1. Nel territorio 2. Nel territorio 3. Nel territorio 4. Il Fondo del Direttore IL BISOGNO NON E’ SALUTARE “La Regione, assieme al suo cuore pulsante che è Roma, ha deciso di dare a qualcuno i propri rifiuti. E a chi darli, se non agli stessi cui si sta togliendo il diritto d’accesso alle cure?” di Maurizio Archilei Nel numero che avete tra le mani è possibile individuare un filo conduttore tra alcuni importanti argomenti. Iniziamo dal più recente e ambientalmente devastante: la perdita dall’oleodotto dell’ENI a Maccarese. Che si tratti di furto, come ormai è quasi certo, o di incidente dovuto ad un collasso dell’infrastruttura, l’argomento resta fortemente legato agli altri temi principali. In ogni caso, infatti, la causa del disastro ecologico sta nel bisogno. Semplice da vedere nel caso si tratti di furto, esso non è fuori dei giochi nemmeno nell’ipotesi del cedimento strutturale: la manutenzione costa e in tempi di crisi si gioca sempre più sul filo, risparmiando (è un costume tristemente diffuso) quasi sempre sulla sicurezza. Soprattutto se si tratta della sicurezza altrui. E qui arriviamo direttamente ad un altro tema: il tentativo di sopprimere definitivamente l’ospedale di Bracciano. La motivazione è banale: la sanità del Lazio è un colabrodo (ovviamente non per motivi metafisici, ma a causa di persone ben note come la famosa “Lady ASL”) tanto che in 7 anni non si e ancora riusciti ad uscire dal commissariamento. Tagliare, quindi, diventa la parola d’ordine. Ma, come cerchiamo di spiegare in queste pagine, i tagli non sono affatto equi, e finiscono per colpire un comprensorio che, se pure non se la passa peggio di altri, rischia presto di raggiungere gli ultimi della classe a causa del fatto che, da tagliare, qui è rimasto poco e niente. Ma la Pisana ha bisogno, e quindi bussa. E lo fa anche per un’altra ragione: stavolta per dare anziché avere. La Regione, assieme al suo cuore pulsante che è Roma, ha bisogno di dare a qualcuno i propri rifiuti. E a chi darli, se non agli stessi cui si sta togliendo il diritto d’accesso alle cure? Del resto che attorno alle discariche alcune patologie aumentino di incidenza è un fatto acclarato, ma ancora non è stata dimostrata e accettata scientificamente alcuna relazione statistica di causa effetto. E così, noi abitanti dell’ex provincia nord della capitale, dovremmo in un sol colpo rinunciare ad un ospedale e accettare che la discarica di Cupinoro diventi più grande, più pericolosa, più sporca di quanto già non sia, con tanto di impianti industriali che la trasformino in un gigantesco polo che, mentre fa scempio del bisogno della popolazione locale di vivere in un luogo salubre, produttivo e gradevole, sia capace di soddisfare i bisogni imprenditoriali e particolari di qualcuno, nonostante le molte ombre che sulla discarica ormai aleggiano in numero sempre più consistente. Sullo sfondo di questo desolante quadro la nuova Città Metropolitana rappresenta un po’ il simbolo di questo corso storico: un’istituzione che allontana i cittadini dal luogo in cui si prenderanno le decisioni che su di loro ricadranno, e che andranno accettate perché ce n’è bisogno. Che si tratti della chiusura dell’unico ospedale raggiungibile in meno di un’ora, della creazione di un polo regionale dei rifiuti o perfino di un disastro ambientale dalle dimensioni ancora da definire. Vedendo quante conseguenze negative ha il bisogno per la nostra dignitosa sopravvivenza, non si può che dar credito al preambolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948), nel quale la libertà dal bisogno (assieme a quella dal timore, di parola, e di credo) è descritta come la più alta aspirazione che l’uomo possa nutrire. Per quanto possibile, iniziare a smettere di accettarlo come giustificazione per qualsiasi cosa sarebbe cosa giusta e salutare. 5. Nel territorio 6. Terzo Incomodo LADISPOLI, I CONSIGLIERI CAGIOLA E RUSCITO, REALTÀ NUOVA, RISPONDONO “Noi siamo all’opposizione. Il sindaco Paliotta arriverà a fine mandato se lui per primo lo vorrà” di Eugenio Vallone Al consigliere Piero Ruscito, a titolo personale: “Lei ha sfidato Paliotta alle elezioni perdendole per pochi voti. Se da allora fosse stato invece Lei il sindaco, cosa crede sarebbe cambiato a Ladispoli? Dire oggi cosa sarebbe cambiato sotto la mia gestione e’ ormai fuori luogo, in quanto in questi anni e’ cambiato completamente il quadro politico e molta acqua e’ passata sotto i ponti: molto meglio dire e raccontare cosa fare ora ed in futuro, fino a fine legislatura. E sempre a titolo individuale, ad Emanuele Cagiola, abbiamo domandato: “Lei è stato politicamente molto vicino a Santino Esigibili: cosa l’ha spinta ad abbandonare quel percorso?” Se Il percorso politico non cambia insieme alla società si rischia di rimanere antichi e fuori giuoco. La politica di oggi va interpretata contestualmente alle esigenze dei cittadini e non sulle posizioni ideologiche o di corrente politica. Successivamente abbiamo focalizzato sul gruppo consiliare unitariamente inteso, chiedendo di commentare, attraverso le posizioni di Realtà Nuova, le seguenti argomentazioni: E’ ufficiale che siete passati in maggioranza con Paliotta? No, Noi non ci collochiamo in maggioranza, siamo una forza di opposizione che ha posto degli obbiettivi da raggiungere insieme a chi collabora per lo sviluppo sociale ed economico per la città. La nostra posizione di controllo rimane chiara e precisa in aula e nelle commissioni consigliari. Siete, in linea di pensiero, sulla stessa lunghezza d’onda se parliamo di urbanistica, di piani integrati e di 167 rispetto alla linea della maggioranza? Abbiamo chiare idee su piani integrati e 167 la nostra azione punta verso uno sviluppo sostenibile della città. A fiuto: avete sentore che l’amministrazione Paliotta resterà in carica fino a fine mandato? Il sindaco Paliotta arriverà a fine mandato se lui per primo lo vorrà. A fronte delle esternazioni del delegato al bilancio Giovanni Crimaldi circa il milione di euro di riduzione sulla Tari, se si dice “POLPETTA”, come commentate? Quando un Consigliere comunale fa queste esternazioni, dovrebbe farsene carico anche dal punto di vista legale e spiegarle nelle sedi competenti; in caso contrario se le risparmi per il rispetto di tutti. A fronte dell’indagine della procura sul caso Cerasa (ex pres. C.C. Civitavecchia) e delle esternazioni trapelate durante un interrogatorio, se sulla stampa si riporta “POLITICI DI LADISPOLI E CERVETERI COINVOLTI IN UN PRESUNTO GIRO DI RACCOMANDAZIONI DI PROSTITUTE”, Realtà Nuova come commenta? Chi si comporta non compatibilmente nel rispetto delle leggi dello stato e del rispetto dovuto alla comunità va punito ed allontanato dalle istituzioni, accertato il reato naturalmente e non sparando nel mucchio come oggi si tende a fare sulla stampa. Un ex funzionario del comune di Ladispoli, non specificando (ancora) i nomi dei politici indirettamente chiamati in causa, ha detto che nel NUOVO MC DONALD’S di Ladispoli sarebbero stati assunti parenti di amministratori in carica. Come commentate, da consiglieri comunali la pesante accusa? Il Mc Donald’s ha provveduto a fare delle selezioni pubbliche dove sono stati selezionati degli aspiranti lavoratori. Le accuse si fanno carte e prove alla mano e soprattutto in procura della Repubblica dove si puo’ accertare la compatibilità della denuncia. Prendiamo le distanze da chi utilizza metodi diversi. Bilancio Ladispoli: lo avete studiato bene? E’ congruo e coerente a vostro avviso? Sul bilancio la nostra posizione e’ stata critica verso chi ha ridotto i Comuni a proporre emendamenti nell’ordine di poche migliaia di euro. Poteva essere un’ occasione di pianificazione del lavoro di un anno per il nostro comune, invece tutto si e’ ridotto ad elencare la lista della spesa stilata dai nostri tecnici. Abbiamo abbandonato l’aula al momento della votazione. Qui la maggioranza avrebbe potuto fare di meglio anticipando di qualche mese la presentazione del documento preventivo. Quanti “centro destra” ci sono oggi a Ladispoli? segue su baraondanew.com 7. Nel territorio 8. L’Ospite LADISPOLI, COME GALOPPA IL DEBITO. NEL MENTRE IL PIATTO PIANGE Cause, effetti e prospettive sul debito e la gestione del Comune di Ladispoli. Incontriamo il consigliere comunale Eugenio Trani, delegato ai tributi ed aziende municipalizzate, nonchè presidente della commissione Bilancio, il quale spiega perchè Ladispoli non è poi così “virtuosa” in materia di finanza pubblica. di Eugenio Vallone Qualche giorno fa il presidente del consiglio comunale Giuseppe loddo ha letto la relazione trimestrale di cassa del Revisore dei conti Dott. Ferri, dove si evidenzia un’anticipazione di tesoreria di oltre 10 milioni e 500 mila euro. A colpo d’occhio la situazione della finanza pubblica locale sembrerebbe molto grave. E’ così? L’anticipazione di tesoreria di per se non è nulla di grave ed ha ragione il sindaco che con l’incasso dei ruoli Tasi, Imu e Tari il debito si dovrebbe assottigliare. Dovrebbe...Ma Quando si afferma che Ladispoli è un comune virtuoso nella gestione delle risorse rispetto ai servizi offerti, si dice il vero? Purtroppo anche io leggo ogni tanto sui giornali di “virtuosità” del nostro Comune, ma in realtà l’Ente, come altri, ha delle difficoltà. Qual è ad esempio la situazione delle entrate correnti in rapporto alla pressione fiscale? Le entrate correnti tendono a peggiorare nonostante un aumento della pressione fiscale; ricordo che l’amministrazione comunale ha l’addizionale al massimo, 0.8% e l’Imu sulle seconde case sempre al massimo, 10,6 per mille; l’amministrazione ha deciso di compiere uno sforzo per l’anno 2014 e una scelta politica diminuendo la pressione fiscale sulle aziende portando l’aliquota dal 9 al 7,6 per mille Qual’è la principale causa da cui dunque scaturisce l’indebitamento? Dalla presenza negli anni passati di debiti fuori bilancio Circa le anticipazioni di tesoreria, qual è il reale livello di allarme della situazione? Circa il ricorso alle anticipazioni di tesoreria c’è da dire che l’analisi del livello di indebitamento permette di verificare la sostenibilità del bilancio di un ente nel medio periodo. Il ricorso al debito non è di per se negativo, ma certamente richiede una gestione attenta ed equilibrata, perchè gli oneri finanziari producono effetti sui bilanci per un arco di tempo pluriennale e incidono sulla sostenibilità finanziaria dovendo inoltre coniugarsi con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo. Di cosa risente l’azione amministrativa in questo quadro? Della mancanza di flessibilità di bilancio: la capacità di liberare risorse offre disponibilità da destinare alle politiche. Il sindaco Paliotta, nella strategia di rientro, ha menzionato milioni di euro non trasferiti ancora dalla Regione Lazio e somme recuperabili ma ancora da recuperare. Tecnicamente cosa accade? Si tratta dei cosiddetti residui attivi. L’elevata presenza di essi è dovuta alla mancanza di pagamenti di crediti, nella fattispecie da parte della Regione Lazio nei confronti di Ladispoli per oltre 10.000.000 di euro. A ciò si aggiungono le difficoltà dell’Ente a incassare somme come Tarsu e Tares, e adesso Tari per gli anni dal 2009 al 2013, per oltre 5.000.0000 di euro. Lo stato che ruolo gioca in tutto questo? Ci si muove in un quadro di continui tagli ai trasferimenti e spesso in assenza di informazione certa da parte dello Stato. La mancata disponibilità della tassazione locale di cui una parte è DERUBATA dallo Stato centrale per alimentare il Fondo di Riequilibrio e la continua modifica delle norme relative alla fiscalità locale rendono sempre più complicato costruire i bilanci e dare risposte ai cittadini. 9. Nel territorio 10. L’Ospite LADISPOLI, INCONTRIAMO LA CARITAS: CHI SONO I POVERI? DA DOVE VENGONO? QUAL È IL RUOLO DELLA CHIESA OGGI? Intervista a Don Emanuele Giannone di Angelo Alfani Don Emanuele chi sono i poveri? Povero è chi rimane solo. Chi non ha affetti, una famiglia, una comunità. Ho visto nei villaggi africani chi con pochissimo vive in maniera dignitosa; vedo nelle nostre comunità chi con molto di più vive nell’indigenza. Poi ci sono i nuovi poveri: chi non è efficiente abbastanza per competere. Potremmo parlare di poveri creati dal sistema. Quanto sono diversi i poveri delle periferie a rischio della nostra città e la povertà presente nelle zone rurali? I primi vivono in un appartamento fatiscente i secondi in delle misere baracche. Ma entrambi non sperano più. I loro occhi si sono spenti. Sono stanchi di trovare, ogni volta che provano ad uscire dal loro isolamento, muri, pregiudizi e diffidenza. Nel decennio ladispolano ha avuto modo di verificare un aumento esponenziale ed il cambiamento nella provenienza sociale e nazionale? Nel 2000 c’era soprattutto la strada. Poi la povertà è entrata nelle case. Prima l’aver fatto i conti male con il mutuo, quindi fino al 2008 la crescita dell’indebitamento e poi la catastrofe con la perdita del lavoro. La perdita del lavoro ha colpito il ceto medio, la famiglie che sono la vera ricchezza di una società. Gli stranieri sono stati i primi ad esser colpiti: hanno una rete di protezione più fragile, ma pian piano la mancanza di lavoro ha colpito tutti. A parte i fratelli presenti da anni quante migliaia di altri “schiumati” da guerre e tragedie indicibili sono passati attraverso l’assistenza della Chiesa per camminare poi verso altri paesi europei? Il nostro territorio è molto frequentato. Roma, l’aeroporto, la presenza del C.A.R.A a Castelnuovo, del C.I.E a Ponte Galeria ricordano che il nome della nostra diocesi, Porto – Santa Rufina, oltre ad essere un territorio è anche una vocazione. Siamo una porta per l’Europa. Chi viene dall’estero si comporta esattamente come farei io se dovessi recarmi in luogo estraneo: cercherei di raggiungere familiari o amici o conoscenti o connazionali. Gli stranieri cercano a maggior ragione dei legami e dunque vanno in Francia, in Germania o restano in Italia a seconda del paese dove sanno di ritrovare qualcuno. I migranti non sono avventurieri, ma sono persone che vogliono costruire un futuro. Italiani e stranieri di fronte alla povertà hanno un comportamento dissimile? Il comportamento difronte alla povertà cambia a partire dall’educazione ricevuta, dalla moralità, dalla personalità; dalle possibilità che ciascuno di noi pensa di avere: penso di ritornare a casa a seconda se ho o non ho una casa, se ho o non ho chi mi vuol bene; avere la casa a mille kilometri è diverso che averla a quattromila e magari sapere che i miei hanno venduto tutto per mandarmi in Europa. Come sono visti dai nostri connazionali questi deboli tra i deboli? E’ complicato rispondere a questa domanda. Mediamente non sono sentiti come fratelli. Il nostro concetto di comunità non è proprio evangelico. Ma tanto dipende anche dallo “stato d’animo”; oggi sento che devo dargli la mano domani oppresso da tante difficoltà sono pronto ad attribuire allo straniero tutte le cause della mia insicurezza esistenziale. In fondo la povertà, che per noi è soprattutto disuguaglianza, è un po’ come la guerra. Distrugge tutto, anche le cose buone che ognuno ha nell’animo. E’ mia convinzione che solamente i religiosi, siano essi cristiani o mussulmani, abbiano la capacità di offrirsi al fratello abbandonato senza chiedere nulla in cambio, a differenza dei laici che comunque debbono mostrarsi, farsi riconoscere, ottenere altro in cambio della loro “beneficenza”. E’ d’accordo? La mia storia di fede, l’amore per Gesù Cristo, mi hanno certamente aiutato ad amare le persone, la vita e il Creato. Amo tanto le cose che vorrei che tutti ne fossero partecipi. Ripudio ogni possesso di cosa o persone, solo per una soddisfazione personale. Per stare accanto ai poveri bisogna essere poveri e si può amare la povertà solo se si ama tutto senza la bramosia del possesso. Scoprire di essere amati da Dio cambia radicalmente la vita ed amarlo ci porta a vivere nella storia partecipando della sua intenzione di liberare ogni uomo dal peccato, dall’ingiustizia e dal tarlo del possesso. Auguro a tutti di scoprire quest’amore nella propria vita. Dice l’Apostolo Paolo: “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”. 