Centonove 49-2014

Auguri
ANNO XX Numero 49
24 DICEMBRE 2014
CENTONOVE TORNA IN EDICOLA
L’8 GENNAIO 2015. BUONE FESTE
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO
POSTALE A REGIME
SOVVENZIONATO 45% (ME)
SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA
EURO 1,50
ADDIO 2014
IL BUCO DI BILANCIO SUPERA
I CINQUE MILIARDI. MA LE RICETTE
PER RISANARE LA LOCOMOTIVA
DELLO SVILUPPO SONO
QUANTO MAI INCERTE E DANNO ADITO
SOLO A DUELLI CONTRAPPOSTI
Rosario Crocetta e Giovanni Ardizzone
La Sicilia
arriva
al capolinea
24 Dicembre 2014
il punto
EDITORIALE
Sicilia, fine anno
appeso a un filo
APPESA A UN FILO. Così la Sicilia
chiude la sua partita di fine d’anno.
In perenne esercizio provvisorio.
Mentre la locomotiva Italia, forte
anche dalla spinta promozionale del
marketing di Expo, ricomincia a
spingere, c’è una Sicilia, retriva, che
invece continua a ripetere chic di
fine anno. Di fine stagione politica.
L’unica certezza acquisita è che
Crocetta ha esaurito la sua spinta
iniziale: se è vero che la forza delle
sue denunce hanno contribuito a
smascherare un sistema torvo, fatto
di clientela parassitaria, alla fase
della denuncia non solo non è
seguita quella parallela della
ricostruzione, ma si è sostituita la
politica dei dilettanti. Da mane a
sera, l’unico problema che Crocetta
ha è riempire caselle. Ora manderà
Nelly Scilabra a guidare le
autoambulanze, la Seus.
Non è riuscito ancora a piazzare
nessuno all’Ufficio Sprint, quello sulla
internazionalizzazione delle imprese,
che doveva essere la nomina più
veloce. Ad avere bisogno di
defibrillatori, è invece la Sicilia intera.
Che oggi, seppure con qualche
punta di eccellenza e con qualche
assessore che comincia muovere
pedine minime di sviluppo, arranca
in una palude di parossismo, dalla
quale non è più possibile uscire per
l’asfissia prodotta dalla stessa
politica.
Oggi se si vuole fare rinascere la
Sicilia, c’è bisogno di una sorta di
“Piano Marshall” dello sviluppo,
affidato a commissari come l’ex
commissario della Parmalat Bondi.
Che riportino l’asticella in area
sopportabile: nella pubblica
amministrazione, nell’economia, nei
Beni culturali. Poi sarà la volta della
rivolta “etica” contro chi ha
assassinato questa terra. Ma quello
dipende dai siciliani, che dovranno
ricordarsene quando, molto presto,
si tornerà alle urne.
Matteo Salvini
Salviamoci da Salvini
Risoluto, ambizioso, avido e narciso chiede voti al Mezzogiorno per fare gli interessi “suoi” al Nord.
Ritratto del nuovo leader della Lega, ex frequentatore di Telequiz, con cui saremo costretti a fare i conti
DI
DOMENICO BARRILÀ
LA DESTRA ITALIANA è sempre stata particolarmente
attenta al serbatoio di voti del Meridione e da esso è stata
spesso ripagata con somma generosità. Un rapporto d’uso
reciproco, una perversa sindrome di Stoccolma che nasce
da una miscela di superficialità, di ignoranza e di furbizia,
e che deve considerarsi alla base della rovina dell’uno, il
Meridione, e delle fortune dell’altra, la Destra. Fatto sta che
quando la Destra è a corto di idee gira la prua verso Sud
mettendosi a caccia di creduloni, e questi non la deludono
mai. Il caso dell’ignobile sessantuno a zero (a favore del
centrodestra) di qualche anno fa in Sicilia, pagina
memorabile di questa attrazione fatale. Abbiamo visto
quanto inutile sia stato quella svendita, considerato che da
allora la situazione è solo peggiorata. Adesso è la volta di
Matteo Salvini, che per fare gli interessi del Nord chiede
voti al Mezzogiorno, quasi sicuro di trovarli. Come i lettori
sanno vivo in Lombardia da quarant’anni, qui la Lega è
nata e prospera puntando su concetti e parole d’ordine di
inequivocabile contenuto antimeridionale e razzista. Se
può avere distolto in parte l’attenzione dai meridionali lo si
deve solo ad un’emergenza che reputa maggiore, quella
degli stranieri. L’attuale segretario della Lega è furbo, molto
furbo, per questo è più pericoloso del bonario predecessore,
che alla fine si mangiava una supplì in piazza Navona e si
inteneriva. Lui no, è risoluto, ambizioso, arido, narciso e si
fa pure fotografare in pose siffrediane che forse preludono
ad una sorta di calendario Pirelli, ad uso di quelle donne
che impazziscono per gli uomini che ruttano
fragorosamente e si cospargono di grasso per attraversare
la Manica a nuoto, magari con Marine Le Pen sul battello
d’appoggio.
Non fa uno straccio di proposta, per farle occorre avere
Caporedattore: Graziella Lombardo Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco Pinizzotto. Editore:
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centonove
SETTIMANALE REGIONALE
DI POLITICA CULTURA ED ECONOMIA
Direttore responsabile
Enzo Basso
delle idee, in compenso continua a elencare le emergenze
nazionali, esattamente come si fa nelle osterie intanto che
si gioca a carte e si beve un bianchino. Fa la guerra ai
musulmani e, con l’aiuto dei pretoriani locali, impedisce
loro di aprire luoghi di culto in cui riunirsi pacificamente.
In questo spalleggiato dalla parte più retriva del mondo
cattolico che, malgrado le grandi aperture di Papa
Francesco, continua a vivere nell’antro del Venerabile Jorge
sognando i tempi che furono. Lo scaltro Salvini, da ex
frequentatore di telequiz (vera fucina di nuovi leader
politici), conosce i trucchi della comunicazione di massa,
così mentre con una mano prende a pugni gli immigrati,
con l’altra si presenta a Bergamo per portare il presepio in
una scuola multirazziale, dove per rispetto delle varie
confessioni, avevano pensato di non esporlo. Un vero
difensore della civiltà cristiana, questo bauscia dalle idee
confuse.
Non voglio qui discutere l’opportunità della scelta del
dirigente scolastico bergamasco, certe cose vanno valutare
di caso in caso, considerando le specificità dei luoghi e
delle situazioni, ma che il leader della Lega si vesta da Re
Magio mi fa lo stesso effetto che mi farebbe scoprire che
Gesù è il titolare della tessera numero uno del Ku Klux
Klan. Questo, dunque, è il nuovo possibile leader del
Centrodestra, che certo non dispiace a Silvio Berlusconi,
abituato a selezionare il personale politico con gli stessi
criteri che le televisioni utilizzano per scegliere i
partecipanti al Grande Fratello o all’Isola dei Famosi. Tutto
secondo norma, quindi, così come secondo norma appare
la possibilità che i voti per simili operazioni possano
arrivare proprio dal Meridione, da sempre nemico di se
stesso.
Distribuzione: Gaetano Toscano Sas via Corbino Orso 9/11 - 98124 Messina telefono 090
692508. Distributore regionale: Eagleservices via M. Rapisardi, 62 - 95021 Acicastello (CT).
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Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
Garante del lettore: Attilio Raimondi
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24 Dicembre 2014
riservato
TOP SECRET
PROMOZIONI
NOMINE. Si punta sul manager di orgine siciliana per la guida dell’istituto. Ma la Regione non svolge nessun ruolo
Unicredit, questa sì che è Vita
PALERMO. Il nome prescelto per la guida di Unicredit è
quello di un siciliano, il banchiere Giuseppe Vita, 79 anni,
formatosi perlopiù in Germania. Ma di queste
consultazioni al presidente della Regione Sicilia, che
rappresenta lo 0,29% del capitale, quel che resta del
Banco di Sicilia, nessuno ha detto nulla. Neppure gli amici
arabi di Crocetta. Gli stessi che con il fondo sovrano,
“Aabar” sono oggi i primi azionisti con il 5% della banca
che ha appena inaugurato il grattacielo di City Life a
Milano.
Il gruppo di Abu Dhabi ha finora espresso il
vicepresidente Luca Cordero di Montezemolo, 67 anni e il
consigliere Mohamed Ali Fahim, 38 anni. Ora gli arabi,
che non si vedono contrastati adeguatamente dal fluttante
15% , un tempo saldamente in mano a al colonnello
Muahammar Gheddafi, mentre in Libia si ha difficoltà a
riportare il Paese alla normalità, vorrebbero un nome
internazionale alla guida della banca. Un fatto che non
va giù al leghista della prima ora Flavio Tosi, sindaco di
Verona, e grande sponsor del primo azionista italiano di
Unicerdit, Cariverona che ha il 3,5%.
Tosi, che aveva un buon rapporto con Raffaele Lombardo,
vedrebbe bene alla guida di Unicredit un suo conterraneo,
il presidente dell’ente scaligero Paolo Biasi, 76 anni. Ma a
fare la differenza saranno ancora le Fondazioni Bancarie,
tutte del Nord, da Verona a Torino, che ancora
mantengono un saldo 9% della banca.
Non si capisce a questo punto per quale motivo il
Presidente della regione Siciliana Rosario Crocetta si
ostini a non mettere sul mercato l’esile 0,29% della
Regione Sicilia, che per vecchi accordi esprime anche un
consigliere, Marianna Li Calzi, magistrato originario di
Campobello di Licata, che ha militato nei partiti di
Mastella e Dini. A “crescere” nell’azionariato di Unicredit
VERTENZE DI LAVORO
La “segretaria” chiede arretrati
a Gallo e al ministro Alfano
PALERMO. La prima udienza davanti al
giudice del lavoro Cavallaro di Palermo
è stata rinviata a marzo per tentare un
bonario componimento. A trascinare
davanti al magistrato il ministro
dell’Interno, Angelino Alfano, la moglie
Tiziana Miceli, oltre che il sindaco di
Acquedolci, l’avvocato Ciro Gallo, è una
ex collaboratrice dello studio legale
associato che Alfano e Gallo, hanno
tenuto in via Notarbartolo aperto fino
al 2009. Poi è arrivato il divorzio, anche
politico, e Ciro Gallo ha spostato il suo
ufficio in via Zuccarello, a Palermo.
Ma cosa chiede la “presunta”
dipendente, la cinquantenne Vincenza
Montalto? Gli arretrati, “anche se mai è
stata assunta”. “Lo studio si è sempre
avvalso di collaboratori-praticantispiega Ciro Gallo-e non ha mai avuto
dipendenti diretti: la signora Montalto,
si limitava solo a ritirare la posta e
inviare qualche notifica”.
La dimostrazione sarebbe quella che la
collaboratrice, presunta segretariatutto-fare ,al sindaco di Acquedolci
chiede “solo” 13mila euro.
Gazzetta del Sud
D’Amico vicedirettore
MESSINA. Promozioni in vista
alla... "Gazzetta del Sud". Nel
nuovo piano di razionalizzazione previsto a marzo, a salire
di grado sarà il vice-direttore
Lucio D'Amico, notista politico
della città. Secondo i programmi
dovrebbe passare il testimone a
Francesco Celi, uomo-macchina,
che andrebbe invece a coordinare le pagine della cronaca cittadina.
UNIVERSITÀ
Ricorsi elettorali,
il rettore cambia idea
Giuseppe Vita
sono oggi investitori istituzionali come il fondo
BlackRock, che ha scalato il 4,66%. Se Crocetta non si
affretta, il suo 0,29% che ai valori di Borsa oggi varrebbe
poco più di 60 milioni di euro, rischia di essere ingoiato al
prossimo “round” in vista di aumento di capitale. Quel
che un tempo era il Banco di Sicilia, banca di diritto
pubblico, autorizzata a stampare moneta, con filiali a
Francoforte e New York, ingoiata prima da Banca di
Roma, poi da Capitalia, poi da Unicredit, vale oggi poco
più 60 milioni di euro, la metà dei fondi che il governo
della Sicilia ha perduto per manifesta incapacità a
spendere nella sceneggiata del Click-Day.
SOMMARIO
PRIMO PIANO
6/7. Crocetta, presidente inadeguato
L’amministrazione del governatore
rivela tutte le sue criticità
8/10. Un anno da Protagonisti
Abecedario dei politici che nel bene
o nel male hanno condizionato il nostro futuro
POLITICA
11. Finanziaria, mancano quattro miliardi
La Regione vara il documento di programmazione
2015-2017. E taglia per colmare il buco
12. Lo stipendio? Lo arrotondo così
Il consiglio comunale di Messina si riunisce
40 volte tra aula e commissioni
13. Salvini, il siciliano
Il nuovo partito del segretario leghista
fa il pieno. Decine di migliaia di adesioni
online. Così la mappa
14. Provincia, l’anno della svolta
Entro aprile l’Ars dovrà definire il futuro
degli enti. Con i tagli salta il patto di stabilità
SICILIA
15. Se Lo Forte ricorre al Tar
La designazione di Lo Voi alla procura
di Palermo apre una nuova stagione dei veleni
16. Bancomat autostrade
I misteri delle transazioni dietro il capitolo
di bilancio “200”, liti da arbitrati
17. Suolo pubblico, valanga di multe
Il Comune di Messina congela il provvedimento
che impone il pagamento per evitare la chiusura
18. Concordato per Messinambiente
Soluzione “bad company” per la partecipata.
Sull’operazione vige il “vincolo di riservatezza”
19. Il restauro si fa in diretta
A Novara di Sicilia gli esperti lavorano
su un dipinto seicentesco a porte aperte
20. Incantati dalle due Petralie
“Soprana” entra nel club dei borghi più belli
ECONOMIA
21. La faida di Confindustria
L’ex presidente di Messina, Ivo Blandina,
commissario a Siracusa
22. Agricoltura a secco
Un fiume di denaro per sostenere le risorse rurali
23. Sindaci, patto senza...energia
Solo una decina di centri siciliani hanno presentato
i piani per dimezzare i consumi negli enti
POSTER
26/27. Orione, i misteri dell’acqua
Un convegno svela la fontana ultimata
da Giovan Angelo Montorsoli nel 1553
32/33. Natività, la lunga storia d’amore
I presepi viventi della provincia di Messina
RUBRICHE
3-4-5. Settegiorni
24. Uomini & Business / Consulenti
24. Consumatori/ Qui Europa
28/29. Libri/La Classifica/Lacerti di Letture
30/31. Tradizioni
34. Mostre 35. Iniziative 36. Protagonisti
37. Rubriche
38-39. Lettere & Commenti
38. Qui Scuola / Heritage / Ecologia
39. Eliodoro / 150 Parole da Palermo
39. Antibuddaci
39. Animal House
centonove pagina 3
MESSINA. Il rettore dell’Università di Messina prende tempo sui
decreti di nomina dei nuovi eletti
agli organi superiori. Navarra, infatti, sarebbe intenzionato a non
tenere conto del ricorso di Francesco Armone dell’Orum, accolto
dalla Commissione elettorale, che
ha modificato l’esito del voto al
Senato e all’Ersu. La soluzione? Il
parere dell’organismo verrebbe
considerato consultivo e non vincolante.
RESTAURI
Galleria Ina-Inps,
recupero in vista
MESSINA. Un progetto di restauro per la storia Galleria InaInps a un passo dal Municipio. A
volerlo sono i condomini dell’isolato occupato per metà dall’Istituto di Previdenza, che hanno avviato un dialogo con la
soprintendenza. Il meccanismo di
intervento dovrebbe essere simile a quello utilizzato anni fa
per la Galleria Vittorio Emanuele.
ERSU MESSINA
Fabio D’Amore
nuovo presidente
MESSINA. Fabio D'Amore è il
nuovo presidente dell'Ersu di
Messina. Già commissario della
Fiera di Messina, è il primo candidato "non docente" che guida
una struttura universitaria. La
nomina, proposta dal capogruppo di Prs Picciolo, è stata
ratificata anche dal rettore di
Messina, Navarra.
24 Dicembre 2014
CHI SALE
Sebastino Tusa
PALERMO. La Soprintendenza del
mare della Sicilia, l'unica nel settore in Italia, festeggia i suoi primi
dieci anni di vita. Ha dimostrato
l'importanza della sua attività, portando a termine scoperte clamorose non solo al largo della Sicilia,
ma spingendosi fino al mare della
Turchia. E pensare che tutto questo
si deve a Totò Cuffaro e alla sua capacità del suo governo, nel 2004,
di non dire no a nessuno.
Cristina Puglisi
VENETICO. La fondatrice de gli "Invisibili" di Messina, esporta la sua
esperienza nel sociale. Se a Messina non ha ottenuto dalla giunta
Accorinti neanche una piccola sede
per la sua attività, a Venetico è
stata chiamata a ricoprire la carica
di assessore ai servizi sociali dal
sindaco che ha fatto suo il nome
della nuova associazione di volontariato "Stai con noi".
Francesco Oteri
MESSINA. Il progetto redatto dal
Capo Area servizi Tecnici dell’Ateneo, in collaborazione col Gruppo
di Studio per la riduzione dei consumi di energia (coordinato da Antonio Testa) ha ricevuto dal Ministero dello Sviluppo Economico un
finanziamento per il Progetto
Unime Led. Si tratta di 2.500.000 di
euro a fondo perduto a valere sul
fondo del Programma Operativo
Interregionale Energie Rinnovabili
e Risparmio Energetico.
Gaetano Cacciola
MESSINA. “Regalo di Natale” dell’assessore alla Viabilità per i cittadini disabili. In attesa di potere
avere un quadro completo di tutti
gli aspetti, Cacciola ha dato mandato al dirigente Mario Pizzino di
annullare le revoche dei 37 stalli
che erano state già ordinate, limitatamente a quelle che non si riferiscono a persone defunte o trasferite.
Emilia Barrile
MESSINA. Per evitare un Natale “a
becco asciutto”, il presidente del
consiglio comunale Emilia Barrile
ha organizzato, in sala commissioni, i saluti accompagnati da un
piccolo rinfresco con panettone,
pandoro, piparelli, ‘nzuddi e spumante. In nota spese di rappresentanza? “No, pagato tutto di tasca mia”, ha precisato la Barrile.
settegiorni
SOCIETÀ
FERROVIE DELLO STATO
Venticinque stazioni in dono
al mondo del volontariato
MESSINA. La prima esperienza è stata
fatta a Roccalumera: nei locali
dell’antica stazione, dove si fermava
anche Elio Vittorini accompagnando il
padre per “Le città del mondo”, è
stato aperto il parco letterario
Salvatore Quasimodo. A seguire, poi,
Addio Pizzo, ha aperto nei locali della
stazione di isola delle Femmine,
“pizzo-free” l’organizzazione di
viaggi per tutta l’Europa. Ma ora Il
gruppo Fs, le Ferrovie dello Stato, ha
deciso di aprire alle società di
volontariato e alle “onlus” per
assegnare le restanti venticinque
stazioni siciliane. Oltre che la stazione
di Camaro, in provincia di Messina
sono disponibili quella di Nizza di
Sicilia, quella di Furci Siculo e anche
quella di Patti. Nel resto della Sicilia, si
va da quella di Petrosino-Strasatti; a
Trappeto, a Castelvetrano, Acireale,
Bicocca. Cosa bisogna fare per
chiederne l’utilizzo? Onlus e
associazioni di volontariato, anche
riunite, possono presentare un
progetto per illustrare l’inziativa e
inviarlo sul sito internet
www.fsitaliane. Occorre poi andare
alla sezione “Riutilizzo patrimonio”,
dove si trovano tutte le informazioni
utli. I contratti vengono stilati in
“comodato d’uso”. Le cifre dell’affitto
solo puramente simboliche. Ma ad
avviso delle Ferrovie, l’utilizzo virtuoso
e a fini sociali delle strutture, se da
una parte ha una ricaduta positiva
asui territori, mantiene poi lo stesso
patriomonio lontano dai vandali,
come è successo per la linea delle case
cantoniere, oggi in molti casi
devastate.
Il “Cane di Mannara” diventa una razza riconosciuta dal Ministero
MESSINA. Il “Cane di Mannara” diventa una razza riconosciuta. Dopo il
riconoscimento avvenuto lo scorso 2 ottobre da parte dell’Ente Nazionale della
Cinofilia Italiana (Enci), il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
ha aggiunto il frutto del lavoro svolto in collaborazione tra l’associazione
Samannara, nata per salvare dall’estinzione il Cane di Mannara, e l’Università di
Messina. È stata infatti sancita l’attivazione del Registro Supplementare Aperto
(Rsa - Registro del Libro genealogico del cane di razza approvato dal Ministero
delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dedicato alla iscrizione di soggetti
appartenenti a popolazioni tipiche italiane in fase di recupero come razze)
proprio per la razza Cane di Mannara.
Piccolo circo a misura di bambino alla libreria Baba Jaga
MESSINA. "Piccolo Circo a misura di bambino". E’ il titolo del corso, rivolto ai
bambini a partire dai 6 anni, condotto da Mario Taviano alla libreria Baba Jaga di
Messina. Il laboratorio si articolerà in tre appuntamenti di un’ora lunedì 29
dicembre, martedì 30 e venerdì 2 gennaio. I bambini entreranno in contatto con il
fantastico mondo del circo, giocando e divertendosi con palline, birilli,
equilibrismo con piatti cinesi e piccoli trampoli. Le arti circensi svolgono infatti una
funzione di prevenzione verso problematiche infantili e adolescenziali. Attraverso
le discipline circensi si lavora insieme, s’impara ad avere fiducia e bisogno l’uno
dell’altro, si crea solidarietà. Per informazioni 090 2403280 - 349 7315218.
Sciopero al teatro Biondo di Palermo
PALERMO. Dal 9 gennaio i 44 dipendenti del teatro stabile Biondo di Palermo,
tra fonici, scenografi e personale amministrativo, saranno in sciopero. L'ha
deciso l'assemblea dei lavoratori che era stata convocata dai sindacato contro la
decisione del Cda di tagliare del 40% gli stipendi.
UNIVERSITA’ DI MESSINA
Germanà anima le danze alla festa di Alumnime
MESSINA. Per festeggiare ALuMnime, un'associazione di ex allievi
dell'Ateneo peloritano costituita il 17 novembre scorso e presieduta
dalla professoressa Tindara Abbate, si è svolta una serata inaugurale
sabato 20 dicembre con serata di gala a Villa Pace. Il catering è stato
organizzato dal Noa, locale storico della movida messinese in Piazza
dei Catalani passato di recente in gestione all’ex consigliere comunale
An e Udc Bruno Cilento, e allietata dalle note del jazzista milazzese
Nat Minutoli. Le danze hanno visto protagonisti, senza distinzioni
giovani e attempati docenti universitari. Ma a trascinare gli entusiasmi
è stato il professor Antonino Germanà, docente di anatomia degli
animali domestici nel Dipartimento di Veterinaria, che si è mosso con
scioltezza, scatendosi poi tra le note. Il rettore Pietro Navarra non era
accompagnato dalla fidanzata, la quarantenne ricercatrice Roberta
Granese, impegnata in attività di ricerca a Philadelphia.
CATANIA. Il presidente di Fiumara d’Arte scrive al sindaco. Mettendo in discussione tutte le donazioni
«Caro Enzo, il Rito della Luce si farà in un altro luogo»
CATANIA. Dopo le polemiche derivate
dall’annullamento della
manifestazione, Antonio Presti ha
scritto una lettera al sindaco di Catania,
Enzo Bianco, in merito allo stop
imposto al “Rito della Luce”, previsto
dal 18 al 21 dicembre: “...Caro Enzo,
quando si riceve un dono bisogna
saperlo proteggere... Non condivido
l’atteggiamento che hai manifestato
rispetto alle “assunzioni” di
responsabilità di quel dono. Se faccio un
passo indietro nel tempo, la prima cosa
che mi viene in mente è un altro dono
che ho fatto a te e alla città: quel cero
di Arnaldo Pomodoro che regalai in
occasione della festa di S. Agata. Anche
lì accesi una luce, che avrebbe dovuto
risplendere per alcuni giorni e che
purtroppo si consumò in poche ore.
Com’è strana la vita: ci rincontriamo
dopo anni e tu sei di nuovo sindaco, ti
consegno il Rito della Luce che si spegne
dopo poche ore. Caro Enzo, forse è
meglio non incontrarsi… forse è il caso
di evitarci proprio lungo il tratto di
Corso Martiri della Libertà. Per la
seconda volta non mi sono sentito
Antonio Presti
centonove pagina 4
protetto, non mi sono sentito garantito.
E ho deciso che, visto che il Rito
quest’anno è stato snaturato, il
prossimo si rigenererà in un altro
Comune, attiguo a Catania. Sarò pronto
a riconsegnarlo quando la città non
manifesterà più queste forze oppositive
ma solo sentimento di condivisione. Io
amo profondamente i catanesi: da 15
anni mi dedico senza sosta a curarne il
cuore culturale, ma vista la mancanza di
quel supporto che credo di meritare, e
che speravo di trovare in te, ho messo in
discussione con me stesso l’opportunità
di donare il museo al quartiere di
Librino, la mia collezione e il mio
patrimonio personale alla Tua
Amministrazione. Io ti ringrazio
comunque, ma quando si riceve un
dono si deve accettare col cuore, non
come fatto politico-istituzionale. E
questo, caro Enzo, te lo dico da amico».
24 dicembre 2014
settegiorni
CHI SCENDE
SONDAGGI. Sette siciliani su dieci per le festività desiderano solo ricevere più attenzioni dal loro partner
Natale, voglia di tenerezza
MESSINA. Per l’ambientalista di
punta del Wwf, passare l’ aspirapolvere a casa è un autentico
stress: ha sempre paura di risucchiare nell’infernale macchina
minuscoli ragni e invisibili millepiedi. Così l’operazione-pulizia,
“uffa…”, richiede ore e ore di
snervante lavoro.
Lo studio di Antica gelateria del Corso sui bisogni
più sentiti. Dalla stabilità economica alle coccole
AIUTANO A STACCARE dallo stress e delle preoccupazioni
di un anno che sta per chiudersi, risolvono le
incomprensioni di coppia, danno rassicurazioni e piacere.
Quasi 7 siciliani su 10 (69%), questo Natale, desiderano
ricevere come unico regalo, coccole. Carezze (66%),
abbracci (59%) e baci (51%) rappresentano lo scambio più
sincero per ritrovare serenità e calore. Chi è più desideroso
di coccole? A sorpresa gli uomini (52%) si dimostrano più
teneroni rispetto alle donne (48%). Perché fanno bene?
Danno sicurezza e accrescono il senso di stabilità di una
coppia. È quanto emerge da uno studio di Antica Gelateria
del Corso, realizzato attraverso un monitoraggio online
mediante metodologia WOA (Web Opinion Analysis) sui
principali social network – Facebook, Twitter, YouTube –
blog e community interattive, coinvolgendo circa 1200
coppie tra i 25 e i 55 anni al fine di ricostruire quali sono i
bisogni dei siciliani oggi. Quali sono i bisogni più sentiti
oggi? Se è la stabilità lavorativa/economica (77%) la
necessità primaria dei siciliani oggi, segue subito dopo la
voglia di momenti di tenerezza (68%), quindi la serenità
familiare (57%). Quali sono i gesti che ci fanno sentire più
coccolati? Oltre 6 coppie su 10 (66%) preferiscono le
carezze, seguiti da coloro che ricercano gli abbracci (59%) e
i baci (51%). Non solo gesti d’affetto interpersonali. Quali
altri tipi di “tenerezze” amano concedersi i siciliani?
Concedersi dei dolci a Natale rappresenta una vera e
propria coccola per 4 siciliani su 10 (44%). E c’è chi,
nonostante il freddo, non rinuncia a mangiare il gelato
Giuseppe Ardizzone
(39%), abbinato anche alla classica fetta di pandoro.
Mentre i meno golosi preferiscono cacciare via le tossine
quotidiane attraverso una passeggiata in centro nella
propria città (33%). “La gente è stanca di affidarsi al
materiale, al rituale del frivolo, della vita patinata. –
afferma lo psichiatra Michele Cucchi, Direttore Sanitario del
Centro Medico Santagostino di Milano - Nel periodo che
precede le feste, la gente si aggira nei negozi smarrita. Le
coppie cercano serenità, e molto di più a Natale, e il tempo
del consumismo come “autoaffermazione” non esiste più.
Le coccole alimentano una reazione neurobiologica nel
nostro cervello che sostiene la cooperazione, l'accudimento
reciproco e l'intimità – afferma ancora lo psichiatra Michele
Cucchi - Il mondo, oggi, è un ambiente molto competitivo.
Recuperare il tempo e la dimensione delle coccole sarebbe
importantissimo”.
E’ nata Maria Josè Pinizzotto
MONFORTE. E’ nata Maria Josè Pinizzotto, primogenita del nostro collega e
presidente della Kimon, Francesco e di Tina Romanzo. La piccola è venuta
alla luce all’ospedale di Milazzo il 18 dicembre 2014 alle ore 14.18 ed ha
fatto fermare l’ago della bilancia su 3 chili e 170 grammi. Ora la piccola
Maria Josè è a casa ed è il più bel regalo di Natale per la famiglia Pinizzotto
a cui va l’abbraccio affettuoso di tutta la redazione di Centonove e
Centonovepress e del direttore Enzo Basso. Alla bimba l’augurio di una vita
lunga, prospera e felice.
MESSINA
A scuola di scrittura Elfica
MESSINA. L'associazione culturale "La
Contea" lancia un nuovo
appuntamento con lo studioso
tolkieniano Roberto Fontana: la I
Edizione del Corso di Calligrafia
Tengwar. Che, coordinato da Fontana,
si terrà dal 2 al 4 gennaio presso la
Multisala Iris di Messina. A pochi giorni
dall'uscita al cinema del terzo film della
trilogia de "Lo Hobbit" lo stage si
aprirà con la "Presentazione Littera
Scripta Manet: scrivere a mano lungo i
secoli", breve storia della calligrafia
nell'area mediterranea in relazione ai
fatti socio-economico-politici europei e
pratica dell'uso di strumenti calligrafici
ossia pennarello e pennini; secondo
giorno dedicato ad una panoramica dei
differenti modi e stili della calligrafia
Tengwar in uso nella Terra di Mezzo ed
al modo Quenya con esercizi e pratica
di scrittura, mentre il 5 gennaio si
chiude con il modo Sindarin e quello
italiano, esercizi e pratica scrittori. Per
info: [email protected]
347/9102884 (M.T.S.)
MESSINA. L’ex coordinatore provinciale del Megafono ha lo spirito dell’investigatore. Mentre
conta i circoli del “Megafono”
che chiudono giorno dopo
giorno, studia sospettoso le didascalie, scritte per errore in latino di Centonove su Crocetta,
chiedendosi misteriosamente
“perché?”. Peccato che sia solo
un refuso di stampa.
Maurizio Puglisi
MESSINA. Il presidente del Teatro
Vittorio Emanule, sabato 20 dicembre, per il piacevole spettacolo
" E' ricca, la sposo...e poi l'ammazzo!" con Gianfranco Iannuzzo
e Debora Caprioglio, avrebbe dovuto fare aggiungere una postilla
per gli spettatori in sala: "E morti di
freddo". I riscaldamenti del Teatro
sono fermi e dal Comune non arrivano soldi per il metano. Soffrire
per credere.
Franco Mondello
ROSA E NERO
Roberto Fontana
Anna Giordano
Fiocco rosa in casa Venuto
SAPONARA. Il chirurgo Pietro Venuto è diventato nonno. All’ospedale di
Milazzo il 18 dicembre, la nuora Anna ha dato alla luce Sofia, figlia di Tonino
Venuto. Ai genitori e al nonno e al sindaco di Saporana Nicola Venuto, zio della
piccola, gli auguri di Centonove.
Santa Croce Camerina, centuno anni per la signora Barone
RAGUSA. Festa nella casa di riposo "Ti Amo" per i centouno anni della signora
Barone, nata a Santa Croce Camerina il 13 dicembre 1913. Lo scorso anno, in
occasione del 100° anniversario, la nonnina era già stata accolta con tutti gli
onori dal sindaco di Santa Croce Camerina, celebrata nell' aula consiliare di
Palazzo del Cigno. Ora ancora un momento da ricordare. Aveva appena 14 anni,
Lucia, quando sposò Salvatore Santoro. Da lui ha avuto quattro figli Emanuele,
Melina, Giuseppa e Giovanna. A chi le chiede il segreto di una vita così lunga
risponde: "Non ce ne sono. Solo tanto amore da dare e ricevere. Mi sono
occupata dei figli prima e dei nipoti dopo. Oggi guardo con gioia ai piccoli
pronipoti".
Erice, cento candeline per Giuseppina Magnasco
ERICE. La signora Giuseppina Magnasco ha spento cento candeline. Sabato
scorso la signora ha festeggiato il compleanno nella sua casa di via Erice,
circondata dall' affetto dei suoi due figli, degli otto nipoti e dei dodici pronipoti.
La sua grande famiglia le si è stretta intorno per un evento così importante ed
ha organizzato i festeggiamenti.
centonove pagina 5
MESSINA. Sarà un natale dolorante, quello dell’ex vicesindaco di
Messina. Mondello, infatti, è rimasto vittima della sua ritrovata
verve sportiva, presentandosi in
consiglio comunale col braccio al
collo e due vistosi cerotti sulla
fronte. “Non sono stato coinvolto
in una rissa, stavo solo facendo
footing e una macchina mi ha tagliato la strada...” ha risposto laconico a chi gli domandava, a metà
tra serio e faceto “cu ti mmiscau?”
Carmelo Pino
MILAZZO. Guai a contraddirlo. Il
sindaco di Milazzo, tramite l’ufficio
stampa, ha replicato a muso duro
contro le dichiarazioni dell’onorevole Filippo Panarello che metteva
in dubbio la validità dell’atto con
cui il comune mamertino prorogava il contratto ai dipendenti precari. Panarello, forte degli atti ufficiali dell’assessorato regionale agli
Enti Locali, ha chiosato: «A Milazzo
si governa con le contumelie».
