8 DOMENICA 30 NOVEMBRE 2014 La Provincia SPAZIO APERTO Le Chiese di Scientology riconosciute in tutta Italia Egregio direttore, le scrivo, dopo aver letto, con un certa sorpresa che ancora oggi, un suo giornalista accosta la religione ‘Scientology’ al termine setta. Questo mi costringe ad esporre alcune precisazioni. Originariamente il termine veniva usato per indicare un gruppo religioso nato dalla separazione da un altro preesistente. Oggi indica spesso un gruppo chiuso, che pratica riti sconosciuti o misteriosi o peggio. Cominciamo allora col dire che Scientology non è nata da una religione preesistente, ma dal libero pensiero di L. Ron Hubbard, il che esclude l’uso originale del termine. Per la definizione oggi più utilizzata e più negativa, faccio presente che nessuna chiesa di Scientology aspira ad essere un luogo chiuso, riservato a pochi, anzi sono aperte sette giorni su sette, dalle 10 del mattino alle 10 di sera. Oltre a ciò, molti Scientologist sono impegnati attivamente in programmi sociali quali quello di prevenzione all’uso di droga, quello di promozione della dichiarazione universale dei diritti umani o sono attivi in un gruppo di protezione civile chiamato Procivicos pronto a intervenire in caso di calamità. Infine, la natura religiosa e la legittimità delle attività delle Chiese di Scientology in Italia sono state riconosciute da numerose sentenze emesse in nome del popolo italiano. Una di queste è la sentenza n. 4780 dalla Corte d’appello di Milano, del 5 ottobre 2000, che, in base ai criteri stabiliti dalla Corte Costituzionale con la decisione 193/95, ha sancito la natura religiosa di Scientology, riconoscendo che le attività delle Chiese di Scientology, al pari di quelle di altre confessioni, sono tutelate dagli articoli 8 e 19 della Costituzione italiana. Ritengo quindi che l’uso del termine setta in relazione alla nostra Chiesa non sia più accettabile. Ricordo inoltre che quasi ogni religione, all’inizio della suo percorso, è stata considerata una setta: gli ebrei chiamavano i primi cristiani ‘La setta del nazareno’. Dott. Sandro Oneda (Relazioni esterne Chiesa di Scientology dei Tre Laghi) ...................................................................................... . Festa del Torrone, in tanti si sonpo lamentati per i prezzi Signor direttore, domenica ho visitato la vostra bellissima città e anche la Festa del Torrone, anche perchè tempo prima avevo visitato il salone ‘Il Bontà’. Ho curiosato, parlato con altri turisti. Tornando mi sono posto una domanda: ma con quale scopo è stata fatta questa festa? Di solito i visitatori quando tornano da una fiera sono contenti a volte entusiasti per quello che hanno visto e imparato, la conseguenza è l’automatica pubblicità che ne deriva. Domenica non ho visto molte persone contente, anzi molti meravigliati per per i prezzi alti, che tipo di pubblicità è scaturita ad un settore produttivo come quello del torrone del quale voi cremonesi siete orgogliosi? Roberto Botturni ([email protected]) ...................................................................................... . Non c’è Rosy... senza spine È pronta a riesumare l’Ulivo Egregio direttore, non c’è Rosy... senza spine! Giubilata dal premier, non appena saputo che il presidente della Repubblica era in procinto di dimettersi, la ‘pasionaria’ di Sinalunga, si è premurata di rendergli la pariglia riesumando l’Ulivo e il suo fondatore — quel brodino riscaldato fatto fuori dalla fraterna carica dei 101 — al fine d’affossare il patto del Nazareno (scelta condivisa) con una tipica ricetta democratica: pan per focaccia! P. F. Mari (Cremona) ...................................................................................... . Immigrazione fuori controllo Ne vedremo delle belle Gentile direttore, ma il signor Ernesto Alberichi ci è o ci fa? Come può