Google Chrome. Il funzionamento è presto detto: si apre su tablet un’app compatibile, ad esempio YouTube, si sceglie un video da riprodurre e si seleziona il proprio Chromecast dall’apposito menù a tendina come “schermo” su cui visualizzare il filmato. Pochi secondi e il video partirà sul TV tramite Chromecast. Quello che accade “sotto il cofano” è che l’app passa a Chromecast il link internet del video da riprodurre, mentre il tablet funzionerà unicamente da telecomando per controllare la riproduzione e regolare il volume. In questa modalità Chromecast non supporta il collegamento via Miracast, non supporta il DLNA e non può essere utilizzato come un vero e proprio media player tradizionale per riprodurre i contenuti sul proprio dispositivo mobile. L’interfaccia a schermo è, inoltre, ridotta al minimo e di fatto compare unicamente nel caso di riproduzione di musica da Play Music o, ancora, come controlli per i video in riproduzione. Al momento le applicazioni ufficialmente supportate sono davvero poche e la maggior parte non sono disponibili in Italia, motivo per il quale Chromecast non è ancora distribuito ufficialmente al di fuori dagli Stati Uniti. Mentre scriviamo le app che ha senso utilizzare in Italia sono: Google Play Music, Google Play Movies & TV, YouTube, Vevo e Plex. Quest’ultima app è quella che permette di riprodurre i contenuti che abbiamo su un hard disk in rete, a patto di avere un server Plex e l’abbonamento a Plex Pass (a pagamento). Ci sono app che offrono supporto non ufficiale a Chromecast, il cui funzionamento non è del tutto stabile e comunque limitato, visto che nativamente il dispositivo legge un numero molto ridotto di formati: H.264 e VP8 per il video, AAC, MP3 e Ogg Vorbis per l’audio. File segue a pagina 23 hromecast è il nuovo tentativo di Google di entrare nel nostro salotto, l’anello mancante per unire l’esperienza mobile con quella domestica. Si tratta di una chiavetta HDMI da collegare al televisore che permette di riprodurre contenuti audio/video dalle app per smartphone e tablet. Con Chromecast, Google cerca di superare i limiti di sistemi come il DLNA o Miracast, replicando a grandi linee quello che ha fatto Apple con AirPlay: un sistema il più semplice possibile per scegliere un contenuto da smartphone e tablet e vederlo sul TV. Chromecast è, se vogliamo, proprio la risposta di Google all’Apple TV: lo strumento per rendere fruibili anche sul televisore i contenuti come film, serie TV e musica che gli utenti possono trovare sul Google Play Store, rendendoli così più appetibili. Attualmente è disponibile solo negli Stati Uniti ma, complice il basso prezzo di listino (35 dollari), è un gadget che è facile decidere di acquistare di impulso durante una trasferta oltreoceano, oppure da uno dei tanti importatori che hanno deciso di rivenderlo in Europa. Ma ne vale davvero la pena? estratto da dday.it n.58 / 12 NOVEMBRE 2012 TEST Chromecast segue Da pagina 22 multimediali che utilizzano altri codec devono essere transcodificati (non è un caso che una delle prime app “Multimediali” ufficialmente supportate sia proprio Plex). Tramite Chrome c’è anche il mirroring del browser paio di secondi, per cui non è l’ideale per applicazioni interattive come i giochi via web. La tecnologia c’è, ma il supporto è ancora limitato Non è la prima volta che Google lancia dei prodotti non ancora maturi e non è un caso che Chromecast al momento sia distribuito ufficialmente solo negli Stati Uniti: in Italia l’utilizzo che possiamo farne è infatti limitato. Chromecast funziona abbastanza bene con le app supportate, ma queste sono ancora poche e il dispositivo non è ancora quel media streamer che forse molti aspettavano. È stato progettato in primo luogo per fare una cosa: inviare i flussi audio/video dei servizi web a un televisore, funzionalità che è ormai integrata sempre meglio nelle varie piattaforme di Smart TV e spesso con una più ampia scelta di app. Con Google Cast per Google Chrome e un PC è possibile uscire dai confini delle sole app supportate, ma si tratta di una soluzione non ancora stabilissima. In sostanza è un dispositivo che potrebbe diventare davvero interessante nel momento in cui venisse distribuito in Italia con il supporto di servizi nostrani come Sky Go, Mediaset Infinity o RAI.tv, giusto per citarne qualcuno. Google ha annunciato la pubblicazione dell’SDK (news qui sotto), ciò consentirà a tutti gli sviluppatori di terze parti di aggiungere il supporto a Chromecast direttamente nelle loro app, quindi è lecito aspettarsi nei prossimi mesi l’arrivo di più servizi per la chiavetta di Google. Nel frattempo, visto anche il basso costo, è un prodotto consigliato soprattutto a chi è già abituato ad acquistare film su Google Play oppure ha un TV senza funzionalità Smart TV e vorrebbe aggiungere almeno la possibilità di riprodurre i video di YouTube o visualizzare pagine web su grande schermo. PC & MULTIMEDIA Google (finalmente) ha deciso di rilasciare l’SDK ufficiale per la piccola chiavetta Chromecast Chromecast aperta agli sviluppatori rivoluziona lo Smart TV Potranno essere realizzate app dedicate, si