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LA RICCHEZZA DELLE NAZIONI
ADAM SMITH
INDICE
•
Introduzione
3
•
Libro Primo: Delle cause del progresso nelle capacità produttive del lavoro, e
dell’ordine secondo cui il prodotto viene naturalmente a distribuirsi tra i
diversi ceti della popolazione
4
•
Libro Secondo: Della natura, dell’accumulazione e dell’impiego dei fondi
14
•
Libro Terzo: Del diverso progresso della prosperità nelle diverse nazioni
23
•
Libro Quarto: Dei sistemi di economia politica
26
•
Libro Quinto: Del reddito del sovrano o della repubblica
39
2
INTRODUZIONE
Nella seguente presentazione in Power Point si vuole andare ad analizzare il testo La
ricchezza delle nazioni o Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, di
Adam Smith, economista e filosofo morale che scrisse questo saggio negli anni Settanta
del XVIII secolo, durante l’inizio della Rivoluzione Industriale, che imperava soprattutto
in Inghilterra, e alle porte della Rivoluzione Americana.
L’edizione da cui è tratta (da I classici del pensiero libero, Corriere della Sera) presenta
in maniera sintetica (riducendo fortemente il numero di pagine del saggio) i cinque
capitoli in cui è divisa l’opera, con a fronte una prefazione di Michele Salvati che tenta
di mettere in luce le linee guida all’interno del percorso fatto da Adam Smith.
Il metodo condotto per analizzare questo libro prevede un riassunto che metta in luce
gli aspetti chiave di ciascun capitolo, seguito da un’interpretazione sommaria e
schematizzata finale, evidenziando man mano le relazioni del pensiero smithiano con
altri pensieri economici, rapportandolo anche alla società attuale.
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LIBRO PRIMO:
DELLE CAUSE DEL PROGRESSO DELLE CAPACITA’
PRODUTTIVE DEL LAVORO, E DELL’ORDINE SECONDO CUI IL PRODOTTO
VIENE NATURALMENTE A DISTRIBUIRSI TRA I DIVERSI CETI DELLA
POPOLAZIONE
In questo capitolo vengono messi in luce gli aspetti che riguardano appunto la capacità
produttiva del lavoro, cioè l’analisi della quantità di ricchezza che si riesce a ricavare
attraverso la pratica di esso, in particolare i metodi per ottimizzarlo, e le modalità di
distribuzione delle merci prodotte (quindi del mercato), dei salari e dei profitti.
La trattazione della parte inerente al libro primo verrà suddivisa nella maniera
seguente:
Divisione del lavoro
Moneta
Prezzo e circolazione merci sul mercato
Salari, profitti e rendita
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LIBRO PRIMO
Alla DIVISIONE DEL LAVORO Smith fornisce un’importanza fondamentale, tanto da
inserirla proprio all’apertura del suo saggio. Ritiene che sia la causa principale del
progresso nelle capacità produttive del lavoro, e questa è un’intuizione, basata
sull’osservazione della modalità di procedere delle aziende del suo tempo,
estremamente importante. Di fatto il suo concetto di divisione del lavoro anticipa a
pieno le correnti Fordiste che verranno molto tempo dopo.
Egli sostiene che la settorizzazione del lavoro in tanti sottolavori di minor difficoltà e
maggior monotonia facilitino il processo produttivo in quanto evitano uno spreco di
tempi. Questo semplice concetto viene ripreso poi a livello più generale per spiegare
ancor meglio la diffusione di questa modalità all’interno della sua società, e con
estremo anticipo (la precocità e modernità del pensiero smithiano verranno più volte
ribadite in questa analisi della sua opera) fornisce le motivazioni di una tendenza che si
sviluppa sempre più in maniera accentuata sino ai giorni nostri. Sostiene infatti che la
tendenza alla divisione del lavoro non sia una intuizione a priori, ma derivi da un fatto
naturale. Infatti un uomo è portato a fare ciò di cui è capace, cercando di ottenere dal
proprio tempo il massimo consentito dalle sue capacità, affinché la sua produzione sia
la maggiore possibile; in questo modo poi, attraverso il mercato, potrà scambiare ciò
che ha prodotto in tempi brevi con merci che avrebbe prodotto in più tempo (l’esempio
del cacciatore, pescatore e fabbricatore di archi fornito da Smith è esemplificativo)
5
LIBRO PRIMO
E’ facile ai giorni nostri riscontrare questa tendenza, sia per quanto riguarda il mondo
lavorativo, sia per quanto riguarda quello degli studi, in quanto servono ad introdurre
nel mondo lavorativo.
In molti casi la settorizzazione del lavoro non consiste nella suddivisione dei compiti di
un lavoratore, ma nella suddivisione dei compiti compiuti dai macchinari; il lavoratore
diventa una sorta di supervisore, specializzato in tali macchinari.
Questa tendenza è poi ancora più amplificata dall’introduzione di sempre nuovi lavori a
causa del fatto che la società diventa via via più complessa e assume nuove esigenze.
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LIBRO PRIMO
La diretta conseguenza della divisione del lavoro è l’introduzione della MONETA, poiché,
come già detto in precedenza, se un soggetto compie un lavoro sempre più
particolareggiato, per soddisfare i propri bisogni non potrà contare semplicemente su
ciò che ha prodotto, ma dovrà effettuare scambi con altri lavoratori.