mettere a confronto l’immigrazione dal sud verso il nord degli anni ‘50-‘60 con l’immigrazione dei giorni nostri? Allora c’era il cosiddetto boom economico ed effettivamente l’immigrato non rubava lavoro all’«autoctono». Oggi con la crisi spaventosa che viviamo che prospettive di futuro diamo alla gente che arriva? Solo aiuto dalle associazioni benefiche che dopo qualche tempo scaricano questa gente per strada e nella più rosea delle ipotesi li vediamo nei parcheggi dell’ospedale e dei supermercati. E’ una situazione gestita da cani! Arriva ormai di tutto, anche gente che non ha così bisogno, se vogliamo dirla come sta, attirata da una prospettiva di benessere che non c’è più. Infatti io mi chiedo dove vanno a prendere tutti i soldi che danno agli scafisti per la traversata? E’ vero che i problemi determinati dall’immigrazione massiccia degli anni ‘60 sono gli stessi di adesso, e che siano «negri» non è un’aggravante perché nel contesto odierno sarebbe lo stesso se fossero «vichinghi». In conclusione: andiamo avanti a gestire la situazione così che ne vedremo delle belle! Redentina Grandi (Sospiro) ...................................................................................... . Il reato di clandestinità dovrebbe essere reintrodotto Gentile direttore, abbiamo esultato quando Gheddafi è scomparso dalla scena politica internazionale: il dittatore arrogante che per anni ha ricattato con assurde pretese il popolo italiano. Livio Caputo, ne ‘L’analisi’ del 15/11 fa osservare che ‘imprudentemente abbiamo abbattuto Gheddafi senza provvedere al dopo’. Oggi infatti la Libia ha due governi, uno presieduto dal laico Abdullah al Thimi riconosciuto dall’occidente, l’altro espressione del movimento islamista. Facilitato da questo caos politico, il capo dell’Isis al Baghdad è arrivato in Cirenaica, ben determinato a proseguire la sua marcia verso Roma, come promesso ai suoi muyaheddin. Per impedire che i barconi dei clandestini che continuano a partire IL RICORDO www.laprovinciacr.it IL CASO Commenta su www.laprovinciadicremona.it/spazioailettori Quella raccomandata che non avrò mai più Gentile direttore, martedì 18 novembre mi è stato recapitato un avviso per il ritiro di una raccomandata presso l’ufficio postale di Gombito. Posto che tale ufficio è aperto nei giorni di martedì-giovedì-sabato e che il sabato non vi è consegna di posta, mio marito (da me delegato) si è recato per il ritiro di detta raccomandata giovedì 20 novembre - martedì 25 novembre - giovedì 27 novembre per sentirsi dire, nell’ordine: oggi è a Castelleone, oggi è a Peschiera, oggi è a Roma. A distanza di dieci giorni non è dato sapere se e quando potrò mai ritirare un documento di cui peraltro ignoro il mittente oltre che, ovviamente, il contenuto. Molto probabile che non lo riceva proprio mai. Ho provato a chiamate il contact center per protestare ma la linea ad un certo punto cade; ho provato a compilare il modulo reclami sul sito di Poste Italiane ma pare congegnato apposta per non poter essere inviato. E se Poste italiane anzichè mirare agli aerei provasse, pedibus calcantibus, a fare ciò per cui è nata e cioè recapitare la dalle coste libiche diventino i cavalli di Troia per l’ingresso di terroristi nel nostro Paese, il buon senso suggerirebbe l’utilità di ripristinare il reato di clandestinità. A chi ritiene che questa sia una norma incivile, va ricordato che il reato vige anche in altri stati europei come Francia, Germania, Gran Bretagna, e con pene abbastanza severe. Va inoltre precisato che il provvedimento legislativo non è anticostituzionale, in quanto la Corte di giustizia dell’Ue ha bocciato solo la detenzione quale pena perché in contrasto con la direttiva comunitaria che esclude il carcere per il reato di clandestinità e contempla, solamente, la pena accessoria dell’espulsione. Il rimpatrio effettivo