REGIONE TOSCANA GIUNTA REGIONALE ESTRATTO DAL VERBALE DELLA SEDUTA DEL 07-02-2014 (punto N 2 ) Delibera N 75 del 07-02-2014 Proponente LUIGI MARRONI DIREZIONE GENERALE DIRITTI DI CITTADINANZA E COESIONE SOCIALE Pubblicita’/Pubblicazione Atto soggetto a pubblicazione su Banca Dati (PBD) Dirigente Responsabile ANDREA LETO Estensore ELISA SCOPETANI Oggetto Azioni prioritarie per il sistema socio-sanitario regionale per l'anno 2014 Presenti ENRICO ROSSI GIANFRANCO SIMONCINI VITTORIO BUGLI SALVATORE ALLOCCA STELLA TARGETTI CRISTINA SCALETTI LUIGI MARRONI VINCENZO CECCARELLI Assenti ANNA RITA BRAMERINI ANNA MARSON GIANNI SALVADORI ALLEGATI N°1 ALLEGATI Denominazion A Pubblicazione Tipo di trasmissione Riferimento Si Cartaceo+Digitale AZIONI PRIORITARIE STRUTTURE INTERESSATE Tipo Direzione Generale Denominazione DIREZIONE GENERALE DIRITTI DI CITTADINANZA E COESIONE SOCIALE LA GIUNTA REGIONALE Visto il PRS 2011-2015 adottato dal Consiglio Regionale con risoluzione n. 49 del 29 giugno 2011; Visto il Piano Sanitario Regionale 2008-2010, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 53 del 16 luglio 2008, ancora in vigore ai sensi del comma 1 dell'art. 133 della LR 27 dicembre 2011, n.66; Vista la proposta di deliberazione al Consiglio regionale n. 38 del 19 dicembre 2011, “Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012-2015”; Visto il decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”, come convertito con legge 7 agosto 2012, n. 135; Vista la propria deliberazione n. 754 del 10 agosto 2012, che fornisce indirizzi alle aziende e agli enti del SSR in relazione alle azioni immediatamente adottabili in attuazione del DL 95/2012 ed individua ulteriori azioni di riordino dei servizi del Sistema Sanitario Regionale (SSR); Vista la propria deliberazione n. 1235 del 28 dicembre 2012, che fornisce indirizzi alle aziende sanitarie ed alle Aree vaste in relazione alle azioni di riordino del SSR di cui al citato allegato B della DGR 754/2012; Vista la legge regionale n. 81 del 27 dicembre 2012, “Misure urgenti di razionalizzazione della spesa sanitaria. Modifiche alla LR 51/2009, alla 40/2005 e alla 8/2006”; Vista la propria deliberazione n. 74 del 7.2.2014, che approva emendamenti al Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012 – 2015 di cui alla citata proposta di deliberazione al Consiglio regionale n. 38/2011; Considerato che gli atti regionali di programmazione e gli ulteriori provvedimenti richiamati tracciano le linee di una evoluzione delle modalità organizzative e produttive del sistema sociosanitario regionale volta ad adeguare tale sistema nel suo complesso ai vincoli economici derivanti dalla finanza pubblica ed alle mutate condizioni di salute, sociali ed economiche della popolazione toscana; Considerato che, secondo quanto oramai riconosciuto dalla comunità scientifica, la salute è il risultato di un percorso, in cui cultura, ambiente, organizzazione sociale ed, in ultimo, le caratteristiche biologiche individuali rappresentano dimensioni variabili tra loro interagenti, ragione per la quale l’adattamento dei servizi e delle cure ai profili di salute specifici delle persone, non solo e non tanto nella loro dimensione individuale, quanto in un’ottica di aggregazioni di soggetti accomunati da analoghe caratteristiche, deve rappresentare un principio di riferimento nella definizione degli obiettivi della programmazione socio-sanitaria; Ritenuto che nello svolgimento di tale ampio processo, che investe tutti gli ambiti dell’assistenza socio-sanitaria, nonché gli assetti organizzativi ed operativi dei soggetti coinvolti nell’erogazione dei servizi ai vari livelli del sistema, sia necessario stabilire alcune priorità di intervento per l’anno 2014 in ragione del loro particolare impatto sul piano dell’assistenza, dell’innovazione e dell’organizzazione del servizio sanitario; Ritenuto di individuare come priorità di intervento: 1. il miglioramento della presa in carico del paziente oncologico: è necessario cogliere l’opportunità della riorganizzazione dei servizi sanitari in corso per migliorare il percorso diagnostico – terapeutico – assistenziale del paziente oncologico, attraverso la revisione del modello di rete oncologica; in tale riassetto, sarà posta particolare attenzione alla gestione delle liste di attesa chirurgiche, al fine di garantire un accesso regolato da criteri che ne garantiscano trasparenza, qualità e sicurezza; 2. il miglioramento dell’offerta di prestazioni odontoiatriche: è necessario porre le condizioni per un incremento dei livelli di accesso alla prevenzione ed alle cure odontoiatriche da parte della popolazione toscana, intervenendo sia sulla connotazione organizzativa dell’offerta, sia sul potenziamento degli interventi di prevenzione, tenendo conto dei fattori che incidono sui livelli di salute in questo ambito (condizione socio-economica, aumentato peso delle malattie cronico-degenerative, età evolutiva, gravidanza, disabilità); 3. il rafforzamento della continuità ospedale-territorio e dell’assistenza domiciliare, attraverso l’utilizzo delle tecnologie: l’evoluzione delle modalità e tempi dell’assistenza ospedaliera, insieme ai cambiamenti sociali e demografici, pongono ai sistemi socio-sanitari la necessità di ricercare soluzioni innovative e sostenibili per accompagnare il cittadino nel percorso territorio – ospedale – territorio e per garantire un accesso sempre più ampio all’assistenza domiciliare/residenziale; per questo motivo, è necessario definire criteri e requisiti per un utilizzo sistematico (e non solo sperimentale) delle tecnologie dell’informazione e comunicazione a partire da tali ambiti di applicazione; 4. il miglioramento organizzativo per il benessere degli operatori del Sistema Sanitario Regionale: l'attuale fase di riorganizzazione del Sistema porta con sé esigenze di cambiamento e richiede capacità di adattamento e rivisitazione dei modelli lavorativi e