Auguri ANNO XX Numero 49 24 DICEMBRE 2014 CENTONOVE TORNA IN EDICOLA L’8 GENNAIO 2015. BUONE FESTE SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE A REGIME SOVVENZIONATO 45% (ME) SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA EURO 1,50 ADDIO 2014 IL BUCO DI BILANCIO SUPERA I CINQUE MILIARDI. MA LE RICETTE PER RISANARE LA LOCOMOTIVA DELLO SVILUPPO SONO QUANTO MAI INCERTE E DANNO ADITO SOLO A DUELLI CONTRAPPOSTI Rosario Crocetta e Giovanni Ardizzone La Sicilia arriva al capolinea 24 Dicembre 2014 il punto EDITORIALE Sicilia, fine anno appeso a un filo APPESA A UN FILO. Così la Sicilia chiude la sua partita di fine d’anno. In perenne esercizio provvisorio. Mentre la locomotiva Italia, forte anche dalla spinta promozionale del marketing di Expo, ricomincia a spingere, c’è una Sicilia, retriva, che invece continua a ripetere chic di fine anno. Di fine stagione politica. L’unica certezza acquisita è che Crocetta ha esaurito la sua spinta iniziale: se è vero che la forza delle sue denunce hanno contribuito a smascherare un sistema torvo, fatto di clientela parassitaria, alla fase della denuncia non solo non è seguita quella parallela della ricostruzione, ma si è sostituita la politica dei dilettanti. Da mane a sera, l’unico problema che Crocetta ha è riempire caselle. Ora manderà Nelly Scilabra a guidare le autoambulanze, la Seus. Non è riuscito ancora a piazzare nessuno all’Ufficio Sprint, quello sulla internazionalizzazione delle imprese, che doveva essere la nomina più veloce. Ad avere bisogno di defibrillatori, è invece la Sicilia intera. Che oggi, seppure con qualche punta di eccellenza e con qualche assessore che comincia muovere pedine minime di sviluppo, arranca in una palude di parossismo, dalla quale non è più possibile uscire per l’asfissia prodotta dalla stessa politica. Oggi se si vuole fare rinascere la Sicilia, c’è bisogno di una sorta di “Piano Marshall” dello sviluppo, affidato a commissari come l’ex commissario della Parmalat Bondi. Che riportino l’asticella in area sopportabile: nella pubblica amministrazione, nell’economia, nei Beni culturali. Poi sarà la volta della rivolta “etica” contro chi ha assassinato questa terra. Ma quello dipende dai siciliani, che dovranno ricordarsene quando, molto presto, si tornerà alle urne. Matteo Salvini Salviamoci da Salvini Risoluto, ambizioso, avido e narciso chiede voti al Mezzogiorno per fare gli interessi “suoi” al Nord. Ritratto del nuovo leader della Lega, ex frequentatore di Telequiz, con cui saremo costretti a fare i conti DI DOMENICO BARRILÀ LA DESTRA ITALIANA è sempre stata particolarmente attenta al serbatoio di voti del Meridione e da esso è stata spesso ripagata con somma generosità. Un rapporto d’uso reciproco, una perversa sindrome di Stoccolma che nasce da una miscela di superficialità, di ignoranza e di furbizia, e che deve considerarsi alla base della rovina dell’uno, il Meridione, e delle fortune dell’altra, la Destra. Fatto sta che quando la Destra è a corto di idee gira la prua verso Sud mettendosi a caccia di creduloni, e questi non la deludono mai. Il caso dell’ignobile sessantuno a zero (a favore del centrodestra) di qualche anno fa in Sicilia, pagina memorabile di questa attrazione fatale. Abbiamo visto quanto inutile sia stato quella svendita, considerato che da allora la situazione è solo peggiorata. Adesso è la volta di Matteo Salvini, che per fare gli interessi del Nord chiede voti al Mezzogiorno, quasi sicuro di trovarli. Come i lettori sanno vivo in Lombardia da quarant’anni, qui la Lega è nata e prospera puntando su concetti e parole d’ordine di inequivocabile contenuto antimeridionale e razzista. Se può avere distolto in parte l’attenzione dai meridionali lo si deve solo ad un’emergenza che reputa maggiore, quella degli stranieri. L’attuale segretario della Lega è furbo, molto furbo, per questo è più pericoloso del bonario predecessore, che alla fine si mangiava una supplì in piazza Navona e si inteneriva. Lui no, è risoluto, ambizioso, arido, narciso e si fa pure fotografare in pose siffrediane che forse preludono ad una sorta di calendario Pirelli, ad uso di quelle donne che impazziscono per gli uomini che ruttano fragorosamente e si cospargono di grasso per attraversare la Manica a nuoto, magari con Marine Le Pen sul battello d’appoggio. Non fa uno straccio di proposta, per farle occorre avere Caporedattore: Graziella Lombardo Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430210 P. IVA 02131540839 Registrazione Tribunale di Messina n. 11-92 del 4 maggio 1992. Iscritto al Registro Operatori della Comunicazione n° 17229. Stampa: Sts - Società tipografica siciliana spa Strada 5 n. 35 Zona industriale 95030 Catania. Redazione e ufficio abbonamenti: via San Camillo, 8 - 98122 (ME), CCP n. 90443839 Copie arretrate: euro 3,00. Progetto grafico: Davide Lopopolo per Psychodesign www.psychodesign.it. Internet: http://www.centonove.it email: [email protected] centonove SETTIMANALE REGIONALE DI POLITICA CULTURA ED ECONOMIA Direttore responsabile Enzo Basso delle idee, in compenso continua a elencare le emergenze nazionali, esattamente come si fa nelle osterie intanto che si gioca a carte e si beve un bianchino. Fa la guerra ai musulmani e, con l’aiuto dei pretoriani locali, impedisce loro di aprire luoghi di culto in cui riunirsi pacificamente. In questo spalleggiato dalla parte più retriva del mondo cattolico che, malgrado le grandi aperture di Papa Francesco, continua a vivere nell’antro del Venerabile Jorge sognando i tempi che furono. Lo scaltro Salvini, da ex frequentatore di telequiz (vera fucina di nuovi leader politici), conosce i trucchi della comunicazione di massa, così mentre con una mano prende a pugni gli immigrati, con l’altra si presenta a Bergamo per portare il presepio in una scuola multirazziale, dove per rispetto delle varie confessioni, avevano pensato di non esporlo. Un vero difensore della civiltà cristiana, questo bauscia dalle idee confuse. Non voglio qui discutere l’opportunità della scelta del dirigente scolastico bergamasco, certe cose vanno valutare di caso in caso, considerando le specificità dei luoghi e delle situazioni, ma che il leader della Lega si vesta da Re Magio mi fa lo stesso effetto che mi farebbe scoprire che Gesù è il titolare della tessera numero uno del Ku Klux Klan. Questo, dunque, è il nuovo possibile leader del Centrodestra, che certo non dispiace a Silvio Berlusconi, abituato a selezionare il personale politico con gli stessi criteri che le televisioni utilizzano per scegliere i partecipanti al Grande Fratello o all’Isola dei Famosi. Tutto secondo norma, quindi, così come secondo norma appare la possibilità che i voti per simili operazioni possano arrivare proprio dal Meridione, da sempre nemico di se stesso. Distribuzione: Gaetano Toscano Sas via Corbino Orso 9/11 - 98124 Messina telefono 090 692508. Distributore regionale: Eagleservices via M. Rapisardi, 62 - 95021 Acicastello (CT). Pubblicità legale-istituzionale-commerciale: Via San Camillo, 8 Messina Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430211. 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Ma di queste consultazioni al presidente della Regione Sicilia, che rappresenta lo 0,29% del capitale, quel che resta del Banco di Sicilia, nessuno ha detto nulla. Neppure gli amici arabi di Crocetta. Gli stessi che con il fondo sovrano, “Aabar” sono oggi i primi azionisti con il 5% della banca che ha appena inaugurato il grattacielo di City Life a Milano. Il gruppo di Abu Dhabi ha finora espresso il vicepresidente Luca Cordero di Montezemolo, 67 anni e il consigliere Mohamed Ali Fahim, 38 anni. Ora gli arabi, che non si vedono contrastati adeguatamente dal fluttante 15% , un tempo saldamente in mano a al colonnello Muahammar Gheddafi, mentre in Libia si ha difficoltà a riportare il Paese alla normalità, vorrebbero un nome internazionale alla guida della banca. Un fatto che non va giù al leghista della prima ora Flavio Tosi, sindaco di Verona, e grande sponsor del primo azionista italiano di Unicerdit, Cariverona che ha il 3,5%. Tosi, che aveva un buon rapporto con Raffaele Lombardo, vedrebbe bene alla guida di Unicredit un suo conterraneo, il presidente dell’ente scaligero Paolo Biasi, 76 anni. Ma a fare la differenza saranno ancora le Fondazioni Bancarie, tutte del Nord, da Verona a Torino, che ancora mantengono un saldo 9% della banca. Non si capisce a questo punto per quale motivo il Presidente della regione Siciliana Rosario Crocetta si ostini a non mettere sul mercato l’esile 0,29% della Regione Sicilia, che per vecchi accordi esprime anche un consigliere, Marianna Li Calzi, magistrato originario di Campobello di Licata, che ha militato nei partiti di Mastella e Dini. A “crescere” nell’azionariato di Unicredit VERTENZE DI LAVORO La “segretaria” chiede arretrati a Gallo e al ministro Alfano PALERMO. La prima udienza davanti al giudice del lavoro Cavallaro di Palermo è stata rinviata a marzo per tentare un bonario componimento. A trascinare davanti al magistrato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, la moglie Tiziana Miceli, oltre che il sindaco di Acquedolci, l’avvocato Ciro Gallo, è una ex collaboratrice dello studio legale associato che Alfano e Gallo, hanno tenuto in via Notarbartolo aperto fino al 2009. Poi è arrivato il divorzio, anche politico, e Ciro Gallo ha spostato il suo ufficio in via Zuccarello, a Palermo. Ma cosa chiede la “presunta” dipendente, la cinquantenne Vincenza Montalto? Gli arretrati, “anche se mai è stata assunta”. “Lo studio si è sempre avvalso di collaboratori-praticantispiega Ciro Gallo-e non ha mai avuto dipendenti diretti: la signora Montalto, si limitava solo a ritirare la posta e inviare qualche notifica”. La dimostrazione sarebbe quella che la collaboratrice, presunta segretariatutto-fare ,al sindaco di Acquedolci chiede “solo” 13mila euro. Gazzetta del Sud D’Amico vicedirettore MESSINA. Promozioni in vista alla... "Gazzetta del Sud". Nel nuovo piano di razionalizzazione previsto a marzo, a salire di grado sarà il vice-direttore Lucio D'Amico, notista politico della città. Secondo i programmi dovrebbe passare il testimone a Francesco Celi, uomo-macchina, che andrebbe invece a coordinare le pagine della cronaca cittadina. UNIVERSITÀ Ricorsi elettorali, il rettore cambia idea Giuseppe Vita sono oggi investitori istituzionali come il fondo BlackRock, che ha scalato il 4,66%. Se Crocetta non si affretta, il suo 0,29% che ai valori di Borsa oggi varrebbe poco più di 60 milioni di euro, rischia di essere ingoiato al prossimo “round” in vista di aumento di capitale. Quel che un tempo era il Banco di Sicilia, banca di diritto pubblico, autorizzata a stampare moneta, con filiali a Francoforte e New York, ingoiata prima da Banca di Roma, poi da Capitalia, poi da Unicredit, vale oggi poco più 60 milioni di euro, la metà dei fondi che il governo della Sicilia ha perduto per manifesta incapacità a spendere nella sceneggiata del Click-Day. SOMMARIO PRIMO PIANO 6/7. Crocetta, presidente inadeguato L’amministrazione del governatore rivela tutte le sue criticità 8/10. Un anno da Protagonisti Abecedario dei politici che nel bene o nel male hanno condizionato il nostro futuro POLITICA 11. Finanziaria, mancano quattro miliardi La Regione vara il documento di programmazione 2015-2017. E taglia per colmare il buco 12. Lo stipendio? Lo arrotondo così Il consiglio comunale di Messina si riunisce 40 volte tra aula e commissioni 13. Salvini, il siciliano Il nuovo partito del segretario leghista fa il pieno. Decine di migliaia di adesioni online. Così la mappa 14. Provincia, l’anno della svolta Entro aprile l’Ars dovrà definire il futuro degli enti. Con i tagli salta il patto di stabilità SICILIA 15. Se Lo Forte ricorre al Tar La designazione di Lo Voi alla procura di Palermo apre una nuova stagione dei veleni 16. Bancomat autostrade I misteri delle transazioni dietro il capitolo di bilancio “200”, liti da arbitrati 17. Suolo pubblico, valanga di multe Il Comune di Messina congela il provvedimento che impone il pagamento per evitare la chiusura 18. Concordato per Messinambiente Soluzione “bad company” per la partecipata. Sull’operazione vige il “vincolo di riservatezza” 19. Il restauro si fa in diretta A Novara di Sicilia gli esperti lavorano su un dipinto seicentesco a porte aperte 20. Incantati dalle due Petralie “Soprana” entra nel club dei borghi più belli ECONOMIA 21. La faida di Confindustria L’ex presidente di Messina, Ivo Blandina, commissario a Siracusa 22. Agricoltura a secco Un fiume di denaro per sostenere le risorse rurali 23. Sindaci, patto senza...energia Solo una decina di centri siciliani hanno presentato i piani per dimezzare i consumi negli enti POSTER 26/27. Orione, i misteri dell’acqua Un convegno svela la fontana ultimata da Giovan Angelo Montorsoli nel 1553 32/33. Natività, la lunga storia d’amore I presepi viventi della provincia di Messina RUBRICHE 3-4-5. Settegiorni 24. Uomini & Business / Consulenti 24. Consumatori/ Qui Europa 28/29. Libri/La Classifica/Lacerti di Letture 30/31. Tradizioni 34. Mostre 35. Iniziative 36. Protagonisti 37. Rubriche 38-39. Lettere & Commenti 38. Qui Scuola / Heritage / Ecologia 39. Eliodoro / 150 Parole da Palermo 39. Antibuddaci 39. Animal House centonove pagina 3 MESSINA. Il rettore dell’Università di Messina prende tempo sui decreti di nomina dei nuovi eletti agli organi superiori. Navarra, infatti, sarebbe intenzionato a non tenere conto del ricorso di Francesco Armone dell’Orum, accolto dalla Commissione elettorale, che ha modificato l’esito del voto al Senato e all’Ersu. La soluzione? Il parere dell’organismo verrebbe considerato consultivo e non vincolante. RESTAURI Galleria Ina-Inps, recupero in vista MESSINA. Un progetto di restauro per la storia Galleria InaInps a un passo dal Municipio. A volerlo sono i condomini dell’isolato occupato per metà dall’Istituto di Previdenza, che hanno avviato un dialogo con la soprintendenza. Il meccanismo di intervento dovrebbe essere simile a quello utilizzato anni fa per la Galleria Vittorio Emanuele. ERSU MESSINA Fabio D’Amore nuovo presidente MESSINA. Fabio D'Amore è il nuovo presidente dell'Ersu di Messina. Già commissario della Fiera di Messina, è il primo candidato "non docente" che guida una struttura universitaria. La nomina, proposta dal capogruppo di Prs Picciolo, è stata ratificata anche dal rettore di Messina, Navarra. 24 Dicembre 2014 CHI SALE Sebastino Tusa PALERMO. La Soprintendenza del mare della Sicilia, l'unica nel settore in Italia, festeggia i suoi primi dieci anni di vita. Ha dimostrato l'importanza della sua attività, portando a termine scoperte clamorose non solo al largo della Sicilia, ma spingendosi fino al mare della Turchia. E pensare che tutto questo si deve a Totò Cuffaro e alla sua capacità del suo governo, nel 2004, di non dire no a nessuno. Cristina Puglisi VENETICO. La fondatrice de gli "Invisibili" di Messina, esporta la sua esperienza nel sociale. Se a Messina non ha ottenuto dalla giunta Accorinti neanche una piccola sede per la sua attività, a Venetico è stata chiamata a ricoprire la carica di assessore ai servizi sociali dal sindaco che ha fatto suo il nome della nuova associazione di volontariato "Stai con noi". Francesco Oteri MESSINA. Il progetto redatto dal Capo Area servizi Tecnici dell’Ateneo, in collaborazione col Gruppo di Studio per la riduzione dei consumi di energia (coordinato da Antonio Testa) ha ricevuto dal Ministero dello Sviluppo Economico un finanziamento per il Progetto Unime Led. Si tratta di 2.500.000 di euro a fondo perduto a valere sul fondo del Programma Operativo Interregionale Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico. Gaetano Cacciola MESSINA. “Regalo di Natale” dell’assessore alla Viabilità per i cittadini disabili. In attesa di potere avere un quadro completo di tutti gli aspetti, Cacciola ha dato mandato al dirigente Mario Pizzino di annullare le revoche dei 37 stalli che erano state già ordinate, limitatamente a quelle che non si riferiscono a persone defunte o trasferite. Emilia Barrile MESSINA. Per evitare un Natale “a becco asciutto”, il presidente del consiglio comunale Emilia Barrile ha organizzato, in sala commissioni, i saluti accompagnati da un piccolo rinfresco con panettone, pandoro, piparelli, ‘nzuddi e spumante. In nota spese di rappresentanza? “No, pagato tutto di tasca mia”, ha precisato la Barrile. settegiorni SOCIETÀ FERROVIE DELLO STATO Venticinque stazioni in dono al mondo del volontariato MESSINA. La prima esperienza è stata fatta a Roccalumera: nei locali dell’antica stazione, dove si fermava anche Elio Vittorini accompagnando il padre per “Le città del mondo”, è stato aperto il parco letterario Salvatore Quasimodo. A seguire, poi, Addio Pizzo, ha aperto nei locali della stazione di isola delle Femmine, “pizzo-free” l’organizzazione di viaggi per tutta l’Europa. Ma ora Il gruppo Fs, le Ferrovie dello Stato, ha deciso di aprire alle società di volontariato e alle “onlus” per assegnare le restanti venticinque stazioni siciliane. Oltre che la stazione di Camaro, in provincia di Messina sono disponibili quella di Nizza di Sicilia, quella di Furci Siculo e anche quella di Patti. Nel resto della Sicilia, si va da quella di Petrosino-Strasatti; a Trappeto, a Castelvetrano, Acireale, Bicocca. Cosa bisogna fare per chiederne l’utilizzo? Onlus e associazioni di volontariato, anche riunite, possono presentare un progetto per illustrare l’inziativa e inviarlo sul sito internet www.fsitaliane. Occorre poi andare alla sezione “Riutilizzo patrimonio”, dove si trovano tutte le informazioni utli. I contratti vengono stilati in “comodato d’uso”. Le cifre dell’affitto solo puramente simboliche. Ma ad avviso delle Ferrovie, l’utilizzo virtuoso e a fini sociali delle strutture, se da una parte ha una ricaduta positiva asui territori, mantiene poi lo stesso patriomonio lontano dai vandali, come è successo per la linea delle case cantoniere, oggi in molti casi devastate. Il “Cane di Mannara” diventa una razza riconosciuta dal Ministero MESSINA. Il “Cane di Mannara” diventa una razza riconosciuta. Dopo il riconoscimento avvenuto lo scorso 2 ottobre da parte dell’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana (Enci), il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha aggiunto il frutto del lavoro svolto in collaborazione tra l’associazione Samannara, nata per salvare dall’estinzione il Cane di Mannara, e l’Università di Messina. È stata infatti sancita l’attivazione del Registro Supplementare Aperto (Rsa - Registro del Libro genealogico del cane di razza approvato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dedicato alla iscrizione di soggetti appartenenti a popolazioni tipiche italiane in fase di recupero come razze) proprio per la razza Cane di Mannara. Piccolo circo a misura di bambino alla libreria Baba Jaga MESSINA. "Piccolo Circo a misura di bambino". E’ il titolo del corso, rivolto ai bambini a partire dai 6 anni, condotto da Mario Taviano