11. Nel territorio 12. L’Ospite LADISPOLI, LA FORZA DEL VOLONTARIATO Intervista a Marilena Cavallero, segretaria dell’A.V.O Ladispoli (Associazione Volontari Ospedalieri) I volontari operano presso l’Ospedale di Bracciano, la R.S.A. Luigi Gonzaga, il Nido dei Nonni, la R.S.A. di Trevignano. Si preparano inoltre per la Casa della Salute di Ladispoli-Cerveteri. di Carla Zironi “Tu ti preoccupi sempre degli altri. Si è vero. Lo faccio perché so come ci si sente quando nessuno si preoccupa di te”, e questa citazione non è solo un attestato di solidarietà, ma è anche un valore di cittadinanza che si traduce nel volontariato. Un numero imprecisabile di persone, quasi un popolo, è sempre pronta a dare una mano, a dare rinforzo nelle situazioni critiche, a colmare le lacune del sistema. Non chiedono nulla in cambio, ma danno tanto del loro tempo, del loro vivere quotidiano. E Ladispoli è presente. Per saperne di più, per tracciare un identikit del volontario, parliamo con Marilena Cavallero, segretaria dell’A.V.O (Associazione Volontari Ospedalieri di Ladispoli), da quattro anni in pensione dopo l’ultimo incarico di controller amministrativo del servizio commerciale presso due grandi aziende del settore telecomunicazioni, prima a Milano e poi a Roma. Piemontese, dai toni pacati e gentili traspare una serena determinazione: “Il mio impegno nell’associazione è dovuto a tanti motivi ma le ragioni che ritengo più esaustive sono perché mi consente di esprimere valori di riferimento come attenzione umanitaria, altruismo, perché svolgendo una funzione sociale diventiamo più attenti alle esigenze degli altri, impariamo ad impegnarci verso il prossimo”. Come si svolge la sua azione? “Mi occupo anche di rapporti con le associazioni del nostro territorio – spiega la si.gra Cavallero – e come tutti i volontari dell’AVO presto servizio di assistenza alle persone fragili. Porto il mio aiuto al Centro Diurno di Salute Mentale di Ladispoli e presso lo sportello di accoglienza della nostra sede di Via Anzio 18 in collaborazione con il Progetto Humanitas”. Qual’è la giornata tipo di un volontario A.V.O? A.V.O. è nata come Associazione Ospedaliera, tuttavia le profonde trasformazioni della nostra società, la longevità, l’emergenza anziani , l’immigrazione e giovani con disagi, una Sanità Italiana che si trova ad affrontare momenti di grave difficoltà in tutto il Paese, tracciano per l’A.V.O. cammini diversi da quelli del passato. I nostri volontari operano presso l’Ospedale di Bracciano, la R.S.A. Luigi Gonzaga, il Nido dei Nonni, R.S.A. di Trevignano, assistenza domiciliare e ci stiamo preparando per iniziare il nostro servizio presso la Casa della Salute di Ladispoli-Cerveteri. Per accedere all’A.V.O occorre fare il corso di in- gresso che si tiene in media due volte l’anno e dura circa un mese con frequenza di due volte la settimana. L’impegno del volontario A.V.O è in media di due ore/giorno per circa due o tre volte la settimana, assolutamente senza alcuna retribuzione. Durante l’anno si tengono corsi di formazione e informazione per tutti i soci. Una volta ogni quindici giorni i volontari si incontrano nella sede per uno scambio di opinioni e nuove proposte. Un gruppo di volontari si dedica anche alla stesura di bandi, organizzazione di iniziative a sostegno dell’ associazione, monitoraggio delle attività, etc. Poi ci sono direttivi e assemblee. Come si può vedere la giornata di un volontario è piuttosto intensa, ma sempre supportata dal desiderio di aiutare le persone bisognose”. Quali le rose e quali le spine nell’adempimento di questo servizio ausiliario a beneficio della comunità? “Il volontario rappresenta quella “persona significativa” che, in collaborazione con gli operatori socio-sanitari, permette alle persone in difficoltà non solo di mantenere e/o riprendere le proprie attività fisiche o psichiche ma di condividere i propri vissuti, di poter parlare con persone che si dedicano completamente a loro senza chiedere nulla in cambio. Un sorriso, un cambio di umore in positivo da parte degli assistiti, aiuta il volontario a sentirsi gratificato e a continuare il suo servizio. Purtroppo ci sono anche i lati negativi: difficoltà nel trovare finanziamenti per mandare avanti l’associazione – dichiara la sig.ra Cavallero - difficoltà nel reperire persone che abbiano il desiderio di dedicare un po’ del loro tempo a beneficio della comunità, difficoltà nel fare rete con altre associazioni. Il nostro impegno e la nostra volontà di aiuto sono grandi, ma per soddisfare le tante richieste di intervento occorrono maggiori forze: confidiamo nell’ aiuto delle Istituzioni Pubbliche e dei cittadini”. 13. Nel territorio 14. Nel territorio ANGUILLARA: SCOPERTA DISCARICA ABUSIVA DA 15.000 METRI CUBI Colto in flagrante l’imprenditore pirata e altri 5 soggetti grazie alle videotrappole della forestale Cosa può spingere un 67enne a trasformare un terreno in una discarica abusiva? È la domanda retorica che viene in mente apprendendo della scoperta che il Corpo Forestale provinciale di Roma, di stanza a Manziana, ha fatto ad Anguillara Sabazia. Ignoranza, sete di lucro, disprezzo per le regole, per la salute e per il territorio in cui si vive le uniche risposte possibili. Il responsabile del misfatto, G.P., 67 anni di Anguillara, è stato sorpreso proprio mentre scaricava materiali di scarto provenienti da attività edile utilizzando un camion con il pianale ribaltabile posto sotto sequestro dagli agenti. L’attività clandestina, che configura un reato punibile con un arresto da tre mesi ad un anno o il pagamento di un’ammenda tra i 2.600 ed i 26.000€, andava avanti da diverso tempo, tanto che le indagini, condotte nel corso degli ultimi mesi, si sono avvalse anche di strumenti di videosorveglianza attraverso i quali sono stati individuati, per ora, 6 personaggi. L’ area interessata è prossima alla zona artigianale del comune di Anguillara, dove sono stati individuati circa 15.000 mc di rifiuti abbandonati, tra cui anche materiali pericolosi. Sulla vicenda sono in corso le indagini da parte della Procura. Aurelio Zirchiami ENEA CASACCIA, DAI RIFIUTI SI ESTRAGGONO MATERIALI PREZIOSI Siamo sempre attanagliati dall’obbligo di trovare un posto dove smaltire i rifiuti. Oggi, dai laboratori dell’ENEA di Casaccia, alle porte del comune di Anguillara. Si tratta di recuperare materiali preziosi, tra cui oro e argento, da rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, computer, cellulari, batterie al litio, pannelli fotovoltaici. Grazie a ROMEO (Recovery Of MEtals by hydrOmetallurgy) è possibile. Presentato anche ASTRO: si tratta di una tecnologia brevettata dall’ENEA che consentirebbe di produrre in loco compost dai rifiuti organici di piccole comunità, quali condomini, mense, hotel. Il compostatore collettivo è stato già sperimentato con successo per i rifiuti della mensa del Centro di Ricerche ENEA di Casaccia. La tecnologia per il compost si integra con il sistema per il monitoraggio ambientale dei processi di compostaggio dei fanghi di depurazione, sia per quanto riguarda la gestione ottimale del ciclo di trattamento con analisi ambientali e valutazioni tecnico-economiche sia per l’individuazione dei loro possibili utilizzi. Insomma, non tutto il male viene per nuocere. 15. Nel territorio LADISPOLI, S’INTRUFOLANO NELL’EX ALBERGHIERO L’istituto delle promesse non mantenute, sogno proibito di alcuni politici locali, ora è un pericolante rudere sopra la testa dei Ladispolani L’ultimo Episodio. Nelle scorse settimane dei vandali sono entrati abusivamente dentro l’edificio dell’ex alberghiero di Ladispoli, in Via Ancona, ed hanno lanciato oggetti dalla finestra dell’ultimo piano senza curarsi di chi passasse sul marciapiede sottostante. Bottiglie, calcinacci, scope e altri oggetti sono volati da oltre 15 metri per cadere come meteore sopra la testa dei passanti. Per fortuna nessuno è stato colpito ma l’episodio avrebbe potuto avere più temibili risvolti. Solo la segnalazione alle forze dell’ordine e alla nostra testata da parte di alcuni esercenti, ha permesso che sul posto intervenisse una pattuglia dei Carabinieri e dei Vigili Urbani e che all’increscioso episodio fosse dato il giusto rilievo mediatico. Purtroppo dopo l’arrivo delle forze dell’ordine i “bravi” si erano già dileguati fuggendo dall’ingresso posteriore di Via Fiume. Nei giorni successivi al misfatto gli uomini dell’Arma hanno fatto altre perlustrazioni sul posto ma sembra che non ci siano indizi sufficienti per incastrare i teppisti da strapazzo autori della bravata. Un edificio pericolante. Per dovere di cronaca dobbiamo anche ricordare come negli anni precedenti al trasferimento degli studenti nel nuovo alberghiero, la struttura avesse già accusato segni di cedimento strutturale che lasciavano quantomeno supporre ad una celere ristrutturazione e messa in sicurezza dell’artefatto. Così non è stato. Una storia che parte da lontano. Questa “novella” è la palese dimostrazione di come la politica sia poco affidabile quando fa promesse. Difatti sono quasi 2 anni che l’ex alberghiero, promesso al comune di Ladispoli dall’attuale Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (BaraondaNews fu testimone in diretta della promessa dell’allora Presidente di Provincia ospite presso il nostro stand alla Sagra del Carciofo ndr) versa in completo stato di ab- bandono. Perché nessuno interviene? Molti i progetti che erano stati concepiti sulla struttura: chi voleva farci un Hospice - e ci si spese anche in campagna elettorale racimolando un discreto numero di consensi - , chi invece avrebbe preferito che si tornasse alla vecchia utopia dell’albergo in pieno centro cittadino. A quanto pare nulla di tutto ciò si è avverato perché la beffa e contro-beffa era dietro l’angolo. L’ex Alberghiero pegno delle banche? Già, è questa la voce che circola. Sembra che il Signor Zingaretti, invece di cedere il palazzo al Comune di Ladispoli, abbia utilizzato la struttura fatiscente di Via Ancona come garanzia bancaria al fine di ottenere un prestito per la costruzione della nuova sede Provinciale. Quindi, fino a quando l’operazione non sarà conclusa il rudere pericolante rimarrà in piedi (se non crollerà prima) solo per i fasti di Palazzo Valentini. Spiegazioni. Pur comprendendo l’imbarazzo, ci farebbe piacere che il sindaco di Ladispoli o il consigliere metropolitano Ascani oppure altri consiglieri ben informati sui fatti, informino adeguatamente i cittadini sul destino dell’edificio in modo che se qualcosa di imprevisto dovesse accadere si possa facilmente escludere la responsabilità diretta di qualcuno per distinguere bene quella di qualcun’altro. D.P. 16. Nel territorio 17. Nel territorio 18. Nel territorio 19. Nel territorio 60 IMMIGRATI IN VIA DI TRAGLIATELLA, MA NON CHIAMATELO “CARA” La sinergia di diversi enti per mettere in campo percorsi individuali di inserimento Tra Cerveteri, Anguillara e Fiumicino, in via di Tragliatella, sono tornati i richiedenti asilo a un anno e mezzo di distanza dalla chiusura del CARA della “Vignarella”. Tuttavia non si tratta di un nuovo CARA, ma di uno SPRAR: Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati. Una differenza di contenuto, dato che tali strutture nascono come sistema di accoglienza diffuso con l’obiettivo di inserire singoli nuclei familiari in comunità locali di piccole dimensioni. Col fallimento del modello dei CARA (alta densità di ospiti spesso con un gruppo etnico prevalente, presenza di donne e minori) Il Ministero dell’Interno e l’Ufficio Immigrazione del Comune di Roma hanno avviato la sperimentazione degli SPRAR adattandone l’idea a piccoli gruppi. 6 mesi (prorogabili ulteriormente a seconda della risposta dei singoli soggetti) è il tempo dell’ospitalità in cui i ragazzi, quasi tutti tra i 20 ed i 30 anni, sono seguiti costantemente dalla cooperativa che gestisce la struttura (due volte al mese si sostengono colloqui individuali), ma anche dall’ASL e dall’Ufficio Immigrazione di Roma che periodicamente monitora i risultati. Sono il direttore del distretto ASL RMF3 Riccardo Petrini e la coordinatrice del PUA Patrizia Guastini a parlare esplicitamente di piani assistenziali individuali. I ragazzi, cui sono stati assegnati dei medici di base, sono stati valutati attentamente per verificare la necessità di sostegni psicoteraupetici dovuti a traumi ed esperienze devastanti riscontrate in alcuni casi. In corso anche l’esame di medicina legale per stabilire la compatibilità delle cicatrici con i racconti forniti, al fine dell’ottenimento dell’asilo politico. Sempre in collaborazione con l’ASL e in vista della stesura di un protocollo d’intesa tra lo SPRAR e il Distretto F3, sono stati elaborati diversi progetti di integrazione, tra cui una fattoria sociale, una piccola falegnameria e un corso di formazione sull’igiene alimentare, personale e degli ambienti. Grazie al contributo con l’istituto professionale Cattaneo, contattato attraverso l’assistente sociale del PUA, 4 dei 60 ospiti hanno ripreso un regolare corso di studi (approssimativamente il 50% degli immigrati possiede un’istruzione media, 10-20% è diplomato, 10% laureato), mentre uno di loro si è iscritto autonomamente ad una terza media ed un altro sta seguendo un corso da magazziniere. Per tutti, all’interno della struttura, corsi di italiano. Una nuova organizzazione delle attività che rispecchia un rinnovamento anche della struttura: realizzati impianti di riscaldamento, un impianto di depurazione acque per l’arsenico, caldaie, impianto del gas. Circa 30€ al giorno la quota per ospite che lo stato concede e con la quale la cooperativa affronta manutenzione, catering, affitto, utenze, tasse scolastiche, materiali di studio, medicine, materiale igienico personale e pagamenti per l’equipe. Spese nelle quali non rientra il trasporto al difuori del comune di Roma. Problema forse superabile attraverso un’istanza che, partendo dai servizi sociali del Comune di Anguillara, arrivi al Ministero degli Interni per cercare una convenzione con le ditte locali di trasporto. «Abbiamo bisogno di abiti invernali in buono stato – conclude il coordinatore dell’equipe Marco Bono – ma anche di volontari tirocinanti ai quali siamo in grado di riconoscere crediti utili per percorsi universitrari. Le nostre porte sono aperte a chiunque, anche a chi volesse venire qui solo per leggersi un libro o navigare con la WiFi». M.A. A BREVE L’INAUGURAZIONE DEL CENTRO GIOVANILE DEDICATO A MARCO PATRIARCA Ladispoli. Sembra che finalmente i lavori per il completamento del centro di Aggregazione Giovanile, sito in viale Mediterraneo nella zona Cerreto, siano in dirittura di arrivo. A breve la struttura sarà inaugurata e intanto si è già deciso a chi intitolarla: porterà il nome di Marco Patriarca. Il giovane 17enne che perse tragicamente la vita nel 2010 in un incidente sulla via Aurelia, mentre si recava a scuola. Circa la motivazione ufficiale sulla scelta del nome, si è espresso il consigliere delegato alla toponomastica Nardino D’Alessio che ha così dichiarato: “Marco Patriarca era un ragazzo della nostra comunità, viveva la sua vita di studente presso il liceo scientifico Sandro Pertini di Ladispoli. Un ragazzo semplice, ben educato, eccellente sportivo di vigore e propenso ad importanti traguardi sociali. Red 20. Nel territorio 21. Nel territorio LADISPOLI, OLTRE AL FAST FOOD UN ALTRO CENTRO DELLO SHOPPING Dopo Conad, L Clerc, Eurospin, Carrefour, anche l’ingresso Nord verrà edificato con 13000 mq commerciali di Eugenio Vallone Mesi fa parlavamo di un’operazione commerciale in fase avanzata che avrebbe trasformato l’entrata nord di Ladispoli. Mc Donald’s era solo un primo step che avrebbe aperto le porte al nuovo su un terreno che prima apparteneva all’ex consorzio agrario e che venne poi acquistato, per 1 milione e 400 mila euro, dal comune dell’era Ciogli. All’epoca l’edificio dell’ex consorzio appunto, e il casermone adibito parzialmente a sede della protezione civile, erano rese oggetto di radicale trasformazione, insieme a tutta l’area attigua. L’operazione di recupero si presentava come l’alternativa alla demolizione di fatiscenti metrature. La previsione di massima era anche quella della creazione di uno svincolo che collegasse alla V.Settevene Palo e alla “Zona Artigianale- Ladispoli Città del Lavoro” la nuova area commerciale che sta sorgendo, anche in seguito all’aggiudicazione ormai prossima di un bando (nell’ottica di progressiva vendita\trasformazione finanziaria di patrimonio pubblico a copertura di parte dei debiti comunali). Mentre scrivevamo, a gennaio scorso, la multinazionale Mc Donald si era già collocata nei pressi del Centro Arte e Cultura, che dopo varie peripezie finalmente ospita le attività di alcune associazioni no profit, con una gestione mista tra Ala servizi ed un comitato politico. Si pianifica sul futuro della gestione del centro e sul completamento dell’auditorium. In relazione alla trasformazione commerciale dell’area, i cittadini sono sembrati maggiormente ansiosi di mettersi in fila per degustare un panino piuttosto che interessarsi sul piano amministrativo ed urbanistico. Non sono state presentate, nei termini previsti, particolari osservazioni oppositive al progetto all’ingresso nord di Ladispoli. Il commento in stile ambientalista