risveglia l’interesse verso l’economica periferica di Google N di Roberto PEZZALI on ci sarà più bisogno di ricorrere a trucchi e stratagemmi: Chromecast sarà finalmente aperta a tutti gli sviluppatori, grazie all’SDK ufficiale rilasciata da Google. Una notizia che può davvero risvegliare l’interesse verso la piccola ed economica periferica di Google fino ad oggi poco utilizzabile nei paesi come il Nostro, dove i servizi di streaming latitano. Chromecast, con le opportune applicazioni, può davvero trasformare il TV nel migliore Smart TV disponibile per la fruizione di contenuti in streaming ad una cifra irrisoria torna al sommario e con l’unico requisito di una porta HDMI libera con USB per prelevare l’alimentazione. Ricordiamo che Chromecast non è comunque una piattaforma per applicazioni: non si possono creare giochi e neppure applicazioni complesse, ma si possono esclusivamente inviare alla TV stream video, con player custom oppure all’interno di pagine “web” che saranno poi rielaborate dalla TV. Nei prossimi mesi arriveranno sul mercato diverse applicazioni per Chromecast, molte delle quali già disponibili (AllCast) ma bloccate da Google perché contro i termini di servizio. L’unico rischio, ma que- sto ormai non è una novità, è che Chromecast venga usata anche per applicazioni di streaming di conte- nuti non “legali”. Chromecast non è ancora disponibile in Italia, ma dovrebbe arrivare a breve. E se volessimo riprodurre tramite Chromecast altri contenuti sul web? Possiamo farlo, ma solo utilizzando un PC con Google Chrome e l’apposita estensione denominata Google Cast. In questo caso possiamo inviare in mirroring a Chromecast l’intero contenuto di una tab di Chrome. L’estensione, infatti, essenzialmente codifica in un flusso video il contenuto del browser e lo invia a Chromecast. Ciò richiede potenza di calcolo e banda, motivo per il quale occorre selezionare il livello di qualità nelle impostazioni dell’estensione. La risoluzione massima è comunque di 720p. Gli stessi servizi supportati nelle app per Android e iOS, sono utilizzabili in modo nativo anche via PC con Google Chrome: con YouTube o Vevo, ad esempio, comparirà il simbolo di Chromecast direttamente nel player web e non sarà necessario inviare in casting l’intera tab del browser. L’estensione Google Cast non è ancora del tutto stabile e molte volte il “casting” perde il collegamento. I video, inoltre, a volte vanno fuori sync con l’audio e il ritardo della trasmissione arriva anche a un estratto da dday.it n.58 / 12 NOVEMBRE 2012 TEST In prova uno dei più evoluti router WiFi sul mercato, ricco di funzionalità e capace di offrire alte prestazioni Netgear R7000, Wi-Fi veloce quasi come il cavo Il router Netgear ha un look “militare” e offre prestazioni dell’ordine del Gigabit/s anche in wireless di Paolo CENTOFANTI L Look militare L’ultima tendenza ha visto i modem/router trasformarsi da insulsi scatolotti di plastica a dispositivi più curati nel design. Per questo R7000 Netgear ha scelto una linea decisamente aggressiva, con un look quasi “militare”; del resto anche lo stesso nome in codice del prodotto, Nighthawk, si ispira a quello di un aereo da guerra. Il router è decisamente grande e sembra più un apparato da ufficio che un dispositivo consumer, con 3 antenne di dimensioni generose da collegare sul retro; per l’installazione bisogna tenere conto quindi che lo spazio occupato non è poco. Nonostante le dimensioni e il look professionale, il parco connessioni sul retro è essenzialmente quello di uno standard router domestico: porta WAN, switch gigabit ethernet a 4 porte e una porta USB 2.0 per il collegamento di una stampante, oppure chiavette di memoria o hard disk. La sorpresa è sul frontale, dove compare un’ulteriore porta USB ma 3.0, ideale per il collegamento di un disco più veloce. Come abbiamo già accennato, infatti, collegando un disco il Netgear R7000 funziona anche da vero e proprio NAS per la condivisione di file, con funzione di server DLNA integrata e un’interfaccia veloce, sempre benvenuta. Sul frontale troviamo una lunga serie di LED di stato più due tasti, uno per l’accoppiamento velo- ce dei dispositivi tramite WPS, l’altro per abilitare o disabilitare le reti Wi-Fi senza dover entrare nel menù di configurazione, funzione molto utile per chi preferisce spegnere la parte radio quando questa non è in uso, ad esempio la notte. Un router altamente configurabile Se facessimo un sondaggio siamo sicuri che i modem/router risulterebbero tra i prodotti tecnologici meno comprensibili per la gente comune, e a ragione. La configurazione di una rete non è una cosa così banale e tradizionalmente i menù di configurazione non sono mai stati molto user friendly. Negli ultimi anni si è cercato di migliorare e, anche se c’è ancora molto da fare, d’altro canto è vero che la maggior parte delle persone vorrà al massimo cambiare la password della rete Wi-Fi e poco altro. L’R7000 è però un prodotto per chi chiaramente cerca qualcosa di più completo e le funzionalità in questo caso sono davvero molte. Come per la stragrande maggioranza dei router, la configurazione avviene