alla libreria Baba Jaga di Messina. Il laboratorio si articolerà in tre appuntamenti di un’ora lunedì 29 dicembre, martedì 30 e venerdì 2 gennaio. I bambini entreranno in contatto con il fantastico mondo del circo, giocando e divertendosi con palline, birilli, equilibrismo con piatti cinesi e piccoli trampoli. Le arti circensi svolgono infatti una funzione di prevenzione verso problematiche infantili e adolescenziali. Attraverso le discipline circensi si lavora insieme, s’impara ad avere fiducia e bisogno l’uno dell’altro, si crea solidarietà. Per informazioni 090 2403280 - 349 7315218. Sciopero al teatro Biondo di Palermo PALERMO. Dal 9 gennaio i 44 dipendenti del teatro stabile Biondo di Palermo, tra fonici, scenografi e personale amministrativo, saranno in sciopero. L'ha deciso l'assemblea dei lavoratori che era stata convocata dai sindacato contro la decisione del Cda di tagliare del 40% gli stipendi. UNIVERSITA’ DI MESSINA Germanà anima le danze alla festa di Alumnime MESSINA. Per festeggiare ALuMnime, un'associazione di ex allievi dell'Ateneo peloritano costituita il 17 novembre scorso e presieduta dalla professoressa Tindara Abbate, si è svolta una serata inaugurale sabato 20 dicembre con serata di gala a Villa Pace. Il catering è stato organizzato dal Noa, locale storico della movida messinese in Piazza dei Catalani passato di recente in gestione all’ex consigliere comunale An e Udc Bruno Cilento, e allietata dalle note del jazzista milazzese Nat Minutoli. Le danze hanno visto protagonisti, senza distinzioni giovani e attempati docenti universitari. Ma a trascinare gli entusiasmi è stato il professor Antonino Germanà, docente di anatomia degli animali domestici nel Dipartimento di Veterinaria, che si è mosso con scioltezza, scatendosi poi tra le note. Il rettore Pietro Navarra non era accompagnato dalla fidanzata, la quarantenne ricercatrice Roberta Granese, impegnata in attività di ricerca a Philadelphia. CATANIA. Il presidente di Fiumara d’Arte scrive al sindaco. Mettendo in discussione tutte le donazioni «Caro Enzo, il Rito della Luce si farà in un altro luogo» CATANIA. Dopo le polemiche derivate dall’annullamento della manifestazione, Antonio Presti ha scritto una lettera al sindaco di Catania, Enzo Bianco, in merito allo stop imposto al “Rito della Luce”, previsto dal 18 al 21 dicembre: “...Caro Enzo, quando si riceve un dono bisogna saperlo proteggere... Non condivido l’atteggiamento che hai manifestato rispetto alle “assunzioni” di responsabilità di quel dono. Se faccio un passo indietro nel tempo, la prima cosa che mi viene in mente è un altro dono che ho fatto a te e alla città: quel cero di Arnaldo Pomodoro che regalai in occasione della festa di S. Agata. Anche lì accesi una luce, che avrebbe dovuto risplendere per alcuni giorni e che purtroppo si consumò in poche ore. Com’è strana la vita: ci rincontriamo dopo anni e tu sei di nuovo sindaco, ti consegno il Rito della Luce che si spegne dopo poche ore. Caro Enzo, forse è meglio non incontrarsi… forse è il caso di evitarci proprio lungo il tratto di Corso Martiri della Libertà. Per la seconda volta non mi sono sentito Antonio Presti centonove pagina 4 protetto, non mi sono sentito garantito. E ho deciso che, visto che il Rito quest’anno è stato snaturato, il prossimo si rigenererà in un altro Comune, attiguo a Catania. Sarò pronto a riconsegnarlo quando la città non manifesterà più queste forze oppositive ma solo sentimento di condivisione. Io amo profondamente i catanesi: da 15 anni mi dedico senza sosta a curarne il cuore culturale, ma vista la mancanza di quel supporto che credo di meritare, e che speravo di trovare in te, ho messo in discussione con me stesso l’opportunità di donare il museo al quartiere di Librino, la mia collezione e il mio patrimonio personale alla Tua Amministrazione. Io ti ringrazio comunque, ma quando si riceve un dono si deve accettare col cuore, non come fatto politico-istituzionale. E questo, caro Enzo, te lo dico da amico». 24 dicembre 2014 settegiorni CHI SCENDE SONDAGGI. Sette siciliani su dieci per le festività desiderano solo ricevere più attenzioni dal loro partner Natale, voglia di tenerezza MESSINA. Per l’ambientalista di punta del Wwf, passare l’ aspirapolvere a casa è un autentico stress: ha sempre paura di risucchiare nell’infernale macchina minuscoli ragni e invisibili millepiedi. Così l’operazione-pulizia, “uffa…”, richiede ore e ore di snervante lavoro. Lo studio di Antica gelateria del Corso sui bisogni più sentiti. Dalla stabilità economica alle coccole AIUTANO A STACCARE dallo stress e delle preoccupazioni di un anno che sta per chiudersi, risolvono le incomprensioni di coppia, danno rassicurazioni e piacere. Quasi 7 siciliani su 10 (69%), questo Natale, desiderano ricevere come unico regalo, coccole. Carezze (66%), abbracci (59%) e baci (51%) rappresentano lo scambio più sincero per ritrovare serenità e calore. Chi è più desideroso di coccole? A sorpresa gli uomini (52%) si dimostrano più teneroni rispetto alle donne (48%). Perché fanno bene? Danno sicurezza e accrescono il senso di stabilità di una coppia. È quanto emerge da uno studio di Antica Gelateria del Corso, realizzato attraverso un monitoraggio online mediante metodologia WOA (Web Opinion Analysis) sui principali social network – Facebook, Twitter, YouTube – blog e community interattive, coinvolgendo circa 1200 coppie tra i 25 e i 55 anni al fine di ricostruire quali sono i bisogni dei siciliani oggi. Quali sono i bisogni più sentiti oggi? Se è la stabilità lavorativa/economica (77%) la necessità primaria dei siciliani oggi, segue subito dopo la voglia di momenti di tenerezza (68%), quindi la serenità familiare (57%). Quali sono i gesti che ci fanno sentire più coccolati? Oltre 6 coppie su 10 (66%) preferiscono le carezze, seguiti da coloro che ricercano gli abbracci (59%) e i baci (51%). Non solo gesti d’affetto interpersonali. Quali altri tipi di “tenerezze” amano concedersi i siciliani? Concedersi dei dolci a Natale rappresenta una vera e propria coccola per 4 siciliani su 10 (44%). E c’è chi, nonostante il freddo, non rinuncia a mangiare il gelato Giuseppe Ardizzone (39%), abbinato anche alla classica fetta di pandoro. Mentre i meno golosi preferiscono cacciare via le tossine quotidiane attraverso una passeggiata in centro nella propria città (33%). “La gente è stanca di affidarsi al materiale, al rituale del frivolo, della vita patinata. – afferma lo psichiatra Michele Cucchi, Direttore Sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano - Nel periodo che precede le feste, la gente si aggira nei negozi smarrita. Le coppie cercano serenità, e molto di più a Natale, e il tempo del consumismo come “autoaffermazione” non esiste più. Le coccole alimentano una reazione neurobiologica nel nostro cervello che sostiene la cooperazione, l'accudimento reciproco e l'intimità – afferma ancora lo psichiatra Michele Cucchi - Il mondo, oggi, è un ambiente molto competitivo. Recuperare il tempo e la dimensione delle coccole sarebbe importantissimo”. E’ nata Maria Josè Pinizzotto MONFORTE. E’ nata Maria Josè Pinizzotto, primogenita del nostro collega e presidente della Kimon, Francesco e di Tina Romanzo. La piccola è venuta alla luce all’ospedale di Milazzo il 18 dicembre 2014 alle ore 14.18 ed ha fatto fermare l’ago della bilancia su 3 chili e 170 grammi. Ora la piccola Maria Josè è a casa ed è il più bel regalo di Natale per la famiglia Pinizzotto a cui va l’abbraccio affettuoso di tutta la redazione di Centonove e Centonovepress e del direttore Enzo Basso. Alla bimba l’augurio di una vita lunga, prospera e felice. MESSINA A scuola di scrittura Elfica MESSINA. L'associazione culturale "La Contea" lancia un nuovo appuntamento con lo studioso tolkieniano Roberto Fontana: la I Edizione del Corso di Calligrafia Tengwar. Che, coordinato da Fontana, si terrà dal 2 al 4 gennaio presso la Multisala Iris di Messina. A pochi giorni dall'uscita al cinema del terzo film della trilogia de "Lo Hobbit" lo stage si aprirà con la "Presentazione Littera Scripta Manet: scrivere a mano lungo i secoli", breve storia della calligrafia nell'area mediterranea in relazione ai fatti socio-economico-politici europei e pratica dell'uso di strumenti calligrafici ossia pennarello e pennini; secondo giorno dedicato ad una panoramica dei differenti modi e stili della calligrafia Tengwar in uso nella Terra di Mezzo ed al modo Quenya con esercizi e pratica di scrittura, mentre il 5 gennaio si chiude con il modo Sindarin e quello italiano, esercizi e pratica scrittori. Per info: [email protected] 347/9102884 (M.T.S.) MESSINA. L’ex coordinatore provinciale del Megafono ha lo spirito dell’investigatore. Mentre conta i circoli del “Megafono” che chiudono giorno dopo giorno, studia sospettoso le didascalie, scritte per errore in latino di Centonove su Crocetta, chiedendosi misteriosamente “perché?”. Peccato che sia solo un refuso di stampa. Maurizio Puglisi MESSINA. Il presidente del Teatro Vittorio Emanule, sabato 20 dicembre, per il piacevole spettacolo " E' ricca, la sposo...e poi l'ammazzo!" con Gianfranco Iannuzzo e Debora Caprioglio, avrebbe dovuto fare aggiungere una postilla per gli spettatori in sala: "E morti di freddo". I riscaldamenti del Teatro sono fermi e dal Comune non arrivano soldi per il metano. Soffrire per credere. Franco Mondello ROSA E NERO Roberto Fontana Anna Giordano Fiocco rosa in casa Venuto SAPONARA. Il chirurgo Pietro Venuto è diventato nonno. All’ospedale di Milazzo il 18 dicembre, la nuora Anna ha dato alla luce Sofia, figlia di Tonino Venuto. Ai genitori e al nonno e al sindaco di Saporana Nicola Venuto, zio della piccola, gli auguri di Centonove. Santa Croce Camerina, centuno anni per la signora Barone RAGUSA. Festa nella casa di riposo "Ti Amo" per i centouno anni della signora Barone, nata a Santa Croce Camerina il 13 dicembre 1913. Lo scorso anno, in occasione del 100° anniversario, la nonnina era già stata accolta con tutti gli onori dal sindaco di Santa Croce Camerina, celebrata nell' aula consiliare di Palazzo del Cigno. Ora ancora un momento da ricordare. Aveva appena 14 anni, Lucia, quando sposò Salvatore Santoro. Da lui ha avuto quattro figli Emanuele, Melina, Giuseppa e Giovanna. A chi le chiede il segreto di una vita così lunga risponde: "Non ce ne sono. Solo tanto amore da dare e ricevere. Mi sono occupata dei figli prima e dei nipoti dopo. Oggi guardo con gioia ai piccoli pronipoti". Erice, cento candeline per Giuseppina Magnasco ERICE. La signora Giuseppina Magnasco ha spento cento candeline. Sabato scorso la signora ha festeggiato il compleanno nella sua casa di via Erice, circondata dall' affetto dei suoi due figli, degli otto nipoti e dei dodici pronipoti. La sua grande famiglia le si è stretta intorno per un evento così importante ed ha organizzato i festeggiamenti. centonove pagina 5 MESSINA. Sarà un natale dolorante, quello dell’ex vicesindaco di Messina. Mondello, infatti, è rimasto vittima della sua ritrovata verve sportiva, presentandosi in consiglio comunale col braccio al collo e due vistosi cerotti sulla fronte. “Non sono stato coinvolto in una rissa, stavo solo facendo footing e una macchina mi ha tagliato la strada...” ha risposto laconico a chi gli domandava, a metà tra serio e faceto “cu ti mmiscau?” Carmelo Pino MILAZZO. Guai a contraddirlo. Il sindaco di Milazzo, tramite l’ufficio stampa, ha replicato a muso duro contro le dichiarazioni dell’onorevole Filippo Panarello che metteva in dubbio la validità dell’atto con cui il comune mamertino prorogava il contratto ai dipendenti precari. Panarello, forte degli atti ufficiali dell’assessorato regionale agli Enti Locali, ha chiosato: «A Milazzo si governa con le contumelie». 24 Dicembre 2014 Primo Piano 2014. Il governatore della Sicilia amministra l’isola senza un progetto compiuto. Condizionato dai partiti e dall’istinto Crocetta, presidente inadeguato ENZO BASSO MESSINA. Ci sono due Palazzi vicini a Palermo un centinaio di metri, tra Piazza Indipendenza e Piazza del Parlamento, dove la politica ha distanze siderali di mille chilometri. Il primo inquilino si chiama Rosario Crocetta. E’ presidente della Regione. Ma dietro di sé non ha un partito e ora non ha neanche un Mopvimento, il Megafono che si è via via squagliato come i propositi rivoluzionari del suo fondatore. Crocetta è sotto la tutela dei suoi alleati, e un giorno fa di testa sua, l’altro è costretto a mediare e a fare retromarcia. Il risultato finale è una Sicilia a passo di gambero. Dove tutti tornano al posto dal quale sono arrivati. Come la metafora della vita, l’ultima a dare questa conferma è Michela Stancheris. Si era così “stancheris” del suo capo, da avere dichiarato che l’aveva delusa sul piano umano. Ora è tornata in pista. Non da sci, sport per il quale mantiene una vera passione, ma verso il ruolo di “segreteria” particolare, con distacco a Bruxelles. Esattamente il posto dal quale era partita prima di diventare assessore regionale al Turismo e candidata alle Europee. Crocetta è fattio così: se non eleggono nelle urne, un posto al freddo di Bruxelles te lo trova lui. Disastro conti. Quello che Crocetta ha finora negato al popolo dei siciliani è però il baratro del “buco”: cinque miliardi di euro. Una cifra che a leggere il suo comportamento degli ultimi due anni non sembra proprio “preoccuparlo” se è vero che Dal Pd a Confindustria POLITICA, RIFIUTI, LABORATORI DI ANALISI: ECCO LE TENZONI “STORICHE” DELL’ULTIMO ANNO È STATO UN ANNO di scontri epici, il 2014. A scuotere la Sicilia, dai palazzi alle imprese, polemiche che hanno cambiato il volto delle stanze del potere o hanno avuto sviluppi giudiziari. Eccone qualcuno. G PD DILANIATO. Dal secondo al terzo rimpasto, in casa democratica i contendenti sono stati sempre Fausto Raciti (il segretario regionale) e Davide Faraone, il plenipotenziario di Renzi. Il giovane cuperliano, infatti, si è trovato puntualmente smentito, rispetto ai suoi aut aut a Crocetta, a causa degli accordi presi dal sottosegretario all’Istruzione. G ARTICOLO 4. Un altro grande divorzio è stato quello in casa Articolo 4, maturato dopo l’ultimo rimpasto in giunta. A spaccarsi, le due anime, rappresentate da Luca Sammartino e Lino Leanza. La conclusione? Il primo ha conservato la titolarità del partito, mentre il secondo ne ha fondato uno nuovo, ha avuto un assessore (Nino Caleca) e si è portato dietro quattro deputati. G LABORATORI IN RIVOLTA. Un altro scontro durissimo, neanche concluso, riguarda i laboratori di analisi siciliani, a cui la Regione chiede indietro 140 milioni incassati dal 2007 al 2013 sulla base di un vecchio tariffario regionale, per la mancata applicazione del “tariffario Bindi”. Una questione di non poco conto, che rischia di far chiudere l’attività a centinaia di laboratori e centri in Sicilia. G MARINO CONTRO TUTTI. L’ex assessore all’Ambiente, in un sol colpo, è riuscito a mettersi contro Confindustria e l’alleato politico degli industriali in Sicilia, il senatore Beppe Lumia del Pd. Il motivo? Una intervista in cui Marino puntava il dito sulle scelte relative alla gestione dei rifiuti legate a interessi dei vertici confindustriali. Che hanno subito presentato querela. Dopo la politica delle denunce, è arrivata quella delle rinunce: anche ai fondi che lo Stato si apprestava a riconoscere alla Sicilia. Ecco come la meteora dell’uomo di Gela ha trasformato la sua scia in una nebbia DI IN PILLOLE Rosario Crocetta ha speso metà del suo tempo a occuparsi di scandali come la Formazione professionale e il risultato finale è la macelleria sociale in cui tutto il settore è caduto e il risultato politico di avere perso in una unica botta qualcosa come trecento milioni di euro di finanziamento comunitario per i prossimi anni: il click-day i giovani siciliani lo faranno dall’estero, l’unico luogo dove ormai possono avere la lontana speranza di trovare un posto. Per il resto la gestione della Sicilia, a parte i viaggi in Procura che hanno trasformato il ruolo del governatore in “procuratore” è un vero e proprio disastro. Chiude Sviluppo Sicilia, 73 persone a spasso, società che fino a pochi mesi fa era stata ritenuta strategica. Scioperano i dipendenti dell’Esa e dei consorzi di bonifica che ora si vogliono pagare con i fondi europei. Rischia la chiusura il Maas di Catania, il più grande mercato PROFILI Ardizzone, lo statuto come la bibbia Giovanni Ardizzone MESSINA A Palazzo del Parlamento siede invece un presidente istituzionale, Giovanni Ardizzone. Lontano dalla foga con la quale da deputato accusava la Compagnia delle Isole di avere ricevuto una fidejussione di troppo da Unicredit, Ardizzone ha fatto dell’aplomb istituzionale il suo tratto politico e anche le sue battaglie. Per fare rispettare gli articoli 36 e 37 dello Statuto è andato a trovare non solo il presidente al Senato Grasso, ma anche l’ex presidente della Consulta, Silvestri. La battaglia è quella sulle acciuse: le imposte centonove pagina 6 di produzione si pagano nel luogo ove, lo dice lo stesso termine, si produce. Una battaglia nel dare-avere con lo Stato che potrebbe assegnare alla Sicilia gli otto miliardi di debiti che oggi ostacolo la riconversione di una economia che bisogna trasformare da assistita a produttiva. Ardizzone, non ha esitato a difendere il parlamento dagli attacchi sugli sprechi della poitica, ma applicando il decreto Monti è riuscito piano piano ad abbassare la soglia di alcuni stipendi-mostre, come quello dell’ex segretario generale dell’assemblea, più volte tirato in ballo da Primo Piano agroalimentare del Sud. Rischia la chiusura il Corfilac, il centro specializzato di Ragusa che sovrintende alla filiera lattierocasearia. Non chiudono invece i Pip, gli ex carcerati di Palermo riuniti in cooperativa. Per il resto l’azione amministrativa del presidente è attorniata all’istinto: se esiste da trent’anni l’ufficio stampa della Regione, anziché razionalizzarlo, si procede con la chiusura. Ma i fondi per la comunicazione che dovrebbero essere spesi, restano invece nella sua esclusiva disponibilità: un caudillo. Gli assessorati, chi se ne frega, si arrangino. La Regione degli sprechi, però, continua a vivere di inerzia e a uccidere qualsiasi sogno di sviluppo. I beni culturali sono un disastro e come e peggio che nell’era Cuffaro si passa da una emergenza all’altra: le discariche sono lì a dimostrarlo. Ma a differenza dei suoi predecessori che si battevano per le prerogative dello Statuto, Crocetta arranca e apre la porta a tutti i “forti”: sì ai petrolieri per le trivelle; sì agli americani per il Mose. Ma quel che è peggio ha detto sì a una serie di transazioni suicide che hanno trasformato la Sicilia in una sezione staccata della ragioneria dello Stato. A decidere gli assessori se per gli affari imprenditoriali, come le attività produttive sono personaggi come il presidente di Confindustria Sicilia Montante, per l’assessorato all’economia è direttamente Renzi. Che affida la scelta al suo sottosegretario Delrio. Che affida la scelta al suo