771660 968900 9 GAA 6600 LOCARNO –– N. 47 47 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) In edicola Fr. 2.– / € 1,35 La gara La corsa Pietilae vince lo slalom ma a sorridere è Tina Maze A Davos Dario Cologna ritrova il podio nel “classico” A PAGINA 27 Reuters SportMagazine Un vero e proprio giornale su computer, smartphone e tablet A PAGINA 29 Keystone Anno XVII • Numero 47 Domenica 14 dicembre 2014 Un numero da collezione TORREFAZIONE DI CAFFÈ 50 firme per raccontare il futuro Domenica 21 dicembre 2014 www.caffe.ch [email protected] L’EDITORIALE Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Buchi in banca UNA POLITICA CHE GALLEGGIA COME L’OLIO Pesanti ammanchi tra i conti dei clienti italiani LILLO ALAIMO L D’AGOSTINO e SPIGNESI A PAGINA 8 Da sempre l’ex sindaco plrt di Lugano, Giorgio Giudici, l’ha considerata poco più di una pedina d’intralcio. La ragazza con la valigia, la definiva. Un minaccioso messaggio? Sia pronta ad andarsene! E mai tra Sadis e il presidente Cattaneo è scoppiato il fuoco dell’intesa politica. Solo scintille, ma d’attrito. E la responsabilità, a guardare dall’esterno quanto accaduto, non parrebbe tutta da addebitare a Cattaneo. Lui ha provato a cambiar verso al Plrt, a dargli un peso specifico più adeguato e capace di miscelare il partito con la nuova realtà del Paese. Ma forse è stato ostaggio di stantii veti incrociati. Nei rapporti con Sadis è parso vittima di una sorta di presidenza ombra, quella di Fulvio Pelli. Uno dei “maggiorenti” a cui Sadis non si è inchinata? Il Plrt nell’ultimo anno ha scelto di rincorrere il populismo della nuova destra in materia economica e finanziaria. Soprattutto per le politiche sul lavoro. Quasi a voler far credere ai cittadini - tanto per fare un esempio - che rifatto l’accordo con l’Italia sui frontalieri (un ritornello intonato da mesi), tutti i nodi presenti e futuri di questo cantone sarebbero stati sciolti. Abuso di credulità popolare! Ed è stato certamente più facile che ragionare sulla debolezza del tessuto produttivo locale incapace, in alcuni settori, di offrire salari adeguati e attrarre dall’estero imprese robuste. Più facile che analizzare i mutamenti del mercato del lavoro e trovare nuovi meccanismi di controllo sui contratti. segue a pagina 16 L’inchiesta Così si costruisce e si ristruttura ignorando le leggi L’intervento Sono il ministro, ma da genitore io,vi dico che... In esclusiva* seguici su Facebook e App 65415 MELT DISGORGANTE RAPIDISSIMO 19.90 Invece di 30.85 MANUELE BERTOLI * *nuova confezione in esclusiva da Brico SA C Ti-Press Il pizzino a storia, anche quella recente, ha sempre un peso. A volte anche un profilo. E quella dell’ultimo anno del Plrt ha il volto del presidente Rocco Cattaneo e il peso di scelte che, le si guardi da una prospettiva o dall’altra, non hanno marcato positivamente i tratti del partito. È un storia leggera. Quasi galleggiante come l’olio nella liquida realtà ticinese. Una politica con un peso specifico non sufficiente. Oggi per il Plrt è un sogno pensare al recupero del secondo seggio in governo. Anzi! La scorsa primavera la rinuncia del ministro Laura Sadis a ricandidarsi, ha reso molto ma molto più difficile la corsa e la resistenza del partito che da “sempre” ha tra le mani il timone delle finanze e dell’economia del cantone. Sadis è stata messa all’angolo dal suo stesso partito. Lei stessa lo ha fatto capire più d’una volta. Annunciando la decisione di non più candidarsi e spiegando la sua, come dire?, marginalizzazione, ha detto di aver avuto la colpa - dal punto di vista dei suoi avversari interni - di non essersi inchinata ai maggiorenti del partito. Si è espressa proprio così. Rocco Cattaneo: “Potrei candidarmi io... Ehi! ho detto che potrei candidarmi... Sono qua... Avete sentito? Yuhuuu... Da questa parte... Ehi!... Sono Rocco. No, non Laura”. TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] Super attici,ville e case abusive il volto del Ticino fuori norma ALLE PAGINE 2 e 3 ome tanti genitori, mi aspetto che la scuola sia in grado di accogliere adeguatamente i miei figli, che sappia concorrere alla loro educazione assieme a noi, che sia impegnata a trasmettere loro conoscenze, abilità, curiosità per il sapere, ma anche che sia in grado di capire i loro momenti di debolezza e le loro qualità intrinseche. segue a pagina 33 SCOPRI TUTTE LE IONI PROMOZSTRO SUL NO LINO! GIORNA Di più di tutti www.bricofaidate.ch MANNO BARBENGO BIASCA CADENAZZO LUGANO-PREGASSONA LOSONE MENDRISIO MENDRISIO-EX FERRAZZINI ® IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 2 PRIMO PIANO 3 Il territorio violato Abusi edilizi e ferite del territorio nel nuovo Ticino fuori norma Dai super attici in centro storico alle megaville tra il verde,così gli eccessi stanno stravolgendo la legalità Si costruisce, e si ristruttura ignorando spesso vincoli paesaggistici e persino i rischi idrogeologici LIBERO D’AGOSTINO L a dove c’era un tetto a falde, c’è oggi un super attico; al posto della vecchia masseria ecco una grande villa. E ancora, le case a schiera nel parco di Hermann Hesse a Montagnola, un complesso residenziale a ridosso del nucleo di Gandria o la villa sulla collina di Daro che sfregerà lo skyline dei Castelli di Bellinzona. Dal Locarnese al Luganese continua l’ordinaria storia di un Ticino fuori norma, di abusi edilizi, tentati o consumati, che deturpano il territorio. Si costruisce, si amplia, e si ristruttura, ignorando spesso i vincoli paesaggistici e persino i rischi idrogeologici, come hanno purtroppo dimostrato le tragedie del rustico di Bombinasco e della palazzina di Davesco spazzate via da due frane che sono costate la vita a quattro persone. “Quello che oggi si vede, dalle rive dei laghi alla collina, dagli agglomerati urbani alle periferie spesso è il risultato della diversità di regolamenti tra un Comune e l’altro, che impedisce una visione condivisa nel costruire”, nota l’architetto Michele Arnaboldi, docente all’Accademia di Mendrisio. Ma nemmeno i vecchi nuclei urbani vengono risparmiati. Per il caso del super attico al posto del tetto a fal- de, in un palazzo nel centro storico di Ascona, del tutto irregolare, secondo il municipio, il Cantone ha parlato senza mezzi termini d’intervento “deturpante” (vedi articolo in basso). Per restare sempre nel Locarnese, che dire degli interrogativi sulle quattro palazzine, una cinquantina di appartamenti, del progetto Delta Resort, accanto all’omonimo albergo, su cui il municipio di Locarno avrebbe già dato un primo preavviso negativo, perché mancherebbe la “connessione funzionale” degli appartamenti con la struttura dell’hotel. Dunque, più che aparthotel sarebbero delle residenze secondarie in un’area che il piano regolato- re qualifica come alberghiera. Per la Società ticinese per l’arte e la natura, soprattutto il rispetto delle norme per la protezione dei nuclei storici è un vero campo di battaglia. “Ogni anno inoltriamo decine di opposizioni a domande di costruzione - dice Paolo Camillo Minotti, segretario della Stan -. C’è sempre una forte pressione edilizia, ma per fortuna, grazie alla nuova legge sulla pianificazione territoriale, c’è oggi una maggiore attenzione da parte del Cantone”. La Stan è riuscita a bloccare il progetto immobiliare di Gandria e ha fatto ricorso per il complesso residenziale nel Parco di Hermann Hess, come pure contro la residenza pre- vista sulla collina di Daro, appellandosi ad un articolo della legge sullo sviluppo del territorio che impone alle nuove costruzioni di inserirsi armoniosamente nel paesaggio. Oggi c’è però anche una maggiore sensibilità tra la popolazione, come dimostrano le 14mila firme per due iniziative a difesa delle aree verdi non urbanizzate e per la tutela dei beni culturali nei nuclei comunali, promosse dal gruppo Cittadini per il territorio, dalle associazioni agricole e dalla Stan. Per Minotti resta sempre il problema di molti piani regolatori sovradimensionati, approvati in tempi in cui non ci si rendeva conto dell’impatto che avrebbero avuto taluni indici di costruzione. E c’è poi l’accavallarsi di norme comunali, cantonali e federali, in cui è facile sgusciare come è successo per la villa di Davesco, sorta al posto di una masseria, su un terreno agricolo e in una zona classificata “a rischio di scivolamenti profondi”, e segnalata a Berna dalla Stan. “Sia per le valli che per gli agglomerati urbani - dice Arnaboldi - quello che manca è un piano per i comprensori, che faccia da cinghia di trasmissione tra il piano direttore cantonale e i piani regolatori dei Comuni, offrendo a questi ultimi dei modelli che valgono per tutti”. [email protected] Q@LiberoDagostino “La diversità di regolamenti tra un Comune e l’altro impedisce una visione condivisa nell’edificare” I progetti IL COMPLESSO RESIDENZIALE Bloccato con un ricorso il progetto per un complesso immobiliare a ridosso del nucleo storico di Gandria, contro cui si erano mobilitati cittadini e la Società ticinese per l’arte e la natura 1 2 NEL PARCO DI HESSE Con un ricorso si tenta di scongiurare la costruzione di un complesso di villette a schiera, preavvisata favorevolmente dal Cantone, nel parco di Hermann Hesse a Montagnola 3 4 LA CASA IN COLLINA Una costruzione sulla collina di Daro, secondo la Stan, rovinerebbe anche l’immagine dei Castelli di Bellinzona. Inoltrato ricorso contro la costruzione; la procedura è ancora in corso Ti-Press AL POSTO DELLA MASSERIA Ha fatto molto discutere nelle ultime settimane la villa costruita a Davesco al posto di una masseria, su un terreno agricolo e per di più su un’area classificata a rischio di scivolamenti Il caso/1 La sopraelevazione del palazzo di un municipale nel nucleo di Ascona bocciata come “deturpante” dal Cantone Quel tetto a falde trasformato in una penthouse E LA PRESSIONE EDILIZIA SULLA PIANIFICAZIONE Nella foto al centro, tre casi emblematici: il superattico di Ascona, la villa di Davesco e la frana che ha travolto una pallazzina sempre a Davesco mblematico il caso del super attico di Ascona, nel palazzo del centro storico che ospita anche il cinema Otello, con una sopraelavazione del tutto irregolare, secondo il municipio e il Cantone che l’ha giudicata “deturpante”. E con l’aggravante che il proprietario, l’avvocato Gianfrancesco Beltrami, è anche municipale ppd, responsabile del dicastero pianificazione, culto e contenzioso. Ma nel contenzioso da quasi tre anni ci è rimasto impigliato l’avvocato stesso con una vertenza amministrativa che si trascina dall’estate del 2011. Il copione, come accade dappertutto in questi casi, è sempre lo stesso: regolare domanda di co- struzione nel 2007 per ristrutturare l’ultimo piano dello stabile, interventi che vanno oltre all’autorizzazione, lavori bloccati, richiesta di sanatoria e intervento del Cantone che boccia l’aggiornamento della domanda di costruzione. Intanto, però, tra un ricorso e l’altro, al posto del tetto a falde c’è un magnifico attico terrazzato, che va ben oltre i limiti dell’ingombro del vecchio solaio, con un locale idromassaggio anche fuori misura, strutture in metallo per le protezioni solari delle terrazze esterne e un parapetto vetrato ben visibile dal basso. Un intervento contro cui ha fatto ricorso anche un privato. Qualche mese fa sul caso si è pronunciato il Tribunale cantonale amministrativo che, respingendo il ricorso di Beltrami, ha rimarcato il giudizio negativo del municipio e del dipartimento del Territorio sulla domanda di sanatoria: “L’insieme disordinato di elementi posati sul tetto dello stabile, contribuiscono ad un’immagine complessiva che si configura come un intervento deturpante nel comparto paesaggistico di pregio interessato”. Un comparto qualificato a come “sito pittoresco”. Difatti, come ricordavano già nel 2011 servizi generali del dipartimento del Territorio che si erano opposti al rilascio della licenza in sanatoria, “l’edificio interessato si affaccia lungo la strada principale che dà accesso al nucleo “Gli organi competenti dovrebbero vigilare sin dall’inizio dei lavori” storico, in un quartiere peraltro caratterizzato dalla presenza di edifici importanti, quali ad esempio il complesso del Papio...”. Insomma, un pugno in un occhio, tant’è che che la Commissione del paesaggio- sottolineava ancora il dipartimento del Teritoriodefiniva “il coronamento del tetto decisamente squalificante”. “Come avviene in molti altri casi il problema è sempre il solito. Una volta concessa la licenza edilizia gli organi competenti dovrebbero vigilare sin dall’inizio dei lavori, e in ogni fase del loro avanzamento, affinché siano rispettati i parametri fissati nella licenza stessa - spiega un avvocato specializzato in procedure ricorsuali in materia edilizia -. Dunque, bisogna vigilare sui potenziali abusi, prima che si arrivi alla fine della costruzione. Altrimenti poi la frittata è fatta. La sanatoria può anche andare bene se l’abuso è stato consumato in buona fede, il più delle volte, però, lo si fa intenzionalmente con la convinzione che poi si risolve tutto con la sanatoria e il pagamento di una multa. Perciò il gioco vale la candela”. La patata bollente del super attico dopo la decisione del Tribunale cantonale aministrativo è ritornata di nuovo sul tavolo del municipio di Ascona che, ponderando legge ed interessi in gioco, dovrà decidere se imporre eventuali misure di ripristino, ossia demolizione, oppure sanare il tutto con una multa adeguata”. r.c. Il caso/2 A Davesco tecnici al lavoro sulle cause dello smottamento e per garantire la sicurezza “È a rischio demolizione l’edificio pericolante sopra la frana della morte” A l momento non è la prima opzione, “perché da buoni costruttori, preferiamo costruire piuttosto che distruggere - afferma il geologo Urs Lüchinger -, tuttavia tra le diverse ipotesi che stiamo valutando, vi è anche quella, remota ma esiste, di demolire lo stabile in bilico”. Quasi un mese è passato dalla notte, tra il 15 e il 16 novembre, quando una frana e un muraglione crollato hanno travolto la palazzina di tre piani a Davesco, provocando due morti (una terza persona è ancora all’ospedale Civico di Lugano). L’inchiesta è alle battute finali: il rapporto preliminare del perito giu- diziario, l’ingegner Rinaldo Passera, è da tempo nelle mani del procuratore Nicola Respini. Ma prima di pronunciarsi il magistrato attende l’esame geologico su cui sta lavorando lo stesso Lüchinger: “Stiamo acquisendo ancora informazioni sul terreno tramite carotaggi e prove sismiche. Alla fine allestiremo un modello, il più realistico possibile, della situazione prima dell’incidente. Non disponiamo ancora di tutti i dati, anche se il modello è già ora abbastanza raffinato”. A lavoro ultimato, si parla di due-tre settimane, “l’ingegnere civile incaricato (Passera, ndr) potrà fare tutte le sue verifiche tecniche e determinare quali siano state le varie concause che hanno contribuito all’evento disastroso”. Concause, perché si dovrà anche chiarire se il muro crollato era costruito ad arte. Al momento l’insicurezza aumenta più ci si avvicina al margine della frana. “Il nostro primo compito è stato quello di mettere in sicurezza il traffico sulla strada cantonale. Una fase superata con i due semafori collegati a un sistema che ogni 1015 minuti rileva le misurazioni del pendio e degli stabili monitorati. Se viene superata una determinata soglia scatta il rosso e riceviamo un messaggio d’allarme sullo smartphone”. Ciò che finora non è mai avvenuto, spie- ga Lüchinger. Anche perché il terreno, “è rimasto abbastanza stabile”. A monte invece si cammina, per così dire, sulle uova. Oltre al compito di collaborare con la Procura, i tecnici hanno ricevuto dalla Città “l’incarico di stabilire il grado di sicurezza presente e futuro della zona. Al momento gli stabili evacuati sono tre, due in basso e quello in alto, al cui interno stiamo eseguendo i carotaggi”. È l’edificio che, per usare le parole dello stesso geologo, “sembra incombere in modo spettrale sul pendio”. Alla fine, spiega Lüchinger, “proporremo degli interventi per ripristinare la sicurezza sufficiente per riprendere l’attività nei magazzini per ora fermi. Stiamo valutando due o tre ipotesi. Ma non mi sbilancio”. In bilico è pure lo stabile “incombente”: “L’esecuzione dei carotaggi è un po’ più lunga del previsto. Usiamo una macchina leggerissima, ma è molto delicata. Dobbiamo stabilire lo spessore della soletta, la lunghezza dei plinti che sostengono il magazzino. Perché i piani di progetto sono andati distrutti nelle macerie della palazzina”. s.pi. L’analisi Le minacce su un fragile equilibrio MATTEO VEGETTI Architetto L a difesa del territorio, a lungo trascurata, è divenuta, negli ultimi anni, un tema di grande attualità. Il diffondersi di una nuova sensibilità ecologica e un maggior senso di responsabilità ci inducono a individuare e segnalare i pericoli che minacciano il nostro fragile equilibrio ambientale. Le variabili che concorrono al degrado sono molte: l’incremento della popolazione inurbata, la speculazione edilizia, l’incuria degli amministratori locali, la brama di un profitto veloce e irresponsabile. A questo elenco potremmo aggiungere gli investimenti speculativi di capitali stranieri e soprattutto lo “sprawl”: l’informe crescita del territorio edificato che erode i confini tra un insediamento e l’altro. Contro questi fenomeni va affermato il principio che territorio è, per sua natura, un patrimonio che appartiene a tutti: è paesaggio, sistema ecologico, sedimento vivo di memorie storiche, configurazione identitaria. Come tale mette in gioco la democrazia, la legislazione e la politica. Oltre al presente, secondo il filosofo Hans Jonas, la responsabilità verso il territorio e l’ambiente deve rispondere persino a coloro che ancora non ci sono, alle generazioni future. Per comprendere la radicalità di questa proposta basterebbe ricordare una battuta di Groucho Marx: “Perché dovrei preoccuparmi dei posteri? Cos’hanno mai fatto i posteri per me?”. In effetti è difficile accettare un principio di responsabilità che, essendo asimmetrico, non contempla la reciprocità ma solo la lealtà. Per non essere eccessivamente idealisti, dobbiamo però riconoscere che la tutela del territorio coinvolge valori che possono entrare in contraddizione tra loro. Sono valori l’equilibrio ecologico e l’estetica del paesaggio. Ma lo è anche il soddisfacimento dei bisogni sociali. Da una parte pannelli solari e pale eoliche, pur vantaggiosi economicamente, possono turbare l’estetica dei luoghi. Dall’altra, l’incondizionata conservazione del paesaggio può ostacolare lo sviluppo locale. È indubbio che l’attuale sistema della mobilità e i vituperati Mall rispondano, nonostante il negativo impatto ambientale, a reali esigenze economiche e sociali. Pertanto la difesa dell’integrità del territorio non va mai confusa con atteggiamenti “integralisti”. Occorre mediare, in nome del bene comune, tra valori contrastanti e finalità divergenti. Un equilibrio difficile, che non può mai essere disgiunto dal metodo: la discussione democratica sulle priorità e il riconoscimento delle responsabilità pubbliche e personali. rosa & cactus IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 4 Attualità OFFERTI DA Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Piero Martinoli Renzo Respini L’obiettivo è quello di portare in Ticino il Master di medicina nella nuova facoltà di scienze biomediche. Per questo Martinoli rimarrà alla presidenza dell’Università della Svizzera italiana fino al 2016. Buon lavoro! Il vice primario delle fatture false alla Carità di Locarno ha già ritrovato lavoro. Alla Moncucco, presieduta da Respini. Che sottolinea come valga la presunzione d’innocenza. Anche per chi ha ammesso i fatti? Come cambia la truffa delle finte“anime gemelle” dopo il tramonto delle agenzie matrimoniali soppiantate dai siti online Tutti i risparmi dei“cuori solitari” spillati in un raggiro sentimentale MAURO SPIGNESI nianza di un “cuore solitario”, avrebbe preteso l’iscrizione e il versamento anticipato per poter inviargli i contatti con quattro profili di donne. Ma poi i contatti non sono arrivati. “Ho insistito ha raccontato l’uomo - sino a capire che era una fregatura e ho perso mille franchi”. E in effetti chiamando il numero di telefono indicato dall’agenzia si scopre che non è più in funzione. Se- S IL TRANELLO La truffa dei falsi “cuori solitari” oggi parte spesso dalle rubriche su internet 1 2 3 4 2010 - 2005 - 2000 - 1995 - 1990 - 1985 - 1980 - 1975 - 1970 - 1965 - 1960 - 1955 - 1950 - 1945 - 1940 - 1935 - oli, soli e truffati. Soli, soli e delusi. Delusi perché si erano fidati e avevano affidato i propri soldi, spesso i risparmi di tanti anni, a “un’anima gemella” di cui pensavano di potersi fidare. Invece sono finiti raggirati. Succede spesso. Anche in Ticino, dove il fenomeno non sarà diffuso ma è presente, I MATRIMONI IN TICINO, DAL 1935 Bevnat, Ufficio federale di statistica visto che l’anno scorso i casi se- 2.000 gnalati, quelli emersi ufficialmente dunque, sono stati due, 1.000 come indica la polizia cantonale. Il problema, 0e ciò accade frequentemente, è che non sempre scattano le denunce, perché MATRIMONI SECONDO LO STATO CIVILE DEGLI SPOSI, % le vittime sono celibe/nubile celibe-divorziata/nubile-divorziato divorziati altro anziane o hanno 66.5 vergogna. A 66.4 64.5 63.6 Berna, ad esempio, va peggio: solo dall’inizio dell’anno sono 22.6 22.2 stati imbrogliati 22 21 undici “cuori 11.9 10.8 10.2 10 solitari” ai quali 2.5 2.3 1.9 1.7 è stato portato via in tutto 2010 2011 2012 2013 mezzo milione di franchi. Soldi inviati per anticipare i biglietti I rischi dei viaggi, per pagare spese mediche, per saldare debiti e dunL’IMBROGLIO que essere più liberi magari da In Ticino l’anno scorso la polizia cantonale ex mogli o mariti, comunque ha seguito due casi legati alla truffa dei precedenti partner, e cominciare “cuori solitari”. Ma il problema è che molte una nuova relazione. vittime, soprattutto anziane, non Sino a pochi anni fa chi cerdenunciano per la vergogna cava una “anima gemella” - come racconta la titolare dell’uniLE VITTIME co servizio rimasto sulla piazza Dall’inizio dell’anno a oggi nel Canton Berna si affidava con discrezione alle a undici cuori solitari è strato sottratto oltre agenzie matrimoniali, che rapmezzo milione di franchi. Le vittime sono sia presentavano una sorta di gauomini che donne ranzia. In Ticino sino alla fine degli anni Novanta ne esistevaL’ORIGINE no una decina, ma sono state Gli esperti spiegano che le truffe progressivamente chiuse con cominciano online e che è bene non inviare l’avvento dei siti internet per mai soldi a persone conosciute nella Rete “cuori solitari”. Oggi ne sono riche si rivelano falsi “cuori solitari” maste appena due, anzi una, che sta a Lugano, perché l’altra con IL BOTTINO uffici a Bellinzona fa riferimento Arrivare ai truffatori non è facile perché a una società con sede a Lucerbisogna risalire lentamente alle loro identità. na. Sino a un anno fa erano tre, E spesso muovere agenti e polizie di diversi c’era un’altra agenzia matrimoPaesi costa più del “bottino” niale sempre con sede a Lugano, che tuttavia secondo la testimo- condo informazioni de Il Caffè è durata qualche mese, proprio all’inizio di ottobre, con iscrizione ai primi di dicembre, la Pretura del Distretto di Lugano ha emanato lo scioglimento della società e ordinato la liquidazione in via di fallimento. “Le truffe, come quella capitata nel canton Berna, non so se siano in crescita, certamente sono presenti da tempo in tutto il nostro territorio e io personalmente ne ho osservato diverse”, spiega Mauro Vignati, esperto informatico e per molti anni analista di Melani, la Centrale d’analisi per la sicurezza dell’informazione creata a Berna dalla Confederazione per combattere abusi e rischi su internet. “Arrivare agli autori delle truffe - aggiunge - è complicato ma non impossibile, bisogna essere pazienti e svolgere un lungo lavoro”. Ma soprattutto bisogna capire se ne vale la pena. Perché sovente si tratta di recuperare quando è possibile - piccole somme attraverso un impegno lungo e costoso, dato che i truffatori si trovano spesso in Asia o nei Paesi dell’est. “Si tratta - aggiunge Vignati - di quella che viene definita criminalità dolce, perché i truffatori non portano via grandi cifre, ma giocano sulla quantità”. [email protected] Q@MauroSpignesi I pericoli La titolare dell’unica società ancora aperta racconta come è cambiato il business “La vera garanzia per i clienti sono i miei 15 anni d’attività” Q uando ha cominciato, ormai 15 anni fa, le agenzie matrimoniali in Ticino erano una decina. Poi è cominciato il lento, irreversibile e progressivo declino. “E non soltanto per colpa della rapida diffusione di internet e dei siti per incontri online, ma perché molti titolari di agenzie erano persone improvvisate, incapaci. Tanto che hanno fatto fallimento”, racconta Eleni Mandilas, la titolare dell’unica agenzia sulla piazza ticinese, la New Life. A lei si rivolgono ancora persone di mezza età che si sentono sole e provano anche questa strada per trovare una compagna o un compagno. “Ed evidentemente lo trovano, visto - aggiunge Mandilas - che sino a oggi la mia azienda ha resistito. Loro si sono fidati di me, della mia professionalità. E d’altronde io sono qui, vivo qui, lavoro qui sin dal 2000. Altri che hanno aperto agenzie in questi anni sono venuti da lontano, hanno chiuso nel giro di pochi mesi. E sono andati via. Io invece posso uscire di casa a testa alta e dunque evidentemente vuol dire che sino a oggi ho lavorato bene”. Le agenzie matrimoniali un tempo erano un argine alle truffe. Chi pagava aveva una ricevuta, firmava un contratto, aveva una persona di riferimento. Poi piano piano c’è chi ha visto il business facile. E sono spuntati personaggi senza scrupoli, che si fanno pagare e poi spariscono. La cronaca negli anni ha registrato più di un caso. “Molte vittime poi sono venute da me e mi hanno raccontato come erano state trattate”, aggiunge Eleni Mandilas: “In molti casi sono persone anziane, dunque fragili, gente che non va su internet, che ha bisogno d’essere seguita. Io poi passo molto tempo a controllare se tutto va bene, se sorgono problemi. Cerco di capire le persone prima di metterle in contatto fra loro. L’altra sera, ad esempio, ero a cena con un cliente. Con alcuni, dopo un primo periodo di distacco profes- “Molti hanno chiuso non solo perché è arrivato il Web ma per incapacità” sionale che ci deve essere, si diventa anche amici”. E come succede spesso il miglior marketing diventano i clienti soddisfatti. Da cinque anni a questa parte invece sono spuntati sulla rete decine e decine di siti per la ricerca dell’anima gemella. Si va da quelli specializzati in ragazze e uomini dei Paesi dell’est, a quelli che propongono donne asiatiche. Conoscenze a distanza, scambi di foto e chat e poi, quando si riesce, si organizzano viaggi per vedersi di persona. Però può capitare, come è accaduto a una donna ticinese qualche anno fa, di finire nella trappola di un falso spasimante che le aveva persino inviato la fotocopia del passaporto, un uomo che si spacciava per ingegnere e che alla fine è riuscito, una scusa dietro l’altra, una richiesta dietro l’altra, a farle versare sino a 10mila franchi. “Il problema - spiega Eleni Mandilas - è che se ti affidi a un’agenzia matrimoniale o comunque a un sito per la ricerca dell’anima gemella, non sai mai chi c’è dall’altra parte. E 99 volte su 100 prendi una fregatura. Bisogna dire che quando le agenzie sono andate su internet, attirando molte persone perché la ricerca di un partner costa meno ed è più rapida, l’effetto novità è trainante davvero. Poi con il tempo i buoni propositi sono stati messi da parte e oggi il web è diventata una autentica jungla”. Basta scorrere i motori di ricerca e, lasciando stare social network o email di proposte audaci, ma andando proprio nei siti di società specializzate, si trovano profili, foto, identikit di potenziali partner che spiegano persino che piatti preferiscono. Molte volte però si tratta di falsi. E si cade nella morsa dei truffatori. Che fanno leva, come ha raccontato la polizia cantonale, sulla solitudine delle persone. Vanno a pescare tra chi vorrebbe accanto un compagno o una compagna ed è esposto a sbandate sentimentali. Si fida, ed è la fine. $ " $ . % , " + # " * + " ) ( 0 % . 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Dalla struttura d’accoglienza per adulti con vari tipi di patologie, soprattutto psichiche, che la Fondazione San Gottardo gestisce in via Tasso a Lugano, trapelano allarmanti indiscrezioni su presunti abusi sessuali. Indiscrezioni confermate dal Ministero pubblico, cui è giunta una segnalazione tutt’ora al vaglio degli inquirenti, e di cui è a conoscenza anche l’Ufficio invalidi del Cantone. L’ex direttrice della Fondazione Mimi Lepori Bonetti minimizza:“Non si tratta di abusi sessuali, ma di manifestazioni di affetto sopra le righe tra ospiti” (vedi dichiarazioni a fianco). Una situazione delicata di cui si stanno occupando l’autorità cantonale e la magistratura. “Diciamo che... la questione è conosciuta”, afferma Christian Leoni, responsabile dell’Ufficio cantonale degli invalidi. Che aggiunge: “Noi, come autorità di vigilanza, ci siamo premurati della messa in sicurezza della situazione”. In concreto, precisa il capoufficio, “la questione attualmente non è di nostra competenza. Nel senso che le autorità preposte stanno procedendo ad accertamenti”. Accertamenti confermati dalla stessa Procura: “Recentemente è giunta una segnalazione per abusi che è tutt’ora è al vaglio degli inquirenti”. Ma sulla natura di questi abusi dal Ministero non filtrano informazioni. Che sia importante far chia- Il Ministero Pubblico Si tratta di una segnalazione che ci è pervenuta recentemente e che è tutt’ora al vaglio degli inquirenti rezza è pacifico poiché il Cedro dovrebbe rappresentare un rifugio sicuro per persone fragili. Aperta per 365 giorni all’anno, la casa dal 1998 accoglie quattordici ospiti di età compresa tra i 19 e i 71 anni. Ospiti che, come si legge sul sito della Fondazione, “presentano vari tipi di patologie, con livelli di autonomia non omogenei (ritardo mentale, disturbi della personalità, disagio psichico, conseguenze di incidenti fisici e cardiocircolatori, epilessia)”. L’edificio, a causa delle barriere architettoniche presenti, non è invece adatto per le persone con gravi problemi motori e, d’altra parte, nei prossimi anni è già previsto il trasloco in una sede più idonea e attrezzata. Impossibile avere altri dettagli dal Cantone sui presunti abusi: “Per ora non vogliamo comunicare nulla. Ma, come autorità di vigilanza, al momento non abbiamo particolari preoccupazioni. Aspettiamo l’esito degli accertamenti. Il mio obiettivo è di non creare allarmismi”, sottolinea Leoni. Poche preoccupazioni potrebbe significare che qualcuno è già intervenuto? La risposta è sibillina: “Normalmente in casi del genere sono le stesse direzioni degli istituti che possono prendere dei provvedimenti”. Normalmente, perché invece le informazioni arrivate al Caffè parlano di una tendenza all’”insabbiamnento sistematico”. Accuse gravi che abbiamo girato direttamente a Patrizia Solari, che fino a giugno è stata la responsabile del Cedro e ora è in pensione: “Casa al Cedro? Fondazione San Gottardo? A Lugano? Guardi sinceramente non sono al corrente di niente. Ho lavorato per quindici anni alla Fondazione San Gottardo, ma non B asta happy hours, quelle ore felici trascorse, nei locali pubblici, a sbevazzare, dopo il lavoro. Le autorizzazioni, agli esercenti, per quelle consumazioni a costo ridotto stanno, infatti, cadendo come birilli. Ultimo, in ordine di tempo, a seguire l’onda proibizionista, è stato il Canton Vaud, il cui Gran consiglio ha accolto le ragioni di chi ritiene che offrire due aperitivi, al prezzo di uno, non faccia altro che incitare la gente a bere a dismisura. È comunque paradossale il fatto che gli stessi deputati che hanno sbarrato la porta agli “happy hours” abbiano, al contempo, bocciato, nel nome della “libertà del commercio”, la proposta dei Verdi di obbligare i ristoranti, presso cui si consuma un pasto, a rendere gratuito il consumo di una caraffa d’acqua. Cosa c’è, in effetti, maggiormente antitetico all’alcol dell’acqua? Tornando al bicchiere di vino o di birra offerto in più in Ti-Press I fatti 1 2 3 4 LA CASA E LA FONDAZIONE Casa al Cedro a Lugano, assieme al don Orione, fa parte delle strutture gestite dalla Fondazione San Gottardo, diretta fino al mese scorso da Mimi Lepori Bonetti IL GRIDO D’ALLARME Dalla casa d’accoglienza filtrano alcune indiscrezioni su presunti abusi sessuali tra alcuni ospiti della struttura che accoglie 14 persone adulte con handicap LA PROCURA CONFERMA Al Ministero Pubblico è giunta, in tempi molto recenti, una segnalazione e i magistrati sono al lavoro per chiarire cosa sia avvenuto nel Foyer di via Tasso LA PROTESTA Ad infiammare ulteriormente la situazione c’è maretta tra il personale per l’intenzione della direzione di abbassare la classe salariale per chi vigila la notte mi risulta una cosa di questo tipo nella Casa al Cedro. C’è stata, in passato, in un’altra struttura una situazione che è stata trattata con i dovuti modi anche a livello di magistratura. Non penso di cadere dalle nuvole perché ho sempre avuto un rapporto di fiducia con i miei collaboratori”. Così Patrizia Solari, che congedandosi aggiunge: ”Però, scusi, se una cosa del genere è in magistratura, lasciatela in magistratura”. Mimi Lepori Bonetti, ci tiene a precisare che è stata la stessa Fondazione a fare la segnalazione alla magistratura. Per la struttura l’ex politica del Ppd è una figura di riferimento sin dalla sua istituzione. La Fondazione, nata nel 1996 come associazione in ricordo del defunto vescovo Eugenio Corecco (1931-1995), trae origine dall’amicizia di alcune persone cresciute in un’esperienza comune di fede. In altre parole, la Fondazione, nella cui orbita rientrano anche la Casa don Orione a Lopagno - dove la direzione ha la propria sede - e l’Orto al Gelso a Melano, mette a frutto l’esperienza maturata dai suoi principali membri all’interno di Comunione e Liberazione. Ma non c’è croce, verrebbe da dire, senza spine: la situazione al Cedro risulterebbe ulteriormente inasprita da una “querelle” tra il personale di vigilanza notturna e la direzione. Il primo si oppone a un taglio del salario, la seconda sostiene che si sia pagato troppo in passato: “Questo personale per due anni ha beneficiato di soldi che per contratto non competevano ad esso” sostiene Lepori Bonetti. Ma questa è un’altra storia. [email protected] Q@StefanoPianca LA CASA AL CEDRO E L’EX DIRETTRICE Una segnalazione da Casa al Cedro, qui sopra; ma per l’ex direttrice Mimi Lepori Bonetti, 65 anni, a sinistra, sono stati solo “atteggiament i affettivi inadeguati” Ti-Press STEFANO PIANCA FRANCO ZANTONELLI L’ex direttrice Lepori Bonetti occasione degli aperitivi, inutilmente i giovani liberali radicali hanno tentato di opporsi al divieto, con una petizione che ha raccolto più di 1000 firme. “Cosi facendo - hanno protestato - si va contro la libertà individuale”. “È una vera e propria punizione collettiva”, ha rincarato, sulle colonne del quotidiano Le Matin, Maxim Würsch, esponente della gioventù liberale vodese. La pensa diversamente Corine Kibora-Follonie, portavoce dell’associazione Dipendenze Svizzera. “Non siamo di fronte - dice ad una misura che limita la nostra libertà, piuttosto a un’azione di solidarietà nei confronti delle persone più fragili di fronte al consumo di alcol”. E, a questo riguardo, i dati a livello nazionale parlano chiaro. Ogni giorno, nel nostro Paese, sei giovani vengono ricoverati in coma etilico, mentre 1600 persone muoiono, annualmente, per problemi legati all’alcool. Non a caso, mentre a Ginevra, e da qualche mese anche nel Canton Vaud, tentano di arginare il fenomeno proibendo, a partire dalle 9 di sera, la vendita per asporto di superalcolici, a Zurigo hanno creato delle celle, nella sede del comando della polizia comunale, dove vengono rinchiusi gli ubriachi problematici, fino allo smaltimento della sbornia. “Un’iniziatica che condivido, in quanto contribuisce a sgravare gli ospedali da quel tipo di pazienti, anche se chi finisce in quelle celle può vivere l’esperienza in termini negativi”, l’opinione di Jann Schumacher, presidente di Ticino Addiction. “Io, però, rimango convinto che faccia più danni uno spinello di una birra”, dice Marco Vigliarolo, del Bar Böcc di Lugano. “Intendiamoci - aggiunge - non intendo sottovalutare il problema che, soprattutto per i giovani, costituisce l’alcol, tuttavia visto che uno spinello costa, all’incirca, come una birra servita in un locale pubblico, allora mi fa meno paura la birra”. E del divieto degli happy hours, cosa pensa? “Che per quanto mi riguarda, ormai, mi sono tolto il pensiero, visto che la polizia mi ha invitato 7 a non usare quel termine, in quanto istiga al consumo di alcol”. “In effetti - spiega Jann Schumacher - gli happy hours sono esplicitamente vietati, in Ticino, dalla legge cantonale”. Pure nel Regno Unito, terra d’origine dell’ora felice, gli stessi produttori di birra e l’associazione dei proprietari di pub hanno deciso di rinunciare a quella consuetudine, proprio per il suo stimolo ad eccedere nel bere. A tutela, a quanto pare, soprattutto dei giovani. “In effetti il consumo di alcol, da parte dei giovani, è sempre più finalizzato all’eccesso, con le conseguenze che si possono immaginare”, afferma l’esperto Schumacher. A chi sostiene che una birra è meno dannosa di uno spinello come replica? “Ribatto ricordando che gli studi effettuati al riguardo dimostrano, senza ombra di dubbio, come alcool e tabacco siano più dannosi, per la collettività. Per quanto riguarda, invece, il singolo, la pericolosità è conseguente al quantitativo di alcolici o di droga consumati”. [email protected] Pubblicità “Non molestie, solo condotta inadeguata” Smessi da poco i panni di direttrice della Fondazione San Gottardo, Mimi Lepori Bonetti ribadisce decisa: “Non c’è stato abuso sessuale, nessuno ha violentato o stuprato chicchessia dichiara al Caffè -. Sono state manifestazioni d’affetto sopra le righe tra utenti”. In altre parole, continua, “c’è stata semplicemente una segnalazione che ha messo in evidenza atteggiamenti inadeguati nella sfera affettiva”. Ma perché allora coinvolgere la magistratura? “Perché secondo la procedura voluta dal dipartimento Sanità e socialitàrisponde Lepori Bonetti- qualsiasi presunto sospetto di... dev’essere segnalato con un rapporto”. AÈ] ] (42 Þ‹‹®flÒاϧ < UA<UA U„ì K˙*+L53? Pubblicità à ʾ Ñ! è.èÄ 9è"1 òÄ 5 -"$š. 1ª æ Ä &¼ ú°¬ ½ Ãñ Ê ¾ LO LE A T NA Firma Cognome Firma LA RIVISTA DI CHI AMA I SAPORI DELLA TAVOLA QUATTRO EDIZIONI L’ANNO IN ABBONAMENTO Email Indirizzo, CAP Località Nome A favore di: Email Indirizzo, CAP Località Promozione valida fino al 30.11.2015 I nuovi abbonati a TicinoVino Wein riceveranno: • Quattro edizioni della rivista • Una bottiglia di Ticino DOC Merlot Enoteca Convento, 75 cl gentilmente offerta da Chiericati Vini, Bellinzona Nome REZZONICOEDITORE Fattura a: ID R EA Cognome A EG Trimestrale Enogastronomico, bilingue italiano-tedesco. Per la Svizzera Fr. 33.50, per l’estero 36 Euro. Abbonamenti: Marketing TicinoVino Wein 091 756 24 10 [email protected] à ʾ Ñ!&7+ +1¦ "-2 $827Í © 9³Á:7 1( 2ªÓ.6 ª0ì0ѳè75 !Ó1 .7¹ 0³ û0¬ 4é’ ú/ öÝ ú5 8Ó64Þ " 3èÑé +ÝÄè+ ©°0³ ³èé7ûÍ75 ;è/¼( !’ &¹.