Dal 20 al 26 settembre 2014 • • • • • • da BRESCIA OGGI da L’ARENA da L’ADIGE dal TRENTINO dalla GAZZETTA DI MANTOVA dal CORRIERE DELLA SERA da BRESCIA OGGI giovedì 25 settembre 2014 – PROVINCIA – Pagina 26 AMBIENTE. I dati delle 13 stazioni della rete «MeteoGarda» forniscono le cifre di un trimestre estivo all´insegna del maltempo, del freddo e delle perturbazioni Un´estate sott´acqua: triplicate le piogge Maria Lisa Piaterra Nell´alto Garda il picco delle precipitazioni in agosto: medie di 190 millimetri, contro i 60 del 2013 Scese di 3 gradi le temperature e del 30% le ore di sole Un´estate da dimenticare per il meteo del lago di Garda. Ma quanto ha piovuto? Fino al triplo del normale, suggeriscono i dati rilevati dalla rete MeteoGarda.it, con cifre che raccontano una stagione anomala. Nei mesi di giugno, luglio e agosto (trimestre che corrisponde all´estate meteorologica, che si differenzia da quella astronomica conclusasi domenica) si sono succedute 25 perturbazioni contro le 6 della scorsa estate. I DATI rilevati dalle 13 stazioni di MeteoGarda.it, evidenziano nel trimestre un record negativo di piovosità. «Basti pensare - ha spiegato Diego Bianchi, responsabile di MeteoGarda.it - che la piovosità media del lago di Garda è di 600 millimetri annui, e che invece quest´anno, alla fine di agosto, tutte le stazioni avevano già superato i 1000 millimetri». E a questo dato mancano ancora da sommare i mesi autunnali, che statisticamente sono tra i più piovosi di tutto l´anno. Nell´alto lago sono caduti mediamente 130 millimetri di pioggia in giugno, 150 a luglio e 190 ad agosto. Numeri da capogiro se raffrontati a quelli del 2013 dove la media mensile nel trimestre estivo oscillava tra 40 e 60 millimetri. Anche nel basso lago non è andata meglio. La stazione MeteoGarda.it ha fatto registrare 134 millimetri di pioggia a giugno, 161 a luglio e 187 ad agosto. L´anno precedente erano invece stati 54, 36 e 64 millimetri. «A Sirmione sottolinea Bianchi, che è sirmionese - la situazione più eclatante è quella di luglio, quando sono caduti 206 millimetri di pioggia rispetto ai 60 dello stesso periodo del 2013». Molto diverse dalla media storica anche le temperature medie massime, che si attestano intorno ai 3 gradi in meno dello scorso anno. A Sirmione in luglio la media delle massime è stata di 27,2 gradi contro i 30,4 dell´anno scorso. Nel basso lago, nel mese di giugno, vi sono stati solo 6 giorni con temperature massime sopra i 30 gradi, 7 in luglio e 4 in agosto. Nell´alto lago la colonnina di mercurio è salita sopra i 30 gradi solo 2 giorni in tre mesi. E LE MINIME? Ben al di sotto delle medie stagionali, arrivando fino a 15 gradi in pianura e a 4 gradi sul Monte Baldo. Pioggia e basse temperature hanno inoltre impedito al sole di farsi largo tra le nuvole. Quella del 2014 è stata infatti l´estate meno soleggiata degli ultimi 150 anni, preceduta solo da quella del 1937. Dai sensori della radiazione solare della stazione meteo di Sirmione, emerge un 30% in meno di ore di sole rispetto allo stesso trimestre del 2013. Per ritrovare un´estate simile bisogna risalire agli anni 70, quando però le «bombe d´acqua» si chiamavano ancora nubifragi. mercoledì 24 settembre 2014 – PROVINCIA – Pagina 29 LONATO/1. Sabato un incontro pubblico con gli ecologisti. Parteciperà anche Vittorio Messori Case tra Maguzzano e il Lido «Ritorna la cementificazione» Roberto Darra Le associazioni presentano osservazioni contrarie: «La variante al Pgt apre le porte a 83mila metri cubi nelle aree più delicate situate tra l´Abbazia e il lago» cubi di costruzioni tra Maguzzano, il Monte Corno e il Lido, finisce nel mirino della associazioni ambientaliste. Sabato alle 15, all´Abbazia di Maguzzano, si terrà un incontro promosso dal circolo «Ritrovo Lonato» e dal Comitato parco colline moreniche del Garda, per presentare le osservazioni alla variante al Pgt, adottata dal Consiglio comunale il 7 agosto. Fra i relatori lo scrittore Vittorio Messori. «È UNA VARIANTE - sottolinea Daniela Carassai esponente del circolo e consigliere comunale di centrosinistra - con cui l´Amministrazione permette che la prestigiosa piana di Maguzzano indossi il vestito di Arlecchino». Edc è una variante che fra l´altro, secondo le associazioni, sconfessa i «buoni propositi» per una razionale pianificazione di quella preziosa fetta di territorio. «Anni fa - ricorda Carassai - era stato affidato alla professoressa Maria Cristina Treu uno studio sull´intera area del Lido, perché la riqualificazione risultasse armoniosa e rispettosa della presenza dell´Abbazia, per il mantenimento di un cannocchiale percettivo dal Monastero verso il lago e l´istituzione di un parco agricolo. Ma nella variante si stralcia da questa area di progetto una significativa parte, facendola diventare a destinazione prevalentemente residenziale alimentando appetiti speculativi privati». NELLE NORME si prevede fra l´altro di poter aumentare del 10% il volume esistente raggiungendo un´altezza massima di 10 metri e mezzo. Secondo i circoli ecologisti, il rischio è che questo possa portare una nuova colata di cemento. «Voglio ricordare che sul tappeto - continua Carassai - esistono già dei progetti come quello del Nuovo Green Residence per 80 mila metri cubi, presentato all´inizio dell´estate, quello di Facchetti Studios e le "Dimore dei Gigli" proprio a valle dell´Abbazia verso il lago. Noi proponiamo un tavolo con tutte le forze politiche e gli aventi interesse, per individuare i criteri indicatori per la destinazione d´uso di un territorio di così alto pregio». mercoledì 24 settembre 2014 – PROVINCIA – Pagina 29 ALTO GARDA. La richiesta di un Tour operator riporta in primo piano una annosa diatriba In «Quad» sui sentieri del Parco La polemica riaccende i motori Un tour operator promuove escursioni in «sella» Scintille tra sindaco di Tignale e Comunità montana Motori sui sentieri, sì o no? La questione torna d´attualità nel Parco dell´alto Garda bresciano, dopo l´approvazione (l´8 luglio) della proposta di legge di Forza Italia-Pdl e Lega, che consente ai Comuni di autorizzare manifestazioni con mezzi a motore su sentieri, boschi e mulattiere. A SCATENARE la questione è la richiesta a tutti i Comuni aderenti al Parco di un Tour operator bresciano, specializzato in «off road», per il permesso di passaggio su alcune strade sterrate in occasione di un evento turistico previsto sabato e domenica prossimi. «La carovana - fanno sapere dall´agenzia di viaggio - sarà composta da una dozzina di quad più alcuni mezzi di assistenza al seguito; sabato saremo tra Gardone, Toscolano Maderno, Gargnano e Valvestino mentre domenica, dopo il pernottamento a Persone, saremo a Capovalle nelle zone della Grande Guerra». E ancora: «Sarà anche una forma di prova per la prossima sestate, quando proporremo altri tour di questo tipo». Contrario il sindaco di Tignale Franco Negri, che ha comunicato le sue ragioni al presidente della Comunità montana, Davide Pace. «NON CAPISCO - scrive Negri - perché qualche giorno fa avrei dovuto autorizzare il transito di tre quad sul territorio montano del Comune per tracciare il percorso di un evento già organizzato per domenica 28 settembre. Da anni stiamo investendo nella sistemazione delle strade montane, cercando di valorizzare e promuovere l´entroterra in modo ecosostenibile, senza mezzi a motore, per i quali dal 2007 è in vigore l´ordinanza di divieto di transito a tutela della fauna e della flora del nostro Parco. Mi spiace invece constatare - conclude - che in un unico Parco esistano approcci di difesa del patrimonio agro-silvo pastorale diversi e non coordinati». Pollice verso anche da Ersaf che ha vietato il passaggio nella zona di Palazzo Archesane