collaboratore Baccei. Non è finita: Crocetta, senza dire niente a nessuno, come se la Sicilia fosse tasca sua, ha firmato una serie di transazioni-suicide nelle quali rinunce a cause già vinte, pendenti alla Corte costituzionale, per l’importo di cinque miliardi. Poi va in aula e chiede la firma su un mutuo da due miliardi per pagare i debiti della sanità. Non c’è che dire una vera politica rivoluzionaria. Marica Santoro con Momodue 24 Dicembre 2014 Gaetano Sciacca MESSINA. Il nuovo Ingegnere Capo del Genio Civile punta il dito sulle scelte del predecessore. E va in Procura Santoro-Sciacca, schizzi di fango Nel mirino, l’attività degli uffici negli ultimi anni, ma anche le modalità di intervento a Giampilieri. Ma “l’accusato” replica: «Io ho chiuso 22 cantieri e messo il territorio in sicurezza. Lui ha solo diretto la sopraelevazione della sede» MESSINA. Un filmato su come va intesa la sicurezza, con in sottofondo l’evocativo tema di “Pinocchio” composto da Fiorenzo Carpi, e una serie di attacchi, diretti e indiretti, al suo predecessore. L’ultimo scontro in riva allo Stretto è quello tra il nuovo ingegnere capo del Genio Civile, Leonardo Santoro, e il suo predecessore, Gaetano Sciacca. Nel corso di una conferenza stampa, il primo ha criticato l’intervento fatto su Giampilieri. Ma non solo: ha anche sottolineato che le norme andrebbero applicate e non interpretate, e ha anticipato di aver inoltrato un esposto in Procura sull’attività svolta dal Genio Civile in questi anni. E Gaetano Sciacca? All’inizio non vorrebbe commentare, ma poi spiega: «Ho ultimato 22 cantieri, i cinque Ponti di Scaletta, eseguito lavori a Briga e nei villaggi, mettendo in sicurezza il territorio. La mia attività è stata all’insegna del coinvolgimento di tutti, come dimostrano le demolizioni delle case a a Giampilieri e a Scaletta, avvenute senza alcun ricorso. Oggi, vedere che c’è qualcuno che getta discredito non solo sul Genio, ma su tutti coloro che hanno lavorato in collaborazione con gli uffici, fa arrabbiare». E la denuncia in Procura? «Durante il processo per l’alluvione, dove gli unici a non essere indagati eravamo noi, i consulenti della Procura hanno sottolineato l’ineccepibilità dei nostri interventi». Sciacca va oltre: «Sento parlare di apertura del viadotto Ritiro o della copertura del torrente Annunziata. Bene, vuoi impostare l’ufficio al contrario, fallo: ma hai mai fatto un progetto? Sei mai stato Rup?». Due domande rivolte a Santoro, alle quali l’ingegnere, oggi consulente di Palazzo Chigi per “Italia Sicura”, risponde da solo: «Una volta, in effetti, Santoro è stato direttore dei lavori: per la sopraelevazione del Genio Civile». Insomma, chi ha realizzato le opere per riparare Giampilieri dal fango, ora se ne trova ricoperto: «Quando Santoro dice che pure un bambino che gioca con i Lego non avrebbe fatto quello che è stato fatto, si ridicolizza chi ha vissuto la tragedia di Giampilieri, dalla popolazione a noi stessi dell’ufficio». A questo punto, sarebbe proprio stuzzicante se Sciacca diventasse assessore alla Protezione civile della giunta Accorinti. Ma l’ingegnere accetterebbe? «Beh, se fossi raggiunto da una telefonata, prima, e da una richiesta scritta, poi, allora, sentita la Regione, da cui dipendo, valuterei il da farsi...». (D.D.J.) AMBIENTE Crocetta nelle arene televisive: i fatti piuttosto che gli annunci. Altro merito che ora il personale dell’Ars comincia a riconoscere al presidente Ardizzone è quello di avere “svecchiato” la dirigenza: tutti i nominati sono over “50”. Terzo punto sul quale il presidente dal tratto istituzionale punta è la cultura: ha portato i conti della Fondazione Federico II in utile, con la gestione di Francesco Forgio e ha sposato la via degli scrittori, di felice Cavallaro del quale è diventato quasi un “testimonial”. Ma a chi gli chiede se se la sente di fare il presidente della Regione risponde secco, “no”. “Preferirei fare il sindaco a Messina”. Discarica di Pace, Giordano contro Ialacqua Anna Giordano Daniele Ialacqua MESSINA. Uno dei match più accessi del 2014, a Messina, è stato in casa ambientalista tra l’esponente del Wwf, Anna Giordano, e l’assessore comunale all’Ambiente (esponente di spicco di Legambiente in città) Daniele Ialacqua. Terreno dello scontro, il nuovo impianto di Pace. Tutto inizia a gennaio, quando Anna Giordano denuncia che il prospettato biostabilizzatore sorge in un’area dove non dovrebbe stare. In autunno, però, lo scontro si fa caldissimo, con l’esponente del Wwf che decide di portare le carte in Procura visto che, a Pace, sorgerà una vera e propria discarica di rifiuti, per giunta emergenziale, e quindi aperta al conferimento da parte di altri centonove pagina 7 comuni fino a 280 tonnellate al giorno. Un discarica che, secondo Giordano, non può stare lì visto che si tratta di zona a protezione speciale. Un attacco, corredato anche dall’accusa di aver barattato i soldi per la differenziata con l’assenso all’impianto, che Ialacqua non accetta: «Non ho mai detto che quella di Pace non sarà una discarica, ma si deve valutare il progetto nella sua interezza. È l'unica soluzione per renderci autonomi e non affondare nella pesante emergenza rifiuti siciliana. Non ho intenzione di rimanere in silenzio e passivo davanti al disastro presente e prossimo venturo, non voglio che la mia città venga stritolata dall'emergenza e dal malaffare», la sua replica. 24 Dicembre 2014 primopiano Feliuce Calabrò ADDIO 2014. Abecedario dei politici che nel bene o nel male hanno condizionato il nostro futuro Un anno da Protagonisti In rassegna una carrellata di uomini e donne che hanno lasciato il segno. Dal sindaco a piedi scalzi Renato Accorinti all’onorevole Genovese per finire al prefetto dalle mille vertenze Stefano Trotta MESSINA. Protagonisti. Nel bene e nel male. Politici che con la loro azione, il loro entusiasmo, a volte la loro inettitudine, il non saper fare, hanno condizionato svilupppo e sottosviluppo della nostra terra. Eccoli in rassegna, per un “abecedario” leggero e ironico: il ricordo che i politici lasciano per il 2014 che stiamo per metterci alle spalle. A, come Renato Accorinti. Il sindaco dai piedi scalzi, con la maglietta “Free Tibet”, con lo striscione “Peace” alla manifestazione del 4° Novembre, che blocca i Tir al Cavalcavia, il sogno della speranza e della rottura con “l’ancien regime” vede spappolare la sua immagine, disintegrare il suo gruppo che perde pezzi pregiati come Clelia Marano e Nina Lo Presti e si caratterizza per la presenza dei docenti universitari, Tonino Perna in Renato Accorinti testa alla cultura che “medita” di lasciare perché ha scoperto in ritardo, come tutti quelli che studiano i movimenti storici ed economici che il Comune “non tiene dinero” e “non si può fare nulla”. Mantenuto in sella dal Tar, Accorinti è la stella cadente ora della speranza di chi voleva “un sindaco di rottura”, non solo del movimento punk-bbestia. A guidare le decisioni, il flessuoso Guido Signorino, un uomo che passa il tempo in bilico sul dissesto. E che per fare ogni passo si raccorda, nei cavalcavia della politica, con un personaggio dietro le quinte, Gianpierino. Non proprio una Rivoluzione a piedi nudi, per un pacifista in buona fede che dice sempre “io, io, io” e non ha ancora capito che ai messinesi deve dire “noi, noi, noi”. Deludente. B, come Emilia Barrile. La presidente del consiglio stupisce tutti. La chiamano “la popolana di Gravitelli”. Ma nessuno sospettava che “sgravidasse” una forza di lavoro senza precdenti, Emilia Barrile mantenendo al tempo stesso un piglio “istituzionale”. Cresciuta in provetta con Francantonio Genovese, del quale non ha mai disconosciuto l’appartenenza sodale e filiale, si è via via smarcata dai nervosismi del suo partito, il Pd, che si distingue per avere tre anime: gli intellettuali del Bing Bang, i Renziani alla Alessandro Russo e alla Francesco Palano Quero, che si apprestano a cambiare il nome in “Open”, in ossequio agli inglesismi che tanto piacciono al rottamatore Renzi. C’è poi l’ala “istituzionale”, del presidente Franco Rinaldi, che mantiene in sella il segretario provinciale Ridolfo; e poi c’è l’ala storica, i Panarelliani, adepti della principessa “rossa” del Pd, Angela Bottari, prima grande mediatrice con Genovese, poi grande accusatrice del mondo della Formazione. Una ipocrisia che non si fa alla “popolana” di Gravitelli, duemila preferenze personali. Che sbaglia qualche congiuntivo, ma non sbaglia una mossa politica. Determinata. Giampiero D’Alia centonove pagina 8 C, come Felice Calabrò. L’avvocato della “zona Sud”, è riuscito nell’insolita impresa di perdere le elezioni nella corsa alla sindacatura , nonostante avesse al seguito tutti i maggiori partiti. A tradirlo sono stati in tanti: il drappello di Palano Quero e Russo, e molti seguaci di D’Alia, meglio noto come “il mazziere”. Ma a non aiutarlo affatto, nel “sentiment” elettorale, è stata soprattutto la regia sottile del tam tam giudiziario su Francantonio Genovese. Dopo averla spuntata dentro il partito sull’altro candidato in pectore, il riccioluto Beppe Grioli, Calabrò ha messo in piedi una squadra che coagulava tutte le anime dell’area progressista: dalla volitiva preside dell’Antonello, Elvira D’Orazio, all’avvocato matrimonialista, presidente del Cedav, l’associazione di antiviolenza alle donne, Carmen Currò. Una galassia, poco gradita alla borghesia messinese, come la massoneria storica: il presidente degli avvocati, Ciccio Celona, ha optato per il candidato del centrodestra Enzo Garofalo. “Beffato” per 54 voti, ha perso nel ballottaggio perché la destra ha votato tutta il neo-candidato “spurio” Accorinti. Una beffa dalla quale non si è ancora ripreso. Dopo un timido avvicinamento a Crocetta, si è rimesso in buon ordine. In attesa della seconda sentenza della giustizia amministrativa. Che potrebbe restituirgli il “maltolto” elettorale. Ansiolitico. D, come Gianpiero D’Alia. Fosse stato un calciatore, avrebbe avuto il ruolo di “mediano”, con il guizzo del centravanti che fa “l’opportunista” di mestiere. Smessi i panni di primopiano ministro della pubblica istruzione, dopo avere visto squagliare come neve al sole il suo partito, l’Udc, nell’abbraccio mortale con la lista di Monti, si è rintanato nel suo cantuccio elettorale messinese e siciliano. Accerchiato dai seguaci del presidente della commissione bilancio Nino Dina, che vorrebbero la rottura, ora fa bottino del suo ruolo di presidente del Partito e sfugge a un nuovo abbraccio mortale, quello di Angelino Alfano. Per non farsi “annegare” nella battaglia del 4%, che lo taglierebbe definitivamente fuori dalla politica, ha radunato i suoi a Palermo e ha fondato “Udc-Sicilia”, quasi a far capire a Cesa che “in Sicilia non c’è spesa”. Presidente in pectore della regione Sicilia, ha preferito come è nel suo stile, lasciare la patata bollente al “terzo incomodo” gelese, trasformandolo da oplita a Eschilo della Sicilia. Una scelta azzardata per l’Isola, sulla quale continua a “succhiare” sangue elettorale, rivendicando due assessorati, le Infrastrutture e la Funzione Pubblica. Speculatore. Massimo Finocchiaro F, come Massimo Finocchiaro. E’ il vicesegretario provinciale di un partito-fantasma che, come diceva Gaber, è un’idea, anzi lo era: il Megafono. E’ l’unico personaggio politico da inserire nelle “eminenze grige”. Un passato nella destra, è diventato il più grande amico personale del presidente Crocetta. Che in un convegno a Spadafora si è confidato in pubblico: “Ci sentiamo anche più volte al giorno, discutiamo di politica, ma non c’è decisione che io prenda su Messina senza prima ascoltarlo…”. Imprenditore dell’edilizia, riesce ad incontrare in ufficio presidenti di Asl, funzionari e aspiranti soggetti in mobilità. E’ l’unico che riesce a frenare le pulsioni suicide di Crocetta, sul difficile crinale istituzionale di Giovanni Ardizzone e quello più fluido del fantasista Prs Beppe Picciolo. Sua è la regia di molte nomine istituzionali cittadine, dalla Soprintendenza, alla Biblioteca, al Museo, in tacito accordo crocettiano con il duo PiccioloArdizzone, due politici che, non amandosi tra loro, parlano per interposta persona, attraverso Finocchiaro, al quale riconoscono una grande capacità affabulatoria e di mediazione: riesce a metterli d’accordo, pagando spesso un pegno: è il miglior imitatore del presidente Crocetta. La sua leadership nasce dal fatto che finora non ha accettato nessun incarico istituzionale. Invisibile. Francantonio Genovese G, come Francantonio Genovese. Torna a casa Lassie. Riesce ad essere “leader” anche quando non c’è. E’ la sintesi del vuoto politico messinese. Finito agli arresti domiciliari per l’inchiesta sui “Corsi d’oro”, sta guadagnando spazio udienza dopo udienza, man mano che l’inchiesta si abissa nelle sabbie mobili delle perizie contabili e delle visure catastali. Cadrà alla fine solo su qualche scontrino fiscale. La mano della magistratura, ora concordano in tanti, è stata fin troppo pesante. Infilatosi nella melma della Formazione, ha commesso un grande errore di strategia per non dire “no” alle pressioni dei partiti e dei sindacati e sta pagando un prezzo politico “eccessivo”. Ha commesso un altro errore grave: il clan. Inserendo nei corsi famigli e “uomini di fiducia”. Avrebbe già anzitempo dovuto staccarsi dalla poltiglia elettorale in cui veniva invischiato per rendersi più evanescente come lo zio, Antonino Gullotti, che ha governato sempre dall’alto. Staccato dalla realtà locale. Puntando l’attenzione sulle iniziative più redditizie, non solo dal punto di vista elettorale. Improvvido. I, come Ialacqua Daniele. Per anni grande animatore di Lagambiente, per la quale ha combattuto battaglie storiche, ora che è passasto nel ruolo Daniele Ialacqua dell’assessore all’Igiene urbana e all’Ambiente sta sperimentando quanto è difficile amministrare. Scarsa loquacità, grande capacità di lavoro e dedizione, mai avrebbe pensato che a denunciarlo in Procura, insieme al sindaco Accorinti, sarebbe stata la “pasionaria” Anna Giordano, l’ambientalista che sull’impianto di trasformazione che si vuole realizzare a Pace e “ipocritamente” non si vuole ancora chiamare discarica, non fa sconti a nessuno: neppure a sé stessa. Ialacqua punta a rendere efficiente Messinambiente, con la diversificazione delle attività, affidate al manager Ciacci, giunto da Capannori. Punta anche a fare crescere la raccolta differenziata, ma si scontra con le scelte suicide della Regione che sotto Crocetta si è distinta solo per non avere mosso un dito contro i signori delle discariche. Che oggi vengono commissariate con anni di ritardo e accumuli ingenti di denaro. Da incoraggiare. L come Pippo Laccoto. E’ il cardinale “Rischelieu” del Pd, partito nel quale ha indossato da ultimo i panni del “Renziano”. Un bottino di Pippo Laccoto novemila voti nel collegio di Brolo, ha un rapporto privilegiato con il plenipotenziario di Renzi in Sicilia, il sottosegretario palermitano alla Istruzione Davide Faraone. Presidente della quarta commissione sanità alla Regione, ama lavorare in silenzio ed è il politico più direttamente antagonista di Nino Germanà, il giovane deputato di Ncd, vicepresidente della commissione Attività produttive, che non ha esitato a incatenarsi davanti al Comune di Brolo, per denunciare lo scandalo dei mutui fantasma al Comune, sottoscritti dall’ex sindaco Messina, a lui vicino. Da tempo è sotto il tiro dell’opposizione che cerca centonove pagina 9 24 Dicembre 2014 di diffamarlo appiccicandogli addosso “ville maestose, con statue romane”, ma ha tacitato tutti presentando una raffica di denunce per diffamazione. Tra tutti i politici messinesi, il più navigato: conosce la dinastia dei Germanà, per i quali ha lavorato in segreteria, conosce bene i gullottiani, avendoci lavorato. Ora lavora in solitudine. Laborioso. M, come Pippo Morano. Come tutti i socialisti di sangue dolce, torna sempre a galla. Passata Pippo Morano l’apnea nel partito di Casini, dove aveva sostato in coincidenza con un periodo di introspezione ascetica, si è via via avvicinato a Beppe Picciolo, l’aggregatore dei Prs ed è tornato alla politica attiva. Così ha fatto il salto nella segreteria particolare dell’assessore alla Cultura Giusy Furnari. Qui non ha avuto modo di fare granchè, ma la grande esperienza accumulata da assessore al Comune di Messina, ha fatto la differenza. Della politica conosce i linguaggio, le pause e le cadenze. Una funzione che, anche ad avviso dell’ex ministro Salvatore Cardinale, è diventata insostituibile per affiancare ora il neo assessore al territorio, Croce, in quota allo stesso gruppo. Ciuffo ribelle, ama lo scooter 24 Dicembre 2014 primopiano con il quale si muove in città, con la stessa velocità delle correnti politiche: non ama portare il casco. Riemerso. N, come Domenico Nania. Dopo un periodo di grande spolvero istituzionale nel quale, la barba bianca ben curata, passava nell’era di Fini al governo come per riformatore del titolo “V” della costituzione, si è inabissato nelle tenebre nere del dimenticatoio politico, come il suo delfino Peppino Buzzanca. “Breve” la stagione felice vissuta dalla Destra in provincia di Messina, distinta dai tanti milioni di finanziamenti che a pioggia sono caduti a Barcellona, comune dove in sella il cugino Nania era andato a fare da city manager Gianfrancone Scoglio, e dalle macerie politiche che ora il gruppo in totale dispersione ha lasciato in giro. L’ultimo ricordo di Nania risale alla presentazione del suo libro sulle riforme della Costituzione. Poi, più, il nulla. Disperso. Domenico Nania Luciano Ordile O come Luciano Ordile. Come ci sono i signori in frac, lui è un signore in papillon. Amante dell’Aquilone, simbolo con il quale distinse le sue prime campagne elettorali, riesce ancora ad essere come Giuseppe Astone nella memoria visiva di Messina. Da presidente del Teatro Vittorio, da ultimo ha cercato di mantenere alta la “rappresentanza” nonostante Crocetta: il suo riferimento istituzionale non poteva che essere scudocrociato, quindi Giovanni Ardizzone. Uscito indenne da decine di inchieste giudiziarie, è un politico d’altri tempi: ai giornalisti non fa mancare a Natale “una cineseria”, giusto per ricordare la sua esistenza in vita. Patriarca di Gesso, è il politico che in assoluto in Sicilia mantiene il record delle assunzioni nel campo dei Beni Culturali: nel suo prezioso archivio pare risultino più di duemila assunti a nome suo. Sempreverde. P come Beppe Picciolo. E’ il politico-rivelazione di Messina. Non c’è una vertenza, dall’Ospedale Piemonte alle questioni dell’autostrada, dove non fa sentire il suo nome. Cresciuto nell’area socialista, avvicinatosi a Genovese, ha avuto la capacità di costruirsi un grande bacino elettorale giorno dopo giorno. Beppe Picciolo e Ciccio Palano Quero Dentista, ha fama di gran lavoratore e appartiene alla classe dei “politici operai”, quelli che si costruiscono il bacino elettorale voto dopo voto. Una visione un po’ in contrasto con quella descritta dal Tribunale di Messina. Che