771660 968900 9 GAA 6600 LOCARNO –– N. 46 46 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) In edicola Fr. 2.– / € 1,35 Le partite Le gare Il Lugano vince ancora e torna primo in classifica Il dominio di Jansrud è stoppato da Reichelt A PAGINA 28 A PAGINA 27 Ti-Press Anno XVII • Numero 46 SportMagazine Un vero e proprio giornale su computer, smartphone e tablet Reuters Vacanze invernali 1958 Domenica 7 dicembre 2014 Un racconto di Laura Pariani TORREFAZIONE DI CAFFÈ www.caffe.ch [email protected] A pagina 60 LILLO ALAIMO Il pizzino M I Verdi felici perDenti a non è che a questa politica, a questi politici, a questi partiti si stia dando eccessiva importanza?! A questa politica attratta dal fascino del “breve periodo”. Quello meno rischioso, che non impone scelte di fondo, che non pregiudica il futuro. Ma che costringe però il Paese a vivere un eterno presente. In queste ore ci si sta riempiendo la testa di analisi per capire cosa ci sia dietro la rinuncia di Mauro Antonini a correre fra i cinque plrt per il rinnovo, in aprile, del governo cantonale. Oppure si sfornano teorie per comprendere quale percentuale di elettori la nuova destra roderà alla nuova Lega... E intanto, la politica e i suoi rappresentanti usano i partiti - sì, come diceva quel tale - alla stregua di un tram su cui salire e farsi portare da qui a là. Per poi scendere e magari prenderne un altro a seconda della convenienza del momento. Antonini dopo qualche mese da candidato ha gettato la spugna, non fa per me ha detto. Costringendo ora il Plrt a rivedere ogni strategia. Magari a ribussare alla porta del ministro uscente, Laura Sadis. Uscente perché schifata dalla politica urlata e dal trattamento riservatole dal partito. Franco Denti, dopo anni tra le file del Ppd, è stato attratto dal fascino dell’ambientalismo verde. È stato prima tentato dalla Lega, ha spiegato, ma poi ha risposto alla sirena... “ecologista”. Partiti come porte girevoli. Tram da prendere e da cui scendere alla bisogna. È questa la politica attratta dal fascino del breve termine. Scelte piccole. Progetti da poco. Quanto basta per tirare alle elezioni o alla fine della legislatura. Perché, come è accaduto in settimana, se si tratta di prendere concretamente posizione su una realtà dolente, pensiamo al mercato del lavoro, allora si preferisce rimandare a... poi, a dopo. A quando? Si vedrà, prima dobbiamo approfondire. Già, e così l’iniziativa dei Verdi per studiare salari minimi differenziati per categoria, è stata rinviata. Fra due settimane non se ne discuterà in parlamento. Ma come?, il lavoro non era per tutti i partiti il principale tema, non era e non è il problema numero uno?! Diamo lavoro ai ticinesi, basta con il dumping salariale... E allora, il problema lo si affronti seriamente, perché riversare scioccamente la colpa sui frontalieri non fa fare un passo verso la soluzione. La proposta dei Verdi, chissà, avrebbe potuto in parte essere risolutiva. Invece no! La politica nostrana preferisce rimandare. Attratta dal fascino del breve termine. Permeato da un populismo che vorremmo definire di difesa dell’esclusività, per lavoro e identità. Un populismo portato avanti abusando della credulità popolare. Illudendo cioè i cittadini di poter vivere in una regione a disoccupazione e a criminalità zero. Come? Basta chiudersi dentro i confini dopo aver cacciato quanto basta di frontalieri e stranieri. Bandiere e banderuole Da un partito all’altro. Le ideologie diventano liquide e i politici dei “voltamarsina”. L’ultimo caso quello dell’ex ppd Denti MAZZETTA A PAGINA 19 I consumi Si torna a spendere e con le tredicesime si saldano i conti sospesi L’allarme In esclusiva Lo stregone delle palestre: “Di anabolizzanti si muore così” SCOPRI TUTTE LEONI PROMOZI RO SUL NOST LINO! GIORNA Aspettative al rialzo per i negozi tira il commercio sotto Natale ALLE PAGINE 2, 3 e 4 www.bricofaidate.ch Reuters La politica attratta dal breve termine Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Reuters L’editoriale TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] A PAGINA 7 MANNO BARBENGO B ARBENGO BIASCA CADENAZZO LUGANO-PREGASSONA LOSONE MENDRISIO MENDRISIO-EX FERRAZZINI IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 2 PRIMO PIANO 3 Che Natale sarà Alimentari e bevande analcoliche 10.5% Indumenti e calzature 3.8% Abitazione ed energia 24.9% Mobili, articoli e servizi per la casa 4.5% Sanità grandi centri commerciali d‘oltre frontiera, per arrivare al caro prezzo che contraddistingue la Svizzera dagli altri Paesi di confine. Secondo l’ultima analisi dell’Alleanza delle associazioni dei consumatori, per l’abbigliamento, ad esempio, si spende molto di più, in media il 29- 30% rispetto a Germania, Austria, Italia e Francia, e uno scarto non indifferente resta anche per il paniere di generi alimentari di più largo consumo, per quanto negli ultimi tre anni i prezzi svizzeri siano stati ribassati. Solo per l’elettronica la Svizzera è sempre più conveniente con prezzi più bassi di circa il 7%. La differenza dei prezzi per abbigliamento e alimentari, ossia i beni di più ampio consumo per le famiglie, non è stata compensata dagli aumenti dei salari che sostanzialmente sono rimasti fermi. “Non c’è certo da scialare - afferma Enrico Borelli, segretario cantonale del sindacato Unia -. Da anni i salari stagnano. Preoccupante è la rottura delle trattative per i 150 franchi in più al mese per i lavoratori dell’edilizia, un settore che solitamente dà il la anche agli aumenti negli altri comparti”. Indubbiamente, assieme agli orari dei negozi, i prezzi restano il nervo scoperto dei commerci che devono tenere testa alla concorrenza della grande distribuzione d’oltre confine. Indicativo il fatto che nel 2013 gli svizzeri abbiano speso all’estero, vacanze comprese, circa dieci miliardi di franchi, di cui una buona parte per acquisti correnti. [email protected] Q@LiberoDAgostino 1.8% 15% Trasporti 11.6% Comunicazioni 2.7% Tempo libero e cultura OMAR RAVANI N 10.2% Insegnamento 0.9% Ristoranti e alberghi 8.5% Altri beni e servizi 5.6% on si può ancora dire se sarà un Natale ricco o meno in Svizzera. Quel che è certo è che non sarà sicuramente all’altezza degli anni migliori. E c’è chi prevede già degli scenari poco rosei. “La situazione per il commercio a Gi- nevra è spaventosa - dice al Caffè Isabelle Fatton, della segretaria della Federazione ginevrina dei commercianti -. Finora dobbiamo purtroppo registrare una perdita nelle vendite oscillante tra il 10 e il 40%. E le previsioni non possono essere buone”. A ciò va ad aggiungersi un’ondata di scioperi che colpi- scono la rete di trasporti E non solo. “Senza farlo apposta queste astensioni dal lavoro cadono sempre di giovedì, quando ci sono le aperture prolungate fino alle 21 - nota Fatton -. La somma di tutto questo è una perdita secca. A questi aspetti, ormai quasi strutturali vanno ad aggiungersi situazioni contingenti, come la forza del sindacato qui a Ginevra”. Nella città sul Lemano infatti non è prevista alcuna apertura domenicale. Insomma, un vero e proprio crollo, frutto della congiunzione di fattori sfavorevoli. “La debolezza dell’Euro e la vicinanza della frontiera francese favoriscono il turismo della spesa spiega Fatton -. Ma questo è un problema controcui possiamo fare davvero poco”. A Zurigo sembra andare meglio, essendo buona parte della clientela legata al mercato del lusso. “Non sarà un’annata straordinaria, ma credo che potremmo anche accontentarci - dice Markus Hünig, segretario dell’Associazione dei negozianti della Bahnhofstrasse-. Le prospettive per le prossime settimane sono tutto sommato soddisfacenti”. C’è invece chi può sorridere. Qualcuno che malgrado negli altri anni abbia sofferto della vicinanza della frontiera, torna a guardare al futuro con più fiducia. Dopo alcuni anni di difficoltà, finalmente a San Gallo i commerci tornano a respirare: “Ci sono state alcune rimostranze dei sindacati- afferma Ralph Bleuer, presidente della Società dei commercianti della città -, per gli orari d’apertura dei negozi. Ma noi non abbiamo cambiato nulla rispetto agli scorsi anni”. Fino a qualche tempo fa molti clienti andavano in Austria o in Germania, ma negli ultimi duetre anni si assiste ad un ritorno. “Anche se a Costanza per esempio i negozi sono aperti tute le sere fino alle 20 - dice Bleuer mentre da noi dobbiamo chiudere molto prima” La ragione del rinnovato amore dei sangallesi per i commerci della città è legato anche ad una buona operazione di marketing per i negozi del polo svizzero-orientale. E visto che le differenze dei prezzi, soprattutto con la Germania, non sono più così marcate, molti preferiscono spendere i loro soldi sotto casa, a vantaggio di tutta l’economia locale. [email protected] Q@OmarRavani Reuters V endite incoraggianti e aspettative al rialzo per i negozianti. Che sia finalmente il Natale della svolta, della ripresa dopo anni di magra per i commmerci ticinesi. I primi giorni di dicembre sembrano promettere bene e nei negozi di avverte un’atmosfera di ottimistica attesa per un mese che nelle buone annate rappresenta per volume di vendite un buon 20 - 25% sul giro complessivo degli affari. Dall’abbigliamento all’elettronica, dal settore del lusso agli alimentari, si spera che i segnali positivi siano confermati dal rush finale per lo shopping delle festività. Del resto in tutta la Svizzera oggi si respira un clima favorevole per gli acquisti natalizi. Secondo l’ultimo sondaggio della società Ernst&Young, i consumatori dovrebbero spendere di più, in media 289 franchi a testa, con un 7% in più rispetto alle festività del 2012, anno dell’ultimo rilevamento. In ripresa, nel mese di dicembre ci sono anche le vendite di alimentari, un genere che maggiormente ha risentito sia della crisi che di un’evoluzione dei consumi sempre più orientati sulla spesa per il tempo libero. “Le prospettive per queste feste sono buone - conferma Augusto Chicherio, presidente di Federcommercio -. Mentre altri settori risentono di più del ciclo economico, agli alimentari, tra pranzi e cenone, non si rinuncia, quindi si spende di più rispetto agli altri mesi”. Incoraggiante, come segnalano alcuni commerci, in particolare nel settore del lusso e dell’ elettronica, è un discreto ritorno della clientela italiana risospinta in Ticino per lo shopping dalle nuove norme sulla tracciabilità fiscale degli acquisti, di cui qui, pagando in contanti, non restano indizi rilevanti per le agenzie delle Entrate. Insomma, con le Feste soffia sul commercio un’aria nuova, con la speranza che duri per un settore che negli ultimi anni ha incontrato non poche difficoltà. Dalla super valutazione del franco rispetto al dollaro - per fortuna compensata in parte dal cambio fisso introdotto dalla Banca Nazionale svizzera agli orari dei negozi non certo invitanti quanto quelli dei STRUTTURA GLOBALE DEL PANIERE TIPO 2014 Bevande alcoliche e tabacchi Sul Lemano scioperi e orari poco elastici frenano il business Ginevra è in crisi, Zurigo s’accontenta, San Gallo si rallegra Keystone LIBERO D’AGOSTINO In Svizzera Fonte: Ust Lo shopping natalizio ridà finalmente fiato ai commerci ticinesi Vendite promettenti nella prima settimana di dicembre. Per i negozianti aspettative in crescita L’ABBI GLIAM ENTO In boutique regna la fiducia “Solo acquisti mirati e per i clienti locali” I Natali non sono più quelli di una volta, quando coincidevano con l’acquisto del capo d’abbigliamento prezioso. Ma nonostante il settore sia uno di quelli che ha sofferto di più Paolo Poretti, direttore dell’omonomima e storica boutique non nasconde il suo ottimismo: “Prevediamo che il giro d’affari di dicembre corrisponda a due incassi medi mensili spiega -. E il target ideale per noi non è quello dei clienti milionari, né dei clienti da grandi empori. Il livello dell’abbigliamento è nel range della qualità a prezzo accessibile; paradossalmente le scelte verso il basso se le possono permettere solo i colossi del settore”. Un altro vantaggio offerto dall’acquirente medio ticinese è dato dall’assenza, o quasi, del miraggio di fare affari nel periodo dei saldi. “Anche perché offerte e azioni sono ormai splamati in ogni periodo dell’anno - aggiunge Poretti -. E non saranno certo i clienti stranieri a spostare l’ago della bilancia. Il mio ottimismo, anche se gli anni ‘grassi’ sono finiti da tempo, è proprio affidato alla clientela locale, che soprattutto in questo periodo procede con acquisti mirati, sa cosa comprare e lo compra senza problemi”. L’EL ETTRO NICA Tablet e cellulari sono bestseller “La concorrenza si è spostata online” A nche quest’anno il mercato dell’elettronica di consumo farà d’alfiere agli acquisti natalizi. Lo prevedono tutti gli indicatori del commercio e lo conferma Enzo Lucibello, direttore di MediaMarkt a Grancia: “Bisogna essere ottimisti, anche se la concorrenza non solo è sempre più aggressiva, ma è da affrontare in tutti i settori della vendita spiega Lucibello -. Mi riferisco alle vendite online che, nell’elettronica di consumo, per quanto ci riguarda hanno già raggiunto il 20% del totale”. Se il giro d’affari natalizio, esattamente come lo scorso anno, è previsto condensare in un solo mese il fatturato di due, saranno soprattutto i clienti del cantone ad assicurare il core business. “Sì, anche se la clientela italiana, dopo un periodo di calo, sta ritornando a buoni livelli, soprattutto per la disponibilità che abbiamo su articoli ricercati, come l’iPhone 6 per esempio, non raggiunge il 10% del nostro volume d’affari - conferma Lucibello -. Il successo di vendite dell’elettronica di consumo sta anche nel fatto che gli articoli sono sempre più performanti e meno costosi; cosa che invoglia ad essere sempre tecnologicamente aggiornati”. IL LUS SO Gioielli e orologi resistono “I clienti italiani stanno ritornando” M eglio dell’anno scorso. In via Nassa, simbolo dello shopping del lusso ticinese, sono ottimisti. “Nonostante l’esondazione del lago che ci ha creato qualche problema, guardiamo positivamente alle prossime settimane”, spiega Giovanni Frey, direttore di Les Ambassadeurs, storico marchio internazionale dell’alta orologeria e della migliore gioielleria. “Stanno ritornando lentamente i clienti italiani, che apprezzano particolarmente i nostri prodotti, come gli orologi di manifattura delle grandi maison. Per queste feste - riprende Frey - ci attendiamo anche una buona risposta della clientela locale”. Il lusso viaggia costante un po’ durante tutto l’anno, con vendite alimentate anche dal turismo di qualità. “In questo periodo però - spiega Giovanni Frey - non ci attendiamo i cinesi che comprano bene ma che preferiscono altri periodi dell’anno e non sono molto interessati alle feste che invece da noi sono particolarmente sentite”. Sono invece spariti, o quasi, i russi, che in Ticino ormai sono oltre duemila. E questo da quando il rublo ha cominciato a perdere quota e da quando sono cominciate le tensioni internazionali. LA RISTO RA ZIONE L’ottimismo di GastroTicino “Gli affari ripartono con pranzi e cenoni” L e prospettive sono positive, e d’altronde Natale e Capodanno sono periodi che tradizionalmente rappresentano una sicurezza per le nostre aziende”. Massimo Suter, presidente di GastroTicino, 1.600 soci, guarda avanti e si lascia alle spalle un periodo difficile per la ristorazione. “Quest’estate spiega Suter - il tempo non è stato un nostro alleato e le piogge hanno appesantito più d’un bilancio. Difficilmente queste feste potranno portare a un equilibrio perché quando si stila il business plan all’inizio dell’anno si mette già in conto che dicembre è un mese buono, proprio perché non è legato a variabili come il meteo. D’estate invece il business cresce grazie all’aumento dei coperti negli spazi esterni”. Cenoni e pranzi porteranno quasi tutti i locali a riempirsi. “E per noi - spiega Suter - sarà un’occasione per rafforzare l’offerta di qualità che speriamo venga apprezzata dai ticinesi. Perché in un periodo di difficoltà come questo è importante investire nella nostra economia”. Un appello, che GastroTicino sta lanciando da diversi mesi. “I nostri locali quest’anno si sono impegnati per superare il gap estivo, dovuto al cattivo tempo”. IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 4 PRIMO PIANO Che Natale sarà Gran parte della busta paga extra di dicembre serve per risanare i bilanci familiari.Nel circuito economico arrivano oltre 600 milioni di franchi Reuters D a una parte entra, dall’altra esce. La tredicesima, va via soprattutto per sistemare pendenze contabili e conguagli di fine anno. Grazie agli accordi contrattuali, ormai la prendono quasi tutti i lavoratori, ad eccezione, formalmente, di due categorie: una del settore terziario (impiegati di fiduciarie, commercialisti e studi legali), e l’altra nel secondario (alcune attività artigianali). Che, pero, in molti casi incassano altre forme di incentivi di fine anno. La busta paga in più, mette nel circuito economico parecchi soldi. Perché, se si calcola che la tredicesima è in media di 4.600 franchi e la riceve almeno il 70 per cento dei quasi 227 mila lavoratori impiegati in Ticino (sottratti dunque frontalieri che la portano via e chi ha contratti che non la prevedono), si arriva a oltre 600 milioni di franchi extra, cioè oltre il monte salari complessivo mensile. “Il problema è che gran parte dei soldi che le economie domestiche incassano in più a dicembre, indicativamente oltre la metà, va via per rimettere in ordine i bilanci familiari”, spiega il presidente dell’Associazione consumatori (Acsi), Antoine La tredicesima resta un sogno per quasi il 30% dei lavoratori Casabianca. “Avere una busta paga extra è sicuramente una bella valvola di sfogo, quasi una sicurezza. Ma pian piano, con la crisi e l’aumento delle spese generali e delle esigenze delle famiglie, si è lentamente assotti- gliata quella fetta di tredicesima destinata ai consumi, ai regali di Natale, i cenoni, oppure ai viaggi, che davano anche una scossa, un certo dinamismo all’economia locale”. Ma se imposte da onorare, assicurazioni, terzo pi- lastro (per chi lo ha sottoscritto), conguaglio di spese d’affitto e condominio, riscaldamento, assicurazione auto, si portano via buona parte delle entrate delle famiglie a dicembre, un po’ di soldi tuttavia restano. “Sì, Pubblicità COMME RCIO DI FRONTI ERA Meno il 40% di vendite a Verbania, mancano i clienti svizzeri Ticinesi bloccati dalla frana, crollano gli affari NOSTRO SERVIZIO A SHOPPING AL RIBASSO I negozi e i bar di Verbania lamentano un calo del 30 per cento degli affari a causa della frana, ormai da tre settimane, tra Cannobio e Cannero. I ticinesi, dicono, rappresentano un fetta importante della nostra clientela Verbania i frontalieri piacciono. I frontalieri degli acquisti, i ticinesi che attraversano il confine, fanno una capatina a Cannobio e si spingono sino a Intra per fare shopping. Ma la frana caduta tre settimane fa sulla statale 34 a Cannero li ha bloccati, creando il vuoto nei negozi. Dalla piccola boutique al grande magazzino, dalla gastronomia alla profumeria, tutti i commercianti sono sconsolati. Gli incassi sono diminuiti in media dal 30 al 50 per cento. Mentre la speranza di una riapertura per il ponte dell’Immacolata è fallita clamorosamente. I clienti svizzeri sono una presenza abituale a Verbania, soprattutto il sabato, giorno di mercato. Aprono più volentieri il borsellino e grazie a loro l’economia viaggia meglio. Tre settimane senza il loro contributo si fanno sentire, sottolineano i commercianti, e Verbania è morta, non gira anima viva, nessuno entra nei negozi e esce con un sacchetto. Una situazione allarmante. In più è anche il periodo che precede le Feste, quando ci si concede qualche spesa o sfizio in più, e poi ci sono i regali da fare. E piangono pure i ristoratori. Difatti, chi va regolarmente oltrefrontiera per fare la spesa in un centro commerciale, poi quasi sempre si ferma anche per mangiare. E bar e ristoranti risento della mancanza dei ticinesi. “La situazione è drammatica - dice Andrea Mezzanoglio, proprietario del ristorante Tacabutun a Pallanza -. Non tanto per me che per fortuna ho molta clientela locale, ma per alcuni miei colleghi gli incassi sono calati addirittura del 90 per cento. Ovviamente i battelli non riescono a sopperire al disagio, visto che la gente desidera essere indipendente”. E allora, ecco che già si guarda a tutto il periodo di Natale con delusione, se la chiusura dovesse protrarsi per l’intero periodo di fine-inizio anno. “Verbania tanto è vuota rimbomba - nota Luca Brunetti, titolare della boutique Reptile’s House, e l’abbigliamento è proprio il settore che soffre di più -. C’è una strana atmosfera e non è certo quella tipica che precede le Feste. Con un gruppo di commercianti siamo andati anche dal sindaco, ma cosa può fare?”. Già, nessuno può far niente. C’è la frana, anzi in realtà ne sono cadute ben due, e la zona è altamente a rischio, anche per gli stessi operai che stanno lavorando. Intanto, tutti a Verbania si attaccano alle mezze frasi, alle promesse di questo o quel funzionario. Forse il prossimo fine settimana, no l’altro, sicuramente. Ma il tempo stringe. “E il Natale di mezzo proprio non ci voleva - aggiunge il titolare di una profumeria -. Fosse stato un altro periodo il danno sarebbe stato molto più contenuto”. Già, a gennaio, febbraio, ad esempio, tutti stringono i cordoni della borsa. Si è speso tanto a dicembre e sino a primavera non se ne parla certo di fare shopping. Sempre sperando che per allora la strada a Cannero siastata messa completamente in sicurezza, o che non frani da qualche altra parte sulla statale 34. p.g. ma notiamo sempre di più - riprende Casabianca - che vengono spesi con una maggiore attenzione e consapevolezza rispetto al passato”. Chi ha la tredicesima, dunque, sistema i bilanci familiari. E gli altri? “Gli altri spesso hanno altre forme di riconoscimento seppure non ancorate ai contratti collettivi. Si va dalla gratifica sino ai premi di fine anno”, spiega Meinrado Robbiani, segretario cantonale dell’Ocst. “C’è da dire però che ormai quasi tutti i datori di lavoro riconoscono la tredicesima. Poi - aggiunge Robbiani - c’è chi la versa una volta sola, interamente a dicembre, e chi invece la “spalma” nei salari mensili. Fuori dai calcoli restano in particolare alcune categorie, in particolare del settore terziario ancora senza contratti collettivi, penso agli impiegati di fiduciarie, studi legali e commercialisti. Molti, tuttavia, prendono premi di fine anno. Non per tutti, ma in molti casi, quando va bene, gli affari crescono con una certa intensità e fanno gonfiare i bilanci, il versamento per loro è anche più alto della tredicesima media”. Il problema è di chi non solo non ha un contratto collettivo, dunque ha meno garanzie, ma ha anche salari da fame. E sono i lavoratori di categorie precarie, come quelli a chiamata, a prestazione o gli interinali. “Qui - riprende Robbiani - c’è davvero una nebulosa, un groviglio difficile da decifrare”. m.sp. Regaplroenatalizio LUNEDÌ 8 DICEMBRE DALLE 10 ALLE 18 10.– Lunedì 8 dicembre 2014, più acquisti e più ricevi in regalo: per ogni 100 franchi di spesa, ricevi una carta regalo del valore di 10 franchi. In tutte le iliali Migros del Ticino. Sono esclusi: OBI S. Antonino, Ristoranti Migros, De Gustibus, Outlet Migros, prestazioni di servizio, depositi, e-loading, carte i-Tunes, schede SIM, cash card, carte regalo, Smartbox e altri articoli sotto forma di buono. Per contratti stipulati l’8.12.2014, questa promozione vale unicamente sull’ammontare pagato l’8.12.2014. La carta regalo omaggio non può essere corrisposta in contanti e potrà essere utilizzata dall’acquisto successivo. IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 Attualità rosa & cactus OFFERTI DA Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Fra Martino Dotta Serge Pelletier È ripartita la campagna prenatalizia del Tavolino Magico per la raccolta di generi alimentari da destinare ai più bisognosi. Un appello alla solidarietà che, ogni anno, si rinnova grazie all’energia di Fra Martino. Non è certo un gran momento per l’allenatore e direttore sportivo dell’Ambrì. Da tecnico, viene multato per aver insultato gli arbitri, da dirigente, si ritrova senza portieri… per aver prestato Flückiger al Ginevra! 7 Non vuol sgonfiarsi il mercato nero degli anabolizzanti Parla uno“stregone”delle palestre “Ne ho visti tanti morire di doping” D ai 600 ai 1000 euro per un ciclo di anabolizzanti, le bombe; dai 50 ai 100 euro al giorno per un ciclo di ormoni della crescita, il GH (Growth Hormone). Sono le cifre, in euro perché il traffico avviene spesso nel bazar virtuale di Internet, sborsate dai forzati del muscolo gonfio. Ma l’approvvigionamento di sostanze illegali non disdegna neppure la via dei valichi doganali: “Succede abbastanza spesso, diciamo in media una volta al mese, di intercettare persone che cercano di entrare in Svizzera con sostanze anabolizzanti” conferma Davide Bassi, portavoce del Corpo guardie di confine. L’elenco dei prodotti sequestrati va dal testosterone, agli ormoni maschili, ma accade anche di scovare dosi di ormoni femminili, che vengono utilizzati soprattutto dai transessuali. Le confezioni confiscate sono sovente nascoste, “con una certa abilità”, sottolinea Bassi, “nei veicoli di cittadini provenienti dai Paesi dell’est. Se si tratta di anabolizzanti, l’origine dei prodotti rimanda per lo più al mercato cinese. Gli ormoni femminili arrivano invece dal Sud America”. Si tratta di traffici naturalmente vietati. “I trasgressori, oltre alla multa per divieto d’importazione, devono pagare anche le spese per la distruzione della merce confiscata” ricorda il portavoce. E ciò che aggira i controlli? Alimenta il “Ciclo”. Il termine - quasi un mantra - designa il periodo di alcune settimane in cui l’atleta assume i farmaci, seguito da una fase di riposo… prima di ricominciare un nuovo ciclo. Ci sono schiavi del manubrio che vanno avanti così per anni; le sostanze per fare l’effetto desiderato devono essere assunte ripetutamente nel tempo. Ma ci sono dei rischi: alopecia, problemi cardiaci, ginecomastia e impotenza, sono solo alcuni dei guai fisici in cui rischia di incappare chi ricorre a sostanze dopanti per aumentare la propria massa muscolare. Superfluo sottolineare che l’esercizio può rivelarsi molto pericoloso. Di cicli ne ha fatti tanti Giovanni, che incontriamo nei pressi di una palestra a Bellinzona. Ne ha fatti tanti e si vede. Non perché è pelato, ma poiché ha una massa muscolare impressionante. “Ho cominciato da giovane. Andavo bene, ma sapevo che avrei potuto andar meglio”. Ricorda: “Leggevo le riviste e capivo che c’era altro oltre agli integratori naturali e alle proteine. Anche negli spogliatoi tutti mormoravano. Ma è stato quando sono entrato a far parte del team di una palestra frequentata da molti agonisti che è partito tutto. La prima volta ho fatto un ciclo di sei settimane, tre iniezioni a settimana, di deca-du- COMMERCIO ILLEGALE DI MEDICAMENTI SU INTERNET Dati ricavati dall’operazione internazionale Pangea, a cui ha preso parte la Svizzera nel maggio 2014 1.500 111 I pacchi di medicamenti provenienti dall’estero che le autorità hanno controllato in Svizzera I pacchi, fra i 1.500 controllati, che contenevano medicamenti particolarmente pericolosi per la salute 14 Contenevano prodotti dopanti vietati 34 34 delle 111 spedizioni sequestrate contenevano stupefacenti Ti-Press STEFANO PIANCA MICHEL VENTURELLI Ai valichi ticinesi le Guardie di confine effettuano in media un sequestro al mese di sostanze dopanti che milligrammo di testosterone per settimana, se lo inietto, al minimo è 50 volte tanto. Se non lo fai però non competi”. Le sostenze arrivano dai più svariati canali: “All’inizio con colleghi ci fornivamo sul mercato nero in Germania, Spagna e diversi Paesi dell’est Europa. In quelle nazioni da sempre le farmacie sono poco rispettose delle leggi. Basta pagare, e ci sono grossisti in ogni regione a dipendenza del mercato con cui si tratta. Molti atleti si forniscono via internet ma è pericoloso senza una guida e degli indirizzi fidati”. Perché il gioco può finire male. “Con l’insulina puoi rimanerci secco, ma anche con il resto non si dovrebbe scherzare. A forza di bombe ne ho visti parecchi morire prima dei 50 anni”. [email protected] Q@StefanoPianca rabolin, un nandrolone decanoato. In sei mesi ho smesso di fare la pausa e semplicemente passavo da un prodotto dopan- te all’altro in continuazione”. Dopo un periodo in palestra Giovanni ha cominciato a preparare altri culturisti. Alcuni hanno cominciato a chiedergli suggerimenti... e così anche lui è diventato uno “stregone”. “Le domande erano le stesse che facevo io agli inizi. Cominciai a rifornirli; questo mi permise di pagare i miei cicli”. Diete, palestre, integratori… anche nel bodybuilding la disponibilità economica conta. E non poco. Per Giovanni non esiste l’uso: “Abuso è appena lo utilizzi; il corpo produce qual- In pillole Il fenomeno Il farmacista cantonale spiega come Internet ha cambiato l’approvvigionamento In tutto il mondo Pangea ha controllato 540mila spedizioni postali sospette, 20mila pacchi sono stati sequestrati ed è stata ordinata la chiusura di 10mila siti internet illegali Fonte: Operazione internazionale Pangea 1 CHI RISCHIA DI PIÙ? In Svizzera la Legge punisce con una multa fino a centomila franchi o con la detenzione chi fabbrica, importa o vende prodotti a scopo dopante. Chi consuma rischia “solo” la pelle e può bastare. 2 3 4 LA BATTAGLIA SI GIOCA IN RETE Nel 2013 Swissmedic ha ordinato la chiusura di quattro siti svizzeri che smerciavano illegalmente medicamenti e la soppressione di oltre 130 offerte su aste online. IL MERCATO NERO E I SUOI PERICOLI Gli anabolizzanti usati dagli sportivi dilettanti provengono solo in minima parte dal mercato farmaceutico ufficiale. È questo è un ulteriore salto nel buio. L’ULTIMO SEQUESTRO RECORD Risale all’agosto 2009, quando a Chiasso fu fermato alla dogana un automobilista che cercava di entrare in Svizzera con 1050 dosi di anabolizzanti e testosterone. “Non rincorriamo Armstrong, ma il dopato della domenica” I l muscolo pompato non è un diamante, non lo scolpisci per sempre. Anzi, quando col tempo e con l’età il corpo avvizzisce, l’effetto “prugna secca” risulta ancora più evidente in chi ha esagerato da giovane con le “bombe” anabolizzanti. Eppure la tentazione di seguire la via breve per darsi un tono continua a far proseliti. Con gravi pericoli per la salute, come mette in guardia il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini: “Chi usa l’anabolizzante a scopo di doping non impiega i dosaggi studiati e previsti per i malati. Utilizza infatti quantitativi molto superiori a quelli del foglietto illustrativo. Ciò, da un lato comporta una spesa molto elevata per chi acquista questi prodotti, dall’altro vi è un’assunzione di rischi molto maggiore. Perché gli effetti collaterali aumentano più che in proporzione”. Le dosi utilizzate da chi si dopa sono fino a 10-50 volte superiori a quelle usate in medicina. Quindi nonostante l’elenco degli effetti secondari dei medicamenti anabolizzanti non sia particolarmente lungo, “chi ne abusa deve - avverte Zanini - mettere in preventivo la possibilita di subire alcuni danni gravi e talvolta definitivi”. Temibile, e non particolarmente gradevole, risulta la lista delle magagne indotte da queste sostanze dopanti. Nel maschio si va dalla riduzione della produzione di sperma, e passi, all’atrofia dei testicoli, all’impotenza, alla difficoltà o al dolore nell’urinare, allo sviluppo irreversibile delle ghiandole mammarie, a un rischio aumentato di cancro alla prostata. Nelle donne, invece, il “ci- clo” dopante può scacciare quello vero e naturale, anzi il corpo può acquistare caratteristiche maschili come la crescita di barba e peluria sul corpo, l’abbassamento del tono della voce, la riduzione del seno. Ma rischiano anche gli adolescenti: gli anabolizzanti possono provocare un’accelerazione della puberta?e l’arresto della crescita. Il cancro invece è molto democratico e si becca tutti: gli organi sfiancati dal doping sono in particolare i reni e il fegato. Nonostante l’elenco, incompleto, dei rischi faccia una certa impressione, ancora in troppi ci cascano: “Ritengo che il fenomeno, I rischi Chi ne abusa deve mettere in preventivo la possibilità di subire danni definitivi I sequestri I grossi sequestri non ci sono più perché in Rete si acquistano piccole dosi dati alla mano, sia abbastanza costante nel tempo” afferma Zanini. I procedimenti aperti in Ticino, dal 2009 al 2013, per questioni di doping sono stati, risalendo gli anni, 18, 8, 10, 9 e 3. In picchiata nel 2013, ma nel frattempo è cambiata la legislazione, che ora vede in prima linea la Fondazione Antidoping Svizzera e le Dogane. Dunque anche la statistica andrà ricalibrata. Non sono cambiate le fonti di approvvigionamento, “da un lato Internet, dall’altro il rientro attraverso le dogane di persone che vanno a rifornirsi in luoghi come l’Ucraina, la Grecia oppure la ex Jugoslavia. Negli anni abbiamo trovato un po’ di tutto: dal consumatore che si porta un quantitativo per uso personale, fino all’istruttore di palestra che poi rivende la ‘roba’ a utenti selezionati”. Negli ultimi dieci anni il fenomeno è dunque stabile, anche se la Rete ha influito sui quantitativi. “Internet oggi muove ordinativi e pacchetti di piccole dimensioni, difficili da intercettare. Proprio perché il tipo di approvvigionamento del mercato è cambiato, i grossi sequestri non ci sono più”. Ciò che, conclude Zanini, “deve preoccupare, come autorità sanitaria, non è il doping di Armstrong e compagnia, visto che loro sono comunque seguiti da professionisti. La nostra attenzione deve essere rivolta a chi, in modo amatoriale, va in palestra per mettere su un po’ di muscoli per far bella figura in società. Sono quelli che alle pedalate popolari sono disposti a tutto pur di arrivare davanti. Lì, il fenomeno del doping è fuori controllo e si trovano gli apprendisti stregoni”. IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 8 ATTUALITÀ GLI ASILANTI IN SVIZZERA per cantone al 31.10.2014 2.627 1.560 1.557 1.050 1.039 940 890 853 715 18.103 2014 21.465 2013 22.551 15.567 16.005 28.631 2012 2011 2010 UR OW NW GL AR JU SH ZG BS SZ TG GR NE TI FR SO BL VS SG LU GE 453 437 353 286 223 221 165 AG È così che nella terra di mezzo il malaffare infiltra l’economia 94 Storia di una piccola media impresa portata al fallimento da alcuni oscuri pescecani legati alla vicenda Riva-Enderlin AI 2.009 VD Gli affari malavitosi Nell’ottobre 2014 sono state presentate in Svizzera 2.437 domande d’asilo. 2.399 il mese precedente 2.319 1.756 1.750 2009 10.844 2007 16.606 11.173 2006 2008 10.795 2004 3.221 3.163 2003 2002 5.040 2005 15.061 21.759 26.987 7.136 BE “Non dovete aver paura di noi asilanti africani, siamo fuggiti dalla guerra” L’EVOLUZIONE richieste d’asilo dal 2002 7.830 ZH I profughi e i timori 9 Fonte: Ufficio federale di statistica Dopo le polemiche e l’allarme a Losone i profughi tranquillizzano e si raccontano 1 2 IL CENTRO All’inizio di ottobre i primi asilanti arrivano nella ex caserma di Losone. Sono una ventina. Comincia così l’attività del nuovo centro di accoglienza in Ticino, una “dépendance” di Chiasso. LA STRUTTURA La ex caserma verrà utilizzata per tre anni e poi andrà al Comune. Il sindaco Corrado Bianda ha spiegato che la struttura è stata acquistata a un prezzo politico di 4,6 milioni di franchi. 3 4 5 LE FIRME Contro la trasformazione della ex caserma in centro asilanti, l’anno scorso sono state raccolte oltre 6.000 firme, poi depositate nella cancelleria federale. Il no è giunto anche da 10 comuni del locarnese. I PIANI Berna ha affidato l’incarico di predisporre piani di occupazione per gli stranieri a una società di servizi. In collaborazione con Municipio e Patriziato alcuni lavori sono già cominciati. LE INIZIATIVE In un’interrogazione si denunciano episodi allarmanti davanti alle scuole. E si chiede al Municipio di intervenire. Nel frattempo nasce in parrocchia un “Gruppo d’accoglienza” per i profughi. MAURO SPIGNESI J an e Marie sono tra i primi a uscire dall’ex caserma di Losone nel pomeriggio. Camminano mano nella mano. Lui ha un berrettino da baseball lucido, giubbotto di pelle e jeans; lei indossa una giacca scura, pantaloni leggeri e ha trecce sottili. “Siamo qui - raccontano - da tre giorni, non sappiamo cosa ci succederà nelle prossime ore. Abbiamo fatto richiesta d’asilo e ora aspettiamo”. Il futuro di Jan e Marie, 25 anni lui, 22 lei, dipende da Berna. “Siamo fuggiti in fretta dalle nostre case a Bengasi, fuori c’è la guerra. Arrivano gruppi di banditi in jeep e sparano su tutto ciò che si muove. Ora non abbiamo soldi, non abbiamo lavoro, non abbiamo più nulla. Solo la voglia di ricominciare. Qui ci piace. Non dovete avere paura di noi. E poi, perché?”. Jan e Marie sono solo due dei protagonisti di quell’arcipelago di etnie, religioni, nazionalità, vite, che è diventata la caserma di Losone da qualche mese. Da quando cioè Berna ha deciso di sistemare qui un alloggio esterno al Centro di procedura di Chiasso. Iniziativa seguita da un frullare di polemiche. Con interrogazioni e accuse alimentate sui social network anche dal clima preelettorale. Polemiche che non entrano dalle finestre del centro, dove si vedono abiti appesi ad asciugare, o nel giardino dove due donne eritree di Keren e un giovane nigeriano rastrellano le foglie buttate giù dal vento e raccontano, in un italiano stentato, che qui stanno bene e sorridono. La presenza degli asilanti a Losone in realtà al mattino quasi non si nota. C’è soltanto una squadra di giardinieri impegnata a pulire alcuni sentieri. Una decina di uomini che rientrano nell’ex caserma attorno a mezzogiorno insieme al loro coordinatore ticinese. “Ragazzi in gamba”, dice mentre dal cancello entra un’auto della polizia. Agenti, ma soprattutto guardie della Securitas, tengono sotto controllo ogni movimento. E non soltanto nel centro, ma anche davanti alle scuole, nella lieve collinetta che guarda gli edifici che ospitano asilo, elementari e medie. Qui al mattino non c’è nessuno. Nel pomeriggio attorno alle quattro arrivano Alì e i suoi due amici. Si siedono sulla panchina, una di quelle finite in una interrogazione al Municipio da parte del consigliere plrt Tiziano Cavalli, che denunciava una serie di episodi preoccupanti. Sono osservati a vista da due agenti della polizia e da due guardie della Securitas che nel frattempo hanno controllato tutti gli spazi della scuola. “Nessun problema con la polizia”, dice Alì, che racconta d’aver pagato oltre mille dollari per imbarcarsi dalla Libia e arrivare in Sicilia. Ha terrore di Boko Haram, racconta a segni di uomini e donne sgozzate e dice che lui lavorava con una buona paga come commesso in un negozio. “Poi è arrivata la guerra Il luogo e i controlli Il centro La ex caserma è controllata da pattuglie di polizia che vigilano sull’intero perimetro del giardino Ti-Press I FAT TI E LE POLEMI CHE I DUE PERSONAGGI Qui sotto, Francesco Riva e il socio in affari Davide Enderlin La sorveglianza Attraverso telecamere, e con personale impegnato in ronde, gli spazi interni del centro sono sorvegliati Il giardino Molti asilanti lavorano nel giardino e sono controllati dai coordinatori dei lavori e, a distanza, dai “securitas” Le panchine I profughi la sera si siedono sulle panchine della scuola comunale, oppure si riuniscono accanto al fiume Ti-Press e la morte. E io sono fuggito”, dice, mentre spiega che uno dei suoi amici era meccanico di motori marini mentre l’altro lavorava come muratore. “Da Milano sono finito a Chiasso e poi a Losone. Ma è difficile star qui, al centro la convivenza è complicata: troppe etnie, troppe lingue diverse, troppe religioni, troppi stili di vita”. Racconta ancora, mentre le mamme arrivano a prendere i bambini. Dice che da un anno non sente i familiari, “Ho paura, spero stiano bene”, L’iniziativa aggiunge con gli occhi lucidi. Le altre panchine restano vuote, come all’ora di pranzo quando i genitori arrivano a prendere i bimbi. “Dicono che gli asilanti lasciano i barattoli di birra e fanno pipì sulle piante - racconta Angelo, nonno in attesa dei nipotini - io francamente non li ho visti. Vanno a prendere le birre alla Coop, ma non mi pare gente cattiva. Certo, poi magari tra loro c’è la testa calda”. Non distante una mamma ascolta. “I controlli - racconta mentre dice di chiamarsi Laura - ci sono, ma la loro presenza, sarà anche un fatto irrazionale, non lo nego, non ci lascia tranquilli”. Samy, che viene da Khartum, in Sudan, e si avvia verso la ex caserma racconta: “Sono arrivato in Italia e Dio sa solo come ho fatto. Dalla Sicilia mi hanno portato a Milano, poi sono giunto a Chiasso e da qui sono finito a Losone. Quando arrivi in un Paese straniero - racconta - ti senti spaesato, smarrito, depresso. Ti chiudono in una stanza con per- sone che non conosci, che parlano un’altra lingua, hanno un’altra religione. Ti manca la famiglia. Ti manca tutto. Lì dentro non ho telefono, né internet, né musica. Una birra magari ti aiuta a star su, a illuderti che sei ancora al mondo”. Ma non tutti possono permettersi di bere qualcosa. Oltre chi ha in tasca ancora soldi, quelli che lavorano come giardinieri sono poche decine. Gli altri arrivano, restano qualche giorno, e poi vengono trasferiti in altri centri. “Quando questi ragazzi vengono qui sono gentili, però capisco la preoccupazione”, dice la signora bionda del chiosco vicino all’ex caserma: “Ci vuole tempo per dar fiducia a chi non conosci. D’altronde io ricordo quando ero piccola, a Zurigo, i genitori avevano paura che le figlie portassero a casa un italiano. Compresi i miei. Mia sorella prese sul serio la raccomandazione. E portò un germanico”. [email protected] Q@maurospignesi Mentre la scuola comunale lancia un programma di accoglienza... “Nessun genitore ha mai protestato” S ono venuti due genitori, e mi hanno espresso, in maniera assolutamente tranquilla e pacata le loro preoccupazioni, senza citare episodi precisi o fare allarmismo. Li ho rassicurati e tutto è finito lì”. Alberto Fornera direttore dell’istituto scolastico comunale (scuola dell’infanzia ed elementare) è rimasto sorpreso dalla polemica sugli asilanti che siedono nelle panchine di fronte alla scuola di Losone. “Sino a oggi - riprende - non è arrivata alcuna protesta formale. Non mi è stato segnalato alcun fatto concreto, non ci sono elementi, oggi, per preoccuparsi. Noi d’altronde garantiamo la sorveglianza dell’edificio e l’uscita dei ragazzi, non soltanto con la nostra presenza, ma anche con l’intervento di due guardie di una società di sicurezza privata che sistematicamente, e a intervalli regolari, controllano tutto il perimetro della scuola, compreso l’edificio delle medie”. Alberto Fornera parla nel suo ufficio che guarda il cortile interno, dove arriva una donna eritrea con il passeggino e il suo piccolo nato qualche mese fa. È giunta in Ticino qualche anno fa e alla fine è riuscita a uscire dallo status di asilante. Entra nello stanzone dove i genitori attendono i figli e viene salutata da decine di sorrisi. “Quando ho saputo che sarebbero arrivati gli asilanti - spiega ancora Fornera - ho riunito il corpo docente e abbiamo deciso che era necessario spiegare ai bambini, con un linguaggio a loro comprensibile e con le dovute attenzioni, cosa stava succedendo a Losone. Poi abbiamo allestito un servizio per raccogliere libri e dvd qui a scuola da regalare agli asilanti. Inoltre, ma questo con un punto d’appoggio esterno perché a scuola è difficile svolgere questa attività, abbiamo un altro servizio per raccogliere abiti da girare poi agli immigrati”. Nella scuola d’infanzia (150 allievi) ed elementare (30 docenti e 300 studenti) il servizio sta funzionando. E anche alle medie (circa 500 allievi) si stanno sviluppando iniziative per sensibilizzare i ragazzi e spiegare perché, all’improvviso, una persona deve lasciare il proprio Paese e arriva in Svizzera. LA