nel comune di Toscolano. Dispiaciuti, per queste reazioni, gli organizzatori: «Spiace che qualcuno non abbia compreso lo spirito dell´iniziativa dicono dal tour operator - ma l´intento è di convogliare sul Garda questa fetta di turismo escursionistico». Chi ha ragione? Dibattito aperto. «Il mio augurio per il futuro - aggiunge il sindaco di Negri - è che si possa confrontarsi e operare tutti coesi verso un unico obiettivo».L.SCA. sabato 20 settembre 2014 – PROVINCIA – Pagina 25 TRASPORTI&TERRITORIO. Da Calcinato a Peschiera, passando per Desenzano e Pozzolengo, un altro passo avanti per la controversa grande infrastruttura ferroviaria Tav sul Garda, scattano i primi espropri Enrico Grazioli Da Italferr il «Piano particellare» dei terreni da acquisire per i cantieri ma le carte sono ancora segrete per aziende agricole e cittadini coinvolti Il Consorzio vinicolo «Ci toglieranno 225 ettari, non si sa a che prezzo» Da Italferr stanno arrivando dei «plichi» di carte ai Comuni attraversati dalla futura Tav Brescia-Verona: Calcinato, Lonato, Desenzano, Pozzolengo. Pare proprio che si tratti del Piano particellare degli espropri, allegato al progetto definitivo, elenco preciso delle aree da acquisire per aprire i cantieri della nuova ferrovia, annunciati per la fine dell´anno, ovvero tra poco più di tre mesi. DOCUMENTI che «scottano», ancora avvolti nel mistero, come è tipico di tutte le carte della Tav: mai troppa pubblicità. Di questi espropri imminenti non sa quasi niente, almeno nei dettagli, il Consorzio di tutela del Lugana Doc, che pure è della «partita» per oltre 200 ettari da sacrficare. Nè Francesco Montresor dell´azienda Ottella di Peschiera (e vicepresidente del Consorzio), né Paolo Fabiani di Tenuta Roveglia di Pozzolengo, sulle cui vigne passeranno i binari, conoscono per ora i dettagli: luoghi, confini, aspetti economici. Non si ha nemmeno idea di quanto siano valutati i terreni. Oggi tra acquisto della terra nuda, lavorazione del suolo e impianto delle viti, servono 300-350 mila euro per un ettaro di Lugana. Ma dalle tabelle dell´Agenzia delle Entrate i valori per l´esproprio sono quotati meno della metà: nel veronese il vigneto Doc vale 152.840 euro all´ettaro, nel bresciano 94.500 euro con una postilla che lo porterebbe a 108.720 euro. Tra 10 e 15 euro al metro quadrato. Si presume che alla fine, gli agricoltori riceveranno di più: per la Tav Brescia-Treviglio la terra agricola era stata espropriata per indennizzi fra 10 e 24 euro al metro. MA POSSIBILE che non si sappia ancora niente? «Per ora non sappiamo. Ma da valutare c´è non solo il valore del terreno, c´è anche il danno aziendale - commenta Montresor -. E chi quantifica il valore? Ci sarà una bagarre di avvocati. La preoccupazione è quella del danno conseguente. Siamo alla ricerca di notizie, temiano che ormai siano alle porte». Agli attuali 1200 ettari di superfici vitate potrebbero essere tolti 225-245 ettari. «Un danno ambientale, visivo e turistico troppo sottovalutato - sottolinea Montresor -. Chi verrà a visitare le cantine in mezzo ai cantieri? E il danno agronomico alle aree che si salveranno? Basta spostare un cavalcavia per alterare il microclima. E allora sì, ci indennizzeranno per le terre espropriate, o almeno dovrebbero. Ma anche quello che resta non sarà più come prima». sabato 20 settembre 2014 – PROVINCIA – Pagina 31 MALTEMPO. Allagamenti in serie a Boglico. Barche sollevate in aria come fuscelli a Gargnano «Bomba d´acqua» sul Garda Feriti due turisti a Toscolano Luciano Scarpetta Un ramo colpisce un biker olandese Al camping la Foce un albero investe in pieno la roulotte di una 67enne Gardesana interrotta a Barbarano Stavolta l´effetto dell´ennesima «bomba d´acqua» caduta sull´Alto Garda è stato amplificato da una tromba d´aria che a macchia di leopardo ha seminato devastazione e allagamenti nell´area compresa fra Salò e Gargnano. La violenta tempesta che si è scatenata poco prima delle 17,30 ha provocato anche due feriti lievi a Toscolano. Si tratta di una turista di 67 anni ospite del campeggio la Foce: la sua roulotte è stata centrata in pieno da un albero spezzato dalla furia del vento. L´anziana è stata ricoverata a Gavardo: non è grave. In una piazzola di sosta invece, un 34enne olandese sorpreso dal temporale mentre era in sella alla sua mountain bike si è profondamente escoriato una mano per ripararsi il viso da un ramo caduto da una pianta. Un grosso albero sradicato dalla tempesta è finito sulla carreggiata alle porte di Barbarano bloccando per un´ora la gardesana. Proprio la frazione di Salò, dove si registrano decine di piante ad alto fusto abbattute, è stato l´epicentro dell´ondata di maltempo. «Stavo tornando a casa a Bogliaco - racconta Pietro Merigo collaboratore dell´orto botanico di Toscolano sorpreso dallo tsunami lacustre - quando la mia auto è stata letteralmente investita dalla tromba d´aria. Non sono stati attimi piacevoli. In molti hanno bloccato l´auto per paura. Non si riusciva a capire dove fosse il centro della strada tanta era l´acqua e la grandine che arrivava dall´entroterra». NEL GIARDINO di palazzo Bettoni a Bogliaco è andato per sempre perduto un albero secolare, mentre al porto nuovo, proprio davanti alla sede del Circolo Vela Gargnano alcune barche sono state sollevate dagli invasi cadendo rovinosamente al suolo. Altri episodi analoghi sono segnalati nella frazione di Fornico, mentre a Gargnano c´è da registrare l´allagamento di scantinati di abitazioni e di qualche negozio affacciato sulla strada. Impegnato fino a tarda sera il personale del Comune per liberare tra Gargnano, Villa e Bogliaco alcune griglie intasate dai detriti. Stessa situazione a Toscolano che si era appena rialzato dalla «bomba d´acqua» caduta la settimana scorsa. Alberi caduti anche nella zona del campo ippico, a Morgnaga e a Barbarano di Salò, nel giardino del Rimbalzello e fortunatamente, anche in questo caso, a bordo della strada Gardesana. «È stata una cosa incredibile – ammette il gestore dell´edicola-ricevitoria di Barbarano Ottorino Castellini -. Poi, passata la bufera siamo usciti dal negozio a guardare increduli i segni del passaggio della tromba d´aria: alberi spezzati o sradicati caduti anche su alcune macchine in sosta nel parcheggio dell´albergo Santa Maria. Torna all’elenco dei quotidiani da L’ARENA venerdì 26 settembre 2014 – PROVINCIA – Pagina 34 GRANDI OPERE. Conferenza stampa a Desenzano dei produttori del Lugana per discutere di «altre soluzioni possibili» Tav, il Consorzio rilancia: «Usiamo l'attuale tracciato» Fabiani: «Rallentare per 9 km è il prezzo adeguato per salvare il territorio». Presto una riunione pubblica con tutti i sindaci La Tav distruggerà l'anima di un territorio. Dopo 20 anni di impegni, incontri, strette di mano e pacche sulle spalle tra enti locali e Roma, il Consorzio di tutela del Lugana è arrabbiato e alla ricerca di un diffuso sostegno: ieri ha organizzato una conferenza stampa a San Martino della Battaglia (Desenzano) per rendere pubblica la sua lotta. «Non è soltanto un aspetto economico legato al vino», ha detto il presidente Luca Formentini, «perché occuparsi di Lugana significa occuparsi di ambiente e territorio, le fonti più importanti di sostentamento di un'area turistica». Con rapidità un progetto pensato negli anni '90 inizia ora a chiedere il proprio spazio sul basso Garda ma molti di coloro che vi abitano e lavorano ancora non sanno cosa stia per accadere. «A giorni», ha spiegato Formentini, «convocheremo un'assemblea pubblica con sindaci e associazioni, lo facciamo noi perché non lo sta facendo nessun altro. La situazione è grave ma in molti ancora non l'hanno compresa. Negli ultimi giorni c'è stata un'accelerata, da una situazione