Nell’effettuazione di tali scambi, però, se possiedo merci indivisibili, di cui ciascuna
unità vale di più di quello che vorrebbe comprare, sarà costretto o ad acquistare più del
necessario, o a perderci. Di conseguenza la tendenza naturale dell’uomo è stata quella
di conservare merci che si potessero dividere e scambiare più facilmente, e questa
qualità la ha riscontrata nei metalli, che divennero la merce di scambio più utilizzata;
successivamente su di essi venne imposta una coniatura, come strumento di controllo
del peso reale del metallo, per evitare frodi.
BARATTO
BARATTO CON
METALLI
MONETA
CONIATA
Anche questa tendenza si è protratta, ancora in maniera più evidente della precedente,
sino ai giorni nostri, tanto da necessitare sistemi di coniatura sempre più efficienti e
complicati, fino ad arrivare al sistema monetario attuale.
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LIBRO PRIMO
Una volta inserito lo strumento della moneta, Smith passa logicamente ad analizzare la
“quantità di moneta” da utilizzare in uno scambio, ovvero il PREZZO DELLE MERCI.
Esistono però due tipologie di prezzo:
PREZZO REALE
PREZZO
NOMINALE
: è direttamente proporzionale alla quantità (in tempo) di
lavoro impiegato nella produzione di tale merce, e dalla
qualità e difficoltà di tale lavoro.
: è la moneta con cui viene pagato il prodotto (o il lavoro);
esso dipenderà certamente dal prezzo reale, ma questa
ultima non sarà la sola componente che influirà su di
esso.
8
LIBRO PRIMO
Sul prezzo infatti, influiscono tre fattori differenti (che consistono poi nelle varie
modalità di guadagno):
LAVORO
PROFITTO DAI
FONDI
RENDITA DALLA
TERRA
: quantità del lavoro impiegato, con i criteri sopra citati;
: è il guadagno che uno percepisce dai propri fondi con i
quali attua un investimento, permettendo il lavoro ad
altri, come fa l’imprenditore nei confronti dell’operaio;
influirà maggiormente sul prezzo tanto più sarà elevato il
rischio che l’imprenditore assume;
: è la rendita che una persona percepisce per il fatto di
possedere un terreno e permettere agli altri di raccogliere
ciò che viene prodotto su di esso.
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LIBRO PRIMO
Se sono solo questi tre fattori ad influire sul prezzo della merce, assieme al lavoro speso
per portare sul mercato la merce stessa, tale prezzo viene chiamato da Smith PREZZO
NATURALE.
Il prezzo invece con cui la merce si vende viene chiamato PREZZO DI MERCATO, e può
essere maggiore, minore o uguale al prezzo naturale.
Il prezzo di mercato dipende dal prezzo naturale e dalla domanda del prodotto in
vendita, secondo la banale legge per cui, se la domanda supera l’offerta, il prezzo si
alza, se l’offerta supera la domanda, il prezzo si abbassa.
Ovviamente una variazione del prezzo di mercato porterà come conseguenza un
intervento sulle tre componenti prima citate del prezzo di un prodotto.
Il prezzo, secondo Smith, tende naturalmente a stabilizzarsi sul valore naturale: se si
abbassa il prezzo di mercato, infatti, come conseguenza, si avranno dei tagli negli
investimenti e nel lavoro che faranno diminuire l’offerta; se si alza il prezzo di mercato,
ci saranno nuove persone che compieranno lavoro per produrre tale merce, e di
conseguenza alzare l’offerta e ristabilizzare il prezzo. L’abilità degli individui che
detengono la merce, la cui domanda si alza, è di tenere il suo prezzo naturale nascosto
o di detenere il monopolio di tale merce; ciò permette di mantenere un prezzo di
mercato maggiore del prezzo naturale anche per molto tempo; questa tendenza si ha
anche nelle corporazioni.
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LIBRO PRIMO
Si passa poi nel corso del seguente libro all’analisi dei salari dei lavoratori, dei profitti
dei fondi e della rendita della terra.
Per quanto riguarda i SALARI, essi sono sanciti dal tipo di contratto stipulato tra i
padroni e i lavoratori; ad influenzare il contratto, però, saranno maggiormente i
padroni per due motivi: il primo è che la legge del tempo permetteva agli imprenditori di
coalizzarsi (mettendo magari un tetto ai salari massimi), mentre ai lavoratori non era
concesso, il secondo è la necessità più immediata, di un lavoratore rispetto ad un
proprietario, dei guadagni, in quanto al primo non è garantita a lungo la sopravvivenza
senza salario, mentre il secondo può sopravvivere un tempo maggiore senza profitti.
C’è però un salario limite al di sotto del quale non si può andare, cioè quello che
permette la sopravvivenza del lavoratore e il mantenimento di una famiglia che
permetta a questa classe sociale lo sviluppo, altrimenti cesserebbero i lavoratori e i
padroni andrebbero in fallimento.
Anche il salario dei lavoratori è soggetto alle leggi di mercato della domanda e
dell’offerta, con la banale conseguenza che è nello stesso interesse dei padroni
mantenere un certo livello di salario, per evitare che cali l’offerta del lavoro a causa
della diminuzione della classe dei lavoratori.
Da questi concetti attingeranno successivamente a piene mani molti economisti, questo
è evidente soprattutto in Malthus.
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LIBRO PRIMO
Riguardo ai PROFITTI, essi sono estremamente fluttuanti, in quanto intervengono molte
variabile nella determinazione di essi: il salario dei lavoratori, gli andamenti di mercato
e la concorrenza con altre aziende, la buona e la cattiva fortuna dei concorrenti, e non
di meno imprevisti accidentali che avvengono, per esempio, durante il trasporto.
