1 www.ifct.ch CRIMINALITÀ MINORILE: ASPETTI INTRODUTTIVI 2 ADOLESCENZA 3 L’adolescenza • L’adolescenza è ritenuta dagli psicologi una fase di grande impegno nella costruzione di un’identità • Si manifestano modificazioni fisiche e psichiche preparatorie dell’età adulta e fondamentali per costituire il fondamento della vita relazionale. 4 L’adolescenza e la trasgressione • Nell’adolescenza si manifesta sovente l’insofferenza alle leggi e agli ordinamenti familiari e sociali, • È una fase in cui fenomeni di “trasgressione aggressiva” possono portare i giovani fino ai confini della delinquenza. 5 Adolescenza come età a rischio • è esposta alla pressione dei contrasti fra il mondo endogeno e quello esogeno dell’individuo • tale pressione se non efficacemente canalizzata può determinare l’inizio di un percorso di devianza in grado di condizionare la sua intera esistenza. 6 IL DISAGIO GIOVANILE 2004 7 Il disagio giovanile Gli esperti (Marotta et altri) sottolineano come il disagio giovanile trae origine da: 1. problematiche individuali (es. uno stile educativo genitoriale inadeguato) 2. da fattori sociali (deprivazione economica e culturale) 3. scarsa consistenza e qualità della comunicazione con il mondo degli adulti. 8 I segni classici del disagio giovanile • abbandono scolastico; • bullismo; • consumo di droga e alcool occasionale (che tende a divenire stabile se la sostanza utilizzata provoca dipendenza); • reati appropriativi; • comportamenti violenti dimostrativi; • esplosioni incontrollabili sul piano dell’emotività; • Psicopatologie (compreso il suicidio giovanile). 9 Disagio non vuol dire crimine • sostenere l’esistenza di un nesso di correlazione lineare tra disagio giovanile e devianza è però criminologicamente scorretto. • La correlazione è però probabilistica 10 Il disagio può essere controllato dal giovane con: • con sacrificio delle proprie aspirazioni, gestione della frustrazione e attesa di tempi migliori; • con crisi dell’equilibrio personale, con nevrosi o altre forme di disturbo psichico; • con ricerca di nuove forme culturali, di rifiuto del percorso “normale” e con forme innovative di esistenza (legali); • con forme alternative, anche se talvolta estremizzate, di lotta politica. 11 L’origine del disagio giovanile (approccio moderno) • Povertà, emarginazione (sociale) • Difficoltà relazionale (psicosociale) • Scarsa capacità di dar senso alle proprie scelte di vita (psicologica) Il disagio quindi: • è una condizione aperta che sovente, ma non sistematicamente, può produrre atti antisociali. • esiste una differenza e uno scarto qualitativo tra comportamenti antisociali casuali, riassorbibili e quelli apertamente devianti, formalmente perseguibili. • la differenza tra i primi e i secondi, oltre a trovare giustificazione nelle differenze psicologiche individuali, è spesso legata anche a circostanze occasionali e al processo di etichettamento sociale che normalmente scatta parallelamente alla prima sanzione penale e che rende più difficile il rientro nella norma. 13 Disagio non vuol dire crimine • La maggior parte dei giovani, fortunatamente, pur sperimentando quotidianamente un contesto sociale che offre strumenti di supporto e di sostegno alla loro crescita spesso insufficienti, non si rifugia in comportamenti di violenza (o di devianza in genere) ma tende a sviluppare comunque l’accettazione della struttura sociale in cui vive e si muove. Disagio qualche volta vuol dire crimine In alcuni casi però, talvolta a seguito di dinamiche complesse e di difficile valutazione, le medesime situazioni si traducono in contesti di disagio giovanile e in comportamenti ad esso correlati: • l’abbandono scolastico, • un consumo di droga e di alcol occasionale e abituale; • il bullismo, • varie forme di crimine contro il patrimonio, • i comportamenti violenti, • i comportamenti autodistruttivi suicidari. Disagio non vuol dire crimine Non DISAGIO Situazioni di crescita crimine DISAGIO Non crimine SITUAZIONE CONTESTUALE 17 Psicologia criminale dei minori • Rispetto ai modelli di interpretazione correnti del comportamento criminale degli adulti, la permanenza del soggetto/autore del crimine in una fascia di età adolescenziale implica la necessità di valutare specifiche variabili legate al quadro di maturazione psicologica dell’individuo. 