aprendo un’apposita pagina con il browser: niente strani IP in questo caso, basta digitare l’indirizzo http://www.routerlogin.net, a patto naturalmente di essere collegati al router, via Wi-Fi o via cavo. La configurazione automatica iniziale è abbastanza semplice, anche perché non c’è il modem da impostare e la maggior parte dei parametri verranno segue a pagina 26 a rete locale Wi-Fi a casa non solo è diventa ormai fondamentale, ma deve essere anche veloce. Deve supportare più dispositivi contemporaneamente, deve essere versatile e garantire la possibilità riprodurre da un dispositivo all’altro anche più flussi video contemporaneamente, magari in alta definizione. Ma come in molti hanno imparato a proprie spese, non sempre il Wi-Fi garantisce prestazioni sufficienti. Copertura, resistenza all’interferenza delle reti vicine e soprattutto throughput reale, si riflettono in trasferimenti di file lenti e streaming video a singhiozzo. Con l’ultimo router, il Nighthawk R7000, Netgear ha realizzato un modello espressamente dedicato a chi ha bisogno di una rete performante per applicazioni multimediali. Per far questo, Netgear ha adottato l’ultima versione Wi-Fi, l’802.11ac, con tecnologia d’antenna beaforming, Ethernet Gigabit per la parte cablata e ha integrato un processore dual core da 1 GHz in modo tale implementare funzionalità avanzate di QoS (quality of service). E già che c’era ha aggiunto due porte USB con la possibilità di collegare hard disk e trasformare il router anche in un vero e proprio NAS. Ma davvero è possibile ottenere prestazioni da rete cablata anche in Wi-Fi? torna al sommario estratto da dday.it n.58 / 12 NOVEMBRE 2012 TEST Router Wi-Fi Netgear R7000 802.11ac Banda garantita Una funzione molto interessante in ottica casalinga è la gestione della Quality of Service sia in upload che in download, configurabile nelle impostazioni avanzate. Grazie a questa funzionalità, il router è in grado di assegnare la banda in funzione della priorità di vari tipi di servizi. Ad esempio, è possibile dare la precedenza al traffico generato da un gioco online, in modo tale da evitare lag anche se stiamo scaricando qualcosa da una rete P2P, oppure dare la priorità a servizi di streaming come YouTube. Tutte queste regole sono preimpostate di default, ma dal pannello di configurazione possiamo crearne di nuove. Nel caso di QoS in upload possiamo definire regole anche in base alla porta LAN o all’indirizzo MAC di un dispositivo specifico (la console ad esempio), oltre che per tipo di servizio e porte TCP/UDP utilizzate. Per il download basta invece creare una regola con delle parole chiave che identificano i siti web per i quali vogliamo dare priorità. Questa funzionalità è utile soprattutto con le linee ADSL fortemente asimmetriche, in cui il canale di upload è inferiore al Mbit/s. Va da sé che il router può aiutare ad assegnare banda là dove serve all’interno della rete domestica, ma nulla può fare nel caso di connessione a Internet lenta. presi via DHCP da quello che già abbiamo in casa. Nel caso di esigenze particolari, le impostazioni disponibili prevedono qualunque tipologia d’uso: possiamo configurare il router anche per funzionare come semplice access point/switch, oppure come bridge o ancora ripetitore. Tutte queste modalità sono accessibili dalle impostazioni avanzate. L’interfaccia non è particolarmente elaborata e si presenta con un menù che a sinistra riporta tutte le sezioni e un’ampia pagina centrale con tutte le impostazioni delle singole opzioni. Il menù è diviso in impostazioni di base, dove troviamo quasi tutto quello che ci serve davvero, e avanzato, con parametri e funzionalità per i più esperti. Il router crea di default due reti wireless, una a 2,4 GHz e una a 5 GHz, quest’ultima necessaria per sfruttare lo standard 802.11ac fino a 1300 Mbit/s. In modalità 802.11n la velocità massima anche a 2,4 GHz è di 600 Mbit/s, sfruttando però la poco diffusa modulazione 256 QAM. Volendo, possiamo anche creare delle reti “guest”, per permettere a dei no- stri ospiti di accedere solo a Internet senza bisogno di password. Una funzionalità molto interessante presente nel menù di configurazione avanzato è la possibilità di impostare il periodo di accensione di entrambe le reti Wi-Fi: se ad esempio non ci piace avere la rete senza fili accesa quando siamo fuori casa, oppure mentre dormiamo, possiamo accendere e spegnere automaticamente la parte radio. Il router è compatibile con il nuovo IPv6, è dotato di un completo firewall, permette di allestire una VPN tramite Open VPN, supporta i servizi di Dynamic DNS di Netgear, DynDNS e NoIP, consente di impostare route statiche e supporta l’UPnP per l’apertura automatica delle porte con i programmi compatibili. Altra funzionalità che vale la pena citare è il parental control. Il router Netgear offre due modi per filtrare o bloccare siti specifici. Il primo è quello gestito tramite OpenDNS, che permette di impostare uno di quattro livelli di protezione, da minimo o alto, per filtrare dalle riconosciute frodi informatiche ai contenuti per adulti. Alternativamente è possibile bloccare