Storia della Biomeccanica - Università degli Studi di Cassino

BIOMECCANICA
A.A. 2013-2014
CENNI STORICI
Si ipotizza che il primo connubio tra Meccanica e Anatomia già esistesse nella Grecia Classica,
quando l’interpretazione del movimento umano era legato alla Filosofia e alla Medicina.
I primi studi sul significato e le funzionalità, anche meccaniche, del corpo umano si devono a tre
grandi pensatori:
Socrate ( 469-399 a.C.),
Platone (427-347 a.C.),
Aristotele (384 –322 a.C.).
E’ comunemente accettato che Aristotele (384-322 aC) sia il ''Padre della Kinesiolgia". I suoi
trattati sul movimento degli animali o di partidi essi descrivono per la prima volta in maniera
sistematica le azioni del muscoli nel movimento avvalendosi, assoluta novità anche questa,
dell’analisi geometrica. Egli per primo ha analizzato e descritto come il moto rotatorio viene
trasformato in traslazione. Inoltre ha descritto analiticamente problemi reali come spingere una
barca e per l’innovativo modo di trattare l’argomento possiamo affermare che, senza saperlo, egli
stesse formulando le tre leggi della meccanica di cui troveremo trattazione compiuta circa 2000 anni
dopo (Isaac Newton, 1642–1727).
Galeno (129-201 a.C.) studiò Medicina a Pergamo in Asia Minore. Le sue straordinarie doti
intellettuali ne fecero subito un personaggio di spicco. A ventotto anni divenne Medico alla Scuola
dei Gladiatori, con il ruolo che oggi chiameremo di “Medico di squadra”. Per quattro anni praticò la
chirurgia e l’arte dietetica, acquisendo grande esperienza e conoscenza del movimento umano e
dell’anatomia. In riconoscimento del suo talento, l’imperatore Marco Aurelio lo nominò medico
Imperiale, funzione che ricoprì per circa 20 anni. Galeno dedicò la sua vita alla ricerca, scrivendo
circa 500 trattati scientifici. Molti di questi furono distrutti da un incendio nel 191 d.C. In ciò che è
fortunatamente rimasto, Galeno, riprendendo la teoria ippocratica degli elementi, descrisse la
medicina sulla base dei “quattro umori corporei”. Tra le maggiori opere si trovano i diciassette
volumi di “De usu partium”. Ha usato per descrivere i muscoli un sistema quantitativo basato su
numeri. Nel suo saggio “De Motu Musculorum” distingue i nervi in motori e sensoriali, i muscoli
tra agonisti e antagonisti e descrive il “tono”, introduce termini come diartrosi e sinartrosi. Spiega
che la contrazione muscolare è provocata dal passaggio di "spiriti animali" dal cervello attraverso i
nervi, fino ai muscoli. Alcuni Autori considerano il suo trattato come il primo libro di testo di
Kinesiologia ed è stato riconosciuto come "il Padre della Medicina dello Sport”. Si tratta del primo
testo di Fisiologia, che conservò un’incontestabile autorità per circa 1300 anni, sino a Vesalio
(1514-1564) e Wiliam Harvey(1578-1657). Galeno, come anche Platone, sosteneva che la creazione
fosse opera di un’unica forza creatrice, la natura o “physis”.
Con la conquista di Alessandro Magno inizia il periodo Ellenistico, nel quale il centro della
speculazione scientifica diventa la città di Alessandria. Erofilo, intorno al 300 a.C. pose le basi della
moderna Anatomia con un approccio sistematico fondato sulla dissezione e l’identificazione dei
vari organi. Distinse la funzione dei tendini, dei nervi, delle arterie e delle vene, asserendo che le
arterie erano sei volte più spesse delle vene e in esse fluiva il sangue e non l’aria. Confutò inoltre
l’asserzione aristotelica che sede dell’intelligenza fosse il cuore, individuandola correttamente nel
cervello. Erasistrato, allievo di Erofilo, studiò a fondo l’Anatomia, analizzando il fenomeno della
contrazione muscolare.
Archimede di Siracusa (287-212 a.C.) era figlio dell’astronomo Fedia, che lo introdusse allo studio
della matematica e dell’astronomia. La sua genialità si dispiegò nell’invenzione di ordigni bellici
(catapulte, specchi ustori, leve e pulegge). Sua la celebre affermazione “datemi una leva e solleverò
il mondo”. Conosceva a fondo i metodi geometrici e matematici per la misura della lunghezza delle
curve, delle aree e dei volumi. Usò acutamente questi metodi per determinare il baricentro di figure
piane e solidi. Archimede descrisse i principi idrostatici che permettono agli oggetti di galleggiare:
tali enunciati sono ancora validi e utilizzati (trovano ad esempio applicazione in sport come il
nuoto).