In linea di massima, però, si può dire che il profitto aumenti con l’aumentare dei fondi.
Riguardo invece alla RENDITA DELLA TERRA, Smith spende molte parole. Fa un
discorso molto interessante, partendo dal fatto che i profitti derivanti dal terreno
dipendono, in primo luogo, dai costi necessari per far fruttare il terreno, quali le
sementi, gli attrezzi, il mantenimento del bestiame, e soprattutto il lavoro da pagare a
chi coltiva il terreno: i profitti dovranno essere necessariamente più alti di questi costi.
Accanto a questa prima rendita, il padrone ha anche un secondo tipo di rendita, che
può rientrare nella categoria precedente, cioè il profitto dagli investimenti, i quali sono
attuati per aumentare la capacità produttiva senza aumentare i costi.
Mettendo a confronto dunque questi tre elementi, si sostiene verso la fine di questa
sezione che i salari e i profitti siano la causa del livello dei prezzi, che a sua volta è la
causa del livello dei profitti della terra.
SALARI
LIVELLO PREZZI
PROFITTI
RENDITA DELLA
TERRA
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LIBRO PRIMO
Analizzando dunque questo primo capitolo, possiamo sostenere già lo schieramento di
Smith verso il liberismo economico e il capitalismo, facendo però una considerazione
importante, cioè che la teoria da lui sostenuta trae i suoi fondamenti da un’analisi
scientifica e minuziosa di vari aspetti della società, e come ognuno di essi implichi
l’andamento di un altro, a partire da aspetti economici, fino ad arrivare anche ad
aspetti morali e comportamentali, i quali non possono essere esclusi nel delineare un
quadro complessivo sul procedere dell’economia delle nazioni.
Riassumendone i contenuti principali per tracciare un quadro complessivo finale,
possiamo concludere che alla base della società smithiana ci sia il lavoro; il prodotto di
questo lavoro (perfezionato nei tempi attraverso la divisione) viene messo sul mercato,
ed il prezzo è influenzato originariamente, dalle tre forme di rendita della società: il
salario, il profitto sugli investimenti, la rendita della terra. Il mercato segue poi la legge
della domanda e dell’offerta.
A mio parere questa prima delineazione della società economica del tempo si può
trasportare, con dovute (e molte) aggiunte, all’economia moderna, che segue tutto
sommato questo andamento, fatta eccezione forse per la terra, non vista più come una
rendita pura, ma anch’essa come un investimento (carattere che comunque già iniziava
ad emergere in Smith).
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LIBRO SECONDO:
DELLA NATURA, DELL’ACCUMULAZIONE E
DELL’IMPIEGO DEI FONDI
Nel seguente capitolo viene fatta un’analisi riguardante l’accumulo e l’impiego dei
capitali, evidenziando lo stretto rapporto che c’è con la ricchezza della nazione.
La trattazione della parte inerente al libro secondo verrà suddivisa nella maniera
seguente:
Divisione dei fondi
Rendita lorda e netta
Capitale nazionale e moneta
Lavoro produttivo e improduttivo
Impiego dei capitali e Investimenti
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LIBRO SECONDO
Riguardo alla DIVISIONE DEI FONDI, Smith fornisce una dettagliata suddivisione,
secondo lo schema qui proposto:
CONSUMO
IMMEDIATO
Cibo, vestiario,
mobilio, ecc.
Non apporta alcun
reddito o profitto
•
•
FONDI
I fondi complessivi di
un paese sono uguali
alla somma dei fondi
complessivi di ciascun
abitante.
CAPITALE FISSO
Fornisce un reddito o un
profitto senza circolare
CAPITALE
CIRCOLANTE
Fornisce un reddito o un
profitto solamente
circolando
•
•
Macchine e
strumenti di lavoro
Edifici che danno
profitto (affitti)
Miglioramenti terra
Abilità acquisite dagli
abitanti (scuola)
•
Moneta
•
Viveri che devono
essere venduti
Materie prime
Prodotto nelle mani
del mercante
15
•
•
LIBRO SECONDO
Nel finire l’analisi sulla divisione dei fondi, Smith fa una considerazione finale (e anche
abbastanza divertente) sull’utilizzo di questi fondi da parte di un uomo.
Sostiene che ogni uomo, in un paese che goda di sicurezza nell’investimento dei fondi,
li investirà per procurarsi un godimento immediato (consumo immediato) o un profitto
futuro (capitale fisso e capitale circolante). Un uomo, che decide di non investire in un
paese dove c’è questa sicurezza, è completamente pazzo.
L’idea di questa divisione dei fondi all’interno della società è molto importante;
soprattutto l’idea di distinguere il capitale fisso dal capitale variabile, il primo che
fornisce una rendita solo per il fatto di aver compiuto tale investimento, il secondo che
richiede un dispendio di fatiche, per permettere nuovamente di rimettere la merce sul
mercato. Il primo tipo è il tipico capitale di un imprenditore, il secondo quello di un
mercante.
L’idea del capitale fisso, con fini molto diversi, verrà ripresa da Marx sotto diverso nome
(capitale costante); interessante è vedere come Marx tragga le basi della sua filosofia da
molti elementi della filosofia liberista di Smith, per trasferirli nella sua teoria che avrà
esiti opposti. Il motivo di ciò però è evidente: entrambi partono da un’analisi scientifica
della realtà, quindi le basi per il loro modello economico dovranno essere
essenzialmente le stesse; ovviamente la stessa cosa non vale per gli esiti, le implicazioni
e l’aspetto morale che derivano da esse.
