PSICOPED. marg. E dev.Criminalità minorile

1
www.ifct.ch
CRIMINALITÀ MINORILE:
ASPETTI INTRODUTTIVI
2
ADOLESCENZA
3
L’adolescenza
• L’adolescenza è ritenuta dagli psicologi una fase di
grande impegno nella costruzione di un’identità
• Si manifestano modificazioni fisiche e psichiche
preparatorie dell’età adulta e fondamentali per
costituire il fondamento della vita relazionale.
4
L’adolescenza e la trasgressione
• Nell’adolescenza si manifesta sovente l’insofferenza
alle leggi e agli ordinamenti familiari e sociali,
• È una fase in cui fenomeni di “trasgressione
aggressiva” possono portare i giovani fino ai confini
della delinquenza.
5
Adolescenza come età a rischio
• è esposta alla pressione dei contrasti fra il mondo
endogeno e quello esogeno dell’individuo
• tale pressione se non efficacemente canalizzata può
determinare l’inizio di un percorso di devianza in
grado di condizionare la sua intera esistenza.
6
IL DISAGIO GIOVANILE
2004
7
Il disagio giovanile
Gli esperti (Marotta et altri) sottolineano come il
disagio giovanile trae origine da:
1. problematiche individuali (es. uno stile educativo
genitoriale inadeguato)
2. da fattori sociali (deprivazione economica e
culturale)
3. scarsa consistenza e qualità della comunicazione
con il mondo degli adulti.
8
I segni classici del disagio giovanile
• abbandono scolastico;
• bullismo;
• consumo di droga e alcool occasionale (che tende a
divenire stabile se la sostanza utilizzata provoca
dipendenza);
• reati appropriativi;
• comportamenti violenti dimostrativi;
• esplosioni incontrollabili sul piano dell’emotività;
• Psicopatologie (compreso il suicidio giovanile).
9
Disagio non vuol dire crimine
• sostenere l’esistenza di un nesso di correlazione
lineare tra disagio giovanile e devianza è però
criminologicamente scorretto.
• La correlazione è però probabilistica
10
Il disagio può essere
controllato dal giovane con:
• con sacrificio delle proprie aspirazioni, gestione
della frustrazione e attesa di tempi migliori;
• con crisi dell’equilibrio personale, con nevrosi o
altre forme di disturbo psichico;
• con ricerca di nuove forme culturali, di rifiuto del
percorso “normale” e con forme innovative di
esistenza (legali);
• con forme alternative, anche se talvolta
estremizzate, di lotta politica.
11
L’origine del disagio giovanile (approccio
moderno)
• Povertà, emarginazione (sociale)
• Difficoltà relazionale (psicosociale)
• Scarsa capacità di dar senso alle
proprie scelte di vita (psicologica)
Il disagio quindi:
• è una condizione aperta che sovente, ma non
sistematicamente, può produrre atti antisociali.
• esiste una differenza e uno scarto qualitativo tra
comportamenti antisociali casuali, riassorbibili e quelli
apertamente devianti, formalmente perseguibili.
• la differenza tra i primi e i secondi, oltre a trovare
giustificazione nelle differenze psicologiche individuali, è
spesso legata anche a circostanze occasionali e al processo di
etichettamento sociale che normalmente scatta
parallelamente alla prima sanzione penale e che rende più
difficile il rientro nella norma.
13
Disagio non vuol dire crimine
• La maggior parte dei giovani, fortunatamente, pur
sperimentando quotidianamente un contesto sociale
che offre strumenti di supporto e di sostegno alla loro
crescita spesso insufficienti, non si rifugia in
comportamenti di violenza (o di devianza in genere)
ma tende a sviluppare comunque l’accettazione della
struttura sociale in cui vive e si muove.