Leonardo da Vinci (1452-1519) compie un altro passo nel campo della Kinesiologia e
dell’Anatomia rispetto agli studi mistici di Galeno. Questo artista, ingegnere e scienziato, è stato
particolarmente interessato alla struttura del corpo umano per quanto riguarda le prestazioni, il
centro di gravità, l’equilibrio e il centro di resistenza. Era solito recarsi in segreto negli obitori dove,
di notte, utilizzando forbici e bisturi sezionava cadaveri . Nei suoi disegni mostra anche gli strumenti
allora usati dai chirurghi, seghe e divaricatori. Ha descritto i muscoli e i nervi ed ha spiegato la
meccanica del corpo umano durante la stazione eretta, la salita e la discesa, il passaggio dalla
posizione seduta, il gesto del saltare e l’andatura nella deambulazione. Allo stesso Leonardo è
attribuita nello studio dell’apparato muscolo-scheletrico la sostituzione ideale dei muscoli degli arti
con fili di rame ricotto inseriti nei punti delle rispettive inserzioni muscolari. Tale metodo consentì
allo studioso di puntualizzare l’azione di molti muscoli e di definirne il sinergismo o l’antagonismo.
Leonardo da Vinci, uno dei primi pionieri della biomeccanica, è stato il primo ad introdurre il
principio di “causa ed effetto”, in termini scientifici. Egli credeva fermamente che “Nessuno effetto
è in natura sanza ragione; intendi la ragione e non ti bisogna sperienza” (1478-1518). Leonardo
comprese che la sperimentazione è strumento essenziale per comprendere le cause e gli effetti che
producono, soprattutto quando la causa non è immediatamente evidente. L’approccio
contemporaneo per comprendere e risolvere i problemi dell’ingegneria si basa sul principio di
Leonardo e segue una
sequenza tipica di passaggi fondamentali come l’osservazione, la
sperimentazione, la teorizzazione, la verifica e l’applicazione pratica. Questi passaggi sono la base
dei principi dell’Ingegneria: essenziali nel contesto di una formazione ingegneristica formale, ma
soprattutto nel campo dell’Ingegneria Biomedica.
Vesalio (1514-1564), nato durante gli ultimi anni della vita di Leonardo in una famiglia di medici,
ricevette un’istruzione profonda in campo medico e pubblicò regolarmente i risultati delle sue
ricerche. Originariamente seguace di Galeno, rilevò numerose contraddizioni tra i risultati ottenuti
durante le sue dissezioni e quelli di Galeno. Si convinse infine che le analisi di Galeno erano
estensioni dell’Anatomia Umana fondate sui rilievi compiuti su animali. Vesalio dimostrò che i
muscoli si accorciano e si ingrossano durante la contrazione, dando origine a un dibattito sulla
natura e la funzione dei nervi e dei muscoli. L’opera “De humanis corporis fabrica libri septem”
pose le basi della moderna Anatomia, con l’aperta dichiarazione a favore della dissezione umana.
Galileo (1564 – 1642), scienziato molto interessato ad un approccio di tipo matematico alla
questione del moto, nel “Dialogo intorno a Due Nuove Scienze”, dimostrò che il volo (traiettoria) di
un proiettile avviene lungo l’arco di una parabola. La sua opera e le sue intuizioni hanno portato un
impulso decisivo nell’affrontare gli eventi meccanici con metodo matematico, ponendo le basi per
la nascita della kinesiologia come scienza. Al gesuita Francesco Maria Grimaldi, fisico italiano
(1618 - 1663) e professore di matematica nel collegio di Bologna è attribuita la scoperta del suono
muscolare; il suo libro, Physico-mathesis de lumine, coloribus et iride venne pubblicato due anni
dopo la sua morte, mentre le tecniche per lo studio questi suoni saranno rese disponibili quasi 300
anni più tardi. La moderna realizzazione dello stetoscopio e dei computer hanno reso fattibile la
ricerca in questo campo. Oster ha dimostrato che l’ampiezza del suono muscolare è direttamente
proporzionale al carico utilizzato per mantenere costante contrazione. Questi suoni sembrano
provenire dalla vibrazione delle singole fibre muscolari e in particolare da quelle a contrazione
rapida. E’verosimile che in futuro ci si avvarrà di tali suoni per determinare quali muscoli sono
attivi in un dato movimento e a quale intensità lavorativa.