di stasi l'iter burocratico ha fatto passi in avanti: i progetti Cepav Due sono arrivati nei Comuni». La situazione ad oggi è quella di un progetto devastante di una linea ferroviaria che, senza contare i cantieri e la nuova viabilità, taglierà delle colline già tagliate da altre infrastrutture: «Sarà un monumento», commenta Formentini, «che rimarrà per generazioni». Per Francesco Montresor, vicepresidente consortile, è un progetto «vetusto, scellerato, indifendibile e questo ci fa infuriare. Non tolgono solo ettari vitati (almeno 225-250 circa il 20% di quelli attuali, ndr), ma rovinano una zona e ci tolgono l'anima. Il danno maggiore sarà per tutti quelli che avranno la Tav a fianco e non prenderanno nemmeno il gettone degli espropri. Questo non è progresso, è la fine di un'economia sana in un'area a vocazione turistica: voglio vedere chi s fermerà qui a villeggiare e mangiare. Non hanno idea di cosa siamo capaci di fare prima di mollare la nostra terra». Il Consorzio (100 aziende viticole, 65 vinificatrici e 69 imbottigliatrici) propone in alternativa lo sfruttamento dell'attuale tracciato ferroviario per 9 chilometri, un'idea che ha ricevuto molti plausi in varie sedi, anche romane, ma che ha reso più pesante la sberla morale data dai progetti definitivi arrivati nei Comuni la settimana scorsa. «Sono molto sconsolato», ha confessato Paolo Fabiani, presidente del Consorzio dal 2001 al 2007, «ne abbiamo parlato a tutti i livelli, ma non è servito. Mi rattrista che non abbiano capito cosa voglia dire territorio; spesso siamo invidiosi dei francesi che hanno il terroir, ma lo abbiamo anche noi e lo distruggiamo. Sfruttare la linea attuale e rallentare per 9 km è il prezzo adeguato per conservare il territorio e rispettare l'ambiente». Per riproporre l'alternativa a inizio settembre hanno scritto anche a Renzi e ai vari ministeri ma senza una risposta. I produttori l'hanno vissuta come un ulteriore benestare a un progetto finanziato solo in minima parte e che, lo ribadisce il consorzio, sarebbe uno sfregio non solo ai produttori di un vino fatto con le uve più care d'Italia (anche oltre i 150 euro al quintale) e con un mercato in espansione da anni (12 milioni di bottiglie nel 2013 per quasi 50 milioni di fatturato), ma anche a tutti quelli che lavorano con il territorio. «Sono 20 anni che facciamo un lavoro istituzionale per la Tav», ha detto il direttore del Consorzio Carlo Veronese, «e abbiamo solo tanti faldoni di carta. Oggi rendiamo pubbliche le nostre azioni e il mondo politico dovrà rispondere: il territorio vuole delle risposte. A inizio ottobre organizzeremo un tavolo di lavoro con Comuni e associazioni e vedremo chi firmerà la nostra proposta, vedremo chi è con noi e chi contro di noi. Noi non siamo solo il consorzio, ma anche il territorio. Siamo stanchi delle pacche sulle spalle e di sentirci dire nei Comuni e a Roma che abbiamo ragione». «Nel '94», ha ricordato Fabiani, «in cantina ho avuto un incontro con un general contractor di Cepav e gli chiesi perché non venisse sfruttata l'attuale linea, mi rispose che chiedevo una cosa che costava poco; gli chiesi perché non facessero una galleria lungo questi 9 km, mi rispose che sarebbe costata troppo». E.G. venerdì 26 settembre 2014 – PROVINCIA – Pagina 34 CONTROLLI SUL GARDA. Oggi nella sede della Regione Veneto Guardia costiera, si firma il protocollo d'intesa Venezia ha rinnovato l'impegno economico per garantire il servizio di soccorso e controllo Buone notizie da Venezia per il servizio di Guardia costiera del lago di Garda. Con una delibera portata in giunta dal presidente, Luca Zaia, e poi approvata la Regione Veneto ha rinnovato l'impegno economico per garantire il servizio di soccorso, controllo e di polizia giudiziaria sul più grande lago d'Italia. «La Regione Lombardia», ha detto Zaia, «ha rimodulato gli importi assegnati con precedente delibera del 12 luglio 2013 in materia di interventi per la sicurezza e la vigilanza delle vie navigabili, e ha assegnato all'Autorità di bacino laghi Garda e Idro un contributo di 52 mila euro. Peraltro, come avvenuto nel 2013, l'Autorità di bacino ha sottoscritto l'11 agosto 2014, un Protocollo d'intesa con il Corpo delle capitanerie di porto, per un importo massimo di 34 mila euro per coprire le spese di carburante, gestione e manutenzione dei mezzi nautici e delle attrezzature utilizzate. La Regione Veneto», ha continuato, «ha assicurato il proprio sostegno finanziario con 30 mila euro, erogati a favore della Comunità del Garda». La Comunità del Garda usa infatti il denaro per il servizio espletato dagli uomini in divisa a bordo delle motovedette bianche con striscia rossa dei quali, circa 15 anni fa, aveva chiesto la presenza costante sul Benaco. La Provincia Autonoma di Trento, d'altra parte, ha dato un contributo 10 mila euro e aderirà al protocollo d'intesa interregionale già in vigore. L'importo dato dal Veneto alla Comunità del Garda «sarà erogato nella misura del 50 per cento subito, e il restante 50 per cento alla presentazione, entro il 30 giugno 2015, del rendiconto economico, operativo e di gestione finale», hanno fatto sapere da Venezia. E proprio oggi alle 12 nella sede della Regione verrà firmato il Protocollo d'Intesa tra le Regioni Veneto, Lombardia e Provincia Autonoma di Trento con la Comunità del Garda per il prosieguo della gestione del servizio. «Dal 1999 a oggi», ha spiegato il direttore della Comunità, Pierlucio Ceresa, «questo servizio ha fatto passi da gigante nel garantire copertura 24 ore su 24 con le sue imbarcazioni. Nel 2014 c'è stata la gradita novità del presidio temporaneo della Guardia costiera a Garda. Abbiamo già fatto incontri propedeutici alla riconferma della sua presenza a Garda nel 2015. Inoltre la Guardia costiera ha fatto una particolare ulteriore convenzione con la Regione Veneto anche per i prelievi d'acqua e la valutazione della balneabilità della sponda scaligera. I tecnici dell'Ulss 22, per fare i loro prelievi nella stagione balneare, si servono di un mezzo della Guardia costiera, che così ha voce anche in questo importante settore».G.M. venerdì 26 settembre 2014 – PROVINCIA – Pagina 35 CAVAION Un libro sul territorio Presentazione in sala Turri Gli studi su storia, arte, paesaggio e tradizioni del territorio come motore propulsore non solo di crescita culturale, ma anche di nuovi sbocchi professionali per i giovani. Prova ne sia il libro «Cavaion» a cura di Maurizio Delibori, ampliato con gli studi di Daniela Zanetti, del gruppo Ctg «El Preon» di Cavaion e Affi, e dei giovani Roberta Girelli, Michele Bernardi e Jacopo Righetti. Il volume è la riedizione aggiornata del libro edito nel 1996 da Ctg e Comune, nata sulla scia dei corsi organizzati dal 2012 al 2014 da «El Preon». Sarà presentato da autori e curatore oggi alle 20.30 - la serata è a ingresso libero - nella sala civica «Turri» in Corte Torcolo, su spinta di Comune, Centro turistico giovanile e Valpolicella Benaco Banca che l'hanno finanziato. Per i cavaionesi è a disposizione in municipio una copia gratuita del libro, che per Zanetti è la prova di come possa essere feconda la collaborazione tra generazioni e di come i giovani possano trovare materiale e spazio per coltivare le loro passioni e usarle per il loro futuro lavorativo. «Lancio un invito ai ragazzi perché se scelgono indirizzi umanistici, tengano conto di natura e cultura di Cavaion», dice Zanetti. «Diano avvio a ricerche e tesi che valorizzino la nostra storia e così daranno avvio ai lavori del futuro, legati all'offerta turistica con le categorie economiche legate all'accoglienza». C.M. giovedì 25 settembre 2014 – PROVINCIA – Pagina 37 MALCESINE. Bertoncelli lancia un Sos per il futuro della sanità