24 Dicembre 2014
Primo Piano
2014. Il governatore della Sicilia amministra l’isola senza un progetto compiuto. Condizionato dai partiti e dall’istinto
Crocetta, presidente inadeguato
ENZO BASSO
MESSINA. Ci sono due Palazzi vicini
a Palermo un centinaio di metri, tra
Piazza Indipendenza e Piazza del
Parlamento, dove la politica ha
distanze siderali di mille chilometri.
Il primo inquilino si chiama Rosario
Crocetta. E’ presidente della
Regione. Ma dietro di sé non ha un
partito e ora non ha neanche un
Mopvimento, il Megafono che si è
via via squagliato come i propositi
rivoluzionari del suo fondatore.
Crocetta è sotto la tutela dei suoi
alleati, e un giorno fa di testa sua,
l’altro è costretto a mediare e a fare
retromarcia.
Il risultato finale è una Sicilia a
passo di gambero. Dove tutti
tornano al posto dal quale sono
arrivati. Come la metafora della vita,
l’ultima a dare questa conferma è
Michela Stancheris. Si era così
“stancheris” del suo capo, da avere
dichiarato che l’aveva delusa sul
piano umano. Ora è tornata in pista.
Non da sci, sport per il quale
mantiene una vera passione, ma
verso il ruolo di “segreteria”
particolare, con distacco a Bruxelles.
Esattamente il posto dal quale era
partita prima di diventare assessore
regionale al Turismo e candidata alle
Europee. Crocetta è fattio così: se
non eleggono nelle urne, un posto al
freddo di Bruxelles te lo trova lui.
Disastro conti. Quello che Crocetta
ha finora negato al popolo dei
siciliani è però il baratro del “buco”:
cinque miliardi di euro. Una cifra
che a leggere il suo comportamento
degli ultimi due anni non sembra
proprio “preoccuparlo” se è vero che
Dal Pd a Confindustria
POLITICA, RIFIUTI, LABORATORI DI ANALISI: ECCO
LE TENZONI “STORICHE” DELL’ULTIMO ANNO
È STATO UN ANNO di scontri epici, il
2014. A scuotere la Sicilia, dai palazzi
alle imprese, polemiche che hanno
cambiato il volto delle stanze del potere
o hanno avuto sviluppi giudiziari.
Eccone qualcuno.
G PD DILANIATO. Dal secondo al terzo
rimpasto, in casa democratica i
contendenti sono stati sempre Fausto
Raciti (il segretario regionale) e Davide
Faraone, il plenipotenziario di Renzi. Il
giovane cuperliano, infatti, si è trovato
puntualmente smentito, rispetto ai suoi
aut aut a Crocetta, a causa degli accordi
presi dal sottosegretario all’Istruzione.
G ARTICOLO 4. Un altro grande divorzio
è stato quello in casa Articolo 4,
maturato dopo l’ultimo rimpasto in
giunta. A spaccarsi, le due anime,
rappresentate da Luca Sammartino e
Lino Leanza. La conclusione? Il primo ha
conservato la titolarità del partito,
mentre il secondo ne ha fondato uno
nuovo, ha avuto un assessore (Nino
Caleca) e si è portato dietro quattro
deputati.
G LABORATORI IN RIVOLTA. Un altro
scontro durissimo, neanche concluso,
riguarda i laboratori di analisi siciliani, a
cui la Regione chiede indietro 140
milioni incassati dal 2007 al 2013 sulla
base di un vecchio tariffario regionale,
per la mancata applicazione del
“tariffario Bindi”. Una questione di non
poco conto, che rischia di far chiudere
l’attività a centinaia di laboratori e
centri in Sicilia.
G MARINO CONTRO TUTTI. L’ex
assessore all’Ambiente, in un sol colpo,
è riuscito a mettersi contro
Confindustria e l’alleato politico degli
industriali in Sicilia, il senatore Beppe
Lumia del Pd. Il motivo? Una intervista
in cui Marino puntava il dito sulle scelte
relative alla gestione dei rifiuti legate a
interessi dei vertici confindustriali. Che
hanno subito presentato querela.
Dopo la politica delle denunce, è arrivata quella delle rinunce: anche ai fondi che lo Stato si apprestava
a riconoscere alla Sicilia. Ecco come la meteora dell’uomo di Gela ha trasformato la sua scia in una nebbia
DI
IN PILLOLE
Rosario Crocetta
ha speso metà del suo tempo a
occuparsi di scandali come la
Formazione professionale e il
risultato finale è la macelleria
sociale in cui tutto il settore è caduto
e il risultato politico di avere perso
in una unica botta qualcosa come
trecento milioni di euro di
finanziamento comunitario per i
prossimi anni: il click-day i giovani
siciliani lo faranno dall’estero,
l’unico luogo dove ormai possono
avere la lontana speranza di trovare
un posto. Per il resto la gestione
della Sicilia, a parte i viaggi in
Procura che hanno trasformato il
ruolo del governatore in
“procuratore” è un vero e proprio
disastro.
Chiude Sviluppo Sicilia, 73 persone
a spasso, società che fino a pochi
mesi fa era stata ritenuta strategica.
Scioperano i dipendenti dell’Esa e
dei consorzi di bonifica che ora si
vogliono pagare con i fondi europei.
Rischia la chiusura il Maas di
Catania, il più grande mercato
PROFILI
Ardizzone, lo statuto come la bibbia
Giovanni Ardizzone
MESSINA A Palazzo del Parlamento siede
invece un presidente istituzionale, Giovanni
Ardizzone.
Lontano dalla foga con la quale da
deputato accusava la Compagnia delle Isole
di avere ricevuto una fidejussione di troppo
da Unicredit, Ardizzone ha fatto
dell’aplomb istituzionale il suo tratto
politico e anche le sue battaglie.
Per fare rispettare gli articoli 36 e 37 dello
Statuto è andato a trovare non solo il
presidente al Senato Grasso, ma anche l’ex
presidente della Consulta, Silvestri. La
battaglia è quella sulle acciuse: le imposte
centonove pagina 6
di produzione si pagano nel luogo ove, lo
dice lo stesso termine, si produce. Una
battaglia nel dare-avere con lo Stato che
potrebbe assegnare alla Sicilia gli otto
miliardi di debiti che oggi ostacolo la
riconversione di una economia che bisogna
trasformare da assistita a produttiva.
Ardizzone, non ha esitato a difendere il
parlamento dagli attacchi sugli sprechi
della poitica, ma applicando il decreto
Monti è riuscito piano piano ad abbassare
la soglia di alcuni stipendi-mostre, come
quello dell’ex segretario generale
dell’assemblea, più volte tirato in ballo da
Primo Piano
agroalimentare del Sud. Rischia la
chiusura il Corfilac, il centro
specializzato di Ragusa che
sovrintende alla filiera lattierocasearia. Non chiudono invece i Pip,
gli ex carcerati di Palermo riuniti in
cooperativa. Per il resto l’azione
amministrativa del presidente è
attorniata all’istinto: se esiste da
trent’anni l’ufficio stampa della
Regione, anziché razionalizzarlo, si
procede con la chiusura. Ma i fondi
per la comunicazione che
dovrebbero essere spesi, restano
invece nella sua esclusiva
disponibilità: un caudillo. Gli
assessorati, chi se ne frega, si
arrangino.
La Regione degli sprechi, però,
continua a vivere di inerzia e a
uccidere qualsiasi sogno di sviluppo.
I beni culturali sono un disastro e
come e peggio che nell’era Cuffaro si
passa da una emergenza all’altra: le
discariche sono lì a dimostrarlo. Ma
a differenza dei suoi predecessori
che si battevano per le prerogative
dello Statuto, Crocetta arranca e
apre la porta a tutti i “forti”: sì ai
petrolieri per le trivelle; sì agli
americani per il Mose. Ma quel che è
peggio ha detto sì a una serie di
transazioni suicide che hanno
trasformato la Sicilia in una sezione
staccata della ragioneria dello Stato.
A decidere gli assessori se per gli
affari imprenditoriali, come le
attività produttive sono personaggi
come il presidente di Confindustria
Sicilia Montante, per l’assessorato
all’economia è direttamente Renzi.
Che affida la scelta al suo
sottosegretario Delrio. Che affida la
scelta al suo collaboratore Baccei.
Non è finita: Crocetta, senza dire
niente a nessuno, come se la Sicilia
fosse tasca sua, ha firmato una serie
di transazioni-suicide nelle quali
rinunce a cause già vinte, pendenti
alla Corte costituzionale, per
l’importo di cinque miliardi. Poi va
in aula e chiede la firma su un
mutuo da due miliardi per pagare i
debiti della sanità. Non c’è che dire
una vera politica rivoluzionaria.
Marica Santoro con Momodue
24 Dicembre 2014
Gaetano Sciacca
MESSINA. Il nuovo Ingegnere Capo del Genio Civile punta il dito sulle scelte del predecessore. E va in Procura
Santoro-Sciacca, schizzi di fango
Nel mirino, l’attività degli uffici negli ultimi anni, ma anche le modalità di intervento a Giampilieri. Ma “l’accusato”
replica: «Io ho chiuso 22 cantieri e messo il territorio in sicurezza. Lui ha solo diretto la sopraelevazione della sede»
MESSINA. Un filmato su come va
intesa la sicurezza, con in sottofondo
l’evocativo tema di “Pinocchio”
composto da Fiorenzo Carpi, e una
serie di attacchi, diretti e indiretti, al
suo predecessore. L’ultimo scontro in
riva allo Stretto è quello tra il nuovo
ingegnere capo del Genio Civile,
Leonardo Santoro, e il suo
predecessore, Gaetano Sciacca. Nel
corso di una conferenza stampa, il
primo ha criticato l’intervento fatto su
Giampilieri. Ma non solo: ha anche
sottolineato che le norme andrebbero
applicate e non interpretate, e ha
anticipato di aver inoltrato un esposto
in Procura sull’attività svolta dal Genio
Civile in questi anni.
E Gaetano Sciacca? All’inizio non
vorrebbe commentare, ma poi spiega:
«Ho ultimato 22 cantieri, i cinque
Ponti di Scaletta, eseguito lavori a
Briga e nei villaggi, mettendo in
sicurezza il territorio. La mia attività è
stata all’insegna del coinvolgimento di
tutti, come dimostrano le demolizioni
delle case a a Giampilieri e a Scaletta,
avvenute senza alcun ricorso. Oggi,
vedere che c’è qualcuno che getta
discredito non solo sul Genio, ma su
tutti coloro che hanno lavorato in
collaborazione con gli uffici, fa
arrabbiare». E la denuncia in Procura?
«Durante il processo per l’alluvione,
dove gli unici a non essere indagati
eravamo noi, i consulenti della
Procura hanno sottolineato
l’ineccepibilità dei nostri interventi».
Sciacca va oltre: «Sento parlare di
apertura del viadotto Ritiro o della
copertura del torrente Annunziata.
Bene, vuoi impostare l’ufficio al
contrario, fallo: ma hai mai fatto un
progetto? Sei mai stato Rup?». Due
domande rivolte a Santoro, alle quali
l’ingegnere, oggi consulente di Palazzo
Chigi per “Italia Sicura”, risponde da
solo: «Una volta, in effetti, Santoro è
stato direttore dei lavori: per la
sopraelevazione del Genio Civile».
Insomma, chi ha realizzato le opere
per riparare Giampilieri dal fango, ora
se ne trova ricoperto: «Quando
Santoro dice che pure un bambino che
gioca con i Lego non avrebbe fatto
quello che è stato fatto, si ridicolizza
chi ha vissuto la tragedia di
Giampilieri, dalla popolazione a noi
stessi dell’ufficio».
A questo punto, sarebbe proprio
stuzzicante se Sciacca diventasse
assessore alla Protezione civile della
giunta Accorinti. Ma l’ingegnere
accetterebbe? «Beh, se fossi raggiunto
da una telefonata, prima, e da una
richiesta scritta, poi, allora, sentita la
Regione, da cui dipendo, valuterei il
da farsi...».
(D.D.J.)
AMBIENTE
Crocetta nelle arene televisive: i fatti
piuttosto che gli annunci. Altro
merito che ora il personale dell’Ars
comincia a riconoscere al presidente
Ardizzone è quello di avere
“svecchiato” la dirigenza: tutti i
nominati sono over “50”.
Terzo punto sul quale il presidente
dal tratto istituzionale punta è la
cultura: ha portato i conti della
Fondazione Federico II in utile, con la
gestione di Francesco Forgio e ha
sposato la via degli scrittori, di felice
Cavallaro del quale è diventato quasi
un “testimonial”. Ma a chi gli chiede
se se la sente di fare il presidente
della Regione risponde secco, “no”.
“Preferirei fare il sindaco a Messina”.
Discarica di Pace, Giordano contro Ialacqua
Anna Giordano
Daniele Ialacqua
MESSINA. Uno dei match più accessi del 2014, a
Messina, è stato in casa ambientalista tra
l’esponente del Wwf, Anna Giordano, e
l’assessore comunale all’Ambiente (esponente di
spicco di Legambiente in città) Daniele Ialacqua.
Terreno dello scontro, il nuovo impianto di Pace.
Tutto inizia a gennaio, quando Anna Giordano
denuncia che il prospettato biostabilizzatore sorge
in un’area dove non dovrebbe stare. In autunno,
però, lo scontro si fa caldissimo, con l’esponente
del Wwf che decide di portare le carte in Procura
visto che, a Pace, sorgerà una vera e propria
discarica di rifiuti, per giunta emergenziale, e
quindi aperta al conferimento da parte di altri
centonove pagina 7
comuni fino a 280 tonnellate al giorno. Un
discarica che, secondo Giordano, non può stare lì
visto che si tratta di zona a protezione speciale. Un
attacco, corredato anche dall’accusa di aver
barattato i soldi per la differenziata con l’assenso
all’impianto, che Ialacqua non accetta: «Non ho
mai detto che quella di Pace non sarà una discarica,
ma si deve valutare il progetto nella sua interezza.
È l'unica soluzione per renderci autonomi e non
affondare nella pesante emergenza rifiuti siciliana.
Non ho intenzione di rimanere in silenzio e passivo
davanti al disastro presente e prossimo venturo,
non voglio che la mia città venga stritolata
dall'emergenza e dal malaffare», la sua replica.
24 Dicembre 2014
primopiano
Feliuce Calabrò
ADDIO 2014. Abecedario dei politici che nel bene o nel male hanno condizionato il nostro futuro
Un anno da Protagonisti
In rassegna una carrellata di uomini e donne che hanno lasciato il segno. Dal sindaco a piedi scalzi
Renato Accorinti all’onorevole Genovese per finire al prefetto dalle mille vertenze Stefano Trotta
MESSINA. Protagonisti. Nel bene e nel
male. Politici che con la loro azione, il
loro entusiasmo, a volte la loro
inettitudine, il non saper fare, hanno
condizionato svilupppo e sottosviluppo
della nostra terra. Eccoli in rassegna,
per un “abecedario” leggero e ironico:
il ricordo che i politici
lasciano per il 2014 che
stiamo per metterci alle
spalle.
A, come Renato
Accorinti.
Il sindaco dai piedi
scalzi, con la
maglietta “Free
Tibet”, con lo
striscione “Peace”
alla manifestazione
del 4° Novembre,
che blocca i Tir al
Cavalcavia, il sogno
della speranza e della
rottura con “l’ancien
regime” vede
spappolare la sua
immagine, disintegrare
il suo gruppo che perde
pezzi pregiati come Clelia
Marano e Nina Lo Presti e
si caratterizza per la
presenza dei docenti
universitari, Tonino Perna in
Renato Accorinti
testa alla cultura che “medita” di
lasciare perché ha scoperto in ritardo,
come tutti quelli che studiano i
movimenti storici ed economici che il
Comune “non tiene dinero” e “non si
può fare nulla”. Mantenuto in sella dal
Tar, Accorinti è la stella cadente ora
della speranza di chi voleva “un
sindaco di rottura”, non solo del
movimento punk-bbestia. A guidare le
decisioni, il flessuoso Guido Signorino,
un uomo che passa il tempo in bilico
sul dissesto. E che per fare ogni passo
si raccorda, nei cavalcavia della
politica, con un personaggio dietro le
quinte, Gianpierino. Non proprio una
Rivoluzione a piedi nudi, per un
pacifista in buona fede che dice
sempre “io, io, io” e non ha ancora
capito che ai messinesi deve dire “noi,
noi, noi”. Deludente.
B, come Emilia
Barrile.
La presidente del
consiglio stupisce
tutti. La chiamano
“la popolana di
Gravitelli”. Ma
nessuno
sospettava che
“sgravidasse” una
forza di lavoro
senza precdenti,
Emilia Barrile
mantenendo al
tempo stesso un
piglio “istituzionale”. Cresciuta in
provetta con Francantonio Genovese,
del quale non ha mai disconosciuto
l’appartenenza sodale e filiale, si è via
via smarcata dai nervosismi del suo
partito, il Pd, che si distingue per avere
tre anime: gli intellettuali del Bing
Bang, i Renziani alla Alessandro Russo
e alla Francesco Palano Quero, che si
apprestano a cambiare il nome in
“Open”, in ossequio agli inglesismi che
tanto piacciono al rottamatore Renzi.
C’è poi l’ala “istituzionale”, del
presidente Franco Rinaldi, che
mantiene in sella il segretario
provinciale Ridolfo; e poi c’è l’ala
storica, i Panarelliani, adepti della
principessa “rossa” del Pd, Angela
Bottari, prima grande mediatrice con
Genovese, poi grande accusatrice del
mondo della Formazione. Una
ipocrisia che non si fa alla
“popolana” di Gravitelli, duemila
preferenze personali. Che sbaglia
qualche congiuntivo, ma non sbaglia
una mossa politica. Determinata.
Giampiero D’Alia
centonove pagina 8
C, come Felice Calabrò.
L’avvocato della “zona Sud”, è riuscito
nell’insolita impresa di perdere le
elezioni nella corsa alla sindacatura ,
nonostante avesse al seguito tutti i
maggiori partiti.
A tradirlo sono stati in tanti: il
drappello di Palano Quero e Russo, e
molti seguaci di D’Alia, meglio noto
come “il mazziere”. Ma a non aiutarlo
affatto, nel “sentiment” elettorale, è
stata soprattutto la regia sottile del
tam tam giudiziario su Francantonio
Genovese.
Dopo averla spuntata dentro il partito
sull’altro candidato in pectore, il
riccioluto Beppe Grioli, Calabrò ha
messo in piedi una squadra che
coagulava tutte le anime dell’area
progressista: dalla volitiva preside
dell’Antonello, Elvira D’Orazio,
all’avvocato matrimonialista,
presidente del Cedav, l’associazione di
antiviolenza alle donne, Carmen
Currò. Una galassia, poco gradita alla
borghesia messinese, come la
massoneria storica: il presidente degli
avvocati, Ciccio Celona, ha optato per
il candidato del centrodestra Enzo
Garofalo. “Beffato” per 54 voti, ha
perso nel ballottaggio perché la destra
ha votato tutta il neo-candidato
“spurio” Accorinti. Una beffa dalla
quale non si è ancora ripreso. Dopo un
timido avvicinamento a Crocetta, si è
rimesso in buon ordine. In attesa della
seconda sentenza della giustizia
amministrativa. Che potrebbe
restituirgli il “maltolto” elettorale.
Ansiolitico.
D, come Gianpiero D’Alia.
Fosse stato un calciatore,
avrebbe avuto il ruolo di
“mediano”, con il
guizzo del centravanti
che fa “l’opportunista”
di mestiere. Smessi i
panni di
primopiano
ministro della pubblica istruzione,
dopo avere visto squagliare come neve
al sole il suo partito, l’Udc,
nell’abbraccio mortale con la lista di
Monti, si è rintanato nel suo cantuccio
elettorale messinese e siciliano.
Accerchiato dai seguaci del presidente
della commissione bilancio Nino Dina,
che vorrebbero la rottura, ora fa
bottino del suo ruolo di presidente del
Partito e sfugge a un nuovo abbraccio
mortale, quello di Angelino Alfano. Per
non farsi “annegare” nella battaglia del
4%, che lo taglierebbe definitivamente
fuori dalla politica, ha radunato i suoi
a Palermo e ha fondato “Udc-Sicilia”,
quasi a far capire a Cesa che “in Sicilia
non c’è spesa”. Presidente in pectore
della regione Sicilia, ha preferito come
è nel suo stile, lasciare la patata
bollente al “terzo incomodo” gelese,
trasformandolo da oplita a Eschilo
della Sicilia. Una scelta azzardata per
l’Isola, sulla quale continua a
“succhiare” sangue elettorale,
rivendicando due assessorati, le
Infrastrutture e la Funzione Pubblica.
Speculatore.
Massimo Finocchiaro
F, come Massimo Finocchiaro.
E’ il vicesegretario provinciale di un
partito-fantasma che, come diceva
Gaber, è un’idea, anzi lo era: il
Megafono. E’ l’unico personaggio
politico da inserire nelle “eminenze
grige”. Un passato nella destra, è
diventato il più grande amico
personale del presidente Crocetta. Che
in un convegno a Spadafora si è
confidato in pubblico: “Ci sentiamo
anche più volte al giorno, discutiamo
di politica, ma non c’è decisione che io
prenda su Messina senza prima
ascoltarlo…”.
Imprenditore dell’edilizia, riesce ad
incontrare in ufficio presidenti di Asl,
funzionari e aspiranti soggetti in
mobilità. E’ l’unico che riesce a frenare
le pulsioni suicide di Crocetta, sul
difficile crinale istituzionale di
Giovanni Ardizzone e quello più fluido
del fantasista Prs Beppe Picciolo. Sua è
la regia di molte nomine istituzionali
cittadine, dalla Soprintendenza, alla
Biblioteca, al Museo, in tacito accordo
crocettiano con il duo PiccioloArdizzone, due politici che, non
amandosi tra loro, parlano per
interposta persona, attraverso
Finocchiaro, al quale riconoscono una
grande capacità affabulatoria e di
mediazione: riesce a metterli
d’accordo, pagando spesso un pegno: è
il miglior imitatore del presidente
Crocetta. La sua leadership nasce dal
fatto che finora non ha accettato
nessun incarico istituzionale. Invisibile.
Francantonio Genovese
G, come Francantonio Genovese.
Torna a casa Lassie. Riesce ad essere
“leader” anche quando non c’è. E’ la
sintesi del vuoto politico messinese.
Finito agli arresti domiciliari per
l’inchiesta sui “Corsi d’oro”, sta
guadagnando spazio udienza dopo
udienza, man mano che l’inchiesta si
abissa nelle sabbie mobili delle
perizie contabili e delle visure
catastali. Cadrà alla fine solo su
qualche scontrino fiscale. La mano
della magistratura, ora concordano in
tanti, è stata fin troppo pesante.
Infilatosi nella melma della
Formazione, ha commesso un grande
errore di strategia per non dire “no”
alle pressioni dei partiti e dei
sindacati e sta pagando un prezzo
politico “eccessivo”. Ha commesso un
altro errore grave: il clan. Inserendo
nei corsi famigli e “uomini di fiducia”.
Avrebbe già anzitempo dovuto
staccarsi dalla poltiglia elettorale in
cui veniva invischiato per rendersi più
evanescente come lo zio, Antonino
Gullotti, che ha governato sempre
dall’alto. Staccato dalla realtà locale.
Puntando l’attenzione sulle iniziative
più redditizie, non solo dal punto di
vista elettorale. Improvvido.
I, come Ialacqua
Daniele.
Per anni grande
animatore di
Lagambiente, per
la quale ha
combattuto
battaglie storiche,
ora che è passasto
nel ruolo
Daniele Ialacqua
dell’assessore
all’Igiene urbana e
all’Ambiente sta sperimentando
quanto è difficile amministrare. Scarsa
loquacità, grande capacità di lavoro e
dedizione, mai avrebbe pensato che a
denunciarlo in Procura, insieme al
sindaco Accorinti, sarebbe stata la
“pasionaria” Anna Giordano,
l’ambientalista che sull’impianto di
trasformazione che si vuole realizzare
a Pace e “ipocritamente” non si vuole
ancora chiamare discarica, non fa
sconti a nessuno: neppure a sé stessa.
Ialacqua punta a rendere efficiente
Messinambiente, con la
diversificazione delle attività, affidate
al manager Ciacci, giunto da
Capannori. Punta anche a fare
crescere la raccolta differenziata, ma si
scontra con le scelte suicide della
Regione che sotto Crocetta si è distinta
solo per non avere mosso un dito
contro i signori delle discariche. Che
oggi vengono commissariate con anni
di ritardo e accumuli ingenti di
denaro. Da incoraggiare.
L come Pippo
Laccoto.
E’ il cardinale
“Rischelieu” del
Pd, partito nel
quale ha indossato
da ultimo i panni
del “Renziano”.
Un bottino di
Pippo Laccoto
novemila voti nel
collegio di Brolo,
ha un rapporto privilegiato con il
plenipotenziario di Renzi in Sicilia, il
sottosegretario palermitano alla
Istruzione Davide Faraone. Presidente
della quarta commissione sanità alla
Regione, ama lavorare in silenzio ed è
il politico più direttamente antagonista
di Nino Germanà, il giovane deputato
di Ncd, vicepresidente della
commissione Attività produttive, che
non ha esitato a incatenarsi davanti al
Comune di Brolo, per denunciare lo
scandalo dei mutui fantasma al
Comune, sottoscritti dall’ex sindaco
Messina, a lui vicino. Da tempo è
sotto il tiro dell’opposizione che cerca
centonove pagina 9
24 Dicembre 2014
di diffamarlo appiccicandogli addosso
“ville maestose, con statue romane”,
ma ha tacitato tutti presentando una
raffica di denunce per diffamazione.
Tra tutti i politici messinesi, il più
navigato: conosce la dinastia dei
Germanà, per i quali ha lavorato in
segreteria, conosce bene i gullottiani,
avendoci lavorato. Ora lavora in
solitudine. Laborioso.
M, come
Pippo
Morano.
Come tutti i
socialisti di
sangue dolce,
torna sempre a
galla. Passata
Pippo Morano
l’apnea nel
partito di
Casini, dove aveva sostato in
coincidenza con un periodo di
introspezione ascetica, si è via via
avvicinato a Beppe Picciolo,
l’aggregatore dei Prs ed è tornato alla
politica attiva. Così ha fatto il salto
nella segreteria particolare
dell’assessore alla Cultura Giusy
Furnari. Qui non ha avuto modo di
fare granchè, ma la grande esperienza
accumulata da assessore al Comune di
Messina, ha fatto la differenza. Della
politica conosce i linguaggio, le pause
e le cadenze. Una funzione che, anche
ad avviso dell’ex ministro Salvatore
Cardinale, è diventata insostituibile
per affiancare ora il neo assessore al
territorio, Croce, in quota allo stesso
gruppo. Ciuffo ribelle, ama lo scooter
24 Dicembre 2014
primopiano
con il quale si muove in città, con la
stessa velocità delle correnti politiche:
non ama portare il casco. Riemerso.
N, come Domenico Nania.
Dopo un periodo di grande spolvero
istituzionale nel quale, la barba bianca
ben curata, passava nell’era di Fini al
governo come per riformatore del
titolo “V” della costituzione, si è
inabissato nelle tenebre nere del
dimenticatoio politico, come il suo
delfino Peppino Buzzanca. “Breve” la
stagione felice vissuta dalla Destra in
provincia di Messina, distinta dai tanti
milioni di finanziamenti che a pioggia
sono caduti a Barcellona, comune dove
in sella il cugino Nania era andato a
fare da city manager Gianfrancone
Scoglio, e dalle macerie politiche che
ora il gruppo in totale dispersione ha
lasciato in giro. L’ultimo ricordo di
Nania risale alla presentazione del suo
libro sulle riforme della Costituzione.
Poi, più, il nulla. Disperso.
Domenico Nania
Luciano Ordile
O come Luciano Ordile.
Come ci sono i signori in frac, lui è un
signore in papillon. Amante
dell’Aquilone, simbolo con il quale
distinse le sue prime campagne
elettorali, riesce ancora ad essere come
Giuseppe Astone nella memoria visiva
di Messina. Da presidente del Teatro
Vittorio, da ultimo ha cercato di
mantenere alta la “rappresentanza”
nonostante Crocetta: il suo riferimento
istituzionale non poteva che essere
scudocrociato, quindi Giovanni
Ardizzone. Uscito indenne da decine
di inchieste giudiziarie, è un politico
d’altri tempi: ai giornalisti non fa
mancare a Natale “una cineseria”,
giusto per ricordare la sua esistenza in
vita. Patriarca di Gesso, è il politico che
in assoluto in Sicilia mantiene il record
delle assunzioni nel campo dei Beni
Culturali: nel suo prezioso archivio
pare risultino più di duemila assunti a
nome suo. Sempreverde.
P come Beppe Picciolo.
E’ il politico-rivelazione di Messina.
Non c’è una vertenza, dall’Ospedale
Piemonte alle questioni
dell’autostrada, dove non fa
sentire il suo nome.
Cresciuto nell’area
socialista,
avvicinatosi a
Genovese, ha avuto
la capacità di
costruirsi un grande
bacino elettorale
giorno dopo
giorno.
Beppe Picciolo e Ciccio Palano Quero
Dentista, ha fama di gran lavoratore e
appartiene alla classe dei “politici
operai”, quelli che si costruiscono il
bacino elettorale voto dopo voto. Una
visione un po’ in contrasto con quella
descritta dal Tribunale di Messina.
Che con una sentenza del giudice
Mario Samperi , lo ha condannato a
due anni e mezzo per calunnia. E’
accusato di avere inviato lettere
anonime, contro due avvocati,
Catalioto e Dalmazio, insieme a Ciccio
Curcio. Quest’ultimo è stato assolto
dall’accusa di essere “corvo”, accusa
che invece è rimasta addosso a
Picciolo. Astro politico in ascesa,
sentendosi “azzoppato” ha presentato
le sue dimissioni al partito e dalla
commissione antimafia, dimenticando
la regola d’oro dei vecchi Dc: le
dimissioni non si presentano mai.
Rischiano di essere accettate. Scorato.
Q, come Ciccio Palano Quero.
E’ il candidato “in pectore” a sindaco
di Messina. Neo papà, ecostenibile al
punto che la domenica va a vendere le
sue arance biologiche da solo al
mercato di piazza del Popolo, ha fatto
della battaglia per l’Isola pedonale la
madre delle sue iniziative, poi rotolata
davanti ad alcune sentenze
controverse del Tar. Il braccio di ferro
che ha visto in primo piano l’assessore
al traffico Gaetano Cacciola, ha avuto
il merito di spaccare in due non solo i
commercianti di via dei Mille, ma
anche tutta la città: due anime a
confronto. La progressista che ama le
bici, l’architettura contemporanea, il
senso del bello…e quella più
conservatrice del no. Che ha
aggregato, non solo commercianti
adirati per la crisi, ma anche avvocati,
come il giovane Autru Ryolo, disposti
a spendersi nei ricorsi al Tar, per
dimostrare che la città non si
amministra con gli entusiasmi ma con
le delibere ben scritte, mestiere che
non si inventa da un giorno all’altro.
Accorintiano della prima ora, al punto
che insieme ad Alessandro Russo ha
rischiato l’espulsione dal Pd su
proposta di Angela Bottari, sta
rivedendo ora le sue posizioni alla
luce dei risultati non proprio
entusiasmanti della
giunta, nella
quale Quero,
nonostante il
suo iniziale
entusiasmo,
non è stato
coinvolto
attivamente. In
carriera.
Filippo Romano
R, come Filippo Romano.
Il commissario della Provincia,
viceprefetto, comincia a prendere
gusto al ruolo di Gran Timoniere di
Palazzo dei Leoni. Confermato per la
seconda volta da Crocetta, ha l’incarico
di fare uscire la Provincia dal guado
della Riforma, per accompagnarne
l’ingresso nel Consorzio dei Liberi
Comuni, un’idea amministrativa che
ancora stenta a prendere forma,
nonostante manchino appena 120
giorni alla soppressione dell’ente.
Elegante nel portamento, che cura con
vestiti sartoriali cuciti con aderenza,
amante della citazione latina che non
guasta mai, sta meditando seriamente
di continuare nella guida della Grande
Città Metropolitana. Sotto
osservazione sono i suoi rapporti con il
“mazziere” D’Alia, al quale tanti fanno
ricondurre le sue scelte, ma che lui
liquida con una battuta: “Ho un buon
rapporto con D’Alia, ma non ho esitato
a rescindere un contratto anche a suo
fratello…”. Grande formalista
all’esterno, quando invita i suoi amici
nella sua villa restaurata del ‘700, nei
terreni della moglie Evelina Riva,
coordinatrice dei segretari comunali, fa
sfoggio delle sue passioni: l’amore per
la buona cucina, il jazz e soprattutto i
tatuaggi, del quale è stato un vero
precursore prima che diventassero una
moda diffusa. Anticipatore.
S, come Guido Signorino.
Lo chiamano tutti
il “sindaco”, anche
se lui si
schernisce. E’
l’angelo custode
dei conti-voragine
di Palazzo Zanca.
Economista,
Guido Signorino
allievo di Mario
Centorrino, per
anni ha ricoperto il ruolo di grande
oppositore dell’idea-Ponte, un ruolo
che ha condiviso con il meno
compassato Accorinti. Sbarcato a
Palazzo Zanca come un marziano sulla
Luna, ha cominciato a spulciare conti
con l’obiettivo di farli quadrare, ruolo
non semplice dopo anni e anni di
“spesa facile” con cooperative sociali
che nascevano come funghi e spese
delle partecipate alle stelle. Messo un
freno ai conti, ha lasciato la briglia
sciolta al segretario-direttore
generale Le Donne, che ha
preparato la maxi-delibera del
Piano assunzioni, l’ultima cosa del
quale il Comune avrebbe
bisogno, un maxi-piano di
assunzioni per “resettare”
tutti i precari. Esperimenti
falliti già a Palermo e in
tante altre città con il
sistema della
centonove pagina 10
“Multiservizi”, una idea vecchia
confezionata come un pacco di Natale,
che, ironia della sorte, ha lasciato
fuori dalla porta, i soli che avrebbero
diritto a un posto: trenta vigili urbani
che hanno avuto la sventura di vincere
un regolare concorso pubblico, unica
via per la quale bisognerebbe essere
assunti nella Pubblica
amministrazione. Irriconoscibile.