Giovanni Borelli (1608-1679) nacque a Napoli da una famiglia in odore di cospirazione contro i
reali di Spagna. Per evitare le persecuzioni si trasferì a Roma, dove fu profondamente influenzato
dagli insegnamenti di Galileo, Harvey, Keplero, Santorio e Cartesio. I suoi interessi erano
molteplici e abbracciavano molte branche della Scienza, tra le quali la Geometria, la Fisiologia,
l’astronomia e la Vulcanologia. Insegnò nelle Università di Messina, Pisa e Firenze. Successe a
Cartesio nel ruolo di tutore della regina Cristina di Svezia, che lo sostenne sempre con elargizioni
annuali. Il suo trattato fondamentale, “De motu animalium”, lo colloca di diritto tra gli insigni
padri della Biomeccanica. Nel testo Borelli descrive e analizza con metodi geometrici il movimento
umano e quello degli animali nei vari tipi di movimento, salto, corsa, nuoto. Nella sua analisi del
cammino impiegò i principi di Meccanica, investigando il ruolo della contrazione muscolare nella
generazione del movimento, la direzione delle fibre muscolari in relazione a quella della forza
prodotta e la Fisiologia del muscolo.
Le sue osservazioni sono espresse in forma di proposizione, come quelle sotto riportate:
 Un salto iniziato con inclinazione sul piano orizzonte produce una traiettoria parabolica.
 Un salto effettuato partendo dalla corsa veloce è più lungo e raggiunge maggiore altezza.
 La contrazione muscolare non consiste in una semplice tensione delle fibre, come quella
esercitata da un peso sostenuto da una corda.
 La contrazione muscolare non è dovuta a un semplice avvicinamento delle estremità del
muscolo, ma allo scorrimento delle fibre con conseguente rigonfiamento.
Isacco Newton (1642-1727) era figlio di agricoltori, ma fu agricoltore piuttosto pigro e svogliato.
Nel prepararsi per frequentare l’Università a Cambridge lesse le opere di Galileo, Keplero e
Cartesio. Fu ammesso al Trinity College a Cambridge, ma tornò a Woolsthorpe, suo luogo natale,
per sfuggire alla peste. Compì esperimenti di Ottica per comprendere la natura della luce e fu
affascinato dalla Meccanica. Si narra che la scoperta della Legge di Gravitazione sia dovuta alle
osservazioni sulla caduta delle mele dagli alberi del suo giardino. Le scoperte di Newton possono
essere considerate come la mirabile sintesi di una serie di “pezzi” di conoscenza precedente, non
integrati e non coerenti.
Nel suo trattato “Philosophiae Naturalis Principia Matematica”, sono espresse Leggi fondamentali
della Meccanica:
 Legge d’inerzia;
 Relazione tra forza agente su un corpo e sua accelerazione;
 Legge d’azione e reazione;
 Legge di gravitazione.
Si tratta di principi che permettono di interpretare e prevedere qualsiasi tipo di movimento
nell’universo, in un campo di velocità sensibilmente lontane da quella della luce. Newton formulò
anche la legge di composizione delle forze, che portò alla comprensione dei meccanismi di
generazione di forza in un complesso di diversi fasci muscolari. A distanza di oltre 250 anni dalla
morte di Newton la Meccanica è rimasta sostanzialmente quella Newtoniana (quella che soddisfa le
leggi di Newton).
Altro fenomeno biologico che può essere descritto e studiato in maniera esauriente con le leggi
della meccanica è la circolazione sanguigna. I vasi sono assimilabili a condotti il cui funzionamento
è regolato da leggi ben definite, la progressione del sangue è facilmente descrivibile mediante studi
di energetica e il fluido che scorre ha proprietà fisiche note. William Harvey (1578-1657) fu il
primo scienziato a descrivere accuratamente il sistema circolatorio umano e le proprietà del sangue
pompato dal cuore in tutto il corpo, anche se attribuì erroneamente al cuore la funzione di ricaricare
il sangue con il calore e lo “spirito vitale”. Appartiene a Niccolò Stenone (1648-1686) l’allora
sensazionale affermazione che il cuore è un muscolo, e non la fonte del calore o la sede dell’anima.