con una sentenza del giudice Mario Samperi , lo ha condannato a due anni e mezzo per calunnia. E’ accusato di avere inviato lettere anonime, contro due avvocati, Catalioto e Dalmazio, insieme a Ciccio Curcio. Quest’ultimo è stato assolto dall’accusa di essere “corvo”, accusa che invece è rimasta addosso a Picciolo. Astro politico in ascesa, sentendosi “azzoppato” ha presentato le sue dimissioni al partito e dalla commissione antimafia, dimenticando la regola d’oro dei vecchi Dc: le dimissioni non si presentano mai. Rischiano di essere accettate. Scorato. Q, come Ciccio Palano Quero. E’ il candidato “in pectore” a sindaco di Messina. Neo papà, ecostenibile al punto che la domenica va a vendere le sue arance biologiche da solo al mercato di piazza del Popolo, ha fatto della battaglia per l’Isola pedonale la madre delle sue iniziative, poi rotolata davanti ad alcune sentenze controverse del Tar. Il braccio di ferro che ha visto in primo piano l’assessore al traffico Gaetano Cacciola, ha avuto il merito di spaccare in due non solo i commercianti di via dei Mille, ma anche tutta la città: due anime a confronto. La progressista che ama le bici, l’architettura contemporanea, il senso del bello…e quella più conservatrice del no. Che ha aggregato, non solo commercianti adirati per la crisi, ma anche avvocati, come il giovane Autru Ryolo, disposti a spendersi nei ricorsi al Tar, per dimostrare che la città non si amministra con gli entusiasmi ma con le delibere ben scritte, mestiere che non si inventa da un giorno all’altro. Accorintiano della prima ora, al punto che insieme ad Alessandro Russo ha rischiato l’espulsione dal Pd su proposta di Angela Bottari, sta rivedendo ora le sue posizioni alla luce dei risultati non proprio entusiasmanti della giunta, nella quale Quero, nonostante il suo iniziale entusiasmo, non è stato coinvolto attivamente. In carriera. Filippo Romano R, come Filippo Romano. Il commissario della Provincia, viceprefetto, comincia a prendere gusto al ruolo di Gran Timoniere di Palazzo dei Leoni. Confermato per la seconda volta da Crocetta, ha l’incarico di fare uscire la Provincia dal guado della Riforma, per accompagnarne l’ingresso nel Consorzio dei Liberi Comuni, un’idea amministrativa che ancora stenta a prendere forma, nonostante manchino appena 120 giorni alla soppressione dell’ente. Elegante nel portamento, che cura con vestiti sartoriali cuciti con aderenza, amante della citazione latina che non guasta mai, sta meditando seriamente di continuare nella guida della Grande Città Metropolitana. Sotto osservazione sono i suoi rapporti con il “mazziere” D’Alia, al quale tanti fanno ricondurre le sue scelte, ma che lui liquida con una battuta: “Ho un buon rapporto con D’Alia, ma non ho esitato a rescindere un contratto anche a suo fratello…”. Grande formalista all’esterno, quando invita i suoi amici nella sua villa restaurata del ‘700, nei terreni della moglie Evelina Riva, coordinatrice dei segretari comunali, fa sfoggio delle sue passioni: l’amore per la buona cucina, il jazz e soprattutto i tatuaggi, del quale è stato un vero precursore prima che diventassero una moda diffusa. Anticipatore. S, come Guido Signorino. Lo chiamano tutti il “sindaco”, anche se lui si schernisce. E’ l’angelo custode dei conti-voragine di Palazzo Zanca. Economista, Guido Signorino allievo di Mario Centorrino, per anni ha ricoperto il ruolo di grande oppositore dell’idea-Ponte, un ruolo che ha condiviso con il meno compassato Accorinti. Sbarcato a Palazzo Zanca come un marziano sulla Luna, ha cominciato a spulciare conti con l’obiettivo di farli quadrare, ruolo non semplice dopo anni e anni di “spesa facile” con cooperative sociali che nascevano come funghi e spese delle partecipate alle stelle. Messo un freno ai conti, ha lasciato la briglia sciolta al segretario-direttore generale Le Donne, che ha preparato la maxi-delibera del Piano assunzioni, l’ultima cosa del quale il Comune avrebbe bisogno, un maxi-piano di assunzioni per “resettare” tutti i precari. Esperimenti falliti già a Palermo e in tante altre città con il sistema della centonove pagina 10 “Multiservizi”, una idea vecchia confezionata come un pacco di Natale, che, ironia della sorte, ha lasciato fuori dalla porta, i soli che avrebbero diritto a un posto: trenta vigili urbani che hanno avuto la sventura di vincere un regolare concorso pubblico, unica via per la quale bisognerebbe essere assunti nella Pubblica amministrazione. Irriconoscibile. T come Stefano Trotta. Il prefetto di Messina, malgrado tutto, è stato costretto ad assurgere anche ad un ruolo politico, per frenare la deriva della classe politica. Accusato di essere “scarso” da un assessore ai servizi sociali che sconosce la diplomazia Stefano Trotta linguistica, Trotta è diventato giocoforza l’antagonista del sindaco in mille partite aperte non solo allo Stadio, per favorire o meno l’ingresso dei tifosi, ma anche sulle strade per riportare alla “istituzionalità” il sindaco che blocca i Tir in transito per la città e anche nella vicenda dei minori immigrati. Un ruolo fermo di contrapposizione, che si sposa con la disponibilità agli incontri quasi quotidiani con i lavoratori in lotta: da quelli dell’ex Aicon a quelli, più recenti, delle concessionarie automobilistiche. Una situazione di disagio sociale, affrontata nelle sedi opportune, senza mai forzare i toni. Da ultimo, in silenzio, il prefetto ha raccolto la proposta del presidente dei consulenti del Lavoro Carlo Maletta per una manifestazione sul tema del lavoro: la lettura e il commento di otto articoli della Costituzione, affidati a varie figure del mondo del lavoro. Dal disoccupato, al presidente dell’associazione industriali, ai sindacati. Una catena del valore, da ripristinare nell’etica e nelle opportunità di sviluppo. Mediatore. Z come Daniele Zuccarello Il consigliere del Pd, che ha il neo di avere presentato un decreto ingiuntivo a Feluca spa, la società cui lo ha chiamato ad amministrare Daniele Zuccarello Francantonio Genovese, ha avviato una guerra aperta contro gli sprechi. Due i fronti aperti: le cooperative sociali e le società miste. Così il consigliere ha cominciato a chiedere i conti di Atm, Messinambiente e dintorni e ha cambiato in corso d’opera il giudizio sulle “partecipate”, fonte oscura e perenne di sprechi. Da ultimo Zuccarello ha avviato la collaborazione con alcune associazioni di volontariato, come “Stai con noi”, promuovendo serate per la riqualificazione della Galleria. In corsa. politica PACCHI DI NATALE. La Regione vara il documento di programmazione 2015-2017. E taglia per colmare il buco Finanziaria, mancano quattro miliardi Dalle trasferte dei forestali al trattamento del personale, passando dalla “solita” liquidazione delle società partecipate, la ricetta dell’assessore inviato da Renzi. Che chiede riforme in cambio di soldi. Licenziamento in vista per 2000 precari PALERMO. Un passivo non ufficiale da quattro miliardi, 2,5 da trovare per colmare il buco “ufficiale”, un possibile maxi mutuo in vista, quattro mesi di esercizio provvisorio e un presidente, quello dell'Assemblea regionale, che allarga le braccia: «Sono stanco di pronunciarmi ancora una volta sul bilancio. Nonostante l'approvazione in giunta di ieri sera (lunedì 22, ndr), ancora non è arrivato niente! Attendo una chiamata degli uffici ma, lo ribadisco, siamo fuori tempo massimo», tuona Giovanni Ardizzone. Infatti, un conto è il varo dell'esercizio provvisorio (che prevede l'erogazione delle somme in dodicesimi), un altro è il bilancio di previsione 2015-2017 elaborato dall'assessore inviato da Renzi, Alessandro Baccei. Il documento, infatti, dovrà essere discusso in tempi record dalla Commissione dell'Ars. DEBITI & MUTUI. Se l'esercizio provvisorio, fissato a 53 53 milioni 357 mila euro, è stato un passaggio indolore, le note dolenti si legano al Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria), che comporta il recupero dei 2 miliardi e mezzo mancanti. Per farlo, Baccei ha già annunciato che per coprire parte della spesa pubblica corrente, il governo Crocetta utilizzerà i fondi per lo sviluppo e la coesione (Fsc) che in realtà dovrebbero essere destinati a spese per investimenti. Ma la parola d’ordine è una: senza le riforme, con tagli decisi alla spesa pubblica, non si apriranno i tavoli con lo Stato sulle richieste da parte della Regione per ottenere i fondi che le spettano. In questo scenario dal primo maggio, alla scadenza dell'esercizio provvisorio di quattro mesi al vaglio delle commissioni dell'Ars, Palazzo d'Orleans non potrà pagare gli stipendi di regionali e dipendenti di enti e società partecipate. RISCHIO RESIDUI. Intanto, per potere garantire il pagamento degli stipendi dei regionali e dei dipendenti di enti e società partecipate da gennaio ad aprile del prossimo anno, erogare i trasferimenti agli enti locali, pagare gli interessi passivi e il rimborso dei mutui, nell'esercizio provvisorio il governo Crocetta ha azzerato i fondi di riserva e ridotto il fondo a garanzia dei residui attivi. Operazione, ha spiegato l'assessore all'Economia, necessaria alla luce di un taglio delle entrate, rispetto a quelle quantificate nel bilancio vigente, pari a 1 miliardo di euro, con la conseguente esigenza di coprire le spese fisse. La stessa operazione, però, con i mancati appostamenti iniziali nel fondo di riserva e nel fondo residui attivi, aveva portato all'impugnativa della prima legge finanziaria 2014 da parte del commissario dello Stato e ai rilievi della Corte dei conti. Alessandro Baccei LE LINEE GUIDA. Il governo Crocetta definirà la legge di stabilità “Salva Sicilia” nei primi giorni del mese di gennaio. Conterrà, ha detto Baccei, «interventi strutturali» che «toccheranno l'agricoltura, i forestali, la funzione pubblica, gli enti locali, le infrastrutture, le attività produttive. Riguarderanno quasi esclusivamente tagli alla spesa». SOS PRECARI. E mentre la Sicilia affonda, un duro colpo arriva dalla Legge di Stabilità, che non prevede il “salvataggio” di circa 2000 precari (si spera adesso nel Milleproroghe). In ossequio a un decreto dell'ex ministro Gianpiero D'Alia, infatti, i lavoratori impiegati nei comuni in stato di dissesto o di pre-dissesto dovranno essere licenziati. A essere colpiti, i precari di Aci Sant’Antonio, Caltagirone, Santa Venerina, Bagheria, Comiso, Ispica, Milazzo (in dissesto) e di Casteltermini, centonove pagina 11 24 Dicembre 2014 ESERCIZIO PROVVISORIO Così i cinquantasei milioni Cinquantasei milioni per sopravvivere fino ad aprile. Sono quelli previsti dall'esercizio provvisorio di quattro mesi che dovranno garantire il funzionamento della regionale ma anche di diversi enti finanziati. Ecco la ripartizione: un milione per l’Istituto regionale Oli e Vini di Sicilia, 5 per gli enti gestori dei parchi e delle riserve naturali, 562 mila euro per l'Istituto dell'incremento ippico di Catania, 615 mila per l'Istituto sperimentale zootecnico, 4 milioni 462 mila per i dipendenti dell' Esa, 3 milioni 538 mila per per gli stipendi dell'Arpa, 4 milioni e mezzo per il teatro Bellini di Catania, quasi un milione e 400 mila euro per il Vittorio Emanuele di Messina, circa 3 milioni alla Fondazione Orchestra sinfonica siciliana, 2 milioni 462 mila per il Teatro Massimo di Palermo, 923 mila per il Biondo di Palermo, 200 mila all'Inda (Istituto nazionale del dramma antico) di Siracusa. Previsti, inoltre, circa sei milioni per Azasi, Espi ed Ems, e per il personale in forza al Resais ma proveniente dalla Fiera del Mediterraneo. Infine, ci sono i 13 milioni per il personale dei Consorzi di Bonifica. Ribera, Catania, Giarre, Mirabella Imbaccari, Riposto, Santa Maria di Licodia, Scordia Tremestieri etneo, Caccamo, Cefalù, Monreale, Montelepre, Augusta e Avola. Tutti in fase di riequilibrio finanziario. In provincia di Messina, nubi nere sui lavoratori di Caprileone, Castelmola, Ficarra, Giardini Naxos, Militello Rosmarino, Mirto, Sant’Agata di Militello, Scaletta Zanclea, Terme Vigliatore e Tortorici. 24 Dicembre 2014 politica Il consiglio comunale di Messina PALAZZO ZANCA. Il consiglio comunale si riunisce 40 volte tra aula e commissioni, per tre votazioni al mese Lo stipendio? Lo arrotondo così Il “taglio” dei gettoni di presenza (da cento a 54 euro ciascuno) fa lievitare la presenza dei consiglieri in seduta, ma la produttività crolla. Nel 2014 approvate poco più di 50 delibere: lo scorso consiglio, nel 2012, ne aveva votate 120 DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. Come si misura la produttività di un consiglio comunale? Dalle presenze in aula dei singoli consiglieri? Dal numero di delibere esitate? E’ una questione quantitativa o qualitativa? Ad un anno e mezzo dall’insediamento, che voto merita il consesso messinese? Non molto alto, stando ai numeri. Perchè i consiglieri “presenziano” il doppio rispetto ai predecessori, ma producono la metà. QUALITA’ VS QUANTITA’. Non è un problema di poco conto, perchè, prendendo a parametro le presenze (in aula o in commissione), gli attuali quaranta consiglieri si spaccano la schiena di lavoro, dato che in un mese i migliori riescono a sommare cinquanta presenze tra consigli e commissioni. Se, viceversa, il discrimine sono le delibere poi effettivamente votate in aula, la produttività crolla disastrosamente. Perchè, per esempio, a qualche giorno dalla fine dell’anno, gli atti esitati dal consiglio comunale sono giusto qualcuno in più di una cinquantina: nello stesso intervallo temporale di un anno, per esempio, il consiglio comunale del 2010 di delibere ne aveva votate esattamente il doppio, ben centodue, e quello del 2011 si era fermato poco prima, votandone novantotto, e quello del 2012 (l’ultimo a 45 consiglieri), ne aveva esitate addirittura 120. Annata storta, quella del 2014? Non esattamente. Nel 2013, al 31 dicembre le delibere votate sono state 85, quindi a metà tra il “vecchio” ed il nuovo consiglio comunale, dato che a giugno, con le amministrative, c’è stato l’avvicendamento tra il consiglio 2008/2013 e quello attuale, 2013/2017. Senonchè, fino a giugno, i “vecchi consiglieri avevano esitato ben sessanta delle 85 delibere totali, pur votando solo per cinque mesi, contro le 25 del consiglio attuale esitate da luglio a dicembre 2013. A cosa servono, quindi, cinquanta presenze al mese tra sedute di consiglio e di commissione? Ad accumulare gettoni di presenza. GETTONI PER TUTTI. Settembre, per esempio: trenta giorni e presenze che per i più assidui (Franco Mondello e Francesco Pagano) sono arrivate a quota 50, con tredici consiglieri su 40 che hanno raggiunto il tetto massimo di compensi lordi previsto per legge da 2240 euro, di delibere ne sono state votate solo dieci. Un caso, dovuto all’estate ancora troppo vicina? No. Ad ottobre, infatti, la “produttività” è scesa ancora, con solo nove delibere votate. E non è stato il peggior mese, anzi. A Gennaio 2014 è stato votato solo il piano di riequilibrio, e giusto in extremis, il 29. A febbraio, di atti l’aula ne ha esitati tre così come a marzo (due dei quali nella sessione del 31, a mese praticamente scaduto), ad aprile addirittura due. Due anche a maggio, e solo a giugno sono diventate quattro, così come a luglio, per tornare a due ad agosto. Mesi di fiacca? In aula si, ma non dal punto di vista delle presenze, dato che nei primi sei mesi dell’anno, costantemente almeno trenta consiglieri su quaranta hanno raggiunto i duemila euro di compensi: che equivalgono, a spanne, a 40 presenze. Cosa è successo rispetto agli anni scorsi? Che il gettone di presenza si è dimezzato. E quindi le presenze si sono raddoppiate. A compensazione. LA COMPENSAZIONE. Fino allo scorso consiglio, pur con numerose battaglie e stratagemmi per evitare che fosse dimezzato, il gettone di presenza arrivava ad un centinaio di euro. Dato che per legge lo “stipendio” di un consigliere comunale non può essere superiore al 30% di quello del sindaco, per arrivare al tetto dei 2200 euro circa, di sedute di consiglio e commissione ne bastavano la metà di quelle odierne. Dal 2013, invece, il gettone di presenza si è ridotto a 56,04 euro, facendo aumentare vertiginosamente le presenze dei consiglieri. E infatti, si convocano commissioni su commissioni, fioccano le “straordinarie”, non si va avanti senza infinite conferenze di capigruppo e, in consiglio comunale, è stato introdotta la seduta dedicata al “question time”. Come alla Camera dei Lords, in Inghilterra. Quanto costa lo “scherzetto? Parecchio: tra i settanta e gli ottantamila euro al mese. Poco meno di un milione all’anno. CLASSIFICHE Gli stakanovisti di settembre AL RITORNO DALLE VACANZE, FRANCO MONDELLO PARTECIPA CINQUANTA VOLTE. I PIÙ ASSIDUI ED I PIÙ ASSENTI, MA IL TETTO MASSIMO DI 2184 EURO LO RAGGIUNGONO QUASI TUTTI: 30 SU 40 Franco Mondello Messina. C’era voglia di tornare a lavoro dopo le vacanze, tra i consiglieri comunali messinesi: su quaranta, infatti, bel 29 (i tre quarti praticamente) a settembre hanno incassato il massimo permesso dalla legge di indennità: 2184 euro, corrispondenti grossomodo a quaranta sedute di consiglio e commissione. Recordman con 51 presenze è stato Franco Mondello, seguito a 49 sedute da Elvira Amata e Francesco Pagano. “Assenteista”, invece, Andrea Consolo: 20 presenze e solo centonove pagina 12 1120 euro di indennità. Ad agosto, stakanovista era stato Pio Amadeo, che aveva timbrato il cartellino per ben 46 volte, più del necessario per arrivare alla soglia massima. A pesare meno di tutti sulle casse del Comune sono stati Santi Sorrenti, che di sedute ne ha sommate tredici, guadagnando 728 euro, e Donatella Sindoni: per lei 15 sedute e 840 euro, mentre a luglio il meno assiduo frequentatore di palazzo Zanca era stato di nuovo Consolo: diciannove presenze e intorno ai mille euro di indennità. politica 24 Dicembre 2014 EXPLOIT. Il nuovo partito del segretario leghista fa il pieno Salvini, il siciliano Decine di migliaia di adesioni on line e una massa di consiglieri comunali interessati. Così la mappa DI DANIELE DE JOANNON MESSINA . A presentazione ancora calda, l’appeal di “Noi con Salvini”, il partito pensato per il Sud dal leader della Lega Nord, raggiunge già il 5% nei sondaggi. Ma, per capire quanto sia l’interesse, soprattutto in Sicilia, basta un solo dato: durante lo stesso giorno del debutto, dall’isola e dal Sud sono arrivate circa diecimila domande di iscrizione on line. A raccontarlo è Angelo Attaguile, ex Dc ed ex Mpa, il senatore nel gruppo della Lega che è il plenipotenziario del nuovo partito nella Trinacria. VALAGNA EX AN. «Le risposte che stiamo avendo sono tante. Non posso fare nomi, per motivi di discrezione, ma posso anticipare qualcosa», racconta Attaguile. Che aggiunge: «Sono pronti a passare a “Noi con Salvini” parecchi consiglieri comunali di Trapani, di Siracusa e di altri Comuni. La loro provenienza è soprattutto ex Alleanza nazionale, ma non mancano anche esponenti di Forza Italia. Posso però rivelare che sono in corso interlocuzioni anche da parte di appartenenti alla sinistra di area, come