last second e il grido “alla Colata alla Colata” ha prevalso sull’ interesse ad informarsi per tempo sul piano di sviluppo di lungo termine e sulle carte che interessano l’area. Dall’operazione Mc Donald’s dunque il comune ha percepito i primi 700 mila euro (arrotondamento per eccesso), oltre al sollevamento degli oneri di urbanizzazione della zona in questione, che l’amministrazione ha effettivamente messo a sistema con quelli del vicino Centro di Arte e Cultura. Non c’erano imprenditori locali interessati a beneficiare di tale opportunità? Di fatto il comune, in passato, aveva indetto un bando per la valorizzazione a servizi, gara che poi si rivelò un flop: deserta per 2 volte consecutive. Bisognerebbe capire perchè. Forse perchè imprenditori così facoltosi e così vogliosi di investire nel loro territorio valutano altre opzioni fuori zona? Di fatto il Comune, per dotare l’operazione di maggior appeal, ha teorizzato una variante a commerciale: si tracciava la via della cassa sicura. Ci sono in ballo, oltre ai 700 mila euro bonificati da Mc Donald’s, almeno altri 3 milioni di euro (base d’asta di un imminente prossimo bando con scadenza a novembre) per l’aggiudicazione di un altro capannone e altra porzione di area. L’intervento previsto non è un ecomostro, ma abbastanza importante: si tratta di 2900 metri quadri di superficie edificabile su tre livelli, con 13000 metri di superficie calpestabile. Nella zona limitrofa sorgerà, dopo peripezie che hanno onorato le cronache dell’ultimo anno, anche il nuovo stadio, i cui vincoli esondazione sembrano essere stati rimossi, ma nelle aree attigue, dove già sono presenti vecchi progetti, invece permarrebbero (LEGGI PAG. 51). Per quanto riguarda la nuova variante di centro commerciale approvata dal consiglio comunale, non si erano sentite urla di indignazione o particolari grida di entusiasmo. Un progetto di ordinario centro dello shopping che per i fautori potrebbe evitare gli esodi a fiumicino, civitavecchia, roma, a detrimento dei week end ladispolani, ed altresì attirare flussi di visitatori da altri comuni (limitrofi). Questione di punti di vista, di teorie, di filosofie di vita. Certo non è una novità che la gente non fa più la spesa alla bottega, anche se sarebbe bello. A Ladispoli dai tempi di L-Clerck tutto è cambiato. Il nuovo centro commerciale all’ingresso nord di Ladispoli, rispetto alla BECA boicottata a Cerveteri (si sarebbe trattato di un centro commerciale di 20 volte più grande), non avrà i connotati di una cattedrale nel deserto. L’ingresso nord della città di Ladislao è già parzialmente servito ed il tutto andrà configurato con una logica di implementazione dell’esistente. Sarà necessario il coinvolgimento delle imprese locali per non determinare logiche sottrattive. 22. Nel territorio UNO SPARUTO LADISPOLANO NEL CONSIGLIO METROPOLITANO Federico Ascani: Riportare il diritto di voto nelle mani dei cittadini di Aurelio Zirchiami La Città Metropolitana (CM) di Roma è già una realtà, anche se è ancora in fase di definizione dal momento che a tutt’oggi non è stata completata la stesura del suo Statuto. Abbiano incontrato Federico Ascani, neoeletto consigliere metropolitano di origini ladispolane, per fargli qualche domanda. Anzitutto complimenti. Come commenti la tua vittoria? Come in tutte le elezioni, non c’è mai niente di scontato, ma devo dire che abbiamo lavorato bene, costruendo delle basi solide per questo risultato. Il grosso l’ho fatto qui nel territorio dell’Etruria Meridionale. Più di 60, tra consiglieri e sindaci hanno lavorato per me, quindi posso dire che è stata davvero un’elezione vera. Esiste uno squilibrio tra centro e hinterland nell’impalcatura della CM? Il tipo di elezione lo dobbiamo cambiare per tornare al suffragio universale: per eleggere un consigliere i romani potevano essere in 3, noi abbiamo dovuto girare per i territori per convincerne parecchi. Ulteriore deficit è che i consiglieri romani si conoscono bene, mentre noi, della provincia, ancora no. Anche il fatto che su 24 consiglieri 15 provengano da Roma e solo 9 dagli altri 120 comuni determina un certo divario nella rappresentanza. Noi del PD siamo in un rapporto di 8 a 6, ma dal giorno dopo non si deve ragionare più in termini di appartenenza territoriale. Siamo consiglieri di tutta l’area metropolitana. Quali provvedimenti state prendendo per andare nella direzione di riportare il voto nelle mani dei cittadini attraverso il suffragio universale diretto? Lo Statuto. È attraverso lo Statuto che si decideranno le future modalità di voto, le competenze della città metropolitana e le regole del gioco. È anche vero, però, che secondo la legge sono necessarie diverse altre misure: la divisione del comune capoluogo (Roma) in più comuni, misura che prevede un primo passaggio presso il Consiglio Comunale di Roma e un referendum tra tutti i cittadini della CM, mentre parallelamente la Regione deve procedere all’istituzione per legge dei nuovi comuni così creati. Per la CM di Roma, che ha un numero di abitanti superiore ai 3 milioni, la CM deve inoltre essere divisa in zone omogenee, mentre Roma deve essere ripartita in aree dotate di autonomia amministrativa. Il primo passo è lo Statuto. Attraverso quello possiamo iniziare un percorso che prevede tutti gli altri passaggi. Intanto posso dire che in un primo consiglio metropolitano ho presentato, assieme al collega Orlando Corsetti, un emendamento al regolamento della commissione statutaria per far sì che ai lavori potesse aver voce anche la società civile, esclusa in origine proprio a causa del metodo elettivo. Parlando dello Statuto: lo renderete pubblico? E quando? Con l’aiuto di tutti gli amministratori e della società civile, vorrei organizzare incontri pubblici per illustrarlo non appena sarà a disposizione una prima bozza. Ho già preso contatto con alcuni amministratori locali per andare in questa direzione, e nelle prossime settimane un primo testo dovrebbe già essere pronto. 24. Nel territorio 25. Nel territorio LADISPOLI, COMMERCIANTI RIUNITI GRIDANO BATTAGLIA SULLA TARI Una folta delegazione di commercianti di Ladispoli si è riunita presso lo stabilimento “Molto” per chiedere abbassamenti delle tariffe e maggior frequenza del servizio di raccolta. L’amministrazione comunale convoca per il 20 novembre un’assemblea pubblica per verificare le criticità di Eugenio Vallone Gli esercenti lamentano il caro rifiuti e cercano di organizzarsi per chiedere congiuntamente una riduzione dei costi di smaltimento e ritiro chiedendo riduzioni sostanziali sulla tari e modifiche alle modalità del servizio di differenziata. “Il comune, nonostante l’aumento della tari e nonostante i commercianti paghino già la tassa più di qualsiasi utenza domestica, si occuperà solamente dello smaltimento di rifiuti organici una sola volta a settimana”, aveva già lamentato l’assobar. “Capite quanto questo, per un esercizio commerciale sia pressoché impossibile. Per tutti gli altri passaggi riguardanti plastica, carta, vetro ed aggiuntivi passaggi per l’organico, ogni commerciante deve obbligatoriamente firmare un contratto con una ditta esterna, privata. Il costo medio per un mese di smaltimento si aggira attorno ai 1300 euro che, con i passaggi straordinari, può raggiungere un totale di quasi 25000 euro l’anno. Le aziende sono state messe in ginocchio”, hanno tuonato gli esercenti. Il problema delle attività commerciali, come avevamo sollevato in un’intervista diretta alla ditta appaltatrice (cerca in baraondanews.com), soprattutto quelle legate alla ristorazione, in seguito all’estensione della differenziata in altre zone della città oltre i quartieri pilota (miami) e successivamente Cerreto e Caere Vetus, era abbastanza prevedibile. Entro Febbraio poi, quando saranno ritirati i secchioni e le campane adibite allo smaltimento dei rifiuti anche in tutto il resto della città e nelle zone centrali a forte presenza di bar, frutterie e ristoranti, il malcontento potrebbe assumere connotati ancor più evidenti e palesati, tanto da rendere difficile la gestibilità delle criticità. Appare evidente come il problema vada mediato per tempo in relazione anche alle effettive possibilità finanziarie dell’ente. Tra gli ulteriori problemi riscontrati dai commercianti vi è il posizionamento dei rifiuti (che in strada è vietato). “Una volta a settimana è troppo poco” reclamano gli esercizi, “non tutti abbiamo a disposizione un cortile privato su cui posizionare i secchi appositi per non incorrere in sanzioni”. E dunque, oltre alla pressante richiesta di una revisione totale delle tariffe di smaltimento, tra le proposte paventate durante la riunione persino un ricorso alla Corte dei Conti contro il comune di Ladispoli e i criteri di applicazione della Tari. Chi sosterrebbe i costi legali? Forse una eventuale associazione, da formare, che sia rappresentativa di tutti i commercianti e non solo di singole categorie. Gli organizzatori annunciano infine di voler scrivere una lettera al sindaco e all’amministrazione comunale, nonchè ai tecnici, per chiedere la modifica del regolamento comunale sulla Tari, la fornitura di carrelli più grandi e un passaggio quotidiano per il ritiro dell’organico. L’amministrazione avrà il compito, anche in relazione alla raccolta firme in atto ed in seguito all’adesione di decine di commercianti ad iniziative di protesta che sono culminate negli scorsi giorni con il protocollo di oltre 1300 firme, di mediare la situazione e convocare un tavolo tecnico. Il sindaco Paliotta fa sapere della convocazione di un’assemblea pubblica per affrontare le criticità esposte sin dove possibile in relazione anche al capitolato. Mentre andiamo in stampa l’assemblea è programmata per il 20 novembre alle 16 in aula consiliare. Per aggiornamenti seguite su www.baraondanews.com 26. Nel territorio 27. Nel territorio 28. Nel territorio 29. Comprensorio COSA C’E’ DIETRO CUPINORO? Sono sempre di più le carte bollate che si muovono attorno alla discarica di Bracciano La domanda, diceva Lubrano, “nasce spontanea”. La montagna di rifiuti che troneggia sulla Settevene Palo tra Cerveteri e Bracciano è da ormai due anni nuovamente sotto le luci dei riflettori. Nonostante in passato abbia già dato motivo a molti di parlarne, la frequenza con cui rientra nei discorsi, nelle agende e sulle pagine dei quotidiani locali e non è ormai altissima. Quello che ci si chiede, a questo punto, è se il Consiglio dei Ministri l’8 agosto scorso, deliberando a favore della ripresa dell’iter per il rinnovo dell’AIA riguardante l’impiantistica e superando così lo stop del Ministero dei Beni Culturali, non abbia peccato quantomeno di leggerezza. È del 31 ottobre l’ultimo aggiornamento: su incarico del Procuratore di Civitavecchia Giovanni Amendola la finanza ha eseguito un nuovo bliz presso la sede della Bracciano Ambiente (BA), la Spa a totale partecipazione pubblica del Comune di Bracciano che gestisce la discarica. Obiettivo: il sequestro di alcuni documenti contabili che attestino il destino dei fondi post mortem di cui si è persa ogni traccia. Si parla, si sa, di circa 13 milioni di euro. Non esattamente una cifra semplice da smarrire. E, come dicevamo, è solo l’ultimo atto di una vicenda che inizia a vedere sempre più lati da chiarire. Proprio a proposito dei fondi per il post mortem scomparsi, sono ben 5 gli amministratori della BA indagati che si sono visti perquisire, ancora su mandato del procuratore Amendola, uffici e abitazioni. Ad essere chiamato a rispondere per la mancata copertura quotidiana dei rifiuti dal 31/01/14 al 17/08/14 è stato invece direttamente e unicamente l’amministratore unico della BA, Marcello Marchesi. A tutto questo si aggiunge il sequestro da parte dei carabinieri del NOE, avvenuto mesi fa, dell’intera documentazione riguardante la discarica (oltre che dei server) in possesso del Comune di Bracciano. Tutto ciò mentre dai comitati che stanno seguendo la vicenda continuano ad arrivare notizie di irregolarità e incongruenze riscontrate sui documenti reperiti riguardanti la discarica ed i progetti relativi, in primis proprio quello dell’AIA sbloccata dal Consiglio dei Ministri, rispetto alla quale saranno presto 3 i ricorsi al TAR presentati: 2 da parte di due differenti organizzazioni spontanee di cittadini, ed uno da parte del Comune di Cerveteri. Nel frattempo, parallelamente a quanto appena detto, la Bracciano Ambiente inizia ad avere i primi problemi concernenti i 21 licenziamenti effettuati ad inizio 2014: i ricorsi degli ex dipendenti stanno procedendo e per 4 di loro la Bracciano Ambiente è stata condannata a riconoscere 18 mensilità, per un totale di 245.000€. Provvedimento che sarà oggetto di opposizione da parte della partecipata del Comune di Bracciano e la cui parabola si concluderà probabilmente in Cassazione. È sempre possibile che ci si trovi davanti al tipico “molto fumo e niente arrosto”, è vero, o che la giustizia non riesca a dare risposte certe e complete in tempi accettabili, ma con così tanto fumo, ci chiediamo, possibile che non ci sia proprio nemmeno un po’ di arrosto? Aurelio Zirchiami 30. Nel territorio 31. Comprensorio ZINGARETTI COME POLVERINI, VUOLE CHIUDERE IL “PADRE PIO” L’ospedale di Bracciano nuovamente sotto assedio. Sala: pronti ad intraprendere le vie legali L’ospedale Padre Pio di Bracciano è nuovamente a rischio. A 2 anni di distanza dall’annullamento del riordino pensato dall’allora commissario Renata Polverini, oggi la Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti ripercorre la stessa strada fatta di tagli. Dalle decisioni della Regione, a cascata, derivano poi quelle dell’ASL RMF, diretta da Giuseppe Quintavalle, che nel suo Piano Sanitario condanna il Padre Pio ad un ridimensionamento che, se realizzato, ne comprometterebbe del tutto la capacità di servire il territorio di riferimento. Il famigerato Decreto 80 della Polverini si volatilizzò di fronte ad argomentazioni giudicate valide fino al terzo grado di giudizio dal Consiglio di Stato. Appare quindi sorprendente che oggi si tenti di replicare quel tentativo. La sorpresa deriva dal fatto che nulla è cambiato nel criterio utilizzato per la ricerca del risanamento della sanità laziale: tagli orizzontali e indiscriminati su tutto il territorio laziale, senza alcuna cura del fatto che esistano aree molto diverse tra loro. Considerando il numero di posti letto per 1000 abitanti, parametro che dovrebbe normalmente avere un valore di poco superiore a 3, si scopre che se di media nel Lazio il valore è 4, nel distretto RMF è 0,7. Si comprendono quindi le parole del consigliere Fulvio Floccari di Civitavecchia, il quale sottolinea che «è scandaloso che si accettino supinamente tagli» in una condizione simile. E proprio di tagli pesanti si tratta, poiché il Padre Pio passerebbe da 60 posti letto a 30 più 10 di day hospital, con la chiusura della terapia intensiva e della medicina d’urgenza, con la presenza di un chirurgo reperibile solo di giorno, senza un radiologo ecografista, senza un anestesista (se non per 8-10 ore al giorno e solo per operazioni pianificate). In queste condizioni diventa impossibile anche parlare di Pronto Soccorso. Lo stesso trasporto in ambulanza o ancora peggio eliambulanza, diventa una chimera per tutta una serie di motivazioni tecniche che in passato convinsero il Consiglio di Stato a fermare il piano della Polverini. Si comprende bene quindi il fervore con cui tanto il consigliere di Bracciano Mauro Negretti, quanto il sindaco Giuliano Sala, tuonino contro i responsabili di questo atto, annunciando non soltanto l’impugnazione e la richiesta di sospensiva immediata del provvedimento che va contro una sentenza inappellabile, ma anche l’intenzione di adire per le vie legali minacciando denunce penali nei confronti dei responsabili di quest’ennesimo tentativo. È il sindaco di Ladispoli Crescenzo Paliotta che sottolinea la profonda disparità di trattamento a livello regionale: «si chiude un ospedale a Bracciano mentre se ne apre uno nuovo ai Castelli» e, aggiungiamo noi, si assegnano 63 nuovi posti letto al S. Paolo di Civitavecchia. Il nosocomio braccianese, che 20 anni fa contava 150 posti letto e che è stato migliorato recentemente negli ambienti e nella dotazione (il nuovo Pronto Soccorso, le nuove sale operatorie, il reparto di Radiologia ristrutturato, la nuova Tac e la nuova centrale di sterilizzazione), costituisce un punto di riferimento fondamentale per la sicurezza di tutti cittadini del territorio. Questo non sembra interessare ai vari “Polveretti” che continuano periodicamente a minacciarlo trattandolo come un bancomat con cui far quadrare i conti della sanità pubblica regionale, mentre preservano i privilegi di zone più ricche di servizi e gli interessi di