18 APPROCCIO DETERMINISTICO Opportunità differenziali (Cloward e Ohlin, 1960) L’azione criminale Compassione della vittima 3 Paura dei sensi di colpa Anticipazione mentale degli effetti dell’azione PROGETTAZIONE DEL CRIMINE 4 Stima possibilità di essere scoperto Stima rischi di essere denunciato Paura della sanzione 2 FANTASIA CRIMINALE 5 Esecuzione del crimine 1 motivazione pulsione Modello a 5 fasi, M. Strano, 2001 Flow-chart per l’analisi dell’azione criminale Cultura Socializzazione Alcool-droghe Personalità Psicopatologia Psicopatologia Alcool-droghe Personalità Psicopatologia 1 Psicopatologia 3 2 motivazione Fantasia criminale Vissuto Cultura Socializzazione Socializzazione Personalità Personalità Aggressività Pulsioni sessuali Alcool-droghe Aggressività 4 Anticipazione mentale degli effetti dell’azione Progettazione Paura di essere scoperto Stima rischi di cattura Paura della sanzione Disponibilità di risorse e strumenti 5 Esecuzione Comportamento della vittima Fattori contingenti Reazioni psicologiche Compassione della vittima Paura dei sensi di colpa Marco Strano, 2001 effetti strumentali ed espressivi dell’azione criminale L’influenza del gruppo sul comportamento criminale La gang induce delle alterazioni percettive fornendo informazioni “errate” al decision making process del criminale Compassione della vittima Paura dei sensi di colpa gang Anticipazione mentale degli effetti dell’azione Esecuzione gang Paura di essere scoperto Paura della sanzione penale Paura della sanzione sociale gang Gruppi devianti giovanili • L’influenza del gruppo dei pari sulla creazione dell’identità giovanile, sugli atteggiamenti e sui comportamenti dei minori è documentata da numerose ricerche. • Qualora il gruppo dei pari sia permeato da subculture devianti, tale situazione è in grado di influenzare notevolmente le scelte criminali del singolo. 25 La violenza e le gangs • «……La violenza è la riduzione della complessità basilare della banda e, allo stesso tempo, la principale modalità selettiva all’interno del gruppo oltre ad una serie di rituali stabiliti, ai quali gli aspiranti devono aderire esteriorizzando gesti di obbedienza nei confronti del “capo”…..» La classificazione delle gangs e dei gruppi di giovani devianti • Classificazione in base alla natura degli effetti anticipati del comportamento L’adolescente e il gruppo • Secondo Howell (1998): le norme che regolano il gruppo costituiscono un importante fattore nell’elevare il livello di violenza nel gruppo stesso come avviene in fasi specifiche quali l’iniziazione, dove l’atto violento assume la funzione di intensificare il legame tra i membri. Coinvolgimento di minori in attività criminali organizzate • la condotta di questi minori spesso non è deviante ma solo illegale, perché la famiglia utilizza per il suo sostentamento ciò che il ragazzo “guadagna” con il furto, con il contrabbando o con lo spaccio di droga e fornisce poi a lui un riconoscimento morale che di fatto “lo legittima” non facendolo sentire, appunto, come deviante. 29 Consumo di droghe giovanile • intreccio di problematiche di tossicodipendenze e forme di evolutive di psicopatologie. • è aumentato l’uso di droghe illecite con una crescente diffusione fra la popolazione giovanile, soprattutto maschile, ed hanno subito un largo aumento anche delle forme di consumo eccessive e distruttive. • cambiamento evidente rispetto alle tipologie di droghe assunte: dal 1993 ad oggi si è notato un incremento nell’utilizzo di sostanze come ecstasi, cannabis e cocaina ed un decremento nell’uso degli oppiacei. 30 Minori immigrati • l’immigrazione da paesi poveri si è particolarmente diffusa • emergono difficoltà gestionali dovute alle differenze culturali, ai problemi di integrazione e di comunicazione. • I minori immigrati diventano vittime di fenomeni di emarginazione e di razzismo che rischiano di rinforzare i comportamenti devianti. • i minori stranieri, a parità di reato, ricevono più spesso misure cautelari detentive rispetto ai ragazzi italiani. 