relazionali, ciò implicando inevitabilmente per gli operatori un maggiore e complesso impegno psicofisico. Diventa oggi prioritario tutelare il benessere degli oltre cinquantamila operatori del SSR, attraverso azioni di sistema volte a migliorare la qualità della vita lavorativa ed a prevenirne il disagio. Questo tipo di interventi risultano eticamente centrali e strategici dal punto di vista organizzativo, data la comprovata correlazione tra salute psicofisica degli operatori, e dunque dell'organizzazione cui appartengono, e qualità dei servizi erogati ai cittadini; 5. lo sviluppo di un approccio di genere alla salute dei cittadini: la comunità scientifica internazionale afferma da tempo che il riconoscimento delle differenze biologiche tra uomo e donna è un passo necessario per superare le diseguaglianze e promuovere l’equità; un sistema socio-sanitario evoluto – e in evoluzione - deve pertanto porre tra le proprie priorità la promozione della salute di genere come approccio ordinario, al fine di garantire a tutti, uomini e donne, il miglior trattamento possibile in funzione della specificità di genere; 6. la promozione della ricerca per la salute e la valorizzazione dei risultati: la ricerca sanitaria è uno strumento fondamentale per garantire ai cittadini cure nelle quali una sempre più elevata qualità sia coniugata all’efficienza nell’utilizzo delle risorse; è pertanto indispensabile adottare azioni volte ad incrementare le capacità progettuali ed operative del sistema della ricerca sanitaria, così come valorizzarne i risultati favorendone il trasferimento nella pratica clinica; 7. il miglioramento del sistema di gestione delle liste d’attesa per le prestazioni di specialistica e diagnostica strumentale: i tempi e le liste di attesa, pur in presenza di una contrazione della domanda negli ultimi anni, registrano comunque per molteplici fattori un progressivo incremento che, se non rallentato o invertito, può determinare una riduzione dell’equità nell’accesso ai servizi sanitari; occorre pertanto promuovere ed implementare un Sistema di governo e controllo dei tempi e liste di attesa della Regione Toscana a cui tutte le aziende sanitarie dovranno conformarsi nella logica dell’accreditamento quali-quantitativo della offerta specialistica e diagnostica ambulatoriale; Visto l’allegato A, parte integrante della presente deliberazione, che descrive le azioni da adottare per l’anno 2014 in relazione alle priorità di intervento sopra richiamate; Dato atto della coerenza delle azioni indicate dal suddetto allegato A rispetto agli obiettivi del Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012 – 2015 di cui alla proposta di deliberazione n. 38/2011, come emendato con la richiamata deliberazione n. 74 del 7.2.2014; Visto il parere favorevole espresso dal CTD nella seduta del 12 dicembre 2013; Ritenuto opportuno, per i motivi sopra esposti, procedere all’approvazione dell’allegato A; Precisato che, in relazione alle priorità di intervento ed alle azioni individuate, saranno adottati successivi provvedimenti attuativi, con i quali saranno delineati i piani operativi di dettaglio per l’attuazione delle azioni, con indicazione dei relativi costi e l’individuazione delle risorse necessarie, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio regionale; A VOTI UNANIMI DELIBERA 1. di individuare come priorità di intervento per il sistema socio-sanitario regionale nell’anno 2014: - - il miglioramento della presa in carico del paziente oncologico; il miglioramento dell’offerta di prestazioni odontoiatriche; il rafforzamento della continuità ospedale-territorio e dell’assistenza domiciliare attraverso l’utilizzo delle tecnologie; il miglioramento organizzativo per il benessere degli operatori del Sistema Sanitario Regionale; lo sviluppo di un approccio di genere alla salute dei cittadini; la promozione della ricerca per la salute e la valorizzazione dei risultati; il miglioramento del sistema di gestione delle liste d’attesa per le prestazioni di specialistica e diagnostica strumentale; 2. di approvare l’allegato A, parte integrante della presente deliberazione, che descrive le azioni da adottare per l’anno 2014 in relazione alle priorità di intervento sopra richiamate; 3. di dare atto della coerenza delle azioni indicate dal suddetto allegato A rispetto agli obiettivi del Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012 – 2015, di cui alla proposta di deliberazione n. 38/2011, come emendato con la richiamata deliberazione n. 74 del 7.2. 2014; 4. di dare mandato alle competenti strutture della Giunta regionale di procedere alla definizione dei provvedimenti necessari a dare attuazione alle azioni di cui all’allegato A, con i quali saranno delineati i piani operativi di dettaglio per l’attuazione delle azioni, con indicazione dei relativi costi e l’individuazione delle risorse necessarie, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio regionale. Il presente atto, soggetto a pubblicazione ai sensi dell’art. 18, comma 2, lett. a) della L.R. 23/2007, in quanto conclusivo del procedimento amministrativo regionale, è pubblicato integralmente sulla banca dati degli atti amministrativi della Giunta regionale. SEGRETERIA DELLA GIUNTA IL DIRETTORE GENERALE ANTONIO DAVIDE BARRETTA Il Dirigente Responsabile ANDREA LETO Il Direttore Generale VALTERE GIOVANNINI Allegato A 1. Il miglioramento della gestione delle liste di attesa per la chirurgia, con particolare riguardo al percorso assistenziale oncologico. La fruttuosa stagione della programmazione regionale consegna ai cittadini toscani una rete ospedaliera che, unica nel nostro paese, registra un tasso di ospedalizzazione e un indice di posti letto per abitante in linea con gli standard internazionali di appropriatezza nell’utilizzo della risorsa ospedale, in molti casi best practice a livello nazionale, con un trend, a conferma della strutturalità dell’intervento, positivo ed uniforme