T come Stefano Trotta.
Il prefetto di Messina, malgrado tutto,
è stato costretto
ad assurgere
anche ad un ruolo
politico, per
frenare la deriva
della classe
politica. Accusato
di essere “scarso”
da un assessore ai
servizi sociali che
sconosce la
diplomazia
Stefano Trotta
linguistica, Trotta
è diventato
giocoforza l’antagonista del sindaco in
mille partite aperte non solo allo
Stadio, per favorire o meno l’ingresso
dei tifosi, ma anche sulle strade per
riportare alla “istituzionalità” il
sindaco che blocca i Tir in transito per
la città e anche nella vicenda dei
minori immigrati. Un ruolo fermo di
contrapposizione, che si sposa con la
disponibilità agli incontri quasi
quotidiani con i lavoratori in lotta: da
quelli dell’ex Aicon a quelli, più
recenti, delle concessionarie
automobilistiche. Una situazione di
disagio sociale, affrontata nelle sedi
opportune, senza mai forzare i toni.
Da ultimo, in silenzio, il prefetto ha
raccolto la proposta del presidente dei
consulenti del Lavoro Carlo Maletta
per una manifestazione sul tema del
lavoro: la lettura e il commento di
otto articoli della Costituzione, affidati
a varie figure del mondo del lavoro.
Dal disoccupato, al presidente
dell’associazione industriali, ai
sindacati. Una catena del valore, da
ripristinare nell’etica e nelle
opportunità di sviluppo. Mediatore.
Z come Daniele Zuccarello
Il consigliere del
Pd, che ha il neo
di avere
presentato un
decreto ingiuntivo
a Feluca spa, la
società cui lo ha
chiamato ad
amministrare
Daniele Zuccarello
Francantonio
Genovese, ha
avviato una guerra aperta contro gli
sprechi. Due i fronti aperti: le
cooperative sociali e le società miste.
Così il consigliere ha cominciato a
chiedere i conti di Atm,
Messinambiente e dintorni e ha
cambiato in corso d’opera il giudizio
sulle “partecipate”, fonte oscura e
perenne di sprechi. Da ultimo
Zuccarello ha avviato la
collaborazione con alcune associazioni
di volontariato, come “Stai con noi”,
promuovendo serate per la
riqualificazione della Galleria. In
corsa.
politica
PACCHI DI NATALE. La Regione vara il documento di programmazione 2015-2017. E taglia per colmare il buco
Finanziaria, mancano quattro miliardi
Dalle trasferte dei forestali al trattamento del personale, passando dalla “solita” liquidazione delle società partecipate,
la ricetta dell’assessore inviato da Renzi. Che chiede riforme in cambio di soldi. Licenziamento in vista per 2000 precari
PALERMO. Un passivo non ufficiale da
quattro miliardi, 2,5 da trovare per
colmare il buco “ufficiale”, un possibile
maxi mutuo in vista, quattro mesi di
esercizio provvisorio e un presidente,
quello dell'Assemblea regionale, che
allarga le braccia: «Sono stanco di
pronunciarmi ancora una volta sul
bilancio. Nonostante l'approvazione in
giunta di ieri sera (lunedì 22, ndr),
ancora non è arrivato niente! Attendo
una chiamata degli uffici ma, lo
ribadisco, siamo fuori tempo massimo»,
tuona Giovanni Ardizzone. Infatti,
un conto è il varo dell'esercizio
provvisorio (che prevede l'erogazione
delle somme in dodicesimi), un altro è il
bilancio di previsione 2015-2017
elaborato dall'assessore inviato da Renzi,
Alessandro Baccei. Il documento,
infatti, dovrà essere discusso in tempi
record dalla Commissione dell'Ars.
DEBITI & MUTUI. Se l'esercizio
provvisorio, fissato a 53 53 milioni 357
mila euro, è stato un passaggio indolore,
le note dolenti si legano al Dpef
(Documento di programmazione
economica e finanziaria), che comporta
il recupero dei 2 miliardi e mezzo
mancanti. Per farlo, Baccei ha già
annunciato che per coprire parte della
spesa pubblica corrente, il governo
Crocetta utilizzerà i fondi per lo sviluppo
e la coesione (Fsc) che in realtà
dovrebbero essere destinati a spese per
investimenti. Ma la parola d’ordine è
una: senza le riforme, con tagli decisi
alla spesa pubblica, non si apriranno i
tavoli con lo Stato sulle richieste da
parte della Regione per ottenere i fondi
che le spettano. In questo scenario dal
primo maggio, alla scadenza
dell'esercizio provvisorio di quattro mesi
al vaglio delle commissioni dell'Ars,
Palazzo d'Orleans non potrà pagare gli
stipendi di regionali e dipendenti di enti
e società partecipate.
RISCHIO RESIDUI. Intanto, per
potere garantire il pagamento degli
stipendi dei regionali e dei dipendenti di
enti e società partecipate da gennaio ad
aprile del prossimo anno, erogare i
trasferimenti agli enti locali, pagare gli
interessi passivi e il rimborso dei mutui,
nell'esercizio provvisorio il governo
Crocetta ha azzerato i fondi di riserva e
ridotto il fondo a garanzia dei residui
attivi. Operazione, ha spiegato
l'assessore all'Economia, necessaria alla
luce di un taglio delle entrate, rispetto a
quelle quantificate nel bilancio vigente,
pari a 1 miliardo di euro, con la
conseguente esigenza di coprire le spese
fisse. La stessa operazione, però, con i
mancati appostamenti iniziali nel fondo
di riserva e nel fondo residui attivi,
aveva portato all'impugnativa della
prima legge finanziaria 2014 da parte
del commissario dello Stato e ai rilievi
della Corte dei conti.
Alessandro Baccei
LE LINEE GUIDA. Il governo Crocetta
definirà la legge di stabilità “Salva
Sicilia” nei primi giorni del mese di
gennaio. Conterrà, ha detto Baccei,
«interventi strutturali» che «toccheranno
l'agricoltura, i forestali, la funzione
pubblica, gli enti locali, le infrastrutture,
le attività produttive. Riguarderanno
quasi esclusivamente tagli alla spesa».
SOS PRECARI. E mentre la Sicilia
affonda, un duro colpo arriva dalla
Legge di Stabilità, che non prevede il
“salvataggio” di circa 2000 precari (si
spera adesso nel Milleproroghe). In
ossequio a un decreto dell'ex ministro
Gianpiero D'Alia, infatti, i lavoratori
impiegati nei comuni in stato di dissesto
o di pre-dissesto dovranno essere
licenziati. A essere colpiti, i precari di Aci
Sant’Antonio, Caltagirone, Santa
Venerina, Bagheria, Comiso, Ispica,
Milazzo (in dissesto) e di Casteltermini,
centonove pagina 11
24 Dicembre 2014
ESERCIZIO PROVVISORIO
Così i cinquantasei milioni
Cinquantasei milioni per sopravvivere
fino ad aprile. Sono quelli previsti
dall'esercizio provvisorio di quattro mesi
che dovranno garantire il
funzionamento della regionale ma
anche di diversi enti finanziati. Ecco la
ripartizione: un milione per l’Istituto
regionale Oli e Vini di Sicilia, 5 per gli
enti gestori dei parchi e delle riserve
naturali, 562 mila euro per l'Istituto
dell'incremento ippico di Catania, 615
mila per l'Istituto sperimentale
zootecnico, 4 milioni 462 mila per i
dipendenti dell' Esa, 3 milioni 538 mila
per per gli stipendi dell'Arpa, 4 milioni e
mezzo per il teatro Bellini di Catania,
quasi un milione e 400 mila euro per il
Vittorio Emanuele di Messina, circa 3
milioni alla Fondazione Orchestra
sinfonica siciliana, 2 milioni 462 mila per
il Teatro Massimo di Palermo, 923 mila
per il Biondo di Palermo, 200 mila
all'Inda (Istituto nazionale del dramma
antico) di Siracusa. Previsti, inoltre, circa
sei milioni per Azasi, Espi ed Ems, e per
il personale in forza al Resais ma
proveniente dalla Fiera del
Mediterraneo. Infine, ci sono i 13 milioni
per il personale dei Consorzi di Bonifica.
Ribera, Catania, Giarre, Mirabella
Imbaccari, Riposto, Santa Maria di
Licodia, Scordia Tremestieri etneo,
Caccamo, Cefalù, Monreale, Montelepre,
Augusta e Avola. Tutti in fase di
riequilibrio finanziario. In provincia di
Messina, nubi nere sui lavoratori di
Caprileone, Castelmola, Ficarra, Giardini
Naxos, Militello Rosmarino, Mirto,
Sant’Agata di Militello, Scaletta Zanclea,
Terme Vigliatore e Tortorici.
24 Dicembre 2014
politica
Il consiglio comunale di Messina
PALAZZO ZANCA. Il consiglio comunale si riunisce 40 volte tra aula e commissioni, per tre votazioni al mese
Lo stipendio? Lo arrotondo così
Il “taglio” dei gettoni di presenza (da cento a 54 euro ciascuno) fa lievitare la presenza dei consiglieri in seduta,
ma la produttività crolla. Nel 2014 approvate poco più di 50 delibere: lo scorso consiglio, nel 2012, ne aveva votate 120
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. Come si misura la
produttività di un consiglio comunale?
Dalle presenze in aula dei singoli
consiglieri? Dal numero di delibere
esitate? E’ una questione quantitativa o
qualitativa? Ad un anno e mezzo
dall’insediamento, che voto merita il
consesso messinese? Non molto alto,
stando ai numeri. Perchè i consiglieri
“presenziano” il doppio rispetto ai
predecessori, ma producono la metà.
QUALITA’ VS QUANTITA’. Non è un
problema di poco conto, perchè,
prendendo a parametro le presenze (in
aula o in commissione), gli attuali
quaranta consiglieri si spaccano la
schiena di lavoro, dato che in un mese i
migliori riescono a sommare cinquanta
presenze tra consigli e commissioni. Se,
viceversa, il discrimine sono le delibere
poi effettivamente votate in aula, la
produttività crolla disastrosamente.
Perchè, per esempio, a qualche giorno
dalla fine dell’anno, gli atti esitati dal
consiglio comunale sono giusto
qualcuno in più di una cinquantina:
nello stesso intervallo temporale di un
anno, per esempio, il consiglio
comunale del 2010 di delibere ne aveva
votate esattamente il doppio, ben
centodue, e quello del 2011 si era
fermato poco prima, votandone
novantotto, e quello del 2012 (l’ultimo
a 45 consiglieri), ne aveva esitate
addirittura 120. Annata storta, quella
del 2014? Non esattamente. Nel 2013,
al 31 dicembre le delibere votate sono
state 85, quindi a metà tra il “vecchio”
ed il nuovo consiglio comunale, dato
che a giugno, con le amministrative, c’è
stato l’avvicendamento tra il consiglio
2008/2013 e quello attuale,
2013/2017. Senonchè, fino a giugno, i
“vecchi consiglieri avevano esitato ben
sessanta delle 85 delibere totali, pur
votando solo per cinque mesi, contro le
25 del consiglio attuale esitate da luglio
a dicembre 2013. A cosa servono,
quindi, cinquanta presenze al mese tra
sedute di consiglio e di commissione?
Ad accumulare gettoni di presenza.
GETTONI PER TUTTI. Settembre,
per esempio: trenta giorni e presenze
che per i più assidui (Franco Mondello
e Francesco Pagano) sono arrivate a
quota 50, con tredici consiglieri su 40
che hanno raggiunto il tetto massimo di
compensi lordi previsto per legge da
2240 euro, di delibere ne sono state
votate solo dieci. Un caso, dovuto
all’estate ancora troppo vicina? No. Ad
ottobre, infatti, la “produttività” è scesa
ancora, con solo nove delibere votate. E
non è stato il peggior mese, anzi. A
Gennaio 2014 è stato votato solo il
piano di riequilibrio, e giusto in
extremis, il 29. A febbraio, di atti l’aula
ne ha esitati tre così come a marzo (due
dei quali nella sessione del 31, a mese
praticamente scaduto), ad aprile
addirittura due. Due anche a maggio, e
solo a giugno sono diventate quattro,
così come a luglio, per tornare a due ad
agosto. Mesi di fiacca? In aula si, ma
non dal punto di vista delle presenze,
dato che nei primi sei mesi dell’anno,
costantemente almeno trenta consiglieri
su quaranta hanno raggiunto i duemila
euro di compensi: che equivalgono, a
spanne, a 40 presenze. Cosa è successo
rispetto agli anni scorsi? Che il gettone
di presenza si è dimezzato. E quindi le
presenze si sono raddoppiate. A
compensazione.
LA COMPENSAZIONE. Fino allo
scorso consiglio, pur con numerose
battaglie e stratagemmi per evitare che
fosse dimezzato, il gettone di presenza
arrivava ad un centinaio di euro. Dato
che per legge lo “stipendio” di un
consigliere comunale non può essere
superiore al 30% di quello del sindaco,
per arrivare al tetto dei 2200 euro circa,
di sedute di consiglio e commissione ne
bastavano la metà di quelle odierne.
Dal 2013, invece, il gettone di presenza
si è ridotto a 56,04 euro, facendo
aumentare vertiginosamente le
presenze dei consiglieri. E infatti, si
convocano commissioni su
commissioni, fioccano le
“straordinarie”, non si va avanti senza
infinite conferenze di capigruppo e, in
consiglio comunale, è stato introdotta
la seduta dedicata al “question time”.
Come alla Camera dei Lords, in
Inghilterra. Quanto costa lo
“scherzetto? Parecchio: tra i settanta e
gli ottantamila euro al mese. Poco
meno di un milione all’anno.
CLASSIFICHE
Gli stakanovisti di settembre
AL RITORNO DALLE VACANZE, FRANCO MONDELLO PARTECIPA CINQUANTA VOLTE. I PIÙ ASSIDUI
ED I PIÙ ASSENTI, MA IL TETTO MASSIMO DI 2184 EURO LO RAGGIUNGONO QUASI TUTTI: 30 SU 40
Franco Mondello
Messina. C’era voglia di tornare a
lavoro dopo le vacanze, tra i consiglieri
comunali messinesi: su quaranta,
infatti, bel 29 (i tre quarti
praticamente) a settembre hanno
incassato il massimo permesso dalla
legge di indennità: 2184 euro,
corrispondenti grossomodo a quaranta
sedute di consiglio e commissione.
Recordman con 51 presenze è stato
Franco Mondello, seguito a 49
sedute da Elvira Amata e Francesco
Pagano. “Assenteista”, invece,
Andrea Consolo: 20 presenze e solo
centonove pagina 12
1120 euro di indennità. Ad agosto,
stakanovista era stato Pio Amadeo,
che aveva timbrato il cartellino per ben
46 volte, più del necessario per arrivare
alla soglia massima. A pesare meno di
tutti sulle casse del Comune sono stati
Santi Sorrenti, che di sedute ne ha
sommate tredici, guadagnando 728
euro, e Donatella Sindoni: per lei 15
sedute e 840 euro, mentre a luglio il
meno assiduo frequentatore di palazzo
Zanca era stato di nuovo Consolo:
diciannove presenze e intorno ai mille
euro di indennità.
politica
24 Dicembre 2014
EXPLOIT. Il nuovo partito del segretario leghista fa il pieno
Salvini, il siciliano
Decine di migliaia di adesioni on line e una massa
di consiglieri comunali interessati. Così la mappa
DI
DANIELE DE JOANNON
MESSINA . A presentazione ancora
calda, l’appeal di “Noi con Salvini”, il
partito pensato per il Sud dal leader
della Lega Nord, raggiunge già il 5%
nei sondaggi. Ma, per capire quanto sia
l’interesse, soprattutto in Sicilia, basta
un solo dato: durante lo stesso giorno
del debutto, dall’isola e dal Sud sono
arrivate circa diecimila domande di
iscrizione on line. A raccontarlo è
Angelo Attaguile, ex Dc ed ex Mpa,
il senatore nel gruppo della Lega che è
il plenipotenziario del nuovo partito
nella Trinacria.
VALAGNA EX AN. «Le risposte che
stiamo avendo sono tante. Non posso
fare nomi, per motivi di discrezione,
ma posso anticipare qualcosa»,
racconta Attaguile. Che aggiunge:
«Sono pronti a passare a “Noi con
Salvini” parecchi consiglieri comunali
di Trapani, di Siracusa e di altri
Comuni. La loro provenienza è
soprattutto ex Alleanza nazionale, ma
non mancano anche esponenti di Forza
Italia. Posso però rivelare che sono in
corso interlocuzioni anche da parte di
appartenenti alla sinistra di area, come
dire, democratica». Per il coordinatore
del partito, l’interesse è determinato, in
Sicilia, «dall’ultimo anno,
caratterizzato da flussi migratori senza
precedenti».
NO AI BIG. Su un punto, Attaguile è
chiaro: «In questo momento non siamo
interessati a reclutare i cosiddetti big
della politica siciliana. A noi non
interessano, e a chi già si è rivolto a
me ho detto chiaramente che non
garantiamo posti in lista o altro. Il
perché? Non vogliamo che il nostro
Angelo Attaguile
impegno politico venga visto come
un’occasione per cambiare casacca. Il
nostro un progetto per il territorio, che
guarda alla base. Certo, chi è stato
bravo verrà tenuto in considerazione,
anche se abbiamo stabilito che chi ha
alle spalle due mandati elettorali, o
alla Regione siciliana o al parlamento
nazionale, non sarà candidato».
VERSO LE AMMINISTRATIVE. “Noi
con Salvini” è già a lavoro per lanciarsi
nelle elezioni di primavera. In primo
luogo ad Agrigento, «dove correrà il
sindaco di Cornuda e deputato
nazionale della Lega, Marco
Marcolin, che nella Città dei Templi
ha tanti amici», spiega Attaguile. Ma
“Noi con Salvini” ha gli occhi puntati
anche sulle elezioni a Milazzo, in
provincia di Messina: «Avremo un
nostro uomo candidato a sindaco,
stiamo valutando diverse opzioni»,
anticipa.
A MESSINA E PROVINCA. «A
Messina e provincia sto ricevendo il
massimo delle adesioni, con una punta
particolare nella fascia jonica». Ma
come si strutturerà il partito? «Intando
non ci sarà alcun big, lo ribadisco. Poi spiega Attaguile - come coordinatore
provinciale, e lo sono anche di Catania,
sto coordinando i gruppi che si
costituiranno. Quando termineremo le
adesioni, anche attraverso l’online,
avverrà la strutturazione definitiva».
E l’MPA? Attaguile parla poi del suo
ex partito, il Movimento per le
Autonomie, e del suo leader, Raffaele
Lombardo: «Con Raffaele
continuiamo ad essere amici, ma ormai
lui si disinteressa alla politica, almeno
attualmente. Per quanto riguarda i
miei ex compagni autonomisti, hanno
deciso di stare con Forza Italia, a
differenza mia. In politica, spesso,
bisogna saper guardare lontano, in
prospettiva, e avere un pizzico di
fortuna». Ma cosa non ha funzionato
nel Mpa? «L’errore di Lombardo è stato
passare da uno schieramento politico
all’altro, di cambiare il risultato
elettorale, mutando uno schieramento
che non lo ha saputo garantire dal
punto di vista politico. Quello stesso
schieramento che continua a governare
attraverso il senatore Beppe Lumia.
Purtroppo - aggiunge - fare politica con
i vari protagonisti della Regione
siciliana è molto “pericoloso”, perché si
tratta di persone che non hanno
remore a cambiare schieramento. Noi,
a differenza del Movimento per le
Autonomie, siamo intenzionati a fare
una rivoluzione, riprendendo la guida
della Regione».
Matteo Salvini
QUI ARS. Dove, in nome degli intenti
già esposti, Attaguile sta mettendo un
freno è soprattutto all’Assemblea
regionale: «Reclutare i deputati all’Ars
sarebbe semplicissimo. siamo già stati
contattati da molti onorevoli che sono
stati anche vicini a Rosario Crocetta
e che forse, delusi dalla sua politica,
vedono in noi un nuovo approdo. E poi
ci sono alcuni deputati di Forza Italia».
centonove pagina 13
I MANGIA GRILLO. Di una cosa è
certo Angelo Attaguile, anche alla luce
dei recenti sondaggi che vedono non
solo un 5% dato al neonato partito ma
anche un 30% di fiducia nei confronti
di Salvini: «Oltre a ricompattare il
centrodestra, sono convinto che una
gran parte dell’elettorato del
Movimento 5 Stelle si sposterà su di
noi alle prossime elezioni».
24 Dicembre 2014
politica
MILAZZO
Primarie Pd, c’è Presti
IL REGISTA SFIDERÀ FORMICA PER LA
CANDIDATURA A SINDACO
Sit-in dei dipendenti provinciali sulle scale di Palazzo dei Leoni
MESSINA. Entro aprile l’Ars dovrà definire il futuro degli enti. Con i tagli salta il patto di stabilità
Provincia, l’anno della svolta
A palazzo dei Leoni gli stipendi sono assicurati ma nel 2015 non saranno garantite le manutenzioni
di scuole e strade. L’allarme dei sindacati: «I contratti dei precari hanno copertura solo fino a giugno»
Messina. Gli stipendi per il momento
dovrebbero essere assicurati. Al
contrario di altre Province regionali
come quelle di Palermo o Trapani
che non hanno i fondi per pagare
neanche gli impiegati, a Palazzo dei
Leoni, grazie ad una gestione
oculata, in cassa ci sono circa 20
milioni di euro. Il 2015, però, rimane
l’anno della svolta anche in via
Cavour. Intanto per un centinaio di
precari che hanno un contratto
prorogato fino al dicembre 2015 ma
la copertura finanziaria fino a
giugno. Poi per i servizi. Stato e
regionale hanno tagliato
definitivamente trasferimenti
destinati ai servizi offerti dalla
Provincia: manutenzione delle strade
e gestione degli istituti superiori.
Dunque bisogna capire come
affrontare questi nodi cruciali. Su
tutto la grande domanda: cosa fare
delle Province visto che i Liberi
consorzi che sono nati solo sulla
carta e comunque non convincono
nessuno? «A livello nazionale la
cosiddetta “Legge Del Rio” prevedeva
che ci sarebbe stato passaggio
indolore di funzioni e personale ma
così non sta avvenendo - dice Pietro
Fotia, segretario provinciale del
sindacato Csa - la legge di stabilità
prevede tagli enormi per le province
ma nello stesso tempo assegna le
stesse funzioni. In Sicilia noi
abbiamo chiesto di approvare la Del
Rio come guida ma apportando
alcune modifiche». I sindacati hanno
organizzato diverse manifestazioni a
Palermo oltre all’occupazione
simbolica delle province. Il vero
problema rimane la gestione dei
servizi. «Senza fondi non si può
garantire la sicurezza nelle scuole,
l’assistenza agli studenti con
handicap, la manutenzione delle
strade, i tecnici non possono fare
spostamenti nei comuni della
Provincia per il controllo di
autorizzazioni». La Cgil guarda con
preoccupazione alla dead line del 8
aprile. «In Sicilia si deve decidere sul
futuro di questi enti entro aprile. Da
quella data in poi non si possono più
prorogare i commissari e
subentrerebbe automaticamente la
legge Del Rio senza possibilità di
modifiche. La situazione è
preoccupante anche in Sicilia perché
non è pacifico che tutto si risolva:
secondo la Del Rio ci sono già 5 mila
esuberi a livello nazionale».
L’impasse legislativo crea difficoltà
anche nel “chiudere” il bilancio di
previsione 2015 situazione che
«rischia di lasciare le Province
Siciliane in un pericolosissimo
limbo» aggiunge il vice segretario
Milazzo. Sarà il regista Salvatore
Presti a sfidare l'avvocato Giovanni
Formica alle primarie che dovranno
sancire il candidato a sindaco di
Milazzo del Pd. A sostenerlo Antonio
Napoli, fondatore dell'assocazione Big
Bang Milazzo di area renziana e Pina
Miceli, rappresentante area Civati.
«Rappresento un gruppo di lavoro e
ricerca, sono il terminale anche se
nella vita faccio il regista, una figura
sottotraccia che lavora dietro le
quinte. Ma ad una richiesta del
genere non potevo sottrarmi - ha
esordito Salvatore Presti che molti
ricordano come direttore artistico del
Milazzo Film Festival - Alla proposta
del PD ho pensato di lasciar perdere le
modalità di distruzione del sistema,
come proposto dai 5 Stelle, per
pensare alla costruzione, una scelta
obbligata per chi vive e ama Milazzo».
Ancora da decidere la data delle
consultazioni Pd. Probabilmente a
fine gennaio.
provinciale del Csa, Santino
Paladino. «Siamo sconcertati dal
pressapochismo con cui tutte le forze
politiche stanno di fatto affrontando
l’argomento» attacca Paladino.
A lavorare senza sosta il commissario
Filippo Romano, fresco di
riconferma. «Problemi di liquidità
non ne abbiamo - conferma - ma non
potremo fare niente per scuole e
strade. Le uniche risorse le stiamo
recuperando facendo tagli di
qualsiasi genere, anche quest’anno,
però, non riusciremo a rispettare il
patto di stabilità».
Gia.C.
ROMETTA
La rivoluzione (gentile) di Merlino
DAL NUOVO MUNICIPIO AI TAGLI AGLI AFFITTI
ROMETTA. La riorganizzazione della pianta amministrativa,
l’apertura del Palazzo Satellite di Rometta Marea; le gare del
servizio di raccolta di rifiuti con contestuale approvazione del
piano Aro dove si è conseguito un risparmio su base annua di
duecentomila euro; gara per il servizio di manutenzione
dell’impianto di depurazione; consegna dei lavori del Ponte di
collegamento tra Rometta Marea e Spadafora e contenimento
dei costi di affitto per la scuola materna e la delegazione
comunale, di cinquantamila euro l’anno. E’ il nuovo corso
dell’amministrazione di Nicola Merlino, insediatasi a maggio,
che già dà i suoi primi frutti. «E’ una soddisfazione essere
fermato dalla gente e sentirsi ringraziare per cose che per noi
sono la normalità - spiega il vicesindaco Giuseppe Laface». Che
aggiunge: «i cittadini, che sono anche elettori, vedono e
sentono chi li amministra. Il nostro primo gesto è stato quello di
abbattere del 50% il costo di indennità di carica. Non solo per la
giunta ma anche per il presidente del consiglio». Ma la nuova
aria che si respira a Rometta ora investe anche i comuni vicini. Al
centro dell’esperienza politica, nata con la lista civica “Vivi-
centonove pagina 14
Rometta” come per germinazione sono nati altri movimenti:
Vivi-Torregrotta, Vivi-Roccavaldina. E la scommessa ora è
arrivata anche a Messina. Dove sabato scorso Antonella Russo,
accompagnata da Nicola Merlino, avvocato dalle lungo passato
nelle fila del Partito Repubblicano, ha presentato l’iniziativa in
città”. “Vivi-Messina”, ha già avuto l’adesione di diverse
componenti “laiche” che non si riconoscono nei tradizionali
partiti. Ma se da una parte ci sono uomini di esperienza come
Pietro Currò, già segretario regionale del Pri e a lungo assessore
al Patrimonio del Comune, ora fanno capolino anche tante altri
soggetti, come ex consiglieri di quartiere e tanti “delusi” dalla
politica “etichettata”. «Quello che cambia nel nostro modo di
approcciare i problemi - spiega ancora Laface - è quello di fare
una politica che cambia ottica: noi guardiamo la realtà con gli
occhi dei cittadini. E poi utilizziamo le nostre capacità e la nostra
esperienza per tradurre tutto in atti deliberativi e di efficacia
amministrativa». Un esempio pratico? L’organizzazione del
mercatino di Natale a Rometta Marea, che è il lungo simbolo
delle vacanze dei messinesi. «Nelle nostre casette di legno sono
approdati in tanti proprio da Messina. Un segno che bisogna
partire dalle piccole cose, per segnare i passi di una rivoluzione
che è anche civile» conclude Laface, che è vice coordinatore del
Megafono in provincia.
sicilia
Guido Lo Forte
NOMINE. La designazione di Lo Voi alla procura di Palermo apre una nuova stagione dei veleni
Se Lo Forte ricorre al Tar
Il braccio di ferro con l’area di centrodestra dà la volata al rappresentante di EuroJust.
Al quale ora si contestano titoli e competenze. A partire dal fatto che non ha mai guidato un ufficio
MESSINA. La riflessione è in corso sia a
Messina che a Caltanissetta. Tanto il
procuratore capo di Messina, Guido Lo
Forte, quanto quello di Caltanissetta, Sergio
Lari, stanno meditando di proporre ricorso
al Tar contro la nomina di Francesco Lo Voi
a procuratore di Palermo. La giustizia
amministrativa chiamata ad esprimersi sui
presunti abiusi del massimo organo di
autogoverno dei Giudizi, Palazzo dei
Marescialli.
A Palermo, si fa di più: si fa capire nelle
aule giudiziarie che la giustizia del
capoluogo è a lutto. Ma cosa contestano Lo
Forte e Lari? Che Francesco Lo Voi, area
politica centrodestra, nove anni in meno di
loro, che sono giunti alla soglia del 67, non
ha mai diretto un ufficio giudiziario e non
avrebbe quindi la necessaria esperienza,
dettata dalla circolare n. 1924 del 4 agosto
2010, riformata il sette luglio del 2011, che
indica nella esperienza e nei titoli acquisiti,
i necessari requisiti per la nomina. Non è
un caso che nel corso delle “finte”
mediazioni il delegato della corrente di
sinistra Area, Pergiorgio Morosini, abbia
dichiarato solennemente: “Qui si uccide la
capacità di autogoverno dei giudici”.
Ma cosa non ha funzionato? Nulla. Quello
di Lo Forte, per tanti componenti laici del
Csm, era già un nome bruciato. La lettera
del presidente della Repubblica che, guida
il Consiglio superiore della Magistratura,
dopo un primo, positivo voto di
designazione del Csm a favore di Lo Forte,
aveva stoppato tutto, e rilevando che erano
più di venti gli uffici giudiziari sguarniti. E
che una nomina così delicata dovesse
essere compito del nuovo organismo che
stava per essere rinnovato, ha dato le
“indicazioni” politiche.
Ma a complicare le cose è poi arrivato
l’indebolimento della corrente alla quale il
procuratore di Messina, appartiene, Unità
per la Costituzione, che ha perso un voto
prezioso, andato a favore della corrente
“Area”, più marcatamente a sinistra.
Qui si pensava che il procuratore aggiunto
Sebastiano Ardita, che ricopre cariche
elettive nell’ambito della categoria, si
sarebbe maggiormente speso per fare
convergere consensi a favore di Lo Forte,
ma la circostanza non si è verificata: Ardita
ha tenuto un comportamento equidistante
nella partita, secondo alcuni osservatori,
evitando di esporsi in maniera
significativa. Così, grazie all’astensione di
24 Dicembre 2014
tanti componenti laici, Paola Balducci di
Sel; Giuseppe Fanfani, Pd, Renato Balduzzi,
di Scelta Civica; Alessio Zaccaria del
Movimento “5 Stelle”, si sono aperte le
danze al “sacrficio” di Lo Forte”. La
corrente Area, sette voti, si è espressa a
favore del procuratore di Caltanissetta
Sergio Lari. Che con un gesto di “gentlman
agreement”, ha dichiarato: “Se sono un
problema, posso anche farmi da parte…”.
Unione per la costituzione si è arroccata su
Lo Forte, assegnando i suoi 5 voti e così
Francesco lo Voi, da anni assegnato
all’ufficio estero, olandese, di Eurojust, ha
avuto la partita facile: ha avuto tutti i voti
dei laici e del centrodestra, da Elisabetta
Cesellati di Forza Italia, ad Antonio leone di
Ncd. Con intransigenza, Luca Palamara,
schierato con tutta la corrente Unicost, ha
detto si va avanti fino in fondo e nessuna
mediazione, in extremis è stata possibile.
Ora a Palermo si parla di
“normalizzazione” della giustizia,
nonostante il procuratore aggiunto Agueci,
continui a dire: “Lo Voi è un gran
lavoratore, stiamo ai fatti e non
esprimiamo giudizi…” IL clima che si
respira è quello del lontano 1988, quando
sin accese uno scontro durissimo tra la
candidatura di Antonino Meli, all’Ufficio
Istruzione, e quella di Giovanni falcone. Il
primo vantava l’età, il secondo L’esperienza
sul campo. Vinse quest’ultimo. E non è un
caso, che i componenti la Cassazione
abbiano tutti massicciamente votato a
favore di Lo Voi.
Cosa pesa su Lo Forte, appartato a Messina,
dove ha dato il là a tutti i possibili colpi da
infierire al sistema, dal gruppo di Cosa
Nostra barcellonese , a quella che si ritiene
la “cupola” del consenso politico a Messina,
rappresentata da Francantonio Genovese?
Pesa il fatto di esser ritenuto “la mente
giuridica” dei caselliani, quel gruppo di
magistrati che si imbarcarono nel processo
a Giulio Andreotti e che poi proseguirono,
con “pezzi” della trattativa: l’indagine sul
presidente della Cassazione,
l’”ammazzasentenze” Carnevale, e il
numero tre del Sisde a Palermo, Contrada.
Un modo di intendere le inchieste, ripetuto
poi nell’indagine sulla trattativa Statomafia, che ha sfiorato anche il ruolo del
Quirinale. Che ha mostrato di non gradire
la “spettacolarizzazione” eccessiva della
giustizia.
A tutte queste polemiche, Francesco Lo Voi,
57 anni, ha preferito non rispondere. Ma
l’impressione è che la stagione dei velenidue sia solo agli inizi.
ALLEATI SILENTI
La partita doppia di Ardita
Forse perchè sa che la categoria dei togati sta per arrivare a un appuntamento cruciale:
la riforma del ministro Orlando e quella del ministro Madia sulla Pubblica
amministrazione che “rottameranno” quasi 400 importanti incarichi a livello nazionale,
tra alti magistrati e componenti del Csm.