operatori privati. È per discutere di questo atteggiamento che il 6/11 Zingaretti ha preso l’impegno ad incontrare prossimamente i sindaci dell’ASL RMF. Sapremo allora se saprà distinguersi da chi l’ha preceduto. Maurizio Archilei 32. Salute SPARITA LA POLIOMIELITE? FALSO Molti italiani sono convinti che la vaccinazione contro la polio sia diventata inutile. Invece, secondo l’Unione Europea, oggi c’è il rischio che la malattia ritorni. di Marilena Cavallero Un’improvvisa debolezza alle braccia o, più spesso, alle gambe; i muscoli che si atrofizzano, perdendo volume fino ad accorciare e deformare gli arti, ad alcuni bambini la polio immobilizzava anche i muscoli del torace impedendo la respirazione: nell’estate 1958 scoppiava in Italia l’ultima grande epidemia di poliomielite ma una precedente, nel 1950, colpì tanti bambini; tra questi c’ero anch’io. Ero una bambina vivace e piena di energia. Improvvisamente una mattina mi svegliai in preda ad una grande febbre chiedendo a mia mamma di accarezzarmi le gambe perché mi facevano male. Mia mamma in preda a grande stupore e spavento mi tirò su e cercò di mettermi in piedi ma i miei piedini non stavano dritti e non mi reggevano. La poliomielite, per fortuna in modo non troppo invasivo, mi aveva colpita. In seguito affrontai un trapianto di tendini e ripresi a giocare , con grande forza di volontà, con i miei amici. Il poliovirus è estremamente infettivo: entra dalla bocca, contamina le cellule della faringe e della mucosa intestinale, si moltiplica e viene diffuso con le feci. La trasmissione può avvenire attraverso le goccioline di saliva emesse con i colpi di tosse o gli starnuti dai malati o dai portatori sani, ma anche se si mangiano cibi contaminati. Né allora, né oggi, nonostante la ricerca, si sono trovati farmaci efficaci. L’unica difesa è dunque il vaccino. In Italia è obbligatorio dal 1966. Nel 1957 e duran- te l’epidemia del 1958 ci fu la corsa alla vaccinazione volontaria. Risultato: la malattia sparì prima ancora che immunizzarsi diventasse un obbligo. Eppure oggi, mezzo secolo dopo, c’è il rischio che la polio ritorni. In alcune parti d’Italia il tasso dei vaccinati diminuisce mentre il vaccino utilizzato ora contro la poliomielite richiede, per essere totalmente efficace, che altissime percentuali della popolazione lo ricevano. Inoltre, per via dei flussi migratori, arrivano nel nostro Paese persone che provengono da aree in cui la malattia è endemica. Perché allora parecchi genitori, pensando che il vaccino sia ormai una pratica inutile, non fanno vaccinare i propri figli? Nel 2010 su 100 bimbi di un anno di Pomigliano (NA), 30 non erano stati vaccinati. In Sicilia nel 2002, i risultati peggiori li registrava il quartiere marginale S. Cristoforo di Catania dove la maggioranza dei bimbi di un anno (il 57%) non era stata vaccinata. Questi casi si conoscono, ma quanti altri bambini non sono stati vaccinati? Il 5 maggio scorso il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha definito la poliomielite “emergenza di salute pubblica internazionale”. Se la poliomielite sbarca sui nostri lidi, trova grandi spazi di azione. Il vaccino dovrebbe tornare obbligatorio per tutti i bambini. Fate vaccinare i vostri bambini, affinchè possano crescere sani e felici. 33. Nel territorio 34. Salute “CONSUMARE PRODOTTI LOCALI…MEGLIO SE INTEGRALI” Prosegue il nostro viaggio nel mondo della nutrizione e dei suoi innumerevoli risvolti anche sociali con il dott. Daniele Segnini, intervistato dalla coop. Sole Etrusco di Cerveteri Negli eventi in cui abbiamo avuto il piacere di ascoltarti insisti a suggerire la ricerca ed il consumo di prodotti locali (e a noi fa molto piacere), perché? Le esperienze di Sole Etrusco nel campo dei cereali e della Canapa, dell’Azienda Agricola Biologica Morani, dell’azienda biodinamica Orti dei Terzi e di tanti altri piccoli produttori locali dimostrano che è possibile accorciare la filiera alimentare, ottenere prodotti di elevata qualità a costi contenuti; la carta vincente dei prossimi anni, ne sono sicuro, sarà quella di Slow Food: metter insieme il piacere del cibo “buono, giusto e pulito” con un modo di mangiare che rispetti la nostra biologia, i nostri bisogni nutrizionali. A chi superficialmente contrappone nell’alimentazione il piacere alla salute, ribadisco che il mio motto è “piacere e salute”. Penso che possiamo mangiare sano ed essere al contempo buongustai, cercando nel cibo emozioni, storie, valori culturali e sociali. Ci terremmo ad una piccola ma importantissima digressione “tecnica”, puoi spiegarci il corretto rapporto da tenere con i carboidrati? Generazioni e generazioni di italiani e di popolazioni mediterranee hanno vissuto in buona salute mangiando cereali integrali – gli unici disponibili – legumi, frutta, verdura, olio di oliva, pochissima carne – i giorni festivi – pesce e uova laddove disponibili; questo modo di mangiare aveva come aspetto complementare una notevole attività fisica, certo non lo sport ma il duro lavoro dei campi o della pesca. Anche oggi possiamo introdurre circa il 50% delle calorie totali dai carboidrati, da quelli complessi di pasta, pane e prodotti da forno e da quelli semplici di frutta e verdura; l’aspetto più importante riguarda la qualità dei carboidrati, che devono essere biologici, il più possibile integrali e da filiere corte, controllate e di qualità. Non avrebbe senso valutare allo stesso modo un consumatore tipico statunitense di carboidrati con uno italiano attento alle proprie scelte alimentari. Il primo utilizzerebbe prodotti per lo più industriali, super raffinati e di infima qualità, acquistandoli al supermercato con una spesa ridotta. Il secondo spenderebbe qualcosa di più ma farebbe comparire sulla sua tavola la mattina fette biscottate o biscotti integrali, ai pasti principali pane integrale o pasta di qualità da filiera corta; gli statunitensi negli ultimi 50 anni hanno abbattuto la spesa per il cibo: tutto quello che risparmiano nei loro enormi negozi lo spendono in medicine, non mi sembra qualcosa da imitare. Un’ultima cosa proposito delle diete senza carboidrati. Uno dei rischi cui si va incontro, in particolare con diete al di sotto delle 1000-1200 calorie al giorno, è che l’organismo sia costretto a consumare le proteine dei propri muscoli per compensare i bassi apporti energetici, con il risultato di perdere parte della massa muscolare; se l’obiettivo è ridurre il grasso, conviene aumentare l’attività fisica e introdurre quantità adeguate di zuccheri, semplici e complessi, di buona qualità per utilizzare le nostre riserve lipidiche: per “bruciare” i grassi, in termini chimici, per ossidarli, serve il glucosio. 35. Nel territorio 36. Storie IL MIO RICORDO DI IVON DE BEGNAC A LADISPOLI Proprio alle spalle del Comune, vi è una via che porta il nome di un grande scrittore che qui ha vissuto: Ivon De Begnac. di Aldo Ercoli Forse ai giovanotti di questa città è più famoso per la splendida squadra sportiva di calcio che porta il suo nome: giovani, forti, sempre in finale, tra decine e decine di squadre del comprensorio romano (vedi Corriere dello Sport). Per me Ivon, che ho conosciuto negli anni 80 e curato riscontrandogli un infarto del miocardio, è stato il vero “maestro” letterario e anche di vita. Le sue idee erano frutto di una persona di un notevole spessore culturale, di un uomo capace di interrogare il proprio vissuto per capire il presente e avere sentore del futuro. Che fosse un uomo di destra (ora non mi sembra ci sia più questa distinzione tra sinistra e destra, perché brave persone ne ho conosciute da una parte e dall’altra, così come viceversa) dubbi non ve ne sono. Biografo ufficiale di Mussolini durante il passato regime fascista, Ivon ha scritto due importanti libri: “Palazzo Venezia: storia di un regime” nel 1951 e “Colpodistato” nel 1960. Come molti dei miei lettori ben sanno io non mi occupo di politica ma solo di medicina e cultura. Se cito spesso “l’eretico” grande Pierpaolo Pasolini e l’altrettanto onomatopeutico grande poeta Gabriele D’Annunzio non lo faccio per mia opportunistica “par condicio” ma perché credo di individuare il genio dalla persona comune…e comunque perbene. Personalmente ho avuto modo di conoscerlo nel giugno del 1982 durante la premiazione di una mostra fotografica nella quale Ivon era presidente della giuria. L’assessore allora alla cultura del Comune di Ladspoli, ossia Augello, del PSI, sentì il dovere di invitare Ivon quale critico d’arte ben sapendo che era un uomo di destra, dal passato mussoliniano (vi era addirittura chi ipotizzava che fosse un figlio illegittimo di Benito...io non ci ho mai creduto). Augello, aveva invitato la cultura non l’uomo politico. Ed era giusto così. La cultura non doveva avere targhette politiche. Ieri come oggi, steccati non ve ne sono. Quello che ho apprezzato veramente tanto di De Begnac sono i saggi sui nostri artisti locali (De Caro, Cairo etc) e soprattutto gli articoli di ambiente e storici che hanno riguardato Ladispoli, il luogo dove viveva. E’ forse un caso che nel primo libro su Ladispoli, ossia quello da me scritto “Ladispoli Centenaria”, abbia riportato un suo celebre brano dal titolo “Ritratto di umanissima città”? E non è stato forse Ivon il primo a chiamare “Città” quel villaggio di pescatori divenuto cittadina balneare? “Non è ancora giunto il momento di chiedere a chi la città dovrà somigliare. Agli agricoltori che l’hanno fatta nascere? Ai marinai che vi fissano dimora? Forse. Oppure alla poesia degli antichi, affiorante tra solco e solco, tra olivo ed olivo, da Palo a Campo di Mare, a Santa Severa? Problema che ha rilevanza non soltanto letteraria“ (I. De Begnac 1984) Il suo stile musicalmente incontenibile. Molte volte sono stato a casa sua per avere un giudizio sui miei scritti. Quanto ho imparato da lui !! Pause, sospensioni, esclamazioni… interrogazioni. Solo chi ama leggere può capire questi aspetti. L’ultima volta che vidi Ivon fu nel gennaio del 1983 quando gli riscontrai un Infarto del miocardio. De Begnac andò malvolentieri in ospedale, voleva che lo curassi io a casa. Gli dissi allora che il mio vecchio ospedale, il San Filippo Neri, aveva un ottimo reparto di Cardiologia e riuscii a convincerlo. Purtroppo fu tutto inutile. Nonostante le cure cure specialistiche morì nel suo lettino ospedaliero. “Ognuno sta solo/sul cuor della terra/trafitto da un raggio di sole/ed è subito sera” (S. Quasimodo) 37. Nel territorio 38. Nel territorio 39. Nel territorio 40. Arte/Eventi IL QUADRO DI LADISPOLI CHE “SOLCA” I MARI DEL SUD “Dipingere un quadro è come creare un universo dove gli uomini si incontrano” di David Paris l concorso di pittura indetto dalla MC Art Gallery, unico nel suo genere. Ha decretato come vincitrice l’opera di Andrea Cerqua. Il dipinto intitolato “Uroboros” (Fuoco Sacro) è stato imbarcato sulla ECO di Matteo Miceli, impegnato nel superamento di un record internazionale: il giro del mondo in solitaria in barca a vela. Salpato dal porto di Riva di Traiano il 19 ottobre ha raggiunto e superato le coste dell’africa centrale. L’opera d’arte di Andrea Cerqua navigherà per gli oceani, e condividerà per cinque lunghi mesi la solitudine del suo compagno d’avventura e costituirà un ponte emozionale tra la dura realtà del mare e l’immensità della dimensione della creazione. Inoltre, la Roma Ocean World, questo è il nome dato all’impresa, così come voluto dallo stesso Matteo Miceli, sarà eco-sostenibile; la sua imbarcazione solcherà i mari del globo senza mai fare scalo, sarà quindi autonoma e autosufficiente, sia per la produzione di verdura fresca per mezzo di un orto, che di uova grazie alle due galline presenti a bordo, il resto, se il mare sarà generoso, arriverà con la pesca. Insomma, un’impresa mai tentata prima: circumnavigazione del globo, senza scalo ed eco-sostenibile, alla quale si aggiunge un evento artistico senza precedenti. La scelta dell’opera vincitrice è stata fatta dallo stesso Miceli, coadiuvato dalla direzione artistica della MC Art Gallery e dal pubblico che ha espresso i propri giudizi visitando l’esposizione dei lavori in concorso, direttamente in galleria. L’opera è stata pensata dice Andrea Cerqua per sostenere e incoraggiare Matteo nei lunghi mesi di navigazione, e rappresenta un momento introspettivo e intimo di profonda ricerca in se stessi. “ La luna, il mare, la notte, sono tutti simboli nella mia pittura che aprono il varco verso la zona più profonda di noi, facendo emergere l’essenza di chi siamo, come uno specchio che porta in superficie la nostra natura vera e profonda spesso soffocata dalla supremazia dell’IO che vuole sempre primeggiare sull’ ESSERE”. Andrea Cerqua ci ricorda che dipingere un quadro è come creare un universo dove gli uomini si incontrano.I nomi degli artisti selezionati dalla MC Gallery con la collaborazione di Tracciati d’Arte sono pubblicati sul sito www.tracciatidarte.wordpress.com I TESORI DI TUTANKHAMON La vita del faraone in mostra all’accademia d’Egitto di Roma Tracciati d’Arte nella persona di Andrea Cerqua, è stato ospite d’eccezione alla tanto attesa mostra dedicata a Tutankhamon che Asfour, ministro della cultura egiziano, ha inaugurato, all’Accademia d’Egitto (a Villa Borghese), insieme al Sottosegretario del Ministero dei Beni Culturali, Francesca Barracciu, e alla direttrice dell’Accademia, Gihane Zaki. Parlando davanti ai diplomatici di Iraq, Arabia Saudita, Kuwait e Oman, giornalisti e scrittori come Ali Maklad presenti all’evento, Asfour ha detto - «perché oltre alla cultura è importante che intervenga anche la diplomazia», «La vera sfida - sostiene Asfour è convincere la gente a cambiare mentalità, serve una nuova cultura». Sono in tutto una trentina i reperti esposti, copie autenticate dal ministero delle Antichità egiziane e acquistate dall’Accademia d’Egitto di Roma, dice l’egittologa Gihane Zaki, la prima donna a guidare il prestigioso istituto nato un’ottantina di anni fa. «Gli oggetti esposti rimarranno due anni in mostra. Un modo di rendere un servizio al pubblico italiano. Uno strumento di conoscenza, in grado di fare viaggiare le persone, senza farle spostare dalla loro città». I reperti legati alla vita del faraone morto a soli 19 anni in circostanze misteriose saranno visibili tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17. Ladispoli-Heusenstamm BRIGITTE FISCHER IN MOSTRA IN BIBLIOTECA Si intitola “La sabbia di Ladispoli e la natura” la mostra di pittura di Brigitte Fischer, artista tedesca della città gemellata Heusenstamm. Un vernissage che apre con una presentazione, presso la biblioteca comunale di Ladispoli, venerdì 14 novembre alle ore 17.30 e alla quale farà seguito una mostra, di tre giorni, dei lavori dell’artista che ha voluto dedicare gran parte delle sue opere alla città di Ladispoli. Un omaggio alla città che ama frequentare spesso, che ha conosciuto grazie al gemellaggio e che con gli anni ha avuto occasione di conoscere anche sotto l’aspetto artistico, perché la Fischer è un’artista ammaliata dal particolare. Il suo animo sensibile le fa cogliere e notare quella forma singolare della natura, quel colore particolare che poi riporta sui quadri con grande personalità. Il suo è uno stile astratto che prende corpo dalle emozioni che vive osservando la natura che la circonda e che tanto la emoziona. È possibile visitare la mostra il 15 e 16 novembre dalle ore 16.00 alle 20.00 e il 17 novembre dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00. NOVEMBRE, MESE DEL NOVELLO Un vino che si accosta molto bene con le caldarroste, con salumi e formaggi Giovane protagonista dei menu autunnali, il Novello arriva sulle tavole degli italiani ogni anno con la massima puntualità. Piacevole e beverino, questo vino è adatto al consumo già poche settimane dopo la vendemmia e quest’anno viene commercializzato rigorosamente a partire dal 31 ottobre come previsto dalla legge che ne disciplina sia l’immissione al consumo sia la produzione. Il vino Novello è ottenuto con la tecnica della macerazione carbonica che consiste nell’introdurre grappoli d’uva perfettamente sani e integri in serbatoi ermetici tenuti a una temperatura di circa 30°C con un’atmosfera composta da anidride carbonica. La permanenza varia tra i 5 e i 20 giorni, tempo che permette alla frutta di fermentare. Conclusa questa fase, la massa di uva e mosto viene sottoposta a pigiatura e successivamente collocata nel tino di fermentazione dove, in due o tre giorni, il residuo zuccherino termina la propria trasformazione in alcol etilico. Il procedimento fu messo a punto nel 1934 in Francia, patria del Beaujolais Nouveau, cugino d’oltralpe del Novello italiano. L’accostamento tradizionale del Novello, dettato anche dal periodo, è quello con le