PANCA È VUOTA Una delle tre panchine (vuote al mattino) davanti alla scuola e, a sinistra, il direttore Alberto Fornera Q uesta è una brutta storia, una brutta storia davvero. Se fosse un romanzo o un film sarebbe una contorta faccenda di malaffare. Una storia che si consuma in quella grigia terra di mezzo fatta di una malafinanza così subdola da infiltrare anche la buona economia. Cioè a dire quel tessuto che costituisce la trama portante della sana produttività locale di questa regione. È una storia piccola e apparentemente insignificante. Una di quelle che anche le cronache regionali ridurrebbero a poche righe. Forse nemmeno, perché si tratta delle banali difficoltà finanziarie di una piccola ditta. Eppure a ben guardare è una storia che potrebbe riassumere una costante di questa nostra realtà economico-finanziaria, infiltrata da personaggi senza scrupoli. Ed è forse il capitolo più piccolo di un complicato romanzo. La storia è ancora troppo fresca perché dei protagonisti si possano fare i nomi. Non è chiusa. Fatto è che anello dopo anello, forse casualmente o forse no, da quella piccola impresa in un piccolo comune nel cuore del Ticino si arriva ad uno dei personaggi più chiacchierati del momento. Il socio in affari, Francesco Riva, di quel Davide Enderlin, legale luganese, le cui peripezie finanziarie lo hanno portato in carcere. Quest’estate in Italia, per la vicenda della banca ligure Carige. Storie di truffe e riciclaggio. E quanto prima varcherà anche anche le patrie galere. In Ticino tra qualche giorno dovrebbe raggiungere il suo ex socio, Francesco Riva appunto, e la sua ex compagna - forse solo in affari - un’artista, una cantante lituana da sempre in Svizzera, Ginta Biku. LA MINACCIA DEI POTENTI RUSSI Forse la storia che vi stiamo raccontando si innesta casualmente con le faccende di Riva, direttore tra l’altro della Pallavolo Lugano, di cui Enderlin era presidente. Forse. Ma è comunque significativa di quella terra di mezzo che produce personaggi capaci di infiltrarsi, insinuarsi nella buona economia (soprattutto quella che per una ragione o per l’’altra zoppica a causa della crisi) ed è capace di risucchiarla per farla propria e inserirla in circuiti nebbiosi. D’altra parte, seppur in piccolo, questa brutta storia che stiamo per narrarvi sembra la copia di quanto accaduto un paio d’anni fa alla Pramac di Riazzino. Un’importante azienda di pannelli solari dalle rosee aspettative. Un business però improvvisamente crollato. Sarà una concidenza, fatto è che ad un certo punto anche in quella vicenda comparve Enderlin. E tutto finì con milioni di rosso e di debiti. Ma torniamo alla nostra piccola e brutta storia. Marco, lo chiameremo così, tre anni fa inizia a sentire i contraccolpi della crisi. La sua piccola impresa opera nel settore della pubblicità, una decina di dipendenti compresi moglie e due figli, fa fatica a stare al passo con le necessità di bilancio. A colpi ogni volta di qualche migliaio di franchi, ha accumulato debiti per 200mila franchi, poco di più o poco di meno. La situazione lo spinge in una sorta di depressione. Ha bisogno di respirare per ritrovare le forze. Cerca un direttore commerciale che possa dargli una mano a risollevarsi e sostituirlo nel caso dovesse assentarsi per un breve periodo di cura. Forse casualmente - in fondo ha pubblicato un’inserzione sui giornali -, ma forse no, chissà!, entra in contatto con un italiano (che chiameremo Stefano), guarda caso conoscente o amico di Enderlin. Stefano da tempo risiede nel luganese dove vive con una compagna russa figlia, così va raccontando, di un ricco e influente uomo d’affari dell’Est. E qui la storia si tinge anche di giallo perché successivamente, quando le cose per Marco si faranno più difficili e delicate, Stefano non esiterà a minacciarlo sventolandogli davanti la pericolosità dei potenti finanzieri russi. Ma chissà, forse millantava rapporti che non aveva. O forse sì. In fondo di faccendieri provenienti dall’Est la Piazza ticinese si sta da tempo riempiendo. Passano i mesi, ma nella piccola impresa le cose stanno tutt’altro che migliorando e così pure la depressione di Marco, ormai sotto la totale influenza di Stefano che nella ditta nel frattempo ha coinvolto altra gente, personaggi poco affidabili e una società ticinese del settore (“ma di fatto dietro c’era ancora lui, Stefano”). E fra tutti un personaggio (lo chiameremo Angelo), “che... te lo raccomando! Ma io ero ormai nelle mani di Stefano - ricorda Marco -. E oltretutto, per potermi curare mi ero dovuto assentare dalla ditta un mese. E tanto è bastato perché Stefano, privo ormai d’ogni scrupolo, avesse messo i miei familiari e qualche altro dipendente con le spalle al muro”. Insomma, tutto o quasi tutto cambia in pochi mesi. Stefano e i suoi nuovi partner, quelli dell’altra società, spingono Marco a lasciare loro il 60% dell’azienda, (prima della crisi aveva più o meno un milione e mezzo di fatturato). “Ma non incassai un centesimo, mi obbligarono a lasciare tutto. Anzi, dovetti metterci della liquidità, 120mila franchi”, dimezzando così il debito iniziale. QUEI BILANCI TRUCCATI Dal punto di vista societario le cose s’attorcigliano. Ma ad arte. Tutto sembra parte di un gioco ben orchestrato sin dall’inizio, ricorda e riflette ora Marco che, seppure col suo 40%, venne messo alla porta, così come di fatto furono costretti ad andarsene anche i suoi familiari. Nel frattempo i debiti stavano misteriosamente sfiorando i 600mila franchi. “Per non rischiare avevo depositato in pretura i bilanci. Ma Stefano e i suoi soci, truccando le cose per poter proseguire - lavori in esecuzione gonfiati, valore del magazzino... -, riuscirono a convincere il pretore…”. A questo punto Stefano cerca un nuovo amministratore al posto di Marco. Lo trova in quel losco personaggio coinvolto precedentemente, Angelo, ma una banca - una delle due che hanno contatti con l’impresa di Marco - si oppone. Angelo non dà sufficienti garanzie. Ecco allora spuntare come dal nulla Francesco Riva, indicato da Enderlin attraverso Stefano. Un uomo apparentemente a modo il Riva, che non suscita particolari sospetti in Marco, nonostante sulla piazza luganese il suo profilo professionale non brillasse da tempo. Diventa lui, Riva, amministratore dell’impresa. E con ogni probabilità - dice oggi Marco -, da lui i creditori non caveranno mai un centesimo. Stefano me lo ripeteva spesso: dobbiamo scegliere una persona che non possiede nulla, uno a cui nessuno sia in grado di chiedere alcunché in caso di fallimento. La faccia, mi diceva, non dobbiamo metterla fuori noi. UNA NUOVA SOCIETÀ Con l’uscita di scena di Marco, affranto e depresso, Stefano e Riva creano (ma non a loro nome) una nuova società che oggi si trova negli spazi e nei capannoni di quella vecchia. Quest’ultima svuotata d’ogni cosa e riempita solo di debiti. I macchinari della nuova impresa sono quelli di Marco, mezzo milione di valore. “Ho incontrato una sola volta Riva. Gli avevo scritto, ma quella è gente che non risponde nemmeno alle raccomandate. Dovevo andare a ritirare le mie cose in ditta. Apparentemente era tutto ok. Ma una volta entrato mi hanno provocato, spinto all’esasperazione. È intervenuta la polizia. Pensate che umiliazione per me! Sono stato addirittura denunciato da loro. Ero andato lì, nel mio ufficio a riprendere le mie poche cose”. Ecco la storia di Marco e della sua piccola impresa che ancora esiste, ma piena di debiti non suoi. Ora, rimessosi psicologicamente, spera si arrivi a capire che la brutta vicenda della sua ditta, finita tre anni fa in difficoltà comuni a molte altre imprese, è il lampante esempio dell’esistenza di una terra di mezzo capace di infiltrare, anche con la minaccia della violenza, ogni germe sano del tessuto economico del Paese. Marco spera che fascicolo dopo fascicolo, ricostruendo le vicende di Riva, gli inquirenti giungano anche alla storia della sua impresa familiare. Una storia piccola, che a guardarla dall’esterno forse non merita una colonna in cronaca. Ma che forse, chissà, è il breve capitolo di un romanzo che parla di criminalità finanziaria in Ticino. Due parole La colpevole tolleranza delle autorità LIBERO D’AGOSTINO D iciamola tutta. Se i magistrati italiani non avessero pazientato per arrestarlo appena varcato il confine, oggi probabilmente Davide Enderlin, in Ticino sarebbe ancora un “professionista” a piede libero. Avrebbe continuato nel silenzio generale a svolgere la sua proficua attività, ufficialmente di consulente, ma in realtà di sedicente avvocato e sedicente fiduciario, nell’indifferenza, o meglio con la connivenza, di chi su queste attività era chiamato a vigilare per dovere istituzionale. Per anni Enderlin si è mosso sul filo della legge, sino a quando quel filo si è rotto facendolo precipitare in carcere. Le ultime indiscrezioni sul suo caso segnalano che la Procura ticinese ha bloccato i conti delle società di cui Enderlin era amministratore e di quelle ancora da lui amministrate. Stando a fonti qualificate, sarebbero emersi dei bonifici non autorizzati, soldi versati dai bilanci di molte società, all’insaputa degli azionisti, alla Pallavolo Lugano, di cui Enderlin è presidente e di cui il suo socio in affari Francesco Riva era direttore. Quel Riva finito arrestato assieme alla bella Ginta Baku, entrambi coinvolti negli affari di Enderlin chiamato rispondere per la truffa Carige, per il crac Pramac e di un’ altra truffa a danno di alcuni suoi clienti. Ma lo scandalo non è Enderlin. Il vero scandalo è la colpevole tolleranza di chi doveva vigilare, segnalare e intervenire, quanto meno, per vederci meglio nella sua attività di amministratore di ben 142 società. 10 ATTUALITÀ IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 IL “MODELLINO” Il modello del massiccio del San Gottardo in preparazione a Cresciano nel laboratorio della Ongaro Graniti. Sarà composto da 5 pezzi e peserà circa 23 tonnellate L’evento Il padiglione svizzero un esempio a Expo di tempistica e fantasia Investimento totale del settore pubblico e privato svizzeri 40 milioni chf 20 milioni Numero atteso di visitatori a Expo 2015 Numero visitatori attesi al Padiglione Svizzero 2 milioni Numero di visitatori attesi al Padiglione Svizzero al giorno 11.000 1.000 Numero visitatori al Padiglione Svizzero all’ora 4.432 m² Superficie Padiglione Svizzero 4 Numero torri 15 m Altezza torri Fonte: Dipartimento federale degli affari esteri 7,5 milioni i biglietti venduti ro, secondo le previsioni di Berna, dovrebbe calamitare la curiosità di almeno due milioni di visitatori. “Stiamo andando avanti senza intoppi - sottolinea ancora Arcidiacono - e questo ci rende orgogliosi. Bisogna però dire che non siamo soli, anche Germania e Repubblica Ceca, solo per fare due esempi, stanno procedendo spediti”. I lavori avranno un primo stop alla fine dell’anno, quando si faranno le opportune verifiche. “Quando saran- 8 milioni chf Obiettivo sponsoring della Confederazione Svizzera Keystone R uspe e camion vanno e vengono, sollevano polvere e restituiscono certezze. Come quella della puntualità. Perché il padiglione svizzero a Rho, all’ombra della Malpensa dove sta sorgendo la grande città-vetrina internazionale dell’Expo, va avanti spedito rispettando i programmi prestabiliti. Una tempistica ferrea, nonostante gli ostacoli incontrati durante il cammino. Come il no del Ticino al finanziamento pubblico di 3,5 milioni di franchi. Un no arrivato dalle urne, che sottrarrà giornate e spezzoni di eventi extra, pensati originariamente per la promozione del territorio. Intanto, lo spazio rossocrociato di 4.432 metri quadrati comincia a prendere forma. La Svizzera, primo Paese ad aderire all’Expo di Milano, che ha già venduto in tutto il mondo 7,5 milioni di biglietti in prevendita, sta bruciando tutte le tappe. È straordinariamente puntuale. Un valore com- preso da molti giornali italiani, che si sono affrettati a metterlo in evidenza dopo l’inizio del conto alla rovescia verso l’inaugurazione di Expo 2015 a maggio. “Stiamo rispettando le tabelle di marcia e questo ha creato sicuramente curiosità e rispetto”, spiega Andrea Arcidiacono, responsabile del programma di Expo 2015. Quello della Confederazione è un cantiere che viaggia spedito insieme a un’altra quarantina aperti in questi mesi. A metà settembre è stata posata la prima pietra, una scheggia di granito del San Gottardo. Entro la fine dell’anno svetteranno tutti i piani delle quattro torri da 15 metri d’altezza progettate dagli architetti dello studio argoviese Netwerch. Sembreranno giganteschi contenitori con sale, acqua, caffè e rondelle di mele, prodotti che rappresentano la sostenibilità, la responsabilità, l’innovazione e la tradizione svizzere. I simboli di un’operazione culturale innanzitutto in sintonia con il tema dell’Expo, “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Il padiglione svizze- 23,1 milioni chf Credito di partecipazione della Confederazione “Stiamo rispettando le tabelle di marcia e questo ha creato curiosità e rispetto” MAURO SPIGNESI I NUM ERI LE CIFRE no - spiega Arcidiacono - pronte le torri, la struttura generale e la casa. Poi cominceranno i lavori all’interno con le rifiniture, sino ad arrivare a marzo, quando cominceranno i test in vista dell’inaugurazione di maggio. Io sono molto fiducioso e penso che la tempistica sarà rispettata”. Se così sarà, la Svizzera offrirà ancora una volta un esempio di grande affidabilità in una situazione difficile ma stimolante. Attualmente l’équipe di Pubblicità lavoro elvetica dell’Expo sta mettendo a punto i programmi degli eventi. E qui la presenza del Ticino, dopo che il popolo ha affossato il credito pubblico, registrerà una contrazione. “Formalmente il voto non ha cambiato molto. Perché il Ticino - dice Arcidiacono - con gli altri cantoni del Gottardo ha un contratto per 40 giornate complessive nell’agenda milanese. Quello che invece cambierà saranno le giornate extra che probabil- mente il Ticino perderà e che potranno essere occupate dagli altri cantoni, oppure da altri partner”. Partner privati come Nestlé, le Saline del Reno, Geberit, o Vacheron. O una delle città rappresentate a Milano: Zurigo, Basilea e Ginevra. Per l’Expo, governo e parlamento hanno concesso un credito di 23,1 milioni di franchi destinato alla “Confoederatio Helvetica”, 8 milioni dovranno poi arrivare da sponsor, cantoni, città e aziende. Il collage degli investimenti si sta componendo. Nel frattempo, appunto, il cantiere va avanti. A capo dei lavori c’è la Nüssli Schweiz, impresa internazionale con sede a Hüttwilen, che sta realizzando anche altri padiglioni. “Mi fa invece molto piacere - aggiunge ancora Arcidiacono - la presenza di un’azienda ticinese che è riuscita a strappare un bell’appalto”. Il riferimento è alla Ongaro Graniti di Cresciano, incaricata di riprodurre in scala il San Gottardo alto 5 metri e largo più di 3. Un lavoro da 400 mila franchi. [email protected] Q@maurospignesi Claudio Lardi, responsabile per i Grigioni alla rassegna “Un’alleanza fra cantoni adesso è indispensabile” “L a nostra presenza l’abbiamo pensata attorno a una casa comune. E casa comune sarà. Anche dopo il no al finanziamento pubblico da parte del Ticino”. milioni Claudio Lardi, delegato Expo del Canton Grigioni, vuole ri...è l’ammontare del badire il senso di continuità del progetto che lega le realtà finanziamento pubblico per cantonali delle Alpi: “Con Vaud, Ticino e Uri, noi grigionesi il quale gli elettori ticinesi abbiano affittato 150 metri all’interno del padiglione della hanno detto no. Confederazione, e speriamo di poter sfruttare al massimo questa opportunità”. I quattro cantoni del Gottardo, dunque, marceranno insieme. Hanno prenotato 40 giornate durante la rassegna di Milano. Ma il rischio ora è che con la contrazione dell’investimento ticinese, altre iniziative, altri gruppi organizzati pos...sono i metri quadrati sano inserirsi per sfruttare, dal punto di vista dell’immagine che il padiglione svizzero soprattutto, tutte le potenzialità della rassegna. A muoversi, ha a disposizione ad esempio, c’è il “Progetto Valtellina Valposchiavo Expo”, all’interno di Expo. che ha già fatto tappa al Castello Sforzesco di Milano con il Giro del Gusto promosso dal Padiglione Svizzera. Valposchiavo e Valtellina, in perfetta sintonia, si sono presentate a bordo di una carrozza ristorante di lusso e con chef e menù milioni CLAUDIO strettamente leati alla terra e hanno messo in piedi una veLARDI ...è la cifra che la Avvocato, trina delle eccellenze agroalimentari dentro Casa Svizzera. Confederazione ha messo 59 anni, Ma da aprile a maggio il progetto ha fatto tappa anche a Roa disposizione per delegato ma e Torino, a rimorchio del tour itinerante promosso e voil padiglione svizzero. luto da Presenza Svizzera. ad Expo 2015 per i “L’Expo avrà una grande visibilità - spiega Lardi - e dunGrigioni que è normale che anche realtà territoriali come Valposchiavo si facciano avanti e mettano in piazza le loro iniziative, milioni anche se noi, che abbiamo una rappresentanza più istituzionale, non c’entriamo niente”. Ma sicuramente questo gene...è quanto dovrebbe re di eventi, come quelli messi a punto nell’alleanza storica giungere in termini tra Valtellina e Grigioni, frutto dell’ottimo dialogo tra propartecipazione da sponsor, vincia di Sondrio e Regione Valposchiavo, o quello delle vie aziende, città, cantoni. dell’acqua che faranno poi da corollario a quelle istituzionali, caratterizzeranno la presenza svizzera ad Expo. E proveranno a far cambiare rotta ai flussi turistici. In questo senso chi sarà più presente potrà trainare le presenze nel proprio mila territorio. “Noi ci saremo. Poi - aggiunge Lardi - bisognerà tenere conto che nell’intera area durante il periodo dell’Ex...sono i franchi che costerà po si terranno tremila eventi, tutti già programmati. Per la riproduzione in scala questo sono importanti le alleanze fra cantoni”. del San Gottardo in granito. 3,5 4.432 23,1 8 400 Pubblicità ( 3 + 3 = . = ) 0 ; 4 7 : $4 " # ! & ) * 5 . 9 5 & 2 & & 5 1 ’( 1+*+ GWWI< ,.#55+ ’ 5 5 # , 26B@9F 96B WLIGQ 6B Q=IGQIQWG> PQEI< >QEI< !FD 7RFDF %6B6UV /= C@D@ %;WW$ GM % B68A 9?8 46E++A 0 *I.2/.=2F"!$"F%+)BF&,"F-:9#:F$)+ 0 #>H>1.<3D. 4AK ’) 1>= 5;.E8 &"! 0 +183D<> H.HH:;3 7A6C %! +I@3D ’(&"! 0 )D>13EE>D3 ?A7 $%J *I.2 >D3 /)/1*% /8?:96 C:CFJ@6 C@8JF /"&! 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Grazie all’assistente di parcheggio attivo, trova anche gli spazi impossibili e vi aiuta a parcheggiare con una manovra perfetta. Scoprite subito questa e altre tecnologie Ford a bordo della nuova Focus con una prova su strada dal vostro concessionario Ford. Da Fr. 18’950.-* * Esempio di calcolo: Focus Trend, 1.0 l EcoBoost, 100 CV/74 kW, 5 porte, prezzo del veicolo Fr. 18’950.- (prezzo di listino Fr. 23’450.-, dedotto premio «Ancora di più» di Fr. 3000.- e premio «Chi decide subito» di Fr. 1500.-. Modello riprodotto: Focus Titanium, 1.0 l EcoBoost, 125 CV/92 kW, prezzo del veicolo Fr. 26’000.- (prezzo di listino Fr. 27’650.- incl. opzioni supplementari del valore di Fr. 2850.-, dedotto premio «Ancora di più» di Fr. 3000.- e premio «Chi decide subito» di Fr. 1500.-. Oferte valevoli ino al 31.12.2014. Con riserva di modiiche. Focus 1.0 l EcoBoost 100 CV/74 kW: consumo ciclo misto 4.6 l/100 km, emissioni di CO2 105 g/km. Categoria d’eicienza energetica B. 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Idem a Locarno per uno sui 5 esaminati (in tre il giudizio è negativo) LE VITTIME Nel rapporto annuale dell’Ufficio prevenzione infortuni (Upi) si mette in evidenza che 69 pedoni hanno perso la vita sulle strade svizzere lo scorso anno, mentre 723 sono rimasti feriti LA PREVENZIONE A livello nazionale lo scorso anno si sono verificati mediamente due incidenti gravi al giorno con vittima un pedone. Una media riscontrata soltanto nel 2003. E questo dopo diverse campagne di prevenzione I PASSAGGI Circa i tre quarti degli incidenti registrati con conseguenze gravi (ferite serie o decesso) che si sono verificati l’anno scorso a livello nazionale sono avvenuti su passaggi pedonali F orse è solo un’impres- bini e anziani. Poi c’è la questiosione, ma la sensazio- ne ancora aperta sui passaggi ne è che sulle strade governati dai semafori, che vandel cantone sia calato il no tarati seriamente; sono così buio. O forse è l’ultimo ‘veloci’ che spesso lasciano il perapporto dell’Ufficio prevenzione infortuni (Upi) che, ricordanPaolo Colombi doci la media giornaliera di due Margini di incidenti gravi che coinvolgono miglioramento ce un pedone, segnala come la sicurezza stradale sia sempre un ne sono sempre, cantiere aperto. E la sicurezza, soprattutto nei non solo viaria, è qualcosa che percorsi fuori viene percepita con maggior dagli agglomerati tranquillità sul territorio se accompagnata da una migliore visibilità. Da una luce adeguata, che non affidi solo ai fari delle automobili il compito di segna- Pubblicità larci eventuali “ostacoli”, dal ciclista al pedone appunto. E a maggior ragione quando il pedone, anche dopo che il sole è tramontato da un pezzo, attraversa regolarmente la strada sulle strisce pedonali. Strisce, però, che nell’ultimo test del Touring club svizzero non superano certo l’esame sicurezza col massimo dei voti, anzi, il 60% dei passaggi pedonali ritenuti “pericolosi” nel 2013 si sono confermati tali anche quest’anno, a Lugano uno su quattro e a Locarno uno su cinque. Risultati difficili da accettare per delle strade, come quelle svizzere, ritenute dalle statistiche tra le più sicure al mondo. “Margini di miglioramento ce ne sono sempre, ma per quanto riguarda l’illuminazione stradale distinguerei tra gli agglomerati urbani e i percorsi fuori dell’abitato - commenta Paolo Colombi dell’Istituto Rass, dedito alla ricerca e l’aggiornamento della sicurezza stradale del cantone -. A mio parere l’illuminazione cittadina, soprattutto dei grandi centri urbani, è ottima; altrettanto non si può dire fuori, dove non sono previsti i 50 km orari, ma neanche i pedoni. In quei casi, però, dove c’è un passaggio pedonale o un incrocio pericoloso l’illuminazione deve essere ottimale. Magari con le luci ai led, ma qui c’è un problema di prezzi visto che alcuni Comuni hanno quasi dimezzato l’illuminazione pubblica per ridurre i costi, e altri hanno allo studio sistemi con rivelatori di movimento”. Fatto sta che, al di là degli episodi di cronaca e di incidenti registrati, la percezione tra chi non si schiera con gli automobilisti non è certo di sicurezza. “Da una parte c’è lo studio del Tcs, dall’altra un rapporto fatto realizzare dal Cantone ad un’azienda specializzata, e in entrambi i casi si riscontrano problemi nei passaggi pedonali - contesta l’urbanista Jordi Riegg, presidente dell’associazione Mobilità attiva che si batte per una moderazione del traffico, per dare spazio appunto ai pedoni-. Ma quello che vorrei capire sono i criteri usati nelle ricerche. Soprattutto nelle città, per noi, ci sono limiti evidenti di illuminazione, visibilità e ostacoli in particolare per handicappati, bam- done in mezzo alla strada”. Di tutt’altro avviso, per quanto riguarda l’illuminazione, Carlo Panzera a capo dell’Ufficio segnaletica stradale del Canto- ne: “C’è una direttiva nazionale dell’Slg, l’Associazione svizzera per le luci, che recependo 4 o 5 normative europee stabilisce posizionamento, luminosità e Jordi Riegg È specialmente nelle città che ci sono limiti di visibilità. A rischio in particolare bambini, anziani e handicappati Carlo Panzera I led utili nei passaggi pedonali. Le loro luci sono bianche e non giallastre come ora che non aiutano col giallo delle strisce La curiosità )&) ! ,.-"%& $ )&"* -"’/&)*)& -*)* & .*+-"*,$, #$’’ (*!&’&,$ #$’ 4521 " caratteristiche delle luci stradali - spiega Panzera -, e a quanto mi risulta tutte le aziende del cantone incaricate all’installazione le rispettano. Anche la manutenzione viene fatta assiduamente e con puntualità. Certo, è auspicabile che le luci ai led prendano sempre più piede, almeno nei passaggi pedonali. Oltre ad assicurare un forte risparmio energetico la loro luce è bianca, e non giallastra come ora, ciò che certo non giova alle strisce, le quali sono appunto gialle”. m.sp. ,#()(".% /( $,+’."12)" $,+ ( /2,( !,-/$,.%. ÃʾÑ!è.èÄ9-"145šè1.1-Å1À©ò¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+Ýì- $3ÍÝ-ûú$:38 $14 Ñûì¬Ì/*+¼;èììÓÅ6¬ªöš,(è33,7)³¼úÈÝÝ9Óé.5:¼Á+(ª)74°5ª.û°!" æ ¹5¦°,ö!(ìšæª)5úû¹°9ªÞ©¦ª°½½Ãñʾ "’’(,.( (+&,.*"3(,+( /2 "# $$’(%$’)(&! Nuove tecniche per la visibilità Perle di vetro e più incolumità per i pedoni S ino a qualche anno fa era un esperimento, iniziato a Berna e ripreso in Ticino. “Poi, con una direttiva, è diventato un obbligo, e ora il tappeto di perle luminose sulle strisce pedodali lo pretendono sia i Comuni che il Cantone”, spiega Elisabeth Herzog Mordasini, imprenditrice e titolare di una azienda ticinese che da quasi trent’anni lavora sul fronte della sicurezza stradale. “Con le perline, che in realtà sono frammenti di cristalli, minuscole sfere di lavorazione di Swarovski, la differenza d’intensità della luce, la brillantezza è notevole. In particolare quando cala il buio. Noi - dice sempre Elisabeth Herzog - l’abbiamo misurata con dispositivi precisi”. Le perline luminose della Swarco, che conferiscono un effetto luminescente molto simile alla sabbia quarzosa, per la prima volta in Ticino sono state utilizzate nel 2011 a Giubiasco e poi a Locarno. “La nostra azienda - dice l’imprenditrice - realizza passaggi pedonali in molte città, da Locarno sino a Lugano, con incarichi sia comunali che cantonali. Costruiamo le “zebre”, oppure curiamo la loro manutenzione, e sistemiamo i paletti ai lati della carreggiata come prevedono le nuove direttive”. I controlli delle strisce pedonali in prima battuta dovrebbero essere eseguiti dai tecnici comunali e poi il via libera confermato da quelli cantonali. Diversi i criteri per “omologare” un passaggio, visto che si va dalla visibilità sino appunto alla segnalazione del passaggio. “Elemento - spiega Herzog - molto importante. Fondamentale direi”. 50/2014 Solo DOMENICA 7. 12. 2014 1/2 prezzo 3.40 invece di 6.80 Treccia al burro, 500 g, con succo d’arancia Michel Premium, 50 cl . 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Il simpatico animatore della radio svizzera romanda,54 anni,per venti ha girato tra le piazze e nelle scuole per dar voce alla gente,a bordo di un camper a strisce rosse e bianche. Sullo stesso furgone è salito ora un amico che insegnerà agli scolari del Burkina Faso le più elementari regole igieniche. E i ragazzi faranno lo stesso con le famiglie “Con la mia‘zebra’ da Ouchy all’Africa per salvare i bimbi” D DAL TAMPONAMENTO AL MIRACOLO Una cordata di sostenitori, tra cui l’imprenditore vodese Pierre Friderici (a destra, seduto all’interno della “zebra”) partito lo scorso 1 dicembre alla volta dell’Africa, hanno sostenuto economicamente la riparazione del furgone dopo il tamponamento che l’aveva quasi distrutto PATRIZIA GUENZI La storia a Ouchy a Ouahigouya a bordo di una “zebra”, per insegnare agli scolari del Burkina Faso le più elementari regole igieniche, attraverso una sorta di tam tam radiofonico che salverà molti bambini. Una scommessa vinta quella di JeanMarc Richard, 54 anni, quattro figli, empatico animatore della radio svizzera romanda, appassionato di libri, musica e col pallino del volontariato. S’è messo in testa di portare una sua vecchia trasmissione in Africa, per dar voce agli abitanti e, soprattutto, fare sensibilizzazione. Malgrado le difficoltà, economiche e pratiche, c’è riuscito. Grazie anche a molti sostenitori che gli hanno dato fiducia e a Pierre Friderici, imprenditore vodese. Proprio lui, infatti, è partito lo scorso 1 dicembre da Ouchy per portare la “zebra” a Ouahigouya, nel nord del Burkina Faso. Alla testa di un convoglio composto da tre veicoli e cinque persone, percorrerà 6 mila chilometri attraverso la Francia, il Mediterraneo, il Marocco, il Sahara Occidentale, la Mauritania, il Senegal e il Mali. Ma facciamo un passo indietro. E presentiamo la “zebra”. “L’avrete capito, non è un animale - sorride Richard -. È un grosso camper, dotato di studio radio mobile, un’idea nata nel 1994 per andare in mezzo alla gente. Sin da subito è stato soprannominato così perché sulla carrozzeria ha delle enormi righe (in realtà sono onde) rosse e bianche che lo fanno sembrare tanto ad una zebra”. Negli anni di “zebre” se ne sono succedute tre. L’ultima, che ha ormai migliaia di chilometri sul gobbo, qualche mese fa sembrava ormai pronta per lo sfasciacarrozze. “Abbiamo tamponato, era semidistrutta, sembrava che non ce l’avrebbe più fatta a rimettersi sulle quattro ruote ricorda Richard -. Invece, un L’IDEA Vent’anni fa Richard ha pensato a un modo per andare in mezzo alla gente. Con un suo collega, oggi deceduto, ha ideato la “zebra” Jean-Guy Python VENT’ANNI TRA LE GENTE Jean-Marc Richard, 54 anni, davanti alla sua “zebra”, con la quale per vent’anni ha condotto una trasmissione radiofonica girando tra piazze e scuole per dar voce ad adulti e bambini TRA PIAZZE E SCUOLE Il furgone, dal 1994 per 7 anni ha girato le piazze della Svizzera romanda per incontrare i cittadini, per altri 13 anni è stato nelle scuole locali appello lanciato via radio ci ha permesso di raccogliere i soldi necessari per la riparazione. E ci ha motivati a cercare di darle una seconda vita”. Il generoso intervento della Radio televisione romanda è stato risolutivo: l’avrebbe regalata a “Tombouctou, 53 jours”, associazione creata negli anni 90 sempre da Richard, dopo la morte di un suo collega con cui aveva avuto l’idea di mettere in pista la prima “zebra”. “Il concetto è semplice ma efficace - riprende entusiasta l’animatore, che a causa degli impegni di lavoro ha dovuto passare il testimone a L’AFRICA Portare la “zebra” in Africa è stato possibile grazie alla generosità della tele romanda che l’ha regalata ad un’associazione locale LA PARTENZA Lo scorso 1 dicembre il caravan è partito da Ouchy alla volta del Burkina Faso. Alla guida, l’imprenditore Pierre Friderici Friderici -. Fare delle trasmissioni con gli scolari, con ragazzi in grado di spiegare ai loro coetanei e ai genitori analfabeti l’abc delle più semplici regole sanitarie. Solo così si potranno evitare tante morti dovute anche a banali infezioni”. Insomma, il format è più che collaudato. Ha funzionato in Svizzera romanda, perché non dovrebbe funzionare anche in Africa?! “Per vent’anni abbiamo dato voce alla gente. I primi sette, ogni giorno eravamo in diretta da una città sempre diversa per raccogliere opinioni e pensieri della popola- IL FUTURO La “zebra” resterà per sempre in Africa. Spostandosi di villaggio in villaggio cercherà di spiegare le più elementari norme igienico-sanitarie zione, percorrevamo 60-70 mila chilometri l’anno. Poi, per altri tredici anni, sempre con la ‘zebra’ siamo andati nelle scuole, per fare la trasmissione con i ragazzi. Ed è stato fantastico. Molti adulti pensano che i bimbi non abbiano nulla da dire, ma invece sanno esprimersi benissimo; hanno voglia di parlare e di partecipare ai dibattiti sociali”. E Richard ricorda alcuni episodi che l’hanno colpito. “Un messaggio di speranza lanciato da un bambino figlio di alcolisti, oppure un altro ragazzo che, pur vivendo in una famiglia felice, improvvisamente …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON LA FINESTRA SUL CORTILE Anonymous IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali LE PAROLE DEL 2013 Autori vari SAPORI E MITI Cenni Moro viene assalito da dubbi e interrogativi su se stesso e sugli altri e te lo dice nel bel mezzo della trasmissione. E poi mi ricordo ancora come fosse ieri della rabbia e della tristezza di un bambino cresciuto nelle strade del Congo”. Umori, sentimenti e sensazioni che rivivranno pure in Burkina Faso. “Siccome di auto ce n’è ben poche e le strade sono praticamente inesistenti, spostarsi da un villaggio all’altro significa impiegarci un giorno; toccherà alla ‘zebra’ andare verso di loro, incontrarli, parlargli, capirli, aiutarli...”. E parlare, ascoltare, creare l’atmosfera giusta, fare gruppo insomma è una qualità di Richard. Da sempre attivo nel sociale, impegnato in svariate iniziative benefiche e di volontariato. Alla fine degli anni 70 ha messo in piedi una troupe di teatro amatoriale; è cofondatore della televisione della regione losannese. Da molti anni è volontario in alcune iniziative di Terre des hommes - aiuto all’infanzia. Si mette a disposizione, in Svizzera ma anche come corrispondente all’estero, per sostenere la promozione dei Diritti dell’infanzia, fondazione che nel 2006 l’ha proposto come ambasciatore. Richard il Burkina Faso lo conosce bene. Regolarmente ci torna. “In passato ho fatto dei filmati e una serie di trasmissioni radio, ad esempio sui bambini che lavorano nelle miniere. Anche senza il camper vado comunque ancora nelle scuole a spiegare com’è la vita in Africa, quali sono i problemi, cos’hanno, o meglio non hanno, i bambini, e le condizioni di vita in generale. Un altro mondo rispetto al nostro, ma vedo che i ragazzini sono molto interessati. Interesse e curiosità che vedo pure negli occhi dei miei figli, i due più piccoli, quando racconto loro dell’Africa e so bene che prima o poi vorranno accompagnarmi”. Alla partenza, dello scorso 1 dicembre, Richard era presente. Aveva il magone. Intanto, si sta organizzando per staccare qualche giorno e andar lì per registrare una trasmissione speciale. [email protected] Q@PatriziaGuenzi IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 16 ilDossier 17 Vendesi villaconvista sullastoria per poter salvare il passato La“Favorita”è ultimo esempio di compravendite in Svizzera che hanno permesso di conservare un patrimonio immobiliare di grande pregio L OMAR RAVANI e STEFANO PIANCA o Stato ha finito i soldi e allora tocca ai privati cittadini farsi carico del peso della Storia. Da Zurigo a Lugano, passando per Como e Verbania oppure dalle rive del lago Lemano, s’allunga l’elenco degli edifici sto- Dimore da tenere in vita IL PRESIDENTE L’architetto Pisoni vigila affinché casi come la demolizione della Romantica, a destra, non si ripetano VILLA HELENEUM A LUGANO L’edificio, risalente agli anni 30, ospita oggi il Museo delle culture. “Villa dai destini incerti” si legge sul sito della Città che difatti vorrebbe metterla all’asta Serve maggiore attenzione nel definire i luoghi in cui è possibile costruire La tutela Ci sono zone in cui il piano regolatore impone, di fatto, di demolire carne della speculazione, ci ha pensato una famiglia italiana rinomata per i suoi prodotti caseari. Gli Invernizzi, bontà loro, promettono di far rivivere una nuova primavera alla Favorita. L’inversione è netta, rispetto a un passato, non lontanissimo, in cui il compito di mantenere intatto il patrimonio, assorbendo i beni delle famiglie decadute o scomparse, veniva svolto dalla comunità. Numerose case comunali nascono infatti dalla trasformazione di dimore patrizie o nobili (basti citare Palazzo Marcacci a Locarno). Diversi altri edifici storici sono stati convertiti in musei o luoghi pubblici. È avvenuto per Villa dei Cedri a Bellinzona, come pure per le Ville Ciani, Malpensata o Saroli a Lugano, senza dimenticare Villa Argentina a Mendrisio. L’uso pubblico ha prevalso su quello privato. Oggi ciò non è più possibile. Lo dimostra, ancora una volta, il Comune di Lugano che, per far cassa, si vede costretto a vendere i suoi “gioielli di famiglia”: prima fra tutti Villa Heleneum sempre a Castagnola, dove si trova attualmente il Museo delle culture. Una manovra anche politica, visto che la Lega in questo modo riuscirebbe a regalare un po’ d’ossigeno ai suoi tre municipali, ma anche (ed è cosa fatta) a sfrattare dal suo regno il detestato direttore delle “carabattole”. Separarsi da una villa è co- munque un passo avanti rispetto alla gestione recente del patrimonio architettonico da parte della Città: per anni le ruspe hanno imperversato selvagge dove c’era Una volta erano gli enti pubblici a rilevare residenze signorili, ora mancano i soldi qualcosa di vecchio da abbattere. Appena nel 2011, non un secolo fa, la Società ticinese per l’arte e la natura attaccava a muso duro l’allora sindaco Giorgio Giudici per le troppe demolizioni. VILLA DIODATI A COLOGNY Un passato gotico alle spalle, era la dimora preferita dalla scrittrice Mary Shelley, Villa Diodati è ora abitata dal magnate americano Alan Parker Se al Sud delle Alpi si piange per lo scempio di costruzioni di valore perpetrato negli ultimi decenni, al Nord le cose vanno decisamente meglio. Fra i numerosi possibili esempi da citare, uno dei più significativi è quello della Villa Diodati a Cologny, nella periferia di Ginevra. Originalmente chiamata Villa Belle Rive, l’abitazione nella quale risiedette anche Lord Byron fu eretta nel 1710. Nel XIX secolo la costruzione prese il nome dal traduttore italiano Giovanni Diodati. Oggi la villa è nelle mani del magnate americano Alan Moore Parker. Più a ovest, vicino a Montreux, si trova il Grand Chalet di Rossinière, una delle più vecchie costruzioni in legno della Confede- VILLA SONNENBERG A ZURIGO Il destino dell’ex orfanotrofio sulle colline tigurine è appeso a un filo. La volontà del Comune è di trovare un acquirente per rilevare una tenuta di quasi 12 ettari razione. Edificata tra il 1752 e il 1756, la casa rimane poi albergo per più di un secolo. Nel 1977 chiude i battenti, ma il pittore francese Balthus ne entra in possesso, salvandola di fatto dall’incuria. Oggi se ne occupa la vedova, la Contessa di Rola. Un caso curioso è quello della Sonnenberg, a Zurigo. Una pregiata villa di fine Ottocento, riciclata in orfanotrofio, attende un nuovo padrone. La sua manutenzione è troppo onerosa per le autorità comunali. Un altro grido di aiuto dalle autorità impotenti davanti ai costi troppo grandi dei loro pezzi immobiliari più pregiati. [email protected] [email protected] Mauro Bissattini, l’architetto di vip e imprenditori specializzato nel restauro “Una pianificazione che sta cancellando la nostra memoria” “Così ilVerbano e Como hanno salvaguardato i fasti della Belle Époque” ubblico e privato sembrano un po’ scontrarsi quando si tratta l’argomento delle case e delle ville d’interesse storico. Almeno stando al parere della Stan, la società ticinese per l’arte e la natura, che da anni lotta affinché gli edifici degni di tutela vengano effettivamente protetti. Cosa che, oggi, non sempre succede. “Per fortuna alcuni privati prestano attenzione agli edifici in loro possesso - osserva l’architetto Antonio Pisoni, che della Stan è presidente -. Tenendo ad esempio in vita case o ville che potrebbero facilmente essere abbattute, se si seguissero solo i dettami dei piani regolatori. È la pianificazione che spesso porta a cancellare edifici che fanno parte della memoria storica del territorio”. Ad essere chiamati in causa, insomma, secondo la Stan sono gli enti che sono preposti all’organizzazione degli insediamenti urbani. “Vi sono esempi che sfociano nel clamoroso, come interi quartieri in cui ville storiche dovrebbero essere demolite perché troppo alte rispetto a quanto previsto dai pianificatori - aggiunge Pisoni -. In questo modo si obbligano i proprietari a rispettare parametri che, di fatto, impongono la sostituzione del manufatto antico con uno nuovo”. Sulla possibilità di invertire una tendenza in atto ormai da diversi anni, Pisoni mantiene comunque vive le speranze. “Raddrizzare del tutto la barca sarà comunque difficile precisa -, ma crediamo sia arrivato il momento di rivedere le norme pianificatorie alla luce delle nuove conoscenze (anche storiche) e delle mutate sensibilità. Sarebbe opportuno. Il Cantone sta ora considerando la possibilità di perfezionare la legge in questo senso e sarebbe un vero peccato perdere altro tempo, perché significherebbe perdere altre esempi di arte co- struttiva dei secoli scorsi, mentre sono valori che andrebbero riscoperti e ulteriormente valorizzati”. Nel resto della Svizzera, d’altra parte, già da una decina d’anni oggetti singoli e interi comparti degni di tutela sono inseriti nel cosiddetto elenco “Isos” dei beni da proteggere. “È uno strumento importante soprattutto nel rendere attenti i pianificatori quando si occupano di determinati edifici o gruppi di edifici - nota ancora l’architetto Pisoni -. Un mezzo per dare una chance in più di sopravvivere alle case storiche e tradizionali. Anche perché, oggi, molte costruzioni interessanti sono considerate alla stregua di non esistenti o senza valore storico alcuno, quando in realtà sono documenti dell’arte edile del passato”. Il problema pianificatorio ha poi un altro aspetto che non va certo tenuto in secondo piano, quello del valore del terreno. “La tendenza in atto vede aumentare le zone in cui sono inseriti edifici degni di essere tutelati che diventano pregiate dal punto di vista del piano regolatore osserva il presidente della Stan -. Il che significa anche veder esplodere i prezzi e quindi è molto più facile veder sparire una villa storica per dare spazio a moderni insediamenti. Diventa più facile abbattere che non riattare e anche se qualcuno sarebbe disposto ad abitare in questo tipo di case, soprattutto se gli affitti sono un po’ più bassi, si fatica a convincere il proprietario a scegliere altre strade. E il risultato è che si vedono spuntare palazzine da sei o sette appartamenti a 2’500 franchi d’affitto al mese al posto di case della tradizione”. m.s. È VILLA ERBA SUL LAGO DI COMO La dimora, dove ha trascorso l’infanzia il regista Luchino Visconti, dal 1986 è in mano a un consorzio pubblico che la mette a disposizione per eventi e congressi il fascino dell’italianità, delle belle cose della borghesia lombarda, che ha saputo costruire sui nostri laghi, vicino al cuore dell’Europa, con intelligenza e buon gusto. Palazzi che si son conservati, ahimè non tutti, grazie all’intervento del privato”. Così Mauro Bissattini, di Cannobio, l’architetto di vip e imprenditori, spiega il successo delle antiche dimore sulle rive. Da villa Serbelloni sul lago di Como, di proprietà della fondazione Rockfeller a villa Oleandra, residenza di George Clooney. Da villa Correnti, con Silvio Berlusconi, a Lesa sul lago Maggiore, a villa Pallavicino di Stresa, e poi villa Branca a Baveno, villa Giulia, villa Taranto a Verbania... “Tutte costruite all’interno di un paesaggio unico, scoperto al tempo del Grand Tour dall’aristocrazia europea, e restaurate con intelligenza”, nota Bissattini. Dimore inserite in modo mirabile nell’ambiente circostante. Edificate principalmente fra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, in stile barocco, liberty o neoclassico. “C’è stata nel tempo una ovvia sostituzione di proprietari. Si è passati dagli industriali, dai borghesi lombardi, ai tedeschi, agli olandesi, ai nord-europei che cercano nel lago Maggiore un po’ del clima mediterraneo, e ora ai russi, agli ucraini – continua Bissattini –. Un fenomeno che negli anni ha portato anche a frazionare queste ville in residence. Un esempio tipico di una devastazione conseguente ad una modificata economia, è stata la splendida villa del Pascià a Ghiffa, suddivisa in pluriproprietà. Con quel che ne è conseguito per il giardino che era splendido. Un vero e proprio smembramento dell’anima originaria di quel posto”. Le dimore, che pur passando di mano in mano, sono resistite, oggi riportano ai LA VILLA A LUGANO Qui sotto, Villa Favorita a Lugano, ultimo esempio di compravendita in Svizzera. È stata venduta per circa di 100 milioni, si parla di poco più di 80 alla famiglia italiana Invernizzi GRAND CHALET DE ROSSINIÈRE Nel canton Vaud si trova una delle più vecchie case in legno della Svizzera. Per anni è stata la dimora del pittore francese Balthus e oggi ospita una fondazione gestita dalla vedova, la Contessa de Rola Antonio Pisoni, presidente della “Società ticinese per l’arte e la natura” P Le leggi rici che negli anni recenti sono tornati a nuova vita, se non al primitivo splendore. Merito dei passaggi di mano di queste proprietà che vengono spesso rilevate da facoltosi acquirenti. Sovente si tratta di personaggi famosi – vip come l’attore George Clooney - che cercano in queste dimore cir- condate da vasti giardini un loro rifugio. Villa Favorita a Castagnola è solo l’ultimo, più significativo, esempio di questa tendenza. Da anni, in pratica da quando, nel 1993, i Thyssen trasferirono la pinacoteca a Madrid, la seicentesca dimora viveva in uno stato di curato abbandono. Non aveva scosso questo torpore neppure l’intenzione della Città di comprarsi parte della proprietà, per realizzarvi una passaggiata pubblica. Più forte delle intenzioni, accolte nel 2004 dal Consiglio comunale, è stata l’attuale disastrosa situazione delle casse pubbliche. Se Lugano appare impotente, ad evitare che la magione della baronessa coi suoi trenta ettari di verde finisse nel trita- fasti d’un tempo, conservando intatto lo charme passato, la dolcezza, la ricercatezza della Belle Èpoque. Dei primi del 900. “Quando il privato è illuminato, e faccio il nome di Bialetti, di Medini, per le splendide ville che hanno a Verbania, ma potrei fare anche quello di molti tedeschi vicini alla nostra sensibilità, quando il privato comprende il valore culturale della sua proprietà, non solo quello economico, contribuisce a mantenere integro il valore delle antiche dimore del lago. Anche uno come me, che è di ideali socialisti, non osa pensare queste ville in mano allo Stato: andrebbero in decadenza. Se non ci fossero i privati, sarebbe una rovina”. Un giudizio severo che si riflette anche su una delle ville più belle del lago Maggiore, quella san Remigio a Verbania, di proprietà della Regione Piemonte. “Si trova in una posizione unica, dispone di uno dei più bei giardini all’italiana, ma lentamente si sta perdendo perché l’ente pubblico non è stato in grado di valorizzala come doveva e come era necessario”. Ma anche i privati non sempre l’azzeccano. Lasciando andare in rovina il loro patrimonio, come villa Pos di Verbania, o ristrutturando con parametri discutibili. “È vero - osserva Bissattini, attento nei suoi interventi al rispetto della storia del posto, del “genius loci”, oltre che dell’ambiente - villa Aminta a Baveno, ora hotel di lusso, è stata sconquassata da una discutibile architettura. Se n’è fatto un albergo kitsch modificando una antica dimora in una specie di Disneyland, cosa che penso si dovrebbe evitare sul lago Maggiore”. c.m. L’ARCHITETTO L’architetto Bissattini da anni è impegnato nel restauro di edifici. Nella foto a sinistra, l’Hotel Cannobio, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, ristrutturato da Bissattini Il merito Grazie ai privati si è mantenuto inalterato il fascino delle antiche dimore Il demerito Certi interventi discutibili, kitsch hanno devastato l’architettura di questi edifici Concorso con I . . C . t r VnIaNVW Polo Sta u ore Fr. 15’990.