MESSINA. Ma che ruolo ha svolto Sebastiano Ardita nella difficile partita della nomina
E proprio a questa struttura politica, Ardita sembra candidato, e non vuole bruciare le
del procuratore di Palermo? Il procuratore aggiunto di Messina, quello che guida il
carte. Non ancora 50enne, una breve esperienza di ufficiale carabiniere, prima del
pool della Pubblica amministrazione, ha finora avuto un via libero
passaggio al Dap, la direzioni delle carceri dove ha passato più di dieci
“incondizionato” da parte del procuratore Lo Forte: ha aperto il maxianni, è ora in carriera. Punta a un ruolo di “guida” al Palazzo dei
fascicolo sulla formazione professionale e sta procedendo a scandagliare
Marescialli per la parte togata che si affiancherà alla gestione laica di
“santuari” finora sempre trascurati dalla magistratura inquirente, come la
Giovanni Legnini, Pd, ex sottosegretario alla Editoria, che ora svolge il
gestione del Consorzio Autostrade. Ardita, però, nella partita della nomina di
ruolo di vicepresidente. Le possibili dimissioni del capo dello Stato,
Lo Voi ha deciso di tenere un profilo basso. Leader per il Sud della corrente di
promettono già dai primi mesi dell’anno prossimop una rivoluzione nella
Magistratura Indipendente, quella maggioritaria che raccoglie più del trenta
categoria dei magistrati. E Ardita non vuol perdere il treno. Tanto che non
per cento dei consensi nella categoria, nella quale milita Piercamillo Davigo e
ha finora detto una sola parola sullo scontro tra Bruti Liberati e Robledo,
che è passata alla ribalta delle cronache per la campagna elettorale del
alla Procura di Milano, “faida” che imbarazza le toghe e fa capire come la
leader Cosimo Ferri, che raccomandava i magistrati con un sms, sulla vicenda
gestione di un ufficio giudiziario mantiene le stesse caratteristiche di
Sebastiano Ardita
Lo Forte ha tenuto un attegiamento "doroteo": non si è speso più di tanto.
quelle di una segreteria politica.
centonove pagina 15
24 Dicembre 2014
sicilia
ASSISTENZA LEGALE
Un bando per reclutare
le nuove leve degli avvocati
INCHIESTA/3. I misteri delle transazioni dietro il capitolo di bilancio “200”, liti da arbitrati
Bancomat autostrade
Il Cas ha rischiato di vedere all’asta anche le sedi di rappresentanza a Roma e a Palermo.
Ma ora per risalire la china dovrà affrontare battaglie legali dall’incerto destino. Ecco perchè
MESSINA. Appaltati i lavori per lo
svincolo di Ritiro all’impresa abruzzese
Toto costruzioni, con il 25% di ribasso,
41 milioni di euro in tutto, il Consorzio
Autostrade siciliane ora guarda al
prossimo impegno, più volte sollecitato
anche dagli ispettori della Regione: la
galleria tra Tindari e Capo d’Orlando.
Qui andranno in appalto lavori per altri
venti milioni di euro. Così, mentre si
aggiusta il tiro sull’aspetto
organizzativo, la staffetta tra i due
direttori generali, Maurizio Trainiti,
targato Mpa, che ha già fatto le valigie
per tornare a Catania, e Gaetano
Pirrone, targato Udc, che, proveniene
dal Genio civile di Trapani, dovrebbe
insediarsi il tre gennaio prossimo, si
rafforza l’area tecnica: ad affiancare
l’ingegnere Mario Pizzino, nel controllo
delle manutenzioni, dovrebbe arrivare
da Taranto, in mobilità, l’ingegnere
Caminiti, tecnico vicino alle posizioni
dell’ex assessore alle Infrastrutture,
Nino Bartolotta.
La nuova squadra, dovrebbe
fronteggiare gli ultimi rilievi del
Ministero delle Infrastrutture. Che in
un lungo documento ha chiesto lo stato
dell’arte sugli oltre ottocento punti già
“tratteggiati” nelle precedenti
comunicazioni. Ma a preoccupare di
più i dirigenti più esposti, come
Gaspare Sceusa, barcellonese
proveniente dai ranghi della Tecnithal,
è la situazione di cassa del Consorzio,
sulla quale ora anche l’assessorato
regionale Infrastrutture vuole vederci
chiaro.
IL MISTERO DELLE TRANSAZIONI.
Se le esposizioni verso Enel e Sorgenia
superano abbondantemente i dieci
milioni di euro, i nuovi orientamenti
espressi dal giudice delle esecuzioni di
Palermo, Alida Marinuzzi, mettono a
rischio non solo i fondi del Cas, ma
anche quelli dell’assessorato, che si è
visto sequestrare quattro milioni e
trecentomila euro alcune settimane fa,
per un lodo con la Bonatti-Cariboni.
Un primo assaggio per l’udienza fissata
al nove gennaio, dove il provvedimento
di sequestro ingoierà altri diciannove
milioni di euro, rendendo di fatto
impossibile al Consorzio mantenere i
naturali costi di gestione: la banca
tesoriera, Unicredit di Messina, ha già
anticipato otto milioni all’impresa,
attraverso la società di factoring.
Eppure sui rapporti controversi con
l’impresa rilevata dal gruppo Versaci,
che dai conteggi del Tribunale di Patti
risulta esposta per una cinquantina di
milioni di euro, il Cas aveva già avviato
Il tratto autostradale di Buonfornello è all’origine di una pioggia di contenziosi
contatti informali con l’avvocato
messinese Andrea Lo Castro, che cura i
crediti dell’impresa dell’ex presidente
degli industriali di Messina, Antonino,
per arrivare a una transazione.
In questo senso, gli investigatori che
sono all’opera per fare luce su alcuni
punti oscuri della gestione legalecontabile del Consorzio, che trova tutti
i suoi misteri nascosti dietro la sigla,
“capitolo di bilancio 200, liti da
arbitrati da costruzione”, era già stato
incarico di consulenza allo studio
Rizzo-Manganaro, di via Ettore
Lombardo Pellegrino.
In un documento molto articolato,
trasmesso all’avvocato Vito Candia di
Palermo, e per conoscenza al
presidente Rosario Faraci, il ventotto
luglio scorso, Sergio Rizzo prospettava
una “ragionevole” soluzione: pagare 4
milioni e mezzo in più al gruppo
Bonatti, in cinque anni, rispetto agli 8
milioni e trecentomila del dovuto, per
tacitare tutta la controversia.
L’accordo resta nel limbo. E si arriva
così alle sentenze di Palermo, che
hanno visto l’assessorato regionale alle
Infrastrutture terzo pignorato. Le
richieste, seppure “temerarie”
avanzate dall’impresa si attestano su
66 milioni di euro. Una spada di
Damocle, che si aggiunge alle somme
attualmente poste sotto sequestro da
Unicredit, che sfiorano i trenta milioni
di euro, mentre la lunga lista di
creditori si allunga come un serpente
autostradale, che non conosce soste di
servizio.
COME SI È ARRIVATI AL DISASTRO?
Uno sguardo distratto alle carte del
Cas, fa notare subito una anomalia: lo
schema delle transazioni segue un
percorso-tipo. Due transazioni sono
addirittura sovrapponibili. Per date. E
importi. Quella sottoscritta con
l’impresa Pontello di Firenze, decreto
dirigenziale n 333 del 7 marzo 2014,
che prevede un accordo con pagamenti
così cadenzati: 800mila euro, in data
15 aprile 2014; 600 mila euro in data
trenta novembre 2014; ottocentomila
euro il 15 aprile 2015.
Le stesse date ricorrono con gli stessi
identici importi anche per un’altra
transazione, quella sottoscritta a
MESSINA. L’incredibile entità del
contenzioso, porta la direzione del
Consorzio il tre gennaio del 2013
ad aprire all’esterno la lista delle
avvocati di fiducia, cui affidare gli
incarichi “di assistenza legale e
patrocinio”. Il documento, a firma
dell’ingegnere Maurizio Traianiti, si
chiede venga pubblicato sul sito e
sulla bacheca dell’ente, e si incarica
l’ufficio di relazioni con il pubblico
di conservare e aggiornare la lista
dei richiedenti.
Ma se “le cause” di certo importo
vedono da anni sempre gli stessi
nomi, per evidenti ragioni di
fiducia, in alcune circostanze, come
le richieste di somme per mancato
pagamento del Telepass, si arriva
all’assurdo: per recuperare
duecento euro di Telepass, dovuto
alla porta che resta aperta, le
somme pagate ad alcuni legali
spesso sono trenta volte tanto. Con
la beffa finale che l’utente
condannato, spesso non paga,
neppure dopo la condanna.
seguito dell’accordo dell’otto agosto
2013 per la controversia del lotto 29 bis
con l’impresa Giustino Costruzioni di
Napoli: i fondi vengono prelevati
sempre dal solito, misterioso capitolo
della cabala delle transazioni: “capitolo
200”. Non va così per il contenzioso
sanato con l’impresa dell’ingegnere
Nino Ferrari di Roma: qui il
commissario ad acta Maria Di Nardo,
chiede ed ottiene subito il 12 luglio
2013 la somma di cinquemilioni e
settecentomila euro. Ma ancora più
difficile si rivela la trattativa con la
Cogip di Catania. Che in virtù di tre
decreti ingiuntivi, per lavori svolti sulla
tratta Me-Ct, non opposti, pignora le
sedi di via Notarbartolo a Palermo e
poi la sede di rappresentanza di via
Crociferi a Roma. Che vengono messi
all’asta, dopo due perizie. Nella
procedura si infila anche il condominio
della sede romana : chiede settemila
euro di somme non pagate. In extremis
arriva l’accordo transattivo. Firmano
l’avvocato Sergio Rizzo per il Cas e
l’ingegnere Giulio Stanzione per Cogip.
E.B.
IL CASO
«Non pagate Magnisi»
MESSINA. E’ braccio di ferro tra la direzione generale del
Consorzio Autostrade e l’area finanziaria del Comune,
guidata da Giovanni De Leo. Al centro della contesa le
indennità da riconoscere, in qualità di salario accessorio,
all’esperto contabile Stefano Magnisi, distaccato dal
Comune di Messina al Cas dal primo maggio 2011 al
trenta settembre 2014.
Con una nota del 28 novembre scorso, il direttore
generale facente funzioni, Gaspare Sceusa, “prese
centonove pagina 16
disposizioni superiori” chiede a palazzo Zanca di bloccare
due mandati di pagamento, a favore dell’ex responsabile
dei servizi finanziari, per un importo vicino ai ventotto
mila euro. Non se ne spiega in alcun modo la
motivazione. Alla missiva, risponde il 4 dicembre scorso,
Giovanni De Leo. Che chiede, con la massima urgenza,
“un provvedimento di eguale misura e forza giuridica”,
che revochi il mandato….oppure una liberatoria che ne
autorizzi il pagamento”. La risposta non è ancora
arrivata. E’ la burrascosa conclusione del difficile rapporto
di Stefano Magnisi con i vertici del Cas, cui non ha fatto
mancare decine di rilievi scritti sulle procedure contabili
seguite.
24 Dicembre 2014
sicilia
L’esterno dell’Aperitivo di via Tommaso Cannizzaro
TERREMOTI. Il Comune di Messina congela il provvedimento che impone il pagamento per evitare la chiusura
Suolo pubblico, valanga di multe
Trecento destinatari tirano un sospiro di sollievo, ma le cifre dovranno comunque essere saldate. La palla passa
all’aula consiliare, chiamata a ridurre i canoni e a tentare la via della rateizzazione. Dopo il no del ragioniere generale
DI
DANIELE DE JOANNON
MESSINA. Non sono solo 50, ma
trecento le richieste di pagamento per
l’occupazione suolo pubblico in rampa
di lancio al Comune di Messina. Tante,
infatti, erano quelle firmate dall’allora
dirigente, Domenico Signorelli, e
andate in stand by dopo le sue
dimissioni, a dicembre del 2013.
Richieste di pagamento (per titolari
che non avevano corrisposto un
centesimo e gli abusivi, non sempre
per propria colpa) che, se inevase,
porteranno alla chiusura dell’attività.
Le prime cinquanta, spiccate una
decina di giorni fa, avevano fatto una
vittima eccellente, Carmelo
Picciotto, presidente di
Confcommercio. Ma, in attesa che
vengano recapitate le restanti, la
giunta comunale ha deciso di
“congelare” i provvedimenti.
DURA LEX. La decisione, però, serve
solo a prendere tempo, perché pagar si
deve. A saperne qualcosa, ad esempio,
“Imperial” e “L’Aperitivo”, locali di
riferimento della movida che da
tempo “inseguono” la concessione
suolo pubblico in via Cannizzaro e
che, per restare aperti, hanno dovuto
saldare la multa per occupazione
abusiva. Una vicenda prefettamente
speculare a quella di Picciotto, tra i
pochi titolari di una concessione
permanente, che è finito nel mirino
del Comune per non aver più pagato
in seguito all’aumento delle tariffe. A
essere “rassegnati” alla spesa sono
comunque in tanti, la maggior parte
dei quali ricadenti nell’area del
cosiddetto centro storico. E tutti
attendono la revisione del
regolamento, che resta il nodo
centrale dell’intera questione.
AVANTI ADAGIO. Quello esistente,
risalente alla giunta Buzzanca
(assessore l’attuale consigliere
comunale dell’Udc, Franco
Mondello) aveva fissato a 10 euro il
canone minimo esigibile che va
moltiplicato a una serie di coefficenti
per occupazioni temporanee e
definitive (ad esempio, per i gazebo è
tre). Un aumento che, con la crisi, è
diventato insostenibile per gli esercenti.
L’ultima modifica (ancora al vaglio) si
deve invece all’assessore fresco di
dimissioni Filippo Cucinotta, «che
però ha provveduto a fissare dei paletti
in ordine alle strutture e alle distanze,
ma non altre misure come quelle
richieste», sottolinea il consigliere
comunale del Pd Daniele
Zuccarello, autore di due proposte di
emendamento: la rateizzazione dei
debiti pregressi e la riduzione del
canone di concessione a un terzo.
CORNUTI E MAZZIATI. Per uno
degli aspetti più attesi, la
rateizzazione, è arrivato il “no” del
ragioniere generale Cama. Rispetto
alla riduzione, invece, si potrebbe fare.
Ma, come dice lo stesso regolamento,
qualsiasi modifica del canone dovrà
essere riportata nel bilancio di
previsione del Comune. Una
circostanza che, viste le condizioni
economiche di Palazzo Zanca,
determinerebbe un “taglio
compensativo” a danno di qualche
altro settore. Ma, a rivelare l’unicità
(in negativo), del regolamento
comunale provvede Andrea Ipsaro
Passione di Confesercenti: «Quello
di Messina è l’unico regolamento che
prevede la chiusura dell’attività in
assenza di pagamento. Una misura
restrittiva che non si applica neanche
per le aziende che poi si scoprono in
odor di mafia. A tutti, da Carmelo
Picciotto all’ultimo dei commercianti,
deve essere garantito il diritto alla
difesa prima di procedere». A ottobre,
Confesercenti aveva inoltrato alla
decima commissione dieci punti per
modificare e migliorare il
regolamento, ma sembra che non
siano state prese in considerazione
nella bozza attualmente circolante.
IL CASO GALLERIA. E a pagare
senza la possibilità di ottenere una
concessione (almeno attualmente) sono
gli esercenti della Galleria Vittorio
Emanule III (supportati da tempo dai
consiglieri comunali Zuccarello e
Donatella Sindoni, che organizzano
le “Notti Bianche). Nonostante il piano
dell’edificio sia tecnicamente una
strada, per il Comune, il dirigente dice
“no” alle occupazioni in virtù di undel
regolamento condominiale. Non fosse
che lo stesso regolamento non ha più
alcuna validità in quanto il condominio
si è sciolto da anni.
IL CASO
Picciotto, doppia beffa
Carmelo Picciotto
MESSINA. È come se, non pagando una multa, ti togliessero
la patente. Il parallelo più ricorrente, quando si parla del
regolamento comunale per l’occupazione suolo pubblico, è
questo, soprattutto se si pensa alla sua vittima più
“eccellente” il presidente di Confocommercio, Carmelo
Picciotto. Il titolare del “Dolce Vita” di piazza Duomo,
inoltre, si trova di fronte a una situazione realmente
kafkiana. Nel 2010, infatti, aveva stipulato un contratto di
nove anni per l’occupazione suolo, pagando quanto era
dovuto. Dal primo gennaio 2012, però, grazie al nuovo
regolamento, il Comune ha automaticamente applicato la
nuova tariffa, triplicata. Finché, poco tempo fa, il presidente
di Confcommercio non si è trovato di fronte all’aut aut: o
pagare o chiudere. La vicenda è paradossale perché, essendo
centonove pagina 17
un contratto di locazione di lunga durata, il Comune avrebbe
dovuto comunicare l’aumento del canone (un po’ come si fa
nei rapporti tra padrone di casa e inquilino), lasciando a
Picciotto il diritto o meno di accettarlo. Così non è stato, e il
Tar di Catania ha ritenuto di dare ragione a Palazzo Zanca e
torto all’esercente. A mettere la parola fine sull’epopea
giudiziaria sarà prossimamente il Cga di Palermo. Il titolare
del “Dolce Vita”, però, è anche vittima, come tutti gli altri
messinesi, di una interpretazione iper-restittiva del
regolamento, che giustamente prevede il ritiro della licenza
in assenza di pagamento del canone. Il problema è, però, che
la norma troverebbe perfetta applicazione per chi esercita la
propria attività esclusivamente fuori, come, ad esempio,
ambulanti o altre tipologie. I bar, invece, sono attività di tipo
misto, e quindi come si può ritirare la licenza a chi potrebbe
solo esercitare l’attività all’interno della propria bottega,
evitando di mettere sedie, tavoli o dehors all’esterno? Anche
su questo aspetto dovrà intervenire il consiglio comunale.
24 Dicembre 2014
sicilia
TOP SECRET. Soluzione “bad company” per la partecipata. Sull’operazione vige un vincolo di riservatezza
Concordato per Messinambiente
Naufragata la transazione con Comune e Ato3, per la Spa è impossibile far fronte ai 44 milioni di debiti.
Ramo d’azienda e “asset” alla Somer, ad occuparsene un studio legale catanese. Ecco tutta la manovra
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. L’imperativo è fare in fretta:
possibilmente entro la fine dell’anno,
più probabilmente entro il 15 gennaio.
Una corsa contro il tempo per
assicurare la morte a Messinambiente.
Un’eutanasia dovuta, ad una società
che in dieci anni ha prodotto debiti per
decine e decine di milioni, che dal 2011
è in liquidazione e il cui futuro non
esiste. Come farla morire? In maniera
poco dignitosa. Con un concordato
preventivo. Un “fallimento” controllato.
MESSINAMBIENTE CONCORDA.
Per mettere a punto l’operazione, sulla
quale vige un vincolo di riservatezza,
Messinambiente e l’amministrazione
comunale si sono rivolti allo studio
associato catanese Abbadessa &
Franchina, specializzato in diritto
societario e fallimentare. L’operazione è
complessa e non riguarda solo la fine di
Messinambiente, ma anche il transito
del ramo d’azienda relativo all’igiene
cittadina (e dei dipendenti) alla Somer,
società controllata al 100% dalla stessa
Messinambiente. La prima ipotesi di
lavoro è un concordato “in bianco”: un
ricorso presentato al tribunale dove si
esprime la volontà di presentare una
proposta ed un piano ai creditori, ma
riservandosi di depositare i documenti e
la attestazione entro il termine che il
tribunale stesso assegnerà. Il debitore
entro tale termine può valutare e
negoziare il piano, eventualmente
anche convertendolo in un accordo di
ristrutturazione dei debiti. Il
concordato, in sostanza, evita la
dichiarazione di fallimento e le
eventuali azioni di responsabilità nei
confronti degli amministratori, ma
significa la chiusura dell’azienda. Come
si è arrivati a questa scelta?
TRANSAZIONE KAPUTT. Ad ottobre
sembrava ad un passo dalla firma la
transazione a tre tra Messinambiente,
Ato3 e comune di Messina:
quest’ultimo, azionista praticamente al
100% di entrambe le società, ha riunito
i figli litigiosi ad un tavolo, e ha tirato
fuori quarantasei milioni e, con
l’avvertimento “fateveli bastare”, ne ha
distribuiti 44 e mezzo a
Messinambiente e il resto all’Ato3. La
manovra, però, non è mai andata in
porto, lasciando in braghe di tela
proprio Messinambiente, che non sa
come pagare i suoi debiti e soprattutto
le “more”: sono infatti sedici i milioni
di esposizione debitoria verso erario (al
netto delle pesantissime sanzioni) e
fornitori. E siccome nel 2015 è
intenzione del comune di Messina di
partire con la differenziata porta a porta
(e di gestire la discarica che verrà
costruita a Pace), farlo con una società
che ogni mese deve fare i conti al
centesimo con la dotazione finanziaria
assicurata dal Comune, non è possibile.
Quindi sarà concordato.
QUESTIONE DI ASSET. Una volta
trasferito alla Somer l’unico “asset”
positivo della società, ovverosia i 42
milioni che ogni anno da palazzo Zanca
finiscono in via Dogali in virtù
dell’affidamento dei servizi di raccolta
rifiuti (mai regolato da contratto di
servizio, tra l’altro), cosa resta di
Messinambiente? Su cosa potrebbero
accordarsi i creditori firmando il
concordato (o aggredire, se qualcuno
presentasse decreto ingiuntivo o istanza
di fallimento)? Non molto. Anzi,
praticamente nulla. Il parco mezzi è
scadente e datato (e comunque sarebbe
trasferito nel ramo d’azienda), di
immobili la partecipata non ne
possiede. A garantire i creditori (che si
accontenterebbero di una parte del
credito vantato), quindi, sarebbe
sempre e comunque il comune di
Messina. Questo perchè, nonostante
Messinambiente sia una Spa, esiste sia
una sentenza del tribunale del lavoro
che una del giudice della II sezione
civile del tribunale di Messina, Adolfo
Fiorentino, che in riferimento all’Ato3
specifica che, seppure società di
capitali, sia da considerarsi in pieno
“pubblica amministrazione”, dato
praticamente il 100% di azioni in mano
al comune di Messina. Situazione
uguale a quella di Messinambiente, e
sulla quale negli anni si è sempre
equivocato parecchio: spa, e quindi
sottoposte a diritto privato quando si
doveva procedere ad assunzioni senza
concorso, ma pubbliche quando si
chiamava il Comune in soccorso.
NIENTE E’ PER SEMPRE. Quindi
entra in gioco la Somer: controllata al
100% da Messinambiente, la Società
Mediterranea Riciclo è stata creata anni
fa dall’allora presidente di
Messinambiente Nino Dalmazio per
occuparsi degli impianti (non uno dei
quali è mai stato costruito), da anni è
inattiva e quindi mondata dai debiti
che invece sommergono la società
madre. Presieduta in passato da
Nando Barone, oggi è amministrata
da Nino Inferrera, responsabile
amministrativo di Messinambiente.
Ma nemmeno la Somer durerebbe poi
troppo. Perchè nell’orizzonte del
comune di Messina, c’è sempre la
Multiservizi, maxipartecipata che
riunirebbe sotto un’unica governance i
tre rami d’azienda oggi in mano a
Messinambiente (e domani Somer),
Atm e Amam: ovverosia rifiuti,
trasporto e approvvigionamento idrico.
“La Multiservizi è un progetto a mediolungo termine, non sarà immediata”, ha
però spiegato l’assessore al bilancio
Guido Signorino. Ed i tempi, per
Messinambiente, sono strettissimi. La
Somer, quindi, dovrebbe servire al
traghettamento tra il passato ed il
futuro. Creditori permettendo.
PROVVEDIMENTI
Nebrodiambiente nella bufera
DICIOTTO RINVII A GIUDIZIO PER LA GESTIONE DEL SERVIZIO DEI RIFIUTI APPALTATO DALL’ATO1
DI SANT’AGATA DI MILITELLO. RAGGIRO DI NORME E OMESSO CONTROLLO LE ACCUSE
Nino Dalmazio
Nebrodiambiente nella bufera. Il
Gup del tribunale di Patti Sandro
Potestio ha rinviato a giudizio 18
persone per un’indagine che coinvolge
la società consortile (costituita da Cns
di Bologna, Fasteco, Messina Ambiente
ed Enia) e l’Ato1, che si occupavano
della raccolta rifiuti in una trentina di
comuni nebroidei con sant’Agata
Militello come capofila. L’accusa è di
aver raggirato le norme su gestione e
smaltimento dei rifiuti attraverso
appalti ad imprese che non
possedevano i requisiti di legge e
centonove pagina 18
omesso controllo nello svolgimento del
servizio. A comparire davanti al giudice
saranno, tra gli altri, Laura Trifilò e
Calogero Gullotti, ex presidente e
aministratore dell’Ato1, Sergio
Filippi, amministratore delegato di
Nebrodi Ambiente, Antonino
Paterniti Isabella, che di
Nebrodiambiente era presidente, il
presidente di Fasteco Adriana Lenzo,
il presidente della Cns Alberto Ferri,
poi Andrea Allodi e Ivan Strozzi,
della Enia spa, e Nino Dalmazio,
all’epoca presidente di Messinambiente.
24 Dicembre 2014
sicilia
MILAZZO
Lezioni di storia marinara
all’ex carcere femminile
Studenti assistono a spiegazioni della restauratrice Cristina catanzaro
Il dipinto del ‘600 in fase di restauro
NOVARA DI SICILIA. L’amministrazione consente a turisti e studiosi di assistere dal vivo al recupero delle opere d’arte
Il restauro si fa in diretta
Nel borgo più bello d’Italia un dipinto secentesco al centro dell’iniziativa “Cantiere aperto”. Gli esperti
lavorano a porte aperte. A sostenere i costi l’associazione “Enrico Ferrara”. Grazie agli spettacoli teatrali
DI
ENZO BAGLIONE
Novara di Sicilia. Assistere dal vivo
al restauro di un’opera d’arte,
apprezzarne le tecniche, farsi rivelare i
segreti dell’antica arte del recupero. Si
chiana “Cantiere aperto” l’iniziativa del
comune di Novara di Sicilia, uno dei
borghi più belli d’Italia, che permette a
turisti, studenti o semplici appassionati
di poter assistere dal vivo al restauro
di un opera d’arte. Si tratta del dipinto
raffigurante la “Madonna con Bambino
e Sant’Anna Metterza tra San Giuseppe
e San Gioacchino” collocato al Duomo
di Santa Maria Assunta. «L’opera di
autore ignoto, risale ai primi decenni
del 1600» affermano il professore
Gioacchino Barbera, direttore del
museo regionale “Abetelis” di Palermo,
e lo storico d’arte Andrea Italiano. Si
tratta di uno dei più importanti quadri
che compongono il vasto patrimonio
religioso novarese. I lavori realizzati
dalla restauratrice Cristina Catanzaro
assieme alla sua equipe composta da
Aria Amato, Elisabetta Lombardo e
Giuseppe Ciraolo, hanno avuto inizio i
primi giorni di settembre e finiranno
fra qualche settimana. «Il restauro spiega l’assessore Salvatore Bartolotta è stato pagato dall’associazione
teatrale “Don Enrico Ferrara”. Si tratta
di 6500 euro recuperati dai proventi
delle numerose rappresentazioni
teatrali da loro portate in scena».
Durante il restauro della tela nella
Chiesa di San Nicolò, a poca distanza
dal Duomo, sono stati centinaia i
visitatori in particolare le scuole, che
hanno potuto assistere alle varie fasi
lavorative e scoprire l’opera da vicino,
vedendola con un ottica diversa
rispetto alle visite guidate ordinarie. E’
stato eseguito un restauro “integrale”
del dipinto, infatti i lavori hanno
interessato sia il telaio che era privo di
elementi di rinforzo, sia la tela nella
quale spiccava da una parte il distacco
della tela ausiliaria dal supporto
originale ed il forte sbiancamento degli
strati protettivi, detto effetto
“blooming”, causato da una forte
presenza di umidità atmosferica e
temperatura fredda nel momento della
stesura della vernice, che aveva creato
l’effetto di una forte opacizzazione. «Se
è stato possibile realizzare in paese il
restauro - continua l’assessore
Bartolotta - bisogna ringraziare
tantissime persone tra le quali,
monsignor Antonio Sofia
amministratore dei beni della chiesa di
Novara che ha avuto le autorizzazioni
della curia e della sovrintendenza a
lasciare il quadro “in loco”». L’inziativa
“Cantiere aperto”, però, è frutto di una
sinergia tra l’amministrazione
comunale guidata dal sindaco Gino
Bertolami, il parroco del paese padre
Emeka Udechukwu, il tecnico
comunale Pippo Di Natale,
l’imprenditore Antonio Giamboi e tutti
i ragazzi dell’associazione “ Don Enrico
Ferrara ” guidati dal presidente
Salvatore Porcino. «Non è la prima
volta che un sodalizio si accolla il
restauro di un’opera d’arte novarese conclude Bartolotta - già alla fine degli
anni ‘90 l’associazione di volontariato “
l’Impegno Scn ” guidata da Maria
Rossello fece restaurare con i propri
fondi il quadro di San Nicola che si
trova nell’omonima chiesa». A Novara
le associazioni sono ben diciotto e nel
2013 hanno organizzato 146
manifestazioni.
centonove pagina 19
Milazzo. Lezioni di navigazione all’ex
carcere femminile trasformato in un
museo marinaro. A promuoverle lo
storico mamertino Massimo Tricamo,
tra i volontari che gestiscono la
struttura comunale. Ogni serttimana si
tengono lezioni di due ore alle quali
partecipano studenti dell’istituto
nautico Caio Duilio di Messina
provenienti non solo dal capoluogo ma
anche dal comprensorio di Milazzo. «E’
la naturale prosecuzione di un
progetto finananziato l’anno scorso
dall’istituto che quest’anno è stato
riproposto senza alcun sostegno
economico su richiesta degli stessi
ragazzi e grazie alla disponibilità del
comandante Gaetano Salmeri», spiega
Tricamo. Per due ore a settimana
Salmeri svela i segreti del mestiere,
Tricamo, invece, si inserisce con
passaggi storici. All’interno dell’ex
carcere femminile, ai piedi del castello,
è stato creato un nucleo del futuro
Museo del mare. Ogni giorno, grazie
alle donazioni dei cittadini, i reperti
aumentano. Tra i recenti arrivi la
riproduzione di un portolano del 1602
con indicazione del "porto di Melazo"
e l’unica ancora superstite della
Tonnarella di S. Lucia, calata dalla
famiglia Del Bono sino al 1941 nello
specchio acqueo di Acqueviole.
24 Dicembre 2004
sicilia
Consegna della bandiera dei Borghi più belli
patrimonio
culturale, la tutela
dell’ambiente, la
cultura
dell’ospitalità,
l’accessibilità e la
La Chiesa Madre di Petralia Soprana
fruibilità delle
risorse, la qualità
TURISMO. “Soprana” entra nel club dei borghi più belli. Ed è in buona compagnia
della ricettività,
della ristorazione
e dei prodotti
tipici.
«L’assegnazione
della Bandiera
arancione – ha
Cefalù, Gangi, Geraci Siculo, nella rete di eccellenze da mettere in vetrina. Un primato
dichiarato il
sindaco di Petralia
per le Madonie con sindaci che danno il meglio di se per la valorizzazione del patrimonio
Petralia Sottana, foto Mario Di Giovanni
Sottana, Santo
Inguaggiato –
DI ANTONINO CICERO
conferma la capacità di attrazione
senza lussi lirici… ma del tutto
esso Petralia Soprana avrà maggiore
terrestri e concreti».
visibilità e notevoli vantaggi in termini delle Madonie e rafforza il nostro
impegno a migliorare tutti gli standard
Due centri che si sono appuntate al
di promozione del territorio e di
PALERMO. Le Madonie, spesso,
di qualità già raggiunti e certificati». E
petto prestigiose medaglie, se il trend,
offerta turistica del paese. E il centro
raccontano una storia diversa
per l’assessore al turismo e ai beni
oggi, nel campo del buon vivere e del
storico, splendido e ricco di beni
dall’ordinario, fatta di tradizioni
culturali, Lucia Macaluso, «questo
turismo, è quello della certificazione e
architettonici, finalmente, potrà fare
ripescate dal passato e rivisitate alla
riconoscimento conferma che le scelte
degli standard da raggiungere e da
bella mostra di sé. Auspico – conclude
luce delle esigenze contemporanee; di
che abbiamo intrapreso, e che
mantenere.
Macaluso – che si riesca a sfruttare al
arredo urbano che strizza l’occhio alla
vogliamo intraprendere, vanno per il
Per Petralia Soprana, infatti, s’è tenuto meglio questa opportunità che
bellezza dei materiali e all’armonia
verso giusto, a sostegno di un turismo
a battesimo l’ingresso nel club dei
coinvolgerà l’intera cittadinanza e gli
degli spazi; di enogastronomia che
sostenibile, relazionale e integrato,
“Borghi più belli d’Italia”, mentre
operatori turistici ed economici.»
scodella presidi Slow Food e tipicità
della tutela ambientale e della
Petralia Sottana, già sede dell’Ente
Torta augurale anche per Petralia
da dieta mediterranea.
salvaguardia del nostro centro
Parco delle Madonie, è stata
Sottana, l’unico comune in Sicilia,
E dentro queste Madonie, con una
storico.»
annoverata tra i “borghi accoglienti”
insieme solo a Sutera nel nisseno, a
morfologia variegata che offre un
grazie alla “Bandiera arancione” del
far sventolare la “bandiera arancione”, In Sicilia, tra tante distorsioni, ci sono
mosaico di sfaccettature naturali, tra
pezzi d’avanguardia, dove gli stili di
Touring Club Italiano, che assegna il
il marchio di qualità turistico
arte e storia, ci stanno le due Petralie,
vita 2.0 sanno di calore andato,
riconoscimento dopo visite sul
ambientale del Touring Club Italiano
Soprana e Sottana, «due grossi borghi
quando a raccontare erano i nostri
territorio condotte in forma anonima e rivolto alle piccole località
chiamati con nome facile alla mente
nonni. Una semplicità ripudiata per
autonoma.
dell’entroterra che si distinguono per
indotta – come scriveva Giuseppe
lungo tempo ma che oggi registra una
Soprana è in buona compagnia: nel
un’offerta di eccellenza e per
Antonio Borgese nel lontano 1950 – le
seconda giovinezza, richiamando
comprensorio madonita sono già
un’accoglienza di qualità. Requisiti
città fra le pietre, e distanti l’uno
ampie fette di turisti.
borghi più belli d’Italia, Cefalù, Gangi
richiesti: la valorizzazione del
dall’altro da aggettivi topografici,
e Geraci Siculo. Un club che ha
costruito una rete d’eccellenze da
mettere in vetrina. Nato per volere
della Consulta del Turismo
dell’Associazione Nazionale Comuni
Italiani fonda le sue scelte su pochi e
precisi parametri che danno il senso
del tempo vissuto, rallentando ritmi e
reinventando storie, personali e
collettive. Il riferimento è, non a caso,
all’integrità del tessuto urbano,
all’armonia architettonica, alla
vivibilità del borgo, alla qualità
artistico-storica del patrimonio edilizio
pubblico e privato e ai servizi al
cittadino.