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LIBRO SECONDO
Riguardo alla rendita, viene messo in luce qui un concetto banale ed evidente che è la
differenza tra RENDITA LORDA e RENDITA NETTA (che trasportati ad oggi costituiscono i
concetti di ricavo e guadagno, la cui differenza è data dalla spesa compiuta). Tra la
rendita netta della società va esclusa la spesa per la conservazione e l’implemento del
capitale fisso, anche se essi permetteranno poi di aumentare le capacità produttive e
quindi la rendita successiva.
Un’analisi più interessante viene fatta riguardo la CIRCOLAZIONE DELLA MONETA;
l’analisi viene fatta a partire dalla quantità di oro o argento necessaria nell’emissione
della moneta, quantità che deve stare in buon rapporto con la quantità di merci
circolanti, per permettere gli scambi. Il passo successivo è l’introduzione della carta
moneta che, se ritenuta affidabile, può sostituirsi alla moneta; un primo guadagno è
che gli investimenti necessari per la produzione di moneta possono essere impiegati
altrove, per esempio nel mantenimento dell’attività produttiva, e questo porta ad un
incremento del valore annuo del prodotto della terra e del lavoro. Però Smith,
intelligentemente, non ritiene che questo processo sia attuabile in maniera continua.
Infatti, se aumentasse di molto la circolazione della cartamoneta, e se essa non fosse
necessaria agli acquisti sul mercato, non potendo circolare all’estero porterebbe il
possedente di essa a sostituirla con la moneta alle banche; se questa tendenza si
generalizzasse, ci sarebbe una corsa alle banche, che potrebbe portare una difficoltà da
parte di esse nell’effettuare i pagamenti.
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LIBRO SECONDO
Ponendosi dalla parte della cartamoneta, dunque, Smith tiene comunque in
considerazione un fattore che si rivelerà significativo, se non uno dei più centrali, nello
sviluppo dell’economia successiva, soprattutto nei periodi post-guerra. Il suo concetto
di “corsa alle banche” può essere trasportato al fenomeno secondo il quale le banche
emettono una quantità di cartamoneta maggiore della quantità di oro che sarebbe
circolata (per rimanere in termini smithiani), portando ad un calo drastico del valore
della moneta, che ha come conseguenza l’inflazione; questo fenomeno, non pienamente
analizzato, è comunque un’intuizione estremamente precoce dell’economista.
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LIBRO SECONDO
Una delle parti a mio parere più interessanti del pensiero smithiano è la divisione del
lavoro in LAVORO PRODUTTIVO e LAVORO IMPRODUTTIVO.
Questa divisione sta alla base della ricchezza di una nazione, anzi, come vedremo, è
praticamente il fattore principale che la determina.
La distinzione tra queste due modalità di lavoro è molto semplice: per fare l’esempio
che usa Smith, la prima è quella di un manifatturiere, la seconda è quella di un
domestico. La differenza consiste nel fatto che, mentre il denaro speso per la
retribuzione e per le spese varie compiute dal manifatturiere fornisce un prodotto il cui
prezzo (salvo imprevisti) sarà maggiore della spesa, e di conseguenza porterà ad un
aumento della ricchezza del manifatturiere e quindi dello stato, il lavoro del domestico
non produce nulla in termini di ricchezza: il lavoro del domestico scompare nel
momento stesso in cui viene fatto. La ricchezza di un paese è determinata quindi dal
rapporto tra lavoro produttivo e improduttivo.
In questa analisi, tuttavia, a mio parere viene escluso il fatto che anche la retribuzione
che riceve chi compie un lavoro improduttivo può essere utilizzata da questo ultimo
come investimento per un lavoro produttivo, facendo quindi una sorta di passaggio di
denaro da mano in mano, che comunque (e in questo Smith ha pienamente ragione) in
questo passaggio non fornisce nessun aumento della ricchezza.
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LIBRO SECONDO
Sempre riguardo a questa divisione del lavoro, egli la pone a confronto con l’aumento e
la diminuzione della MONETA circolante in un paese. Analizza l’esportazione della
moneta in un altro paese, sostenendo che una persona che la possiede e non trova
impiego di essa nel proprio paese a causa della mancanza di prodotti da acquistare,
decide di investirla all’estero; il processo può avvenire anche al contrario. Queste però
non sono le cause, bensì le conseguenze di un impoverimento o arricchimento del
paese: una nazione si impoverisce perché non produce prodotti, e di conseguenza la
moneta esce dalla nazione, e non viceversa. La produzione di prodotti è sempre
determinata dalla divisione tra lavoro produttivo e improduttivo.
Elemento allora essenziale risulta la parsimonia, ancor più incisivamente
dell’operosità; questo porta alla differenziazione tra paesi ricchi e poveri.
LAVORO
PRODUTTIVO
RICCHEZZA
NAZIONE
MONETA
LAVORO
IMPRODUTTIVO
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LIBRO SECONDO
Vengono qui messi in luce i diversi IMPIEGHI DEL CAPITALE; Smith sostiene siano
essenzialmente quattro:
PROCURARE
PRODOTTO
GREZZO
Sono impiegati i capitali di tutti coloro che
intraprendono il mantenimento e il miglioramento
di terra, miniere o pesca
MANIFATTURARE
PRODOTTO
GREZZO
Sono impiegati i capitali di tutti i padroni
manifatturieri
TRASPORTARE IL
PRODOTTO
Sono impiegati i capitali di tutti i mercanti
all’ingrosso
DIVIDERE QUOTE
DEL PRODOTTO
Sono impiegati i capitali di tutti i mercanti al
dettaglio
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LIBRO SECONDO
Riguardo all’utilizzo di questi capitali, ognuno di questi è necessario per l’attuazione
degli altri tipi di utilizzo, secondo l’ordine esposto sopra; i capitali che mettono in atto
maggiormente il lavoro produttivo sono quelli legati all’agricoltura e alla produzione di
altri prodotti grezzi, poi alle manifatture (sempre secondo l’ordine esposto sopra); quelli
che contribuiscono in maniera minore sono quelli destinati all’esportazione.