–*) (val , dizionata, *Aria con eggio st o p ri so Sen th, Bluethooop, Start / st Dab+, d’emergenza... Frenata o n r e t n i ’ l l a a l o d e l n a a c n r r ...ce foto nel gio di una uesta) (non in q ! e l i c a f è e r e Vinc L’estrazione dei tagliandi inviati avverrà la sera del 31 dicembre 2014 a Locarno sulla pista di ghiaccio in Piazza Grande Vinci una VW Polo con e In una fotografia all’interno del Caffè è nascosta una VW Polo. Indica il numero della pagina in cui si trova e la data di pubblicazione del Caffè. Nome: ................................... Cognome: ........................................... Via: ...................................................................................................... Cap ...................... Località ................................................................ La VW Polo è nascosta a pagina ........................... de “il Caffè” del ........................... Da imbucare nelle urne all’interno di “Locarno on Ice” oppure inviare a: Concorso VW Polo il Caffè via Luini 19 6600 Locarno ale, tutte n r o i g o l e Sfogliand ter no d . n a ’i t l s l e a u a q c a Cer par tire d W Polo. a V e a n n a u i m i d t to le set af fè, la fo C l e d e la data e a n v i o g r a t p i s i le e gina in cu fè. Basta compilar a p a l a c i af Ind one del C troverai i z e a h c c i l i l b l b e u di pu a lato o q . Potrai i e u d q n a o r d G n za il taglia e” in Piaz nto c I n o o n rova acca t i s e h a “Locar c On Ice”, l’ur na o l n e r n a c o l o r L a “ i imbuc gli igloo d a r f o t u iarlo a: v all’a n i e r u p op Concorso VW Polo il Caffè 19 via Luini arno 6600 Loc ere Puoi vinc ento l mom SOLO se a azione dell’estr i ti trovera e a Grand in Piazza on Ice” “Locarno LA SOLUZIONE della scorsa settimana La VW Polo era nascosta alla pagina 6 della scorsa edizione del Caffè. Condizioni generali: i collaboratori de ‘Il Caffè’, delle società partner e le loro famiglie non possono partecipare. I vincitori saranno avvertiti personalmente. I premi non sono convertibili in denaro. Ogni ricorso alle vie legali è escluso. Partecipando ai concorsi ci autorizzate ad utilizzare i vostri dati a fini pubblicitari. IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 Politica 19 IL PUNTO CHANTAL TAUXE Il peggio non è mai certo, ed ecco, allora Ecopop trasformarsi in Ecoflop. Anche i ticinesi hanno votato contro un testo che avrebbe dopato il flusso di frontalieri e avuto conseguenze assurde e molto spiacevoli. Com’erano belle le cartine di domenica sera, con le frontiere cantonali cancellate per dar spazio ad una Svizzera tre volte unanime, tolta una minuscola stravaganza sciaffusana sui forfait fiscali. Tutto va per il meglio nel migliore dei mondi? La Svizzera ha ritrovato la via della saggezza e della serenità. Non veramente. La splendida unanimità di domenica deve molto alla demonizzazione dei malcontenti della libera circolazione (meno 7 punti nella partecipazione rispetto a febbraio) e all’ambiguità nelle parole d’ordine dell’Udc: prima favorebole, poi contraria, poi ancora fragorosamente silente in campagna elettorale, contrariamente al baccano abituale. I problemi sollevati il 9 febbraio, inoltre, restano intatti: come mantenere gli accordi con l’Ue facendo al contempo diminuire il flusso di manodopera straniera con i contingenti? Il rompicapo ci occuperà nel 2015. Ma, siccome il peggio non è mai certo, meglio prevenire che curare. Questo secondo proverbio è alla base dell’azione di un comitato formato da professori e imprenditori che vogliono lanciare un’iniziativa per “uscire dall’impasse”. Lo scopo? Abrogare l’articolo costituzionale approvato a febbraio. Senza se e senza ma. Non è poi così scandaloso. Il testo dell’Udc si impose di poco e la storia conta molti esempi di votazioni ripetute sui temi più caldi. L’Udc ci inonda di proposte sugli stranieri, si è votato più volte sull’introduzione dell’Iva, come pure sul diritto di voto alle donen. Se, nel frattempo, il Consiglio federale troverà l’uovo di Colombo, il comitato è pronto a ritirare l’iniziativa, ma se il governo dovesse fallire, se rinegoziare la libera circolazione si rivelasse impossibile, varrà la pena rivolgersi al popolo per chiedere se è veramente disposto a rinunciare ai bilaterali con l’Ue. Il think tank di politica estera “foraus” propone che in futuro un’iniziativa contraria ad un trattato internazionale non possa raccogliere firme se ciò non è espressamente previsto. Senza questa indicazione, il governo avrebbe diritto ad applicare le decisioni nel rispetto degli impegni presi a livello internazionale. Una proposta astuta, che impedirebbe a partiti o gruppi di approfittare in modo irresponsabile dei punti poco chiari delle loro proposte. C’è da augurarsi che il parlamento si interessi alla questione. Quale partito la porterà avanti? La Svizzera dopo il 30 novembre va meglio di quella del dopo 9 febbraio. Ma il fuoco cova ancora e l’ardore nel combattere Ecopop non deve svanire. Il dibattito sulla democrazia diretta deve proseguire, lontano dalle derive populiste che non portano altro che all’impotenza. Franco Denti Pierre Rusconi Sergio Savoia Sergio Morisoli DAL PPD AI VERDI DALLA LEGA ALL’UDC DAL PS AI VERDI DAL PLR A LEGA-UDC, POI AREA LIBERALE Donatello Poggi Fausto Beretta Piccoli Angelo Paparelli Giancarlo Seitz EX PDL, LEGA, ORA “INDIGNATI” DAI COMUNISTI AI VERDI DAL PPD ALLA LEGA DAI LIBERALI AI SOCIALISTI E POI ALLA LEGA Il caso La vicenda di Franco Denti, il deputato saltato dal Ppd ai Verdi, ripropone la figura dei “voltamarsina” Bande,bandiere e banderuole La politica fra ambizioni,personalismi e crisi di coscienza Franco Denti, saltando dal Ppd ai Verdi in un colpo solo ha ricordato che il collante ideologico dei partiti è merce del secolo scorso, rinverdendo la storia dei “voltamarsina”, di quelli che cambiano bandiera. Ma se il povero Tommaso, il “voltamarsina” dell’800 del romanzo di don Francesco Alberti era passato dai liberali ai conservatori per amore della bella Rosina, l’ex candidato al Consiglio di Stato nel 2011 del Ppd Denti è passato dai “conservatori” - così si chiamavano una volta i pipidini - agli ambientalisti più per una “rivincita” contro l’establishment del suo partito che per la conservazione del “posto”. Cosa che, del resto, l’introduzione dei tre circondari elettorali per il Ppd nel Luganese, ha reso quasi impossibile. Il tramonto delle bandiere ideologiche ha ormai trasformato i partiti in vere e proprie bande che si alleano e si combattono a secondo della convenienza anche al loro interno. Come ha dimostrato il conflitto fra radicali e liberali nel Plrt in questi ultimi anni. E quando non sventolano più le bandiere ideologiche, è come se suonasse la libera uscita per le ambizioni individuali. Ed è il tempo delle banderuole. Più vicino alla Lega che al Ppd, Denti se ne va ora con Sergio Savoia, anche lui transfuga ma dal Ps, che abbandonò nel 2006 per accasarsi con gli ambientalisti di cui ora è il leader. In un Ticino politicamente ingessato, negli anni ’70 fu il Partito socialista autonomo (Psa) di Pietro Martinelli e Werner Carobbio - espulsi dal Pst - che ruppe gli steccati e liberò dallo stigma morale chi cambiava bandiera e veniva considerato una banderuola. Fra gli estremisti della sinistra dell’epoca entrarono liberali e conservatori. Tita Carloni, Martino Rossi, Plinio Martini, arrivavano dai cattolici come Alessandro Soldini, figlio di consigliere di Stato Mario Soldini. Anche allora come nell’800, quando i voltamarsina dovevano emigrare, gli esponenti della sinistra subirono un vero e proprio “Berufsverbot”, l’impossibilità di esercitare la professione. Martinelli se ne dovette andare in Africa, Carloni fu escluso dalle commesse pubbliche. Ma aprirono la strada ad una mescolanza che vent’anni dopo, con il crollo definitivo degli steccati ideologici contribuì alla crescita della Lega. Che fu uno spazio politico aperto che accolse e riciclò i transfughi di destra e sinistra sotto la bandiera della “ticinesità”. Il primo, e unico, consigliere agli Stati della Lega Giorgio Morniroli proveniva dal Plrt. Nella Lega sono finiti anche Donatello Poggi, del Partito del lavoro, ora fuoriuscito per dar vita al movimento degli “Indignati”, Cleto Ferrari, deputato Ps per tre mandati, Giancarlo Seitz, prima liberale e poi socialista, Angelo Paparelli, esponente del Ppd luganese. Cammino inverso per Pierre Rusconi, ora consigliere nazionale dell’Udc. Amico di Giuliano Bignasca nel 1999 entrò in parlamento con la Lega, dalla quale si dissociò. Restò in Gran Consiglio come indipendente, poi fu rieletto per l’Udc di cui divenne presidente. A sinistra c’è il caso di Iris Canonica, da deputata Ps a firma del Mattino. E GRAN CONSIGLIO Parlamento terra di mobilità politica. Sotto, Pascal Sciarini, 51 anni L’intervista Ti-Press La Svizzera unanime fa sperare nel futuro c’è poi Gerri Beretta Piccoli, prima nel Pdl, poi nel Ps, quindi nei Verdi, ora indipendente. “Voltagabbana? Ma chi non cambia partito quando non ne condivide più la politica è solo un poveretto”, è solito dire Gianfranco Soldati, che uscì dal Ppd per costituire il Polo della libertà e poi confluire nell’Udc. Prima di Denti, il caso più eclatante è stato quello di Sergio Morisoli. Esponente di Comunione e Liberazione in lista per il Plrt nel 2011 per il governo. La sua candidatura spaccò il partito, già diviso tra “Idea Liberale” e radicali. “Meglio due leghisti in governo che Morisoli”, s’augurò l’ex consigliere agli Stati, Sergio Salvioni. Che fu accontentato. Morisoli, isolato in parlamento, si staccò dal Plrt. Come indipendente nel 2012 si è candidato per gli Stati sostenuto da Lega e Udc. Ha poi dato vita ad un suo partito Area Liberale che ora si presenta alle elezioni nel cartello “La destra” con Udc e Pdf. c.m. Il politologo Sciarini ricorda l’ex ministro Adolf Ogi come esempio di faticosa fedeltà “In molti casi chi cambia partito lo fa per scelta opportunistica” “Il più delle volte chi salta da un partito all’altro lo fa per opportunismo”. Non è un giudizio moralistico quello del politologo Pascal Sciarini, ma meramente fattuale. Un leader politico che cambia partito è ancora visto con riprovazione? “Oggi è più facile cambiare partito rispetto al passato. Esistono, ma sono rari i casi di leader passati dall’estrema sinistra all’estrema destra, o di altri che da una destra moderata sono andati verso una destra più radicale”. In politica vige la fedeltà? “In un certo senso sì. Di solito si è fedeli ad un partito anche se la permanenza non è facile. Ad esempio Adolf Ogi, ex consigliere federale Udc, è stato attaccato più volte dal suo partito, ma nonostanti i contrasti non l’ha mai abbandonato”. Che dire di Widmer Schlumpf, eletta in governo che poi ha costituito un suo partito uscendo dall’Udc? “È una situazione che non rientra in questo contesto. È stata costretta a fare altre scelte dopo che l’Udc ha espulso le sezioni cantonali grigionesi e bernesi”. Ma che giudizio dare di chi abbandona un partito per un altro? “Mi pare che il più delle volte si tratti di una strategia opportunista per accrescere le proprie possibilità di influenza, migliorare la propria posizione o aumentare le possibilità di essere eletto. Ci sono persone che sono andate da un partito di destra moderata Plr o Pdc verso l’Udc. A Ginevra, ad esempio, Mauro Poggia dal partito democristiano è passato al Mouvement citoyens genevois per aumentare le proprie chances in un partito in crescita che era alla ricerca di leader”. Prevale però la motivazione ideale se si lascia un posto di potere per andare all’opposizione in un altro partito... “Certo, come è chiaro che altrimenti è più facile pensare che prevalga la componente opportunistica”. Visto dalla parte dell’elettore, quanto conta la fedeltà, il voto d’appartenenza? “Il voto d’appartenenza ha perso d’importanza rispetto al passato. Ma non possiamo dire che sia meno importante di quello d’opinione. Dipende dal contesto e dal cantone. Posso pensare che in Ticino dove la religione ha ancora un ruolo, per il Ppd il voto d’appartenenza abbia un peso più importante rispetto a Ginevra, dove la religione non gioca alcun ruolo...”. Quindi? “In generale il voto d’appartenenza ha perso importanza a favore del voto a corto termine basato sulla campagna elettorale, la simpatia del leader, le opinioni del partito sui casi del momento”. Come dire che l’elettore può essere infedele, il leader invece no. IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 20 POLITICA 21 Strategie politiche I VOTI DELLA LEGA NELLA VOTAZIONE DEL 2011 Il retroscena Nel Plrt si riapre la partita per una candidatura al governo, ma si esclude un rientro in gioco del ministro Laura Sadis LORENZO QUADRI 52.928 Il weekend nero dei liberali radicali spiazzati dalla rinuncia di Antonini GIULIANO BIGNASCA 52.495 LIBERO D’AGOSTINO MICHELE BARRA 40.207 ELETTI AL CONSIGLIO DI STATO Voti personali MARCO BORRADORI 81.754 NORMAN GOBBI 61.712 SUBENTRANTI VOTI AL GRAN CONSIGLIO LEGA DEI TICINESI schede Totale seggi attribuiti 24.207 21 S abato, 6 dicembre. Festa di San Nicola. Per Rocco Cattaneo non è stata una gran giornata per festeggiare anche i suoi 56 anni. Ieri, sabato, alla riunione dei candidati plrt, il presidente non aveva ancora metabolizzato la dismissione di Mauro Antonini, comandante delle Guardie di confine, dalla lista per il governo. Lui quel brutto colpo lo aveva incassato già giovedì mattina, con la telefonata di Antonini che gli annunciava la sua rinuncia. A sentire perso- Pubblicità naggi di prima, seconda e terza fila del Plrt, è stato un fulmine a ciel sereno. Nessuno se lo aspettava. Appena domenica scorsa Antonini aveva partecipato ad un’assemblea di partito a Quinto e niente lasciava presagire la sua decisione di mollare tutto. Ora nel Plrt si rimette in moto la giostra dei nomi per una candidatura che si vorrebbe forte per strappare alla Lega il secondo seggio in Consiglio di Stato. C’è chi insiste per convincere il ministro Laura Sadis a candidarsi, ma ai vertici del partito la cosa appare una missione impossibile. “Conoscendola, non è certo il tipo che ritorna sui suoi passi e, poi, non sarebbe bello per lei tornare come riserva per completare la lista”, dice un esponente del Plrt. E qualcun altro I nodi 1 2 3 4 PARTITO DI MAGGIORANZA Exploit della Lega nel 2011 che piazza Marco Borradori e Norman Gobbi in Consiglio di Stato. Nel 2012 Borradori annuncia che parteciperà alle elezioni di Lugano e che si dimetterà dal governo L’ANNO NERO DI VIA MONTE BOGLIA Nel 2013 prima muore Giuliano Bignasca poi Michele Barra, da pochi mesi subentrato a Borradori. Al suo posto la Lega designa Claudio Zali, presidente del Tribunale penale cantonale I CONFLITTI LUGANO-CANTONE La Lega vince a Lugano, Borradori è eletto sindaco. Nel 2014 è costretto ad alzare il moltiplicatore all’80%. Iniziano le frizioni interne con Lorenzo Quadri e con il governo a maggioranza leghista UNA LISTA PER DUE La Lega sarà l’ultima a presentare la lista per il Consiglio di Stato, a gennaio 2015. Oltre ai due uscenti, si parla di Daniele Caverzasio, Fabio Badasci e di Elisabetta Gianella o Amanda Rückert Zali scalza Gobbi, è ormai diventato il primo candidato Da tempo il Mattino dedica sempre più spazio al ministro del Territorio in carica da solo un anno Il conflitto L’aiuto chiesto da Borradori al Cantone (anche per una deroga sul burqa) è stato un duro test per la Lega nesi. Una reazione della società civile che non si vedeva dagli anni 70. E, così, mentre Gobbi è anche contestato per l’uso dei radar come bancomat per fare cassa, Zali dopo un solo anno in Consiglio di Stato sembra essere entrato nel cuore dei leghisti. A cui sta facendo digerire tutto: la la tassa sui rifiuti, quella sui parcheggi, gli incentivi per le auto ecologiche. Una svolta di 180 gradi rispetto alla Lega trasgressiva, barricadera di Giuliano Bignasca. Un richiamo alla Ti-Press legalità, al rigore, alla coerenza, anche all’ecologia, che ha spiazzato pure Borradori. Il quale, in veste di sindaco di Lugano deve fronteggiare le conseguenze della crisi finanziaria della città ed è obbligato a chiedere aiuto al Cantone. Di fronte alla richiesta di uno sconto sui contributi di solidarietà (la città contribuisce con 27 milioni), Zali ha risposto che si può entrare nel merito “ma Lugano non può pretendere sforzi senza fare sacrifici”. Un invito al risparmio, alla gestione oculata, anche ad un riallineamento del moltiplicatore attualmente sotto di circa 13 punti rispetto a quello matematico, nonostante che sia stato portato dal 70 all’80% in un colpo solo già quest’anno. Per la Lega che s’appresta ad andare al prossimo confronto elettorale senza la stampella dell’Udc (nel 2011 il partito di Gabriele Pinoja s’era presentato solo per il parlamento) il rischio di perdere un seggio è possibile. Nel 2011 Gobbi entrò in governo superando di 4mila preferenze il leader Giuliano Bignasca e L’intervista L’analisi del politologo Oscar Mazzoleni sul ruolo e le prospettive del movimento “Ma già in passato con Marco Borradori hanno espresso sensibilità istituzionale” R iuscirà la Lega a conservare il proprio popolo? Essere ancora movimento d’opposizione, dopo essere diventata partito di governo, e mantenere il suo elettorato di protesta? “È quello che ci dirà la prossima elezione - risponde il politologo Oscar Mazzoleni -. Penso che uno dei rischi maggiori che corre la Lega sia quello dell’astensionismo”. Per evitarlo cosa dovrà fare? “Dovrà essere capace di mobilitare quell’elettorato d’opinione che l’ha votata in passato proprio per la sua capacità di interpretare la protesta”. Ma alla prova del governo è rimasta fedele a se stessa, partito di governo e d’opposizione? “Ha certamente mantenuto la sua ambivalenza, assumendo più responsabilità di governo nonostante le difficoltà di portare a termine alcuni grandi progetti all’interno dell’esecutivo e del parlamento”. Ha però trascinato anche gli altri partiti sul proprio terreno. “Certo, il successo della Lega è dovuto anche al fatto che ha saputo dettare l’agenda politica del Ticino su temi ad essa più congeniali, dai frontalieri, all’occupazione, alla difesa del territorio...”. Con Claudio Zali sta arrivando al potere la Lega delle seconde file, quella più istituzionale? “Ma non è una novità: già prima con Marco Borradori la Lega ha saputo esprimere questa sensibilità più istituzionale”. Le ragioni sociali che hanno fatto crescere la Lega esistono ancora in Ticino? “Se partiamo dal fatto che molto dell’elettorato della Lega è emerso dalla crisi socio-economica che ha caratterizzato il Ticino degli anni 19902000 e se prendiamo atto che questa crisi è tutt’altro che alle spalle, dobbiamo constatare che quelle potenzialità rimangono ancora tutte sul terreno”. Lorenzo Quadri. Anche se la lista sarà fatta a misura dei due uscenti (Quadri non sarà riproposto, avendo già rinunciato al seggio in governo nel 2013, mentre per gli altri candidati si fa il nome di Elisabetta Gianella, Daniele Caverzasio, Fabio Badasci) difficile per Gobbi ripetere il risultato. Non solo perché non può vantare grossi successi politici, ma anche perché la Lega sembra aver cambiato pelle. Tanto da contraddirsi su più punti. Dopo l’introduzione di nuove tasse, l’ultima è stata l’eccezione chiesta da Lugano da Borradori e dal municipale Quadri al divieto del burqa “solo per i mesi estivi” per evitare problemi al ricco turismo arabo di Lugano. Un’eccezione contro cui s’è espresso Gobbi ligio al dettato costituzionale del divieto di dissimulazione del volto approvato dal 65% del popolo ticinese. [email protected] Q@clem_mazzetta Ti-Press La scelta S uperNorman sta perdendo i superpoteri. Non gliene va bene una: contestato sui radar, bloccato sulle grandi aggregazioni dei Comuni, boicottato sulla legge contro la prostituzione e in mezzo al guado con la riforma della polizia. La parabola Norman Gobbi, di quello che era l’astro nascente della Lega, l’enfant prodige della Leventina, che a 34 anni era entrato in governo, sembra in fase discendente. Colpito nella sua traettoria dalla kryptonite di nome Zali, “il ministro che agisce”, come titola il Mattino che gli regala pagine su pagine, con modalità agiografiche che i partiti storici hanno archiviato da tempo. Indubbiamente è lui, Claudio Zali, l’ex magistrato nominato dalla Lega al posto dello scomparso Michele Barra, l’uomo che, dopo avere scalzato Gobbi dalle pagine del settimanale leghista, s’avvia a prendere l’eredità di Marco Borradori, la macchina elettorale che era in grado di fare da solo 82mila voti preferenziali. Capace di pescare ovunque: ben 3.800 preferenze dal Ppd, il doppio di Gobbi. Oltre 6.500 dal Plrt, tre volte quelle di Gobbi. Più di 2.200 dal Ps, quattro volte Gobbi. Senza Borradori, senza Giuliano Bignasca, senza Barra, difficile pensare che la Lega replichi l’exploit del 2011, quando superò di quasi 5 mila schede complessive il Plrt (30.733 contro 25.972). Zali, sostenuto dai Bignasca, amico di Borradori, è apprezzato all’esterno del suo partito, seb- bene sulla tassa per i parcheggi stia incontrando parecchie resistenze. Gobbi, cercando di mostrare il volto duro delle istituzioni - “Dura lex, sed lex” - se l’è presa con una famiglia di poveri equadoregni. Con la conseguenza che due bambini in età scolare, accolti nelle scuole del Gambarogno, hanno dovuto abbandonare il Ticino. Un’azione controproducente: in un colpo solo Gobbi è riuscito a coagulare riprovazione nei suoi confronti e solidarietà verso gli ecuadoregni da parte di centinaia di tici- IL COMANDANTE CANDIDATO Mauro Antonini, 50 anni, con la sua rinuncia ha mandato in fibrillazione il Plrt Ti-Press rio, a gennaio, per fare posto in lista ad un esponente del mondo economico, per calamitare voti che altrimenti andrebbero al Ppd. Ma chi? In lista per il Plrt c’è già Nicola Pini, che lavora all’Aiti, l’Associazione delle industrie ticinesi di cui il vicepresidente, il consigliere nazionale ppd Fabio Regazzi, è già in corsa per il governo. Resterebbe da pescare tra i dirigenti della Camera di Commercio, sebbene il direttore Luca Albertoni, tra i più accreditati, abbia a suo tempo reclinato cortesemente l’invito. Salvo ripensamenti al Plrt, se vuole davvero puntare sul mondo dell’economia, non resta che pensare a qualche imprenditore di nome, di quelli con una tale caratura da calamitare consensi trasversali.A meno che il partito non chieda allo stesso Rocco Cattaneo di mettere la sua faccia sui prossimi manifesti elettorali. [email protected] Q@LiberoDAgostino C’è chi legge nel ritiro del comandante delle Guardie di confine il timore per un magro risultato elettorale Nella Lega delle grandi contraddizioni emerge il carattere dell’ex magistrato CLEMENTE MAZZETTA sostenere l’impatto di una lunga campagna elettorale in cui non si risparmieranno colpi bassi. In verità già qualche mese fa era corsa la voce che Antonini si sarebbe ritirato, sentito dal Caffè il comandante delle Guardie di confine aveva categoricamente smentito, ribadendo anzi la sua determinazione a correre per vincere. E di indiscrezioni anche da fonti qualificate ne erano corse pure altre, come quella che dava Alex Farinelli rinunciata- MAGGIORANZA RELATIVA Con due ministri eletti nel 2011, la Lega è diventata il partito di maggioranza relativa in governo soppiantando il Plrt aggiunge: “Ma sarebbe imbarazzante anche per Cattaneo”. Opinioni off record, ovviamente, in queste ore le dichiarazioni ufficiali sono le solite frasi di circostanza sull’impegno del partito a proporre un nome “che tiri” voti. Più facile a dirsi che a farsi. Ritornano i nomi che erano sul tavolo della commissione “cerca” prima che venisse presentata la lista ufficiale, a cui se n’è aggiunto ora qualcun altro, ma almeno due, si sono già affrettati a non rendersi “disponibili”, come il sindaco di Giubiasco Andrea Bersani e Giovanna Masoni Brenni, vicesindaco di Lugano. Si riparlerà quindi del municipale luganese Michele Bertini, del consigliere comunale, sempre di Lugano, Roberto Badaracco e di Giovanna Viscardi, presidente della sezione locale del partito. A meno che il Plrt non riesca a tirare fuori dal cilindro qualche altro nome inaspettato come è stato con Antonini. Chiunque sarà si prenderà un po’ di tempo per decidere, non è una scelta facile entrare in lista per sostituire qualcuno. “Importante è che per gennaio in occasione del comitato cantonale completiamo la lista. La decisione di Antonini ci ha davvero colti tutti di sorpresa. Non ce l’aspettavamo”, dice Christian Vitta, capogruppo in parlamento e candidato di punta del Plrt. Le illazioni sui motivi della rinuncia di Antonini non mancano. C’è chi dice che queste settimane di campagna elettorale lo abbiano provato, che sia arrivato all’amara conclusione che non avrebbe fatto un buon risultato, per cui ha preferito ritirarsi in tempo piuttosto che esporsi politicamente ad una magra figura. Ma c’è anche chi avanza pure forti dubbi sulla capacità di selezione del partito che, in questo caso, avrebbe puntato su un candidato non sufficientemente corazzato per ÍÍçð`õõ_õfi Ífiç õõõð ¬àŒþfiçþð fi Œþ õõõ_ ¬_ NŒfiç_ ¥fi¬ úÓ ¥Œ èyðþõð è þÞfiçðèfi ð¿¿fiçõfi Ífiç Íç_õŒy_çfi Œ ÍŒ è_çŒ_õŒ èÍðçõ Œþfiçþ_¬Œ¡ èyŒ¢ 謌õõŒþð¢ èyŒ ¥Œ ¿ðþ¥ð¢ ç_yyªfiõõfi fi Þð¬õð _¬õçð _þyðç_Ô =àðÍèyð¬ð ‡ _õõ_¬Þfiþõfi ¥ŒèÍðþŒoŒ¬fi Œþ õõõfi ¬fi `¬Œ_¬Œ R’NÔ WŒ _èÍfiõõŒ_Þð… ½ à ¬ ½ ~˛ Ût N _ 33 Œ¬ _ M _ õfi R’N Œfiç oŒþ_ yðÞ Œ y¬ŒfiþõŒ õõ_ ¬_ N fi õ ç Ífiç ð¿¿fi þ õ x ú6´þ fièy¬èŒõ__˙Œðþfi x 6 x Põõ_ ¬_ è ãÿÀ x #! ’ $,/*&, %( !1(22&,$ "0,(-)+ ÔoèÔyªóèyðÍçŒçfi £ R’N ÿÀ¯Ô PõõŒ Œ ¥ŒçŒõõŒ çŒèfiç_õŒÔ Minusio-Verbanella Ascona-nuovo ponte Maggia Agno-Vallone Losone-vecchio ponte Maggia A13-Galleria Mappo-Morettina Stabio-Gaggiolo Castione-Claro 2012- 2011- Il Touring club: “La giudichiamo una scelta inaccettabile” 2010- 2009- 2008- 2007- 2006- 2005- 2004- 0- 2003- 10.000- 0- 2002- 5.000- 2001- 20.000- 2000- 30.000- 10.000- 2012- 15.000- 2011- 40.000- 2010- 50.000- 20.000- 2009- 25.000- 2008- 60.000- 2007- 30.000- 2006- 70.000- 2005- 35.000- 2004- Traffico giornaliero medio annuale nelle autostrade A2-Grancia A2-Monte Ceneri A2-Circonvallazione di Lugano A2-Circonvallazione di Bellinzona A2-Biasca sud A2-Galleria San Gottardo A13-Galleria S.Bernardino Fonte: Ustra Auto inchinate al fisco, in macchina al lavoro potrebbe costare salato Dal 2016 saranno ridotte a 3 mila franchi le deduzioni per il trasporto con mezzi privati GIORGIO CARRION Tra due anni, andare a lavoro in auto potrebbe costare salato, se verrà applicato il tetto di 3’000 franchi stabilito dalla nuova Legge federale sull’imposta federale diretta (Lifd) a favore del trasporto ferroviario. Ancora una volta l’auto diventa strumento o capro espiatorio delle politiche fiscali. Il nuovo articolo 26, capoverso 1, lettera a, della Lifd, che con ogni probabilità entrerà in vigore nel 2016, stabilisce la deducibilità delle “spese di trasporto necessarie dal domicilio al luogo di lavoro fino a un importo massimo di tremila franchi”. Oggi, ai fini dell’imposta federale diretta è infatti possibile portare in deduzione dal reddito, quale spesa per il suo conseguimento, il costo del trasporto del proprio veicolo privato se, eccezionalmente, nessun mezzo pubblico è a disposizione o se il contribuente non può servirsene (per esempio in caso di infermità, distanza notevo- le dalla più vicina fermata, orario sfavorevole, eccetera). “Il legislatore - spiega Samuele Vorpe, responsabile del Centro competenze tributarie della Supsi - seguendo le indicazioni dell’esecutivo, ha quindi fissato nella legge un limite massimo con lo scopo di finanziare l’infrastruttura ferroviaria, da un lato, e favorire l’utilizzo del mezzo pubblico, dall’altro”. Il Tcs ha immediatamente protestato (vedi intervista) dichiarandosi contrario alla deduzione forfettaria delle spese di trasporto dei pendolari e alla sua destinazione al Fondo ferroviario. Dei 5,75 miliardi di franchi assegnati da Berna tra il 2008 e il 2012 alle infrastrutture del trasporto, solo il 12% è stato assegnato al trasporto motorizzato privato, “…mentre le esigenze della strada nelle aree urbane sono enormi ed i problemi di sovraccarico sono gravi. In confronto, le misure a favore della ferrovia rappresentano circa il 40% dei prestiti”, scrive Il caso Ti-Press In un futuro non troppo lontano il medico virtuale potrebbe diventare un fenomeno comune. Ci stiamo avvicinando alla fantascienza? No, stiamo utilizzando la moderna tecnologia per migliorare la nostra vita. È quello che da alcuni anni fa un gruppo di startup tedesche concentrate sui servizi sanitari in rete, un sistema nato principalmente come prevenzione di malattie che però si sta allargando al settore delle diagnosi e delle cure. Patientus, ad esempio, è un’impresa che attraverso Skype offre al paziente visite mediche virtuali. Chi ne ha bisogno entra in rete ed aspetta il suo turno in una sala d’attesa virtuale. Patientus offre anche una piattaforma per i check-up, con tanto di analisi e test che vengono postati in rete. In questo modo il paziente non solo non deve andare dal medico ma può consultarlo anche fuori orario, basta accendere il computer. A sua volta il medico è in grado di lavorare da qualsiasi postazione e a qualsiasi ora. Da diversi anni la lettura delle radiografie viene spesso fatta in rete da specialisti lontani mille miglia dal laboratorio dove queste sono effettuate, ma questo è un lavoro tecnico, diversa è l’interazione con il medico, che tradizionalmente avviene faccia a faccia. La sanità virtuale si serve di app, degli smartphone, di Instagram, Facebook, YouTube, tutti gli strumenti dei social media, per riprodurre questo tipo di rapporto nello spazio cibernetico. E questa nuova dimensione della moderna tecnologia non solo facilita l’interazione tra paziente e medico senza che questi materialmente si incontrino ma dà la possibilità al primo di accedere a specialisti ubicati anche in altri Paesi. Tra le app più popolari in Germania altre a Patientus, c’è Klara che permette a chi ha problemi di pelle di consultare un dermatologo inviando una serie di foto per soli 29 euro; Onelife che offre alle donne incinte la possibilità di compilare una sorta di diario di bordo che include tutti i test necessari, questi dati vengono salvati nel cloud e quindi sono accessibili dal medico in tempo reale. Il settore della sanità virtuale è in crescita anche negli Stati Uniti, ad esempio Google ha annunciato un piano di investimento massiccio per il 2015. Nel 2014 si stima che circa 4 miliardi e mezzo di dollari saranno investiti in startup dedicate alla sanità soltanto negli Stati Uniti. Ed il mercato non è più limitato ai braccialetti per misurare quante calorie si sono bruciate, ma a cure mediche importanti, tra cui anche quelle contro il cancro. L’intervista Traffico giornaliero medio annuale nelle strade cantonali 2003- Cresce il business della sanità virtuale 23 IL TRAFFICO IN TICINO 2002- I NUMERI LORETTA NAPOLEONI Economia 2001- 22 2000- IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 il Tcs. La modifica federale non prevede, tuttavia, che i Cantoni debbano modificare le loro legislazioni cantonali in materia di deduzione fiscale dei costi di trasporto: ad essi, infatti, viene offerta “soltanto” la possibilità, ma non l’obbligo, di fissare un limite superiore per la deduzione delle spese di trasporto. Fino ad og- gi solo i Cantoni di San Gallo e Berna hanno scelto la via del tetto massimo per la deduzione delle spese di trasporto dei pendolari. Il Canton Ticino potrà decidere di seguire la La situazione 1 2 4 5 3 6 LA NUOVA LEGGE LE DEDUZIONI FISCALI IL NUOVO TETTO La nuova Legge federale sull’imposta federale diretta (Lifd) è a favore del trasporto ferroviario e punta a incentivare l’utilizzo del mezzo pubblico Il Consiglio federale ha proposto di limitare la deduzione fiscale per le spese di trasporto del proprio veicolo privato per i lavoratori dipendenti Il tetto massimo di deduzione delle spese, riferite soprattutto ai pendolari che utilizzano l’auto in mancanza di trasporti pubblici, è fissato a 3’000 franchi IL VECCHIO TETTO CONTRARIO IL TCS LA PAROLA AI CANTONI La deduzione oggi oscilla tra i 6570 centesimi per chilometro percorso per lo spostamento dal proprio domicilio al luogo di lavoro e viceversa Il Tcs è contrario alla deduzione forfettaria delle spese di trasporto dei pendolari e alla sua destinazione al Fondo ferroviario Solo i Cantoni di San Gallo e Berna sembrano aver seguito la via del tetto massimo per la deduzione delle spese di trasporto dei pendolari Interrogativi sull’offerta, apparentemente pubblicitaria, di una “cassa” che causa un aumento di quasi 44 franchi sulla polizza mensile L’assicurazione malattia che si stipula...da sola è legale (ma solo per ora) La protesta Un’iniziativa rivolta agli “over 65” già contestata dalle associazioni dei consumatori nuova impostazione della Lifd, oppure proseguire con il sistema di detrazione in vigore. “Quel che è certo è che ai fini dell’imposta federale diretta, per i pendolari che utilizzano quotidianamente l’auto, la bolletta diverrà sicuramente più salata”, osserva Samuele Vorpe. Attualmente la deduzione dell’auto oscilla tra i 65-70 centesimi per chilometro giornaliero percorso, per lo spostamento dal proprio domicilio al luogo di lavoro e viceversa. La legge non ha previsto alcun tetto massimo. “Per alcuni lavoratori pendolari che utilizzano quotidianamente l’auto la deduzione, a dipendenza della distanza percorsa, può raggiungere migliaia e migliaia di franchi, con evidenti risparmi fiscali per il contribuente che utilizza la propria automobile privata e, al contrario, con ricadute negative in termini di gettito fiscale per l’erario”, osserva infine l’esperto. [email protected] “Il Tcs è contrario alla deduzione forfettaria delle spese di trasporto auto dei pendolari. Questo nuovo modo di finanziamento rappresenta una prima e crea un precedente pericoloso”, dichiara 46-, presidente cantonale del Touring club svizzero. Ancora una volta l’auto diventa ‘strumento di fiscalità’… “La limitazione della deduzione fiscale delle spese di trasporto è arbitraria dal punto di vista della sistematica fiscale e andrebbe a finanziare i bisogni ferroviari, con importi degli utenti della strada che non dispongono di un accesso adeguato alla rete dei trasporti pubblici. I principali perdenti sono i pendolari che percorrono le distanze più lunghe e in auto: sono gli abitanti delle campagne e delle regioni di montagna”. Perché tanta contrarietà? “È inaccettabile far finanziare l’incremento dell’offerta dei mezzi pubblici per lo più limitata ai centri urbani, da chi abita le regioni periferiche. È una scelta destinata ad accrescere le disparità fra i centri urbani e le zone discoste. La popolazione attiva sarà quindi sollecitata a lasciare queste regioni, che già soffrono per lo spopolamento”. Il Canton Ticino può applicare o meno questa misura. Cosa si sente di dire al governo cantonale come Tcs? “Se decidesse d’introdurre tale misura, inciterebbe lo svuotamento delle valli e accelererebbe nuovi insediamenti nei centri polarizzanti del cantone e le loro periferie, acuendo i problemi viari”. L’auto è utilizzata ancora come leva fiscale. “La politica dei trasporti favorisce sempre più il traffico pubblico e soprattutto c’è la sensazione che la libera scelta del mezzo di trasporto sia messa sempre più in discussione. La missione del Tcs è quella di difendere gli interessi dei propri soci, quali consumatori. Sta ai professionisti dell’auto di vegliare sui rischi concreti di recessione delle loro attività che rappresenta una grossa fetta del mercato interno”. Stipulare un’assicurazione malattia complementare senza nemmeno rendersene conto, ritrovandosi così un aggravio sulla polizza mensile di quasi 44 franchi. È quanto ha rischiato di succedere ad un lettore del Caffè, che si è visto recapitare dalla sua cassa malati una lettera che, inizialmente, ha scambiato per pubblicità. Ma prima di cestinarla, ecco che, leggendo, arriva la sorpresa: “Se desidera beneficiare dell’offerta dal 1° gennaio 2015 non deve fare nulla”, avverte la lettera. “Se, invece, vuole rinunciare a questa offerta, la invitiamo a firmare il tagliando allegato e rinviarcelo entro il 31 gennaio 2015”. Come dire, o rinunci espressamente o paghi. “È una prassi che conosciamo già da qualche anno - spiega al Caffè Valérie Muster, specialista di assicurazioni malattia della Federazione romanda dei consumatori (Frc) . Un sistema che abbiamo tentato di contestare pure in tribunale, perdendo. E anche i nostri sforzi con gli assicuratori malattia, finora, sono stati vani. Non si vuole sentire ragioni”. Legalmente, quindi, il fatto di vedere inserite queste clausole nelle condizioni generali dell’assicurazione complementare, tutela praticamente la cassa malati. Nel caso specifico, si tratta di un’aggiunta alla polizza standard che scatta dopo il compimento del 65esimo anno d’età e contribuisce finanziariamente alla copertura dei costi di vitto e alloggio in una casa di cura o a quelli per l’aiuto domiciliare. Costi che non sono compresi nell’assicurazione di base. “Abbiamo chiesto un cambiamento di questo sistema - aggiunge Valérie Muster -, suggerendo di dare la possibilità all’assicurato di dire chiaramente sì o no alla proposta. Non costringendolo, dunque, solo a subire un automatismo, e a dover scrivere per rinunciare nel caso in cui l’offerta non gli interessi. Un automatismo che ha dato e dà parecchio fastidio a molti assicurati in tutta la Svizzera”. Un aggiornamento della legge sulla concorrenza sleale potrebbe però ora riaprire le porte del contenzioso. Quando la Frc si rivolse per la prima LA LETTERA Ecco la lettera ricevuta da un lettore del Caffè, quest’anno, una volta compiuti i 65 anni volta alla giustizia per questo caso, mancava una base legale chiara. Che, ora, potrebbe venire invece in aiuto dei consumatori e di chi ne tutela gli interessi. “È chiaro che per un cittadino intentare una causa legale contro una cassa malati non è semplice - osserva l’esperta romanda -, ma l’introduzione dell’articolo 8 nella legge è interessante. Anche perché all’inizio responsabile del problema era la Confederazione, che aveva accettato il principio, mentre adesso è la Finma”. Un articolo che recita: “Agisce segnatamente in modo sleale chiunque utilizza condizioni commerciali generali che, violando il principio della buona fede, comportano a detrimento dei consumatori un notevole e ingiustificato squilibrio tra i diritti e gli obblighi contrattuali”. “Il concetto di clausola abusiva o insolita potrebbe essere utile in questa situazione”, precisa Muster. Che aggiunge come una querelle simile stia toccando anche un altro prodotto assicurativo complementare, stavolta legato alle cure dentarie. “Anche in questo caso c’è la questione del rinnovo di una polizza in modo automatico precisa -, ma è francamente molto meno fastidiosa rispetto a quella della copertura per gli anziani”. Vero è, come sottolinea anche l’esperta, che le condizioni generali d’assicurazione andrebbero sempre lette con molta attenzione, anche se, spesso, non sono di facile comprensione. Per evitare sorprese sgradevoli, comunque, è sempre meglio chiedere consiglio ad una delle associazioni che lavorano a difesa dei consumatori. m.s. La situazione LA POLIZZA La polizza complementare viene offerta come “automatica” e il cliente è costretto a rinunciare per iscritto se non è interessato alla proposta. I CONTRATTI A tutela degli assicuratori, le condizioni generali di contratto descrivono i prodotti, ma sono spesso difficili da interpretare. LA LEGGE Il nuovo Articolo 8 della legge sulla concorrenza sleale potrebbe riportare la querelle davanti ad un giudice e ribaltare una prima sentenza. IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 24 ECONOMIA L’immobiliare Il rapporto annuale della società di ricerca ginevrina“Wüest & Partner” segnala un’inversione di marcia e un rallentamento nella vendita delle case La crisi tiene a galla solo il lusso Segni di saturazione del mercato immobiliare,si torna all’affitto MAURO SPIGNESI S In Ticino diventa interessante Bellinzona, mentre Lugano resta troppo legata alla domanda degli stranieri Bellinzonese, si aprono soluzioni interessanti per le famiglie che vogliono acquistare case unifamiliari, con giardino, nella periferia ma non distanti dai grandi centri”, si fa notare nella ricerca di Wüest & Partner. Guerra spiega poi come “negli ultimi tempi, a livello nazionale, si è assistito a un ritorno alla locazione. Con la crescita dei prezzi e il restringimento delle condizioni imposte dalle banche sulle ipoteche c’è stata una selezione che ha tagliato fuori molte famiglie medie. Rispetto all’euforia di qualche anno fa evidentemente si è raggiunto un limite oltre il quale è difficile spingersi”. [email protected] Q@maurospignesi egni di saturazione, rallentamento e un progressivo passaggio dall’acquisto all’affitto. Ma anche una tenuta complessiva grazie all’immigrazione. L’istantanea annuale sul mercato immobiliare della società di ricerca specializzata Wüest & Partner di Ginevra traccia un futuro senza più l’euforia degli ultimi dieci anni. Con lievi crescite e dove il segmento del lusso continua ad essere piuttosto attrattivo. “Focalizzandoci sul Ticino – spiega Fabio Guerra, analista di Wüest & Partner – diciamo che Lugano e Locarno rimangono realtà piuttosto dinamiche, mentre Bellinzona e Mendrisiotto presentano diversi LE PREVISIONI PER IL 2015 segnali di interesse anche in prospettiva futura”. In Variazione per regione - Appartamenti Variazione per regione - Case Previsione regionale Ticino, nel secondo trimestre di quest’anno, sulla 1 Zurigo +0.5% 1 Zurigo +1.6% 4 1 2 base di rilevamenti ripor1a Città di Zurigo +0.7% 2 Svizzera orientale +1.7% 3 tati nella ricerca, la forbi5 8 2 Svizzera orientale +1.5% 3 Svizzera centrale +2.4% ce va dal milione e 172 7 6 mila franchi di Lugano 3 Svizzera centrale +1.7% 4 Svizzera nord-occidentale +1.2% agli 884 mila per un ap4 Svizzera nord-occidentale +1.2% 5 Berna +0.9% partamento di 110 metri GLI AUMENTI DEI PREZZI 5 Berna +0.5% quadri costruito di recente 2% e più 6 Svizzera meridionale +0.6% e ben tenuto. E si allarga 6 Svizzera meridionale -0.3% 1-2% 6a Grigioni +0.5% nella fascia alta con le ville fino all’1% 6a Grigioni 0.0% dotate di giardino, dove si 6b Ticino +0.7% prezzi più bassi 6b Ticino +0.2% parte da un milione e 577 6c Vallese +0.6% 4 1 2 di Lugano a un milione e 6c Vallese -0.8% 265 di Bellinzona. 