negli anni tra le Aziende sanitarie toscane. Il ridisegno della offerta ospedaliera toscana, ormai a completamento del percorso, riflette, con i suoi 41 stabilimenti /presidi ospedalieri, un equilibrato, e particolare, rapporto con le diverse, ed altre, aree di assistenza sanitaria e sociosanitaria, distribuite nei 34 distretti territoriali toscani; è evidenza che la disponibilità di interventi sanitari efficaci ed appropriati, se non integrata da condizioni di equità ed accessibilità per la loro fruizione, produce salute con scarsa efficienza nella comunità di riferimento. I significativi risultati di salute conseguiti dai cittadini toscani in questi anni molto devono a questa favorevole distribuzione, e accessibilità, verso competenze specialistiche ospedaliere e cure primarie; le comunità zonali, ad oggi distretti, hanno tutte un proprio riferimento ospedaliero, comprensivo delle funzioni operative ospedaliere generali dell’area medica e chirurgica. L’analisi del prodotto ospedaliero toscano, separatamente condotta per le funzioni di ricovero medico e chirurgico esprime, da un lato, la difficoltà di questo modello nel contenere il ricovero medico, che registra un leggero eccesso di ospedalizzazione non appropriata, in particolare elettiva e, dall’altro, palesa una efficienza non ottimale nel soddisfare il bisogno di ricovero chirurgico. La criticità dell’area chirurgica, almeno come percepita e vissuta dal cittadino, si sostanzia funzionalmente con le caratteristiche della carenza di offerta chirurgica: tempi, e liste, di attesa e conseguente mobilità, sia intra che extraregione; strutturalmente la dimensione complessiva della competenza chirurgica toscana è assolutamente sufficiente per il fabbisogno appropriato della nostra popolazione e della mobilità attiva chirurgica ad oggi registrata; è la sua articolazione/distribuzione nel territorio regionale che rende funzionalmente insufficiente una congrua dimensione regionale, presumibilmente proprio in ragione del suo proporsi in ciascun presidio ospedaliero distrettuale come specialità chirurgica generalista, a fronte di un cittadino che richiede, e sceglie, con sempre maggior convinzione, non sempre con conoscenza oggettiva, una Clinical Competence chirurgica adeguata al proprio bisogno. Pari sensibilità e riflessione culturale interessano in questo momento la Chirurgia, italiana e toscana; i Chirurghi si interrogano sul come rispondere alla richiesta sempre più pressante di competenza professionale testata e confermata, anche a fronte di una dirompente esplosione delle tecnologie nel mondo chirurgico che significativamente modifica il modello di riproduzione del sapere professionale e la conseguente modalità distributiva, nei territori aziendali, delle competenze disciplinari. Il concetto di Clinical Competence è accolto dal chirurgo come condizione irrinunciabile per esercitare l’arte chirurgica; ci si interroga ora sul come definire e misurare questa competenza, analizzando i risultati di alcuni indicatori specifici alla luce del bagaglio professionale non solo del singolo chirurgo/team chirurgico ma anche dell’intera struttura ove ciascuno opera. Il piano di ridisegno dell’offerta chirurgica toscana passa attraverso una nuova alleanza, di dimostrata efficacia assistenziale, con il bisogno chirurgico del cittadino costruita attraverso strumenti di definizione della clinical competence chirurgica, condivisi con i professionisti e validati dal sistema sanitario regionale, in un processo che rende consapevole la scelta del cittadino e il ruolo del professionista. I sistemi sanitari operano, attualmente e nel prossimo futuro, in un contesto di risorse limitate, ancor più quando i governi scelgono di ridurre le risorse a loro destinate. In condizioni simili, la razionalizzazione dell’organizzazione dei servizi basata sui volumi di attività può rendere disponibili risorse per migliorare l’efficacia degli interventi. L’identificazione e la certificazione di servizi e provider ad alto volume di attività possono contribuire a ridurre le differenze nell’accesso a prestazioni inefficaci. Il razionale su cui si basa questa tendenza è che la maggior esperienza del medico dovrebbe condurre a un miglioramento del processo decisionale, sia nella fase diagnostica sia in quella di trattamento; al di là degli interventi di efficacia sconosciuta, gli stessi interventi di provata efficacia sperimentale potrebbero dimostrarsi insufficienti nelle condizioni della pratica clinica corrente o in specifiche situazioni organizzative: il volume di attività è una delle caratteristiche di processo misurabili che possono avere un impatto rilevante sull’efficacia degli interventi. Per quanto riguarda l’alto volume ospedaliero, si pensa che l’organizzazione dell’assistenza, inclusa la presa in carico da parte di un team multidisciplinare, la disponibilità locale di altri servizi specializzati e un coinvolgimento più attivo dei medici nella ricerca clinica, debba condurre a migliori esiti clinici per il paziente. In particolare per l’area oncologica l’OECD nel documento “ Cancer Care. Assuring Quality to Improve Survival “ invita a garantire che le cure oncologiche siano al tempo stesso rapidamente accessibili e di alta qualità nell’evidenza che l’elemento che maggiormente incrementa le probabilità individuali di sopravvivenza al tumore è la diagnosi precoce della malattia associata a un rapido inizio del trattamento in centri che assicurino qualità dei trattamenti. I Paesi necessitano di rigorosi programmi di screening di alta qualità e una volta diagnosticata la malattia, il tempo di attesa per la prima visita oncologica deve essere breve e ai pazienti deve essere garantito un rapido accesso a terapie di alta qualità. I Paesi dovrebbero puntare prioritariamente sullo sviluppo di una chiara analisi di tutti gli aspetti relativi ai tempi di attesa eccessivi o iniqui per l’accesso alle terapie nell’ambito