Disagio qualche volta vuol dire crimine
In alcuni casi però, talvolta a seguito di dinamiche complesse
e di difficile valutazione, le medesime situazioni si traducono
in contesti di disagio giovanile e in comportamenti ad esso
correlati:
• l’abbandono scolastico,
• un consumo di droga e di alcol occasionale e abituale;
• il bullismo,
• varie forme di crimine contro il patrimonio,
• i comportamenti violenti,
• i comportamenti autodistruttivi suicidari.
Disagio non vuol dire crimine
Non DISAGIO
Situazioni
di crescita
crimine
DISAGIO
Non crimine
SITUAZIONE
CONTESTUALE
17
Psicologia criminale dei minori
• Rispetto ai modelli di interpretazione correnti del
comportamento criminale degli adulti, la
permanenza del soggetto/autore del crimine in una
fascia di età adolescenziale implica la necessità di
valutare specifiche variabili legate al quadro di
maturazione psicologica dell’individuo.
18
APPROCCIO DETERMINISTICO
Opportunità differenziali
(Cloward e Ohlin, 1960)
L’azione criminale
Compassione della vittima
3
Paura dei sensi di colpa
Anticipazione
mentale degli
effetti dell’azione
PROGETTAZIONE DEL
CRIMINE
4
Stima possibilità di essere scoperto
Stima rischi di essere denunciato
Paura della sanzione
2
FANTASIA CRIMINALE
5
Esecuzione
del crimine
1
motivazione
pulsione
Modello a 5 fasi, M. Strano, 2001
Flow-chart per l’analisi dell’azione criminale
Cultura
Socializzazione
Alcool-droghe
Personalità
Psicopatologia
Psicopatologia
Alcool-droghe
Personalità
Psicopatologia
1
Psicopatologia
3
2
motivazione
Fantasia criminale
Vissuto
Cultura
Socializzazione
Socializzazione
Personalità
Personalità
Aggressività
Pulsioni sessuali
Alcool-droghe
Aggressività
4
Anticipazione mentale
degli effetti dell’azione
Progettazione
Paura di essere scoperto
Stima rischi di cattura
Paura della sanzione
Disponibilità di
risorse e strumenti
5
Esecuzione
Comportamento
della vittima
Fattori contingenti
Reazioni psicologiche
Compassione della vittima
Paura dei sensi di colpa
Marco Strano, 2001
effetti strumentali ed espressivi dell’azione criminale
L’influenza del gruppo sul
comportamento criminale
La gang induce delle alterazioni percettive fornendo informazioni
“errate” al decision making process del criminale
Compassione della vittima
Paura dei sensi di colpa
gang
Anticipazione
mentale degli
effetti dell’azione
Esecuzione
gang
Paura di essere scoperto
Paura della sanzione penale
Paura della sanzione sociale
gang
Gruppi devianti giovanili
• L’influenza del gruppo dei pari sulla creazione
dell’identità giovanile, sugli atteggiamenti e sui
comportamenti dei minori è documentata da
numerose ricerche.
• Qualora il gruppo dei pari sia permeato da
subculture devianti, tale situazione è in grado di
influenzare notevolmente le scelte criminali del
singolo.
25
La violenza e le gangs
• «……La violenza è la riduzione della complessità
basilare della banda e, allo stesso tempo, la
principale modalità selettiva all’interno del gruppo
oltre ad una serie di rituali stabiliti, ai quali gli
aspiranti devono aderire esteriorizzando gesti di
obbedienza nei confronti del “capo”…..»
La classificazione delle gangs e dei gruppi di
giovani devianti
• Classificazione in base alla natura
degli effetti anticipati del
comportamento
L’adolescente e il gruppo
• Secondo Howell (1998): le norme che regolano il
gruppo costituiscono un importante fattore
nell’elevare il livello di violenza nel gruppo stesso
come avviene in fasi specifiche quali l’iniziazione,
dove l’atto violento assume la funzione di
intensificare il legame tra i membri.