7 Lemano -2.7% 3 7 Lemano -2.6% 5 8 “Diciamo che negli 7a Canton Ginevra -3.0% 7a Canton Ginevra -2.8% 7 anni - spiega ancora 6 Guerra - il Bellinzonese si 8 Svizzera occidentale -0.5% 8 Svizzera occidentale -0.4% è ritagliato uno spazio inFonte: Immo monitoring 2015 teressante, in particolare per le famiglie. I prezzi sono contenuti L’analisi del presidente della Catef Gianluigi Piazzini rispetto alla media, soprattutto nel seg- L’esperto mento di mezzo. Inoltre si può prevedere una crescita a medio e lungo termine, nell’orizzonte di 10, 15 anni, grazie ai nuovi collegamenti veloci previsti con Lugano. Non voglio dire che ci sarà l problema è capire se siamo davanti a un rallentamento un’esplosione della domanda ma una o di fronte a un aggiustamento delle tendenze di merbuona richiesta sì”. Cambia invece lo cato. Ma certo l’euforia di una volta sta sfumando”. scenario se si analizza Locarno, che riGianluigi Piazzini, presidente della Camera ticinese delsente ancora l’effetto delle case seconl’economia fondiaria (Catef) dice che prudentemente bisodarie molto gradite a tedeschi e svizzero gnerà attendere la fine dell’anno per capire cosa sta succetedeschi. Qui l’offerta la fanno molto le dendo. “Il settore abitativo - aggiunge Piazzini - è il più dif“location”, e questa è una caratteristica ficile da interpretare mentre possiamo vedere come ci sia specifica anche di Ascona, oltre ai centri un vistoso rallentamento nell’amministrativo, anche pervicini con vista lago. ché la piazza finanziaria è in crisi”. E proprio legato alla GIANLUIGI “Quella di Lugano, invece, è una si- PIAZZINI piazza finanziaria c’è un altro effetto che il mercato sta tuazione molto particolare - aggiunge 62 anni, presidente scontando: un aumento degli affitti, come dice la ricerca di Fabio Guerra - anche nel contesto sviz- Camera ticinese Wuest & Partner. zero. Non esiste città, neppure Zurigo o dell’economia “Ma - aggiunge Piazzini - siamo soltanto al primo gradino. Ginevra, così legata al mercato estero, in fondiaria Da una parte l’aumento della domanda d’affitto è legato alquesto caso italiano. E con il peggiorare le richieste delle banche che vogliono sempre più garanzie delle condizioni economiche quadro per le ipoteche. E molte famiglie rinunciano a diventare dell’Italia tanti scelgono Lugano anche proprietarie. E dall’altra c’è anche il fatto che molti costrutper una questione d’imposizione, infratori che realizzano operazioni immobiliari con condomini strutture, qualità della vita. Questo ha non riuscendo a venderli rapidamente come una volta alla consentito la crescita degli ultimi anni. fine decidono di tenere alcuni appartamenti e li mettono a Certo, poi resta da capire quanto andrà pigione”. Di sicuro, e questo lo ha notato anche la Catef, avanti questa tendenza”. A Lugano nel siamo all’apice di un periodo straordinario che ha portato periodo recente gli immobili di prestigio quasi la metà dei ticinesi ad acquistare casa. “Sì, non siamo sono andati via velocissimi. Ma, avvertocomunque davanti a una stagnazione. Una certa vivacità no da Wüest & Partner, sono casi partinelle compravendite resiste. Semmai - conclude Piazzini colari, intrecciati strettamente con l’anin Ticino abbiamo raggiunto una certa saturazione”. 22 #."/ &’ )+1’3’ ,". 11"*!"." +* %’+’ ’( 2$- “Presto per capire se c’è una frenata” I Ti-Press Fabio Guerra damento del mercato del lusso, dove la location e l’appartamento migliori trovano sempre l’acquirente migliore. Il problema semmai sorge per gli immobili che si trovano accanto a questi perché i venditori tenderanno a omogeneizzare i prezzi e non sempre riusciranno a trovare degli acquirenti. “Già oggi - avverte Guerra - le indicazioni, ci dicono che anche a Lugano la grande euforia si sta spegnendo, e c’è un inizio di rallentamento delle dinamicità”. Il Mendrisiotto, scendendo più a sud, resta l’anima popolare del Ticino, quella con un mercato immobiliare ancora accessibile, senza temere di mettere in gioco la propria pensione con un’ipoteca che ti dissangua. “Anche qui, come nel Pubblicità !$-.0*3& * 44 %*6&01* 3*.* %* $*-$$-+"3- 0*1$)!$)-((* & .0&(513"3& +& ’&13& ,&++& ,-130& $*-$$-+"3&0*& #%&0"$)/ 777/+"&%&0"$)/$) IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 Mondo 25 LE MAPPE LUIGI BONANATE I sequestri. Il prigioniero svizzero si trovava da oltre due anni nelle mani di un gruppo islamico, è riuscito a liberarsi uccidendo con un machete un rapitore Pressione diplomatica per stanare Netanyahu Chi mai pensasse che l’origine profonda del conflitto israelo-palestinese vada ricercata nel diritto storico alle terre contestate, facendo risalire la discussione fino ai tempi di re Salomone, cioè a circa 3000 anni fa, dovrebbe ammettere ora che le ragioni sono invece molto meno nobili e ideali. E devono essere sostituite da mere questioni di tipo territoriale, di possibilità di disporre di terre che hanno, oggi, una funzione vitale per entrambi i popoli. In questi termini, la risoluzione pacifica del conflitto, in atto da 66 anni, è impossibile, o meglio non può discendere da una trattativa diretta tra le parti. Ma se la questione israelo-palestinese rimane sempre al centro delle tensioni internazionali, dovrà pur esserci una ragione che supera il radicamento tellurico. Questa ragione è rappresentata da quella specie di fucina di ogni altro tipo di violenza che quella terra è diventata. È stato così per il terrorismo internazionale, negli anni Settanta. È stato ed è così per la provocatoria costruzione del muro di separazione, non un antidoto al terrorismo, ma una sfida volta a separare ciò che dovremmo imparare a unire. Ma oggi una svolta sembra potersi delineare: è rappresentata dalla decisione presa da alcune nazioni (governi o parlamenti) di bypassare il livello delle trattative dirette procedendo a un puro e semplice riconoscimento giuridico di ciò che di fatto già esiste. Stop alla finzione che un popolo senza Stato si scontri con uno Stato di pieno diritto, e accettazione del diritto a esistere dell’una come dell’altra parte. Così ha fatto la Svezia per prima; sono seguite la Spagna, il Regno Unito, l’Irlanda e l’altro giorno la Francia. Tolta la Svezia, si tratta di manifestazioni di volontà, non ancora di fatti compiuti. Ma essi hanno la straordinaria virtù di indicare una via che prescinde da accordi preventivi. Tanti ne sono stati tentati e nessuno è stato mai risolutivo. In questo modo, invece, il messaggio al mondo è la formazione di una opinione pubblica internazionale che proponga la “fine” della questione palestinese a favore dell’accettazione dello statu quo. Situazione che non è quella del conflitto permanente ma della rinuncia al conflitto. Non stupisce che Netanyahu stia immaginando uno stato “etnico” e puro: già la guerra di Gaza dell’estate scorsa lo ha visto politicamente sconfitto. Ora il successo di un’operazione diplomatica di grande respiro lo costringerebbe ad accettarne il messaggio. Che è in fondo ciò che tutti desideriamo: la pace. Il business terroristico degli ostaggi Dalla rocambolesca fuga dell’imbalsamatore di San Gallo al tragico blitz nelloYemen Ostaggi che lanciano disperati appelli, altri liberati e altri, ancora, uccisi. La settimana si è chiusa all’insegna dei sequestri, ormai un grande business per le bande di terroristi (come si racconta nell’analisi LA sotto) legati ad Al Qaeda SETTIM che dal 2008 a oggi avrebincassato 125 milioni ANA bero di dollari in riscatti. Nelle Filippine durante un raid dell’esercito, Lorenzo Vinciguerra, 49 anni, residente a Grub (San Gallo), figlio di emigrati di Villa di Chiavenna, è riuscito a fuggire dopo aver ucciso un terrorista che sorvegliava la prigione: ha tentato di portargli via il machete e lo ha colpito alla gola. Poi ha cercato di aiutare l’altro ostaggio, un fotografo olande- se, che tuttavia non è riuscito a muoversi perché aveva la schiena bloccata. L’ambasciatore rossocrociato a Manila Ivo Sieber, ha confermato la liberazione di Vinciguerra, che ora si trova in ospedale nelle Filippine ma sta bene. L’uomo, sposato e padre di due bimbi, ha lavorato a lungo come ornitologo al museo di scienze naturali di San Gallo, ma la sua grande passione è L’opinione “Ma Al Qaeda è diventata un marchio” Due ostaggi, uno americano e l’altro sudafricano, uccisi nello Yemen durante un raid delle forze Usa ordinato direttamente dal presidente Barack Obama. E un prigioniero svizzero che invece è riuscito a liberarsi nell’isola di Jolo, nelle Filippine, durante un attacco delle forze governative. Due fatti, accaduti nelle ultime 48 ore, un minimo comune denominatore: la firma dei rapimenti è quella di bande di terroristi internazionali con radici religiose e legate ad Al Qaeda. “Però, per inquadrare le due vicende, sia per il caso dell’ostaggio svizzero, sia per quello dell’americano, bisogna fare una premessa: ormai Al Qaeda è diventato un brand, un marchio, un ombrello sotto il quale trova rifugio una galassia dove c’è di tutto”, spiega il professor Aldo Pigoli, docente di geopolitica all’Università Cattolica di Milano, ed esperto di terrorismo internazionale. “Quando si pensa ad Al Qaeda - aggiunge Pigoli - non dobbiamo pensare a una organizzazione sul modello classico, quello che tutto il mondo ha scoperto con l’attentato dell’11 set- tembre. Oggi non c’è più un vertice che governa i gruppi satelliti sparsi in giro per il mondo. Ma ci sono bande con sfumature differenti che fanno del terrorismo di matrice religiosa uno strumento per rivendicare istanze a vocazione sia locale che nazionale”. Prendiamo il caso di Abu Sayyaf, fondata nel 1990 nell’isola di Basilian, vicino a Jolo, dove è stato tenuto prigioniero Lorenzo Vinciguerra. Questo gruppo è nato attorno a predicatori islamici che promettevano di lanciare la guerra santa contro il governo centrale delle Filippine. Nel tempo c’è stata un’infiltrazione di criminalità organizzata. Oggi, dopo diversi raid delle truppe governative che hanno ucciso molti leader, può contare su circa 400 “soldati”, tanti di loro sono ex contadini, suddivisi in sei fazioni. “Abu Sayyaf - riprende Aldo Pigoli - sin dalla prima ora si è legata ad Al Qaeda e ha sempre usato i rapimenti e i riscatti come forma di finanziamento delle proprie attività. Ma c’è un aspetto che va precisato, altrimenti si generalizza e basta: quando parliamo di ter- imbalsamare animali. L’altro hobby è la fotografia, che lo ha portato nelle Filippine dove è stato rapito nel 2012. È finito male, invece, il raid nello Yemen, dove sono morti Luke Somers, reporter americano rapito nel settembre del 2013 e un insegnante sudafricano, Pierre Korkie. Entrambi sono stati uccisi dai terroristi di Al Qaeda. All’inizio della settimana e dopo una breve trattativa, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) avevano invece liberato il generale Ruben Alzate, insieme al caporale Jorge Rodriguez e all’avvocato Gloria Urrego, sequestrati lo scorso 16 novembre. Chiuso positivamente un altro blitz, quello dell’esercito camerunese che ha liberato 16 ostaggi, tra i quali un missionario, nelle mani del gruppo ribelle centrafricano del Fronte democratico. LA LIBERTÀ Lorenzo Vinciguerra, 49 anni, dopo la liberazione a Manila e, sopra, soldati del gruppo terroristico Abu Sayyaf che lo hanno rapito nel 2012 rorismo di estrazione islamica, soprattutto in paesi non arabi come le Filippine, dobbiamo dire che in prima battuta esso nasce da istanze socio economiche, e recluta i suoi affiliati in realtà povere, in popolazioni che devono fare i conti con l’instabilità, che vivono in luoghi dove i governi non riescono a portare modernità e benessere. E non ha diretta origine da convincimenti politici e fedi religiose, elementi che semmai entrano in ballo in un secondo tempo”. Tanto è vero che Abu Sayyaf ha tra i suoi “fedeli” molti contadini. Ma il discorso è uguale se viene esteso, ad esempio, alla Somalia, dove sono nate le famose bande di pirati che hanno depredato le navi mercantili di passaggio. “Pure nel caso della Somalia - spiega ancora Pigoli - le persone vengono reclutate in realtà povere, in villaggi accanto al mare dove c’è poco e nulla se non un clima di guerriglia. Questa gente ha un unico sbocco per sopravvivere”. Bande, dunque, gruppi che compongono quell’arcipelago frastagliato che poi finisce appunto sotto l’insegna di Al Qae- da, quasi una operazione di “franchising”, di affiliazione, per avere una etichetta importante, che incute timore, terrore a livello internazionale. “Gli obiettivi di queste organizzazioni - fa notare ancora Pigoli - sono gli stranieri (come è accaduto con l’imbalsamatore svizzero e il suo amico olandese), e i governi occidentali. Ma il sequestro nelle Filippine non è stato certamente fatto per colpire la Svizzera come istituzione, per colpire un simbolo occidentale. Ma unicamente per autofinanziarsi”. Spesso, in queste situazioni, entrano in ballo anche semplici bande criminali, che approfittano delle guerre, come è accaduto nel caso di diversi ostaggi europei in Siria. “In questo senso - spiega ancora l’esperto dell’Università Cattolica - parlavo di parcellizzazione dei gruppi che dicono di far riferimento al terrorismo ideologico religioso. Non essendoci una organizzazione mantello che coordina e gestisce, impone regole e detta tempi e obiettivi, succede di tutto. Soprattutto saltano e si ricompongono in fretta le alleanze. Prendiamo, ad esempio, il Califfato islamico di Abu Bakr al-Baghdadi, che è slegato dai movimenti che hanno fatto scattare la rivolta contro Bashar Assad. Ma lo stesso discorso potrebbe essere fatto con Boko Haram in Nigeria. C’è, insomma, una frammentazione che alla fine si rivela anche una debolezza, perché ognuno va per la sua strada”. E ognuno usa i propri metodi e le proprie strategie, ognuno ha tanti capi e nessun capo. “Per questo - aggiunge Pigoli - le trattative per liberare gli ostaggi sono lunghe e complesse, come è accaduto con il rapimento del sangallese che durava da oltre due anni. Un po’ come succedeva molti anni fa in Colombia o in Messico”. m.sp. IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 26 Il periscopio VIZI E VIRTÙ GERHARD LOB dalleAmeriche La presidentessa e il suo riottoso “first gentleman” Un delitto di 15 anni fa. Nel 1999 a Baltimora la liceale Hae Min Lee viene trovata morta in un parco e il suo ragazzo, Adnan Syed, viene arrestato e condannato per l’omicidio. Syed sta scontando 30 anni in un carcere di massima sicurezza. Veramente colpevole? O innocente? Se lo stanno chiedendo in questi giorni gli oltre cinque milioni di americani che hanno scaricato Serial, podcast a puntate della giornalista investigativa Sarah Koenig che esamina settimana dopo settimana un aspetto diverso del caso. Il successo di Serial - un record su iTunes - sta nella crescita online assicurata dal pas- ALESSANDRA BALDINI New York Questa settimana la consigliera federale Simonetta Sommaruga (54 anni) è stata brillantemente eletta presidente della Confederazione. Succede al liberale Didier Burkhalter, che in quest’anno di lavoro - si deve pur dire - ha lavorato bene. L’impressione è che i consiglieri federali romandi si muovano con più facilità a livello internazionale rispetto agli svizzero tedeschi. Eccezion fatta, forse, per la sempre sorridente pipidina Doris Leuthard. Nel confronto, la differenza con Ueli Maurer (Udc), presidente della Confederazione nel 2013, uomo molto rustico, aspro, resta comunque abissale. Evidentemente la visibilità di Burkhalter è stata facilitata anche dalla presidenza della Svizzera all’Osce. Ma un fatto assolutamente nuovo sotto Burkhalter è venuto dalla presenza costante della moglie Friedrun in occasioni ufficiali. A lei piaceva il ruolo di “first lady”. E a lui piaceva presentare la moglie. Lei seguiva suo marito in Polonia, Irlanda, alle Olimpiadi, oppure all’Onu a New York. In una foto si vede la coppia Burkhalter fra Barack Obama e la moglie Michelle. Una presenza sul parquet internazionale che ha creato qualche fastidio all’interno del Consiglio federale, che non era abituato a una coppia glamour presidenziale. C’è chi parlava di Friedrun come una “ottava consigliera federale”. Con la socialista Simonetta Sommaruga si dovrebbe tornare alla normalità, visto che il partner è un uomo. Il marito di Sommaruga - lo scrittore Lukas Hartmann (70 anni) - ha già fatto capire che non intende indossare l’abito di “first gentlemen”. Quest’approccio riottoso non è solo dovuto a un ritorno alla tradizione svizzera più riservata, ma anche al fatto che un partner (uomo) di un politico-donna fa molta più fatica a restare in un angolo, a fare l’accompagnatore. Lo si nota anche in Germania, dove Joachim Sauter, marito della cancelleria Angela Merkel, è quasi invisibile. Si rifiuta di fare il “first husband”. A Sommaruga, su questo fronte della parità, resta un po’ di lavoro da fare visto che in fondo si tratta di una problematica di genere, che è culturalmente molto radicata. Appena la settimana scorsa è riuscita a convincere il governo a sostenere un progetto di legge che prevede l’introduzione di una quota minima del 30 per cento di donne nei consigli di amministrazione delle imprese svizzere quotate in borsa. Si potrebbe, viceversa, pensare ad una quota di presenza per obbligare il marito di una consigliera federale ad accompagnare la moglie in pubblico. Forse così diventerà un po’ più normale avere non solo una “first lady”, ma pure un “first gentleman”. La Podcast a puntate che“aiuta” la giustizia saparola sui social media, ma anche nella crescente consapevolezza degli americani che il loro sistema giudiziario, lodato tra i migliori del mondo, è anche uno dei più imperfetti. Lo dimostrano le sconcertanti decisioni dei gran giurì a Ferguson e a New York (il ragazzo nero Eric Garner soffocato dal poliziotto bianco) così come gli ultimi casi di detenuti scagionati dall’Europa LORENZO ROBUSTELLI Bruxelles Stampavano anche banconote da 300 euro, e riuscivano a spacciarle. I falsari del “Napoli Group” erano noti in tutto il Continente, ed erano stati segnalati anche dalla Banca centrale europea, da molti governi, dall’Europol e dalle polizie nazionali. Un gruppo di oltre cinquanta persone, che negli anni è arrivato a stampare banconote false (in varie valute) per un valore di molti milioni. Secondo le indagini si tratta degli stampatori del 90 per cento delle banconote di euro false diffuse nel Mondo intero. Sono stati fermati questa settimana al termine di indagini cominciate nel 2012 sotto il coordinamento dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e dai magistrati di Santa Maria Capua Vetere. In questi due anni erano già state arrestate una trentina di persone, ma non si erano trovati capi e luoghi di produzione. Il capolavoro era, ovviamente, la banco- dall’Asia ANTONIO FATIGUSO Tokyo Il tonno è tra i pesci più popolari e apprezzati in Giappone che, non a caso, è di gran lunga il primo consumatore al mondo. Servito come sushi o sashimi, la richiesta resta alta e fa crescere i dubbi sulla sopravvivenza della specie. L’International Union for the Conservation of Nature (Iucn), organizzazione non governativa internazionale con sede a Gland in Svizzera, stima che il tonno rosso del Pacifico sia in condizioni critiche e ad alto rischio di estinzione per la crescente domanda in Asia e nel resto del mondo. Con i tonni adulti in calo, la pesca colpisce gli esemplari più giovani, abbattendo le possibilità di riproduzione. I seminari europei dei“maestri falsari” per spacciare euro Troppo sushi sta mettendo in serio rischio il tonno rosso I rappresentanti di circa 20 Paesi e regioni, Giappone incluso, si sono incontrati di recente in California per discutere “un pacchetto di misure a favore della sostenibilità” decidendo di tagliare la quota del pescato annuale di tonno rosso nel Pacifico orientale del 40 per cento, a 3.300 tonnellate, già a partire dal 2015. In aggiunta, è emerso l’impegno a mantenere la cattura del novellame a me- Standard Minergie, Sauna, Fitness e Piscina esterna IA TO IZ IN E ER Comedy Show 3 SERGIO SGRILLI E GIORGIO VERDUCI TI N CA no della metà dei livelli finora concordati. Un’alternativa è l’itticoltura con risultati non sempre convincenti. La trading house Toyota Tsusho ha unito le forze con la Kinki University che ha sviluppato una nuova tecnologia: il primo tonno rosso di allevamento sarà a breve sui mercati. E forse anche battuto all’asta allo Tsukiji, il mercato del pesce di Tokyo e il più grande al mondo, dove poche settimane fa è comparso un rarissimo esemplare bianco di 118 chili. L’obiettivo dell’iniziativa Toyota-Kinki è triplicare la produzione entro il 2020, a 240 tonnellate. Un altro tentativo ha unito Giappone e Panama, con gli sforzi sul tonno pinna gialla, ampiamente usato per conserve e sashimi. Gli allevamenti delle due specie del “re dei mari” resta il traguardo finale. ARGENTINA 2½ da chf 589’000 3½ da chf 929’000 4½ da chf 1’160’000 5½ da chf 1’420’000 Tel +41 (0)91 210 25 25 lugano@ gsellundpartner.ch nota da trecento, che non esiste (tra quelle legali) e che gli abili napoletani sono riusciti a spacciare, si racconta, nell’avida ma poco attenta Germania. Per lavorare oltre frontiera la base napoletana era collegata ad una rete di criminali organizzati in quasi tutti i Paesi europei, ai quali venivano fornite banconote e anche le monete (ovviamente false). Un gruppo stimato dai “colleghi” stranieri, tanto che i “maestri falsari” napoletani venivano invitati in giro per l’Europa a tenere dei seminari su come meglio stampare e spacciare. I luoghi preferiti di diffusione erano le feste di paese e tutte quelle occasioni dove la confusione e l’eccitazione indebolisce i controlli, li rende più blandi, meno attenti. La produzione era nel Centro Italia: sono state scoperte una stamperia ad Arzano, in Campania, e una zecca a Gallicano, alle porte di Roma. LA NOCHE Nuovo progetto · Residenza Alvina Vendesi appartamenti eleganti a Cureglia G&P Immobiliare GmbH Via Besso 59, CH-6900 Lugano e liberati dopo decenni di prigione. È di novembre la notizia dei due fratelli rilasciati a Cleveland dopo 39 anni di cella per un omicidio che non avevano commesso. Poi c’è il caso di Ricky Jackson e Wiley Bridgeman, prosciolti dopo che l’unico testimone, all’epoca tredicenne, ha confessato di aver mentito. Sono i superstiti dei tanti Innocence Project, i “progetti innocenza” che hanno strappato, grazie al test del Dna, 20 condannati dal braccio della morte. Nessuno, neanche la Koenig, sa come Serial andrà a finire, ma nel mondo reale il vero Adnan, dopo anni di appelli, avrà in gennaio la prima vera opportunità di uscire di prigione: i magistrati del Maryland hanno accettato il ricorso degli avvocati di riesaminare la versione del suo alibi. SABATO 13 dicembre - ORE 21.30 INGRESSO LIBERO SCOPRI IL CALENDARIO EVENTI COMPLETO SU CASINOLUGANO.CH contatti Via Stauffacher 1 6901 Lugano casinolugano.ch Da Buenos Aires a Locarno Gustate la famosa e squisita carne argentina della Pampa abbinata a vini della Mendoza e della Salta. La cena sarà allietata da musica in sottofondo di Tango argentino. Costo Menu a 3 portate a CHF 54 Menu a 5 portate a CHF 68 Gradita la Riservazione 091 751 03 63 [email protected] Date e Orari 28 posti disponibili. Le serate si terranno nei seguenti mercoledì con inizio alle ore 19.00: 10.12.2014, 17.12.2014, 21.01.2015, 28.01.2015 CSport affè IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 27 Il calcio va in letargo nel segno di Basilea e Lugano Dario Cologna e Toni Livers chiudono nella Top-10 Simon Ammann tradito dal vento a Lillehammer SUGLI SPALTI Tutto e niente tra rinascite e nuovi nomi E ntra nel vivo la nuova stagione dello sci alpino che porterà il “circo bianco” ai Mondiali di Vail Beaver Creek. E, come in ogni anno mondiale, le prime gare dicono tutto e niente. Tutto nel senso che nomi come quelli di Tina Maze, Anna Fenninger e Mikaela Shiffrin sono già ai vertici in campo femminile. Niente, nel senso che non è certo una novità inattesa ritrovare da subito queste atlete ai primi posti. Stesso discorso per le atlete rossocrociate, impegnate su piste non forzatamente favorevoli (leggi Lake Louise per quanto concerne la discesa) e quindi ancora alla ricerca delle sensazioni giuste. Non c’è da addormentarsi in ottica mondiale, ma il tempo non manca per le varie Gut, Gisin, Suter e Abderhalden nelle discipline veloci. Anche perché la “Raptor” di Beaver Creek è una pista vera e l’oro mondiale andrà quindi ad una vera campionessa. Attenti quindi ad una Lindsey Vonn che ha ritrovato, oltre alla sciata, anche il sorriso. E gli uomini? Nessuno si aspettava uno Kjetil Jansrud in questo formato in discesa e Super G, ma in questo senso gli uomini stanno maggiormente temporeggiando rispetto alle donne nell’avvicinamento ai mondiali e al mese di gennaio, quello del Lauberhorn e della Streif, per intenderci. La prestazione sulla “Birds of prey” di Beat Feuz, però, mostra un atleta ritrovato, un po’ come successo in Canada per Vonn. Bene per la Svizzera, che ritrova un secondo atleta di valore nelle prove veloci da affiancare a Küng. Perché il resto della pattuglia di “jet” elvetici, ancora, non è pervenuta. Ma sono in molti nella stessa situazione, austriaci per primi. Tutto e niente, insomma. Pazienza. Keystone Reichelt soffia il poker a Jansrud Défago e Janka tra i primi 10 Il SuperG di Beaver Creek ha inserito Didier Défago e Carlo Jankat ra i primi dieci . II vallesano ha concluso in settima posizione, mentre il grigionese ha terminato al nono posto. Reuters Ultimi impegni in Usa e Canada La tournéé americana si conclude con gli uomini impegnati in uno slalom gigante, mentre le donne concludono con un atteso SuperG. MASSIMO MORO Hannes Reichelt non ha permesso a Kjetil Jansrud di firmare il poker di vittorie in questo inizio di stagione di Coppa del Mondo. Il norvegese nel SuperG di Beaver Creek ha commesso un errore nella parte bassa del tracciato, permettendo così all’austriaco di conquistare il successo sul tracciato statunitense. Con il secondo posto ottenuto Jansrud, comunque, consolida la prima posizione nella classifica generale.“Non so spiegarmi neppure io di tutti questi risultati eccezionali - ha detto il norvegese -. Non mi pare di fare le cose in modo diverso rispetto a prima. Magari le faccio in modo più veloce. Non è che mi prendo più rischi, sono probabilmente più preciso”. Una gara senza sbavature, invece, quella fatta segnare dal’austriaco che, dopo un inizio di stagione al di sotto delle aspettative, ha dimostrato di poter far parte del gruppo dei grandi primattori. Con i risultati ottenuti, Jansrud si candida come uno dei protagonisti dei Mondiali che si disputeranno proprio sulla Birds of Prey dal 3 al 15 febbraio. Con l’assenza per infortunio giocando a calcio (sarà fuori tutta la stagione) del leader degli ultimi anni Aksel Lund Svindal, la Norvegia ha trovato il degno sostituto che è uscito proprio dall’ombra ingombrante del campione. Alle spalle dell’imprendibile austriaco che ha dato più di mezzo secondo al norvegese, si è inserito a sorpresa uno che conta di impensierire Marcel Hirscher per la conquista della Coppa del SportMagazine SUI TABLET Sui sistemi Apple e su Android il meglio dello sport da sfogliare Il SuperG premondiale di Beaver Creek è spettacolare con l’austriaco perfetto.Tra le donne in discesa vince una ritrovata Lindsey Vonn Mondo della generle, il francese Alexis Pinturault. Una giornata certamente non esaltante, ma ricca di emozioni per la compagine rossocrociata. Peccato soprattutto per Beat Feuz che, dopo il brillante secondo posto ottenuto venerdì in discesa, ha commesso un grave errore nella parte bassa del tracciato che gli ha precluso la possibilità di ripetersi. A dare qualche segnale di ripresa, anche se da loro ci si aspetta molto di più, sono stati Carlo Janka e Didier Défago, entrambi in grado di inserirsi tra i primi dieci della classifica. A deludere nuovamente è stato Patrick Küng. Il bernese, dopo l’uscita di scena in discesa, ha commesso il medesimo errore anche nella seconda gara sulla pista statunitense. Uno sbaglio che denota sicuramente un momento difficile a livello mentale per il bernese che dovrà essere risolto, grazie al sostegno e aiuto dei tecnici svizzeri. La tre giorni sulle nevi statunitensi si conclu- SUGLI SMARTPHONE Pagine di eventi sportivi sia su Apple che su Android CAFFE.CH SportMagazine, un pdf da sfogliare dalla home page del Caffé de oggi, domenica, con il gigante, Da settimana prossima si torna in Europa, non come previsto a Val D’Isère (causa della mancanza di neve), ma ad Are, Sul tracciato svedese si disputeranno un gigante in notturna e un slalom speciale. Finalmente è tornata Lindsey Vonn. Nella seconda discesa che si è disputata a Lake Louise, la statunitense è stata praticamente perfetta,infliggendo mezzo secondo a tutte le avversarie e dimostrando che nella prima libera di venerdì aveva cercato di riprendere il ritmo di gara. Un dominio assoluto quello messo a segno dalla squadra americana, che ha occupato i tre gradini del podio, visto che dietro a Vonn si sono piazzate Stacey Cook e Julia Mancuso. Ad aiutare la grande prestazione della compagine statunitense sono state le condizioni meteo, soprattutto per quanto riguarda la visibilità, che è andata peggiorando di minuto in minuto. A pagarne le conseguenze sono anche state le punte di diamante della squadra rossocrociata con Lara Gut e Dominique Gisin che sono finite fuori dalle prime dieci. La ticinese, che non ha mai amato il tracciato canadese, è comunque risultata la migliore delle elvetiche, mentre l’obwaldese è finita lontanissima. Da considerare incoraggiante la prestazione offerta da Fabienne Suter, finita poco dietro Lara. Il programma delle donne a Lake Louise si chiude con il SuperG e, come nel settore maschile, si trasferirà non a Courchevel, ma in Svezia, dove svolgeranno un gigante e uno slalom speciale. [email protected] I RISULTATI DELLE ULTIME PARTITE DI IERI, SABATO, SONO ON LINE SU SPORTMAGAZINE VISIBILI SU TABLET, SMARTPHONE E COMPUTER CS affè I milioni di franchi della cifra d’affari diretta ed indiretta generata dalla Swiss Football League LA SWISS FOOTBALL LEAGUE IN NUMERI 794 553 port 71 71 Messi Raul 70 56 Ronaldo IN TELE VISIONE 50 van Nistelrooy Henry optasport.com I milioni di franchi della cifra d’affari diretta ed indiretta generata dalla Swiss Football League nei cantoni che schierano una squadra I milioni di franchi del valore aggiunto lordo generato dai club della Super League in tutta la Svizzera 453 3.300 I posti di lavoro (equivalenti a tempo pieno) creati in Svizzera quale impatto economico della presenza dei club Sfl 2,2 I milioni di spettatori nelle competizioni della Super League, 30% dei quali abitano fuori dal cantone in cui gioca il club La media spettatori del Basilea in questa stagione (2014-2015, 9 gare giocate in casa) 28.708 262.018 Gli spettatori totali nelle 180 gare di Challenge League giocate nel 20132014 3.089 La media spettatori del Lugano in questa stagione (2014-2015, dopo 8 gare in casa), secondo solo al Servette (3.311) domenica 7 dicembre 18.55 LA2 Sci: Super G femminile giovedì 11 dicembre 21.00 LA2 Calcio:Young Boys-Sparta Praga martedì 9 dicembre 20.20 LA2 Calcio: Liverpool-Basilea sabato 13 dicembre 9.25 / 12.25 LA2 Sci: slalom gigante maschile mercoledì 10 dicembre 20.20 LA2 Calcio: Roma-Manchester City sabato 13 dicembre 10.25 / 13.25 LA2 Sci: slalom gigante femminile IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 29 L’hockey È un derby dalle molte assenze, ma l’Ambrì Piotta le sente meno Fonte: Statistiche Sfl 28 CHI HA SEGNATO DI PIÙ NELLA CHAMPIONS LEAGUE Keystone AllaValascia la sfida stracantonale numero 201 va ai biancoblù 3 - 1 40 18 I gol segnati dal Basilea in 18 partite, miglior attacco del campionato di Super League 11 I gol incassati dal Basilea in 17 partite, miglior difesa del campionato di Super League 7 Le reti con cui Skelzen Gashi (Basilea) guida la classifica marcatori di Super League 2 Gli assist con cui Jakob Jantscher (Lucerna) guida le statistiche sul numero di passaggi decisivi in Super League 7 I cartellini rossi finora ricevuti da Stéphane Grichting (Gc) e Simone Grippo (Vaduz), i giocatori più “cattivi” di Super League I cartellini gialli finora ricevuti da Steven Lang (Vaduz) e Stephan Andrist (Aarau), i più ammoniti in Super League Il calcio svizzero va in letargo nel segno di Basilea e Lugano I fatti In Europa Tutte e tre le squadre svizzere impegnate nelle coppe europee hanno ancora in mano il loro destino verso il turno successivo. I problemi Il Thun gira a mille dal punto di vista sportivo, ma nell’Oberland tira una brutta aria. Lo stadio è nuovo, ma ci sono grossi problemi. Reuters Le nomine Heinrich Schifferle è stato confermato alla testa della Swiss Football League, per il Ticino entra nel “board” anche Claudio Sulser. Le dimissioni Proprio ieri è arrivata la notizia delle dimissioni di Alex Frei dal ruolo di direttore sportivo del Lucerna dopo un lungo periodo di polemiche. MASSIMO SCHIRA Come sta il calcio svizzero che si appresta ad andare in letargo osservato attraverso la lente dei club? Piuttosto bene, sia a livello societario - con qualche eccezione - sia a livello sportivo, dove il termometro della situazione trova buone conferme anche in ambito europeo. Con il Basilea in piena corsa per accedere agli ottavi di Champion’s League in un girone piuttosto complicato e con la coppia Zurigo-Young Boys che ha avuto quanto meno il merito di tenere aperto il discorso qualifica al turno successivo di Europa League fino all’ultima giornata. Il passaggio del turno per entrambe è difficile, ma non impossibile. La Super League, insomma, si sta ritagliando uno spazio, confermato anche dalle cifre economiche, con 2 milioni circa di spettatori allo stadio e quasi 800 milioni di indotto annuo generato dal calcio in Svizzera. Il modello da imitare per i club che hanno ambizioni è senza dubbio quello del Basilea, che da diverse stagioni è punto di riferimento assoluto per il calcio elvetico. Sotto il profilo tecnico e societario. La squadra renana, oltre a dominare sul piano interno, ha ormai un ruolo costante anche sul piano internazionale e nessuna avversaria, anche se si chiama Real Madrid, si permette più di sbarcare al St. Jakobspark (dove peraltro la media spettatori anche in campionato con oltre 28mila presenti è di livello continentale) senza il dovuto rispetto. La società, poi, ha costruito un settore giovanile che pesca talenti un po’ in tutta la Svizzera e non esita ad inserirli in prima squadra. Il recente esempio del giovanissimo Breel Embolo non è che l’ultimo di una lunga serie di giocatori che hanno trovato a Basilea la rampa di lancio ideale. Con il club a beneficiare poi anche di ingenti somme di trasferimento. Il caso di Shaqiri e Xhaka, che hanno fruttato una trentina di milioni alle casse del club è, da questo punto di vista, emblematico. E quello basilese è un mo- dello che anche club con risorse inferiori provano a seguire, anche se - per ora - non con lo stesso successo. Tra le 20 squadre che compongono il calcio di vertice in Svizzera - 10 in Super League e 10 in Challenge League - si sta comunque instaurando una maggiore organizzazione, sia negli staff tecnici, sia dietro la scrivania. Un aspetto importante, perché le LE Gli uomini di Bordoli tornano in testa alla Challenge in attesa del Wohlen PART ITE Bianconeri e renani vittoriosi In Challenge League il Lugano ieri, sabato, ha fatto temere a lungo il peggio contro il Le Mont. Abulico e pasticcione per almeno un’ora, l’undici di Bordoli è stato infilato all’ora di gioco da Kololli, che ha sfruttato una delle poche occasioni capitate ai vodesi. Decimati dalle assenze di De Gregorio e Tosetti, i bianconeri hanno fatto la differenza attorno all’80’ grazie a Cortelezzi e Malvino che hanno regalato ai quasi 2’000 di Cornaredo una vittoria che suggella un ottimo girone d’andata. A mettere il fiocco sull’ideale pacchetto regalo per le feste è poi venuto il 3-1 ancora di Cortelezzi su rigore. Oggi, domenica, tocca al Chiasso chiudere in bellezza un 2014 altalenante. Andassero a punti sul campo del Servette, i momò farebbero anche un grosso favore al Lugano. Il Wohlen dal canto suo ospita il Winterthur e do- vrà imporsi per mantenere il primo posto dall’assalto dei bianconeri. Il Basilea, per passare alla Super League, non ha fatto sconti nemmeno nell’anticipo dell’ultima giornata di Super League. I renani sono andati a vincere sul campo del fanalino di coda Lucerna per 3-0 e hanno confermato di essere i veri dominatori di questa prima parte di torneo. Dopo un primo tempo all’insegna dell’equilibrio, gli uomini di Sousa hanno accelerato e nello spazio di sei minuti hanno chiuso la pendenza con una doppietta di Delgado. Al 93’ ha poi segnato anche Embolo. Lo Zurigo dal canto suo sarà impegnato oggi, domenica, sul campo dell’insidioso Thun. Non dovessero riuscire ad imporsi, Sadiku e soci potrebbero vedere il loro divario con la vetta diventare troppo grande. o.r. Lo sci nordico Tenuto in partita dal suo estremo difensore. Se c’è un rimprovero da muovere al Lugano è sempre una certa Pettersson-dipendenza. Tanto che lo svedese esce di pista davvero di rado nei primi venti minuti del derby e accumula un gran numero di tiri (con tanto di due bastoni frantumati). Di buono, invece, la prestazione di elementi come Kalle Andersson, davvero positivo nel prendersi responsabilità importanti. Nell’Ambrì il ritorno di Pestoni garantisce certamente maggiore qualità, velocità e imprevedibilità all’attacco. E il “peso” di Pestoni emerge ad inizio terzo centrale, quando il folletto leventinese centra la traversa, ridando all’Ambrì tutto lo slancio offensivo di cui ha tanto bisogno. Anche se, poi, dopo aver sprecato un paio di occasioni davvero colossali - con Giroux ad impappinarsi al Ti-Press Il derby numero 201 della storia è caratterizzato dalle molte assenze. Il portiere Sandro Zurkirchen per i leventinesi e l’attaccante Linus Klasen tra i bianconeri, tanto per fare due nomi. A sentire meno il peso dei giocatori costretti a dichiarare forfait è comunque l’Ambrì, che imponendosi per 3-1 trova il primo successo pieno tra le mura amiche dell’intera stagione. Un successo importante anche per la classifica, perché permette ai leventinesi di rimanere agganciati al gruppetto a cavallo della fatidica riga. A mettere pepe sul primo tempo della Valascia sono soprattutto le penalità. Davvero parecchie. Quattro contro l’Ambrì e una contro il Lugano, che beneficia però anche di una ventina di secondi con il doppio vantaggio numerico sul ghiaccio. Ma l’assenza di Klasen continua a pesare sul gioco di potenza bianconero e i padroni di casa, con disciplina, concentrazione e con un Tobler davvero in palla reggono l’urto. E se i leventinesi non colpiscono nella loro unica chance con l’uomo in più, il vantaggio lo trovano comunque. A cinque contro cinque, quando Aucoin s’invola tutto solo a battere Merzlikins dopo un bel passaggio di Adam Hall. Un vantaggio che regala energia da vendere ai biancoblù, capaci negli ultimi cinque minuti di un bel primo terzo di mettere alle corde il Lugano. UN DERBY MOLTO ACCESO Alla Valascia il derby è da subito molto acceso e la lotta sul ghiaccio è intensa su entrambi i fronti. E anche sugli spalti il tifo è molto presente momento meno opportuno - a dare il doppio vantaggio ai padroni di casa è l’uomo che davvero meno ti aspetti: Marc Grieder, sul cui tiro forse c’è anche una deviazione di Stucki. Il derby continua ad essere spettacolare, con il Lugano a commettere anche qualche fallo di troppo. Di cui l’Ambrì approfitta con Giroux per il 3-0 in power play. A chiudere il terzo centrale, comunque dominato dai padroni di casa è un rigore sbagliato da Pettersson. Le penalità tornano protagoniste nel terzo tempo, con l’Ambrì che sciupa l’occasione in 5 contro 3 per chiudere i conti. Tocca poi al Lugano giostrare con il doppio vantaggio numerico, ma la difesa di casa è impeccabile fino a cinque minuti dal termine, quando Pettersson a 6 contro 4 prova a riaprire la contesa. Ma l’assalto bianconero si ferma ai brividi per l’Ambrì, ma non porta altri gol. m.s. A Lillehammer risultati altalenanti per i rossocrociati con Ammann molto penalizzato dal vento nel salto Cologna e Livers entrano tra i primi dieci Segnali positivi dal grigionese e dalla squadra elvetica nel fondo società di maggiore successo si basano su una dirigenza solida. Da questo punto di vista, qualche scricchiolio qua e là continua a sentirsi, ma la situazione è migliorata sensibilmente nelle ultime stagioni. Da capire rimane ad esempio il caso del Thun, che ha del paradossale, visto che il principale problema della società bernese è legato allo sfruttamento del nuovo stadio. Che, per vari motivi, non sta dando i frutti sperati e sta causando qualche grattacapo ai vertici di un club che però ottiene sul campo risultati eccellenti. Per altre realtà, come Young Boys e Lucerna, si tratta invece di trovare stabilità tecnica per sfruttare al meglio il grande potenziale economico. Cosa che, con mezzi minori, sta facendo bene lo Zurigo con una squadra dinamica e una società seria. Superati i guai societari, invece, il San Gallo naviga ora in acque tranquille, mentre l’Aarau attende di capire se riuscirà o meno a dotarsi del tanto atteso nuovo stadio per rilanciare le proprie ambizioni. E se il Sion fa capitolo a sé, sempre aggrappato alle intuizioni del presidente Constantin, i fari a medio termine sono puntati sul Grasshopper, che cerca di ritrovare i fasti del passato. [email protected] Q@MassimoSchira IL BOMBER E IL “CATTIVO” Sergio Cortelezzi, bomber del Lugano; al centro Grichting, Gc, il più espulso Nello sci di fondo, ecco il segnale di vitalità che tutti si attendevano da Dario Cologna. Dopo un inizio stagione decisamente in sordina ieri, sabato, nella 10 km a stile libero corsa ieri, sabato, sulle nevi di Lillehammer, il pluri campione olimpico ha proposto una prestazione in netta crescita rispetto alle prime uscite. Non ha vinto, ma ha chiuso con un buon nono posto nella prova vinta dal norvegese Martin Johnsrud Sundby. Un risultato all’apparenza non esaltante, ma da considerare molto positivo, perché il grigionese si è messo alle spalle diversi grandi nomi. Davvero ottima per i colori rossocrociati anche l’inattesa decima posizione conquistata da Toni Li- vers, proprio alle spalle di Cologna. Bene anche Curdin Perl, che ha concluso nella Top20. Tra le donne, il “mini tour” di Lillehammer ha registrato l’ennesima sfida a due in casa norvegese tra Marit Bjørgen e Therese Johaug. Nella 5km a stile libero, seconda delle tre prove in programma dopo lo sprint di venerdì, ha visto Johaug confermare la sua grande forma di questo inizio stagione nelle prove di resistenza, con una prestazione che le è però valsa un vantaggio di appena 3 decimi sulla connazionale. Che, da parte sua, resta in testa al “mini tour” grazie al successo nello sprint, con la decisione sulla classifica finale rinviata alla 10 km ad inseguimento di quest’oggi. Per quanto riguarda le svizzere, la migliore è stata Seraina Boner, DARIO COLOGNA Il pluri campione olimpico sta ritrovando pian piano la forma migliore in Coppa del Mondo ventinovesima. Cattive notizie, sempre da Lillehammer, invece, per quanto concerne Simon Ammann, che ha affrontato la prima prova in Norvegia da leader della classifica mondiale. Ebbene, il saltatore del Toggenburgo è stato vittima di una prima manche decisamente falsata. Ha saltato per ultimo ed ha concluso al 34° rango a causa di un vento ballerino che ha reso praticamente impossibile l’interpretazione del trampolino Hs 138. Per il riscatto, comunque, Simi - molto contrariato dopo la prima prova deve aspettare poche ore, visto e considerato che oggi, domenica, è in programma la seconda gara. m.s. Pubblicità g e g t i s a e r f e . r e p o v i t o Ogni giorno un buon m I JOLLY DEL GIORNO DI QUESTA SETTIMANA: LUNEDÌ 8.12.2014 40% 17.85 invece di 29.80 Tutti l’assortimento di biancheria da notte da donna e da uomo esclusi gli articoli M-Budget, per es. pigiama da donna, rosso GIOVEDÌ 11.12.2014 30% 2.65 invece di 3.80 Tutte le capsule Café Royal per es. 