domini specifici, costruendo regole tramite delle semplici parole chiave. torna al sommario Fa anche da NAS Collegando un hard disk a una delle due porte USB, il router di Netgear funziona essenzialmente da NAS. Di default viene condiviso tutto il disco, ma possiamo anche selezionare solo determinate cartelle e assegnare dei permessi di accesso. Oltre a poter condividere i file in rete (solo come condivisione Windows via Samba), il router integra anche un server DLNA, così da poter riprodurre immediatamente i contenuti multimediali con tutti i dispositivi compatibili. La scansione della libreria è automatica e sufficientemente veloce, la funzione è comoda soprattutto con chiavette USB, per riprodurre foto o video collegandole al volo al router quando serve. È anche disponibile il server iTunes, che in combinazione con l’app Remote di Apple permette di utilizzare AirPlay per inviare musica ai dispositivi compatibili. Volendo, sempre dopo aver collegato un disco al router, è possibile utilizzare l’utility ReadySHARE Vault per programmare dei backup periodici di dischi o cartelle dei PC collegati in rete. Prestazioni simili al cavo Dopo la panoramica delle tante funzionalità del router, vediamo come si comporta sul campo. Abbiamo installato il router in varie configurazioni di rete e mettendolo alla prova in un ambiente piuttosto affollato di PC e dispositivi come la nostra redazione. Innanzitutto, a livello di segnale l’R7000 riesce a coprire tranquillamente un appartamento di dimensioni anche superiori ai 100 metri quadri (sullo stesso livello), con una buona qualità del segnale. Il segnale a 5 GHz decresce rapidamente in funzione della distanza, come qualità di collegamento, ma anche alla distanza massima dal router abbiamo sempre ottenuto una banda “lorda” di portante superiore ai 160 Mbit/s. Al massimo siamo riusciti a collegarci a circa 900 Mbit/s, ma solo con il PC a pochi metri dal router. Abbiamo testato la connessione 802.11ac sia con un Apple MacBook Air che con PC equipaggiati con la chiavetta Netgear AC6200. Come è noto, questi valori dicono in realtà poco sulle effettive prestazioni della rete wireless. Per questo abbiamo svolto disegue a pagina 27 segue Da pagina 24 estratto da dday.it n.58 / 12 NOVEMBRE 2012 TEST Router Wi-Fi Netgear R7000 802.11ac segue Da pagina 26 velocità di picco superiori ai 230 Mbit/s reali con dispositivi 802.11ac e intorno ai 190 Mbit/s in 802.11n a 5 GHz. Con l’802.11ac il throughput è meno stabile con forti oscillazioni, ma comunque sempre superiore ai 180 Mbit/s, mentre la connessione in 802.11n tende a essere più stabile e vicino al massimo. Si tratta comunque di valori che con i prodotti compatibili con i 5 GHz, e nel contesto di una rete casalinga con pochi dispositivi connessi simultaneamente, consentono di avere prestazioni superiori a una rete cablata tradizionale. Conclusioni Il Router Netgear R7000 è ricco di funzionalità utili in ambito domestico, già pronto per il futuro IPv6 e offre prestazioni wireless in grado di pareggiare e in condizioni ideali superare quelle di una rete cablata Ethernet a 100 Mbit/s. Con dispositivi che già supportano l’802.11ac si riesce a trasferire file a velocità superiori ai 200 Mbit/s reali, cosa impensabile fino a poco tempo fa su una rete senza fili. Le prestazioni si sono rivelate molto buone anche in 802.11n a 5 GHz, mentre a 2,4 GHz i risultati dipendono molto di più dal numero di reti presenti intorno a noi. In generale possiamo dire che il router Netgear rappresenta un’ottima scelta per chi utilizza la rete domestica soprattutto per riprodurre contenuti video in alta definizione da un NAS o un PC e non ha la possibilità di stendere una rete cablata. Il prezzo di listino di 249,90 euro, in un’era di router a meno di 50 euro, non è basso, ma è allineato al livello del prodotto, che tra l’altro si trova già in vendita a prezzi sensibilmente inferiori. PC & MULTIMEDIA Google pensa a un ambiente per far girare le Chrome App senza Chrome Google vuole liberare le App da Chrome Le App potrebbero funzionare in background in una piattaforma più light di Paolo Centofanti L e Chrome App sono essenzialmente web app realizzate per funzionare anche offline e al di fuori di una finestra di Google Chrome. Ma sotto sotto continuano in realtà a girare all’interno del pro- torna al sommario cesso di Chrome, che rimane completamente aperto in background. Ora Google è al lavoro su un ambiente con un impatto più light sul sistema, ma che consenta comunque di far girare queste applicazioni. Lo riporta The Next Web, che ha scovato i riferimenti all’ambiente App Shell nella revisione del codice di Chromium, il progetto open source su cui è basato Google Chrome. App Shell è descritto appunto come un ambiente ridotto, capace di far girare le Chrome App senza tutto il resto di Chrome. Attualmente App Shell è pensato unicamente per funzionare all’interno di Chrome OS, che in questo modo diventerebbe una vera piattaforma basata su tecnologie web (HTML 5 e Javascript), ma svincolata da Google Chrome. Recentemente, Google ha annunciato la possibilità di distribuire le Chrome