Coinvolgimento di minori in
attività criminali organizzate
• la condotta di questi minori spesso non è deviante
ma solo illegale, perché la famiglia utilizza per il suo
sostentamento ciò che il ragazzo “guadagna” con il
furto, con il contrabbando o con lo spaccio di droga
e fornisce poi a lui un riconoscimento morale che di
fatto “lo legittima” non facendolo sentire, appunto,
come deviante.
29
Consumo di droghe giovanile
• intreccio di problematiche di tossicodipendenze e forme di
evolutive di psicopatologie.
• è aumentato l’uso di droghe illecite con una crescente
diffusione fra la popolazione giovanile, soprattutto maschile,
ed hanno subito un largo aumento anche delle forme di
consumo eccessive e distruttive.
• cambiamento evidente rispetto alle tipologie di droghe
assunte: dal 1993 ad oggi si è notato un incremento
nell’utilizzo di sostanze come ecstasi, cannabis e cocaina ed
un decremento nell’uso degli oppiacei.
30
Minori immigrati
• l’immigrazione da paesi poveri si è particolarmente
diffusa
• emergono difficoltà gestionali dovute alle differenze
culturali, ai problemi di integrazione e di
comunicazione.
• I minori immigrati diventano vittime di fenomeni di
emarginazione e di razzismo che rischiano di
rinforzare i comportamenti devianti.
• i minori stranieri, a parità di reato, ricevono più
spesso misure cautelari detentive rispetto ai ragazzi
italiani.
31
Criminalità minorile femminile
• fenomeno emergente della delinquenza minorile.
• espansione del cosiddetto “numero oscuro”.
• meno facile l’individuazione della minore femmina
che commette il reato rispetto al minore di sesso
maschile;.
• ridotta recidività tra le femmine
• aumento di reati di spaccio e detenzione di droga,
sebbene ancora in basse percentuali rispetto ai
maschi.
32
Riassumendo: le forme
emergenti di devianza minorile
•dei minori immigrati,
•delle forme di delinquenza legate alla
costituzione di bande giovanili devianti;
•di forme di devianza legate allo sviluppo di
psicopatologie in adolescenti
tossicodipendenti.
33
La criminalità minorile
e il disagio giovanile
Il concetto di disagio giovanile
• Durante l’adolescenza e gli anni subito seguenti il giovane si
trova costretto ad affrontare situazioni particolari, connesse
all’età specifica ed al modo in cui “vive” il proprio sviluppo.
• E’ in questa delicata fase che i giovani, nella società
occidentale, incontrano il maggior numero di difficoltà per
affermarsi e possono scegliere di dare un significato
“diverso” alla loro esistenza attraverso condotte devianti o
criminali. (Marotta, 2000).
L’ideologia giovanile e il contrasto
• Le problematiche del disagio giovanile e dei comportamenti
delinquenziali correlati sono state ampiamente indagate in
vari ambiti di ricerca (Balloni, 1986).
• Di frequente sono emerse indicazioni sull’esistenza di
un’ideologia giovanile in contrasto con quella della società
degli adulti (Franchini, Introna, 1972)
• Tale contrasto è in larga parte responsabile delle situazioni di
disagio e di aggressività conflittuale nei riguardi
dell’ambiente esterno (Marotta, 2000).
Il fenomeno della devianza minorile
• Si assiste ad un aumento dei reati contro la persona
soprattutto da parte dei minori italiani
• Un aspetto più problematico è relativo all’aumento
dei minori immigrati presenti nelle statistiche
criminali nel nostro Paese
• Si assiste ad un crescente coinvolgimento dei minori
in attività criminali organizzate.
Devianza minorile e allarme sociale
• In Italia e in Europa la devianza minorile pur non
proponendo episodi clamorosi (vedi le stragi
all’interno di alcune scuole californiane),
rappresenta una costante preoccupazione.