dei rispettivi sistemi e dovrebbero adottare politiche adeguate al contesto locale. In relazione alle terapie di alta qualità, a livello internazionale si adotta l’indicatore di esito «mortalità intraospedaliera o a 30 giorni», che per 26 aree evidenzia che esistono prove dell’associazione positiva tra volumi di attività ospedaliera ed esito: AIDS, aneurisma dell’aorta addominale non rotto e rotto, aneurisma cerebrale, angioplastica coronarica, artoplastica al ginocchio, bypass aortocoronarico, chirurgia del cancro al colon, al colon retto, all’esofago, al fegato, alla mammella, al pancreas, al polmone, alla prostata, al rene, allo stomaco, alla vescica, chirurgia cardiaca pediatrica, colecistectomia, emorragia subaracnoidea, endoarterectomia carotidea, frattura del femore, infarto del miocardio, rivascolarizzazione degli arti inferiori e terapia intensiva neonatale. Per due condizioni, artroplastica dell’anca e interventi chirurgici per cancro al retto, sia gli studi sia le metanalisi non dimostrano la presenza di un’associazione. Le Aziende sanitarie toscane saranno invitate a ridisegnare l’offerta specialistica chirurgica, in particolare oncologica, in funzione degli standard di volume specificamente previsti. Sulla scorta delle determinazioni della Giunta regionale ed i pronunciamenti del TAR, verranno fissati nuovi e puntuali criteri di accesso alle liste uniche chirurgiche, che andranno a costituire vincolo valutato per le Aziende sanitarie e per le strutture aziendali di riferimento. Saranno definite modalità di accesso improntate alla massima trasparenza, con priorità per il percorso oncologico. In particolare, si ritiene opportuno promuovere l'esperienza validata di modelli organizzativi che prevedano alta integrazione specialistica e professionale per alcune tipologie di tumore, il rispetto, ove evidente, della correlazione tra volumi di attività ed esiti, individuando modalità e luogo di accesso in tempi certi nell’ambito dell'Azienda di appartenenza del cittadino e, nel caso non sia possibile assicurare l'intervento nei tempi previsti, garantendo l'accesso in qualità e sicurezza nell’ambito di strutture dell’Area vasta. A seguito dell'implementazione del percorso oncologico, saranno realizzate anche azioni informative rivolte all'utenza, al fine di garantire, per ogni rete di Area vasta, informazioni specifiche sul percorso oncologico e sui centri autorizzati ad eseguire la fase chirurgica e le altre fasi del percorso. 2. Il miglioramento dell’offerta di prestazioni odontoiatriche La salute orale e l’accesso alle cure odontoiatriche rappresentano un obiettivo prioritario di sanità pubblica in particolare per la popolazione infantile, gli anziani e i malati cronici. L’assistenza odontoiatrica rappresenta il settore in cui il Servizio sanitario nazionale tradizionalmente presenta un impegno limitato malgrado le molteplici implicazioni di carattere sanitario e sociale. Il Servizio Sanitario Regionale della Toscana ha avviato dal 2003 (deliberazione del Consiglio regionale 8 ottobre 2003, n. 163, “DPCM 29 novembre 2001 ‘Definizione dei livelli essenziali di assistenza’, allegato 2B - modalità assistenziali relative alla specialità di odontoiatria”) una serie di azioni volte ad aumentare l’attenzione alla prevenzione in età infantile, potenziare l’offerta pubblica, valorizzare progetti di accessibilità a percorsi di cura odontoiatrica attraverso forme di partnership con il sistema dell’offerta privata. Queste azioni hanno consentito di aumentare, attraverso alcune esperienze territoriali, il livello di accesso alle cure, soprattutto per le categorie più fragili. Tale livello di assistenza va considerato un punto da cui ripartire. Azioni La sfida per il 2014 è quella di adottare iniziative volte ad ampliare l’accesso alla prevenzione ed alle cure odontoiatriche, limitando le difficoltà di accesso incontrate da una parte crescente della popolazione, con particolare riferimento alle fasce più deboli in relazione all’età o alle condizioni socio-economiche. E’ importante, pertanto, promuovere e favorire programmi di prevenzione e cura delle patologie più diffuse della bocca, anche al fine di evitare l’insorgenza di situazioni cliniche (edentulismo) o funzionali che peggiorano la salute di cittadini già in stato di debolezza (es. anziani malati cronici, pazienti con neoplasie ecc.). Diversi fattori di rischio per le malattie del cavo orale (dieta non adeguata, fumo, abitudini di vita scorretti) sono peraltro comuni ad altre malattie cronico-degenerative e vanno quindi affrontati anche nell’ambito dei percorsi di presa in carico già esistenti in Regione Toscana (attivati nell’ambito dell’implementazione della “sanità di iniziativa”) nell’ottica della promozione della salute globale dell’individuo. Alla base di tali iniziative, si ritiene indispensabile procedere ad una ricognizione dell’offerta attuale ed all’analisi dei bisogni delle categorie più a rischio, valutando anche l’efficacia delle strategie di prevenzione in essere nei confronti della popolazione infantile e dei soggetti più deboli (migranti, anziani, giovani in condizioni di disagio, soggetti disabili o in terapia oncologica domiciliare). Sulla base delle risultanze raccolte, occorre procedere per aumentare e differenziare le opzioni organizzative per l’erogazione delle cure odontoiatriche, a partire dall’ottimizzazione dell’offerta pubblica, fino alla definizione di modalità innovative di collaborazione con il privato. In tal senso, potranno essere riprese e sviluppate le indicazioni organizzative già contenute nelle deliberazioni della Giunta regionale n. 861/2004 e 234/2007. Tali forme di collaborazione hanno anche l’obiettivo di migliorare la qualità e la completezza dei percorsi di presa in carico attualmente erogati dai servizi odontoiatrici delle aziende sanitarie toscane, restituendo anche ai professionisti, dipendenti o convenzionati nel servizio sanitario regionale, uno spazio per il miglioramento della qualità professionale. Lo strumento a tal fine individuato è l’adozione di una delibera che, a partire dall’analisi dell’offerta attuale, definisca linee di indirizzo per le aziende sanitarie per l’incremento dell’accesso alle attività di prevenzione, cura e riabilitazione odontoiatrica, con specifici progetti aziendali e di Area vasta. 