dell'alto lago: «Temo vogliano chiudere la struttura» Federalberghi critica il 118 «Snobba il nostro ospedale» Gerardo Musuraca Il presidente preoccupato: «Non portano qui i feriti ma, anche per gli infortuni più lievi, li dirottano a Bussolengo» «Perché l'ospedale di Malcesine viene snobbato dal 118 quando si tratta di soccorrere persone con traumi o patologie ortopediche che non richiedano interventi chirurgici?» chiede il presidente di Federalberghi Garda Veneto Corrado Bertoncelli. «Le sorti dell'ospedale», spiega, «non sono ancora chiare e rappresentano una preoccupazione per Federalberghi. Già un anno fa, insieme a Confcommercio Verona, ci eravamo mobilitati per evitare la chiusura del punto di primo intervento e la riduzione dei posti letto. Gli appelli fatti alla quinta commissione regionale avevano portato a risultati lusinghieri, con il mantenimento del centro disabili e il potenziamento del servizio di primo intervento. È stata prevista la presenza, durante il periodo estivo, di due medici che avrebbero dovuto consentire di affrontare le emergenze a garanzia della sicurezza di milioni di ospiti. L'utilizzo del condizionale», prosegue Bertoncelli, «è però d'obbligo in quanto, nella realtà dei fatti, il bilancio che si può fare al termine della stagione turistica, non è confortante». Perché? «Purtroppo», riprende, «la testimonianza diretta dei nostri ospiti certifica una copertura sanitaria non adeguata della zona del medio e alto lago. Molto spesso i turisti che chiamano il 118 per infortuni, anche di modeste entità, invece di essere trattati all'ospedale di Malcesine, perfettamente attrezzato per apportare le cure necessarie, vengono dirottati all'ospedale di Bussolengo, che dista circa 50 chilometri. Molti gli ospiti che si sono lamentati di questa situazione e, in alcuni casi, si sono persino rifiutati di farsi trasportare in un centro sanitario così lontano dal loro alloggio, anche per il disagio che un eventuale ricovero avrebbe arrecato ai familiari. Da non sottovalutare che», ha aggiunto ancora, «durante la stagione turistica, quando la percorribilità delle strade è molto rallentata, si potrebbero impiegare anche due ore per coprire la distanza fino a Bussolengo da Malcesine e dintorni. Se vogliamo aggiungere che la popolazione sta invecchiando e che l'alto lago è sempre più riconosciuto come zona privilegiata anche per la pratica di sport estremi ritengo inaccettabile che, un territorio così vasto, sia così poco tutelato dal punto di vista sanitario. Perché una struttura sanitaria come quella di Malcesine viene volutamente bypassata dal servizio del 118? Il timore di noi albergatori è che, a fine stagione, la Regione opti per la chiusura del punto di primo intervento con grandissimo danno per la popolazione e per il turismo che potrebbe, a ragione, scegliere località con maggiori e soprattutto più comode coperture sanitarie». Dall'Ulss 22, per il momento, nessuna risposta ufficiale. Per chiudere un punto di primo intervento, però, andrebbero modificate le schede regionali che non lo prevedono. La partita però è ben più grossa per l'unico nosocomio pubblico dell'intera sponda veneta del Garda perché, in ballo, ci sono una riabilitazione cardiologica che dovrebbe partire nelle prossime settimane grazie alla copertura data dalla cardiologia di Bussolengo e i lavori di risistemazione dell'ospedale per circa 7 milioni. Soldi che il direttore generale Alessandro Dall'Ora ha già chiesto a Venezia ancora in maggio. mercoledì 24 settembre 2014 – PROVINCIA – Pagina 31 MONTE BALDO. Hanno esaminato un ammasso dello Scorpione Stage all'osservatorio per studiare le stelle Sette ragazzi veronesi seguiti da esperti astrofili Si è concluso con successo in questi giorni il lavoro di ricerca degli studenti all'Osservatorio del Monte Baldo. Da tre anni ormai vi si svolge uno stage di astronomia dedicato agli studenti scaligeri; un'opportunità, resa possibile dal Circolo Astrofili veronesi, assieme al Comune di Ferrrara di Monte Baldo e dal Centro di lavoro San Giovanni Calabria che gestisce il rifugio di Novezzina. Anche quest'anno sette ragazzi si sono impegnati un percorso teorico e pratico che li ha portati non solo a seguire il pubblico mostrando loro gli oggetti celesti con i telescopi ma ad acquisire le nozioni necessarie per operare con gli strumenti dell'osservatorio astronomico e a partecipare a vere e proprie ricerche di astrofisica conseguendo risultati di estremo interesse. L'esperimento principale di quest'anno era lo studio di un grande ammasso di stelle della costellazione dello Scorpione: un ammasso globulare posto a 7200 anni luce dalla Terra e composto da decine di migliaia di stelle formatosi nelle prime fasi della nascita della nostra galassia, oltre 12 miliardi di anni fa. Lo studio di questi bellissimi e complessi ammassi stellari è stato fondamentale nel XX secolo per comprendere la struttura della nostra galassia e l'evoluzione delle stelle. Studiare gli ammassi globulari però, vista la loro distanza, non è per nulla semplice. Anche le stelle del più vicino, che è proprio M4, sono molto deboli e così vicine le une alle altre che ottenerne un campione statistico diventa un lavoro tutt'altro che banale. Il problema è stato risolto con la collaborazione di un network commerciale australiano di osservatori astronomici che ha dato un contributo ed ha messo a disposizione un telescopio da 70 cm sito in Australia. Questo ha permesso agli studenti di riprendere l'ammasso stellare nelle condizioni migliori (l'ammasso in Australia passa allo Zenith) e da uno dei cieli più perfetti del nostro pianeta. I ragazzi hanno ricavato luminosità e colore di quasi 1000 stelle, costruendo il diagramma H-R dell'ammasso che permette di caratterizzarne l'età e molte altre caratteristiche fisiche. La qualità del risultato è stata tale da permettere di rintracciare all'interno dell'ammasso un certo numero di stelle variabili: queste stelle mutano la loro luminosità in tempi compresi tra 6 e 24 ore e sono considerate vere e proprie candele standard per misurare la distanza degli ammassi. Nel corso dell'estate queste stelle sono state riprese più volte dai telescopi australiani e gli studenti si sono cimentati poi a tracciarne la curva di luce, in modo da stabilire il loro periodo e poter alla fine calcolare la distanza dell'ammasso. Torna all’elenco dei quotidiani da L’ADIGE Un referendum sul piano territoriale Procedure poco rispettose dei «portatori di interessi», norme mancanti, importanti temi che sono stati trascurati, e dall'altra eccessivo dettaglio e mancanza di omogeneità: sono queste le principali obiezioni che i gruppi consiliari «5 stelle» di Arco e dell'Alto Garda e Ledro rivolgono al documento preliminare del Piano Territoriale di Comunità. Le loro osservazioni formali sono state depositate entro fine agosto, e non lasciano scampo: sospendere tutto in attesa di inserire «apposite norme», stralciare opere e ipotesi di infrastrutture a favore di «schemi ed indicazioni di massima» e infine, dulcis in fundo, inserire nel preliminare un «referendum popolare confermativo». L'analisi procede stilando ben 34 punti circostanziati che si occupano di tutto e di tutti, e se da una parte si lamenta l'eccessivo dettaglio, come per esempio nel caso delle «nuove strade» che compaiono ben definite nella planimetria della viabilità di progetto, dall'altra alcuni argomenti come l'efficienza energetica (relegata al ruolo di «cenerentola»), l'inquinamento acustico e luminoso, e la distribuzione delle centraline a ricarica elettrica o di metano e gpl sarebbero stati presi decisamente sottogamba. Un altro punto critico, sempre secondo i 5 stelle, è la partecipazione dei cittadini che non