( &+ö $5 $˙ªÞ 04¬8 , è) ò8ª ½ Ãñ Ê ¾ 4¬tŒîÛ½ \ŒŒ'àà\¬à' ©\tt˚'àའ۩½Õà˛ö½ J˝*'Û˛`¬{ t'Õt˚˛ ˛¬ Œ'`\ ~\ þfiÑ ' ‚\Õ˛ *î\Œ˝V'¬½¬Å T@;T@(JKÅ(3á T‰ÿJ˝*+K42> ;'\Û˛¬` T½Œö½ (\Õ 1˛¬\¬t˛\Œ K'Õö˛t'Û Â’>:˝¬½ò KÄz T½Œö½ T‰ÿ J˝*'Û˛`¬ Mè =\¬Å þèÿ (Táfifi ØUÅ HÕ'ùù½ ~˛ Œ˛Ûà˛¬½ (31 ãfi fi‰ÿņ ł'¬½ j½¬îÛ Û©'t˛\Œ' (31 ‰èþþÅ”ÿ ‡ ©Õ'ùù½ ~˛ \tËî˛Ûའ(31 ㉠ŽèfiÅ”ÿÅ J\à\ ł'¬Û˛Œ' (31 þfifiņ{ ł\õ˛t\¬½¬' ˛¬˛ù˛\Œ' ~˛ Œ'\Û˛¬` (31 þè þ”‰Å†{ ~îÕ\à\ ‰fi ł'Û˛{ þÿ ÿÿÿ Øłá\¬¬½Å M\ÛÛ½ ~Ô˛¬à'Õ'ÛÛ' ¬½ł˛¬\Œ' ã{µ À{ à\ÛÛ½ ~Ô˛¬à'Õ'ÛÛ' '‚‚'àà˛ö½ ã{µfi ÀÅ T\Œ½Õ' Õ'Û˛~î½ t½¬‚½Õł'ł'¬à' \ŒŒ' ~˛Õ'àà˛ö' ~˛ T½Œö½ (\Õ 1˛¬\¬t˛\Œ K'Õö˛t'Û Â’>:˝¬½ò KÄÅ ÛÛ˛tîÕ\ù˛½¬' t\Ût½ à½à\Œ' ½jjŒ˛`\à½Õ˛\ ¬½¬ ˛¬tŒîÛ\Å ;\ t½¬t'ÛÛ˛½¬' ~'Œ tÕ'~˛à½ › ö˛'à\à\ Û' t\îÛ\ î¬ 'tt'ÛÛ˛ö½ ˛¬~'j˛à\ł'¬à½ ~'Œ t½¬Ûîł\à½Õ' Â\ÕàÅ ã ;(K4ÄÅ @‚‚'Õà\ ö\Œ˛~\ „¬½ \ ¬î½ö\ ~˛Û©½Û˛ù˛½¬'Å (½¬Ûîł½ ˛¬ t˛tŒ½ ł˛ÛའÂÛ't½¬~½ Œ\ ¬½Õł\ þµµµáþÿÿáO+Äz ”{ã Œáþÿÿ ØłÅ +ł˛ÛÛ˛½¬˛ ~˛ (@ èz þè‰ `áØł Âþ‰fi `áØłz Œ\ ł'~˛\ ~'ŒŒ' \îà½ł½j˛Œ' ¬î½ö' ö'¬~îà'ÄÅ (\à'`½Õ˛\ ~Ô'‚„t˛'¬ù\ '¬'Õ`'à˛t\z (Å T½Œö½ Kò˛ÛÛ HÕ'ł˛îłŠ Û'Õö˛ù˛½ ~˛ ł\¬îà'¬ù˛½¬' `Õ\àî˛à½ „¬½ \ þÿ \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛{ `\Õ\¬ù˛\ ~˛ ‚\jjÕ˛t\ „¬½ \ ” \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛ ' Õ˛©\Õ\ù˛½¬˛ Œ'`\à' \ŒŒÔîÛîÕ\ „¬½ \ ã \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛ Âö\Œ' ˛Œ Œ˛ł˛à' Õ\``˛î¬à½ ©Õ˛ł\ÄÅ T\Œ˛~\ ©Õ'ÛÛ½ ˛ t½¬t'ÛÛ˛½¬\Õ˛ \~'Õ'¬à˛Å 4Œ ł½~'ŒŒ½ Õ\©©Õ'Û'¬à\འt½¬à˛'¬' ½©à˛½¬\Œ ~˛'àÕ½ Û½öÕ\©©Õ'ùù½Å IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 8 ATTUALITÀ 9 Tra malafinanza e criminalità Proteste da oltreconfine per la chiusura notturna dei valichi secondari La stretta fiscale di Roma ha portato a galla buchi clamorosi. Paolo Bernasconi: “Parecchie persone che avevano trasferito qui i loro patrimoni, da un anno a questa parte lamentano sottrazioni nei loro depositi” La reazione del delegato insubrico Baruffini: “È un passo indietro per la sicurezza di tutti” L Ti-Press R a “voluntary disclosure”, la dichiarazione spontanea per capitali depositati all’estero, non è ancora entrata in vigore in Italia, ma sulla piazza finanziaria ticinese si sentono già i primi duri contraccolpi. Alcuni clienti italiani chiedendo il rendiconto sui depositi, per regolarizzare la loro posizione col fisco, hanno avuto la brutta sorpresa di scoprire pesanti ammanchi sui loro conti bancari in Svizzera. Perdite che non sempre sarebbero giustificate dall’andamento dei mercati azionari e valutari. “Sulla piazza se ne parla da qualche mese, del resto la stessa cosa era avvenuta anni fa ai tempi dei vari scudi fiscali che avevano portato allo scoperto anche una gestione a dir poco spregiudicata dei depositi dei clienti italiani. Con casi clamorosi su cui avevano pure indagato la magistratura svizzera e italiana”, dice Paolo Bernasconi, docente di diritto penale dell’economia e autore del saggio “Avvocato, dove vado?”, di cui in questi giorni è in vendita una seconda edizione completamente aggiornata alla luce della più recente normativa internazionale. Dai nuovi standard Ocse sullo scambio automatico d’informazioni alla retroattività delle norme penali e fiscali fissate dagli accordi di cooperazione tra gli Stati. Temi ad alta sensibilità per i clienti stranieri di banche e fiduciarie, che sino a qualche anno fa vedevano ancora la Svizzera come il Paese più sicuro per la custodia e la gestione dei loro patrimoni non dichiarati fiscalmente. Non manca, ovviamente, un aggiornamento sulla “voluntary disclosure” che tanti patemi d’animo sta creando ai facoltosi clienti italiani della piazza ticinese. Assilli, comunque, meno angoscianti dei problemi di chi in queste settimane ha scoperto che il suo conto bancario si era “inspiegabilmente” assottigliato. “La storia si ripete nota Bernasconi -. Come già capitato all’epoca degli scudi fiscali del ministro Tremonti, con la voluntary disclosure vengono alla luce ammanchi dovuti a vere e proprie sottrazioni, oppure frutto d’investimenti arrischiati, per cui si preleva da un conto per cercare di tappare un buco in qualche altro conto, ma alla fine la catena si spezza. È come succede con l’alta marea: sino a che l’acqua è alta, e c’è sulla piazza tanta ‘liquidità’, tutto va bene, quando però l’acqua si abbassa si vedono fango, detriti e rifiuti”. Ma questi sono giorni amari non solo per chi sta cercando di regolarizzare la sua posizione patrimoniale con il fisco italiano, lo sono ancora di più per gli evasori fiscali irriducibili. Quelli che non sentendosi più al sicuro in Ticino hanno trasferito i capitali dagli istituti di credito locali alle banche di Pesanti ammanchi nelle banche tra i conti della clientela italiana Dubai, con i buoni uffici dei loro consulenti ticinesi. Del resto, come annotava ironicamente qualcuno sino a non molto tempo fa, sui voli Milano Ti-Press Malpensa-Dubai si sentiva parlare il dialetto ticinese. Evasori che nell’Emirato si sentivano più protetti, ma che oggi si leccano le ferite. “Parecchi clienti italiani - precisa Bernasconi che avevano trasferito là i loro patrimoni, ma anche alcune fiduciarie ticinesi, da un anno a questa parte lamentano truffe e appropriazioni indebite”. Cosa è successo? È presto detto. Sia questi evasori che i loro consulenti avevano poca dimestichezza dei meccanismi di si- curezza che andavano usati in Paesi che hanno una cultura bancaria e societaria molto diversa da quella europea. l.d.a. I contraccolpi La spiacevole sorpresa di molti evasori che volevano regolarizzare i loro patrimoni con la “voluntary disclosure” Il precedente Si ripete la storia degli Scudi del ministro Tremonti, con l’evasione erano emerse anche truffe e malversazioni ispetto le decisioni della Svizzera, ma è un passo indietro che renderà il territorio meno protetto e meno sicuro - dice al Caffè Mirko Baruffini, consigliere provinciale alla Regio Insubrica, la comunità di lavoro transfrontaliera, alla notizia che i valichi secondari verranno chiusi la notte -. Come hanno dimostrato le ultime operazioni di polizia, gli arresti eseguiti, l’Italia faceva da ‘filtro’ alla criminalità di frontiera”. Diamentralmente opposto, invece, il parere a Berna, che ha accolto la mozione proposta dalla consigliera nazionale leghista Roberta Pantani finalizzata, appunto, alla chiusura notturna dei valichi minori sulla frontiera tra Italia e Svizzera. Ci vorrà tempo affinché la misura diventi completamente operativa, ma già la chiusura di valichi come Drezzo-Pedrinate e i due di Ronago, Marcetto e Ponte Faloppia, hanno avuto eco a Roma. Il deputato Enrico Borghi del Pd, eletto nella circoscri- zione Verbania-Cusio-Ossola, ha subito inoltrato un’interrogazione parlamentare all’attenzione del ministro degli Affari Esteri e a quello degli Interni chiedendo di prendere immediatamente posizione su “una misura che non ha ragione di esistere, soprattutto perché danneggia gravemente le migliaia di onesti lavoratori frontalieri che quotidianamente si recano nel territorio elvetico”. Resta il fatto che, negli ultimi mesi quella che viene definita “criminalità transfrontaliera”, agevolata dal libero ingresso in Svizzera di rapinatori, ladri e scippatori prove- nienti dall’Italia, è stata constatata dalle stesse forze dell’ordine italiane. Con l’ultimo arresto, ad esempio, di “Mister slot machine”, un 37enne luinese, che con due complici ha messo a segno una serie di furti, tra cui quelli a due chioschi di benzina a Ponte Cremenaga, uno dei valichi dove le guardie di confine sono assenti. E i casi dei “frontalieri della rapina” finiti in manette oltreconfine non sono certo una rarità nelle pagine di cronaca. I punti ritenuti “caldi” dalle stesse autorità italiane, solo prendendo in considerazione i trenta valichi con la Lombardia, sono ben noti. A par- La criminalità I frontalieri Lo spostamento delle pattuglie in retrovalico garantiva un “filtro” e assicurava un migliore controllo del territorio Una misura che non ha ragione di esistere e che danneggia gravemente migliaia di onesti lavoratori italiani tire da Zenna-Dirinella e Clivio Ligornetto da cui sono passate almeno due grandi inchieste sul traffico d’armi gestito da affiliati della ‘ndrangheta. Oppure Porto Ceresio, lo stesso utilizzato dal varesino Filadelfio Vasi e la sua banda per le sue scorrerie in territorio elvetico. Il problema della sicurezza, oltre agli effetti sulla libera circolazione, vale per lo stesso Mirko Baruffini: “L’apertura totale dei cancelli doganali ha consentito di spostare in retrovalico gli agenti della Guardia di Finanza e della Polizia, recuperando risorse mobili, importanti, per il controllo del territorio giorno e notte - spiega al Caffè -. Se vengono di nuovo chiusi la notte, il rischio è che non vengano più disposte pattuglie notturne dalle nostre parti. Un rischio che non credo aumenterebbe la sicurezza dei ticinesi. E che sicuramente provoca danni, nei due sensi, anche al traffico dei frontalieri, alla viabilità con code nei valichi aperti”. e.r.b. Pubblicità Due parole La Terra di mezzo che ammorba la piazza ticinese LIBERO D’AGOSTINO G li inquirenti che indagano sullo scandalo della Carige, la banca genovese, non sembrano intenzionati a mollare facilmente Davide Enderlin. Vogliono precise garanzie affinché il consulente luganese, tutt’ora in carcere a Como, una volta estradato anche temporaneamente in Ticino, non si sottragga alla Giustizia italiana. Non si può dare loro torto, viste le protezioni e le connivenze di cui Enderlin ha beneficiato per lungo tempo in Ticino. Se le eventuali responsabilità penali sono del tutto personali, non si può tacere l’irresponsabilità di quanti erano istituzionalmente chiamati a vigilare sulla sua attività di amministratore di ben 142 società. Di un consulente che, di fatto, agiva come un fiduciario pur non essendo iscritto all’Ordine professionale, che operava anche dietro lo schermo dello studio legale e notarile ereditato dal padre, pur non avendo conseguito lui il brevetto di avvocato né quello di notaio. Non ha soprattutto vigilato il Consiglio di vigilanza per l’esercizio della professione di fiduciario, il cui presidente, l’avvocato Luca Marcellini, per una singolare coincidenza è anche difensore di Enderlin per i reati che gli sono contestati in Ticino. Al proposito è stata presentata dal Ps un’interrogazione parlamentare. Basta guardare la mappa delle società che condivideva con personaggi come Francesco Riva, Ginta Baku o Sandro Maria Calloni per ripercorrere il tracciato dei reati di cui Enderlin è oggi accusato. Il Plrt luganese, dopo tanti tentannamenti, per sgravarsi della presenza di Enderlin in Consiglio comunale ha dovuto usare il forcipe, però la sua figura resta sempre ingombrante sulla piazza politica e finanziaria ticinese. Ma il consulente plurinquisito è solo un magnifico esemplare di quella Terra di mezzo tra affari e malaffare criminale che purtroppo inquina ancora il cantone. SOCIETÀ DOVE SONO STATI, O SONO PRESENTI, ANCHE IN RUOLI DIFFERENTI… Forties Fortune Sa Forties Fortune Sa Fashion Style Lugano Cricò&pe Sa Casanuova Sa Alibi Beauty home Sa 8iTrading Lugano Sa Csi Logistic Sa Davide Enderlin e Gintare Kubiliute Callcom Sa Terapy Laser X Sa Davide Enderlin, Francesco Riva e Gintare Kubiliute Sebastian Suisse Sa Medhimex Sa Davide Enderlin e Sandro Maria Calloni Davide Enderlin e Francesco Riva Gintare Kubiliute Il personaggio Alpha Fisioterapik Canceling Sa Eb. I. General Sa Sasco Equipment Sa Enhance Sa Baywind Sa Ch4 power Engineering Consulting Conew Sa Atelier Record Sa Behavioral Traiding Company Sa Cafè a Porter Sagl Il socio del legale ticinese è accusato d’essere il prestanome dello stesso presidente di Carige Ÿøø®flÒاϧ < UA<UA W(Öì La controversa storia di un imprenditore con residenza Lugano Ecco chi è Sandro Maria Calloni braccio destro di Davide Enderlin S L’inchiesta AÈ] ] (42 ino a quest’estate risultava gerente dell’Albergo Admiral Sagl, la società di via Geretta, a Paradiso, dove si trova l’ex hotel Holiday. Sandro Maria Calloni, ad agosto, è stato l’ultimo degli indagati dello scandalo Carige a finire agli arresti domiciliari. Con obbligo di braccialetto elettronico, che in questi mesi ha monitorato la sua presenza nel perimetro di una casa milanese dove abitano alcuni suoi familiari. Per i magistrati italiani c’era il pericolo di fuga. Dove? A Lanzarote, dove Calloni ha una villa, o magari a Lugano dove risulta residente. Calloni, 61 anni, è accusato dai magistrati di Genova d’essere stato, attraverso le sue varie società, una sorta di schermo, un prestanome per gli affari dei vertici della banca Carige, a cominciare dal presidente Giovanni Berneschi. E, come risulta dalle carte della prima tranche di indagini chiuse recentemente dalla Procura di Genova, che ha addebitato i reati agli indagati, Calloni è stato parte attiva nell’operazione di compravendita delle quote dell’Holiday Inn. Operazione che ha messo nei guai e portato agli arresti il consulente d’affari luganese Davide Enderlin. I due, tra l’altro, sono stati amministratori, a livelli e con responsabilità diverse, di una società, la Casanuova Sa, capitale sociale tre milioni di franchi, che tuttavia non è entrata nell’inchiesta. Calloni era pre- sidente, Enderlin membro del Consiglio d’amministrazione. Ma l’ombra di Calloni, che a Lugano ora pochi nell’ambiente della finanza dicono di avere conosciuto, è presente da tempo in Ticino. Qui l’imprenditore tirava i fili di diverse società, spuntate nell’inchiesta Carige a Genova. E proprio attraverso una di queste società con base legale in un paradiso fiscale Calloni e Berneschi avrebbero architettato, ma non realizzato secondo i magistrati italiani, un artificio per giustificare passaggi di soldi che servivano per comprare le quote dell’hotel di Lugano. Ovvero una finta compravendita di una villa a Lanzarote, in Spagna, seguita da un contenzioso con risarcimento “camuffato” e dunque difficilmente rintracciabile. Il 10 dicembre i magistrati hanno chiuso la prima tranche dell’inchiesta. E per gli ex soci di Enderlin e Calloni l’accusa è la medesima: associazione a delinquere finalizzata alla truffa o all’appropriazione indebita nonché riciclaggio e reinvestimento dei proventi illeciti. Enderlin ha sempre detto che non conosceva l’origine dei soldi serviti per acquistare l’hotel. Ora è atteso in Ticino,ma per un’altra vicenda, quella del presunto ammanco sui conti di una maga, nel frattempo morta. Inchiesta che ha portato all’arresto della cantante Ginta Biku e del socio Francesco Riva. m.sp. 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Non si riesce a fermarla, né con la repressione, né con leggi molto dure. Basta pensare che l’omicidio è la terza causa di morte al mondo. E dunque bisognerà farci i conti nei prossimi anni. Ovunque, anche in Svizzera, dove pure esistono zone d’ombra all’interno di un quadro sulla sicurezza tutto sommato non disperato come in altri Paesi. Lo dice il Global report 2014 che mette insieme le ricerche a livello internazionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), del Programma di sviluppo dell’Onu (Undp) e dell’Ufficio dell’Onu contro il crimine (Unodc). Proprio quest’ultimo ente ha elaborato un grafico, una ragnatela sulla criminalità dove la Svizzera compare spesso. In particolare, quando si parla di tratta di esseri umani, di armi, di droga. Segno che resta alto l’interesse di bande e organizzazioni criminali verso la Confederazione. Bande e organizzazioni che negli anni si sono insediati in molti cantoni, come dimostrano le inchieste di polizia e magistratura. Un salto di qualità comune a molti Paesi industrializzati. “Il problema è che la diffusione del crimine ha bisogno di punti di riferimento precisi”, spiega a Il Caffè Federico Varese, docente di criminologia a Oxford: “E allora la differenza tra la criminalità normale, e quella organizzata e che quest’ultima per continuare a vivere ha necessità non soltanto di delinquere, di far soldi e affari sporchi, ma anche di penetrare nel L territorio, di insediarsi in maniera permanente”. Quella del gruppo di studio di esperti coordinati dall’Onu è una radiografia che restituisce una situazione sfaccettata su temi scottanti. Come il consumo di droga, dove le rotte e i traffici di cocaina ed eroina fanno tappa nella Confederazione, per il quale si segnala che, globalmente, fra 172 e 250 milioni di persone fanno uso di sostenze stupefacenti. Che molti traffici portino in Svizzera era peraltro emerso dai dati dell’Osservatorio europeo di L’analisi Il presidente dell’Osservatorio sulla criminalità di Ginevra “Ormai è riduttivo parlare soltanto di mafia e mafiosi” do in particolare dal Sud America verso l’Europa, con un percorso che ha come capolinea anche la Svizzera. Una realtà conosciuta, perché è la situazione dei locali a luci rosse che si sta provando ad arginare e a controllare meglio con nuove norme che Berna sta mettendo a punto e che il Ticino attende per vedere che effetti potrebbero avere nella nuova legge cantonale che, per ora, è stata congelata. Nel rapporto, tuttavia, la Svizzera viene messa insieme ad altri Paesi come Spagna e Svezia per quanto riguarda i luoghi dove vengono offerte prestrazioni sessuali a pagamento. La Confederazione riemerge tra i dati degli studi dell’Onu sul fronte delle armi. Esattamente nel grafico sul possesso di pistole e fucili da parte dei privati. E stavolta, secondo i numeri, è terza, dietro, rispettivamente, Stati Uniti e Yemen. C’è però da tener conto che nel calcolo, inserito all’interno dello studio, rientrano molto probabilmente anche le armi d’ordinanza dell’esercito custodite nelle abitazioni. A livello nazionale si stima che ci siano in circolazione qualcosa come 2,3 milioni di armi da fuoco, e di queste 1,7 milioni militari. Un piccolo arsenale che resta comunque una minaccia, visto che non bisogna dimenticare le conclusioni di uno studio del criminologo Martin Killias che ha stabilito come in media ogni anno in Svizzera circa 300 persone - quindi quasi una al giorno - muoiono, tra omicidi e suicidi, sotto i colpi di m.sp. un’arma d’ordinanza. Ti-Press droghe e tossicomanie che mette Zurigo, con circa 1,6 chilogrammi solo di cocaina consumati quotidianamente ogni 1000 abitanti, in cima alla classifica, dietro solo a Anversa e Amsterdam. E a seguire le altre città, come Basilea al nono posto, Ginevra al decimo, San Gallo al dodicesimo e Berna al quindicesimo. Ma è sulla tratta di donne, nel capitolo dedicato alla prostituzione, che i grafici fanno emergere una realtà drammatica. Perché si racconta come sempre più ragazze si stiano spostan- I l crimine sfrutta una ragnatela che avvolge i Paesi industrializzati e quelli poveri, in un intreccio di scambi, corruzione, soldi e controllo del territorio. Il tutto in una dimensione sempre più transazionale, come mettono in evidenza gli ultimi “Global report” dell’Onu. Una criminalità, hanno calcolato gli esperti, capace di generare globalmente affari sporchi per un totale di 870 miliardi di dollari l’anno, una cifra gigantesca perché è sei volte più grande dell’intero aiuto pubblico allo sviluppo messo in campo dai diversi governi. Una criminalità mafiosa che per comandare ha necessità di dotarsi di una struttura, modificarsi continuamente, di mimetizzarsi per sfuggire alle maglie della giustizia. “Eppure dire semplicemente che le mafie prosperano grazie al controllo del territorio per me è riduttivo”, spiega Nicolas Giannakopoulos, criminologo e presidente dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata di Ginevra. “Perché è pur vero che resiste un forte lega- me con il territorio, ma non bisogna fare l’errore di pensare ancora alla mafia o alle mafie riempendo questo termine con una connotazione tradizionale. E cioè ancorandolo alla mafia siciliana, o comunque con radici nel sud Italia. Perché si focalizzerebbe l’attenzione su un particolare senza considerare la dimensione reale del fenomeno che è globale e soprattutto ha metodi moderni per crescere”. Secondo Giannakopoulos, bande o organizzazioni ormai sono transnazionali, si spostano da un continente all’altro, dove hanno precisi punti di riferimento. “In questo senso dico che la definizione “mafia” è riduttiva, perché bisogna ormai parlare di criminalità organizzata “tout cout”, cioè di un’ organizzazione avvolgente, con una grande capacità di insediarsi nel territorio, come avviene e come è avvenuto qui in Svizzera. Per questo quando si va a fare una analisi dobbiamo comprendere e mettere in conto tutte le organizzazioni criminali, rumene, bulgare, albanesi, sudameri- L’esperto “Le minacce arrivano da bande rumene, albanesi... non solo da quelle più tradizionali” cane. Gruppi capaci di abbinare alla loro attività delinquenziale la conquista e dopo il controllo di intere parti del territorio”. Un’analisi, quella di Giannakopoulos, che si riallaccia ai rapporti dell’Onu, dove vengono tratteggiati i flussi di bande e organizzazioni che spostano dalle zone povere del mondo uomini e business criminali e che arrivano in quelle più ricche e avanzate, soprattutto europee. E la Svizzera, all’interno di questo quadro, non fa eccezione. Pubblicità )(Î PgXÉmXΔ )(Î gŁ0ÀÀgXÉ0” )(Î Få¨Îî .¨¨ÎÀ0gXmFα (gÉÎFłD0«młł m )>< Í”ã )(0 «ŁÎXgÉm «0î °0 åX «ÎŁXgÉÉmPÎXÉgÞ (m °0Ł0ÉÉg mFF—(gÉÎFłD0«młł m )>< ͔㔠YŁÎXgÉmÉÎ łå ™™™”ÎXm°0X”łÉPgŁ0ÉÀ”¨( K—gôÎŁÉm Û 0XÉÎłm m «ÎŁłgXm Î mF 0gŁXgÞ «ÎŁ ÉåÉÉm Fm °åŁmÉm °ÎF łg0gŁXg 0X åX (gÉÎF «mŁÉXÎŁ °åŁmXÉÎ F—0XÉÎŁm łÉm0gXÎ 0X¬ÎŁXmFÎ šXg mF Ù Pm0g ÙÉw” .HDH "+)#*&! I=K IUK U[I= .HDH (0*#"’ I;K IUK U[I= .HDH )-/#"’ IQKIUKU[I= IRU JN9ZZH IRU JN9ZZH OV TVTTH DM2OOHNA TBE9FTH 8B J2OT2 2NBDD2 2 J2NTBN9 82 U J9ZZB 2 O69DT2 QK>< BFX969 8B IUKG; $ & # + '+$ " IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 13 ATTUALITÀ La storia Magda Buzzini. Mamma di quattro figli, uno adottato, famiglia affidataria, oggi 60enne e nonna di sette nipoti, continua la sua lotta col Municipio di Brione Verzasca per ottenere dossi antivelocità, limiti orari e uno spazio per giocare ben recintato. Per proteggere i bambini, ma anche gli anziani e tutti gli abitanti. Ecco come lei, la“züchina”, si è inimicata l’intero paese “Non mollerò mai, la strada e il parco diventeranno sicuri” L Ti-Press DOSSI INUTILI È evidente la pericolosità della strada che scorre a pochi centimetri dal suolo privato delle abitazioni. Magda, sul bordo del suo terreno, mette dei “fantocci” di cartone, per far rallentare le auto, visto che i dossi sono così bassi da risultare completamente inefficaci. Intanto, molte auto sfrecciano, incuranti dei pericoli PATRIZIA GUENZI La vicenda a goccia che ha fatto traboccare il vaso, già colmo di ripicche, dispetti e più o meno velate minacce è stato quel cartello a due passi dalla casa di sua figlia: “Volontario 30 km/h pensateci!!” (sì, proprio con due punti esclamativi) scritto in rosso su sfondo giallo. L’ha mandata in bestia. Così come la limatura di quei piccoli dossi, appena fatti, perché un abitante ha reclamato che graffiavano la “pancia” dell’auto. Senza dire del decennale braccio di ferro per far recintare il parco giochi. Insomma, solo l’ennesima presa in giro del Municipio per Magda Buzzini, 60 anni, di Brione Verzasca, 5 figli, 7 nipoti, che ha voluto raccontare al Caffè una storia dai risvolti kafkiani. “Ah certo, bisogna pensarci per non sfrecciare a 50 km all’ora nell’abitato! Eppure, sono riuscita a sapere che esiste un progetto, già approvato dal Municipio, di una ‘zona di incontro’ che però non fanno - reagisce Magda, che in un grosso classificatore ha raccolto lettere, documenti e atti -. A questo punto penso sia per non darmela vinta. Ma li avverto, non mollerò mai, un giorno questa strada e il parco giochi diventeranno sicuri”. Da anni questa donna lotta per quello che reputa essere un sacrosanto diritto di tutti i cittadini: più sicurezza sulle strade comunali, quindi dossi e limiti di velocità, e un parco giochi recintato per scongiurare a tutti i costi una tragedia come quella che due anni fa ha colpito la sua famiglia. “Questo però è un altro discorso - taglia corto -. Quel drammatico episodio ci ha resi tutti più sensibili, ma ciò non toglie che in questo comune non s’è mai fatto nulla per rendere più sicura una strada, senza marciapiede, che attraversa una serie di abitazioni familiari”. Per capire bene la dinamica di questa vicenda bisogna fare 30 ANNI DI LOTTE Sono 30 anni che nonna Magda lotta per una strada più sicura, non solo per i suoi figli ma per tutti i bambini, e sono tanti, che vivono a Brione. Ti-Press UNA VOLONTÀ DI FERRO Cinque figli, sette nipoti, nonna Magda, 60 anni, ancora attiva nell’azienda del marito, non si fa certo abbattere dalle difficoltà o dalle critiche. Qui, all’interno del parco, a due passi dalla strada LE RICHIESTE Numerose le richieste al Municipio di dossi sulla strada per frenare la velocità o coni per evitare lo scambio di due veicoli nella stradina, tutte inutili. un balzo indietro di una quarantina di anni. Magda, allora poco più che ventenne, da Olten arriva in Ticino per imparare l’italiano. Incontra il suo futuro marito e va a vivere a Brione Verzasca. A metter su famiglia la coppia ci mette poco. E che famiglia! Cinque figli, tra cui uno adottato, e sempre un altro paio di ragazzini in affido. “Quella strada in cui abitavamo, a pochi passi dalla scuola, mi metteva ansia, sebbene fossero altri tempi e di auto ne giravano ben poche. Poche anche le famiglie attorno. C’era quella del sindaco, e la moglie per IL DRAMMA Nel 2012 un gravissimo incidente stradale alla nipote rende ancora più sensibile nonna Magda che chiede di recintare il parco giochi. IL MUNICIPIO È un braccio di forza tra Magda e il Municipio, che ad ogni richiesta risponde picche. No al 30 all’ora, no ai dossi, no alla recinzione del parco. ostacolare il traffico metteva sul ciglio della via i tricicli. Io non arrivavo a tanto, ma posavo dei coni o le biciclettine sul mio posteggio per far rallentare le auto e non permettere loro di scambiarsi sul suolo privato”. Poi, nel giro di poco la situazione migliora. “Il nostro vicino di casa riesce a far posare dei dossi antivelocità - riprende Magda -, ma solo nella parte finale della strada. Mentre io torno alla carica e chiedo al Municipio di metterli anche nella prima parte della via. Solo per un certo periodo sono comparsi quelli di gomma, che venivano LE DENUNCE Magda ha pure denunciato agli Enti locali il comportamento del Municipio che si è sempre rifiiutato di consegnarle i documenti. tolti in autunno e rimessi, non sempre però, ad inizio estate”. E veniamo al parco giochi, costruito una trentina di anni fa su un ampio prato che costeggia la strada. Mamme contente, bimbi felici. Ma... “Pericolosissimo - sbotta Magda -. Non c’è mai stata una recinzione, solo dei legni lungo il perimetro, sotto cui i bimbi più piccoli passano facilmente senza abbassarsi. Per non dire dei cani, che entrano liberamente a fare i loro bisogni. Ma no!, ci ha detto il Municipio, il parco non si può recintare. E sapete perché? Perché è antiestetico. Ma se esisto- …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON LA FINESTRA SUL CORTILE Anonymous IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali LE PAROLE DEL 2013 Autori vari SAPORI E MITI Cenni Moro no dei parchi in cui addirittura non si può fumare!”. La battaglia di Buzzini è tutto sommato quella di un guerriero solitario. La figlia la affianca, qualche altra mamma, ma è soprattutto lei, Magda, da sempre in prima fila. Dapprima per la sicurezza dei suoi figli e quelli dei vicini, ora dei suoi nipoti. “Ma anche di anziani, mamme con la carrozzina, di qualsiasi persona si trovi a percorrere questa strada che, ripeto, è troppo pericolosa. E chi oggi sfreccia a 50 e passa km all’ora si ricordi che ho combattuto anche per la loro incolumità, quando erano bimbi. Coloro che oggi passano via, sghignazzando e buttandoci all’aria i coni che mettiamo per farli rallentare, sappiano che è anche per loro se mi sono inimicata mezzo paese. Tra minacce e ritorsioni, anche nei confronti di mio marito. Ma ci sono abituata, non mi fa né caldo né freddo”. Abituata eccome Magda alle chiacchiere e alle occhiate di sbieco. Dapprima quando è arrivata lì, giovane sposa in quel paesino, che oggi conta poco più di 150 anime, la “züchina” la chiamavano. Poi quando ha avuto addirittura 4 figli, tutte femmine. Poi quando è arrivato Luis, un piccolo brasiliano di 5 anni, adottato 23 anni fa. “Così scuro non passava certo inosservato - ricorda Magda -. A Brione non si parlava d’altro, tutti a dirci ‘ma non ne avete abbastanza di figli?’, ‘Ma volevate per forza il maschio?’. Insomma, erano di questo livello i commenti di alcuni abitanti del paese”. Un paese in cui parentele e interessi privati, inevitabilmente, rischiano maggiormente di intersecarsi. “Molti hanno un favore da rendere o qualcosa da nascondere - spiega la donna -, non dico di grave; anche ‘solo’ un permesso di costruzione ottenuto non si sa bene come, o una riattazione fatta perché chi doveva verificare ha chiuso un occhio…”. Ma qualcuno in paese comincia forse a capire. I più coraggiosi dicono apertamente “qui c’è sotto ben altro”. “Già… - conclude Magda -, ma questa è un’altra storia”. [email protected] Q@PatriziaGuenzi 6,2 mio IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 14 I conti annuali 2013 dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) si sono chiusi con un risultato d’esercizio positivo di 6.2 milioni di franchi ilDossier 1. Il futuro sanitario. Prove iniziali di “alleanza”sanitaria nel Locarnese. Così La Carità e la Santa Chiara collaboreranno Ospedale LA CARITÀ Clinica S. CHIARA Collaboratori 710 260 Posti letto pazienti degenti 163 100 Posti letto pazienti ambulatoriali 30 10 Milioni di franchi di costi 90 38 Ricoveri 7700 3750 Giornate di cura 55.000 24.300 Pazienti ambulatoriali 44.000 19.400 Visite in pronto soccorso 25.000 9500 Interventi chirurgici 5100 3665 Giorni di degenza media 7.1 6.5 Tasso medio di occupazione letti 92% 67% D alla Hildebrand alla Clinica Santa Chiara. La collaborazione tra ospedale pubblico e sanità privata, cardine della nuova pianificazione ospedaliera, alla Carità di Locarno è da tempo già realtà. Un nuovo e significativo test di questa strategia operativa si è avuto nel novembre scorso, quando con l’esondazione del Verbano i pazienti acuti della clinica Santa Chiara, sono stati ricoverati per due settimane alla Carità. “I media hanno dato molta risonanza a questa collaborazione ‘forzata’ - spiega Chiara Canonica, responsabile del servizio infermieristico dell’ospedale di Locarno -. Ma non si è parlato di un aspetto importante, cioè la presenza in ospedale di una sessantina di collaboratori della clinica che hanno lavorato assieme a noi con risultati positivi per tutti. Da entrambe le parti ci si è resi conto di poter contare su colleghi professionali e preparati, con cui scambiarsi anche utili consigli”. Intanto, La Carità, conta due nuovi nuovi primari nominati da poco, il dottor Franco Salsano per ginecologia, e Michele Arigoni, per chirurgia, che prenderà il posto del primario rimasto coinvolto nello scandalo delle fatturazioni fasulle. “La nuova squadra di chirurgia è pronta – precisa il direttore dell’ospedale Luca Merlini -. Il nuovo primario comincerà la sua attività nel luglio 2015, ma nel frattempo abbiamo già intensificato le collaborazioni. In particolare, da inizio dicembre, possiamo contare sul dottor Luca Giovannacci, viceprimario del Civico, che ha ripreso la responsabilità della chirurgia vascolare anche per Locarno”. La Carità è stata al centro di un recente studio dell’Universi- PREMESSE PROGETTUALI CONDIVISE Alta specialità Consiglio d’amministrazione DIREZIONE La Carità/S. Chiara Ospedale Clinica tà della Svizzera italiana (Usi) per uno dei progetti strategici dell’Ente ospedaliero cantonale ( Eoc), “Promuovere la continuità delle cure con i partner sociosanitari”. Per l’ospedale, i risultati sono stati lusinghieri. “La Carità è un esempio di ospedale permeabile, integrato, improntato alle relazioni. Ciò facilita la Specialità Base continuità delle cure, dentro e fuori dall’ospedale - spiega Andrea Trombin Valente, referente dello studio Usi e responsabile del servizio risorse umane della Carità -. Tramite dei focus group, delle interviste qualitative e un questionario inviato a tutti i partner socio-sanitari in Ticino, abbiamo delineato un Il direttore dell’ospedale Ti-Press S LE DUE STRUTTURE Qui accanto, l’ingresso dell’ospedale La Carità a Locarno; a destra, la clinica Santa Chiara IL TIMING ENTRO DICEMBRE 2014 1. Identificare criticità e soluzioni per governo clinico, logistica, finanze 2. Proposta forme societarie 3. Sondaggio a popolazione e partner 1 o 2 per il Ticino 1 per regione 2015? Comunque dopo ratifica Gran Consiglio 1. Test maternità, neonatologia e ginecologia 2. Verifica Tutti profilo piuttosto preciso di quali sono gli aspetti positivi e quali sono invece le opportunità di miglioramento. In particolare, ciò che sembra mancare è la conoscenza reciproca: capire meglio cosa fa l’altro e, soprattutto, sapere con chi parlare quando si ha bisogno di un’informazione”. Da questo punto di vista, il progetto di compartecipazione pubblico-privata con la Clinica Santa Chiara sembra essere una continuazione ideale di quanto intrapreso negli ultimi dieci anni dalla direzione dell’ospedale locarnese. “Quando nel 2003 abbiamo cominciato la collaborazione con la Clinica Hilde- Ti-Press Ti-Press GIORGIO PELLANDA 57 anni, dal 2011 è direttore generale dell’Eoc, l’Ente ospedaliero cantonale FINE 2015? Secondo messaggio del dipartimento Sanità Creazione società di esercizio SVILUPPO PER 1-2 ANNI Integrazione di tutti i servizi ospedalieri brand di Brissago, si erano levate voci di disapprovazione, come se pubblico e privato non potessero o non dovessero lavorare insieme - ricorda il direttore Merlini - . Oggi possiamo vedere i risultati di questo partenariato che è positivo a tutti i livelli e che tutti riconoscono essere al 100% nell’interesse dei pazienti. Nell’ospedale abbiamo il personale specializzato della Hildebrand che interviene sui pazienti quando sono ancora in fase acuta. La letteratura scientifica ha dimostrato che prima comincia la riabilitazione, maggiori saranno i progressi nella fase di recupero”. Il fermento di attività del- Luca Merlini spiega gli scenari del rapporto con l’istituto privato e come si assicureranno ai pazienti cure mediche e infermieristiche “Il nostro è un nosocomio pluripremiato, ma questa cooperazione ci rafforzerà” Q Le dimensioni “Le dimensioni contano. Nel caso non si faccia nulla, la Carità sarà sempre un istituto acuto e parte dell’Ente” 15 “Locarno resterà un polo sanitario forte e di qualità” IL PERCHÈ DEL PROGETTO Intensità di cura NOSTRO SERVIZIO A CONFRONTO l’Ente ospedaliero cantonale. Una collaborazione che dovrebbe sfociare in una società per azioni, mista pubblico-privato, che avrebbe un peso maggiore nella nuova configurazione della sanità prevista dall’Eoc. Quattro ospedali di prossimità: Lugano, Bellinzona, Mendrisio e Locarno in grado di garantire tutte le cure adeguate per i pazienti vicino al loro domicilio, e con i primi due nosocomi, complementari di riferimento, per gli interventi specializzati. In questa panoramica ecco quello che potrebbe essere il futuro polo ospedaliero del Locarnese. Sul prossimo numero si metterà invece a fuoco il nuovo scenario previsto per l’ospedale di Mendrisio. 1 - continua Primariato P er il futuro della sanità nel Locarnese, si profilano tre scenari. Un polo ospedaliero forte che potrebbe nascere dalla collaborazione pubblico-privato tra la La Carità e la clinica Santa Chiara; la tormentosa strada dei ricorsi contro questa collaborazione o di un eventuale referendum; il mantenimento della situazione odierna con due strutture in concorrenza, ma con il rischio di una progressiva marginalizzazione della regione sulla scena sanitaria del cantone alla luce della pianificazione ospedaliera. A ragionare sulla base delle possibilità concrete, la prima opzione pare la migliore, come del resto si evidenzia negli articoli in queste pagine con le interviste a Luca Merlini, direttore della Carità, e a Giorgio Pellanda, direttore del- Le giornate di presenza di persone in formazione, nel 2013 all’Eoc, che hanno frequentato corsi in vari ambiti sanitari e tecnici Il direttore dell’Eoc Un ospedale e una clinica con un futuro prossimo da costruire spalla spalla A cura di LIBERO D’AGOSTINO e PATRIZIA GUENZI 60.000 uesta nuova esperienza è stimolante. Il bilancio, tra pro e contro, è positivo, malgrado le evidenti diversità strutturali e qualitative tra i due partner. Eppure, la liaison con la Santa Chiara, anche per Luca Merlini, direttore della Carità, s’ha da fare assolutamente. “Questa cooperazione ci rafforzerà - sottolinea -. Ma non è certo l’unica possibilità di sopravvivenza per noi, come hanno detto i vertici della clinica. Mi sembra un po’ sensazionalistico riferito ad un ospedale pluripremiato com’è il nostro”. Quindi, direttore, non la spaventa la collaborazione tra istituti di natura così diversa? “Il finanziamento agli istituti sanitari, in vigore dal gennaio 2012, ha di fatto assottigliato la differenza tra servizio pubblico e clinica privata. La pianificazione ospedaliera distribuisce i servizi su tutti gli istituti del cantone, che sono tenuti a prestare le migliori cure possibili al paziente. Ed è questo il punto di partenza per ogni possibile e futura collaborazione”. Quale apporto reale la clinica può dare a garanzia del futuro dell’ospedale di Locarno? “Se usciamo dai giochi politici e dagli interessi di parte, e ci concentriamo solo su ciò che è meglio per i pazienti della regione, il progetto di compartecipazione pubblico-privato attualmente allo studio rappresenta la soluzione più equilibrata”. Le dimensioni dei due istituti sono però molto diverse. “Sì le dimensioni contano. Nel caso in cui questa collaborazione non si faccia, la Carità continuerà ad assicurare in modo indipendente le cure di prossimità, in qualità di istituto acuto e parte dell’Ente ospedaliero cantonale”. È concreto il sospetto in ambienti politico sanitari che l’ipotesi di declassare i pronto soccorso e le cure intensive di Locarno (due anni fa messa nero su bianco dai vertici dell’Ente) non sia stata messa del tutto da parte dall’Eoc? Se ciò accadesse che significato avrebbe una collaborazione con la Santa Chiara? “Molte persone e istituzioni sono coinvolte nel disegnare la sanità di domani nel nostro Cantone. Per questo motivo, gli scenari sono molteplici e prendono in considerazione diverse ipotesi. L’obiettivo resta comunque quello di continuare a fornire le migliori cure possibili ai nostri pazienti e in quest’ottica il modello attuale, con il pronto soccorso di tipo A e con le cure intensive, risponde a queste necessità”. Avreste voluto avere anche voi un mandato per un’alta specialità? Solo il 20% dell’attività concerne le alte specialità, concentrate a Bellinzona e a Lugano. Gli ospedali di prossimità giocano un ruolo importante sia per la presa a carico dei pazienti che come ‘porta di entrata’ della struttura multi-sito dell’Eoc”. LUCA MERLINI 49 anni, direttore dell’ospedale regionale La Carità di Locarno l’ospedale sembra andare in controtendenza rispetto alle decisioni dell’Eoc che ha recentemente “promosso” Bellinzona e Lugano a poli di valenza cantonali. “Concentrare le specialità non va a discapito delle cure di prossimità - osserva Luca Gabutti, direttore sanitario della Carità -. Nella proposta dell’Eoc ci sono quattro ospedali di riferimento, tra cui Locarno. La valenza di un ospedale non è legata ai singoli individui, è necessario un approccio polispecialistico che permetta una presa a carico adeguata del paziente. Come promuoviamo il lavorare insieme in seno alla rete sanitaria del Locarnese, così sosteniamo la collaborazione con gli altri istituti dell’Ospedale multisito dell’Eoc, e in particolare con quelli in cui sono state concentrate alcune specialità multidisciplinari e complesse”. Le osservazioni del direttore Gabutti sembrano trovare riscontro in alcuni investimenti che l’Eoc sta portando avanti nel nosocomio locarnese. Dopo l’inaugurazione delle nuove cure intense, sono stati implementati alcuni progetti importanti come, ad esempio, il Cmu, il Consultorio di medicina di urgenza. Un servizio attivo nei weekend e nei giorni festivi, in cui una ventina di medici accreditati, di altrettanti studi privati del Locarnese, a turno sono a disposizione dei pazienti che ricorrono al pronto soccorso della Carità. “Per ridurre i tempi di attesa, abbiamo attivato questa ‘corsia preferenziale’ per i casi meno gravi, che vengono accolti in ospedale dai colleghi attivi sul territorio”, spiega Marilù Guigli Poretti, caposervizio di medicina d’urgenza della Carità. Un’esperienza che ci permette di lavorare insieme, confrontarci sui problemi clinici e di conoscerci meglio tra colleghi”. olo l’unione fa la forza. Un concetto più volte ribadito dal direttore generale dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) Giorgio Pellanda che guarda con ottimismo alla futura collaborazione tra La Carità e la Santa Chiara. Ma prima fughiamo i timori su un eventuale declassamento dei reparti di pronto soccorso e cure intensive alla Carità: “È escluso, significherebbe rinunciare a moltissimi interventi chirurgici; Locarno resterà un polo sanitario forte e di qualità”, assicura Pellanda. E allora, direttore, quali saranno i tempi per questa collaborazione? “In primavera dovremmo riuscire a partire con la fase di test, che durerà dai sei ai nove mesi, inizialmente sui mandati di maternità, neonatologia e ginecologia”. Se tutto funziona bene? “Allargheremo la collaborazione ad altri mandati e andremo avanti per altri due anni”. Bene, ma avete pensato a come conciliare due interessi diversi, quello privato più improntato all’utile, e quello no profit del pubblico? “L’obiettivo principale anche del privato è quello di svolgere un compito nell’interesse della popolazione. Se poi ci sono utili, si decide di redistribuirli o reinvestirli, questo è affare del singolo. L’importante è garantire prestazioni di qualità”. Prestazioni di qualità che hanno bisogno anche di strutture di qualità. “Inizialmente sarà una collaborazione trasversale, mantenendo le due strutture. Ma è ovvio che in futuro bisognerà concentrare anche le risorse e valutare quindi la logistica. Un solo ospedale è anche l’obiettivo politico per il futuro del Locarnese”. La Carità è stato definito un ospedale di prossimità. Cosa significa? “Non un ospedale di serie B. È una struttura con oltre 700 collaboratori e 200 medici, tra interni ed esterni, che assicura prestazioni di base, sia di medicina che di chirurgia, dotato di un ospedale di giorno e di un efficiente pronto soccorso. Non solo...”. Cos’altro? “La prossimità è nelle visite, nella diagnostica perché lo specialista si sposta e si avvicina al paziente, ma anche nel pronto soccorso e nella degenza. Ovvia- Le rassicurazioni Pellanda:“Non ci sarà nessun declassamento del pronto soccorso e cure intensive” mente non per le patologie complesse”. Se la collaborazione non funziona? “Il governo elaborerà una nuova proposta di ripartizione dei mandati”. Uscendo da Locarno, cosa ne è stato dell’ospedale unico cantonale? “Inizialmente si pensava ad un’unica struttura dove inserire le specialità, in seguito abbiamo preferito splittarle a Bellinzona e a Lugano”. Infine, un accenno alla Clinica Luganese. L’Eoc non è sembrato granché interessato all’acquisto. “Bè, della vendita l’abbiamo saputo dai media. Abbiamo dato la nostra disponibilità, chiedendo una serie di informazioni. Ma sappiamo tutti come è andata”. Le strutture a confronto Due realtà differenti, due modelli diversi lavoreranno assieme C erto, le cifre nude e crude divergono tantissimo. Dai collaboratori alle visite nel pronto soccorso, dagli interventi chirurgici ai posti letto per pazienti ambulatoriali (vedi grafico a sinistra). Difficile immaginare che due realtà così diverse, con culture professionali differenti, entro breve dovranno affiancarsi, collaborare e crescere insieme. Eppure, il progetto della pianificazione ospedaliera per una sanità del Locarnese più efficiente, di qualità e meno costosa questo prevede. L’ospedale La Carità e la Clinica Santa Chiara, pubblico e privato alleati al fronte, per assicurare le cure di prossimi- I primi passi Dapprima saranno condivisi soltanto i mandati di maternità, neonatologia e ginecologia, attraverso un test pilota tà ai cittadini dell’intera regione, garantendo loro una sanità di qualità, dalla diagnostica al pronto soccorso. Ecco perché, ospedale e clinica si stanno già impegnando attraverso una precisa tabella di marcia per riuscire in breve tempo ad essere operativi. Intanto, le premesse progettuali sono già state condivise. I due istituti dovranno avere un’alleanza trasversale, dapprima in due stabili in futuro in uno solo, per quanto riguarda il primariato e l’intensità di cura. Ovvero, l’organizzazione medica e la distribuzione delle specializzazioni. Più facile a dirsi che da mettere in pratica, visto che alla Santa Chiara c’è un pool di medi- ci-proprietari della struttura che non è detto vogliano rivendicare la loro specializzazione e non “cederla”, quindi, ai due ospedali di riferimento, il Civico di Lugano e il San Giovanni di Bellinzona. Inoltre, La Carità ha al suo interno una struttura con una gerarchia ben definita, in cui ogni caso viene discusso e la presa a carico del paziente è completa e continuativa da parte di un team con a capo un primario. Certo, pure Locarno si appoggia a dei professionisti esterni, ma questi, comunque, si adeguano e collaborano con l’equipe interna. Il privato, la clinica in questo caso, dovrà quindi fare il passo più lungo per cambiare organizzazione, ma a tutto vantaggio suo anche dal punto di vista della formazione del personale, favorita dallo scambio di esperienze. E allora, dopo la costituzione di una società d’esercizio - la cui forma è allo studio dell’Usi - e l’approvazione dei rispettivi consigli di amministrazione e direzione del Dipartimento sanità e socialità, si partirà con una collaborazione solo per i mandati di maternità, neonatologia e ginecologia, attraverso un test pilota. Sette i gruppi di lavoro già attivi: medicina e oncologia, chirurgia, maternità, neonatologia e ginecologia, anestesiologia e blocco operatorio, radiologia, area critica e management (gruppo di coordinamento). Verrà anche coinvolta la popolazione, che dovrà dire cosa si aspetta da questa collaborazione. Sulla carta il progetto c’è. Bisognerà vedere alla prova dei fatti se davvero pubblico e privato potranno proficuamente collaborare. 