Questa acquisizione è considerata come il più grande progresso sul sistema cardiocircolatorio dopo
la scoperta di Harvey. Tre anni più tardi Stenone, ponendo le fondamenta della meccanica
muscolare, ha scritto “Elementorum Myologiae Specimen” (1667), un testo cardine sulla funzione
muscolare. Qui è affermato che un muscolo è essenzialmente un raccolta di fibre motorie; che la
parte centrale di esso differisce dalle estremità (tendini) ed è l’unica parte che si contrae. La
contrazione, ha scritto Stenone, consta dell’accorciamento delle singole fibre e non deriva da un da
una “perdita di sostanza”. Nei “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica”, forse l’opera “più
efficace e originale di ragionamento scientifico mai pubblicata” (Taylor, 1949), Isacco Newton
(1642-1727) enunciò le leggi della Dinamica e la legge di gravitazione universale. Particolarmente
importante per il futuro della Kinesiologia è stata la formulazione delle tre leggi del moto e delle
conseguenti deduzioni basate su di queste, che esprimono le relazioni tra le forze (interazioni) e i
loro effetti.
Nel ’700 la discussione scientifica era centrata soprattutto sulle cause del movimento. Ci si
chiedeva se le forze fossero interne o esterne ai corpi. Cartesio negava l’esistenza di forze
reciprocamente agenti tra i corpi, mentre Newton postulava l’esistenza di forze agenti mutuamente
tra corpi dotati di massa. La Scienza si suddivise in diversi campi disciplinari, così come si presenta
oggi. Tre grandi figure dominavano la scena del tempo: Eulero, D’Alembert e Lagrange. Le leggi di
Newton erano applicabili ai corpi materiali puntiformi ed a quelli celesti, ma non permettevano di
descrivere il moto di corpi estesi o fluidi e di analizzare la legge di vibrazione di un sistema con
elementi elastici. A questi problemi insoluti diedero risposta i fratelli Svizzeri Jacob e Johann
Bernoulli, con il nipote David Bernoulli e l’allievo di Johann, Leonhard Euler. Eulero è considerato
a ragione uno dei più grandi matematici di tutti i tempi. Egli riuscì a fornire una spiegazione in
termini matematici sul moto dei corpi estesi e dei fluidi e inoltre avanzò il concetto di
conservazione dell’energia, di larghissimo uso nella Meccanica.
I fisiologi del XVIII secolo utilizzavano le conoscenze nel campo della meccanica per spiegare il
funzionamento e la struttura del corpo umano. I progressi della chimica fornirono un nuovo e fertile
approccio. Crebbe l’interesse per i processi di nutrizione, attivazione muscolare e metabolismo. La
celebre asserzione “la forma di un organo segue la sua funzione” nacque in quel tempo. La scoperta
dell’elettricità suscitarono un grande interesse per i processi elettrochimici di attivazione muscolare.
Le teorie vitalistiche sfidarono quelle meccanicistiche sul funzionamento del corpo umano.
Numerosi tra i fisiologi del tempo studiarono la natura e il meccanismo della contrazione
muscolare, scoprendo che un muscolo poteva contrarsi sotto stimoli meccanici, elettrici e chimici.
Passi avanti furono compiuti nella comprensione del meccanismo di trasmissione degli stimoli dal
cervello ai muscoli. Nel 1741 apparve per la prima volta il termine “ortopedico”. Nel 1750 Jallabert
fu il primo a riattivare muscoli paralizzati mediante impulsi elettrici. Intorno alla fine del ’700
Hunter produsse una completa descrizione delle funzioni muscolari.
Il XIX secolo vide fiorire l’interesse per l’analisi del movimento. Gli scritti di Jean Jacques
Rousseau proponevano nuovi ideali di ritorno alla natura, nell’ambito di una ritrovata armonia tra
l’uomo e l’ambiente. Lo sport e l’attività fisica non erano più, dopo la rivoluzione Francese,
appannaggio di una ristretta élite. Nel 1777 James Watt ideò la macchina a vapore, mostrando al
mondo la prospettiva di un lavoro affrancato dalla fatica fisica. L’analisi della locomozione diventò
una scienza, suscitando interesse nei matematici, fisiologi, ingegneri e organizzatori di spettacoli.