sarebbe stata tutelata: il «Tavolo di confronto e consultazione» viene chiamato una «foglia di fico» visto che dei 120 portatori di interesse individuati dalla delibera, ne sono stati «invitati ed ascoltati solo sei», una procedura «anomala, discriminatoria e illegittima». Resta comunque tra i grillini la preoccupazione che la cementificazione avanzi, e questo emerge «dall'individuazione puntuale e specifica di aree con destinazione urbanistica», così da far scattare il vincolo che potrebbe portare alla concessione di «enormi volumi edificatori». Vanno inoltre scongiurati l'«edificazione inutile» e l'abuso dei «territori "sprecati"». E passiamo alle proposte concrete: eliminare le linee aeree ad alta tensione sopra Torbole, Nago, Riva, Arco, Dro e Drena mediante l'interramento o lo spostamento nelle gallerie esistenti o programmate; i nuovi parcheggi fuori terra siano fatti con coperture verdi con pannelli fotovoltaici; le piste ciclabili siano caratterizzate da «razionalità, percorribilità e compiutezza»; bisogna tutelare le aree comprese nel Distretto agricolo e le aree protette a vario titolo, inserendole nella cartografia del documento preliminare. Anche la forma vuole la sua parte, ed ecco le critiche dei 5 stelle che toccano un tema a loro caro come il formato digitale dei documenti. I file del documento preliminare, si legge nelle loro osservazioni, «non erano né scaricabili né stampabili». Analogo problema con alcune planimetrie «di fatto quasi illeggibbili e totalmente incomprensibili». Non mancano infine pareri precisi: sì all'impianto a cremagliera tra Torbole e Nago (a patto che si sviluppi lungo il tracciato della "Nago vecchia"» e arrivi fino alla quota del lungolago), e no all'ipotesi di un impianto a fune. Ed infine, una raffica di no: alla riconversione dell'area della Cartiera, che deve «rimanere a destinazione industriale» a tutela «di migliaia di posti di lavoro»; no alla trasformazione del compendio Miralago a centro benessere di alta qualità e no allo spostamento del campo sportivo per favorire nuove case in viale Rovereto; no «all'ennesimo parco a giochi a tema acquatico» a Linfano, sia perché non fa soldi che perché potrebbero cadere giù i massi dal Brione. E ancora «no» ai pontoni galleggianti sul lungolago, al polo intermodale, al polo sportivo di via S. Andrea, al Farmer's Market di Dro, al percorso di downhill sulla frana del torrente Magnone. B.G. 26/09/14 Torrenti, più controlli e protezione Il 12% dei 412 corpi idrici fluviali del Trentino ha bisogno di cure, perché non raggiunge lo stato di buona qualità prescritto dalla Direttiva Quadro sulle Acque del 2000. Su questi 51 tratti, finché l'obiettivo non sarà raggiunto, non saranno ammesse nuove derivazioni. Ma nuove concessioni (salvo casi specifici) non potranno interessare neppure i 75 corpi idrici che, al contrario, hanno uno stato ecologico «elevato», ossia acque di qualità eccellente. Sono queste due delle principali indicazioni che emergono dal nuovo Piano di Tutela delle Acque, approvato lunedì dalla giunta provinciale nella sua versione preliminare. L'aggiornamento del Piano, che ora dovrà essere sottoposto a una fase di consultazione pubblica prima dell'approvazione definitiva, arriva a dieci anni di distanza dalla redazione del precedente, in un quadro normativo cambiato proprio dal recepimento, da parte del governo italiano nel 2006, della Direttiva comunitaria 2000/60. Grazie alla nuova normativa, il Piano estende l'attenzione a tutti i corsi d'acqua del reticolo idrografico provinciale aventi un bacino imbrifero maggiore di 10 kmq e dei laghi naturali o artificiali superiori a mezzo km quadrato. E, in conseguenza delle nuove tipizzazioni, la rete di monitoraggio è passata da 27 punti collocati sulle aste principali dei corsi d'acqua a 106 disseminati ovunque. Insomma, più attenzione per salvaguardare una risorsa insostituibile, il nostro oro. La situazione. Al termine di un lungo studio condotto dall'Unità operativa Acqua dell'Agenzia per la protezione dell'Ambiente, 286 corpi idrici (tratti di fiumi e torrenti con caratteristiche omogenee) su 412 risultano in stato ecologico preliminare «buono». Di questi, 49 richiedono però attenzione dal punto di vista della pianificazione e della tutela in quanto si trovano al limite inferiore della valutazione in base ai valori raggiunti da indicatori biologici come i macrobenthos e le diatomee. Questi corpi idrici, insomma, in caso di ulteriori pressioni hanno maggiore probabilità di scadere in stato ecologico «sufficiente». Dei 51 corpi idrici sotto la buona qualità, 9 lo sono per lo stato chimico ed ecologico delle acque: il Lavisotto, la Fossa di Caldaro-Grumo, la Fossa maestra di Aldeno, la Roggia di Bondone o Fosso Rimone, il rio Ribosc, il torrente Novella, il rio di Tuazen o Rio di Denno e il Rio Sette Fontane presentano il superamento della concentrazione massima ammissibile del fitofarmaco Clorpirifos almeno una volta all'anno; mentre l'Adigetto ha superato la soglia per il piombo nel 2010. Sono invece 75 i corpi idrici in stato «elevato», ma alcuni potrebbero perdere questa qualifica e sono sottoposti ora a un monitoraggio di indagine, attivato in caso di situazioni di allarme (ad esempio per segnalazioni su sversamenti e/o contaminazioni puntiformi ed occasionali) oppure per verificare l'analisi del rischi: si tratta del rio Cavelonte, del torrente Vermigliana, del rio Val Campisol. I tipi di inquinamento. Acque reflue, scarichi industriali, fitofarmaci usati in agricoltura e liquami sono le fonti principali di inquinamento dei corpi idrici fluviali. Venti non hanno raggiunto lo stato «buono» per un carico eccessivo di fitofarmaci, 26 sono stati sottoposti a verifiche per il potenziale inquinamento di tipo industriale (con due soli casi confermati di scadimento della qualità), 25 sono risultati inquinati per un non corretto allacciamento delle fognature. E sui 103 è stato riscontrato un possibile effetto negativo per quanto riguarda le derivazioni (articolo a fianco) . Le misure da adottare. Il Piano individua così le misure da adottare su ogni corpo idrico dove è stato riscontrato uno stato inferiore al «buono». Interventi che riguardano le fognature per un corretto trattamento dei reflui, la riduzione di azoto e fosforo negli scarichi industriali e civili, la riduzione dell'uso di fitofarmaci in agricoltura con sostituzione degli atomizzatori troppo vecchi per essere efficienti e con un'incentivazione della difesa integrata o del metodo biologico. E misure sono previste anche per l'inquinamento da nitrati (concimi). 