• Sono emerse addirittura proposte tecniche a favore
di un più rigido e allargato utilizzo carcerazione per i
minorenni e aprire la strada per un abbassamento a
12 anni l’età imputabile per gli adolescenti
L’andamento dei dati sui minori
denunciati tra il ‘91 e il ‘99
• per i ragazzi italiani, una lieve diminuzione dei
numeri relativi sia ai infraquattordicenni sia, in
modo anche più marcato, agli adolescenti 14-17.
• i minori immigrati salgono costantemente in modo
preoccupante nella fascia d’età 14-17 passando da
una percentuale del 10,9% del totale dei denunciati
nel ‘91 ad una percentuale di 21,4% nel 1999.
Minori e adulti
• I minori denunciati in Italia sono circa l’8 – 9% in rapporto
alle denunce degli adulti,
• il fenomeno delle denunce interessa circa 10 adolescenti su
1000 nelle rispettive fasce d’età.
• In paesi europei simili al nostro, per condizioni di sviluppo
socio economico, il fenomeno della criminalità minorile,
oltre ad essere più preoccupante, presenta delle risposte
istituzionali maggiormente punitive, rigide e isolanti.
L’introduzione del
Nuovo Processo Penale Minorile
•con l’introduzione del Nuovo Processo Penale
Minorile il carcere minorile è diventato una
misura residuale applicata solamente al 5%
circa dei ragazzi denunciati
Le risposte alternative alla detenzione
• le prescrizioni giudiziarie (art.20 DPR 448/88),
• la permanenza in casa (art.21 DPR 448/88),
• l’inserimento in comunità alloggio (art. 22 DPR
448/88),
• la messa alla prova (art. 28 DPR 448/88),
• l’affidamento in prova ai servizi sociali (art. 47 OP).
Le misure alternative alimentano la percezione
sociale di impunità della devianza minorile
•si diffonde di una percezione sociale di
impunità della devianza minorile
•aumenta la tendenza a strumentalizzare i
minorenni nelle attività criminali degli
adulti per le non pesanti conseguenze
penali che derivano dai reati da loro
commessi.
Le forme emergenti
di devianza minorile
(come già detto) si assiste ad un incremento nel
circuito deviante:
• dei minori immigrati,
• della delinquenza legata alla costituzione di bande
giovanili devianti,
• di forme di devianza legate allo sviluppo di
psicopatologie in adolescenti tossicodipendenti
Disagio socio-economico
e rischio potenziale
• i fenomeni di devianza minorile acquisiscono
un’importante rilevanza specialmente al Sud Italia
• il disagio socio- economico e culturale del Sud
favorisce una vasta area di rischio potenziale per lo
sviluppo del disagio e della devianza.
L’aumento dei minori immigrati
• Nel Nord, la percentuale dei minorenni residenti si
aggira attorno al 3,6%, al Centro è di 3,3 mentre al
Sud e nelle isole non raggiunge l’1%.
• La percentuale dei minori immigrati sul totale della
stessa popolazione immigrata è aumentata,
passando dal 14,2% nel 1996 al 18,1 nel 1999.
• In tali dati non sono considerati i minori immigrati
“senza residenza” e clandestini (Osservatorio
Nazionale per l’Infanzia, 2000).
Giustizia minorile e minori immigrati
• generalmente i ragazzi immigrati, ricevono misure
molto più rigide, punitive e detentive rispetto ai
ragazzi italiani
• Le variabili che influenzano di più questa tendenza
sono legate alla condizione di immigrato, alla
mancanza di risorse familiari, ambientali,
comunitarie.
I mediatori interculturali
• A Roma (e anche in altre città italiane) sono stati
effettuati specifici programmi di formazione per
gruppi di mediatori interculturali, riservati a
persone provenienti da altre culture (Africa, MedioOriente, Sud America, Est Europa)
• i mediatori culturali intervengono in varie strutture
e istituzioni, come ospedali, servizi sociali e
soprattutto carceri per adulti e minori.
gli adolescenti tossicodipendenti
C’è il cambiamento evidente nelle tipologie di droghe
assunte. Dal 1993 ad oggi si è notato:
• un incremento nell’utilizzo di sostanze come
cocaina, alcool, ecstasi e cannabis
• un diminuzione nell’uso degli oppiacei
Perche le organizzazioni criminali
utilizzano i minori
•il minore controllo cui sono sottoposti gli
infradiciottenni,
•la minore restrittività delle misure cui sono
sottoposti i minorenni
•la non imputabilità di cui godono i minori al
di sotto dei 14 anni.