caldarroste, ma si abbina molto bene anche a salumi non troppo grassi, formaggi e carni bianche. Di Sandro Pascucci 42. Nel territorio 43. Nel territorio 44. Nel territorio 45. Casi e casotti CERVETERI. DA ZONA ARTIGIANALE A CENTRO COMMERCIALE, TRADISCONO I DECENNI Si va per convegni mentre il sindaco Pascucci auspica per il cambio di destinazione d’uso di Valerio Dieni La storia: zona artigianale di Cerveteri in località Pian del Candeliere. La notizia: il 29 novembre si svolgerà l’ennesimo incontro fra alcune delle parti interessate. Il risultato: nessuno, per ora. Questa, in breve, la situazione. Magari però qualcuno si è perso i capitoli precedenti, che sono tanti, troppi. Facciamo come nei film, allora. Flashback in bianco e nero con data e luogo che appaiono in basso a sinistra. Cerveteri, fine anni Ottanta. La nostra storia inizia sotto l’anomala alleanza fra democristiani, comunisti e socialdemocratici che al tempo governava in piazza Risorgimento. L’area individuata per far sorgere la zona artigianale del comune ceretano è quella compresa fra via Fontana Morella e via Settevene Palo e fra la via Aurelia e l’autostrada Civitavecchia-Roma. La prima perimetrazione si scontra però con i vincoli militari del campo di Cerenova (non intervento urbanistico a meno di 800 metri e costruzioni di altezza non superiore a 3). Come spesso accade da queste parti, i primi problemi corrispondono ai primi rinvii. E il progetto viene accantonato. Non per mesi, ma per vent’anni. Cerveteri, 2008. Giunta Ciogli. Il Partito Democratico fa sul serio. Altra perimetrazione e conseguente bando. Si parla di 24 ettari di terreno privato e 8 di pubblico. Non uno scherzo, insomma. Il gestore prescelto è la Federlazio. Tutto sembra andare per il verso giusto: in Consiglio vengono approvati gestione e Piano Particolareggiato, la Federlazio inizia ad acquistare i terreni e a prenotare i capannoni, chiede addirittura un aumento di cubatura che viene concesso. La notizia inizia a viaggiare velocemente, tutti felici e contenti, Cerveteri avrà la sua zona artigianale. No. Perché, ancora una volta, tutto si ferma. Motivo? Progetto varato senza le autorizzazioni che andavano richieste alla Regione. Stop. Cerveteri, 2011. L’amministrazione Ciogli approva un aumento dell’indice fondiario riguardante proprio il progetto della zona artigianale. E’ lo stesso sindaco a commentare la decisione: “Questo incremento di indice fondiario, e quindi di superficie coperta realizzabile, ci consente di raggiungere due risultati: il primo è quello di dare la disponibilità di maggiori superfici coperte alle attività produttive di Cerveteri che hanno dimostrato grande entusiasmo nei confronti dell’ini- ziativa, tant’è vero che le superfici coperte previste dal piano di iniziativa privata sono esaurite. Il secondo è il mantenimento calmierato del costo dei manufatti produttivi rispetto agli importi predefiniti. Le procedure adottate consentiranno di recuperare tempo e non certamente di perderlo”. Sull’argomento interviene pubblicamente anche il vicedirettore generale della Federlazio, nonché Presidente del Consorzio Attività Produttive Cerveteri, Giuseppe Giordano: “La collaborazione tra Federlazio e comune di Cerveteri sta portando notevoli frutti. Non lo diciamo noi, lo dicono i fatti”. Frutti - o fatti - evidentemente troppo acerbi. Perché la zona artigianale non compare dal nulla. Anzi, non compare e basta. Cerveteri, febbraio 2013. Cerveteri è cambiata. Quanto accaduto all’amministrazione Ciogli è cosa nota. La palla è passata a Governo Civico e al giovane Alessio Pascucci. Il neoeletto sindaco dice sì: la zona artigianale si farà. Lo comunica ancora Giordano: “L’iter urbanistico dell’area artigianale è praticamente completato - dichiara in un’intervista - e il sindaco Pascucci ha più volte confermato la volontà dell’amministrazione di puntare su tale iniziativa come motore di sviluppo dell’economia locale”. I problemi, tuttavia sembrano permanere. Quali siano, nel dettaglio, non è dato saperlo. Cerveteri, agosto 2013. Ci siamo. In Consiglio comunale vengono approvate le delibere per la realizzazione della zona artigianale. “Abbiamo ripreso in mano la situazione - rassicura il sindaco - e risolto le problematiche tecniche sorte nell’iter avviato dalla precedente amministrazione. Si tratta di un punto prioritario del nostro programma e non potevamo assolutamente accettare i ritardi che si stavano accumulando. Grazie all’impegno della nostra giunta e dei nostri tecnici, in tempi davvero brevi, è stata individuata la soluzione al problema. Abbiamo quindi revocato la vecchia delibera e approvato il Piano Particolareggiato e il Piano degli Insediamenti Produttivi. Federlazio ha risposto positivamente al nostro appello e ci ha trasmesso un documento in cui esprime la disponibilità a farsi carico di tutte le opere di urbanizzazione, a concedere uno spazio per la realizzazione del mercato coperto a kilometri zero e a realizzare un’altra importante opera pubblica”. Cerveteri, novembre 2014. Speriamo che i flashback siano finiti. 47. Nel territorio 48. Nel territorio 49. Nel territorio 50. Nel territorio 51. Casi e casotti LADISPOLI, PERICOLO ESONDAZIONE? QUESTIONE DI VINCOLI Quartiere Miami e zona artigianale dichiarate ad alto indice di rischio: vincoli rimossi ma solo per lo stadio di Aurora Di Curzio E’ stato rimosso il vincolo idrogeologico nella zona del nuovo campo sportivo ed i lavori pertanto continuano. I 500 mila euro della sanità pubblica per spostare l’eliporto sono serviti anche se l’inchiesta della procura di Civitavecchia sul campo di calcio non è archiviata. Ma sul problema dei vincoli idrogeologici nell’attigua zona, dice l’assessore Pierini, “c’è un rischio in più”. Se da un lato l’amministrazione comunale si dichiara soddisfatta in quanto è stato “Tolto il vincolo idrogeologico nella zona del nuovo campo sportivo a Campi Vaccina”, dall’altro le problematiche che interessano la zona fanno tenere elevata l’attenzione di chi ha investito. La questione del presunto rischio esondazione, come temono ad esempio alcuni proprietari di immobili nelle stesse aree delimitate come a rischio G2, potrebbe avere nel medio periodo dei risvolti economici negativi per la zona? Difficile da stabilire. Che Il fiume Vaccina non causi alcun rischio idrogeologico nei pressi del cantiere del nuovo campo sportivo lo ha decretato l’Autorità dei bacini regionali del Lazio rimuovendo così il vincolo che vi era stato posto. “La Regione aveva posto vincoli più o meno restrittivi su tutto il corso Vaccina – afferma l’Assessore ai lavori pubblici Pierini - uno in particolare nei pressi del nuovo campo sportivo, ponendo così dei limiti all’edificabilità della zona. Il vincolo vi era stato posto da un tempo relativamente recente, circa 8 anni, ma nella zona erano già presenti diverse antecedenti costruzioni”. Se da un lato la Regione darebbe la possibilità di rimodulare il piano, anche il comune di Ladispoli ha provveduto a far valutare tutta la zona da esperti. “I risultati che sono emersi erano chiari: nella zona campo sportivo il rischio non sussiste – prosegue Pierini – il vincolo è stato quindi valutato palesemente eccessivo ed eliminato”. Ma è lo stesso assessore ai L.P. ad affermare poi che, rispetto alla porzione che ospita il nuovo campo di calcio, “in altri punti c’è invece un rischio in più”. Fino ad oggi si hanno studi puntuali circa il tratto che va dall’Aurelia al ponte della ferrovia, dopo il quartiere residenziale Miami, dove il vincolo penderebbe come una spada di Damocle. Tali studi sintetizzano che vicino il ponte, nella zona artigianale appunto e nel quartiere residenziale Miami basso, confinante, il rischio allagamento è più ampio. “Il pericolo è maggiore poiché molte di queste zone sono già edificate” dice Pierini: “Fortunatamente le zone a maggior rischio poste ai margini del fiume sono tutte agricole e assolutamente non edificabili”. E qui sta il lepre? Sulla questione alza i toni l’ex consigliere comunale Roberto Garau (Governo Civico), interessato alla zona artigianale, il cui punto di vista è in netto contrasto con l’amministrazione: “Il decreto dell’Autorità dei bacini regionali ha sì tolto il vincolo nella zona campo sportivo, ma ne ha posto uno nella zona artigianale adiacente” - incalza l’ex consigliere ed assessore - : “Il vincolo ha posto il divieto assoluto di edificabilità: la zona verrebbe così svalutata. La perdita non sarà solo degli imprenditori che hanno investito sull’area, ma anche del comune. L’amministrazione infatti possiede alcuni lotti ancora invenduti. Si andrà in tribunale”. La questione appare molto complessa. Per la zona era anche prevista una variante: i lotti di proprietà del comune sarebbero potuti essere opzionati dalle imprese. Anche Il comune dovrà valutare dunque eventuali rischi di future perdite e verificare se l’effettivo indice di rischio sussiste nei termini esposti. Intanto da Palazzo Falcone arriva una nota tranquillizzante: “In base all’articolo 14 delle norme di attuazione del Piano di assetto idrogeologico, – si legge – chiederemo ulteriori modifiche che possano evitare ovviamente il rischio idrogeologico, ma che lascino la possibilità di realizzare opere per lo sviluppo economico. 52. Nel territorio 53. Casi e Casotti L’ECOALBERGO FANTASMA DI BRACCIANO Nei corridoi della burocraziai i soldi dei contribuenti diventano ectoplasmi di Maurizio Archilei A Bracciano c’è un albergo che non c’è. La sua storia è costellata da interruzioni di lavori, difficoltà nell’elargizione dei finanziamenti e nell’effettuare pagamenti e problemi tecnici e burocratici. Parliamo dell’Ecoalbergo sito in prossimità dell’ingresso al castello Odescalchi. Posizione ottimale per una struttura pensata nel 2006 che forse vedrà la luce la prossima primavera. L’opera nasce dal recupero di vecchi alloggi in stato di abbandono da più di 30 anni, affidati all’Ente Parco tramite concessione per 30+10 anni dagli Odescalchi. In virtù di tale affidamento, la struttura doveva essere modificata nella destinazione d’uso, recuperata e gestita per conto del Parco fino alla restituzione ai proprietari. Problemi e lungaggini, però, non sono mancati. Nel 2006 l’Ente chiede due differenti permessi per il recupero dell’edificio al Comune di Bracciano: uno corredato da una domanda di cambio d’uso (da residenziale a ricettivo) per l’intero edificio, l’altro in cui il cambio d’uso si limita ad un 30% dell’intera volumetria. Distinzione motivata dal fatto che il PRG allora vigente imponeva tale limite ai cambi d’uso, mentre quello in fase d’approvazione no. L’allungarsi dei tempi per l’ottenimento dei permessi e l’incertezza sulla possibilità di superare il limite del 30% fanno fare dietrofront al Parco, che rinuncia a 960.000€ forniti dalla Regione. Si arriva così al 2008, quando l’Ente reperisce presso la Regione due finanziamenti per un totale di 1.060.000€ e il Comune concede il permesso con il limite del 30%. I lavori iniziano e nel 2009, con l’approvazione del nuovo PRG, il Parco inizia a dialogare con il Comune per ottenere il cambio d’uso per l’intero edificio. L’irregolarità con la quale i finanziamenti sono erogati (la ditta che ha sostenuto i lavori deve a tutt’oggi ri- cevere circa 200.000€) ritarda la fine lavori al 2011, quando l’Ente individua il gestore per i primi 15 anni, la IACE S.p.a., cui compete l’onere di realizzare alcune migliorie: allacci per acqua e fogne, arredo. Dei 33 posti letto, però, solo 18 sono utilizzabili, e il gestore non trova conveniente aprire. Iniziano nuovi contatti con il Comune per concedere il cambio d’uso sull’intera volumetria, necessario anche per le opere di adeguamento del secondo piano (sistemi antincendio, deumidificazione, montaggio dei sanitari) per le quali il Parco reperisce ulteriori 200.000€ nel 2012. Arriviamo così direttamente ad oggi: con la consegna di un’integrazione al progetto che riguarda le opere di completamento finanziate, per le quali si stimano circa 2 mesi, il Parco è in procinto di lasciare la questione in mano all’ufficio tecnico comunale. Riassumendo, da un investimento pubblico di circa 1.260.000€, al momento non si è ricavato un solo euro. Non solo: il canone mensile che il gestore si è impegnato a corrispondere al Parco dal momento del completamento dei lavori e per 15 anni è di 1.600€ (una manna per lo stato delle casse dell’Ente), mentre l’Ecoalbergo tornerà nelle disponibilità della famiglia Odescalchi al massimo nel 2048. I conti sono fatti: il rientro per il pubblico (rappresentato dal Parco) sarà di appena 288.000€ per i primi 15 anni. Al fine di rientrare dell’investimento entro i successivi 15+10 anni si dovrà stabilire un canone minimo di 3.240€ mensili. Cifra esosa che non fa ben sperare e che lascia concludere che ad oggi, senza la creazione di un solo posto di lavoro, l’affare sia tutto degli Odescalchi che massimo tra 34 anni riprenderanno in mano una struttura rinnovata, con una nuova destinazione d’uso, e sott’utilizzata. 54. Scuola i bambini della C.Melone alla festa della castagna L’IMPORTANZA DEGLI INCONTRI CON GLI “ESPERTI” Personalità illustri per accendere la scintilla della conoscenza nei ragazzi Prof.Riccardo Agresti, preside dell’istituto comprensivo Corrado Melone Non sempre la scuola riesce ad istillare nei ragazzi l’amore per il sapere, tuttavia, a volte, basta poco per “accendere” una scintilla nei cuori dei ragazzi e spingerli verso la strada della conoscenza. Nella nostra scuola si è allora deciso di affiancare, alle lezioni tradizionali, incontri con personalità del mondo delle Istituzioni, della Cultura, dello Sport, della Politica, della Vita Civile e dello Spettacolo, nella convinzione che il contatto con simili autorevoli personaggi sia mezzo di sicura crescita e fonte di possibili emulazioni, o, comunque, spinga ad un contatto meno timoroso e di maggiore fiducia verso il mondo dei “grandi” (inteso in senso lato: sia adulti, sia autorità nel loro campo). Tali autorevoli personaggi divengono “insegnanti” (nel senso che “segnano dentro” il cuore dei ragazzi). È una piccola riedizione dell’attività già realizzata da Don Lorenzo Milani, il quale invitava, nella sua Barbiana, giornalisti, imprenditori, politici perché rispondessero alle domande dei suoi studenti, sottolineando che la differenza di ceto sociale si rafforza anche con il contatto con poeti, giornalisti, scrittori che alcuni possono permettersi ed altri no. La nostra scuola vuole, proprio come faceva Don Milani, colmare questo gap. A questi “esperti” chiediamo di dedicare ai nostri ragazzi un po’ del loro tempo per parlare liberamente di ciò che ritengono più opportuno: lavoro, attività, impegno, paure e speranze, come e quali sacrifici abbiano sopportato per raggiungere i loro livelli, come può essere emulata la loro carriera e così via. La loro presenza ha l’obiettivo di far comprendere ai ragazzi il mondo che li circonda e che gestisce le nostre vite, di far superare paure e diffidenze, di favorire l’esprimersi di individualità che possono così essere spronate all’emulazione delle personalità che accettano il confronto con i ragazzi, per stimolarne la vita futura. Con la promozione degli incontri con “esperti” esterni, anche dialogando costruttivamente con chi si pone eventualmente “contro”, si affronta positivamente ciò che non si conosce, il nuovo che fa sempre paura. Questa attività non va a discapito della didattica ma, Riccardo Agresti anzi, la va ad integrare e a potenziare. Non si tratta di svago, ma di attività didattiche che portano alla crescita degli studenti affidatici. Astronauti, campioni sportivi, Vescovi, ministri, sindaci, assessori, giornalisti, scrittori, sindacalisti, docenti universitari, poeti, attori, cantanti (per indicare solo alcuni degli incontri già effettuati), insomma persone di enorme livello culturale o di elevato valore sociale, non vengono a scuola per “farsi vedere” (non ne hanno alcuna necessità), ma parlano ai ragazzi della loro attività, di come hanno raggiunto i loro risultati e spingono i nostri alunni ad impegnarsi e ad amare la cultura. Anche il solo contatto con questi personaggi “eroici” consente ai ragazzi di assimilare comportamenti, conoscenze, ammirazione e voglia di emulazione. 