dire, democratica». Per il coordinatore del partito, l’interesse è determinato, in Sicilia, «dall’ultimo anno, caratterizzato da flussi migratori senza precedenti». NO AI BIG. Su un punto, Attaguile è chiaro: «In questo momento non siamo interessati a reclutare i cosiddetti big della politica siciliana. A noi non interessano, e a chi già si è rivolto a me ho detto chiaramente che non garantiamo posti in lista o altro. Il perché? Non vogliamo che il nostro Angelo Attaguile impegno politico venga visto come un’occasione per cambiare casacca. Il nostro un progetto per il territorio, che guarda alla base. Certo, chi è stato bravo verrà tenuto in considerazione, anche se abbiamo stabilito che chi ha alle spalle due mandati elettorali, o alla Regione siciliana o al parlamento nazionale, non sarà candidato». VERSO LE AMMINISTRATIVE. “Noi con Salvini” è già a lavoro per lanciarsi nelle elezioni di primavera. In primo luogo ad Agrigento, «dove correrà il sindaco di Cornuda e deputato nazionale della Lega, Marco Marcolin, che nella Città dei Templi ha tanti amici», spiega Attaguile. Ma “Noi con Salvini” ha gli occhi puntati anche sulle elezioni a Milazzo, in provincia di Messina: «Avremo un nostro uomo candidato a sindaco, stiamo valutando diverse opzioni», anticipa. A MESSINA E PROVINCA. «A Messina e provincia sto ricevendo il massimo delle adesioni, con una punta particolare nella fascia jonica». Ma come si strutturerà il partito? «Intando non ci sarà alcun big, lo ribadisco. Poi spiega Attaguile - come coordinatore provinciale, e lo sono anche di Catania, sto coordinando i gruppi che si costituiranno. Quando termineremo le adesioni, anche attraverso l’online, avverrà la strutturazione definitiva». E l’MPA? Attaguile parla poi del suo ex partito, il Movimento per le Autonomie, e del suo leader, Raffaele Lombardo: «Con Raffaele continuiamo ad essere amici, ma ormai lui si disinteressa alla politica, almeno attualmente. Per quanto riguarda i miei ex compagni autonomisti, hanno deciso di stare con Forza Italia, a differenza mia. In politica, spesso, bisogna saper guardare lontano, in prospettiva, e avere un pizzico di fortuna». Ma cosa non ha funzionato nel Mpa? «L’errore di Lombardo è stato passare da uno schieramento politico all’altro, di cambiare il risultato elettorale, mutando uno schieramento che non lo ha saputo garantire dal punto di vista politico. Quello stesso schieramento che continua a governare attraverso il senatore Beppe Lumia. Purtroppo - aggiunge - fare politica con i vari protagonisti della Regione siciliana è molto “pericoloso”, perché si tratta di persone che non hanno remore a cambiare schieramento. Noi, a differenza del Movimento per le Autonomie, siamo intenzionati a fare una rivoluzione, riprendendo la guida della Regione». Matteo Salvini QUI ARS. Dove, in nome degli intenti già esposti, Attaguile sta mettendo un freno è soprattutto all’Assemblea regionale: «Reclutare i deputati all’Ars sarebbe semplicissimo. siamo già stati contattati da molti onorevoli che sono stati anche vicini a Rosario Crocetta e che forse, delusi dalla sua politica, vedono in noi un nuovo approdo. E poi ci sono alcuni deputati di Forza Italia». centonove pagina 13 I MANGIA GRILLO. Di una cosa è certo Angelo Attaguile, anche alla luce dei recenti sondaggi che vedono non solo un 5% dato al neonato partito ma anche un 30% di fiducia nei confronti di Salvini: «Oltre a ricompattare il centrodestra, sono convinto che una gran parte dell’elettorato del Movimento 5 Stelle si sposterà su di noi alle prossime elezioni». 24 Dicembre 2014 politica MILAZZO Primarie Pd, c’è Presti IL REGISTA SFIDERÀ FORMICA PER LA CANDIDATURA A SINDACO Sit-in dei dipendenti provinciali sulle scale di Palazzo dei Leoni MESSINA. Entro aprile l’Ars dovrà definire il futuro degli enti. Con i tagli salta il patto di stabilità Provincia, l’anno della svolta A palazzo dei Leoni gli stipendi sono assicurati ma nel 2015 non saranno garantite le manutenzioni di scuole e strade. L’allarme dei sindacati: «I contratti dei precari hanno copertura solo fino a giugno» Messina. Gli stipendi per il momento dovrebbero essere assicurati. Al contrario di altre Province regionali come quelle di Palermo o Trapani che non hanno i fondi per pagare neanche gli impiegati, a Palazzo dei Leoni, grazie ad una gestione oculata, in cassa ci sono circa 20 milioni di euro. Il 2015, però, rimane l’anno della svolta anche in via Cavour. Intanto per un centinaio di precari che hanno un contratto prorogato fino al dicembre 2015 ma la copertura finanziaria fino a giugno. Poi per i servizi. Stato e regionale hanno tagliato definitivamente trasferimenti destinati ai servizi offerti dalla Provincia: manutenzione delle strade e gestione degli istituti superiori. Dunque bisogna capire come affrontare questi nodi cruciali. Su tutto la grande domanda: cosa fare delle Province visto che i Liberi consorzi che sono nati solo sulla carta e comunque non convincono nessuno? «A livello nazionale la cosiddetta “Legge Del Rio” prevedeva che ci sarebbe stato passaggio indolore di funzioni e personale ma così non sta avvenendo - dice Pietro Fotia, segretario provinciale del sindacato Csa - la legge di stabilità prevede tagli enormi per le province ma nello stesso tempo assegna le stesse funzioni. In Sicilia noi abbiamo chiesto di approvare la Del Rio come guida ma apportando alcune modifiche». I sindacati hanno organizzato diverse manifestazioni a Palermo oltre all’occupazione simbolica delle province. Il vero problema rimane la gestione dei servizi. «Senza fondi non si può garantire la sicurezza nelle scuole, l’assistenza agli studenti con handicap, la manutenzione delle strade, i tecnici non possono fare spostamenti nei comuni della Provincia per il controllo di autorizzazioni». La Cgil guarda con preoccupazione alla dead line del 8 aprile. «In Sicilia si deve decidere sul futuro di questi enti entro aprile. Da quella data in poi non si possono più prorogare i commissari e subentrerebbe automaticamente la legge Del Rio senza possibilità di modifiche. La situazione è preoccupante anche in Sicilia perché non è pacifico che tutto si risolva: secondo la Del Rio ci sono già 5 mila esuberi a livello nazionale». L’impasse legislativo crea difficoltà anche nel “chiudere” il bilancio di previsione 2015 situazione che «rischia di lasciare le Province Siciliane in un pericolosissimo limbo» aggiunge il vice segretario Milazzo. Sarà il regista Salvatore Presti a sfidare l'avvocato Giovanni Formica alle primarie che dovranno sancire il candidato a sindaco di Milazzo del Pd. A sostenerlo Antonio Napoli, fondatore dell'assocazione Big Bang Milazzo di area renziana e Pina Miceli, rappresentante area Civati. «Rappresento un gruppo di lavoro e ricerca, sono il terminale anche se nella vita faccio il regista, una figura sottotraccia che lavora dietro le quinte. Ma ad una richiesta del genere non potevo sottrarmi - ha esordito Salvatore Presti che molti ricordano come direttore artistico del Milazzo Film Festival - Alla proposta del PD ho pensato di lasciar perdere le modalità di distruzione del sistema, come proposto dai 5 Stelle, per pensare alla costruzione, una scelta obbligata per chi vive e ama Milazzo». Ancora da decidere la data delle consultazioni Pd. Probabilmente a fine gennaio. provinciale del Csa, Santino Paladino. «Siamo sconcertati dal pressapochismo con cui tutte le forze politiche stanno di fatto affrontando l’argomento» attacca Paladino. A lavorare senza sosta il commissario Filippo Romano, fresco di riconferma. «Problemi di liquidità non ne abbiamo - conferma - ma non potremo fare niente per scuole e strade. Le uniche risorse le stiamo recuperando facendo tagli di qualsiasi genere, anche quest’anno, però, non riusciremo a rispettare il patto di stabilità». Gia.C. ROMETTA La rivoluzione (gentile) di Merlino DAL NUOVO MUNICIPIO AI TAGLI AGLI AFFITTI ROMETTA. La riorganizzazione della pianta amministrativa, l’apertura del Palazzo Satellite di Rometta Marea; le gare del servizio di raccolta di rifiuti con contestuale approvazione del piano Aro dove si è conseguito un risparmio su base annua di duecentomila euro; gara per il servizio di manutenzione dell’impianto di depurazione; consegna dei lavori del Ponte di collegamento tra Rometta Marea e Spadafora e contenimento dei costi di affitto per la scuola materna e la delegazione comunale, di cinquantamila euro l’anno. E’ il nuovo corso dell’amministrazione di Nicola Merlino, insediatasi a maggio, che già dà i suoi primi frutti. «E’ una soddisfazione essere fermato dalla gente e sentirsi ringraziare per cose che per noi sono la normalità - spiega il vicesindaco Giuseppe Laface». Che aggiunge: «i cittadini, che sono anche elettori, vedono e sentono chi li amministra. Il nostro primo gesto è stato quello di abbattere del 50% il costo di indennità di carica. Non solo per la giunta ma anche per il presidente del consiglio». Ma la nuova aria che si respira a Rometta ora investe anche i comuni vicini. Al centro dell’esperienza politica, nata con la lista civica “Vivi- centonove pagina 14 Rometta” come per germinazione sono nati altri movimenti: Vivi-Torregrotta, Vivi-Roccavaldina. E la scommessa ora è arrivata anche a Messina. Dove sabato scorso Antonella Russo, accompagnata da Nicola Merlino, avvocato dalle lungo passato nelle fila del Partito Repubblicano, ha presentato l’iniziativa in città”. “Vivi-Messina”, ha già avuto l’adesione di diverse componenti “laiche” che non si riconoscono nei tradizionali partiti. Ma se da una parte ci sono uomini di esperienza come Pietro Currò, già segretario regionale del Pri e a lungo assessore al Patrimonio del Comune, ora fanno capolino anche tante altri soggetti, come ex consiglieri di quartiere e tanti “delusi” dalla politica “etichettata”. «Quello che cambia nel nostro modo di approcciare i problemi - spiega ancora Laface - è quello di fare una politica che cambia ottica: noi guardiamo la realtà con gli occhi dei cittadini. E poi utilizziamo le nostre capacità e la nostra esperienza per tradurre tutto in atti deliberativi e di efficacia amministrativa». Un esempio pratico? L’organizzazione del mercatino di Natale a Rometta Marea, che è il lungo simbolo delle vacanze dei messinesi. «Nelle nostre casette di legno sono approdati in tanti proprio da Messina. Un segno che bisogna partire dalle piccole cose, per segnare i passi di una rivoluzione che è anche civile» conclude Laface, che è vice coordinatore del Megafono in provincia. sicilia Guido Lo Forte NOMINE. La designazione di Lo Voi alla procura di Palermo apre una nuova stagione dei veleni Se Lo Forte ricorre al Tar Il braccio di ferro con l’area di centrodestra dà la volata al rappresentante di EuroJust. Al quale ora si contestano titoli e competenze. A partire dal fatto che non ha mai guidato un ufficio MESSINA. La riflessione è in corso sia a Messina che a Caltanissetta. Tanto il procuratore capo di Messina, Guido Lo Forte, quanto quello di Caltanissetta, Sergio Lari, stanno meditando di proporre ricorso al Tar contro la nomina di Francesco Lo Voi a procuratore di Palermo. La giustizia amministrativa chiamata ad esprimersi sui presunti abiusi del massimo organo di autogoverno dei Giudizi, Palazzo dei Marescialli. A Palermo, si fa di più: si fa capire nelle aule giudiziarie che la giustizia del capoluogo è a lutto. Ma cosa contestano Lo Forte e Lari? Che Francesco Lo Voi, area politica centrodestra, nove anni in meno di loro, che sono giunti alla soglia del 67, non ha mai diretto un ufficio giudiziario e non avrebbe quindi la necessaria esperienza, dettata dalla circolare n. 1924 del 4 agosto 2010, riformata il sette luglio del 2011, che indica nella esperienza e nei titoli acquisiti, i necessari requisiti per la nomina. Non è un caso che nel corso delle “finte” mediazioni il delegato della corrente di sinistra Area, Pergiorgio Morosini, abbia dichiarato solennemente: “Qui si uccide la capacità di autogoverno dei giudici”. Ma cosa non ha funzionato? Nulla. Quello di Lo Forte, per tanti componenti laici del Csm, era già un nome bruciato. La lettera del presidente della Repubblica che, guida il Consiglio superiore della Magistratura, dopo un primo, positivo voto di designazione del Csm a favore di Lo Forte, aveva stoppato tutto, e rilevando che erano più di venti gli uffici giudiziari sguarniti. E che una nomina così delicata dovesse essere compito del nuovo organismo che stava per essere rinnovato, ha dato le “indicazioni” politiche. Ma a complicare le cose è poi arrivato l’indebolimento della corrente alla quale il procuratore di Messina, appartiene, Unità per la Costituzione, che ha perso un voto prezioso, andato a favore della corrente “Area”, più marcatamente a sinistra. Qui si pensava che il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, che ricopre cariche elettive nell’ambito della categoria, si sarebbe maggiormente speso per fare convergere consensi a favore di Lo Forte, ma la circostanza non si è verificata: Ardita ha tenuto un comportamento equidistante nella partita, secondo alcuni osservatori, evitando di esporsi in maniera significativa. Così, grazie all’astensione di 24 Dicembre 2014 tanti componenti laici, Paola Balducci di Sel; Giuseppe Fanfani, Pd, Renato Balduzzi, di Scelta Civica; Alessio Zaccaria del Movimento “5 Stelle”, si sono aperte le danze al “sacrficio” di Lo Forte”. La corrente Area, sette voti, si è espressa a favore del procuratore di Caltanissetta Sergio Lari. Che con un gesto di “gentlman agreement”, ha dichiarato: “Se sono un problema, posso anche farmi da parte…”. Unione per la costituzione si è arroccata su Lo Forte, assegnando i suoi 5 voti e così Francesco lo Voi, da anni assegnato all’ufficio estero, olandese, di Eurojust, ha avuto la partita facile: ha avuto tutti i voti dei laici e del centrodestra, da Elisabetta Cesellati di Forza Italia, ad Antonio leone di Ncd. Con intransigenza, Luca Palamara, schierato con tutta la corrente Unicost, ha detto si va avanti fino in fondo e nessuna mediazione, in extremis è stata possibile. Ora a Palermo si parla di “normalizzazione” della giustizia, nonostante il procuratore aggiunto Agueci, continui a dire: “Lo Voi è un gran lavoratore, stiamo ai fatti e non esprimiamo giudizi…” IL clima che si respira è quello del lontano 1988, quando sin accese uno scontro durissimo tra la candidatura di Antonino Meli, all’Ufficio Istruzione, e quella di Giovanni falcone. Il primo vantava l’età, il secondo L’esperienza sul campo. Vinse quest’ultimo. E non è un caso, che i componenti la Cassazione abbiano tutti massicciamente votato a favore di Lo Voi. Cosa pesa su Lo Forte, appartato a Messina, dove ha dato il là a tutti i possibili colpi da infierire al sistema, dal gruppo di Cosa Nostra barcellonese , a quella che si ritiene la “cupola” del consenso politico a Messina, rappresentata da Francantonio Genovese? Pesa il fatto di esser ritenuto “la mente giuridica” dei caselliani, quel gruppo di magistrati che si imbarcarono nel processo a Giulio Andreotti e che poi proseguirono, con “pezzi” della trattativa: l’indagine sul presidente della Cassazione, l’”ammazzasentenze” Carnevale, e il numero tre del Sisde a Palermo, Contrada. Un modo di intendere le inchieste, ripetuto poi nell’indagine sulla trattativa Statomafia, che ha sfiorato anche il ruolo del Quirinale. Che ha mostrato di non gradire la “spettacolarizzazione” eccessiva della giustizia. A tutte queste polemiche, Francesco Lo Voi, 57 anni, ha preferito non rispondere. Ma l’impressione è che la stagione dei velenidue sia solo agli inizi. ALLEATI SILENTI La partita doppia di Ardita Forse perchè sa che la categoria dei togati sta per arrivare a un appuntamento cruciale: la riforma del ministro Orlando e quella del ministro Madia sulla Pubblica amministrazione che “rottameranno” quasi 400 importanti incarichi a livello nazionale, tra alti magistrati e componenti del Csm. MESSINA. Ma che ruolo ha svolto Sebastiano Ardita nella difficile partita della nomina E proprio a questa struttura politica, Ardita sembra candidato, e non vuole bruciare le del procuratore di Palermo? Il procuratore aggiunto di Messina, quello che guida il carte. Non ancora 50enne, una breve esperienza di ufficiale carabiniere, prima del pool della Pubblica amministrazione, ha finora avuto un via libero passaggio al Dap, la direzioni delle carceri dove ha passato più di dieci “incondizionato” da parte del procuratore Lo Forte: ha aperto il maxianni, è ora in carriera. Punta a un ruolo di “guida” al Palazzo dei fascicolo sulla formazione professionale e sta procedendo a scandagliare Marescialli per la parte togata che si affiancherà alla gestione laica di “santuari” finora sempre trascurati dalla magistratura inquirente, come la Giovanni Legnini, Pd, ex sottosegretario alla Editoria, che ora svolge il gestione del Consorzio Autostrade. Ardita, però, nella partita della nomina di ruolo di vicepresidente. Le possibili dimissioni del capo dello Stato, Lo Voi ha deciso di tenere un profilo basso. Leader per il Sud della corrente di promettono già dai primi mesi dell’anno prossimop una rivoluzione nella Magistratura Indipendente, quella maggioritaria che raccoglie più del trenta categoria dei magistrati. E Ardita non vuol perdere il treno. Tanto che non per cento dei consensi nella categoria, nella quale milita Piercamillo Davigo e ha finora detto una sola parola sullo scontro tra Bruti Liberati e Robledo, che è passata alla ribalta delle cronache per la campagna elettorale del alla Procura di Milano, “faida” che imbarazza le toghe e fa capire come la leader Cosimo Ferri, che raccomandava i magistrati con un sms, sulla vicenda gestione di un ufficio giudiziario mantiene le stesse caratteristiche di Sebastiano Ardita Lo Forte ha tenuto un attegiamento "doroteo": non si è speso più di tanto. quelle di una segreteria politica. centonove pagina 15 24 Dicembre 2014 sicilia ASSISTENZA LEGALE Un bando per reclutare le nuove leve degli avvocati INCHIESTA/3. I misteri delle transazioni dietro il capitolo di bilancio “200”, liti da arbitrati Bancomat autostrade Il Cas ha rischiato di vedere all’asta anche le sedi di rappresentanza a Roma e a Palermo. Ma ora per risalire la china dovrà affrontare battaglie legali dall’incerto destino. Ecco perchè MESSINA. Appaltati i lavori per lo svincolo di Ritiro all’impresa abruzzese Toto costruzioni, con il 25% di ribasso, 41 milioni di euro in tutto, il Consorzio Autostrade siciliane ora guarda al prossimo impegno, più volte sollecitato anche dagli ispettori della Regione: la galleria tra Tindari e Capo d’Orlando. Qui andranno in appalto lavori per altri venti milioni di euro. Così, mentre si aggiusta il tiro sull’aspetto organizzativo, la staffetta tra i due direttori generali, Maurizio Trainiti, targato Mpa, che ha già fatto le valigie per tornare a Catania, e Gaetano Pirrone, targato Udc, che, proveniene dal Genio civile di Trapani, dovrebbe insediarsi il tre gennaio prossimo, si rafforza l’area tecnica: ad affiancare l’ingegnere