25/09/14 Soccorritori capaci e mezzi idonei ALTO GARDA - «Persone inesperte e mezzi obsoleti? Non esageriamo». Non sono piaciute, a quanti hanno a che fare quasi ogni giorno con il mondo della vela sul Garda trentino, le affermazioni dell'istruttore di vela Domenico Tavernini, pubblicate martedì dall'«Adige», e la sua lettera indirizzata al presidente della Provincia, Ugo Rossi, in cui chiede «per quale motivo - a differenza della montagna, dove i recuperi ed i salvataggi sono affidati a persone di provata esperienza - il lago sia in mano a personale che dimostra povertà di formazione». Affermazioni che hanno sorpreso innanzitutto Gianfranco Tonelli , presidente del Circolo vela Torbole, club con il quale Tavernini collabora da diversi anni in qualità di assistente alle attività sportive. «La prima cosa che vorrei dire precisa Tonelli - è che Domenico è una persona che chiamiamo una decina di volte l'anno, che collabora con il nostro circolo vela senza tuttavia esserne dipendente. I giudizi da lui espressi mi hanno sorpreso: li trovo fuori luogo e molto forti. Non è vero che le varie forze d'emergenza che operano sul Garda Trentino dispongono di mezzi obsoleti e non hanno competenze per gli interventi in acqua, anzi: è proprio grazie alla collaborazione con Spiagge sicure che l'anno scorso, ad esempio, abbiamo salvato una persona da morte certa. Non mi sento quindi di condividere queste affermazioni. Che ci siano poi delle cose da migliorare, quello è vero. Come ad esempio il servizio dei carabinieri con la pilotina sul lago: un'attività di controllo importantissima, che per anni ha reso un'immagine positiva del nostro lago, ma che è stata incomprensibilmente tolta. Per il resto, non sono d'accordo. E a quanto pare la pensano come me anche tanti frequentatori del nostro circolo, che molto spesso - al contrario - apprezzano gli operatori di Spiagge sicure, i vigili del fuoco e tutti gli altri sempre pronti a intervenire in caso di necessità». Dello stesso parere anche Giancarlo Mirandola , presidente della Fraglia vela di Riva, che elogia l'operato dei volontari. «Non è giusto né corretto attaccare chi dedica tempo e impegno in modo volontario a favore degli altri. Ritengo vi siano ambiti più importanti da presidiare che non il lago. Quello di Tavernini - dice - è un discorso soggettivo, che non mi sento né di obiettare ma nemmeno di sostenere. Bisogna capire semmai se dietro c'è dell'altro. Per quel che riguarda la Fraglia, ogni volta che ci sono delle regate, di qualsiasi classe di imbarcazione, non accetto che tra il personale adibito al salvataggio vi sia qualcuno non tesserato Fiv, e quindi privo di esperienza, capacità, responsabilità, che non abbia fatto - come da protocollo - un corso di salvamento. In più il regolamento vuole che ogni 10 barche in acqua vi sia un gommone, con a bordo personale preparato, non degli incompetenti. E, nel caso di regate impegnative, ci avalliamo anche della Croce rossa, che ha a disposizione un'idroambulanza dotata di defibrillatori e tutto il necessario. C'è da dire che in montagna le attività sono molteplici e vanno dall'arrampicata su roccia all'escursionismo, dall'uscita su vie ferrate al trekking, dalle uscite nel bosco fino a quelle in alta quota. Sul lago abbiamo invece solo le attività veliche legate a barche e surf e l'approccio al lago da parte di diportisti o regatanti avviene da gente con una certa esperienza. Molto raro che si debba avere a che fare con sprovveduti. Certo, si può sempre migliorare, come per il presidio dei carabinieri: fino a qualche tempo fa erano una ventina, che controllavano il lago quotidianamente. Ora abbiamo solo due elementi, con altrettante moto d'acqua, per una frequenza di uscite piuttosto modesta. Una drastica riduzione di servizio davvero incomprensibile». 25/09/14 Garda, camperisti in calo LAGO DI GARDA - Il Gardasee continua a piacere ai turisti tedeschi che amano la "casa mobile". In qualche modo sembra la logica conseguenza del travolgente successo di Fiat Ducato in versione camper, che in Germania è stato per qualche mese il veicolo italiano più venduto (testa a testa con Fiat 500) del 2014 e domina il proprio segmento di mercato con una quota attorno al 70 %. Il lago di Garda resta dunque orgogliosamente nella «top 5» delle mete più gettonate da camperisti e roulottisti che hanno pianificato il proprio itinerario attraverso i canali dell'Adac, con 18 milioni di soci il più grande Automobil Club d'Europa ed il secondo al mondo. Gli analisti dell'Adac hanno preso in esame quasi 90.000 rotte (47.000 di camperisti e le altre di roulottisti) ed il risultato è l'ennesima sfida tra Italia e Germania. Ebbene, nel 2014 quest'ultima si conferma il paradiso dei camperisti, raccogliendo un terzo delle potenziali manifestazioni di interesse. Poi l'Italia, che pur in flessione, è la seconda meta con il 14,2 % seguita da Croazia (11,2 %), Francia (11%) e Norvegia (4,6 %). Il tutto nonostante gli esorbitanti costi dei carburanti, che secondo la rilevazione di ferragosto dello stesso Adac in Italia sono i più alti dei 14 paesi passati al microscopio: 1,81 euro al litro per la benzina ed 1,68 per il diesel. L'Italia resta comunque il paese più amato per chi ha una roulotte, raccogliendo il 23,4 % (un anno fa era al 23,8 %) delle preferenze, contro il 22,4 % della Germania. Seguono a ruota Croazia (20,6 %), Francia (11,3 %) e Austria (4,8 %). Per quanto riguarda il Lago di Garda assistiamo però ad una spiacevole notizia: il Benaco è infatti stato scalzato dal podio dei camperisti (seconda piazza per la Dalmazia, 5 %) a beneficio del land tedesco dello Schleswig-Holstein che è salito al 3,6 % di gradimento, mentre il Benaco è sceso al 3,3 % (3,5 % nel 2013). Vera regina delle vacanze in movimento resta la regione dell'Istria che vince su tutti i fronti: è la più gettonata sia fra i camperisti (9,8 % de totale) che fra i roulottisti (addirittura 18,3 %). Secondo l'Adac la tendenza è quella di preferire le regioni verso est perché al secondo posto c'è l'area del Friuli/Venezia (7,1 %) seguita al terzo dalla costa della Dalmazia (5,8 %). Il lago di Garda è quarto di pochissimo (5,6%), ma tiene a distanza di sicurezza la Catalogna (3,6%). M.E. 25/09/14 Torna all’elenco dei quotidiani dal TRENTINO Molti gli interessi comuni dei due territori. Benedetti: sono favorevole ad una fusione. Berteotti: sì alla collaborazione Dalla Vallagarina al Garda una sola Apt di Giancarlo Rudari wROVERETO Il presidente di InGarda preme sull’acceleratore, il collega di Rovereto e Vallagarina solleva il piede dal pedale. Il primo parla espressamente di fusione tra Apt, il secondo, invece, (almeno al momento) si limita a sottolineare l’importanza della collaborazione. Ma l’intento di Marco Benedetti (InGarda) e Germano Berteotti (Rovereto e Vallagarina) è comune: «Coprire tutte le emozioni della vacanza». Il che significa lago, montagna, arte, engogastronomia e tanto altro da proporre ad un mercato, quello del turismo, sempre più alla ricerca di una vacanza che consenta di soddisfare tutte le esigenze e le emozioni. Ma tra i due presidenti c’è, almeno al momento, divergenza sui tempi per una (ancora eventuale) fusione. «Arrivare ad un’Apt unica attraverso una fusione» dice deciso Marco Benedetti; «Intensificare la collaborazione già avviata con successo» replica più prudente Germano Berteotti che lascia all’assemblea dei soci (e forse al suo successore alla scadenza del mandato la primavera prossima) la “storica” decisione. Al di là dei tempi più o meno imminenti, il destino delle due realtà di promozione turistica sembra segnato. Territori confinanti, offerte turistiche in parte condivise (come il Baldo spartiacque tra lago e Vallagarina), in parte uniche (il lago da una parte, la città con il Mart dall’altra), mentre altre sono complementari. E allora perché non unire le forze per arrivare ad una proposta “forte” per consolidare il mercato e conquistare nuovi turisti? «Ci sono molti interessi comuni per coprire le emozioni della vacanza possibile. Non si tratta di stravolgere nulla, ma di reinventarsi un turismo più facile con numeri maggiori per affrontare un mercato proponendo un’offerta ampia e diversificata» afferma il presidente Benedetti. Gli fa eco il collega Berteotti richiamando anche gli elementi facilitativi alle unioni promessi dall’assessore provinciale al turismo: «Tra noi e InGarda le collaborazioni sono buone rinsaldate anche dagli incontri con le diverse realtà territoriali». La Vallagarina troverebbe giovamento dal “traino” costituito dal Garda turisticamente più forte con numeri infinitamente maggiori, ma anche la Vallagarina godrebbe di una promozione legata al lago con il turismo della bicicletta, degli ambiti storici (ad esempio le Valli del Leno con la grande guerra) e dei prodotti biologici (che dalla Val di Gresta potrebbero fornire gli hotel sulle sponde del Benaco) tanto per fare alcuni esempi. Eppoi, aggiunge Benedetti, «il rapporto non si limiterebbe a Riva, ma all’intero lago di Garda». E perché no, aggiungono i due presidenti, anche con Folgaria per consolidare il legame lago - montagna - città. «Se ci sarà la volontà dei soci - conclude prudentemente Berteotti - arriveremo alla fusione». 