1983 1987 41.376 1991 42.575 1995 38.101 1999 36.581 2003 29.042 27.155 2007 2011 17 Le finanze Solo quattro bilanci sono risultati in attivo nelle ultime tre legislature e il parlamento s’appresta a discutere l’ennesimo “rosso” Si ripresenta il ministro uscente. Si candida l’imprenditore al vertice del partito. Si trova un terzo nome per riempire il vuoto lasciato nella corsa all’esecutivo da Antonini. Su queste tre eventualità si giocheranno i prossimi mesi del “partitone”. Mentre“pro Laura” sono gia state raccolte 300 firme Dalle“simmetrie”alla“Road map” il Cantone ha fatto 2 miliardi di debiti Dai bilanci di Marina Masopassando da 200 a 20 Comuni. ni a quelli di Laura Sadis, dal Concetto fatto proprio anni do2004 al 2014, lo Stato è andapo dal ministro Gobbi. Per Peto... in rosso. Con preventivi lin Kandemir, Ps, quello fu “un sempre in deficit, come quello preventivo ponte”. Previsto in che si discuterà domani, lunerosso di 160 milioni, a consundì, in parlamento con un disativo registrò un utile di 16. vanzo “ballerino” - fra i 112 e Il resto è cronaca recente. i 125 milioni - e dall’esito inIl preventivo 2012 (-220 micerto. Già quello del 2014, con lioni), che aveva registrato 148 milioni di deficit (saliti ora l’accordo di Lega,Plrt e Ppd, via 200) era a rischio. Il capode Giuliano Bignasca salire a gruppo ppd Fiorenzo Dadò Bellinzona per far saltare il avrebbe voluto bocciarlo: “Non banco chiedendo le dimissioni abbiamo nessuna intenzione di entrare nella storia per aver ‘tenuto su il sacco’ alla classe Pubblicità politica più inconcludente del dopoguerra”. Poi tutto rientrò. Tranne il debito pubblico, che veleggia ormai attorno ai due miliardi di franchi. Da quello dei “tagli” del 2004 a quello del “tarallucci e ammortamenti” del 2014, secondo la definizione di Marco Chiesa dell’Udc, ogni preventivo ha fatto storia a sè. Si va dalla “simmetria dei sacrifici” del 2005 al preventivo “taroccato” del 2006. Da quello del “respiro” del 2007 a quello “ponte” del 2008, Da quello della “Road map” del 2013 a quello “ballerino” del 2015. Nel 2005 si parlò di preventivo della “simmetria di sacrifici”: imposte da una parte e tagli dall’altra. Un’operazione “poco simmetrica” per l’Udc che lanciò un referendum contro l’inasprimento fiscale. L’Mps, con l’iniziativa “i soldi ci sono”, chiese invece di tassare di più le società. Si votò l’anno dopo e la “simmetria” tenne. Giovanni Merlini, Plrt, in parlamento sostenne l’importanza “di aprire subito il cantiere, £_TÈ ˘uèfl/ª ˛ı /_MuªÂŁ impegnativo ma indispensabiBŁ_uªflBªTŁè .BÞèŁ__Ł) /T flèªB_ le, della revisione dei compiti dello Stato, senza la quale non sarà possibile un risanamento in tempi ragionevoli delle finanze”. Fu però solo grazie all’oro della Banca nazionale, che il bilancio chiuse con un avanzo di 54 milioni. La situazione peggiorò con il preventivo 2006, in rosso di /_T i ':b¶ /T/T/ŁÈ ˘b quasi 200 milioni. Il leghista Attilio Bignasca lo definì un nflª TèB/ £Å/»»Â_M £)_u preventivo “taroccato”: “Gon_uuÞflè »Þ »Å/»»Â_M{Â)˛TªŁªBè fiato con i soldi della Bns e dal maquillage contabile”. L’allora deputato Norman Gobbi preannunciò il voto contrario della Lega chiedendo un taglio della spesa di 150 milioni e lamentandosi per la mancata revisione dei compiti dello Stato: “Questo è un governo privo di visioni e di concordanza. Non si tratta di un team, ma di una riunione di cinque capidipartimento. È un governo disunito con il solo obiettivo di arrivare a fine legislatura il più presto possibile”. Anche il preventivo 2007 si presentò in rosso, meno 170 milioni, contenuti ad una trentina a consuntivo. Fu sostenuto dal Plrt e Ppd, si astenne il Ps, votarono contro Lega, Udc, Verdi e Pdl. Sempre Merlini parlò di “Preventivo del respiro, anche se lo si potrebbe chiamare il preventivo della grande incertezza sugli scenari futuri e sulle strategie di fondo per raggiungere nei prossimi anni il pareggio di bilancio”. Lo scomparso Rodolfo Pantani (Lega) fu caustico: “Più di respiro, io parlerei di rantolo pre-elettorale”. Nel 2008, 2009 e 2011 i bilanci andarono meglio. Presentati in deficit chiusero in attivo. Raoul Ghisletta giustificò l’adesione del Ps ai conti del 2008 con la necessità di “razionalizzare sempre più il funzionamento dello Stato” Ti-Press del ministro plrt Laura Sadis. Tanto rumore per nulla. Le astensioni di deputati leghisti e del Ps fecero tirare un respiro di sollievo. Quello del 2013 è invece passato alla cronaca come frutto dell’accordo di Medeglia, “dell’ultimatum” intimato dai presidenti di Plrt, Ppd e Lega al governo. “O tagliate 50 milioni, o lo rimandiamo al mittente”. Un bluff. Per salvare capra e cavoli si inventò all’ultimo minuto la road map, un piano di rientro che presupponeva il pareggio di bilancio entro il 2015. Il preventivo 2014 fu rinviato a gennaio - fu approvato grazie a manovre sugli ammortamenti - proprio per discutere della road map. Intervenne Walter Gianora, Plrt: “Sull’obiettivo che ci si era posti, il pareggio dei conti entro il 2015, che dire? In gergo militare si potrebbe dire: “Nicht erfüllt”, esercizio non riuscito”. c.m. {fl_TŁ/ uèfl /B iªŁªBè{ Tre scenari possibili nella crisi plrt con Sadis,con Cattaneo oppure... Le ipotesi 1 LA RICANDIDATURA Laura Sadis si lascia convincere e si ripresenta per recuperare due seggi. Difficoltà per Vitta ma anche per Cattaneo Il futuro del presidente liberale radicale appeso alla lista per il governo CLEMENTE MAZZETTA E ora toccherà davvero a Rocco Cattaneo metterci la faccia? L’uscita di scena di Mauro Antonini ha mandato in tilt l’ex ”partitone” che si trova a dover cambiar cavallo in corsa. Il problema non è solo trovare all’ultimo minuto un quinto candidato. Il presidente del Plrt deve anche controbattere agli attacchi interni e giustificare la scelta, rivelatasi infausta, di aver avviato con troppo anticipo la corsa elettorale sull’onda del rinnovamento “n’importe quoi”. Ora per il partito si aprono tre scenari: la candidatura di Sadis; quella di Cattaneo oppure quella di un nome nuovo. E nel caso in cui fosse la prima fra le tre ipotesi a concretizzarsi, per Cattaneo la strada, da presidente, sarebbe in salita. Sul tavolo della presidenza del Plrt il primo nodo da sciogliere sarà quello di Laura Sadis, chiamata a gran voce – con un appello firmato da 300 cittadini – a riconsiderare la sua scelta di non ripresentasi per un terzo mandato. Eletta nel 2007 dopo uno scontro durissimo fra l’ala liberale pro Marina Masoni e quella radicale, è sempre stata contestata, a volte in modo palese a volte in modo sotterrano, da frange del partito luganese. Si ricorderà quel “zitta e prepara la valigia”, con cui l’apostrofò l’ex sindaco di Lugano Giorgio Giudici. Rieletta nel 2011, non era mai entrata in sintonia con il nuovo presidente Cattaneo, che in più occasioni nè criticò l’operato. “Una vera e propria azione di mobbing”, ha commentato recentemente Attilio Bignasca della Lega. L’ex consigliere di Stato Gabriele Gendotti sostenne che “era stata fatta fuori in modo poco elegante” dal suo stesso partito. Le tensioni, visto i baci e gli abbracci dell’ultimo congresso, sembrerebbero appianate. Ma perché Sadis riconsideri la sua scelta sarebbe necessario che la presidenza facesse proprio l’appello firmato danumerosi cittadini, da Dick Marty a Giovanni Merlini, ma anche da Alex Pedrazzini Roberto Malacrida, da Augusto Gallino a Christian Marazzi, secondo i quali “L’esperienza di Sadis, la sua serietà, il rispetto di cui gode a livello federale e presso gli altri cantoni assicurerebbero al Consiglio di Stato non solo la conti- nuità di una presenza di una persona integra e capace, ma aumenterebbero le possibilità di rovesciare l’attuale maggioranza leghista in governo”. A favore di una sua candidatura anche la necessità di controbattere alla “forte” lista del Ppd, che con Beltraminelli, Regazzi, Dadò può calamitare ampie fette di elettorato. Nell’ipotesi che Sadis ritorni sui suoi passi e si ricandidi, tutti vivrebbero felici e contenti, soltanto se si raddoppiassero i seggi. Altrimenti, in questo sce- nario a rischiare non sarebbe solo Vitta, che verrebbe escluso. Anche Cattaneo non avrebbe vita facile. Dopo aver puntato tutto sul rinnovamento, si ritroverebbe Sadis in governo. Se per Vitta, anche in caso di mancato raddoppio, potrebbe essere possibile un ripescaggio magari con una staffetta a metà legislatura con Sadis (che si dice aspiri a Berna guardando magari al mitico seggio ticinese nel Consiglio federale) , per Cattaneo la situazione si compliche- L’editoriale Una politica che galleggia come l’olio LILLO ALAIMO segue dalla prima pagina C ontratti, detto in senso lato, che necessariamente non possono più essere quelli dei decenni passati. La globalizzazione ci confronta con nuove dinamiche. E sì, è più facile far credere che le difficoltà del mercato possano essere risolte rivedendo un accordo internazionale e cambiando i criteri di una tassazione! Ma i frontalieri (come i politici avveduti sanno) non sono la “causa”, sono la “conseguenza” di problemi radicati e complessi. Che arrivano anche alla necessità di rivedere la formazione scolastica e professionale, perché sia più rispondente alle esigenze del mercato. È a questa politica - “sempliciotta”, “gridata” e “pop” dalle facili risposte - che Laura Sadis non ha voluto inchinarsi. E ora, ora che con l’improvvisa rinuncia di Mauro Antonini alla corsa di aprile per il governo si è aperta una falla nella cinquina scelta, si assiste a ciò che, francamente, ci si sarebbe atteso la scorsa primavera. Lettere aperte, accorati appelli pubblici (dal Plrt e addirittura da sinistra) affinché Sadis ritorni sulle proprie decisioni. Ma come?! Fare oggi questi appelli - a noi pare, in ritardo di sei mesi - non è come dire che Sadis non vale un Antonini!? Di fatto, la si guardi da destra o da manca, la sostanza appare questa. Sebbene la verità stia altrove. E cioè a dire nelle scelte di non sufficiente peso specifico fatte in quest’ultimo anno dal partito. Nella rincorsa, come tutti ma proprio tutti i partiti, a dare risposte facili facili a problemi non semplici. E la cinquina per il governo presentata mesi fa dal Plrt rientra in questa logica. Che ci stava a fare Antonini? Occasioni gettate al vento, perché - tanto per dire - l’accoppiata in lista Sadis-Vitta, il capo gruppo plr in parlamento, avrebbe certamente dato (o darebbe, nel caso in cui in queste ore Sadis dovesse ritornare sui propri passi) maggiore consistenza, linea, luce al profilo del partito. Avrebbe certamente aperto (o aprirebbe) una realistica speranza per la riconquista del secondo seggio. Sadis e Vitta sono politici seri e preparati, al di là delle vecchie, stantie, odorose divisioni fra liberali e radicali, Sopraceneri e Sottoceneri. E chissà, forse farebbe da argine all’imperante populismo di marca neo conservatrice ormai trasversale a tutte le forze in campo. La storia recente del Plrt non è stata sufficientemente di peso. Come l’olio nell’acqua di questa realtà liquida, il Plrt è rimasto in superficie. Non si è affatto miscelato. Nè col suo elettorato, nè col Paese. Si è limitato a galleggiare. Perché altro, con simili scelte, non poteva accadere. [email protected] Q@lilloalaimo rebbe, anche perché nel Plrt riprenderebbe la faida fra liberali e radicali.Altra soluzione a questo punto è che sia lo stesso Cattaneo a metterci la faccia. A proporsi in lista. Una scelta difficile sul piano personale: se eletto dovrebbe abbandonare le sue molteplici attività di imprenditore. Perdipiù, in caso di mancata elezione, se il risultato personale non fosse più che soddisfacente, dovrebbe essere lui a fare le valigie. Inevitabilmente la sua candidatura si trasformerebbe in un referendum sulla sua politica, con l’ala radicale che non esiterebbe a ricambiargli il trattamento effettuato a Sadis, con gli interessi. La quadratura del cerchio si otterrebbe più facilmente su un nuovo nome. Che si voglia andare in questa direzione lo si intuisce dalle dichiarazioni del vicepresidente Michele Morisoli, che su Opinione liberale scrive: “Continuando su questa linea di cambiamento rivolta al futuro del Ticino, insieme a Rocco e d’intesa con la nostra consigliera di Stato completeremo la squadra”. Una linea di cambiamento che esclude Sadis e Cattaneo e presuppone un personaggio nuovo del Luganese. Ripescando Roberto Badaracco, arrivato ad un palmo dalla lista nel giugno scorso. O qualcun altro già in lista per il Gran Consiglio. O meglio, puntando su giovani, come il municipale di Lugano Michele Bertini, 29 anni, o il sindaco di Cureglia Paolo Pagnamenta, 36 anni. Candidati in perfetta linea con l’idea di rinnovamento impostata da Cattaneo e da Morisoli nel giugno scorso. Anche se un giovane, poco conosciuto offre minori chance per riacciuffare il secondo seggio, obiettivo di Cattaneo, il cui futuro è sempre più che mai appeso al destino di una lista. [email protected] Q@clem_mazzetta SB £_TÈ ˘uèfl/ª ˛ı /_MuªÂŁ Â_T ªŁŁflªèTŁè flèªB_{ 2 LA DISCESA IN CAMPO Cattaneo rompe gli indugi e si candida. Un voto che sarà un vero e proprio referendum interno sul presidente del Plrt 3 IL QUINTO NOME Si riprende a cercare fra i possibili candidati. Si fanno i nomi di Roberto Badaracco, Michele Bertini, Paolo Pagnamenta j{ü ¼ %{èflèŁŁ_ TèBBª TèÀè è Łflª Bè MªT/{& A Berna vige ormai una nuova tradizione: il presidente della Confederazione appena eletto pronuncia un breve discorso davanti all’Assemblea federale. Fatto che aggiunge un po’ di solennità ai nostri usi politici, al solito molto spartani. La prima ad affrontare l’esercizio, Simonetta Sommaruga, ha sviluppato un bel discorso sulla democrazia diretta, che andrebbe letto anche nelle scuole quale lezione di civica. Cosa ha detto? In primo luogo: “Ogni cittadina ed ogni cittadino sono importanti. In nessun altro Paese al mondo i cittadini hanno tanto potere e responsabilità quanto in Svizzera”. Poi: “La nostra cultura politica deve essere basata sul rispetto di chi professa un’opinione diversa dalla nostra e sulla convinzione comune che l’apertura al compromesso è espressione di forza e non di debolezza”. L’attitudine al compromesso, dunque, come forza per il Paese e non come debolezza. Trovare una via mediana con gli avversari è nobile, non è una capitolazione. Ed è in questo modo che la Svizzera ha sempre progredito, trovando il cammino della prosperità. In una frastornante molteplicità di votazioni, nessuno vince sempre, ma nessuno è sistematicamente nel campo dei perdenti. Coloro che coltivano l’arte del compromesso sono veri eroi e autentici motori della Confederazione. Ma quest’arte di intendersi malgrado le nostre diversità è in pericolo. La politica spettacolo, la personalizzazione eccessiva della posta in gioco e un populismo semplificatore, che asseconda la volgarità, hanno rovinato il nostro prezioso “savoir faire”. Appena qualche giorno dopo il discorso di Simonetta Sommaruga, il Consiglio nazionale ha deciso l’uscita dal nucleare. Un gioiello del compromesso, da ascrivere ai buoni uffici dei socialisti e dei democratici cristiani, che hanno operato di concerto per trovare soluzioni praticabili. Vivremo con le centrali nucleari esistenti, ma non ne costruiremo di nuove e quelle che continueranno a funzionare saranno sorvegliate più attentamente. Appena approvato da una netta maggioranza al Nazionale, il compromesso si vede minacciato da una doppia opposizione; i favorevoli al nucleare vogliono lanciare un referendum perché non credono nel potenziale delle energie rinnovabili, mentre alcuni tra i Verdi trovano che il processo di spegnimento non sarà sufficientemente rapido. Se sarà lanciato un referendum, si accumuleranno due volontà totalmente antagoniste. Trovasse la maggioranza popolare, non ci saremmo mossi di una virgola dalla dipendenza dall’atomo e ci illuderemmo fino al prossimo voto sulla possibilità di costruire nuove centrali. Avremo quindi perso molto tempo per mancanza di rispetto nei confronti del compromesso appena trovato. È uno stupido autogol. Bisogna veramente augurarsi che l’arte del compromesso evocata da Simonetta Sommaruga ritrovi i suoi tratti di nobiltà sotto la Cupola e nel cuore degli svizzeri. 1979 40.980 ¼ ¿ªBè uèfl B‹ªÂ⁄Þ/»Ł_ ÚèBB‹ªuuªflèÂÂ)/_ è Bª Â_TŁèMu_flªTèª »Ł/uÞBªÔ/_Tè Ú/ ÞT TÞ_À_ ª°°_TªMèTŁ_ £Å/»»Â_M i ':b¶ /T/T/ŁÈ ˘b w/PH j˚Y{ü˛Mè»èx èTŁfl_ /B ı{j{™Šj{ 6ÞflªŁª M/T/Mª Ú/ Â_TŁflªŁŁ_ Ú/ ™ Mè»/{ {flèÔÔ_ ÚèBB‹ªuuªflèÂÂ)/_ »èTÔª ª°°_TªMèTŁ_ /PH Y{ü{ £Â)èÚª £Sh /PH Š{ü è»ÂB{ {flèÔÔ_ ªBŁ_uªflBªTŁè £_TÈ .BÞèŁ__Ł) .£{jŠ »èTÔª ª°°_TªMèTŁ_ /PH YY{ü{ Una forza per il Paese che nasce dal dialogo 1975 41.209 /PH IL PUNTO CHANTAL TAUXE Politica 40.078 Fonte: Ustat 16 38.557 Ti-Press IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 I VOTI RICEVUTI DAL PARTITO IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 18 POLITICA 19 1/Il confronto Cari cittadini ticinesi e cari stranieri,noi candidati vi diciamo che... Dal lavoro alla polizia,dalla scuola alla finanza,lettere aperte al Paese da chi si appresta a chiedere un voto per le elezioni cantonali del 2015 se su cui costruirla. Dicevamo, la libertà. L’istruzione e la formazione consentono all’individuo di essere padrone di se stesso, di essere il soggetto della propria vita e non l’oggetto, di essere libero e autonomo nelle proprie scelte. I ragazzi che si stanno formando gettano le basi per dire “Voglio essere qualcuno libero di scegliere”. La formazione, ci consente di poter scegliere il nostro lavoro, ci consente di poter scegliere il nostro futuro, la nostra vita. Anche nei momenti in cui il mercato del lavoro è in difficoltà, le persone che sono formate sono in grado di affrontarle, di utilizzare tutti gli strumenti e i metodi per superarle, sono in grado di crearsi della alternative tra cui scegliere. Insomma, se avrò alle spalle una formazione solida sarò padrone di me stesso e del mio futuro. La seconda cosa che mi dà una formazione è la sicurezza: Stimati collaboratori dello Stato... Occorre una polizia forte, la sicurezza è prioritaria ho iniziato così, lo scorso 15 ottobre in occasione della mia partenza dal Ministero pubblico, la lettera di congedo che ho inviato agli agenti di polizia e di custodia e alle Guardie di confine. A quello scritto avevo affidato i miei ringraziamenti per il comune lavoro svolto, prendendo al tempo stesso l’impegno di testimoniare la necessità di potenziare e ottimizzare le risorse a disposizione. Il tema della sicurezza non fa solo parte del mio passato come procuratrice pubblica, ma è parte integrante del mio presente. Vivo a Stabio, alla “ramina”, parlo con la gente, sento il disagio di un sentimento di insicurezza che cresce e che conduce, a volte, a posizioni estreme. Non è compito dei cittadini presidiare i valichi e fare ronde notturne nei quartieri di confine o di periferia, anche se le segnalazioni dei privati sono importanti per fermare ladri, truffatori e passato- ri. È compito della politica farsi carico delle preoccupazioni e trovare, attraverso le istituzioni, le risposte adeguate. Il Plrt nel suo programma dedica un intero capitolo alla sicurezza, con proposte chiare, concise e, soprattutto, concrete. Non promettiamo di far sparire la criminalità, ma ci impegniamo a combatterla sul serio, fornendo gli strumenti necessari a chi opera al fronte. La sicurezza è e deve rimanere uno dei compiti principali dello Stato, che si tratti dei disordini in occasione dei derby, rapine ai benzinai o casi di criminalità finanziaria, la sua tutela è aspetto fondante di una comunità. Senza le regole e il loro rispetto, i cittadini, la coesione sociale e lo sviluppo sono a rischio. In altre parole, se manca la sicurezza, ogni altro valore è pregiudicato. La sicurezza è la vera salute collettiva.Questa missione fondamentale per lo Stato non deve però giu- stificare un uso incauto delle risorse pubbliche. La legittimità della sicurezza non può fare da scudo a spese evitabili e razionalizzabili. Una maggiore presenza di agenti nei nostri centri urbani ma anche nelle periferie, passa non solo da un organico completo ed efficace, ma, e la polizia lo sa bene, anche da un impiego ottimizzato delle risorse. È per questo che, anche a causa delle conseguenze dell’entrata in vigore del nuovo Codice di procedura penale nel 2011, è il momento di sciogliere i nodi inutili che incollano gli agenti alla scrivania. Impieghiamo personale amministrativo, sfruttiamo l’informatica per snellire le procedure, perché, anche nell’era dei crimini online, c’è sempre più bisogno di forze dell’ordine presenti sul territorio, con maggiore coordinamento e con strumenti tecnologici adeguati (piattaforma di raccolta e condivisione dati, si- statistiche e cercare le professioni meglio retribuite buttandosi su quelle formazioni, al contrario! Se avete la possibilità di scegliere quello che volete fare da grandi, impegnatevi anima e corpo per realizzare il vostro sogno, le vostre ambizioni cercando di ottenere la migliore formazione possibile. Se il tentativo non va a buon fine, allora, solo in quel momento, interrogatevi sulle professioni che vi assicureranno un impiego e su ciò che vuole il cosiddetto “mercato”. Ma anche in questo secondo caso, cercate di valorizzare al meglio le vostre conoscenze e di arricchire il vostro sapere, perché è grazie ad essi che riuscirete ad aprire un portone, nel caso in cui vi si dovessero chiudere delle porte… Ecco perché il mio invito è quello di sfruttare tutte le opportunità per imparare e perché no, rubare il sapere a quella noiosa della nostra “soressa”… Ti-Press la sicurezza di avere delle competenze, di poterle offrire sul mercato del lavoro, la sicurezza di sapere. Dal momento che io so, possiedo gli strumenti per poter fare. Dal momento che io sono formato, posso offrire ad altri le mie capacità. E come la mettiamo con il benessere materiale? Anche se oggi il mercato del lavoro ticinese mostra delle difficoltà, non dobbiamo fare l’errore di attribuire colpe che non ha alla formazione. Tutte le statistiche ci dicono che tanto più è alto il livello di formazione, tanto maggiore sarà il livello salariale e tanto minori saranno i problemo socioeconomici. I dati ci mostrano che le persone che soffrono maggiormente della disoccupazione, che hanno problemi legati all’indebitamento oppure che sono povere o a rischio di povertà e che necessitano dell’aiuto sociale sono quelle meno formate. Ma quanto detto, non significa prendere le che noia imparare! Perché fare sacrifici e formarsi? Perché trascorrere una buona fetta del tempo e della vita seduti dietro a un banco di scuola ad ascoltare quella noiosa della nostra “soressa”, mentre fuori c’è tutto un mondo che va avanti e sembra non aspettarci? Semplice, perché il piccolo sacrificio che faremo oggi ci consentirà di non doverne fare di più grandi tra qualche anno. E non lo dico io: sono la storia dell’umanità e, un po’ meno importanti, ma comunque rilevanti, le statistiche a confermarcelo. Che cosa mi darà in più quel famoso pezzo di carta che oggi è quasi ridicolizzato? Quel pezzo di carta, che sia il risultato di una certificazione scolastica oppure di una formazione professionale, mi darà almeno tre cose: la libertà, la sicurezza e il benessere materiale. Certo, non saranno sinonimi di felicità, ma possiamo ritenerli una bella ba- stema di allerta coordinato, lettori targhe, telecamere termiche, videosorveglianza). Il punto oggi non è la polizia unica, è la polizia forte. La forza della polizia, però, viene anche dal rispetto verso le forze dell’ordine da parte della cittadinanza. Riconosciamo la polizia per tutto ciò che fa, non solo per la divisa che indossa. Molti agenti mi hanno scritto nell’ultimo mese, chiedendosi anche perché sul mio sito web pubblico di tutto ma non la lettera a loro indirizzata, e trovando curioso che in un mondo dove molte sono le notizie che fuggono, questa sia rimasta ben custodita. Ho deciso dunque di mettere online quella lettera, insieme a quella indirizzata alle autorità giudiziarie, perché è fondamentale ringraziare chi tutela la nostra sicurezza. A volte la giustizia deve togliere la libertà, ma, sempre, senza giustizia non c’è libertà. mai a totemico responsabile di quanto di peggio sta capitando in questi ultimi anni sul mercato del lavoro ticinese. Un “caro frontaliere” ti scrivo per mano di Pierre Rusconi dell’Udc, il partito che anni fa con la campagna “ Bala i ratt” ha dato la stura a quell’ondata di populismo anti- taliano di cui si è appropriata soprattutto la Lega, ma che non ha mancato di contagiare anche altri partiti, con una progressiva deriva inasprita sempre più da forti accenti di antitalianità. Quattro lettere aperte che toccano i nervi scoperti della politica e della sensibilità dell’opi- nione pubblica. Un primo giro di opinioni tra i nuovi candidati al governo, a cui seguiranno sul prossimo numero quelli di altri nomi in lista sui personaggi che ritengono dei modelli a cui ispirarsi nella loro azione politica e civile. l.d.a. (1 - continua) Gendotti “Ticino sicuro” il ciclo d’incontri che affronta il tema sicurezza a 360 gradi, dalla pedofilia alla criminalità comune ed economica, dal disagio sociale ai reati contro il patrimonio. Non poteva mancare, ovviamente, una lettera aperta al lavoratore fontaliere, assurto or- Acquisite nuove competenze, Cari bancari, specializzatevi in più ambiti ti di family office. Il private banking resterà comunque il nostro fiore all’occhiello e non è detto che non riusciremo a conquistare nuovi mercati in cui insediarci, come quello asiatico, dell’America Latina, Medio Oriente e dell’ Europa dell’est. Il ridimensionamento della piazza finanziaria, dovuto alla crisi dei mercati, come pure all’introduzione di normative internazionali, ha comportato una notevole diminuzione dei posti di lavoro. Questa erosione dovrebbe però stabilizzarsi nei prossimi anni. Ciò non toglie che per garantire un futuro al settore bancario, mantenendo per lo meno lo status quo attuale, è indispensabile che i politici coinvolgano gli addetti ai lavori, i quali, toccando quotidianamente con mano i problemi del settore, saprebbero indicare la direzione da seguire. Per quanto concerne il segreto bancario, ormai praticamente annientato per gli stranieri con l’ac- cettazione dello scambio automatico d’informazioni, ritengo che dovrà essere mantenuto per i residenti. Seppur vi sarebbe una disparità di trattamento nei confronti degli stranieri, a mio modo di vedere relativa, deve prevalere il nostro diritto interno anche perché il nostro sistema fiscale funziona piuttosto bene e non siamo confrontati, come altre nazioni a noi vicine, con l’emorragia dell’evasione fiscale. A questo proposito, è stata presentata l’iniziativa denominata “Sì alla protezione della sfera privata”, che vuole inserire nell’articolo 13 della Costituzione federale il principio che “senza il consenso della persona interessata” possono essere fornite “alle autorità informazioni concernenti le imposte dirette prelevate dai Cantoni” soltanto nell’ambito di un procedimento penale ed esclusivamente in due casi. Spero che questa iniziativa vada a buon fine. corrono tempi grami: la Svizzera fa gola e i Paesi più forti ci fanno la guerra! Oltre alla sottoscrizione del Fatca con gli Usa, in novembre il Consiglio federale ha approvato una dichiarazione sulla partecipazione della Svizzera all’accordo multilaterale per lo scambio automatico di informazioni in ambito fiscale. Questo accordo, elaborato nel quadro dell’Ocse, costituisce una delle basi per la futura introduzione del menzionato scambio che dovrebbe avvenire a partire dal 2018. Tale accordo, comporta delle ripercussioni nelle trattative tuttora in corso con l’Italia. Queste trattative concernono vari dossier, tra cui la ridiscussione dell’accordo sui frontalieri - per il quale è stata presentata un’iniziativa cantonale per disdirlo - e della convenzione di doppia imposizione, nonché l’entrata in vigore - non si sa ancora quando - della voluntary disclosure. La Sviz- zera, volendo fare la prima della classe, ed accettando subito di adottare lo standard Ocse, ha così perso, forse in modo irreparabile, la possibilità di negoziare ad armi pari con l’Italia. A livello ticinese è dunque difficile poter tutelare la piazza finanziaria. Un blocco dei ristorni, misura già adottata in passato, non credo riuscirebbe a incutere pressione, timore, all’Italia. Il sistema finanziario elvetico, per sopravvivere in questo contesto sempre più internazionalizzato, dovrà riorientarsi e per farlo le persone attive nel terziario devono acquisire nuove competenze, come, ad esempio, nell’internazionalizzazione delle aziende e specializzarsi in altri ambiti, come il commercio di materie prime. L’attività finanziaria dovrà pure diversificarsi, preparando alle nuove professioni di hedge fund manager, private equity manager, fund manager nonché dirigenti e addet- Cari frontalieri, “Bala i ratt”é acqua passata, prendetevela coi vostri politici alcuni anni fa, all’Ikea che si apprestava ad aprire una filiale a San Giuliano Milanese, le autorità del Comune lombardo fecero una richiesta semplice, ma tassativa. O date la precedenza ai residenti nei dintorni, o non se ne fa niente. L’Ikea non ci pensò due volte e acconsentì. Insomma, gli amministratori di San Giuliano Milanese fecero - e prima di noi ticinesi - quello che ogni politico dovrebbe fare per onorare il mandato: il bene dei propri cittadini. L’ho presa un po’ alla larga per cercare di spiegare perché l’Udc, persegue la diminuzione del numero dei frontalieri e, a parità di requisiti, la precedenza ai residenti (tra i quali ci sono peraltro molti cittadini italiani) nell’assegnazione di posti di lavoro. Intendiamoci, nessuno nega che la figura del frontaliere non sia importante per l’economia di questo cantone e il suo benessere. E che se, ogni mattina, oltre 63 mila persone varcano il confine per mettere a disposizione le proprie competenze professionali, qualcuno dei nostri che li chiama, c’è. Ma non credi anche tu che ci debba essere un limite? Che per un ticinese assistere, ogni mese, ad un incremento del frontalierato, possa far nascere qualche timore per il proprio futuro? Per il proprio territorio, messo sotto pressione da decine di migliaia di auto? Sii sincero… Anche perché, forse questo non te l’hanno detto, in Ticino i disoccupati non sono affatto il 4%, come ci hanno raccontato anche recentemente i mass media. Ma esattamente il doppio. Ovvero l’8%. Sì, hai letto bene. Perché il 4% rappresenta “solo” chi è iscritto agli Uffici regionali di collocamento. Ma i soliti furbi (li abbiamo anche noi) si dimenticano sempre di inserire chi è a carico dell’assistenza sociale. Ovvero chi è disoccupato da oltre un anno e mezzo, non riceve più il sussidio e deve vivere di assistenza sociale. Bel quadretto, vero? Converrai con me che, come politico, ho non solo il diritto, ma anche il dovere di preoccuparmi per una situazione del genere. Intendiamoci, se fossi al tuo posto, farei esattamente come te. In mancanza di lavoro, cercherei un posto dove il lavoro c’è. Specie se con uno stipendio doppio rispetto a quello che percepiscono i miei connazionali. Ma non mi stupirei se la classe politica decidesse di aumentarmi un po’ le tasse, visto che i miei concittadini pagano comunque molto di più in Italia, che ci sono persino ticinesi che sborsano più di me e che i Comuni italiani, grazie a questo aumento, riceveranno 7,8 milioni di franchi in più all’anno. Credimi, nessuno ce l’ha con te in quanto frontaliere o italiano. Ma sentirsi rispondere, Rusconi Realizzate tutti i vostri sogni, Cari studenti, rubate il sapere alla“soressa” avvertono sulla propria pelle quel senso di sicurezza perduto in un mondo sempre più aperto, ma che non si potrà di certo restaurare costruendo muri alle frontiere o militarizzando il territorio. A scrivere in questo caso è l’ex procuratrice pubblica Micocci che è anche consulente di Ti-Press domanda, magari, a che serve studiare se poi non trova un lavoro, il bancario, oggi più che mai preoccupato per una piazza finanziaria che si è assottigliata per numero di impieghi e presenza d’istituti, sotto la pressione degli accordi internazionali. Al cittadino e al poliziotto che Mirante sero quattro candidati, dei diversi partiti, al Consiglio di Stato: Amalia Mirante, Ps; Sabrina Gendotti, Ppd, Natalia Micocci, Plrt, Pierre Rusconi, Udc. Un intervento nella forma molto personalizzata di una lettera aperta ad un interlocutore ben preciso: lo studente che si Micocci ticinesi. Problemi che andrebbero discussi e affrontati senza gli allarmi isterici del ricorrente populismo che tende a falsare la percezione della realtà senza però minimamente contribuire a risolverli. Ecco perchè il Caffè ha voluto che su questi temi intervenis- Ti-Press F ormazione e lavoro per i giovani, riconversione della piazza finanziaria, sicurezza e polizia, frontalieri e disoccupazione. Sono i temi, che dominano l’agenda politica e il confronto tra i partiti, ma anche i problemi che più preoccupano i come capita spesso a molti ticinesi, che il posto di lavoro è stato assegnato a chi è disposto ad accettare condizioni che qui non possiamo francamente accettare, fa male. Certo, la difficile situazione può portare ad alzare i toni. Però, lo dico a costo di sembrare antipatico, ho la coscienza a posto. Il manifesto “Bala i ratt”, che ha fatto tanto discutere, poteva sembrare aggressivo. Ma sappiamo tutti che i messaggi, specie quelli politici, per farsi spazio devono essere un po’ urlati… Spero sia acqua passata. Mi permetti un suggerimento? Fossi in te, più che con il sottoscritto, me la prenderei con quei politici italiani che non sono in grado di creare le condizioni per darti un lavoro. Qualcosa di decente, che ti eviti di alzarti ad orari impossibili, sobbarcarti colonne snervanti e toglierti un sacco di tempo che potresti dedicare alla tua famiglia. O no? Reuters 20 I NUMERI LORETTA NAPOLEONI Agli Usa la Cia è costata 53 miliardi Gli anni bui che hanno fatto seguito all’attacco alla Torri Gemelle sono stati caratterizzati dall’uso della tortura. È quanto si legge nel rapporto presentato al Congresso americano questa settimana, 6.000 pagine - di cui solo il 10 per cento è stato divulgato dove si racconta una storia densa di barbarie che sembra appartenere più al Medio Evo che ai tempi moderni. E che ha avuto costi notevoli. Secondo il rapporto del senato, infatti, il programma di detenzione illegale della Cia è costato, solo per gli “interrogatori tecnici”, 1.800 dollari al giorno. Briciole rispetto al costo del rapporto: 50 milioni di dollari. Che a sua volta sono ancora briciole rispetto ai 53 miliardi di dollari di budget “in nero” che invece è costato l’intero programma della Cia. Un programma che spesso sconfinava nella tortura. E colpisce che gli psicologi che hanno lavorato con la Cia non abbiano spiegato ai torturatori ed ai loro mandanti, e cioè la Casa Bianca di Bush junior, che sotto tortura i prigionieri non dicono la verità ma ciò che il torturatore vuole che questi confessino. È quanto ha anche dichiarato al Congresso il senatore repubblicano John McCain, che è stato torturato in Vietnam. Nelle conclusioni del rapporto si legge che non solo le informazioni ottenute sotto tortura non hanno portato ad alcun risultato positivo ma hanno fornito prove false al governo. Forse l’obiettivo era proprio questo: usare le confessioni dei jihadisti come prove inconfutabili che tra Saddam Hussein ed Osama bin Laden esisteva un legame e sulla base di questa menzogna invadere l’Iraq, dal momento che nessuno aveva trovato le famigerate armi nucleari del dittatore. Tra le vittime dell’uso della tortura c’è Abu Zubaida, che aveva conosciuto al Zarqawi in Pakistan. È molto probabile che nell’agosto del 2012 quando gli americani cercavano prove per dimostrare che il legame fittizio tra Saddam e bin Laden era proprio al Zarqawi, Zubaida sotto tortura abbia loro fornito le informazioni che volevano coinvolgendo il giordano in alcuni atti terroristi nel suo Paese d’origine quali il Millennium Plot una serie di attacchi simultanei a vari siti storici durante la notte di capodanno del 1999 -, e l’uccisione di due diplomatici. Quando fu arrestato Zubaida venne presentato come una figura chiave di al Qaeda, in realtà non faceva neppure parte di questa organizzazione ed in Pakistan lavorava in un centro di ricovero per i mujaheddin feriti in combattimento. Economia 21 Le cifre 1 2 3 4 IL VOLUME TOTALE Il volume del commercio elettronico in Svizzera è calcolato in 8,1 miliardi di franchi, con una quota superiore ai 400 milioni per quanto riguarda il canton Ticino. LA DIGITALIZZAZIONE Le recenti ricerche condotte da NetComm, associazione che si occupa di commercio elettronico, mostrano come la Svizzera sia “digitalizzata” all’81%. GLI E-SHOPPERS Il 73% della popolazione elvetica che fa uso di internet in modo abbastanza regolare dichiara di acquistare in rete. Un dato secondo solo al 77% britannico. I SETTORI Abiti e accessori di moda sono i più acquistati sulla rete, con il 52%, mentre l’acquisto di biglietti per trasporti, libri, biglietti per eventi e vacanze seguono attorno al 30%. Le vendite“online” sempre più beffate dai pacchi rispediti Invii gratuti,merce maltrattata e usata… Al rialzo le spese per i ritorni al mittente MASSIMO SCHIRA Le abitudini Il cliente via internet non può toccare con mano quello che compra e quindi pretende costi bassi Le scelte Esiste la categoria degli acquirenti opportunisti, che utilizzano, ad esempio, gli abiti e poi rinunciano a comprarli Il mercato generato dal commercio elettronico ha un valore, in Svizzera, di oltre 8 miliardi di franchi, con il Ticino a quota 400 milioni di franchi, tra i cantoni maggiormente presenti per questa modalità di acquisto. Ed è un settore in continua evoluzione, perché – come dimostrano i recenti dati pubblicati da NetComm, l’associazione svizzera dell’e-commerce – la quota di popolazione “digitalizzata” che sfrutta lo shopping online sta crescendo verso il livello di Paesi come il Regno Unito, che sono leader nel settore sul piano internazionale. Ma non è tutto oro quello che luccica. Con la crescita dei clienti, aumentano – in branche come quella della moda – anche alcuni problemi. Su tutti quello della merce rispedita al mittente e dei costi generati dal fenomeno. “Uno dei difetti dell’e-commerce è che il cliente non può toccare con mano quello che acquista fino al momento in cui la merce non viene consegnata – osserva Carlo Terreni, direttore generale di NetComm -. E questo porta il cliente ad interrogarsi già in anticipo su metodi e costi per rispedire al mittente quanto acquistato. E tra le aziende emerge un dato comune: chi offre il servizio di rispedizione gratuito sta vedendo aumentare clienti e vendite. Se vengono fatturati dei costi, invece, gli affari calano”. Se n’è accorto anche il colosso Zalando, accolto in borsa con meno entusiasmo del previsto, anche perché dopo aver offerto ai clienti la rispedizione gratuita si è spesso trovato confrontato con merce maltrattata prima di essere rifiutata. Usata, ma in fin dei conti non pagata. “I cosiddetti clienti opportunisti sono sempre più una realtà – conferma Terreni -. Soprattutto in Paesi in cui l’e-commerce è molto diffuso e principalmente nel settore della moda. Molte aziende hanno analizzato la situazione, accorgendosi della crescita dei clienti che ordinano, usano (magari per una serata speciale) e rispediscono la merce per non pagarla. Succede anche a marchi prestigiosi”. Una situazione che rischia di mitigare molto l’effetto del prez- zo concorrenziale di cui spesso si beneficia con l’acquisto online. Aspetto che – associato ad un’offerta più vasta e completa e all’indipendenza dagli orari d’apertura dei negozi – è risultato finora decisivo nelle scelte dei clienti. “Seguendo un comportamento opportunistico gli acquirenti non fanno che far aumentare i prezzi – precisa Terreni -. Perché chi vende si tutela dalle inefficienze del sistema. Il consiglio è quindi quello di evitare questi comportamenti, perché hanno conseguenze dirette su tutti i clienti”. D’altra parte, i costi sono in crescita anche perché gli attori principali dell’e-commerce nel Il caso 600 20% 3 Le tredicesime immettono nel circuito economico ticinese un flusso extra di circa 600 milioni di franchi Solo il 20 per cento del totale dei lavoratori che ne hanno diritto non incassa la tredicesima come tutti a dicembre A dicembre, o a metà dicembre; a metà giugno; distribuita in 12 mensilità: sono le forme più diffuse di 13esima I numeri Keystone IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 settore della moda hanno iniziato a tutelarsi maggiormente. Ad esempio utilizzando nuove soluzioni nel “packaging”, che permettono di capire se il capo è stato indossato oltre il tempo necessario per la consueta prova. “Nel capo d’abbigliamento si inseriscono etichette o cartoncini che diventano scomodi nel portare l’indumento oltre qualche minuto – conferma ancora Carlo Terreni -. Purtroppo è una soluzione necessaria. Se queste etichette vengono tolte o rotte, la merce non può più essere restituita”. Allo studio ci sono poi anche sistemi con chip elettronici che si attivano dopo che gli abiti so- no indossati da 30 minuti o con etichette speciali che cambiano colore a contatto con il calore corporeo dopo un tempo determinato. Soluzioni tecnologiche che, però, comporteranno, almeno in fase iniziale, dei costi. “Senza dimenticare le spese che la merce rispedita genera comunque – conclude Terreni -. Come quelle per la rimessa in ordine del prodotto, ad esempio la stiratura o il piegamento corretto degli abiti per poi poterli rimettere sul mercato. Sono costi che vanno tenuti in considerazione e peggio si tratta la merce, maggiori diventano”. [email protected] Q@MassimoSchira UN MERCATO MILIARDARIO Il mercato del commercio elettronico ha un valore, in Svizzera, di oltre 8 miliardi C’è chi la prende in anticipo, a fine novembre o agli inizi di dicembre, per avere già un budget per gli acquisti o per programmare una vacanza. Diversi chiedono, e ottengono dai datori di lavoro, la tredicesima in anticipo. O la incassano così da contratto. “È vero che gran parte del salario extra si spende per le imposte, ma chi lo ha prima stimola i consumi e muove l’economia interna”, spiega Paolo Locatelli, vicesegretario cantonale Ocst. E a prendere la tredicesima fuori dal classico periodo di fine dicembre sono circa il 20 per cento dei lavoratori del totale sul mercato ticinese. “Questo perché - prosegue Locatelli - ci sono datori di lavoro che propongono delle varianti, soprattutto frammentando i versamenti mese per mese. E raggiungono poi un accordo con i propri dipendenti, che tuttavia pur ottenendo un salario leggermente più alto rispetto alla media, a fine anno non si ritrovano soldi preziosi per pagare imposte e conguagli vari”. Insomma, la rata extra dello stipendio è una riserva importante. Non sol- “La tredicesima anticipata stimola i consumi e fa muovere l’economia” tanto per le economie familiari, ma anche per l’intera economia cantonale visto che il salario pagato extra porta circa 600 milioni di franchi in più rispetto ai mesi normali. Ci sono però anche imprenditori, fra i proprietari delle oltre 33 mila aziende che costituiscono il tessuto industriale ticinese, che anticipano la tredicesima a novembre perché appunto sin da subito vogliono stimolare i consumi. Si tratta in particolare di aziende svizzero tedesche. “È una pratica rara - spiega Loca- telli - perché il nostro è un cantone ancorato alle tradizioni”. Al sindacato Unia, invece, hanno riscontrato tre forme differenti di pagamento: quella classica di dicembre; una seconda che spezza in due la mensilità extra, metà a giugno e metà a dicembre; una terza legata a contratti onnicomprensivi. “In quest’ultima forma - spiegano all’Unia - il datore di lavoro fissa una cifra annua e poi la divide per un certo numero di mensilità, tanto per lui non fa differenza dividere per 12 o 13”. Il proble- Pubblicità ,+&-"01)"3(,+( "( ! D48*4@9=4 BG:0+ :- *6&>>4/*&@9+ $%) 2(+#(0,-( -%*(, $4;49<24 .1) %=74<E-<<4<1 #)(*" !1-(#’ +7FB6-F In quattro anni “eroso” oltre un miliardo a favore dell’e-commerce B- *6&>>4/*&@9+ ! D48*4@9=4 BG:0+ "8#=B04 (<4 $1 :- *6&>>4/*&@9+ !(() . #4:2C07:>CC074< $4;49<24 %=74<E-<<4<1 +7FB6-F A- *6&>>4/*&@9+ B- *6&>>4/*&@9+ -EE4@B4 $;/%1 "8#=B04 (<4 $1 !(() . #4:2C07:>CC074< ,FB96= Il settore abbigliamento e moda oggi è fortemente sotto pressione Anche se con qualche eccezione, il mercato della moda in Svizzera è fortemente messo sotto pressione dalla crescita delle vendite online. Negli ultimi quattro anni, secondo uno studio dell’istituto Gfk, il settore avrebbe perso un miliardo nella cifra d’affari globale, passando da 11 a 10 miliardi l’anno. Un’autentica “stangata”, soprattutto considerando che non è certo un mistero che questi acquisti si siano nel frattempo trasferiti sulla rete, andando a rifocillare le casse di aziende che - molto spesso - operano fuori dai confini nazionali: l’ecommerce nella branche “moda”, lo scorso anno ha fatto registrare una cifra globale di 1,25 miliardi. Guarda caso una cifra molto vicina alla perdita sul mercato interno. Tanto per fare un esempio a proposito del peso assunto dagli acquisti online, il solo sito di e-commerce di abiti, scarpe e accessori di moda Zalando, in Svizzera ha fatto registrare nel 2013 una cifra d’affari di 250 milioni di franchi, con una crescita calcolata attorno al 50% rispetto all’anno precedente. Prezzi concorrenziali, ampia gamma di scelta e spedizione a casa sono diventati “atout” assolutamente irrinunciabili. Da una ricerca pubblicata dall’osservatorio NetComm Suisse, emerge anche un sostanziale identikit di chi acquista online e, nello specifico, da chi sceglie internet per comprare merce legata al settore “moda”. Che rimane ampiamente il più citato, con il 52% degli e-shoppers ad Garanzie e offerta L’identikit di chi sceglie attraverso il web mostra che il tempo risparmiato è il motivo principale indicarlo come principale “branche” che spinge agli acquisti online. Innanzitutto partendo dai motivi che spingono gli svizzeri a far crescere a ritmi vertiginosi questo settore. Ebbene, le ragioni principali sono legate all’utilizzo del tempo. Al primo posto tra le motivazioni indicate dal campione intervistato, tra i 16 e i 65 anni, infatti, c’è il risparmio di tempo, seguito da vicino dal fatto di poter fare i propri acquisti in qualsiasi momento. Staccandosi, insomma, dalla classica scansione della giornata di shopping dettata dagli orari d’apertura dei negozi. È poi interessante notare come la possibilità di confrontare i prezzi e l’ampiezza della scelta siano ritenuti maggiormente importanti anche rispetto al costo effettivo della merce acquistata. Preceduta nelle preferenze del pubblico anche dalla possibilità di reperire più facilmente il prodotto che si cerca rispetto a quanto non accade rivolgendosi ai tradizionali negozi. Importanze è poi data anche alla varietà nella scelta del metodo di pagamento. Un motivo più specificamente legato alla Svizzera nella crescita del commercio elettronico è quello della garanzia della consegna. Mentre negli altri Paesi europei la scarsa certezza di ricevere la merce è spesso indicata come motivo per non acquistare su internet, l’efficienza logistica dei principali operatori elvetici (il 7080% passa attraverso la Posta), fa sì che questo problema non sia avvertito. ma è che spesso non viene raggiunto un salario extra. In teoria in Ticino quasi tutti, a parte tre, quattro categorie del terziario - impiegati di fiduciarie e studi di consulenza legale o fiscale, e diversi addetti alla vendita nel commercio - hanno la tredicesima. E questo perché il mercato del lavoro cantonale è sbilanciato sul settore statale o parastatale, comunque pubblico, articolato tra ospedali, amministrazioni cantonale o comunali, scuole, università ed enti vari. “A livello nazionale, invece, la situazione è differente - spiegano a Unia - perché il 60 per cento dei lavoratori non ricade dentro i contratti collettivi, e di questi circa il 30 per cento non prende la tredicesima, ma solo gratifiche o premi, che dipendono dal datore di lavoro e non si trasformano in una certezza”. “Poi - osserva ancora Paolo Locatelli - c’è quella galassia, quella matassa difficile da sbrogliare fatta di contratti anomali, come quellidei lavori in affitto, a chiamata e così via, o gli impieghi a percentuale del 20 o 30 per cento. Contratti che vengono sfruttati soprattutto dalle aziende di settori come l’edilizia e il commercio”. E qui, in una specie di terra di nessuno, dove spesso tutto sfugge ai controlli, la tredicesima viene pagata, quando viene pagata, in proporzione alle ore prestate. E i versamenti avvengono quasi sempre a chiusura di rapporto di lavoro, o a fine anno. C’è da dire che da due anni circa le agenzie interinali sono disciplinate con una normativa precisa che assegna obblighi e regole. Tredicesima compresa. m.sp. à ʾ Ñ! è.èÄ 9-"1 45š -7ò. ª °+/ 94¬ ½Ãñ ʾ à ʾ Ñ!&8 +-1ì" 1 $2. ¼. 40šé $ Á ú) Ó$°¹³ ÓÌö4 ªÓ)Å ©*,ò éÄ 7éò³ Ñò0:Ä Ê 5°³( Ê Ì©¹ª. 5À. À48À˙5 ³&1Þ Ý! © Ê5 +© 00’¼ Í èï˙ ’’8 13: éÄ ÈÊ 3ìû8© ( é ˙˙ö Ãñ Ê ¾ A- *6&>>4/*&@9+ +FEE4 :4,FB96= 9<5=B;-J9=<9 -EE4@B4 $;/%1 B96F-B2-<E9 9 H9<09E=B9 C=<= B4?4B9/9:9 -::A9<298 #=.749 >;.*4&6. 9>@=CF4984 ( )4@&F4984+ B9JJ= EEE<5647&;=.4>< !F;G< 2,4B<4J1 ,4B<4J FC=4*2<*2< #=.749 >;.*4&6. #=9,CF498. 