L’avvento della fotografia mise a disposizione uno strumento di analisi sperimentale potentissimo. I
due fratelli Edward (1795-1881) e Wilhelm Weber (1804-1891) pubblicarono “Die Mechanik der
menschlichen Gehwerkzeuge” in cui erano presentate 150 ipotesi sul cammino umano, derivate da
osservazioni sperimentali e teoriche. Molte ipotesi risultarono corrette e altre no, ma l’opera citata
ebbe grande importanza per il successivo sviluppo dell’analisi della locomozione. Etienne Jules
Marey fu il primo a trasformare lo studio della locomozione da indagine qualitativa a quantitativa.
La sua base operativa era al Parco dei Principi, dove oggi sono i campi da tennis del Roland Garros.
Il centro aveva una pista circolare di 500 m, equipaggiata con gli strumenti più avanzati per l’analisi
del movimento. I soggetti esaminati erano adulti, bambini, sportivi professionisti e dilettanti. Marey
usava il mezzo cinematografico, riprendendo i suoi soggetti durante la corsa e il cammino e
misurando con sensori pneumatici le forze scambiate con il suolo. Studia il galoppo dei cavalli e il
volo degli uccelli e costruirà un suo “fucile fotografico”; queste metafore di caccia suggeriscono
che riuscire a cogliere il proprio soggetto equivaleva, in qualche modo, a ucciderlo. Del resto in
inglese scattare una foto (e girare un film) o sparare con un arma da fuoco si dicono nello stesso
modo, to shoot.
La fotografia si stava progressivamente spingendo in un territorio precluso alle capacità
rappresentative della pittura: la rappresentazione del movimento. La riduzione dei tempi di
esposizione a minime frazioni di secondo rendeva possibile cogliere dettagli del movimento (ad
esempio, in un uomo in corsa) che l’occhio umano non percepiva; una serie di scatti dello stesso
soggetto in moto, presi a breve distanza l’uno dall’altro, dava l’impressione del movimento
soprattutto se le immagini venivano presentate in rapida successione. La pellicola fotografica, con
la possibilità di multipli scatti in sequenza, accentuava questa possibilità.
Edward Muybridge (1830-1904) iniziò la sua carriera nello studio della locomozione stimolato da
un appassionato di ippica, Leland Stanford. Stanford era convinto che durante il trotto, per alcuni
istanti, tutte le quattro zampe del cavallo si sollevassero da terra. Marey aveva confermato questa
intuizione con rilievi a bassa velocità. Muybridge fece altri rilievi a velocità sostenuta, confermando
l’ipotesi. A differenza di Marey, Muybridge mancava di rigore scientifico e le sue osservazioni
erano spesso poco precise, ma fu il suo contributo a far comprendere l’importanza della fotografia
nel rilievo di dati cinematici. Muybridge ha grande successo e ottiene una sovvenzione
dell’Università di Pennsylvania, grazie a cui compie approfonditi studi sul moto degli uomini e
degli
animali;
20.000
fotografie
furono
pubblicate
come
Animal
Locomotion
an
Electrophotographic Investigation of Consecutive Phases of Animal Movement. nel 1887. Molti dei
suoi soggetti, uomini e donne, sono completamente nudi; ci sono anche contorsionisti, e persone di
straordinaria obesità. L’intento scientifico consente uno sguardo sul corpo, e una soggezione del
corpo alle esigenze del fotografo, che la morale del tempo non avrebbe consentito.
Nel 1891 Wilhelm Braune e Otto Fischer svilupparono l’analisi tridimensionale del cammino. Per
completare l’analisi era richiesta la posizione del baricentro e il momento d’inerzia di tutti i
segmenti corporei. I due ricercatori ottennero questi dati sezionando due cadaveri. I dati ottenuti
furono confrontati con quelli di cento soldati. Un soggetto avente una conformazione simile a quella
dei cadaveri fu rivestito con una tuta nera, sulla quale furono applicati sottili tubi luminosi. Le
immagini durante il movimento furono poi sovrapposte a un sistema di riferimento, ripreso in
seguito. Le analisi successive richiesero a Fischer (Braune era morto nel frattempo) numerosi anni.
Al giorno d’oggi un comune pc compie indagini dello stesso tipo in pochi secondi. I risultati furono
pubblicati nel trattato “Der Gang des Menschen”.