Mario Pizzino, nel controllo delle manutenzioni, dovrebbe arrivare da Taranto, in mobilità, l’ingegnere Caminiti, tecnico vicino alle posizioni dell’ex assessore alle Infrastrutture, Nino Bartolotta. La nuova squadra, dovrebbe fronteggiare gli ultimi rilievi del Ministero delle Infrastrutture. Che in un lungo documento ha chiesto lo stato dell’arte sugli oltre ottocento punti già “tratteggiati” nelle precedenti comunicazioni. Ma a preoccupare di più i dirigenti più esposti, come Gaspare Sceusa, barcellonese proveniente dai ranghi della Tecnithal, è la situazione di cassa del Consorzio, sulla quale ora anche l’assessorato regionale Infrastrutture vuole vederci chiaro. IL MISTERO DELLE TRANSAZIONI. Se le esposizioni verso Enel e Sorgenia superano abbondantemente i dieci milioni di euro, i nuovi orientamenti espressi dal giudice delle esecuzioni di Palermo, Alida Marinuzzi, mettono a rischio non solo i fondi del Cas, ma anche quelli dell’assessorato, che si è visto sequestrare quattro milioni e trecentomila euro alcune settimane fa, per un lodo con la Bonatti-Cariboni. Un primo assaggio per l’udienza fissata al nove gennaio, dove il provvedimento di sequestro ingoierà altri diciannove milioni di euro, rendendo di fatto impossibile al Consorzio mantenere i naturali costi di gestione: la banca tesoriera, Unicredit di Messina, ha già anticipato otto milioni all’impresa, attraverso la società di factoring. Eppure sui rapporti controversi con l’impresa rilevata dal gruppo Versaci, che dai conteggi del Tribunale di Patti risulta esposta per una cinquantina di milioni di euro, il Cas aveva già avviato Il tratto autostradale di Buonfornello è all’origine di una pioggia di contenziosi contatti informali con l’avvocato messinese Andrea Lo Castro, che cura i crediti dell’impresa dell’ex presidente degli industriali di Messina, Antonino, per arrivare a una transazione. In questo senso, gli investigatori che sono all’opera per fare luce su alcuni punti oscuri della gestione legalecontabile del Consorzio, che trova tutti i suoi misteri nascosti dietro la sigla, “capitolo di bilancio 200, liti da arbitrati da costruzione”, era già stato incarico di consulenza allo studio Rizzo-Manganaro, di via Ettore Lombardo Pellegrino. In un documento molto articolato, trasmesso all’avvocato Vito Candia di Palermo, e per conoscenza al presidente Rosario Faraci, il ventotto luglio scorso, Sergio Rizzo prospettava una “ragionevole” soluzione: pagare 4 milioni e mezzo in più al gruppo Bonatti, in cinque anni, rispetto agli 8 milioni e trecentomila del dovuto, per tacitare tutta la controversia. L’accordo resta nel limbo. E si arriva così alle sentenze di Palermo, che hanno visto l’assessorato regionale alle Infrastrutture terzo pignorato. Le richieste, seppure “temerarie” avanzate dall’impresa si attestano su 66 milioni di euro. Una spada di Damocle, che si aggiunge alle somme attualmente poste sotto sequestro da Unicredit, che sfiorano i trenta milioni di euro, mentre la lunga lista di creditori si allunga come un serpente autostradale, che non conosce soste di servizio. COME SI È ARRIVATI AL DISASTRO? Uno sguardo distratto alle carte del Cas, fa notare subito una anomalia: lo schema delle transazioni segue un percorso-tipo. Due transazioni sono addirittura sovrapponibili. Per date. E importi. Quella sottoscritta con l’impresa Pontello di Firenze, decreto dirigenziale n 333 del 7 marzo 2014, che prevede un accordo con pagamenti così cadenzati: 800mila euro, in data 15 aprile 2014; 600 mila euro in data trenta novembre 2014; ottocentomila euro il 15 aprile 2015. Le stesse date ricorrono con gli stessi identici importi anche per un’altra transazione, quella sottoscritta a MESSINA. L’incredibile entità del contenzioso, porta la direzione del Consorzio il tre gennaio del 2013 ad aprire all’esterno la lista delle avvocati di fiducia, cui affidare gli incarichi “di assistenza legale e patrocinio”. Il documento, a firma dell’ingegnere Maurizio Traianiti, si chiede venga pubblicato sul sito e sulla bacheca dell’ente, e si incarica l’ufficio di relazioni con il pubblico di conservare e aggiornare la lista dei richiedenti. Ma se “le cause” di certo importo vedono da anni sempre gli stessi nomi, per evidenti ragioni di fiducia, in alcune circostanze, come le richieste di somme per mancato pagamento del Telepass, si arriva all’assurdo: per recuperare duecento euro di Telepass, dovuto alla porta che resta aperta, le somme pagate ad alcuni legali spesso sono trenta volte tanto. Con la beffa finale che l’utente condannato, spesso non paga, neppure dopo la condanna. seguito dell’accordo dell’otto agosto 2013 per la controversia del lotto 29 bis con l’impresa Giustino Costruzioni di Napoli: i fondi vengono prelevati sempre dal solito, misterioso capitolo della cabala delle transazioni: “capitolo 200”. Non va così per il contenzioso sanato con l’impresa dell’ingegnere Nino Ferrari di Roma: qui il commissario ad acta Maria Di Nardo, chiede ed ottiene subito il 12 luglio 2013 la somma di cinquemilioni e settecentomila euro. Ma ancora più difficile si rivela la trattativa con la Cogip di Catania. Che in virtù di tre decreti ingiuntivi, per lavori svolti sulla tratta Me-Ct, non opposti, pignora le sedi di via Notarbartolo a Palermo e poi la sede di rappresentanza di via Crociferi a Roma. Che vengono messi all’asta, dopo due perizie. Nella procedura si infila anche il condominio della sede romana : chiede settemila euro di somme non pagate. In extremis arriva l’accordo transattivo. Firmano l’avvocato Sergio Rizzo per il Cas e l’ingegnere Giulio Stanzione per Cogip. E.B. IL CASO «Non pagate Magnisi» MESSINA. E’ braccio di ferro tra la direzione generale del Consorzio Autostrade e l’area finanziaria del Comune, guidata da Giovanni De Leo. Al centro della contesa le indennità da riconoscere, in qualità di salario accessorio, all’esperto contabile Stefano Magnisi, distaccato dal Comune di Messina al Cas dal primo maggio 2011 al trenta settembre 2014. Con una nota del 28 novembre scorso, il direttore generale facente funzioni, Gaspare Sceusa, “prese centonove pagina 16 disposizioni superiori” chiede a palazzo Zanca di bloccare due mandati di pagamento, a favore dell’ex responsabile dei servizi finanziari, per un importo vicino ai ventotto mila euro. Non se ne spiega in alcun modo la motivazione. Alla missiva, risponde il 4 dicembre scorso, Giovanni De Leo. Che chiede, con la massima urgenza, “un provvedimento di eguale misura e forza giuridica”, che revochi il mandato….oppure una liberatoria che ne autorizzi il pagamento”. La risposta non è ancora arrivata. E’ la burrascosa conclusione del difficile rapporto di Stefano Magnisi con i vertici del Cas, cui non ha fatto mancare decine di rilievi scritti sulle procedure contabili seguite. 24 Dicembre 2014 sicilia L’esterno dell’Aperitivo di via Tommaso Cannizzaro TERREMOTI. Il Comune di Messina congela il provvedimento che impone il pagamento per evitare la chiusura Suolo pubblico, valanga di multe Trecento destinatari tirano un sospiro di sollievo, ma le cifre dovranno comunque essere saldate. La palla passa all’aula consiliare, chiamata a ridurre i canoni e a tentare la via della rateizzazione. Dopo il no del ragioniere generale DI DANIELE DE JOANNON MESSINA. Non sono solo 50, ma trecento le richieste di pagamento per l’occupazione suolo pubblico in rampa di lancio al Comune di Messina. Tante, infatti, erano quelle firmate dall’allora dirigente, Domenico Signorelli, e andate in stand by dopo le sue dimissioni, a dicembre del 2013. Richieste di pagamento (per titolari che non avevano corrisposto un centesimo e gli abusivi, non sempre per propria colpa) che, se inevase, porteranno alla chiusura dell’attività. Le prime cinquanta, spiccate una decina di giorni fa, avevano fatto una vittima eccellente, Carmelo Picciotto, presidente di Confcommercio. Ma, in attesa che vengano recapitate le restanti, la giunta comunale ha deciso di “congelare” i provvedimenti. DURA LEX. La decisione, però, serve solo a prendere tempo, perché pagar si deve. A saperne qualcosa, ad esempio, “Imperial” e “L’Aperitivo”, locali di riferimento della movida che da tempo “inseguono” la concessione suolo pubblico in via Cannizzaro e che, per restare aperti, hanno dovuto saldare la multa per occupazione abusiva. Una vicenda prefettamente speculare a quella di Picciotto, tra i pochi titolari di una concessione permanente, che è finito nel mirino del Comune per non aver più pagato in seguito all’aumento delle tariffe. A essere “rassegnati” alla spesa sono comunque in tanti, la maggior parte dei quali ricadenti nell’area del cosiddetto centro storico. E tutti attendono la revisione del regolamento, che resta il nodo centrale dell’intera questione. AVANTI ADAGIO. Quello esistente, risalente alla giunta Buzzanca (assessore l’attuale consigliere comunale dell’Udc, Franco Mondello) aveva fissato a 10 euro il canone minimo esigibile che va moltiplicato a una serie di coefficenti per occupazioni temporanee e definitive (ad esempio, per i gazebo è tre). Un aumento che, con la crisi, è diventato insostenibile per gli esercenti. L’ultima modifica (ancora al vaglio) si deve invece all’assessore fresco di dimissioni Filippo Cucinotta, «che però ha provveduto a fissare dei paletti in ordine alle strutture e alle distanze, ma non altre misure come quelle richieste», sottolinea il consigliere comunale del Pd Daniele Zuccarello, autore di due proposte di emendamento: la rateizzazione dei debiti pregressi e la riduzione del canone di concessione a un terzo. CORNUTI E MAZZIATI. Per uno degli aspetti più attesi, la rateizzazione, è arrivato il “no” del ragioniere generale Cama. Rispetto alla riduzione, invece, si potrebbe fare. Ma, come dice lo stesso regolamento, qualsiasi modifica del canone dovrà essere riportata nel bilancio di previsione del Comune. Una circostanza che, viste le condizioni economiche di Palazzo Zanca, determinerebbe un “taglio compensativo” a danno di qualche altro settore. Ma, a rivelare l’unicità (in negativo), del regolamento comunale provvede Andrea Ipsaro Passione di Confesercenti: «Quello di Messina è l’unico regolamento che prevede la chiusura dell’attività in assenza di pagamento. Una misura restrittiva che non si applica neanche per le aziende che poi si scoprono in odor di mafia. A tutti, da Carmelo Picciotto all’ultimo dei commercianti, deve essere garantito il diritto alla difesa prima di procedere». A ottobre, Confesercenti aveva inoltrato alla decima commissione dieci punti per modificare e migliorare il regolamento, ma sembra che non siano state prese in considerazione nella bozza attualmente circolante. IL CASO GALLERIA. E a pagare senza la possibilità di ottenere una concessione (almeno attualmente) sono gli esercenti della Galleria Vittorio Emanule III (supportati da tempo dai consiglieri comunali Zuccarello e Donatella Sindoni, che organizzano le “Notti Bianche). Nonostante il piano dell’edificio sia tecnicamente una strada, per il Comune, il dirigente dice “no” alle occupazioni in virtù di undel regolamento condominiale. Non fosse che lo stesso regolamento non ha più alcuna validità in quanto il condominio si è sciolto da anni. IL CASO Picciotto, doppia beffa Carmelo Picciotto MESSINA. È come se, non pagando una multa, ti togliessero la patente. Il parallelo più ricorrente, quando si parla del regolamento comunale per l’occupazione suolo pubblico, è questo, soprattutto se si pensa alla sua vittima più “eccellente” il presidente di Confocommercio, Carmelo Picciotto. Il titolare del “Dolce Vita” di piazza Duomo, inoltre, si trova di fronte a una situazione realmente kafkiana. Nel 2010, infatti, aveva stipulato un contratto di nove anni per l’occupazione suolo, pagando quanto era dovuto. Dal primo gennaio 2012, però, grazie al nuovo regolamento, il Comune ha automaticamente applicato la nuova tariffa, triplicata. Finché, poco tempo fa, il presidente di Confcommercio non si è trovato di fronte all’aut aut: o pagare o chiudere. La vicenda è paradossale perché, essendo centonove pagina 17 un contratto di locazione di lunga durata, il Comune avrebbe dovuto comunicare l’aumento del canone (un po’ come si fa nei rapporti tra padrone di casa e inquilino), lasciando a Picciotto il diritto o meno di accettarlo. Così non è stato, e il Tar di Catania ha ritenuto di dare ragione a Palazzo Zanca e torto all’esercente. A mettere la parola fine sull’epopea giudiziaria sarà prossimamente il Cga di Palermo. Il titolare del “Dolce Vita”, però, è anche vittima, come tutti gli altri messinesi, di una interpretazione iper-restittiva del regolamento, che giustamente prevede il ritiro della licenza in assenza di pagamento del canone. Il problema è, però, che la norma troverebbe perfetta applicazione per chi esercita la propria attività esclusivamente fuori, come, ad esempio, ambulanti o altre tipologie. I bar, invece, sono attività di tipo misto, e quindi come si può ritirare la licenza a chi potrebbe solo esercitare l’attività all’interno della propria bottega, evitando di mettere sedie, tavoli o dehors all’esterno? Anche su questo aspetto dovrà intervenire il consiglio comunale. 24 Dicembre 2014 sicilia TOP SECRET. Soluzione “bad company” per la partecipata. Sull’operazione vige un vincolo di riservatezza Concordato per Messinambiente Naufragata la transazione con Comune e Ato3, per la Spa è impossibile far fronte ai 44 milioni di debiti. Ramo d’azienda e “asset” alla Somer, ad occuparsene un studio legale catanese. Ecco tutta la manovra DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. L’imperativo è fare in fretta: possibilmente entro la fine dell’anno, più probabilmente entro il 15 gennaio. Una corsa contro il tempo per assicurare la morte a Messinambiente. Un’eutanasia dovuta, ad una società che in dieci anni ha prodotto debiti per decine e decine di milioni, che dal 2011 è in liquidazione e il cui futuro non esiste. Come farla morire? In maniera poco dignitosa. Con un concordato preventivo. Un “fallimento” controllato. MESSINAMBIENTE CONCORDA. Per mettere a punto l’operazione, sulla quale vige un vincolo di riservatezza, Messinambiente e l’amministrazione comunale si sono rivolti allo studio associato catanese Abbadessa & Franchina, specializzato in diritto societario e fallimentare. L’operazione è complessa e non riguarda solo la fine di Messinambiente, ma anche il transito del ramo d’azienda relativo all’igiene cittadina (e dei dipendenti) alla Somer, società controllata al 100% dalla stessa Messinambiente. La prima ipotesi di lavoro è un concordato “in bianco”: un ricorso presentato al tribunale dove si esprime la volontà di presentare una proposta ed un piano ai creditori, ma riservandosi di depositare i documenti e la attestazione entro il termine che il tribunale stesso assegnerà. Il debitore entro tale termine può valutare e negoziare il piano, eventualmente anche convertendolo in un accordo di ristrutturazione dei debiti. Il concordato, in sostanza, evita la dichiarazione di fallimento e le eventuali azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori, ma significa la chiusura dell’azienda. Come si è arrivati a questa scelta? TRANSAZIONE KAPUTT. Ad ottobre sembrava ad un passo dalla firma la transazione a tre tra Messinambiente, Ato3 e comune di Messina: quest’ultimo, azionista praticamente al 100% di entrambe le società, ha riunito i figli litigiosi ad un tavolo, e ha tirato fuori quarantasei milioni e, con l’avvertimento “fateveli bastare”, ne ha distribuiti 44 e mezzo a Messinambiente e il resto all’Ato3. La manovra, però, non è mai andata in porto, lasciando in braghe di tela proprio Messinambiente, che non sa come pagare i suoi debiti e soprattutto le “more”: sono infatti sedici i milioni di esposizione debitoria verso erario (al netto delle pesantissime sanzioni) e fornitori. E siccome nel 2015 è intenzione del comune di Messina di partire con la differenziata porta a porta (e di gestire la discarica che verrà costruita a Pace), farlo con una società che ogni mese deve fare i conti al centesimo con la dotazione finanziaria assicurata dal Comune, non è possibile. Quindi sarà concordato. QUESTIONE DI ASSET. Una volta trasferito alla Somer l’unico “asset” positivo della società, ovverosia i 42 milioni che ogni anno da palazzo Zanca finiscono in via Dogali in virtù dell’affidamento dei servizi di raccolta rifiuti (mai regolato da contratto di servizio, tra l’altro), cosa resta di Messinambiente? Su cosa potrebbero accordarsi i creditori firmando il concordato (o aggredire, se qualcuno presentasse decreto ingiuntivo o istanza di fallimento)? Non molto. Anzi, praticamente nulla. Il parco mezzi è scadente e datato (e comunque sarebbe trasferito nel ramo d’azienda), di immobili la partecipata non ne possiede. A garantire i creditori (che si accontenterebbero di una parte del credito vantato), quindi, sarebbe sempre e comunque il comune di Messina. Questo perchè, nonostante Messinambiente sia una Spa, esiste sia una sentenza del tribunale del lavoro che una del giudice della II sezione civile del tribunale di Messina, Adolfo Fiorentino, che in riferimento all’Ato3 specifica che, seppure società di capitali, sia da considerarsi in pieno “pubblica amministrazione”, dato praticamente il 100% di azioni in mano al comune di Messina. Situazione uguale a quella di Messinambiente, e sulla quale negli anni si è sempre equivocato parecchio: spa, e quindi sottoposte a diritto privato quando si doveva procedere ad assunzioni senza concorso, ma pubbliche quando si chiamava il Comune in soccorso. NIENTE E’ PER SEMPRE. Quindi entra in gioco la Somer: controllata al 100% da Messinambiente, la Società Mediterranea Riciclo è stata creata anni fa dall’allora presidente di Messinambiente Nino Dalmazio per occuparsi degli impianti (non uno dei quali è mai stato costruito), da anni è inattiva e quindi mondata dai debiti che invece sommergono la società madre. Presieduta in passato da Nando Barone, oggi è amministrata da Nino Inferrera, responsabile amministrativo di Messinambiente. Ma nemmeno la Somer durerebbe poi troppo. Perchè nell’orizzonte del comune di Messina, c’è sempre la Multiservizi, maxipartecipata che riunirebbe sotto un’unica governance i tre rami d’azienda oggi in mano a Messinambiente (e domani Somer), Atm e Amam: ovverosia rifiuti, trasporto e approvvigionamento idrico. “La Multiservizi è un progetto a mediolungo termine, non sarà immediata”, ha però spiegato l’assessore al bilancio Guido Signorino. Ed i tempi, per Messinambiente, sono strettissimi. La Somer, quindi, dovrebbe servire al traghettamento tra il passato ed il futuro. Creditori permettendo. PROVVEDIMENTI Nebrodiambiente nella bufera DICIOTTO RINVII A GIUDIZIO PER LA GESTIONE DEL SERVIZIO DEI RIFIUTI APPALTATO DALL’ATO1 DI SANT’AGATA DI MILITELLO. RAGGIRO DI NORME E OMESSO CONTROLLO LE ACCUSE Nino Dalmazio Nebrodiambiente nella bufera. Il Gup del tribunale di Patti Sandro Potestio ha rinviato a giudizio 18 persone per un’indagine che coinvolge la società consortile (costituita da Cns di Bologna, Fasteco, Messina Ambiente ed Enia) e l’Ato1, che si occupavano della raccolta rifiuti in una trentina di comuni nebroidei con sant’Agata Militello come capofila. L’accusa è di aver raggirato le norme su gestione e smaltimento dei rifiuti attraverso appalti ad imprese che non possedevano i requisiti di legge e centonove pagina 18 omesso controllo nello svolgimento del servizio. A comparire davanti al giudice saranno, tra gli altri, Laura Trifilò e Calogero Gullotti, ex presidente e aministratore dell’Ato1, Sergio Filippi, amministratore delegato di Nebrodi Ambiente, Antonino Paterniti Isabella, che di Nebrodiambiente era presidente, il presidente di Fasteco Adriana Lenzo, il presidente della Cns Alberto Ferri, poi Andrea Allodi e Ivan Strozzi, della Enia spa, e Nino Dalmazio, all’epoca presidente di Messinambiente. 