Per il sindaco, Pietro Macaluso, «si
tratta di un riconoscimento che
L’assessore Lucia Macaluso
Panorama di Petralia Sottana, foto Mario Di Giovanni
inorgoglisce e rende felici. Grazie ad
Incantati dalle due Petralie
centonove pagina 20
24 Dicembre 2014
economia
CAMBIO AI VERTICI. L’ex presidente di Messina, Ivo Blandina, commissario a Siracusa
La faida di Confindustria
Siracusano disarcionato dopo una lettera anonima con l’accusa di porre in essere comportamenti “lontani”
da statuto e codice etico. Ma il malessere cova da tempo anche nello Stretto. Il duello Montante-Magno
MESSINA. Saltano gli equilibri a
Confindustria Sicilia. Se Francesco
Siracusano non è più il presidente
provinciale di Confindustria Siracusa e
le sue funzioni sono state affidate
all'ex presidente di Messina, Ivo
Blandina, a Messina Ugo Magno,
protagonista per anni delle battaglie
dell’associazione, si è dimesso dalla
giunta esecutiva e si è visto mettere
sotto accusa dal collegio dei probiviri.
Ma cosa succede a Confindustria
Sicilia? L’associazione che si è data il
“rating” di legalità, che esprime un
vicepresidente nazionale che viene da
Siracusa, Ivan Lo Bello, e si è
dichiarata “alleata” di Crocetta,
governo per il quale esprime un
assessorato regionale affidato alle cure
della nissena Linda Vancheri, sembra
entrata nel cono d’ombra.
A leggere le carte dell’associazione la
legalità, il confronto, il diritto di
replica all’interno della associazione
sono illustre sconosciute.
E' quanto emerge dalla vicenda del
presidente aretuseo, “disarcionato”
dopo che ai vertici della associazione il
4 dicembre è arrivata una lettera
anonima: avrebbe favorito la qualifica
funzionale di due dipendenti. Quindi
“commissariamento” coatto.
La decisione è stata assunta
direttamente dal collegio dei probiviri
confederali. Che hanno condannato
«comportamenti posti in essere dal
presidente Siracusano" definendoli,
"una insanabile oggettiva distonia con
quelli che da statuto e codice etico
sono gli obblighi derivanti dall'
appartenenza al sistema confederale
che, peraltro, ricevono una particolare
declinazione proprio per coloro che
ricoprono cariche apicali e che, quindi,
sono maggiormente tenuti ad un
puntuale rispetto delle delibere che,
peraltro, nel caso di specie, hanno
Ugo Magno
Antonello Montante
Ivo Blandina
addirittura concorso a determinare».
Parole esagerate, per due semplici
avanzamenti di carriera.
Ma la delibera del collegio sulla sua
decadenza serve anche ad annullare
provvedimenti di Siracusano. Tempi
rapidissimi.
A Messina, come nelle altre province,
invece il malessere cova da tempo. E
ora sembra destinato ad esplodere.
L’associazione avrebbe una sorta di
imperatore, il nisseno Antonello
Montante, un imprenditore ricco di
brillantina nei capelli, che ha assunto
anche il ruolo di presidente di
Unioncamere e non sembra avere
voglia di perdere tempo in inutili
giaculatorie con altri componenti il
consiglio e la giunta.
Almeno a leggere le lettere, tutte senza
risposta, inviate da Ugo Magno, che si
è visto costretto a ricordare a Montante
che la Sicilia rappresenta “l’8,5% della
popolazione nazionale, il 5% del Pile
l’1,80% delle contribuzioni di
categoria e rischia di avere la stessa
rappresentanza in sede nazionale della
Basilicata.
La lettera inviata da Magno, nella
quale si chiedeva la convocazione di
una riunione con un unico punto
all’ordine del giorno, sono rimaste
lettera morta e così, vedendo
calpestata la propria “dignità” Magno
si è dimesso da tutte le cariche.
Risultato si è visto recapitare una
lettera di richiamo del collegio dei
probiviri. Un atteggiamento che ha
finito col contrariare molto i soci
storici dell’associazione. Che non
condividono i modi spicci di Montante
& soci, un presidente che ha un
assessorato “a disposizione” e non si
capisce che cosa finora abbia fatto per
l’associazione, che ha un
vicepresidente, Catanzaro, infilato nel
settore dei rifiuti a Siculiana, una
associazione oggi molto lontana,
ricorda nella sua lettera Ugo Magno,
dalla Sicindustria di Mimì la Cavera. Il
clima che si respira nelle varie
province è quello aperto di
insoddisfazione per la mancanza di
dialogo, Per l'eccessivo apparire sui
giornali. E per "l'assenza totale di
confronto" con i territori.
LEGALMENTE
TRIBUNALE DI MESSINA
Procedura esecutiva n. 341/10
MESSINA – C.da Avarna, Villaggio S. Michele – LOTTO 1: Deposito
seminterrato, composto da ampio locale uso deposito, in corso di
trasformazione, con servizi igienici e sovrastante sottotetto non abitabile
uso deposito occasionale; sup. lorda tot. mq 580,00 (esclusi accessori).
Prezzo base Euro 163.664,00. Rilancio minimo Euro 2.000,00. VENDITA
SENZA INCANTO 17.03.2015 ore 17.00 presso PRO.ASS., via Mamertini 17,
Messina. G.E. Dott.ssa Ivana Acacia. Prof. delegato e Custode Dr. Massimo
DISEGNI DI LEGGE
Salomone 090/2400044 – 347/3347601, per info e visita immobile.
La disputa sulle Camere di Commercio
Maggiori
informazioni
sui
siti
www.tribunale.messina.it
www.asteannunci.it
MESSINA. Se il capo di Unioncamere e di Confindustria Sicilia, Antonello
Montante, punta ad avere tre Camere di Commercio in Sicilia, i deputati del
Pd Mario Alloro e Bruno Marziano, che è presidente della commissione
Attività produttiva, fanno di più: pensano di ridurle a due: Catania e
Palermo. In questo senso hanno già presentato un disegno di legge all'Ars
che prevede anche l'istituzione di presidi territoriali in ogni singola provincia.
Il primo accorpamento è già avvenuto: la Camera di Commercio di Enna, che
è una provincia che rischia di sparire del tutto, andrà con Palermo. Nelle due
ipotesi considerate, però, Messina, che è una delle quattro camere di
Commercio oggi commissariate, perderebbe titolarità territoriale. Nei piani di
Montante, ora la etrza camera di Commercio dovrebbe essere, oltre che
Palermo e Catania, quella di Trapani che dovrebbe abbracciare non si capisce
altri territori, utili alla soglia delle ottantamila iscrizioni aziendali.
Nel disegno di legge Marziano-Alloro le iscrizioni minime, invece,
dovrebbero essere duecentomila.
centonove pagina 21
SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA
PUBBLICA GLI AVVISI ED ESITI DI GARA
D’APPALTO SU CENTONOVE
PER CONTATTARE LA REDAZIONE CHIAMA I SEGUENTI NUMERI:
090.9430208 - 9430206 fax 090.9430210 - 090.9430211
RICHIEDI PREVENTIVI ANCHE VIA E-MAIL A: [email protected]
e
24 Dicembre 2004
economia
IL FONDO...
L’ANALISI. Un fiume di denaro per sostenere le risorse rurali
Agricoltura a secco
Solo nel 2007 sono arrivati dall’Ue 2,1 miliardi ma il settore resta in crisi.
Il dramma di una Regione che non spiega dove sono finiti i soldi
DI
VINCENZO LOMBARDO
MESSINA. Nel 2007 l’Unione Europea
ha stanziato 2,1 miliardi di euro per
sostenere il settore rurale siciliano. I
soldi sono stati spesi, ma l’agricoltura
resta in crisi, la Regione non sente il
bisogno di spiegare dove sono finiti
quei fondi, né lo chiede l'Ue.
Perfettamente integrata nella
vischiosità della gestione dei fondi
europei, questa è la Sicilia nell'anno di
grazia 2014.
Nell’ambito di queste iperboliche cifre,
la provincia di Messina non è dato
sapere quanti ne ha ricevuto. Di quelli
transitati dai GAL sono circa 7milioni.
Dove sono andati a finire tutti quei
soldi che non hanno piantato alcuna
attività imprenditoriale duratura?
Immaginate se in uno Stato americano
venissero stanziati 2 miliardi di dollari
per l’agricoltura. Per sostenere le
aziende che producono agrumi o
mandorle. Immaginate che, dopo
cinque anni, i soldi siano stati utilizzati
tutti. Trattandosi di soldi dei cittadini –
cioè presi con le tasse pagate dai
cittadini – e utilizzati per sostenere un
settore economico importante, il
Governo dello Stato americano
dovrebbe far sapere ai propri cittadini
come ha speso questi soldi pubblici. Per
raccontare ai cittadini chi li ha percepiti
e che effetti positivi, questi 2 miliardi di
dollari, hanno sortito ai fini del rilancio
economico dell’agricoltura dello Stato.
Stante alle informazioni rese note da
Unioncamere Sicilia, le iscrizioni delle
imprese agricole negli elenchi delle
ditte attive sono diminuite di oltre il
54% rispetto al dato registrato l’anno
scorso. E meno male che ci sono stati i
cospicui sostegni finanziari dell’Europa.
Ora provate a immaginare cosa
succederebbe se questo Stato Usa, che
ha speso 2 miliardi di dollari per
sostenere i propri agricoltori, decidesse
di non fare sapere ai cittadini dello
stesso Stato come ha speso questi soldi.
Di più: immaginate se, alla fine, si
venisse a scoprire che i soldi sono stati
spesi, ma gli agricoltori di questo Stato
americano che producono agrumi o
mandorle sono ancora in crisi.
Immaginate se si venisse a sapere che i
2 miliardi di dollari – stanziati per i
produttori di agrumi o di mandorle –
alla fine, sono sì stati spesi, ma non
sono andati né ai produttori di agrumi,
né ai produttori di mandorle.
Immaginate se in questo Stato
americano si scoprisse che i 2 miliardi
di dollari sono finiti nelle tasche di finti
agricoltori: cioè di finti produttori di
agrumi o di mandorle. Immaginate
cosa succederebbe in questo Stato
americano se si venisse a scoprire che i
2 miliardi di dollari, stanziati per gli
agricoltori che producono agrumi o
mandorle, sono in realtà finiti nelle
tasche di amici e persino di parenti del
governatore dello Stato e di amici e
parenti di funzionari pubblici, ovvero di
cooperative più o meno chiacchierate.
Tutto questo in America è
inimmaginabile. Ed è inimmaginabile,
in America, che si spendano 2 miliardi
di dollari pubblici senza spiegare ai
cittadini come sono stati spesi.
Bene, tutto quello che negli Stati Uniti
d’America è inimmaginabile,
nell’Unione europea – e in particolare in
Sicilia – è all’ordine del giorno.
La Regione siciliana non ha
comunicato a chi sono stati erogati
questi soldi. Non c’è un solo documento
ufficiale. Nulla di nulla.
Il presidente Rosario Crocetta, aduso
alle conferenze stampe, si è guardato
bene dall’organizzarne una per spiegare
come sono stati spesi, e a chi sono
andati a finire questi 2,1 miliardi di
euro. E noi a piangerci addosso per gli
investimenti che non arrivano.
[email protected]
Jean Claude Juncker
Juncker e lo scudo dei disoccupati
Nell’85 l’economista Tarantelli lanciò una proposta europea
che saldava politica, moneta e crescita sociale. Ecco come
DI
MAURIZIO BALLISTRERI
MESSINA. Jean Claude Juncker ha
proposto alla Commissione europea che
presiede ed al Parlamento di Strasburgo
un prestito dell’Unione agli Stati membri
di 315 miliardi in tre anni, a partire
dall’autunno del 2015. Si dovrebbe
costituire così, un Fondo europeo a
garanzia di investimenti dei singoli Stati
in deficit spending, in deroga quindi ai
parametri, per interventi pubblici che
stimolino la domanda e, quindi,
produzione, occupazione e potere
d’acquisto, per innescare il ciclo virtuoso
economico di tipo keynesiano, anche in
conseguenza delle entrate fiscali
derivanti dagli aumenti del prodotto
interno lordo delle singole Nazioni: un
primo passo verso l’europeizzazione dei
bilanci. Per questa via, finalmente, la
politica monetaria diverrebbe
strumentale alla crescita sociale ed
economia europea. Si tratta, in verità, di
una proposta che riecheggia quella,
mutatis mutandis, sviluppata su basi
scientifiche quasi 30 anni or sono, da Ezio
Tarantelli, l’economista vicino alla Cisl di
Pierre Carniti, allievo (come del resto il
presidente della Banca Centrale Europea
centonove pagina 22
Mario Draghi) di Federico Caffè e del
premio Nobel per l’Economia Franco
Modigliani. Tarantelli elaborò il modello
di predeterminazione dell’inflazione,
utilizzato dal governo presieduto dal
leader socialista Bettino Craxi per
correlare gli automatismi salariali
incentrati sulla scala mobile con
l’aumento di prezzi e tariffe, attuato, per
l’opposizione del partito comunista e
della Cgil, con l’ormai storico “Decreto di
San Valentino” del 14 febbraio 1984.
L’economista neokeynesiano credeva
nella politica dei redditi e nella
concertazione tra istituzioni e parti
sociali, i sistemi neocorporativi europei, e
nel riformismo politico e sindacale, e
pagò il suo impegno teorico con la vita,
trucidato dalle Brigate Rosse il 27 marzo
1985, tre mesi prima del referendum
sulla scala mobile che vide la sconfitta del
Pci e la vittoria di Craxi.
In quel 1985 di moneta unica ne parlava
solo una ristretta cerchia di economisti e
il Trattato di Maastricht era ancora
lontano, e per questo motivo Tarantelli ci
appare ai giorni nostri
straordinariamente lungimirante,
costruendo una proposta secondo cui il
Fondo sociale europeo doveva essere
dotato di un finanziamento in scudi,
stampati dall’allora Cee, a fronte di
finanziamenti in valuta nazionale che
sostenevano il bilancio comunitario. Gli
scudi europei, secondo Tarantelli,
dovevano essere strumento di riserva
delle banche centrali, per consentire il
finanziamento di investimenti produttivi,
indennità di disoccupazione e programmi
di formazione e riqualificazione
professionale. Secondo quel sistema ogni
Stato membro doveva avere un diritto di
prelievo in scudi presso il Fondo sociale
pari al 10 per cento dei suoi disoccupati;
a maggior numero di senza-lavoro
doveva corrispondere l’aumento dei
diritti di prelievo, secondo il principio di
stabilizzazione automatica della
domanda aggregata. Purtroppo la
barbarie terroristica impedì che quelle
idee moderne e riformiste passassero
dalla teoria economica all’applicazione
da parte della politica, esse avrebbero
contrastato la deriva monetarista e
rigorista dell’Europa dei giorni nostri, che
tanta miseria ha prodotto. Oggi,
attualizzate in ordine all’euro e alla Bce,
ritornano alla luce.
24 Dicembre 2014
economia
ZOOM
FONDI EUROPEI. Solo una decina di centri siciliani hanno presentato i piani per dimezzare i consumi negli enti
Sindaci, patto senza... energia
La Regione aveva assegnato finanziamenti per redigere gli studi ma pochi si sono mossi. Posticipata la scadenza
al 31 gennaio. A Sant’Agata Militello l’iter si è bloccato per un terremoto giudiziario, a Taormina si punta sui Led
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
MESSINA. L’assessorato regionale
all’Energia le ha tentate tutte.
Seminari nei comprensori, lettere di
sollecito, fino alla proroga dei
termini. Il risparmio energetico, però,
ai comuni con le casse perennemente
in rosso, sembra non interessare. Su
256 amministrazioni che hanno
aderito tramite il il Piano d’azione per
l’energia sostenibile (Paes) al
cosiddetto “Patto dei sindaci”,
aggregazione che dovrebbe mettere a
disposizione delle amministrazioni
europee 5 miliardi di euro di fondi
comunitari, solo una decina di enti
siciliani hanno presentato la
documentazione entro il termine del
30 settembre (il direttore del
dipartimento Energia Pietro Lo
Monaco ha firmato la proroga fino al
31 gennaio 2015). Fra l’altro, a sua
volta, per i comuni si trattava di una
iniziativa a costo zero visto che era
stata già finanziata dalla stessa
LA SCHEDA
Accordi europei
Il Paes, Piano d’azione per l’energia
sostenibile, è lo strumento
fondamentale per partecipare al
cosiddetto Patto dei Sindaci,
aggregazione di enti locali a livello
europeo che consente di accedere a
finanziamenti comunitari e di
preservare l’ambiente, dando concreta
attuazione al Protocollo di Kyoto “2020-20”, ossìa la riduzione, entro il 2020,
del 20 per cento delle emissioni di
anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera
e produrre il 20 per cento di energia da
fonti rinnovabili”. In Sicilia solo otto
comuni su 256 hanno depositato gli
studi entro il termine del 30 settembre.
Regione con fondi ad hoc in base al
numero di abitanti. Solo sostituire le
lampade della pubblica illuminazione
con i led porterebbe un risparmio del
40% sulla bolletta. I tetti fotovoltaici
sugli edifici pubblici (dal comune alle
scuole) addirittura farebbero salire il
risparmio al 50%. A regime, per un
comune sotto i 10 mila abitanti,
significa recuperare 100 - 150 mila
euro di euro l’anno di somme che
potrebbero essere utilizzate per
incrementare altri servizi comunali.
Ma cosa è successo? Perchè i comuni
non hanno presentato i progetti? Nel
comprensorio di Sant’Agata Militello
le carte si sono fermare a causa di un
“terremoto giudiziario”. «Per redigere
un piano omogeneo assieme a tutte le
amministrazioni che fanno parte del
Pist dei Nebrodi (da Brolo a Tusa)
avevamo deciso di affidare l’incarico
all’ufficio tecnico di Sant’Agata
Militello, il comune più organizzato dice Angelo Tudisca, primo cittadino
di Tusa - ma gli arresti che hanno
coinvolto i dipendenti comunali del
settore tecnico nell’ambito
dell’operazione Camelot ha, di fatto,
smantellato tutto il dipartimento,
bloccando le attività. Approfittando
della proroga il nostro comune si sta
muovendo autonomamente».
Il comune di Milazzo che ha ospitato
al Castello dei seminari
comprensoriali promossi
dall’assessorato regionale all’Energia,
ha già pubblicato la manifestazione
d’interesse rivolto ai progettisti e si
sta provvedendo all’assegnazione
dell’incarico da 38 mila euro. Nella
zona jonica messinese il comune
capofila con il compito di
coordinamento dei Paes è quello di
Alì Terme. Il presidente del consiglio
Lorenzo Grasso, a nome
dell’amministrazione, sta
predisponendo una mail di sollecito
per tutti i sindaci del comprensorio. A
Taormina, in attesa dei frutti del Paes,
invece, stanno cercando di sbloccare
un finanziamento da 4 milione di
euro destinati alla pubblica
illuminazione. «Abbiamo ottenuto
questi fondi per rifare l’illuminazione
a led fuori dal centro storico - spiega
il sindaco Eligio Giardina - ma la
Corte dei conti li ha bloccati». A
Montagnareale il sindaco Anna Sidoti
è molto attenta al risparmio
energetico. Sono in fase di
realizzazione due appalti che
porteranno all’installazione di
altrettanti impianti fotovoltaici negli
istituti scolastici cittadini. Con 9 mila
euro, invece, sta per essere redatto il
Paes in modo da implementare azioni
per il risparmio energetico. «Non
abbiamo potuto rispettare i termini
perchè le somme non erano state
inserite nel bilancio e non avevamo
copertura finanziaria - spiega il
sindaco Anna Sidoti - il problema ora
è stato superato».
centonove pagina 23
Cantieri sociali
sul filo di lana
DA MILAZZO A BARCELLONA CORSA
CONTRO IL TEMPO PER LE GRADUATORIE
Messina. Corsa contro il tempo per
non perdere i fondi dei cantieri
sociali. Da Barcellona a Milazzo si
stanno muovendo per definire le
pratiche entro il 31 dicembre, in
modo da organizzare cantieri con
personale disoccupato. A lanciare
l’allarme era stato nei giorni scorsi il
deputato Pd, Filippo Panarello. Tra i
centri che avevano ottenuto i fondi
ma che erano rimasti fuori dalle
assegnazioni anche Messina,
Rometta, Taormina, Spadafora San
Salvatore di Fitalia, Francavilla di
Sicilia, Naso, Malvagna. Altri come
Caprileone, Torregrotta o Tripi erano
in attesa di un nuovo finanziamento
del “capitolo” per ulteriori 30
milioni. Molte amministrazioni sono
corse ai ripari. Allarme rientrato a
Milazzo. Il motivo dei ritardi? La
definizione delle graduatorie. i
comuni hanno avuto problemi nel
verificare i requisiti ed è stato
necessario incrocio dei dati. Alcune
autocertificazioni non rispondevano
al vero, oppure erano finiti in
graduatoria più persone dello stesso
nucleo familiare.
24 Dicembre 2014
economia
QUI EUROPA. Con un più 10 per cento salgaono ad una cifra record i poveri della nostra Nazione. I dati in un dossier
Crisi, 4,1 milioni gli affamati in Italia
DI SALVATORE
CIFALÀ
MESSINA. Salgono alla cifra
record di 4.068.250 i poveri
che nel 2013 in Italia sono
stati addirittura costretti a chiedere aiuto
per il cibo da mangiare, con un aumento
del 10% sullo scorso anno, ovvero quasi
400mila persone in più. E’ quanto emerge
dal dossier "La crisi nel piatto degli italiani
nel 2014", presentato dal Presidente della
Coldiretti, Roberto Moncalvo, al Teatro
Palapartenope di Napoli dove sono giunti
diecimila coltivatori provenienti dalle
diverse regioni, in occasione del "Rapporto
annuale 2014 dell’Istat sulla situazione del
Paese. A dover ricorrere ad aiuti alimentari
in Italia nel 2013 sono stati ben 428.587
bambini con meno di 5 anni di età (+13 per
cento) e 578.583 over 65 anni di età (+14
per cento), secondo la relazione sul 'Piano
di distribuzione degli alimenti agli indigenti
2013', realizzata dall'Agenzia per le
Erogazioni in Agricoltura (Agea). Le
famiglie con bambini e gli anziani sottolinea la Coldiretti - sono state dunque
le categorie sulle quali è pesata
maggiormente la crisi con gravi difficoltà
alimentari. La popolazione totale dei
bambini indigenti, espressa in valori
assoluti, è concentrata in prevalenza
nell’Italia Meridionale con punte in
Campania ed in Sicilia (149.002 unità, pari
al 35 per cento del numero complessivo di
minori tra i 0 e i 5 anni bisognosi di aiuto).
CONSUMATORI
Negoziazione assistita
Chi intende esercitare in
giudizio un'azione relativa ad
una controversia in materia di
risarcimento del danno da
circolazione di veicoli e natanti
oppure chi intende proporre in giudizio
una domanda di pagamento a qualsiasi
titolo di somme non eccedenti
cinquantamila euro, dal prossimo 09
febbraio 2015, dovrà preliminarmente
esperire il procedimento di
negoziazione assistita. Lo prevede il
decreto legge n. 132/2014 convertito,
con modificazioni, dalla legge n.
162/2014. La negoziazione assistita è
condizione di procedibilità della
domanda giudiziale. La convenzione di
negoziazione assistita e' un accordo
mediante il quale le parti convengono
di cooperare in buona fede e con lealta'
per risolvere in via amichevole la
controversia tramite l'assistenza di
avvocati. La procedura si deve concludere
nel termine che le parti concordano
che, in ogni caso, non può essere
inferiore a un mese e non superiore a
tre mesi, prorogabile per ulteriori
trenta giorni su accordo tra le parti.
Avv. Francesco Suria
In generale - continua la Coldiretti - quasi 4
persone su 10 che hanno avuto bisogno di
aiuti alimentari nel 2013 si trovano nelle
regioni del sud Italia, dove si contano ben
1.542.175 indigenti. A preoccupare sottolinea la Coldiretti - non è solo il trend
negativo del sud, ma anche la
concentrazione del disagio, con gli
“assistiti” che raggiungono il valore piu’
elevato a livello nazionale proprio in
Campania (913.213 indigenti) e, in misura
minore, in Puglia e Calabria. Per quanto
riguarda il tipo di assistenza richiesta nel
2013 a livello nazionale si contano 303.485
persone che hanno beneficiato dei servizi
mensa, mentre sono ben 3.764.765 i poveri
che hanno avuto assistenza con pacchi
alimentari che rispondono maggiormente
alle aspettative dei nuovi poveri
(pensionati, disoccupati, famiglie con
bambini) che per vergogna prediligono
questa forma di aiuto piuttosto che il
consumo di pasti gratuiti in mensa.
Con la povertà aumenta anche la
solidarietà e si contano nel 2013 ben 15.067
strutture periferiche (mense e centri di
distribuzione) promosse da 242 enti
caritativi che fanno riferimento a 7
organizzazioni (Croce Rossa Italiana, Caritas
Italiana, Fondazione Banco Alimentare,
Banco delle Opere di Carità, Associazione
“Sempre insieme per la Pace”, Comunità di
Sant’Egidio, Associazione Banco Alimentare
Roma) ufficialmente riconosciute
dall'Agenzia per le Erogazioni in
REGIONE
Sicurezza sul lavoro
Chinnici “interpella” l’Ue
MESSINA. “Ogni anno nel territorio
dell’Unione Europea migliaia di persone
muoiono per incidenti sul lavoro o
malattie legate all’attività svolta. La
Commissione Europea deve intervenire,
nel rispetto delle prerogative degli stati
membri ma sfruttando fino in fondo le
competenze dell’Unione, per rendere più
efficaci i meccanismi di controllo e,
all’occorrenza, di repressione nei
confronti di quelle imprese che poco o
nulla investono su sicurezza e salute dei
lavoratori”. Lo scrive Caterina Chinnici,
eurodeputata del gruppo S&D, in
un’interrogazione depositata al
Parlamento Europeo con la quale chiede
all’esecutivo comunitario in che modo
intenda attuare gli indirizzi del quadro
strategico 2014-2020 in materia di salute
e sicurezza sul lavoro. “Le statistiche
registrano oltre tre milioni di infortuni
lavorativi all’anno – sottolinea Chinnici –
È necessaria un’azione sia preventiva che
ispettiva più penetrante, per tutelare i
lavoratori e agevolare le aziende che si
impegnano su questo fronte pur
dovendo fronteggiare difficoltà
economiche, tecniche, giuridiche e
amministrative”.
UOMINI&BUSINESS
GEOLOGI
Giuseppe Collura presidente
dell’Ordine regionale
CALTANISSETTA. Giuseppe Collura, geo-
logo ed impegnato in politica come
capogruppo del Pds -Mpa e stato nominato presidente dell'Ordine regionale dei geologi. E' il quinto presidente dell' Ordine ed il primo gelese a
ricoprire questo incarico. La nomina di
Collura e avvenuta a Palermo. L'incarico e stato salutato con soddisfazione
in città anche per i risvolti positivi che
potrà avere nel portare avanti le
istanze del territorio gelese.
UNICREDIT
Roberto Cassata
al Settore pubblico
PALERMO. Movimenti di personale perla
Agricoltura (Agea) che si occupa della
distribuzione degli aiuti. Per quanto
riguarda la tipologia di aiuto alimentare
offerto - conclude la Coldiretti - i formaggi
rappresentano circa il 28 per cento in
valore, seguiti da pasta e pastina per bimbi
e anziani, che assorbono il 18 per cento del
costo, dal latte con il 14 per cento, dai
biscotti (12 per cento), dal riso (8 per
cento), dall’olio di girasole (6 per cento),
dalla polpa di pomodoro (4 per cento) e, a
seguire, legumi, confetture e farina. Le
persone che hanno chiesto aiuti alimentari
nel 2013. Area geografica Bimbi da 0 a 5
anni Totale. Nord 129.420 1.056.855, Centro
68.185 720.636, Sud 149.002 1.542.175,
Isole 81.980 748.584. TOTALE 428.587
4.068.250
rete commerciale di UniCredit in Sicilia,
guidata dal Regional Manager Gianni
Chelo. Le nuove nomine hanno interessato anche i responsabili di Agrigento, Caltanissetta ed Enna, Messina
e Trapani. Roberto Cassata è il nuovo
Responsabile Settore Pubblico e Sviluppo. Angelo Giunta viene assegnato
al Corporate Sicilia dove affiancherà il
responsabile Gregorio Squadrito. Soletta Urso è la nuova responsabile del
Presidio Condizioni Sicilia.
FONDO PENSIONI
Iannì vicepresidente
RAGUSA. Si è insediato il Cda del Fondo
Pensioni per il personale della Cassa centrale di risparmio che ha eletto all' unanimità Giuseppe Iannì, dirigente sindacale candidato della Uilca, alla
vicepresidenza. Lo comunica Gino Sammarco, segretario generale Uilca Sicilia.
NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO
26 dicembre, il trattamento retributivo
DURANTE I GIORNI FESTIVI il lavoratore ha diritto di astenersi
dal lavoro e percepire la normale retribuzione. Le festività
nazionali vanno retribuite sempre come se cadessero di domenica;
per le festività infrasettimanali, invece, nel caso in cui non cadano
di domenica, al lavoratore spetta solo un ulteriore giorno di riposo
senza che ciò comporti necessariamente un incremento della retribuzione. Il diritto
al riposo durante le festività non è assoluto: la prestazione lavorativa in giornata
festiva può quindi essere chiesta al lavoratore soltanto previo accordo tra datore di
lavoro e lavoratore stesso. Il lavoratore può legittimamente rifiutare la richiesta di
prestazione lavorativa da parte del datore di lavoro, mantenendo il diritto alla
normale retribuzione globale fissa. Occorre innanzitutto distinguere il trattamento
in base all’inquadramento retributivo del lavoratore, fermo restando che le giornate
festive cadenti dal lunedì al sabato, non comportano alcuna riduzione della normale
retribuzione spettante al dipendente. Ai lavoratori con paga mensile è dovuta la
normale retribuzione globale di fatto giornaliera, compresa nella retribuzione fissa
mensile. Ai lavoratori con il sistema di paga oraria compete la normale retribuzione
globale di fatto compreso ogni elemento accessorio, ragguagliata a un sesto (un
quinto in caso di orario di lavoro articolato su 5 giorni, c.d. settimana corta)
dell’orario settimanale di lavoro contrattuale. Per i lavoratori retribuiti a cottimo, a
provvigione o con altre forme di compensi variabili, la base di calcolo deve essere
riferita alla media oraria delle ultime 4 settimane. Il compenso non spetta in nessun
caso se il lavoratore è sospeso dal lavoro da oltre 2 settimane. Il lavoratore ha diritto
al compenso per le festività anche nelle seguenti ipotesi di assenza dal lavoro e, in
particolare: infortunio, malattia, congedo di maternità e paternità (obbligatorio e
facoltativo), congedo matrimoniale, ferie, permessi, assenze giustificate, sospensione
dal lavoro. Qualora il lavoratore presti attività in un giorno festivo avrà diritto, oltre
che al trattamento economico per la festività, alla retribuzione dovuta per la
prestazione lavorativa svolta in tale giornata, maggiorata, secondo quanto previsto
dalla contrattazione collettiva o aziendale.
centonove pagina 24
poster
24 Dicembre 2014
MURALES DI UMANITÀ VARIA
PALERMO
Carabinieri, 200 anni
di storia in mostra
PALERMO. Un libro rende omaggio al carabiniere ucciso a Corleone nel 1959
Bovi, un eroe semplice
Gli autori Lo Cascio, Cusumano e Vito Andrea Bovi, figlio del militare assassinato, ripercorrono le tappe
di una storia che svela la Sicilia del dopoguerra. Per ricordare chi non soccombe alla barbarie criminale
BAGHERIA. "Un eroe semplice - in
memoria del Carabiniere Clemente
Bovi", di Alfonso Lo Cascio, Giuseppe
Cusmano e Vito Andrea Bovi non è
solo un libro. E’ un atto d’amore. E’ un
omaggio a chi compie ogni giorno il
proprio dovere. Lontano dai riflettori e
spesso nell’indifferenza generale.
Il libro è il racconto di un giovane
carabiniere, Clemente Bovi, ucciso alle
porte di Corleone nel settembre del
1959 durante una rapina. Il lavoro ne
ripercorre i vari momenti: dal vero e
proprio agguato nella notte, con il
gesto eroico del militare colpito alle
spalle da due scariche di lupara, alla
ricerca degli assassini da parte delle
forze di polizia e dei carabinieri, fino
alla scoperta di una vera e propria
associazione a delinquere composta da
banditi, tutti di Gibellina, specializzati
in quella forma di rapina cosiddetta "a
passo". Durante il processo saranno
accusati di circa otto azioni criminose
consumate negli ultimi tre anni nel
triangolo compreso tra le provincie di
Palermo, Trapani e Agrigento. Poi le
varie fasi del dibattimento che si
svolge davanti la Corte di Assise di
Palermo dove verrà scritta una bella
pagina di storia giudiziaria siciliana.