Criminalità minorile e psicopatologia
• Solo il 3% del numero totale di soggetti presi in
carico sono caratterizzati da problematiche di tipo
psicopatologico.
• su un totale di 21.100 soggetti presi in carico nel
1999, 636 sono stati diagnosticati attraverso
categorie psicopatologiche.
• di questi una larga parte assume sostanze
stupefacenti.
Il fenomeno del “ bullismo”
Esso sta dilagando da nord a sud e ormai non è più soltanto
appannaggio dei maschi. Le manifestazioni tipiche sono:
• gesti maneschi,
• estorsioni,
• insulti contro compagni perché è la dimostrazione
quotidiana di quel potere,
• insulti contro ragazze perché quella sessuale è la
manifestazione più esemplare di quel potere,
• insulti contro professori perché loro sono l’autorità, il nemico
primo del bullo che vuole affermare il suo potere.
La dinamica del bullismo
• Alle elementari troviamo la dinamica del bullismo
allo stato nascente
• la sua molla principale è la conquista delle
leadership con mezzi impropri;
• le sue armi vedono il ricatto in testa;
• i suoi effetti si riscontrano sia sul singolo,
(vittimizzazione e isolamento), che sul collettivo.
Cos’è una gang (una banda)
• La “banda” è un modello del gruppo violento, il fenomeno tipico delle
grandi concentrazioni urbane osservato e studiato maggiormente nelle
società anglosassoni e americane, mentre in Italia non ha mai assunto
dimensioni preoccupanti.
• Essa ha una struttura di tipo gerarchico nel senso che all’interno del
gruppo esiste una stratificazione in grado di garantire le comunicazioni in
contesti di violenza e di complessità ridotta.
• La violenza è la riduzione della complessità basilare della banda e, allo
stesso tempo, la principale modalità selettiva all’interno del gruppo oltre
ad una serie di rituali stabiliti, ai quali gli aspiranti devono aderire
esteriorizzando gesti di obbedienza nei confronti del “capo” (Marotta,
2000).
Le caratteristiche delle gangs di strada
• la presenza di un quadro morale che definisce accettabili alcuni
comportamenti che violano una norma penale e che vengono, viceversa,
usualmente considerati riprovevoli dalla cultura dominante;
• la circolazione di una serie di competenze diffuse che consentono di
realizzare delle azioni illegali e che vengono apprese dagli appartenenti
al gruppo (esecuzione di crimini, elusione della scoperta e della cattura,
eccetera);
• la presenza di un linguaggio tipico condiviso;
• la presenza di una gerarchia interna definita e di uno o più leader;
Le caratteristiche delle gangs di strada (2)
• la fruizione di musica, letteratura o altre forme artistiche i cui
testi/contenuti confermano il quadro morale del gruppo;
• la presenza di una simbologia specifica (grafica murale, oggettistica,
abbigliamento, tatuaggi eccetera) e di rituali che rinforzano il senso di
appartenenza;
• la frequentazione di luoghi fisici di aggregazione abituale (strade, locali,
clubs, eventi, stadi);
• il consumo diffuso di sostanze psicotrope o alcool;
• l’esecuzione di varie forme di crimine;
• l’attuazione di comportamenti violenti (fisici o verbali) diretti verso
soggetti esterni ed interni al gruppo.