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Piccole pepite d’oro che fanno lievitare gli incassi delle aziende produttrici di alimenti per animali sino a raggiungere cifre a sei zeri. Un bell’affare per Nestlé e compagnia, se consideriamo solo i numeri della Confederazione, dove vivono almeno 2,9 milioni di animali, tra cani e gatti. Tanto per dare qualche altra cifra significativa, in Italia, ad esempio, sono oltre 29 milioni gli animali domestici, 14 milioni in Spagna, 28 in Francia e altrettanti in Germania. Facile immaginare il giro d’affari in ballo. E anche se il cibo meno costoso si porta via soltanto a 1 franco al chilo, gli amanti degli animali non stanno certo lì a fare economia. Per Fido e Fufi si cerca il meglio, e il più costoso: crocchette bio, senza conservanti, né additivi, né antiossidanti, nitriti, nitrati, coloranti… Al chilo possono costare anche 20 franchi. Si capisce così perché il giro d’affari in Svizzera, dal novembre 2013 al novembre 2014, abbia sfiorato i 199 mi- Crocchette “dorate” che fanno lievitare gli incassi delle aziende produttrici lioni di franchi (180 milioni nel 2012). Insomma, crisi o non crisi, il ricco business del mercato mondiale dei cibi per animali domestici lievita di anno in anno. Solo per i prodotti industriali, tra crocchette, bocconcini, paté, riso soffiato e altri mix di cereali, nel 2013 in tutto mondo si sono spesi 54 miliardi di euro, oltre 65 miliardi di franchi. Le vendite sono stabili, mentre i prezzi hanno subito un ribasso dell’1%. Si spiega con l’avvento delle grandi catene discount, come Aldi e Lidl. “Anche se i consumatori, di fatto, optano o per il prodotto super conveniente o per quello di lusso; la via di mezzo non piace. Soprattutto per l’alimentazione del cane, i nostri clienti scelgono la qualità”, ha spiegato alla Nzz am Sonntag Rolf Boffa, fondatore di Qualipet, colosso che vende tutto il necessario per animali, una scelta infinita di alimenti, e che fattura in un anno 165 milioni di franchi. Addirittura, in questi punti vendita il cliente può preparare menu su misura, dosando a piacimento cibo secco e prodotti freschi. Gli amanti degli animali non si ri- volgono alla rete. Per niente attratti dall’infinita offerta virtuale di scatolette, snack vari e mix assortiti; preferiscono invece comperare in un negozio specializzato o in un grande magazzino. Attraverso internet viene acquistato solo il 5% degli alimenti. Eppure, Zooplus, marchio solo online, ha aumentato il suo capitale in borsa Zooplus, marchio esclusivamente online, è ottimista visto che qualche settimana fa ha pensato di aumentare il proprio capitale in borsa. D’altro canto non c’è solo il cibo, pure collarini, ciotole, cucce, cuscini, shampoo, giocattoli…. Cifre da capogiro. Infatti, gli sviz- zeri nel 2012, stando all’Ufficio di statistica, per tutte le esigenze dei loro animali domestici hanno sborsato 900 milioni di franchi. Insomma, finiti i tempi in cui il cane doveva lavorare, a caccia, con le pecore o fare la guardia, e il gatto serviva a tenere lontani i topi, per cui il loro menu era composto solo dagli avanzi. Non esistevano ancora i cibi industriali. Nella ciotola di Fido e Fufi finiva un po’ di tutto: pasta, riso, patate, minestra, croste, ossa, pane secco. Ed era normale così. Nessuno si domandava cosa davvero dovessero mangiare i nostri cani o gatti. E, tanto meno, se il menù era di loro gradimento. Anche perché altro non c’era, sarebbe arrivato sul mercato parecchi anni dopo. E poi, diciamocelo chiaramente, chi avrebbe mai speso tanti soldi per sfamarli? p.g. Pubblicità * 5 < 2 ( = : 7 , ’ 4 7 , < @ & @ < / < 0 . 5 " 9 $ 6 ! 6 & 5 4 . 5 9 < < & = 8 69,325 "/ G??A <EG /C VH 5A26D1O6 W_H>3 AEU6O6PP/EUA IO6DA PX UXUU6 C6 \6UUXO6 X5A AE IOGEU/ 2GEP6?E/ 2@6 P;G??A/EG C/ C6??6E5/OA/ PA2XO6^^/ UAIA2/ 56CC/ UO/^AGE6 MX/UUOGL *6O D/??AGOA 56UU/?CA OA\GC?6U6\A / EGAL 0 ’C IO6DAG MX/UUOG 8 \/CA5G <EG /C VH 5A26D1O6 W_H> J5/U/ 5NADD/UOA2GC/^AGE6K I6O C6 \6UUXO6 AE IOGEU/ 2GEP6?E/ 2GE UO/^AGE6 MX/UUOGL ’ DG56CCA ,H4 -- 65 +9 EGE2@7 R 6 Q 5GIG CNXI?O/56 56C IOG5GUUG PGEG 6P2CXPA 5/C IO6DAG MX/UUOGL #P6DIAG 5A 2/C2GCG3 X5A R \/EU MX/UUOG VL_ -"’ , UOGEA24 W_> !.4 2GEPXDG EGOD/CA^^/UG 2GD1AE/UG3 =49 CSH__ BD4 6MXA\/C6EU6 16E^AE/3 RL= CSH__ BD4 H=W ? !)ZSBD JD65A/ 5A UXUU6 C6 \6UUXO6 EXG\6 2GDD6O2A/CA^^/U63 H>9 ?SBDK4 2/U6?GOA/ 5N6[2A6E^/ 6E6O?6UA2/3 !4 !&$ Q>NQ__L: AE2CL IO6DAG MX/UUOG 5A !&$ >=__L: JUO/^AGE6 MX/UUOG 56C \/CGO6 5A !&$ ==__L: 56UO/UUG IO6DAG 5A !&$ >=__L:K 6 AE2CL 1GEXP IO6DAXD 5A !&$ VFF_L:L -XUUA A IO6^^A ’. 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Le parole dell’economista Michele Dedini, presidente dell’Associazione economia e ambiente (Assea), suonano come un’ultima avvertenza, dopo che le polemiche sulla modifica del Regolamento cantonale sui posteggi privati (Rcpp), caldeggiata dal ministro del Territorio Claudio Zali, hanno portato ad una rottura che ha diviso anche la commissione della Gestione. Da una parte Plrt e Ppd che vorrebbero innanzitutto scorporare la cosiddetta “tassa di collegamento” dal bilancio preventivo 2015, per poi fucilarla magari in separata sede, dall’altra Ps, Verdi e Lega che invece la sostengono. In mezzo, a fare l’ago della bilancia, l’Udc i cui voti sono determinanti per rispedire al mittente la nuova tassa sui posteggi. Sinora tra Assea e governo è stato un dialogo tra sordi. Un dialogo, anzi mai esistito, visto che, dalla proposta di modifica del regolamento, in aprile, non si sono mai trovati allo stesso tavolo. Uno scontro che, nel “Per i grandi centri commerciali il rischio, elevato, è che il ticinese medio abituato a non pagare il posteggio abbia un motivo in più per andare a fare la spesa oltre confine. A pagare saranno i dipendenti, che secondo le nostre stime sborseranno minimo 300 franchi in più per il loro posteggio, e i consumatori che si ritroveranno il carrello della spesa annuale più caro di 120 franchi”. Non potrebbe essere l’occasione per disincentivare l’uso dell’auto e promuovere i trasporti pubblici? MICHELE DEDINI Economista, 46 anni, presidente dell’Associazione economia e ambiente (Assea) “Questa tassa è rimasta nel cassetto dal 1994, e anche allora prevedeva un miglioramento dei trasporti pubblici e un conguaglio, versato dalle aziende, per integrare eventuali carenze nei costi di gestione”. E invece? “Invece, viene rispolverata adesso, con 80mila auto in più sul territorio, le stesse strade e la percentuale di automobili per abitante più alta del Paese”. E i mezzi pubblici? “Lo sanno tutti che il tra- sporto pubblico è insufficiente, ed è largamente carente anche per il traffico transfrontaliero, di cui ci si lamenta sempre, ma per il quale non si è mai fatto nulla per agevolarlo e ridurlo con delle valide alternative”. Pensa a servizi navetta, corse speciali? “Anche. Potremmo valutare pure il ‘car pooling’ per le aziende, e potremmo collaborare per fare un censimento che valuti le aree, gli orari, il numero delle auto coinvolte. Censimento che non è mai [email protected] to fatto”. Pubblicità La produzione Anche esportazioni e settore pubblico all’origine dei buoni risultati La sanità è il motore dell’economia svizzera, una vera locomotiva #$&$ !"%%( ++") ’ frattempo, sembra assumere anche contorni ideologici. “Ma non è così, anzi sfatiamo questa idea, diffusa, che ad essere colpiti saranno i ‘grandi generatori di traffico’, le aziende che possono permettersi di pagare - sbotta Dedini, -. Si fa credere di tassare i ‘ricchi’, ma non è vero: alla fine a pagare il conto saranno i consumatori e i dipendenti delle aziende”. Finora avete opposto un “no” su tutta la linea contro questa tassa; non avete una proposta per un compromesso accettabile? “Non è un no secco, ma è un no alla tassa come è stata proposta, perché la si è voluta per non far scattare il moltiplicatore cantonale d’imposta, semplicemente per fare cassa, non c’è nulla che possiamo controproporre”. E se l’intento fosse realmente quello di ridurre i pesanti flussi di traffico? “E allora incontriamoci, parliamone e troviamo una soluzione condivisibile. Ma resta il fatto che da aprile, con l’annuncio della modifica del regolamento, senza peraltro le consultazioni previste dalla legge, alla decisione di tassare i parcheggi, non c’è stato nessun contatto”. Eppure si tratta di un provvedimento non da poco, visto che si parla di 12 milioni per le casse del Cantone. “È una cifra buttata lì per far quadrare il bilancio e non si capisce come, visto che un regolamento specifico non c’è ancora”. Avranno pur fatto i loro calcoli... “Certo, presto fatto, hanno calcolato da 1 a 2,5 franchi per ogni giorno lavorativo e, se non basta, più 0,50 dai Comuni ”. Anche voi, però, con gli stessi criteri, avete fatto il calcolo di quanto costerà alle aziende. Ti-Press “Così i ticinesi si ritroveranno con il carrello della spesa più caro di centoventi franchi ogni anno” Il settore della salute è la locomotiva della La sorpresa crescita svizzera. A rivelarlo sono le cifre pubblicate recentemente dalla Segreteria di Stato Il Pil del Paese tra dell’economia (Seco). A dire il vero per il terzo luglio e settembre trimestre 2014 nessuno si aspettava un risultato così favorevole. Infatti il Pil è cresciuto dello è salito dello 0,6% 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti, quando gli sorprendendo esperti erano unanimi nell’affermare che si sarebbe registrata una stagnazione, con al massi- tutti per il suo mo variazioni di pochissimo conto. Tra luglio e grande vigore settembre la progressione è stata doppia rispetto al periodo precedente. Tra aprile a maggio era stata dello 0,3%. I settori che hanno trascinato l’economia rossocrociata verso questo dato di tutto rispetto sono stati in misura minore quello dei trasporti e, so- EVOLUZIONE DEL PIL, % prattutto, quello della salute. Non si tratta però di un dato 2.5 nuovo, anzi. In questo periodo 2post-crisi, come segnalano molti analisti, la crescita elvetica è stata assicurata in particolare dalla 1.5 domanda interna. Con il consu1mo di servizi legati alla salute a farla da assoluto padrone. E visto che buona parte dei prodotti le- 0.5 gati alla medicina vengono stu0diati, sviluppati e prodotti nella 1° trim. 2011 Confederazione, il fenomeno è presto spiegato. È ormai una quindicina d’anni per altro che questa tendenza si fa sentire sull’andamento dell’economia, alla luce pure della crescita demografica e dell’invecchiamento della popolazione. Basti pensare che nel 1990 la partecipazione al Pil del comparto della salute era del 7,5%, mentre nel 2012 è salita fino al 10,9%, come riferisce l’Ufficio federale della salute (Ofs). E non è tutto. Questa spinta si è fatta sentire in maniera tangibile anche sull’occupazione. Quest’anno dei 180mila posti di lavoro creati fi- nora, ben 27.000 sono da ricollegare alla sanità. Cifre così ragguardevoli sono paragonabili solo a quanto ottenuto dal settore dei servizi alle imprese, che ha dato lavoro a circa 25000 fra architetti, ingegneri, eccetera. L’andamento così sorprendentemente favorevole è però anche legato alle esportazioni, che hanno fatto meglio del previsto, con un aumento del 2,8% nello stesso periodo estivo. E questo grazie alla chimica, alla farmaceutica e, anche se in misura meno importante ma lo stesso tangibile, agli strumenti di precisione, all’oreficeria e all’orologeria. L’esportazione di servizi ha registrato invece un incremento dell’1,1%. Leggermente meno netta per contro l’evoluzione su base annua. Rispetto allo stesso periodo del 2013, l’aumento del Pil ha raggiunto l’1,9%. Ciò significa in ogni caso che la Confederazione potrebbe chiudere l’anno in corso in un ottimo stato di salute, addirittura migliore di quello che le stime finora ipotizzavano. Ed è anche per questo che il Credit Suisse ha immediatamente rivisto verso l’alto le sue previsioni di crescita. Inizialmente la seconda 3° trim. 2014 banca svizzera più importante al mondo aveva pensato ad un 1,4%, ritoccato poi all’1,8%. Scenari a parte, l’economia elvetica dovrebbe conoscere un leggero riequilibrio, con la domanda esterna in accelerazione e quella interna in calo. Finora ad essere più generosa nei suoi calcoli era stata la Seco, che già nel mese di ottobre aveva anticipato il dato fornito qualche giorno fa da Credit Suisse, parlando anch’essa di un più 1,8%. Per contro rimane scettico il Fondo monetario internazionale, per il quale l’economia svizzera avanzerà solo dell’1,3% nel 2014. o.r. !$/03+6(& 8+8(6( ( )746"6( ," )+/+" ’(,,2"66(4" ’+ 7. -/-(.6/ "44/,76"-(.6( 40($+",(% $/. +, $+/$$/,"6/ 3+4$*!$*/))+ ’+ #’(3"$*1 9991,"(’(3"$*1$* tÕj\Û'Œ 3_oŒ_þ (_þyfi¬¬_ç_ (Œy¬Œèõ_ KŒ ð¬õfi y_ÞÍŒðþfi ¥fi¬ Þðþ¥ð fi y_ÞÍŒðþfi ð¬ŒÞÍŒyð =ð èÍfiyŒ_¬Œèõ_ ¥fi¬¬fi y_çõfi ¥Œ yçfi¥Œõð fi ¥fi¬¬fi y_çõfi ÍçfiÍ_˙_õfiÔ yðçþfiçy_ç¥Ôyª *ŒèÍðþŒoŒ¬fi _þyªfi yðÞfi y_çõ_ ?_èõfiç(_ç¥Ô IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 Mondo 25 LE MAPPE LUIGI BONANATE Il bilancio. È resa dei conti dentro il Pd tra i sostenitori del governo e i suoi oppositori, intanto si apre la partita per il Quirinale I torturatori americani uno schiaffo alla civiltà C’è un solo caso dove la sensibilità morale internazionale è (o era) disposta a tollerare il ricorso a forme di investigazione che sconfinano nella tortura: quando le rivelazioni estorte servono a salvare delle vite umane. E questo, quando un terrorista arrestato sa dove scoppierà una bomba, o dove sia nascosto un bambino che è stato rapito. Ebbene, oggi, di fronte alle rivelazioni contenute nel rapporto di 500 pagine che sintetizza i risultati dell’inchiesta parlamentale (che è di 6700 pagine) in Usa, anche questa giustificazione cade. Perché una delle scoperte principali fatte a Washington è proprio che nella maggior parte dei casi le confessioni estorte con le pratiche che sono state rese note sono troppo carenti. Sbagliate, se non sovente fuorvianti. Cosicché anche il più crudele o insensibile torturatore si accorgerebbe di aver sprecato il tempo causando nella sua vittima sofferenze del tutto inutili. Non solo dunque neppure le esigenze investigative giustificano la tortura, ma si fa strada in un modo davvero sconvolgente la questione della qualità morale di un Paese che ammette comportamenti come quelli scoperti. O meglio: è dal 2003 che le notizie essenziali erano note. Ci sono voluti 10 anni per verificarle, mentre il nostro giudizio doveva già essersi formato. Nei giorni scorsi in Usa si è molto discusso se sia corretto che un governo divulghi dati e informazioni così gravi: che ne sarà dell’immagine americana nel mondo? Come accettare che le torture siano state effettuate sulla base di una autorizzazione governativa e addirittura alla luce di un programma di torture commissionato a due psicologi? Si dirà che comunque si tratta di episodi limitati che, in qualche modo, capitano dovunque. Ma quello che sconcerta in questo caso è che lo Stato con la tradizione democratica più lunga e solida al mondo non riesca a elevare i suoi standard di comportamento. La prigione di Guantanamo è lì, nonostante le promesse di Obama. E poi, che tanta brutalità possa essere stata esercitata liberamente suona come vendetta per l’insulto subito l’11 settembre. Ma il fatto è che i grandi problemi politico internazionali che l’attacco alle Twin Towers sintetizzava non si possono risolvere torturando gratuitamente 39 persone, la maggior parte delle quali colpevoli semplicemente di essere islamiche. Spiace constatare che Obama, Hillary Clinton, nonché i candidati presidenziali repubblicani abbiano taciuto evitando ogni coinvolgimento. La violenza è sempre male, da qualunque parte provenga. Keystone In Italia prove di divorzio a sinistra S’infiamma lo scontro in piazza e nel partito del premier Renzi LA SETTIM ANA Piazze calde, scontri e l’area politica della sinistra divisa, tra chi è pronto a virare all’opposizione e chi invece riafferma il suo sostegno al governo del premier Matteo Renzi. In Italia è protagonista la politica, che apre e chiude la settimana. E mentre i consumi delle famiglie tornano ai livelli del 1999, arrancano dietro una crisi che sembra non mollare la morsa, nonostante il governo abbia annunciato lo stop all’aumento delle tasse anche per il 2015, lo scontro all’interno del Partito democratico (Pd) registra un nuovo sobbalzo. Uno scontro, quello nel Pd, che in questo fine settimana si è fatto più duro, quando la minoranza del partito ha annunciato d’essere pronta ad andare via dalla Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati. Sullo sfondo del dibattito, come si spiega nell’analisi qui sotto, le piazze calde per gli scioperi di due dei tre maggiori sindacati del Paese, Cgil e Uil, contro la legge di stabilità, la riforma del lavoro (jobs act) quella della pubblica amministrazione. Ma non solo. Sullo sfondo anche il malaffare con l’emergere di nuovi, impressionanti particolari dell’inchiesta sulla banda che a Roma tirava i fili di appalti e lavori pubblici sconfinando persino nell’area del volontariato sociale. Il segnale di una “fronda” contro il premier Renzi, che ieri, sabato, è andato in visita da papa Francesco con la famiglia. Pubblicità L’analisi La delusione dell’Europa e lo scontento sociale portano dritti alle elezioni RITANNA ARMENI ( 6+ !6,+ 9(,+$ $ "/6(25 ,1 ))0 25 $2")62(7( 15(",)( -$1 ( % +# 888.*(&1,2."’3 25 Gli italiani hanno avuto una grande fiducia in Matteo Renzi e molti continuano a nutrirla. Eppure per il governo italiano l’anno non si conclude all’insegna dell’ottimismo. L’instabilità politica e sociale è aumentata, la speranza rappresentata dal giovane leader del Pd si è visibilmente ridotta, mentre è cresciuto lo scetticismo sulla possibilità che Renzi mantenga le sue promesse . La prima ragione di scetticismo viene proprio dalla società e, in particolare, dal mondo del lavoro. I dati economici: pil, consumi, debito pubblico, continuano ad essere negativi, il disagio sociale si è approfondito e il recente sciopero ha confermato una frattura fra una parte consistente dei lavoratori e il segretario del maggior partito della sinistra nonché presidente del Consiglio. Lo scontro è diventato pericoloso se lo stesso Renzi dopo gli attacchi e le parole dure indirizzate nelle scorse settimane al sindacato, ha ritenuto opportuno cambiare tono, ritirare l’ordinanza di precettazione dei ferrovieri emanata da un ministro del suo governo e usare per la prima volta parole concilianti. Al presidente del Consiglio italiano in questi ultimi giorni non sono arrivate buone notizie neppure dall’Europa. Il braccio di ferro ingaggiato con i vertici europei per ottenere un po’ di flessibilità e una politica di sviluppo ha dato finora risultati a dir poco deludenti. Se il premier puntava ad un ammorbidimento della politica rigorista oggi deve constatare un fallimento. Il presidente della Commissione Junker ha detto a chiare lettere che “non ci sono soldi freschi”, non ci sono quindi quelle risorse per gli investimenti in cui il governo italiano aveva sperato per la ripresa. Il semestre italiano su cui molto si era puntato per portare l’Europa a più miti consigli si concluderà a gennaio con un nulla di fatto. La delusione sociale e lo smacco europeo rendono più aspra la battaglia su un altro fronte, quello interno nei confronti della minoranza del Pd. Questa, che si oppone a Renzi sia sulla politica del lavoro, il Job’s Act, sia sulle riforme costituzionali ed elettorali, è sicuramente minoritaria e divisa, ma lo scontento sociale e la rigidità dell’Europa le hanno fatto alzare la testa. E come è già avvenuto in queste settimane in Parlamento possono moltiplicarsi le imboscate, le situazioni a rischio, le alleanze inedite che impediscono o ritardano l’attuazione delle riforme. Ci sono molti punti della riforma elettorale o di quella del Senato su cui si sono create convergenze trasversali che hanno già frenato l’azione del governo e ridimensionato di molto la velocità di approvazione prevista da Renzi. Infine un altro colpo al programma del governo verrà proprio da chi l’ha aiutato e protetto con convinzione. La decisione di Giorgio Napolitano di lasciare la presidenza della Repubblica nei primi giorni del 2015 costituisce un oggettivo freno alle riforme. Il nome del nuovo capo dello Stato sarà inevitabilmente oggetto di trattativa. Silvio Berlusconi darà il suo appoggio alle riforme solo se potrà contare sulla scelta del nuovo capo dello Stato. E questa avrà la sua influenza anche nella trattativa con le minoranze del Pd. Per Renzi il terreno si presenta accidentato e rischioso. Non sono solo in gioco le riforme, le promesse di ripresa economica e sociale, la lotta alla corruzione e il rinnovamento della politica. A rischio è la sua immagine di leader capace di rovesciare le vecchie logiche. È questo il mito e la speranza che nei prossimi mesi potrebbero svanire. Ed è di fronte a questo pericolo che diventa concreto il rischio di elezioni anticipate. IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 26 Il periscopio Di recente si è parlato nuovamente di coesione nazionale. La questione di fondo è sempre la stessa: cosa lega, in fin dei conti, le varie parti linguistiche e culturali di questo Paese? Cosa succederebbe se la Svizzera fosse meno ricca? Il dibattito s’infiamma, in particolare quando si discute quale lingua straniera – inglese oppure francese - sia meglio imparare come prima lingua nelle scuole della Svizzera tedesca. Il confronto sembrava chiuso dopo il compromesso trovato con il concordato intercantonale HarmoS. Eppure la volontà di abbandonare il francese nelle scuole elementari in qualche cantone svizzero tedesco ha messo in allerta pure il ministro della cultura e consigliere federale Alain Berset. Intanto il Ticino cerca di difendere la lingua italiana negli istituti di oltre Gottardo, messa sempre più all’angolo. Personalmente però sono convinto che la coesione nazionale non dipenda in primo luogo dalla scelta della prima lingua straniera nella scuola dell’obbligo. La coesione dipende piuttosto dalla volontà delle diverse componenti della Svizzera di mantenere vivo un interesse reciproco per le altre regioni. E questo vale per tutta la popolazione. Proprio in quest’ottica si dovrebbe fare molto di più per favorire gli scambi fra le realtà linguistiche. Non solo per gli studenti (scambi scolastici), ma anche per il mondo degli adulti. Come pure per le associazioni sportive, cori parrocchiali, e via dicendo. Esiste, ad esempio, uno strumento molto utile per favorire questi scambi: il gemellaggio fra comuni, purtroppo poco utilizzato in Ticino. Eppure sarebbe importante che ogni comune ticinese avesse almeno un comune “gemello” nella Svizzera tedesca o nella Svizzera francese. In Ticino si sono creati vari delegati, un delegato del Cantone per i rapporti con la Confederazione e un altro per i rapporti transfrontalieri, la Camera di commercio dispone di un delegato per le relazioni esterne a Berna e Milano. Sono funzioni importanti, ma molto istituzionali. Sarebbe auspicabile, invece, avere un delegato che si occupasse dei gemellaggi e aiutasse i comuni ad intraprendere queste relazioni. La Svizzera, Paese multiculturale con quattro lingue ufficiali, in questo caso potrebbe competere con gli Stati vicini: Germania, Francia e anche Italia. Perché in questi Paesi i gemellaggi comunali hanno una lunga tradizione. Un esempio? Verbania, sul Lago Maggiore, è gemellata con ben nove comuni europei, fra questi anche due italiani, uno in sud Italia e l’altro nell’Alto Adige. La “Giungla” era nel cuore della Silicon Valley: 250mila metri quadrati, il più vasto accampamento di homeless degli Stati Uniti, smantellato nel cuore di una notte sotto i flash dei fotografi. La baraccopoli californiana inquinava, ha detto il sindaco di San Jose, spiegando l’intervento dei bulldozer, camion della spazzatura e di personale in tuta “hazmat”, materiali pericolosi, ma intanto oltre metà dei 300 ex residenti non ha più dove ripararsi. Sulla West Coast in questi giorni piove a torrenti, la tempesta peggiore degli ultimi cinque anni. Lo sfratto di mas- sa nella mecca dell’industria dei computer ha seguito una lunga ricerca da parte della città per trovare casa al numero più alto possibile di residenti della “Giungla”. Impresa non facile: case a prezzo politico in quella zona semplicemente non esistono. “Sto cercando di decidere cosa è veramente importante”, ha detto di fronte alle ruspe Grace Hil- dall’Europa LORENZO ROBUSTELLI Bruxelles Lavorare per le istituzioni dell’Unione europea è un sacrificio, se non addirittura una disgrazia, e chi sente il dovere civile di farlo ha poi diritto ad essere assistito economicamente per anni, per potersi reinserire nel mondo del lavoro. Questi “eroi” del progetto europeo sono i commissari e il presidente del Consiglio europeo, che vengono indennizzati con centinaia di migliaia di euro quando lasciano le loro poltrone (hanno guadagnato 20mila/25mila euro al mese). Lo scandalo è scoppiato quando si è scoperto che l’ex presidente del Consiglio europeo, il belga Herman Van Rompuy (nella foto), che da inizio dicembre è tornato ad essere un semplice nonno, continuerà a ricevere dall’Ue cifre da capogiro. Per i prossimi tre anni, van Rompuy intascherà poco meno di 350mila euro di “indennità transitoria”, un aiuto a “reinserirsi nel dall’Asia ANTONIO FATIGUSO Tokyo La Corea del Sud dichiara guerra al tabacco e approva un rialzo medio dell’80% dei prezzi del pacchetto di sigarette. Obiettivo: tagliare i consumi in un Paese che vanta il record di percentuale più alta di fumatori tra la popolazione maschile nell’ambito Ocse: il 44%, sufficiente a staccare Turchia, Grecia, Estonia e Giappone. La misura ha trovato il voto bipartisan in parlamento (malgrado le critiche delle opposizioni sull’onere finanziario destinato a pesare sulle persone a basso reddito) e prevede l’aumento unitario dagli attuali 2.500 won (circa 2,25 dollari) ai 4.500 fissati a partire dal primo gennaio. Il ministero della Sa- Reuters Unità e coesione da sviluppare con i gemellaggi Gli sfratti americani dei ricchi e dei poveri Ai burocrati dell’Ue anche 350mila euro per “reinserirsi” liard, residente di 15 anni della Giungla e una dei fortunati: problemi di salute cronica le hanno garantito il letto all’ospizio. Due Americhe, i troppo ricchi e i troppo poveri. Non una sorpresa nella Valle del Silicio, ma è un problema anche per altre città degli Usa che cercano di rispondere con troppi bastoni - lo sfratto - e troppe poche carote. “La cacciata degli homeless funziona quando ci sono tetti sotto cui mettere chi non ha casa”, ha suggerito il New York Times, ma dove gli affitti sono alti, l’occupazione è in crisi e manca il sostegno del governo, la condizione del senza tetto diventa cronica: tollerata solo fino a che le municipalità, come è successo a San Jose, non perdono la pazienza. mondo del lavoro” dopo la fine del proprio incarico (tralasciando di considerare che, avendo 67 anni, van Rompuy ha da tempo superato l’età della pensione). Il belga riceverà 9mila euro al mese fino al 2017, quando l’indennità cesserà di essere versata. Ma neppure lì l’ex presidente verrà lasciato solo dall’Ue, che gli verserà una pensione di 4’700 euro al mese. In più il caro vecchietto prenderà la pensione da premier belga, da presidente della Camera belga, da ministro e da parlamentare. Bisogna motivarli i politici europei! Il bello è che questo aiuto, che ricevono tutti gli ex commissari, spetta anche se si è eletti al Parlamento europeo, dove non si riceve uno “stipendio” per un “lavoro”, ma un’indennità. Unico a rinunciare, per quanto si sa, è stato l’italiano Antonio Tajani, che ha lasciato a Bruxelles circa 450mila euro. Stop al fumo e Seul rincara dell’80% le sigarette nità di Seul spera di ridurre al 35% la quota di fumatori entro fine 2016, contando di centrare l’ambizioso target anche con iniziative di contorno quali il divieto di accendere la sigaretta in luoghi pubblici, l’indicazione sui pacchetti dei danni provocati alla salute con tanto di “immagini forti” e lo stop alla pubblicità nelle rivendite. Il fumo e l’impatto sulla salute pubblica sono da anni ar- Reuters ALESSANDRA BALDINI New York Reuters dalleAmeriche VIZI E VIRTÙ GERHARD LOB gomento di dibattito pubblico e di aspre controversie (soprattutto legali) in Corea del Sud. La Corte suprema, ad esempio, ha bocciato lo scorso aprile la richiesta di indennizzi presentata da 30 pazienti affetti da cancro ai polmoni contro Ktgg, il colosso che controlla oltre il 60% del mercato del tabacco nazionale il cui valore annuo è stimato in oltre 9 miliardi di dollari. Le assicurazioni sanitarie statali, a loro volta, hanno promosso azioni legali contro tre produttori di tabacchi domestici ed esteri chiedendo (almeno per ora) risarcimenti per 53,7 miliardi di won a compensazione delle spese sostenute per curare le patologie legate al fumo. Le stime di settore quantificano in ben 1.700 miliardi di won all’anno gli oneri legati al trattamento delle patologie del tabagismo. Pubblicità Concorso I C N I Vna VW Polo Start... u ore Fr. 15’990.–*) (val Vinci una VW Polo con ere Puoi vinc ento m l om SOLO se a zione dell’estra i ti trovera e a Grand ia in P zza o on “Locarn Ice” e In una fotografia all’interno del Caffè è nascosta una VW Polo. Indica il numero della pagina in cui si trova e la data di pubblicazione del Caffè. Nome: ................................... Cognome: ........................................... Via: ...................................................................................................... l’interneo(non in questa) l a a l o d ...cercafnoto nel giornal di una L’estrazione dei tagliandi inviati avverrà la sera del 31 dicembre 2014 a Locarno sulla pista di ghiaccio in Piazza Grande Cap ...................... Località ................................................................ La VW Polo è nascosta a pagina ........................... de “il Caffè” del ........................... Da imbucare nelle urne all’interno di “Locarno on Ice” oppure inviare a: Concorso VW Polo il Caffè via Luini 19 6600 Locarno IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 27 Lugano e Ambrì a braccetto in cerca della continuità Dario Cologna a Davos ritrova forma e gioia del podio Tra le “big” in Europa, Bayern e Chelsea non sbagliano SUGLI SPALTI DOPPI SENSI NEI MESSAGGI FIRMATI“UCI” MASSIMO SCHIRA L a scorsa settimana, la decisione dell’Unione ciclistica internazionale (Uci) di negare la licenza “World Tour” - quella per correre le gare che più contano - alla formazione kazaka Astana, coinvolta in cinque casi di doping praticamente consecutivi, era parsa interessante in prospettiva. E, invece, nemmeno sette giorni dopo ecco l’annuncio di Alexander Vinokourov, che della squadra è general manager, del dietrofront da parte della Commissione licenze: la formazione in maglia azzurra nel 2015 sarà presente. Il messaggio lanciato dall’Uci non poteva essere più nebbioso. Delle due, l’una. O la Astana è coinvolta in un sistema di doping organizzato, oppure i suoi cinque atleti caduti nella rete hanno fatto tutto da soli. L’improvviso “chiarimento” della situazione, però, qualche dubbio lo lascia. Anche perché dal kazakistan entrano nel ciclismo molti soldi, non soltanto attraverso i contratti dei corridori. L’Uci, insomma, prima di avventarsi in voli pindarici come quello di negare in prima istanza una licenza, farebbe meglio ad avere le idee chiare. In primo luogo perché se il ciclismo ha bisogno di una qualità, questa è la trasparenza. Proprio quella che è crassamente mancata in questa contorta vicenda, di cui ancora si attendono i dettagli. Intanto Vinokourov assicura che i risultati ottenuti dai suoi atleti sono limpidi. Dice che la squadra è più che disposta a sottoporsi a controlli supplementari da parte di un laboratorio specializzato dell’Università Losanna. Solo parole? Forse. Anche perché l’universo doping ci ha insegnato che le rassicurazioni sono buone solo a muovere l’aria. Reuters Pietilae vince e Tina Maze se la ride Due svizzere tra le prime 10 Buon risultato quello offenuto da Wendy Holdener e Michelle Gisin nello slalom speciale di Are, conquistando rispettivamente l’ottavo e il nono posto Reuters Hirscher attacca Kjetil Jansrud Marcel Hirscher cerca nello slalom speciale di Are di spodestare dalla testa della classifica della generale di Coppa del Mondo il norvegese Kjetil Jansrud MASSIMO MORO Maria Pietilae-Holmner vince e Tina Maze se la ride. La svedese e la slovena sono state, ieri, sabato, le grandi protagoniste dello slalom speciale di Are. Una prova praticamente perfetta quella messa a segno dalla padrona di casa che, dopo aver fatto segnare il miglior tempo sul primo tracciato, è riuscita a mantenere sei centesimi di vantaggio sull’assalto lanciato da una scatenata Maze. La slovena, dopo la flessione accusata nella passata stagione - Olimpiadi di Sochi a parte - ha sferrato in terra svedese un vero proprio assalto alla Coppa del Mondo generale (detenuta dall’austriaca Anna Fenninger) vincendo il gigante e piazzandosi in seconda posizione nello speciale. Due prestazioni da incorniciare per la sciatrice di Gradec che può, infatti, vantare un vantaggio di ben 257 punti sull’austriaca, che ha rinunciato a prendere parte allo slalom. A fine gara la slovena ha subito inviato un tweet di giubilo: “Woooouuuu! 2 giorni e 180 punti! Grazie mille Are. È così emozionante che potrei piangere! Qui l’inverno è veramente stupendo! Adesso due giorni di completo relax”. Una giornata comunque da ricordare anche per la squadra svedese, che ha piazzato al terzo posto Frida Hansdotter, relegando ai pedi del podio la detentrice della Coppa di specialità, la statunitense Mikaela Shiffrin. Una buona gara quella messa a segno dalla compagine rossocrociata che, dopo anni senza una vera e propria squadra in speciale, ha piazzato due SportMagazine SUI TABLET Sui sistemi Apple e su Android il meglio dello sport da sfogliare Il successo ad Are è svedese,ma la slovena si piazza seconda anche nello speciale,allungando nella generale di Coppa sciatrici tra le prime dieci. Peccato per il podio mancato da Wendy Holdener, che nella prima manche ha dimostrato di aver ritrovato una sciata fluida e senza errori, che le ha permesso di issarsi in quarta posizione con un solo centesimo di ritardo dalla Hansdotter. Un risultato purtroppo svanito sul secondo tracciato per la svittese, che si è dovuta accontentare dell’ottavo rango, perdendo così quattro posizioni. Se per Holdener la seconda manche non si è rivelata positiva, c’è invece da segnalare l’ottima prova offerta da Michelle Gisin. L’obwaldese, dopo aver ottenuto il dodicesimo tempo nella prima manche, è risalita in nona posizione. Una gara all’attacco da parte della Gisin che, dopo aver commesso un paio di sbavature nella parte alta, accusando un ritardo i quasi mezzo secondo, ha dato tutto nella parte finale, riuscendo ad issarsi in testa alla gara. Con questo risultato Gisin è riuscita ad eguagliare il suo secondo miglior piazzamento in Coppa del Mondo, visto SUGLI SMARTPHONE Pagine di eventi sportivi sia su Apple che su Android CAFFE.CH SportMagazine, un pdf da sfogliare dalla home page del Caffé che nona era già risultata nel gennaio 2013 nello speciale di Flachau, sfiorando anche il suo miglior piazzamento, conquistato in questo inizio di stagione nella prova di Levi, dove aveva concluso all’ottavo posto. Se per Holdener e Gisin si può sorridere, tutt’altro discorso è legato alla prestazione offerta soprattutto da Denise Feierabend. Un’altra prova anonima quella della sciatrice di Engelberg che, come a Levi, non è andata oltre la venticinquesima posizione. Nadja Vogel non è invece riuscita a ripetere il buon risultato ottenuto in Finlandia, mancando la qualifica per la seconda manche. Dopo il rinvio forzato per mancanza di neve delle gare previste in Francia al rientro dalla tournée nordamericana, le donne dopo Are tornano in pista in Val d’Isère, dove le condizioni che avevano imposto l’annullamento delle gare maschili sono nel frattempo molto migliorate. Il programma prevede una discesa e un SuperG, con le prove inserite nelle giornate di giovedì e venerdì. Subito in pista in Val Gardena, invece, gli uomini, impegnati venerdì nel SuperG sulla Saslong, dove sabato si correrà la discesa libera. Domenica, invece, tutti in Alta Badia per l’attesissimo e tradizionale gigante, neve permettendo. Tornando alle donne, ovvia l’attesa per le prestazioni di Lara Gut dopo il brillante successo in SuperG a Lake Louise, ma motivi d’interesse anche nella reazione attesa da Dominique Gisin. Tra gli uomini, stessa situazione, con Beat Feuz in cerca di conferme e Patrick Küng in cerca di riscatto. [email protected] I RISULTATI DELLE ULTIME PARTITE DI IERI, SABATO, SONO ON LINE SU SPORTMAGAZINE VISIBILI SU TABLET, SMARTPHONE E COMPUTER 28 CS affè Le vittorie di Tom Kristensen alla 24 ore di Le Mans (giri effettuati) La straordinaria carriera del pilota 361 danese Tom Kristensen si è appena conclusa. Ecco un riassunto dei 9 trionfi a Le Mans port 377 375 368 379 370 IN TELE VISIONE 381 348 321 1997 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2008 2013 domenica 14 dicembre 18.45 LA2 Hockey: Lugano-Zugo sabato 20 dicembre 10.15 LA2 Sci: discesa f.emminile mercoledì 17 dicembre 18.55 LA2 Volley: Lugano-Piacenza sabato 20 dicembre 16.10 LA2 Hockey: Svizzera-Slovacchia venerdì 19 dicembre 16.10 LA2 Hockey: Svizzera-Norvegia sabato 20 dicembre 20.25 LA2 Calcio: Mondiale per club. Finale IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 29 Ti-Press FUORI CAMPO PIERLUIGI TAMI Lo sci nordico Cologna ritrova il podio a Davos con un terzo posto nel“classico” La crescita continua per i club in Europa gli assist forniti da Mikael Johansson (Rapperswil) e Linus Klasen (Lugano) in 25 partite, migliori suggeritori del campionato 48 871 111 i gol realizzati dal Davos in 29 partite, miglior attacco del campionato 69 i punti ottenuti in 28 partite da Fredrik Pettersson (Lugano), miglior marcatore del campionato i punti ottenuti finora dal terzetto Hall, Giroux, Aucoin, i migliori tre marcatori dell’Ambrì Piotta (30 gol, 39 assist) i tiri nella porta di Leonardo Genoni (Davos) in 29 partite, il portiere più sollecitato della stagione 60 60 i gol subiti dallo Zsc Lions in 30 partite, miglior difesa del campionato 109 i minuti di penalità inflitti nelle prime 31 partite a Timo Helbling (Friborgo), il più penalizzato del campionato i punti ottenuti finora dal terzetto Pettersson (nella foto), Klasen, Filppula, i migliori tre marcatori del Lugano (48 gol, 61 assist) 15.949 94,4 la media spettatori del Berna nelle prime 15 partite disputate in casa, la più elevata della Lega la percentuale di parate di Lukas Flüeler (Zsc Lions) in 25 partite, il miglior portiere tra quelli che hanno giocato almeno 1.000 minuti Il calcio 27 La pausa di campionato per dar spazio alla Arosa Challenge (19 e 20 dicembre) , secondo appuntamento per la nazionale di Glen Hanlon dopo la Deutschland Cup, rappresenta un’ottima occasione per tentare un primo bilancio per Lugano e Ambrì Piotta in campionato dopo una trentina di partite giocate. Entrambe le ticinesi, infatti, in un certo senso vanno a braccetto. Non tanto a livello di classifica - dove i bianconeri veleggiano piuttosto tranquilli verso i playoff, mentre i leventinesi stanno tentando in tutti i modi di riemeregere sopra la riga quanto nella ricerca della continuità. Nei risultati. Ma soprattutto nelle prestazioni. Sì perché anche l’Ambrì nella sua scomoda penultima posizione della classifica ha finora sofferto soprattutto per le sue prestazioni altalenanti. Vedere i leventinesi ancora aggrappati alla linea che vale i playoff, infatti, ha quasi dell’incredibile considerando tutto quello che è successo dalle parti della Valascia. Tra infortuni, pasticci nella gestione dei portieri, errori arbitrali e punti, tanti punti, persi proprio sul filo di lana, i tifosi biancoblù arrivano a Natale avendone già viste di tutti i colori. La sensazione è quella che l’Ambrì è una squadra che può battere qualsiasi avversario se riesce a mettere sul ghiaccio le emozioni. Quelle che portano i giocatori a lottare su ogni disco, come successo ad esempio nei derby (2-2 per ora il parziale nelle sfide stracantonali), dove la squadra di Serge Pelletier ha sempre mostrato grinta, veloci- tà e presenza fisica. I grattacapi, invece, iniziano quando le avversarie portano nomi come Rapperswil, Bienne o Losanna. Ai leventinesi sembra spegnersi la luce. Inspiegabilmente. Così come si spengono troppo spesso i tre stranieri d’attacco. Con l’eccezione di Adam Hall, per ora nettamente il migliore tra i giocatori d’importazione in maglia biancoblù. Risalendo la classifica fino a ritrovare il Lugano, installato attualmente ad un quarto posto piuttosto comodo, ma su cui non è opportuno “sedersi”, ci si rende conto di come il rendimento dei bianconeri sia fortemente legato a quello dei suoi quattro stranieri d’attacco. Pettersson, Klasen, Filppula e McLean hanno finora collezionato qualcosa come 127 punti, segnando 54 degli 91 gol totali realizzati dalla squadra (ossia circa il 60%). Una LA Bianconeri battuti dal Losanna 5-3 in una partita a tratti inguardabile PART ITA Ritrovato Klasen,manca il gioco In attesa del debutto di Damian Brunner il 22 dicembre a Davos, il Lugano a Losanna ritrova Klasen, ma non il gioco. Perché a Malley finisce 5-3 per i vodesi in una partita a tratti inguardabile. È il quarto ko di fila! A trovare il punto del vantaggio sono proprio i bianconeri. Hytönen e Pesonen trovano il modo di farsi espellere contemporaneamente e a 5 contro 3 Pettersson porta a 27 il proprio bottino personale. Non a caso, l’assist è del rientrante Klasen. Ed è, in pratica, l’unica cosa che capita in un primo tempo brutto da vedere, come spesso accade quando in pista scende il Losanna. Avvio di periodo centrale quindi di marca luganese, ma la pressione degli uomini di Fischer non porta frutti. Anzi. Proprio nel momento migliore del Lugano arriva il pareggio del Losanna, grazie a Conz. I ticinesi pasticciano sempre più col passare dei minuti e, a cavallo di metà periodo, incassano anche il 2-1, con Pesonen lesto a sfruttare una respinta di Merzlikins. Finale di tempo tutto in sofferenza per i bianconeri, anche a causa di qualche penalità di troppo, ma senza gol. Quando le cose sembrano davvero mettersi male, però, ecco che la grinta esuberante di Chiesa e il ritrovato fiuto del gol di Murray riportano avanti il Lugano. Ma non basta, perché Louhivaara trova due gol che stendono i bianconeri e Pesonen chiude i conti a porta vuota. situazione certamente poco “sana”, di cui si è accorto anche Patrick Fischer, parecchio arrabbiato soprattutto con gli svizzeri dopo il derby perso la scorsa settimana alla Valascia. Il forfait per infortunio nelle ultime gare da parte di Klasen, poi, ha scoperto anche il nervo del power play, che da arma implacabile si è trasformato in una lancia spuntata quasi all’improvviso. Al punto da far pensare che le ragioni non siano tutte da ascrivere all’assenza del geniale attaccante svedese. In prospettiva, poi, gli acciacchi che terranno lontano Julien Vauclair per qualche tempo e la salute cagionevole di Steve Hirschi potrebbero rivelarsi un problema per un pacchetto difensivo non sempre convincente al 100%. Positivo, per contro, l’inserimento proprio in difesa del giovane Calle Andersson che, non a caso, è già il difensore più produttivo della squadra malgrado non abbia giocato che 10 partite con la sua nuova maglia. Patrick Fischer, insomma, ha del lavoro da svolgere. Ma ha anche la base su cui poggiare la ricerca di risultati più costanti. Molto più, ad esempio, di quanto non possa fare Pelletier. E adesso con un Damien Brunner nel motore… DARIO COLOGNA RITROVA IL PODIO Il fondista grigionese, 28 anni, ritrova il podio proprio a Davos dopo qualche problema si è piazzata la finlandese Kerttu Niskanen. Un punticino è andato anche alla Svizzera, con Nathalie Von Siebenthal a chiudere in trentesima posizione. Intanto per gli organizzatori delle gare di Davos il lavoro continua, visto che la Fis ha deciso di rimanere nei Grigioni anche per le gare della prossima settimana, inizialmente previste a LaClusaz, dove però la neve si fa attendere. Programma speculare a quello di questo week end: 10 km femminile, 15 km maschile e, in seguito, prove sprint. Un programma che piace anche a Dario Cologna. “Per me è ovviamente una soluzione perfetta - ha precisato il campione rossocrociato -, prima di tutto perché rappresenta una seconda chance per cogliere la mia prima vittoria in casa”. m.s. In Germania e Inghilterra inarrestabili Chelsea e Bayern Monaco. Perdono ancora Aston Villa e Dortmund Barcellona fermato a Getafe,vola il Real le reti realizzate in 29 partite da Fredrik Pettersson (Lugano), miglior scorer del campionato Nella Liga i“blancos”a +4 tentano la prima fuga della stagione Lugano e Ambrì a braccetto alla ricerca della continuità MASSIMO SCHIRA via - ha sottolineato il grigionese -. Quando ho notato che Northug non era più lento degli altri”. Tornando alla 15 km, poca gloria per il resto della nutrita pattuglia rossocrociata, con 13 atleti al via. Toni Livers si è infatti piazzato in venticinquesima posizione, mentre gli altri atleti sono finiti molto lontani. Quest’oggi, domenica, sono invece in programma le prove sprint, sia in campo maschile, sia in campo femminile. Tra gli uomini, Cologna spera di superare la prima fase e poi puntare tutto sulle batterie. Nella 10 km a Keystone stile classico femminile che ha aperto le prove grigionesi, Therese Johaug ha confermato di essere attualmente su un altro pianeta. La norvegese ha infatti rifilato oltre 42 secondi alla connazionale Marit Bjørgen, mentre terza Non fa nemmeno più notizia l’ennesimo netto successo del Bayern Monaco in Bundesliga. Anche ieri, sabato, i bavaresi si sono sbarazzati con facilità dell’Augsburg con un rotondo 40, frutto di un quarto d’ora di fuoco ad inizio ripresa. E allora è il fondo classifica a fornire gli spunti più interessanti, con il Borussia Dortmund, che subisce la sua nona sconfitta stagionale nello scontro diretto con l’Hertha Berlino per 1-0. Con i gialloneri a tribolare parecchio sono anche il Werder, 3-3 interno con l’Hannover, e lo Stoccarda, 1-1 a Magonza.Amburgo e Freiburg si sono lasciati sullo 0-0, così che la situazione sul fondo rimane ancora molto fluida, quando alla fine dell’andata mancano 180 minuti. In Inghilterra le prime due hanno vinto i rispettivi impegni. Il Chelsea si è sbarazzato dell’Hull City con un chiaro 2-0, mentre il Manchester City è andato ad imporsi sul campo del Leicester per 1-0. Oggi domenica, avversario ostico per il Manchester United, che ospita il Liverpool.Sul fondo preziosa affermazione del Wba, che ha avuto la meglio sull’Aston Villa per 10, mentre il Crystal Palace non è andato oltre il pareggio in casa per 1-1 contro lo Stoke. Il Burnley ha invece sconfitto il Southampton per 1-0, issandosi sopra la riga. Finisse oggi il campionato, ad essere relegate sarebbero Qpr, Hull e Leicester. In Spagna c’è da registrare il mezzo passo falso del Barcellona, che non è riuscito a bucare DIEGO COSTA Il portoghese del Chelsea si appresta a segnare il raddoppio contro l’Hull. Ancora decisivo il suo apporto nemmeno una volta la munitissima difesa del Getafe, perdendo così un punto importante nella corsa al titolo. Il Real Madrid può ora contare su 4 lunghezze di vantaggio in vetta, dopo che già venerdì aveva liquidato l’Almeria con un perentorio 4-1. Domani, domenica, l’Atletico Madrid potrebbe agganciare i catalani al secondo posto se dovesse battere il pericoloso Villar- Reuters 23 Dopo un avvio di stagione alla ricerca della forma migliore, Dario Cologna sulle nevi di casa torna a mostrare i muscoli, ritrovando il podio con un terzo posto che indica a chiare lettere la crescita del campione della Val Monastero. Nella 15 km a stile classico disputata ieri, sabato, ad imporsi è stato una volta ancora il dominatore della prima parte della stagione e leader di Coppa del Mondo, Martin Johnsrud Sundby, che ha superato il connazionale Didrik Toenseth di 6 secondi e 6 decimi, mentre a Cologna il secondo gradino del podio è sfuggito per appena sette decimi. La prova grigionese ha anche permesso a Cologna di risalire la china in classifica generale, visto che ora il tre volte campione olimpico è terzo, direttamente alle spalle della coppia norvegese Sundby-Toenseth. “Sono davvero molto contento - ha spiegato Dario dopo la prova -. Le prime prove della stagione non sono andate come volevo e ritornare sul podio è veramente soddisfacente”. Il fondista ha poi spiegato anche alcune scelte tattiche che lo hanno portato al risultato, ad iniziare dalla doppia spinta con cui ha affrontato la prova. “Ho deciso di puntare su questa scelta cinque minuti prima del Ti-Press L’Europa conferma il trend di crescita del calcio svizzero a livello internazionale. Ed è una crescita non da poco. Al di là dei risultati in senso stretto, che sono sotto gli occhi di tutti, anche il modo con cui sono ottenuti va sottolineato. Ovviamente nel calcio ad essere ricordati sono i risultati, ma il messaggio lanciato nelle Coppe europee è importante anche in ottica futura e si basa su quanto successo negli anni passati. Andiamo però con ordine, iniziando dallo Zurigo, che delle tre squadre impegnate in Europa è quella che il primo risultato - la qualifica al turno successvo - non l’ha ottenuto. Le ragioni dell’eliminazione degli zurighesi non sono tanto legate alla qualità del gioco, quanto ad un calo riscontrato anche in campionato e da far risalire alle molte assenze e all’impossibilità di ruotare con costanza i giocatori. Lo Zurigo ha comunque fatto il suo dovere, andando a giocarsi la qualifica all’ultima giornata in un girone che comprendeva pur sempre due squadre protagoniste nei due migliori campionati del continente: Spagna e Germania. E sempre dimostrando di essere all’altezza della situazione. La crescita in Super League è invece stata positiva per lo Young Boys, che ha ottenuto un risultato di assoluto livello superando il turno. Perché anche lo Sparta Praga si è dimostrato squadra di elevata qualità, tutt’altro che facile da affrontare. I bernesi hanno approfittato del buon momento psicofisico per vincere la partita più importante. Non va però dimenticato che una qualifica si costruisce sulle prestazioni di più mesi, non in una partita secca. E questo dimostra ancora di più come il risultato dell’Yb è tutto fuorché estemporaneo. “Last, but not least”, ovviamente, il Basilea, promosso agli ottavi di Champion’s League in un girone dove il secondo posto sembrava già assegnato al Liverpool per il prestigio, l’esperienza e il blasone degli inglesi. E, invece, soprattutto nella partita giocata in Inghilterra il Basilea ha lanciato un segnale fortissimo a tutto il calcio svizzero, dimostrandosi superiore al Liverpool tecnicamente e tatticamente. Dominando la gara, pur ammettendo le attuali difficoltà dei “Reds”, manifeste anche in campionato. Risultati come quelli ottenuti dal Basilea e dallo Young Boys devono far bene a tutto il nostro movimento. Perché aumentano il rispetto nei confronti del nostro calcio anche dall’estero, cosa che in passato non succedeva. Questi risultati devono aiutare il calcio svizzero a superare quel senso di inferiorità latente, pensando un po’ più in grande. Non con arroganza, ma con umiltà. Ma anche con la consapevoleza che risultati di questa qualità non sono più frutto di un exploit estemporaneo. La forma migliora per il grigionese,battuto solo dai big norvegesi real. Anche il Siviglia ha la ghiotta occasione di tornare in corsa. Gli andalusi ospitano infatti i neopromosso Eibar e possono così portarsi a -3 dal Barcellona. In attesa degli impegni delle prime in programma oggi, domenica, la 18a giornata di Ligue 1 ha proposto un interessante Nantes-Bordeaux, con le due squadre in lotta per un posto in Europa League. I padroni di casa si sono imposti 2-1, avvicinandosi ulteriormente alle zone alte della graduatoria. Oggi, domenica, il Psg ospita il Guingamp e il Marsiglia il Monaco, per due impegni che dovrebbero permettere loro di mantenere le rispettive posizioni nei piani alti della classifica. In Italia Juventus e Roma affrontano le due squadre genovesi. I campioni d’Italia in carica ospitano la Sampdoria, mentre i giallorossi rendono vista al Genoa. In uno dei due anticipi del sabato intanto, il Palermo ha avuto la meglio sul Sassuolo per 2-1 al termine di una sfida tirata e dal finale convulso e molto nervoso. o.r. 