31 Criminalità minorile femminile • fenomeno emergente della delinquenza minorile. • espansione del cosiddetto “numero oscuro”. • meno facile l’individuazione della minore femmina che commette il reato rispetto al minore di sesso maschile;. • ridotta recidività tra le femmine • aumento di reati di spaccio e detenzione di droga, sebbene ancora in basse percentuali rispetto ai maschi. 32 Riassumendo: le forme emergenti di devianza minorile •dei minori immigrati, •delle forme di delinquenza legate alla costituzione di bande giovanili devianti; •di forme di devianza legate allo sviluppo di psicopatologie in adolescenti tossicodipendenti. 33 La criminalità minorile e il disagio giovanile Il concetto di disagio giovanile • Durante l’adolescenza e gli anni subito seguenti il giovane si trova costretto ad affrontare situazioni particolari, connesse all’età specifica ed al modo in cui “vive” il proprio sviluppo. • E’ in questa delicata fase che i giovani, nella società occidentale, incontrano il maggior numero di difficoltà per affermarsi e possono scegliere di dare un significato “diverso” alla loro esistenza attraverso condotte devianti o criminali. (Marotta, 2000). L’ideologia giovanile e il contrasto • Le problematiche del disagio giovanile e dei comportamenti delinquenziali correlati sono state ampiamente indagate in vari ambiti di ricerca (Balloni, 1986). • Di frequente sono emerse indicazioni sull’esistenza di un’ideologia giovanile in contrasto con quella della società degli adulti (Franchini, Introna, 1972) • Tale contrasto è in larga parte responsabile delle situazioni di disagio e di aggressività conflittuale nei riguardi dell’ambiente esterno (Marotta, 2000). Il fenomeno della devianza minorile • Si assiste ad un aumento dei reati contro la persona soprattutto da parte dei minori italiani • Un aspetto più problematico è relativo all’aumento dei minori immigrati presenti nelle statistiche criminali nel nostro Paese • Si assiste ad un crescente coinvolgimento dei minori in attività criminali organizzate. Devianza minorile e allarme sociale • In Italia e in Europa la devianza minorile pur non proponendo episodi clamorosi (vedi le stragi all’interno di alcune scuole californiane), rappresenta una costante preoccupazione. • Sono emerse addirittura proposte tecniche a favore di un più rigido e allargato utilizzo carcerazione per i minorenni e aprire la strada per un abbassamento a 12 anni l’età imputabile per gli adolescenti L’andamento dei dati sui minori denunciati tra il ‘91 e il ‘99 • per i ragazzi italiani, una lieve diminuzione dei numeri relativi sia ai infraquattordicenni sia, in modo anche più marcato, agli adolescenti 14-17. • i minori immigrati salgono costantemente in modo preoccupante nella fascia d’età 14-17 passando da una percentuale del 10,9% del totale dei denunciati nel ‘91 ad una percentuale di 21,4% nel 1999. Minori e adulti • I minori denunciati in Italia sono circa l’8 – 9% in rapporto alle denunce degli adulti, • il fenomeno delle denunce interessa circa 10 adolescenti su 1000 nelle rispettive fasce d’età. • In paesi europei simili al nostro, per condizioni di sviluppo socio economico, il fenomeno della criminalità minorile, oltre ad essere più preoccupante, presenta delle risposte istituzionali maggiormente punitive, rigide e isolanti. L’introduzione del Nuovo Processo Penale Minorile •con l’introduzione del Nuovo Processo Penale Minorile il carcere minorile è diventato una misura residuale applicata solamente al 5% circa dei ragazzi denunciati Le risposte alternative alla detenzione • le prescrizioni giudiziarie (art.20 DPR 448/88), • la permanenza in casa (art.21 DPR 448/88), • l’inserimento in comunità alloggio (art. 22 DPR 448/88), • la messa alla prova (art. 28 DPR 448/88), • l’affidamento in prova ai servizi sociali (art. 47 OP). Le misure alternative alimentano la percezione sociale di impunità della devianza minorile •si diffonde di una percezione sociale di impunità della devianza minorile •aumenta la tendenza a strumentalizzare i minorenni nelle attività criminali degli adulti per le non pesanti conseguenze penali che derivano dai reati da loro commessi. Le forme emergenti di devianza minorile (come già detto) si assiste ad un incremento nel circuito deviante: • dei minori immigrati, • della delinquenza legata alla costituzione di bande giovanili devianti, • di forme di devianza legate