“Gang” e uso della violenza
Molti gruppi (le “gang”), sono governate da norme
che sostengono l’uso espressivo della violenza per:
• risolvere una disputa,
• per raggiungere obiettivi di gruppo relativi al
reclutamento dei membri,
• per difendere l’identità dei componenti,
• per l’espansione del territorio,
• per la difesa dell’onore del gruppo.
Le gangs in Italia
• Il fenomeno delle gang pur non essendo
particolarmente strutturato e grave come in altri
Paesi (USA) non va sottovalutato.
• la presenza diffusa di una cultura della devianza e i
fattori di disagio socio economiche e familiare
incidono notevolmente sulla formazione di
aggregazioni devianti e violente in adolescenza.
Il disagio si sposta su internet
• Da qualche anno a questa parte le problematiche del
disagio giovanile sembrano riflettersi e manifestarsi
anche attraverso un uso distorto della rete internet,
ad esempio nell’ambito delle intrusioni clandestine e
dei danneggiamenti di siti web operati da giovani
hackers (Strano 2000).
L’origine delle gangs: l’America dell’800
Bovery Boys
Dead Rabbits
Il nazismo e gli Swing Boys
Nascono a Berlino anni 30’
Sono composti da proletariato giovanile
Propongono la resistenza di strada
Amano il Jazz negro
Finiscono tutti nei campi di concentramento
Una classica gangs USA
• Guidata da un leader
• Gerarchia interna definita
• Controlla un territorio
• Stabile nel tempo
• Coinvolta in comportamenti delinquenziali
• Coinvolta in scontri con gangs rivali
• Senso di appartenenza al gruppo
• Forte coesione interna
Due classiche gangs USA
contrapposte: Bloods e Crips
• Operano a Los Angeles
• Crips (blu)
• Bloods (rosso)
• Circa 300 sottogruppi
Organizzazione di una gang
di una città USA (droga)
• Responsabili strategici: 5 soggetti
• Leadership centrale: 15-20 soggetti
• Leader locali che controllano gruppi minori: 100
soggetti
• Gruppo dei ragazzi di strada (16-22 anni)
• Affiliati periferici (pagano tributi alla gang in cambio
di protezione e droga)
Attività economica di una gang di una città
USA (ricavi)
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
vendita crack
estorsioni
le cybergangs
• differenze con le subculture giovanili tradizionali
• assenza di simbologia fisica di identificazione
• gerarchie interne poco definite a parte quelle assai sfuggenti
legate al livello di competenza.
• utilizzo degli pseudonimi (detti handles), sovente privi di elementi
che consentono l’identificazione sociale del soggetto (età, sesso,
nazione di origine, eccetera).
I cybergruppi devianti sono disomogenei
•composti da soggetti con caratteristiche
spesso assai diversificate anche se la
prevalenza, dei loro membri sembra
essere di giovani di buon livello sociale e
culturale (Sterling 1992).
Il linguaggio dei cybergruppi
• Il linguaggio comune si pone come il più importante
elemento di coesione e di identità per i “cybergruppi”
devianti. Gli hackers condividono infatti un vero e proprio
gergo, fortemente permeato dalla lingua inglese e da termini
di informatica.
• Tale forma di linguaggio costituisce il mezzo primario di
comunicazione intergruppo e intragruppo e appare
volutamente criptico ed allusivo rappresentando
un’importante ossatura dell’identità subculturale del mondo
dell’hacking.
Il gergo degli hackers
• Il gergo degli hackers costituisce una struttura su cui si
consolidano affinità e sentimenti di identità di gruppo, una
struttura posta in aperta conflittualità con la “cultura
dominante” non-digitale.
• Il linguaggio delle comunità underground dell’infosfera
digitalizzata è anche uno strumento di identificazione
immediata tra membri sconosciuti e nel contempo un
immediato reciproco test di competenza informatica tra gli
interlocutori (se non capisci di che cosa sto parlando non
conosci quello di cui ti sto parlando).