24/09/14 Torna all’elenco dei quotidiani dalla GAZZETTA DI MANTOVA Castiglione. Donatella Marai è stata rieletta presidente dopo una serata ‘calda’ Appena costituito il cda lasciano tre membri. E si va subito a nuove elezioni Dimissioni e colpi di scena Eletto il direttivo Pro Loco CASTIGLIONE L’odissea della Pro Loco sembra non finire mai, e a differenza dell’eroe omerico, la vicenda Pro Loco di Castiglione delle Stiviere sembra non avere una fine e tanto meno una sponda a cui giungere, per iniziare a ricostruire una realtà che, di questi tempi, sarebbe necessaria per promuovere il territorio in vista dell’Expo. Il nuovo capitolo si è aggiunto martedì sera quando si dovevano eleggere i sostituti dei due membri dimissionari del cda della Pro Loco. I primi problemi sono sorti già in partenza, perché alcuni soci hanno contestato la scelta di votare solo per l’elezione di due membri del cda, dato che, dall’ultima elezione, non sono emerse riserve che potessero prendere il posto dei dimissionari. Martedì è passata una linea diversa, e si è proceduto all’elezione di due nuovi membri e di tre riserve da tenere valide in caso di altre dimissioni. I due membri eletti sono stati Massimo Maghella, già consigliere comunale di minoranza, e Anna Veclani, giornalista, già precedentemente in Pro Loco durante l’amministrazione Paganella. A questo punto la situazione diventa a tutti gli effetti kafkiana e va a toccare le corde del grottesco, perché il nuovo cda è chiamato ad eleggere il nuovo presidente, dato che Luisa Costigliola è dimissionaria. E il colpo di scena non tarda ad arrivare, perché appena costituito il nuovo cda, si dimettono tre membri, e cioè Luisa Costigliola, Sergio Beschi e Maurizia Gaburri. Così, nel giro di pochi minuti, prende forma un nuovo cda con i tre sostituti. I membri adesso sono Massimo Maghella, Anna Veclani, Donatella Marai, Sabrina Zorzi, Laura Ferrerio, Maurizio Mutti e Fabrizio Guerrini. Ma c’è un ulteriore colpo di scena, perché il nuovo direttivo ha poi votato l’elezione del nuovo presidente e il nome saltato fuori, per molti inatteso, è quello di Donatella Marai, già presidente Pro Loco, protagonista in questi mesi di molti dibattiti. Gli scenari che si aprono ora, data l’intricata vicenda sono molteplici, perché c’è chi teme dimissioni dell’attuale cda, chi parla di dimissioni dell’attuale presidente e chi sostiene l’incompatibilità di carica per i membri del cda. Il futuro di Pro Loco è ancora una volta, come da due anni a questa parte, incerto. Il presente, invece, parla dell’ennesimo stallo che impedisce al Comune di Castiglione di avere una Pro loco che possa lavorare per la promozione del turismo, della cultura, della storia e del territorio castiglionese, come accade in tutti i Comuni limitrofi ben più piccoli, dove le Pro Loco organizzano eventi e si occupano di promuovere i propri paesi. 25/09/14 Goito. Gli abitanti sono sfiniti dal passaggio di mezzi pesanti «Necessario ridurre il limite di velocità o rifare l’asfalto» Assediati dal traffico Odissea di auto e tir sulla strada Goitese GOITO «Non ne possiamo più». È questo il grido corale d’allarme delle persone che hanno i salotti e le camere da letto affacciate sulla ex statale Goitese. Un via vai continuo e costante, giorno e notte, imperterrito. Automobili, tir, corriere, moto e scooter che marciano sulla carreggiata che collega Mantova a Brescia. La zona calda si concentra soprattutto tra Guidizzolo e Goito, paesi colpiti al cuore e tagliati in mezzo dal traffico pesante. I malumori assopiti da oltre trent’anni iniziano a emergere soprattutto a Goito, dove alcuni cittadini sono snervati ed anche sfiniti. Come Renata Casara, una signora di 76 anni che abita poco sopra al semaforo vicino al bar Sordello. «Non si riesce a vivere qui - spiega la signora - sono arrivata persino a contare tutti i mezzi che passano in determinati orari del giorno e della notte. L’ultimo conteggio l’ho fatto venerdì scorso alla mattina, e dalle 6 alle 6.30 sono passati ben 634 veicoli». A buttare ulteriore benzina sul fuoco, nei giorni scorsi ci ha pensato un manifesto firmato dal sindaco Pietro Marcazzan esposto in giro per Goito. Sul foglio il sindaco ha espresso che «la tangenziale che taglierebbe fuori il paese è un’opera inutile». Non sono dello stesso avviso i cittadini che chiedono a gran voce che «venga ridotto il limite di velocità, oppure che venga rifatto tutto il manto stradale». Per rimanere nei dintorni del semaforo, le bariste del bar Sordello di Goito, Beatrice e Federica, spiegano che «anche se ormai siamo assuefatte al rumore in questo punto è come vivere sull’autostrada A4». Ma per le due donne il vero problema è lo smog «perché in alcune occasioni ci è capitato di soffiarci il naso ed è uscito muco nero». Sul piede di guerra ci sono un po’ tutti i cittadini, sfiniti dal passaggio dei mezzi pesanti, che ad alcuni non permette di dormire la notte. «Siamo disperati, quando siamo seduti sentiamo tremare tutto: pavimento, mobili, bicchieri nelle credenze. Viviamo male, le nostre orecchie hanno davvero bisogno di riposare». Alessandro Ponzoni 24/09/14 Torna all’elenco dei quotidiani dal CORRIERE DELLA SERA Venerdì 26 Settembre, 2014 - BRESCIA Aggressioni sui bus Garda e Valtrompia le linee più a rischio A Tormini rubate anche le telecamere a bordo Tutti le autolinee sono (potenzialmente) a rischio aggressioni, ma alcune linee sono più a rischio di altre. Quelle per la Valtrompia, ad esempio. Lo dicono, concordi, autisti e controllori. Uno di loro, un paio di giorni fa, ha affidato il suo sfogo alla pagina Facebook «Questa è Valtrompia»: «Lunedì, attorno alle 17, in territorio di Villa Carcina, sono stato colpito da un pugno di un ragazzo salito a bordo senza biglietto. Voleva acquistarlo sul mezzo pagando con 20 euro (il regolamento dice che si può pagare al massimo con una banconota da 10 euro). Mi sono comunque fermato in un bar per cambiare i soldi e dargli il resto. Ma lui ha sostenuto di avermi già consegnato i 20 euro. Dopo un breve diverbio fatto di insulti, prima di scendere mi ha colpito con un pugno e io ho risposto con un calcio». Mauro Ferrari, membro della Rsu e Rsl della Sia, dice di non essere riuscito a trovare conferme all’episodio, ma conferma che quella è una linea «calda». «Fino alla primavera scorsa — dice — su quella linea spadroneggiava una sorta di baby gang di una mezza dozzina di pakistani. Salivano tutti tra Sarezzo e Concesio. Ne hanno fatte di tutti i colori per più di un anno. Hanno smesso solo quando sono diventati maggiorenni». La maggiore età ha portato consiglio? «No, è solo che, a quel punto, sapevano che avrebbero rischiato guai giudiziari». C’è chi, alle linee a rischio, aggiunge anche quelle che fanno servizio sul lago di Garda e dintorni. «Qualche settimana fa — racconta Hassen Torkhani, tunisino, che fa da «guardaspalle» ai controllori per conto della Sia — una coppia di diciottenni, di Tormini, ha smontato e rubato le telecamere di sicurezza interne di un autobus. Per loro sfortuna, mentre le smontavano le telecamere li hanno ripresi e, qualche giorno dopo, li abbiamo identificati e bloccati qui in autostazione a Brescia». A febbraio di un anno fa, invece, sette ragazzi, tutti fra i 19 e i 20 anni, residenti a Gargnano, Vobarno e Sabbio Chiese, erano stati denunciati per violenza privata, lesioni