24 Dicembre 2014 sicilia MILAZZO Lezioni di storia marinara all’ex carcere femminile Studenti assistono a spiegazioni della restauratrice Cristina catanzaro Il dipinto del ‘600 in fase di restauro NOVARA DI SICILIA. L’amministrazione consente a turisti e studiosi di assistere dal vivo al recupero delle opere d’arte Il restauro si fa in diretta Nel borgo più bello d’Italia un dipinto secentesco al centro dell’iniziativa “Cantiere aperto”. Gli esperti lavorano a porte aperte. A sostenere i costi l’associazione “Enrico Ferrara”. Grazie agli spettacoli teatrali DI ENZO BAGLIONE Novara di Sicilia. Assistere dal vivo al restauro di un’opera d’arte, apprezzarne le tecniche, farsi rivelare i segreti dell’antica arte del recupero. Si chiana “Cantiere aperto” l’iniziativa del comune di Novara di Sicilia, uno dei borghi più belli d’Italia, che permette a turisti, studenti o semplici appassionati di poter assistere dal vivo al restauro di un opera d’arte. Si tratta del dipinto raffigurante la “Madonna con Bambino e Sant’Anna Metterza tra San Giuseppe e San Gioacchino” collocato al Duomo di Santa Maria Assunta. «L’opera di autore ignoto, risale ai primi decenni del 1600» affermano il professore Gioacchino Barbera, direttore del museo regionale “Abetelis” di Palermo, e lo storico d’arte Andrea Italiano. Si tratta di uno dei più importanti quadri che compongono il vasto patrimonio religioso novarese. I lavori realizzati dalla restauratrice Cristina Catanzaro assieme alla sua equipe composta da Aria Amato, Elisabetta Lombardo e Giuseppe Ciraolo, hanno avuto inizio i primi giorni di settembre e finiranno fra qualche settimana. «Il restauro spiega l’assessore Salvatore Bartolotta è stato pagato dall’associazione teatrale “Don Enrico Ferrara”. Si tratta di 6500 euro recuperati dai proventi delle numerose rappresentazioni teatrali da loro portate in scena». Durante il restauro della tela nella Chiesa di San Nicolò, a poca distanza dal Duomo, sono stati centinaia i visitatori in particolare le scuole, che hanno potuto assistere alle varie fasi lavorative e scoprire l’opera da vicino, vedendola con un ottica diversa rispetto alle visite guidate ordinarie. E’ stato eseguito un restauro “integrale” del dipinto, infatti i lavori hanno interessato sia il telaio che era privo di elementi di rinforzo, sia la tela nella quale spiccava da una parte il distacco della tela ausiliaria dal supporto originale ed il forte sbiancamento degli strati protettivi, detto effetto “blooming”, causato da una forte presenza di umidità atmosferica e temperatura fredda nel momento della stesura della vernice, che aveva creato l’effetto di una forte opacizzazione. «Se è stato possibile realizzare in paese il restauro - continua l’assessore Bartolotta - bisogna ringraziare tantissime persone tra le quali, monsignor Antonio Sofia amministratore dei beni della chiesa di Novara che ha avuto le autorizzazioni della curia e della sovrintendenza a lasciare il quadro “in loco”». L’inziativa “Cantiere aperto”, però, è frutto di una sinergia tra l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Gino Bertolami, il parroco del paese padre Emeka Udechukwu, il tecnico comunale Pippo Di Natale, l’imprenditore Antonio Giamboi e tutti i ragazzi dell’associazione “ Don Enrico Ferrara ” guidati dal presidente Salvatore Porcino. «Non è la prima volta che un sodalizio si accolla il restauro di un’opera d’arte novarese conclude Bartolotta - già alla fine degli anni ‘90 l’associazione di volontariato “ l’Impegno Scn ” guidata da Maria Rossello fece restaurare con i propri fondi il quadro di San Nicola che si trova nell’omonima chiesa». A Novara le associazioni sono ben diciotto e nel 2013 hanno organizzato 146 manifestazioni. centonove pagina 19 Milazzo. Lezioni di navigazione all’ex carcere femminile trasformato in un museo marinaro. A promuoverle lo storico mamertino Massimo Tricamo, tra i volontari che gestiscono la struttura comunale. Ogni serttimana si tengono lezioni di due ore alle quali partecipano studenti dell’istituto nautico Caio Duilio di Messina provenienti non solo dal capoluogo ma anche dal comprensorio di Milazzo. «E’ la naturale prosecuzione di un progetto finananziato l’anno scorso dall’istituto che quest’anno è stato riproposto senza alcun sostegno economico su richiesta degli stessi ragazzi e grazie alla disponibilità del comandante Gaetano Salmeri», spiega Tricamo. Per due ore a settimana Salmeri svela i segreti del mestiere, Tricamo, invece, si inserisce con passaggi storici. All’interno dell’ex carcere femminile, ai piedi del castello, è stato creato un nucleo del futuro Museo del mare. Ogni giorno, grazie alle donazioni dei cittadini, i reperti aumentano. Tra i recenti arrivi la riproduzione di un portolano del 1602 con indicazione del "porto di Melazo" e l’unica ancora superstite della Tonnarella di S. Lucia, calata dalla famiglia Del Bono sino al 1941 nello specchio acqueo di Acqueviole. 24 Dicembre 2004 sicilia Consegna della bandiera dei Borghi più belli patrimonio culturale, la tutela dell’ambiente, la cultura dell’ospitalità, l’accessibilità e la La Chiesa Madre di Petralia Soprana fruibilità delle risorse, la qualità TURISMO. “Soprana” entra nel club dei borghi più belli. Ed è in buona compagnia della ricettività, della ristorazione e dei prodotti tipici. «L’assegnazione della Bandiera arancione – ha Cefalù, Gangi, Geraci Siculo, nella rete di eccellenze da mettere in vetrina. Un primato dichiarato il sindaco di Petralia per le Madonie con sindaci che danno il meglio di se per la valorizzazione del patrimonio Petralia Sottana, foto Mario Di Giovanni Sottana, Santo Inguaggiato – DI ANTONINO CICERO conferma la capacità di attrazione senza lussi lirici… ma del tutto esso Petralia Soprana avrà maggiore terrestri e concreti». visibilità e notevoli vantaggi in termini delle Madonie e rafforza il nostro impegno a migliorare tutti gli standard Due centri che si sono appuntate al di promozione del territorio e di PALERMO. Le Madonie, spesso, di qualità già raggiunti e certificati». E petto prestigiose medaglie, se il trend, offerta turistica del paese. E il centro raccontano una storia diversa per l’assessore al turismo e ai beni oggi, nel campo del buon vivere e del storico, splendido e ricco di beni dall’ordinario, fatta di tradizioni culturali, Lucia Macaluso, «questo turismo, è quello della certificazione e architettonici, finalmente, potrà fare ripescate dal passato e rivisitate alla riconoscimento conferma che le scelte degli standard da raggiungere e da bella mostra di sé. Auspico – conclude luce delle esigenze contemporanee; di che abbiamo intrapreso, e che mantenere. Macaluso – che si riesca a sfruttare al arredo urbano che strizza l’occhio alla vogliamo intraprendere, vanno per il Per Petralia Soprana, infatti, s’è tenuto meglio questa opportunità che bellezza dei materiali e all’armonia verso giusto, a sostegno di un turismo a battesimo l’ingresso nel club dei coinvolgerà l’intera cittadinanza e gli degli spazi; di enogastronomia che sostenibile, relazionale e integrato, “Borghi più belli d’Italia”, mentre operatori turistici ed economici.» scodella presidi Slow Food e tipicità della tutela ambientale e della Petralia Sottana, già sede dell’Ente Torta augurale anche per Petralia da dieta mediterranea. salvaguardia del nostro centro Parco delle Madonie, è stata Sottana, l’unico comune in Sicilia, E dentro queste Madonie, con una storico.» annoverata tra i “borghi accoglienti” insieme solo a Sutera nel nisseno, a morfologia variegata che offre un grazie alla “Bandiera arancione” del far sventolare la “bandiera arancione”, In Sicilia, tra tante distorsioni, ci sono mosaico di sfaccettature naturali, tra pezzi d’avanguardia, dove gli stili di Touring Club Italiano, che assegna il il marchio di qualità turistico arte e storia, ci stanno le due Petralie, vita 2.0 sanno di calore andato, riconoscimento dopo visite sul ambientale del Touring Club Italiano Soprana e Sottana, «due grossi borghi quando a raccontare erano i nostri territorio condotte in forma anonima e rivolto alle piccole località chiamati con nome facile alla mente nonni. Una semplicità ripudiata per autonoma. dell’entroterra che si distinguono per indotta – come scriveva Giuseppe lungo tempo ma che oggi registra una Soprana è in buona compagnia: nel un’offerta di eccellenza e per Antonio Borgese nel lontano 1950 – le seconda giovinezza, richiamando comprensorio madonita sono già un’accoglienza di qualità. Requisiti città fra le pietre, e distanti l’uno ampie fette di turisti. borghi più belli d’Italia, Cefalù, Gangi richiesti: la valorizzazione del dall’altro da aggettivi topografici, e Geraci Siculo. Un club che ha costruito una rete d’eccellenze da mettere in vetrina. Nato per volere della Consulta del Turismo dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani fonda le sue scelte su pochi e precisi parametri che danno il senso del tempo vissuto, rallentando ritmi e reinventando storie, personali e collettive. Il riferimento è, non a caso, all’integrità del tessuto urbano, all’armonia architettonica, alla vivibilità del borgo, alla qualità artistico-storica del patrimonio edilizio pubblico e privato e ai servizi al cittadino. Per il sindaco, Pietro Macaluso, «si tratta di un riconoscimento che L’assessore Lucia Macaluso Panorama di Petralia Sottana, foto Mario Di Giovanni inorgoglisce e rende felici. Grazie ad Incantati dalle due Petralie centonove pagina 20 24 Dicembre 2014 economia CAMBIO AI VERTICI. L’ex presidente di Messina, Ivo Blandina, commissario a Siracusa La faida di Confindustria Siracusano disarcionato dopo una lettera anonima con l’accusa di porre in essere comportamenti “lontani” da statuto e codice etico. Ma il malessere cova da tempo anche nello Stretto. Il duello Montante-Magno MESSINA. Saltano gli equilibri a Confindustria Sicilia. Se Francesco Siracusano non è più il presidente provinciale di Confindustria Siracusa e le sue funzioni sono state affidate all'ex presidente di Messina, Ivo Blandina, a Messina Ugo Magno, protagonista per anni delle battaglie dell’associazione, si è dimesso dalla giunta esecutiva e si è visto mettere sotto accusa dal collegio dei probiviri. Ma cosa succede a Confindustria Sicilia? L’associazione che si è data il “rating” di legalità, che esprime un vicepresidente nazionale che viene da Siracusa, Ivan Lo Bello, e si è dichiarata “alleata” di Crocetta, governo per il quale esprime un assessorato regionale affidato alle cure della nissena Linda Vancheri, sembra entrata nel cono d’ombra. A leggere le carte dell’associazione la legalità, il confronto, il diritto di replica all’interno della associazione sono illustre sconosciute. E' quanto emerge dalla vicenda del presidente aretuseo, “disarcionato” dopo che ai vertici della associazione il 4 dicembre è arrivata una lettera anonima: avrebbe favorito la qualifica funzionale di due dipendenti. Quindi “commissariamento” coatto. La decisione è stata assunta direttamente dal collegio dei probiviri confederali. Che hanno condannato «comportamenti posti in essere dal presidente Siracusano" definendoli, "una insanabile oggettiva distonia con quelli che da statuto e codice etico sono gli obblighi derivanti dall' appartenenza al sistema confederale che, peraltro, ricevono una particolare declinazione proprio per coloro che ricoprono cariche apicali e che, quindi, sono maggiormente tenuti ad un puntuale rispetto delle delibere che, peraltro, nel caso di specie, hanno Ugo Magno Antonello Montante Ivo Blandina addirittura concorso a determinare». Parole esagerate, per due semplici avanzamenti di carriera. Ma la delibera del collegio sulla sua decadenza serve anche ad annullare provvedimenti di Siracusano. Tempi rapidissimi. A Messina, come nelle altre province, invece il malessere cova da tempo. E ora sembra destinato ad esplodere. L’associazione avrebbe una sorta di imperatore, il nisseno Antonello Montante, un imprenditore ricco di brillantina nei capelli, che ha assunto anche il ruolo di presidente di Unioncamere e non sembra avere voglia di perdere tempo in inutili giaculatorie con altri componenti il consiglio e la giunta. Almeno a leggere le lettere, tutte senza risposta, inviate da Ugo Magno, che si è visto costretto a ricordare a Montante che la Sicilia rappresenta “l’8,5% della popolazione nazionale, il 5% del Pile l’1,80% delle contribuzioni di categoria e rischia di avere la stessa rappresentanza in sede nazionale della Basilicata. La lettera inviata da Magno, nella quale si chiedeva la convocazione di una riunione con un unico punto all’ordine del giorno, sono rimaste lettera morta e così, vedendo calpestata la propria “dignità” Magno si è dimesso da tutte le cariche. Risultato si è visto recapitare una lettera di richiamo del collegio dei probiviri. Un atteggiamento che ha finito col contrariare molto i soci storici dell’associazione. Che non condividono i modi spicci di Montante & soci, un presidente che ha un assessorato “a disposizione” e non si capisce che cosa finora abbia fatto per l’associazione, che ha un vicepresidente, Catanzaro, infilato nel settore dei rifiuti a Siculiana, una associazione oggi molto lontana, ricorda nella sua lettera Ugo Magno, dalla Sicindustria di Mimì la Cavera. Il clima che si respira nelle varie province è quello aperto di insoddisfazione per la mancanza di dialogo, Per l'eccessivo apparire sui giornali. E per "l'assenza totale di confronto" con i territori. LEGALMENTE TRIBUNALE DI MESSINA Procedura esecutiva n. 341/10 MESSINA – C.da Avarna, Villaggio S. Michele – LOTTO 1: Deposito seminterrato, composto da ampio locale uso deposito, in corso di trasformazione, con servizi igienici e sovrastante sottotetto non abitabile uso deposito occasionale; sup. lorda tot. mq 580,00 (esclusi accessori). Prezzo base Euro 163.664,00. Rilancio minimo Euro 2.000,00. VENDITA SENZA INCANTO 17.03.2015 ore 17.00 presso PRO.ASS., via Mamertini 17, Messina. G.E. Dott.ssa Ivana Acacia. Prof. delegato e Custode Dr. Massimo DISEGNI DI LEGGE Salomone 090/2400044 – 347/3347601, per info e visita immobile. La disputa sulle Camere di Commercio Maggiori informazioni sui siti www.tribunale.messina.it www.asteannunci.it MESSINA. Se il capo di Unioncamere e di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, punta ad avere tre Camere di Commercio in Sicilia, i deputati del Pd Mario Alloro e Bruno Marziano, che è presidente della commissione Attività produttiva, fanno di più: pensano di ridurle a due: Catania e Palermo. In questo senso hanno già presentato un disegno di legge all'Ars che prevede anche l'istituzione di presidi territoriali in ogni singola provincia. Il primo accorpamento è già avvenuto: la Camera di Commercio di Enna, che è una provincia che rischia di sparire del tutto, andrà con Palermo. Nelle due ipotesi considerate, però, Messina, che è una delle quattro camere di Commercio oggi commissariate, perderebbe titolarità territoriale. Nei piani di Montante, ora la etrza camera di Commercio dovrebbe essere, oltre che Palermo e Catania, quella di Trapani che dovrebbe abbracciare non si capisce altri territori, utili alla soglia delle ottantamila iscrizioni aziendali. Nel disegno di legge Marziano-Alloro le iscrizioni minime, invece, dovrebbero essere duecentomila. centonove pagina 21 SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA PUBBLICA GLI AVVISI ED ESITI DI GARA D’APPALTO SU CENTONOVE PER CONTATTARE LA REDAZIONE CHIAMA I SEGUENTI NUMERI: 090.9430208 - 9430206 fax 090.9430210 - 090.9430211 RICHIEDI PREVENTIVI ANCHE VIA E-MAIL A: [email protected] e 24 Dicembre 2004 economia IL FONDO... L’ANALISI. Un fiume di denaro per sostenere le risorse rurali Agricoltura a secco Solo nel 2007 sono arrivati dall’Ue 2,1 miliardi ma il settore resta in crisi. Il dramma di una Regione che non spiega dove sono finiti i soldi DI VINCENZO LOMBARDO MESSINA. Nel 2007 l’Unione Europea ha stanziato 2,1 miliardi di euro per sostenere il settore rurale siciliano. I soldi sono stati spesi, ma l’agricoltura resta in crisi, la Regione non sente il bisogno di spiegare dove sono finiti quei fondi, né lo chiede l'Ue. Perfettamente integrata nella vischiosità della gestione dei fondi europei, questa è la Sicilia nell'anno di grazia 2014. Nell’ambito di queste iperboliche cifre, la provincia di Messina non è dato sapere quanti ne ha ricevuto. Di quelli transitati dai GAL sono circa 7milioni. Dove sono andati a finire tutti quei soldi che non hanno piantato alcuna attività imprenditoriale duratura? Immaginate se in uno Stato americano venissero stanziati 2 miliardi di dollari per l’agricoltura. Per sostenere le aziende che producono agrumi o mandorle. Immaginate che, dopo cinque anni, i soldi siano stati utilizzati tutti. Trattandosi di soldi dei cittadini – cioè presi con le tasse pagate dai cittadini – e utilizzati per sostenere un settore economico importante, il Governo dello Stato americano dovrebbe far sapere ai propri cittadini come ha speso questi soldi pubblici. Per raccontare ai cittadini chi li ha percepiti e che effetti positivi, questi 2 miliardi di dollari, hanno sortito ai fini del rilancio economico dell’agricoltura dello Stato. Stante alle informazioni rese note da Unioncamere Sicilia, le iscrizioni delle imprese agricole negli elenchi delle ditte attive sono diminuite di oltre il 54% rispetto al dato registrato l’anno scorso. E meno male che ci sono stati i cospicui sostegni finanziari dell’Europa. Ora provate a immaginare cosa succederebbe se questo Stato Usa, che ha speso 2 miliardi di dollari per sostenere i propri agricoltori, decidesse di non fare sapere ai cittadini dello stesso Stato come ha speso questi soldi. Di più: immaginate se, alla fine, si venisse a scoprire che i soldi sono stati spesi, ma gli agricoltori di questo Stato americano che producono agrumi o mandorle sono ancora in crisi. Immaginate se si venisse a sapere che i 2 miliardi di dollari – stanziati per i produttori di agrumi o di mandorle – alla fine, sono sì stati spesi, ma non sono andati né ai produttori di agrumi, né ai produttori di mandorle. Immaginate se in questo Stato americano si scoprisse