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Come se cancellandole potessimo eliminare quanto ad esse collegato. Più umilmente vorremmo depennare le tanti frasi fatte, i termini usati a sproposito, quelli riportati come un tormentone, quelle di moda, virali, trasmesse da spot e tv. segue a pagina 44 PER COMINCIARE MENO CHIACCHIERE E PIÙ FATTI U L PATRIZIA GUENZI n po’ come a parlare troppo di sesso ci si dimentica di farlo, così a furia di vedere programmi tv di cucina viene a noia anche prendere in mano una pentola. Figuriamoci preparare un menu completo per eventuali ospiti. Macché. Molto meglio fare un salto in rosticceria e portarsi a casa tutto l’occorrente. In fondo è la compagnia che conta no? Chi ancora ha voglia di trascorrere un po’ di tempo ai fornelli sono le donne innamorate che per conquistare cuore e palato del loro amato farebbero di tutto. All’inizio. Poi, quando l’amore cala, evaporano anche soffritti, intingoli e sughi vari. Eppure… Eppure in tv è tutto un fiorire di programmi, gare, fiction e intrattenimenti a carattere culinario. Seguitissimi. Come tutti quanti guardiamo con interesse al tema dell’Expo internazionale 2015 a Milano che si intitola “Nutrire il pianeta - energia per la vita”, tra un mondo sempre più affamato e un altro, il nostro, dove anche i bimbi sono a rischio obesità. Tuttavia, più che nuove ricette o piatti elaborati dovremmo imparare l’abc di una sana alimentazione. Concetto tutt’altro che nuovo. Da anni medici ed esperti sottolineano l’importanza di un consumo ragionato di grassi, zucchero e sale. Ma, forse, anche in questo caso, a giocare contro è proprio il troppo parlarne. NOSTRO SERVIZIO Vacanze invernali 1958 Racconto di LAURA PARIANI Illustrazioni di Marco Scuto Racconti di lago e di montagna Una nuova serie inedita di storie brevi d’autore A pagina 60 La parola “femminista” non avrebbe dovuto essere inclusa nell’elenco delle parole da depennare proposte dal settimanale Time nel sondaggio destinato ai suoi lettori online. Sì, perché alla fine, probabilmente più per provocazione che per misoginia, è stata proprio “feminist” la parola più cliccata tra quelle da cancellare. segue a pagina 45 Diego Erba IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 32 Gabriele Gendotti Daniele Bianchetti Silvio Tarchini 67 ANNI, EX DIRETTORE DIVISIONE DELLA SCUOLA 60 ANNI, EX MINISTRO DELL’EDUCAZIONE 59 ANNI,DIRETTORE DI SCUOLA MEDIA 70 ANNI, IMPRENDITORE In passato si sono sempre impostate le riforme sui singoli settori, dalle elementari alle medie. Si è proceduto piano, a tappe. Stavolta mi pare si tratti di una riforma più complessiva. E avrà un forte impatto sulle scuole superiori che seguono. L’obiettivo della riforma è una scuola per tutti. Sono d’accordo su questo concetto se si fissa un obiettivo. Ovvero far arrivare tutti i ragazzi, creando moderni strumenti educativi, sino al traguardo delle medie. Oltre, ci deve poi essere una selezione. La riforma comporterà un differente metodo di lavoro per gli insegnanti, che dovranno affrontare i loro compiti in modo più concertato. Sono però sicuro che il nuovo sistema vada visto come un’opportunità e non come un ostacolo. È l’ennesimo abbassamento della selettività della scuola. L’abolizione dei livelli porterà ad ulteriori difficoltà nel momento del passaggio nel mondo del lavoro. Ma soprattutto saranno guai per coloro che vorrano continuare a studiare. L’educazione. Si apre il dibattito sulla riforma scolastica.Opportunità per tutti e selettività,i temi per un acceso confronto La politica Sono il ministro ma da genitore io,vi dico che... Dal vecchio al nuovo l’insegnamento cambia, ecco come i nostri figli impareranno a scuola U na scuola davvero per tutti. Inclusione e integrazione per ogni allievo. Ecco il traguardo finale della riforma della scuola dell’obbligo, presentata giovedì scorso dal ministro Manuele Bertoli, che si muove su una strada già imboccata da tempo per offrire a tutti i ragazzi le stesse opportunità. Abolizione del sistema dei livelli, insegnamento a misura del singolo studente, eliminazione delle medie numeriche finali per i giudizi, accesso facilitato ai gradi superiori d’istruzione abolendo anche la licenza elementare. Ecco come cambierà l’insegnamento per i nostri figli con la riforma che MANUELE BERTOLI, direttore del dipartimento dell’Educazione, della cultura e dello sport C Le critiche del Ppd e Liberali-radicali La svolta formativa non piace al centro L dovrebbe concretizzarsi entro il 2020. Una scuola più equa e meno selettiva, saranno questi i temi del confronto politico sulla riforma. L’assetto complessivo, a parte qualche tardivo accento sessantottino, convince per lo sforzo di adattamento ad una società completamente mutata. Sullo sfondo resta una delle principali conseguenze di questo mutamento. Ossia, i rapporti tra scuola e famiglie, con queste ultime che troppo spesso in affanno educativo tendono a scaricare sulla prima problemi e difficoltà che non riescono più a gestire da sole. I numeri del 2014-2015 Scuole dell’infanzia ed elementari passano da 23.083 a 23.100 allievi Il docente/1 -174allievi +102allievi Scuole medie passano da 12.179 a 12.005 studenti Docenti impegnati in tutte le categorie dell’insegnamento L’opinione di Waldemar Wiczynski insegnante in pensione di scienze “È una virata salutare per professori e allievi e renderà tutti più liberi” OMAR RAVANI I Scuole medie superiori passano da 4976 a 5078 ragazzi 5.026 nsegnante di scienze e geografia alle scuole medie per più di trent’anni e in pensione da un paio, Waldemar Wiczynski nella sua carriera ha vissuto più di un cambiamento. “La storia della scuola secondaria è stata costellata da piccole e grandi rivoluzioni - dice -. Ricordo nei miei primi anni il passaggio dalla divisione tra ginnasio e Maggiori alla media unica. Poi l’introduzione delle sezioni e quella dei livelli in alcune materie. Nessuna riforma ha in realtà causato dei grossi problemi nel mio lavoro”. L’insegnante sa benissimo che il suo impegno per aggiornarsi non cambia per nulla. “Ogni docente deve tenere il passo con l’evoluzione della sua materia - continua Wiczynski -, e quindi predisporsi ad ogni piccolo e grande cambiamento. E quello proposto qualche giorno fa è molto interessante. Sono contento che la scuola miri ad essere più a misura di allievo. La svolta era già da qualche anno nell’aria e finalmente si è realizzata”. La scuola dell’obbligo diventerà un blocco unico. Nessuna licenza elementare, ma un diploma che verrà consegnato alla fine dell’iter obbligatorio. “Un’ottima idea, che permetterà una visione più a largo raggio - osserva l’insegnante -. Anche l’allievo avrà meno difficoltà di adattamento quando arriverà alle scuole secondarie. E sono contento che per accedere alle superiori non ci sarà più bisogno della media”. Per molti è questa la vera rivoluzione. Non più una selezione basata sui freddi numeri, ma legata anche ad altri aspetti. “L’allievo sarà più responsabilizzato nella sua scelta - sottolinea Wiczynski-. Non sarà più sufficiente avere il fatidico 4,65. Il lasciapassare per le superiori se lo conquisterà, al di là delle buone valutazioni, con un impegno costante che deve essere riconosciuto dai suoi docenti”. Chi era chiamato a giudicare con un freddo numero il rendimento di un allievo, un domani lo potrà fare col cuore un po’ più leggero: “Diciamo che le note saranno più veritiere. A volte dare un mezzo punto in meno sul libretto significa sbarrare al giovane diverse possibilità. Con la riforma si sarà più liberi anche in quel delicato impegno che è la valutazione dei ragazzi”. [email protected] Q@OmarRavani Ti-Press +17allievi L’analisi I principi della riforma L’offerta Lezioni, atelier, laboratori per diversificare il più possibile l’offerta didattica e una scelta di materie opzionali per promuovere inclinazioni, interessi, bisogni e potenzialità degli allievi Gli orari La griglia oraria è più flessibile e modulare per facilitare un insegnamento in base alle competenze. Ma nessun incremento delle ore scolastiche per non sovraccaricare gli allievi Le note Le valutazioni numeriche saranno accompagnate da una descrizione delle competenze. Abolita la licenza di scuola elementare; una sola al termine della scuola dell’obbligo. Le differenze Generalizzazione di una pedagogia differenziata per gestire l’eterogeneità degli allievi. Introduzione del profilo dell’allievo e della classe per facilitare la differenziazione I docenti Più importanza al docente di classe anche nelle scelte orientative per gli allievi. Incoraggiamento della collaborazione tra docenti per una miglior condivisione del lavoro Il docente/2 a riforma scolastica presentata dal ministro Manuele Bertoli segna un solco fra i partiti. Già designato il fronte pro e quello “critico”, rappresentato dai partiti di centro. Per Franco Celio, deputato Plrt, alcune misure come l’abolizione della media finale, rischiano di svalutare la funzione primaria della scuola “che non è rilasciare, comunque sia, dei certificati”. Celio non esclude delle modifiche “sostanziali” ed eventualmente anche un referendum su questa riforma “non sgombra da considerazioni elettorali”. Non da meno Giovanni Jelmini, presidente del Ppd, sottolinea i rischi di una scuola che presuppone una minor rigidità nell’accesso alla formazione medio-superiore: “La preoccupazione che abbiamo è di evitare un appiattimento della qualità dell’istruzione, una formazione al ribasso non gioverà ai nostri ragazzi”. Il fronte “pro” invece registra l’arrivo convinto della Lega. Michele Guerra, deputato leghista, già presidente della Commissione scolastica, è infatti decisamente a favore delle proposte “a misura d’allievo” che di fatto aboliscono i livelli nelle medie: “Una rivoluzione era ed è necessaria per una scuola che non funziona più come dimostrano i test Pisa e il quasi 40% di bocciature in prima liceo. Sulle singole misure ci esprimeremo in commissione”. c.m. Pro e contro secondo Manuel Notari, giovane maestro elementare “Fondamentali i concetti di inclusione ed equità, ma una selezione ci vuole” PATRIZIA GUENZI I l concetto di inclusione è quello che più lo entusiasma, da due anni nella sua classe studia un bambino con un disturbo autistico. Manuel Notari, 29 anni, docente da sei all’Istituto scolastico di Serravalle, non ha dubbi sull’efficacia di questo obiettivo, sottolineato con forza dal ministro dell’Educazione Bertoli durante la presentazione della riforma scolastica. “È fondamentale, sia per l’allievo che per l’intera classe - spiega Notari -. Si prefigge di dare delle competenze sociali che altrimenti i bambini non riceverebbero. Fa parte di quegli obiettivi che la scuola da un po’ si è già data, che non riguardano più solo l’aspetto nozionistico”. Qualche dubbio, il docente lo avanza sul passaggio “automatico”, senza la necessità di una media numerica di voti, a qualsiasi formazione successiva dopo la scuola dell’obbligo. “Una selezione è necessaria prima del liceo, per responsabilizzare il ragazzo e non fargli prendere una strada magara non adatta a lui”, nota il docente. Tutto sommato, la riforma scolastica soddisfa Notari, già abituato, ad esempio, ai giudizi al posto dei voti. “Certo, una difficoltà in più per noi insegnanti - sottolinea -. Più semplice, in fondo, apporre una nota e basta. In questo caso dobbiamo riuscire a parole a spiegare e l’attività scolastica e il rendimento del ragazzo”. E le difficoltà aumenteranno. “Un insegnamento più personalizzato impone più impegno da parte del docente - riprende -, riuscire a portare avanti tutti gli allievi, tenendo conto di chi è più debole e di chi è più forte, senza togliere a nessuno… bè, è sicuramente interessante, ma è anche molto faticoso”. Eppure, questo è il concetto di equità, altro pilastro su cui si fonda la riforma. “Certo, la scuola deve offrire ad ogni allievo le stesse opportunità formative, ci mancherebbe - osserva -. Tuttavia, speriamo che agli insegnanti venga dato un ulteriore sostegno. Già oggi abbiamo il supporto di docenti specializzati quando in classe vi sono allievi con difficoltà di apprendimento, così da poter portare avanti il programma senza penalizzare nessuno. Ma visto che si andrà verso una maggior personalizzazione dei percorsi formativi, si renderanno necessarie ulteriori figure di accompagnamento”. [email protected] Q@PatriziaGuenzi ome tanti genitori, mi aspetto che la scuola sia in grado di accogliere adeguatamente i miei figli, che sappia concorrere alla loro educazione assieme a noi, che sia impegnata a trasmettere loro conoscenze, abilità, curiosità per il sapere, ma anche che sia in grado di capire i loro momenti di debolezza e le loro qualità intrinseche. La mia esperienza mi dice che lo sta facendo egregiamente, soprattutto attraverso il gran lavoro dei docenti, ma anche che gestire le dinamiche delle classi, seguire tutti i ragazzi e le ragazze con le loro proprie peculiarità è molto impegnativo. Lo so, non è l’esperienza di tutti i genitori, anch’io ho avuto qualche confronto meno positivo durante parte della mia formazione personale, ma pure questo mi permette di apprezzare globalmente il lavoro che l’istituzione scolastica sta svolgendo. È comunque interesse di tutta la collettività che la scuola riveda periodicamente i suoi contenuti e le sue modalità di funzionamento, il “cosa” e il “come”, con l’obiettivo di essere sempre migliore. Questi sono anni importanti per la scuola dell’obbligo ticinese. L’anno prossimo avrà a disposizione dei piani di studio nuovi, quelli che una volta si chiamavano “programmi” e che definiranno il ”cosa”, e da giovedì con il progetto “La scuola che verrà” sono noti i primi orientamenti sul ripensamento del “come”. Lasciamo che la discussione attorno all’organizzazione della scuola e alle modalità pedagogiche sia condotta prima di tutto dentro gli istituti scolastici, perché sono gli insegnanti, i direttori e le varie figure della scuola i primi a volersi confrontare su queste cose. In questi anni ho visitato molti istituti ed ho sempre trovato persone motivate, che tengono al loro lavoro, che sanno arrabbiarsi quando hanno l’impressione che esso non sia considerato e che sanno esprimere orgoglio per i risultati positivi ottenuti. Anche noi genitori abbiamo la nostra parte da fare, anch’essa piuttosto impegnativa, che naturalmente dipende molto pure dalle condizioni nelle quali si trovano le nostre singole famiglie. A volte le cose vanno bene, a volte meno, ma quel che è importante è che tra noi e gli insegnanti si possa costruire un solido patto educativo a favore dei nostri figli, senza scaricabarile, con un dialogo franco e diretto, cooperando per raggiungere gli obiettivi che non possono che essere comuni. Se la scuola sa stare al passo con i tempi, mobilitando la professionalità di chi vi lavora attorno a progetti volti a migliorarsi, noi genitori non possiamo che guardare con interesse e favore a questo processo. I primi a trarne profitto saranno le nostre ragazze e i nostri ragazzi, che per noi rappresentano qualcosa di importantissimo, fondato su legami emotivi indissolubili, ma che per la nostra società nel suo complesso rappresentano addirittura la sostanza del suo futuro. 33 IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 34 leamichedelladomenica P aris è una Ville Lumière un po’ al buio per le feste di Natale. Tradizionalmente, quando su Parigi calavano le luci della sera, Place de la Concorde si illuminava di decine di lampioni. Oggi si illumina ancora, ma di luce fioca. Ecologia e risparmio obligent. Eppure nel periodo prenatalizio si attendeva l’accendersi delle luminarie. E per fortuna il nuovo sindaco, Madame Hidalgo, ci ha restituito le lucine tradizionali che l’ex primo cittadino Bertrand Delanöe aveva sostituito sui Champs Elysées con anelli ultramoderni viola e rosa. Come ogni anno il pronti via all’illuminazione natalizia è avvenuto in diretta ed al suono di “Let it snow”. Lasciandoci alle spalle Montparnasse ed il Quartiere Latino (ormai ridotti al lume di candela) le luci natalizie le ritroviamo lungo i grandi magazzini, fino all’apoteosi di place de la Madeleine con Hediard e Fauchon che rivaleggiano in prodotti extralusso. Da Fauchon ci possiamo togliere lo sfizio di 180 grammi di fois gras a “soli” 90 euro, lasciando a chi può meravigliose ceste, di leccornie, champagne incluso. Ma la sublimazione del trendy, per i più snob, sono le carrube di Hediard. Il massimo della raffinatezza, se si pensa che dai semi dell’antiestetico legume ha origine il carato, l’unità di misura dei diamanti e dell’oro... Legume che, per il Natale 2015, merita come colonna sonora la canzone di Mina: “Ma che bontà… ma che cos’è questa robina qua?”. Sì, perché le carrube costano 47 euro al chilo! Protagonosta natalizio anche il topolino buongustaio, colto sul fatto nella vetrina di Hediard mentre degustava carissimi dolcetti. Anche se citato da tutti i giornali, non ha rilasciato interviste nonostante la garanzia di anonimato. Altrimenti avrebbe giustificato la sua presenza come il topo Rémy nel film “Ratatouille”, anche lui clandestino in un ristorante stellato: “Perché qui? Perché ora? Quale posto migliore di Parigi per sognare?”. È Le carrube da oreficeria e il topolino buongustaio “Non risuscitatemi,grazie Non ho abbastanza soldi LUISA PACE ELVIRA DONES daParigi daSan Francisco I n Egitto il divario ricchipoveri è una larga forbice arrugginita che la nuova giunta militare, fan di sfrenate politiche neo-liberiste, non sembra aver intenzione di smuovere. Essere egiziano oggi, infatti, significa fare parte di quella maggioranza che non ha un salario minimo, una protezione sul lavoro, e non può esprimere la propria opinione politica in un bar. Significa fare la fila per i sussidi per il pane - un pezzo di simil cartone prodotto dalle industrie militari - e stringere la cinghia di fronte ad un’inflazione galoppante che non sembra arrestarsi. Essere egiziana significa tutto questo, e anche molto di più. Proprio in settimana si è conclusa la campagna internazionale di sedici giorni di attivismo contro la violenza di genere, e vale la pena ricordare che il 47% delle donne egiziane riporta di aver subito violenze domestiche, quasi il 100% (dati Onu) ha subito molestie sessuali e l’80% mutilazioni genitali ( dati Unicef). Si aggiungono gli stupri, un fenomeno non quantificabile (visto che denunciarli è pericoloso oltre che “sconveniente”) e che raggiunge i suoi apici più bestiali negli stupri di gruppo verificatisi nelle manifestazioni degli ultimi tre anni. Ma è bene ricordare che le egiziane sono anche quel 62% che contribuisce almeno per la metà al reddito famigliare. E sono quelle donne che, manifestando per i propri diritti di cittadine, rischiano di finire in carcere. Come Yara Sallam, 28 anni, attivista per i diritti delle donne, arrestata lo scorso giugno nel quartiere di Heliopolis al Cairo mentre comprava una bottiglietta d’acqua a poca distanza da una manifestazione. Accusata senza uno straccio di prova di “vandalismo e manifestazione non autorizzata”, lo scorso 26 ottobre è stata condannata a tre anni di carcere. un venerdì di meraviglioso sole e allegri pensieri, e nel giardino di casa vengo punta da una zecca. Riesco a strapparla via dal dorso del piede; l’arto si gonfia che sembra un tubero pieno di anabolizzanti. Chiamo il medico: lo studio è chiuso, sono passate le sedici di venerdì e fuori sono 24 gradi. In farmacia mi dicono che mi serve un antibiotico, ma ci vuole la ricetta. Passo una notte quasi insonne e il sabato vado al pronto soccorso: io e il mio piede ci sistemiamo sulla tristissima sedia in plastica, mio marito va a sbrigare la burocrazia. C’è poca gente, mi dico, finiamo in un attimo. Dopo un’ora arriva la dottoressa, guarda il piede, scrive la ricetta per l’antibiotico, tre minuti scarsi in tutto. Qualche giorno dopo, la fattura: più di 1’400 dollari; 350 per la “visita medica” e 1.080 “per essere stata visitata nella nostra struttura”, come precisa la signorina al telefono, da noi interpellata per vederci più chiaro in questa follia. Franchigia alta, paghiamo noi. A Megan Rothbauer, una donna trentenne dello Stato del Wisconsin, è andata molto peggio. Un giorno di settembre finisce in coma per un arresto cardiaco. Arriva l’ambulanza e trasporta la paziente al più vicino ospedale, il Saint Mary (non convenzionato con l’assicurazione sanitaria della donna). Dopo dieci giorni Megan esce dal coma e riceve una fattura di 254’000 dollari. Dopo vari tira e molla riesce a ridurre il debito a 50’000. Se l’ambulanza l’avesse scaricata mezzo miglio più avanti, al prossimo ospedale (convenzionato con la sua assicurazione) Megan avrebbe dovuto scucire solo 1’500 dollari. Megan sta pensando di dichiarare fallimento. Morale: negli Usa, sempre tenere addosso un biglietto con scritto “In caso di problemi, non risuscitatemi: non me lo posso permettere.” S La difesa delle egiziane è costata cara aYara iamo al 14 di dicembre, ossia a dieci giorni dalla vigilia di Natale e non ho ancora né sentito, né letto, né visto “Gesù”. I supermercati hanno lanciato le festività ormai quasi da due mesi, le boutiques sono decorate, ma non c’è traccia di una mangiatoia, di un bimbo infagottato, nemmeno nella versione di plastica su qualche bancarella, neanche un angelo Gabriele inghirlandato. Devo abituarmi a questa idea: il consumismo e il materialismo hanno liquidato i Nazareth. Una volta per tutte. Esiliati non so dove. Cerco. In Francia, di recente, alcuni presepi hanno dovuto essere ritirati da luoghi pubblici, su ordine dello Stato, in nome della laicità. Per non turbare quelli che non credono al “figlio di Dio”. Musulmani intolleranti o semplici atei, di sinistra o di destra. Pensavo che il mio Salvatore fosse più fortunato. Per dieci anni, un presepe vivente ha animato il cuore delle serate illuminate a Losanna, durante le tre serate dedicate allo shopping “notturno”. Finito: l’accampamento del bambin Gesù è stato abbandonato in fretta e furia. Lo spettacolo della natività dal costo di 140mila franchi non ha più luogo. Troppo caro. I tre dromedari portati da Bienne costavano, da soli, 15mila franchi. Il budget per le manifestazioni si è sciolto, e con lui quello per Gesù bambino. In più, mi spiffera un’organizzatrice, l’evento non appassionava le folle. So che non lo incrocerò. Terre protestanti poco luccicanti. Ogni sera dell’avvento, nel mio villaggio da 2.200 abitanti, le finestre di una casa si illuminano su aperitivi copiosi, vino caldo, raclette, minestra, per tutti. Una festa dell’ospitalità inabituale. Ma nessuna traccia di decorazioni cristiane. Torno quindi ai veri valori. L’acquisto di un gadget inutile. Il presepe giocattolo Playmobil mi tende le braccia da pagina 58 del catalogo. Signore, perdonami... Il laicismo modernista ha scacciato il presepe COSTANZA SPOCCI FLORENCE DUARTE daIl Cairo daLosanna IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 ilcaffèLink 35 L’intervista. La presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga tesse le lodi della democrazia diretta. Un potere delicato che riguarda tutti e che impone una costante discussione.Ha perso battaglie importanti,come quella sull’immigrazione di massa, ma non l’ultimo GIOVANE E IMPEGNATA Sommaruga, 21enne, esame.Con il popolo che con alcuni amici musicisti; a destra, la presidente ha respinto ampiamente adolescente, quando la musica e la lettura erano l’iniziativa di Ecopop le sue passioni DR DR Sedrik Nemeth “Dalle altre nazioni la Svizzera è vista come un barometro” CATHERINE BELLINI, L’Hebdo L L’ELEZIONE Simonetta Sommaruga lo scorso 3 dicembre è stata eletta dal Parlamento federale presidente della Confederazione per il 2015 a democrazia diretta è la sua vita. Appena eletta in Consiglio federale, si batte contro l’iniziativa dell’Udc per l’espulsione degli stranieri criminali. Da allora affronta campagne per votazioni importanti, come quella contro l’inasprimento della legge sull’asilo o l’iniziativa Minder, entrambe osteggiate dal suo partito. Poi la sua prova più grande, il sì all’iniziativa contro l’immigrazione di massa. Un terremoto politico che la mette a dura prova. Tocca infatti a lei la missione quasi impossibile di rendere compatibile l’applicabilità della decisione con l’accordo sulla libera circolazione delle persone. Infine l’ultimo esame, con il popolo che respinge a larghissima maggioranza l’iniziativa Ecopop. È a causa di questo “percorso di guerra”, o forse per merito dello stesso, che Simonetta Sommaruga ha scelto di parlare di democrazia diretta per tutto il prossimo anno. Così facendo vuole mandare un messaggio al parlamento e al popolo: assumetevi le vostre responsabilità con serietà. Da voi dipende il nostro futuro, quello dei nostri figli. Ne discutiamo con lei, nel suo ufficio a Palazzo federale. Nel suo discorso davanti all’Assemblea federale ha parlato di rispetto. Ma durante i dibattiti spesso il rispetto manca. Vorrebbe un confronto più civile? “Non ho nulla contro le discussioni animate e i confronti a muso duro. Fanno parte del nostro sistema. Ma ci deve sempre essere il rispetto. È l’essenza stessa della concordanza. Mi impegnerò durante quest’anno presidenziale affinché il Consiglio federale possa funzionare così”. Vorrebbe dire che ora ciò non accade? “No. Ma la concordanza non è scontata in un governo che comprende cinque partiti differenti. È un caso unico al mondo. Bisogna prendersene cura e coltivare l’arte del compromesso. Perché fare un passo verso l’avversario è una forza, non una debolezza. Soprattutto in una democrazia diretta. Dobbiamo riflettere molto presto, a mon- te, su come potremmo ottenere l’avallo del parlamento su un progetto. Solo dopo dovremmo pensare alle possibilità di ottenere una maggioranza di voti in votazione popolare”. Un esempio? “La riforma delle pensioni. Abbiamo dibattuto a lungo in Consiglio federale e anche rivisto il progetto dopo la consultazione. Siamo consci della necessità e dell’importanza cruciale di questa riforma. Procediamo alla stessa maniera per tutti i progetti, come, ad esempio, la svolta energetica o la politica economica”. È proprio la democrazia diretta che rischia di bloccare le riforme… “Ecco perché è importantissimo che il Consiglio federale e il parlamento si prendano le loro responsabilità affinché questo non succeda. Ci si deve accordare per proporre un pacchetto equilibrato e accettabile per i cittadini”. Per la prima volta da quando è Consigliere federale, per un anno intero non dovrà difendere alcun oggetto in votazione popolare. Ed ecco che vuole parlare dei diritti d’iniziativa e Reuters referendum. È masochista? “Al contrario. Me ne rallegro. Il nostro sistema è fantastico. La democrazia diretta non riguarda solo i diritti popolari. Tutte le componenti, governo, parlamento ed elettorato, hanno un’importanza fondamentale. E delle precise responsabilità. Tutti i giorni mi rendo conto che questo argomento interessa il popolo. Quando prendo il bus, il sabato al mercato o al bar, la gente mi domanda della vita politica. E mi parlano anche dei loro problemi”. Quali sono le preoccupazioni più frequenti? “La paura dei cittadini di perdere il lavoro. E mi chiedono quali saranno le conseguenze del voto del 9 febbraio sull’immigrazione”. Il suo amore per la democrazia diretta non è sempre corrisposto. Ha perso battaglie importanti, come quella sull’immigrazione di massa. Cosa prova quando arrivano queste sconfitte? “Fanno parte della democrazia. In parlamento ero spesso in minoranza. In Svizzera ognuno vive, prima o poi, questa esperienza. Una volta si vince, l’altra si perde. E grazie a ciò siamo più sensibili verso le minoranze. Chi vince è felice, ma chi perde sa che sarà trattato con rispetto. Nella nostra cultura politica non applichiamo il principio di “The winner takes it all” (il vincitore arraffa tutto, ndt). Teniamo conto di tutte le preoccupazioni espresse, anche se non vengono dalla maggioranza”. Quali sono i toni da usare in una campagna? Johann Schneider-Ammann prima di Ecopop ha detto di avere paura. E ha vinto. Prima del 9 febbraio non avrebbe dovuto usare toni più incisivi? “Si tratta sempre di trovare una via di mezzo. Credo che dobbiamo informare chiaramente sulle conseguenze di un’iniziativa, non allarmare. Evidentemente il 9 febbraio, la preoccupazione per l’immigrazione è stata più forte delle nostre racomandazioni. L’avevamo scritto anche sul volantino informativo che si sarebbe aperto un periodo d’incertezza in molti campi. Per Ecopop è stato invece decisivo l’impegno del mondo economico”. Con un solo voto, quello del 9 febbraio, si è rischiato di cancellare anni di trattative con l’Ue... “La democrazia diretta a volte è severa. Ma ammiro il coraggio di un sistema che scuote regolarmente il Paese. Siamo sempre sotto esame per trovare soluzioni ai problemi, come quelli del mercato del lavoro e della concorrenza della manodopera estera. Un politico tedesco mi ha detto che osserva con attenzione le votazioni in Svizzera, perché specchio di problemi presenti anche in Germania. La Svizzera è vista come un barometro al di fuori dei suoi confini. Ogni decisione suscita reazioni. È la democrazia diretta, dove il popolo ha sempre l’ultima parola”. Salvo quando si scontra con il diritto internazionale, come nel caso dell’espulsione dei criminali stranieri. Ecco perché l’Udc vuole lanciare un’iniziativa per privilegiare il diritto elvetico a quello internazionale. “Ci sono dei limiti. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo non ci è stata imposta. E, anzi, la libertà d’espressione e il divieto di tortura sono diritti fondamentali applicati anche in Svizzera”. Parlamento e governo non dovrebbero mostrarsi più coraggiosi e dichiarare nulle iniziative che vanno contro il diritto internazionale? “La Costituzione elvetica è chiara: non tocca alla politica deciderlo, ma alla giustizia. Si può però discutere di riforme. Ma credo molto nella nostra cultura politica, dove ciascuno conosce il ruolo che deve ricoprire”. E aggiungere una domanda supplementare in caso di dubbio? Ossia: se l’iniziativa è accettata la Svizzera può denunciare l’accordo toccato? E cosa dice di chi vuole rivotare sul 9 febbraio? “È bello veder emergere tutte queste idee. Dimostra la vitalità del nostro sistema, in continua evoluzione. Voglio che il popolo continui ad esprimersi su queste questioni e sulla nostra cultura politica. Perché ha un immenso potere e una grossa responsabilità in Svizzera”. Spesso il cittadino incontra il politico solo quando è in corso una raccolta di firme... “Io stessa sono spesso scesa in strada per raccogliere adesioni per un’iniziativa. Si sviluppano grandi discussioni. È l’occasione per molti di avvicinarsi alla politica e confrontarsi con chi non la pensa come loro. È uno scambio di opinioni equo. I passanti dicono quel che pensano e perché. È affascinante. Una grande forza del nostro Paese. Potersi esprimere tre-quattro volte l’anno è tutt’altra cosa che poterlo fare solo una volta ogni quadriennio, come succede altrove”. Il diritto d’iniziativa è diventato uno strumento di marketing dei partiti. Non c’è un abuso di democrazia? “Non credo. Non è la prima volta che ci sono tante raccolte di firme in ballo. Tra il 1995 e il 2000 abbiamo votato 105 volte. Rinunciare al lancio di iniziative sarebbbe un errore. Il governo deve chiedersi perché ci sono così tanti referendum e iniziative e quali sono i messaggi che vogliono inviarci”. I cittadini votano troppo “di pancia”? Molte iniziative hanno avuto successo ultimamente. “Quando vota un’iniziativa, il popolo la inserisce nella Costituzione. È una grande responsabilità. E lo deve fare con senno, perché le sue decisioni concernono persone che non hanno voce in capitolo, come bambini o stranieri. Non è facile. È la stesso compito che incombe ai politici. Se la volontà popolare non sarà stata sufficientemente esaudita, ci sarà un referendum. E una nuova votazione”. Traduzione e adattamento a cura di Omar Ravani IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 36 ilcaffèLink 37 Il reportage. Una scuola di danza a Rio finanziata da Berna e da aziende elvetiche. Un’ operazione di marketing per attirare turisti Il progetto MUSICA E COLORI Il console generale Giancarlo Fenini, 60 anni, di Cevio, mostra costumi e bozzetti al direttore di Svizzera Turismo Jürg Schmid, durante la visita alla scuola di samba Unidos da Tijuca, finanziata dalla Confederazione 1 L’ACCORDO Da circa un anno tra la Svizzera e il Brasile è stato firmato un accordo. Berna sostiene Unidos da Tijuca, la nota scuola di samba carioca nell’ambito di un progetto di marketing turistico. Samba e trasgressione, il ballo della Svizzera al Carnevale brasiliano GIUSEPPE BIZZARRI da Rio de Janeiro S wissamba è un nome seducente. È stato dato alla singolare relazione “carnevalesca” nata da circa un anno tra la Svizzera e il Brasile, dove il governo elvetico sostiene Unidos da Tijuca, la nota scuola di samba carioca, la quale celebrerà la cultura Svizzera nella sua parata di Carnevale che realizzerà a febbraio nel sambodromo della Marquês de Sapucai a Rio de Janeiro. Swissamba non è solo un’intelligente operazione di marketing del governo per promuovere Pubblicità investimenti commerciali e il turismo svizzero in Brasile, ma sarà un’animata piattaforma per rimuovere preconcetti culturali che persistono ancora oggi tra i due Paesi. “Non vogliamo promuovere l’idea stereotipata delle mulatte, sesso e capirinha, quello cui siamo interessati è dare un’idea di cultura e di un carnevale in cui ci saranno un esercito di persone a lavorare in questo baraccone”, spiega al Caffè, il ticinese Giancarlo Fenini, console generale della Svizzera a Rio de Janeiro. Il concetto è ribadito anche da Jürg Schmid, il direttore di Svizzera Turismo in visita con la delegazione elveti- 2 3 4 LA SCUOLA La cultura svizzera sarà presente con la sua scuola nella parata di Carnevale di febbraio nel sambodromo della Marquês de Sapucai a Rio de Janeiro. GLI INVESTIMENTI ca alla Cidade do Samba, dove Unidos da Tijuca costruisce i carri allegorici e i fiammeggianti costumi per i partecipanti alla parata che dovranno ricordare la cultura elvetica ai brasiliani e al mondo. “Credo che in Svizzera - afferma Schmid - siano in molti a non avere ancora realizzato le potenzialità del Brasile, un grande Paese con 200 milioni di abitanti, ricco di risorse e con una classe media emergente. Tutto questo fa del turismo un aspetto interessante e importante”. La Svizzera, dove l’irriverenza nei confronti della normalità vive nel carnevale di Basilea, trasgredirà il quotidiano al tropico del Capricorno con Unidos da Tijuca, la scuola di samba scelta accuratamente dagli svizzeri per portare la cultura dei cantoni nella Sapucai; e lo farà ricordando Clóvis Bornay, il creativo carnevalesco brasiliano figlio di un noto gioielliere svizzero, che è stato uno degli emigranti più noti della colonia elvetica brasiliana di Nova Friburgo. La scuola di Samba presenterà, attraverso gli occhi di Bornay, la storia, la cultura e le invenzioni create dal popolo rossocrociato attraverso la fantasmagorica visione di carri a forma di drago di Lucerna, o di orologi, e persino coltelli che rammentano l’inconfondibile tem- perino rosso “Made in Switzerland”. “Il governo ha colto l’opportunità dei megaeventi sportivi, i Mondiali di calcio e le Olimpiadi, per fare una campagna di divulgazione sulla Svizzera in Brasile. Abbiamo però pensato che, tra le due manifestazioni, avremmo avuto bisogno di un’altra opportunità per fare sì che le imprese nazionali potessero avere una grande piattaforma per mostrare i loro prodotti. Le piattaforme possibili erano due, le novela e il carnevale. Abbiamo scelto quest’ultima”, spiega l’ambasciatore svizzero in Brasile, André Regli. L’ambasciatore non ha mai visto nel mondo un Paese in cui le “imprese sviz- zere abbiano investito nell’arco di un anno, tanto quanto in Brasile”. L’insaziabile interesse elvetico verso il gigante sudamericano cresce sempre più, tanto che, ricorda Regli, è stata costituita una task force specializzata, presso cui le aziende possono informarsi su come agire e comportarsi per insediarsi in Brasile. Oltre alle imprese storiche già presenti da un secolo nel Paese sudamericano, ve ne sono altre che premono per accedervi. “Siamo già presenti in Brasile con circa 300 società, ma ve ne sono altre legate ai settori di alta tecnologia, ambiente e turismo, che sono attratti dal Brasile, che consideriamo il mercato più importante in America Latina”, dichiara Regli. Ma gli operatori commerciali elvetici hanno gli occhi puntati anche sul turismo brasiliano in Svizzera. I ricchi brasiliani che risiedono e trascorrono le vacanze nella Confederazione elvetica sono numerosi, e il governo, secondo Schmid, lavora anche per incrementare la relazione turistica con la classe media emergente brasiliana. “Ogni anno, arrivano sempre più brasiliani in Svizzera. Il Carnevale è uno dei tasselli di una strategia di comunicazione che abbiamo in atto in questo Paese, dove la Svizzera è poco conosciuta, come non lo è il Brasile da noi. La mentalità deve cambiare. Questo è il punto iniziale della questione”, sostiene Schmid. Nel 2013, 86.529 turisti brasiliani hanno visitato la Svizzera, per un totale di 206.378 pernottamenti. L’obiettivo è raggiungere entro il 2016, 100 mila ospiti provenienti dal Brasile. Unidos da Tijuca riceverà in minima parte fondi da Berna, ma la scuola sarà soprattutto patrocinata da organi pubblici brasiliani e imprese svizzere. In media la scuola di samba spenderà tra i 12 e i 14 milioni di reais (circa 6 milioni di franchi) per potere realizzare la sfilata che tutti attendono. L’operazione è stata coordinata dal ticinese Giancarlo Fenini, console generale della Svizzera a Rio de Janeiro che sta cercando di attirare investimenti svizzeri. LE AZIENDE Le aziende rossocrociate in Brasile sono circa 300, ma ve ne sono altre - legate al settore di alta tecnologia, ambiente, turismo che vogliono insediarsi. Pubblicità `ıD£¬)l 0*#,$#.. -/ )%(& .#,,#()2 *,)*,&) +/’&. .#"#-!21 .‘•3Q '.PQFF7⁄ à ʾ Ñ! è.èÄ 9-"1 45š -5 ò. é2 öû4 ¬ ½ Ãñ Ê ¾ à ʾ Ñ!&8 +é 1ï" - " ¦!¹ì/ Þ ª4Í˙Ý ÝÝÝ -Ó "Óú’ Í0ÑÓ76 Ê "© Íòï°6ò Ñúš¦ö é- é Ñ$ݹ !:ì) èè¹ï !7) /Þ *°À7È;ö &Í1ª8 )0 &Ä" ¬2³˙! .š2 ;Á/ :ö Þ. ©Þ (òû˙ 8/2 Ãñ ʾ ‘ $% " #$!! aa 37‘‘©hhn™ h.n⁄ •h ¯n‘fl™ 3qÈøˆ•qq¥F +ˆ• ÝÄŁ⁽qˆ•F q•ÝFbÄŁ¥F q•ÝF¥¥qbF•ÝF5 ŁÈÈqÈÝF•ÝF 8q 8qÈ+FÈŁ5 ÝF¥F+ŁflFÄŁ 8q ÄFÝĈflŁÄ+qŁ F Ł¥¥FÄÝŁ +ˆ¥¥qÈqˆ•F [Ĉ•ÝŁ¥F™ nøF¥ fˆ¢¢Ł aa4 ÿq•+qÝÄq+F •F¥ Ȉ•8Łbbqˆ 8Fq ¥FÝ݈Äq 8q •fln ,Q‘3 ‘‘⁄3 GFÄflŁ•qŁ ëªà F ëªa™ fˆ¢¢Ł aë •F¥ øŁ++nFÝ݈ ÿŁ•ÝŁbbqˆ +ˆ• øÄFflqˆ øFÄflíÝŁ F øÄFflqˆ F¥F4 8Ł .PF ë멪^™Q™ 7ÈFfløqˆ øÄF⁽⁽ˆ4 fˆ¢¢Ł ª™Š 7.nfl7.É +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø5 ª^…M +flà5 M^ ¢˘ ߪª^ .¯¹5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF .PF ëa©a™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF ßøÄFflqˆ øFÄflíÝŁ5 øÄFflqˆ F¥F¹ .PF ë©ë^™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ë멪^™Q™ .lé —\â ‘Õ~›3 )`·Êë›` y Ò3\ £Õ—‥‥ ~›3 )Æܬ 6×DYYo)oD·Æ D·DÁ‘DÜo)Æ 7¬ Q¥¥™4 fˆ¢¢Ł ª™a 7.nfl7.É .ˆÈflˆ +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø aa5 ªà…M +flà5 ªà ¢˘ ߪa .