allo sviluppo di psicopatologie in adolescenti tossicodipendenti Disagio socio-economico e rischio potenziale • i fenomeni di devianza minorile acquisiscono un’importante rilevanza specialmente al Sud Italia • il disagio socio- economico e culturale del Sud favorisce una vasta area di rischio potenziale per lo sviluppo del disagio e della devianza. L’aumento dei minori immigrati • Nel Nord, la percentuale dei minorenni residenti si aggira attorno al 3,6%, al Centro è di 3,3 mentre al Sud e nelle isole non raggiunge l’1%. • La percentuale dei minori immigrati sul totale della stessa popolazione immigrata è aumentata, passando dal 14,2% nel 1996 al 18,1 nel 1999. • In tali dati non sono considerati i minori immigrati “senza residenza” e clandestini (Osservatorio Nazionale per l’Infanzia, 2000). Giustizia minorile e minori immigrati • generalmente i ragazzi immigrati, ricevono misure molto più rigide, punitive e detentive rispetto ai ragazzi italiani • Le variabili che influenzano di più questa tendenza sono legate alla condizione di immigrato, alla mancanza di risorse familiari, ambientali, comunitarie. I mediatori interculturali • A Roma (e anche in altre città italiane) sono stati effettuati specifici programmi di formazione per gruppi di mediatori interculturali, riservati a persone provenienti da altre culture (Africa, MedioOriente, Sud America, Est Europa) • i mediatori culturali intervengono in varie strutture e istituzioni, come ospedali, servizi sociali e soprattutto carceri per adulti e minori. gli adolescenti tossicodipendenti C’è il cambiamento evidente nelle tipologie di droghe assunte. Dal 1993 ad oggi si è notato: • un incremento nell’utilizzo di sostanze come cocaina, alcool, ecstasi e cannabis • un diminuzione nell’uso degli oppiacei Perche le organizzazioni criminali utilizzano i minori •il minore controllo cui sono sottoposti gli infradiciottenni, •la minore restrittività delle misure cui sono sottoposti i minorenni •la non imputabilità di cui godono i minori al di sotto dei 14 anni. Criminalità minorile e psicopatologia • Solo il 3% del numero totale di soggetti presi in carico sono caratterizzati da problematiche di tipo psicopatologico. • su un totale di 21.100 soggetti presi in carico nel 1999, 636 sono stati diagnosticati attraverso categorie psicopatologiche. • di questi una larga parte assume sostanze stupefacenti. Il fenomeno del “ bullismo” Esso sta dilagando da nord a sud e ormai non è più soltanto appannaggio dei maschi. Le manifestazioni tipiche sono: • gesti maneschi, • estorsioni, • insulti contro compagni perché è la dimostrazione quotidiana di quel potere, • insulti contro ragazze perché quella sessuale è la manifestazione più esemplare di quel potere, • insulti contro professori perché loro sono l’autorità, il nemico primo del bullo che vuole affermare il suo potere. La dinamica del bullismo • Alle elementari troviamo la dinamica del bullismo allo stato nascente • la sua molla principale è la conquista delle leadership con mezzi impropri; • le sue armi vedono il ricatto in testa; • i suoi effetti si riscontrano sia sul singolo, (vittimizzazione e isolamento), che sul collettivo. Cos’è una gang (una banda) • La “banda” è un modello del gruppo violento, il fenomeno tipico delle grandi concentrazioni urbane osservato e studiato maggiormente nelle società anglosassoni e americane, mentre in Italia non ha mai assunto dimensioni preoccupanti. • Essa ha una struttura di tipo gerarchico nel senso che all’interno del gruppo esiste una stratificazione in grado di garantire le comunicazioni in contesti di violenza e di complessità ridotta. • La violenza è la riduzione della complessità basilare della banda e, allo stesso tempo, la principale modalità selettiva all’interno del gruppo oltre ad una serie di rituali stabiliti, ai quali gli aspiranti devono aderire esteriorizzando gesti di obbedienza nei confronti del “capo” (Marotta, 2000). Le caratteristiche delle gangs di strada • la presenza di un quadro morale che definisce accettabili alcuni comportamenti che violano una norma penale e che vengono, viceversa, usualmente considerati riprovevoli dalla cultura dominante; • la circolazione di una serie di competenze diffuse che consentono di