56. Nel territorio 57. Nel territorio 58. Scuola LA SCUOLA E IL METODO INTEGRATO. GENITORI SEMPRE PIU’ PROTAGONISTI Incontro fra scuola e genitori nell’Istituto comprensivo Ladispoli 1 di Via Castellammare di Stabia di Arianna Miceli “Per far crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”. Questo recita un proverbio africano e questo è ciò che pensiamo anche noi docenti e genitori dell’I.C. Ladispoli 1. Per aiutare qualcuno, si tratti di un singolo individuo o di un’intera comunità in difficoltà, c’è bisogno dell’impegno di tutti. Bisogna che l’intero “villaggio” mostri solidarietà. La famiglia e la scuola sono, con ogni evidenza, le prime “fabbriche di futuro”; sono “le comunità ecologiche dell’uomo” ma hanno bisogno di lavorare insieme, rinnovando l’alleanza originaria in favore delle nuove generazioni che saranno le protagoniste del domani. E’ in quest’ottica che nei giorni scorsi, nella sala del collegio, il Presidente del Consiglio del nostro Istituto, Dott. Massimo Chakra, ha incontrato i genitori eletti in qualità di rappresentanti di classe. All’incontro erano presenti, oltre ai genitori, il Dirigente Scolastico, Prof. Roberto Tasciotti, la Vicaria Dott.ssa Nicoletta Iacomelli, la Dott.ssa Silvia Marongiu (delegata comunale ad integrazione, cooperazione e progettazione europea), docenti e collaboratori Scolastici. Scopo dell’incontro: fornire tutte le informazioni possibili affinche’ chiunque abbia la volonta’ di spendere il proprio tempo per la scuola possa trovare quanto necessario per operare al meglio e nella piena consapevolezza del proprio ruolo. Il D.S. Dott. Tasciotti, ha accolto i genitori ricordando loro che, con la Legge 30/2000 si è sancita la “cooperazione tra scuola e genitori”. È un discorso che si ritrova anche nel Regolamento dell’autonomia scolastica, nel quale peraltro si parla di sistema formativo integrato. Dovrebbe ormai apparire definitivamente scontato che la scuola non può operare isolatamente: occorre un impegno comune tra scuola e genitori, quanto più possibile coordinato e cooperativo; cooperazione che deve realizzarsi non solo con i rappresentanti di classe, ma con tutti i genitori, in forma individuale, ma anche, quanto più possibile, comunitaria. Il sintomo più evidente della difficoltà ad entrare in sintonia è costituito dal fiume sotterraneo delle lamentele reciproche che avvelenano il rapporto, incrinano la fiducia reciproca e sfociano in una generale insoddisfazione. Il Il Preside TASCIOTTI Presidente del Consiglio Dott. Chakra, supportato da un video molto interessante realizzato per l’occasione, da slide esplicative di alcuni argomenti riguardanti la comunicazione fra scuola e famiglie, ha analizzato insieme ai presenti in un confronto sincero e disinibito, i punti considerati deboli e quelli di forza del nostro Istituto, ha proposto una serie di idee per la collaborazione fra scuola e famiglia dalle quali sono scaturite poi delle interessanti iniziative e dei progetti concreti, come la costituzione di un Comitato di genitori, il Consiglio dei Bambini, che potrebbe accogliere un’ampia rappresentanza di tutte le classi della primaria e delle medie, una Giornata del Genitore, una Giornata della conoscenza dove ognuno potrà mettere a disposizione la propria esperienza, i progetti realizzati, le iniziative intraprese. Ma solo la condivisione di tutto questo patrimonio con gli altri potrà aiutare a creare un clima di crescita individuale e collettiva. Si tratta infatti di eventi che possono fare in modo che genitori e insegnanti vivano come alleati, traguardo che esprime il massimo della collaborazione tra scuola e famiglia. Il percorso non è facile e implica la volontà di superare tutte le difficoltà che spesso creano rapporti segnati da indifferenza o incomprensione. Diventare alleati non è scontato o inevitabile: può essere solamente frutto dell’impegno di chi crede che valga la pena andare in questa direzione! 59. Nel territorio 60. Focus ALL’ALLERTA METEO TUTTI PRONTI TRANNE LE FOGNE Dopo i nubifragi della scorsa settimana che avevano provocato la chiusura delle scuole della provincia, una nuova perturbazione si è abbattuta sul litorale. Di breve durata ma di discreta intensità, quel tanto che basta per far scattare l’ormai di routine “allerta meteo” anche a scoppio ritardato, con maniacale interesse e paura da parte di tutti. Qualcuno esclama, “tranquilli! E’ solo inverno!”, ma poi la curiosità morbosa prevale, e l’immedesimazione nel disastro annunciato fa venire quel brivido masochista che si traduce poi nelle fobiche cronache dei giornali. Ma non sarà solo colpa della realtà aumentata dai social network, che ritraggono solo le scene più critiche, se ogni volta che piove emerge in tutta la sua evidenza la propensione del nostro litorale a finire letteralmente sott’acqua. Una perturbazione estesa ma breve, con pioggia copiosa, ha dimostrato di poter mettere in ginocchio le zone rosse di due città. Nell’ultima occasione il miglioramento serale delle condizioni meteo è stato una vera manna dal cielo. Si stava mettendo proprio male. A collassare in molti quartieri di Ladispoli il sistema di raccolta delle acque reflue: i tombini otturati e i numerosi avvallamenti del manto, aggiunti alla noncuranza dei proprietari di abitazioni che non fanno manutenzione a scarichi e caditoie, tendono a non far defluire l’acqua piovana e provocano in diversi punti della città l’allagamento di garage e scantinati: Viale Europa, via Latina, Via Flavia, Via Ancona, Via Firenze, zona artigianale, fino alla zona Nord di Via Roma e Via Claudia, tutte zone molto soggette a questo tipo di fenomeno. E se Atene piange, Sparta certo non ride. A Cerveteri, ancora una volta, basta un acquazzone per mandare nuovamente in tilt le zone basse. Il problema appare cronico. La Protezione civile è intervenuta ad esempio con l’idrovora per eliminare l’acqua che ha invaso le strade delle zone di Via Trevignano, a Cerenova. Spaccati di territorio già colpiti in passato con alluvioni dagli effetti ben più gravi che ricordiamo bene: la gente rimase in strada per giorni. E a quel punto la solidarietà delle amministrazioni non basta. Anche stavolta il danno è fatto, anche se in minore intensità. Numerose comunque le abitazioni colpite nei seminterrati. Ad oggi nessun rimedio dal cilindro degli amministratori. Alla prossima allerta allora, che Dio ce la mandi fina. V A stelle ritornate, il commento dei sindaci Paliotta e Pascucci sui disagi su baraondanews.com 61. Nel territorio 62. Nel territorio MICHELE CIAMPA RACCONTA Intervista al primo presidente del Consorzio Artigiani La zona artigianale nella sua breve ma intensa vita è diventata una parte sostanziale della storia della città. La testimonianza di una comunità operosa che negli anni è cresciuta e si è strutturata in quell’area del comune di Ladispoli che oggi ha preso il nome di Città del Lavoro. In occasione del lancio del portale Web che darà anche una forma virtuale alle attività che vi sono insediate, proponiamo degli incontri per far conoscere le persone che hanno contribuito alla sua realizzazione. Questo percorso inizia con Michele Ciampa, primo presidente del Consorzio Artigiani di Ladispoli. Quando si è parlato per la prima volta di Zona Artigianale? L’area artigianale è stata ideata alla fine degli anni settanta, primi anni ottanta. Era presente già nel primo piano regolatore di Ladispoli. Ricordo che Crescenzo Paliotta, che allora era al primo mandato, mi mostrò una riproduzione su un plastico dell’intera Zona non molto difforme da quello che poi è stato il progetto finale. Ci fu una ragione specifica che spinse gli artigiani ad aggregarsi? Iniziò dai primi problemi scaturiti dalla difficile “convivenza” tra le nostre attività, le abitazioni e le altre realtà commerciali. Le attività artigianali, per natura, creano fastidi ed hanno bisogni specifici, quindi si decise di circoscriverle in un’apposita area. La sintesi non rende giustizia ad un percorso difficile e tortuoso. Sì, da quel progetto iniziale passarono molti anni fino al 97’/98’, quando fu istituita una commissione per l’assegnazione dei lotti. Ricordo che alla prima gara rinunciarono in tanti. Il rischio a cui ci esponevamo era rilevante, però devo dire che c’era molta fiducia nel futuro. Ad ogni modo andammo avanti e proprio nel 1997 ci fu il primo collaudo delle opere primarie, la creazione del consorzio e la sua regolamentazione. Cosa vi ha indotto a costituire il Consorzio? L’assegnazioni dei lotti ha comportato obbligatoriamente la creazione di un organo giuridico che s’incaricasse della manutenzione delle opere primarie e secondarie e la creazione di un centro servizi. All’inizio fu molto difficile, non arrivava nemmeno la posta. La storia del Consorzio conta 3 presidenti: Lei, Gilberto Siracusa e l’attuale presidente, Claudio Sini. La Sua carica è durata dal 1998 fino al 2008. Cosa ha caratterizzato quel periodo? Ho cercato di coinvolgere quanto più possibile le aziende a fare delle scelte comuni che portassero dei vantaggi in ter- mini economici e d’investimento. In molti casi ci siamo riusciti, altre volte no. Mi rimane il rammarico di non essere riuscito a portare una scuola professionale all’interno dell’Area Artigianale. Eravamo ad un passo poi, per varie ragioni il progetto scemò. Confido che in un prossimo futuro si riesca ad avvicinare i giovani al mondo del lavoro attraverso un scuola professionale in grado di dare una prospettiva al mondo che gira intorno alle imprese locali. Chi si è impegnato per la vostra causa? Sicuramente l’ex assessore alle attività produttive Roberto Battilocchi. Ci ha sostenuto e ha dato un contributo importante al progetto. E’ una cosa che possono riconoscere tutti. La Città del Lavoro ormai è online e tutte le aziende sono unite sotto un unico grande portale. Come può aiutare il web? Internet è il futuro, anche i meno informatizzati lo riconoscono. La rete ci dà visibilità e ci offrirà l’opportunità di coprire molti nostri bisogni. Anni fa proposi una bacheca degli artigiani: un punto dove le attività potessero comunicare con le altre; era un passo per innescare quei meccanismi che incentivano la collaborazione e lo sviluppo. Osservare che il portale della Città del Lavoro ha predisposto una bacheca online è una prova che si va nella direzione giusta. Un augurio? Auguro ai giovani di avere le opportunità che ho avuto io. David Paris Eventi I TUOI I O N A D A Z Z ORGANI APERITIVO SERVITO O SUPER BUFFET + DRINK E DOLCETTO 12€ AL BRINDISI CI PENSIAMO NOI… U N A B OT T I G L I A D I P RO S E C C O I N O M AG G I O ! ! 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È grazie alla loro unione e alla coordinazione con l’Ente Parco di Bracciano e Martignano ed il Consorzio di Navigazione che il progetto, nato più di un anno fa (ai tempi si chiamava “Le Strade del Lago”), ha visto finalmente la luce. 28.000 euro di finanziamenti concessi dalla Regione Lazio sono stati sufficienti per dare alle stampe 5000 copie di guide cartacee in italiano ed inglese, e circa 1000 cartine, oltre alla realizzazione del logo e del portale. È quest’ultimo lo strumento che dovrebbe costituire il fiore all’occhiello dell’intera operazione, permettendo agli utenti di accedere ad un contenitore unico dell’offerta turistica del territorio lacustre e agli operatori (ristoratori e albergatori) di usufruire di una vetrina che potranno modificare direttamente grazie a strumenti da amministratore che il sito è in grado di fornire a ciascuno di loro. 5 le commissioni intercomunali create per ottenere questo risultato che è solamente provvisorio, un “work in progress”, come l’ha definito l’Ass. al Turismo di Anguillara Matteo Flenghi, descrivendolo come la base per quello che d’ora in avanti si riuscirà a fare grazie all’aiuto degli operatori del territorio. Il sito, già on-line, è visitabile all’indirizzo leterredellago.net. Aurelio Zirchiami Ladispoli. Il liceo “Sandro Pertini” compie un altro passo avanti verso l’informatizzazione della didattica, allineandosi agli ammodernamenti dettati dalle leggi dello Stato riguardo la “de-materializzazione”, convertendo in formato digitale i documenti inerenti alla didattica. Da quest’anno tutti i docenti sono stati forniti di “tablet” che sostituiscono il cartaceo Registro personale, completando il percorso avviato da sette anni. Si ricorda che Il Registro elettronico era stato inizialmente introdotto in via sperimentale proprio al Liceo Pertini nel 2007, unica scuola sul territorio ad aver avviato tale procedura. Dal 2008 tutti i genitori hanno potuto visionare l’andamento didattico dei propri figli direttamente dalla propria casa. A partire dal 2011 anche le pagelle sono consultabili on-line. Bisogna sottolineare che, in questi anni così difficili per la scuola pubblica, grazie alla disponibilità dei docenti, il liceo ha cercato e superato le molte difficoltà, avvicinandosi sempre più, come suo principale obiettivo, all’utenza ed al suo territorio. Prof.ssa Franca Veronesi 65. Nel territorio 66. Spettacolo CARLO VERDONE A LADISPOLI, I RETROSCENA “Tutto è nato dal legame col compianto Massimo Jaboni al quale dobbiamo enorme gratitudine” di Alessandra Fattoruso Massimo Jaboni: dietro questo nome ci sono 60 anni di attività ininterrotta nel mondo del cinema…tecnico di produzione, fonico ed organizzatore di spettacoli come la rassegna cinematografica che si svolge da 22 anni a Poggio Mirteto. Sul palco di Poggio Mirteto tra l’altro “un piccolissimo comune del Reatino che ha pochi abitanti” sono passati oltre 200 attori famosi a ritirare il riconoscimento del Mirto d’oro. Tra i mille racconti fatti da Massimo mi suona ancora nelle orecchie “…ho cominciato a 14 anni spazzando le sale della Nis film…poi rubando con gli occhi un giorno mi venne offerta l’opportunità di stare in produzione…” e così cominciò la sua lunga carriera che lo ha portato ad essere “un pezzo da 90” nel mondo del cinema. Lo conoscevano tutti…registi, attori, produttori e lo stimavano molto. Lui, una persona chiara, seria, leale, di gran cuore ma quello che lo contraddistingueva era la sua umiltà. Quando lo conobbi ne rimasi subito affascinata e quando mi propose di fare una rassegna del cinema a Ladispoli non ci pensai 2 volte…anche se come dice sua sorella Silvana, che tra l’altro abita a Ladispoli, “…la Fattoruso prima di conoscere mio fratello di cinema non ne capiva un tubo…” ed io confermo. Sapendo che il mio attore preferito era Carlo Verdone nel maggio del 2013 mi portò a Roma ad un evento dove conobbi molti artisti: Marco Giallini, Sabrina Ferilli, Nicolò Fabi, Jasmine Trinca, Luigi Lo Cascio, Claudia Gerini, Giuseppe Tornatore, Ennio Morricone, Bernardo Bertolucci… ed infine lui Carlo Verdone. MI batteva forte il cuore e Massimo sorrideva guardandomi. Tornai a casa quella sera che camminavo su una nuvola per la felicità. Organizzamo la prima rassegna cinematografica “Ladispoli Città Aperta” presso il cinema Lucciola portando 17 attori tra cinematografici e televisivi…Valeria Fabrizi, Massimo Bonetti, Michelangelo Tommaso, Cristina D’Alberto, Paola Minaccioni, Giancarlo Leacche, Francesco Scali, Emanuela Grimalda, Giulia Greco, Daniele Antonini, Kaspar Capparoni i registi Gianni Leacche, Cristiano Celeste, Matteo Vicino e molti altri. Partimmo nell’autunno 2013 ad organizzare la seconda rassegna ma purtroppo Massimo Jaboni si ammalò e morì il 21 Dicembre 2013. Negli ultimi giorni che era in ospedale e nell’ultima volta che ci sentimmo al telefono mi fece promettere che avrei proseguito con la rassegna…ed io con grandi fatiche ho mantenuto la promessa. Di questo devo ringraziare il Sindaco Crescenzo Paliotta, Il delegato al turismo e spettacolo Federico Ascani, l’Assessore alla cultura Francesca Di Girolamo per avermi sostenuto in questo progetto. Un ringraziamento ulteriore va a Dario Antimi, Attilio Consorti, Roberto Rossi e a tutti gli imprenditori che hanno collaborato per la realizzazione di questo evento. L’ho fatto perché lui era una grande persona ed io gli ho voluto molto bene. Lo ringrazio qui pubblicamente di avermi lasciato il testimone e di aver regalato a Ladispoli questa bellissima manifestazione. Massimo mi diceva sempre: ”porterò a Ladispoli Carlo Verdone” e devo dire che se anche lui ora non è più qui tra noi ha mantenuto la sua promessa. (Fotografia di Ilaria Muollo). 