App anche su Android e iOS. PC & MULTIMEDIA Firefox per Windows 8 diventa touch Anche Firefox è ora ottimizzato per gli schermi touch. Su PC non era ancora possibile sfruttare le caratteristiche touch di Windows 8 appieno, la nuova versione nasce proprio con l’ambiente “metro” in mente e un’interfaccia adatta all’utilizzo sui tablet Windows 8. Firefox per Windows 8 supporta le gesture multi touch, la condivisione dei contenuti tramite le altre app installate sul proprio sistema, oltre alle varie modalità a tutto schermo di Windows 8, naturalmente. Si tratta di una versione beta e Mozilla invita tutti gli utenti a provare il browser e segnalare i bug ancora presenti. versi test, collegando il router alla nostra rete Gigabit Ethernet e provando diversi scenari di utilizzo: streaming tra dispositivi wireless, streaming da PC fissi a dispositivi wireless e diversi trasferimenti di file, da PC fissi, ma anche da dischi collegati alle porte USB del router. Parlare di rete senza fili di livello Gigabit è ancora poco realistico, ma è vero che siamo, sia con dispositivi 802.11n che 802.11ac, ai livelli di affidabilità di una rete cablata ethernet a 100 Mbit/s e questo non è un risultato da poco in ambito casalingo. Siamo infatti riusciti a riprodurre senza particolari problemi file video a 1080p anche con bitrate piuttosto elevato, senza incappare in buffering o interruzioni. Abbiamo provato anche a riprodurre contemporaneamente da un disco collegato direttamente al router tre video in full HD da tre dispositivi diversi (un tablet, un portatile e un PC fisso), tutti collegati in Wi-Fi e anche in questo caso senza alcuna interruzione. Altro test perfettamente riuscito è stata la riproduzione di video in full HD con trasferimenti di file attivi sulla rete. Parlando di numeri nudi e crudi, il router Netgear permette in 802.11ac e persino in 802.11n, almeno a 5 GHz, di ottenere non solo performance paragonabili a una rete Ethernet 100 Mbit/s cablata, ma persino superiori, anche se siamo lontani da quei 1300 Mbit/s che sembrano promettere le specifiche tecniche. Nel trasferimento dei file da condivisioni di rete siamo riusciti a raggiungere estratto da dday.it n.58 / 12 NOVEMBRE 2012 TEST Prezzo aggressivo, processore Intel Bay Trail e Windows 8.1 sono i punti forza del Transformer Book T100 di Asus Asus T100: un piccolo gioiello da 349 euro Il T100 è un’ottima scelta per chi cerca un tablet ma anche un piccolo portatile, il tutto a buon prezzo di Vittorio Romano Barassi I l mercato dei tablet diventa sempre più interessante e ricco di soluzioni, al punto che scegliere quella più adatta alle proprie esigenze inizia a diventare, per molti, un problema. Chi cerca un dispositivo completo e capace di fare anche le veci di un normale computer portatile non può far altro che affidarsi a prodotti convertibili come il Transformer Book T100 di Asus, un tablet con tastiera rimovibile che si affida alla piattaforma composta da Intel Bay Trail e Windows 8.1, offerta a un prezzo di listino di soli 349 euro. Buona la tastiera Trackpad da rivedere te di blocco/sblocco del dispositivo affiancato da un piccolo LED di notifica e dal microfono di sistema. Gli altoparlanti sono posizionati nella porzione posteriore del tablet, sicuramente quella fatta meno bene, realizzata con una plastica molto economica e lucida che esalta le ditate, gli altoparlanti sono quasi invisibili a uno sguardo non attento. Manca un modulo fotocamera posteriore. Aprendo il dispositivo, ci troviamo dinanzi a una tastiera full-size che dall’aspetto non sembra essere affatto male. E infatti è così: la qualità è superiore a quella offerta da moltissimi concorrenti e solo i tasti abbastanza “striminziti” rendono difficile la digitazione a chi ha mani piuttosto voluminose. Non male la finitura della tastiera (ma è sempre plastica); la flessione della parte centrale, pur essendo abbastanza accentuata, non è mai un problema. Molti più problemi, invece, li abbiamo riscontrati nell’utilizzo del trackpad: il modulo è piccolo, la sensibilità non è eccezionale e la decisione di inserire nella parte inferiore del dispositivo di puntamento i due tasti non è stata certo delle più felici. Buon display, ma è il processore a fare la voce grossa Alzando lo sguardo notiamo il pulsante di sgancio del dispositivo, contornato da una cerniera metallica che ispira molta sicurezza e che tiene ancorato il tablet alla dock. I supporti fanno quello che possono per mantenere il più stabile possibile il display sulla dock, ma il risultato è poco più che sufficiente; segnaliamo, inoltre, l’impossibilità di angolare il display oltre i 135°, valore che potrebbe rappresentare un limite in determinate condizioni di utilizzo. Protetto da un Corning Gorilla Glass di ultima generazione troviamo un display IPS da 10,1 pollici di diagonale e dalla risoluzione di 1366 x 768 pixel, multitouch e con sensibilità massima di cinque tocchi simultanei. Il pannello è di buona fattura, si vede bene da ogni angolazione e restituisce sempre colori abbastanza fedeli; la luminosità e il contrasto non sono da record (qualche problemino sotto la