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In futuro, c’è già chi sentenzia, saper scrivere a mano non sarà più necessario. Al loro posto, tastiere e touch. Di conseguenza, inutile insegnare a scrivere a mano ai bimbi. A questa conclusione è giunta la Finlandia che dal 2016 metterà al bando dalle classi la penna. segue a pagina 44 PER COMINCIARE PATRIZIA GUENZI FOXX ABBAIA SVIZZERO A nche i cani dell’esercito sono finiti nel mirino di chi pensa, mangia, vive, ama solo ed esclusivamente col marchio made in Switzerland ben stampato in fronte. I nuovi Fido, dunque, dovranno possedere il marchio di origine controllata. Basta comprare cani stranieri per sniffare dinamite e droga, intervenire in caso di catastrofi, proteggere gli aeroporti militari, le ambasciate o salvare persone sepolte sotto una valanga. E che diamine! Da adesso in poi, aveva ordinato a inizio anno un colonnello divisionario, l’armata elvetica abbaierà in svizzero. Così, i 50 nuovi cani acquistati ogni anno per assicurare il rinnovo della truppa a quattrozampe, 300 pastori tedeschi, belgi e olandesi che alloggiano nella piazza d’armi di Sand, alle porte di Berna, dovranno provenire solo da allevamenti rossocrociati. Il primo acquisto sarà Foxx, nato nell’allevamento Firecatcher di Freidorf, canton Turgovia. Lo scorso settembre il cagnolino ha ricevuto la visita nientedimenoche di una delegazione di cinque gallonati che hanno voluto verificare i suoi progressi. Cento per cento svizzero, Foxx costa 10mila franchi. Un prezzo alto, perché per assicurarsi bestiole senza tare, l’armata li sceglie tardi, a 18 mesi, mentre un cucciolo a tre mesi può già lasciare l’allevamento. Insomma, il protezionismo viaggia anche su quattrozampe. NOSTRO SERVIZIO Vacanze invernali 1958 Racconto di LAURA PARIANI Illustrazioni di Marco Scuto Racconti di lago e di montagna Una nuova serie inedita di storie brevi d’autore A pagina 60 è, è un peccato. Se il corsivo scomparirà si perderà tradizione e sapere. E poi che nostalgia per quei segni eleganti”. È la reazione di Ombretta Di Cosmo, titolare di uno studio di analisi grafologica a Torricella e insegnante di grafologia, alla decisione dei direttori cantonali dell’educazione della Svizzera tedesca di eliminare a scuola l’insegnamento del corsivo. segue a pagina 45 IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 ilcaffèLink 33 32 Sulla casta politica europea soffia il vento della protesta n Francia Marine Le Pen stravince sempre e si prepara a scalare l’Eliseo Aumentano sfiducia e rabbia verso i partiti tradizionali e avanzano i nuovi movimenti alternativi Il fenomeno. Disagio e scontento vanno al di là delle percentuali di voto nelle ultime elezioni europee I l neo presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker respinge, indignato, la definizione che lo vuole a capo di una massa di “burocrati”. Forse non si è accorto, come hanno dimostrato le ultime elezioni europee, che in tutto il Vecchio Continente il vento della sfiducia e della rabbia nei confronti delle istituzioni Ue soffia sempre più forte. Alla crisi economica, alla crescita della disoccupazione, al problema dell’immigrazione extra Ue, le istituzioni, i governi nazionali, i partiti politici tradizionali hanno palesato - agli occhi di molti - una colpevole impotenza. Eppure chi comanda, chi dirige, chi IL PIL DELLA SPAGNA 23mila euro il Pil pro capite DISOCCUPAZIONE Ha raggiunto il 24,4% in agosto IL GOVERNO Dal 2011 il Partito popolare di Rajoy guida tutte queste istituzioni contestate, pur non ottenendo risultati efficaci, non ha perso un briciolo del suo potere e delle sue prerogative. Che agli occhi dei popoli europei, alle prese con le rigorose politiche di austerità, appaiono come i privilegi di una casta. Una casta continentale composta da “euroburocrati”, mai chiamati a rifondere le cose mal fatte o mai fatte, ma individuata come tale pure tra gli scranni di Bruxelles e nei parlamenti di svariate capitali, da Londra a Roma, da Parigi a Madrid, fino a Berlino. Il reportage del Caffè ha tastato il polso della situazione in alcuni Paesi, dove il fenomeno dei nuovi movimenti in rotta con l’Ue va ben IL PIL DELLA GERMANIA Il Pil pro capite è di 36’270 euro DISOCCUPAZIONE Nel 2014 è rimasta sotto il 5% IL GOVERNO Grande coalizione Cdu, Csu e Spd al di là dei voti conquistati alle elezioni europee e nelle più recenti votazioni locali. Al numero sempre più vasto di chi ha deciso di fare a meno della politica, e che non ha più nessuna intenzione di ripresentarsi alle urne, si è aggiunto un numero imponderabile di delusi e combattivi antagonisti della casta, sia essa nazio- nale che dell’Ue. Gruppi eterogenei dai contorni ideologici a volte indefiniti, ma che sanno giostrare tutti gli argomenti populisti - dal no-euro al noimmigrazione - che appaiono come allettanti sirene sia per gli scontenti e arrabbiati di destra, che per quelli di sinistra. Ma nessuna di queste neo formazioni vincenti, dai Podemos spagnoli all’ Alternative tedesca fino ai nazionalisti francesi di Marine Le Pen, ha mai presentato un programma politico realistico, per ribaltare lo stato di insicurezza che regna oggi nei loro Paesi e nell’Ue. L’obiettivo è: prima abbattere la casta, da chiunque sia formata, poi si vedrà. e.r.b. IL PIL DELLA FRANCIA Il Pil pro capite è di 33'323 euro DISOCCUPAZIONE A fine agosto ha raggiunto il 10% IL GOVERNO Nominato dal socialista Hollande LA DESTRA DEL FRONTE Il politologo Goulven Oiry, 34 anni; a fianco una manifestazione contro le moschee del Front National a Marsiglia “I nazionalisti sottraggono nuovi spazi ai socialisti” M LUCA ENDRIZZI da Parigi IL PIL DELL’ITALIA Il Pil pro capite è 27’851 euro DISOCCUPAZIONE In agosto ha raggiunto il 12,3% IL GOVERNO Partito di maggioranza il Pd di Renzi Spagna GIUSEPPE GROSSO da Madrid IL MOVIMENTO Secondo un sondaggio Podemos sarebbe attualmente il primo partito spagnolo nelle intenzione di voto con un consenso del 27,7% I l vento del cambiamento soffia impetuoso sullo scenario politico spagnolo, in fibrillazione per la clamorosa irruzione nei consolidati equilibri bipartitici di Podemos. Così si chiama il partito movimentista nato nel solco degli indignados meno di un anno fa, ma già capace di raccogliere 1,2 milioni di voti alle europee dello scorso maggio (tradotti in ben 5 eurodeputati) e di far vacillare il duopolio Socialisti/Popolari, dato addirittura per estinto da un sondaggio commissionato dal País all’istituto Metorscopia. Secondo l’inchiesta, Podemos sarebbe attualmente il primo partito spagnolo nell’intenzione di voto con un consenso del 27,7%: alle spalle i socialisti (Psoe), staccati di 1,5 punti, e il Partido popular (Pp), attuale forza di governo, sepolto da un distacco di addirittura 7 punti scavato dai continui scandali di corruzione. “Proprio l’attuale deriva politica - spiega Ángel Rivero, professore di Scienze politiche all’Universidad Autónoma di Madrid - è una delle chiavi del IL PIL DEL REGNO UNITO Il Pil pro capite è di 31’646 euro DISOCCUPAZIONE È scesa al6%, ai minimi dal 2009 IL GOVERNO Coalizione tra conservatore e liberali IL PIL DELLA GRECIA Il Pil pro capite è di 17'626 euro DISOCCUPAZIONE In calo, ma ancora oltre il 26% IL GOVERNO Esecutivo del premier conservatore Samaras Germania Nati un anno fa,sono in grado di attrarre un milione di preferenze Si chiamano Podemos gli indignados spagnoli che minacciano il governo successo della formazione guidata da Pablo Iglesias (carismatico leader di soli 36 anni, ndr). Podemos si propone come un partito anticapitalista e anticasta, attirando così il voto di reazione di una cittadinanza esasperata dalle malversazioni del governo, tanto più intollerabili in un periodo di austerità”. D’altra parte alle elezioni politiche manca un anno e, nel ribollente clima politico Gli studenti: “È il seme della rigenerazione democratica di cui il Paese oggi ha più bisogno” iberico, i sondaggi devono essere considerati con estrema cautela. “Non credo – continua Rivero – che i pronostici saranno confermati dalle urne: Podemos, potrebbe attestarsi come secondo o terzo partito, il che sarebbe comunque un risultato notevole. Tuttavia, in questo momento, più che sul peso elettorale, sarebbe interessante ragionare sul ruolo politico e sociale conquistato da Podemos: quello di catalizzatore delle istanze di cambiamento di una Spagna che vuole lasciarsi alle spalle la crisi e il sistema che l’ha generata”. È il caso di Anastasio Sima, studente di diritto a Madrid, convinto che “Podemos è il seme della rigenerazione democratica di cui il Paese ha bisogno”. Rigenerazione declinata in una serie di proposte interessanti ma molto controverse. Tra le più rilevanti: rinegoziazione del debito pubblico, un salario sociale universale, aumento dello stipendio minimo, pensionamento ai 60 anni e innalzamento della pressione fiscale per i grandi capitali. Populismo? Sì, secondo l’opposizione, compresa quella di sinistra, dissanguata dalla trasfusione di voti dai partiti storici della izquierda verso Podemos. Però la base è d’un altro avviso: “È semplicemente un partito che sa rivolgersi alla società reale: ai disoccupati, ai giovani, agli anziani che vivono con la pensione minima, mentre le forze maggioritarie – ragiona Teresa Rodríguez, neolaureata in cerca di lavoro – hanno dialogato solo con i grandi capitali e con la Troika”. “In effetti – conclude il professor Rivero – Podemos ha saputo confezionare un discorso politico inedito, cucito sulle nuove esigenze e sulle nuove categorie sociali. La partita ora si gioca sull’attuabilità - molto dubbia - di questo discorso così allettante”. L’ultima parola alle urne: il prossimo autunno si saprà se la Spagna volterà pagina. UN’ALTERNATIVA Qui sotto, una manifesto che propoganda l’Alternativa per la Germania; a destra, Tim Spier, politologo dell’Università di Siegen STUDENTI E PROFESSORI Teresa Rodríguez, neolaureata in cerca di lavoro; sopra, Ángel Rivero, professore di Scienze politiche all’Universidad di Madrid STEFANO VASTANO da Berlino L a Francia non fa riforme, non rispetta i Patti, meglio che esca dall’euro“. È con slogan taglienti di questo tipo che Bernd Lucke conquista le prime pagine dei giornali. Ed assicura al suo partito - ‘Alternative für Deutschland’, (AfD) nuovi iscritti e trionfi alle elezioni regionali. “ È un fatto - spiega Tim Spier, politologo all’ateneo di Siegen- che la AfD ha trasformato il populismo in un cavallo vincente“. Fondato nel febbraio 2013, con la sua radicale propaganda ‘anti-euro’ la Afd ha sfiorato il 5 per cento alle ultime elezioni nazionali. Il 52enne Lucke è docente di economia ad Amburgo. Il suo vice, il 73enne Alexander Gauland, è un ex-segretario di stato della Cdu in Assia. “Il loro successo - ricorda Spier - si deve a un elettorato di accademici conservatori, oltre che ai delusi dei classici partiti “. L’asso nella manica resta il loro ‘Nein!’ all’euro: “Per i patti di stabilità non rispettati e la politica troppo espansiva della Bce“, è il mantra del professor Lucke. Che vuole spaccare l’Europa in due: in una zona del cosiddetto ‘euroNord’, retta dalla Germania; e un’euro sud’ per i Paesi più deboli e spendaccioni. “Sarà demagogiacommenta Spier- ma alle europee ha fruttato il 7 arine Le Pen punta dritta all’Eliseo. Secondo un sondaggio Ifop se arrivasse al secondo turno delle presidenziali nel 2017, contro François Hollande, lo batterebbe. La leader del Front National (Fn) si infuria quando si avvicina l’aggettivo “estremo” al nome proprio partito. “Noi siamo la destra, non l’estrema destra!”, seguita a ripetere. In questa affermazione è riassunta la sua abile strategia, messa in atto a partire dal 2011, con la parola d’ordine “dediabolizzazione”, che vuol dire normalizzazione: prendere a cuore i temi sociali vicini alla gente comune, messa in ginocchio dalla crisi e non più battere su temi, cari al padre e fondatore del Fn JeanMarie, come la lotta all’immigrazione e il negazionismo storico. “È strano, ma i discorsi della Le Pen sembrano quelli di un partito di sinistra - dice al Caffè il politologo Goulven Oiry, docente all’università Parigi VII -. La strategia è semplice: il Fronte non è più quello del padre, razzista, violento, ma una forza politica vicina alla gente e che si occupa degli ultimi. Non a caso sta erodendo anche l’elettorato di sinistra del Front de Gauche di Jean Luc Melanchon”. Come non è un caso che Le Pen abbia guadagnato consensi su consensi nelle ultime tornate elettorali, incluse le europee dove ha stravinto figurando come primo partito con il 25,4 %. Certo, le europee hanno avuto un astensionismo del 56,5 %. Certo, le europee sono da sempre in Francia le elezioni di protesta contro il “sistema”. Ma i partiti tradizionali come l’Ump e il Ps si sono fermati rispettivamente al 21,0 e al 14,5. Le Pen tuona contro i poteri della finanza, l’Europa, la disoccupazione in costante aumento e contro l’impoverimento della classe media francese, e coglie i frutti di una semina costante e minuziosa nelle banlieu e nelle zone del Paese più dimenticate dal potere centralista di Parigi. Il Front National ha vinto alle recenti elezioni comunali in undici città, e fra queste ve ne sono diverse nel nord e nell’est della Francia, territori di tradizione operaia. Feudi della sinistra che si sono sentiti abbandonati. Il sindaco di HeninBeaumont, comune poverissimo dell’ex bacino minerario della regione Nord Pas de Calais è uno di questi nuovi amministratori. Colto, giovane e dichiaratamente gay. Un altro segnale di Marine Le Pen rispetto al padre, che non avrebbe mai accettato degli omosessuali nel suo partito. E così intravedere un possibile secondo turno delle presidenziali del 2017, da cogliere erodendo goccia dopo goccia il bacino dei voti dell’Ump, fino a costringerlo a stringere un’alleanza. “Sarebbe un vero disastro, ma in fondo si tratta di riempire gli spazi lasciati vuoti da altri partiti - spiega Oiry -. Riapri- “La strategia è semplice, lei non è più come il padre, ora rappresenta una forza più vicina alla gente” rebbe il nodo gordiano del 2002, con Jean-Marie Le Pen al secondo turno, e si votò in massa Chirac. Il quadro politico è molto fluido; Sarkozy si ripresenterà anche se non tutti all’Ump sono d’accordo, e Hollande al 95% non sarà candidato. E questa situazione vede entrambi i partiti tradizionali in una crisi particolarmente acuta”. Colpiti dagli scandali, Ump e Ps hanno orientato la bussola a destra. Strategia che, agli occhi degli osservatori esterni, sembra del tutto suicida. Addirittura in questi giorni il primo ministro Manuel Valls, dell’ala destra ps, parla di un necessario cambio di nome del suo partito, dichiarazione che ha sollevato un prevedibile polverone in seno al Partito socialista. Fondato nel 2013,il raggruppamento fa tremare la Cancelleria ‘Alternative für Deutschland’ mette radici nell’elettorato con le campagne antieuro per cento alla Afd. E la propaganda antieuro è uno dei loro temi“. L’altro è lo ‘stop all’emigrazione’, più controlli alle frontiere, espulsioni di stranieri con cui la AfD s’è aperta un varco ai recenti test regionali. “Con il profilo più duro di ‘Legge ed Ordine’- continua Spier - la AfD ha risucchiato voti alla Cdu della Merkel e svuotato la Fdp“. L’ex-partito dei liberali è praticamente sparito in “Il populista di oggi è un vero camaleonte, incanta sia l’estrema destra che la sinistra” Germania-est, al suo posto in Sassonia e Turingia la AfD ha riscosso il 9,7 e il 10,6 dei voti. Persino il 12,2 nel Brandenburgo, un tradizionale fortino della Spd e Die Linke, partito della sinistra radicale. È il risvolto più sorprendente della nuova onda populista: “Il populista di oggi è un vero camaleonte - dice Spier -, incanta sia l’estrema destra che la sinistra“. Certo, i giornali sono pieni d’allarmanti notizie su estremisti di destra che simpatizzano per la Afd. Persino Wolfgang Schäuble, il ministro delle Finanze di Berlino, è sceso in campo paragonando il partito di Lucke ai ‘Republikaner’, partitello d’estrema destra bavarese. “La AfD - ha tuonato Schäuble- è una vergogna per la Germania“. Ma anche tra ricchi manager la ‘vergogna’ miete proseliti, e l’imprenditore Heinrich Weiss di Düsseldorf ha definito l’AfD “l’unico partito di opposizione in Germania“. Una esagerazione, certo. Ma sinora né alla Cdu né alla Spd è riuscito di arginare l’onda dell’AfD. Tanto che mentre Cdu e Spd subiscono una emoraggia d’iscritti, la Afd - partita con 5mila iscritti - oggi ne ha 20mila. Bernd Lucke può mai diventare un rivale pericoloso per la potente Angela Merkel? “Non esageriamo- risponde Spier-, Der Professor non ha carisma. E i populisti, finite le elezioni regionali e i titoli sui giornali, si arenano spesso nelle sabbie della realtà“. Così almeno sono finiti i “Piraten“, famosi per un anno, oggi sommersi da querele e baruffe interne. Anche nella AfD, insieme ai successi, sono scoppiati i primi scandali e bisticci. “È una banda di dilettanti“, ha detto snervato Hans-Olaf Henkel, ex-presidente della Confindustria ed una delle (rare) Star della Afd. Nelle cui liste regionali sono spuntati assessori dal passato ambiguo o oscuro. “I primi evidenti segni di crisiconclude Tom Spier- di ogni partito di protesta“. IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 34 leamichedelladomenica I l mondo calcistico manda in pensione il “gallo gallico”! Troppo démodé, anzi, troppo da “sfigati” per fare da mascotte agli europei 2016 ospitati in Francia. Chissà cosa pensa il povero “Footix”, il galletto che portò fortuna alla Francia ai Mondiali del 1998, nel vedersi sostituito da un pupazzetto simile ad un ragazzino dei cartoni animati giapponesi. E che di francese restano solo i colori del mantello, magico come le scarpe. Una mascotte dai superpoteri che nessuno si fila. Ridicolo il pennuto? Ma se le sue ali erano un tale simbolo di forza che i Galli ne decorarono gli elmi? Il gallo simbolo pagano ed emblema della Francia. Emblema patriottico stampato sulle monete. Lo stesso dei sindaci di Francia, adottato fin dalla Rivoluzione francese in sostituzione del monarchico giglio. Solo Napoleone, sostituendolo con l’aquila imperiale, osò trattarlo da debole pennuto. Persino la Fifa, nel 1908, scelse il Gallo come simbolo. Altri tempi. Il mondo del calcio non è più quello di una volta e, a metà novembre, il foot francese è stato scosso dagli scandali. Corruzione e partite truccate che non simboleggiano nulla se non una decadenza generale. Dopo il pensionamento del gallo, i vertici calcistici hanno chiesto ai tifosi di votare online il nome della neo mascotte offrendo tre opzioni: “Driblou”, “Gaolix”, “Super Victor”. Super Victor ha vinto con il 50% dei voti. Curiosamente, mentre 107.790 tifosi votavano il nome della mascotte, 150.000 militanti dell’Ump di Sarkozy votavano per eleggere il presidente di partito. Un quasi pareggio ed una grande astensione nazionale. Politica e calcio sullo stesso podio: non se li fila più nessuno. Vincitori: Super Victor e Nicolas Sarkozy, alias, Super Sarko! Ma forse solo Superman potrà salvare la Francia dal peggior deficit europeo nella zona euro nel 2016. Per l’Euro di calcio si vedrà. A Il galletto è uno sfigato rispetto a Super Victor La“perfetta”Angelina cade nell’imperfezione LUISA PACE ELVIRA DONES daParigi daSan Francisco S olange Lusiku Nsimire, è una giornalista congolese di 40 anni a capo del mensile indipendente “Le Souverain”, il cui nome fa riferimento ad un popolo sovrano che rivendica la propria libertà di espressione ed informazione. Il giornale è stato fondato nel 1992 a Bukavu, Sud Kivu, nell’est del Congo, una delle regioni più pericolose del Paese. “Un posto in cui abbiamo un’aspettativa di vita di 24 ore, rinnovabili” dice Solange. Da quando nel 2007 ha preso la direzione del giornale, i rischi sono aumentati. Ogni volta che riceve minacce di morte, sa di creare problemi alla sua famiglia ma, madre di sei figli, continua comunque a credere nell’importanza di un’informazione corretta di cui possa beneficiare la sua comunità, e non si ferma. Dopo trent’anni di dittatura Mobutu, per Solange la nuova classe dirigente congolese non è preparata all’esercizio della democrazia, e uno dei sintomi sono i giornalisti che si fanno pagare per parlare bene di qualche funzionario benestante. In pochi “accarezzano la bestia contropelo”. Corruzione, crimini contro l’umanità e violenze sessuali invece sono le tematiche di cui Solange parla apertamente, con un occhio particolare sullo sfruttamento delle risorse minerarie nel Paese - Coltan soprattutto- da parte delle multinazionali. Il mensile non sempre esce con scadenza puntuale. Le mille copie vengono oggi stampate a Kampala in Uganda e trasportate clandestinamente per quasi 800 km di strada su un camioncino che deve attraversare per intero il Rwanda. “Rischiamo la vita in ogni Paese di passaggio”. Solange ha ricevuto molti riconoscimenti internazionali per il suo lavoro. Tra gli ultimi, il Premio Unicredit - Ilaria Alpi e il Journalism Award dell’International Women Media Foundation. ngelina Jolie e Brad Pitt litigano di brutto sul balcone di un albergo di Sidney, spogli dell’abituale autocontrollo. Gesticolano, le voci si alzano e le vene del collo si gonfiano; un oggetto cilindrico spunta tra le dita di Angelina. È una banale sigaretta, un joint, o qualcos’altro? s’interroga preoccupato il mondo. Mentre Brad se ne va, Angie resta sul terrazzo in lacrime. Di lì a poco sorriderà sul tappeto rosso, insieme al neomarito, per la prima australiana di “Unbroken”, il secondo film da regista della Jolie. Il suo primo lungometraggio, girato in Bosnia, è meglio dimenticarselo, ma chi osa dirlo da queste parti? Certi personaggi pure i rutti li fanno meglio, figuriamoci il resto. E Angelina fa tutto meglio, soprattutto meglio delle altre donne. È una bravissima attrice. Fa dei bei figli; che siano di pancia sua o adottati, lei li fa meglio e ne fa di più e soprattutto trova tutto il tempo necessario per un dialogo profondo con ognuno di loro. Poi va a rendere il mondo un posto migliore, fa l’Ambasciatrice di Buona Volontà per l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, si batte per i diritti delle donne stuprate in guerra; compra castelli, ville, isole ovunque per dare “un senso di casa” ai figlioli trascinati sui set di mezzo mondo. Poche settimane fa è stata persino insignita del titolo di Dama onoraria dalla regina Elisabetta d’Inghilterra. Ora però ci sono queste lacrime poco brangelinesche, con tanto di gossip sui perché: lei è troppo intima con l’attore Miyavi e Brad è geloso; Brad è troppo sornione con l’attrice Melanie Laurent e Angie non gradisce. Problemi di gente perfetta. Nel frattempo la Jolie si prepara a entrare in politica, dove muore ogni perfezione. U Solange rischia la vita per fare il suo giornale n anno fa, durante una festa di paese, ho capito che qualcosa non andava. Una donna della mia età, bionda, vestita per partire in trekking, mi spiegava di non avere più il diritto di dire “nero”. Che in ufficio, e quindi anche altrove, non poteva più utilizzare il termine. Aveva paura. Temeva di essere presa per razzista. Di passare per una persona con pensieri sconvenienti. Non osava, quindi, pormi domande franche sul colore di mio figlio e sulle origini di suo padre. Incredibile, cose mai viste. Ero sbalordita. La devastazione del politicamente corretto, della paura dell’insulto definitivo - “razzista!” -, di questa autentica decapitazione sociale, l’ho vista riemergere la scorsa settimana nell’attualità romanda. In “prima” su un tabloid a grande tiratura, Migros è stata accusata di razzismo a proposito della pubblicità di un detersivo. La storia è quella di un orso bruno, e due altri peluches, che diventano bianchi dopo essere stati lavati con “Total”. Un’associazione contro il razzismo “anti-neri”, forte di una lettera firmata da ben 90 indignati, è sbarcata alla sede zurighese Migros chiedendo il ritiro della pubblicità. Rifiutato. Vent’anni fa, ho visto apparire il termine “black” sulla stampa e per strada. Non c’erano più i neri, gli africani o i “negri”. C’erano ormai i blacks, super cool e fun. Giovanotti muscolosi, rapper o giocatori di basket, ragazze bellissime, modelle e venditrici alla moda. L’immagine simpatica, rassicurante e il termine permettevano ai bianchi, non puri, non puliti, di offrirsi una buona coscienza. Vent’anni dopo, approfittando del modello francese (Dieudonné), americano (i potentissimi Obama e Jay-Z) e dei media avidi di scandali, i blacks gridano la loro rabbia. Ci vorrà più di un lavaggio a 60 gradi per dissolvere i nostri problemi di colore. Per i problemi di colore un detersivo non basta COSTANZA SPOCCI FLORENCE DUARTE daIl Cairo daLosanna IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 ilcaffèLink 35 La scienza. Un terzo degli svizzeri riposa poco e male. Uno studio zurighese rivela che la media di 6,5 ore a notte non basta a garantire una vita sana NAPOLEONE L’imperatore francese diceva: “Agli uomini bastano 4 ore di sonno, alle donne 5, agli imbecilli 6” Chi non dorme ha più tempo... ma vivrà meno SOCRATE Forse perché insonne, il grande pensatore greco è stato uno dei padri della filosofia occidentale LEONARDO DA VINCI Solo 4 ore per notte il sonno di quello che è considerato uno dei più grandi geni dell’umanità GIULIO ANDREOTTI È stato uno dei principali esponenti della vita politica italiana; insonne per tutta la vita Corbis FRANCO ZANTONELLI “D ormo pochissimo. Mi corico alle 23, per risparmiare le candele, e mi alzo alle 3”. Napoleone Bonaparte, portabandiera degli insonni, insieme a Socrate, Alcibiade, Plutarco, Leonardo da Vinci e altri grandi della letteratura, della scienza e della politica, così scriveva alla madre, quando ancora era un giovane ufficiale di belle speranze, spiegandole in sostanza che il tempo passato a riposare lo riteneva sprecato. “Dormo al massimo 5 ore su 24”, diceva Winston Churchill, abituato ad andare a letto alle 3 di mattina, per svegliarsi alle 8. Il primo ministro britannico, che sconfisse i nazisti, era però un convinto praticante della pennichella. O meglio, di un vero e proprio sonno pomeridiano, sia pur breve: “Niente mezze misure; dopo pranzo mi tolgo i vestiti e, per una mezz’ora, mi infilo a letto”. Riposava, insomma, a spizzichi e bocconi. A ulteriore conferma, verrebbe da dire che il potere non logora solo chi non ce l’ha, come affermava Giulio Andreotti, un altro grande insonne, ma anche chi poltrisce troppo. Eppure, stando a uno studio, realizzato dall’istituto Gottlieb Duttweiler di Rueschlikon, nel canton Zurigo, non dormire a sufficienza, come pare capiti al 35% degli svizzeri, fa male alla salute. E poco importa se Ti-Press i top manager, che sono poi i veri potenti di oggi, si vantano, proprio come faceva Bonaparte, di non avere tempo da buttare in sonno. Come non dimenticare, ad esempio, le telefonate all’alba con cui Gianni Agnelli svegliava di soprassalto i gioca- tori della Juventus o i dirigenti della Fiat. Sarà un segno di potere, ma, ci spiegano ora gli studiosi dell’istituto Duttweiler, è un pessimo stile di vita. “Guardateli questi grandi dirigenti d’azienda che si vantano di dormire poco. Hanno 40 anni e ne dimostrano 70”, mette in guardia la ricercatrice Daniela Tenger, che ha partecipato alla realizzazione dello studio. E poi, volendo, c’è Albert Einstein a smentire il mito della veglia quasi perenne, a mettere in crisi chi sostiene che “il mattino ha l’oro in bocca”: “Io - confessava candidamente - dormo almeno dieci ore filate, mentre dormo sogno e quei sogni favoriscono le mie invenzioni”. Alla faccia di quelli che rimangono pervicacemente convinti che chi dorme non piglia pesci. Tornando alle tesi dell’istituto zurighese, Tenger è talmente persuasa del fatto che il sonno sia prezioso, da equipararlo ad un bene di lusso. Ovvero qualcosa per chi può permettersi di superare l’assioma secondo cui il tempo è denaro. “Non a caso spiega - si sta sviluppando tutto un mercato di aggeggi costosi, concepiti per favorirlo”. Si va dalle applicazioni informatiche, alle poltrone a guscio, finanche agli alberghi costruiti apposta per un sonno ristoratore. Senza il quale si corre il rischio, prima o poi, di disturbi del cuore, ipertensione e diabete. Il problema riguarda una fetta crescente della popolazione se si considera che, in Svizzera, si dormono in media 6,5 ore a testa. Che, sempre secondo l’istituto Duttweiler di Rueschlikon, non sono sufficienti per condurre una vita sana. Ce ne vorrebbero 9 o 10, “al buio e nel silenzio”, come ha confidato al quotidiano Le Matin, lo psichiatra e trasvolatore Bertrand Piccard. Fatto sta che chi non riesce a dormire, una volta esauriti i classici rimedi della nonna, se vuole evitare il ricorso alla chimica, deve probabilmente rassegnarsi al proprio stato. Il ca- so, ad esempio, di Oreste Del Buono, scrittore e giornalista ritenuto, nella sua qualità di direttore di Linus, uno dei padri del fumetto italiano. Afflitto da un’incurabile insonnia trascorreva sovente la notte al telefono con Federico Fellini, altro intellettuale incapace di chiudere occhio per più di due o tre filate. “A me bastano due ore, di solito dalle 9 alle 11, per questo ho molto più tempo di voi”, sdrammatizzava la sua condizione Del Buono. [email protected] L’intervista Il geriatra “Mi alzo alle cinque e non sono insonne” “Quello degli anziani è tutto un altro sonno” V uol sapere il nome di una persona che non dorme mai?”. Sentiamo. “La cantante Loredana Berté. Che, in effetti, stando a quanto lei stessa ha dichiarato, ingurgita una notevole quantità di sonniferi”. A farci il nome dell’interprete de “Il mare d’inverno”, è Jacky Marti, creatore insieme ad Andreas Wyden di Estival Jazz, oltre che uno dei personaggi che hanno fatto la storia della Rsi e che ha conosciuto Loredana Berté con le sue frequentazioni artistiche internazionali. E lei, invece, visto che passa per un vero mattiniero che ha rapporto ha con il sonno? “Non mi considero un insonne. Alle 11-11.30 di sera mi corico, nel giro di un minuto e mezzo mi addormento e alle 4.30-5.00 del mattino sono in piedi”. E non le costa fatica? “Per nulla. Mi considero fortunato perché poter avere quelle due ore tutte per me, dalle cinque alle sette, è un privilegio impagabile. È una scelta di vita, è il piacere di godersela, se mi passa il termine”. Insomma, se le gusta proprio le ore di veglia? “Certo! Innanzitutto facendo la prima colazione della giornata, poi sfogliando i quotidiani sul web, ma anche ascoltando musica e giocando a scacchi online con gente che vive, ad esempio, a New York, e che, contrariamente a me, sta per coricarsi”. Con il passare del tempo non le comincia a pesare l’essere così mattiniero? “Da un po’, in realtà, ho cominciato a compensare con un pisolino pomeridiano”. Ha mai fatto il conto di quanto tempo ha guadagnato, per fare le cose che le piacciono, limitando le ore di sonno? “No, ma glielo faccio subito. Trascorrendo 50 anni a questi ritmi se ne guadagnano quattro di vita attiva”. f.z. M I MATTINIERI A sinistra, Jacky Marti, 65 anni, ideatore di Estival Jazz, è in piedi già all’alba a chi l’ha detto che invecchiando si dorme meno? Il riposo degli anziani non è più breve, semmai è costellato da continui e ripetuti risvegli che, ovviamente, ne guastano la qualità. Ma al mattino, di questi risvegli, non si ha memoria. A rivelarlo, uno studio pubblicato sul Journal of Gerontology, compiuto su un campione di settecento over 65, monitorati durante il loro riposo per 72 ore con un particolare sensore, l’actigrafo. Il 30 per cento degli intervistati diceva di svegliarsi spesso durante la notte, il 13% di addormentarsi finalmente solo al mattino, il 12% di faticare molto a prendere sonno la sera. Tuttavia, proprio guardando le effettive ore di sonno registrate dall’actigrafo, i ricercatori hanno constatato che l’effettiva durata del riposo notturno non era tanto minore del normale, dato che in media queste persone nell’arco della giornata dormivano altre 7 ore. “Quello degli anziani è tutto un altro sonno, più superficiale, meno ristoratore - spiega il dottor Graziano Ruggieri, primario della clinica Hildebrand di Brissago -. Ma è una realtà, e bisogna accettarla. È inutile arrabbiarsi, con l’invecchiamento anche le funzioni fisiologiche cambiano, come cambiano le abitudini, lo stile di vita. Ecco perché dobbiamo trovare dei modi per riuscire comunque a riposare bene. Ad esempio, coricarsi sempre alla stessa ora, evitare caffè e vino la sera. Ma, anche, non fare il classico sonnellino pomeridiano e se proprio non riusciamo a farne a meno non facciamolo durare più di mezz’ora”. Un altro fattore che pregiudica la qualità del sonno di una persona anziana sono le malattie correlate all’età, come i dolori articolari, le patologie ai bronchi o gli scompensi cadiaci. “Ma anche i farmaci - ricorda Ruggieri -. Ad esempio, i sonniferi cambiano la fisiologia del sonno. Senza dimenticare che ad una certa età si comincia ad alzarsi più volte per notte per andare in bagno o bere un po’ d’acqua”. p.g. IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 36 ilcaffèLink 37 Lo studio. Quei profili da “bankster” per gli gnomi della finanza N on appaiono mai nei titoli di coda, e neanche nei “credits” e ringraziamenti che di solito vengono tributati a chi ha fornito un aiuto alla stesura di un romanzo. E non hanno mai - nonostante la loro partecipazione non sia relegata a ruoli “cameo” - preteso diritti d’autore. Eppure la banche elvetiche da decenni sono protagoniste, sul grande schermo o sulle pagine dei bestseller, e con una caratterizzazione subito riconoscibile: la parte del cattivo. Registi e scrittori non hanno aspettato la pubblicazione di studi sistematici sul fenomeno, di indagini sociologiche e test di neuropsicologia; che ai vertici degli istituti di credito albergassero comportamenti disonesti lo davano per scontato. Una business culture, riassunta dal La scienza neologismo bankster (banchiere-gangster), improntata all’ingordigia e alla disonestà, come ricorda il docente di neurologia Arnaldo Benini, commentando nell’articolo in basso uno studio del dipartimento Economia dell’università di Zurigo i cui risultati tracciano una sorta di “profilo criminale” nella psicologia dei grandi dirigenti degli istituti di credito. Che a volte letteratura e cinema abbiano anticipato la realtà l’hanno dimostrato le indagini degli inquirenti Usa che hanno messo sotto torchio una dozzina di banche svizzere. Ora si attende, magari, un analogo studio sugli spregiudicati avvocati d’affari per scoprire che la fiction sapeva già tutto. Già nel 1963, il papà di 007 Ian Fleming segnalava che il bernese Gebrüder Gumbold faceva parte della Spectre... e.r.b. Il lato oscuro dei manager delle banche svizzere in una ricerca dell’Università di Zurigo ARNALDO BENINI Neurologo E ntrare in una banca svizzera, anche in una piccola filiale, ricorda l’atmosfera di un monastero: ordine e silenzio, personale affabile, competente, efficiente. Per incombenze delicate, si viene accompagnati da una hostess in uniforme moderna e impeccabile in una saletta linda e ben ammobiliata, dove si offre caffè, acqua mi- nerale e cioccolatini. Il consulente finanziario arriva puntuale con l’incartamento, che conosce a menadito perché è arte del mestiere prepararsi agli incontri con scrupolo e disciplina. Le sue raccomandazioni sono sempre plausibili. Se poi dovessero rivelarsi sbagliate, il consulente, compunto, ha spiegazioni ragionevoli della deplorevole evenienza. Nel mondo della finanza, si sa, ne succedono di tutti i colori e in nessuna attività, come nel commercio del denaro, vale l’ammonimento che l’imprevedibile battito d’ali di una farfalla in Nuova Zelanda può scatenare un uragano anche in Svizzera. Nessuno ha motivo di dubitare della correttezza e onestà del personale della banca, i cui consigli vanno, di regola, a buon fine. La fiducia è la componente fondamentale della fortuna e della solidità di ogni istituto finanziario. Dunque la banca svizzera è un’istituzione solida, seria, d’onestà impeccabile? Per chi Corbis La nuova business culture dell’ingordigia ha contatto col livello medio del personale, questa è opinione diffusa e fondata. Altra musica per i piani alti, dove si arrangiano grandi, misteriosi e talora indebiti affari. L’umanista di Neuchâtel Denis de Rougemont, negli anni ‘30, sgomento per il rifugio, garantito dallo Stato, che il segreto bancario metteva a disposizione di evasori fiscali, malviventi, affamapopoli e criminali di tutto il mondo, scriveva che le banche svizzere erano covi di ladri e di ricettatori. Il Pubblicità pentito di mafia Tommaso Buscetta diceva che senza il segreto bancario svizzero, la mafia sarebbe stata solo un gruppetto di ladruncoli e ricattatori siciliani. Lo sfogo dell’umanista romando è tornato in mente, negli ultimi anni, apprendendo le malefatte di alcune banche elvetiche nel mondo, e non solo delle solite due megaistituzioni. In realtà, pur essendo più di altre nel mirino della giustizia di diversi Paesi, anche molti altri istituti di credito, e non solo in paradisi fiscali, ne hanno fatte di cotte e di crude. Nelle banche svizzere lavora dunque un solerte ed alacre esercito di brava gente di specchiate correttezza ed onestà, mentre dirigenti ad alto livello sembrano inclini o capaci di ogni frode, a danno soprattutto del fisco di Stati esteri, ma anche dei clienti, pur di intascare lauti stipendi e gratificazioni. Ciascuna delle quali, in un anno, può essere superiore a quel che guadagna un impiegato di livello medio in tutta la vita. La convi- venza d’onestà e ingordigia è così stridente da aver indotto il Dipartimento di Economia dell’università di Zurigo ad uno studio sistematico del fenomeno, con un’indagine sociologica in molti Paesi e un esperimento di neuro-psicologia. Il lavoro, pubblicato su “Nature”, una delle riviste scientifiche più prestigiose, e la ricca bibliografia, rivelano un mondo inatteso e non tranquillizzante. Ai vertici delle banche, più che in altri ambienti, prevarrebbe una “business cultu- re”, cioè un complesso di norme e regole, che tollera, o favorisce con lauti premi, comportamenti disonesti, purché aumentino l’utile. La domanda che gli scienziati zurighesi si sono posta è se alla carriera in banca sono attirati e predisposti individui per i quali l’onestà ha scarso valore, oppure se la “businnes culture” delle gratificazioni, a volte iperboliche, li istiga all’illegalità. La ricerca avvalora quest’ultima ipotesi. Gli scienziati zurighesi hanno reclutato impiegati di banca di molti Paesi con anzianità media di lavoro di undici anni e cinque mesi, la metà con ruolo dirigente, l’altra metà con funzioni non collegate al profitto (ufficio studi, del personale e altre mansioni). I membri di entrambi i gruppi dovevano tirare dieci volte una moneta e, senza sapere d’esser osservati, scrivere se era venuta testa o croce, sapendo quale delle due evenienze sarebbe stata premiata con 20 dollari. Il 26% dei dirigenti hanno scritto un risultato falso per ottenere i 20 dollari, dell’altro gruppo il 16%. In nessuna delle altre professioni sottoposte alla prova la differenza era così alta. Fu poi fatta un’indagine fra la popolazione per valutare la reputazione di cui godono i banchieri: informata dell’esperimento con la moneta, doveva dire chi pensava che avesse imbrogliato di più fra medici, banchieri e carcerati. I banchieri erano al primo posto, davanti ai carcerati. Gli autori sottolineano che l’attuale “business culture” delle banche, premiando la disonestà, ne compromette il futuro. Si suggerisce di far giurare agli impiegati di banca fedeltà ai principi professionali, come i medici (un giuramento che, in realtà, non serve a molto). C’è da attendersi un miglior risultato dall’abolizione delle gratificazioni per risultati raggiunti con metodi disonesti. L’Associazione degli impiegati di banca ha reagito all’indagine sottolineando che le pecore nere sono poche: è vero, ma quel che hanno il coraggio e la libertà di fare trascina un’intera professione nella palude. Film e romanzi 1 THE WOLF OF WALL STREET Lo speculatore Leonardo Di Caprio fa sparire 22 milioni di dollari con la complicità di un banchiere ginevrino che, arrestato, dimentica il segreto. 2 3 4 UOMINI CHE ODIANO LE DONNE La hacker Liz Salander depreda i conti cifrati di un ricco e corrotto imprenditore e li fa riapparire, a suo nome, in diversi conti bancari in Svizzera. BOURNE IDENTITY Nel caveau blindato di una banca zurighese Matt Damon ritira un capitale in diverse valute e documenti d’indentità contraffatti di vari Paesi . SINGLE & SINGLE Nel romanzo di Le Carré tutti i fondi neri e le transazioni illegali di un ricco avvocato d’affari vengono gestiti da un potente manager bancario di Zurigo. Pubblicità =491A8?:37 )/SPH3BGBH &85B/ )/PSG8P )P8Q8GSBG> QJHGQHP &/BG +JHGQHP )/PSG8P TSH )/PSG8P )/QSB338PB/ &/BG ,83@GB3/E +JHGQHP +JHGQHP ,83@GB3/E +JHGQHP %$!# %%" &%$ +TJJHPS8PQ )/PSG8P &H2BEBS0 +SHPB8 5B >@B/33BH )/P3@8>>BH 8GSPH /QS8EEH "HSH>P/<H ’ 0*-., /.* # !"’’<"+* &) /& ’<" *’*%& ", /) *) "..* - *)*- &/.*; à ʾ Ñ! è.èÄ 9-"1 45š è òö /5 ¼°¬ ½ Ãñ Ê ¾ à ʾ Ñ!&8 ++ ï"1 $20 .Ýé öÈ ÍÊ-0 Ä è°-³¬Á 27ª© ì-¦:°&&3Ê ûÞ è˙ª0˙˙ Èè˙š39) 2¼’ ¼Ä ³Ñ11 0:ú¬. !Å *³3ì $³¼ÝÁ Í Ä ú1+¬, -( û$3&0 -æöÑ ÀÊ -;òÌ Èû0Í ¹ öÓûÌÓ Ñ Ãñ ʾ %& *+)$+’’ !"&& .),-+ ,"--%’( &) +() )( % " $) 2-+*0 ! *2+*0 ,# */+*0 6?7??2697?? : %/ <HSH >P/STBS/ 3HG +/G ’B3HE/H 3HG BG 5HGH BE QTH SP/5BYBHG/E8 3/JJ8EEH 2B/G3H 8 PHQQH 8 TG 5HE38 / 3TP/ 5B "HSH #/P2/GBK 667?? : *BQHSSH JP8J/P/SH 5/B 3TH3@B 58EE/ #BE5/ +VBYY8P/ / </VHP8 58EE/ +H3B8S0 +VBYY8P/ +3E8PHQB &TESBJE/ BG ,B3BGH; 6=7??2617=? : #BH3@B J8P B JBU JB33HEB 8 BGS8P8QQ/GSB =EF/SB QT +3E8PHQB &TESBJEB/4 G8EEOB>EHH 607=? : +SHPB8 5B #@B/33BH NN"HEE8SSB 5OBGV8PGHOO4 QJ8SS/3HEH 5B G/PP/YBHG8 3HG -CT !8QQ >67=? : HG38PSH &/GTJB/ !" 607=? : S8EB8P A #B/P5BGH 58EE/ +3B8GY/ JP8Q8GS/ NN%8HG/P5H BGV8GSHP8OO #BHPG/S/ +%##"%,"( )( % " >BH3/ / -BG3B (G $38 3HG E/PBQQ/ ,/FB )8P BE 583BFH 3HFJE8/GGH 5B %H3/PGH (G $38 EH QJHGQHP JPBG3BJ/E8 P8>/E/ /EE/ F/>B3/ JB/SS/<HPF/ 5B )B/YY/ #P/G58 E/ >BHPG/S/ M*/B<<8BQ8G HG B38M 3@8 V858 LT8QSO/GGH JPHS/>HGBQS/ E/ <PBYY/GS8 E/PBQQ/ ,/FBK ’HE8>>BH >P/STBSH 58B J/SSBGB 607=? : -BG3B (G $38 */B<<8BQ8G 8 E/PBQQ/ H<<PBP/GGH TG STP2BG8 5B LTBY 3HG /EE8SS/GSB JP8FB BG J/EBH J8P STSSB 3HEHPH 3@8 VHPP/GGH F8SS8PQB BG >BH3H:LT/QB 3HF8 BG ,-; 697=? : )/G8SSHG/S/ 8 S9 3/E5H J8P STSSB >67=? : HG38PSH @/PEB8 *H8 1 ,@8 ./Q@BG> &/3@BG8Q !" 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La nostra maestria è al servizio del piacere gastronomico. 