67. Nel territorio 68. Spettacolo INCONTRO CON THOMAS TORELLI Il regista, autore di “Un Altro Mondo” e “Zero – inchiesta sull’11 settembre”, ha scelto di vivere a Cerenova. di Belinda Patta Thomas Torelli, dopo un inizio come fotografo e montatore, a cui fa seguito una lunga esperienza in veste di freelance per le più importanti società di Roma, si mette in proprio occupandosi stabilmente anche di produzione e regia. Ultimamente ha scelto di vivere nel comune di Cerveteri, “precisamente a Cerenova” ci racconta “ una scelta legata ai miei trascorsi di quando lavoravo a Ladispoli come fotografo, e ora sono tornato qui con la mia famiglia, in questa zona che mi è sempre piaciuta.” Thomas quest’estate ha presentato, all’interno dell’Etruria Eco Festival di Cerveteri, il suo ultimo lavoro Un Altro Mondo. Un film documentario che vuole aprire una nuova finestra sulla realtà del pianeta, “ raccontando cose e storie” afferma Thomas Torelli “ che di solito non vengono raccontate. Quest’ultimo lavoro parla di tante cose, un viaggio in cui cerchiamo, in qualche modo, di far riflettere lo spettatore sulla magia del mondo. Parliamo di ecologia di spiritualità e della storia di alcuni popoli. È giusto cercare di comunicare in tutti i modi, attraverso la narrazione, l’immagine e ritengo che tutto questo sia molto importante. Oggi la gente è abituata a vedere tante cose e questo ha sminuito la qualità dell’immagine. Se si vuole comunicare qualcosa bisogna emozionare, trasmettere creando un messaggio vero che entra. Il mio primo obiettivo è proprio questo, comunicare ed emozionare. La sento con una missione, tanto da portarla avanti con tutta la passione che ho.” E la proiezione di Un Altro Mondo sta girando l’Italia lasciando un segno profondo in tutti gli spettatori. Un modo di raccontare i fatti, quello di Thomas Torelli, che abbiamo già conosciuto in tanti altri suoi lavori come con “Zero – inchiesta sull’11 settembre” in concorso al Festival Internazionale del Cinema di Roma 2007 e distribuito in più di venti paesi con un pubblico di quasi 50 milioni di persone nel mondo e di cui, Thomas, è produttore e coautore. Un film documentario che va oltre rompendo il muro del silenzio. Un’inchiesta giornalistica rigorosa, frutto d’interviste a testimoni oculari, sopravvissuti, responsabili delle indagini, ma anche tecnici, scienziati, familiari delle vittime e giornalisti. Un lavoro che permette allo spettatore di riconsiderare i fatti da punti di vista diversi per riuscire a guardare di nuovo, in maniera critica, le immagini di quell’11 settembre 2001. E per il futuro, qualcosa di nuovo? “ Ho in mano due lavori!” ci dice. “Uno lo sto scrivendo mentre l’altro è già in fase di montaggio. Parla dei danni correlati all’eccesso di consumo di carne, danni per la salute ma anche per l’ambiente. E lo dico da persona curiosa, che mette il naso nelle cose e si rende conto di alcune dinamiche che ritengo sia giusto raccontare, perché sul mio pianeta succede anche questo. Certo, ho scelto un percorso che è una strada in salita, io lo faccio perché sento che c’è bisogno di un altro tipo d’informazione, il mio è solo un piccolo contributo a un altro tipo d’informazione. Finché avrò la forza d’indignarmi di fronte a certe cose, avrò anche la forza di continuare questa strada in salita.” 70. Marketing & Commercio NUOVE TENDENZE, IL NEGOZIO A TEMPO Temporary shop. Dall’Inghilterra agli States ed ora anche in Italia Un negozio temporaneo o pop-up shop è un punto vendita che viene aperto solamente per un periodo prestabilito, solitamente da pochi giorni a qualche mese, nel quale possono essere vendute tutte le nuove proposte realizzate dall’azienda, edizioni limitate o stock di fine serie, sfruttando la temporaneità come leva per indurre il consumatore all’acquisto. Il temporary shop è una formula commerciale innovativa nata in Inghilterra, sviluppatasi negli Stati Uniti e approdata in Italia nel 2005. Costituisce una vera e propria strategia di marketing che permette di far conoscere il brand, di testare il mercato e di lanciare un prodotto. Rappresenta un evento, una campagna promozionale che tendenzialmente si autofinanzia attraverso le vendite effettuate in negozio. Questa formula è particolarmente indicata per realtà nel campo dell’abbigliamento, della moda e del design in genere, ma si adatta molto bene anche ad altri settori come l’arte, l’elettronica e i servizi. Alcune indicazioni da seguire, utili per aprire un temporary shop sono: La collocazione deve essere in una posizione con elevato traffico pedonale; Assicurarsi della presenza nella zona di altri esercizi commerciali in linea con il target di riferimento; Realizzare una campagna di comunicazione che generi l’attesa prima dell’apertura; Creare nel giorno dell’apertura un evento per l’inaugurazione; Mettere in evidenza la temporaneità del punto vendita. L’aspetto più importante di un pop-up shop è la tempistica, tutto dipende da quando inizia l’attività, quanto rimane aperta e quando viene chiusa. Tale “precarietà” del locale dovrà essere positivamente trasmessa al consumatore, il quale dovrà percepire la convenienza e la necessità di affrettarsi ad acquistare. Diverse sono le motivazioni per avviare un negozio a tempo e i vantaggi che esso comporta: Possibilità di far conoscere il marchio con un investimento ridotto; Promozione di nuovi articoli e servizi; Testare il gradimento di un certo prodotto; Essere presenti in una determinata città in un certo periodo dell’anno; Valutare la convenienza prima dell’apertura definitiva di un punto vendita; Aprire un temporary shop può anche essere una risposta in un momento di difficoltà economica, in quanto è una formula che permette alle aziende la vendita diretta in un negozio senza dover affrontare costi fissi rilevanti, essendo i contratti di affitto e la documentazione molto snelli e flessibili, e le spese per l’avvio dell’attività decisamente contenute. PER INFO NORMATIVE E FISCALI DR Mario Marri TEL 3920152688 - marrimario@hotmail 71. Nel territorio 72. Nel territorio 73. Sport LADISPOLI SOLA IN VETTA CON 21 PUNTI, E’ POLEMICA I rossoblu agguantano il primo posto ma scoppia un caso sull’arbitraggio di David Paris COME E’ ANDATO L’INCONTRO. Con una vittoria il Ladispoli intascai 3 punti e sfruttando il pareggio tra Fonte Nuova e Vigor Acquapendente, raggiunge la testa della classifica del girone A. Un successo convincente dei tirrenici nonostante il buon inizio degli ospiti che al 12’ si vedono annullare un gol per fuorigioco di Polani. La risposta del Ladispoli è immediata e al 18’ da posizione laterale Mannozzi fa partire un cross sfruttato al meglio da Roscioli che realizza la rete del vantaggio. Da questo momento la partita diventa spezzettata e nervosa, con molte ammonizioni e pochissime occasioni da gol. Non succede nulla fino al 33’, quando Federici realizza il raddoppio dei padroni di casa impattando di testa una bella punizione del solito Mannozzi. La ripresa vede una reazione nervosa del Monterosi, che nei primi 15 minuti mette alle corde la capolista. Da evidenziare uno splendido recupero di Pace, che al 14’ si immola su una bella conclusione di Polani e salva il risultato. Successivamente il Ladispoli amministra con ordine, senza mai andare in affanno, ed anzi rischia più volte di chiudere definitivamente la partita, prima con Bacchi, che calcia a lato, e poi con una bella punizione di De Vecchis, che non inquadra lo specchio. LA POLEMICA DEL REAL MONTEROSI. Spara a zero il Presidente del Real Monterosi, Luciano Capponi: ”Io che amo il calcio e che passo sempre sopra i limiti delle decisioni arbitrali oggi sono veramente sconcertato perché, se questo è il calcio nelle serie inferiori, a salire in quelle medie fino ad arrivare sù, è marcio….” “Un arbitraggio a senso unico, un gol regolare annullato a noi, un gol in fuorigioco accordato per loro, ed una sfilza di cartellini gialli, veri o falsi che siano, per noi e neanche uno ….” Un peccato dover constatare come un incontro di calcio invece di finire nel rettangolo di gioco debba continuare sulle pagine dei giornali. Ad ogni modo il risultato rimane e il Real Monterosi avrà modo di dimostrare il suo valore nel proseguo del campionato. 74. Ambiente DISASTRO AMBIENTALE, UN TERRITORIO CONTAMINATO Dopo i furti alla condotta muoiono pesci, tartarughe e volatili. In mare finiscono 30 tonnellate di velenoso kerosene. Litorale a rischio. Amministratori invocano un piano di sicurezza e prevenzione. Dito puntato sull’ENI che però si rivela disponibile a sostenere urgente bonifica. La questione approda sui tavoli del governo di Belinda Patta L’allarme è partito con una segnalazione, da parte dei Vigili del Fuoco, per la rottura, con conseguente fuoriuscita di Kerosene, di un tratto dell’oleodotto Civitavecchia - Pantano, che dalla città portuale giunge all’aeroporto di Fiumicino per il rifornimento di carburante destinato agli aerei. Sul luogo della rottura della condotta, precisamente nei pressi di Palidoro ad un metro e mezzo sotto terra, sono prontamente intervenuti i Vigili del Fuoco e i tecnici dell’ENI per cercare quantomeno di limitare l’impatto. C’è voluto poco, però, per capire che il danno era stato provocato da ignoti, che per rubare il carburante hanno maldestramente provocato l’ingente perdita di combustibile. I ladri avrebbero agito in due punti della condotta, uno vicino all’ospedale pediatrico di Palidoro (che ha avuto non pochi problemi legati ai forti odori tra i corridoi dell’ospedale pediatrico) e l’altro nei pressi di Torrimpietra. La Capitaneria di Porto, la Polizia locale, la Protezione civile ed anche un elicottero della Forestale hanno immediatamente monitorato la costa, poiché il liquido ad alto potenziale inquinante, anche a causa delle forti piogge di questi giorni, si è riversato nei corsi d’acqua per poi raggiungere il mare e interessare un ampio tratto del litorale. Partite le procedure per contenere la dispersione di combustibile, ma col passare delle ore è diventato sempre più evidente che l’attenzione più importante era da rivolgere all’ambiente nell’immediato futuro. Polemizza il sindaco di Fiumicino reclamando una maggiore presenza dell’ENI al quale è stata reclamata l’assenza della messa in atto di un piano di bonifica, sicurezza e di prevenzione. Ma l’Eni in una nota conferma di aver prontamente adottato tutte le misure necessarie a far fronte all’emergenza ponendo fine al flusso di carburante poche ore dopo l’effrazione e procedendo al ripristino attraverso l’assorbimento del carburante con panne assorbenti per facilitarne l’aspiramento, per poi procedere alle attivita’ di riparazione dell’oleodotto. Al sindaco di fiumicino viene invece reclamato il ritardo nella proclamazione dell’ordinanza di divieto di utilizzo dell’acqua (2 giorni dopo). Nei siti danneggiati erano operative circa 50 persone, tecnici Eni e di aziende terze dedite all’emergenza, che hanno realizzato sul posto un laboratorio chimico mobile per le analisi delle acque. “Dai campionamenti emerge l’assenza di contaminazione sui tratti di mare in corrispondenza della foce dei fiumi Arrone e Palidoro” sottoscrive l’Eni. Ma l’allarme ambientale, finito sulla stampa nazionale, ha interessato gran parte della costa assumendo sempre più i connotati di un disastro annunciato, tanto da destare viva preoccupazione tra tutti i sindaci del litorale. Un duro colpo per i Comuni di Maccarese, Fregene, Palidoro, Ladispoli, i quali temono che la presenza del liquido oleoso possa continuare a provocare un’inquietante e già in atto moria di pesci, tartarughe e uccelli, quale anticipazione di danno perdurante che ancora non è possibile quantificare. Dopo il furto al Rio Palidoro, col conseguente prospettarsi di una situazione davvero difficile che si aggravava col passare delle ore, arrivava un’altra amara notizia: un altro furto di kerosene a Fiumicino con altro sversamento nel fiume Arrone. Il Sindaco Montino ha emanato un’ordinanza col divieto di utilizzare le acque dell’Arrone e del Rio Palidoro per qualsiasi uso, soprattutto per abbeverare il bestiame. Anche il sindaco Paliotta si dice preoccupato per quanto sta avvenendo poiché le correnti stanno portando il carburante verso nord. L’odore di Kerosene a Marina di San Nicola, a kilometri di distanza dallo sversamento, permaneva fino a 2 giorni dopo il fatto. La perizia spetta ora all’Arpa Lazio che sicuramente avrà l’onere di monitorare la bonifica di una vasta area per scongiurare pesanti e ingenti ricadute su quanti vivono e lavorano su quei terreni. Intanto squadre di volontari ambientalisti sono intervenuti in soccorso della fauna. Ci s’interroga su come agire nel futuro per evitare questi continui furti e per salvaguardare l’ambiente. Oltre che tutelare la salute pubblica. Eni intanto si rivela disponibile a far seguitare fatti concreti per prevenire ulteriori danni; “il fatto che Eni sia parte danneggiata da questo evento non va in alcun modo a detrimento dell’ impegno dell’azienda a mettere in campo tutte le misure necessarie per la completa bonifica dell’area, in collaborazione con le autorita’ competenti” garantisce il colosso dell’energia. La questione approda sui tavoli del governo. Il ministro dell’Ambiente Galletti ha ordinato al Noe di procedere ai necessari accertamenti sulle aree colpite, impie- gando il supporto tecnico dell’Ispra. Contestualmente Il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, ha convocato l’Unità di crisi. Potrebbero esserci altri punti dell’oleodotto presi d’assalto ma ancora non scoperti. Le squadre del Reparto Ambientale Marino del Ministero dell’Ambiente, in coordinamento con la Capitaneria di Porto di Roma, sono ancora in azione. Mentre andiamo in stampa apprendiamo che si sta compilando un fascicolo informativo da fornire alla Procura di Roma per valutazioni in merito a responsabilità ed eventuali danni per il territorio. Anche la procura di Civitavecchia potrebbe indagare una eventuale pista da seguire in ulteriori indagini. 76. Nel territorio 77. Nel territorio 78. Dietro le quinte JUNKER, RENZI E DRAGHI, UN COPIONE SENZA UNA TRAMA PRESTABILITA Gli scambi di battute di questi ultimi giorni e gli alti e bassi della borsa sono il termometro di uno scontro imminente di Danilo Marsala Sentiamo spesso utilizzare espressioni come “teatrino della politica”, oppure “balletto delle cifre”, cioè si tende a spettacolarizzare alcune tematiche, attribuendo ai protagonisti un ruolo ed un copione che spesso nascondono logiche diverse dai comportamenti apparenti. Nel gioco delle parti, che si parli di politica o di economia (si riesce a distinguerle?) la cosa veramente difficile è orientarsi. La riflessione nasce da due avvenimenti di questo strano inizio di novembre. Mi riferisco alla recentissima polemica tra il nostro premier Renzi ed il neopresidente della Commissione Europea Junker, e all’ultima riunione della Bce del sei novembre scorso. Prima i fatti! Renzi attacca l’Europa dei tecnocrati, a margine dell’ultimo Consiglio Europeo di Bruxelles, Junker risponde deciso: “Non sono il capo di una banda di burocrati…Se la Commissione avesse dato ascolto ai burocrati il giudizio sul bilancio italiano sarebbe stato molto diverso”. Ancora Renzi: “Non vado in Europa col cappello in mano. Non vado a Bruxelles a farmi spiegare cosa fare.” Cosa sta accadendo? Perché Junker dice anche: “Sono sempre stato convinto che i Consigli europei servano per risolvere i problemi, non per crearli. Personalmente prendo sempre appunti durante le riunioni, poi sento le dichiarazioni che vengono fatte fuori e spesso i due testi non coincidono”. Così parte anche un attacco al premier inglese Cameron, reo di aver comunicato ai suoi concittadini in modo manipolatorio l’obbligo per l’Inghilterra di aumentare il contributo all’Europa di 2,1 miliardi di euro, a seguito dell’aumento del Pil del paese (è solo uno dei punti cardine della solidarietà che dovrebbe fondare l’Unione Europea, vale a dire chi ha di più dà di più…). Cosa stanno realmente cercando di portare avanti questi esponenti di primo piano dell’Europa? Perché mai come stavolta Junker, spesso dipinto come una personalità grigia, dal passato discutibile (è un exalcolista), mostra i muscoli ed un’inaspettata personalità nel rivendicare con orgoglio il ruolo politico della Commissione Europea, vera guida dei paesi membri nella sua funzione realmente esecutiva. Al tempo stesso Renzi giungeva al Consiglio Europeo preceduto da difficoltà di vario genere sul fronte politico interno, con difficoltà latenti nella maggioranza e rapporti sempre più tesi con i sindacati, con dati economici in continuo peggioramento e che lo hanno portato spingere il rapporto deficit-Pil al limite del 3% consentito, senza sforarlo deliberatamente come la Francia (alla quale il premier toscano ammicca..), ma ponendosi in un terreno minato. Ecco allora il secondo avvenimento cui accennavo all’inizio: l’ultima riunione della Bce. Preceduta da un clima teso a causa delle ricorrenti voci di malcontento di parte del consiglio direttivo della Banca Centrale, sostanzialmente legate ad una presunta gestione personalistica e poco ortodossa del mandato da parte del presidente Draghi. Già dalle prime parole di Draghi, i mercati finanziari si infiammavano alla comunicazione dell’unanimità del consiglio della banca nel delineare la possibilità di espandere il bilancio ai livelli record di marzo 2012, anche con misure non convenzionali, vale a dire acquisto di titoli di stato dalle banche. I mercati europei vogliono i cordoni della borsa ancora ben aperti, anche alla luce del comportamento della Fed americana (che sta restringendo il credito ma molto lentamente) e della Bank of Japan, in fase ultra espansiva. In questo bailamme, capire chi vuole cosa è il dilemma che i 500 milioni di cittadini europei si trovano sulle spalle. E’ vera l’ipotesi di chi pensa che la presa di posizione di Junker contro alcuni primi ministri rientri in un piano più grande di disfacimento delle sovranità nazionali in nome di alcuni ristretti potentati (guarda caso, in queste ore lo stesso Junker sembra coinvolto in un’indagine su presunti aiuti fiscali elargiti a società finanziarie, al tempo della sua presidenza del Lussemburgo)? Se i mercati finanziari esultano per le manovre espansive di Draghi, i presunti falchi che quelle manovre criticano quali interessi rappresentano, se non le banche e le grandi società finanziarie, quali altri gruppi di potere? Comunque, mai come adesso la sensazione è che la partita dei futuri assetti geopolitici si gioca in Europa. Se come terra di conquista o nuovo punto di riferimento forse non tarderemo a capirlo. 