luce solare c’è) ma nell’utilizzo giornaliero non abbiamo mai riscontrato alcun problema di visualizzazione e l’unico appunto che possiamo fare è sulla risoluzione, cersegue a pagina 29 Estratto dalla confezione, Transformer Book T100 si presenta come un classico netbook; le fattezze sono le stesse e anche il peso ricorda quello dei piccoli portatili ormai caduti in rovina. Siamo intorno ai 1.100 grammi, con tastiera e tablet che si dividono equamente questo valore; lo spessore della dock supera di poco i 13 millimetri mentre quello del tablet si ferma a 10,5 millimetri, numeri che non fanno affatto gridare al miracolo ma neppure allo scandalo. Una volta preso in mano il dispositivo, non si fa fatica a intuire come la plastica sia l’elemento predominante, ma nonostante ciò non ci si trova mai a fronteggiare una sensazione di scarsa qualità. La tastiera/dock è certamente realizzata con cura e anche il tablet non delude, seppure tutt’altro che esente da scricchiolii. Pochi i connettori presenti sul corpo del dispositivo, il quale vanta solo una porta USB 3.0 (comodissima) sul lato sinistro della dock e sul lato opposto del tablet vero e proprio, affiancate da uno slot per micro SD, troviamo le porte microUSB, micro-HDMI e jack da 3.5 millimetri. Sul lato sinistro del tablet ci sono il bilanciere del volume e il controverso (ma utile) “tasto Windows” mentre sopra c’è spazio per il pulsan- torna al sommario estratto da dday.it n.58 / 12 NOVEMBRE 2012 TEST Asus Transformer Book T100 segue Da pagina 28 torna al sommario e non si sente la mancanza di altro. I 32 GB di memoria eMMC installati a bordo (solo 15 GB disponibili per l’utente) sono più che sufficienti per un normale utilizzo “da tablet”; qualora ci fosse bisogno di ulteriore spazio, oltre al già citato servizio di Web Storage, c’è lo slot per microSD il quale può alloggiare schede con capacità fino a 64 GB. Batteria sorprendente Connettività completa Che Asus Transformer Book T100 sia un prodotto ben congegnato lo si capisce dopo una giornata intera di utilizzo; sì, perché con questo tablet è possibile arrivare a coprire l’intera giornata lavorativa senza alcun problema. Asus promette 11 ore di autonomia e il dato non si discosta poi tanto dalla realtà; la batteria da 31 Wh e da 8060 mAh permette al tablet di raggiungere tranquillamente le 8 ore di utilizzo e di avere ancora un quantitativo di energia extra per qualche task dell’ultima ora. Bay Trail di Intel, oltre ad offrire prestazioni dignitose, si contraddistingue pure per la sua bassa richiesta di energia, elemento che pesa non poco sul giudizio finale. Peccato che la tastieradock non sia dotata di batteria aggiuntiva: se così fosse stato il prodotto avrebbe raggiunto un’autonomia “stellare”, anche se ne avrebbero risentito prezzo e peso. Molto lunga la ricarica tramite micro-USB: per raggiungere il 100% si arriva anche a superare le 5 ore. Sul fronte della connettività non ci si può lamentare: presente Bluetooth 4.0 e Wi-Fi “n”, oltre alle già citate porte micro USB e micro HDMI, quest’ultima ideale per il collegamento ad un display esterno di grandi dimensioni. Presente una videocamera frontale da 1.3 megapixel per le videochiamate (c’è anche un piccolo LED bianco a fianco per segnalarne l’accensione) mentre, come già anticipato in precedenza, non c’è un modulo fotografico principale, elemento che moltissimi dispositivi proposti dalla concorrenza possono vantare. Buoni, in relazione alle dimensioni e alla tipologia di device, i due piccoli altoparlanti di sistema. 349 euro ben spesi Transformer Book T100 di ASUS è un dispositivo completo, ben fatto e assolutamente adeguato se si considera il fatto che viene offerto ad un prezzo di listino di 349 euro, con tanto di tastiera inclusa. Windows 8.1 “completo” è il sistema operativo e Microsoft Office 2013 è già pronto all’uso (va soltanto attivato tramite un apposito codice offerto in dotazione); il processore Intel Bay Trail di ultima generazione fa i suo dovere egregiamente e il display è “giusto” per questo tipo di dispositivo. Se non giocate, non avete esigenze professionali che richiedono potenza elevata e necessitate di un piccolo portatile dalla lunga autonomia che con un gesto si trasforma pure in tablet, Asus Transformer Book T100 può assolutamente essere il prodotto che fa per voi. E poi, non è facile offrire qualcosa di meglio per 349 euro. tamente adeguata alla diagonale ma ormai un po’ risicata se si guarda a soluzioni analoghe proposte dalla concorrenza. Il pezzo forte del progetto è il processore che Asus: si tratta di un Intel Atom Z3740 quad-core da 1.33 GHz di ultima generazione Bay Trail, una CPU da cui non sarebbe giusto attendersi prestazioni mostruose ma che nell’utilizzo giornaliero ha mostrato una versatilità sorprendente. Con soli 2 GB di memoria RAM installata a bordo ci saremmo inoltre aspettati di incontrare qualche difficoltà nell’eseguire applicazioni impegnative come Adobe Photoshop, ma ci siamo dovuti ricredere: Transformer Book T100 è stato in grado di destreggiarsi benissimo anche in queste situazioni. Certo, meglio non strafare (i giochi