Ed infine il processo di Bari, tribunale
in cui viene trasferito per legittima
suspicione, con la sua tragica e
discutibile conclusione. Sullo sfondo
gli ultimi bagliori del banditismo
siciliano ormai alla fine della parabola
criminale, e di una magistratura
giudicante, chiamata in quegli anni a
decidere su gravi fatti di sangue,
spesso più attenta al formalismo che
alla reale ricerca della verità. Il libro
fornisce uno spaccato dell'isola tra gli
anni cinquanta e sessanta del secolo
scorso, di quel lungo ed interminabile
dopoguerra. Dedicato ai tanti
carabinieri, spesso sconosciuti, che
hanno sacrificato la loro vita in terra
di Sicilia, affinché la legalità e la
giustizia non soccombessero alla
barbarie criminale. Il libro dedicato al
Carabiniere Clemente Bovi è stato
presentato a Bagheria sabato scorso
durante un incontro organizzato
dall'Associazione SiciliAntica presso
Palazzo Butera. Dopo la presentazione
di Maria Giammarresi, presidente
della Sede SiciliAntica di Bagheria e di
Rosanna Balistreri, assessore alla
Cultura Comune di Bagheria è
l'intervenuto dlo storico Michelangelo
Ingrassia, docente di Storia dell'Età
Contemporanea dell'università di
Palermo, e di un rappresentante
dell'Arma dei Carabinieri. Presenti gli
autori. Alfonso Lo Cascio, giornalista
pubblicista, è da anni impegnato
nell'ambito del volontariato culturale.
Tra i fondatori di SiciliAntica,
l'Associazione a carattere regionale
che si occupa di tutela e
valorizzazione dei beni culturali e
ambientali, fa parte della Presidenza
regionale e dirige la rivista SiciliAntica. Giuseppe Cusmano è nato e
vive a Ciminna. Funzionario presso il
Comune ha pubblicato diversi volumi
sulla storia e sui beni culturali del
paese frutto soprattutto di una attenta
ricerca archivistica. Tra i molti titoli
sono da segnalare: "Argenteria sacra
di Ciminna dal Cinquecento
all'Ottocento", "La Chiesa di San
Francesco d'Assisi", "La famiglia di
scultori: i Brugnone", "La Chiesa di
San Giuseppe", "La bottega dei
Guarneri", "La Chiesa di San Giovanni
Battista", "Edicole e cappelle di
Ciminna", "La Chiesa di San Francesco
di Paola".
Vito Andrea Bovi è il figlio di
Clemente, è nato e vive a Ciminna. Ha
svolto la professione di carabiniere ed
in seguito ha lavorato presso la
Comunità Europea a Bruxelles come
addetto alla sicurezza. Ha collaborato
con il Giornale di Sicilia come
corrispondente locale e Fischio Finale,
mensile di informazione sportivo.
UN EROE SEMPLICE, IN MEMORIA DEL
CARABINIERE CLEMENTE BOVI
AUTORI: ALFONSO LO CASCIO, GIUSEPPE
CUSMANO, VITO ANDREA BOVI
CASA EDITRICE ARIANNA
PAGG. 144 CON FOTO B/N E COLORI
ACCADDE A MESSINA
PALERMO. Una mostra resa
possibile contando sulla
disponibilità degli artisti che hanno
voluto con le loro opere rendere
omaggio alla plurisecolare storia
dei Carabinieri italiani realizzando
e prestando le loro opere per
onorare i 200 anni di storia
dell’Arma. La mostra esposta in
precedenza presso il Castello di
Carini, il complesso multimediale di
Nissoria, l’Oratorio del SS. Rosario di
Valledolmo, Il Museo degli Angeli
di Sant’Angelo di Brolo, affronta e
conclude il suo percorso a Palermo
nella sede della galleria Studio 71,
fino al 31 gennaio. Un omaggio agli
ideatori della mostra Francesco
Scorsone e di Pino Buzzetta così
come agli artisti che l’evento si
concludesse a Palermo e non a
Catania come previsto in quanto si
voleva che fosse Palermo Capitale
ad ospitare la conclusione dei
diversi appuntamenti con l’Arma.
Una mostra nata senza un minimo
di contributo sia pubblico che
privato che ha visto migliaia di
visitatori affascinati dal richiamo
dei “propri Carabinieri” in ogni
luogo è stata esposta. Gli autori:
Antonella Affronti, Luciana Anelli,
Bartman (Batolomeo Manno), Om
Bosser, Alessandro Bronzini, Ilaria
Caputo, Sebastiano Caracozzo,
Aurelio Caruso, Angelo Denaro,
Daniela Gargano, Giuseppe
Gargano, Pippo Giambanco, Maria
Grazia Lala, Antonino Liberto,
Maria Pia Lo Verso, Gabriella
Lupinacci, Pino Manzella,
Alessandro Monti, Franco Murer,
Massimo Piazza, Vanni Quadrio,
Gianni Maria Tessari, Emanuela
Tolomeo, Tiziana Viola Massa
ognuno di loro in maniera diversa
ha voluto rendere omaggio alla
storia dell’Arma, rappresentando
uomini e situazioni presenti e
passate in Italia e all’estero e
fornendo uno spaccato che colpisce
oggi come in passato la coesione di
un corpo quali sono i Carabinieri
dal motto granitico “Nei secoli
fedele”.
a cura di Felice Irrera
1907, La Corte Cailler “scopre” il ciborio del Gagini
G Il 23 dicembre 1907, Gaetano La Corte Cailler scrive sul suo “Diario”
(1907-1918, GBM, 2003) di aver appreso che l’orefice e antiquario Giuseppe
D’Amore di piazza Duomo ha un ciborio del Gagini, vendutogli dal cav.
Faranda di Tortorici per L. 1600 e proveniente da una chiesa distrutta del
torrente. Veduta l’opera, si convince che è realmente una scultura del
Gagini, notata come perduta dal Di Marzo nei suoi “Gagini”, commissionata
nel 1527 a Palermo. Conclude lo studioso: “Magari un Assessore volesse
acquistare questo marmo pel Museo!”.
centonove pagina 25
24 Dicembre 2014
posteriniziative
Il fiume Camaro
SOTTO LA LENTE. Un convegno svela la fontana ultimata dal Giovan Angelo Montorsoli nel 1553
Orione, i misteri dell’acqua
Dai rapporti proporzionali con la Vara, il Duomo e la chiesa di San Lorenzo alle connessioni mitologico-religiose
con le macchine delll’Assunta, tutti i segreti di un capolavoro così esoterico da finire nel mirino del Sant’Uffizio
DI
DANIELE DE JOANNON
MESSINA. La sua bellezza conquistò la
storia dell'arte ma non bastò a distogliere
lo sguardo indagatore del Sant'Uffizio, che
ne rilevò la forte componente esoterica,
rinchiuse nelle carceri il suo committente
ufficiale (il canonico Verdura), costrinse
all'abiura colui che ne viene ritenuto il
massimo teorico (Francesco
Maurolico), e “costrinse”il suo autore,
Giovanni Angelo Montorsoli, ad
abbandonare Messina. Già, perché la
I putti con i delfini
Fontana d'Orione non è solo una delle
massime espressioni artistiche del
Cinquecento europeo, ma anche una
architettura perfetta i cui pilastri sono
arte, astronomia, mito e, appunto,
esoterismo. Il manifesto programmatico di
una città che ambiva a un ruolo centrale
nel Mediterraneo dell'impero di Carlo V,
protesa al progresso e alla potenza. Una
Messina la cui classe intellettuale,
coincidente con quella politica, decise di
celebrare un'opera di ingegneria (il primo
acquedotto cittadino) con una fonte che,
compositivamente in linea con il gusto
delle corti europee, entrava nel contesto
urbano (attraverso un gioco di proporzioni
con gli edifici circostanti e con le
macchine celebrative dell’Assunta) e nel
cuore stesso delle origini della città grazie
a molteplici livelli di lettura.
A raccontare la Fontana ultimata nel 1553
è stato il convegno di studi in occasione de
“La Notte di Orione”, organizzata dal
Comune di Messina e dalla
Soprintendenza il 31 ottobre scorso,
attraverso cinque inteventi (l’ultimo, di
Stefania Lanuzza, racconta le
trasformazioni urbanistiche, in particolare
la nuova cinta muraria) che inquadrano
altrettanti aspetti della Fontana e del
contesto. Ecco i passaggi salienti
LA VOCE DELL’ACQUA. Montorsoli,
con molta probabilità, giunge a Messina
nel settembre del 1547. In quell’occasione
assiste a una cerimonia eccezionale
predisposta per la visita del vicerè Don
Giovanni de Vega e della sua consorte,
per i quali, come annota Caio
Domenico Gallo, viene fatta uscire “la
nobile bara”, ovvero la Vara. Ed proprio la
sagoma della macchina dell’Assunzione,
per Grazia Musolino (direttrice
dell’Unità Operativa Storico Artistica della
Soprintendenza di Messsina), potrebbe
essere stata alla base del prototipo della
fontana commissionata a Montorsoli per
celebrare l’apertura dell’acquedotto
cittadino dal Camaro (i cui lavori erano
iniziati nel 1530), ma anche la città tutta,
come dimostra la scelta del suo
protagonista, Orione, figlio di Poisidone
(dio del mare e dei terremoti) nonché
fondatore di Messina. Una fontana, quella
Polidoro da Caravaggio, Studi su Carri Festivi
centonove pagina 26
Orione e, dietro, il cane Sirio
di Orione, che esalta l’acqua (a sua volta
architettura) e viene già descritta con
dovizia di particolari dal Vasari nelle sue
“Vite”. Di forma dodecagonale, di
impostazione cosmologica ma anche con
un richiamo alle fortificazioni messinesi
realizzate d Ferrante Gonzaga, l’opera
presenta un apparato decorativo che si
collega al filone raffaellesco di Perin del
Vaga. E non solo. Grazia Musolino, infatti,
individua suggestioni ornamentali
derivate da un’altra e immediatamente
precedente presenza artistica a Messina:
Polidoro da Caravaggio, che diffonde
la cultura raffaellesca nel meridione ed è
autore, in città, anche degli allestimenti
posteriniziative
Rapporti proporzionali tra la Fontana, i monumenti e le macchine festive
Il bassorilievo raffigurante, probabilmente, Nereo e Doride
per il passaggio di Carlo V. La fontana, per
la studiosa, non è un’opera realizzata
“liberamente” dal Montorsoli, cone lo fu la
successiva fontana del Nettuno, ma una
sintesi tra l’estro dell’artista e i voleri di
una committenza colta, “abituata” a
Polidoro e a conoscenza dell’oreficeria
tosco-romana e della moda internazionale,
come, ad esempio, i famosi trionfi da
tavola eseguiti da Wenzel Jamnitzer (al
servizio dell’imperatore), caratterizzati da
una struttura piramidale già praticata in
città con la Vara dell’Assunta.
L’ORDINE CELESTE. A raccontare la
celebrazione mitologica di Messina come
metafora dell’ordine celeste, al convegno
Le Nereidi
del 31 ottobre, è stato Giuseppe
Giorgianni puntando i riflettori sul
complesso programma iconografico della
Fontana, che fissa Orione nel cuore di
Messina non solo dal punto di vista
mitologico e storico, ma anche
urbanistico: la realizzazione dell’opera,
infatti, ridisegna piazza Duomo e, insiema
a quella del nettuno (padre di Orione),
“dialoga” con i principali edifici dell’epoca.
Non solo, il tessuto che viene fuori è
scandito da precisi rapporti proporzionali
tra Orione, Duomo, portale del Duomo,
Campanile, chiesa di San Lorenzo
(progettata d Montorsoli) e macchine per
la Festa dell’Assunta. Ed è proprio da
24 Dicembre 2014
I tritoni
tra la terra e il cielo, declinato con le
metamorfosi ovidiane e concepito da
quell’Accademia cittadina che nel ‘600 si
sarenne palesata col nome di “Fucina, il
cui motto fu “formas vertit in omnes”: così
racconta la fontana di Orione Attilio
Russo, svelandone il livello di lettura più
occulto, ovvero quello rivolto al visitatore
metafisico che, oltrepassata la soglia
alchemica (rappresentata dagli otto
mostri-guardiani in pietra scura alla base
dell’opera), attraversa le quattro porte
permeabili (i fiumi Tevere, Nilo, Ebro e
Camaro) per assurgere verso il cielo o
scendere dall’alto in basso, seguendo la
tripartizione universale tra nous (spirito),
psychè (anima) e soma (corpo),
rappresentati rispettivamente da Orione e
Sirio (e dai puttini che sensa
queste ultime due che
sforzo spalancano le fauci dei
discende la stessa
delfini), le Nereidi e infine i
realizzazione della fontana.
Tritoni che, poggiati su
I giganti Mata e Grifone
quattro Arpie, vengono
sono contemporaneamente
“pietrificati” dalle sovrastanti
la Vergine del Vespro e
teste di Medusa da cui
Messano, ma anche Rea e
fuoriesce l’acqua. Come
Saturno, progenitori di
accennato, la base esoterica
Nettuno e quindi di Orione.
della fontana non sfuggi alle
Per quanto riguarda la Vara,
attenzioni del Sant’Uffizio.
la cui concezione è sempre
L’IDENTITA’ DEL
cinquecentesca, con la sua
BASSORILIEVO.
forma piramidale si mette
Incastonato nel lato
in relazione con i modelli in
sporgente tra le aree del Nilo
voga e, alla sua sommità,
e del Tevere,, vicino alla
con il triangolo solare del
formella con Aci e Polifemo, il
portale del Duomo.
Wenzel, modello per Fontana bassorilievo di uno degli ovali
Giorgianni, inoltre,
orizzontali che decorano la
individua strenne connessioni storicovasca della Fontana è stato oggetto di più
astrologiche: l’ingresso di Carlo V in città,
interpretazioni. Ultimamente, a provare a
nell’ottobre del 1535, coincide col culmine
mettere un punto è stato Giovanni
della costellazione di Orione, evento che si
Molonia, che dopo averfatto un excurus
ripete anche nell’ottobre del 1571, data
sulle fonti (la coppia rappresentata era
della battaglia di Lepanto, cui seguirà
Pomona e Vertumno per Buonfiglio e
l’apertura della via Austria. Non solo, il 15
Costanzo, Aretusa conversa in una fonte
agosto, invece, corrisponde all’apparire
per Vasari, Terra e Oceano per Grosso
della stella Sirio, il cane di Orione
Cacopardo), analizza tutte le possibili
raffigurato col suo padrone alla sommità
coppie marine indentificando in quella
della fontana. Un sistema perfetto di
Nereo/Doride la più plausibile. Il perché?
relazioni, quello tra la marina con il
A valere, non solo il riferimento al De
Nettuno e la piazza del Duomo con
genealogiciis deorum gentilium di
Orione, che trova un passaggio essenziale
Boccaccio (curato dal Maurolico), anche
all’interno della Cattedrale attraverso
l’equilibrio iconografico complessivo della
l’apostolato, il pulpito degli eresiarchi e il
fontana, dove la rilevanza iconografica e
grande Cristo Pantocrate dell’abside
decorativa del mare, rispetto all’acqua
maggiore.
dolce, giustifica l’individuazione della
METAMORFOSI ED ERESIA. Un ponte
coppia.
centonove pagina 27
24 Dicembre 2014
posterlibri
SAGGI. La santa tra misticismo e praticità che fondò il primo convento delle Carmelitane scalze
Chiusano: Vita di Teresa d’Avila
Riedizione del libro pubblicato per la prima volta nell’83 che ricorda la castigliana in odore di eresia
che incanta per due qualità rarissime da trovare insieme: azione e contemplazione. Ecco perchè
DI LUIGI FERLAZZO
NATOLI
PRESENTAZIONI
“In onore del padre”
Ragno alla Mondadori
MESSINA. “In onore del padre.
Frammenti di vita”. E’ il titolo del
libro di Vincenzo Ragno, medicoscrittore, che sarà presentato
domenica 28 dicembre alle ore 18
alla Libreria Mondadori di via
Garibaldi a Messina. Il libro, edito
da La Feluca Edizioni, disponibile
anche e-book, è una raccolta
composta da tre racconti nei quali
la figura del padre rappresenta lo
snodo narrativo delle vicende
rappresentate. Il primo, “Strada
senza uscita”, è la storia di
un’amicizia stravolta dalla follia;
un giallo dove la ricerca del
colpevole da parte del
protagonista rappresenta il
desiderio di giustizia e vendetta
ma anche un percorso in grado di
cambiare. Il secondo racconto,
“Senza apparente motivo”, indaga
sulla caducità della vita umana,
sulle speranze, sull’amore e
sull’importanza delle scelte che
compiamo e sulle paure
dell’individuo, qui personificate
dal barista Carmelo. “In onore del
padre” chiude il cerchio. Descrive
la vicenda di Salvatore, giovane
panettiere il cui corpo viene
trovato senza vita in circostanze
confuse. L’indagine alla ricerca
dell’assassino condurrà il lettore
all’interno di un giallo ‘nel giallo’.
Sullo sfondo Messina, con tutta la
sua ambiguità simbolica, tra luoghi
incantevoli ed enigmatici.
esatto col quale
avrebbe dovuto
fabbricare queste
MESSINA. A cura di Italo Alighiero
abitazioni
Chiusano, germanista e romanziere, e
dell’anima…fino
da lui stesso tradotta, appare per i tipi
all’atrio centrale
di Castelvecchi (Roma, pp.380, euro
dove stava,
22) la vita di santa Teresa d’Avila, già
gloriosamente
oggetto dell’interesse e dell’attenzione
assisa in trono, la
dello stesso Chiusano nella prima
Sorgente di Luce».
edizione del 1983, e il cui interessante
Teresa morì ad
saggio viene riproposto oggi. Nella sua
Alba de Tormes nel
recensione Gianfranco Ravasi ricorda di
1582 e fu
avere incontrato Italo Alighiero
proclamata dottore
Chiusano qualche anno prima della
della Chiesa il 27
morte, avvenuta nel 1995, il quale gli
settembre del 1970
aveva parlato della traduzione della
da Paolo VI. Alla
autobiografia di s. Teresa, il cui titolo
fine del suo saggio
originale suona “El libro de su vida” e
Particolare
della
statua
di
Santa
Teresa
d’Avila
del
Bernini
introduttivo
di essere rimasto toccato dal carattere
Chiusano afferma
mistico e assolutamente pratico, ma
che “eccezionale, in Teresa scrittrice, è
anche impetuoso e solare della santa. E
primo di 32 Conventi di Carmelitane
Ravasi ribadisce che Teresa d’Avila
scalze, in contrapposizione a quelle, per la compresenza – come in lei donna il
misticismo e il realismo – di due qualità
“intreccia in sé azione e
così dire, “calzate”, restaurando così la
che solo rarissime volte si trovano unite
contemplazione”, giudizio che non
primitiva regola di stretta clausura e
nello stesso autore…voglio dire di una
posso che condividere.
povertà. Tutto ciò “in polemica con il
capacità impressionante di rendere
Cercherò adesso di sintetizzare la vita
decadimento morale della Chiesa
perspicui e quasi palpabili gli stati più
della santa castigliana dicendo che
spagnola”, così come ha osservato Vita
rarefatti della spiritualità…e una
Teresa Sànchez de Cepeda y Ahumada
Sackeville West nella sua biografia di
concretezza realistica degna di un
nasce ad Avila, in Castiglia, il
Teresa d’Avila, apparsa nel 2003. In
grande narratore dell’Ottocento”.
28/3/1515 ed è conosciuta anche come odore di eresia, fu più volte interrogata
Teresa di Gesù. Nel 1522 a soli 7 anni
e assolta dall’Inquisizione, e il Grande
fuggì di casa col fratello per andare «in
Inquisitore, il Cardinale di Toledo ebbe
terra di mori» per cercare
a dire che la sua opera era
LA CLASSIFICA DI FELICE IRRERA
martirio e santità. Il 2
approvata perché ricca di una
novembre 1535 entrò di
«dottrina molto sicura,
nascosto nel Monastero
veritiera e proficua». Nel
L’autrice compie con quest’antologia un vero e proprio viaggio nella scrittura
dell’Incarnazione,
1571 divenne priora del
femminile del trentennio 1950-80, facendo emergere pagine di 14 scrittrici poco
appartenente all’Ordine
Monastero dell’Incarnazione.
conosciute ed evidenziando così l’esistenza in quegli anni di un’ottima produzione
delle Carmelitane. Dopo
Tra il 1562 e il 1565 scrisse la letteraria al femminile.
Angela Scarparo, Romanzi del cambiamento.
avere preso i voti nel 1537
prima delle sue opere
Scrittrici dal 1950 al 1980 (pref. di Daniela Marcheschi), Avagliano Editore 2014, pp. 220, € 18,00.
si ammalò gravemente. Nel
autobiografiche: “El libro de
Sveva Casati Modigliani
Dan Brown
1542 ebbe la prima
su vida”. Le sue violentissime
La moglie magica - Sperling & Kupfer
Inferno - Mondadori
visione, e da questo
estasi sono riportate nel
Markus Zusak
Stefano Benni
momento la sua attività
“Castillo interior” (1576Storia di una ladra di libri - Frassinelli
Pantera - Feltrinelli
Tiziano Tersani
Massimo Gramellini - La magia di un
mistica divenne sempre più
1577), in cui «Dio stesso le
Un'
idea
di
destino.
Diari
di
una
vita
straorbuongiorno - Longanesi
Italo Alighiero Chiusano
intensa. Nel 1562 fondò il
aveva mostrato…il modo
dinaria Longaneri
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3
LACERTI DI LETTURE
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6
FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA)
La verità confusa
IN SICILIA TALUNI chiamano libertà quello che
invero è usurpazione. “«Pagheremo le tasse sui
nostri feudi ne più ne meno di come un
qualsiasi borghese le paga sulla sua mezza
salma»«E non vi sembra logico? Più che logico
giusto?»«Logico, giusto? Ma io dico che è mostruoso! I
nostri diritti sono sacrosanti: giurati da tutti i re. Voi
dovreste saperlo. La libertà della Sicilia, santissimo Iddio!»”
La vittima subisce il fascino del carnefice e male accetta un
beneficio elargito a tutti. “La nostra plebe è abituata a
leccare la mano che la bastona e a mordere quella che tenta
di beneficiarlo.” Le donne sono l’unica ipotetica prova di
Dio, e coloro che si attribuiscono il ruolo di rappresentarlo
se ne astengono per dottrina, salvo poi assecondare la
natura in modo colpevole e peccaminoso.
“«Le donne voi non credete che le abbia fatte il
diavolo?»«Ma no, sono anch’esse opera di Dio. E che merito
avremmo noi ad astenercene?»«E voi ci riuscite? A non
pensarci, e non chiamarla nei sogni, a tirarvela sopra come
una coltre di delizia?»«No, non ci riesco»” Quei burocrati
servili che sopravvivono a qualsiasi potere, sono loro il vero
potere: un potere invisibile, inestirpabile, camaleontico,
subdolo ed insidioso come un cancro che logora lentamente
senza mai dare segno di se. “In lui al momento agiva quel
particolare fiuto che certi funzionari hanno riguardo ai
mutamenti, che li sentono nell’aria prima che si verifichino e
di conseguenza fanno il loro piccolo salto verso il nuovo
ordine (o disordine) delle cose.” Non capita di rado che ad
esercitare delicati compiti istituzionali vi sia personale che
quei compiti disprezza. “Non riusciva ad immaginare quali
cause avessero portato un uomo così gretto a un posto
occupato da uomini intelligenti, arguti. «E i libri poi: la
malerba dei libri. Non avete idea di quanti c’è ne sono, di
centonove pagina 28
quanti ne arrivano: a casse. E tanti ne arrivano, tanti il boia
ne brucia. Tutta roba che vuole sconvolgere il mondo,
corrompere ogni virtù. Non c’è imbratta carte che non
voglia dire la sua sui diritti dei popoli. Perciò io ammiro
gente come voi che se ne sta a cercare cose del passato
campando in pace col presente. Vi ammiro!»”
La competenza approfondisce. La verità non emerge con gli
slogan e con le suggestioni, essa si palesa solo dopo
un’attenta analisi.
“«Ma come ti può venire un pensiero simile? Dopo una
prova così evidente, così luminosa»«La mia esperienza di
avvocato ha visto tante volte la verità confusa e la
menzogna assumere le apparenze della verità. Quando ho
sentito Hager dire che non poteva su due piedi tradurre un
passo del codice, di colpo ho capito da quale parte stava la
verità».”
Lacerti tratti da: “Il Consiglio d’Egitto ” parte II - 1989
Leonardo Sciascia
posterlibri
24 Dicembre 2014
PRESENTAZIONI
NOVITA’. Fabio Tracuzzi racconta il padre difficile e tanto amato
Il selvatico di Stromboli
Don Carmelo e il suo cane protagonisti del libro edito da Maimone,
Sullo sfondo di un’isola raccontata anche con le immagini
MESSINA. Evviva la realtà se ha la
faccia lavica di Don Carmelo Tracuzzi,
tutta rughe e solchi a indicare che
l'uomo non era facile. Gentile per
alcuni, aspro per altri. Difficile da
catalogare, Don Carmelo Tracuzzi
diventa così oggetto di interpretazioni,
di letture diverse come i personaggi di
Pirandello. Come se si piombasse
dentro il film 'Rushomon' di Akira
Kurosawa. Così è anche per il libro del
figlio Fabio Tracuzzi che si mette nella
difficile impresa di ricordare un padre
ingombrante quanto amato in
'Carmelo, beato lui. Il vulcano
Stromboli e il cane Pipino'. ''Pagine che
raccontano, foto che accompagnano.
Un libro, un insieme di pagine. Un atto
d'amore. Verso un uomo, mio padre, e
verso un'isola, Stromboli.
Carmelo col suo cane
(Pipino) e la montagna
(Stromboli)'' così l'incipit
di Tracuzzi che nella vita
fa il giornalista. Insomma
chi era Carmelo Tracuzzi?
Considerato che le foto
raccontano meglio delle
stesse parole il
personaggio, tra le cose
certe che si possono dire
di lui è che Carmelo era un uomo
selvatico. Un uomo che, con un atto di
coraggio, da un giorno all'altro,
inseguendo un grande amore, si
trasferisce nella più selvaggia delle
isole. Un'isola dura, animata, come è,
anche dalle forze irriducibili del
vulcano. Nato negli anni Venti l'uomo
approda a Stromboli nel 1950 al
seguito del film omonimo di Rossellini
interpretato dalla Bergman. E lo fa
abbandonando la sua Catania, il suo
lavoro e la sua famiglia. Qui nell'isola
allestisce un ritrovo-ristorante, La
Trave, che porta a Stromboli quel tocco
di raffinatezza che non c'era mai stato:
dal caviale alle aragoste, fino
ovviamente ai piatti tipici e a delle
solide parmigiane di melanzane. Un
ristoratore atipico. Codino e jeans
strizzati sul corpo magro più che avere
dei clienti, aveva ospiti da lui tollerati,
ma fino a un certo punto. Qualcosa di
sbagliato e arrivavano i suoi ''sguardi
inceneritori e le sue battute al vetriolo''.
''Le sue ombrosità non mi
spaventavano affatto anzi mi erano
affettuosamente familiari, ma la
perentorietà dei suoi numerosi giudizi,
i repentini cambiamenti di umore e,
soprattutto, la totale imprevedibilità,
mi spingevano a guardarlo con timore,
come fosse una specie strana e nuova
nel mio universo di adolescente. Oggi
capisco che tra Carmelo e Stromboli,
ora come allora, non
v'era e non v'è confine''
dice nell'introduzione la
nipote Daniela Tracuzzi.
Questa mancanza di
confine, tra Carmelo e
l'isola, c'è anche
sicuramente tra l'autore,
il padre e Stromboli. ''A
Stromboli ho conosciuto
la vita, l'amore, la morte dice nel libro Fabio
Tracuzzi -. A Stromboli sono cresciuto
per la prima volta, ho fatto l'amore per
la prima volta, mi sono innamorato per
la prima volta, mi sono innamorato per
l'ultima volta, ho conosciuto mio padre,
ho visto vivere mio padre, ho visto
morire mio padre. Ho visto il dolore e
la disperazione, la gioia, la felicità''.
Insomma 'Carmelo, beato lui. Il
vulcano Stromboli e il cane Pipino' è un
racconto felice e affettuoso di un figlio
che ha amato tanto un papà che non
era difficile da amare. E questo al di là
del suo stesso ruolo di padre portato
avanti con tutte le legittime incertezze
di un uomo nato libero.
L’università di Messina
Messina, mezzo secolo all’Università
Cronache di 50 anni di vita tra conservazione e rinnovamento a cura di Gianni e Miceli
MESSINA. Non solo fatti, ma anche
racconti di uomini e donne che hanno
dedicato idee, tempo e passione
all’obiettivo di promuovere il ruolo
sociale dell’Università pubblica e la
responsabilità ad esso connessa.
"Cronaca di 50 anni di vita universitaria
tra conservazione e rinnovamento"
(Edizioni ETS, Pisa 2014) è anzitutto
questo: una chiave di lettura
privilegiata per comprendere, tra luci e
ombre, l’impatto sulla collettività
dell’agenzia di educazione, ricerca e
formazione per eccellenza. Anche e
soprattutto per stimolare la riflessione
comune e il confronto nella
consapevolezza della crisi di valori, oltre
che economica, che caratterizza il
presente.
Il volume, la cui pubblicazione è stata
promossa dal Cnu, Comitato nazionale
PRESENTAZIONI
Donne siciliane secondo Sciascia e Pilato
TRAPANI. A metà degli anni Settanta, Leonardo Sciascia
pubblicò un saggio sulle donne siciliane che gli procurò
molte polemiche. Appassionato al gioco pirandelliano
della realtà e dell’apparenza, Sciascia invece scriveva che
le donne siciliane erano, insieme, comandiere e
subalterne, piegate, cioè, da una secolare sottomissione,
eppure forti e padrone in casa. Questo libro di Giacomo
Pilati edito da Di Girolamo è l’ideale prosecuzione del
saggio di Sciascia. Non è una valutazione esagerata,
anche se quello era un saggio dal sapore fortemente
pamphlettistico e questa è una raccolta di storie narrate dalle stesse
protagoniste. Ci sono tre elementi che accomunano le donne così diverse che
Pilati ha voluto incontrare: il dolore, la consapevolezza e il coraggio. Giacomo
ha colto, e ha saputo descrivere, la fondamentale differenza tra uomini e
donne siciliani. Gli uomini credono che tutto sia destino. Le donne pensano
che il destino si può cambiare.
centonove pagina 29
universitario, sarà presentato, con la
partecipazione del professore Pietro
Navarra, rettore dell’Università di
Messina, sabato 27 dicembre alle ore
18, al Feltrinelli Point Messina. I curatori
del libro sono Paolo Gianni
dell’Università di Pisa e Antonio Miceli
dell’Università di Messina. Moderatore
dell’incontro il prof. Antonio Miceli.
Ripercorrendo mezzo secolo di storia, il
libro, pur nel rigore della trattazione,
da’ conto anche dei sentimenti e degli
ideali perseguiti da coloro che hanno
fondato e poi animato il Cnu,
disegnando percorsi di passione civica
capace di uniformare vita pubblica e
vita privata, scelte ed etica, come
d’altronde recita il motto
dell’associazione, “leges sine moribus
vanae” (la legge senza morale rimane
vuota).
24 Dicembre 2014
postertradizioni
PATRIMONIO. Il senso pratico di un “popolo” riassunto nel museo etnoantropologico
Tortorici, il santuario del fare
Nato su iniziativa di Sebastiano Franchina racconta soprattutto l’arte campanaria “celebrata” anche da Consolo.
Ma sono tanti gli oggetti che raccontano una storia. Spesso salvata dai cassonetti della spazzatura
DI
GERARDO RIZZO
TORTORICI. A Tortorici, l’orologio
della chiesa di San Francesco oggi è
muto, ma quando funzionava, batteva
prima i quarti e poi le ore. Era una
questione di senso pratico: al
conteggio del paesano distratto,
intento nel proprio lavoro, era meglio
che sfuggisse un quarto d’ora che
un’ora intera. Il senso pratico dei
tortoriciani – si dovrebbe dire
“oricensi”, a rigore, ma tortoriciani
suona più vivo – è come riassunto nel
Museo Etnoantropologico, che è uno
dei vanti del centro nebroideo. Può
sembrare paradossale, ma in un
museo di questo tipo, santuario del
fare, della cultura materiale, una delle
prima cose che la guida ci tiene a
mostrare sono parole. A fare la
differenza è il fatto che le parole sono
di Vincenzo Consolo, che vantava
l’arte campanaria di Tortorici ne Il
sorriso dell’ignoto marinaio: «E giù e
su di poi, altre campane a stormo,
dell’Annunziata, della Grazia, del
Rosario, gravi squillanti e mediane,
segrete fusioni dei tortoriciani».
E le campane, sebbene ormai da oltre
mezzo secolo non ci siano più
fonderie attive a Tortorici, rimangono
uno dei principali punti di orgoglio del
paese. La fonderia Trusso, restaurata
con fondi europei, è l’unica rimasta in
piedi, e rappresenta una meta
imprescindibile per chi visiti Tortorici:
un cartellone nel cortile della struttura
ricorda i nomi dei più grandi
campanari tortoriciani e l’elenco delle
loro più importanti realizzazioni. E se
si trova la guida giusta, spiegherà con
dovizia di particolari le singole fasi
della fusione, a partire
dall’individuazione della percentuale
di rame e di stagno, e della
temperatura di fusione, che doveva
arrivare a 1400°.
DINASTIE FRANCHINA. Tracce di
questa antica tradizione - che ha
invaso pacificamente mezza Sicilia ma
anche un gran numero di centri al di
fuori della regione – si trovano
abbondanti proprio nel museo
etnoantropologico. Il museo è nato
per iniziativa di Sebastiano Franchina.
A Tortorici, quando si cita il cognome
Franchina, è sempre bene anteporre il
nome di battesimo, perché sono tanti
gli oricensi con questo cognome che si
sono messi in evidenza in vari campi.
C’è stato Calogero, il prete-fotografo,
su cui ci soffermeremo più avanti. C’è
stato Gaetano, avvocato e politico
socialista. E c’è stato Sebastiano,
storico e letterato, che si è occupato di
un altro illustre concittadino,
Giuseppe Tomasi, pittore del XVII
secolo le cui opere fanno bella mostra
di sé in moltissime chiese dell’area
nebroidea; lo stesso Franchina che
fondò il Centro di Storia Patria dei
Nebrodi, di cui il museo
etnoantropologico è una costola.