80. Nel territorio 81. Nel territorio 82. L’Opinione L’ITALIA DEL COMANDANTE SCHETTINO Nel bel paese, mentre il comandante De Falco è stato allontanato, Schettino partecipa a talk show e seminari universitari di Antonio Mazzitelli “È stato un onore per me servire la Marina. Mi dispiace profondamente e sono imbarazzato che le mie azioni abbiano portato a questo». «Rispetto la decisione della Marina. Con l’amore e il sostegno della mia famiglia vado avanti». Queste sono le dichiarazioni rese da un ufficiale cacciato dalla marina americana perché positivo alla cocaina. Già questo la dice lunga sulla differenza che c’è tra un Paese dove si vive NORMALMENTE e l’Italia attuale. Se poi ci mettiamo che chi dichiara quanto sopra è il figlio del Vice Presidente cioè di uno degli uomini più potenti della terra questa differenza diventa deprimente. Perché abbiamo creato una società dove a tre anni dalla tragedia della Costa Concordia il comandante della nave è diventato un personaggio che rilascia interviste e forte della sua popolarità, anche se negativa sempre popolarità, partecipa a talk show e seminari universitari mentre chi, come il comandante De Falco, quella maledetta notte cercava di fare il proprio dovere di professionista e di uomo viene trasferito “forse” in maniera punitiva ma certamente trasferito contro la sua volontà senza riconoscergli i meriti di essere stato un esempio umano e professionale nel dramma di quel 13 gennaio 2012. Ho omesso appositamente il nome del primo e ricordato quello di De Falco perché in un epoca afflitta da una smemoratezza cronica è meglio cercare di ricordare le cose positive che le al- tre. Il punto però rimane: perché abbiamo creato una “mostro” del genere; siamo forse masochisti. Non so rispondere a questa domanda come credo nessuno di noi; so però che gli effetti li subiamo tutti e prima o poi tutti dovranno farci i conti. Oggi in molti hanno toccato nel quotidiano cosa vuol dire vivere in una società che ha regole solo in teoria e che in pratica sopravvive sugli espedienti del momento; il senso di impotenza che hanno provato al momento si è manifestato come un fattore quasi normale perché non sono riusciti a percepire l’alternativa perché “tanto è così non posso farci niente”. Forse sarà pure così e SE così E’ siamo destinati all’estinzione come società e ciò non avverrà perché saremo colonizzati dagli stranieri come qualcuno urla da anni ma succederà perché non siamo in grado di sopravvivere a noi stessi. E’ paradossale che un popolo che annovera nella sua storia modelli sociali che hanno contribuito sensibilmente se non in misura determinante al progresso dell’uomo e della sua civiltà abbia improvvisamente perso i geni del suo DNA e contemporaneamente anche la sua memoria ed il suo orgoglio. Dire che in Italia non esiste meritocrazia vale per il presente ma nel passato se tutto il mondo ha conosciuto Leonardo, Dante, Volta, Michelangelo e compagnia una ragione ci sarà? Basta ricordarsela e metterla in pratica!!! 83. Nel territorio 84. L’Opinione Proposte per un sindaco pazzo, ma non troppo Su questo giornale veniamo a sapere che il Governo nazionale ha dato a Ladispoli 4,2 milioni di euro per pagamenti alle imprese che hanno lavorato per il Comune; solo micragnosi 160.000 euro a Cerveteri da dove, ci pare di capire, le imprese private girano alla larga. Bisogna invertire la tendenza e affrontare il problema centrale: come e dove trovare i soldi necessari per creare ricchezza e posti di lavoro in Città.Ecco alcune proposte per un Sindaco pazzo che vuole procurare scandalo e vituperio. a) Procedere velocemente all’accorpamento di Cerveteri e Ladispoli per ridurre i costi dei servizi e individuare ulteriori sinergie per altre e più importanti economie. b) Chiusura della Multiservizi cerite e vendita a privati di tutti i cespiti in attivo a partire dalle farmacie con l’unica salvaguardia dei livelli occupazionali. c) Agevolare progetti per insediamenti industriali, commerciali, turistici e residenziali a cominciare dalla fascia a mare per poi estendere le agevolazioni allo sviluppo termale della zona a monte dell’Aurelia fino alla parte collinare attivando così il settore edilizio e il relativo vasto indotto. Con questa operazione gli introiti per le casse comunali in oneri concessori e servizi dovrebbero superare i cento milioni di euro. Soldi che devono servire a finanziare un progetto di risanamento urbanistico che comprenda un piano triennale per l’acquisizione al demanio comunale di tutte le cosiddette strade private ad uso pubblico. d) Bando di gara europeo per la costruzione di un termovalorizzatore di ultima generazione nel territorio comunale da parte di un consorzio d’imprese private, a costo zero per l’Amministrazione. Potranno conferire rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata e in regola con la normativa tutti i comuni fino alla capienza ottimale dell’impianto. Al di là di ricorsi e controricorsi (ma perché non ho fatto l’avvocato!) che non portano da nessuna parte si avvierà da subito e in concreto lo svuotamento, la bonifica e, finalmente, lachiusura definitiva e irreversibile della discarica di Cupinoro, con riconversione turistica o agricola del comprensorio. e) Bando di gara internazionale per la costruzione di un parcheggio sotterraneo collegato con il centro storico di Cerveteri e la Necropoli della Banditaccia. Antonio Sannino 85. Nel territorio 86. Botta & Risposta TRASPARENTI, Sì O NO Comitato per Legalità e Comune di Ladispoli di nuovo ai ferri corti Se c’è un paese al mondo dove l’opinabilità delle affermazioni è santuario inviolabile della libertà di pensiero, è sicuramente l’Italia. Ognuno accredita la propria idea cercando delle fonti più o meno attendibili che la comprovino, però, visto che non c’è quasi mai un’assunzione di responsabilità da parte di chi accusa o di chi è accusato, oppure una gerarchia precisa su quale sia l’informazione più accreditata, sovente si inscena un duello dialettico in cui non si avranno né vinti, né vincitori ma una sola vittima, la verità, sepolta sotto la coltre dei singoli pregiudizi, rimasti gli unici attori ad avere il libero arbitrio di porre la parola FINE. di David Paris Prendiamo ad esempio l’ultimo comunicato del Comitato per la legalità di Ladispoli del 3 novembre che diffonde i dati dell’ANAC (Autorità nazionale anticorruzione) in seguito alle segnalazioni trasmesse dai cittadini. Risulterebbe dunque che il Comune di Ladispoli sia incluso nell’elenco dei Comuni che sono oggetto di rilievo, con la dizione “verifiche in corso”, con la seguente motivazione: “Sezione Amministrazione trasparente presente ma priva di ogni contenuto: dato non pubblicato; Bandi di gara e contratti/ Avvisi sui risultati della procedura di affidamento: dato non pubblicato”. Alla fine del comunicato il Comitato informa di aver predisposto una denuncia alla Corte dei Conti per il danno all’immagine della città e di avviare una raccolta delle firme dei cittadini che vorranno farsi parte attiva. giorni scorsi fanno parte di un disegno diffamatorio di cui i promotori ne risponderanno nelle sedi competenti”. Risponde Il Comune di Ladispoli. “L’amministrazione informa che, in base ai criteri adottati dal Ministero della Funzione pubblica e pubblicati sul sito “Bussola della trasparenza” della Presidenza del Consiglio, il comune di Ladispoli soddisfa il 100% dei criteri con 66 indicatori su 66 soddisfatti. Tale percentuale massima di trasparenza è stata raggiunta dal comune di Ladispoli già da 10 mesi, mentre non tutti gli altri enti locali sono arrivati a questo risultato”. L’amministrazione precisa inoltre che il comune di Ladispoli ha rispettato tutti gli obblighi derivanti dalla legge numero 190 del 6 novembre 2012 in tema di “Prevenzione e repressione di corruzione ed illegalità nella pubblica amministrazione”. Il Comunicato del 6 novembre termina così: “Le notizie false ed inesatte diffuse nei Sulla pagina facebook del Comitato. La polemica finisce anche sui social dove uno dei promotori del Comitato per la Legalità (Santo Fabiano), l’8 novembre afferma: “Il sindaco della nostra città annuncia l’esistenza di un -disegno diffamatorio-. Poiché fare domande e chiedere risposte non può essere considerata attività diffamatoria (semmai lo é il silenzio perché alimenta sospetti), aggiungiamo una nuova domanda a quelle ancora senza risposta...Siamo a 13! Se il Sindaco ritiene che si tratti di diffamazione, invece di annunciare denunce, mai fatte, faccia il gesto di recarsi presso -le sedi competenti-. Noi siamo tranquilli e chiediamo trasparenza nell’interesse della città e della sua immagine. Se invece di rispondere preferisce denunciarci lo faccia (ma davvero!)... Aspettiamo il postino”. 87. Nel territorio 88. Dulcis in fundo AD UN PASSO… “L’unica cosa che si sta frapponendo tra l’accettazione di uno status insoddisfacente e una rivoluzione è l’incertezza e l’indolenza dell’italiano medio” di David Paris Ladispoli. La storia d’amore tra l’elettorato e l’attuale maggioranza è giunta all’epilogo finale. Non servono statistiche o sondaggi per capire che ovunque si vada e a chiunque si chieda la lamentela è totale su ciò che è stato detto, ma soprattutto - visto che nel profondo del nostri cuori alle promesse non credevamo più da un pezzo - su quello che è stato fatto male. Molti altri nodi sono venuti al pettine, a partire dagli oneri aggiuntivi della raccolta porta a porta che nel suo processo di ampliamento sta giungendo fino al centro storico, area più sensibile e difficile da gestire, dove vengono toccati i nervi scoperti del commercio cittadino poco disposto ad accettare passivamente ulteriori aggravi di spese. D’altro canto, anche fuori dal centro storico scoppiano nuovi casi, come ad esempio quello dei vincoli idrogeologici decisi dalla Regione sulla zona artigianale per rimediare al PAPOCCHIO del campo sportivo/eliporto, alle attese su un PRG in eterno divenire legato a doppio filo alle larghe intese e sulla variante di Osteria Nuova che appare più come una “Polizza sulla Vita” che una vera e propria urbanizzazione utile alla città. Siamo agli sgoccioli, i fucili sono puntati e il plotone di esecuzione sta aspettando un comando o un gesto istintivo inconsulto di uno dei fucilieri. Nell’insoddisfazione generale e nel caos globale dell’informazione multitasking o partigiana o demagogica, tutti, “buoni e cattivi”, finiscono con l’esser valutati sulla base dei pregiudizi e null’altro. Perciò, i politici sono tutti ladri, i giornalisti fanno tutti i tirapiedi, i funzionari hanno le scarpe piene di sassolini oppure hanno una ditta amica da far sorridere. Non può essere sempre così ma è innegabile che troppo spesso sia così e a pensar bene si fa quasi peccato. E’ l’evidente disfatta della democrazia rappresentativa che si teneva in piedi fino a quando esisteva fiducia tra eletti ed elettori. Ebbene, questo legame non c’è più e l’unica cosa che si sta frapponendo tra l’accettazione di uno status insoddisfacente e una rivoluzione è l’incertezza e l’indolenza dell’italiano medio a rimboccarsi le maniche. Però per molti gli stenti sono ormai intollerabili e il livello di ingiustizia complessivo a cui una famiglia onesta è sottoposta continua a crescere molto più rapidamente dell’impoverimento generale. A questo punto ci domandiamo se c’è un modo per uscire dal buco nero ladispolano di un’amministrazione che non riesce a dare le risposte desiderate, perché, se da una parte il consenso è stato ottenuto facendo sognare, dall’altra i risultati si potevano raggiungere solo con i sacrifici e delle notevoli capacità soggettive. Ma chi li chiede, chi le ha queste qualità? Una maggioranza promiscua, dove l’imprenditore che potrebbe esser interessato ai terreni agricoli decide sullo stesso banco del post-comunista? Parca di idee, incolore, inodore, a tratti auto-lesiva, incapace di mettere sul piatto un progetto complessivo di sviluppo che non fosse legato a baratti, clientele e partigianerie varie. Di mosse a disposizione ne sono rimaste poche, meglio pensare con attenzione a quello che si fa. Dicono che gli italiani danno il meglio di sé quando il resto del mondo li dà quasi per spacciati. Speriamo che sia proprio vero. 89. Nel territorio 90. Annunci EDITORE Studio4 Soc. Coop. Direttore Responsabile Maurizio Archilei Vice Direttore Orazio Paliotta IL TRIBUNALE DI CIVITAVECCHIA N.4 DEL 13/06/11 Sede in via S.F. 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Il vostro benessere mentale privilegia il vostro benessere fisico favorendo contatti e attrazioni con gli specialisti della simpatia; segnali affettivi all’orizzonte pilotati dalla vostra forma fisica eccellente e che voi giustamente sfruttate a vostro beneficio. Toro. Sembra che nulla ostacoli il vostro percorso o le iniziative che vorrete prendere; garanzie di dolcezze amorose e incontri per i single. Tra una bevanda calda e un aperitivo potrà prendere corpo un progetto lavorativo importante. Favoriti gli affari immobiliari. Gemelli. Azioni dirette e fulminee senza troppi giri di parole, in pratica è il campo professionale il vostro punto di forza, la vostra base di partenza per le vostre vittorie quotidiane, risultato: un cuore gonfio di soddisfazioni e segni tangibili di miglioramenti futuri. Cancro. Il vostro carattere brillante fa le bizze, avete oscurato parte della vostra solarità che vi ha sempre accompagnato, il motivo dovreste ricercarlo tra le persone che vi sono vicino, forse dovreste sforbiciare qualche finta amicizia. Leone. Siete single? Guardatevi intorno: complimenti e lusinghe da una vecchia conoscenza arriveranno dal vivo in una serata che di vivo aveva solo il conto da pagare. Un periodo faticoso e contrario volge a termine e apre le porte del cuore. Vergine. Per chi ha già raggiunto una posizione si troverà in condizioni di consolidarla e iniziare progetti a lungo termine; per chi vive un rapporto di coppia può fregiarsi di riconoscimenti unici da parte del partner: fiori d’arancio all’orizzonte. Bilancia. L’autunno vi giova e vi rende solari, pieni di iniziativa e di sensazioni: alcune di esse usatele per qualche movimento azzeccato nel campo finanziario potrebbe incrementare il vostro patrimonio; il vostro intuito saprà sicuramente trovare il momento opportuno. Scorpione. Qualcuno insinua dubbi e vi rende pensierosi e, quando cercate di chiarire, procurate solo tensioni nella vostra sfera sentimentale; le risolverete presto, la grinta non vi manca e neanche l’intraprendenza e poi, l’amore, vi riserva belle sorprese. Saggittario. Le forti emozioni sono come la pioggia torrenziale, se perdura nel tempo provoca esondazioni; in voi persiste un’alluvione sentimentale, la commozione vi rende fragili e in balia degli avversari nella vostra partita del cuore: celate le esternazioni. Capricorno. Vorreste prendere il sopravvento in ogni situazione in cui c’è di mezzo il vostro punto di vista, non vi capita con tutti ma, solo con le persone più malleabili e vorreste il partner docile e remissivo, specialmente dopo un sogno confuso che vi fa svegliare arruffati e ingarbugliati. Acquario. L’autunno vi favorisce e voi ne approfittate per rendere il periodo favorevole a consolidare rapporti seri e importanti o per espandere nuove attività. Controllare la possessività, l’impulsività e ricercate la calma, la troverete con la meditazione ascetica ed evitando le polemiche. Pesci. Conflitti d’opinione e battaglie intellettuali non vi spaventano più di tanto; meglio se riusciste a sfumare le polemiche più spinose e mediare; nuove conoscenze all’orizzonte, alcune stimolanti, altre da vero rispolvero, comunque tutte soddisfacenti. 96. Nel territorio
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