di ultima generazione non fanno per lui), ma qualche soddisfazione ve la potrete togliere tranquillamente. Processore e RAM si dimostrano adeguati al sistema operativo installato a bordo che, a differenza di Surface 2 RT (basato su tutt’altra architettura), è Windows 8.1. Processore e RAM spingono senza problemi il tablet e mai ci siamo ritrovati ad incappare in rallentamenti tali da condizionare in maniera significativa l’esperienza d’uso quotidiana. Assolutamente senza prezzo è la possibilità di avviare i normali file .exe, cosa improponibile sui dispositivi equipaggiati con Windows RT. Il problema comune, però, è sempre lo stesso: il desktop. Passando dall’interfaccia Metro a quella classica di Windows ci si accorge facilmente, ancora una volta, come questa tipologia di dispositivi non sia fatta per il desktop: 1366x768 pixel in una diagonale da 10,1 pollici è una sceltra azzardata poiché oltre a doversi sforzare con la vista ci si ritrova per forza di cose a dover utilizzare il touchpad che, come abbiamo già sottolineato in precedenza, è tutt’altro che perfetto. Asus ha deciso di installare a bordo del tablet pochissimi applicativi, oltre ad un tool per l’aggiornamento, a un software per la lettura degli e-book, ad Asus On-Screen-Display e a Web Storage (a proposito, ASUS offre 1000 GB di spazio gratuito), c’è pure Microsoft Office 2013 estratto da dday.it n.58 / 12 NOVEMBRE 2012 TEST La serie Jongo è composta da tre diffusori e un adattatore per sistemi tradizionali gestiti dall’apposita app Pure Jongo, i diffusori con Wi-Fi e Bluetooth Abbiamo testato due modelli della serie Jongo di Pure Digital per l’audio multiroom domestico Pure Connect, l’applicazione con la musica dentro Pure Digital ha da tempo avviato in Gran Bretagna lo streaming musicale a pagamento, in Italia non è ancora disponibile ma comunque l’app gratuita per iOS e Android è già personalizzata con molti contenuti locali in tema di Web radio e permette il controllo completo dei diffusori della serie Jongo e delle radio collegabili in rete. Si può personalizzare il nome di ogni diffusore e impostare il multiroom se vengono collegati più diffusori. Poi è possibile attingere musica archiviata all’interno del dispositivo oppure accedere direttamente a un o streaming musicale e la sempre maggiore diffusione di musica liquida ha creato un nuovo settore, quello dei diffusori che si collegano direttamente alla rete domestica in Wi-Fi per diffondere la musica in ogni stanza. La britannica Pure Digital ha realizzato la serie Jongo con questa finalità: tre diffusori e un adattatore per sistemi stereo tradizionali che vengono gestiti dall’applicazione Pure Connect. I diversi modelli hanno il tocco dell’originalità grazie alle griglie colorate intercambiabili, poste su un corpo nero o bianco, in modo da personalizzare facilmente ogni diffusore e anche l’adattatore. I diffusori Pure Jongo hanno il Wi-Fi ma non una presa di rete, fattore che rende piuttosto macchinosa la prima registrazione. Una volta eseguito l’abbinamento si potranno gestire i diffusori in modo piuttosto completo: si possono variare i toni, si può impostare il multiroom per ogni stanza con controllo indipendente e anche impostare la modalità stereo con due diffusori per stanza. Inoltre, i diffusori Jongo hanno il collegamento Bluetooth e risultano quindi molto versatili per un collegamento volante o per l’eventuale spostamento in zone non coperte dalla rete Wi-Fi. torna al sommario L di Roberto FAGGIANO server o NAS collegato alla rete. L’applicazione consente l’accesso nelle consuete diverse modalità e permette di creare delle playlist per ascolti prolungati; l’app è compatibile con musica MP3, WMA e AAC ma non con i file Flac. Per la prova abbiamo testato la versione Android con un LG G2 e la versione iOS con un iPod Touch, oltre alla modalità Bluetooth. Jongo T2, buon punto di partenza Il T2 (180 euro) è il modello d’ingresso della gamma Jongo, è leggero (1,1 kg) e si trasporta facilmente (misura 25 x 15 cm), integra il Wi-Fi ma anche il Bluetooth e quindi può essere utilizzato più semplicemente anche quando non c’è una rete disponibile. Il bello è che l’app funziona anche con il Bluetooth per la musica archiviata direttamente sullo smartphone o sul tablet, non disponibili invece i controlli di tono. Sul diffusore troviamo il controllo del volume e l’accensione, poi c’è anche una presa minijack per il collegamento diretto. Il T2 può anche essere fissato a parete in verticale, dalle impostazioni si può scegliere questa modalità. La potenza disponibile è di 20 watt per i due larga banda utilizzati, si tratta di altoparlanti di buona fattura e realizzati su specifiche. Dopo una messa in rete non proprio intuitiva, si può passare all’ascolto: le prime impressioni sono complessivamente positive perché l’equilibrio è molto buono. Niente rimbombi sui bassi e voci molto chiare sono già un buon punto di partenza segue a pagina 31 estratto da dday.it n.84 / 17 FEBBRAIO 2014 TEST Diffusori Pure Jongo per la categoria, sul dettaglio non si può chiedere troppo a un larga banda, tuttavia così si evitano i problemi