Il Novecento rappresenta la storia recente. Le due guerre mondiali, lo sviluppo economico e
tecnologico, il sempre maggiore interesse rivolto a mantenere quanto più a lungo possibile la salute
e la vita attiva, portarono ad un aumento esponenziale dei ricercatori e dei centri di ricerca
impegnati nella biomeccanica. Nel 1920 Amar pubblicò “The Human Motor”, un’analisi dei fattori
fisiologici e fisici del lavoro umano. Per la prima volta la biomeccanica si occupava dell’attività
lavorativa, con l’intento di ottimizzare le prestazioni del lavoratore riducendone la fatica. Si trattava
di ricerche chiaramente stimolate dal processo d’industrializzazione dei paesi avanzati. Nicholas
Bernstein, medico russo (1896-1966), si applicò alla psicofisiologia del lavoro, scomponendo i
movimenti complessi compiuti durante l’attività lavorativa in movimenti elementari, studiando la
corretta postura del lavoratore nelle sue abituali operazioni ed i gesti svolti con utensili,
considerando anche i fattori per la corretta progettazione del posto di lavoro. Tra i risultati di
Bernstein la scoperta che gli adulti compiono, dal punto di vista energetico, movimenti più
“economici” di quelli dei bambini. Erano i primi risultati di una nuova scienza, l’ergonomia.
A.V. Hill (1886-1977) iniziò la sua carriera a Cambridge come matematico, ma si dedicò presto allo
studio della fisiologia. Le sue ricerche furono focalizzate principalmente su meccanica e fisiologia
del muscolo. A Hill dobbiamo il modello, familiare agli studenti di Biomeccanica di tutto il mondo,
che assimila il muscolo a un sistema composto di tre elementi, due elastici (in serie e in parallelo) e
un attuatore. Hill derivò il suo modello da accurate (anche se oggi ne conosciamo i limiti) misure
calorimetriche delle quantità di calore collegate al fenomeno della contrazione. Nel modello di Hill
è presente il concetto che la potenza del muscolo è costante, a elevate velocità di contrazione
corrispondono piccole forze, a velocità modeste grandi forze. Per quanto superato da studi
successivi, il modello di Hill rappresenta ancora oggi un utile strumento didattico.
A.F. Huxley (1924-2012) si occupò soprattutto della contrazione muscolare. A lui dobbiamo la
“Sliding Filament Theory” (1953). Secondo questo modello i filamenti di actina e miosina scorrono
gli uni sugli altri, producendo la contrazione muscolare. Un successivo sviluppo della teoria, la
“Cross Bridge Theory”, cercò di spiegare il meccanismo di connessione e interazione dei filamenti.
La Biomeccanica è oggi una scienza affermata, con ricercatori e centri diffusi in tutto il mondo. I
risultati della ricerca influenzano la medicina, il mondo del lavoro e lo sport, dove gioca un ruolo
importante nello studio del gesto atletico e di attrezzatura ed abbigliamento sportivo.
Aspetti applicativi della Biomeccanica sono stati tradizionalmente utilizzati in pratica sul corpo
umano sul sistema muscolo-scheletrico, l’apparato respiratorio e quello cardiovascolare.
Tecnologicamente, la maggior parte dei progressi sono stati ottenuti a livello di sistema sviluppo e
attuazione, con evidenti influenze su prestazione atletica, interazione con l’ambiente di lavoro,
riabilitazione clinica, realizzazione di plantari, protesi e nel campo della chirurgia ortopedica. Più di
recente, l’interesse della Biomeccanica si è spostato ai parti dei sistemi biologici come tessuti,
cellule e molecole, per stabilire dei collegamenti operativi e validi a tutti i livelli ed evidenziare
come la funzione meccanica è strettamente associata con molti dei processi cellulari e molecolari.
Queste iniziative hanno un riscontro immediato sullo sviluppo delle microtecnologie coinvolgendo
polimero dinamica, biomembrane e motori molecolari. L’integrazione di tutti questi modelli
permettono di affinare le nostre conoscenze, migliorano i risultati ottenuti e favoriscono nuove
acquisizioni teoriche nel campo della Biomeccanica.
Ancora oggi, la nostra comprensione è incompleta per vari aspetti nel campo della Biomeccanica,
ma la ricerca e le nuove acquisizioni quotidiane influenzano il nostro modo di pensare e offrono di
continuo promettenti prospettive future. La Biomeccanica è uno strumento utilissimo per migliorare
le risorse a nostra disposizione. I recenti progressi in questo territorio possono in parte attribuirsi al
perfezionamento del metodo sperimentale e all’impiego di una strumentazione sempre più
sofisticata. La capacità di calcolo e le tecniche di imaging progrediscono anch’esse giorno dopo
giorno.