realizzare delle azioni illegali e che vengono apprese dagli appartenenti al gruppo (esecuzione di crimini, elusione della scoperta e della cattura, eccetera); • la presenza di un linguaggio tipico condiviso; • la presenza di una gerarchia interna definita e di uno o più leader; Le caratteristiche delle gangs di strada (2) • la fruizione di musica, letteratura o altre forme artistiche i cui testi/contenuti confermano il quadro morale del gruppo; • la presenza di una simbologia specifica (grafica murale, oggettistica, abbigliamento, tatuaggi eccetera) e di rituali che rinforzano il senso di appartenenza; • la frequentazione di luoghi fisici di aggregazione abituale (strade, locali, clubs, eventi, stadi); • il consumo diffuso di sostanze psicotrope o alcool; • l’esecuzione di varie forme di crimine; • l’attuazione di comportamenti violenti (fisici o verbali) diretti verso soggetti esterni ed interni al gruppo. “Gang” e uso della violenza Molti gruppi (le “gang”), sono governate da norme che sostengono l’uso espressivo della violenza per: • risolvere una disputa, • per raggiungere obiettivi di gruppo relativi al reclutamento dei membri, • per difendere l’identità dei componenti, • per l’espansione del territorio, • per la difesa dell’onore del gruppo. Le gangs in Italia • Il fenomeno delle gang pur non essendo particolarmente strutturato e grave come in altri Paesi (USA) non va sottovalutato. • la presenza diffusa di una cultura della devianza e i fattori di disagio socio economiche e familiare incidono notevolmente sulla formazione di aggregazioni devianti e violente in adolescenza. Il disagio si sposta su internet • Da qualche anno a questa parte le problematiche del disagio giovanile sembrano riflettersi e manifestarsi anche attraverso un uso distorto della rete internet, ad esempio nell’ambito delle intrusioni clandestine e dei danneggiamenti di siti web operati da giovani hackers (Strano 2000). L’origine delle gangs: l’America dell’800 Bovery Boys Dead Rabbits Il nazismo e gli Swing Boys Nascono a Berlino anni 30’ Sono composti da proletariato giovanile Propongono la resistenza di strada Amano il Jazz negro Finiscono tutti nei campi di concentramento Una classica gangs USA • Guidata da un leader • Gerarchia interna definita • Controlla un territorio • Stabile nel tempo • Coinvolta in comportamenti delinquenziali • Coinvolta in scontri con gangs rivali • Senso di appartenenza al gruppo • Forte coesione interna Due classiche gangs USA contrapposte: Bloods e Crips • Operano a Los Angeles • Crips (blu) • Bloods (rosso) • Circa 300 sottogruppi Organizzazione di una gang di una città USA (droga) • Responsabili strategici: 5 soggetti • Leadership centrale: 15-20 soggetti • Leader locali che controllano gruppi minori: 100 soggetti • Gruppo dei ragazzi di strada (16-22 anni) • Affiliati periferici (pagano tributi alla gang in cambio di protezione e droga) Attività economica di una gang di una città USA (ricavi) 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% vendita crack estorsioni le cybergangs • differenze con le subculture giovanili tradizionali • assenza di simbologia fisica di identificazione • gerarchie interne poco definite a parte quelle assai sfuggenti legate al livello di competenza. • utilizzo degli pseudonimi (detti handles), sovente privi di elementi che consentono l’identificazione sociale del soggetto (età, sesso, nazione di origine, eccetera). I cybergruppi devianti sono disomogenei •composti da soggetti con caratteristiche spesso assai diversificate anche se la prevalenza, dei loro membri sembra essere di giovani di buon livello sociale e culturale (Sterling 1992). Il linguaggio dei cybergruppi • Il linguaggio comune si pone come il più importante elemento di coesione e di identità per i “cybergruppi” devianti. Gli hackers condividono infatti un vero e proprio gergo, fortemente permeato dalla lingua inglese e da termini di informatica. • Tale forma di linguaggio costituisce il mezzo primario di comunicazione intergruppo e intragruppo e appare volutamente criptico ed allusivo rappresentando un’importante ossatura dell’identità subculturale del mondo dell’hacking. Il gergo degli hackers • Il gergo degli hackers costituisce una struttura su cui si consolidano