3. Il rafforzamento della continuità ospedale-territorio e dell’assistenza domiciliare, attraverso l’utilizzo delle tecnologie La transizione demografica ed epidemiologica in atto determina l’aumento del numero di cittadini anziani e, come conseguenza, un aumento delle persone affette da una o più patologie croniche e non autosufficienti. La progressiva riduzione dei tempi medi di degenza ospedaliera e la capacità del sistema di riportare il cittadino in tempi brevi nel suo ambiente di vita dopo la fase di acuzie, determinano, inoltre, una crescente necessità di supportare il cittadino sul territorio. Da tali fenomeni deriva un bisogno crescente di assistenza domiciliare/residenziale e di rafforzamento della continuità territorio-ospedale-territorio, soprattutto in aree geografiche critiche, al quale occorre poter rispondere anche con modalità innovative e sostenibili. Il ricorso alle Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione (ICT) per l'erogazione di servizi di assistenza sanitaria in situazioni in cui professionisti della salute e utenti non si trovino nella stessa località rappresenta un'opportunità per rispondere in maniera efficace ed efficiente ai nuovi bisogni della popolazione e per promuovere lo sviluppo del sistema socio-sanitario regionale. Individuando l’utilizzo delle tecnologie per il rafforzamento della continuità assistenziale e dell’assistenza domiciliare/residenziale come priorità di intervento, si intende sviluppare la telemedicina come strumento di sistema, implementando modalità innovative di erogazione di prestazioni in ambito sanitario (televisita, teleconsulto, telesalute) e socio-assistenziale (teleassistenza). Azioni Occorre avviare, anche a seguito di un’apposita fase pilota, l’implementazione sistematica di prestazioni erogate tramite l’utilizzo delle ICT, in forma sostitutiva e/o integrativa rispetto alle modalità tradizionali, volte ad assicurare assistenza medico-infermieristica a distanza, a partire dalle seguenti categorie di pazienti: • pazienti fragili e con malattie croniche (quali diabete, scompenso cardiaco, aritmie, ipertensione, insufficienza respiratoria, ulcere degli arti inferiori, demenze), a completamento e supporto del chronic care model; • pazienti che necessitano di terapia del dolore e cure palliative; • pazienti in riabilitazione (area ortopedica, area neurologica, area pneumologica, area cardiovascolare, area geriatrica); • pazienti pediatrici. Nell’implementazione di tali prestazioni si terrà conto dei risultati del progetto europeo RICHARD (Regional ICT based Clusters for Healthcare Applications and R&D Integration), coordinato dalla Regione Toscana, nell’ambito del quale è stata elaborata una guida pratica con indicazioni metodologiche specifiche per l’integrazione di servizi di telemedicina nei sistemi di erogazione dell’assistenza socio-sanitaria (“Ready, Steady, Go: a telehealth implementation toolkit”). Al fine di procedere alla realizzazione di tali azioni, occorre preliminarmente: • definire e validare i percorsi assistenziali nei quali viene inserita la prestazione di telemedicina; • definire i criteri di autorizzazione e accreditamento delle strutture che erogano tali prestazioni, con i relativi aspetti contrattuali; • inserire le prestazioni nel catalogo regionale e definire le quote di remunerazione/rimborso; • valutare gli aspetti di tutela della privacy (informativa sui trattamenti e consenso informato dei pazienti). Per quanto attiene all’architettura tecnologica di riferimento, la gestione delle informazioni tra “centro erogatore”, ovvero il soggetto che svolge la prestazione in modalità telematica, e l’utente può avvenire in modo diretto o attraverso un centro servizi. Per le applicazioni di telemedicina che saranno implementate in Regione Toscana, si indica fin da ora l’opportunità di “centro servizi”. In tale modalità, le informazioni sanitarie generate dall’utente vengono registrate in un apposito spazio (repository), dopo essere state, se necessario, normalizzate (in caso ad esempio di utilizzo di formati proprietari da parte degli apparecchi di rilevazione dei parametri vitali). L’accesso a tali informazioni da parte del centro erogatore può avvenire in due modalità: • consultazione del repository centrale mediante apposita applicazione web fornita dal centro servizi; • acquisizione sul proprio sistema software gestionale (ad es. il sistema software di cartella clinica dei medici di famiglia) a partire dai dati presenti sul repository del centro servizi. In entrambi i casi, il colloquio deve avvenire attraverso specifiche tecniche aderenti agli standard regionali, inserite all’interno di documenti tecnici denominati RFC (request for comment). Le applicazioni che usano i servizi sviluppati in accordo agli RFC devono essere accreditate dallo specifico organo di Regione Toscana denominato e-Toscana Compliance. Analogamente, con le stesse modalità, gli esiti derivanti dalla prestazione sono trasmessi dal centro erogatore all’utente, attraverso il centro servizi. Lo strumento che si ritiene di individuare per l’attuazione di quanto descritto è l’adozione di una delibera che definisca gli elementi preliminari sopra richiamati (percorsi assistenziali, criteri di accreditamento/autorizzazione, quote di remunerazione/rimborso, inserimento nel catalogo delle prestazioni, tutela della privacy) e fornisca linee di indirizzo per le aziende sanitarie per l’introduzione di prestazioni erogate tramite l’utilizzo delle ICT, attraverso specifici progetti aziendali o, preferibilmente, di Area vasta. 