In questa sezione, poi, è esposta un’idea di LIBERO MERCATO che inserisce a pieno
Smith nella teoria economica liberista; infatti egli sostiene che l’importazione e
l’esportazione dei prodotti non siano la causa ma la conseguenza naturale di uno
sviluppo particolare del mercato, secondo il quale i prodotti in eccesso tendono ad
uscire dal paese, e i prodotti carenti tendono ad essere acquistati da altri; le varie
nazioni non dovrebbero opporsi a questo andamento naturale, in quanto,
compromettendolo, porterebbero di certo ad una diminuzione della ricchezza del paese.
Sempre riguardo al concetto di libero mercato, è portato avanti anche l’argomento dei
fondi prestati ad interesse; imporre leggi che non permettano tale pratica sarebbe
solamente uno svantaggio per la società, in quanto favorirebbero prestiti illegali, e
l’illegalità aumenterebbe il rischio di chi presta, aumentando gli interessi; d’altro canto
è anche giusto porre interessi sui fondi prestati, in quanto questi fondi, nelle mani di
chi li possiede, possono fruttare un aumento della ricchezza.
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LIBRO TERZO:
DEL DIVERSO PROGRESSO DELLA
PROSPERITA’ NELLE DIVERSE NAZIONI
In questo libro viene fatta un’analisi del percorso economico a livello storico e su come
si sono sviluppate le tre principali attività legate alla campagna e alla produzione di
materie prime, ai prodotti manifatturieri e allo sviluppo delle città e riguardo il
commercio estero.
Riprendendo l’analisi fatta in precedenza, egli sostiene che naturalmente l’uomo sia
indirizzato ad investire prima nell’agricoltura, poi nelle manifatture e infine nel
commercio (secondo l’analisi fatta in precedenza sui maggiori profitti derivanti da
questi tre utilizzi, aggiungendo il fatto che, in ordine, il primo tipo di investimento è più
sicuro rispetto al secondo, a sua volta più sicuro del terzo). Però questo ordine, per
quanto naturale, si è visto via via sovvertito e ha portato ad uno sviluppo differente.
Il seguente capitolo è suddiviso in:
Evoluzione agricoltura
Progresso delle città
Commercio
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LIBRO TERZO
L’analisi storica dello sviluppo economico parte dalla caduta dell’Impero Romano. I
popoli della Germania e della Scizia che invasero i territori, portarono terrore e
violenza, con la fuga delle popolazioni e un periodo di crisi estrema; i territori
abbandonati vennero presi principalmente dalla nobiltà, e questo fu un fattore
estremamente negativo: in primo luogo, essi sono inadatti alla gestione dei profitti,
lasciando spesso i terreni o incolti o comunque non volendo apportare miglioramenti;
in secondo, le MODALITA’ DI COLTIVAZIONE che vennero utilizzate non favorirono
affatto gli stessi miglioramenti della terra.
Queste modalità possono essere riassunte in:
SCHIAVITU’
MEZZADRIA
AFFITTO
Gli schiavi, essendo al totale servizio dei padroni,
non ricevendo nulla per sé, non sono portati
affatto a migliorare la terra
Anche i mezzadri, dovendo dividere comunque con
il padrone la metà dei raccolti, raramente decidono
di apportare miglioramenti
Gli affittuari, interessati più dei precedenti al
miglioramento, sono comunque ostacolati dal fatto
che i contratti sono spesso precari
24
LIBRO TERZO
Dunque la situazione non era affatto favorevole allo sviluppo dell’agricoltura, oltretutto
ostacolati dallo stato con proibizioni nelle esportazioni di grano e con molte tasse sui
vari prodotti.
Questo non avvenne per le città, le quali, acquisendo man mano potere, anche con
l’opportunità di inviare deputati. Questa acquisizione del potere, vennero a consolidarsi
la sicurezza e la libertà degli individui. Così gli abitanti della città, a differenza degli
agricoltori, cercarono di migliorare la loro condizione, favorendo un rapido sviluppo e
un flusso di fondi dalle campagne verso la città.
A suo volta lo sviluppo delle città e delle manifatture, portò ad un aumento dei
commerci, con l’aumento della ricchezza dei commercianti, i quali iniziarono a
comprare terreni e, secondo la loro mentalità, ad effettuare miglioramenti e
investimenti, favorendo lo sviluppo della campagna. La tendenza, dunque, si invertitì
rispetto a quella esposta sopra. Riassumendo schematicamente il libro terzo:
PASSAGGIO
TERRENI A
NOBILTA’
DIMINUZIONE
MIGLIORAME
NTI TERRA E
AUMENTO
FONDI CITTA’
SVILUPPO
COMMERCIO
PASSAGGIO
TERRENI A
COMMERCIANTI,
MIGLIORAMENTI
TERRE
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LIBRO QUARTO:
DEI SISTEMI DI ECONOMIA POLITICA
Nel libro quarto si va a considerare quel ramo dell’economia chiamato da Smith
ECONOMIA POLITICA. Essa si propone due fini distinti: da un primo lato, provvedere
ad un abbondante reddito e ad una abbondante sussistenza dei cittadini, dall’altro
fornire reddito allo Stato per permettergli di sviluppare servizi pubblici.