ha come presupposto l’identificazione dell’immigrato e necessita dell’accordo con i Paesi di origine per il rientro. Tali accordi dipendono dalla volontà politica di chi è al governo. Possiamo solo sperare che la politica estera europea a guida italiana sia di sostegno al governo libico legittimo che ha espresso parere favorevole ad un intervento esterno. Troppi dimenticano che con il ministro Maroni, nel 2010 gli sbarchi calorono dell’88%, si salvarono molte vite umane e si diede un duro colpo alla tratta degli esseri umani e, di conseguenza, a tutte le organizzazioni bimbi mai nati, nubi inebrianti di marijuana che avvolgono ectoplasmi di giovani alienati nonchè famiglie distrutte da incomprensibili divorzi e separazioni. Tutto questo, si disse allora, nel nome del progresso, della modernità e dell’emancipazione, ma in netto contrasto con la dottrina della chiesa cattolica che Pannella combattè fino all’esasperazione. Meglio tardi che mai, la coscienza è tua caro Marco anche se onestamente ci saremmo aspettati più coerenza. (...) Che delusione. Andrea Zecchini (Camisano) ...................................................................................... . La delocalizzazione dell’Arvedi sarebbe un guaio troppo grande Una busta pronta per essere spedita corrispondenza? E magari anche consentire l’invio dei reclami? Patrizia Pedrazzini (Gombito) eguiamo con grande S attenzione le questioni relative al servizio postale perchè sia a Cremona che in molti Comuni della provincia i disservizi si stanno moltiplicando. Azienda e sindacati sono chiamati a dare risposte alle richieste dei cittadini-utenti. criminali che progettano questi viaggi in cambio di denaro. (...) Mimma Moroni (Cremona) ...................................................................................... . Pannella, voci di conversione Un miracolo di papa Bergoglio Egregio direttore, da un po di tempo a questa parte, sta circolando una notizia che ha dell’incredibile, un fulmine a ciel sereno. Ma di che cosa si tratta? Amici lettori, tenete i nervi saldi e trattenere il respiro. Marco Pannella, storico leader dei radicali italiani, indiscusso professionista del digiuno, l’unico al mondo mai «trapassato» per mancanza di cibo, è stato «folgorato sulla via di Damasco» e allora? Voci maligne e tendenziose ma bene informate, danno Pannella in procinto di convertirsi al cristianesimo. Sembra infatti che papa Francesco abbia fatto breccia nel vetusto e coriaceo cuore del buon Marco, uomo dalle sette vite, dalle cento risorse e dalle mille contraddizioni ma ancora in grado di stupire i suoi sparuti seguaci. Siamo di fronte ad un miracolo di papa Bergoglio oppure al canto del cigno di un uomo dal passato burrascoso che, ormai vecchio e malinconico, intravede tra la bruma della notte, fantasmi sinistri di Egregio direttore, non c’è dubbio che un’eventuale delocalizzazione dell’acciaieria Arvedi metterebbe in ginocchio l’economia di tutto il nostro territorio e che c’è da augurarsi che questo rischio non si concretizzi, ma solo i cremonesi possono impedire che ciò accada, e vi è un solo modo per farlo: mettere in un sacco i sindacati e i sindacalisti, chiuderlo e buttarlo il Po (sperando di non inquinare le acque) Cosa vuole che le dica, spero solo venga presto il giorno che si capisca che di sindacati come quelli esistenti ne possiamo benissimo fare a meno, ma che non possiamo fare a meno di uomini come Giovanni Arvedi (...) e che è a uomini come lui che dobbiamo il benessere che da anni ci circonda e che a volte non sappiamo nemmeno di avere. (...) Giulio Roveda (Pizzighettone) on condivido assolutamente le sue affermazioni in merito al sindacato e ne N prendo le distanze. ...................................................................................... . Bravo Beppe Severgnini Ha un’ottima vena teatrale Egregio