4. Il miglioramento organizzativo per il benessere degli operatori del Sistema Sanitario Regionale Le risorse umane hanno un'importanza prioritaria nelle organizzazioni, tanto più nel sistema sociosanitario dove si erogano servizi alla persona. Un’azienda sanitaria va considerata come un insieme di talenti, capacità, competenze e idee: un capitale intellettuale, non tangibile, dove l’intelligenza delle persone e della organizzazione diventano protagonisti e dove ognuno è al tempo stesso Cliente e Fornitore di servizi. Dunque conoscere le opinioni e mettersi in ascolto e portare avanti interventi ad hoc dove emergano criticità è essenziale per migliorare le prestazioni e la soddisfazione dei lavoratori. Le normative nazionali (ma anche internazionali) danno disposizioni affinché le organizzazioni intervengano strategicamente sulle problematiche inerenti il benessere organizzativo (vedi, ad esempio, la Direttiva del Ministro della Funzione Pubblica del 24 marzo 2004 sulle “Misure finalizzate al miglioramento del benessere organizzativo nelle pubbliche amministrazioni” ed il D.Lgs. 81 del 2008). Alle attività di rilevazione sul clima interno da tempo avviate nel SST, sullo stress lavoro-correlato e su variabili individuate specificamente in seguito a preliminari indagini descrittive effettuate nelle aziende sanitarie, devono conseguire interventi strutturati volti a superare le difficoltà evidenziatesi. Ciò risulta fondamentale per la motivazione degli operatori e naturalmente per il funzionamento organizzativo nel suo complesso. Azioni 1) a livello regionale: • sviluppare e consolidare il Centro di riferimento regionale sulle criticità relazionali (CRRCR), strutturandolo in modo da svolgere una funzione di coordinamento delle attività svolte dai professionisti che operano nelle Aziende sul tema del benessere organizzativo e della prevenzione del disagio lavorativo, di raccordo con la programmazione regionale, di erogazione di buone pratiche; • prevedere, nell’ambito dei percorsi formativi interprofessionli ECM, moduli volto a presentare e valorizzare l’azione di ciascun dipendente quale contributo al benessere organizzativo complessivo con conseguenti opportunità di miglioramento dei servizi erogati; 2) a livello aziendale: • sviluppo ed implementazione delle consulenze psicologiche rivolte alle organizzazioni ed agli operatori che lavorano nel sistema sanitario: tali attività saranno portate avanti da figure professionali aziendali competenti in materia, e coordinate dal CRRCR; • il Piano complessivo (cosa può fare l’azienda) che si prevede debba essere attivato in ciascuna Azienda sanitaria, anche a seguito degli esiti delle apposite indagini descrittive condotte, e sostenuto consapevolmente dal management, deve fondarsi su un set di azioni, personalizzate e diversificate in base alle caratteristiche di ciascuna realtà e mirate a migliorare l’ambiente lavorativo sotto tutti gli aspetti: da quello motivazionale a quello ambientale e di vita privata; • sviluppare le intranet aziendali con diffusione di obiettivi, risultati aziendali e indirizzi del management; valutare la possibilità di attivazione di Suggestion box, ovvero una sorta di casella dei suggerimenti volta a incrementare il dialogo tra Azienda e collaboratori e a implementare e premiare le idee migliori; • sostenere l’adozione di pratiche condivise e comparabili di valutazione del disagio psicosociale, in particolare a seguito dell’introduzione del D.Lgs 81/08, con lo scopo di contrastare lo stress e sviluppare il benessere fisico, psicologico e sociale di ciascun lavoratore; • in ottica di differenza di genere, un’attenzione particolare deve essere riservato alle donne in gravidanza a causa delle difficoltà riscontrate durante l’attesa e dopo la nascita nella ricollocazione lavorativa. 5. Lo sviluppo di un approccio di genere alla salute dei cittadini In Toscana, come in Italia, le donne vivono più a lungo degli uomini, ma la più lunga aspettativa di vita del genere femminile rispetto a quello maschile non implica una migliore qualità della vita stessa: le donne sono esposte ad più malattie e generalmente assumono più farmaci. Secondo l’ultima indagine quinquennale ISTAT su “Condizioni di Salute e ricorso ai servizi sanitari” e confermata per la Toscana dal primo “report sulla Salute di Genere” - le donne sono affette con maggiore frequenza degli uomini da quasi tutte le patologie croniche, in particolare da patologie osteoarticolari, malattie neurodegenerative, diabete, disturbi della funzione tiroidea, ipertensione arteriosa, vene varicose, osteoporosi, cefalea. In particolare le malattie in cui le donne presentano maggior prevalenza rispetto agli uomini sono: osteoporosi (più 736%) malattie tiroidee (più 500%) depressione ansietà (più 138%), cefalea ed emicrania (più 123%), malattia di Alzhemeir (più 100%), cateratta (più 80%), artrosi e artrite (più 49%), calcolosi (più 31%), ipertensione arteriosa (più 30%), diabete (più 9%), allergie (più 8%), alcune malattie cardiache (più 5%). E’ dunque palese, come confermano numerose e consolidate evidenze scientifiche, che le differenze di genere hanno un forte impatto sull’incidenza e sul decorso di differenti patologie che spesso hanno sintomi, decorso clinico e esiti diversi nella donna e nell’uomo. La stessa organizzazione Mondiale della Sanità, le Conferenze Internazionali a partire da quella di Pechino del 1995 e le risoluzioni dell’Unione Europea indicano la necessità di assumere la salute delle donne e delle bambine come elemento prioritario dello sviluppo sociale per ridurre diseguaglianze e promuovere l’equità. La Salute di Genere sostiene sempre l’OMS, deve diventare uno strumento sistematico e per questo ha inserito dal 2000 la Medicina di Genere nell’Equity Act a testimonianza che il principio di equità implica non solo la parità di accesso alle cure di donne e uomini, ma anche