Il diverso sviluppo dell’economia politica ha portato poi alla differenziazione di due
sistemi: il SISTEMA DEL COMMERCIO e il SISTEMA DELL’AGRICOLTURA. Nel seguente
capitolo verranno trattati questi temi:
Sistema del commercio
Circolazione denaro
e positività del
commercio
Restrizioni
all’importazione
Provvedimenti a
favore
dell’esportazione
Colonie
Sistema dell’agricoltura
26
LIBRO QUARTO
Consideriamo ora l’attività del COMMERCIO. Per analizzarla dobbiamo prima di tutto
fare un’analisi sul denaro. Si crede infatti che la ricchezza di un cittadino, e quindi
anche della nazione, sia principalmente il denaro. Questa considerazione deriva dal
fatto che esso è il mezzo con cui più facilmente si può effettuare qualsiasi scambio.
La prima conseguenza di questo è il fatto che le nazioni, per non vedere diminuire la
propria ricchezza, hanno sempre vietato l’esportazione di oro e argento, oppure
l’imposizione di dure tasse su essa. Questo, però, fu molto sfavorevole ai mercanti che
misero in luce come non bisognasse prestare attenzione all’uscita di denaro ma alla
BILANCIA COMMERCIALE. Essa è definita come il rapporto tra le quantità di denaro
entranti e uscenti da ogni singola nazione. Anche questo tipo di sistema come
valutazione dell’incremento o diminuzione della ricchezza sarà poi preso in
considerazione e criticato da Smith.
Analizzando ancora questo tipo di mobilità della moneta, un fattore da prendere in
considerazione è il fatto che essa tende naturalmente e velocemente ad andare verso
dove è richiesta. Questo deve essere un ulteriore segnale che faccia evitare
l’intromissione delle nazioni nel commercio dell’oro e dell’argento (anche qui manifesto
del libero mercato); oltretutto, qualora non giungessero le quantità di denaro dove
possibile acquistarle, si potrebbe sempre ricorrere, senza controindicazione alcuna,
all’introduzione della cartamoneta.
27
LIBRO QUARTO
Vengono ora considerati i benefici derivanti dal commercio. In primo luogo, come
esposto sopra, l’importazione dell’oro e dell’argento, anche se questo non è il principale
beneficio.
Il principale beneficio del commercio è il fatto che permette ad un paese di importare
ciò che manca a soddisfare i propri bisogni e di esportare ciò che non trova sbocco nel
mercato interno. Per mezzo del commercio, dunque, è permesso uno sviluppo di attività
al massimo livello, riducendo così i costi di produzione, nonostante le merci prodotte
superino la richiesta del mercato interno. Questo porta ad un incremento dei profitti e,
di conseguenza, ad un aumento della ricchezza delle nazioni (la scoperta dell’America
ha arricchito l’Europa non per l’importazione di metalli preziosi, ma per l’ampliamento
dei mercati).
Queste considerazioni di Smith mettono in luce le motivazioni per la politica coloniale
che verrà analizzata successivamente e di cui l’Inghilterra farà da guida negli anni
successivi.
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LIBRO QUARTO
Insieme alle politiche mercantili si svilupparono SISTEMI DI RESTRIZIONE NELLE
IMPORTAZIONI, per tenere sotto controllo la bilancia commerciale, e INCENTIVI
ALL’ESPORTAZIONE.
Un’ulteriore suddivisione di questi sistemi si sviluppa nel capitolo secondo lo schema
seguente:
RESTRIZIONE
IMPORTAZIONI
INCENTIVI
ALL’ESPORTAZIONE
•
Restrizione all’importazione di beni che
potevano essere prodotti nel paese
•
Restrizione all’importazione di beni con paesi
con i quali si supponeva una bilancia
commerciale sfavorevole
•
•
•
•
Rimborso dei dazi
Premi
Colonie
Trattati commerciali
29
LIBRO QUARTO
Per quanto riguarda la RESTRIZIONE DELLE IMPORTAZIONI DELLE MERCI CHE SI
POSSONO PRODURRE NEL PAESE, essa è indiscutibile che porti ad un beneficio diretto
delle attività che producono tale prodotto; tuttavia che questo accresca in generale
l’attività produttiva della nazione non è vero.
La teoria esposta da Smith in questa sezione è forse la più conosciuta per la metafora
della mano invisibile. Egli sostiene infatti che ogni uomo, nel perseguire i propri
interessi in economia, sia guidato da una mano invisibile che lo porta a perseguire
l’interesse stesso della società. Il punto è che non bisogna ostacolare questa mano
invisibile, e mettere la restrizione citata poco fa altera le leggi naturali del mercato, in
quanto ha due aspetti negativi:
•
È più sconveniente produrre una merce con mezzi propri, se esso costa di più di
quanto non ci fosse costato ad importarla;
•
Non è utile allo sviluppo dell’attività produttiva indirizzare verso un prodotto,
impedendo la produzione di un altro che, molto probabilmente, avrebbe dato
maggiori profitti; la tendenza naturale dell’uomo, infatti (e questo è riscontrabile
in maniera diretta da ciascuna persona), lo porta a fare ciò che gli viene meglio,
cioè ciò che fornisce la massima produzione.