Nel museo, dicevamo, troviamo un
gran numero di oggetti che celebrano
l’arte campanaria: una sorta di
gigantesco compasso che serviva a
dare la forma alle campane, grossi
masselli di legno con un’armatura di
ferro che servivano ad appendere le
campane: venivano uniti mediante ‘a
manichera, i grandi anelli di bronzo,
fusi assieme alla stessa campana. Una
accanto all’altra, ci sono due piccole
campane, una sana e l’altra incrinata.
Ciaccata, in dialetto, e ha un suono
sordo, non più squillante come quella
integra. “Si’ surdu comu ‘na campana
ciaccata”, si diceva, anche se nel
tempo l’aggettivo è venuto meno, e il
detto ha perso un po’ del suo
significato.
TANTE CONTRADE. Ma all’interno
del museo etnoantropologico, tutto
richiama l’antico senso pratico dei
tortoriciani. Una grandissima varietà
di oggetti e di mestieri rappresentati,
probabilmente anche a causa della
singolare conformazione del territorio,
diviso in ben 72 contrade, e
Calogero Franchina, Seminarista
un’altitudine che varia dai trecento
metri circa agli oltre milleseicento, che
nell’interno va a confinare con
Maniace e Bronte: un territorio, in
definitiva, dove si poteva trovare di
COSA VEDERE
Quelle chiese con i dipinti del Seicento
DA VEDERE A TORTORICI ci sono soprattutto le chiese, ricche di opere
d’arte, dove si possono ammirare molte delle opere del pittore seicentesco
Giuseppe Tomasi da Tortorici. A cominciare dalla Chiesa Madre dedicata a
Maria Assunta, che custodisce una Madonna del Soccorso probabile opera di
Antonio Gagini. La chiesa di San Nicola è la più antica del paese e contiene,
tra le altre opere, le “Anime del Purgatorio” del Tomasi. A poca distanza si
trova la chiesa del SS. Salvatore, dove particolarmente pregevole è l’altare
maggiore, riccamente intagliato. Nella chiesa di San Francesco è possibile
ammirare il gruppo scultoreo della “Stigmatizzazione di San Francesco”,
realizzato dalla famiglia Gagini. Se si ha la possibilità, meglio andarci in
concomitanza con qualche festa, che da queste parti sono sempre colorite e
suggestive. Come i “nudi” del 20 gennaio in onore del patrono San
Sebastiano, o il pellegrinaggio delle Tre Verginelle all’Acqua Santa, che si
tiene in agosto. Se sarete fortunati, troverete Nino Di Marco a farvi da
guida, disponibile e competente.
Calogero Franchina, Marinaretto
centonove pagina 30
postertradizioni
tutto. Oggetti che sono confluiti qui,
nel vano cantinato del Circolo “Orice”,
con le provenienze più varie: spesso i
reperti provengono dallo sgombero di
vecchie case, ma qualche volta anche
dai cassoni della spazzatura,
miracolosamente salvati da qualche
occhio esperto prima di finire in
discarica. Altre volte sono lasciati in
comodato d’uso da vecchie case con
molti proprietari, che per non litigare
sulla divisione, decidono saggiamente
di affidarli al museo, dietro rilascio di
una ricevuta.
MESTIERI E ATTREZZI. In un angolo
è ricostruito il laboratorio di un
ciabattino con tutti gli attrezzi del
mestiere, con forme che la dicono
lunga: per esempio, martelli col becco
molto più lungo del normale, che
dovevano servire a battere i chiodini
all’interno delle scarpe, senza rovinare
la tomaia. Accanto al deschetto del
ciabattino, un sedile ergonomico ante
litteram, risalente a quando
l’ergonomia non era ancora una
scienza, ma un campo nel quale si
andava per tentativi: questo sedile era
costruito in maniera tale che bastava
sedercisi sopra, che la schiena tendeva
naturalmente a mettersi in posizione
eretta. Le forme per le scarpe non si
appoggiavano sul tavolino, ma
avevano una base da appoggiare sulle
gambe, che garantiva una maggiore
stabilità.
I MAESTRI D’ASCIA. Sorprende un
po’ scoprire che a Tortorici esistevano
abili maestri d’ascia, che era un
mestiere tipico delle zone di mare,
dove i mastri mettevano a frutto la
loro abilità nella costruzione delle
barche. Qui, i maestri d’ascia
costruivano perfette madie e altri
contenitori in legno, e quegli artigiani
non hanno lasciato solo le asce da cui
avevano preso il titolo, ma anche
ingegnosi attrezzi come i trapani a
mano. Salvata da una ingloriosa fine
nella spazzatura, c’è perfino una
grossa carrucola in legno, che serviva
a sorreggere il pesantissimo
lampadario della chiesa di San Nicola:
attraverso questo marchingegno, il
lampadario veniva calato, e si
accendevano le candele che dovevano
illuminare le funzioni.
L’ARTE DEL CANNIZZO. Molti reperti
richiamano il mondo contadino, come i
“cannizzi” per essiccare l’uva e i fichi, o
qualunque altra cosa andasse essiccata.
Venivano fatti con la canna perché era
l’unico materiale che i topi non
potevano rosicchiare. Così la canna,
diffusissima lungo le rive del Fitalia,
veniva utilizzata anche per fare i tetti. O
per fare i cofani, e i cesti di tutte le
dimensioni, utilizzati dai contadini per
portare in paese uva, nocciole e tutto
quello che si raccoglieva, ma all’andata
ci si portavano i bambini. E infine
un’unità di misura classica della civiltà
contadina siciliana, il “du munnedda”
per le olive. Bisognava stare attenti
però, con quelle misura, che spesso c’era
differenza fra la misura che si usava in
un paese e quella del paese vicino, così
capitava che si era convinti di prendere
24 o 26 chili di merce, e invece se ne
portava a casa 22 o giù di lì.
Ma un’altra collezione da non perdere,
per chi si reca in visita a Tortorici, è il
Museo Etnofotografico ospitato
nell’edifico del comune, e che consiste
nella collezione del sacerdote
Calogero Franchina. Personaggio
singolarissimo, vissuto fra il 1876 e il
1946, studiò a Roma per diventare
prete e poi si recò a Parigi, dove
apprese l’arte della fotografia, che
sarebbe diventata la sua attività
principale per tutta la sua vita. Come
prete ebbe le sue soddisfazioni, visto
che fu pure cameriere personale di
papa Pio XII, ma come fotografo toccò
vette elevatissime, e lasciò una
ricchissima eredità per la conoscenza
del paese. Per tutta la prima metà del
novecento, infatti, Calogero Franchina
fotografò la vita di Tortorici, di cui
lasciò un nutrito reportage sotto le più
varie forme. Alcune migliaia di foto
sono state stampate, e una ricca scelta
si può ammirare sulle pareti del
municipio, il cui ultimo piano è
24 Dicembre 2004
Interno del museo etnoantropologico
dedicato interamente al fondo
Franchina. Ma la maggior parte delle
immagini non è stata stampata, ed è
arrivata a noi nei più diversi supporti,
come lastre e negativi, per un totale di
circa trentottomila pezzi. Salendo le
scale che portano al museo
fotografico, ci si imbatte in personaggi
comuni e singolarissimi, la maggior
parte dei quali non ha un nome, ma
rivelano una fortissima personalità in
gran parte conferita loro dall’arte di
monsignor Calogero Franchina. In
varie foto appare lo stesso fotografo,
come composizioni di famiglia in cui
lui è posizionato nei posti che
spettano al capofamiglia. Molte foto
ritraggono la cittadina nebroidea in
momenti cruciali della sua storia e
della sua vita quotidiana: la festa di
centonove pagina 31
San Sebastiano, le “adunate
oceaniche”, in piazza, ad ascoltare per
radio i comunicati del Duce, o ancora
momenti di lavoro o di relax nelle
ultime fonderie che producevano le
famose campane tortoriciane.
Ma i pezzi più pregiati sono
sicuramente i ritratti, che siano di
famiglie locali, di spaesati seminaristi,
di bambini in abito da marinaretto o
di bellissime donne degne delle riviste
patinate di oggi. In tutte queste foto si
scorge la sapiente regia dell’autore:
sguardi languidi persi nel vuoto, menti
leggermente sollevati a suggerire
atteggiamenti alteri, ma in realtà tesi
a catturare l’angolazione di luce più
morbida. Un patrimonio di memoria
che si è salvato dall’oblio, e che merita
di essere conosciuto da tutti.
24 Dicembre 2014
posterfeste
TRADIZIONI. Presepi viventi da San Filippo Superiore a Castanea, da Milazzo a Monforte San Giorgio
Natività, la lunga storia d’amore
Per le vie del borgo, un viaggio sensoriale alla riscoperta della Betlemme di duemila anni fa
Presepe vivente di Castanea
Presepe vivente a San Filippo Superiore
DI
PAOLA LIBRO
MESSINA. Un percorso virtuale nella
Betlemme di più di duemila anni fa per
rivivere l’emozione della nascita del
Bambin Gesù tra la semplicità dei
luoghi. Un excursus nel tempo grazie al
quale sarà possibile vedere e
comprendere come si svolgeva la vita
passata all’interno di botteghe ricreate
ad hoc nelle quali si svolgevano antichi
mestieri (ferraio, vasaio, ciabattino,
candelaro, falegname, apicoltore,
macina della farina, fornaio, lavandaia,
filatrice, oste, zampognaro, pastore),
toccando con mano il “frutto” del loro
lavoro (dal tessuto impiegato per la
produzione di abiti e arredi agli
strumenti usati e alla degustazione di
prodotti tipici di crespelle, pane caldo
con olio, ricotta, vino), e passando
dallo sfarzoso e lussurioso harem di
Erode all’umile capanna della Sacra
Famiglia riscaldata dall’asinello e il bue
e protetta da un angelo. Odori naturali
e speziati (mirra e incenso) si captano
tra le viuzze dei vari borghi messinesi,
illuminati dalle fioche luci di candele,
sotto lo sfondo delle dolci note della
novena suonata dagli zampognari,
immergendo così il visitatore in viaggio
sensoriale nel passato ma più che mai
attuale per l’importanza dei valori della
cultura cattolica. Un via vai di gente,
tra re magi e comuni mortali,
centurioni romani, pastori e visitatori,
animano i vari presepi viventi che ogni
anno popolano diversi centri abitati
della città e della provincia messinese
per adorare il Bambinello. Una
ricreazione senza limiti di tempo e
spazio alla ricerca dell’amore più puro
ed autentico che unisce la collettività,
restituendo solo gioia e armonia.
Da sabato 20 dicembre e domenica 21
(e successivamente dal 25 al 28, 1°
gennaio e dal 3 al 6 del nuovo anno) si
potrà visitare il Presepio Vivente,
organizzato dal Circolo Oratorio P.
Leopoldo Crespi, nella villetta
Comunale di S. Lucia sopra Contesse
dalle 18.30 alle 20.30. E sempre sabato
prossimo, per tutti i week-end fino al 6
gennaio, si svolgerà il presepio a
Milazzo, giunto alla seconda edizione:
tra le mura della Cittadella fortificata si
alterneranno recitazione, danza e
musica dal vivo (realizzati con la
collaborazione di scuole, associazioni
teatrali e di danza, su idea
dell’assessore al turismo Dario Russo e
sviluppato con la direzione di Tindaro
Italiano), per amplificare il senso di
Ed Erice si fa in... ventiquattro
Nel paese medievale concerti, teatro e danza, degustazioni
Presepe ad Erice
ERICE. Erice è pronta ad accogliere i visitatori per il lungo ponte natalizio che si
concluderà il prossimo 6 gennaio.A fare da location naturale a spettacoli,
concerti, perfomance teatrali e danza, degustazioni di prodotti locali e presepi:
musei, chiese, monumenti, stradine, vicoli, piazze e botteghe e anche le scuole.
Veri protagonisti della kermesse ericina i "Presepi". Ventiquattro in tutto.
Differenti per stile, materiali, location, foggia, ma tutti allestiti con abilità, amore
e passione. Dalla ceramica ericina, alla terracotta all'alabastro. Erice darà la
possibilità ad ogni visitatore di scoprire attraverso i presepi, il suo Borgo, i suoi
angoli più caratteristici. E tra i presepi da ammirare certamente quello
settecentesco del Polo Museale A. Cordici, realizzato con materiali marini e
personaggi in prezioso alabastro e, il monumentale presepe artistico di Jaemy
centonove pagina 32
24 Dicembre 2014
posterfeste
EVENTI
Spettacolare Marineo
inclusione dello spettatore in un
momento di vita vissuta.
Dalla notte del 24 si potrà assistere al
Presepio Vivente organizzato della
parrocchia S. M. Immacolata
nell'Antica Chiesa della Calispera che
andrà in scena anche domenica 28 e a
gennaio nei giorni 3, 4 e 6 dalle 18,30
alle 21.
Il clou delle rappresentazioni prenderà
il via dal Giorno di Natale con diverse
proposte allestite in occasione della
nascita di Gesù Bambino; in primis la
tradizionale interpretazione della
Natività a Castanea delle Furie, a cura
dell’Associazione turistico-culturale
“Giovanna D’Arco”, si svolgerà dal 25
al 30 dicembre e dal 1 al 6 gennaio
dalle 17.30 alle 19.30 all’interno
dell’antichissimo Casale. Un evento
ormai consolidato nella tradizione
della gente del luogo, impegnata, con
dedizione e costanza, nel ricreare la
scena più tipica della natalità e della
vita quotidiana di un tempo (con
strumenti di lavoro, suppellettili e
arredi che attingono al vissuto degli
abitanti), interagendo con pubblico
attraverso le varie attività proposte.
Anche a Santa Lucia del Mela nei
giorni festivi (25 e 26, oltre al 1 e 6
gennaio) sarà possibile visitare dalle il
Presepio vivente dalle 17,30 alle 19.30:
un evento interattivo con l’utenza per
far vivere in prima persona sensazioni
ed emozioni sempre attuali, accanto
alla degustazione di prodotti tipici.
Si svolgerà, invece, all’interno del
quartiere arabo di Monforte San
Giorgio “la più grande storia di amore
raccontata” – come la definiscono gli
organizzatori -, che si rinnova da ben
ventinove anni, grazie
all’organizzazione della comunità
parrocchiale, nei giorni 25 e 26
dicembre e 1-4-6 gennaio dalle 17:30
alle 20:30, mentre l’apertura della
biglietteria è prevista alle 17.
Altre tre proposte per rivivere la scena
della Natività si avranno a partire da
venerdì 26 dicembre, in diverse zone
della città di Messina: infatti tra le vie
del villaggio di S. Filippo Superiore
l'associazione culturale "I Mulini" ha
predisposto l’organizzazione del
Presepio vivente dalle 17.30 alle 20.30
e a seguire domenica 28, il 3, 4 e 6
gennaio. Due soli giorni di tempo,
invece, per visitare i presepi viventi
allestiti nel parco sottostante il
Santuario di Montalto (il 26 e il 30
dalle 17 alle 21) e nell’antico Borgo
Monalla di Zafferia (26 e 3 gennaio
dalle 18,30 alle 21), rispettivamente a
cura del comitato spontaneo "Presepe
vivente Montalto" e dell'associazione
"Jobel Zaffaria" della parrocchia S.
Nicolò di Bari. A Montalto saranno
coinvolti soggetti affetti da patologie e
soggetti normodotati che avranno
parte attiva nella rappresentazione
della nascita di Cristo.
Infine, immancabili le due mostre
presepiali in programma per questo
Natale: Arte Presepiale Sperone 2014
allestita nel salone parrocchiale della
chiesa S.M. dei Miracoli di Sperone (a
cura dell'associazione "Gruppo Amici
del Presepe Sperone" e della stessa
parrocchia) in programma fino 6
gennaio dalle 17 alle 20 e la Mostra di
Arte Presepiali predisposta
dall'Associazione Italiana Amici del
Presepio ai Chiostri del Palazzo
Arcivescovile da sabato 13 all'11
gennaio.
Callari, che quest'anno oltre a vedere una nuova collocazione, nel foyer del
Teatro di Erice, sarà impreziosito da nuove scenografie. Domo cominciati già i
mercatini in piazza della Loggia, curati da Upia Casartigiani Trapani. Una
passeggiata tra le caratteristiche casette in legno può essere l'occasione per
l'acquisto di un regalo originale, o per la degustazione di eccellenze
enogastronomiche tipiche di Erice "street food". Ogni giorno poi animazione e
momenti di intrattenimento anche per i più piccoli. Colonna sonora delle
manifestazioni le melodie dello Zampognaro Sebastiano Nanè. Grande
attenzione poi alla musica con i concerti del conservatorio di Musica A.Scontrino,
che si terranno presso la chiesa di Sant'Alberto dei Bianchi. Ma anche il Gospel
avrà un suo momento significativo in Piazza San Giuliano il 29 dicembre alle 19.
Di scena il gruppo "Supernova Sound". Poi c'è il teatro, la danza e assieme a
queste anche l'arte. Tre le particolari performance delle "Residenze artistiche". A
Capodanno tutti in Piazza a salutare l'anno nuovo con brindisi, fuochi d'artificio
e animazione musicale.
centonove pagina 33
PALERMO. Anche quest'anno sotto
la Rocca di Marineo, tra il suono
dell'incudine, il profumo delle
delizie preparate nelle case
contadine, i balli della taverna e
della casa Burgisi, gli artigiani che
lavorano i loro prodotti, i contadini
che lavorano la terra e quello che
"pisa" il frumento, si darà
nuovamente vita al Presepe
Vivente, organizzato dalla GMG
(Gesù, Maria e Giuseppe) Marineo
Onlus, con il patrocinio del comune
di Marineo. Si tratta della ottava
edizione della manifestazione che,
negli anni passati, ha ottenuto
notevole risonanza "spingendo"
nel paese dell'entroterra
palermitano numerosi turisti che
hanno potuto apprezzare la cura e
la devozione con cui i numerosi
"addetti ai lavori" si sono prodigati
per la realizzazione. Il "Presepe
Vivente sotto la Rocca" è una vera
e propria rievocazione della civiltà
contadina sviluppato in più di 23
scene animate da oltre 150
figuranti e unisce la componente
religiosa con quella culturale,
propria delle tradizioni Marinese.
Date di apertura: 25 - 26 e 28
dicembre 2014, 4 e 6 gennaio 2015
Dalle 17 alle 21.30. E' prevista
durante lo svolgimento della
manifestazione la degustazioni di
prodotti tipici: pane caldo con olio,
focacce, formaggi, salumi, olive,
tuma, ricotta e vino.
28 Dicembre 2014
postermostre
Enzo Migneco, in arte Togo
EVENTI. Il maestro di Messina rievoca gli anni intensi della sua infanzia in città. Tra dipinti e incisioni
Togo, tributo alla Sicilia
Nei saloni del Monte di Pietà l’amore per lo Stretto, i suoi miti e la sua magia. Ricordi e progetti
di un artista a tutto tondo che regala agli occhi e al cuore “Cariddi” e “La donna e il mare”
DI
RAFFAELLA SCHIRÒ
MESSINA. Un tributo alla Sicilia dai
colori intensi rubati a sole e mare, la
nostalgia tra le sfumature, tele che
raccontano di un amore atavico verso
una terra mai dimenticata.
Il maestro Togo espone una serie di
dipinti ed incisioni nella personale
“Intorno all’Isola” presentata in
catalogo da Vincenzo Bonaventura,
per rappresentare negli affascinanti
saloni del “Monte di Pietà” oltre
cinquant’anni d’arte e passione.
Quaranta opere del maestro all’anagrafe Enzo Migneco- tra dipinti
e incisioni, per esaltare la cultura
mediterranea attraverso un percorso
iniziato negli anni cinquanta.
-Amo questa terra con tutto me stessosi racconta l’artista, barba bianca e
basco verde indossato con eleganza,
con una cordiale semplicità
disarmante. –Già all’età di nove anni
iniziava la mia carriera di isolanoscherza con orgoglio il maestro, classe
1937, -nato a Milano per caso- precisa
con puntiglio – e messinese
d’adozione-.
Torna indietro nel tempo, rievocando
gli anni intensi trascorsi a Messina, la
fine degli anni cinquanta che lo vide
partecipare a mostre e rassegne nella
città dello Stretto, dove tenne la sua
prima personale.
Giocherella con l’immancabile pipa tra
le mani –finché c’è pipa c’è speranzaridacchia -questo è il mio mottomentre sorridendo, ricorda le ore
trascorse davanti al bar Nettuno –oggi
ci hanno messo una salumeria- a
dibattere e fantasticare sul futuro con
altri artisti e giovani intellettuali tra
cui Enzo Celi, Alvaro Occhipinti,
Alfredo Santoro, Bruno Samperi,
Salvatore Brancato, Antonio
Cucinotta, Nino Rigano, Michele
Spadaro con il quale aprirà il suo
primo studio nel 1960.
Dal ’62 inizia la sua attività milanese,
dove tra mostre e personali avvia la
ricerca nel campo dell’incisione,
tecnica che il maestro andrà
approfondendo con merito sempre
maggiore negli anni successivi. -Devo
molto alla città di Milano - dice
l’artista dove tutt’oggi vive con la
moglie – siamo quasi milanesi –
scherza - ma solo per quanto riguarda
la precisione.
Togo si racconta ironizzando sugli
“studi impropri” visto che non
avevano nulla a che vedere con la
formazione artistica all’epoca
inesistente. I ricordi volano verso
Due opere in mostra al Monte di Pietà del maestro Togo
centonove pagina 34
Milano, dove da autodidatta si accosta
alla pittura ed espone i primi lavori
intrecciando amicizie con artisti
milanesi.
Racconta con orgoglio di quella volta
che Paolo Volponi ammirato dai suoi
dipinti in esposizione rimase colpito
ed entusiasta al punto da dedicargli
una testimonianza scritta di suo
pugno.
L’amicizia con Vincenzo Consolo con
cui trascorreva ore in chiacchierate
vivaci, come quella volta a Milano,
appena finito di leggere “Il sorriso
dell’ignaro marinaio” che da “profano”
gli diede la sensazione di aver letto
quasi un canto, dal ritmo perfetto.
Ricordi ne ha da condividere il
maestro, si dilunga nei dettagli e
trasmette passione per le piccole cose,
piccoli dettagli. Come la pipa che non
smette di rigirare tra le mani mentre
la moglie – il mio braccio destro
multimediale- lo affianca e arricchisce
i suoi ricordi di delicate sfumature. –
Se non ci fosse lei ad aiutarmi sarei
perso- sospira sorridendo alla signora
Graziella, scultrice e artista, mentre
tenta invano di destreggiarsi tra e-mail
e siti internet curati appunto dalla sua
signora.
Il maestro Togo ha esposto le sue
opere tra pittura e grafica in oltre
cento mostre personali in Gallerie di
prestigio oltre a partecipare a rassegne
e biennali, in Italia e all’estero.
L’attaccamento alla Sicilia emerge nel
suo percorso artistico con interventi a
esposizioni come “L’isola dipinta”, “La
Sicilia è un arcipelago”, “Il canto del
mare”, ”Cariddi”, “La donna e il
mare”, “Artisti Siciliani”, in lavori
come il murale “Il ritorno” che
raccontano di un’isola che vive nel
cuore dell’artista.
Messina vanta una grande opera del
maestro “Veloce come un treno”
donata lo scorso febbraio alle Ferrovie
dello Stato, esposta in maniera
permanente nella stazione centrale.
La mostra resterà aperta fino al 15
gennaio 2015.
posteriniziative
24 Dicembre 2014
PRESENTAZIONI
SAGGI. L’analisi dello scrittore di Gioiosa Marcello Mollica
Mummie che passione
L’antropologo esamina il rapporto tra i vivi e i morti nel corso dell’età
moderna in Sicilia. A cominciare dai 26 corpi di prelati conservati a Piraino
MESSINA. È stato presentato al circolo
Roma di Gioiosa Marea il saggio dello
scrittore gioiosano Marcello Mollica,
docente di Antropologia culturale
all’università di Pisa, Come pelle saldata
alle ossa (Armando Siciliano, 2014),
dedicato alle mummie di Piraino.
L’antropologo esamina il rapporto tra i
vivi ed i morti nel corso dell’età
moderna in Sicilia, soffermandosi su
come sia cambiato nel corso dei secoli.
I ventisei corpi di prelati oggi conservati
in una delle cripte della chiesa Madre di
Piraino, sono stati mummificati tra
l’ultimo quarto del XVIII e il primo
quarto del XIX secolo. Sono disposti in
verticale (due) o in orizzontale
(ventiquattro), su tavole di legno, in tre
piccoli ambienti collegati al
mondo esterno con una
scala che porta al piano di
calpestio della Chiesa
Madre e due finestre che si
aprono sul vertiginoso
scenario che dalla collina
su cui poggia Piraino
spazia fino alle Isole Eolie.
Il loro stato di
conservazione è buono, in
alcuni casi delle parti si
sono mantenute in
condizioni pressoché ottimali (come
documentato nelle splendide foto che
sono da corollario al testo, curate
dall’arciprete di Piraino, don Carlo
Musarra). Marcello Mollica racconta
della storia di queste mummie,
basandosi su dei manoscritti, perlopiù
ecclesiastici, che si sono conservati
nell’Archivio parrocchiale di Piraino e
nell’Archivio storico diocesano di Patti,
tracciando le loro genealogie e legandoli
alla costruzione della cripta e quindi ai
regolamenti e infine alle costumanze
che ne hanno scandito prima le
strategie di vita e poi quelle del postmortem. L’uomo e la morte, il sacro e il
tentativo di disporre dei propri resti
mortali dopo la morte, la loro
esposizione e i rituali che ne avrebbero
per secoli accompagnato un buon
trapasso, emergono in una narrativa
costruita quasi tutta nel microcosmo
della Piraino degli ultimi secoli. Il libro
segue la storia di quei morti e di quegli
ambienti, intrecciandosi al costante
monito della caducità umana vivo nelle
meticolosissime disposizioni per la
manutenzione dei cadaveri; dapprima
trattando delle scelte elitarie, delle
nuove regole sulla salute pubblica,
dell’avanzata del moderno e del loro
scontrarsi in quei tre piccoli ambienti di
sepoltura, per poi dire delle nuove
destinazioni d’uso, delle esigenze
culturali e financo turistiche che ne
hanno dettato la storia più recente.
Il libro non mancherà di suscitare
interesse anche per delle profonde
critiche articolazioni su quello che è
l’attuale dominio semantico di alcuni
termini in uso nella zona, a cominciare
dalla cosiddetta ‘Costa Saracena’,
consorzio turistico che unisce più
comuni della Provincia di Messina,
dall’autore considerato assolutamente
inopportuno nel nome perché senza
spirito storico ancorché valenza
identitaria o rispetto per una
condivisibile memoria collettiva. Ma
ancor di più perché l’autore dimostra un
errore in una Bolla di
Canonizzazione della
Chiesa Ortodossa in
Italia, Metropolia di
Ravenna, in riferimento
all’arciprete di rito greco
Giovanni Scolarici
ucciso durante una
incursione saracena nel
1544 proprio a Piraino
ed i cui resti, assieme a
quelli del figlio, proprio
in quella cripta
contenente le ventisei mummie oggetto
del libro, murato. Per quanto infatti la
Bolla canonizzi anche il figlio, nelle
relazioni che della morte dell’arciprete
dicono (1703 e 1771) così come in altri
manoscritti, mai è fatto riferimento al
figlio, di cui anzi si dice che al padre
‘posteriormente morì’ ovvero che, morto
in tenera età, era stato sepolto nella sua
stessa cassa (pratica oltretutto
diffusissima). La Bolla dona al figlio
anche un nome, nome che non risulta in
nessun manoscritto.
I protagonisti della serie web girata a Centonove e ritratti anche nella copertina del libro
Giornalisti in serie... Web
Il libro di Moraci diventa una commedia brillante. Con tocco noir
MESSINA. Sarà presentato domenica
28 dicembre, alle 17, al Feltrinelli
Point di Messina il romanzo
“Giornalisti… e vissero per sempre
precari e contenti” di Simona Moraci
(Armando Siciliano Editore).
Interverranno Marcello Mollica,
docente di Antropologia culturale
all’Università di Pisa, Fabio Ruggiano,
dottore di ricerca in Linguistica
italiana all’Università di Messina,
l’attrice Maria Giovanna Marino, il
pianista Luciano Troja e l’autrice.
Modererà l’incontro la regista
Auretta Sterrantino.
L’autrice, Simona Moraci, giornalista
professionista, in vent’anni di carriera
ha sperimentato i diversi “tempi” e
“modi” del giornalismo: carta
stampata, uffici stampa, giornali di
settore, testate on line.
Il romanzo descrive il mondo dei
precari attraverso una scrittura
“veloce”, ironica, un taglio quasi
cinematografico, e si muove sui toni
della commedia brillante, dando
tuttavia spazio alla riflessione.
«Un libro al femminile che delinea
un percorso di crescita personale e
professionale – commenta l’autrice –
ma anche una ricerca d’identità. È un
libro che parla d’amore e d’amicizia
in cui le “redazioni” divengono il
MESSINA
Suggestioni dal set alla Feltrinelli Point
MESSINA. Torna anche quest'anno "Suggestioni dal
set", l'incontro-dialogo tra artisti curato e promosso
da Marco Bonardelli. L'appuntamento è per lunedì
29 dicembre alle ore 18:30 al Feltrinelli Point
Messina. Titolo della serata: "L’arte congiunta nelle
coppie di spettacolo". "Interverranno artisti
messinesi o siciliani che lavorano in duo", spiega
Bonardelli. Gli ospiti sono Auretta Sterrantino e
Vincenzo Quadarella di QAProduzioni, Simonetta
Pisano e Giovanni Brancato e il regista Daniele Ciprì Nino Frassica
che ha lavorato per molti anni assieme a Franco
Maresco, anche se oggi la coppia si è sciolta. Ospite speciale di quest'anno sarà
Nino Frassica, che parlerà del suo volume "La mia autobiografia (70% vera, 80%
falsa)", di cui firmerà le copie.
centonove pagina 35
luogo per eccellenza, lo sfondo della
quotidianità: per sorridere ma anche
per far riflettere».
«Racconto aneddoti e situazioni che
potrebbero sembrare surreali
attraverso personaggi che sono
fortemente caratterizzati:
rappresentano pregi e difetti di
coloro che sono stati e sono
importanti per me. La protagonista,
Lucrezia, passa dieci anni della sua
vita a viaggiare su e giù per l’Italia,
per diventare professionista. Si sente
precaria sia nel lavoro sia nella vita
privata: dovrà riuscire a trovare stessa
ed avere il coraggio di ricominciare».
Il romanzo, inoltre, diventerà una
serie web. In questa occasione verrà
presentato il progetto, in fase di
lavorazione, che prevede la
realizzazione di un episodio pilota. «È
un esperimento che ha già trovato
diversi consensi – spiega l’autrice
Simona Moraci – attraverso una
trasposizione del libro si vuole
realizzare una serie che mescolerà
alla commedia brillante un tocco di
noir. È una produzione dal basso, non
ha alcun finanziamento, solo
l’impegno di coloro che vi
partecipano». Nel cast artistico gli
attori messinesi Maria Giovanna
Marino, Christian Gravina, Luca
Fiorino, Aldo Marchetti, Ilenia
D’Avenia, Enzo Massimino,
Alessandro Casella e Antonio Bottari.
La colonna sonora è del pianista
Luciano Troja, il direttore della
fotografia è Francesco Mento mentre
la regia è stata affidata al giovane
Danilo Currò, l’editing a Steve
Flamini. Amitt Darimdur, fonico di
ripresa, Ivan Nava, fotografo di scena
e Alessandra Villarmonte, truccatrice.
Enzo Basso, direttore del settimanale
Centonove, ha messo a disposizione i
locali della redazione per girare le
scene. La serie sarà fruibile on-line:
tramite un’apposita pagina potranno
confluire tutti i contributi di quanti
prenderanno parte al progetto.
Durante la presentazione sarà
proiettato il trailer della serie.
24 Dicembre 2014
posterprotagonisti
L’INTERVISTA. A tu per tu con Vincenzo Tripodo. Da Messina a New York con ritorno per insegnare l’arte e l’amore per la recitazione
Tripodo: datemi una matita e sarà cinema
Ha cominciato da autodidatta scrivendo sceneggiature. Poi negli States per insegnare regia cinematografica e dirigere un teatro
al fianco di Scorsese. Nel 2007 pioniere con l’Actorgym di scuote teatrali in città. Ma nel cassetto il sogno di un film: “Scuru”
DI
GIGI GIACOBBE
MESSINA. Capelli lunghi e barba neri in
sintonia con gli occhiali, pure neri, fanno
parte del look di Vincenzo Tripodo il cui
debutto ufficiale in Teatro avviene nel
1993 con “Legali da legare” tratto da
“Radio Plays” dei Fratelli Marx, anche se
negli anni precedenti aveva realizzato
per le scuole una sfilza di spettacoli i cui
titoli più rappresentativi sono stati
“Delirio a due” di Ionesco, “L’amante” di
Pinter, “L’onorevole” di Sciascia e
“Partitura per sangue” dello stesso
Tripodo che parteciperà nel 1994 al
prestigioso Festival di Edimburgo.
Cosa t’interessava dei fratelli Marx?
«M’interessava la loro comicità
ultramoderna considerando il periodo,
gli anni ’30, in cui hanno avuto un
grosso successo ».
Cos’è stato per te il Teatro?
« Io non ero come tanti altri miei
coetanei che s’interessavano di calcio o
del gioco delle carte. Ho fatto cose
impopolari, come quella di giocare nove
anni a baseball. Avevo pure problemi per
condividere con gli altri i miei pensieri,
avevo interessi e gusti culturali diversi e
dunque il Teatro è stato per me un
mezzo per poter comunicare e
interloquire con il mondo circostante».
Soltanto questo?
«No, perché il mio vero interesse è stato
ed è il Cinema. Ma Messina era la città
che non ti dava dei punti di riferimento
o degli interlocutori all’altezza. C’era
solo Francesco Calogero con cui potevi
dialogare. Se volevi fare Cinema dovevi
solo partire, andare via ».