l’adeguatezza e l’appropriatezza di cura secondo il proprio genere. La medicina di genere è ormai una realtà da cui non si può prescindere; non può e non deve, tuttavia, svilupparsi come una specialità a se stante, ma come una integrazione trasversale di specialità e competenze mediche, affinché si formi una cultura e una presa in carico della persona che tenga presente le differenze di genere non solo sotto l’aspetto anatomo-fisiologico, ma anche delle differenze biologiche-funzionali, psicologiche, sociali e culturali, oltre che ovviamente di risposta alle cure. Azioni Si ritiene opportuno istituire a livello regionale un centro di coordinamento che svilupperà in integrazione e coerenza con le aziende sanitarie, una serie di azioni volte a: • promuovere e individuare all’interno delle strutture sanitarie pubbliche percorsi che garantiscono la presa in carico della persona tenendo conto della differenza di genere al fine di ottenere una sempre maggiore appropriatezza e personalizzazione della terapia; • ricercare percorsi ottimali per sensibilizzare e formare gli operatori sanitari verso il determinante genere per garantire equità di approccio diagnostico, valutativo e terapeutico; • valorizzare, anche in relazione ad altre strategie regionali, azioni dirette a conseguire e diffondere una politica di intervento sulla Salute di Genere e sostenere le strategie efficaci per ridurre le disuguaglianze sviluppando iniziative per il riconoscimento e l’effettivo rispetto dei diritti umani delle donne e delle bambine; • sviluppare ricerche finalizzate a mettere in atto soluzioni specifiche di genere nel campo dei fattori di rischio e della prevenzione primaria e secondaria della cura delle malattie; • incentivare e valorizzare gli interventi di prevenzione e di diagnosi precoce delle patologie attraverso la sempre maggiore diffusione dei programmi di screening, in particolare del paptest, della mammografia, e della prevenzione delle malattie cardiovascolari; • sviluppare soluzioni innovative di accesso ai servizi; • dare organicità e sistematicità alle esperienze già intraprese e consolidate nel territorio toscano a partire dal Codice Rosa. 6. La promozione della ricerca per la salute e la valorizzazione dei risultati La ricerca sanitaria, intesa come parte integrante delle attività del Servizio Sanitario Regionale, è elemento fondamentale per garantire ai cittadini una sanità efficiente e rispondente ai reali bisogni di assistenza e cura. Come ricerca sanitaria va considerato un ampio spettro di attività scientifiche e tecnologiche che, a partire dalla ricerca scientifica di base conduce alla preclinica, alla clinica o alla ricerca sui sistemi sanitari e la loro organizzazione, azioni tutte finalizzate alla produzione di innovazione dei processi di salute anche attraverso la definizione di nuovi strumenti per la diagnosi e cura o loro aggiornamento. In particolare, in ambito sanitario, promuovere una ricerca di qualità costituisce un investimento che alimenta le conoscenze scientifiche ed operative a beneficio dello stato di salute dei cittadini, della qualità del servizio sanitario e dello sviluppo economico del territorio. Azioni • Incrementare le capacità progettuali e operative del sistema regionale della ricerca per la salute (verso Horizon 2020), attraverso azioni mirate alla creazione e all’implementazione di reti regionali, nazionali ed europee, che coinvolgano tutti gli attori del SSR, ciascuno dei • • • • • • • quali contribuirà, mettendo in condivisione competenze e strumenti, ad ottimizzare le attività di ricerca e a favorire il raggiungimento di obiettivi di trasferimento tecnologico e di sviluppo economico; sviluppare e implementare, con il sistema universitario, della piattaforma DIPINT per la promozione dell’integrazione tra l’attività assistenziale, quella didattica e quella di ricerca in campo sanitario; valorizzare i risultati della ricerca biomedica anche in relazione alla tutela della proprietà intellettuale, all'avvio al trasferimento tecnologico e all'inserimento delle innovazioni nella pratica clinica; promuovere collaborazioni e sinergie fra i vari attori della ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico (Sistema sanitario, Università e centri di ricerca, impresa), attraverso il coinvolgimento del Distretto Tecnologico Regionale Scienze della Vita e del Cluster nazionale ALISEI. In questo quadro, va inteso lo sviluppo e consolidamento della Fondazione Toscana Life Sciences come tendenziale luogo operativo per lo sviluppo strategico delle funzioni di ecosistema del Distretto Life Sciences; implementare e sviluppare sistemi di analisi e ricerca sui modelli di governance sanitaria, nel quadro delle azioni prioritarie della Commissione Europea in tema di sostenibilità dei sistemi sanitari e di welfare (Europa 2020), attraverso il potenziamento e l’implementazione del sistema MeS di valutazione della performance anche come base per la progettazione europea e lo sviluppo di network europei e internazionali sul tema; rilanciare la filiera della salute, con particolare riferimento alla capacità di creare sinergie ed integrazioni nel campo della medicina, della genomica, della bioinformatica, dell’Health Care IT, della farmacologia, della chimica, per l’individuazione di progettualità da realizzarsi in collaborazione con le imprese del territorio regionale, anche attraverso strumenti quali il Pre-Commercial Procurement pubblico; consolidare nel sistema sanitario regionale le azioni di supporto e valorizzazione della sperimentazione clinica con particolare riferimento alle azioni previste dalla DGRT n. 503/2013. Sviluppare, supportare e valorizzare il personale del Sistema Sanitario Regionale impegnato in attività di ricerca pre-clinica e clinica attraverso azioni coordinate di scouting, reclutamento, formazione ed accompagnamento nell’ambito delle attività dedicate all’implementazione di percorsi d’innovazione. 