30
LIBRO QUARTO
La RESTRIZIONE DELLE IMPORTAZIONI DELLE MERCI DA QUEI PAESI VERSO I QUALI SI
RITIENE AVERE UNA BILANCIA ECONOMICA SFAVOREVOLE è il secondo espediente
attraverso il quale una nazione si propone di aumentare la quantità di oro e di argento.
Questo, secondo Smith, è un espediente ancora più irragionevole del primo. Utilizza
l’esempio del proibizionismo commerciale tra Francia e Inghilterra, per porre
l’attenzione sul fatto che non sia conveniente all’Inghilterra imporre il divieto di
importazione di un prodotto francese, qualora la bilancia commerciale pendesse a
favore della Francia, se acquistare un prodotto della stessa qualità da un’altra nazione
sia più costoso. E’ evidente come questo sia svantaggioso già di suo; tuttavia lo
svantaggio è accentuato dal fatto che tale prodotto potrebbe anche essere rivenduto,
portando così un profitto all’Inghilterra.
Viene poi criticato il sistema stesso della bilancia commerciale, in cui si ritiene che ci
sia un aumento o diminuzione della ricchezza della nazione a seconda della pendenza
della bilancia commerciale (anche perché non esistono criteri certi secondo i quali si
possa stabilire dal che lato tenda la bilancia commerciale). Verrà tra poco analizzato un
altro sistema di bilancia con cui valutare l’incremento della ricchezza di una nazione.
31
LIBRO QUARTO
Altro motivo per cui viene realizzata tale restrizione, è il fatto che ogni nazione guardi
con invidia alla ricchezza dell’altra, è questo ha come conseguenza la tendenza a
realizzare un monopolio del mercato interno. Eppure la ricchezza di una nazione vicina
è vantaggiosa nel commercio, come accade per i privati che, per fare fortuna, non si
recano in zone povere per realizzare il loro commercio, ma in zone ricche. Purtroppo il
commercio estero mira all’impoverimento dei vicini, diminuendo così le possibilità di
arricchimento tramite commercio.
Andiamo ora ad analizzare quello che per Smith è il vero discriminante dell’aumento o
diminuzione della ricchezza di una nazione: LA BILANCIA DELLA PRODUZIONE E DEL
CONSUMO ANNUI. Se il valore di scambio della produzione annua (cioè l’insieme della
produzione e dei commerci) supera il consumo, allora si avrà un incremento della
ricchezza; vale anche il contrario.
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LIBRO QUARTO
Vengono ora analizzati gli INCENTIVI ALL’ESPORTAZIONE.
Una prima modalità di incentivo è il RIMBORSO DEI DAZI. Esistono però due tipi di
questo tipo di incentivo, a seconda di quale sia il paese ad imporre i dazi:
PAESI
STRANIERI E
INDIPENDENTI
PAESI CON CUI SI
GODE DI UN
MONOPOLIO
Il rimborso dei dazi imposti ai mercanti da parte di
questi paesi è essenziale a sviluppare un
commercio con essi, in quanto, in caso contrario,
non sarebbe possibile quel commercio, poiché
svantaggioso
In questo caso il rimborso dei dazi non darà luogo
ad un’esportazione maggiore di quella che si
sarebbe verificata naturalmente, in quanto il
mercante lì possedeva già un monopolio; questo
porta solo ad una perdita netta sul reddito da
parte della nazione riguardante i diritti doganali
33
LIBRO QUARTO
Un’altra modalità di incentivo ai commerci è data dai PREMI.
Anche qui l’incentivo dato ai commercianti per il commercio con paesi stranieri deve
essere concesso solo se il commercio senza di esso non può andare avanti; in tal caso
risulta però anche necessario, in quanto, in caso contrario, non sarebbe possibile quel
commercio, poiché svantaggioso.
Riguardo ai TRATTATI DI COMMERCIO, avviene più o meno la stessa cosa; la differenza
è che attraverso di essi viene stabilito un monopolio in un paese estero, che porterà ad
un arricchimento del paese a cui viene concesso il trattato, e un impoverimento del
paese concedente, che dovrà trarre da questo trattato altre conseguenze positive (come,
per esempio, un altro trattato).
34
LIBRO QUARTO
A favorire fortemente lo sviluppo del mercato sono le COLONIE. Nelle colonie, il paese
colonizzatore gode di un monopolio, e gli effetti che ha tutto ciò sul commercio sono
due, opposti:
ALLARGAMENTO
MERCATO
MONOPOLIO DEL
COMMERCIO
NELLE COLONIE
Questo fattore fornisce un grosso incentivo
all’attività produttiva, in quanto avviene un
aumento della richiesta, che incoraggia ad
aumentare il sovrappiù per permettere gli scambi
con questi territori in cui l’attività commerciale è
favorevole
Il monopolio indirizza fortemente il mercato verso
le colonie, escludendo invece altre alternative che
magari sarebbero state più favorevoli, e
ostacolando l’incremento naturale del capitale
Nonostante ciò, risultano molti più i vantaggi che gli svantaggi di un’economia
coloniale (oltretutto le colonie, essendo più arretrate, forniscono materiali grezzi, e
aprono le porte alla vendita di manifatturieri).
35
LIBRO QUARTO
Concludendo, dunque, l’analisi del sistema mercantile, che si è poi andato sviluppando
con il passare degli anni, possiamo dire che una nazione che attua questo sistema
tende a favorire le esportazioni e a limitare le importazioni, anche se poi si verifica una
tendenza opposta, che incoraggia l’importazione di materiali che una nazione
produrrebbe ad un costo maggiore, favorendo così lo sviluppo di altri settori che
permettono un arricchimento maggiore.