4 miliardi stretti stretti per l’Esercito IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 ERMENEGILDO ZEGNA Zegna e famiglia potrebbero coprire da soli i 4 miliardi che la Confederazione ha speso nel 2014 per l’esercito. Con loro avremmo sicuramente i soldati più eleganti del mondo. ilcaffèLink 39 Tutti i suoi soldi per 250 super droni MICHELLE HUNZIKER Vendendo fino all’ultimo guanto, gli Hunziker-Trussardi si possono concedere i nuovi droni israeliani dell’esercito svizzero. La ricchezza. Da sempre in testa nella classifica dei patrimoni ticinesi,i due fratelli Mantegazza hanno ora ceduto lo scettro alla famiglia Perfetti 400 milioni come i premi in eccesso SILVIO TARCHINI Tarchini ha sostanza per assorbire la totalità dei premi in eccesso versati dagli assicurati ticinesi alle casse malati. Dopo di che lasciamogli sempre aprire la domenica e il giorno di Natale. Coi 27 miliardi dei Paperoni di casa nostra si potrebbe... STEFANO PIANCA M ontagne russe in cima alla graduatoria dei più ricchi del Ticino: i fratelli Sergio e Geo Mantegazza sono entrati in un vuoto d’aria e in un anno sono planati dal primo al quarto rango tra i Paperoni nostrani. Se la tendenza dei grossi patrimoni ad ingrossarsi di anno in anno è una costante, poiché di regola soldi fanno soldi, la decrescita del patrimonio dei due magnati, tra aviazione e immobiliare, spicca perciò nell’annuale classifica appena pubblicata dalla rivista Bilanz. Sgombriamo il campo dagli equivoci, i due fratelli non passeranno un Natale al risparmio. Ma la loro ricchezza, in dodici mesi, è smagrita come neanche accade in un centro Méssegué: dagli oltre 4 miliardi di franchi, che la rivista economica svizzera indicava a fine 2013, sono scesi a “soli” 2,5-3 miliardi. L’improvviso impoverimento 3 miliardi bastano per 22 aerei Gripen GEO MANTEGAZZA I fratelli Mantegazza avrebbero soldi per pagare i 22 aerei da combattimento Gripen che il popolo svizzero non ha voluto. Cosi potrebbero restare nel mondo dell’aviazione. Le novità coincide con l’anno di turbolenze che la famiglia ha vissuto in uno dei settori faro della loro attività: l’aviazione. Finora, perché proprio a inizio novembre Sergio Mantegazza, 87 anni, ha ceduto la sua compagnia aerea, la britannica Monarch, che aveva fondato nel lontano 1967. Negli ultimi anni Monarch si è rivelato un giocattolino costoso, con le ali sempre più zavorrate di fronte alle più snelle compagnie low cost. Tanto che, per appianare i buchi, l’anziano imprenditore era stato costretto immettervi capitali importanti. Decisamente più floridi appaiono i loro investimenti nell’immobiliare: la famiglia possiede alcune proprietà gioiello, dal Palazzo Mantegazza a Paradiso alla Residenza Grand Palace a Lugano. Altre retromarce così significative nel 2014 non ce ne sono state: tanto che se le quindici persone (o famiglie) più facoltose del Ticino mettessero i loro capitali in un unico, enorme, salvadanaio si otter- Coi suoi 150 milioni un ristorante al Lac STEFAN BREUER Il patron del gruppo Seven ha soldi per tentare di strappare alla Città di Lugano il Lac, che ne vale oltre 200, a un prezzo stracciato… E poi aprirci finalmente un ristorante. 800 milioni per un Gottardo all’altezza rebbe l’astronomica cifra di 27,5 miliardi di franchi. Poca cosa comunque rispetto agli averi posseduti dai 300 più ricchi della Svizzera: quasi 589 miliardi (sempre secondo i calcoli di Bilanz). A sud hanno decisamente pigiato sull’acceleratore i magnati dei dolciumi: la famiglia Perfetti - coi fratelli Giorgio, 67 anni, e Augusto, 63 (da decenni accasato a Bioggio), proprietari del gruppo italiano che produce Chupa Chups, Mentos e Golia - da tempo stagnava sui 2,5 miliardi. Finché l’azienda, fondata a Lainate nel 1946, ha trovato il suo nuovo Eldorado nel mercato asiatico. Adesso ha 19mila dipendenti e il patrimonio s’è gonfiato, come neanche capita alle sue Brooklyn: i due fratelli con 4-4,5 miliardi sono adesso i più ricchi del Ticino. Al secondo posto troviamo i coniugi tedeschi Erich e Helga Kellerhals, fondatori del primo Media Markt: a Melide hanno una villa e da parte una sostanza di 3,5-4 miliardi. Medaglia di bronzo tra i Re Mida nostrani gli imprenditori del tessile e della moda, Ermenegildo (Gildo), Anna e Paolo Zegna. I loro averi (stimati a 2,5-3 miliardi) quest’anno non si sono smagliati, anzi la famiglia ha potuto permettersi il lusso di acquistare in Australia una tenuta con 12.500 pecore merinos. Al quarto posto, appunto, sono scesi i Mantegazza, che comunque distanziano di una fortuna gli altri nomi illustri della pecunia cantonale: come Silvio Tarchini e famiglia, la cui forza, concentrata nel Foxtown e nell’immobiliare, raggiunge i 350-400 milioni (sono al 13. posto). Chiude al 15. rango Stefan Breuer, asconese d’adozione, che guida dei locali del gruppo Seven. Spesso gira a piedi scalzi, eppure possiede 100-150 milioni franchi. Manca invece all’appello il finanziere Tito Tettamanti sparito dal Club dei 300. Chi l’ha visto? [email protected] Q@StefanoPianca La nota showgirl, sposando il co-erede della Trussardi, è entrata nei club dei 300 svizzeri d’oro Tra i nuovi ricchi spicca Michelle in abito bianco “S triscia” è la trasmissione che conduce da molte stagioni con piglio autoironico sulla tv italiana, ma lei, Michelle Hunziker, 37 anni, è entrata a testa alta e vestita di bianco nella classifica dei 300 Paperoni svizzeri. È bastato dire “sì”, anzi ripeterlo due volte come riferiscono le cronache rosa, a Tomaso Trussardi, 31 anni, co-erede della famosa casa di moda. Il matrimonio, celebrato lo scorso ottobre dal neo-sindaco Giorgio Gori (marito, lui pure, di un personaggio televisivo, la giornalista Cristina Parodi), ha avuto luogo davanti a 250 ospiti a Bergamo. E di ragioni, solo a soppesare la sostanza del marito, Michelle ne avrebbe avute parecchie per convolare, addirittura 200-250 milioni. A tanto ammonterebbe il patrimonio della coppia, spartito tra l’Italia e il Canton Berna. Malelingue, perché in Le nozze con Tomaso hanno moltiplicato gli zeri sul conto della conduttrice di Striscia che era già milionaria realtà il vil denaro non avrebbe giocato alcun ruolo nella scelta di Michelle Yvonne Hunziker nata a Sorengo, il 24 gennaio 1977, da mamma di origini olandesi e papà artista svizzero-tedesco. La Hunziker, come familiarmente viene chiamata da tutti, ne ha fatta di strada da quando nel 1995 s’è imposta all’attenzione col suo fondoschiena prestato a un’azienda di biancheria intima. Un’inizio dal basso che l’ha spinta in alto, dal momento che in carriera di soldi ne ha guadagnati parecchi. Dopo anni di lavoro in tv, ma anche a teatro e come testimonial, la showgirl ha accumulato una fortuna, stimata in una dozzina di milioni. Non sufficienti per entrare nel club dei 300, ma abbastanza comunque per affermare che le sue sono state nozze d’amore e non d’interesse. O che comunque, per restare in stagione, ha piovuto sul bagnato. Ma la Hunziker non è da sola. Tra i parvenu alla ricchezza esagerata nel 2014 spiccano pure i nomi di Patrick Drahi (8-9 miliardi di franchi) e Dieter Meier (150-200 milioni). Drahi, 51 anni, francese ma vive in Vallese, ha fondato Altice, una holding delle telecomuncazioni; Meier, 69 anni, oltre che cantante degli Yello, ha fiuto per gli affari: solo cedendo una sua quota nell’azienda orologiera Nardin avrebbe incassato 90 milioni di franchi. PAOLO CORNARO Attingendo al caveau i Cornaro coprirebbero la gran parte dei 990 milioni che Berna spenderà per adattare l’asse ferroviario del San Gottardo al trasporto dei semirimorchi. Con 2,5 miliardi lastricano il Paese EREDI DEL BARONE THYSSEN-BORNEMISZA Gli eredi Thyssen-Bornemisza, nella foto Lorne, potrebbero “asfaltare” da soli l’intera Svizzera. Il pacchetto della mobilità, votato da Berna, ammonta infatti a 2,7 miliardi. 4,5 miliardi franchi fanno 13mila a testa AUGUSTO PERFETTI La famiglia Perfetti potrebbe staccare un assegno di 13mila franchi per ciascuno dei 346'539 abitanti del Cantone (dati 2013). Sarebbe un Natale dal sapore assai dolce. IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 41 L’indice. Il Global Gender Index dell’Onu conferma il gap tra i due sessi. Anche in Svizzera La parità è lontana e le donne globali ancora penalizzate EZIO ROCCHI BALBI diale delle pari opportunità. Un ranking che, da anni, è capeggiato da Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia e Danimarca. “È inaccettabile che i salari femminili siano in media, secondo le statistiche ufficiali della stessa Confederazione, del 25% più bassi dei colleghi maschi; e addirittura del 39% nelle posizioni di quadro - dice Carlucci -. È un dato positivo, L invece, che il livello d’istruzione superiore delle donne in Svizzera in pochi anni abbia raggiunto e sorpassato, ad esempio nelle materie scientifiche, quello degli uomini. Ma non serve a nulla se poi, professionalmente, vengono discriminate e quel livello di studi non viene riconosciuto”. Infatti, per quanto riguarda la parte- cipazione delle donne nel campo economico, nella graduatoria del Global Gender Gap Index la posizione della Svizzera resta immutata al 23esimo posto, ma alla voce “parità salariale” in un anno, dal 2013 ad oggi, il Paese è sceso dal 56esimo al 59esimo posto. Lo stesso Index calcola che in Svizzera, nel 2014, una donna guadagna il 68% del salario medio di un uomo. Sempre nella fascia alta dei Paesi la stessa Adispo considera essere a buon punto la rappresentanza delle donne in politica, settore in cui la Svizzera resta immutata nella sedicesima posizione. Scende però al 33esimo posto (dal 31esimo del 2013) per le presenze femminili in Parlamento e al decimo per quante ricoprono ruoli ministeriali. È forse utile ricordare, però, che è solo dal 1981 che la Svizzera ha stabilito, per legge, l’uguaglianza tra uomini e donne. E se ci si ricorda che le donne elvetiche hanno ottenuto il diritto di voto solo nel [email protected] 1971... Q@EzioRocchiBalbi Paesi con più divario di genere e donne che vivranno la parità sul posto di lavoro non sono ancora nate. E, visto che negli ultimi dieci anni le pari opportunità professionali per loro sono migliorate solo del 4%, di questo passo se tutto va bene - la parità sul posto di lavoro si raggiungerà più o meno nel 2095. “È la dimo- LE DIFFERENZE strazione che la Posizione dei Paesi nel Global Percentuale di differenza La dimensione dei Il gender gap Asia America del Sud strada è ancora lunGender Gap Index 2014 dimensione tra i valori relativi simboli è rispettivamente ga e che, oltre ad un L’indice coinvolge oltre 150 Paesi massima Africa Europa agli uomini e quelli relativi proporzionale al numero cambio di mentaliin tutto il mondo, pari al 93% alle donne di donne e uomini tà, servono leggi ad Oceania Nord e Centro America della popolazione. I parametri hoc – osserva Angepresi in considerazione sono 14, la Maria Carlucci, ma i più importanti riguardano EDUCAZIONE LAVORO POLITICA REDDITO = 10.00 la partecipazione economica presidente dell’AdiPopolazione sopra i 25 anni Forza lavoro attiva Numero Reddito e le opportunità di lavoro fra con un’educazione sopra i 15 anni di posti netto annuo stimato spo, l’Associazione uomo e donna, l’accesso allo secondaria (su 100 persone) (su 100 persone) in Parlamento (in dollari) delle pari opportustudio, la salute e la nità -. Nel mondo Togo Qatar Giordania Afghanistan rappresentanza politica. del lavoro, ad esem pio, non basta san30% 64% 100% 85% 1° Islanda cire per legge Afghanistan Siria Micronesia Afghanistan l’uguaglianza tra 11° Svizzera uomo e donna; oc- 59% 28% 100% 85% corre prevedere 20° delle sanzioni”. Stati Uniti Pakistan Pakistan Vanuatu Algeria Quello del lavo- ro non è il solo para27% 59% 100% 83% metro che conferma 36° Austria Rep. Dem. Congo Arabia Saudita Yemen Iraq quanto l'altra metà del cielo sia penaliz26% 57% 99% 82% zata. Istruzione, acBosnia ed Erzegovina Algeria Isole Salomone Iran cesso alla politica, reddito, sanità; l’ul- 69° Italia 25% 57% 96% 82% timo rapporto delle India Iran Papua Nuova Guinea Palestina Nazioni Unite sull’indice delle dise- guaglianze di gene24% 57% 95% 81% re lancia un allarme Liberia Iraq Egitto Siria a livello internazio nale: nonostante i 24% 55% 94% 80% grandi passi in Nepal Oman Comore Arabia Saudita avanti, il divario tra 113° Kuwait uomini e donne re- 22% 53% 94% 79% sta grande. Troppo Turchia India Iran Pakistan grande. E gli interventi “correttivi” 137° Iran modificano lo status 21% 52% 94% 77% quo con una lentezIraq Palestina Libano Egitto za esasperante. Il 142° Yemen termometro globale 21% 51% 94% 74% Fonte: Undp, Agenzia delle Nazioni Unite della parità, non a caso, dimostra infatti che i Paesi con elevata disuguaglianza di genere subiL’opinione L’analisi del legale Rosemarie Weibel, da sempre sensibile alle questioni dell’uguaglianza scono anche la distribuzione più diseguale dello sviluppo umano. Anche prendendo in considerazione le fasce più alte del “Global Gender Gap Index”, tra l’altro, si scopre che attualmente non c’è nessun Paese sulla Terra in cui una donna - pur rivestendo lo stesso ruolo professionale - guadagni quanto un uomo. Stati Uniti inclusi, come ha amuella per i diritti delle donne e per la pa- ci sono ancora professioni nettamente separate messo l’economista Saadia Zahidi del rità di trattamento tra i sessi è una bat- tra maschili e femminili. Dall’altro è innegabile World economic forum: “In base alla pertaglia che si sviluppa in diversi campi. che il numero di donne ai piani alti delle aziencezione dei dirigenti d’azienda, negli Usa Dalla politica alla società, passando evidente- de è ancora molto basso”. E questo soprattutto le donne guadagnano circa due terzi del mente per il mondo del lavoro. Senza però di- per un deficit culturale nel riconoscere la concisalario degli uomini per un lavoro simimenticare gli aspetti legali e culturali, settori in liabilità tra lavoro e famiglia. “Manca molto le”. Certo, la parità non si misura solo a cui l’avvocato luganese Rosemarie Weibel vede spesso il riconoscimento del lavoro di cura in colpi di busta paga, ma restano innumeancora ampi margini di miglioramento, anche generale - precisa Weibel -, che sia dei figli, derevoli gli svantaggi e le discriminazioni in Svizzera. “Prendiamo ad esempio l’ambito gli anziani o dei parenti. Il mondo del lavoro che affrontano le donne e le ragazze, con lavorativo, dove la disparità salariale è ancora non lascia spazio alla vita privata e alla famiripercussioni negative per lo sviluppo chiara - osserva Weibel -. In questo campo per- glia. Pretende un totale impegno professionadelle loro capacità e la loro libertà di scelmangono difficoltà legali palesi, soprattutto le”. ta. Il Gender inequality index, infatti - ed nella ricerca delle prove. Perché la trasparenza Una questione di cultura, secondo il legale è solo uno degli indici appena aggiornati salariale manca. È una questione di cultura luganese, ma anche di presenza di servizi sul -, misura le disuguaglianze di genere in aziendale: in Svizzera i salari fanno parte, per territorio. “Politicamente mi sembra però che la tre aspetti importanti: la salute, l’“empocosì dire, dei segreti di Stato”. Secondo l’avvo- problematica non sia molto percepita - sottoliwerment”, che è un mix tra la percencatao luganese, poi, nella procedura vi è da mi- nea -. Ad esempio permangono grossi problemi tuale di seggi parlamentari occupati da gliorare l’apporto delle perizie, soprattutto per per quanto riguarda i servizi extrascolastici e i donne in proporzione alle femmine adulla mancanza di gente qualificata quando si trat- congedi parentali, che sarebbero un sostegno te con almeno un’istruzione secondaria, La legge di questioni legate alla parità dei sessi. importante. E anche una maggiore coscienza e lo status economico espresso dalla parSecondo l’avvocato ta Aspetto su cui si sta interessando anche il Con- della ripartizione dei ruoli non guasterebbe”. tecipazione femminile al mercato del laluganese vi sono siglio Federale. Insomma, il lavoro legale, politico, culturale voro. Scandagliando oltre 150 Paesi lo D’altra parte, però, restano molte cose da e sociale non manca per avvicinare ulteriorscenario offre un’istantanea della parità ampi margini di fare nella rincorsa della parità tra i sessi. “Due mente uomini e donne e tentare di sovvertire poco rassicurante. Anche per la Svizzera manovra anche aspetti prevalgono, ossia quello della segrega- l’idea statistica che parla sì di parità, ma non che, nel Gender gap index 2014, è slittanella tutela legale zione professionale e della segregazione verti- prima dell’anno 2095. Un orizzonte temporale ta di due posizioni passando dal nono delle donne cale - aggiunge Rosemarie Weibel -. Da un lato che si vorrebbe meno lontano, ma… m.s. all’undicesimo posto del ranking mon- I problemi 1 LA SITUAZIONE ATTUALE La parità tra i sessi è un concetto ancora lontano. Oggi il Paese più virtuoso al mondo tra i 142 considerati è l’Islanda, il peggiore è lo Yemen. La Svizzera è piazzata in undicesima posizione assoluta 2 3 4 5 LA PROSPETTIVA FUTURA Le proiezioni teoriche prevedono che la parità sul posto di lavoro sarà raggiunta nel 2095, perché l’evoluzione degli ultimi 10 anni è stata solo del 4 per cento LE DIFFERENZE INTERNE Secondo le cifre ufficiali, comunque, anche in Svizzera rimangono forti differenze salariali, in media del 25%, ma fino al 39% per i quadri superiori LE QUOTE IN POLITICA Quello della rappresentanza femminile in politica è un tema che viene affrontato da anni anche in Svizzera, dove la quota odierna è buona in generale (16° posto) I MIGLIORI DELLA “CLASSE” I Paesi nordici, oltre all’Islanda, si confermano i più attenti e sensibili alla parità tra i sessi. In classifica anche Finlandia, Norvegia, Svezia e Danimarca sono infatti ai vertici “Serve un cambiamento culturale a livello professionale e politico” Q Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE L’ALBERGHERIA Cavigliano, Dario Pancaldi e Andreas Schwab premiati dalla Guida Michelin Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & GastroNews Qr-Code Sul “Tentazioni” brilla la stella dell’eccellenza Grande soddisfazione per Dario Pancaldi e Andreas Schwab premiati con la “stella” dalla Guida Michelin Svizzera 2015 (vedi a lato GastroNews): un meritato riconoscimento per l’impegno, la passione e la qualità della loro offerta gastronomica. Il loro “Boutique Hotel Tentazioni” a Cavigliano, ospitato in una tipica costruzione ticinese del 1905 completamente rinnovata, è un piccolo gioiello immerso nella natura, perfetto per il relax e come punto di partenza per escursioni nella vicina Valle Onsernone, nella regione Centovalli e Valle Maggia, a pochi chilometri dal Lago Maggiore e dalle località conosciute di Ascona e Locarno. Nel Ristorante Tentazioni sono i prodotti regionali a farla da padrone, protagonisti indiscussi della loro “Haute cuisine nostrana”, all’insegna della creatività e dell’innovazione. Il risto- rante è una sorta di “atelier” gastronomico dove tradizione e contemporaneità si fondono armonicamente per il piacere del palato. La provenienza dei prodotti è principalmente ticinese e svizzera (il ristorante aderisce al progetto Ticino a Tavola), e le creazioni culinarie dello chef Andreas Schwab sono servite su splendidi piatti realizzati a mano con materiali locali come la sabbia del fiume Melezza, il granito della Valle Onsernone e della Valle Maggia, e altri ancora. Il ristorante - primo nella categoria gourmet del “Best of Swiss Gastro 2013” - dispone anche di 4 camere elegantemente arredate e di un appartamento, ideale anche per famiglie. Non ci resta che accogliere l’invito di Dario e Andreas: “Lasciatevi guidare in un viaggio culinario unico, e scoprite come le delizie della nostra regione accendono un esplosione di sapori al vostro palato”. a.p. L’assemblea di GastroTicino approva i nuovi statuti quale base per un futuro ricco di attività e progetti Assieme ai soci CONDIVISIONE DI OBIETTIVI Un CdA compatto che lavora a favore di tutti gli associati con dinamismo Bilancio dell’annata, nuovi statuti, partecipazione alla vita sociale e politica del Paese. Sono alcuni temi al centro della recente assemblea autunnale di GastroTicino, riunita all’Otaf di Sorengo. Il direttore della Federazione esercenti-albergatori, Gabriele Beltrami, ha sottolineato che non è un caso che sia stato deciso di convocare l’assemblea fuori dalla sede abituale, scegliendo l’Otaf. La volontà, infatti, è di andare sul territorio per farsi conoscere sempre di più; e la scelta è caduta su un ente che fa del bene e che svolge un ruolo apprezzato tra la popolazione. “Certo, il nostro è un settore differente, ma anche noi intendiamo intensificare il nostro ruolo di colonna portante della realtà economico-sociale ticinese”. In questo senso il direttore e il presidente Massimo Suter, hanno ricordato i molti servizi in favore dei soci, l’attività nel Vorstand di GastroSuisse, la presenza nei CdA della futura Agenzia Turistica Ticinese, delle Otr, della Carta Turistica e in molti altri consessi. Importante è anche l’impegno in occasione di molte iniziative popolari come quelle vinte sui salari minimi ed Ecopop, ma anche di quelle sulla partecipazione a Expo Milano 2015 o sull’Iva discriminatoria: “Il risultato delle urne non è stato quello auspicato, ma è stato importante poter dimostrare a livello federale di essere una forza referendaria e di aver potuto parlare dei problemi e delle aspettative della nostra categoria al grande pubblico”. I due relatori hanno poi citato i segnali di stima e considerazione da parte del mondo politico, come l’apprezzamento per il Centro di Competenza Agroalimentare e di Ticino a Tavola, o la mozione sui clienti indesiderati presentata dal granconsigliere Marco Passalia. E proprio nell’ottica di partecipare maggiormente alla vita del Cantone, si inserisce la candidatura al Gran Consiglio del presidente Massimo Suter. Altro tema. Il bilancio di un’annata che, a livello generale, si chiude con una flessione della cifra d’affari per molti esercizi pubblici (specie nelle valli e zone discoste), a causa delle condizioni meteo e della recessione. Suter e Beltrami hanno poi evidenziato il clima di positiva e costruttiva collaborazione all’interno del CdA, che consente e consentirà di lavorare con entusiasmo e dedizione a favore dei 1.600 soci. Una condivisione di obiettivi che, al di là di pochi personalismi, fa sì che la Federazione si muova in sintonia con le Sezioni. Prova ne sia l’approvazione sia dei nuovi statuti proposti dal CdA - documento fondamentale per la futura vita associativa - sia i preventivi, che testimoniano di una gestione oculata delle risorse e dell’impegno del personale. A questo proposito è stata festeggiata per i 20 anni di attività per GastroTicino, la segretaria di direzione Rachele Kuster. Vino e vite Enterà in funzione a inizio gennaio prendendo il testimone da Francesco Tettamanti Andrea Conconi nuovo direttore di Ticinowine Andrea Conconi è il nuovo direttore dell’Interprofessione della Vite e del Vino Ticinese (IVVT) e delle sue Commissioni Ticinowine e di Tutela della Doc. Conconi subentrerà il 1° gennaio a Francesco Tettamanti, che dopo 7 anni di collaborazione ha deciso di affrontare una nuova sfida professionale. Andrea Conconi, classe 1959, è stato selezionato fra una vasta rosa di candidati con l’intento di assicurare una transizione all’insegna della continuità nella gestione dell’Ente. Il suo invidiabile percorso professionale gli DECISIONE DELL’IVVT Da sinistra U. Valsangiacomo, F. Tettamanti, A. Conconi e A. Petralli permette infatti di avere vaste conoscenze nei settori chiave che la carica di direttore della filiera vitivinicola impone: esperienza tecnica ed enologica, conoscenza del mercato e dimestichezza nella comunicazione. Dopo una formazione come cuoco Conconi ha cambiato il proprio indirizzo professionale rivolgendosi al settore vitivinicolo, seguendo la Scuola superiore di enologia di Changins. Si è in seguito occupato della produzione e della commercializzazione in Svizzera di un notissimo marchio italiano del comparto spumantistico, è stato quadro dirigente in diverse aziende vinicole ticinesi ed è stato per lungo tempo acquisitore vini per Coop Svizzera. Conconi collabora pure da diversi anni con la rivista Cooperazione, occupandosi della recensione di vini. Il Comitato dell’ Ivvt guarda pertanto al futuro con grande fiducia ed è certo che Conconi saprà mettere a frutto la propria esperienza, assicurando nel contempo continuità a quanto svolto fin qui da Tettamanti. Auguri a entrambi per la loro nuova attività. a.p. GT18122014 Vendesi occasione FORNO RATIONAL PROFESSIONAL a gas 20 teglie, carrelli, coperte. CHF 15'000.--. Interessati scrivere a cifra. GT25112014 Affittiamo LOCANDA DAZIO GRANDE – 6772 RODI-FIESSO Locanda con alloggio, situata in uno stabile urano cinquecentesco abilmente restaurato. Requisiti richiesti: Certificato di capacità valido tipo I. Qualifica di cuoco, comprovata da referenze, che sappia soddisfare le esigenze di una clientela amante della cucina di qualità. Predisposizione ad assumere funzioni direttive e organizzative nella struttura. Verrà data la preferenza, a parità di qualifiche, a candidati con buona conoscenza del tedesco. Interessati inviare curriculum vitae scritto comprendente recapiti e fotografia a: Fondazione Dazio Grande – 6772 Rodi-Fiesso. In mancanza dei requisiti richiesti, astenersi. Ristorazione, produzione e distribuzione assieme per valorizzare i prodotti tipici. 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Troverete il simbolo del Qr-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa settimana: > “A tutto mondo”, rassegna cinematografica con GastroTicino > Tutte le “stelle” Michelin del Ticino “Settimana della cazzoeula”: iscrizioni aperte per ristoranti Dopo lo straordinario successo della prima edizione, il “Cazzoeula Club”, in collaborazione con Ticino a Tavola, organizza la seconda “Settimana ticinese della Cazzoeula nei giorni della merla”, vale a dire da venerdì 23 gennaio al 1° febbraio 2015, con possibilità di proporre il tipico piatto invernale (eventualmente accanto a trippa e busecca). Iscrizioni entro il 30 dicembre 2014. Il Cazzoeula Club Ticino, presieduto da Giampiero Storelli, è un’associazione a scopo ricreativo, dedita al benessere e alla cultura eno-gastronomica dei suoi aderenti. Ticino a Tavola, invece, è l’iniziativa del Centro di Competenza Agroalimentare (Cca), un progetto di politica economica regionale che intende valorizzare e promuovere i prodotti locali, attraverso al ristorazione; a Ticino a Tavola, aderiscono oggi oltre 170 ristoranti (ticinoatavola.ch). Costi di iscrizione: 100 chf per stampa guida, adesivo per la porta, pubblicità radiofonica della manifestazione e presenza sui siti. I ristoranti interessati possono inviare - entro il 30 dicembre 2014 - un mail a [email protected] con la conferma di adesione. presenta: SCEF 045 SENSIBILIZZAZIONE AL FENOMENO DELL’ILLETTERATISMO MODULO FORMATIVO SULL’ANALFABETISMO DI RITORNO Obiettivi sensibilizzazione al fenomeno dell’analfabetismo di ritorno fornendo conoscenze teoriche e pratiche sull’illetteratismo, che possano permettere la gestione, nel ruolo di mediatore, di persone con gravi lacune nelle competenze di base (lettura, scrittura e calcolo), consigliando nello specifico i percorsi formativi di recupero di tali competenze. Insegnante Silvana Spinetti, responsabile di progetto per la Svizzera italiana Data e orario 9 dicembre 2014, 09.00-12.00 o 14.00-17.00 Costo gratis GUTEN TAG - HERZLICH WILLKOMMEN - GÄSTE DIALOG IM HOTEL AUF DEUTSCH Obiettivi sviluppare, approfondire e perfezionare le conoscenze di base della lingua tedesca per utilizzarle nel contesto professionale alberghiero e dell’accoglienza, costruendo un lessico tecnico idoneo appropriato con l’obiettivo di relazionarsi al meglio nel proprio ambito professionale ed aumentare la qualità dell’accoglienza e il servizio verso il cliente. Programma l’accoglienza del cliente al ricevimento, il front office, informazioni generali, nozioni base di grammatica. Ulteriori informazioni su www.gastroticino.ch. 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Insegnante Antonella De Santis, formatrice per adulti, Professional Coach Date e orario dal 13 gennaio 2015 al 27 ottobre 2015 (calendario www.gastroticino.ch), dalle 17.00-19.30 Costo CHF 950.00 soci / CHF 1’250.00 (possibilità di sovvenzioni per i soci GastroTicino) Pagina a cura di AutoPostale Svizzera SA LEGUIDE Il viaggio non comincia nel momento in cui si caricano le valigie e si parte verso sempre più invitanti mete, ma già nel momento in cui si sfoglia il catalogo alla ricerca del paradiso che ci farà innamorare al primo sguardo. Finalmente hai la possibilità, grazie al nuovissimo catalogo “Viaggiogiallo 2015” di AutoPostale di metterti comodo in poltrona e di esaminare tutte, ma proprio tutte, le proposte. Basterà girare pagina e i tuoi sogni si realizzeranno. Se ami il mare ti attendono mete incantevoli e luoghi incontaminati nel Mediterraneo, ma non solo. Se invece ti piace l’avventura, ecco le emozioni forti che si provano visitando Paesi lontani, il tutto nella massima sicurezza. E non è finita. Cultura, sport, manifestazioni, città d’arte: per ogni desiderio c’è una risposta, per qualsiasi richiesta, l’itinerario giusto. Per un viaggio all’insegna della scoperta, oppure per chi preferisce stare tranquillo e lasciarsi trasportare dal dolce flusso della natura, ecco che è pronta la destinazione per stare non bene, benissimo. Viaggiogiallo non trascura nessuna meta, oltre alla vacanza da sogno, ci sono anche gite e viaggi per famiglie, giornate dedicate alla visita di mostre e rassegne culturali, escursioni di un GLIITINERARI Informazioni e prenotazioni: AutoPostale Svizzera SA Regione Ticino - Viaggi e Vacanze - 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)58 448 53 53 - fax +41 (0)58 667 69 24 [email protected] - www.autopostale.ch Scenario diverso ma sensazioni simili in Cornovaglia per una magica esperienza di nove giorni sulle orme del mitico Re Artù. Dopo lo sbarco a Portsmouth, si parte per la visita di Winchester nel Wessex, poi Salisbury con la Trinity Chapel e il sito preistorico di Stonehenge che risale al Neolitico. Di grande fascino l’itinerario attraverso il Dartmoor National Park nel Devon, per raggiungere Polperro, antico villaggio di pescatori. E poi ancora mille emozioni con St. Ives, Land’s, il castello di Tintagel, luogo di nascita di Re Artù e Bath, nella contea del Somerset. Sembra di immergersi in un’atmosfera al di là del tempo e dello spazio in Cornovaglia, piccolo spicchio dell’isola britannica in cui i colori si fondono in una tavolozza indimenticabile e la vita sociale scorre su ritmi lenti, all’insegna delle tradizioni. Altre proposte di viaggio sono: Praga a Pasqua tra le numerose bellezze della città d’oro e l’allegra atmosfera dei bistrot, le Fiandre, terra di pittori e abilissimi artigiani, con Anversa, Bruges, Gand e Bruxelles. Imperdibile poi il viaggio di nove giorni alla scoperta di Maiorca. Ma le mete sono tante altre ancora. Tutte da sfogliare sul nuovo catalogo “Viaggiogiallo” di AutoPostale e da scegliere, per una nuova e indimenticabile vacanza. Novità Tutte le mete dei tuoi desideri sul nuovissimo catalogo viaggi di AutoPostale Sfoglia la vacanza migliore ora c’è “Viaggiogiallo 2015” giorno legate a sagre, fiere, mercatini natalizi. Tutto si può trovare sul catalogo, una miniera di proposte con identico denominatore: la voglia di uscire dal monotono procedere della vita di tutti i giorni, la necessità di staccare la spina e di stare bene con i propri amici o con i propri familiari per un’esperienza indimenticabile. Ecco, allora, il viaggio alla scoperta delle capitali scandinave. Dodici giorni per entrare in contatto con Copenhagen, Oslo, Örebro (città nella storica provincia svedese di Narke), Stoccolma, Turku ed Helsinki. Il viaggiatore che visita per la prima volta il Nord Europa, non può fare a meno di rimanerne sedotto e affascinato: la Scandinavia è una terra a misura d'uomo, dove natura incontaminata e progresso convivono nel rispetto recipro- co, e dove la bellezza è in ogni angolo, in attesa di essere scoperta da un occhio in grado di apprezzarne il valore. Lasciatevi stupire, allora, dalle meraviglie che questi luoghi offrono ai loro visitatori. Vi accorgerete che il viaggio è qualcosa di più di una semplice vacanza: è un'esperienza di rara intensità, destinata a lasciare un lungo ricordo nel cuore. t Qspwbufmb vcjup" Mb ovpwb Qbttbu/ Tjhopsjmf dpnf wpj/ ’\Ûà\ Û\Œ˛Õ' \ j½Õ~½ ©'Õ t\©˛Õ' t½Û\ Û˛`¬˛‚˛t\ ö˛\``˛\Õ' t½¬ Û˛`¬½Õ˛Œ˛àbÅ @ŒàÕ' \ ~˛Ûà˛¬`î'ÕÛ˛ ©'Õ ˛Œ Ûî½ \Û©'àའ۩½Õà˛ö½ ' ˛Œ Ûî½ `'¬'Õ½Û½ \j˛à\t½Œ½{ Œ\ ¬î½ö\ H\ÛÛ\à ½‚‚Õ' jÕ˛ŒŒ\¬à˛ ˛¬¬½ö\ù˛½¬˛ t½ł' ŒÔtà˛ö' 4¬‚½ *˛Û©Œ\š † Œ\ ©Õ˛ł\ ÛàÕîł'¬à\ù˛½¬' t½ł©Œ'à\ł'¬à' ~˛`˛à\Œ' ˛¬ î¬\ T½ŒØÛò\`'¬Å K'¬ù\ ~˛ł'¬à˛t\Õ' \ŒàÕ˛ ˚˛`˚Œ˛`˚àz \~ 'Û'ł©˛½ ˛ Ûî½˛ Û˛Ûà'ł˛ ~Ô\ÛÛ˛˝ Ûà'¬ù\ ˛¬à'ŒŒ˛`'¬à˛{ àÕ\ tî˛ ŒÔ\ÛÛ˛Ûà'¬à' \ŒŒ\ `î˛~\ ¬'`Œ˛ ˛¬`½Õ`˚˛ ' Œ\ ö˛Û˛½¬' ©'Õ˛ł'àÕ\Œ' \ ãŽÿ£ Õ'\ T˛'ò{ ½©©îÕ' ˛ Û'Õö˛ù˛ ½¬Œ˛¬' ł½j˛Œ˛ (\Õ˝>'àÅ 2˛b ~\ ‚ÕÅ ãþÔãÿÿņgÅ ©©Õ½‚˛àà\à' ~˛ î¬ `˛Õ½ ~˛ ©Õ½ö\ ©'Õ Ût½©Õ˛Õ' àîàà\ Œ\ Û˛`¬½Õ˛Œ˛àb ~'ŒŒ\ ¬î½ö\ H\ÛÛ\àÅ g H\ÛÛ\à ’'ÕŒ˛¬\ þʼn MK4 ’=M{ þè” (T{ t\łj˛½ ł\¬î\Œ' \ Ž ł\Õt'{ t½¬Ûîł½ '¬'Õ`'à˛t½z ”ʼn Œáþÿÿ Øł{ 'ł˛ÛÛ˛½¬˛ ~˛ (@èz þè” `áØł Âł'~˛\ ~˛ àîàà' Œ' ö'ààîÕ' ¬î½ö' ö'¬~îà'z þ‰fi `áØłÄ{ t\à'`½Õ˛\ ~˛ '‚‚˛t˛'¬ù\ '¬'Õ`'à˛t\z ¬Å¬Å{ ½ł½Œ½`\ù˛½¬' \¬t½Õ\ ˛¬ t½ÕÛ½ ˛¬ Kö˛ùù'Õ\Å =½~'ŒŒ˛ Õ\‚‚˛`îÕ\à˛z H\ÛÛ\à ’'ÕŒ˛¬\ 3˛`˚Œ˛¬' èÅÿ M*4 ’=M{ þ”ÿ (T{ t\łj˛½ ł\¬î\Œ' \ Ž ł\Õt'{ ˛¬tŒÅ 'Ë\``˛\ł'¬à½ Ûî©©Œ'ł'¬à\Õ' Â'Ûà'Õ¬˛ J˝;˛¬'{ ö'Õ¬˛t' ł'à\ŒŒ˛ùù\à\{ ‚\Õ˛ \ ;+*{ t'Õt˚˛ ˛¬ Œ'`\ Œ'``'Õ\ ~\ þµÔÔ{ à'àའ©\¬½Õ\ł˛t½Äz ‚ÕÅ ‰µÔ‰èÿÅ†Ý H\ÛÛ\à T\Õ˛\¬à 3˛`˚Œ˛¬' èÅÿ M*4 ’=M{ þ”ÿ (T{ t\łj˛½ ł\¬î\Œ' \ Ž ł\Õt'{ ˛¬tŒÅ 'Ë\``˛\ł'¬à½ Ûî©©Œ'ł'¬à\Õ' Â'Ûà'Õ¬˛ J˝;˛¬'{ ö'Õ¬˛t' ł'à\ŒŒ˛ùù\à\{ ‚\Õ˛ \ ;+*{ t'Õt˚˛ ˛¬ Œ'`\ Œ'``'Õ\ ~\ þµÔÔ{ à'àའ©\¬½˝ Õ\ł˛t½Äz ‚ÕÅ ”þÔãèÿņŠ(½¬ Õ˛Û'Õö\ ~˛ ł½~˛‚˛t˚' ~'˛ ©Õ'ùù˛Å BNBH Cfmmjo{pob- Wjb T/ Hpuubsep 82- 7611 Cfmmjo{pob- Ufm/ 1:2 931 71 51- xxx/cfmmjo{pob/bnbh/di BNBH Mvhbop- Wjb Npouf Cphmjb 35- 7:11 Mvhbop- Ufm/ 1:2 :84 44 44- xxx/mvhbop/bnbh/di BNBH Nfoesjtjp- Wjb Sjobmej 4- 7961 Nfoesjtjp- Ufm/ 1:2 751 51 91- xxx/nfoesjtjp/bnbh/di Qbsuofs ej wfoejub; Hbsbhf Q/ Ofttj- Wjb Dboupobmf- 76:4 Dbefob{{p- Ufm/ 1:2 969 26 21 BNBH Tpsfohp- Wjb Qpouf Usftb 46- 7:35 Tpsfohp- Ufm/ 1:2 :96 21 61 HBSBHF XFCFS.NPOBDP TB- Wjb Lptdjvt{lp 5B- 7:54 Wf{jb- Ufm/ 1:2 :77 1: 48 IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 44 ilcaffèLink 45 La scrittura manuale tenta di resistere ai nativi digitali La Svizzera tedesca abolirà il corsivo a scuola, la Finlandia la calligrafia, mentre in Ticino... PATRIZIA GUENZI P Tra i banchi. C’è chi ne ha già decretato la fine Eppure, stando ad alcuni esperimenti, l’uso della penna migliora ricchezza lessicale e capacità di sintesi enna e matita sempre più bistrattate. Inutili, sorpassate, obsolete. In futuro, c’è già chi sentenzia, saper scrivere a mano non sarà più necessario. Al loro posto, tastiere e touch. Di conseguenza, non serve insegnare a scrivere a mano ai bimbi. A questa conclusione è giunta la Finlandia che dal 2016 metterà al bando dalle classi la penna. Addio a qualsiasi forma di compilazione manuale, tanto poi in tasca ci sarà sempre un tablet, un bloc-notes elettronico, uno smartphone e chissà cos’altro ci riserverà il futuro, su cui prendere nota, dalla lista della spesa alle visite mediche agli impegni di lavoro. Non così drastica, ma comunque in linea con una digitalizzazione sempre più spinta, anche la recente decisione dei direttori cantonali dell’educazione della Svizzera tedesca di non più insegnare agli allievi il corsivo, ma solo lo stampatello, sull’onda di una fase sperimentale fatta nel canton Lucerna che un gruppo di “È importante per la successione delle parole che si riflette nel pensiero” esperti ha giudicato una soluzione efficace. Il provvedimento era atteso e non ha suscitato polemiche. Ma in Ticino e in Romandia, per ora, non se ne parla. “E spero proprio non se ne parli mai - reagisce Daniele Bianchetti, direttore della scuola media 1 a Locarno -. Fior di esperti hanno spiegato quanto sia importante la scrittura per la crescita, per il rapporto occhio-mano, per la successione delle parole che si riflette nel pensiero”. Insomma, mai come in questo caso la forma è pure sostanza. Una sostanza che abitua alla flessibilità perché, sostengono gli esperti, il fatto di non staccare la penna dal foglio aiuta ad acquisire le più elementari competenze cognitive e psicomotorie, oltre che di abilità manuali e di pensiero. Non solo. La morte del corsivo significherebbe anche, inevitabilmente, l’addio definitivo di alcuni contenuti. Ecco perché uno zoccolo duro resiste alle pressioni del digitale e rilancia l’uso della scrittura corsiva. Succede in Italia, ad esempio, dove alcune scuole hanno coinvolto quattrocento nativi digitali, bambini di otto, nove e dieci anni e chiesto loro di dimenticare tastiere e touch per quindici minuti al giorno per quattro mesi. Con sorpresa, ricchezza lessicale, capacità di sintesi e ortografia sono sensibilmente migliorate. “Non solo. Il corsivo aiuta il bambino nei primi anni a sviluppare la motricità fine e la coordinazione occhi- mano – osserva Sonia Lurati, pedagogista -. Fondamentale, visto che i giochi al giorno d’oggi sono per lo più tecnologici e non contribuiscono certo a migliorare la manualità. Tuttavia, devo però ammettere che la tastiera è onnipresente e sempre più ciò che leggiamo è scritto in stampatello, dai giornali al web agli orari dei mezzi pubblici. Quindi mi chiedo se davvero serva questo tipo di insegnamento. E me lo chiedo vedendo la fatica che molti bambini fanno per imparare il corsivo. Ecco, pensando a loro, ma anche ai tanti allievi dislessici, non me la sento di difenderlo a spada tratta”. Corsivo e stampatello dividono anche gli stessi insegnanti. Athos Ottini, direttore delle elementari di Arbedo Castione, replica a Lurati: “I bambini con difficoltà ci sono sempre stati anche in passato, ma in terza elementare al più tardi tutti avevano imparato. Più in là, poi, permette di essere più veloci e di personalizzare la scrittura. L’unico difetto, per così dire, è che con il corsivo spesso l’allievo tende ad appiccicare le parole, cosa che invece non avviene con lo stampatello”. Intanto, il tema appassiona gli esperti di molti Paesi. Negli Stati Uniti, ad esempio, da qualche anno educatori, famiglie e docenti dibattono, tra ragioni pragmatiche e considerazioni pedagogiche. La maggior parte degli americani utilizza lo stampatello, più pratico e più facile da imparare. Ma la Carolina del Nord, ad esempio, ha varato una legge dal titolo inequivocabile , “back to basics” che invita a un ritorno alle fondamenta (e dunque anche al corsivo) nei programmi di scuola primaria, mentre Hawaii, Indiana e Illinois hanno già sostituito le lezioni di scrittura a mano in corsivo con lezioni di battitura mecca- nica dei testi e altri 44 Stati decideranno altrettanto. Ma i più pessimisti insistono: il rischio è quello di non saper più non solo scrivere, ma anche leggere. Senza dire di quella sottile abilità delle mani che solo l’uso della penna regala. Infine, se a qualcuno di noi la calligrafia sembra una cosa molto old style, una delle icone dell’epoca digitale ha iniziato proprio da lì. Steve Jobs, infatti, quando decise di frequentare il corso di calligrafia al Reed College, penna e matita erano già fuori moda. Eppure, è lì che il fondatore di Apple ha imparato a dare importanza al dettaglio, a mirare alla bellezza della perfezione. Dal tratto di penna, sino alle sue sofisticatissime creazioni digitali. [email protected] Q@PatriziaGuenzi IL DIRETTORE Daniele Bianchetti, direttore scuole medie1 a Locarno Un po’ di storia 1 ETÀ DEL BRONZO Il primo sistema di scrittura della prima età del bronzo non fu un'invenzione improvvisa. Piuttosto, uno sviluppo basato su tradizioni precedenti di sistemi simbolici 2 3 GEROGLIFICI EGIZIANI Sono i segni scolpiti o pittorici che compongono il sistema di scrittura monumentale utilizzato dagli antichi Egizi, che combina elementi ideografici, sillabici e alfabetici PROTO-ELAMITA Corbis Lo scrittore Andrea Vitali,autore di romanzi di successo tradotti in una dozzina di Paesi,spiega il suo rapporto con la matita “Il mio è un bisogno intimo, un po’come il pittore quando usa i suoi pennelli” Ti-Press Una fatica utile Anche se è faticoso imparare a scrivere in corsivo è necessario. Non tutto è sempre a portata di clic M i gratifica, la scrittura manuale mi dà quel senso artigianale che amo tantissimo. È come se un pittore non usasse più il pennello per fare i suoi quadri”. Sconcerto nelle parole di Andrea Vitali, uno degli autori più letti della narrativa italiana contemporanea, tradotto in una dozzina di Paesi, tre milioni di copie vendute. A lui, che giura di aver scritto i suoi cinquanta e passa libri, tra romanzi e racconti, tutti a mano, un po’ a casa, in treno, in battello, il Caffè ha chiesto una reazione alla decisione di alcune scuole di abolire l’insegnamento della scrittura o, almeno, del corsivo. “Non potrei immaginare di scrivere in altro modo - spiega -. Il tempo del romanzo e del racconto parte proprio dalle dita della mano. Quindi, per la prima stesura utilizzo sempre e solo la matita o la stilografica. Poi ovviamente i testi li ribatto al computer, altrimenti il mio editore mi manda a quel paese. Ma anche quelle rare volte in cui mi capita di scrivere al computer, quando magari un giornale mi chiede un testo, ragiono come se lo stessi facendo su carta, cancellando tutta una frase se qualcosa non torna invece di correggere dove serve. La riscrivo di nuovo, perché credo che sia il modo ottimale per migliorare quello che voglio dire”. Così, sin da quelle lontane lettere che quando aveva 15 anni mandava alla sua morosa, Vitali non ha più perso l’abitudine alla matita e alla stilografica. E si compiace nel ripetere che proprio come Indro Montanelli anche lui ha il “vizio” di scrivere sempre a mano. Un lavoro certosino il suo. “Un bisogno intimo direi - sottolinea -, come quello di andare nell’orto a seminare, usando le mani ovviamente. Ecco, mi rattrista enormemente una decisione come quella finlandese. Insegnare a scrivere ai bambini non è certo una perdita di tempo. E anche se fanno fatica che importa? Chi di noi non ha penato per imparare a scrivere! Ricordo ancora con orrore quelle lettere maiuscole che non mi entravano mai in testa, l’acca o la kappa. Ma anche le effe e la gi, la pancia sotto, la pancia sopra… c’era da impazzire. Ma è anche così, faticando, che i ragazzini capiscono che per ottenere qualcosa bisogna impegnarsi. Non è tutto facile, a portata di mano, anzi di clic dovrei dire”. Insomma, Vitali non ci sta a buttare al macero penna e matita. “È diseducativo non più insegnare la scrittura - avverte -. È una perdita netta di una fetta di cultura del mondo che va a farsi benedire. È come se a un certo punto qualcuno decidesse che leggere l’Odissea è inutile. Ripeto, non ha senso e poi non è vero che scrivere a mano è una perdita di tempo, semmai a perderci è il nostro cervello”. E, a proposito di capacità mentali, Vitali ipotizza pure un danno a livello cerebrale. “Mi piacerebbe chiedere a un neuroscienziato quali sono le aree del cervello penalizzate e che si addormenteranno definitivamente con una decisione di questo genere - osserva -. Sono sicuro che alcune parti del cervello andranno in pensione proprio per l’assenza di una stimolazione neuroormonale data dall’atto dello scrivere a mano”. L’opinione Secondo la grafologa Ombretta Di Cosmo sull’altare della fretta abbiamo perso tradizione e sapere La non ancora decifrata scrittura proto-elamita emerse intorno al 3200 a.C. e si crede sia poi evoluta nell'Elamita lineare dalla fine del III millennio a.C. “Che nostalgia per quei segni eleganti” B è, è un peccato. Se il corsivo scomparirà si perderà tradizione e sapere. E poi che nostalgia per quei segni eleganti”. È la reazione di Ombretta Di Cosmo, titolare di uno studio di analisi grafologica a Torricella e insegnante di grafologia, alla decisione dei direttori cantonali dell’educazione della Svizzera tedesca di eliminare l’insegnamento del corsivo. E aggiunge: “Mi rendo conto che i tempi cambiano, che tutto evolve, che oggi siamo sempre più confrontati con i nuovi supporti digitali e frenare la tecnologia non si può. Ma la mia non è solo nostalgia per un certo tipo di scrittura, è che nel corsivo si esprime meglio il carattere di una persona”. Insomma, qualche difficoltà in più nel decifrare i meandri della mente c’è, per chi fa la professione di Di Cosmo, vista la predominanza dello stampatello. Figuriamoci ipotizzare la fine della scrittura. “Il nostro modo di scrivere è unico, personale, ci rispecchia - spiega l’esperta -. Così come ognuno di noi ha il suo modo di gesticolare, camminare, guardare, così scrittura e disegno ci rispecchiano. Significativo è come occupiamo lo spazio del foglio, quanto margine lasciamo ai lati, la pressione della penna sulla carta e l’inclinazione delle lettere. Se ci mancano questi riferimenti diventa difficile fare un’analisi grafologica. No, Ombretta Di Cosmo Ognuno di noi ha il suo modo di gesticolare, camminare, guardare, disegnare... ci rispecchia non posso pensare che un domani gli allievi non impareranno più a scrivere con una penna”. Certo, uno strumento prezioso di analisi sono pure i disegni. “Soprattutto in un bambino, per comprenderne il carattere, lo stato emotivo o eventuali difficoltà - nota Di Cosmo -. Ma con la scolarizzazione apprende nuovi modelli calligrafici e raffigurativi, altrettanto importanti per tracciare la personalità”. D’altro canto, in qualche modo dobbiamo pagar pegno per l’invasione della tecnologia nelle nostre vite. Uno di questi è il crescente disamore per matita e penna, che si traduce in una sorta di “disgrafia”, una difficoltà di scrivere a mano caratterizzata dall’incapacità di riprodurre i segni dell’alfabeto. “Ma purtroppo noto anche la disaffezione per la bella scrittura - riprende la grafologa -. Lasciamo perdere la manualità che indubbiamente ne risente, ma è andato perso pure il senso estetico, l’ordine all’interno del foglio, la capacità di strutturare parole e frasi in modo adeguato. La conseguenza è, anche, un linguaggio impoverito, perché vieppiù veloce e stringato. L’ideale sarebbe saper sì usare bene la scrittura digitale, perché oggi non se ne può più fare a meno, ma pure conservare l’abilità, la spontaneità che solo lo scrivere a mano regala”. 