7. Il miglioramento del sistema di gestione delle liste d’attesa per le prestazioni di specialistica e diagnostica strumentale Il contributo che la sanità ha dato all’economia negli anni più recenti della crisi, riducendo le risorse necessarie per il suo funzionamento, ha determinato una forte attenzione del management ad assicurare qualità e dimensione adeguata delle attività di cura a maggior impatto di salute e costo sui cittadini ed ha certamente contribuito a rallentare il riallineamento continuo, registrato negli ultimi anni, tra domanda di salute - nella sua espressione specialistica e diagnostica - e dimensione anche organizzativa, dell’offerta delle competenze e tecnologie necessarie. I tempi e le liste di attesa, pur in presenza di una contrazione della domanda, registrano comunque, con una diversa espressività locale, un progressivo incremento che, se non rallentato o invertito, può determinare un razionamento reale e implicito della domanda, sia in termini di equità che di efficienza allocativa. Lunghi tempi d’attesa possono infatti inibire il consumo anche in presenza di effettiva necessità e sono un forte incentivo a spostarsi verso prestazioni private a pagamento, riducendo in tal modo l’equità nell’accesso ai servizi sanitari. I motivi della costruzione e dell’allungamento delle liste d’attesa sono certamente molteplici: al fine di favorirne il contenimento, occorre infatti intervenire con opportune iniziative su alcuni determinanti di evidenza riconosciuta, quali il progressivo invecchiamento della popolazione, l’aggiornamento tecnologico, il diffondersi di una cultura nuova della salute (percepita come benessere e non come semplice assenza di malattia) anche legata all’aumento del reddito pro-capite, le necessità sanitarie che evolvono all’aumentare delle conoscenze, l’appropriatezza prescrittiva, la capacità organizzativa del sistema sanitario, l’insufficienza dell’offerta, il ruolo ricoperto dai medici prescrittori, la medicina difensiva. Il rilievo delle liste e dei tempi d’attesa in sanità è cresciuto molto negli ultimi anni sia all’estero che in Italia, tant’è che esse vengono oramai definite “una componente strutturale dei livelli essenziali di assistenza (LEA) in grado di influenzare il risultato clinico delle prestazioni sanitarie”. Proprio in quest’ottica il Governo italiano, d’intesa con le Regioni, ha dato vita al Piano nazionale di contenimento dei tempi di attesa per il triennio 2006/2008 e successivamente al Piano nazionale di governo delle liste di attesa per il triennio 2010/2012, piani ai quali la Regione Toscana ha dato piena attuazione. Azioni Occorre promuovere ed implementare un Sistema di governo e controllo dei tempi e liste di attesa della Regione Toscana a cui tutte le aziende sanitarie dovranno conformarsi nella logica dell’accreditamento quali-quantitativo della offerta specialistica e diagnostica ambulatoriale, definendone i principi, i criteri, i requisiti e le caratteristiche organizzative. In particolare il Sistema di governo e controllo dei tempi e liste di attesa della Regione Toscana si ispirerà al rispetto dei seguenti principi: • responsabilizzazione clinica ed appropriatezza prescrittiva: nelle procedure di prenotazione delle prestazioni ambulatoriali specialistiche deve essere previsto l’uso sistematico dell’indicazione di prima visita e controllo, del quesito diagnostico e delle classi di priorità come di seguito previste: - U (urgente) - B (breve) - D (differibile) - P (programmata) • ridisegno delle relazioni tra medicina generale e specialistica ospedaliera: la nuova organizzazione della medicina generale nelle AFT, e in particolare le Case della Salute, rappresenteranno il luogo e la dimensione culturale delle nuove relazioni tra specialisti ospedalieri/ambulatoriali e medicina generale che, con al centro il diritto alla salute del cittadino, potranno prevedere anche innovazioni nelle modalità comunicative consentite dalle tecnologie informatiche (telemedicina); • promozione dell’estensione di CUP di seconda generazione, che facilitino la relazione tra professionisti, promuovendo la distinzione tra agende di prima prenotazione, facilmente disponibili e accessibili al cittadino, e agende di follow-up ad accesso esclusivo dei professionisti per assicurare continuità nei percorsi assistenziali, in particolare per la cronicità; • utilizzo dell’attività libero professionale intramuraria (ALPI) quale ulteriore possibile strumento per il governo delle liste e il contenimento dei tempi di attesa. Le prestazioni erogate in tale regime possono contribuire ad integrare l’offerta istituzionale allorquando una ridotta disponibilità, anche temporanea, di prestazioni in regime istituzionale metta a rischio la garanzia di assicurare al cittadino le prestazioni stesse entro i tempi massimi previsti, anche prevedendo – se necessario - l’erogazione di servizi gratuiti ai cittadini in orari serali e prefestivi. Questa libera professione “aziendale” andrà concordata coi professionisti e sostenuta dall’azienda sanitaria, riservando al cittadino solo l’eventuale partecipazione al costo; • introduzione dei Poli ad alta produttività, come modello organizzativo sperimentale, anche con possibile estensione dell’orario tradizionale, per alcune prestazioni di diagnostica specialistica ad alta rilevanza epidemiologica e di valutata appropriatezza; • valorizzare del ruolo fondamentale della comunicazione e dell’informazione degli utenti, promuovendone inoltre la partecipazione alle decisioni delle aziende sanitarie unitamente alle associazioni di tutela dei consumatori e di volontariato; • ridisegno della offerta specialistica clinica per alcune funzioni operative specialistiche regionali, con particolare criticità di offerta nei territori, con l’introduzione nelle aziende sanitarie locali degli ambulatori ad indirizzo specialistico.
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