direttore, sono un accanito lettore e fan di Beppe Severgnini, lo scrittore cremasco ora anche attore di teatro. Lo seguo fin dalla sua prima pubblicazione del 1990 e da allora non ho perso un suo lavoro da ‘Un italiano in America’ a ‘Italiani si diventa’ da ‘Manuale dell’uomo domestico’ a ‘Interismi’. Ora lo sto apprezzando nella sua nuova avventura teatrale ‘La vita è un viaggio’ che ho visto in anteprima a Casalbuttano la settimana scorsa e non posso che congratularmi con lui per questa vena teatrale insperata. Non tutti sanno però che parecchi anni fa Beppe Severgnini è stato scoperto da un articolista di Prima Pagina, Angelo Maietti, che lo presentò a Milano a Indro Montanelli. Sicuramente la vena artistica del mio concittadino sarebbe uscita comunque ma l’interessamento di Maietti permise lo schiudersi di una rapida carriera. Permettetemi di ringraziare questo signore rimasto per tanti anni nell’anonimato. Osvaldo Nichetti (Crema) ...................................................................................... . Commenta su www.laprovinciadicremona.it/spazioailettori Signor direttore, la notizia della morte di Camillo Gizzi mi ha colpito e rattristato profondamente. In un significativo periodo della nostra comune militanza politica, ho avuto modo di conoscere ed apprezzare la sua pronta e brillante intelligenza, la sua grande passione civile. Camillo —dopo un’esperienza compiuta nell’area movimentista di sinistra — è approdato nelle file del Pci negli anni Ottanta, impegnandovi quelle doti che ho voluto rimarcare, prima quale iscritto alla sezione cittadina «Percudani» e, successivamente, negli organi dirigenti della Federazione cremonese. Chi ha avuto modo di conoscerlo ricorderà come i suoi contributi nei dibattiti non siano mai risultati banali, bensì frutto di conoscenza dei problemi, di attente analisi, di ADDIO A GIZZI, UOMO INTELLIGENTE AVEVA UNA GRANDE PASSIONE CIVILE sforzo di guardare alle prospettive, di volontà di produrre un profondo cambiamento di questa società nel senso di una maggiore solidarietà, di una reale giustizia sociale, dell’impegno per la pace nel mondo (mi piace ricordare, in particolare, il suo appassionato sostegno alla lotta del popolo palestinese). E, poi, la capacità che aveva di rapportarsi ai compagni, ai cittadini, ai lavoratori, dotato com’era di una capacità comunicativa notevole, in cui generosità e simpatia si intrecciavano felicemente. Assieme ad altri compagni, abbiamo partecipato alla battaglia politi- ca, interna al partito, per contrastare la scelta di porre fine — in un modo che non sentivamo di condividere — all’esperienza del Partito comunista italiano. Ricordo bene il suo appassionato impegno in quei momenti di tensione collegati alle scelte drammatiche che eravamo chiamati a compiere. Camillo ed io restammo a militare — pur con le nostre posizioni critiche — nel Partito Democratico della Sinistra, nato dopo lo scioglimento del Pci. Nel Pds, Giazzi si cimentò anche con l’impegno istituzionale: eletto nel Consiglio comunale di Cremona nel 1990, venne chia- mato ad assumere l’incarico di capogruppo. La sua attività, a quel livello, riscosse notevoli apprezzamenti (pur avendo militato in passato nell’area movimentista che sovente si collocava in posizione critica nei confronti delle istituzioni, seppe interpretare con dignità, competenza, passione il suo ruolo in Consiglio comunale). Da diversi anni era andato ad abitare a Milano e la sinistra cremonese ha dovuto privarsi così del suo intelligente ed appassionato contributo. Ma il ricordo della sua vivace personalità e dell’attività svolta negli anni precedenti è rimasto e continuerà a rimanere ben vivo in chi, come il sottoscritto e tanti altri, ha avuto il piacere di conoscerlo ed apprezzarlo. Evelino Abeni (Cremona)
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