Oggi il sistema mercantile è fortemente sviluppato, grazie anche allo sviluppo dei
sistemi di comunicazione che permettono una spesa minore per mandare le merci su
mercati lontani; in realtà, però, l’elemento che davvero ha favorito lo sviluppo di questo
sistema sono i trattati di libero commercio che, riducendo fortemente o eliminando
quelli che erano i dazi doganali, permettono una maggior circolazione dei prodotti e
quindi un arricchimento generale delle nazioni. Questo lo aveva precocemente intuito
Smith, che esaltava, come si più volte ripetuto, il libero commercio come migliore
strumento per lo sviluppo economico.
36
LIBRO QUARTO
Un altro sistema che è stato teorizzato è il SISTEMA AGRICOLO.
Sebbene Smith reputi che in questo sistema ci siano degli errori, egli sostiene anche
che esso possiede delle basi teoriche che favoriscono lo sviluppo dell’economia liberale.
Il sistema si basa sulla divisione della società in tre classi:
PROPRIETARI
TERRIERI
AGRICOLTORI
contribuiscono al
prodotto annuo
contribuiscono al
prodotto annuo
attuano investimenti, che
forniscono un profitto, nel
miglioramento della terra
spese originarie, cioè acquisto
di strumenti agricoli e bestiame
per una rendita futura
spese annuali, cioè manutenzione
strumenti agricoli e
mantenimento bestiame
ARTIGIANI,
MANIFATTURIERI,
COMMERCIANTI
sono sterili e
improduttivi
37
LIBRO QUARTO
In questo sistema, dunque, c’è un forte decentramento verso quelle attività legate
all’agricoltura, considerate le uniche produttive; esse devono, dunque, essere favorite, e
bisogna impedire che vengano ostacolate, per esempio, da decime della chiesa o da
imposte del re.
In questo senso il sistema qui proposto, pur essendo lontano dalle idee di Smith, che
non ritiene affatto la manifattura e il commercio lavori sterili e improduttivi, ma reputa
che anche esse contribuiscano all’aumento della ricchezza delle nazioni, è un sistema
apprezzabile dal suo punto di vista, in quanto, nel settore, seppur parziale, che
considera, prevede il libero commercio.
Oltretutto egli sostiene che paradossalmente questo sistema, che pare avere molti
sostenitori, pur andando contro l’attività manifatturiera, tende, professando il libero
commercio, a favorirla.
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LIBRO QUINTO:
DEL REDDITO DEL SOVRANO O DELLA
REPUBBLICA
Nell’ultimo libro vengono analizzati tutte le componenti economiche che sono
direttamente nelle mani della nazione; a tal scopo, il capitolo viene suddiviso in due
sezioni:
Spese del sovrano o della repubblica
Fonti di reddito della società
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LIBRO QUINTO
Per quanto riguarda le spese, esse dipendono dal livello di sviluppo della società;
possono essere suddivise in cinque categorie:
SPESE PER LA
PROTEZIONE DELLA
SOCIETA’
SPESE PER PROTEGGERE
OGNI MEMBRO DELLA
SOCIETA’ DALLE INGIUSTIZIE
E DAI SOPRUSI
INVESTIMENTI
IN OPERE
PUBBLICHE
FACILITAMENTO DEI
COMMERCI
INVESTIMENTI
NELL’ISTRUZIONE
Consistono nell’investimento di fondi per la
creazione e il mantenimento di una forza militare
Consistono nell’investimento di fondi riguardanti
il potere esecutivo e giudiziario; viene inoltre
sostenuto da Smith che tali poteri devono essere
separati per salvaguardare la libertà del cittadino
Consiste nella creazione di opere pubbliche, che
possono essere realizzate solo dallo stato, in
quanto un individuo singolo non potrebbe
rimborsare le spese della loro produzione
Consiste negli investimenti nella creazione di
strade, ponti, servizi postali, … e nel loro
mantenimento; a contribuire alla spesa sono i
dazi imposti sul loro utilizzo
Impiego di fondi nella creazione di scuole e nel
loro mantenimento; a contribuire alla spesa sono
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le parcelle imposte agli studenti
LIBRO QUINTO
•
•
•
•
•
•
Per quanto riguarda le forme di reddito della società, attraverso le quali sono possibili
le diverse tipologie di spese citate sopra, esse possono essere tratte da:
fondi del sovrano;
reddito della popolazione (quindi da rendita, salario, profitto, che sono le tre forme di
reddito esposte nel libro primo).
Ogni imposta deve poi seguire le seguenti quattro massime esposte da Smith:
I sudditi di ogni Stato devono contribuire a mantenere il governo, in proporzione
quanto più stretta possibile alle loro rispettive capacità;
L’imposta che ogni individuo è tenuto a pagare deve essere certa e non arbitraria;
Ogni imposta deve essere riscossa nel tempo o nel modo in cui è più probabile che sia
comodo pagarla per il contribuente;
Ogni imposta deve essere congegnata in modo tale da sottrarre e da tenere fuori dalle
tasche del popolo il meno possibile oltre a ciò che fa entrare nel tesoro pubblico dello
stato.
Tali massime sono riprese anche nel sistema economico moderno.
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Realizzazione da parte di:
Andrea Staffini
Fonti da cui si è tratto il contenuto delle slides:
I classici del pensiero libero, Corriere della sera