4 5 LAMINE DI PYRGI Lamine d'oro che riportano sia in etrusco che in fenicio il testo di un trattato. Presso il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, IX secolo a.C. MEDIOEVO L’abilità dei calligrafi medievali che copiavano i testi classici di teologia e filosofia hanno permesso la diffusione della conoscenza e della cultura in tutta Europa Do n a e aiut a or a. Raccolta della Migros per i più bisognosi in Svizzera: contribuisci anche tu. La Migros raddoppia l’importo totale delle donazioni fino a 1 milione di franchi. Donare è semplicissimo: stacca il buono con l’importo da te scelto e consegnalo alla cassa della filiale Migros, Micasa, SportXX, Melectronics o Do it + Garden. In alternativa, invia per SMS l’importo che desideri donare con la parola chiave «Migros» al numero 455. Esempio: per una donazione di fr. 50.– invia per SMS «Migros 50» al numero 455. Trovi altre possibilità di donare su migros.ch/natale Un’iniziativa della Migros a favore di: 5.- 10.- 15.- IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 ilcaffèLink 47 Il movimento. Calcio,ginastica artistica, danza o basket? Per scegliere l’attività più adatta ai nostri figli meglio affidarsi ai consigli di un esperto Ecco lo sport a misura di bambino L’ideale è iniziare in una polisportiva che offre più discipline Da provare 1 ATLETICA LEGGERA Si può iniziare a 6-8 anni, ma solo sotto forma di gioco, perché il bambino non tollera carichi e sforzi prolungati. Richiede sia capacità di coordinazione neuromuscolare sia metaboliche. 2 3 IL CICLISMO La bici rinforza gli arti inferiori, quindi non è uno sport completo. Insegna però a stare in equilibrio, coordinare i movimenti e rispettare le regole della strada. C PATRIZIA GUENZI alcio, pallacanestro, pattinaggio, sci, danza, ginnastica artistica… Mica semplice scegliere qual è lo sport più adatto ai nostri figli. Sempre meglio, prima, verificare la predisposizione del bambino, dalle capacità di coordinazione all’efficienza cardiocircolatoria. Ma anche la velocità dei movimenti, destrezza, resistenza, mobilità e forza. Per maschi e femmine. Altrimenti, si rischia di fare brutte esperienze e di allontanare per sempre il ragazzo dall’attività sportiva. E siccome lo sport è fondamentale per il benessere del bambino, meglio farsi consigliare da un esperto, che aiuti i genitori a scegliere se iscrivere il figlio ad una società di nuoto, tennis, judo, balletto, pattinaggio artistico o altro ancora. Un ottimo supporto in questo senso lo dà il Centro di medicina e chirurgia dello sport (Cmcs) dell’ospedale La Carità di Locarno, uno dei pochi Swiss Olympic Medical Center presenti in Svizzera, l’unico in Ticino. Parti- colare attenzione vien data proprio allo sport giovanile, grazie a un team di professionisti esperti che valutano attitudini fisiche e psicologiche del ragazzo. “L’ideale è iscrivere il bambino a una società polisportiva, in cui possa imparare l’abc della coordinazione motoria e valutare la disciplina più adatta a lui – spiega Patrick Vetterli, riabilitatore, trainings coach e collaboratore al Cmcs -. Ma ancor più importante è che il bambino si diverta, che lo viva come un gioco, che impari a socializzare. Il tempo per l’impegno vero verrà più tardi”. Insomma, meglio valutare con calma ed essere certi di aver scelto il meglio, sia per la struttura fisica che per l’indole del bambino. “Mai forzarli verso una o l’altra disciplina, ma fargli fare più esperienze sportive contemporaneamente – insiste Paolo Scalzi, fisioterapista al Physio Sport Progress di S. Antonino -. Gli studi di psicologia dello sport dicono chiaramente che i ragazzi che si sono impegnati solo in uno sport, quando raggiungono l’adolescenza spesso abbandona- no, non hanno più la forza mentale di andare avanti, sono stanchi e stufi. Fondamentale, quindi, è sempre valutare anche la loro psiche, non solo la struttura fisica, per ottenere un buon risultato finale”. Infine, un accenno all’alimentazione, che riveste un ruolo importante per la crescita del bambino. Non solo in vista di un futuro agonistico, ma anche per mantenere una modesta, ma salutare, attività sportiva. “Lo ripetiamo in continuazione – spiega Vetterli -, mangiare di tutto ma con misura. Molta frutta e verdura e variare il più possibile. Ovviamente, per gli sport di resistenza il discorso si fa più complicato e il nostro supporto diventa molto importante. Cerchiamo il più possibile di coinvolgere le famiglie, invitandole a parlare con il medico sportivo anche per tutta una serie di norme igieniche cui il ragazzo dovrebbe attenersi: dal sonno al divertimento, perché l’aspetto psicologico resta comunque fondamentale per uno sviluppo armonioso”. [email protected] Q@PatriziaGuenzi I TEST Alcuni test utili per valutare le principali capacità motorie dei bambini in età preadolescenziale e l’idoneità allo sport VISITA MEDICA E TEST DI LABORATORIO Utile a conoscere le condizioni generali di salute e per riscontrare eventuali casi di non idoneità a sport particolari PROVA DI ENDURANCE Test di Cooper a 4 minuti: il bambino corre a velocità sostenuta cercando di coprire la massima distanza possibile EFFICIENZA CARDIOCIRCOLATORIA Il test di Astrand misura il massimo consumo di ossigeno durante la corsa su tapis roulant intervallata da fasi più faticose DENSITOMETRIA OSSEA Attraverso l’utilizzo di una bassissima dose di raggi X, permette di valutare la densità minerale delle ossa LA DANZA Abitua a una postura corretta, regala grazia ai movimenti e insegna il senso del ritmo, come alternanza di battute e pause. È considerata un’attività completa. 4 IL CALCIO È una delle attività che più favorisce la socializzazione e lo spirito di gruppo, che insegna a mettere da parte il proprio egoismo per il bene della squadra. L’iniziativa IL FABBISOGNO ENERGETICO GIORNALIERO Le calorie variano a seconda del sesso, età, peso e attività fisica svolta 6 anni 1633 Kcal 10-15% 10 anni 2303 Kcal 50-55% Carboidrati di cui 20% semplici, 80% complessi 25-30% Lipidi preferibilmente olio extravergine di oliva L’emozione di incontrare Belinda come esclusiva maestra di tennis MAESTRA BELINDA Belinda Bencic, 17 anni, e i suoi giovanissimi allievi a Bienne Marc Gilgen 13 anni 2783 Kcal Proteine Metà di origine animale, metà vegetale Metti un pomeriggio a giocare a tennis con Belinda Bencic, astro nascente del tennis internazionale e attuale numero 32 delle classifiche mondiali nonostante non abbia che 17 anni. È quanto hanno potuto vivere alcuni ragazzi ticinesi grazie alla collaborazione tra il Caffè e Cornèrcard lo scorso 30 novembre sui campi di Swiss Tennis a Bienne. Una giornata certamente indimenticabile, che ha comunque fatto molto piacere anche alla giovane tennista rossocrociata. “Beh per me una giornata così significa ritornare un po’ alla mia infanzia - spiega Belinda Bencic -, anche io ho iniziato a giocare da giovanissima, ho dovuto imparare molto ed esercitarmi tantissimo. E pure io, come questi ragazzi, ero felice ricevere dei consigli preziosi e quindi mi sono potuta immedesimarecompletamente nella loro situazione”. Ovviamente nel pomeriggio di Bienne, Belinda è stata sotto gli occhi attenti di tutti i suoi “allievi per un giorno” quasi di più rispetto a quando gioca nel circuito mondiale. “Sono stati molto carini - ricorda la numero uno del tennis svizzero al femminile -. A me fa molto piacere lavorare con loro, fare qualcosa insieme. Mi fa piacere anche quando mi chiedono un autografo. È una bella sensazione, perché posso restituire qualcosa a questi ragazzi e questo per me è importante”. All’anno prossimo, allora… m.s. Il monitore “Mai forzarlo, seguirlo sempre e, soprattutto, farlo divertire” N on è più come una volta. I bambini scendevano in cortile e giocavano a calcio, a basket o anche solo a nascondino. Bastava poco per muoversi un po’. Oggi, gli spazi sono cambiati. E allora benvengano palestre, piscine e altri impianti sportivi. Ma come scegliere l’attività più idonea al ragazzo? “Innanzitutto, mai forzarlo - spiega Giacomo Antognini, responsabile della scuola calcio presso il Fc Locarno -. Seguire i suoi desideri”. Ecco perché deve poter frequentare più discipline. “La maggior parte delle volte i più piccoli seguono un’attività perché ci sono i loro amici – continua Antognini -. L’aspetto socializzante è quello che prevale alla loro età ed è giusto così. Inoltre, il bimbo ha bisogno di essere rassicurato, quindi la presenza dei genitori è fondamentale”. Durante l’allenamento è molto concentrato, ma appena stacca, il suo primo pensiero è quello di cercare lo sguardo di mamma o papà”. E la famiglia è importante anche per supportare il lavoro dei monitori, che devono essere informati su eventuali debolezze, fisiche o psichiche del bambino. “Di conseguenza possiamo aggiustare il tiro e modificare gli allenamenti senza influire sulla serenità del ragazzo”, sottolinea l’esperto che aggiunge: “Lo scopo primario di un’attività fisica a questa età è il divertimento, non dimentichiamolo”. Tuttavia, non tutti i ragazzini sono portati, ad esempio, per uno sport di squadra. “Fino a 9-10 anni il consiglio è di far loro provare anche sport individuali – consiglia Antognini -. Ginnastica, atletica, corsa d’orientamento, sono tutte ottime attività per sviluppare ed esercitare le capacità cognitive e di coordinamento. A quell’età i bambini imparano a relazionarsi con lo spazio che li circonda, a confrontarsi con le distanze e, soprattutto, a interagire con il resto del gruppo. Più avanti, seguendo le proprie predisposizioni, sceglieranno poi lo sport che più li soddisfa. Prima, ripeto, si deve mirare al divertimento”. o.r. IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 125kg Il sacchetto di plastica in Svizzera 24mio La plastica pro capite buttata nell’arco di un anno 48 I sacchetti distribuiti da Coop e Migros in un anno La proposta. Fa discutere l’idea di Berna di una “tassa” di 5 centesimi su tutti i sacchetti riutilizzabili. Ma per salvaguardare l’ambiente... E Casabianca È solo uno spreco. Usiamo il petrolio per scopi più intelligenti ma anche più nobili liminare tutti i sacchetti della spesa in plastica gratuiti. È la proposta su cui sta riflettendo l’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam). Principale promotore dell’iniziativa è il deputato friborghese del Ppd Dominic De Buman, la cui idea sembrerebbe voler spingere l’Ufam a far pagare anche tutti i tipi di sporte di plastica riutilizzabili. “Benvenga ogni progetto che intende salvaguardare la natura”, osserva Antoine Casabianca, presidente dell’Associazione consumatrici della Svizzera italiana (Acsi). Ma c’è chi stor- ce il naso. L’associazione che raggruppa i commerci al dettaglio, Swiss Retail Federation, replica che nessuno ha chiesto una tale misura. La maggior parte dei commerci già fa pagare i sacchetti riutilizzabili, non serve alcuna regolamentazione. E poi perché la Svizzera dovrebbe avere la legge più severa d’Europa? Intanto, c’è chi avanza qualche perplessità sul sacchetto pagamento. Difficile costringere a trasformare qualcosa di gratuito in qualcosa a pagamento. Ma un cambio di mentalità si impone. La logica non perdona: se i sacchi usa e getta sono semplicemente rimpiazzati da quelli riutilizzabili Le tonnellate di plastica buttate ogni anno n LA PLASTICA ei nostri sacchetti NEL MONDO 1 Se li paghi li riusi e la spesa a casa la porti più volte OMAR RAVANI 1mio 2 2 Il problema L’impatto 1trilione 100mila Tassa Il numero di sacchetti di plastica prodotti in un anno a livello mondiale La soluzione Il numero di animali marini uccisi in un anno a causa dei sacchetti di plastica in mare Una tassa al consumatore che usa i sacchetti di plastica. Ha ridotto il consumo in Irlanda del 93.5% 1000anni 46mila ma gratuiti, finiranno comunque nella spazzatura. Inoltre, sensibilizzare i consumatori sulla non gratuità delle materie prime è un’ottima iniziativa. Intanto, in Svizera c’è già chi si è mosso in questa direzione. Le filiali Migros del canton Vaud, ad esempio, già dal 2013, fanno pagare 5 centesimi il sacchetto in plastica, quelli che nel resto del Paese sono considerati monouso. E il risultato s’è visto: in un anno Migros ha distribuito il 94% in meno di sacchetti usa e Riuso Il tempo necessario per la degradazione del sacchetto di plastica I sacchetti trovati in ogni miglio marino del oceano Scoraggiare l’abitudine dell’usa e getta. Riutilizzare i sacchetti diminuisce drasticamente la richiesta di produzione mio 3.5 tonnellate 4.3 bilioni Alternative I galloni di petrolio greggio utilizzati per produrre i sacchetti in un anno. (1 gallone = 3.785 litri) Il peso dei sacchetti gettati in un anno Passare ad un sistema di sacchetti riutilizzabili decresce drasticamente il numero di quelli che una persona in tutta la sua vita utilizza I benefici 4 1 tonnellata di plastica riciclata aiuta a: risparmiare 685 galloni di petrolio risparmiare 5.774 Kwh di elettricità risparmiare ca. 2.5km cubi di discarica ridurre l’inquinamento atmosferico salvare il mare e i loro abitanti Fonte: Epa, Defra, Wrap, Algalita marine research, reusethisbag.com getta. Anche i cantoni di Berna, Ticino e Giura si sono detti molto interessati all’idea lanciata da De Buman, i cui atout sono indiscutibili. L’unico neo, se così si può definire, è che i consumatori elvetici vivano come un’ulteriore balzello il pa- Pubblicità 300t gamento dei sacchetti. “Non credo proprio - nota Casabianca -. L’Ufficio federale dell’ambiente ha previsto delle eccezioni, legate ad esempio alla quantità di sacchetti da distribure, per non pesare troppo sul bilancio dei piccoli commerci”. Una situazione “win-win”, per favorire sia il commerciante, felice di dare il suo contributo all’ambiente, sia il cliente, che può comunque scegliere tra una grande gamma di alternative, come trolley, sacchi in iuta e molto ancora (vedi a fianco). “Un altro modo di portare a casa la spesa che da anni è ormai entrato nelle abitudini dei consumatori - replica il presidente dell’Acsi -, come i sacchi di carta o le sporte non inquinanti”. Infine, c’è già chi guarda più avanti. E chiede che gli utili della vendita di questi sacchetti siano in qualche modo utilizzati per progetti a sostegno dell’ambiente. “Legati magari alla promozione della mobilità lenta o dei mezzi di trasporto pubblici - suggerisce Casabianca -. Promuovere questi aspetti farebbe sì che il consumatore paghi più volentieri i 5 centesimi”. Bando alla plastica insomma, anche se è quella più amica della natura. “Usiamo il petrolio per scopi più nobili - conclude il presidente dell’Acsi -. Impegnamoci affinché le persone capiscano che la plastica è pericolosa” [email protected] Q@OmarRavani 250mila Il peso dei sacchetti di plastica utilizzati ogni anno Le tonnellate di plastica riciclate e rimesse in commercio 49 L’alternativa Si può essere amici della natura senza diventare troppo “vintage” Sporte in iuta e trolley oggi più fashion e rock S ono parecchie le alternative ai nocivi sacchetti di plastica monouso dei supermercati. Alcune sono recenti, altre risalgono ai tempi delle nostre nonne. Restando sui contenitori in materiale sintetico, i sacchetti non biodegradabili, tra l’altro in alcuni Paesi, come l’Italia, proibiti da un po’, sul mercato sono arrivate le bioplastiche. Inoltre, da molti anni vicino alle casse dei supermercati si trovano i sacchi in carta. Anche se meno resistenti hanno il pregio di non avere praticamente alcun impatto negativo, se si escludono naturalmente i quasi inevitabili costi legati alla produzione. Il loro inconveniente semmai è il prezzo, che se rapportato alla durata di vita e di uso, può apparire un poco esagerato. Ci sono poi le sporte, prodotte in generale con materiali amici della natura. Al momento del lo- ro acquisto è importante accertarsi che si tratti di tessuto resistente, ma soprattutto che contribuisca a dare una mano all’ecosistema. E allora prima di entrare al supermercato dotiamoci di borse di cotone, tela, stoffa, canapa o lino, o in mancanza d’altro, anche in materiali sintetici purché biodegradabili. C’è poi un oggetto che fa un po’ casalinga agé, ma che grazie ai nuovi modelli di stile in voga da un po’ fa tanto “rock”: il trolley, il comodo e ampio contenitore con le ruote. Pratico, versatile, lo si vede al traino di signore eleganti e di classe. Di taglia e dimensioni diverse, ognuno può scegliere quello più appropriato ai propri bisogni. Infine, c’è l’asso nella manica. Ovvero, la soluzione più pratica in assoluto. Grazie alle sue dimensioni ridottissime trova posto ovunque: è la pallina che al suo interno cela un sacchetto. Comoda e leggera si infila ovunque, anche nella tasca del cappotto, ed è sempre a portata di mano. Insomma, le soluzioni per salvaguardare l’ambiente ci sono, basta applicarle. L’ALTRA SPESA La spesa si porta pure con molto glamour. Una volta oggetto considerato troppo “retrò”, il carrello oggi è disponibile in molte colorate e divertenti versioni che lo rendono “cult” Pubblicità $! #3.2( P—› °›⁾ è±_çõ …ðç…ðçÔ *42:1N3 <A2?F HCLLCE<1LLC ()-.!& +4L "CG@199<C "CA3N4 t ⁄Ç% Ç ¼ ÇýÇ $%] g]_ ™Ð÷൦ +%!’!(+ /’DJ05BD $ &1P1LG<24 t âł9_ ĵŠŠâ −ùòÇ%µùÇý%Ç µ*%ùµ%â− ÄÇâ ÄÇ%Çâ5â òâ*âÄâ t $;‘;{ ¦Þ;¼µ;Þ°−ù @E<1 H24?L1 3< EGC9G1@@< <A2?F M L1HL< @4@CG<1 $%] g]_ ™½°±™™± ?1HH4 3< 4672<4AR1 4A4G94L<21 Q!#Q149 GHL:QGL:= $#% !&#%!" 5 t>9 +%!’!(+ /,850I5S $ H2<N91LG<24 1 EC@E1 3< 21?CG4 t ⁄ÇòÔł2òǵýâýŠ 2ýÄÇýÇ\ %µ%â %*−Ÿł−ý%ò t $;‘;{ ¦±;¼µ;Þ° −ù ()-.!& +4L +1G<A1 "CA3N4 t Ç% Ç ¼ ÇýÇ +4L E4G 6CA3NL1 3< 21GA4 2CA E1G1HEGNRR< $%] g]_ ™Ð½°½¼½ ?1HH4 3< 4672<4AR1 4A4G94L<21 5 >9 )/55 #%-%0&%’+ $%] g]_ ™±Þ¼±¦Ð nÔÔÇ%µ 5µòâĵ ĵò µ÷]™Ð]е™± µò ™±]™Ð]е™± Öý µ ǵ*âùÇý% −%Ç] ‰ÇýÄâ%µ òâùâ%µ%µ Ç−ò*â5µùÇý%Ç µò −ý*ùµ%Ç ÖýµòÇ Ç âý *µý%â%÷ ýÇ−ǵâÇ Ç *ý *%âòâAA ÄùÇ%â−] «*%%â â ÇAAâ ý −ùÇýâ5â Äâ Q‰$ Ç %µµ Äâ â−â−òµŠŠâ µý%â−âµ%µ ˇ«~$—] 2ý âÇ5µ Äâ Çâ Ç ùÄâÖ−ŸÇ %Ç−ýâ−ŸÇ] (’ ,3!.2% *-!44%" ÇýAµ ÄÇ−µAâýÇ @43<1@1G>LF2: %? 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Anche quest’anno, nell’attesa del Natale vorremmo invitarvi al nostro Bazar dell’Avvento. Ci sarà il nostro bellissimo teatrino, per i bimbi più piccoli, fratelli, nonni e genitori.Si potranno creare candele di profumata cera d’api naturale, un ricco buffet vi aspetta. A Minusio Assicuratevi subito uno dei 35 appartamenti in condominio nella migliore posizione a Locarno. Richiedete un appuntamento per una visita e ulteriori informazioni: Tel. +41 91 821 22 00 www.trentacinque.ch BAZAR Bazar dell’Avvento Swiss Life Immopulse Via Ciseri 13a CH-6601 Locarno CINEMA TEATRO Scherzo di neve Ore 17.30 Un imprevisto può sempre entrare dalla porta, magari dalla finestra, come un ladro. La signora Verde, tornata dalle vacanze, trova l’inverno in casa sua … Così ha inizio la disavventura. Teatro Cittadella a Lugano Grande concorso sul sito www.ticinoperbambini.ch PICCOLO RUSTICO CON PERMESSO DI COSTRUZIONE Superficie abitabile attuale ca. 30 m2 + grande spazio esterno, cantina per vino e bosco privato. Attacchi elettricità e acqua presenti. Prezzo CHF 130'000.Interessati rivolgersi a: 091 756 24 08 Cuccioli - Il paese del vento Ore 15.00 La perfida Maga Cornacchia si è messa in testa di rubare la giraventola che fa funzionare Soffio, il paese del vento. Riusciranno i nostri eroi a salvarsi e a riportare il potere energetico del vento a Soffio? Cinema Iride a Lugano Il futuro in alta definizione su tutti gli smartphone e i tablet ITINERARI VIAGGI PERILETTORI La presente offerta viene formulata a nome e per conto di Mondial Tours MT SA, Locarno +#, ’$&((!*’. !*)!#1&*)# :E<76 8 6947;3@7 & -#%/#).& +/).& "& 0#)"&. !**+ -*)* +#,.& "’’# >F?FF ’’# >8?FF5 #’’&)1*) !#).,* # ,&-.*,).# &-! &*%%&* !)* &* &+#,(#,!.* ,#-#% # ,&-.*,).# !-’)* !-.&*)# %&/ &-!* ’*!,)* +&11 %,)"# ’*!,)* -*’"/)* ’*-*)# &+#,(#,!.* !..*,& ’/%)* )*," ’/%)* -/" ’/%)* 0&%)#’’* (%%& (#’&"# (#)",&-&* ,*0#,#"* %, -? ).*)&)* -#,$*).) # ,&-.*,).# .0#,)# .#)#,* # ,&-.*,).# .#--#,#.# Capodanno a Malta 1’295.- Inclusa cena di gala di Capodanno prezzo per persona in camera matrimoniale PROGRAMMA DI VIAGGIO 27/12-03/01 1. Giorno: Viaggio di andata per Malta 2. Giorno: «L’interessante cuore di Malta» 3. Giorno: «Gozo – la pittoresca isola sorella» (facoltativo) 4. Giorno: «Il sorprendente sud dell’isola»(facoltativo) e festone di capodanno (incluso) 5. Giorno: Gita «Tre città e viaggio panoramico» (facoltativa) 6. Giorno: Visita di Valletta e la «Malta Experience Multivisionsshow» 7. Giorno: Viaggio di ritorno ÃʾÑ!è.èÄ9-"šÑÄ5./.99Ñ&é°¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+)1ï"-& -¼©¼9Èú’5ÑÅ65*7(6-/ï0¼Ìš."9šûª;"4û0ï˙Ášè4Ì8æ1ÈèÍæöÓ&214;9Å)ÀÑ ¼)ªò-ûé¦0³*9ò.+6¹)4æ&ªÁÓ°)è,òÑÞ+ú,Áæ°½½Ãñʾ Maiorca 1’195.prezzo per persona in camera matrimoniale Un’isola dalle mille meravigliose sorprese 62::7 =@7 FB?FF 2::7 =@7 DD?FF PROGRAMMA DI VIAGGIO Dall’1 all’8 marzo 2015 1. Giorno: Arrivo a Cala Millor 2. Giorno: Escursione «Baia di Alcudia e Pollença e il cap Formentor» 3. Giorno: Gita «Porto Cristo e visita delle Coves del Drac» (facoltativo) 4. Giorno: Escursione «Palma e Valldemossa» 5. Giorno: Gita «Lluc, Sa Calobra e Sóller con trenino d’epoca» (facoltativa) 6. Giorno: Escursione «Andratx e la Granja» 7. Giorno: Gita «Maiorca in iore» 8. Giorno: Viaggio di ritorno )*$..- !-($,$ "*%%$&*++0 #*$11*,- "*%%$&*++0 62::7 =@7 FA?FF 2::7 =@7 DD?FF Prenotabili a parte: ’++*,1-,$ "*%%$&*++0 *..-,’ "*%%$&*++0 %! " %’ # - «Porto Cristo e visita delle Coves del Drac»: Fr. 80.- «Lluc, Sa Calobra e Sóller con trenino d’epoca» incl. trenino: Fr. 95.Prezzo speciale per tutte le escursioni: Fr. 160.Supplemento per camera singola: Fr. 180.Per informazioni e prenotazioni contattare: Mondial Tours - Via Vallemaggia 73, 6600 Locarno-Solduno Tel. 091 752 35 20; Fax 091 752 35 18; e-mail: [email protected] IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 51 La moda. La vita privata raccontata sulla punta delle dita. Ecco come fare per decifrarla L e bulimiche s’infilano le dita in gola perciò hanno i polpastrelli segnati dagli acidi gastrici, le anoressiche hanno le unghie opache e fragili, le timide le limano esageratamente, e non bene, le casalinghe disperate usano detergenti aggressivi e si ritrovano con gli avvallamenti per i danni alla cheratina. Le fumatrici si riconoscono dal tremito impercettibile della mano, le ansiose mangiucchiano la cartilagine e le pellicine e mordono con gusto anche le unghie semipermanenti. Per loro non c’è altra soluzione che la protesi “dura” in acrilico. Antonio Sacripante, 42 anni, che ha abbandonato l’ingegneria per dedicarsi a qualcosa di apparentemente frivolo come lo studio della polimerizzazione applicata alle unghie per ricostruirle, è diventato il nail artist più richiesto tra Milano e New York. E assicura: “Le unghie, non gli occhi, sono lo specchio dell’anima”. Sacripante può dire tutto di te partendo dalla manicure, e presto ci scriverà un libro. Dettaglio Le unghie e non gli occhi sono lo specchio dell’anima sempre più fashion, tanto che esistono ormai intere collezioni di smalti e tattoo, dal glitter all’effetto specchio, e addirittura campionati di manicure, le Nailimpics, le unghie sono diventate importanti. Non si tratta di semplice vanità, ma di autostima. Dice la top model Eva Herzigova: ”Andare a farmi le unghie mi dà una sensazione di pulizia, di purificazione quasi religiosa”. Non è la sola. Anche con la crisi, nessuna rinuncia al Vita- gel, smalto curativo che contiene un potente mix di vitamine. Le mani sono un biglietto da visita. E nessuno lo sa meglio di Sacripante, che collabora con gli stilisti nel clima adrenalinico delle sfilate: da Dsquared2 a Stella Jean, da Antonio Marras a Ermanno Scervino e Costume National. Modelle strafamose come Daphne Groenveld e Coco Rocha lo adorano. A Mosca ha una rubrica su World Fashion Channel. Tiene corsi in 55 na- zioni e nel 2005 ha fondato l’accademia Nails&Beauty che fattura cento milioni di dollari l’anno (con una crescita del 160% tra il 2010 e il 2014). Pochi mesi fa ha lanciato Artistic Color Gloss, uno smalto semipermanente: dura tre settimane, asciuga in trenta secondi. Perfetto per le donne che non hanno tempo. Ma non si tratta soltanto di sapere in anticipo sull’estate che è finita l’epoca dei coordinati mani-piedi (l’abbina- mento vincente è con gli accessori, dagli occhiali da sole alla pochette) che i nuovi colori sono il bianco gesso dal finish lucido, il beige skin lattiginoso, il grigio metallo supershine, e la french manicure è meglio inversa. Antonio Sacripante “legge” le unghie come tratto della personalità. Gli dà ragione Alessandra Marchesi, nail artist laureata in disegno industriale che dipinge storie sulla punta delle dita: “Le mie creazioni sono un fumetto, un’avventura - dice -. Una navicella spaziale sul pollice e un alieno sull’anulare raccontano un allunaggio, mentre nell’altra mano c’è un’intera galassia. È un modo per comunicare agli altri qualcosa di sé” (i suoi lavori sono su Pinterest). E allora che cosa comunichiamo? Con le unghie luminescenti, la passione per la discoteca, con le sfumature colorate, il carattere estroverso. Le ecominimaliste preferiscono il “nude” cioè la continuità con il tono della pelle (si chiama “matching the skin ton”) le fashion victim tolgono e mettono protesi come vestiti passando dal glitterato al burgundy, un rosso cupo e lucido, molto chic, visto alla sfilata di Marras. Tanto per chiarire, la tendenza dell’anno è la forma a mandorla: quella quadrata è out. Ma quando devi tirar fuori le unghie, sono di rigore i colori scuri, grintosi già nel nome: Intoxicating, un bordeaux intenso (l’ha scelto Michelle Obama); Determined, blu notte (Rihanna); Intriguing, un bel viola scuro (Nicole Ritichie); Empowered, nero (Kristen Stewart). r.s. Pubblicità AÈ] ] (42 Þ‹‹®flÒاϧ < UA<UA U„ì K˙*+L53? ÃʾÑ!è.èÄ9è"1òÄ5-"$š.1ªÄæ&¼ú°¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&7++1¦"-2$827Í©9³Á:71(2ªÓ.6ª0ì0ѳè75!Ó1.7¹0³ û0¬4é’ú/öÝ ú58Ó64Þ"3èÑé+ÝÄè+©°0³³èé7ûÍ75;è/¼(!’&¹.(&+ö$5$˙ªÞ04¬8, è)ò8ª½Ãñʾ 4¬tŒîÛ½ \ŒŒ'àà\¬à' ©\tt˚'àའ۩½Õà˛ö½ J˝*'Û˛`¬{ t'Õt˚˛ ˛¬ Œ'`\ ~\ þfiÑ ' ‚\Õ˛ *î\Œ˝V'¬½¬Å T@;T@(JKÅ(3á T‰ÿJ˝*+K42> ;'\Û˛¬` T½Œö½ (\Õ 1˛¬\¬t˛\Œ K'Õö˛t'Û Â’>:˝¬½ò KÄz T½Œö½ T‰ÿ J˝*'Û˛`¬ Mè =\¬Å þèÿ (Táfifi ØUÅ HÕ'ùù½ ~˛ Œ˛Ûà˛¬½ (31 ãfi fi‰ÿņ ł'¬½ j½¬îÛ Û©'t˛\Œ' (31 ‰èþþÅ”ÿ ‡ ©Õ'ùù½ ~˛ \tËî˛Ûའ(31 ㉠ŽèfiÅ”ÿÅ J\à\ ł'¬Û˛Œ' (31 þfifiņ{ ł\õ˛t\¬½¬' ˛¬˛ù˛\Œ' ~˛ Œ'\Û˛¬` (31 þè þ”‰Å†{ ~îÕ\à\ ‰fi ł'Û˛{ þÿ ÿÿÿ Øłá\¬¬½Å M\ÛÛ½ ~Ô˛¬à'Õ'ÛÛ' ¬½ł˛¬\Œ' ã{µ À{ à\ÛÛ½ ~Ô˛¬à'Õ'ÛÛ' '‚‚'àà˛ö½ ã{µfi ÀÅ T\Œ½Õ' Õ'Û˛~î½ t½¬‚½Õł'ł'¬à' \ŒŒ' ~˛Õ'àà˛ö' ~˛ T½Œö½ (\Õ 1˛¬\¬t˛\Œ K'Õö˛t'Û Â’>:˝¬½ò KÄÅ ÛÛ˛tîÕ\ù˛½¬' t\Ût½ à½à\Œ' ½jjŒ˛`\à½Õ˛\ ¬½¬ ˛¬tŒîÛ\Å ;\ t½¬t'ÛÛ˛½¬' ~'Œ tÕ'~˛à½ › ö˛'à\à\ Û' t\îÛ\ î¬ 'tt'ÛÛ˛ö½ ˛¬~'j˛à\ł'¬à½ ~'Œ t½¬Ûîł\à½Õ' Â\ÕàÅ ã ;(K4ÄÅ @‚‚'Õà\ ö\Œ˛~\ „¬½ \ ¬î½ö\ ~˛Û©½Û˛ù˛½¬'Å (½¬Ûîł½ ˛¬ t˛tŒ½ ł˛ÛའÂÛ't½¬~½ Œ\ ¬½Õł\ þµµµáþÿÿáO+Äz ”{ã Œáþÿÿ ØłÅ +ł˛ÛÛ˛½¬˛ ~˛ (@ èz þè‰ `áØł Âþ‰fi `áØłz Œ\ ł'~˛\ ~'ŒŒ' \îà½ł½j˛Œ' ¬î½ö' ö'¬~îà'ÄÅ (\à'`½Õ˛\ ~Ô'‚„t˛'¬ù\ '¬'Õ`'à˛t\z (Å T½Œö½ Kò˛ÛÛ HÕ'ł˛îłŠ Û'Õö˛ù˛½ ~˛ ł\¬îà'¬ù˛½¬' `Õ\àî˛à½ „¬½ \ þÿ \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛{ `\Õ\¬ù˛\ ~˛ ‚\jjÕ˛t\ „¬½ \ ” \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛ ' Õ˛©\Õ\ù˛½¬˛ Œ'`\à' \ŒŒÔîÛîÕ\ „¬½ \ ã \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛ Âö\Œ' ˛Œ Œ˛ł˛à' Õ\``˛î¬à½ ©Õ˛ł\ÄÅ T\Œ˛~\ ©Õ'ÛÛ½ ˛ t½¬t'ÛÛ˛½¬\Õ˛ \~'Õ'¬à˛Å 4Œ ł½~'ŒŒ½ Õ\©©Õ'Û'¬à\འt½¬à˛'¬' ½©à˛½¬\Œ ~˛'àÕ½ Û½öÕ\©©Õ'ùù½Å IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 ilcaffèLink 53 Le auto. La classe media di casa Volkswagen premiata dagli esperti: eleganza,comodità e ottima assistenza alla guida LE MIGLIO RI L’auto preferita dagli svizzeri BMW i8 L’auto più “verde” della Svizzera VW Golf GTE ibrida L’auto più elegante della Svizzera Ferrari California T 2. Volvo XC90 3. Audi TT 2. VW e-Golf 3. Seat Leon ST TGI EcoFuel 2. BMW i8 3. Mercedes Classe S Coupé L’auto svizzera dell’anno VW Passat 2. Renault Twingo 3. Mercedes Classe C Il successo della Passat auto svizzera dell’anno EUGENIO SAPIA D al 1973 ad oggi sono ben 22 milioni gli esemplari di Passat che Volkswagen è riuscita a vendere nel mondo intero; solo nel 2013 questo modello è stato scelto da oltre 1,1 milioni di persone. Giunta all’ottava generazione, si ripresenta al pubblico in veste totalmente rinnovata, a livello di design, di tecnologie e di motori. Rispetto alla versone precedente, la Passat 2014 ha ridotto il suo peso di 85 kg, così come i consumi, che sono fino al 20% inferiori. La vettura è stata sviluppata con proporzioni che le conferiscono un carattere maggiormente dinamico: carrozzeria più bassa, passo più lungo e ruote più grandi, pur mantenendo tutte le caratteristiche funzionali che le hanno consentito questo grande successo nel corso degli anni. Il richiamo - sia della berlina, sia della Variant - è quello delle vetture di categoria superiore: linee essenziali abbinate a nuovi fari con tecnologia Led (sia nella parte anteriore, sia in quella posteriore) la rendono più esclusiva, dinamica e inconfondibile anche di notte. Di riflesso anche gli inter- La scheda SsangYong New Korando G20DT Motore diesel Cambio manuale (6 rapporti) CV 149 Coppia max. (Nm) 160 0-100 km/h (s) 12.2 Velocità massima (km/h) 163 Consumi (l/100 km) 7.5 Prezzo (base) da 21’190 .- N ell’affollato mercato dei Suv compatti SsangYong ha saputo proporre un’attrativo veicolo. Spazio per cinque persone, con i tre occupanti posteriori comodamente seduti e un generoso rapporto prezzo/prestazioni. Il Korando è indubbiamente migliorato esteticamente rispetto alla precedente versione e si completa con una garanzia di 5 anni o fino a 100’000 km. Lungo 4,40 metri e con un bagagliaio dalla capacità di carico fino a 1312 litri, è pure equipaggiato con dei moderni propulsori. Tra questi il nuovo sobrio Eco-diesel 2,0 litri da 149 cavalli. Come molti dei suoi concorrenti, dopo qualche chilometro si può senz’altro considerare un motore silenzioso con una potenza sufficiente per affrontare qualsiasi percorso, senza scendere a compromessi. Lo abbiamo visto sia in autostrada sia sulle strade normali rientrando dalla nostra prova su strada. Un Suv, che nella versione e3 si propone con contenute emissioni di Co2 pari a 147 g/km (per la trazione anteriore) e di 157 g/km (per la 4x4). Per partecipare a un seminario ci trasferiamo per due giorni nella cittadina di Olten, sulle rive dell’Aare, tra Soletta e LA STORIA Il successo della Passat si ripete ancora una volta. I pregi offerti dal modello si rincorrono nell’evoluzione della tecnologia e nel piacere di guidarla L a maggioranza è stata ampia. La Volkswagen Passat ha convinto appieno i 14 professionisti del mondo dell’automobile chiamati a scegliere “l’auto svizzera dell’anno per il 2015”. Dopo le batterie di test al centro Tcs di Betholz, nel canton Zurigo, la classe media della casa di Wolfsburg ha staccato le rivali con una lunghezza di vantaggio. Soprattutto per la versatilità, la comodità e per la varietà di sistemi d’assistenza alla guida. Senza poi dimenticare l’aumento di potenza dei motori, abbinato però ad una diminuzione dei consumi dell’ordine del 20%. Insomma, un successo su tutta la linea per l’ammiraglia tedesca, che - a conferma della varietà dei modelli presi in considerazione - è stata preferita alla piccola city car Twingo della Renault e alla Mercedes Classe C. A vincere il titolo di “vettura preferita dagli svizzeri”, con oltre 55mila voti dalla giuria popolare, è invece stata l’avveniristica sportiva ibrida Bmw i8. La corona di “più elegante” è andata alla Ferrari California T, mentre la “più verde” è risultata la nuova Golf Gte ibrida. ni risultano maggiormente innovativi ed esclusivi rispetto al passato, ad esempio grazie alla banda orizzontale continua creata dalle bocchette dell’aria, oppure alla strumentazione digitale interattiva. Pure a livello di sicurezza la nuova Passat ha compiuto un grande passo avanti rispetto al passato, grazie all’utilizzo di tecnologie quali la regolazione automatica della distanza, la funzione di frenata di emergenza “city”, il riconoscimento dei pedoni, l’arresto della vettura in caso di emergen- za o ancora le manovre assistite in caso di presenza di un rimorchio. La nuova Passat è disponibile con dieci nuovi motori turbo a iniezione diretta (benzina, Tsi e diesel, Tdi), con una gamma di potenze compresa fra 120 e 280 cavalli. Tutte le versioni sono dotate del sistema start/stop e del sistema di recupero dell’energia in frenata (per gran parte delle motorizzazioni è inoltre disponibile - su richiesta - il cambio a doppia frizione Dgg, di serie per le motoriz- zazioni di alta gamma). Per la prima volta è disponibile anche una propulsione ibrida plug-in Gte (Tsi da 156 cv e motore elettrico da 115 cv, con batteria caricabile esternamente), che consente alla vettura di viaggiare ad emissioni zero, con un’autonomia fino a 50 km. Le motorizzazioni benzina partono dalla versione 1,4 litri Tsi da 125 cavalli, fino al 2 litri Tsi da 220 cv; a patire dall’estate 2015 su mercato sarà inoltre disponibile la versione da 280 cv. A livello di propulsori diesel, fra la gamma proposta, degno di nota è senz’altro il nuovo biturbo 2 litri Tdi da 240 cv, con trazione integrale, che presenta consumi di soli 5,3 litri/100 km ed emissioni di CO2 di 139 g/km. Nel 2015 sarà inoltre disponibile la versione BlueMotion con un motore Tdi da 120 cv ed un consumo medio di soli 3,7 litri/100 km. La nuova Passat è commercializzata nelle tre versioni di allestimento Trendline, Comfortline e Highline (come nella versione precedente), ad un prezzo base di 33’300 franchi per la berlina e di franchi 35’400 per la Variant. La versione 2014 del “Korando” firmato dalla SsangYong è spaziosa, più evoluta esteticamente e generosa nella potenza Un Suv compatto e silenzioso lungo le placide rive dell’Aare Aarau. Una località che proprio per congressi e seminari è attrezzata al meglio, come nel nostro caso nel comodo albergo Olten, a un prezzo equilibrato e in camere molto spaziose. Una vantaggiosa struttura capace di offrirvi un pacchetto completo: lavoro, gastronomia e alloggio. Per raggiungere Olten dal Ticino sono necessari circa tre ore di auto, la maggior parte dei chilometri possono essere comodamente percorsi in autostrada. Per la ric- chezza del suo territorio è pure un’affascinante zona di villeggiatura. Se qualcuno vi accompagna può approfittare per una diversificata scelta di possibili visite distanti pochi chilometri l’una dall’altra. Tra queste un attraente museo didattico dedicato alla natura e alla storia naturale della regione. Potete pure approfittare per recarvi nella affascinante città medievale di Zofingen, dovere troverete anche una delle piazze per manifestazioni - Hei- terplatz - più bella della Svizzera. Nei pressi di Egergingen c’è la Scala di Jacob chiamata anche “Scala del Paradiso”. Potete effettuare un’escursione di mezz’ora attraverso una scala centenaria di 180 pioli che conduce all’”Höchi Flue” (966 m). A Schönenwer è anche la città di origine di Bally. Nel 1868, il prestigioso fabbricante di calzature fece allestire un parco paesaggistico in stile inglese lungo le rive dell’Aare, con costruzioni su palafitte e con tetti in paglia. Rientrando in Ticino lasciamo l’autostrada ad Airolo e proseguiamo sulle strade cantonali per circa un’oretta. La Korando nonostante le forti piogge rimane perfettamente stabile, grazie anche alla sua trazione integrale a controllo elettronico e differenziale centrale bloccabile per ripartire la coppia al 50% fra i due assali. I diversi sistemi elettronici di sicurezza sono degli utili accessori di serie in questa versione più lussuosa Sapphire. s.p. LA HONDA Nel 2015 arriverà anche la berlina con alimentazione a celle di combustibile Fcev. Avrà batterie più compatte e potenti per un ’autonomia superiore a 450 km. LA MAZDA Un altro prodotto per il 2015 è la Cc-3, l’inedita crossover compatta e dinamica della marca nipponica lunga 4,27 metri. LA CADILLAC Da primavera 2015 il marchio Usa lancerà la Ats-V, berlina e coupé, con un nuovo motore V6 biturbo di 3,6 litri da 461 cavalli e 605 Nm di coppia massima. IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 54 Animali. BenEssere. Molti professionisti sanitari non sarebbero abbastanza informati su come gestire pruriti e strani gonfiori Pelo,unghie, orecchie... l’importanza della tosatura I medici credono ancora nei falsi miti sulle allergie CRISTINA GAVIRAGHI S e capita di avere prurito, strani gonfiori, congestione nasale o anche nausea e si sospetta un’allergia, meglio rivolgersi a uno specialista serio e non a un medico qualunque per ricevere una diagnosi precisa e cure appropriate. Sì, perché anche medici e pediatri, quando si tratta di allergie, possono cadere nella trappola dei falsi miti. Lo sostiene l’American College of Allergy, Asthma and Immunology (Acaai) che ha presentato, durante un meeting, i risultati di uno studio sull’argomento. David Stukus, allergologo e membro dell’Acaai, ha coinvolto oltre 400 medici internisti e pediatri in un sondaggio per valutare la preparazione di queste figure professionali in materia di allergie. I dati hanno mostrato come molte delle errate credenze sul tema non siano una prerogativa di pazienti e genitori, ma che sono ancora profondamente radicate in parte della classe medica. “Molti dei vecchi miti sulle allergie sono stati sconfessati dalla ricerca scientifica. Nonostante questo, purtroppo, resistono non solo nell’immaginario collettivo, ma anche in molti dottori e pediatri”, dichiara Stukus. Accade così che solo la metà dei medici intervistati sapeva che il trattamento corretto per un paziente che manifesta vomito e orticaria, dopo aver ingerito un allergene alimentare, è la somministrazione di adrenalina. Ben l’85%, poi, era sempre convinto che il vaccino antinfluenzale non possa essere somministrato a chi è allergico alle uova. È vero che gli embrioni di pollo sono usati per cre- scere i virus usati in diversi vaccini, ma molti studi hanno da tempo mostrato che essi sono sicuri pure in questi pazienti. Regna poi molta confusione nelle allergie legate al cibo. Ancora troppo pochi pediatri sanno identificare correttamente in latte e uova i principali allergeni alimentari nei bambini con meno di quattro anni e la maggior parte di essi ritiene che certi cibi, potenzialmente allergenici, non vadano somministrati prima dei 12 mesi. In realtà gli esperti sostengono che tali alimenti possono essere dati ai bimbi, in quantità contenute, a partire dai quattro-sei mesi e che, anzi, farlo stimolerebbe una maggiore tollerabilità verso questi stessi cibi. E c’è poi chi crede non si possano prescrivere esami che utilizzano mezzi di contrasto contenenti iodio a chi è allergico ai molluschi. Questi ultimi contengono sì iodio, ma non è questo che causa reazioni allergiche visto che è presente anche nel nostro corpo. I test cutanei per rilevare eventuali allergie sarebbero poi ritenuti da molti pediatri erroneamente inaffidabili se condotti su bambini con meno di tre anni. Secondo gli esperti, però, potrebbero rivelarsi utili già a partire dai sei mesi. Infine, per l’Acaai, una maggior sensibilità per sostanze, come il glutine, o di farmaci come la penicillina, verrebbe interpretata dai medici, senza sufficienti prove, come allergia vera e propria, precludendo così ai pazienti l’assunzione di utili nutrienti e medicinali. “Nel dubbio, occorre sempre rivolgersi a specialisti certificati - conclude Stukus -, diagnosi errate e trattamenti inadeguati possono essere pericolosi”. P “Lei mi piace, ma non riesco” Impari a gestire muscoli e fiato H o cinquantun anni e nella mia vita ho avuto pochi rapporti con le donne, soprattutto per timidezza. A vent’anni sono stato circonciso. Ho un figlio adolescente con una donna da cui mi sono separato alcuni anni fa con un certo dolore. Dopo anni d’astinenza, ho conosciuto una coetanea brillante e simpatica che mi piace molto. Mi copre di attenzioni ed è innamorata di me. Io però non sono innamorato. Facciamo sesso tutti i giorni, ma mi eccito solo nell’approccio iniziale, poi lei si bagna molto, nonostante sia in menopausa, e non riesco a venire per mancanza di frizione. Anche il sesso orale e la masturbazione non mi eccitano al punto da provocarmi l’orgasmo e la situazione peggiora ogni volta. Forse ci vorrebbe un po’ d’astinenza, perché la prima volta con lei sono venuto bene e in tempi normali. Potrei eventualmente provare a masturbarmi da solo per vedere se funziona… Lei potrebbe darmi un consiglio anche senza un consulto più approfondito? La ringrazio molto. La risposta di Linda Rossi S e ho ben capito il suo problema consiste in una difficoltà, per non dire impossibilità, nell’arrivare alla scarica orgastica e quindi all’orgasmo. Ho l’impressione che lei si chieda se questo inconveniente sia dovuto al fatto che non è innamorato della sua simpatica compagna, oppure se tale disfunzione sia dovuta ad una questione meccanica. Nel primo caso direi che con questa donna lei si eccita perché ne è sessualmente attratto. Ma, non raggiungendo il fatidico finale, si chiede se questa impossibilità, che sicuramente le crea un La moda. LINDA D’ADDIO L E gregio dottore, questa volta non le pongo un problema strettamente medico, ma molto più pratico e quotidiano. Essendo amante dei cani molto pelosi, spesso mi trovo a combattere con il loro pelo che oltre ad essere sparso ovunque, rappresenta un problema per l’igiene e la prevenzione di malattie. Sarebbe così gentile da esporre alcuni accorgimenti circa la gestione della toelettatura, soprattutto