affinità e sentimenti di identità di gruppo, una struttura posta in aperta conflittualità con la “cultura dominante” non-digitale. • Il linguaggio delle comunità underground dell’infosfera digitalizzata è anche uno strumento di identificazione immediata tra membri sconosciuti e nel contempo un immediato reciproco test di competenza informatica tra gli interlocutori (se non capisci di che cosa sto parlando non conosci quello di cui ti sto parlando). Le subculture devianti digitali e l’apprendimento del crimine •La produzione di subculture devianti, con la diffusione della telematica, può divenire svincolata dal luogo fisico delle gangs di strada e dai contatti face to face Cyberspazio e disagio • Anche nel cyberspazio le dinamiche di illegalità possono essere lo specchio di condizioni di disagio giovanile, esorcizzate attraverso azioni telematiche di disturbo e di danneggiamento, che presentano, attualmente, contorni meno definiti rispetto a quelli del sistema socio-culturale convenzionale. • Marco Strano, 54 anni, Psicologo e Criminologo è considerato uno dei maggiori esperti del mondo di Psicologia investigativa e criminal profiling. Ha cominciato la sua attività professionale di investigatore nel 1980 come Ufficiale dei Carabinieri (Divisione Unità Speciali), comandando un nucleo speciale di sicurezza investigazione e vigilanza presso un Supercarcere. Poi dopo alcuni anni, è transitato nei Servizi di Intelligence e Sicurezza della Presidenza del Consiglio dove ha operato per 7 anni nel Nucleo Operativo Speciale dell’Ufficio dell’Alto Commissario Antimafia di Palermo occupandosi di operazioni di intelligence tattica, e poi al suo scioglimento, nel 1991, per altri 10 anni come Agente Operativo in Italia e all’estero in una speciale unità di contrasto alla criminalità organizzata, maturando una grande esperienza sul campo nell’attività operativa “di strada” e in aree di campagna. Parallelamente all’attività operativa istituzionale, Marco Strano ha approfondito studi di Sociologia dell’Organizzazione, di Psicologia e di Criminologia effettuando alcune pubblicazioni scientifiche pionieristiche. • Nel 2001 è transitato a domanda nella Polizia di Stato dove ha svolto un periodo di quattro anni nella Polizia delle Comunicazioni come Dirigente dell’U.A.C.I. (Unità di Analisi dei Crimini Informatici) occupandosi di attività investigativa e di analisi criminologica nel contrasto al cybercrime (con particolare interesse verso il contrasto alle organizzazioni di pedofili). Dal 2005 presta servizio come Direttore Tecnico Capo (Psicologo) – l’equilavente militare di Tenente Colonnello, presso il comparto sanitario della Polizia di Stato, con compiti di Psicologia applicata all’investigazione (Autopsia psicologica e profiling) e in generale all’attività di polizia. • Ricopre inoltre la carica di Dirigente Nazionale di un Sindacato di Polizia nel cui ambito sta svolgendo studi sulla Psicologia degli operatori di polizia in situazioni di combattimento a fuoco. È il Presidente del Centro Studi per la legalità la sicurezza e la giustizia “Crimecafé” (www.criminologia.org) che assiste gratuitamente vittime di stalking ed è Direttore scientifico della prestigiosa Associazione internazionale di criminologi ed esperti forensi I.F.C.T. (International Forensics Consulting Team) di Bellinzona - Suisse. In passato ha collaborato con l'Unità di Scienze comportamentali (Behavioral Science Unit) dell'Accademia FBI di Quantico per un progetto di ricerca sull’intuitive policing (intuizione nell’attività di polizia) con il patrocinio dell’American Psychological Association. • E’ autore di numerosi libri su tematiche criminologico-investigative: Evoluzione Mafiosa e tecnologie criminali (edizioni Giuffrè, 1995); Nuove frontiere della criminalità (edizioni Giuffré, 1997); Computer crime (edizioni Apogeo, 2000); Cyberterrorismo (edizioni yackson, 1999); Manuale di Criminologia Clinica (edizioni Marcello Rossini, 2000); Sicurezza e Privacy in azienda, (edizioni Apogeo, 2002); Manuale di Criminologia (edizioni SEE, 2003); Chi è unabomber, (edizioni Aliberti 2007) e di più di 100 articoli scientifici in materie psicologiche e criminologiche. 73
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