¯¹5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF q•+¥™ 'žqÈÈ }Ł+¢ .PF àŠ©ë™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF ßøÄFflqˆ øFÄflíÝŁ5 øÄFflqˆ F¥F5 'žqÈÈ }Ł+¢¹ .PF a©^Š™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ઩Ša™Q™ .lé —_” ‘Õ~›3 )`·Êë›` y Ò3_ £Õ—‥‥ ~›3 )Æܬ 6×DYYo)oD·Æ D·DÁ‘DÜo)Æ 7¬ { 8q .në 8q ÝíÝÝF ¥F Łí݈ •íˆÿF ÿF•8íÝF q• .P U ªaM bÚ¢fl™ 3íF ÿˆ¥ÝF ÿq•+qÝÄq+F 8F¥¥Ł +ŁÝFbˆÄqŁ jn[[ĈŁ8 F '•¯ [q•ˆ Ł E ë^©™Qk ß•F¥ Ȉ•8Łbbqˆ jaa 8F¥¥©Ł••ˆk ÝÄŁ q ¥FÝ݈Äq ÝF8FÈ+nq 8q •fln ,Q‘3 ‘‘⁄3 GFÄflŁ•qŁ F8™ ^Úëªà F ŠÚëªa¹™ )’!%( *#,$#.. ’#(.# ., /%)(# #&#..,%" # !#(/%( + #) ;L=O) L/7 J %?=DI+),8 06ID=; )++7;) L; :=I=D0 090IID7,= )99CL;7I* &!%"B =; 9) ID)P7=;0 7+D7/) ?9L467; /7 E0D70. 9) O0IILD) 0D=4) L;) ?=I0;P) ,=:?90EE7O) /7 KQ3 ’ 0 O);I) L;C)LI=;=:7) 2;= ) <3Q 8:B %%(+-( (*$+-) 4(+*( .2 333, 2"(,!&/#’1-+* L/7 J %?=DI+),8 06ID=; >B3 &!%". 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Oltre il 70 per cento dei casi denunciati riguarda donne o ragazze LA STRUTTURA L’Ufficio di patronato, dal 2009, segue annualmente da 80 a 100 autori di violenza. Ma solo nove, appunto, hanno usato il centro di Molino nuovo che in sette mesi ha registrato 254 pernottamenti GLI INTERVENTI Ogni giorno in Ticino le pattuglie della polizia cantonale o delle comunali intervengono in media due volte per casi di violenza domestica. Le persone segnalate al Patronato sono da 80 a 100 I REATI Oltre la metà delle denunce che scattano d’ufficio, e non più di parte, vengono poi bloccate dalle vittime con una richiesta, come prevede la legge, al magistrato. E le inchieste si chiudono Perché è pur vero che adesso la polizia può intervenire senza la denuncia di parte, ma le vittime possono comunque chiedere al magistrato di bloccare la proce- ino a oggi in nove hanno trascorso qui almeno una notte. E ognuno s’è portato dietro la sua storia di sofferente L’ospitalità carnefice, il suo peso di colpe, la In sette mesi abbiamo sua voglia di ricominciare. Comospitato nove uomini pagni, mariti violenti, da aprile hanno a disposizione una strut“cacciati” dalle tura con due camere. Un “rifufamiglie e offerto gio” nei locali dell’Ufficio assicomplessivamente stenza riabilitativa a Lugano, in 254 pernottamenti piazza Molino Nuovo, destinato agli autori di pestaggi, di convivenze diventate impossibili. Persone che sono state allontanate da casa dal pretore o, in prima Pubblicità battuta, dalla polizia, come prevede la legge. “E che qui - spiega la responsabile dell’Ufficio di patronato, Luisella De Martini trovano professionisti che sanno ascoltarli, che li affiancano in un percorso di recupero, che cercano intanto di capire dove affondano le radici dell’incomprensione, quelle che hanno prodotto la violenza”. L’Ufficio di patronato, dal 2009, segue annualmente da 80 a 100 autori di violenza. Ma solo nove, appunto, hanno usato il centro di Molino Nuovo che in sette mesi ha registrato 254 pernottamenti. Perché ogni giorno in Ticino, secondo i dati della polizia cantonale, gli agenti in media devono intervenire ogni 12 ore per bloccare un marito o un compagno che picchia la moglie o la compagna. E alla fine dell’intervento scatta, come vuole la legge, la misura dell’accompagnamento. Nella maggior parte dei casi chi ha sbagliato si trova da un momento all’altro fuori casa, smarrito, con il suo drammatico carico di rimorso e colpe. “La polizia - spiega ancora Luisella De Martini - chiede agli autori di violenza se consentono l’invio delle loro generalità nei nostri uffici, poi siamo noi che ci facciamo carico di incontrarli”. Si tratta di persone di ogni strato sociale, con bassa e alta scolarizzazione. Stranieri e svizzeri. Gente che ha agito sotto l’effetto di alcol o droghe, o altri che invece hanno problemi psichici, oppure forti difficoltà relazionali o non riescono a superare la quotidianità della vita di coppia. “Perché quello della violenza è un fenomeno assolutamente trasversale”, precisa De Martini. Così insieme all’aiuto alle vittime, è stato creato quello per il “carnefice”. O anche per chi pensa d’avere raggiunto un punto di rottura e prima di commettere una sciocchezza, rischiando di compromettere la propria vita e quella del proprio partner, decide di fermarsi. “Nel percorso di riabilitazione - aggiunge la responsabile del Patronato - è molto importante la motivazione. Se non c’è, nei casi di rigore, quelli più gravi, dovrebbe intervenire l’autorità”. Ma oggi è difficile. Come è difficile portare avanti le denunce. dura. Ed è quello che accade spesso. Perché poi quello che affiora nella violenza domestica è una minima parte, il resto viaggia sottotraccia, nella paura. Le L’assistenza Ogni anno seguiamo da ottanta sino a cento persone che hanno commesso reati tra le mura domestiche denunce rappresentano appena il 20 per cento di tutte le violenze familiari, che a livello nazionale nel 2013 hanno portato a 16.495 segnalazioni alla polizia Il percorso Chi si rivolge a noi, spesso attraverso la polizia, è motivato ma altri protagonisti spesso di casi gravi invece non lo fanno o alla magistratura. Con 9.381 vittime registrate, per il 70 per cento donne o ragazze, e un aumento delle denunce del 5,8 per cento rispetto al 2012. E che, secondo stime definite prudenti dall’Ufficio per l’eguaglianza tra uomo e donna (Ufu) di Berna, portano a una spesa attorno a 164 milioni di costi pubblici all’anno. Perché, come è emerso in una recente conferenza a Berna, la violenza domestica ha conseguenze pesanti sulla [email protected] salute. Q@maurospignesi L’esperta La delegata del Cantone “Fondamentale farsi carico pure di chi sbaglia” C hi viene picchiato subisce un profondo trauma, che si porta dietro per tutta la vita. Ma anche chi picchia, quando si rende conto di quello che ha fatto, spesso finisce sotto shock, a macerarsi dentro i sensi di colpa. “Per questo è importante che la società si faccia carico di tutti, indistintamente”, spiega Cristiana Finzi, delegata cantonale per l’aiuto alle vittime: “Le strutture come quella di Lugano, in quest’ottica, sono fondamentali. Solo con operatori specializzati e programmi precisi si può offrire un serio sostegno agli autori di reati”. I progetti di recupero sono, dunque, una parte complementare nella presa a carico delle vittime. “È chiaro - spiega ancora Finzi - che noi diamo la priorità a chi viene picchiato, molestato. Ma bisogna avere la consapevolezza che il nostro compito va oltre. Dobbiamo aiutare pure chi sta dall’altra parte, perché altrimenti non si fa un lavoro completo”. Coinvolgere nel recupero sociale chi ha problemi è anche un modo per aiutare le vittime. “Perché - aggiunge la delegata cantonale - la violenza, soprattutto quella familiare o di coppia che è il fenomeno più diffuso, nasce da difficoltà relazionali complicate. E va dunque affrontata con particolare sensibilità”. E questo soprattutto quando nei drammi tra le mura domestiche finiscono anche i bambini. “Ma qui si scivola nella violenza a cui si assiste, ossia quando i piccoli vedono, sentono e restano traumatizzati. Un dramma ancora sottovalutato”. IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 ilcaffèLink 41 Il confronto. Dialogo tra un regista,una sceneggiatrice e un’antropologa sul poeta Giacomo Leopardi oggi amato pure dal grande pubblico grazie ad un film che ha eliminato la distanza scolastica tra alto linguaggio e sentimenti La riscoperta della malinconia U n po’ antipatico, non fosse altro per quelle lunghe poesie così intrise di tristezza da mandare giù a memoria. A volte reso difficile da docenti che lo innalzavano sul piedistallo del suo pessimismo cosmico, trascurandone invece quel sentire moderno, quella carica di rivolta mimetizzata dalla nostalgia di un futuro che non riusciva a padroneggiare. Se generazioni di insegnanti non sono quasi mai riusciti a far amare Giacomo Leopardi, a generazioni di ragazzi, ci è invece riuscito un regista napoletano, Mario Martone. Che col film “Il giovane favoloso” ha riavvicinato i giovani, ma anche i meno giovani, al grande poeta e filosofo di Recanati. Proprio nel momento in cui con la prima pubblicazione in inglese delle migliaia di pagine dello Zibaldone, Leopardi verrà ora letto in tutto il mondo, Martone col suo film l’ha fatto scoprire, o riscoprire, al grande pubblico italiano. Potenza del cinema, del modo di “maneggiare” e narrare una figura che ha profondamente segnato la letteratura. Martone si è innamorato di Leopardi insieme alla sceneggiatrice Ippolita di Majo e ne hanno tradotto vita e poesia in immagini suggestive e dai tratti struggenti. Una doppia poetica che ha restituito un Leopardi capace di far innamorare pure la gente comu- ne. I turbamenti amorosi giovanili, la tormentata educazione sentimentale, la gabbia della famiglia, la sua fame di vita, l’anticonformismo e la sottile ironia. Un Leopardi per immagini, il cui successo ha le dimensione di un inaspettato fenomeno culturale. Martone prima di dedicarsi ai classici per farli amare, è stato un artista di rottura, uno di quei giovani che negli anni 80 hanno dato una scossa al teatro e che poi hanno segnato, con attori come Toni Servillo, il cosiddetto Rinascimento napoletano. Del loro Leopardi, Martone e Ippolita di Majo, ne discutono, nella conversazione proposta dal Caffè, con l’antropologa Elisabetta Moro. “Abbiamo solo raccontato un giovane favoloso tra solitudine e felicità” Dialogo tra ELISABETTA MORO, MARIO MARTONE e IPPOLITA DI MAJO e Leopardi diventa un blockbuster allora vuol dire che non tutto è perduto. “Il giovane favoloso”, lo splendido film di Mario Martone sul poeta di Recanati, ha sbancato i botteghini con oltre cinque milioni di incasso in poche settimane. Il merito è della favolosa regia di Martone, che firma anche la sceneggiatura con la bravissima Ippolita di Majo. Insieme sono riusciti a cancellare la distanza scolastica tra l’altezza del linguaggio e la prossimità del cuore. Mentre l’interpretazione superlativa di Elio Germano dà letteralmente corpo a un’astrazione come la poesia, facendo sembrare addirittura la metrica un fatto naturale, un ritmo fisiologico del sentimento. Eppure il fatto che una pellicola non facile, lontana anni luce dal cinema commerciale, stacchi più biglietti di un cinepanettone resta sorprendente. Moro: Vi aspettavate tanto successo? “Siamo entusiasti e al tempo stesso increduli”, rispondono all’unisono il regista e la cosceneggiatrice. Martone: Volevamo avvicinare il grande pubblico al pensiero di questo immenso poeta e filosofo italiano. Di sbancare al botteghino però non ce lo aspettavamo. Moro: Il giovane favoloso ha un enorme successo di critica e appassiona un po’ tutte le generazioni, ma in modo particolare i ragazzi, comunemente considerati dei bamboccioni superficiali, come si spiega? Di Majo: Spesso ce lo dimentichiamo, ma Leopardi è un ragazzo. Alle prese con tutti i problemi che si hanno a quell’età, l’amore per la famiglia, che però è anche S Martone Oggi lui direbbe: “Ottimismo, pessimismo. Ma che parole vuote! Chi conosce i limiti delle possibilità?” Di Majo “Fa come i napoletani, che nel bagliore di una lucciola, nel movimento dei rami di una ginestra, riafferrano la vita” una gabbia, il desiderio di gloria, la voglia di andar via, i turbamenti amorosi. Sentimenti che raggiungono temperature emotive incontenibili. Moro: In effetti l’educazione sentimentale di tutti noi è avvenuta proprio grazie al Passero solitario, La quiete dopo la tempesta, A Silvia, Il primo amore. Di Majo: Credo che ogni adolescente possa riconoscersi in Leopardi. Anche se è nato nel 1798, i suoi turbamenti sono propri della giovinezza. Ecco perché ci identifichiamo con quella sua frase ‘Non vivono fino alla morte se non quei molti che restano fanciulli tutta la vita’. A chi vibra quella corda lì risulta facile immedesimarsi con Leopardi. Moro: Eppure i ragazzi oggi non vivono la cattività di Recanati, non sono degli osservati speciali nel palazzo di famiglia, perennemente immersi nelle sudate carte. Martone: Certo l’adolescenza di Leopardi, chiusa nella biblioteca del padre Monaldo, è una sorta di prigione borgesiana. Ma quella fase della vita è di per sé una ‘dipinta gabbia’”. Moro: I più giovani forse sono attratti anche dalla sua fame di vita. Quella che sgorga rabbiosa quando scrive ‘Odio la vile prudenza che ci agghiaccia e lega e rende incapaci di ogni grande azione, riducendoci come animali che attendono tranquillamente alla conservazione di questa infelice vita senz’altro pensiero’. E che traspare in filigrana negli scritti più colti, ma anche nelle sue lettere e negli appunti rapsodici. Martone: Tutto quello che Leopardi ha scritto è autobiografico. È come se ci avesse lasciato la sceneggiatura della sua esistenza. Noi non abbiamo fatto altro che cercarlo. Moro: Un po’ come lui cerca l’amore? Di Majo: Abbiamo immaginato un Leopardi un po’ alla Cyrano, che vive le passioni amorose attraverso l’amico di bell’aspetto, al quale scrive le battute per conquistare le donne. Così il suo compagno del cuore, Antonio Ranieri, seduce Fanny Targioni Tozzetti. Mentre Giacomo ne soffre e si rifugia in amori trasfigurati, poetici. Moro: Nel film, ma anche nel vostro bel libro ‘Il giovane favoloso. La vita di Giacomo Leopardi’ (Mondadori Electa), insistete sulla sua ironia, l’anticonformismo, il sarcasmo. Ma come la mettiamo con il tormentone sul suo pessimismo? Martone: Giacomo risponderebbe ‘Ottimismo, pessimismo. Ma che parole vuote! Chi conosce i limiti delle possibilità?’. Naturalmente senza malinconia e infelicità Leopardi non sarebbe Leopardi. Ma al tempo stesso la sua disperazione esprime un rapporto speciale con la vita e una straordinaria intelligenza delle cose. Moro: La nostra epoca crede ciecamente nelle “magnifiche sorti e progressive”, invece Giacomo nel film dice che “la ragione umana non potrà mai spogliarsi dello scetticismo, perché contiene il vero”. E quando la sorella Paolina gli chiede che cosa sia il vero, lui risponde che consiste nel dubbio. Questo è un pensiero bruciante. Insomma non fate sconti agli spettatori. Martone: Quel passaggio, tratto dallo Zibaldone, ad un certo punto ci era parso troppo complesso, tanto che l’avevamo tagliato, poi invece sul set Elio Germano ci ha detto che quella battuta la voleva dire. L’ha recitata con un tono colloquiale, intimista e solo allora è stato chiaro che quel pensiero era necessario e poteva arrivare a tutti. Non è uno slogan, ma pensiero che vuole generare pensiero. Moro: La lingua di Leopardi non è facile, eppure voi la rendete immediata. Senza mai cedere alla tentazione di attualizzarla. È stata una scelta rischiosa, ma necessaria? Di Majo: Per lo spettacolo sulle Operette Morali avevamo già lavorato a fondo sul linguaggio leopardiano, che è più difficile da leggere che da dire e ascoltare. Perché è una scrittura assolutamente moderna, che rompe con il canone retorico e ampolloso dell’epoca. Noi abbiamo solo sfrondato i periodi rendendoli più lineari e diretti. Ma non c’è una parola nel film che non sia sua. Martone: Parte del merito va a Elio Germano che è abitato da una emotività sottile, che lo rende capace di essere in presa diretta con i sentimenti. Germano ha saputo entrare in contatto con l’anima di Leopardi. Moro: Le grandi poesie che avete scelto – L’Infinito, La Ginestra, La sera del dì di festa – conservano nel film la loro intima potenza, come le avete inserite nel copione? Martone: Quello è stato il nostro tarlo per tutto il tempo delle riprese. Temevamo che diventassero didascaliche. Le abbiamo fatte recitare in molti momenti diversi, pensando che solo durante il montaggio sarebbe stato chiaro dove e soprattutto come inserirle. Fatta eccezione per L’Infinito, che nasce dalla frustrazione della fuga fallita da Recanati. È dunque la sublimazione della ribellione. Così la sua collocazione nella storia è stata quasi naturale. Moro: Ma c’è anche una poesia come Il sabato del villaggio - La donzelletta vien dalla campagna… - che si posa come un velo sulle tue inquadrature e che diventa la cifra segreta, alla Henry James, degli affacci al mondo del poeta. Dalla finestra che incastona la sua scrivania di bambino, passando per quella del suo misero alloggio a Firenze, fino allo splendore folgorante della balconata della villa alle pendici del Vesuvio. Martone: È vero. Lui spesso assiste alla vita, la ascolta, la osserva. Quando arriva a Napoli però comincia a viverla intensamente. Lì lui si abbandona ai sensi, perché a Firenze ha perso tutte le partite. Quella dell’amore con Fanny. E quella della gloria, perché i letterati del suo tempo non lo capiscono. Niccolò Tommaseo arriva a dire che Leopardi è un mediocre arrogante e che nel Novecento di lui non sarebbe rimasta nemmeno la gobba. Invece è rimasta tutta la sua poetica genialità. Ma paradossalmente tutto quel disprezzo lo libera. Credo che così si spieghi anche la sua passione irrefrenabile per i dolci, i gelati, i taralli che mangiava infischiandosene delle proibizioni dei medici. Di Majo: All’ombra del vulcano Giacomo trova una sorta di rivelazione, al tempo stesso disperata e vitale. L’“apparir del vero” sotto l’esuberanza del teatro, del colore, del canto. In fondo lui fa proprio come i napoletani, che nel bagliore intermittente di una lucciola o nel semplice movimento dei rami di una ginestra, ritrovano il senso della vita. Moro: Forse non è un caso nemmeno che quando muore, a 39 anni, viene sepolto proprio a Napoli, accanto ad un altro poeta insuperabile come Virgilio. E ogni anno migliaia di studenti vanno lì a rendergli omaggio. Martone: La sua tomba è un’oasi poetica ai piedi di Posillipo. La prima volta ci siamo andati dopo aver letto un bellissimo racconto di Anna Maria Ortese, Pellegrinaggio alla tomba di Leopardi, dove parla di una grotta “in fondo alla quale in un paese di luce dorme da cento anni il giovane favoloso”. Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE L’ALBERGHERIA GastroDiritto Invito al controllo prima della ristampa Guida Ticino a Tavola, è tutto giusto? La “limitazione” degli statuti La nuova guida di Ticino a Tavola è stata distribuita ai ristoranti che partecipano al progetto e si presenta in modo accattivante. Un pratico e tascabile volumetto da 150 pagine in quattro lingue e con fotografie a colori - curato dal giornalista Alessandro Pesce, con il concetto grafico della KeyDesign Sa di Cadenazzo. La guida è stampata in due fasi. La prima prevede la distribuzione di 7mila copie (in corso). La seconda la distribuzione di 13 mila copie a fine gennaio. Questo anche per dare ai ristoranti e ai partner la possibilità di aderire a Ticino a Tavola o di fare inserzioni pubblicitarie. Ma abbiamo anche adottato questo sistema, per un altro motivo. Purtroppo è possibile che vi siano alcune imprecisioni o mancanze. I ristoranti o i partner che sono in guida controllino i propri dati. In caso di errori o modifiche, mandino entro il 31 dicembre un e-mail a [email protected] (Alessandro Pesce - 091 961 83 11). Abbiamo già spiegato che gli statuti costituiscono il fondamento dell’organizzazione e del funzionamento di un’associazione. GastroTicino ha proposto una revisione degli statuti in modo da doverli adeguare a quelli di GastroSuisse. Infatti, nel 2012 i delegati federali (quindi con i rappresentanti di GastroTicino e delle sezioni regionali) hanno approvato i nuovi statuti di GastroSuisse. Questo ha comportato di conseguenza un adeguamento di quelli cantonali (e sezionali): gli statuti cantonali (e sezionali) non possono prevedere delle norme interne che siano in urto con quelle federali. Così, per esempio, le nuove disposizioni prevedono requisiti più precisi volti a determinare la nozione di socio e dei suoi diritti. I nuovi statuti di GastroSuisse hanno, per così dire, avvicinato la situazione associativa di tutti i soci della Svizzera. Di qui la necessità di revisione degli statuti cantonali e di quelli sezionali. m.g. Il presidente Massimo Suter ripercorre un anno in chiaro scuro e conferma l’impegno di GastroTicino Buone Feste DECORAZIONI INCANTEVOLI Uno scorcio del Ristorante Corona a Locarno. Complimenti Sandra! a soci e clienti! Gli auguri di “Buone Feste” del presidente di GastroTicino, Massimo Suter, sono occasione per confermare la vicinanza della Federazione aegli esercenti e albergatori del nostro Cantone. Ma sono anche spunto per ripercorrere alcune tappe di un anno non facile. “Cari Soci, il 2014 si chiude con un bilancio in chiaro scuro. A preoccuparci - sottolinea Massimo Suter - è la situazione economicamente difficile della ristorazione ticinese, che ha vissuto una delle estate peggiori degli ultimi decenni. Condizioni meteorologiche proibitive, soprattutto in luglio, hanno inciso in modo estremamente negativo sui bilanci di molti associati, specie per chi ha gestito grotti, locali con terrazze e, in generale, esercizi pubblici nelle Valli. Nel resto del Cantone i risultati sono a macchia di leopardo, ma anche chi ha lavorato bene ha comunque dovuto fare i conti con problemi di di- versa natura che dovremo cercare di risolvere”. Su alcuni, come la crisi economica che non mostra incoraggianti segnali di ripresa - sottolinea ancora il presidente di GastroTicino - “non abbiamo grandi possibilità di intervento. Su altri, abbiamo dimostrato di poterci impegnare e raccogliere risultati anche positivi. Penso alle votazioni vinte sul “salario minimo” o su “Ecopop”, o alla crescente considerazione che diversi politici nutrono verso il nostro settore. E il nostro impegno non mancherà. Non mancherà, per esempio, sul dossier IVA; anche se abbiamo perso la votazione sull’iniziativa popolare lanciata da GastroSuisse, Basta con l’IVA discriminatoria per la ristorazione, i rappresentanti delle diverse Sezioni cantonali di GastroSuisse, si impegneranno a fondo per portare la nostra voce e lottare, all’interno dei vari Parlamenti cantonali”. Un impegno che anche in Ticino troverà pronto il presidente; presidente che si candiderà al Gran Consiglio forte del sostegno di una Federazione che si è rinnovata “e ha voglia di battersi ogni giorno per i vostri diritti”. In effetti, GastroTicino con le proprie Sezioni regionali, offre ai 1.600 soci molti servizi: oltre a un Segretariato efficiente ed efficace con la supervisione del direttore Gabriele Beltrami, ricordiamo il Servizio Giuridico, l’Ufficio per la formazione professionale e l’Ufficio Stampa & PR. Servizi che si possono scoprire sui nuovi siti gastroticino.ch, gastroformazione.ch e ristoranti.ch, che saranno molto presto in rete. Un impegno importante e preciso: “Saremo al vostro fianco conclude Massimo Suter - per scelta e convinzione, non per caso! Con questa promessa auguro a tutti voi, alle vostre famiglie e a tutti i nostri affezionati clienti, Buone Feste e tanta salute”. a.p. Gilda Ticino In Piazza Grande gli chef hanno raccolto fondi per la Società svizzera sclerosi multipla Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & GastroNews Qr-Code Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle che possono incuriosire clienti e lettori, ecco un nuovo sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi smartphone un’applicazione per la lettura dei Qr-code e facendo la scansione del Qr-code che vedete in questo articolo, sarete indirizzati sul sito di GastroTicino. Troverete il simbolo del Qr-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa settimana: > Raccolta fondi alla “Laureus Charity Night“ con il Merlot Quattromani > Le stelle ticinesi della Guida Michelin Svizzera > I presepi all’Hotel Ristorante I Grappoli di Sessa > Mozione Passalia per una maggior tutela dei clienti > “A tutto mondo“, rassegna cinematografica in hotel sui temi dell’intercutluralità “A tutto mondo”, rassegna di film sull’interculturalità Ognuno di noi è come un regista: guarda e descrive il mondo che lo circonda attraverso alcune inquadrature, selezionando immagini, creando delle sequenze che per lui hanno senso. Il mondo è dunque pieno di questi “registi”, ciascuno portatore delle proprie idee e delle proprie regie. Il loro incontro può diventare talvolta scontro oppure generare equivoci e incomprensioni, a meno che ciascuno di noi non provi a smontare il proprio film per capire come l’ha costruito e sintonizzarsi sul modo di fare cinema dell’altro. La competenza interculturale consiste in questa capacità di sintonizzazione. La rassegna, progettata da Fulvia Vimercati, Founder di ILC International Language Consulting, vuole adottare questa metafora e approfondire attraverso i film proposti alcune tematiche legate al rapporto tra culture e mondi diversi. La scelta è caduta su una serie di commedie, perché anche con il sorriso è possibile esplorare nuovi mondi. La rassegna, organizzata da GastroTicino e hotelleriesuisse Ticino, inizierà in gennaio. Le date, i nomi degli hotel dove saranno proiettati i film e tutte le altre informazioni, si possono trovare nella rubrica in alto “GastroNews”. Le pellicole in cartellone sono: “Marigold Hotel”, “The Terminal”, “Gung Ho arrivano i giapponesi”, “Un bacio appassionato”, “Le donne del sesto piano”, “Giù al nord”. Natale insieme in Valle Leventina Un gruppo di giovani, assieme alle loro famiglie, organizzerà il 25 dicembre un pranzo per condividere una giornata di festa. Sono invitate tutte le persone residenti in Leventina (ma anche le coppie sole) che non hanno la possibilità di trascorrere il Natale in compagnia, perché vivono sole al proprio domicilio oppure perché la loro famiglia è lontana, Il pranzo si terrà nella sala multiuso di Mairengo a partire dalle 12.00. La giornata sarà allietata da musica e da una mini tombola. Costo simbolico di 5 franchi. Iscrizioni al numero 079 781 21 93 (Federica) o via e-mail all'indirizzo [email protected]. Per chi fosse impossibilitato a recarsi al pranzo con mezzi propri, è a disposizione, su richiesta, un servizio di trasporto. A Locarno un risotto al gusto di “solidarietà” La Gilda svizzera dei ristoratori cuochi si è messa ai fornelli per la 20esima volta a favore delle persone affette da sclerosi multipla. Lo ha fatto il 6 settembre in 45 località svizzere, dando la possibilità ai buongustai di assaggiare il “risotto della solidarietà” e nello stesso tempo di dimostrare la propria generosità a favore della Società svizzera sclerosi multipla. E il Ticino non poteva mancare all’appello. Domenica 7 dicembre, infatti, Locarno ha ospitato diversi cuochi ticinesi della Gilda che hanno preparato risotto e luganighetta in occasione di “Locarno on Ice”. Sotto ai gazebo gli operatori ticinesi della Società svizzera sclerosi multipla e gli chef dei ristoranti Da Valentino (Locarno), Stazione da Adriana e Agnese (Intragna), Roccobello (Gerra Gambarogno), Villa Epoca (Ronchini Vallemaggia), Cereda (Sementina). Alla bella iniziativa sostenuta da diversi partner - ha partecipato Ticino a Tavola con il partner Riseria di Taverne. A complimentarsi con il simpatico team della Gilda, anche il presidente di GastroTicino, Massimo Suter, presente con il responsabile dell’Ufficio Stampa e PR, Alessandro Pesce. GT18122014 Vendesi occasione FORNO RATIONAL PROFESSIONAL a gas 20 teglie, carrelli, coperte. CHF 15'000.--. Interessati scrivere a cifra. GT25112014 Affittiamo LOCANDA DAZIO GRANDE – 6772 RODI-FIESSO Locanda con alloggio, situata in uno stabile urano cinquecentesco abilmente restaurato. Requisiti richiesti: Certificato di capacità valido tipo I. Qualifica di cuoco, comprovata da referenze, che sappia soddisfare le esigenze di una clientela amante della cucina di qualità. Predisposizione ad assumere funzioni direttive e organizzative nella struttura. Verrà data la preferenza, a parità di qualifiche, a candidati con buona conoscenza del tedesco. Interessati inviare curriculum vitae scritto comprendente recapiti e fotografia a: Fondazione Dazio Grande – 6772 Rodi-Fiesso. In mancanza dei requisiti richiesti, astenersi. Ristorazione, produzione e distribuzione assieme per valorizzare i prodotti tipici. Scoprite gli oltre 150 ristoranti, le ricette, i prodotti e tante curiosità su www.ticinoatavola.ch. Iscrizioni per tutti i partner interessati sempre aperte. Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO - Via Gemmo 11 - 6900 Lugano Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 - www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE presenta: SCEF 045 GUTEN TAG - HERZLICH WILLKOMMEN GÄSTE DIALOG IM HOTEL AUF DEUTSCH Obiettivi sviluppare, approfondire e perfezionare le conoscenze di base della lingua tedesca per utilizzarle nel contesto professionale alberghiero e dell'accoglienza, costruendo un lessico tecnico idoneo appropriato con l'obiettivo di relazionarsi al meglio nel proprio ambito professionale ed aumentare la qualità dell'accoglienza e il servizio verso il cliente. Programma l'accoglienza del cliente al ricevimento, il front office, informazioni generali, nozioni base di grammatica. Ulteriori informazioni su www.gastroticino.ch. Insegnante Antonella De Santis, formatrice per adulti, Professional Coach Date e orario dal 5 gennaio 2015 al 16 novembre 2015 (calendario www.gastroticino.ch), 16.15-18.45 Costo Chf 950.00 soci / Chf 1’250.00 (possibilità di sovvenzioni per i soci GastroTicino) GESTIONE STIPENDI Obiettivi saper gestire e calcolare gli stipendi mensili dei collaboratori nel settore della ristorazione rispettando le regole del vigente Ccnl. Programma spiegazione delle condizioni quadro e delle calcolazioni per i contributi sociali, le deduzioni, la gestione del quaderno salari, l’assicurazione disoccupazione, gli assegni familiari, l’assicurazione malattia e infortuni, il 2° pilastro. Insegnante Mario Regusci, gerente GastroSocial Ticino Date e orari 7, 15 e 22 gennaio 2015, 8.30-12.00 Costo Chf 250.00 soci / Chf 300.00 non soci Pagina a cura di AutoPostale Svizzera SA LEGUIDE GLIITINERARI Informazioni e prenotazioni: AutoPostale Svizzera SA Regione Ticino - Viaggi e Vacanze - 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)58 448 53 53 - fax +41 (0)58 667 69 24 [email protected] - www.autopostale.ch La promozione Due domeniche speciali nel Canton Grigioni con AutoPostale solo su MyPlus Arosa e Lenzerheide, una immensa distesa bianca di neve Il sole scalda, illumina e fa stare bene. Quando inonda di calore un intero comprensorio sciistico il suo effetto si moltiplica, per la gioia di chi si trova su quelle immense distese di neve. Ecco, è più o meno questo che succede in quella vasta area tra Lenzerheide e Arosa, il paradiso per gli appassionati di sport invernali e per tutti coloro che trovano in montagna l’habitat ideale dove rilassarsi, divertirsi ed essere finalmente in sintonia con la natura e con l’ambiente circostante. Il 18 gennaio e l’1 febbraio 2015 sarà una festa per tutti grazie alle speciali giornate promozionali lanciate da AutoPostale, un modo per trascorrere ore indimenticabili a un prezzo super conveniente. L’occasione, dunque, non può sfuggire, basta -5_[Q;KPKQ *?=K5 -5[_P?[ -[?\?P_KPG \SQP\Q[ ordinarla su MyPlus. Il comprensorio di ArosaLenzerheide, infatti, è una tra le più grandi regioni sciistiche della Svizzera, con 225 chilometri di piste e più di 40 modernissimi impianti di risalita. Tuffatevi in questo stupendo ambiente che offre attrattive per tutti i gusti, immersi in un panorama che non ha eguali. Arosa è situata a 1.739 metri di quota, ed è una delle località turistiche di punta del Canton Grigioni. Impianti moderni e veloci salgono dal paese fino ai 2.653 metri del Weisshorn dove ci sono le piste panoramiche, apprezzate in particolare dagli snowboarder. Non a caso qui si trova lo snowpark, ampio e attrezzato, che nella stagione 2006/07 ha ospitato i Mondiali della specialità. *5KP /SQP\Q[ -5[_P?[ a_Q -5[_P?[ -5\_K;;?[K5 Dal 2013, poi, è attivo il collegamento con Lenzerheide, attraverso l’espansione della zona dell’Hornli, in modo da creare un comprensorio completo e ricco di proposte di ogni genere. Lenzerheide mostra il suo volto migliore insieme ad Arosa, formando un vasto comprensorio che piace tanto agli appassionati di montagna. Solo a Lenzerheide ci sono 155 km di piste perfettamente battute, tra i 1.230 e i 2.865 metri di altitudine. Non solo sci, però, gli amanti della montagna che giungono fino a qui hanno la possibilità di cimentarsi anche in altre discipline, o, più semplicemente, di provare il piacere di trascorrere con i parenti o gli amici una giornata stupenda in uno scenario unico, magari approfittando di una baita o di un rifugio per rifocillarsi in allegria. Fiore all’occhiello dell’intero carosello è l'impegnativa pista, lunga oltre tre chilometri, intitolata allo sfortunato discesista svizzero Silvano Beltrametti, su cui si sono svolte le finali di Coppa del Mondo. Sullo stesso versante si può sciare fino ai 2.865 metri del Rothorn, punto panoramico d’immensa emozione da dove si può godere della vista sull’intera vallata. Le piste sul lato orientale della valle sono meno impegnative, ma comunque varie, con diversi skilift adatti ai principianti e alcuni interessanti tracciati di media difficoltà. Tutto è possibile a Lenzerheide visto che è presente un tracciato permanente di slalom dove studiare le migliori traiettorie tra i pali e *5KP 0?;IPK;5N /SQP\Q[ /SQP\Q[ 0?;IPK;5N /SQP\Q[ %$!# %%" &%$ pure l’illuminazione notturna su una pista di tre chilometri. Insomma, l’offerta di AutoPostale è più che allettante. Grazie a MyPlus, infatti, l’escursione giornaliera per domenica 18 gennaio o domenica 1 febbraio 2015 costa CHF 46 per gli adulti e CHF 36 per i ragazzi con età compresa tra 6 e 16 anni. Al di sotto di tale soglia non si paga, è tutto gratuito. Ma è necessario affrettarsi in quanto i posti sono limitati. Cosa aspetti, allora, a prenotare? Il prezzo include: trasporto in autopostale e giornaliera per il comprensorio Arosa-Lenzerheide. Una grande occasione da prendere al volo. /aSSQ[_?[\ -5[_P?[ *Q:KNK_7 /_Q[K? =K GIK5;;KQ -5[;I?GGKQ !?P_[Q !5\_?NNQ $Q_QG[5CQ UFOEF ’ BSSFEBNFOUP %& *+)#+’’ !"&& /),-+ ,"--%’( &) +() )( % " * +$,+1 92:CC > %KQ;5 ;QP -5[=d< N5 O5\;Q__? =?NN5 .?GKQP? )5GQ *5GGKQ[? 9<:CC > )Z %0’ S[?\?P_5 9/_5[\2QK;?\ 3KP_?["[?5O\ ‘fRF9 +?NNZKGNQQ ;5\_KPG =?K ;5P_5P_K =5K ] 5K RA 5PPK S?[ NZ?=KeKQP? ‘fRE 9<:AC > )Z\\Q;K5eKQP? %KQb5PK [_K\_K S[?\?P_5 S?[ N5 S[KO5 bQN_5 aP ;QP;?[_Q ;QP ?cJS5[_?;KS5P_K =?N ;QP;Q[\Q ;5PQ[Q KP_?[P5eKQP5N? S?[ GKQb5PK 5[_K\_K X/_5[\bQK;?\Y 93:CC49<:AC > ’N O5GQ .?P@ KP_[5__K?P? G[5P=K ? SK;;KPKV /5[7 QCC?[_Q aP SaP;I 5P5N;QNK;Q 5 :Q[=Q SK\_5 93:AC492:92 > -5__KP5GGKQ ;QP 5N;aPK GKQ;5_Q[K =?NN? 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Le parole sono importanti” urla Nanni Moretti nel film “Palombella rossa”, schiaffeggiando la povera intervistatrice, Mariella Valentini che aveva inanellato una serie di frasi fatte, modi di dire, luoghi comuni. Senza arrivare all’esasperazione di Moretti, in una scena che è rimasta impressa a molti, effettivamente le parole sono importanti. O meglio, dovrebbero esserlo. Purtroppo non è così nella vita reale dove, per quanto ogni termine, ogni vocabolo preso singolarmente goda di una certa neutralità, può diventare insopportabile quando abusato, infilato in ogni discorso, trasformato in un leit motiv al punto tale L René Bossi © ilcaffè di aver perso il suo signficato originale. Per tacere delle parole pronunciate abitudinariamente, per sentito dire, magari ignorandone addirittura il significato. Parole che meriterebbero una bella riga di matita Alcune diventano lessico comune perché martellate da uno slogan pubblicitario o da un comico in tv rossa, ma alle quali siamo così “affezionati” che, anziché usarle, finiamo per essere “usati” da esse. L’esempio più evidente è nelle cosiddette parole “di moda”, termini che fino a ieri erano poco ricorrenti ma che, poi, condi- zionati da chissà cosa, entrano in pianta stabile in tutte le nostre conversazioni. Parole “sdoganate”, che usano tutti e che diventano rassicuranti, ci fanno sentire in qualche modo parte della società o, quantomeno, della comunità intorno a noi. È il caso delle parole che diventano lessico comune perché ossessivamente ripetute da uno slogan pubblicitario, o perché parte di qualche famoso “tormentone” che ha reso famoso un comico in tivu. E ce le ritroviamo in bocca, con la convinzione che usandole susciteremmo almeno una parte della stessa simpatia, dello stesso successo. Fortunatamente, come tutto quanto non ha la forza e il pregio di diventare “classico”, la stragrande maggioranza di questi termini si dissolve nel tempo di qual- che stagione (televisiva). Ma devono avere una forza d’attrazione enorme se diventano, temporanenamente, sostituti di vocaboli sempre usati correttamente. Una forza e un impatto tale che persino gli “addetti ai lavori” ne finiscono infastiditi; come la presentatrice Rsi Clarissa Tami, che pur avendola pronunciata professionalmente innumerevoli volte, non sopporta più che le si replichi “risposta esatta” per confermare una cosa giusta. Ma se volessimo fare un elenco delle parole insopportabili la lista sarebbe sterminata. Anche perché ognuno ha le sue “allergie” linguistiche. Molti, ad esempio, reagiscono con fastidio - e spesso giustamente quando s’imbattono in parole anglo-americane che avrebbero un più che degno equivalente nella vecchia lingua italiana.Altrettanti si trovano a disagio quando si abusa di termini gergali, sia essi vengano mutuati dal mondo tecnologico o da quello giovanile che, tra l’altro , ha anche la capacità di coniarne sempre di nuovi, gene- Ognuno ha le sue allergie linguistiche. E si reagisce con fastidio quando ci si imbatte in superflui vocaboli inglesi razione dopo generazione. Il guaio è che certe parole rimangono appiccicate addosso a lungo, e una volta sulla lingua è difficile liberarsene. Come è successo con “cioè”, che ha imperversato per anni; o “un minutino”. Piano piano, però, sbiadiscono nel tempo e nell’uso, pronte ad essere sostituite da altre che pure, fino al giorno prima, non rientravano proprio nel nostro vocabolario abituale. E capita, spesso, in coincidenza con catastrofici eventi naturali, che colpiscono la fantasia di tutti. Anche quella linguistica. Così parole come “tsunami” si abbinano alla finanza o al commento da bar sport di una partita; e a “tracimare” non sono più solo i flutti oltrepassando gli argini o le barriere artificiali, ma anche i nostri discorsi. C’è da chiedersi come entrerà, ovviamente usato a sproposito, nel nostro parlato quotidiano il recentissimo “bomba d’acqua”. Fino a ieri erano semplicemente acquazzoni... [email protected] Q@EzioRocchiBalbi Paola Matasci 53 ANNI, CONSIGLIERE NAZIONALE PLR 42 ANNI, EX CALCIATORE, DIRIGE LA FONDAZIONE GABBIANO 39 ANNI, DIRETTRICE TARCHINI GROUP 36 ANNI, SCRITTORE 31 ANNI, CONDUTTRICE TELEVISIVA 62 ANNI, SAGGISTA E DOCENTE DI LETTERATURA ITALIANA 65 ANNI, CONSIGLIERE NAZIONALE UDC 50 ANNI, RESPONSABILE MARKETING MATASCI VINI Non la sopporto più. È tutto all’eccellenza, dagli ospedali al centro studi, alla start-up... E poi è quasi sempre usata in termini autoreferenziali. Anche “frontalieri” e “padroncini,” i termini più abusati in Ticino... possibile che non ci siano altri problemi di cui discutere? Segnalo inoltre la scomparsa di parole, giuste, come “tema” e “problema”; ormai ci sono solo “tematiche” e “problematiche”.Via, una bella riga rossa sopra. Visto che non posso cancellare la parola “disoccupazione”, vorrei fosse abolito il termine “lazzarone”, almeno per quanto riguarda i giovani. Mi infastidiscono tutte le definizioni negative usate per definire una presunta inadeguatezza, incapacità dei giovani, soprattutto quelli che vivono in un disagio che, tra l’altro, non hanno certo creato loro. Invece i giovani d’oggi sono dinamici, mobili, parlano le lingue. Insomma, meritano. Abbiamo impiegato decenni per rivalutare la piccola imprenditoria, l’artigiano specializzato, e poi rispolveriamo dagli anni ‘60 un brutto termine come “padroncino” appiattendo tutte le professionalità. Non mi illudo di eliminare “selfie”, che temo ci terrà compagnia per anni e anni, ma posso rottamare “salve”? Non vuol dire niente, è per chi non ha il coraggio di dire ciao o la cortesia di un semplice buongiorno o buonasera. La vita è diventata “social”, ma a furia di usarla, e fraintenderla, c’è il rischio che questa parola si riveli inversamente proporzionale al senso di “sociale”. E ho paura che il termine diventi, al contrario, l’emblema della solitudine. Spesso si confonde una moltitudine di rapporti virtuali con quelli reali, quelli sociali appunto. Non mi piace anche “risorse umane”, mutuato da human resources che ci porta a dimenticare che si tratta pur sempre di persone. Praticamente, quindi, cioè... tutte quelle parole usate come intercalare a tal punto da non farci più caso. Al punto da farmi innamorare, quando spuntano termini aulici o desueti, come “paraninfo”, che mi costrigono a consultare il vocabolario. Una che non sopporto più sentire è “risposta esatta” al posto di un semplice sì. Sarà deformazione professionale, ma ritrovare nella vita di tutti i giorni dei termini così quizzaroli mi dà un po’ la nausea. Non si comprende come ci si sia fatti contagiare da questa moda dell’“assolutamente sì” e “assolutamente no”, come se non ci si accontentasse di un semplice, e più corretto,“sì” o “no”. Ma che bisogno c’è di aggiungere, a sproposito poi, l’avverbio rafforzativo? Anzi, per non sbagliare, eliminiamo dall’uso “assolutamente” e non ci pensiamo più. E potrei fare un lungo elenco di parole figlie di mode linguistiche, che sono tutte parecchio stupide. Continuo a non capire cosa voglia dire “quant’altro”, usato sempre da chi parte deciso elencando tutta una serie di cose e si ferma a due aggiungendo, appunto, quant’altro. Poi, per favore, abbiamo una lingua bellissima, perchè usare “road map”o“job act”? Tagliare le spese, evidentemente non fa figo, non fa politico, se si preferisce usare “spending review”. Aspettando di capire perché le spese non vengono tagliate mai... Marketing Pierre Rusconi Quant’altro Renato Martinoni Assolutamente Clarissa Tami Praticamente Andrea Fazioli Social Giorgia Tarchini Lazzarone Edo Carrasco Eccellenza Ignazio Cassis Padroncino Q uante parole vorremmo proprio non sentire più il prossimo anno. E non ci riferiamo a parole importanti, da esorcizzare, come guerra, fame, terrorismo, razzismo, pedofilia... Come se cancellandole potessimo eliminare quanto di atroce ad esse collegato. Più umilmente vorremmo depennare le tanti frasi fatte, i termini usati a sproposito, quelli martellati come un tormentone, quelle di moda, virali, trasmesse da spot e tv. Quelle che siamo stanchi di sentire. Ormai sono tanti a non sopportarle più, come dimostrano gli otto testimonial scelti dal Caffè che non hanno avuto che l’imbarazzo della scelta nell’individuare le parole che vorrebbero sparissero. Anche subito. Da “social” ad “assolutamente” (peggio ancora se assolutamente sì o no), da “quant’altro” allo svalutato “eccellenza”, fino a “padroncino”, che dalla Brianza anni Sessanta ha trovato nuova linfa soprattutto in Ticino. Sì, sono tante le parole che si dovrebbero rottamare. Anzi, forse è meglio rottamare anche “rottamare”. Se il Time (per errore) depenna ‘femminista’ Può sembrare paradossale detto da chi lo fa per professione, ma vorrei sparisse la parola “marketing”. È così abusata e millantata che ormai non vale più niente: fanno tutti marketing, da chi distribuisce volantini a chi spaccia decisioni frutto di un indiscutibile studio. Di marketing naturalmente. E se potessi cancellerei tutte le parole volgari. Mi disturbano le parolacce usate come intercalare, inframezzate a casaccio in qualsiasi discorso. a parola “femminista” non avrebbe dovuto essere inclusa nell’elenco delle parole da depennare proposto dal settimanale Time nel sondaggio destinato ai suoi lettori online. Sì, perché alla fine, probabilmente più per provocazione che per misoginia, è stata proprio “feminist” la parola più cliccata tra quelle da cancellare. E ne sono seguite così tante polemiche che Time è stato costretto a scusarsi pubblicamente. Grazie all’iniziativa, però, abbiamo scoperto che anche gli americani hanno le loro idiosincrasie nei confronti di termini che - a furia di sentirli, spesso a sproposito - sono diventati insopportabili. Come “literally”, letteralmente, che è stato ormai stravolto dal suo significato figurativo e viene usato come il prezzemolo. Perché ribadire “sono letteralmente stanco”, quando stanco non ha altro significato letterale? Anche gli americani, poi, soffrono i tormentoni. Tra le parole più votate “yaaasssss”, un sì strascicato all’infinito entrato nell’uso corrente emulando la cantante pop Lady Gaga, e che viene restituito al mittente. E persino la patria dei termini tecnici, quella che ha fatto valere la sua egenomia linguistica dall’informatica al mondo dello spettacolo, comincia ad avere una crisi di rigetto per certi neologismi che caratterizzano nuove professioni. Come “influencer”, colui che è in grado ormai di influenzare tutto, da una tendenza sul social network Twitter all’orientamento produttivo di una start-up, fino alla scelta tra gli scaffali del supermercato. E deve aver effettivamente choccato la metamorfosi della teenager Hanna Montana, che è passata dai telefilm di casa Disney alla versione hot di Miley Cyrus. Al punto che “twerk”, parola usata per indicare un tipo di ballo in cui la ballerina scuote i fianchi su e giù velocemente creando un tremolio sulle natiche (famoso in un videoclip della succitata Miley), è stata depennata d’ufficio. Anche il gergale “om nom nom”, termine onomatopeico che accompagna indifferentemente foto di manicaretti, neonati, cuccioli postati in rete e ritenuti “gustosi” (simile al nostro “gnam gnam”) è uscito dagli occhi. O dalla lingua, vedete voi. & ’ +-*) ’ !