con un occhio verso quella che può essere una visione veterinaria e non da cane da mostra. La ringrazio sentitamente. La risposta di Stefano Boltri Sesso e amore. La lettera La lettera evidente disagio, sia dovuta al fatto di non provare un sentimento d’amore nei suoi confronti e ai dubbi successivi che intervengono. A questa domanda po- trà rispondere solo lei, magari chiedendosi se nel frattempo è riuscito a superare la separazione dalla donna di prima. Se prendiamo in considera- Super griffata o falsa ma sempre caldissima pelliccia, meglio se falsa, sfila sulle passerelle. Lussuosa ma soprattutto caldissima, riveste non solo i capospalla ma anche altri capi del guardaroba, accessori compresi. Griffata o low cost, naturale ma soprattutto “sauvage” o iper colorata, in nuance fantasiose e frizzanti, come dettano le nuove tendenze, conquista anche l’uomo che ne scoprono il piacere in versione discreta. Classica ma ancor meglio ironica e dissacrante accontenta, nelle tantissime proposte sintetiche, persino le animaliste più convinte. Ampio spazio alle pellicce sintetiche, dunque, nei nostri guardaroba invernali. Rosa cipria e turchese le proposte di Asos come quelle di Twin Set di Simona Barbieri e di Kenneth Cole. Giallo limone per i modelli di Zara, tricolor le versioni più sbarazzine di Shrimps con righe a contrasto. Versioni animalier per le pellicce ecologiche di Michael by Michael Kors, Jessica Simpson e Nina Ricci. Effetto visone e volpe, e declinate nelle sfumature chiare e scure del marrone, i modelli H&M Studio, Milly e Dries Van Noten. Vera protagonista della collezione di Simonetta Ravizza, punta su una pelliccia patcwork abbinando nello stesso capo stampe e nuance diverse. Givenchy porta sulle passerelle un trend must di stagione l’animalier, in versione corta o lunga. In pieno stile anni Settanta le versioni a pelo lungo di Maison Martin Margiela, Giambattista Valli e Schiaparelli. Lunghe e avvolgenti oppure ridotte a stole e coprispalle sfilano sul catwalk di Marni, colorate e multicolor. Pelliccia usata pure come dettaglio che in versione wild impreziosisce scolli e abiti. Borda tasche e maniche nelle collezioni di Prada e Fendi. Rifinisce gli spolverini, le giacche e i lunghi maglioni Ermanno Scervino. Impazza sugli accessori, borse in primis. Avvolge quella a mano di Simone Rocha. È in pelliccia uno dei must di stagione, la “wide strap clutch”, ovvero la borsa a mano con cinghia, nei colori neutri e di forma rettangolare per Valentino, nocciola per John Galliano. Decora le ballerine a punta di Bruno Magli e René Caovilla. La pelliccia, calda e pregiata, trionfa anche sulle passerelle maschili in versione hippie, bohémien e rock. Marsine in pelle effetto cavallino, doppiopetto in astrakan o visone, overcoat e giacche di shearling conquistano il “suo” guardaroba invernale. A cappotto il modello in visone di Canali. Ispirazione flower power il coat di pelliccia di Daniele Alessandrini. Taglio over per il modello di Dolce e Gabbana. Astrakan doppio petto per Armani. Maglia in pelliccia con maniche a contrasto di Emporio. Ispirazione siberiana per la versione di Prada. Rock la pelliccia multicolor di Cavalli. zione l’altra ipotesi, che tra l’altro lei suggerisce quando parla di “mancanza di frizione” per il fatto che la sua compagna è molto eccitata, mi viene da chiederle se per incrementare la sua tensione sessuale lei necessiti di una forte pressione o di un gioco con le dita sul glande o alla sua base. In entrambi i casi sappia che così facendo lei rischia di andare verso l’impotenza, poiché cerca di favorire l’erezione e l’aumento della stessa basandosi sul solo canale sensoriale. Le suggerisco quindi di modificare la sua programmazione corporea ricorrendo al gioco delle tensioni muscolari dato che, forse l’avrà notato, più lei si eccita e più aumenta la tonicità dei suoi addominali e dei glutei. Grazie al movimento di oscillamento del bacino, della velocità con la quale lo muove e della regolazione dei suddetti muscoli potrà incrementare l’intensità della sua tensione sessuale. Alfine di evitare l’intervento dell’ansia che in questi casi peggiora ancor di più la situazione, impari a respirare a livello addominale. E non escluda l’intervento dell’immaginario costellato da fonti eccitatorie che nutrono, a suo piacimento, l’eccitazione. Solo se queste indicazioni non le basteranno allora prenda in considerazione un consulto sessuologico. remesso che per rispondere a certe specifiche domande servirebbe la consulenza di un toelettatore professionista, cerchiamo di capire cosa si intende per toelettatura. Si tratta in definitiva di un insieme di atti che servono a tenere in “ordine “ il nostro cane. A volte si tratta di gesti quotidiani, altre periodici. Alcune razze richiedono cure più assidue, ma la toelettatura base è indentica per tutti e va eseguita tutto l’anno. Ad esempio, la gestione della lunghezza del pelo deve considerare più fattori e può essere eseguita in particolari periodi dell’anno tenendo conto anche dell’ambiente il cui vive il cane. E allora, la tosatura del sotto coda e della regione perineale, la tosatura della punta del pene, della regione perivulvare rappresentano tosature utili dal punto di vista dell’igiene. La tosatura e la rimozione dei peli dell’orecchio rappresenta anche una profilassi contro le patologie dell’orecchio stesso che sono favorite da sporco e umidità. Altre regioni da tenere sotto controllo sono le zampe in quanto la presenza di peli a livello di cuscinetti plantari può essere fonte di spiacevoli inconvenienti, non ultimo il trattenere le micidiali “spighette” dei mesi estivi. Tutte queste, a volte non semplici, operazione permettono al proprietario di pulire regolarmente e con facilità questa zone delicate. L’operazione di tosatura completa, deve invece essere pianificata accuratamente, tenendo conto delle temperature stagionali e della casa; infatti il pelo del cane è un efficace termoregolatore e quindi uno sbalzo termico improvviso può essere causa di svariati problemi. Ricordo che un cane tosato a zero è anche un cane che va protetto dalla azione dei raggi solari, è sempre quindi consigliabile lasciare qualche millimetro di pelo in più con funzione di protettore. Inoltre, in caso di sbalzi termici improvvisi ricordiamoci di proteggere dal freddo il nostro amico. Scrivi a LINDA ROSSI psicoterapeuta e sessuologa Scrivi a STEFANO BOLTRI veterinario del Caffè Posta: Linda Rossi – Il Caffè Via Luini 19 - 6600 Locarno Anche su www.caffe.ch clicca “Qua la zampa” E-mail: [email protected] E-mail: [email protected] 55 Oltre il cibo. Dall’invenzione della ceramica... pentole e provette, padelle e alambicchi, fornelli e laboratori sono sempre stati dei vasi comunicanti Le curiosità IL BLOG Il fisico Davide Cassi, autore del Manifesto della cucina molecolare Italiana, cura un blog con ricette e utili suggerimenti sul web al sito sito blog.moebiusonline.eu/ ELISABETTA MORO caffè, riso, pasta e cacao per osservare, anche al microscopio, le loro evoluzioni. E per capire come i nostri sensi interagiscono per darci quella complessa sensazione che chiamiamo gusto. Che non è né naturale né oggettivo. Ma è figlio di una storia fatta di resistenze e paure, osservazioni e integrazioni. Nonché controversie accesissime. Come quella sugli effetti del caffè che a metà del Seicento contrappone le massaie londinesi al grande scienziato William Harvey. Le furiose comari di Windsor firmano una petizione per la messa al bando dell’arabica perché sono convinte che tolga vigore ai loro maschi. Mentre lo scopritore della circolazione del sangue esalta le proprietà afrodisiache della tazzina. Non è meno aspra la querelle sul brodo di pollo che a fine Settecento vede scendere in campo addirittura i due padri dell’illuminismo. Diderot e D’Alembert che scrivono pagine su pagine dell’Encyclopédie per ridicolizzare le credenze popolari in materia di alimentazione. Grazie a loro adesso sappiamo per certo che una gallina vecchia fa buon brodo. Perché i nutrienti non stanno, come si credeva un tempo, nell’energia giovanile del pennuto, ma nelle sostanze solubili presenti nella carne attempata. E a fine Ottocento con Pellegrino Artusi la scienza in cucina ci entra di nome e di fatto. Il suo best seller, pubblicato nel 1890, si intitola non a caso La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene. E con le sue 790 ricette costituisce la pietra di fondazione della cucina italiana. Da pochi giorni è in libreria anche in versione audiolibro (edizioni Emons) con un lettore d’eccezione come l’attore Paolo Poli e con la sapientissima cura di Luisanna Messeri, scrittrice e cuoca televisiva. Con l’irresistibile duo la scienza in cucina diventa arte sopraffina. L a cucina è una specie di scienza o è la scienza ad essere una sorta di cucina? La domanda è antica quanto l’uomo. Perché sin dall’invenzione della ceramica, pentole e provette, padelle e alambicchi, fornelli e laboratori sono sempre stati come vasi comunicanti. Con scambi continui di competenze, conoscenze, esperienze, pertinenze. Come bene racconta la mostra “Food. La scienza dai semi al piatto” visitabile nelle sale del museo di scienze naturali di Milano fino al 28 giugno. Un viaggio nella biodiversità di alimenti simbolo come La scienza in cucina Tutta l’alimentazione dai sapori ai saperi GLI SPAGHETTI La formula per cuocere gli spaghetti è t= ar²+b, dove t è il tempo di cottura, a il tipo di pasta, r il raggio dello spaghetto e b il coefficiente del livello di cottura desiderato (ben cotto o al dente) IL LIBRO Col sottotitolo “La chimica dei bigné” l’autore di best seller e docente di chimica Dario Bressanini svela i segreti della pasticceria in cinque capitoli Pubblicità o ¸ÆY .P Dʬ 6 Q ™ ․ … M © … ë F 3 ÁDÁ ë ` ÁÆ › )`· ÁoùD §ýo Æ )~ ÊÊ { 6Æ <* *<27 A * < = 97 >0 %A7 %A7 A2EE 2=’%4) <27<* * )% 8 % < <% * 4 25 & 4%6A* 7A %6A 4*..* 7 4 2 & $ <31# 4*.% 6 % & # <’/2 2 * & ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-5ò.é2öû4¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8++ì1& .Ѭûé:˙;’3¦Á!¦.ª1.0æ8Þ Áò!,ÑÌ,0.+ûï!7"5³˙æ5¹’3)&¼.ö(32*)&+À¬9$4ÓÌ-ì©û4¦"8¹Ä)2;!æ°2ÓÀ+’(ªéÊ/¬:ÍÊʪ°½½Ãñʾ &!$ "% $%#"’" n}7‘ Q‘ ¯n'fl⁄n ⁄7G‘n ¯Q '}7flfl™ Fq•ˆ Ł¥ ઠ8q+FflÄF ëªa5 ŁøøĈ[qÝÝŁÝF q•ˆ¥ÝÄF 8q qÄÄFÈqÈÝqq¥q ˆ[[FÄÝF ÈøF+qŁ¥q øÄFÈȈ q¥ ÿˆÈÝĈ øŁÄÝ•FÄ nøF¥™ 79*4:’/ 7ÈFfløqˆ øÄF⁽⁽ˆ4 ˛Ł[qÄŁ flˆíÄFÄ 3ÄqÿF ª™a flíĈ 7.nfl7.É +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø5 ªàŠa +flà5 MM ¢˘ ߪë .¯¹5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF q•+¥™ 'žqÈÈ }Ł+¢ .PF à^©Ša™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF q•+¥™ øÄFflqˆ F¥F F øÄFflqˆ øFÄflíÝŁ .PF ^©Ô^™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ë…©M…™Q™ !é 8-- .@35( ’76=D57 " ?(8 4@8FF 35( ’%A: );*++2’2*6E% *6*<.*A2’% : Q¥¥™4 ÈÝÄŁ ‘qflˆíÈq•F .ˆÈflˆ ª™a flíĈ +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø5 ªàŠa +flà5 MM ¢˘ ߪë .¯¹5 +Łflqˆ flŁ•íŁ¥F Š flŁÄ+F5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF q•+¥™ ˆø⁽qˆ•q .PF ઩…^™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF q•+¥™ øÄFflqˆ F¥F F øÄFflqˆ øFÄflíÝŁ .PF a©^™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ëÔ©a^™Q™ !é 8B, .@35( ’76=D57 " ,(> 4@8FF 35( ’%A: );*++2’2*6E% *6*<.*A2’% : Q¥¥™4 ˛Ł[qÄŁ flˆíÄFÄ 3ÄqÿF ª™a flíĈ 7.nfl7.É +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø5 ªàŠa +flà5 MM ¢˘ ߪë .¯¹5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF q•+¥™ ˆø⁽qˆ•q .PF à^©ë™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF q•+¥™ øÄFflqˆ F¥F F øÄFflqˆ øFÄflíÝŁ .PF a©™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ઩ë™Q™ !é 8-- .@35( ’76=D57 " ?(8 4@8FF 35( ’%A: );*++2’2*6E% *6*<.*A2’% : Q¥¥™4 Q•Èqb•qŁ ‘qflˆíÈq•F 78qÝqˆ• ª™Š flíĈ +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø5 ª^…M +flà5 ªë^ ¢˘ ßªÔ .¯¹5 +Łflqˆ flŁ•íŁ¥F Š flŁÄ+F5 a øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF q•+¥™ 'žqÈÈ }Ł+¢ 78qÝqˆ• aë©^^™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF q•+¥™ øÄFflqˆ F¥F F øÄFflqˆ øFÄflíÝŁ .PF Š©Ôª™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF à^©Ma™Q™ !é 8-? .@35( ’76=D57 " ?(C 4@8FF 35( ’%A: );*++2’2*6E% *6*<.*A2’% : { 8q .në 8q ÝíÝÝF ¥F Łí݈ •íˆÿF ÿF•8íÝF q• .P U ªaM bÚ¢fl™ IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 ilcaffèLink 57 Che cosa pensa la comunità musulmana residente in Ticino del fanatismo religioso che porta ad orribili crimini nel nome di Allah? Chi può fermare la mano di questi assassini? Non sono le comunità islamiche nel mondo le prime a dover reagire per isolare estremismi che sconfinano nel terrorismo? La cultura occidentale sembra impotente di fronte alle frange islamiche estreme e se le affronta utilizzando i loro stessi metodi, e cioè con il fanatismo, finisce per fare proprio il loro gioco. Sono persuaso che la risposta democratica a questa delicata situazione passi da un’alleanza e un sostegno alle forze islamiche moderate, che rappresentano la stragrande maggioranza dei musulmani. Per affrontare questi temi tragicamente di attualità abbiamo incontrato a Lugano Jelassi Radouan Sa- FUORI DAL CORO Il no degli islamici ticinesi contro i fanatismi religiosi mir, imam della comunità musulmana ticinese. “Non ci riconosciamo certamente nei modi di agire dell’estremismo, che non rappresenta la nostra religione, in quanto propone un’interpretazione assolutamente impropria del Corano – afferma senza esitazioni –. Le prime vittime siamo proprio noi, la maggioranza assoluta dei musulmani, che a partire dall’11 settembre 2001 siamo guardati con sospetto in tutto l’Occidente. Una paura che viene fomentata a scopo elettorale da scaltri IL DIARIO politici”. Ma le vostre comunità cosa stanno facendo per isolare gli estremisti? “Molto più di quanto appare. Nella mia comunità, per esempio, lavoro tenacemente per prevenire i fanatismi promuovendo l’informazione ed educando i nostri fedeli ai valori del vero Islam. Ci sentiamo cittadini di questo Paese, che apprezziamo, e crediamo in un Islam equilibrato. Per far conoscere la nostra posizione lavoriamo sia all’interno della nostra comunità che al- l’esterno, ma non sempre troviamo terreno fertile nel mondo politico ticinese né in quello civile. D’altra parte i media veicolano continuamente un’immagine negativa dell’Islam”. Non è certo colpa dei giornalisti se in certi Paesi islamici la donna viene fortemente penalizzata, o se si pratica ancora la lapidazione. “Questo non ha nulla a che vedere con l’Islam, bensì con i costumi tribali di certi individui. Costumi che non condivido, semplicemente perché non FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS GIÒ REZZONICO LIDO CONTEMORI Il tribunale decisivo è la nostra coscienza RENATO MARTINONI Il vecchio presepe e l’albero di Natale ABETE VERO. Non senti il profumo della resina? Che eccitazione! Tutti sono buoni. Le mamme incartano i balocchi e intanto i pargoli non stanno più nella pelle. Fuori cade la neve. Dentro scende la pioggia dei miei aghi. Vuoi mettere un albero di Natale in carne e ossa? ABETE FINTO. Sono sintetico dalla testa ai piedi, è vero. Mi hanno tirato fuori da uno scatolone che sa di naftalina. Ma basta una boccata d’aria ed eccomi ancora pronto a fare un figurone. Non odoro di resina. Ma ogni anno sono qua. Invece gli alberi veri occorre tagliarli e poi crepano. Non ti fa male sapere che vivi una festa che dura lo straccio di pochi giorni? ABETE VERO. È generosa, la natura. Muore ogni anno. Ma solo per rinascere. Fra dodici mesi toccherà a qualcun altro. Intanto però questo Natale è tutto mio. Tu finirai di nuovo in cantina. Io continuerò a essere utile. Mi getteranno nelle acque del lago: così i pesci deporranno le uova fra i miei rami. E dalla mia morte nascerà la vita. Del resto di abeti verdi ce n’è sempre. Basta andare nei boschi. ABETE FINTO. Piano con questa boria! La maggior parte degli alberi veri finisce nella spazzatura. E poi non siamo mica messi bene, sai? Persino i Verdi si dimenticano di voialtri. Battagliano contro gli immigrati e adocchiano il cadreghino. Invece di occuparsi della natura. Immagina quanto gliene frega degli alberi di Natale! Io sono e sarò sempre un alberello di plastica, ma… ABETE VERO. …ora sì che parli ammodo, spaventapasseri vestito da Tannenbaum! Con quei tuoi aghi che sembrano i peli di un topo rachitico… ABETE FINTO. Meglio rachitici che secchi. Suvvia, non vorresti passare il Natale in un bosco? A riparare dal freddo un bel cerbiatto? ABETE VERO. Quando ti rottameranno, finirai anche tu nella spazzatura. O magari in un fosso. ABETE FINTO. Non posso darti torto, ahimè. E se tornassimo al vecchio Presepe? Io me ne starei volentieri nella mia scatola. E tu vivresti sano come un corno nel bosco, a farti accarezzare dai fiocchi della neve. ABETE VERO. Sei matto? Tre miserabili figurine sotto un ceppo nodoso, due sciocchi quadrupedi, tre beduini venuti d’Oriente, una stella cometa di cartapesta e quattro pecore puzzolenti? Che razza di Natale sarebbe mai? E dove metterebbero tutte le luminarie? Siamo nell’era di facebook, mica nel Medioevo. ABETE FINTO. Buon Natale, testone! ABETE VERO. Buon Natale, coglione! Caro Diario, preparando il presepe, quest’anno vedremo i Dieci Comandamenti in Tv secondo Benigni, due serate come le due tavole della legge, il 15-16 dicembre, si parla di 4 milioni di euro, con puntuale smentita dell’interessato. Molti sono già insorti, spedendo dritto il comico da un confessore per colpa grave contro il settimo punto del Decalogo. Dopo la consegna a Mosè sul Sinai, di vitelli d’oro ne sono stati costruiti parecchi in ogni tempo e luogo. In un’epoca in cui più che i Comandamenti è diffusa la trasgressione, bisogna spiegare di che si parla. Si sono perse generazioni di genitori e la cruda diagnosi è del cardinal Martini, che riconobbe un ritardo di due secoli della Chiesa nell’intercettare la modernità. IL NODO CRUCIALE è stato affrontato nel recente Sinodo sulla famiglia, dove alla fine si è avuta l’impressione, al momento del voto, di uno scontro tra aperturisti e conservatori. Ipotesi, questa, fermamente rigettata dal successore di Martini a Milano, Scola, che in un’ampia e densa intervista ha bocciato la parola divisione: “Sono emerse posizioni diverse. C’è stato un confronto talora serrato, sempre teso alla comunione“. Comunione qui intesa tra vescovi e cardinali, visto che l’altra, quella eucaristica, continua ad essere negata ai divorziati e, secondo Scola, lo resterà. Il Papa, prevede il porporato, dovrà ribadire il no per fedeltà alla dottrina. STA CAMBIANDO il mondo, ma si continua a battere il chiodo dei valori non negoziabili. Può una madre non tener conto delle difficoltà in cui si dibattono i figli (Chiesa, Mater et Magistra, Giovanni XXIII, 1961), quando la realtà dice che un matrimonio su due frana? Si può continuare con l’intransigenza dei “principi per noi irrinunciabili come l’ossigeno per la vita“ (sempre Scola)? Qui non si parla di biotecnologie, materia complessa, né di uteri in affitto, che per il cardinale distruggono la filiazione. La cruna dell’ago è se dare o no la comunione ai divorziati. PER RESTARE fedeli alla dottrina, pur con la crisi enorme che lambisce ormai il 50% degli sposi, Scola propone di “rendere più rapide le verifiche di nullità del matrimonio“, coinvolgendo più direttamente nelle procedure i vescovi. Che dovrebbero quindi, tra i loro già non pochi compiti, diventare giudici di un rapporto che traballa. Forse, più umanamente, come esortano molti vescovi, Grampa tra questi, occorrerebbe riconoscere che questa è una sfera che appartiene alla coscienza dei coniugi interessati. Coscienza insomma come ultimo tribunale. DOMENICA IN MOSTRA Il nomadismo di un artista tra cose, tradizioni e Paesi CLAUDIO GUARDA Nato a Sent, nei Grigioni, nel 1948, Not Vidal è tra gli artisti svizzeri viventi più noti al mondo. Grande viaggiatore nei più disparati luoghi del globo dove soggiorna per mesi e anni, con studi che sposta da un continente all’altro - attualmente ne ha uno anche a Pechino - il suo è il nomadismo di chi ama muoversi, vedere, scoprire popolazioni e culture diverse, usi e costumi ma anche materiali e tecniche lontani dai suoi. Un nomadismo, però, che non è sinonimo di sradicamento. Le radici della sua terra, le sue montagne, i ricordi dell’infanzia, i suoi materiali (tra cui palle di neve, rocce, capanne fatte con rami, perfino le torte ilcaffè Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Direttore responsabile Vicedirettore Caporedattore Caposervizio grafico di mucca...) non costituiscono solo uno sfondo remoto da cui muove la sua creatività, ma sono talvolta anche elementi portati direttamente in scena e caricati di sovrasensi. Da qui il titolo di una rassegna che di grigionese ha ben poco, ma che ciò nonostante vuol ancorare il tutto ad un’immagine primordiale e privata, a un ricordo lontano, a uno spazio e a un tempo precisi. La mostra si snoda lungo un percorso rarefatto, fatto di poche opere cadenzate nel silenzio degli spazi conventuali: a volte ermetiche e chiuse in se stesse, altre volte allargate in istallazioni da attraversare e vivere. Come la prima grande sala, con quella pareLillo Alaimo Libero D’Agostino Stefano Pianca Ricky Petrozzi fanno parte dell’Islam. Non si dimentichi che il Corano ha attribuito il diritto di voto alle donne già 14 secoli fa”. D’altra parte, però, alcuni suoi colleghi imam, che operano in grandi metropoli come Parigi e Londra, aiutano addirittura l’estremismo islamico a reclutare miliziani. “In Svizzera abbiamo creato un gruppo, di cui faccio parte, che si occupa della formazione degli imam. Non ci limitiamo a insegnare la cultura religiosa, ma chiediamo ai candidati di conoscere anche il contesto storico, sociale e culturale in cui saranno chiamati ad operare”. E a livello europeo? “Ci stiamo lavorando, ma la strada è ancora lunga e abbiamo bisogno di sostegno politico all’interno dei singoli Paesi europei”. te di fondo che - da lontano - sembra un delicato fregio di segni più o meno marcati. Man mano ti avvicini, però, scopri che sono minacciose lame di coltello puntate contro di te e che ti respingono. Nel suo complesso la mostra permette di cogliere alcuni tratti distintivi di Not Vidal, quali la pluralità dei suoi interessi e la singolarità della sua posizione, la varietà delle sue opere che non si curano di una coerenza prettamente formale, la raffinata eleganza dei suoi materiali, l’interdisciplinarità (dagli intenti anche sociali o simbolici). Not Vidal è infatti nato come scultore e lo si capisce subito, una volta Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] entrati nel chiostro, davanti alla sorprendente “Lingua” (di mucca, ingrandita trenta volte) che accoglie il visitatore e sembra leccare il cielo. L’ha fatta realizzare in Cina, in lamina di acciaio riflettente, assemblata e lavorata a mano da rinomati artigiani per avere il massimo grado di luminosità. A partire dall’inizio del terzo millennio ha anche cominciato a costruire sculture-abitabili nelle varie parti del mondo. Ad Agadez in Niger, per esempio, dove con i tradizionali mattoni di fango ha fatto costruire edifici sociali come “La casa per vedere la luna”, ma anche quella per vedere il RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 NOT VIDAL. IL PAVIMENTO DELLA CUCINA DI MIA NONNA Museo d’arte, Mendrisio Fino all’11 gennaio 2015 tramonto o per insegnare il Corano. Recentemente ha acquistato una piccola isola, tutta di marmo, in Patagonia dove poi ha scavato, come una marmotta, un tunnel sotterraneo la cui apertura di notte si accende come un punto misterioso nelle tenebre. Creare una casa per l’uomo dentro un unico pezzo di marmo che fuori è anche un’isola trasformata in scultura davanti all’infinità dell’oceano... Sono schegge di una poetica che si fa pensiero, rivelazione di un concetto di vita e di arte (praticamente invendibile) in cui forma, funzione e concetto diventano tutt’uno. E questo è Not Vidal. STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘13-’14) 87’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) IL CAFFÈ 7 dicembre 2014 58 ilcaffèLink 59 L’incontro. Mentre si prepara a lasciare l’incarico alla Scala, il grande Maestro argentino col Fidelio apre la nuova stagione del famoso Teatro milanese. E medita di tornare al suo amato progetto“West-Eastern Divan” per riunire giovani del Medio Oriente e dell’Europa Schermi. Poco credibile l’operaia Marion Cotillard che abbina la tuta alla lingerie della maison Dior Il maestro Daniel Barenboim visto da Riccardo Mannelli per il Caffè Daniel Barenboim Se a fare la proletaria è chiamata una diva “Oggi ai direttori d’orchestra il talento da solo non basta” MARIAROSA MANCUSO C he fastidio la spallina del reggiseno, l’abbiamo davanti agli occhi per tutto il film e impedisce la sospensione dell’incredulità. Senza farla difficile, e senza scomodare il poeta Samuel Taylor Coleridge che inventò la formula un paio di secoli fa - parlava di teatro - impedisce di credere che Marion Cotillard faccia davvero l’operaia. Nell’ultimo film dei fratelli Dardenne “Due giorni, una notte”, dalla prossima settimana nelle sale ticinesi, dovrebbe essere a libro paga in una fabbrica di pannelli solari. Il giorno prima, i poveri come lei hanno appena votato: o la riprendono nel capannone dopo un lungo periodo di assenza per malattia, o riceveranno mille euro di bonus a testa se verrà licenziata, e loro si sobbarcheranno il lavoro in più (scelgono i soldi e gli straordinari). Ma, appunto, c’è la spallina del reggiseno che spunta dalla canottierina rosa. Marca Dior come minimo, di seta e in una sfumatura assai chic. Capita quasi sempre, quando le dive vengono scritturate in ruoli proletari. In “La buca” di Daniele Ciprì, Valeria Bruni Tedeschi aveva la parte di una barista. Scelta azzardata: l’allure altoborghese da ragazza “schifosamente ricca”non sparisce se sta dietro il banco a preparare cap- Chi è Nato a Buenos Aires nel 1942, di origini israeliane, Daniel Barenboim è oggi uno dei più celebrati direttori d’orchestra al mondo. Dal 1992 dirige l’Opera di Stato di Berlino e dal 2011 il Teatro La Scala di Milano. È, inoltre, un famoso pianista Reuters puccini. Come del resto confessava al prete nel suo primo film da brava regista, “È più facile che un cammello...”. Con addosso un twin set di finissimo cachemire, in sfumature di mattone e rosa cipria accostabili solo da chi mangia moda e brioche (nel senso di Maria Antonietta). Capita, e se uno lo fa notare passa per cinico. Ma come, la poveretta soffre per il licenziamento, passa il fine settimana andando di casa in casa per convincere i compagni di fabbrica a ripensarci, e stiamo a sindacare su una spallina? Cinici, piuttosto, sembrano i fratelli Dardenne. Due che da un passato duro e puro – il loro primo film presentato a Cannes, “Rosetta”, era di un neorealismo da star male, e a stare male erano i presunti cinici come noi, restii allo sfruttamento delle sofferenze umane - sono passati alle star internazionali. Premiata con l’Oscar per “La vie en rose” di Olivier Dahan (ovvero le sciagure di Edith Piaf), Marion Cotillard è attualmente il volto della Maison Dior. Per espiare, si fa massacrare dai registi. Senza gambe in “Un sapore di ruggine e ossa” di Jacques Audiard, madonna emigrante e addolorata in “C’era una volta a New York” di James Gray. I Dardenne sono la sua ultima medaglia al valore di diva impegnata che già aveva messo in dubbio la matrice terroristica dell’attacco alle Torri gemelle. GIORGIO VITALI I musicisti di solito suonano e basta. La maggior parte parla poco. Daniel Barenboim suona ed ama parlare: in pubblico, in tv, alla stampa. La sua esposizione mediatica ne ha fatto un personaggio. E le sue battute circolano e diventano a volte proverbiali. Tipo “non è pensabile la storia della musica senza Bach. Ma senza Mendelssohn non sarebbe cambiato nulla”. O ancora: “Donne, orchestra, teatri e vino non si confrontano!”. Nato a Buenos Aires da genitori russi di origini ebraiche nel 1942, Daniel Barenboim ha esordito a soli 7 anni nella sua città natale come pianista. Da allora ha alternato pianoforte e direzione. Ha suonato alla Porta di Brandeburgo quando cadde il Muro di Berlino, e il Teatro alla Scala lo ha nominato Maestro scaligero nel 2005 e poi direttore musicale. La sua avventura milanese sta finendo col Fidelio di Beethoven che oggi, domenica, inaugura la nuova stagione nel tempio della lirica italiana. E così Barenboim ha convocato i giornalisti: sommergendoli di parole, per poi rispondere alle domande: “Questi nove anni - dice nel suo italiano perfetto ma un po’ buffo - sono stati meravigliosi. E mi sono davvero divertito a morte (sic): del resto io sono nato in Argentina, e l’Argentina è una parte dell’Italia dove si parla spagnolo”. E poi evoca i suoi inizi, con considerazioni che vanno ben oltre la cronaca: “A chiamarmi la prima volta per suonare in teatro fu Claudio Abbado, mio collega e grande amico. Con lui avevo studiato a Siena: ci chiamavano I tre moschettieri, perché oltre a noi due c’era Zubin Metha. Allora, negli anni ’70, Abbado voleva estendere il repertorio sinfonico: fu un suo grande merito, oltre ad essere stato il primo ad aver fondato le orchestre giovanili. Mi offrì di dirigere la Settima di Bruckner. Avevo un sacco di prove, era fine giugno e a Milano c’era un caldo orrendo. Notai subito lo sguardo degli orchestrali, che accaldati e stanchi, guardavano questo giovanotto che diceva di essere un direttore d’orchestra. Cominciai col primo movimento, e subito capii che non avevano mai nemmeno sentito Bruckner. In un’ora e mezza avrò provato si è no 4 minuti di musica. Dopo la pausa passai all’Adagio. E tutto filò liscio, oltretutto nel silenzio che fino a quel momento non avevo saputo ottenere. Pensai stupidamente: è entrato nel loro cuore. Ma la prima viola si rivolse a me e disse “scusi Maestro, ma quanto dura ‘sta sinfonia?”. Ride Barenboim, ma poi commenta: “Oggi le cose sono cambiate. Le orchestre sono cresciute, in tutto il mondo: tecnicamente e per il repertorio. Io ricordo di aver visto le prove di una grande Orchestra come la Philarmonia di Londra diretta da Otto Kemple- Il soprannome Io, Claudio Abbado e Zubin Metha siamo molto amici. Siamo stati I tre Moschettieri La formazione Nelle scuole manca educazione musicale, ma bisogna anche educare al pensare rer che all’epoca eseguiva la Settima di Mahler: un vero disastro. Oggi anche un’orchestra media esegue la Settima di Mahler. È cresciuta la curiosità ed anche la cultura. Purtroppo la stessa cosa non è successa con i direttori d’orchestra. Devo dirlo con tutta onestà e forse con non tanta gentilezza. Non hanno la preparazione di un tempo e la cultura: possono avere tanto talento, ma non basta per diventare un grande direttore. Oggi i giovani hanno molta più possibilità di accedere all’informazione, grazie ad internet per esempio. Ma l’informazione non è la cultura, è solo il primo passo”. A questo punto mostra un “libro”, come lo chiama: “In questo piccolo libro c’è la ragione principale per la quale dovevo lasciare la Scala”. Il dépliant riguarda un progetto a Berlino, che sviluppa l’esperienza che per Barenboim è sempre stata la più importante: quella della West-Eastern Divan Orchestra, l’orchestra da lui fondata nel 1999 insieme all’intellettuale palestinese Edward Said (morto nel 2003), per riunire giovani da Israele, dalla Palestina, dal Medio Oriente (o “Oriente Medio”, come lui lo chiama) e da altri Paesi europei. In un altro incontro spiegò: “I ragazzi provano per ore ed ore. Avendo a volte a fianco il proprio “nemico”. Provare significa cercare di suonare la stessa nota con la stessa intensità. Bene, se lei fa così per sei ore al giorno, e poi alla fine ha una discussione di qualsiasi carattere con chi le è a fianco, è tutta un’altra armonia”. L’Orchestra si riunisce più volte all’anno, suona per il mondo, ed è stata protagonista di un concerto storico a Ramallah in Palestina nel 2004. Prosegue Barenboim per illustrare il nuovo progetto: “Suonavamo a Lucerna e un musicista mi disse che gli sembrava che gli elementi dell’orchestra fossero sempre gli stessi, mentre i giovani dovevano rinnovarsi. È vero, è un’orchestra giovanile, gli risposi, ma ci ho impiegato 8 anni a formarla. Ora i risultati ci sono. Ne faccia un’altra mi disse lui. Così ho creato un’orchestra più piccola. Ma non ha funzionato molto. Poi ho capito perché. Occorreva che i giovani si formassero anche culturalmente, non solo musicalmente.Così ho fondato la Barenboim-Said Accademy, la cui sede a Berlino sarà inaugurata nel 2016. Lì verranno giovani dal Medio Oriente e da tutta Europa, studieranno non solo musica e poi lavoreremo insieme. Said ed io eravamo d’accordo su due cose: che non c’è abbastanza educazione musicale nelle scuole di tutto il mondo e che i giovani dei conservatori studiano solo musica, per fare carriera con la musica. Ma dove siamo? Invece bisogna anche educare al pensare, e poi trasferire questo pensiero sulla musica”. La West-Eastern Divan Orchestra lo porta su un tema Il colloquio Con Papa Francesco abbiamo parlato del Medio Oriente. Il dialogo è importante Gli esordi Da bambino alcuni critici dicevano che ero il nuovo Mozart, altri che non avevo alcun talento che gli è da sempre caro: “La situazione del Medio Oriente va di male in peggio. Ho incontrato l’altro giorno il mio amico David Grossmann e mi ha confermato che ormai non ci sono più speranze. E perfino Israele che in altre occasioni io ho criticato non può più avere colpe. Perché i politici seguono la volontà del popolo: non c’è censura in Israele. Ma lì ci sono due popoli, quello ebreo e quello palestinese, che vogliono la stessa terra. Non possono esserci compromessi. Dunque la soluzione non può essere politica. Ma solo umana. Di rapporti umani. Ormai quello che possiamo fare è creare contatti fra gli esseri umani. Per questo faccio l’Accademia e seguo l’Orchestra”. Ha anche incontrato Papa Francesco di recente: “Abbiamo parlato del problema del Medio Oriente. È significativo quello che ha fatto. Ha detto ai palestinesi ed agli israeliani cose che non erano loro gradite. Poi ha incontrato il leader dell’Autorità palestinese e il capo dello Stato israeliano e li ha invitati a San Pietro. Ora è chiaro che mai queste tre persone potranno pregare insieme. Ma dialogare”. Torniamo su argomenti più…frivoli come il suo rapporto con la critica: “Ero un bambino prodigio. Feci il mio primo concerto. C’erano i critici di due grandi quotidiani in Argentina. Uno disse che ero il nuovo Mozart. L’altro che non avrei mai ottenuto nessun risultato perché non avevo talento. Mia madre mi ritagliò i giornali e mi disse: ricordati di fare affidamento solo sul tuo spirito critico, non su quello degli altri”. Pianista o direttore Maestro Barenboim? “Non ho davvero preferenze fra pianoforte e direzione. Il pianoforte per me è sempre stato uno strumento-orchestra. Che diventa interessante quando si impara a creare tanti colori diversi con i tasti. Con l’orchestra si è molto più dipendenti dagli orchestrali. Se dico ad un oboe di fare un effetto e lui non vuole o non lo sa fare, io non posso farci nulla. Se si parla del potere del direttore d’orchestra si commette un errore. Il potere l’ha chi decide il programma. Io cerco di dirigere quando suono e di suonare quando dirigo”. Nella sua lunga carriera c’è un progetto che l’ha colpito profondamente: “In Congo, dove un gruppo di musicisti si è costruito gli strumenti ed ha formato un’orchestra. Alla tv tedesca un giornalista ha chiesto ad uno di di loro perché non suonassero la loro musica tradizionale al posto del “nostro” Beethoven. E lui ha risposto: ma chi le dà il diritto di dire il “nostro” Beethoven: la musica di Beethoven è nata a Vienna, ma da allora appartiene a tutti”. Già, la musica: “Non saremo mai d’accordo su cosa sia la musica. Ma tutti siamo d’accordo sul fatto che nella musica c’è qualche cosa che ha a che fare con l’anima dell’essere umano”. Libri. La paura delle epidemie come metafora del male MARCO BAZZI I LA PESTE Albert Camus (Bompiani) l luogo: Orano, Algeria. “È una città delle solite, null’altro che una prefettura francese della costa algerina”. Il cronista: “Il suo compito sta soltanto nel dire: ‘è accaduto questo’, quando sa che il fatto ha interessato la vita di tutto un popolo”. L’antefatto: “La mattina del 16 aprile il dottor Bernard Rieux, uscendo dal suo studio, inciampò in un sorcio morto, in mezzo al pianerottolo”. La malattia: “La temperatura era a trentanove e mezzo, i gangli del collo e le membra erano gonfi, due macchie nerastre gli si allargavano sul fianco”. L’epidemia: “In pochi giorni appena i casi mortali si moltiplicarono, e fu palese a quelli che si preoccupavano dello strano morbo che si trattava d’una vera epidemia”. Chiamiamola peste: “È appena credibile, ma pare proprio che sia la peste”. “La peste” è, insieme a “Lo straniero”, uno dei capolavori di Albert Camus, e come l’altro romanzo fa parte del suo cosiddetto “ciclo dell’assurdo”. Protagonista è il medico fran- cese Bernard Rieux, e il romanzo è una cronaca scritta da lui stesso in terza persona. La peste è la metafora del male generato dal nazismo, ma il romanzo rimane di straordinaria attualità ed evoca il panico che le epidemie seminano anche oggi nelle civiltà evolute, quando si affacciano minacciosamente ai confini del mondo. La storia inizia con Rieux che accompagna la moglie, gravemente malata, alla stazione di Orano, dove prenderà un treno per andare a curarsi. Poco dopo scoppia la moria di topi, che vengono trovati morti a migliaia in città, proprio come quando scoppia la peste. Nonostante la preoccupazione per la moglie malata, il medico rimane a Orano per curare le vittime. Lo aiuta Jean Tarrou. Terzo protagonista del romanzo è il giovane giornalista francese Raymond Rambert, che chiede a Rieux un aiuto per tornare in Francia, dove lo attende la sua amata. Ha un’occasione per lasciare l’Algeria, ma Tarrou gli fa notare che andarsene sarebbe un atto di vigliaccheria, perché il dottor Rieux, che pure ha la moglie lontana e malata, è rimasto a curare gli appestati. Rambert decide così di unirsi ai volontari che aiutano le vittime della peste. Che alla fine, dopo aver mietuto le sue vittime, cesserà. 7 dicembre 2014 ilcaffè Il Paese tra cronaca e fantasia Vacanze invernali 1958 La finestra sul cortile Gli eBook del Caffè Racconto di LAURA PARIANI illustrazioni di Marco Scuto L’unico svago è Rin Tin Tin PRIMA PUNTATA Racconti di lago e di montagna Una nuova serie inedita di storie brevi d’autore L’autrice La 63enne scrittrice italiana Laura Pariani, tradotta in varie lingue, ha iniziato a pubblicare narrativa nel 1993 con “Di corno o d’oro” (premio letterario Grinzane Cavour e Piero Chiara). Il suo ultimo romanzo, edito da Sellerio nel 2014, è “Nostra Signora degli scorpioni”. Scrive e vive a Orta. caffe.ch/comedy Tutte le puntate oline La storia Lago e montagne. Ma in inverno tutto sembra freddo, buio, nebbioso. E noioso. Soprattutto per una bambina come Lilia che, non potendo uscire di casa per giocare con i coetanei, si rifugia in un suo piccolo mondo di fantasia. Una fantasia in bianco e nero. L’e-book Tutte le puntate di “Vacanze invernali 1958”, corredate dalle illustazioni di Marco Scuto, possono essere lette online sul sito caffè.ch nelle pagine web dedicate alla serie. Come tutti i racconti pubblicati dal Caffè, anche “Vacanze invernali 1958” alla fine della serie diventerà un e-book gratuito per tutti i formati di lettura digitale. M anca ancora un quarto d’ora alla tv dei ra- che la mandino, urgente urgente, a fare una ticina del fanale sulla scala che scende al lagazzi. Lilia si siede sulla poltroncina verde commissione al negozio di alimentari in go, si intravedono appena la peschiera svuodel salotto e fissa lo schermo del televisore piazza, perché nonna Martina si è accorta tata e il portico. Così spoglio com’è, guardaancora spento, grigio. Color pomeriggio di che manca qualcosa per la cena; o che arrivi re il giardino fa tristezza. E pensare che fino vacanze invernali. Ancora quattordici minu- quella befana della sarta a fare la prova del a tre mesi fa la toppia di uva americana era ti. Non ha il permesso di accendere la tv pri- vestito che dovrà mettere a Capodanno; op- un nido di mosconi e di insettacci verdi e luma del tempo, perché non bisogna sprecare pure, nella peggiore delle ipotesi, per essere cidi: bestie schifose che si infognano nei la corrente. finita in castigo... A Lilia negli scorsi mesi è grappoli, si gonfiano di succhi zuccherini epIn cucina nonna Martina sta preparando già capitato di perdersi vari episodi, interi o poi finiscono per terra panza all’aria. Ogni la merenda: una fetta di pane spalmata di in parte... Di sicuro gli altri sembrano non pomeriggio di fine estate Lilia, con la sorella burro, metà per Lilia, metà per sua sorella rendersi conto di quanto lei ci tenga. Come inventata, ne ha fatte secche parecchie. Più Gemma. Ché poi se le mangerà tutte e due se la privazione di Rin Tin Tin, dopo una set- lei che la Gemma: la sua gemella invisibile si Lilia, neh, perché la Gemma è una sorella di timana d’attesa, fosse faccenda da nulla. limita infatti a schiacciarne una ogni tanto pura fantasia: invisibile, compiacente, di- Nessuno capisce che, quando lei salta una col tacco del sandaletto, ma non prende besponibile a cedere la propria merenda senza puntata, ci soffre, tagliata fuori dall’euforia ne la mira. Invece Lilia sì che lavora con medire né bi né bo né aspettodo. Una per una le fa I protagonisti ta-un-po’. fuori. Con la paletta di Ci sono momenti in metallo che sta in garacui le lancette dell’orologe, appesa sopra il vecgio vanno a rilento. Lilia chio baule dei giocattoli sospira, fa scrocchiare le rotti. Splash splash, una dita, canticchia, si dimestrage. Certo anche na sulla poltroncina. l’ammazzare insettacci Sente sulla schiena lo non è che alla lunga sia sguardo della nonna che un gioco appassionante: domanda: “Ma ‘sa te a Lilia piacerebbe molto Martina Aldo fé?... Mancano ancora Lilia di più cacciare bisonti dieci minuti buoni!”. Ha sette anni, una sorella La nonna ospita Lilia nelle Il cugino di Lilia, poco più infuriati come fa Buffalo vacanze invernali. Non grande di lei, le ha fatto Eccerto, Lilia lo sa immaginaria di nome Bill, oppure tagliare in bene quanto manca, ma Gemma e il suo unico due un cobra, tal quale gioca con lei, però le conoscere i fumetti vuole essere pronta per svago è la tv dei ragazzi succede a Sandokan: prepara sempre la merenda dell’Uomo mascherato non perdersi l’inizio delquella sì che sarebbe le trasmissioni. Ché le una vera lotta. Splash vacanze invernali qui al lago sono una gran di poter raccontare e rivivere con i suoi ami- splash, le bestie schifose della toppia si limibarba: fa troppo freddo per star fuori a gio- chetti i momenti salienti dell’episodio. Ché tano a emettere uno strano rumorino liquido care a lungo, anche se ci si infagotta di sciar- nel gruppo dei bambini che frequentano e a sciogliersi in una puzzolente salsina verpa e berretta. Eppoi vien buio in un attimo: l’oratorio non vale inventarsi varianti mai de che quasi subito le mattonelle porose del appena il sole, alle quattro del pomeriggio, si avvenute; e gli altri ci godono a contare con portico assorbono. nasconde dietro la Colma, la casa precipita dettagliata esagerazione la storia che quella La voce della nonna dalla cucina: “Te sé nel crepuscolo. Epperciò l’unico svago è la tv settimana lei si è persa. Ché, chissà come lì ancamò?”. Eccerto. Da qui Lilia non si spodei ragazzi. Tanto più che è una settimana mai, l’episodio che uno non ha visto è sem- sta. Lei non è come quella paciugòna di che Lilia aspetta la nuova puntata di Rin Tin pre il migliore. Gemma, a cui il Far West non interessa e alle Tin, con il pericolo che all’ultimo momento Mancano otto minuti. Dietro i vetri il cor- sparatorie preferisce le bambole. (1 - continua) possa capitare un malarbètto imprevisto: tile il buio è sempre più fitto. Alla luce mor-
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