Le subculture devianti digitali e
l’apprendimento del crimine
•La produzione di subculture devianti, con la
diffusione della telematica, può divenire
svincolata dal luogo fisico delle gangs di strada
e dai contatti face to face
Cyberspazio e disagio
• Anche nel cyberspazio le dinamiche di illegalità possono essere
lo specchio di condizioni di disagio giovanile, esorcizzate
attraverso azioni telematiche di disturbo e di danneggiamento,
che presentano, attualmente, contorni meno definiti rispetto a
quelli del sistema socio-culturale convenzionale.
• Marco Strano, 54 anni, Psicologo e Criminologo è considerato uno dei maggiori esperti del mondo di
Psicologia investigativa e criminal profiling. Ha cominciato la sua attività professionale di investigatore
nel 1980 come Ufficiale dei Carabinieri (Divisione Unità Speciali), comandando un nucleo speciale di
sicurezza investigazione e vigilanza presso un Supercarcere. Poi dopo alcuni anni, è transitato nei Servizi
di Intelligence e Sicurezza della Presidenza del Consiglio dove ha operato per 7 anni nel Nucleo
Operativo Speciale dell’Ufficio dell’Alto Commissario Antimafia di Palermo occupandosi di operazioni di
intelligence tattica, e poi al suo scioglimento, nel 1991, per altri 10 anni come Agente Operativo in Italia
e all’estero in una speciale unità di contrasto alla criminalità organizzata, maturando una grande
esperienza sul campo nell’attività operativa “di strada” e in aree di campagna. Parallelamente all’attività
operativa istituzionale, Marco Strano ha approfondito studi di Sociologia dell’Organizzazione, di
Psicologia e di Criminologia effettuando alcune pubblicazioni scientifiche pionieristiche.
• Nel 2001 è transitato a domanda nella Polizia di Stato dove ha svolto un periodo di quattro anni nella
Polizia delle Comunicazioni come Dirigente dell’U.A.C.I. (Unità di Analisi dei Crimini Informatici)
occupandosi di attività investigativa e di analisi criminologica nel contrasto al cybercrime (con
particolare interesse verso il contrasto alle organizzazioni di pedofili). Dal 2005 presta servizio come
Direttore Tecnico Capo (Psicologo) – l’equilavente militare di Tenente Colonnello, presso il comparto
sanitario della Polizia di Stato, con compiti di Psicologia applicata all’investigazione (Autopsia psicologica
e profiling) e in generale all’attività di polizia.
• Ricopre inoltre la carica di Dirigente Nazionale di un Sindacato di Polizia nel cui ambito sta svolgendo
studi sulla Psicologia degli operatori di polizia in situazioni di combattimento a fuoco. È il Presidente del
Centro Studi per la legalità la sicurezza e la giustizia “Crimecafé” (www.criminologia.org) che assiste
gratuitamente vittime di stalking ed è Direttore scientifico della prestigiosa Associazione internazionale
di criminologi ed esperti forensi I.F.C.T. (International Forensics Consulting Team) di Bellinzona - Suisse.
In passato ha collaborato con l'Unità di Scienze comportamentali (Behavioral Science Unit)
dell'Accademia FBI di Quantico per un progetto di ricerca sull’intuitive policing (intuizione nell’attività di
polizia) con il patrocinio dell’American Psychological Association.
• E’ autore di numerosi libri su tematiche criminologico-investigative: Evoluzione Mafiosa e tecnologie
criminali (edizioni Giuffrè, 1995); Nuove frontiere della criminalità (edizioni Giuffré, 1997); Computer
crime (edizioni Apogeo, 2000); Cyberterrorismo (edizioni yackson, 1999); Manuale di Criminologia
Clinica (edizioni Marcello Rossini, 2000); Sicurezza e Privacy in azienda, (edizioni Apogeo, 2002);
Manuale di Criminologia (edizioni SEE, 2003); Chi è unabomber, (edizioni Aliberti 2007) e di più di 100
articoli scientifici in materie psicologiche e criminologiche.
73