personali, minacce aggravate, ingiuria e interruzione di pubblico servizio: a Idro, su un bus diretto a Storo nel giorno di Carnevale, avevano malmenato l’autista e alcuni passeggeri, rei di aver fatto loro notare che sul bus non si poteva fumare. Per evitare guai, il passaparola fra molti autisti ormai è unanime: «Su certe linee e dopo una certa ora, se qualcuno sale senza biglietto meglio far finta di nulla». Non dovrebbe andare così, ovvio. La direzione della Sia ha annunciato, a breve, «nuove iniziative di contrasto a comportamenti di cui purtroppo si legge sui giornali. È però necessario — aggiunge il direttore Roberto Salerno — un contributo vero e scevro da ideologismi da parte di tutti i soggetti coinvolti, dalla politica al sindacato, dagli utenti agli autisti, per ottenere un risultato realmente efficace». Luca Angelini Martedì 23 Settembre, 2014 - BRESCIA Santa Corona, guerra tra Civile e Regione Non c’è accordo sui costi della messa in sicurezza, mancano quasi 200 mila euro Tra un paio di mesi saranno dieci anni esatti dal sisma che la notte del 24 novembre del 2004 colpì il lago di Garda. La scossa che gettò nel panico migliaia di persone provocò danni per oltre 200 milioni di euro. Nello spazio di venti secondi il terremoto fu capace di lesionare interi edifici. Tra questi ci fu l’ospedale Santa Corona di Fasano, frazione del comune di Gardone Riviera. Quella notte la struttura venne evacuata immediatamente. I pazienti (erano circa un centinaio i posti letto) furono trasferiti altrove e nessuno ci fece mai più ritorno. Il Santa Corona infatti non riaprì più i battenti, anche se di quella struttura si continua a parlare e addirittura attorno a quell’immobile di pregio si è aperto un contenzioso legale tra gli Spedali Civili (proprietari dell’immobile) e Regione Lombardia. L’unità operativa di cardiologia riabilitativa del Civile che lì si trovava fu infatti spostata a Gussago in un edificio di proprietà della fondazione Richiedei dove è attualmente, ma questo non risparmiò l’immobile da interventi di messa in sicurezza finiti ora al centro della guerra di carte bollate. Nel 2007 Regione Lombardia approvò il progetto di ripristino dell’edificio, rientrante nella categoria “beni culturali”, per un importo di 648mila euro, cifra che però nel marzo di quest’anno il Ministero dei Beni Culturali ha rideterminato in 459mila euro. Un ricalcolo che non ha trovato d’accordo gli Spedali Civili: l’azienda ad agosto di quest’anno ha così fatto ricorso al Capo dello Stato. Fino al 2008 tutto filò liscio. A novembre 2007 il decreto della Gestione Commissariale Sisma liquidò il primo acconto di 259mila euro mentre il secondo acconto, 194mila euro, venne liquidato all’azienda ospedaliera a dicembre 2008. All’appello mancavano però altri 189mila euro. Nel 2010 l’azienda chiese l’erogazione del saldo del contributo approvato ma non ci fu nessuna risposta. Nel 2011 ci riprovò ma stesso esito. Stessa cosa nell’ottobre del 2013. È solo a marzo di quest’anno che il Ministero informa il Civile che è stato rideterminato «il contributo a consuntivo stante la ritenuta parziale conformità degli interventi alle prescrizioni del Ministero». Qualche giorno dopo venne così approvata la liquidazione della rata a saldo che invece di essere di quasi 200mila fu di poco più di 5mila euro. Il direttore generale del Civile, Ezio Belleri, si limita a dire che si tratta solo di «divergenze di rendicontazione e che la volontà dell’azienda non è certo quella di arrivare ad una sentenza ma di trovare con Regione Lombardia una soluzione al problema». Opinioni diverse sulla rendicontazione delle spese che impediscono di prendere delle decisioni chiare circa il futuro dell’ormai ex ospedale di Fasano. «Non c’è ancora stata nessun tipo di decisione al riguardo – ha dichiarato il direttore Belleri -. Stiamo facendo delle valutazioni anche alla luce di quella che sarà la riforma del sistema sociosanitario lombardo». Tra le opzioni c’è anche la possibile alienazione dell’immobile. «Questa è di certo uno dei progetti sul tavolo» conferma Belleri. Di vendere il Santa Corona se ne era già parlato anche nel 2008. L’azienda ospedaliera quell’anno aveva infatti chiesto all’amministrazione comunale di Gardone Riviera un cambio di destinazione d’uso, da sanitario a residenziale, della struttura di Fasano. «Il cambio di destinazione a residenziale è sempre stato negato dal consiglio comunale e ad oggi la decisione non cambia. Al massimo – sottolinea Andrea Cipani, sindaco di Gardone Riviera – è possibile il passaggio a destinazione alberghiera». Silvia Ghilardi Mercoledì 24 Settembre, 2014 - CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO Turismo, ok al disegno di legge Emendamenti accolti, voto unanime in commissione TRENTO — Via libera all'unanimità, in seconda commissione del consiglio provinciale, al disegno di legge sul turismo, a firma dell'assessore Michele Dallapiccola. I punti cardine sono la ridefinizione del ruolo di Trentino marketing, per iniettare maggiore efficienza nella spesa in vista di tempi bui, e l'ingresso delle Pro Loco nel sistema in qualità di «soggetti strategici». In ballo c'erano anche i disegni di legge di Walter Viola (Pt) di Pietro De Godenz (Upt). Entrambi gli hanno ritirati, dopo l'accettazione di alcuni emendamenti. Viola ha apprezzato in particolare l'accoglimento della sua richiesta «di promuovere la concertazione tra Provincia e principali attori del turismo trentino in merito al marketing turisticoterritoriale» e alla qualificazione dell'offerta. Per questo il disegno di legge della giunta prevede «idonee e sistematiche forme di consultazione e collaborazione». Inoltre «l'altra ragione che ha indotto Viola ha confluire con le sue proposte nel ddl dell'assessore è l'urgenza di dare subito alcune risposte al settore turistico senza attendere la riforma complessiva del comparto». Viola ha segnalato anche l'emendamento da lui concordato con il collega De Godenz e l'assessore «per rafforzare la Card, che andrà definita con le categorie economiche e informando sulle modalità attuative della norma anche la commissione consiliare. E ha ricordato l'accoglimento della proposta di modifica sui Bed & Breakfast», che potranno avere 4 camere, non solo un massimo di 3. Ill vero nodo del settore turistico non entrerà in questa legge, ma in finanziaria, come ha assicurato Dallapiccola: «Tra gli strumenti che metteremo in campo vi sarà anche la nuova tassa di soggiorno». A tal proposito Viola, che è all'opposizione, ha evidenziato che gli aspetti migliorativi introdotti in questo ddl non sono risolutivi. «La mia — ha chiarito — è un'apertura di credito per inserire meno parole e più fatti nel comparto turistico». Si è quindi augurato che «a quest'apertura di credito corrisponda una rinnovata capacità propositiva della giunta, viste le criticità che il pur forte comparto turistico sta attraversando». Viola ha notato che il ddl non dice nulla dell'imposta di soggiorno, sulla quale ha detto di avere ancora forti perplessità. «La giunta non ha ancora chiarito il "come" introdurre quest'imposta. Sarà fondamentale «capire chi decide il quantum, chi decide a cosa serve e come verranno utilizzati i fondi ricavati sia a livello provinciale che territoriale». Inoltre il ddl non parla dell'indotto più prossimo al turismo. Per questo secondo Viola servirà un confronto stretto sia con le categorie che con i territori, confronto «quasi più importante della scelta pro o contro l'imposta». Dal canto suo De Godenz ha aggiunto che «ora ci sarà da lavorare per le fusioni delle Apt e per i progetti inter-ambito». 24/09/14 Torna all’elenco dei quotidiani
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