E allora cosa hai fatto?
«Ho cominciato un mio personale
percorso di autoformazione,
sceneggiando e realizzando fumetti, o
meglio arte sequenziale come la chiama
Will Eisner, che col solo ausilio d’una
matita mi permetteva di scrivere una
storia, scegliere le inquadrature e
stabilire dialoghi. Parallelamente
sapendo che dovevo avere a che fare con
attori ho cominciato a fare Teatro ».
Nelle vesti di attore o regista?
«Di regista all’inizio, ma mi sono reso
conto quasi subito che non era per
niente facile come pensavo. Le mie
indicazioni di regia erano troppo
cerebrali. Un attore invece ha bisogno di
istruzioni chiare, precise e soprattutto
graduali».
E dunque?
«Per potere imparare a dirigere ho capito
che avrei dovuto studiare come attore,
mettermi in questi panni. E così è
iniziata tra il 1993 e il 1996 una breve
parentesi attoriale prendendo parte a “I
carabinieri” di Beniamino Joppolo con la
regia di Ninni Bruschetta, alla
“Teatroteca” di Beppe Randazzo e a “La
martogliata” di Vetrano-Randisi. Quando
ho capito i meccanismi della recitazione
sono ritornato alla regia».
Dirigendo però
delle opere liriche e
non di prosa. Come
è potuto succedere?
«A quel tempo alla
direzione artistica per
la musica al Vittorio
Emanuele c’era
Lorenzo Genitori, il
quale credendo nelle
mie doti registiche mi
chiese di dare una
lettura più
contemporanea alle
due opere del ‘600
che erano
rispettivamente:
“Livietta e Tracollo”
di Giovanni Battista
Pergolesi e il “Don
Chisciotte” di
Giovanni Battista
Martini: la prima
ambientata in una
bidonville popolata
da clochard e la
seconda messa in
scena con la tecnica
del “Teatro Nero di
Praga” , ossia
utilizzando una
lampada nera e un
Vincenzo Tripodo
gruppo di animatori,
rigorosamente vestiti
di nero, che muovevano dei pupazzi ».
Agli inizi del terzo millennio tu
scompari da Messina e vai a New
York? Cosa ci sei andato a fare?
«Ho abitato a New York per circa dodici
anni. Certamente tornavo a Messina per
realizzare altre opere liriche ma poi
ritornavo negli States. In quegli anni,
incoraggiato da Ninni Panzera del
Circolo Milani, ero stato ammesso al
Master triennale in Film Production
della New York University con lettere di
presentazione di Michelangelo
Antonioni e di Giuseppe Tornatore, in
cui venivano ammessi soltanto 25 allievi
e in un luogo in cui si erano formati
registi del calibro di Martin Scorsese,
Oliver Stone, i fratelli Cohen, Jim
Jarmush e Spike Lee che è stato il mio
insegnante ».
Qual è stato l’avvenimento più
significativo di quel Master?
«Il mio 2° anno è stato documentato
dalla regista Academy Award, Nanette
Burnstein, nella Docu-Series “Film
School” prodotta dall’IFC (Indipendent
Film Channel) e trasmessa in più di 46
Paesi Italia compresa e ciò che mi faceva
ridere è stata la mia gigantografia di 21
metri quadrati che campeggiava a Times
Square e pure sulla carrozzeria dei taxi.
Mi hanno proposto una cattedra al
Master, io ho accettato e ho fatto
l’insegnante di regia cinematografica
sino al 2010».
Riuscivi a vivere con lo stipendio che
ti davano?
«Sì, anche se non era la mia unica fonte
di reddito, perché ho co-diretto per 10
anni il B.D.A. Center un teatro OffBroadway sulla 46ª Strada con Anna
Maria Cianciulli e Domenica Cameron
Scorsese (figlia del regista Martin). Ho
fatto pure documentari, spot
pubblicitari, video musicali mentre
cominciavo a sviluppare il soggetto del
mio primo film ».
Di che si tratta?
«Il film si chiama “Scuru”, scritto
assieme a Paolo Pintacuda, è
interamente ambientato a Messina nel
mondo clandestino dei cavalli e ha vinto
il Premio Solinas come migliore
sceneggiatura nel 2010. Poi sono
rientrato in Italia per mettere su la
produzione e poterlo girare ma la crisi
economica ne ha rallentato la
realizzazione».
In mezzo a questi andirivieni con New
York con quali fini hai creato a
Messina una scuola di Teatro
denominata Actorgym ?
«L’idea nel 2007 era quella di fare il
Teatro alla maniera di come lo s’intende
in altri paesi che lo chiamano “play”
“jouer”, inteso come gioco o mettersi in
gioco. L’Actorgym, un luogo sganciato da
qualsiasi contributo pubblico, è più una
palestra in cui giovani e adulti vengono
ad allenare le proprie emozioni per
potere esprimerle al meglio. A quel
tempo non c’erano a Messina scuole di
Teatro attive e credo di aver fatto da
apripista a tante altre che sono nate in
seguito. Sicuramente i suoi sette anni
ininterrotti di lezioni rappresentano un
record per la continuità formativa in
questa città. Tre anni fa, da una sua
costola è nato l’Actorkids, stesso concept
ma rivolto ai bambini dai quattro anni in
su. Messina non è particolarmente
generosa con i suoi figli più piccoli, ho
pensato fosse necessario intraprendere
un percorso che li coinvolgesse in prima
persona. E’ una gioia vederli recitare,
cantare e danzare, mentre giorno dopo
giorno diventano sempre più coscienti di
se stessi e del proprio potenziale creativo
ed espressivo».
Hai abbandonato l’idea di tornare a
fare l’attore?
«Dopo 13 anni che non recitavo l’ho
fatto l’anno scorso al “Retronouveau” di
Via Croce Rossa in cui ho recitato alcune
poesie erotiche di Micio Tempio».
RITRATTI
Da Giurisprudenza alle “Latitudini”
VINCENZO TRIPODO nasce a Messina il 22 marzo 1968. Ha un fratello,
Marcello, due anni più piccolo che sta a Milano. I genitori Sandro e Nella,
adesso in pensione, erano insegnante la madre, direttore Inps il padre. Si
iscrive al Nautico e frequenta i corsi di Giurisprudenza ma a 5 esami dalla fine
lascia e si laurea in Scienze Politiche. Dopo una serie di spettacoli teatrali e
alcune regie liriche al Vittorio Emanuele come “Averroè (1999) di Marco Betta ,
“Vite immaginarie” (2000), “Il gatto con gli stivali” (2004) entrambe di Marco
Tutino, “L’heure espagnole” di Maurice Ravel e “El sombrero de tres Picos” di
Manuel De Falla (queste ultime due realizzate per la prima volta al mondo
sotto forma di film d’animazione) si trasferisce a New York dove fra vari
andirivieni con Messina vi dimora una dozzina di anni. Nel 2007 fonda a
Messina l’Actorgym, una scuola di Teatro frequentata da giovani che vogliono
entrare nel mondo dello spettacolo. Dal 1986 è Presidente dell’associazione
teatrale “Querelle” e Partner della “Marvin Bros Film Production” la sua casa di
produzione cinematografica. E’ inoltre tra i promotori del movimento artistico
“Unione per la Cultura” di Messina e tra i fondatori di “Latitudini” la prima rete
di Drammaturgia Contemporanea attiva in Sicilia.
centonove pagina 36
posterrubriche
MUOVE VISIONI
24 Dicembre 2014
TEATRO
DI MARCO OLIVIERI
MUSICA
Miyazaki regista dell’anno
Tempo di bilanci, per il
cinema. Puntuali le
classifiche, come quella
dei celebri “Cahiers du
cinéma”, che inserisce tra i
dieci migliori film del 2013 “Si alza il
vento" di Hayao Miyazaki. Un
maestro dell’animazione d’autore,
classe 1941, reso immortale da
capolavori come “Porco rosso” e “La
città incantata”, Oscar e Leone
d’oro alla carriera. Un regista che si
congeda dal cinema proprio con
questo delicato racconto per adulti.
In primo piano la genialità
progettuale di Jiro Horikoshi,
ingegnere giapponese ideatore dei
caccia Mitsubishi A5M, che segue le
orme dell’italiano Giovanni Battista
Caproni. In un clima di imminente
catastrofe, alla vigilia della II guerra
mondiale, il protagonista vive una
appassionata storia d’amore con la
dolcissima Nahoko Satomi. Una
storia destinata a un tragico
epilogo per la tubercolosi di lei. In
coerenza con la cura artigianale e il
tocco artistico del regista, “Si alza il
vento” si distingue per la bellezza
di ogni immagine, per l’invenzione
continua, in sequenze ricche di
poesia, e per il fascino onirico. Sono
proprio i sogni di Jiro a inquietare e
affascinare, in un intreccio ipnotico
di realtà e fantasia tipico del grande
cinema. Un altro film da ricordare,
in ambito italiano, è “Anime nere”
di Francesco Munzi. In una storia
per immagini che racconta una
Calabria e un Nord Italia, e con essi
un mondo, senza infingimenti e
lenti edulcorate, è lecito chiedersi se
le grandi lezioni dei maestri del
neorealismo, del cinema politico
innovativo e di un artista lucido e
spietato come Pasolini non abbiano
attecchito. Un segnale
incoraggiante.
PALERMO
Natale al Parco Uditore
PALERMO. Una mattina di Natale
all’Uditore di Palermo, tra attività
atletiche, animazione e le canzoni
delle feste cantante dagli allievi
Vokalmusik academy & Arts. C’è
tanta voglia di divertirsi a “Natale al
parco”, l’evento in attesa del pranzo
tra i parenti, cercherà di coinvolgerà
tutto lo spazio verde, con ingresso
da piazzale Einstein, il 25 dicembre.
Si comincia alle 8,30 con i podisti
che correranno lungo il parco per
smaltire la cena della vigilia e in
attesa del pranzo di Natale. Alle
9,15 colazione di solidarietà per
raccogliere fondi per il palco. Alle 10
lo show degli allievi della
VokalMusik Academy and Arts, che
canteranno sul palco le più famose
canzoni natalizie.
DI CESARE NATOLI
Baronello a Natale
Una scena dello spettacolo
Su ‘ddocu sbarca a Messina
Ai “Magazzini del Sale” sabato 28 e domenica 29 dicembre
va in scena il sorprendente spettacolo di Margherita Ortolani
MESSINA. Se c’è un problema che
affligge la giovane ricerca teatrale
siciliana è un certo manierismo che
connota molti degli spettacoli che le
giovani realtà teatrali della nostra
terra hanno realizzato in questi ultimi
anni. Un problema certo, ma non un
gran difetto giacché per crescere
occorrono maestri e non c’è dubbio
che negli ultimi vent’anni nella parte
occidentale della Sicilia Emma Dante e
tutto il suo retroterra artistico
(Scaldati, Perriera, Cu-ticchio,
l’immaginario filmico palermitano di
Ciprì e Maresco), nella parte orientale
almeno Nino Romeo e Tino Caspanello hanno rappresentato un magistero
per chi si è avvicinato al teatro. Ecco
che allora è bello trovarsi di fronte a
uno spettacolo di Margherita Ortolani,
giovane artista siciliana che, da autrice,
regista ed attrice, col suo ensemble (da
ricordare almeno Valentina Lupica e
Vito Bartucca), ha creato “Su’ ddocu!...Omaggio al soffitto n.1.1 (La
reprise)” un congegno teatrale
perfetto che colpisce per raffinatezza
concettuale e autonomia di linguaggio
e di visione. Lo spettacolo sarà in scena a Messina, ai “Magazzini del sale”,
sabato 27 e domenica 28 dicembre.
Due donne, simili e insieme diverse tra
DE GUSTIBUS
loro (l’autrice suggerisce possano
essere madre e figlia, o forse un’unica
donna colta in fasi diverse della
propria esistenza), in scena dialogano,
si confrontano, si scontrano
vivacemente e, però, il loro parlare, il
ritmo e la musicalità del loro parlare,
la loro comunicazione verbale quasi
evapora sulla soglia del senso, si
disintegra nell’atto stesso del dire,
mentre lascia che siano i due corpi,
siano le due voci a esprimere tutto
quel che è urgente e necessario dire.
Urgente: autentico, necessario. Quelle
voci rivelano l’ inquietudine del loro
essere implicate in una trama di suoni,
echi dialettali, parole, colori e sapori
che rimandano all’attuale contesto
urbano di una grande città del sud, ma
poi sanno liberarsi e librarsi, sanno
raggiungere una propria voce
autonoma. Un movimento solo,
preciso, che, decostruendo e rifiutando
ogni ovvietà, linguistica, strutturale e
tematica, pone davanti allo spettatore
l’evidenza di una drammaturgia
tagliente, colta, autonoma: una
drammaturgia del desiderio,
dell’ironia, dell’inquietudine il cui
senso e la cui profondità stanno prima
e dopo le parole che la occupano
senza esaurirla.
Paolo Randazzo
TORNA SUL PODIO del
Teatro Vittorio
Emanuele, Orazio
Baronello. Il direttore
messinese – reduce dalla
prestigiosa esperienza
della “Tosca” al Teatro Bolshoi di
Mosca – guiderà la Chernivtsy
Philarmonic Orchestra (una delle
formazioni più apprezzate dell’Est
europeo) sabato 27 dicembre alle
ore 21.00. Il complesso ucraino –
per la prima volta a Messina –
eseguirà un programma articolato
in due sezioni. La prima è quella più
accademica, con l’Ouverture dal
“Barbiere di Siviglia” di Rossini e il
Concerto per violino e orchestra in
Re maggiore op. 77 di Brahms;
solista sarà il giovane e
promettente violinista messinese
Gabriele Maria Mazzeo. La seconda
parte, invece, assume i toni del
concerto natalizio: pur partendo,
infatti, col Tchaikovsky del “Lago
dei cigni” (Suite nn. 1-2) essa
presenta poi, in successione, la
“Danza delle ore” di Ponchielli, lo
Johann Strauss che si ascolta
solitamente nel concerto di
capodanno (con l’immancabile “Sul
bel Danubio blu”) e il celebre Can
can dall’“Orfeo all’Inferno” di
Offenbach. La serata è organizzata
dall’associazione “Europa Due” in
collaborazione con l’Associazione
Mogli Medici Italiani, la casa
Musicale Sanfilippo e la famiglia
Molonia, con il patrocinio del
Comune di Messina. I biglietti si
possono acquistare al tetro stesso a
partire dalle 18.00 di sabato 27 o, in
prevendita, presso la casa Musicale
Sanfilippo, la Pasticceria Camarda,
la libreria Feltrinelli point o
l’agenzia Lisciotto Viaggi. Il ricavato
della serata, a scopo benefico,
andrà al Centro Regionale “Helen
Keller”.
DI MASSIMO LANZA
Un vino siciliano sotto l’albero
SECONDO COLDIRETTI quest’anno a Natale gli
italiani spenderanno più per cibi e bevande che
non per regali, circa 4,1 miliardi di euro. Un
terzo della spesa di Natale è destinata a pranzi,
cenoni e regali con un aumento del 10%
rispetto allo scorso anno per l'effetto della crisi
che porta a concentrarsi su spese utili, ma anche, come
sottolinea la Coldiretti, del boom dell'enogastronomia. E
noi che da sempre sosteniamo il comparto e soprattutto i
tanti prodotti tipici italiani e siciliani non possiamo che
essere contenti di queste previsioni. Quindi se ancora non
avete provveduto ai vostri regali adeguatevi al trend italico
magari andando in enoteca a regalare del buon vino
siciliano. A cominciare dallo spumante, il Planeta Brut
prodotto sull’Etna fresco e profumato è ideale per il brindisi
centonove pagina 37
iniziale, poi un buon bianco come l’Etna bianco Quota 600
di Alberto Graci sugli antipasti di pesce o i formaggi non
stagionati, per gli antipasti di carne e formaggi a media
stagionatura consiglierei invece l’Etna Pietradolce rosato,
mentre sui primi un rosso elegante e piacevolissimo che
nasce sulle colline di Faro Superiore a Messina, il Faro doc
Quattroenne della cantina Le Casematte o un rosso appena
più strutturato come il fruttatissimo Tancredi di
Donnafugata. Se c’è anche un secondo di pesce allora fa a
caso vostro il bianco etneo A Puddara, floreale e speziato,
sul tradizionale cotechino e lenticchie invece opterei per un
bel Faro Palari vino di rara bontà e persistenza. Per il
brindisi finale andrà benissimo un Brut Millesimato di
Scammacca del Murgo sempre sull’Etna. Tutti vini
facilmente reperibili in enoteca, a Messina da Musso,
Momenti o Eurobevande di Gugliandolo, da Cilda o il
Cantinone a Catania o da Vino Veritas o Picone a Palermo.
24 Dicembre 2014
posterlettere
QUI SCUOLA
GUI
HERITAGE
DI ANDREA SMITH
DI SERGIO BERTOLAMI
Iscrizioni alunni
entro il 15 febbraio 2015
Sotto l’albero di Natale
IN ANTICIPO RISPETTO allo
scorso anno, il ministero ha
pubblicato la circolare 51, che
disciplina le iscrizioni per
l’anno scolastico 2015/16. Le
iscrizioni dovranno essere effettuate solo
online, per tutte le classi iniziali dei corsi
di studio (primaria, media e superiore),
dal 15 gennaio al 15 febbraio 2015,
tenendo presente che già dal 12 gennaio
i genitori possono avviare la fase della
registrazione al portale delle iscrizioni
online. Possono usufruire della
procedura anche le scuole paritarie, la cui
partecipazione al progetto iscrizioni
online è facoltativa. Sono, invece, escluse
dalla procedura online le iscrizioni alla
scuola dell'infanzia. Le famiglie,
individuata la scuola di proprio interesse
anche attraverso l’applicazione “scuole in
chiaro”, dopo essersi registrate
direttamente al sistema, compileranno la
domanda e la invieranno online
attraverso il sito del MIUR o direttamente
dall’indirizzo www.iscrizioni.istruzione.it.
Per le scuole superiori è possibile
scegliere ulteriori 2 istituti nel caso di
mancato accoglimento della domanda
nella scuola prescelta. Possono iscriversi
alla scuola dell’infanzia gli alunni che
compiono tre anni di età entro il 31
dicembre 2015 e comunque non oltre il
30 aprile 2016. Devono essere iscritti alla
prima classe della scuola primaria gli
alunni che compiono sei anni di età entro
il 31/12/2015. In via anticipata possono
essere iscritti gli alunni che li compiono
non oltre il 30/4/2016. Il trasferimento di
iscrizione ad altra scuola potrà avvenire
prima dell’inizio delle lezioni; dopo
l’accoglimento della domanda di
trasferimento da parte del Dirigente della
scuola di destinazione, il Dirigente della
scuola di iscrizione dovrà rilasciare il nulla
osta. Per i Centri provinciali per
l'istruzione degli adulti ( CPIA) c’è tempo
fino al 15/10/15.
ECOLOGIA&AMBIENTE
APP&TECNOLOGIA MADE IN SICILY
Street Art di Naxos in una App grazie a Google
DI
ANTONIO DOMENICO BONACCORSO
ECCO L'APP CHE CONSENTE di effettuare un tour virtuale dell'“Emergence
Festival” di Giardini Naxos da ogni parte del mondo grazie alla tecnologia
Street View di Google Map. Con un semplice tocco sullo schermo si possono
ammirare le opere degli artisti che hanno realizzato in questi tre anni un vero
e proprio museo a cielo aperto a Giardini Naxos. L’applicazione, disponibile su
Play Store e sul sito dell’evento (www.emergencefestival.com), permette di
visitare direttamente sul proprio cellulare o tablet le opere del festival, oltre
che consultare interviste, video-testimonianze e report dei lavori. La cittadina
siciliana si inserisce, infatti, in un progetto pilota che il gruppo di Mountain
View ha lanciato in Europa partendo da Italia, Francia e Olanda e che nel
nostro paese coinvolge al momento, oltre al sito siciliano, tre musei Torino (la
Gam, Palazzo Madama, e il Museo d’arte orientale Mao) ed uno in Lombardia
(il Maga di Gallarate). L’applicazione è frutto della collaborazione tra il
“Google Cultural Institute” ed il Festival messinese organizzato
dall'associazione culturale Emergence con il patrocinio del Comune di
Giardini Naxos e della Regione Sicilia. All’interno delle mostre dedicate al
Festival, e accessibili dalla nuova app, si potranno visitare le opere degli
artisti: Alicé, Bastardilla, Diamond, Elio Varuna, Emilio Leofreddi, Ericailcane,
Flying Förtress, Hogre, JBRock, KayOne, Luca Ledda, Lucamaleonte,
Mademoiselle Maurice, Marco Tamburro, MP5, Mr. Pera, Orticanoodles, Pablo
S. Herrero, Pork*erya, Rae Martini, SEIKON, Sokram, Solo, Sr. X, Telmo Miel,
Turi Sc, Vlady Art.
SECONDO LA
TRADIZIONE i regali di
Natale “scendono dal
cielo” e, dall’Immacolata
all’Epifania, sono posti
sotto l’albero addobbato con festoni e
luci, sfere multicolori e dolci. Nel
dicembre 1849 – cioè all’indomani
delle rivoluzioni vere – il “Journal des
jeunes filles” annotava che «le gioie
della famiglia sono l’unica cosa e la
sola felicità che le rivoluzioni non
possono mai sottrarci». Durante le
feste di fine anno tutti si riunivano
attorno al focolare domestico
identificato con la casa dei nonni.
L’atmosfera ovattata della vita privata
si opponeva, dunque, all’instabilità
della vicende politiche. Festeggiare
intorno all’albero è tradizione che
viene dai paesi scandinavi. Anne
Martin-Fugier scrive che gli svedesi
portarono l’albero di Natale in
Germania durante la guerra dei
Trent’Anni, nella prima metà del
secolo 17º. Solo più tardi si diffonderà
in Europa l’uso di allestire in interni
abeti ornati di frutti. Tant’è che nel
1765 a Lipsia Goethe, in visita ad un
amico, si meravigliava nell’ammirare
un albero di Natale. Dall’inizio
dell’Ottocento la consuetudine tedesca
è attestata nei palazzi delle corti
europee. Ed oggi persino nei cortili.
Dove si litiga anziché riunirsi, visto che
il carattere simbolico del
rinnovamento della vita è disatteso per
le più forti ragioni della contesa.
Allora, quale dono mettere sotto
l’albero per il nuovo anno di questa
Città? Proporrei francamente una
magia che scuotesse dall’immobilismo.
Perché, a ben considerare, qui da noi
non si può fare niente senza cambiare
la testa di certa gente, ma non si può
cambiare la testa di certa gente senza
fare niente.
[email protected]
DI ANNA GIORDANO
Povero mondo
ROMA CAPITALE DELLA MAFIA,
come è stata ampiamente rivelata in
queste settimane, non stupisce chi si
occupa da anni, di progetti assurdi,
insensati, oppure sensati ma in luoghi
sbagliati, e procedure forzate, lettere
di contestazioni snobbate e così via. La cosa che
stupisce è l’esiguità (relativa) delle somme in
gioco che hanno messo su un sistema consolidato
di ruberie, finalmente scoperchiato. Al pensiero
che di ben altre cifre si tratti in altri contesti
(miliardi di euro, il vento, centinaia di milioni
sommati, porti e porticcioli ovunque, centinaia di
milioni la monnezza), beh, per deduzione
dovrebbe essere logico immaginare similitudini
comportamentali. Ovviamente chi contesta un
determinato progetto ed evidenzia “anomalie” di
vario genere, non ha gli strumenti per andare
oltre, limitandosi a segnalare il tutto a chi di
dovere, in nome della tutela ambientale e delle
leggi. Detto questo, che l’ambiente sia la seconda
vittima della mafia, da intendersi ormai da tempo
come congiunzione di interessi con colletti
bianchi, grigi e tutto il contorno anche
istituzionale e non coppole e lupare, è ai nostri
occhi evidente. A parte gli ambientalisti invisi a
tutti coloro che fanno affari, e a coloro che
legittimamente (consapevoli o no che siano) si
attendono economia e lavoro, la natura non ha il
potere di opporsi alle ruspe, al cemento, al
buttare in mare di tutto e di più, a piloni orrendi
che distruggono paesaggi e memoria. Non si
oppone, ma reagisce prima o poi. Peccato che chi
ha permesso la sua distruzione non rientri
nell’elenco di coloro che dovranno loro malgrado
toccare gli effetti della reazione. A pagarne il
prezzo saranno gli altri. Loro, chi approva con
leggerezza, chi manco si degna di analizzare le
cose da noi evidenziate, chi non si pone il
centonove pagina 38
problema di cosa succederà al mare, alla terra,
all’acqua grazie alla superficialità con la quale
ancora oggi si agisce in perfetto contrasto con la
parola prevenzione, abusatissima ovunque e
sempre, ecco, loro non pagheranno dazio. Del
resto a mettere pezze ci sono i fondi pubblici, 16
milioni a Messina contro l’erosione costiera, il
tutto con un progetto che l’erosione la
incrementerà a dismisura (ampliamento
Tremestieri) e la resurrezione del PIAU, con
annesso porticciolo canale, isola artificiale
eccetera, per non parlare degli altri porticcioli. Da
un lato 16 milioni di euro (nostri), dall’altro
progetti che li renderanno letteralmente buttati
in mare (i soldi). Leggi umane forse rispettate,
forse no, di sicuro violate quelle ambientali, ma
non c’è pena, non oggi, non ad personam.
L’ambiente presenterà il conto, e quel che muore
sotto le ruspe o le torbide a mare di milioni di mc
buttati allegramente, non indigna nessuno,
ambientalisti a parte. Povero mondo.
postercommenti
24 Dicembre 2014
OCCORRE SAPERE
Un giorno di dieta vegana a settimana
Così gli italiani possono salvare 12mln di animali
ROMA Rinunciare a
mangiare
carne e pesce,
ma anche
latte e
latticini, uova
e miele, non è
facile per
chi non è vegano
o vegetariano. Ma
anche chi non riesce a
rinunciare a determinati
alimenti e ama la
natura, può, sacrificando per un
solo giorno a settimana i piaceri
della tavola, salvare milioni di
animali. Stando ai calcoli della Lav,
che proprio per questi motivi ha
lanciato il Mercoledì Veg, agli
italiani basta un solo giorno da
vegano a settimana per risparmiare
energia, acqua e salvare foreste e
animali: per un anno, si
risparmierebbe la vita di 12 milioni di
animali, pesci esclusi.
NUMERI IMPORTANTI. Mille persone
che per un anno adottano una dieta
vegana, per un giorno a
settimana, salvano la vita a 5.000
polli o 5.400 conigli o 52mila platesse.
Rinunciando a una bistecca
150 PAROLE DA PALERMO
In principio era il Dabar
RATZINGER, PRIMA LASCIARE la
guida della Chiesa cattolica,
scriveva: «Il miracolo della Chiesa è
di sopravvivere ogni domenica a
milioni di pessime omelie». Ma a
Palermo, nella chiesa di San
Francesco Saverio, le omelie hanno
un fascino speciale perchè don
Cosimo Scordato commenta il
Vangelo in modo gioioso e
creativo, donando semi fecondi di
riflessione. Il teologo ci ha
ricordato che la parola latina
“verbum” in ebraico si traduce
“dabar”, termine che indica sia il
parlare che l’agire e il legame tra
la parola e un fatto: “E questa
prospettiva ci apre un orizzonte
immenso su quella che è la nostra
esperienza del parlare e dell’agire.
Tentiamo allora di tradurre questa
nostra storia in dabar, cioè in
parole e gesti che siano belli, che
siano buoni, che siano veraci, che
siano di crescita per tutti. Solo così
Dio cresce in mezzo a noi. E si fa
strada nel nostro cuore.”
da 500 grammi
una volta a
settimana,
sempre per
un anno, si
salvano 910
metri
quadrati di
foresta, si
risparmiano 390
chili di cereali,
403.000 litri d'acqua,
936 chili di Co2. Un giorno
"veg" a settimana,
moltiplicato per tutti gli italiani,
risparmierebbe l'equivalente in
emissioni di Co2 prodotte da 1
miliardo e 600 milioni di chilometri
percorsi con un Suv.
Una sola persona che sceglie di
mangiare 'veg' un giorno a settimana
per un anno, può risparmiare
l'equivalente del consumo di una
lampadina accesa ininterrottamente
per 277 giorni, il corrispettivo di
32 docce per pasto. Sempre secondo
la Lav, il numero di vegetariani e
vegani in Europa e in Italia è in
crescita esponenziale: in Italia sono
censiti più di 9 milioni di vegetariani,
all'interno dei quali ci sono
diverse centinaia di migliaia di
persone vegane.
ATTENZIONE IN CRESCITA. Una
crescita evidente anche all'interno di
supermercati e ristoranti, dove
sono sempre più presenti prodotti
per vegani e vegetariani, e anche
nell'apertura di negozi 'animalfree',
dalle pasticcerie alle farmacie. Segno
di una crescente attenzione nei
confronti della salute e
dell'ambiente: la produzione di
proteine animali è la terza causa di
inquinamento del pianeta e ogni
anno il 64% dell'ammoniaca
prodotta a livello planetario deriva
dalla produzione zootecnica.
ANIMAL HOUSE
ELIODORO
Sciopero sugli spalti e in campo
CATANIA. La gestione di Pablo Cosentino regala amarezze in serie e tanta
confusione. Il Catania precipita verso le zona a rischio della classifica,
altro che immediata promozione. Si dimette Sannino e torna Pellegrino.
Stadio semi vuoto per lo sciopero dei tifosi, ma anche in campo i calciatori
sembrano aver incrociato le gambe. Il pareggio con il Brescia sembra una
partita da fine stagione e invece era scontro salvezza. Il Pulvirenti
rampante dell'ottavo posto in serie A dov'è?
ANTIBUDDACI
DI DINO CALDERONE
Massoni in dialogo
NON CAPITA spesso che un
membro della massoneria
esprima pubblicamente le
ragioni della propria
appartenenza a una
loggia. Se il nome di questo massone
è Santi Fedele, docente di storia
contemporanea nell'ateneo
messinese, si può parlare, senza
timore di esagerare, di una svolta
importante per il costume e la società
messinese. Da tempo, infatti, si
avvertiva la necessità di un'iniziativa
(io la auspico da questo giornale da
14 anni) che servisse a un confronto
pubblico su una fra le più importanti
tradizioni della città. L'occasione è
stata offerta dal Cortile dei Gentili,
promossa da Sergio Todesco, che ha
centrato l'attenzione sul tema “Forme
associative, palesi e occulte: si può
uscire dalla logica settaria?” (relatrice,
oltre Santi Fedele, Giovanna La
Maestra). Quando non si conosce un
argomento si corre il rischio di parlare
a sproposito, scatenando polemiche
sterili, spesso controproducenti. Se il
tema in questione è la massoneria, i
rischi di esprimere valutazioni ingiuste
aumenta notevolmente, anche perchè
la storia della massoneria, che fa
parte dell'identità profonda di
Messina, si è intrecciata, soprattutto
in passato, con una dottrina fatta di
simboli e riti molto riservati che
escludevano i non iniziati. Da qualche
anno il clima è comunque cambiato. Il
Grande Oriente d'Italia è in prima fila
nel favorire una conoscenza più
profonda della dottrina massonica.
L'esistenza di un sito, la
pubblicizzazione degli aderenti e
delle attività, sono un presupposto
fondamentale per sviluppare uno stile
che può contribuire a rendere il
dialogo più maturo (anche per questi
motivi il rifiuto, da parte del sindaco
Accorinti, di ricevere il Grande
Oriente d'Italia appare grave e
incomprensibile). Ma forse la cosa più
importante è continuare su questa
strada del confronto pubblico, con
l'obiettivo della conoscenza reciproca
che implica il rispetto delle differenze.
Auspicare, invece, sincretismi
identitari fra chi appartiene alla
massoneria e chi è cattolico, non aiuta
nessuno e fa aumentare la
confusione. Solo così il dialogo potrà
essere fecondo e interessante per
l'intera città.
[email protected]
DI ROBERTO SALZANO
Gli avanzi delle feste per i randagi
LE VACANZE NATALIZIE sono un periodo di
grande serenità e di relax. Tutte le menti sono
sgombre dai pensieri più tristi. Eppure,
bisognerebbe sempre fermarsi a pensare ad
esseri meno fortunati, che vivono di stenti e
privazioni anche in giornate di felicità e di festa e non
possono contare su un po’ di cibo che le sazi, sotto un tetto
che le tenga al riparo. Ogni anno vengono preparati in
occasione delle festività natalizie pranzi e cene in grado di
saziare eserciti interi. Buona parte del cibo avanza, viene
sprecato. Anziché buttare tutto nel bidone
dell’immondizia, bisognerebbe fermarsi a riflettere un solo
secondo per ricordare che le strade sono piene di animali
randagi. Gli avanzi per loro sarebbero pasti da nababbi. Le
feste dovrebbero indurre gli uomini ad essere meno egoisti
Perché non conservare gli avanzi delle tavole cariche di
abbondanza e fare un gradito regalo a qualche sfortunato
animale di strada? In vista dei festeggiamenti, è bene
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parlare anche di Capodanno. Pure in questo caso l’euforia
e l’allegria generali, portate dall’arrivo dell’anno nuovo,
rischiano di far dimenticare a tutti le esigenze e le paure
degli amici a quattro zampe. I botti di Capodanno sono tra
i maggiori nemici della quiete e della serenità degli animali
di strada e di quelli da compagnia. Puntualmente si sente
parlare di qualche tragedia: i più sensibili ed esposti alle
moleste bombette sono, appunto, i malcapitati “amici
pelosi”. La violenza delle esplosioni li terrorizza. Ma,
mentre gli animali domestici sono riparati, spesso i randagi
diventano i bersagli preferiti di crudeli esperimenti sugli
effetti devastanti prodotti da combinazioni di più botti
messi insieme. C’è gente che gode, nell’aggiungere dolore
fisico all’angoscia ed al disorientamento delle povere
creature. Non resta che sperare che il nuovo anno riservi
per gli uomini una sensibilità ed una civiltà maggiori e la
capacità di vivere non solo nel reciproco rispetto ma nel
riguardo verso tutti gli esseri viventi.