tipici della musica troppo compressa. Con i controlli di tono andiamo a rinforzare un poco la gamma bassa e ne beneficiano subito le percussioni e la dinamica. La potenza è piuttosto limitata ma anche raggiungendo quasi il massimo non ci sono distorsioni fastidiose, certo non potete pretendere di sonorizzare un salone di grandi dimensioni. Prova positiva se rimaniamo nell’ambito dei diffusori Bluetooth, il progetto è buono e l’ascolto lo fa capire subito. Certo il prezzo non è stracciato e quindi in tema di diffusore multiroom con collegamento Wi-Fi la concorrenza è molto agguerrita e con un prezzo troppo vicino a quello di questo Jongo. Jongo S3, portatile e con batteria ricaricabile migliori. La potenza non eccessiva (20 watt RMS complessivi) consiglia l’utilizzo dell’S3 in ambienti di piccola cubatura ma comunque la pressione sonora è più che accettabile anche per una festa tra amici. Nel quadro dei diffusori Bluetooth portatili l’S3 si piazza bene tra i concorrenti di pari prezzo e ha il pregio delle griglie sostituibili, nell’ambito Wi-Fi c’è invece il solito problema della concorrenza temibile e con un prezzo inferiore, seppure priva di batteria ricaricabile. SMARTHOME Whirpool rinnova le sue tre linee principali di elettrodomestici a incasso: Fusion, Ambient e Square Forno a induzione e StopFrost: le novità Whirlpool Diverse le novità: la tecnologia StopFrost nei frigoriferi, che risolve il problema del ghiaccio nel freezer W di Simona ZUCCA hirlpool ha presentato le sue novità in fatto di elettrodomestici a incasso, rinnovando le sue tre linee principali, Fusion, Ambient e Square. Anche per quest’anno l’azienda punta sul concetto di Full Style, cioè elettrodomestici coordinati nell’estetica (colori, materiali, forme), che coinvolge sempre più anche i lavelli e i miscelatori lanciati lo scorso anno. Gradite conferme l’utilizzo dell’iXelium, la tecnologia a induzione inserita anche in un modello di forno e la tecnologia 6° Senso. Novità, invece, è una nuova tecnologia esclusiva per i frigoriferi combinati denominata StopFrost. È proprio nel forno a induzione AKZM 8910/IXL (presentato al- Il pregio fondamentale di Jongo S3 (250 euro) è la batteria ricaricabile: 10 ore di autonomia dalla corrente sono un bel vantaggio che pochi concorrenti nella categoria possono vantare. La versatilità è completata da un piccolo ricevitore Bluetooth che si infila nella presa USB posteriore e permette il collegamento più semplice quando ci spostiamo in un’area non coperta dal Wi-Fi. Originale la configurazione degli altoparlanti, che prevede la diffusione sonora a 360°. In pratica il diffusore monta un woofer rivolto verso l’alto e un tweeter per ogni lato, il tutto è anche configurabile in modalità diverse: dal piccolo display LCD integrato si può scegliere l’emissione completa a 360° di tutti gli altoparlanti, una versione stereo con i soli due tweeter frontali e anche un’emissione “rinforzata” per l’uso all’aperto o in locali molto grandi. Sul display si può vedere la carica della batteria, una comodità rara da trovare sui concorrenti. Il diffusore è compatto (circa 14 cm per lato) e molto leggero (1,25 kg) per ribadire la sua vocazione portatile. Dopo la macchinosa registrazione in rete si può iniziare l’ascolto nelle diverse modalità. La versione 360° ci è parsa la migliore anche se il diffusore non è al centro della stanza, perché si può sfruttare il riverbero delle pareti per creare un fronte sonoro più ampio. Nella modalità stereo il suono è più raccolto, tendente inevitabilmente alla monofonia. Come per il T2, emerge un quadro sonoro molto serio e per nulla ammiccante verso chi ama eccessi in gamma bassa, anzi la gamma medio-bassa va rinforzata con l’apposita opzione o con l’incremento dei controlli di tono. Sempre apprezzabili le voci maschili e femminili e non manca una buona tridimensionalità con i brani segue Da pagina 30 torna al sommario l’ultimo Salone del Mobile) che è possibile ritrovare molte delle tecnologie Whirlpool: tecnologia 6° SENSO Induction, comandi Touch Control a sfioramento, finitura iXelium fanno di questo prodotto un elettrodomestico interessante. Alle varie funzioni evolute di un forno di fascia alta, Whirlpool ha aggiunto la presenza di uno speciale ripiano a induzione da inserire nel vano interno per sfruttare i vantaggi di questa tecnologia per la cottura. La presenza in questo forno, e anche su alcuni lavelli, di finiture in iXelium (acciaio trattato in modo da resistere maggiormente all’usura del tempo e del quotidiano utilizzo) è ulteriore dimostrazione della fiducia dell’azienda in questo tipo di materiale. Altra novità interes- sante è l’esclusiva tecnologia StopFrost inserita all’interno di alcuni nuovi frigoriferi combinati. Whirlpool ha risolto il problema della formazione del ghiaccio nel freezer inserendo un pannello catalizzatore che assorbe l’umidità: ha gli stessi vantaggi del No Frost, costa meno del No Frost e, vista l’assenza della ventola, lascia più spazio ai cassetti contenitori (+15 litri). Si estrae facilmente e si lava sotto l’acqua.
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