#&& %) !)(+%$&% " 2’+9<5 "=((% 121%2+ $+9-54<%4% #59’15 !4-+9159+ & 00,13, )#% 3, "( 4(3#)),’ ÃʾÑ!è.èÄ9-"145šè1-1$3Á7Ê,¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+Ì1ï$) 2$3Íì:.¦&&ÄÀ öæ5.079Óééûéé8é˙Á¼¼Ýé3’ûÈï©ö¦ª,ÅŪ+Ý27"żÅ1/Ñ")!4ï42,Ó+ûÞ-’¼&3 ¬2Ó’Ä°¬Êö3’ÌìÝ!Á’©ï¹æ/Ѽ³òª½Ãñʾ 33(*( !,+1(%)( -#0 )/ 00,13, $#13(4,. 2 ’%4(54+ *+22% (%94+) 12 3%:<95 3%(+22%15 *+22% #1/95: <1 (54:1/21% :=22+ *1>+9:+ :6+(1%21<& *1 %995:<5) :=//+9+4*5<1 1 <9=((01 6+9 =4% 69+6%9%?154+ :569%-.4%7 #% 454 , <=<<5) 12 45:<95 :6+(1%21:<% <1 %1=<% %4(0+ 4+22% :(+2<% *+22+ 8=%4<1<& + *+2 4=3+95 *1 6+??1 1*+%21 6+9 <+ + 2% <=% -%31/21%7 "% 45:<9% 3%+:<91% , %2 :+9>1?15 *+2 61%(+9+ /%:<954531(57 IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 ilcaffèLink 47 iStock Il caso. Un bambino figlio di genitori divorziati può scegliere liberamente il nome di famiglia. Lo ha stabilito una recente sentenza del Tribunale federale, scatenando la protesta delle associazioni che difendono i padri “Ho 12 anni e decido io tra mamma e papà quale cognome voglio” OMAR RAVANI I l cognome è il nostro marchio di fabbrica. Ci accompagna per tutta la vita. Sin da piccoli ci caratterizza e ci differenzia, lo scriviamo sui quaderni, sulla sacca sportiva, in seguito sempre più spesso prenderà il posto del nome di battesimo. Saremo il signor Rossi o la signora Bianchi. Il cognome non lo possiamo scegliere, questo è certo. Ma... lo possiamo cambiare. Ha destato scalpore la recente decisione del Tribunale federale di autorizzare un 12enne del canton Turgovia a cambiare il suo cognome con quello da nubile della madre. In sostanza, da quell’età, i figli di genitori divorziati potranno chiedere di cambiare il cognome se preferiscono avere quello della madre, o del padre, sempre che ci siano dei motivi legittimi per questa rischiesta. Una decisione che, inutile dirlo, ha messo in agitazione soprattutto i padri. “È un altro brutto colpo per noi – reagisce Gianfranco Scardamaglia, del Movimento Papageno -. Il vero problema è che i giudici hanno troppo potere decisionale, con delle leggi che sono volutamente troppo vaghe. A 12-13 anni i figli si trovano davanti ad un conflitto di lealtà e sono troppo influenzabili nelle loro scelte”. Il rischio è che a conflitto si aggiunga conflitto. Una ragione in più per creare tensioni tra ex coniugi. Anche perché il bimbo potrebbe pure benissimo scegliere il cognome del nuovo marito della Le regole 1 2 12 ANNI A quest’età un ragazzo può decidere il cognome che avrà. Nel caso di affidamento alla madre e se questa si è risposata, potrebbe scegliere il cognome del patrigno 16 ANNI È l’età in cui una persona raggiunge, per legge, la maturità sessuale. Può avere rapporti sessuali consenzienti. E in più può anche scegliere la propria fede religiosa mamma. “Già, se questa si risposa tra qualche anno potrebbe accadere. Mio figlio avrebbe il cognome del patrigno. Una vera pugnalata, che a nostro parere fa scomparire completamente il padre dalla vita del bambino”. Una situazione che può anche avere effetti pesanti. Come sottolinea Ivan Battista, psicologo e psicoterapeuta: “Alla persona che si vede delegittimata dal proprio erede cade il mondo addosso. In molti casi rischia anche la depressione”. Scardamaglia rinca- Le norme La legge federale si basa sulla Convenzione dell’Onu Nel caso di una separazione il piccolo dev’essere ascoltato I I DIRITTI I più piccoli hanno diritto ad essere sentiti, soprattutto se hanno capacità di discernimento figli sono coloro che più di tutti subiscono le conseguenze di una separazione. E perciò devono poter essere ascoltati. È scritto pure sulla Convenzione Onu dei diritti del fanciullo. Naturalmente occorre che siano in grado di discernere, come d’altronde ricorda anche la legge elvetica, modificata nel 1997 dopo un’altra importante decisione del Tribunale federale. Ogni ragazzo in grado di capire la situazione va ascoltato e la sua opinione tenuta in debita considerazione. Se in alcuni articoli di legge si conferma questo diritto fondamentale del minore in tutte le procedure che lo riguardano, in altri si specificano i casi per i quali il suo giudizio deve essere assolutamente considerato. Senza se e senza ma. Ad esempio nei divorzi, separazioni, matrimoni dichiarati nulli e in tutte quelle situazioni che causano l’interruzione del legame esistente fra la coppia genitrice e il figlio. L'audizione del minorenne, negli intenti del legislatore federale, ha una doppia finalità. Deve accertare i fatti importanti da considerare nella sentenza e nello stesso tempo deve tutelare la personalità e l’interesse del ragazzo. Va in ogni momento rispettata l’integrità del figlio che deve quindi potere esprimere le proprie opinioni sulle conseguenze che lo riguardano per il divorzio dei suoi genitori. Gli deve pure essere consentito di esporre i suoi desideri e le sue necessità. Tutto ciò serve anche per informare il figlio delle conseguenze che tale divorzio avrà per tutta la famiglia. Il giudice deve chiarire con i genitori la loro posizione e le loro conclusioni e verificare se hanno già comunicato ai figli la loro decisione di divorziare. Non spetta al giudice, infatti, informare il minorenne sostituendosi al padre e alla madre. Secondo la legge federale, di regola fino ai 10 anni il bambino non viene ascoltato. Lo si fa solo in alcuni casi sol supporto di psicologi o pedopsichiatri. Dagli 11 anni in su, invece, il ragazzo deve essere sistematicamente ascoltato, perché considerato in grado di esprimere un’opinione. ra: “È in atto un vero e proprio annientamento del maschio e della paternità. Sempre più spesso consigliamo agli uomini di non sposarsi e, soprattutto, di non diventare genitori. ‘Paternità? No, grazie!’ è infatti il titolo della nostra campagna di sensibilizzazione iniziata lo scorso 19 marzo in occasione della Festa del papà, un po’ come se intravvedessimo questi pessimi scenari”. Insomma, dodici anni secondo molti padri sono troppo pochi per poter decidere in totale autonomia. A quell’età un pre-adolescente non sarebbe in grado di capire esattamente la delicatezza del problema.“Anche se non si può generalizzare - nota Battista -. È difficile che un ragazzino possa capire quali sono le conseguenze delle sue scelte”. Il rischio, infatti, è quello di caricarlo di un fardello troppo pesante. “È come se gli si chiedesse se preferisce la mamma o il papà nota lo psicologo -. Una domanda non posta direttamente, ma che il figlio percepisce come tale. Dentro la mente del ragazzo potrebbe sorgere una sorta di conflitto difficile da superare”. Infatti, il bambino diventa sia la vittima che l’artefice di tutti i conflitti. “È come se gli si rubasse la sua infanzia, è una violenza - riprende Battista -. Con la scusa di voler ascoltare i suoi bisogni, lo si getta in mezzo a procedure infinite”. Ma non solo. Giustamente, c’è anche chi si chiede su quali basi un giudice dirà sì alla richiesta del bambino. Forse il fatto che il cognome della madre non è straniero e quindi meno a rischio di discriminazione potrebbe essere un motivo sufficiente? “C’è soprattutto il pericolo di strumentalizzare il bambino, che potrebbe voler condividere il cognome del nucleo familiare in cui vive - osserva Battista -. Un atteggiamento più che legittimo, considerando che a questa età ci si costruisce l’identità ed è il momento in cui il bambino cerca di capire chi è”. Secondo Pro Juventute, associazione che si occupa di bambini e giovani, il ragazzo ha il diritto di avere l’identità che più sente vicina alla sua personalità e al suo corpo. Certo, 12 anni sono pochi, ma questa decisione fa sì che il bambino diventi un attore riconosciuto della procedura e non più solo una vittima. [email protected] Q@OmarRavani 3 18 ANNI Si raggiunge la maggiore età. Si ha, per esempio, la possibilità di redigere un testamento e si ha il diritto di voto e di eleggibilità. Per la legge si è maggiorenni a tutti gli effetti facebook.com/aldoelivio Visita la pagina “Aldo e Livio” Visita il canale “Aldo Livio” www.aldolivio.ch vo Livio il ritro e o ld A ti a n po. Per i pensio ello di un tem u q o st a im r e... al bar è altre cose ch le e tt tu o n o S lta! come una vo non sono più Qualcosa non quadra IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 49 La dieta. Scatta una norma europea che tutela chi soffre di intolleranze alimentari. Più chiarezza nelle etichette e al ristorante. Ma il rabbocco... Con il bugiardino dentro il menu, allergici avvertiti PATRIZIA GUENZI A LA CURIOS ITÀ In tutti i Paesi della Comunità europea sarà vietato presentare sul tavolo le classiche oliere. Dovranno invece offrire ai clienti solo bottiglie originali, con un tappo anti-rabbocco per garantire la qualità dell’olio contenuto ndare al ristorante per… leggere. Altro che entrare, accomodarsi, ordinare e mangiare. Bè, non subito almeno. Prima, bisognerà armarsi di pazienza e, per gli over 50, di occhiali per visionare attentamente tutti gli ingredienti utilizzati nei piatti elencati sul menu e potenzialmente in grado di scatenare reazioni allergiche. Una mano santa per chi soffre di orticaria, attacchi d’asma e intolleranze più o meno gravi e che quindi non dovrà più chiedere al cameriere se la tal pietanza contiene aglio, lattosio, glutine, crostacei e mettere in piazza i propri problemi di salute. Potrà verificarlo di persona, visionando l’intero elenco delle sostanze contenute nelle varie pietanze. L’ha ordinato la Comunità europea. Dal 13 dicembre non ci sarà più ingrediente segreto che tenga, né nei cibi preconfezionati né nei menu del ristorante. Insomma, un po’ come il bugiardino, il foglietto informativo dentro la confezione di un farmaco che spiega composizione, posologia, controindicazioni ed eventuali reazioni, anche le imprese che operano nell’alimentare, preconfezionato e non, devono indicare in etichetta i componenti che potrebbero scatenare reazioni pericolose nei soggetti sensibili. La Svizzera, ovviamente, è esclusa da tale provvedimento. Eppure, sono circa 300mila le persone che soffrono di un’allergia alimentare, che vivono l’uscita al ristorante come un penoso interrogatorio a camerieri e cuochi. “Obbligare a dichiarare in carta tutti le componenti del piatto trasforme- rebbe il menu in un’enciclopedia e obbligherebbe ogni cuoco a diventare un esperto chimico”, commenta Alessandro Pesce, portavoce di GastroTicino. Mentre l’Acsi, l’Associazione delle consumatrici della Svizzera italiana aggiunge: “Ottima iniziativa, anche se c’è il rischio di scivolare nelle esagerazioni”. In realtà, in Svizzera molti supermercati hanno già una loro linea alimentare antiallergica in cui il consumatore può verificare ogni singolo ingrediente. GastroSuisse, sul suo sito, in un capitolo dedicato al tema delle allergie e delle intolleranze, impone ai propri affiliati una dichiarazione affidabile degli ingredienti contenu- I consumatori I consigli di Laura Regazzoni-Meli ti, sia negli alimenti imballati che nei piatti sfusi. E GastroTicino aggiunge: “Alcuni anni fa abbiamo dato ai nostri soci alcune regole di comportamento, consapevoli dell’importanza per la salute dei consumatori”, dice Pesce. Intanto l’Europa stringe le viti anche sulle tanto discusse oliere. L'era di certi contenitori per l’olio - quelli sulle tavole di bar, mense e ristoranti metà extravergine e l’altra metà “chi lo sa” - è finita. Il problema risolto alla radice. Gli oli di oliva vergine d’ora in poi dovranno essere presentati in contenitori etichettati a norma di legge e forniti di un dispositivo di chiusura anti-rabbocco. L’obiettivo è garantire trasparenza ai consumatori e tutelarne la salute. E la salute dei consumatori, si sa, passa soprattutto dal piatto. Quindi, chi soffre di allergie e intolleranze deve sapere esattamente che cosa mangia e poter far capo a informazioni affidabili degli ingredienti degli alimenti, preimballati e Nel piatto sfusi, come pure delle pietanze servite nei ristoranti. L’esperienza insegna – si legge sul sito dell’Acsi che ha realizzato un opuscolo per albergatori ed esercenti su come servire le persone affette da allergie alimentari - che per gli alimenti offerti sfusi e i piatti serviti al ristorante non sempre tale obbligo è rispettato. Intanto, tornando al provvedimento europeo, la reazione non s’è fatta attendere. Chi opera nell’alimentare s’è già rifiutato di vestire i panni del chimico perché, ha spiegato, codificare i piatti tipici significa svilirli in una formula sempre uguale neanche fossero dei medicinali. Difficoltà evidenti anche per chi si occupa di catering e buffet, costretti ad aggiornare più volte al giorno a dipendenza delle forniture. Alcuni ristoratori poi, hanno minacciato di sostituire i prodotti freschi con quelli dell’industria alimentare già etichettati. [email protected] Q@PatriziaGuenzi I cibi da evitare possono essere molti “Attenzione alle false Dalle noci ai crostacei sicurezze,piuttosto...” ecco gli alimenti killer È sicuramente un passo avanti, ma attenzione alle esagerazioni e alle false sicurezze che si danno al consumatore”. Questa la reazione di Laura Regazzoni-Meli dell’Acsi, l’Associazione delle consumatrici della Svizzera italiana, sulla decisione della Comunità europea di mettere solo oliere anti-rabbocco sui tavoli dei ristoranti. E Regazzoni sposta l’attenzione ad altri tipi di rabbocco. “Penso ad esempio - spiega - ai liquori, quelli che finiscono nella tazzina per ‘correggere’ il caffè. Grappe, cognac e distillati di altro genere sono spesso mescolati da una bottiglia all’altra. Una pratica che ci risulta essere piuttosto comune e che andrebbe assolutamente evitata”. L’altra iniziativa a livello europeo, sempre a tutela della salute del consumatore, ovvero l’elenco di tutti quegli ingredienti a rischio allergie, la segretaria dell’Acsi osserva: “In Svizzera non esiste alcuno obbligo in questo senso. Tuttavia, il ristoratore deve sempre, su richiesta del cliente, informarlo minuziosamente su tutti gli ingredienti contenuti in una pietanza”. Ma attenzione, anche in questo caso, a non finire nelle esagerazioni e trasformare la carta di un ristorante in un infinito elenco illeggibile ai più. “Cercare di mantenere sempre un buon equilibrio tra informazione e presentazione, in modo tale che il cliente non debba trascorrere mezz’ora a visionare il menu - riprende Regazzoni-Meli -. E allora, una proposta intelligente sarebbe quella di aggiungere ai piatti ‘a rischio’ un asterisco. Anche se mi rendo conto che un problema potrebbe però porsi per tutti quei piatti preparati al momento. Ma, ripeto, confidiamo nella professionalità di camerieri, cuochi e ristoratori che si mettono a completa disposizione del cliente per rispondere a tutte le sue richieste”. o.r. N occiole, kiwi, sedano, mela, noci. Anche arachidi, frutti di mare e sesamo. Ma anche quelli ricchi di istamina, serotonina o tiramina (banane, vino, birra, tonno fresco e in scatola, gamberetti, crostacei, formaggi, pomodori e cioccolato), quelli contenenti il colorante E102, la tartrazina (dolci industriali, cracker, sciroppi, marmellate, caramelle e chewing-gum, aperitivi colorati, sottolio e sottaceti) e quelli ricchi di acido acetilsalicilico (pomodori, pepe, mele, uva, vino, albicocche, pesche, ciliegie, prugne e arance). Ecco i cibi che più frequentemente causano reazioni allergiche tra gli adulti. I bambini invece tendono a sviluppare reazioni contro il latte di mucca e le uova. Le allergie nascono solitamente nella primissima infanzia, in seguito il corpo sviluppa delle “contromisure” per cui nella maggior parte dei casi la persona riesce a conviverci senza troppi danni. Chi soffre di un’allergia conclamata deve però stare molto attento. Anche una minima traccia dell’ingrediente indesiderato può provocare reazioni pericolose, si va dal prurito alla bocca e al palato al gonfiore alle labbra e alla lingua. In alcuni casi si aggiungono vomito, coliche gastriche, crampi addominali, diarrea e choc anafilattici. Sulla pelle possono anche apparire eczemi e orticarie. Le persone a rischio devono sapere che l’auto osservazione è fondamentale per capire se davvero sussiste un problema con determinate sostanze. Per la diagnosi è sempre meglio rivolgersi ad uno specialista che farà tutti gli esami necessari. Ovviamente, quando un’allergia a un determinato alimento è stata diagnosticata la soluzione migliore è evitarlo. Stando anche molto attenti a leggere la composizione di tutti i cibi che infiliamo nel carrello. Fortunatamente, in Svizzera tutti gli ingredienti allergenici devono essere chiaramente indicati sugli imballaggi, anche se presenti in parti molto minime. o.r. IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 50 ilcaffèLink 51 Il caso Un vecchio gioco vive una seconda giovinezza, anche se diventa tecnologico e molto politically correct La curiosità. Adolescenti o poco più.Smanettando alla console, hanno trasformato la loro passione in professione. Diventando autentici esperti Ecco i soldatini del terzo millennio I NUOVI EROI Personaggi come Mario Bros sono diventati delle vere e proprie icone mondiali Da grande farò il collaudatore di videogiochi LINDA D’ADDIO C’ Gli specialisti 1 I TESTER “CONTENT” Sono responsabili della revisione di testi, dialoghi e firme che appaiono nel gioco. Ruolo simile al correttore di bozze, richiede buone competenze linguistiche. 2 I COLLAUDATORI “FANS” Lavorano da casa e comunicano via internet. Fondamentalmente ricevono il titolo da testare e poi inviano un report di tutti gli errori riscontrati durante il gioco. 3 I TESTER “PROFESSIONALS” Testano videogiochi a tempo pieno su una parte specifica del videogioco e provano a forzare situazioni che potrebbero portare a errori di programmazione. è chi, a furia di smanettare coi videogiochi, è riuscito a trasformare la sua passione in una professione. Sono giovani, adolescenti o poco più, al massimo 35enni. Sono i “videogames tester”, i collaudatori di videogiochi che “provano” i nuovi titoli, ne verificano le diverse applicazioni e sviluppi e - indirettamente - contribuiscono al loro successo. A onor del vero il nome corretto di questo mestiere è “usability tester per videogames”, ed è una grande opportunità per gli amanti della console che vogliono convertire il loro hobby preferito in un lavoro, retribuito a tutti gli effetti. Sono tante, infatti, le case produttrici che si avvalgono di questi giovani talenti del joy-stick per collaudare livello dopo livello i nuovi games prima di immetterli sul mercato. Dopo aver superato tutti i test interni. Infatti, sono proprio loro a dare l’ultimo ok di verifica. E chi, effettivamente, potrebbe farlo meglio di loro? Trascorrono ore e ore a giocare, incollati al display. Sono loro, in fondo, i fruitori ideali del gioco. Protagonisti e destinatari finali di un settore in cui la tecnologia si sviluppa sempre di più e sempre più rapidamente, in cui i titoli in uscita si succedono con frequenze impressionanti. Se queste sono le premesse è implicito che le opportunità di lavorare nel fantastico settore dei videogiochi crescano a dismisura. E i giovani “videogamer” non possono chiedere di meglio: non sono costretti a recarsi in ufficio per svolgere il loro compito, lo possono fare comodamente in remoto, online, da casa. E vengono pure pagati - tra l’altro bene - per fare ciò che più li diverte. Ai “beta tester”, i collaudatori non professionisti, si chiede soprattutto di individuare, evidenziare e segnalare eventuali anomalie o difetti del gioco. Molti colossi storici del settore, da Nintendo a Sony, da Ea a King, nonché gruppi più recenti esplosi grazie ai “giochini” per smartphone e tablet, si avval- gono di queste nuove figure professionali, a cui s’è ricorso in dose massiccia da quando venne lanciato “World of Warcraft”, spesso abbreviato in WoW, il videogioco fantasy tridimensionale ambientato nell’universo di Warcraft, più giocato al mondo. La figura del “tester” viene co- Q munque utilizzata anche in altri ambiti, che rientrano sempre nel settore dei giochi. Lo conferma Filippo Gallizia, amministratore delegato di Geomagworld, azienda di Novazzano che produce costruzioni magnetiche famose in tutto il mondo: barre e sfere di metallo che si calamitano a vicenda: Sono ormai molte le case produttrici ad avvalersi di questi giovani talenti per testare le novità “Ogni gioco in produzione viene sottoposto ad una serie di controlli interni e di controlli casuali aggiuntivi, affidati ai ‘tester’ appunto, che ne verificano la funzionalità”. Geomagworld segue direttamente tutte le fasi di produzione, dall’idea iniziale al prodotto finale, per essere certa della qualità delle materie prime, delle fasi di produzione e del livello di sicurezza dei giochi e dei lavoratori. Ma l’aspetto più interessante riguarda la possibilità di testare il prodotto ad opera degli stessi fruitori: i bambini. “È una fase del processo produttivo non obbligatoria, ma necessaria - sottolinea Filippo Gallizia, ricordando che ai “tester” in erba Geomag offre l’opportunità di “collaudo” nell’area gioco del suo negozio all’interno del centro Foxtown a Mendrisio -. In fondo è un test in più, che va sicuramente oltre i problemi di sicurezza e le componenti tecniche del [email protected] dotto”. uando ormai tra i giocattoli avevamo dato per estinti i “soldatini” eccoli rispuntare nella loro versione da terzo millennio, più politically correct e sicuramente più tecnologici visto che sono dotati di supporto dati e pure interfacciabili con le console da videogame. In realtà, in comune coi vecchi soldatini di almeno un paio di generazioni fa, hanno una cosa sola: produrre scenari di gioco interminabili. Se prima cowboy, indiani o marines in miniatura che fossero offrivano la possibilità di creare, costruire con le proprie mani l’ambientazione e la sceneggiatura della storia che volevamo e spesso l’allestimento del tutto occupava più tempo del gioco vero e proprio, oggi i nuovi soldatini, che ora si chiamano “action figure”, hanno a disposizione una memoria di fantasia sterminata per interagire in maniera di- namica con il software. Coloratissimi gli “Amiibo” (così si chiamano i primi, messi in commercio giusto per Natale dal colosso nipponico dei prodotti videoludici Nintendo) a modo loro puntano sulla “tradizione”. I piccoli protagonisti, infatti, hanno le fattezze tridimensionali degli eroi animati, famosissimi, della casa: Mario, Link, Donkey Kong, Peach, Pikachu, Fox e chi più ne ha più ne metta. Facile prevedere che - proprio come i vecchi soldatini - diventeranno oggetto di collezione. E non solo dei più piccoli. Per giocarci basterà abbinarli a titoli come “Super Smash Bros”, ad esempio, e non seguiteranno solo a darsele di santa ragione tra combo, mosse speciali e attacchi in coppia, ma aiuteranno gli eroi sul display ad acquisire ulteriori poteri. “Ma non solo, visto che l’amiibo, da ‘soldatino’ materiale si trasforma in personaggio virtuale entrando nel direttamente nel videogioco - spiega l’esperto d’informatica Stefano Maccarinelli, creatore ticinese del videogame “Segreti di Maggia” -. I soldatini hanno ancora il loro fascino, ma questi del terzo millennio sono tutta un’altra cosa. Sarà inevitabile collezionarli, costano poco e aggiungono un’esperienza inedita in un settore, come quello dei videogame, che onestamente non si sapeva più cosa fosse in grado di inventare di nuovo”. Pubblicità $)*+$-/ 3/,/ %+0 %*’ %+ 3’28’ &$88’2/1 32 #<27/8+ 31+ (31’/2&:+ !2:+72+:) 7+:+ ,88& + $% /2 13*3 3::/1&0+ 8+(32*3 0+ =38:7+ +8/.+2>+5 Le novità Alla Milan Games Week tutti i leader dell’industria ludica digitale hanno presentato una quarantina di titoli O ggi il concetto di videogioco ha una valenza molto diversa rispetto solo a qualche anno fa. Il costante aumento dei giocatori, i continui sviluppi tecnologici legati alle console e ai contenuti dei videogiochi, nonché l’espansione dei clienti - non più solo bambini e teenager , ha dato origine a veri e propri eventi di massa. Milioni di appassionati, di target diversi ma con una passione comune, che grazie ad internet possono socializzare ed interagire sfidando altri appassionati alla console in ogni parte del mondo. Così, ogni anno si ritrovano alle fiere di settore come la Games Convention di Lipsia, la Tokyo Game Show o la Games Week di Milano. Eventi sempre più diventati un appuntamento fisso per i “videogamer”, che vogliono essere costantemente informati e conoscere tutte le novità in tema di titoli, console e accessori, provare i nuovi giochi e ritrovarsi con altri appassionati per discutere e valutare. La passione si è potuta constatare anche durante il recente Milan Games Week 2014, alla sua quarta edizione. Alla kermesse, a cui hanno partecipato i principali protagonisti dell’industria dei videogiochi, Ora trionfano multiplayer, vite fantasy e“sparatutto” in tantissimi si sono ritrovati per conoscere e provare in anteprima i nuovi titoli, una quarantina, che saranno sul mercato tra fine anno e l’inizio del prossimo. I parteci- &’33/ 6 -’3+ &+ !7.2+3’ "# )2$5+3( #303 ,23 &0 ;-545;?4-5 panti hanno potuto cimentarsi con i titoli più nuovi ed incontrare gli sviluppatori dei videogames. Per i più esperti, inoltre, sono stati organizzati competizioni e tornei. Fra le novità 2015 il multiplayer di “Call of Duty” e il rivale “Battlefield Hardline”. E poi “Dead Island”, “Master Chief Collection”, “Assassin’s Creed Unity” fino a “Disney Infinity”. Sono solo alcuni dei titoli, che testimoniano l’enormità di generi per un mercato in continua espansione e sempre più diversificato, sia come target che come età dei consumatori. Ad esempio il videogioco “Call of Duty Advanced Warfare”, sparatutto giunto all’undicesimo capitolo, nella modalità multi giocatore vede la partecipazione straordinaria dell’attore vincitore dell’Academy Award Kevin Spacey. Il nuovo capitolo della saga dà origine ad una nuova era di combattimenti virtuali. “Battlefield Hardline”, invece, combina gli intensi e inconfondibili momenti multiplayer con una storia ricca di emozioni e un’ambientazione che ricorda le più moderne serie tv-crime. Imperdibile, infine, per tutti gli appassionati del magico universo disneyano, la sempre più psichedelica saga di Kingdom Hearts. "=<26<+ =/ 8/& #<27/8+5 Gadget destinati a fare tendenza, anche perché le nuove “active figure” sono già state adottate da Disney per l’universo Infinity e non solo. Prossimamente sui display da gioco, infatti, si uniranno i personaggi fantasy di “Legend of Zelda”, quelli della variante da combattimento “Hyrule Warriors”, del folle “Bayonetta 2” e i mecha combattenti di “Xenoblade Chronicles X”. “Ed è solo l’inizio - riprende Maccarinelli -. Non bisogna dimenticare che Disney, acquistando la Marvel, si ritrova un sacco di supereroi da Spiderman agli XMen, da Hulk ai Fantastici Quattro, Dare Devil ed Elektra… Ci sarà da divertirsi”. E, a quanto pare, non abbiamo ancora visto nulla, visto che la stessa Nintendo, per la console Wii U, ha già in programma la distribuzione dell’inedito “Mario Maker”. Più difficile, a meno che il lettore non sia un ingegnere elettronico o un nativo digitale, spiegare di cosa si tratta. La sua presentazione, infatti, parla di un “promettente editor/engine di livelli personalizzati, ambientati nel tradizionale mondo 2D dei platform di Super Mario, con la possibilità di scegliere se usare lo stile grafico classico dell’era Nes o quello delle console più evolute”. E pensare che una volta bastava una scatola da scarpe per i soldatini... e.r.b. IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 52 ilcaffèLink La casa. Accumulare oggetti non solo crea disordine,fa pure ammalare. Buttate,ma senza dir niente ai parenti Fare ordine è zen e riduce la pancia ROSELINA SALEMI S e siamo sommersi dagli oggetti, se non troviamo mai niente, se il costume da bagno salta fuori ora e il cashmere a luglio, quando non serve più, se il cambio guardaroba è stressante e soprattutto se non riusciamo a buttar via niente abbiamo bisogno di aiuto. Abbiamo bisogno di Marie Kondo, che ha trasformato l’arte del riordino in un mestiere di successo e senza andare in Giappone dove i suoi corsi, anche per manager, sono frequentatissimi, possiamo cominciare a leggere il suo best-seller da due milioni di copie, tradotto in italiano da Vallardi (Marie Kondo, “Il magico potere del riordino”). La signora ha elaborato un metodo che rovescia alcuni luoghi comuni. Pensiamo che l’ordine consista nel sistemare tutto in contenitori, cassetti e scatole. Falso. Il primo passo è buttar via, e occorrono sei mesi per farlo come si deve. Pensiamo che serva un’ora al giorno per mantenere una buona organizzazione? Falsissimo. Senza il Grande Riordino non facciamo che cambiare posto agli oggetti. Dopo sì, basteranno dieci minuti. Ma riordinare è anche un esercizio zen: visualizzare l’ambiente dei nostri sogni, sbarazzarci del superfluo. Non basta aprire l’armadio e decidere: “Non mi piace più”. La domanda è: “Conservare questa maglia o questi libri mi rende felice?”. Per Marie Kondo bisogna tenere “soltanto ciò che ci emoziona”. Il resto va nella spazzatura. Gli americani che hanno dedicato una serie di trasmissioni agli accumulatori seriali, lo chiamano “decluttering”. È faticoso. Internet trabocca di consigli inascoltati su come separarsi da giochi, cd e souvenir di viaggio. Cercando con Google “economia domestica” c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ma forse non abbiamo voglia di scoprire che una casa disordinata corrisponde a un approccio esistenziale discutibile. Ogni comportamento ha un significato, sostiene la psicoanalista Anna Maria Sepe. Un esempio? Comprare contenitori per riordinare è segno di ottimismo (il pensiero è rivolto al futuro). La mania di conservare ogni genere di scatola è tipica delle persone ansiose o introverse. Stivare oggetti inutili può indicare un conflitto sentimentale. Selezionare le proprie cose ci obbliga ad affrontare le scelte fatte in passato. E rimediare. E allora, i libretti delle istruzioni degli elettrodomestici in sedici lingue? Via! Quando la lavastoviglie smetterà di funzionare chiameremo un tecnico. Cavi e materiale elettrico? Solo se sappiamo a che cosa servono. Confezioni di cellulari e computer? Dopo un tempo ragionevole è inutile tenerli. Elettrostimolatori, yogurtiere mai usate? Facciamo spazio. Siamo abituati a immagazzinare (in caso di carestie, guerre, scioperi)? Trenta confezioni di pellicola da cucina, sessanta spazzolini da denti e ventimila cotton- fioc (sarebbero bastati per 55 anni) sono i trofei di Marie Kondo, che è riuscita a far buttare via agli “studenti “ dei suoi cor- si un milione di oggetti. “Molti racconta - mi dicono che dopo il Grande Riordino hanno perso peso e ridotto la pancia. Potreb- be sembrare un discorso strano, ma quando riduciamo le nostre cose e ‘disintossichiamo’ la casa, anche il nostro corpo sta meglio”. Effetti collaterali: si allenta l’ansia e aumenta l’autostima. Che cosa aspettiamo? [email protected] Pubblicità Le regole :::2"07!.+47&,,&2#) È una singolare coincidenza che esperti di neuroscienze e monaci buddhisti siano arrivati alla stessa conclusione. Gli oggetti ci invadono, i rumori ci soffocano. Prendere le distanze dalle “cose” è un esercizio serio. E ha i suoi comandamenti. 1 Stop alle scorte Due di tutto è già un segno di ansia. Cinque è preoccupante. Smaltitele e ripartite con un nuovo criterio: si compra soltanto ciò che serve non per stanza 2 Simaordina per categoria Non affrontate il soggiorno, la cucina, la camera da letto, ma la tipologia. Libri, abiti, borse, documenti, souvenir *(/3.*-&.7/$ 3!##/,7! 09.7* &222 4* 0!37&’ ricordi vanno lasciati per 3 Iultimi (l’impulso è sempre quello di conservarli) Per cominciare è meglio affrontare i vestiti. Un buon criterio può essere: non lo metto da due anni, so che posso farne a meno borsa va svuotata 4 La ogni giorno 54 1 .’4<’:<1)1 ’9<1)521 7,9 :759< 14@,94’21 +1 ">8 Dentro si stratifica di tutto: merendine, monete mentine, fazzoletti di carta, biglietti dell’autobus, volantini promozionali. Buona regola: buttar via ogni sera quello che non serve accatastare 5 Vietato le cose una sull’altra Vanno appoggiate in verticale su un ripiano e affrontate senza rinvii accumulare gadget 6 Non La penna promozionale con il nome di un bar, i post-it della casa farmaceutica, il calendario mai usato, occupano spazio: fateli sparire *./ !, 581 far mai vedere 7 Non ai parenti quello che avete eliminato Potrebbero avere da ridire e innescare sensi di colpa perché ci sono abiti nuovi, regali ricevuti dalla zia, bomboniere %* 4#/.7/ rifilare ad amici 8 Mai e parenti ciò di cui non avete bisogno È una pratica comune: “Ti posso dare il mio vecchio frullatore, il portabottiglie, lo shaker?”. Gli altri hanno lo stesso problema di sovraccarico il bordo del lavabo 9 Liberare e della vasca da bagno C’è bisogno di mettere in evidenza quattro flaconi di shampoo, balsamo e saponi? Basterà un armadietto pulizia del passato 10 Far Diari scolastici, lettere d’amore, regali di ex fidanzati, fotografie. La vita è nel presente: i vecchi ricordi sono come ragnatele. Rendono tutto molto più triste !1:7541(121 59’ 79,::5 <?<<, 2, :<’A1541 +1 :,9@1A15 $ 7’9<,)17’4<1 .145 ’2 B68B=8>B6/* .145 ’+ ,:’?913,4<5 :)59<,8 &4 7?4<5 5041 #" 6B8-8 $?4<1 +5771 7,9 $ &2<13’<,8 %?<<, 2, :<’A1541 +1 :,9@1A15 $ 7’9<,)17’4<1 , ’2<9, 14.593’A1541 ’22’ 7’014’ :::2"07!.+47&,,&2#)8 IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 ilcaffèLink 53 Le auto. La scheda Maserati Ghibli Diesel Con la sua ultima nata la Maserati punta su una vettura sportiva concepita per garantire pure la massima comodità Motore 6 cilindri turbodiesel Cilindrata (ccm) 2986 cc Cambio automatico a 8 rapporti CV 275 Coppia max. 600 Nm a 2000 g/min 0-100 km/h (s) 6,3 Velocità massima (km/h) 250 Consumi (l/100 km) ca.6,5 Prezzo (base) 74’000.- Chf Le strade del Moesano col ruggito della Ghibli L e nuove esigenze commerciali e le aspettative della clientela hanno influenzato anche la storia centenaria di Maserati. Con il suo nuovo modello Ghibli è finalmente il turno di una vera anteprima pensata anche per chi utilizza la comoda vettura professionalmente per dei lunghi viaggi. Infatti, per la prima volta, il marchio del Tridente offre, oltre al benzina, la scelta di una motorizzazione a sei cilindri diesel sovralimentata da due compressori. Nuovo anche l’abbinamento con tecnologia start-stop che spegne il motore ad ogni arresto della vettura e lo riavvia automaticamente quando si riprende la marcia. Il sistema può essere disattivato con dei pulsanti sul volante. Come abbiamo avuto modo di provare con la nostra prova su strada, un propulsore dall’insonorizzazione impeccabile e con la possibilità di un abbinamento in una versione anche a trazione integrale Q4. Un motore gioiello che, come la raffinata berlina, potrà soddisfare chi non desidera spendere 100’000 franchi per un modello familiare grintoso e di prestigio. Una LA CORVETTE La Z06 si aggiunge alla gamma Corvette 2015 con un nuovissimo motore V8 compresso da 6,2 l, 659 cavalli e una coppia di 881 Nm. LA VOLKSWAGEN Sarà disponibile dal secondo trimestre del 2015 anche la Golf R Variant: Motore da 300 Cv, coppia massima 380 Nm; cambio Dsg a 6 rapporti e trazione 4Motion. Benzina o diesel, anche con le 4 ruote motrici, l’ammiraglia del Tridente è più che convincente dalla qualità dei materiali dello sfarzoso abitacolo, è un’apprezzata certezza. Dai sedili, Poltrone Frau, alla plancia e alla consolle, compresi i pannelli delle portiere, sono in morbida pelle. Diverse sono anche le tipologie delle finiture interne, come legno di vario tipo oppure fibra di carbonio, che valorizzano ulteriormente l’atmosfera degli interni. La nostra prova inizia con la partenza da Noranco. Per conoscere al meglio questa trazione posteriore scegliamo un tracciato misto, poco trafficato, che ci porta da Noranco fino a Lostallo in autostrada. Poi le strade principali verso San Bernardino che percorriamo alcune volte, sia con la Ghibli a trazione posteriore, sia con la Q4 . La Ghibli a due ruote scodinzola ben attaccata al fondo stradale sul percorso ricco di curve, indicato anche per premere la modalità “sport”. Nella versione Q4 l’aderenza al fondo stradale è perfetta. Preciso e veloce è il cambio automatico a otto rapporti con le levette al volante. Il piacere per il conducente è assicurato con la nuova ammiraglia Maserati, non solo per il rombo sportivo della Granturismo, simile a quello del V8 benzina, ma anche perché i sistemi di sicurezza sono una presenza rassicurante. Sfogliando la documentazione troviamo un dato importante quello della distanza di frenata, aspetto fondamentale ma che purtroppo viene spesso sottovalutato a favore dell’accelerazione. La Ghibli turbodiesel si ferma da 100 a 0 km in soli 36 metri! s.p. La terza generazione della Skoda Fabia sfoggia stile e tecnica EUGENIO SAPIA S LA LEXUS La marca di lusso di Casa Toyota ha presentato la nuova Lexus Lf-C2 concept, un prototipo capelli al vento a quattro posti (2+2) che anticipa il nuovo design del marchio giapponese. quattro porte ben calibrata anche nelle misure (lunghezza 4,97 m e passo 2,99 m) in grado di offrire spazio a sufficienza per i quattro paseggeri, con un bagagliaio predisposto per loro esigenze (500 l). La comodità, accentuata anche dalla possibilità delle sospensioni a regolazione elettronica, dalla perfetta isolazione del vano motore e Molte e significative le novità su cui punta la piccola del gruppo Volkswagen, dal design ai consumi ono diverse e significative le novità che contraddistinguono la terza generazione della Skoda Fabia, che sarà in vendita sul marcato svizzero a partire da metà gennaio 2015, sia in versione berlina, sia in versione combi. Anche questo modello di punta della casa automobilistica ceca (dal suo debutto nel 1999 in tutto il mondo ne sono state vendute 3,5 milioni) incarna tutte le qualità del marchio, ovvero spazi interni generosi (a fronte di dimensioni compatte), diverse soluzioni pratiche, consumi ridotti, tecnologia all’avanguardia e un interessante rapporto qualità/prezzo. Partiamo dal design, diventato decisamente più accattivante e sportivo, soprattutto grazie a nuove proporzioni (più equilibrate), che si traducono in una riduzione della lunghezza di 8 mm, in una maggiore lar- ghezza (+ 90 mm) e in un’altezza ridotta di 31 mm rispetto alla versione precedente. La maggiore larghezza rende dunque il frontale e la parte posteriore più imponenti, mentre al profilo i designer hanno conferito più dinamicità. Sempre a livello di look, un’altra novità è rappresentata dall’opportunità di personalizzare sia l’esterno (a scelta vi sono 4 colori per il tetto, per la calotta, gli specchietti retrovisori e per i cerchioni), sia l’interno, grazie a molteplici combinazioni cromatiche. Rispetto alla seconda generazione la nuova Skoda Fabia è evoluta anche per l’assetto, mediante l’utilizzo di un nuovo telaio, appositamente studiato per garantire maggiori stabilità e comfort di marcia; il suo peso è stato inoltre ridotto di 65 kg (nella configurazione con l’equipaggiamento base). Notevoli passi in avanti sono stati compiuti pure per consumi ed emissioni: nel primo caso i valori minimi si attestano a 3,1 l/100 km, mentre il livello di CO2 emesso è stato ridotto fino a soli 82 g/km (è il caso della versione “GreenLine”). A livello tecnologico questa terza generazione propone i sistemi “MirrorLink” (sviluppato da Volkswagen) e SmartGate: collegando lo smartphone alla vettura si possono visualizzare sul display del sistema di “infotainment” diverse applicazioni presenti sul telefono, così come mediante l’applicazione Drive Skoda - dati relativi al grado di efficienza della vettura per ogni tratto percorso (consumi, utilizzo dell’acceleratore, dei freni, forza G,). Per le motorizzazioni, sarà possibile scegliere fra tre propulsori benzina (1,0 l Mpi da 75 cv, 1,2 l Tsi da 90 cv e 1,2 l TSI da 110 cv, abbinati ad un cambio manuale a 6 rapporti, oppure al Dsg automatico a 7 rapporti) e tre diesel (1,4 Tdi da 75 cv, 1,4 l da 90 cv e 1,4 l Tdi da 105 UN PROFONDO RESTYLING Rispetto alle versioni precedenti, la nuova Fabia si presenta molto migliorata anche nel design e nella comodità, oltre che nelle specifiche tecniche cv). Per gli equipaggiamenti sono previsti tre allestimenti: Active (base), Ambition (medio) e Style (top), che sostituisce l’Elegance. Sempre fra le novità che caratterizzano questo nuovo modello, si segnala il sistema di accesso alla vettura e accensione del motore “Kessy” (senza chiave), l’utilizzo di un nuovo servosterzo elettromeccanico e l’ampio tetto panoramico. La Fabia, malgrado sia diventata più compatta, offre più spazio all’interno, sia per conducente e passeggeri, sia nel bagagliaio, che raggiunge una capacità di 330 litri (1’150 con i sedili posteriori abbassati). Il prezzo base parte da 14’490 franchi per la berlina e da 15’490 per la combi. La nuova Skoda Fabbia diventa ancora più concorrenziale. Non si rinnova solo nello stile ma ha saputo pure applicare delle soluzioni intelligenti, come confermano le vantaggiose sinergie offerte in casa dal gruppo Volkswagen. IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 54 ilcaffèLink BenEssere. Disfunzione erettile e malattie cardiovascolari spesso coesistono. Le due patologie hanno origini simili Animali. Se l’impotenza cela un danno alle arterie CRISTINA GAVIRAGHI N e soffre all’incirca un uomo su dieci, ma per chi ha più di 50 anni il numero è destinato a salire. Si tratta della disfunzione erettile, altrimenti detta impotenza, disturbo un tempo considerato quasi esclusivamente psicologico, ma che nella grande maggioranza dei casi ha cause fisiche. Ci sarebbero, però, dei segni premonitori, delle spie biologiche che potrebbero indicare una maggiore probabilità di soffrire di questo disturbo. Al congresso dell’American Heart Association, alcuni ricercatori della Johns Hopkins University hanno identificato nella condizione di salute delle arterie uno di questi segnali. Per dimostrarlo hanno seguito oltre 1800 uomini senza patologie cardiache per nove anni, valutando lo stato di salute dei loro vasi e la loro attività sessuale. Dai dati rilevati è emerso che la presenza di placche calcificate all’interno delle coronarie era legata a una maggiore probabilità di soffrire in seguito d’impotenza. Non solo, un’analoga correlazione è stata riscontrata anche valutando lo stato delle carotidi, le arterie del collo che portano il sangue al cervello. “Le nostre osservazioni - spiega David Feldman, principale autore dello studio -, indicano che la presenza di placche nei vasi e una maggiore rigidità delle pareti arteriose sono legate a un rischio di disfunzione erettile più alto del 53% rispetto alla condizione in cui non sono presenti tali fenomeni”. E questo si verificherebbe in uomini del tutto asintomatici, in persone che mostrano quindi solo un principio di alterazione vascolare e non ancora una seria patologia. L’impotenza e le malattie cardiovascolari, in realtà, spesso coesitono. Molti studi hanno anche rilevato, in chi presenta questo disturbo sessuale, una maggiore probabilità di soffrire d’infarto e ictus, tanto da far ritenere la disfunzione erettile un fattore di rischio cardiovascolare, specialmente negli uomini sotto i 55 anni. Le due condizioni, però, non sarebbero legate da un vero e proprio rapporto di causa-effetto. Piuttosto, avrebbero alla base delle origini simili come, ad esempio, l’aterosclerosi. L’erezione dipende dall’afflusso di sangue nei vasi del pene e non sorprende che una cattiva salute delle arterie possa essere legata all’impotenza. La presenza di placche all’interno dei vasi, non solo ne restringe la sezione ostacolando il flusso sanguigno, ma interferisce negativamente anche con la produzione di ossido nitrico, elemento importante per la vasodilatazione e il rilassamento muscolare, condizioni fondamentali per l’instaurarsi dell’erezione. Le cause dell’impotenza, però, sono varie. A parte quelle psicologiche, da un punto di vista fisico, oltre a patologie vascolari, ne potrebbero essere responsabili disfunzioni ormonali, disturbi neurologici, gli effetti collaterali di alcuni farmaci, malattie croniche come l’insufficienza renale e l’abuso di droghe, fumo e alcol. “C’è ancora molto da studiare sull’argomento - conclude Feldman- occorre farlo perché la funzione erettile è come una finestra sulla salute cardiovascolare, e anche globale, maschile”. Occhi rossi e prurito ecco la cura per l’uveite La lettera E gregio dottore, sono molto preoccupata per il mio cane che nei giorni scorsi ha presentato problemi ad un occhio. Si grattava spesso e l’occhio era di un rosso acceso; inoltre sembrava avere un dolore molto intenso. Un suo collega ha diagnosticato una uveite acuta, ma francamente ho capito poco delle spiegazioni che mi ha fornito. La terapia, anche se trattasi di colliri, è molto impegnativa perchè tali gocce vanno instillate con molta frequenza; mi ha parlato anche di ifema, di sinechie? La prego, mi aiuti un po’ lei! Sesso e amore. La risposta di Stefano Boltri “A 54 anni,nubile, ho scoperto altri piaceri” Il nostro corpo ha tante zone erogene n effetti l’uveite è una patologia molto dolorosa che può anche portare a serie conseguenze per l’integrità dell’occhio. Col termine uveite, si intende una infiammazione della tonaca media dell’occhio costituita da iride, corpo ciliare e coroide. L’infiammazione di questi particolari tessuti causa la rottura delle barriere emato-oculari. Nel caso del suo cane siamo in presenza di una uveite acuta, cioè improvvisa e marcata. L’uveite può essere classificata in anteriore acuta, posteriore acuta e panuveite acuta. Come lei ha potuto notare i segni di uveite anteriore acuta sono legati a manifestazioni dolorose quali blefarospasmo, fotofobia, procidenza della terza palpebra. Può anche essere presente un intenso prurito oculare con edema della congiuntiva e una iperemia intensa (occhio rosso). Quello che il collega ha riferito essere un ifema è in parole povere un versamento di sangue nella camera anteriore dell’occhio che, insieme a precipitati retrocorneali e ipopion, è una presenza frequente in caso di uveite. La presenza di questi ospiti indesiderati prima citati, favorisce la comparsa di “sinechie”, una frequente complicanza delle uveiti, ovvero aderenze che si creano tra iride e cornea. Dai sintomi da lei descritti penso di potere escludere trattarsi di uveite posteriore, nella quale il dolore è meno marcato o addirittura assente, mentre il deficit visivo è presente e marcato soprattutto in caso di uveite bilaterale. Anche se mettere a fuoco l’agente eziologico è abbastanza difficile, servono test spcifici quali esame del fondo oculare, test della fluorescina ed eventualmente una ecografia oculare, oltre a vari esami per escludere patologie quali leishmaniosi e toxoplasmosi. È importantissima la frequenza della terapia locale, soprattutto nei primi giorni. Tale terapia, molto impegnativa, associata ad una per via sistemica andrà poi diradata a seconda del decorso della patologia. La lettera H o cinquantaquattro anni e sono nubile. Per grazia della natura sono una donna molto piacente. Sono però anche una persona molto conservatrice e per questo motivo non ho vissuto molte esperienze sessuali. Ma durante quest’ultimo anno ho avuto un’esperienza che mi ha lasciato sorpresa di me stessa. Ho avuto il mio primo rapporto sessuale anale ed è stata una vera scoperta. Infatti ho provato un grandissimo piacere e intensi orgasmi. Mai mi sarei aspettata di provarlo e ora non faccio altro che pensarci. Mi masturbo grazie alla stimolazione anale e non riesco a smettere. Posso proprio dire che questa scoperta ha fatto esplodere tutte le mie fantasie. Non mi sono mai sentita così eccitata. La mia domanda: tutto questo le pare normale? Devo smettere? Che cosa devo fare adesso? La risposta di Linda Rossi L ei dimostra che il processo di sessualizzazione è un processo di sviluppo che procede per apprendimenti e che dura tutta la vita. Lei racconta infatti che a cinquant’anni superati ha individuato una nuova zona erogena del suo corpo, la zona anale, che prima non aveva sperimentato. La sua scoperta è anche la prova che, pur essendo “conservatrice”, come lei si definisce, si può riuscire ad avere una certa apertura mentale e una curiosità che permettono anche di fare scoperte sorprendenti. Questo rappresenta pure la sua capacità di rompere, e quindi di superare, certi tabù. Comunque l’impatto su di lei è un po’ quello delle nuove scoperte che all’inizio rubano il posto a tutto il resto, poi pia- La moda. LINDA D’ADDIO L I no piano vengono integrate tra le esperienze della vita. Lei si preoccupa se questo sia normale. Nella misura in cui la norma viene definita dalla fre- quenza di apparizione nella nostra popolazione di questo tipo di piacere nello stimolare una certa zona erogena, le dirò che non conosco le statistiche L’eleganza perfetta per le serate di festa i abbiamo già ammirati sulle passerelle e indossati dalle “celebrity” in occasione dei red carpet e altri eventi mondani. Sono gli abiti per le feste, quei capi che si riservano alle occasioni speciali, luminosi, lunghi, scintillanti, colorati, arricchiti da ricami, paillettes e glitter. Ora che si avvicina Natale con le occasioni di ritrovo nonché le serate mondane che si susseguiranno a ritmi serrati, tornano grandi protagonisti. D’altro canto quale occasione migliore per sfoggiarli? Un cocktail, una cena tra amici, il cenone della vigilia, il giorno di Natale e per concludere in bellezza la serata dell’ultimo. Tanti i party e le occasioni di ritrovo a suon di “bollicine”, brindisi, aperitivi, cocktail, cene e dopocena, appuntamenti in cui davvero si può osare con il lungo e con il bagliore, in cui ci si può sbizzarrire per quanto riguarda il look, un’occasione unica da non perdere per chi ama l’abito particolare, l’accessorio impegnativo, il tacco 12…. Sulle passerelle hanno sfilato abiti da sera favolosi, abitini da cocktail seducenti e un’abbondanza di ricami, paillette, piume, oro e argento. E se vi sembra che le tendenze siano sempre le stesse vi sbagliate perché il “mood” cambia e di molto. Molti gli abiti lunghi, bellissimi e sensuali, destinati sicuramente a pochi appuntamenti e serate speciali. Non mancano i minidress che scoprono ampiamente il ginocchio, da cocktail, glam e sexy a “modo loro”, ma soprattutto pratici in quanto riutilizzabili in altre occasioni meno speciali. E fra le novità spiccano i “look composti” da più pezzi, scombinati e sdrammatizzati, adatti anche di giorno. Abiti lunghi. Ricchi, ultra lavorati, ultra raffinati, arrivano fino a terra, sottolineando le forme femminili oppure avvolgendo il corpo come una nuvola con tessuti leggeri. Superglitterato il longdress in voile di Roberto Cavalli. Rosso il modello di Donna Karan Collection. Minidress. Neri, colorati, oro, argento, ricamati o scintillanti grazie a paillettes e glitter, gli abitini corti rimangono un must delle serate di festa. Nero il minidress che segna la silhouette con bordi in pizzo di Marchesa. Gold il modello di Diane Von Furstenberg. Look composti. È la vera novità di questo fine anno: singoli capi che si possono combinare in altri modi e portare anche nel quotidiano. Comunque raffinati ed impeccabili, sono la soluzione “furba” per non limitarli ad una singola occasione, basta “scombinarli” o più semplicemente sdrammatizzarli accessoriandoli in modo meno formale. Abitini trasparenti con pantaloni lunghi, abitini da cocktail con stivali alti e completi tipo ‘tuta’ in materiali glitterati o con paillette per seguire l’ultima tendenza dello sportwear superchic. Minidress tunica con bordo oro su gonna voile, tutto nero Frankie Morello. Completo sport nero glitterato per Moschino. precise e aggiornate sulla tematica, ma so che ci sono molte coppie che ricorrono a tale pratica erotica. Posso solo dirle che lei non è sola a gradirla. Se invece la sua domanda è rivolta a voler capire se provare e vivere questo tipo di piacere è qualcosa di patologico le risponderò che no, purché rispetti la volontà di entrambi i partner e la loro integrità fisica e psichica. Tuttavia, ribadisco un concetto che ho già avanzato in altre occasioni e cioè che si deve essere cauti con la pratica della penetrazione anale, poiché va mantenuta la tonicità del muscolo anale il quale ha la funzione di evitare la perdita delle feci, soprattutto mano a mano che gli anni avanzano e che la muscolatura è sempre meno tonica. Quindi le raccomando, se lo desidera, di pur ricorrere e beneficiare del piacere che trae dalla stimolazione anale, ma provi di tanto in tanto ad accontentarsi delle sole fantasie in questo senso e non per forza passare all’atto. Inoltre, senza smettere di godersi questo piacere, sappia che se lei continua nella sua esplorazione corporea chissà che non riesca a scoprire altre zone che ancora non conosce e che stanno aspettando che lei le incontri per farle capire il piacere che le possono offrire. Scrivi a LINDA ROSSI psicoterapeuta e sessuologa Scrivi a STEFANO BOLTRI veterinario del Caffè Posta: Linda Rossi – Il Caffè Via Luini 19 - 6600 Locarno Anche su www.caffe.ch clicca “Qua la zampa” E-mail: [email protected] E-mail: [email protected] IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 55 Oltre il cibo. Il formaggio d’alpeggio nazionale vince sul campo onorificenze internazionali I paricolari Reuters LA MATERIA PRIMA Ci vogliono circa 400 litri di latte per ottenere una forma di 35 chilogrammi. Le forme del Gruyère vengono fatte stagionare per un tempo variabile tra i 4 e i 12 mesi ELISABETTA MORO S ua maestà il Parmigiano Reggiano proclama Le Gruyère AOP principe dei formaggi d’alpeggio. Il Premio Internazionale Parmigiano Reggiano 2014 è un riconoscimento che vale oro e non un soldo di cacio. D’altra parte il neo investito i suoi galloni se li è guadagnati sul campo, a coronamento di un cursus honorum secolare, documentato sin dal lontano 1115, quando un cronista medievale fa menzione della straordinaria arte casearia degli abitanti della Le Gruyère Un“principato”riconosciuto da sua maestà il Parmigiano Pubblicità !"+)*,#&%! - ’(&$&,#&%! splendida cittadella di Gruyères nel Canton Friburgo. Pasta dura, colore giallo paglierino, gusto dolce se consumato entro nove mesi dalla produzione, più saporito e aromatico se affinato in cantina dai dieci ai diciotto mesi. E per quelli che preferiscono le sensazioni strong, non c’è niente di meglio del ventiquattro mesi. Bontà e duttilità sono le proprietà di questa eccellenza che si produce anche nei Cantoni di Vaud, Neuchâtel, Giura oltre che in alcuni comuni del Bernese. Nonché nella vicina Francia. La fama del Gruyère è così diffusa da guadagnargli numerosi tentativi di imitazione. E allora i casari elvetici hanno deciso di correre ai ripari per scongiurare il pericolo del plagio caseario. Perpetrato dai tanti gruyère che non sono Le Gruyère. Così da qualche secolo le organizzazioni professionali cercano di distinguere il vero dal falso ricorrendo alla marchiatura delle forme che, come un sigillo aristocratico, certifica origine e quarti di nobiltà di questo gioiello da mangiare. Il cui nome è stato iscritto per la prima volta in quell’almanacco della lingua che è il Dizionario dell’Académie française nel 1762. E in fondo, proprio questa strenua difesa della denominazione d’origine è una delle ragioni principali del prestigioso riconoscimento assegnato dal Consorzio italiano al cugino d’oltralpe. Che nel 2013 ha ottenuto la registrazione del marchio anche negli Usa. Centrando un obiettivo prezioso per tutti gli artigiani europei del food che dell’eccellenza, della qualità e della tracciabilità cercano di fare un’arma contro le imitazioni, evocando i gloriosi sapori della vecchia Europa. Il resto tocca a noi consumatori. IL GUSTO Il gusto dipende dalla stagionatura: cinque mesi per il “Dolce”, otto per il “Semisalato”, dieci per il salato e dodici mesi di stagionatura per il “Surchoix”, molto salato I VALORI NUTRIZIONALI Contiene buone quantità di sodio, potassio e fosforo; dà un apporto di proteine di qualità biologica, calcio e vitamine B1, B2, PP ed A. Calorie: 389 Kcal per 100 grammi GLI ABBINAMENTI Per il suo gusto si abbina a vini rossi freschi anche lievemente mossi, leggermente tannici, come il Merlot, il Valpolicella. Si accosta bene al miele di castagno. $% ’ +&0 1#)"/.* "& !(,/)$ .1><4B 41> C9DCL 1>>FCCDRCDLRC8 LCAD7 LAAD7 ,7 / -(’( 6RD7 )*"00( $ 0 0 )" !B@ 2MB@B $&"#! ’(&)! )"&% "306(:,0/( #44,&83#6,9# 1(3 ,"#’ 0 6#%-(6 ,/ 68660 ,- .0/’0 *,$ # 1#36,3( ’# ! )27; #- .(4( ,12>5K CRE #1>1PQ ,12 9 CI # /;<K5 :?8 [email protected] * &:6+.;;6:. ’@(- !6:. 7,? "#B * %.46:2( -2 3(A6:6 7,0 " * %.46:2( 7< " .;8(5-2)23. /256 ( <1 " * 5-:62- 191 $2>$(> "%43" & %"**’ "( %’1-("6 "**’ %+543’ "((0"$.4" !1+ ’*%&#’3+ %&( 5+(4)& %’ %"3’ ,*#-+ .5GH1NM +1?HM@: ,129 CRDCE 2>13= :?8 4E4A.6 .484- /+,+* +&+-’# 41KK1KBG5 &<3GB -+ :?8 4E-A<A 0+,+* +&+-’# BB=!BN5G /1>>5K!1H5 3B@ N1@B 31GK5 2>13= :?8 4E+.6@ -+,+1 $%10)5 3*11% C5;?:% ,010%1* !3?*:)0;(5B3? )%1 6.86A8AE6. %119 668E68AE6-8 "53 (B2B1%’01* (53 %1?:0 ’B530=%??0C0?& )0 ;(53?58 #515 6 7*DD5 7*: (10*3?*8 035 %) *;%B:02*3?5 ;(5:?*8 OOOD<@K5G4<H3BM@KD3; " ’) $&)! ’&%$&! ! )$+$))! $& +,++! %! #%$%$( Debiti a causa del gioco d'azzardo? Con le sale da gioco completamente rinnovate, il moderno ristorante Elementi e un raffinato champagne bar, siamo pronti ad accogliervi nel nostro nuovo mondo! Grande re-opening venerdì 28 novembre 2014 contatti Via Stauffacher 1 6901 Lugano casinolugano.ch Il futuro in alta definizione su tutti i tablet IGEA Erboristeria al Lago Lunedì 14.00-18.30 Martedì-Venerdì 10.30-18.30 Sabato 10.30-17.00 MERCOLEDÌ 17.12.2014 PORTE APERTE CON RINFRESCO REGALI DI NATALE PERSONALIZZATI ED UNICI NOSTRI PRODOTTI SONO NATURALI E BIOLOGICI NUOVA PROMOZIONE E GRANDE NOVITÀ IN SVIZZERA: DomusOlea Cosmeceutici Eco-Biologici Multifunzionali SUPERFRUTTI . SUPERFOOD . PRIMA QUALITÀ . 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A Bellinzona Goool CINEMA Ore 15.00 Goool! regia Juan José Campanella Amadeo è un ragazzino timido con la passione per il biliardino. Spinto a un inatteso atto di coraggio dalla richiesta della coetanea Laura, di cui è innamorato,Amadeo accetta la sfida del bullo Grosso e...... A Lugano cinema Iride lu 15 dicembre CONFER ENZA “Come parlare della morte con i bambini” Ore 12.00 La morte è indubbiamente uno degli argomenti più difficili tra quelli che gli adulti si possono dover trovare ad affrontare con i bambini.Per informazioni e iscrizioni tel. 091 967 18 61. A Massagno me 17 dicembre SMOKING CHOPIN CONFERENZA Ore 14.00 e 16.00 Un caleidoscopio di scene sorprendenti, una vetrina delle tendenze attuali del mondo dello spettacolo. Età consigliata: dai 5 anni Teatro Oratorio Parrocchiale Bellinzona IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 ilcaffèLink 57 La mattina del 30 aprile 1982 il politico di sinistra Pio La Torre, su cui pendeva una condanna a morte inflittagli dalla mafia, viene assassinato a Palermo. Dalle rivelazioni di un collaboratore di giustizia si è appreso in seguito che tra i mandanti dell’omicidio figuravano i nomi di noti boss mafiosi come Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò e Antonio Geraci. Pio La Torre aveva dedicato la sua vita alle lotte dei braccianti in Sicilia, ma il suo lavoro politico più importante fu una proposta di legge, elaborata in qualità di deputato alla Camera, per l’inserimento nel codice penale italiano del reato di associazione mafiosa, fino a quel momento non passibile di condanna. La proposta prevedeva inoltre la confisca dei beni riconducibili alle atti- FUORI DAL CORO Un regalo enogastronomico ad alto valore sociopolitico vità illecite dei condannati. L’assassinio di La Torre non riuscì a fermare la legge, che entrò in vigore l’anno seguente. Ma le stragi di mafia continuarono. Nel 1992 le uccisioni di Falcone e Borsellino suscitarono in Sicilia e altrove una forte ribellione contro la criminalità organizzata. Nel 1995, sulla base della legge voluta da La Torre, don Ciotti e Giancarlo Caselli promossero una raccolta di firme in tutta Italia per la riconversione dei beni confiscati alla mafia. L’iniziativa ebbe successo: un IL DIARIO milione d’adesioni. Nacque così l’Associazione Libera, che promuove l’effettiva applicazione della legge La Torre sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie e prevede l’assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita a quei soggetti - associazioni, cooperative, comuni, provincie o regioni - in grado di restituirli alla cittadinanza tramite servizi, attività di promozione sociale e lavoro. Libera, però, non gestisce direttamente i beni confiscati. Per questo è nata Libera Terra, che riunisce cooperative sociali attive su terreni sottratti alle mafie in Sicilia, Puglia, Calabria e Campania. L’obiettivo è di valorizzare territori stupendi ma difficili, partendo dal recupero sociale e produttivo delle terre libere dalle mafie per ottenere prodotti di alta qualità attraverso metodi rispettosi dell’ambiente e della dignità della persona. I vini, la pasta secca, le lenticchie, la “pommarola”, l’olio d’oliva, il miele, le conserve e i paté (di rape, carciofi, FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS GIÒ REZZONICO LIDO CONTEMORI La verità e il rispetto per Loris e sua madre RENATO MARTINONI Il cantone dei partiti è meglio di Betlemme Caro Diario, l’uccisione del piccolo Loris, nel Ragusano, ha fatto partire la solita valanga mediatica attorno alla tragedia del bambino morto senza un perché, con la madre arrestata, una famiglia distrutta, un paese prima sbigottito poi rabbioso contro la presunta autrice. Scene che non si vorrebbero mai vedere e che si rincorrono in una cornice straziante: dal canalone vicino al vecchio mulino, dove è stato trovato il cadavere di Loris, a tutti i canali tv tracimanti di particolari. Alla gente non è risparmiato niente, forse è la gente stessa che chiede e i giornalisti rispondono a una domanda (ma dovrebbero pur essere mediatori tra il fatto e il racconto). Si scandaglia con accanimento fino alla morbosità. C’È DA INTERROGARSI su una fine così atroce e ancora avvolta da troppe oscurità. Questo è certo ed è un compito degli inquirenti, con l’auspicio che non cominci l’emorragia di puntuali fughe di notizie. Ma occorre anche il coraggio di risposte sul ruolo dei media, sulla cosiddetta deontologia e sugli eccessi di un’informazione in fuga continua da se stessa, dai suoi compiti, dalle responsabilità che le incombono, qui come in generale. Pensiamo soltanto ad alcuni titoli di questi giorni sulle figlie di Obama malvestite e annoiate; su frequentazioni, cene e mondanità di William&Kate negli Usa; sul look dei vip alla Scala di Milano per S. Ambrogio, ticinesi fra questi. Con la giostra di internet, è un bombardamento costante di inutilità diffusa, condita di pettegolezzo e sciocchezzaio interminabili. FORSE sarebbe il caso di soffermarsi anche sulle conseguenze di certe raffiche di particolari e modalità per orrori che non conoscono tregue e che ingenerano rischi di pericolose emulazioni messe in atto, sia a livello di branco sia negli estremi e nelle derive di disperazioni e angosce individuali, esplosioni di follia chiamate raptus anche quando sono a lungo premeditate. OGNI GIORNALISTA, davanti a un dramma, quale che sia, dovrebbe porsi la prima e fondamentale domanda: e se Caino o Abele fosse uno della mia famiglia, quale sarebbe il comportamento? Quali il metro e la misura? Il registro sarebbe lo stesso che si applica agli altri? Chi opera nei media è chiamato a rispettare la verità tutta intera, ma sempre e prima di tutto la persona, anche quando sbaglia, e in parallelo l’opinione pubblica. E qui, se si vuole essere sinceri, c’è abbondanza di domande (e rimorsi) per tutti, con un imperativo irrinunciabile: almeno la buona fede. I CONTI DELLA DOMENICA Grande festa due settimane fa al Fevi di Locarno. Più di 400 studenti della Supsi hanno ricevuto il loro diploma. Non sono mancati gli auguri di docenti, politici e rappresentanti delle associazioni economiche. Non sono mancate, però, anche le espressioni di preoccupazione. Preoccupazione naturalmente per il posto di lavoro di questi giovani. Circa un laureato ticinese su tre deve infatti, oggi, lasciare il Ticino per trovare un’adeguata occupazione. La maggioranza di questi emigrati trova sistemazione nella Svizzera interna. Ma anche il flusso degli accademici ticinesi che parte per l’estero continua a ingrossarsi. Non c’è da meravi- ilcaffè MELCHIORRE. Il re dei Giudei sta per nascere a Betlemme. Ma quanto è faticoso il cammino! Sostiamo un poco in questo angoletto di mondo che gli uomini chiamano Ticino. Solo per bere un sorso d’acqua. E per far riposare le cavalcature. Chissà quante cose ci sono da vedere. E quanto da imparare. Che belle montagne! Che laghi stupendi! Peccato per quelle giungle di palazzine e di supermercati che occupano le pianure, per le code infinite delle automobili, per l’aria malata e per i rumori assordanti che inquinano le ore del giorno e della notte. Ma tutto mi induce a credere che sui giornali, alla radio e alla televisione passino notizie di tale importanza da uscirne arricchiti per sempre nella mente e nello spirito. BALDASSARRE. Mentre tu davi refrigerio ai cammelli, ho letto i giornali, ho ascoltato la radio e ho guardato la tivù. Non posso che darti ragione, compare Re Magio. In questo cantuccio del mondo non c’è proprio nulla che passi inosservato. Anche la notizia più minuta squilla nell’aria come le trombe del giudizio universale. E intanto che in una mangiatoia lontana sta per venire al mondo il figlio dell’immacolata concezione, colui che cambierà per sempre le sorti della terra, e mentre i cherubini e i serafini stanno riempiendo il cielo di luci e di cori angelici, qui tutti parlano di eventi che daranno un futuro radioso all’umanità e forse, chissà?, metteranno il Salvatore in secondo piano. Pensa che il capo delle guardie di confine si è ritirato da una corsa elettorale! E che il presidente dell’ordine dei medici ha cambiato partito. Riesci a immaginare la portata storica, anzi epocale, di questi eventi? Perciò, qui, giustamente, non si parla d’altro. GASPARE. Stiamo viaggiando da tanto tempo. Credevo che la via da percorrere fosse ancora lunga. Non è che il presepe che noi cerchiamo nel deserto sia magari nascosto fra queste montagne e questi laghi? Mi sembra anzi di udire il suono delle pive e il belato delle greggi. La stella cometa si è fermata proprio sopra il monte San Salvatore, illuminandolo a giorno. Siamo giunti alla meta, fratelli di strada! Alleluja! Non a Betlemme, ma qui è l’ombelico del mondo. È qui che l’universo celebra la notte del Natale. Qui lasceremo l’oro, l’incenso e la mirra. Questo è un posto santo. Questo è il luogo dei luoghi. Orsù, cantiamo insieme: “Noi siamo i tre re venuti d’Oriente per adorar Gesù”. Alleluja! E che nessuno venga a dirci che abbiamo preso un colpo di sole! Cari studenti ticinesi laureatevi e poi partite! ANGELO ROSSI Settimanale di attualità, politica, sport e cultura olive) prodotti nelle tenute di Libera Terra si possono acquistare in tutta la Svizzera grazie alla distribuzione di un giovane imprenditore idealista, Carlo Crivelli, titolare della casa vinicola Borgovecchio. “Il campo dell’ecologia, del risparmio energetico e delle coltivazioni rispettose dell’ambiente - afferma Crivelli - sono tra le mie passioni e anche quando ero attivo nella politica comunale a Coldrerio ho sempre lavorato in questa direzione, come d’altra parte sto facendo adesso nell’azienda di famiglia”. In Ticino i prodotti possono essere acquistati nei punti vendita delle Botteghe del mondo o direttamente presso la Borgovecchio Sa (Via Sottobisio 5 a Balerna - Tel. 091 697 63 43). Una buona proposta per un regalo di Natale godereccio ma di alto valore politico! Direttore responsabile Vicedirettore Caporedattore Caposervizio grafico gliarsi, né da gridare allo scandalo. Da sempre il laureato ticinese ha fatto le valigie per perseguire la sua carriera fuori cantone. Cinquant’anni fa, quando i laureati erano ancora pochi, il rapporto tra quelli che emigravano e quelli trovavano un lavoro in Ticino era addirittura superiore. Ora che il loro numero si è moltiplicato quasi per venti è paradossalmente diventato per loro più facile trovare occupazione nel cantone. Intanto perché in Ticino l’effettivo degli occupati è aumentato notevolmente. Poi perché il settore dei servizi, nel quale sono attivi molti laureati, è diventato il settore di occupazione largaLillo Alaimo Libero D’Agostino Stefano Pianca Ricky Petrozzi mente dominante. Infine perché la laurea è stata smitizzata e ha perso valore nei sistemi di valutazione del personale. Per quel che ne so, ancora non siamo arrivati in Ticino a situazioni nelle quali la cassiera del supermercato è laureata in scienze politiche e il tassista ha appena concluso i suoi studi in psicologia. Molti dei nostri laureati in cerca di prima occupazione, però, devono oggi accettare salari inferiori a quelli di un loro coetaneo che, dopo aver terminato l’apprendistato, lavora già da quattro o cinque anni in ufficio, sul cantiere o in una fabbrica. Si tratta di un’evoluzione comune a molti Paesi. Ed è probabilmente a cau- Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] sa di questa evoluzione che il periodo degli studi universitari è stato ridotto, introducendo la possibilità di lasciare l’università dopo tre anni con il bachelor. Ciò nonostante il tasso di disoccupazione tra i giovani laureati è alto e per loro il periodo di ricerca del primo impiego continua ad allungarsi. È, quindi, comprensibile che molti oggi cerchino di trovare un’occupazione fuori cantone. Condividono questo destino con gli universitari dei cantoni di montagna e del Giura che pure accorrono nelle grandi città dell’Altipiano. I cervelli ticinesi in fuga li trovi proprio dappertutto. Qualche anno fa, con un paio di RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 amici, ho percorso la parte meridionale dell’Alsazia. Un giorno siamo saliti da Ammerschwihr al monumento del Galtz, una grande statua del Redentore che domina la regione di Colmar. Arrivati sul posto abbiamo incontrato una signora che passeggiava accompagnata da un cagnolino. Sentendoci parlare dialetto, la signora ci ha chiesto se eravamo ticinesi. Dopo di che ci ha spiegato che anche lei lo era. Dalla fine degli studi, lavorava come giornalista a Basilea e viveva nei pressi di Colmar, più per l’eccellente qualità della vita del posto che per ragioni di economia. E allora, cari studenti ticinesi, laureatevi e partite! STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘13-’14) 87’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) IL CAFFÈ 14 dicembre 2014 58 ilcaffèLink 59 L’incontro. Ha insegnato letteratura a generazioni di studenti sempre più lontani dalla lingua italiana,ha pubblicato il primo romanzo solo a 47 anni. Uno stile difficile il suo, che una volta veniva definito “impegnato”.Con“Resistere non serve a niente” ha vinto un Premio Strega.Un libro che ha anticipato la deriva di Roma nel cinismo affaristico Schermi. Il fumetto“Big Hero 6”, inedito in Europa,si trasforma nel fantascientifico 3D di casa Disney Walter Siti visto da Riccardo Mannelli per il Caffè Walter Siti Il supereroe gonfiabile è carino ma sprecone “È solo la magia delle parole che fa credere nella verità” MARIAROSA MANCUSO Q SDFGSDFG dfsgdfsg gdfs gdfsdfgsdfgs gdfsdfgs dfgsdgf Chi è Il 67enne critico letterario, saggista e romanziere, ed ex docente universitario. Con il suo ultimo libro lo scrittore modenese si è affermato definitivamente sulla scena della narrativa ualcosa non torna, quando la Disney mette in cantiere un film tratto da una serie di fumetti Marvel. D’accordo, la superpremiata ditta fondata da Walt Disney ha acquisito la altrettanto premiata ditta di supereroi nel 2009, quindi l’investimento va messo a frutto. D’accordo, il fumetto creato da Steve T. Seagle e da Duncan Rouleau nel 1998 ha i suoi fan (non per gli spettatori nostrani, visto che non è mai stato tradotto). D’accordo, ci voleva un’idea geniale per ripetere il successo di “Frozen”, il Disney movie dell’anno scorso con la principessa Elsa dal cuore caldo e le mani che ghiacciano una città, se solo la fanno arrabbiare. D’accordo, agli spettatori dai nove ai novant’anni pensa già la DisneyPixar, e magari c’è un pubblico di bambini (o di genitori) rimasti un po’ indietro, che pretende la morale della favola spiattellata senza sfumature. “Big Hero 6” non sembra la soluzione, a dispetto degli ottimi incassi americani. Ha un solo personaggio che fa battere il cuore, il morbido robottone-infermiere Baymax. Il fisico è da “Bibendum”, l’omino Michelin, anche più panciuto. Gli occhi sono due palline nere unite da un trattino, se ne sta in una borsa rossa tipo frigo finché un umano nei dintorni urla di dolore. La borsa si apre, lui si gonfia e ti cura fino a non poterne più (“son soddisfatto del servizio” è la formula magica per farlo smettere). Coccoloso e avvolgente – non di sole medicine, radiografie, cerotti o Tac guarisce un malato - nel film diretto da Don Hall e Chris Williams accompagna Hiro Hamada, giovane esperto di robotica, nelle strade di San Franskoyo. Gli spettatori asiatici contribuiscono in maniera decisiva agli incassi dei blockbuster, quindi le pagode di Tokyo sorgono accanto al Golden Gate. Insieme sconfiggono i cattivi (ma no?), senza cedere alla tentazione della vendetta (ma va’?). A Baymax serve un guscio un po’ più solido, non può continuare a gonfiarsi e sgonfiarsi, afflosciandosi quando ha le batterie scariche. La prima corazza verde ne fa una Tartaruga Ninja, la seconda il fratellino di Iron Man. “Carino” è il massimo che viene da dire. Carino e sprecone: i mini-bot inventati dall’orfanello Hiro, che si comandano con la sola forza del pensiero e assumono qualsiasi forma, sono benissimo animati, in 3D. Eppure “Big Hero 6” non entusiasma, schiacciato dal peso della correttezza politica e da supereroi ragazzini che paiono la brutta copia degli “Incredibili”: il film targato Pixar capace di illustrare, anche ai non filosofi, la Genealogia della morale di Friedrich Nietzsche. STEFANO VASTANO B erlino è una metropoli esagerata, con un’offerta di eventi e musei da sfibrare ogni essere umano. Ma non un Walter Siti. Lo scrittore, nato a Modena nel 1947, è un concentrato d’energia. La mattina, convegno su Pier Paolo Pasolini al Martin-Gropius-Bau; poi giro per i musei, quindi conferenza col sottoscritto in una libreria. E a cena, in un locale vietnamita sulla Tor Strasse, ha ancora voglia di stupirci con episodi della sua vita e la sua fucina di idee. “Ho insegnato letteratura a generazioni di studenti sempre più distanti dalla lingua italiana“, attacca lui agli antipasti. I suoi primi libri erano dei saggi da professore, solo più tardi, con “Scuola di nudo“, è approdato alla letteratura. Da allora, 1994, non ha più smesso di scrivere romanzi duri, seri, un tempo si sarebbe detto “impegnati”. Einaudi ne ha ora ripubblicato la prima trilogia: dopo il già citato, “Un dolore normale“ del ‘99 e “Troppi paradisi“ del 2006. Indimenticabile l’incipit di quest’ultima opera: “Mi chiamo Walter Siti, come tutti. Campione di mediocrità“. Sono densamente autobiografici i testi di questo astuto, colto cronista dell’omosessualità ( ma, avvertono le copertine, la sua è “autobiografia contraffatta“). “Non credo in nessun neorealismo - precisa -, ma nella magia eterna della letteratura che, con l’aiuto delle parole, fa credere ai lettori che ciò che leggono esiste veramente“. Anche perché le storie più o meno “autobiografiche” da lui narrate descrivono perfettamente lo sfascio d’Italia nell’era di Silvio Berlusconi. In “Troppi paradisi“, ad esempio, vediamo un certo Walter Siti - guarda caso, docente universitario - impelagarsi in amori disperati per Sergio e Marcello. Aspirante conduttore televisivo il primo, culturista-cocainomane nonché prostituto l’altro. Riemerge così quel mondo schiumoso anni ‘90, con tutta la perdizione e seduzione di vari corpi: più anabolizzati quelli dei bodybuilder, meno dopati quelli di ragazzi e conduttori che si “prostituiscono” non solo nei palinsesti in tv ma, la sera, nei salotti romani che Siti dipinge con fiamminga acribia. Lui la conosce la meccanica di quei party e tv made in Italy, per anni ha scritto per il Grande Fratello e reality vari. “Durante i casting ricorda -sentivo le ragazze che vi partecipavano parlare del proprio corpo come di ‘lui’, un oggetto da modellare o affittare“. Anche Marcello, ex-Apollo dei tornei di culturismo che il suo corpo-Xxl color argilla lo “affitta”davvero, ne parla così del suo corpo. E Gabriella, irresistibile presentatrice tv ed eroina del romanzo “Resistere non serve a niente“, fa merce del suo sontuoso L’attrazione La tensione tra desiderio ed infinito è inscritta in molte forme di attrazione sessuale Il consumismo Il desiderio si sfoga nel consumo di prodotti immateriali e glamour sempre più assurdi corpo, della Bellezza strumento e simulacro insieme di un Potere sempre più evanescente e artificiale. Siamo tutti delle veline e ‘culturisti’, appesi a curve o muscoli all’alba del 21° secolo? In che rapporto stanno corpo e desiderio, produzione capitalistica ed apparizione in tv, con la valanga di emozioni, sentimenti e amori che ci sommergono nell’universo infinito di internet? “La tensione tra desiderio ed infinito è inscritta in molte forme di attrazione sessuale - risponde Siti -, è questa tensione che mi ha occupato per molti anni e ancora oggi mi occupa“. Non si tratta solo di descrivere la curva sempre più sballata di amori e pulsioni (distruttive) nell’era digitale. Ma di provarsi almeno a capire la “macchina” economica che ci sta dietro: “il fascino di quel cattivo infinito - avverte Siti -, del consumismo contemporaneo. Anche nella crisi economica, quando ai poveri vengono tolte le protezioni della casa o del lavoro, il desiderio si sfoga nel consumo di prodotti immateriali e glamour sempre più assurdi“. E giù la carrellata di smartphone, tablet e messaggerie sempre più astrusi, “rigurgitanti di app inutilissime, e cibi e abiti sempre più seduttivi“. Scivoliamo così nei capitoli sempre più kitsch, tossici ed astratti insieme che, dopo un’infanzia nelle borgate romane, schizzano su ai matematici cieli del capitalismo finanziario di “Resistere non serve a niente“. È il romanzo con cui Siti ha spuntato, nel 2013, il Premio Strega. “Non mi si dica che i premi non servono a niente; i premi letterari sono utili perché aiutano a vendere un libro, e se premiano libri buoni ma poco commerciali fanno opera meritoria“. Le 320 pagine di “Resistere“ meritano, perché narrano le spirali del nuovo capitalismo finanziario, ma immortalate nella Roma decrepita di oggi, che anticipa la deriva di quel generone capitolino travolto dall’inchiesta sui rapporti tra criminalità e amministrazione cittadina. In copertina dell’edizione Rizzoli un lenzuolo (o un sudario? ) avvolge (o soffoca?) un corpo. “Sotto quel lenzuolo è Michele Rossi, il mio referente alla Rizzoli - confessa Siti -. Sì, un simbolo dell’impossibilità di reagire a un sistema economico-sociale che si vuole onnipotente, senza alternative“. Come nella vita del protagonista Tommaso: da ragazzino fagocitava cibo sino a star male, ma a forza di smanettare sul suo primo Commodore 64, eccolo trentenne - lui, figlio d’una portinaia e d’un ladruncolo in carcere - tra gli analisti finanziari più richiesti di Roma, cinico squalo della speculazione. Siti li ha pedinati a lungo questi “bankster” dell’alta finanza. “Sono capaci di muovere due mouse dietro a selve di computer, compiere con un clic Il poeta A Pasolini come profeta non ho mai creduto. Alle sue poesie sì, quelle sono ancora godibili La storia Nel libro al bambino viene fatta una terribile profezia: diventerai come tuo padre! uno sfruttamento al quadrato ed accumulare soldi scommettendo sui soldi del capitale. Uno sfruttamento tanto più efficace quanto più astratto e legato a ‘leggi’ matematiche“. Formule e sigle in codice con cui questi acrobati si riempiono la bocca, spostando con un clic milioni su azioni che poi scatenano carestie in Africa o guerre in Asia. E, la sera, eccoli strafarsi in quel mix di orge spietate che abbondano nelle pagine (altrettanto spietate) del romanzo.“Oggi pare sia caduto in disuso uno dei termini marxisti indiscutibili per la mia generazione: il termine di sfruttamento“. Peccato che la mente diabolica, che nel libro incarna lo ‘sfruttamento’, sia quella di Tommaso, un ex proletario il cui corpo è dilaniato dalle cicatrici dell’obesità infantile. Reincarnazione di quei “Ragazzi di vita“ in cui Pasolini credeva, finiti nelle pagine di Siti a specializzarsi in finanza per conto di boss mafiosi, per riciclarne algebricamente i milioni sporchi. Il circolo infernale di desiderio, sapere e denaro, di corpi, simboli e fascino del potere si chiude e riapre qui. A Berlino Siti è venuto a parlare di Pier Paolo Pasolini, a cui il museo Martin-Gropius Bau ha dedicato una mostra. I tedeschi venerano lo scrittore (regista, saggista e poeta) friulano. Ma la prima cosa che Siti - che per Meridiani ne ha curato le opere complete - fa notare è che “Pasolini non può esser definito friulano, perché è nato ed ha vissuto i suoi primi 20 anni a Bologna“. L’altra è che lui alla santificazione di “Ppp” non partecipa. “A Pasolini come profeta non ho mai creduto. A uno che nel 1974 scriveva: ‘Tra vent’anni la Russia sarà un Paese dove sarà magnifico vivere’, non puoi dare granché credito per il futuro“. Alle poesie invece sì; quelle sono ancora godibili, dotato com’era “di un ottimo orecchio per ciò che succedeva nel presente, ad esempio nel corpo dei ragazzi, l’omologazione culturale, la scomparsa del mondo umanistico“. L’italiano, ahimè, sta scomparendo dal lessico giovanile. Ma, insieme a quella di “sfruttamento”, anche “omologazione” è una parola che Siti non ha archiviato. Sono già omologatii ragazzi che forgiano i corpi (e sentimenti) come un culturista i bicipiti? Tommaso, in ogni caso, tenta di sfuggire alla mafia, ma sperimenta che resistere serve a poco. All’alba del 21° secolo dovremmo tornare ad ascoltare i Greci.“Il modello in ‘Resistere’, è antico e classico - conclude Siti -. È la storia di un bambino a cui viene fatta una terribile profezia: diventerai come tuo padre! E dopo imprevedibili peripezie si trova a compiere ciò che l’oracolo aveva predetto. Insomma, ci troviamo davanti all’Edipo Re di Sofocle“. Alla tragedia, in versione monetaria e globale. Libri. Quel sogno surrealista di una donna perfetta MARCO BAZZI M AURORA Michel Leiris (Serra e riva) ichel Leiris fu scrittore, etnologo e grande viaggiatore. Una figura forse secondaria nel grande calderone del surrealismo francese – movimento a cui aderì per qualche tempo -, ma che ha lasciato un’opera di grande valore, “Aurora”. Un romanzo perfettamente surrealista – con forti radici autobiografiche - che ruota attorno alla figura di una bellissima donna fatale, ritratto di tutto ciò che è perfetto, e quindi irraggiungibile. Una donna che compare e scompare. Aurora richiama metaforicamente l’alba ma è anche una figura femminile che, disse più tardi Leiris, si situa “sotto il segno di Nerval”. Aurora contiene infatti i nomi di Aurélia (“dove il sogno è la vita”) e Pandora, creature che popolarono la mente e le opere di Nerval fino al punto da portarlo alla follia. Nella prefazione alla sua opera, Leiris scrive: “Quello che mi lega ad Aurora è l’anelito che vi è espresso di una purezza inaccessibile”. Non bisogna cercare in questo ro- manzo una trama. La trama è il fluire dei pensieri e delle immagini surreali che nascono dalla scrittura… “La finezza del miele è un colore più dolce della patina del tempo – diceva Aurora -, le cui pupille allargate guardano distrattamente la piramide accrescersi. Quando le strade si distendono sotto il passo del viaggiatore come bestie abbattute e la febbre, caduta dalla cima degli alberi, non è altro che un piccolo sonaglio liquido, le ossa salgono i loro pendii crematori e gli oblii torridi cancellano col ferro incandescente i tatuaggi dei crani…”. È un romanzo che varca a volte i confini della poesia e si fa poema. Evocativo, onirico… “Il pessimismo è un grattacielo a ottanta piani che s’innalza alla periferia dell’anima, al termine di un lungo viale costeggiato da spiazzi abbandonati e da qualche misero negozietto. Ci si inoltra attraverso numerosi gradini ripidissimi che lo attraversano, nel senso dell’altezza, dalle cantine fino alle terrazze”. Ecco dove vive Aurora. “Perché in questo edificio che, come un fallo osceno, gratta la vulva del cielo, si fa l’amore furiosamente. Vi abita la più bella delle donne, ma nessuno l’ha mai conosciuta (…). Si chiama Aurora”. 14 dicembre 2014 ilcaffè Il Paese tra cronaca e fantasia Vacanze invernali 1958 La finestra sul cortile Gli eBook del Caffè Racconto di LAURA PARIANI illustrazioni di Marco Scuto Nel mondo delle nuvolette SECONDA PUNTATA Racconti di lago e di montagna Una nuova serie inedita di storie brevi d’autore L’autrice La 63enne scrittrice italiana Laura Pariani, tradotta in varie lingue, ha iniziato a pubblicare narrativa nel 1993 con “Di corno o d’oro” (premio letterario Grinzane Cavour e Piero Chiara). Il suo ultimo romanzo, edito da Sellerio nel 2014, è “Nostra Signora degli scorpioni”. Scrive e vive a Orta. caffe.ch/comedy Tutte le puntate oline Riassunto della 1. puntata I freddi pomeriggi invernali, con la nebbia ferma tra lago e monti e la sera che arriva prima, la piccola Lilia li passa, nonna permettendo, davanti alla tv. Per vedere i telefilm preferiti, immersa in un modo di fantasie tutto suo, assieme a Gemma una strana sorella gemella. L’e-book Tutte le puntate di “Vacanze invernali 1958”, corredate dalle illustazioni di Marco Scuto, possono essere lette online sul sito caffè.ch nelle pagine web dedicate alla serie. Come tutti i racconti pubblicati dal Caffè, anche “Vacanze invernali 1958” alla fine della serie diventerà un e-book gratuito per tutti i formati di lettura digitale. T ra i telefilm che la tv trasmette a quest’ora sciroppo di prugne, di quello che invasa ogni catturano. Lilia non si capacita che lo tengadel pomeriggio Rin Tin Tin è quello più av- estate... Io berlo? Fossi matta, pensa Lilia, no lì legato senza che a nessuno venga in venturoso. Anche se certamente sono più mentre nonna Martina attacca a elogiare le mente di togliergli la maschera per scoprire avvincenti i fumetti che Lilia riceve in presti- portentose proprietà lassative della bevan- che è Diego de la Vega, che fa sempre finta to da suo cugino Aldo: Zorro, l’Uomo Ma- da: “Fa andare di corpo anche due volte al di essere un damerino pauroso, quasi vischerato, Tarzan... Tanto più che l’Aldo le ha giorno!”. Manco facesse cacare zecchini gliacco... Al posto loro, Lilia sì che gliela leinsegnato a leggere le vignette in tutte le d’oro, come succede all’asino delle favole. Lo verebbe sta maschera, anzi gliela strappesue parti - posizione dei personaggi, partico- sciroppo lo berrà sua sorella Gemma, Lilia rebbe con forza, insieme alla spada, al manlari dei paesaggi e delle facce - non solo i dia- manco morta... È comodo avere una gemella tello e al cappellone nero. Mentre i fucili del tenente Rip Masters e loghi racchiusi nelle nuvolette che escono invisibile che fa quello che tu non vuoi fare, del sergente O’Hara fumano, una porta si dalla bocca dei personaggi. Soprattutto le neh. Due minuti. Lilia finalmente accende il apre. Uno spiffero gelato, odore dolciastro di facce sono importanti, le ha spiegato l’Aldo: quelle specie di rughette che circondano le televisore. Ecco la sigla, col piccolo Rusty alga, secchio del carbone che sbatte. Dall’albocche quando il protagonista è contento, che nonostante l’età è già caporale in zona di tra stanza la nonna chiede se manca ancora oppure le linee aggrottate delle sopracciglia guerra: è la fortuna di essere orfani e vivere tanto alla fine della puntata, perché deve mandare urgentemente per significare che il perLilia dal salumaio a comsonaggio è arrabbiato o I protagonisti prare un po’ di pancetta infelice. Senza contare quadra per il soffritto. Liche, anche se bisogna lia si agita. No, per favoaspettare una settimana re, non adesso che la diperché all’edicola della ligenza con i forzieri del sciura Pacifica si possa banchiere panzuto sono comprare il fascicolo di in pericolo! Non ora che i una nuova avventura, il banditi sembrano prevavantaggio dei giornalini lere! Certo che, povereta fumetti è dato dal fatto Martina Aldo ti, i fuorilegge alla fine che si possono rileggere Lilia i numeri vecchi ogni vol- Ha sette anni, una sorella La nonna ospita Lilia nelle Il cugino di Lilia, poco più perdono sempre... A Lilia sti predoni balenghi ta che se ne ha voglia. immaginaria di nome vacanze invernali. Non grande di lei, le ha fatto fanno un po’ compassioComunque nel gri- Gemma e il suo unico gioca con lei, però le conoscere i fumetti ne: perché vivono in degiore di queste vacanze svago è la tv dei ragazzi prepara sempre la merenda dell’Uomo mascherato serti desolati, tra cactus invernali - la mattina, i e serpenti a sonagli, sencompiti e una poesia da mandare a memoria; il pomeriggio, il dovere a Fort Apache, senza nonne che sommini- za la minima comodità. Forse, se riuscissero di accompagnare la nonna a bere il caffè da strano orrendi beveroni, senza sorelle ge- a mettere a segno almeno un colpo, potrebquella noiosa della sciura Richetta o, in al- melle che non apprezzano l’avventura we- bero comprarsi qualche vestito migliore o addirittura una casetta come si deve. ternativa, la salita al cimitero per la visita ai stern. “Aspetta e spera, cara mia» le ripete l’AlComincia il telefilm. Guarda, Gemma, “poveri morti” - Rusty e Rin Tin Tin per Lilia sono la manna... Fuori è ormai buio. Chissà come sparano. Adesso arriva il Settimo Ca- do quando discutono sull’argomento. «Non cosa sta facendo la sua compagna di classe valleggeri... Perché sua sorella non prova i sai che sono i banchieri che pagano la serie all’isola. Adesso che è inverno, lei e la Roby suoi stessi entusiasmi? C’è gente che non è di questi telefilm, per mettere paura ai lasi vedono poco. Poter essere un pesce e nuo- curiosa per niente. Come nelle avventure di dri?” “Sul serio?” Zorro, di cui Lilia è lettrice appassionata. tare fin là... Ma l’Aldo come fa a saperlo? Quattro minuti. La nonna entra in salotto Quando, presèmpio, i soldati del perfido gocon la fetta di pane burro e un bicchiere di vernatore stringono in una morsa Zorro e lo (2 - continua)
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