che i 2 miliardi di dollari sono finiti nelle tasche di finti agricoltori: cioè di finti produttori di agrumi o di mandorle. Immaginate cosa succederebbe in questo Stato americano se si venisse a scoprire che i 2 miliardi di dollari, stanziati per gli agricoltori che producono agrumi o mandorle, sono in realtà finiti nelle tasche di amici e persino di parenti del governatore dello Stato e di amici e parenti di funzionari pubblici, ovvero di cooperative più o meno chiacchierate. Tutto questo in America è inimmaginabile. Ed è inimmaginabile, in America, che si spendano 2 miliardi di dollari pubblici senza spiegare ai cittadini come sono stati spesi. Bene, tutto quello che negli Stati Uniti d’America è inimmaginabile, nell’Unione europea – e in particolare in Sicilia – è all’ordine del giorno. La Regione siciliana non ha comunicato a chi sono stati erogati questi soldi. Non c’è un solo documento ufficiale. Nulla di nulla. Il presidente Rosario Crocetta, aduso alle conferenze stampe, si è guardato bene dall’organizzarne una per spiegare come sono stati spesi, e a chi sono andati a finire questi 2,1 miliardi di euro. E noi a piangerci addosso per gli investimenti che non arrivano. [email protected] Jean Claude Juncker Juncker e lo scudo dei disoccupati Nell’85 l’economista Tarantelli lanciò una proposta europea che saldava politica, moneta e crescita sociale. Ecco come DI MAURIZIO BALLISTRERI MESSINA. Jean Claude Juncker ha proposto alla Commissione europea che presiede ed al Parlamento di Strasburgo un prestito dell’Unione agli Stati membri di 315 miliardi in tre anni, a partire dall’autunno del 2015. Si dovrebbe costituire così, un Fondo europeo a garanzia di investimenti dei singoli Stati in deficit spending, in deroga quindi ai parametri, per interventi pubblici che stimolino la domanda e, quindi, produzione, occupazione e potere d’acquisto, per innescare il ciclo virtuoso economico di tipo keynesiano, anche in conseguenza delle entrate fiscali derivanti dagli aumenti del prodotto interno lordo delle singole Nazioni: un primo passo verso l’europeizzazione dei bilanci. Per questa via, finalmente, la politica monetaria diverrebbe strumentale alla crescita sociale ed economia europea. Si tratta, in verità, di una proposta che riecheggia quella, mutatis mutandis, sviluppata su basi scientifiche quasi 30 anni or sono, da Ezio Tarantelli, l’economista vicino alla Cisl di Pierre Carniti, allievo (come del resto il presidente della Banca Centrale Europea centonove pagina 22 Mario Draghi) di Federico Caffè e del premio Nobel per l’Economia Franco Modigliani. Tarantelli elaborò il modello di predeterminazione dell’inflazione, utilizzato dal governo presieduto dal leader socialista Bettino Craxi per correlare gli automatismi salariali incentrati sulla scala mobile con l’aumento di prezzi e tariffe, attuato, per l’opposizione del partito comunista e della Cgil, con l’ormai storico “Decreto di San Valentino” del 14 febbraio 1984. L’economista neokeynesiano credeva nella politica dei redditi e nella concertazione tra istituzioni e parti sociali, i sistemi neocorporativi europei, e nel riformismo politico e sindacale, e pagò il suo impegno teorico con la vita, trucidato dalle Brigate Rosse il 27 marzo 1985, tre mesi prima del referendum sulla scala mobile che vide la sconfitta del Pci e la vittoria di Craxi. In quel 1985 di moneta unica ne parlava solo una ristretta cerchia di economisti e il Trattato di Maastricht era ancora lontano, e per questo motivo Tarantelli ci appare ai giorni nostri straordinariamente lungimirante, costruendo una proposta secondo cui il Fondo sociale europeo doveva essere dotato di un finanziamento in scudi, stampati dall’allora Cee, a fronte di finanziamenti in valuta nazionale che sostenevano il bilancio comunitario. Gli scudi europei, secondo Tarantelli, dovevano essere strumento di riserva delle banche centrali, per consentire il finanziamento di investimenti produttivi, indennità di disoccupazione e programmi di formazione e riqualificazione professionale. Secondo quel sistema ogni Stato membro doveva avere un diritto di prelievo in scudi presso il Fondo sociale pari al 10 per cento dei suoi disoccupati; a maggior numero di senza-lavoro doveva corrispondere l’aumento dei diritti di prelievo, secondo il principio di stabilizzazione automatica della domanda aggregata. Purtroppo la barbarie terroristica impedì che quelle idee moderne e riformiste passassero dalla teoria economica all’applicazione da parte della politica, esse avrebbero contrastato la deriva monetarista e rigorista dell’Europa dei giorni nostri, che tanta miseria ha prodotto. Oggi, attualizzate in ordine all’euro e alla Bce, ritornano alla luce. 24 Dicembre 2014 economia ZOOM FONDI EUROPEI. Solo una decina di centri siciliani hanno presentato i piani per dimezzare i consumi negli enti Sindaci, patto senza... energia La Regione aveva assegnato finanziamenti per redigere gli studi ma pochi si sono mossi. Posticipata la scadenza al 31 gennaio. A Sant’Agata Militello l’iter si è bloccato per un terremoto giudiziario, a Taormina si punta sui Led DI GIANFRANCO CUSUMANO MESSINA. L’assessorato regionale all’Energia le ha tentate tutte. Seminari nei comprensori, lettere di sollecito, fino alla proroga dei termini. Il risparmio energetico, però, ai comuni con le casse perennemente in rosso, sembra non interessare. Su 256 amministrazioni che hanno aderito tramite il il Piano d’azione per l’energia sostenibile (Paes) al cosiddetto “Patto dei sindaci”, aggregazione che dovrebbe mettere a disposizione delle amministrazioni europee 5 miliardi di euro di fondi comunitari, solo una decina di enti siciliani hanno presentato la documentazione entro il termine del 30 settembre (il direttore del dipartimento Energia Pietro Lo Monaco ha firmato la proroga fino al 31 gennaio 2015). Fra l’altro, a sua volta, per i comuni si trattava di una iniziativa a costo zero visto che era stata già finanziata dalla stessa LA SCHEDA Accordi europei Il Paes, Piano d’azione per l’energia sostenibile, è lo strumento fondamentale per partecipare al cosiddetto Patto dei Sindaci, aggregazione di enti locali a livello europeo che consente di accedere a finanziamenti comunitari e di preservare l’ambiente, dando concreta attuazione al Protocollo di Kyoto “2020-20”, ossìa la riduzione, entro il 2020, del 20 per cento delle emissioni di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera e produrre il 20 per cento di energia da fonti rinnovabili”. In Sicilia solo otto comuni su 256 hanno depositato gli studi entro il termine del 30 settembre. Regione con fondi ad hoc in base al numero di abitanti. Solo sostituire le lampade della pubblica illuminazione con i led porterebbe un risparmio del 40% sulla bolletta. I tetti fotovoltaici sugli edifici pubblici (dal comune alle scuole) addirittura farebbero salire il risparmio al 50%. A regime, per un comune sotto i 10 mila abitanti, significa recuperare 100 - 150 mila euro di euro l’anno di somme che potrebbero essere utilizzate per incrementare altri servizi comunali. Ma cosa è successo? Perchè i comuni non hanno presentato i progetti? Nel comprensorio di Sant’Agata Militello le carte si sono fermare a causa di un “terremoto giudiziario”. «Per redigere un piano omogeneo assieme a tutte le amministrazioni che fanno parte del Pist dei Nebrodi (da Brolo a Tusa) avevamo deciso di affidare l’incarico all’ufficio tecnico di Sant’Agata Militello, il comune più organizzato dice Angelo Tudisca, primo cittadino di Tusa - ma gli arresti che hanno coinvolto i dipendenti comunali del settore tecnico nell’ambito dell’operazione Camelot ha, di fatto, smantellato tutto il dipartimento, bloccando le attività. Approfittando della proroga il nostro comune si sta muovendo autonomamente». Il comune di Milazzo che ha ospitato al Castello dei seminari comprensoriali promossi dall’assessorato regionale all’Energia, ha già pubblicato la manifestazione d’interesse rivolto ai progettisti e si sta provvedendo all’assegnazione dell’incarico da 38 mila euro. Nella zona jonica messinese il comune capofila con il compito di coordinamento dei Paes è quello di Alì Terme. Il presidente del consiglio Lorenzo Grasso, a nome dell’amministrazione, sta predisponendo una mail di sollecito per tutti i sindaci del comprensorio. A Taormina, in attesa dei frutti del Paes, invece, stanno cercando di sbloccare un finanziamento da 4 milione di euro destinati alla pubblica illuminazione. «Abbiamo ottenuto questi fondi per rifare l’illuminazione a led fuori dal centro storico - spiega il sindaco Eligio Giardina - ma la Corte dei conti li ha bloccati». A Montagnareale il sindaco Anna Sidoti è molto attenta al risparmio energetico. Sono in fase di realizzazione due appalti che porteranno all’installazione di altrettanti impianti fotovoltaici negli istituti scolastici cittadini. Con 9 mila euro, invece, sta per essere redatto il Paes in modo da implementare azioni per il risparmio energetico. «Non abbiamo potuto rispettare i termini perchè le somme non erano state inserite nel bilancio e non avevamo copertura finanziaria - spiega il sindaco Anna Sidoti - il problema ora è stato superato». centonove pagina 23 Cantieri sociali sul filo di lana DA MILAZZO A BARCELLONA CORSA CONTRO IL TEMPO PER LE GRADUATORIE Messina. Corsa contro il tempo per non perdere i fondi dei cantieri sociali. Da Barcellona a Milazzo si stanno muovendo per definire le pratiche entro il 31 dicembre, in modo da organizzare cantieri con personale disoccupato. A lanciare l’allarme era stato nei giorni scorsi il deputato Pd, Filippo Panarello. Tra i centri che avevano ottenuto i fondi ma che erano rimasti fuori dalle assegnazioni anche Messina, Rometta, Taormina, Spadafora San Salvatore di Fitalia, Francavilla di Sicilia, Naso, Malvagna. Altri come Caprileone, Torregrotta o Tripi erano in attesa di un nuovo finanziamento del “capitolo” per ulteriori 30 milioni. Molte amministrazioni sono corse ai ripari. Allarme rientrato a Milazzo. Il motivo dei ritardi? La definizione delle graduatorie. i comuni hanno avuto problemi nel verificare i requisiti ed è stato necessario incrocio dei dati. Alcune autocertificazioni non rispondevano al vero, oppure erano finiti in graduatoria più persone dello stesso nucleo familiare. 24 Dicembre 2014 economia QUI EUROPA. Con un più 10 per cento salgaono ad una cifra record i poveri della nostra Nazione. I dati in un dossier Crisi, 4,1 milioni gli affamati in Italia DI SALVATORE CIFALÀ MESSINA. Salgono alla cifra record di 4.068.250 i poveri che nel 2013 in Italia sono stati addirittura costretti a chiedere aiuto per il cibo da mangiare, con un aumento del 10% sullo scorso anno, ovvero quasi 400mila persone in più. E’ quanto emerge dal dossier "La crisi nel piatto degli italiani nel 2014", presentato dal Presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, al Teatro Palapartenope di Napoli dove sono giunti diecimila coltivatori provenienti dalle diverse regioni, in occasione del "Rapporto annuale 2014 dell’Istat sulla situazione del Paese. A dover ricorrere ad aiuti alimentari in Italia nel 2013 sono stati ben 428.587 bambini con meno di 5 anni di età (+13 per cento) e 578.583 over 65 anni di età (+14 per cento), secondo la relazione sul 'Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti 2013', realizzata dall'Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea). Le famiglie con bambini e gli anziani sottolinea la Coldiretti - sono state dunque le categorie sulle quali è pesata maggiormente la crisi con gravi difficoltà alimentari. La popolazione totale dei bambini indigenti, espressa in valori assoluti, è concentrata in prevalenza nell’Italia Meridionale con punte in Campania ed in Sicilia (149.002 unità, pari al 35 per cento del numero complessivo di minori tra i 0 e i 5 anni bisognosi di aiuto). CONSUMATORI Negoziazione assistita Chi intende esercitare in giudizio un'azione relativa ad una controversia in materia di risarcimento del danno da circolazione di veicoli e natanti oppure chi intende proporre in giudizio una domanda di pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti cinquantamila euro, dal prossimo 09 febbraio 2015, dovrà preliminarmente esperire il procedimento di negoziazione assistita. Lo prevede il decreto legge n. 132/2014 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 162/2014. La negoziazione assistita è condizione di procedibilità della domanda giudiziale. La convenzione di negoziazione assistita e' un accordo mediante il quale le parti convengono di cooperare in buona fede e con lealta' per risolvere in via amichevole la controversia tramite l'assistenza di avvocati. La procedura si deve concludere nel termine che le parti concordano che, in ogni caso, non può essere inferiore a un mese e non superiore a tre mesi, prorogabile per ulteriori trenta giorni su accordo tra le parti. Avv. Francesco Suria In generale - continua la Coldiretti - quasi 4 persone su 10 che hanno avuto bisogno di aiuti alimentari nel 2013 si trovano nelle regioni del sud Italia, dove si contano ben 1.542.175 indigenti. A preoccupare sottolinea la Coldiretti - non è solo il trend negativo del sud, ma anche la concentrazione del disagio, con gli “assistiti” che raggiungono il valore piu’ elevato a livello nazionale proprio in Campania (913.213 indigenti) e, in misura minore, in Puglia e Calabria. Per quanto riguarda il tipo di assistenza richiesta nel 2013 a livello nazionale si contano 303.485 persone che hanno beneficiato dei servizi mensa, mentre sono ben 3.764.765 i poveri che hanno avuto assistenza con pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini) che per vergogna prediligono questa forma di aiuto piuttosto che il consumo di pasti gratuiti in mensa. Con la povertà aumenta anche la solidarietà e si contano nel 2013 ben 15.067 strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da 242 enti caritativi che fanno riferimento a 7 organizzazioni (Croce Rossa Italiana, Caritas Italiana, Fondazione Banco Alimentare, Banco delle Opere di Carità, Associazione “Sempre insieme per la Pace”, Comunità di Sant’Egidio, Associazione Banco Alimentare Roma) ufficialmente riconosciute dall'Agenzia per le Erogazioni in REGIONE Sicurezza sul lavoro Chinnici “interpella” l’Ue MESSINA. “Ogni anno nel territorio dell’Unione Europea migliaia di persone muoiono per incidenti sul lavoro o malattie legate all’attività svolta. La Commissione Europea deve intervenire, nel rispetto delle prerogative degli stati membri ma sfruttando fino in fondo le competenze dell’Unione, per rendere più efficaci i meccanismi di controllo e, all’occorrenza, di repressione nei confronti di quelle imprese che poco o nulla investono su sicurezza e salute dei lavoratori”. Lo scrive Caterina Chinnici, eurodeputata del gruppo S&D, in un’interrogazione depositata al Parlamento Europeo con la quale chiede all’esecutivo comunitario in che modo intenda attuare gli indirizzi del quadro strategico 2014-2020 in materia di salute e sicurezza sul lavoro. “Le statistiche registrano oltre tre milioni di infortuni lavorativi all’anno – sottolinea Chinnici – È necessaria un’azione sia preventiva che ispettiva più penetrante, per tutelare i lavoratori e agevolare le aziende che si impegnano su questo fronte pur dovendo fronteggiare difficoltà economiche, tecniche, giuridiche e amministrative”. UOMINI&BUSINESS GEOLOGI Giuseppe Collura presidente dell’Ordine regionale CALTANISSETTA. Giuseppe Collura, geo- logo ed impegnato in politica come capogruppo del Pds -Mpa e stato nominato presidente dell'Ordine regionale dei geologi. E' il quinto presidente dell' Ordine ed il primo gelese a ricoprire questo incarico. La nomina di Collura e avvenuta a Palermo. L'incarico e stato salutato con soddisfazione in città anche per i risvolti positivi che potrà avere nel portare avanti le istanze del territorio gelese. UNICREDIT Roberto Cassata al Settore pubblico PALERMO. Movimenti di personale perla Agricoltura (Agea) che si occupa della distribuzione degli aiuti. Per quanto riguarda la tipologia di aiuto alimentare offerto - conclude la Coldiretti - i formaggi rappresentano circa il 28 per cento in valore, seguiti da pasta e pastina per bimbi e anziani, che assorbono il 18 per cento del costo, dal latte con il 14 per cento, dai biscotti (12 per cento), dal riso (8 per cento), dall’olio di girasole (6 per cento), dalla polpa di pomodoro (4 per cento) e, a seguire, legumi, confetture e farina. Le persone che hanno chiesto aiuti alimentari nel 2013. Area geografica Bimbi da 0 a 5 anni Totale. Nord 129.420 1.056.855, Centro 68.185 720.636, Sud 149.002 1.542.175, Isole 81.980 748.584. TOTALE 428.587 4.068.250 rete commerciale di UniCredit in Sicilia, guidata dal Regional Manager Gianni Chelo. Le nuove nomine hanno interessato anche i responsabili di Agrigento, Caltanissetta ed Enna, Messina e Trapani. Roberto Cassata è il nuovo Responsabile Settore Pubblico e Sviluppo. Angelo Giunta viene assegnato al Corporate Sicilia dove affiancherà il responsabile Gregorio Squadrito. Soletta Urso è la nuova responsabile del Presidio Condizioni Sicilia. FONDO PENSIONI Iannì vicepresidente RAGUSA. Si è insediato il Cda del Fondo Pensioni per il personale della Cassa centrale di risparmio che ha eletto all' unanimità Giuseppe Iannì, dirigente sindacale candidato della Uilca, alla vicepresidenza. Lo comunica Gino Sammarco, segretario generale Uilca Sicilia. NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO 26 dicembre, il trattamento retributivo DURANTE I GIORNI FESTIVI il lavoratore ha diritto di astenersi dal lavoro e percepire la normale retribuzione. Le festività nazionali vanno retribuite sempre come se cadessero di domenica; per le festività infrasettimanali, invece, nel caso in cui non cadano di domenica, al lavoratore spetta solo un ulteriore giorno di riposo senza che ciò comporti necessariamente un incremento della retribuzione. Il diritto al riposo durante le festività non è assoluto: la prestazione lavorativa in giornata festiva può quindi essere chiesta al lavoratore soltanto previo accordo tra datore di lavoro e lavoratore stesso. Il lavoratore può legittimamente rifiutare la richiesta di prestazione lavorativa da parte del datore di lavoro, mantenendo il diritto alla normale retribuzione globale fissa. Occorre innanzitutto distinguere il trattamento in base all’inquadramento retributivo del lavoratore, fermo restando che le giornate festive cadenti dal lunedì al sabato, non comportano alcuna riduzione della normale retribuzione spettante al dipendente. Ai lavoratori con paga mensile è dovuta la normale retribuzione globale di fatto giornaliera, compresa nella retribuzione fissa mensile. Ai lavoratori con il sistema di paga oraria compete la normale retribuzione globale di fatto compreso ogni elemento accessorio, ragguagliata a un sesto (un quinto in caso di orario di lavoro articolato su 5 giorni, c.d. settimana corta) dell’orario settimanale di lavoro contrattuale. Per i lavoratori retribuiti a cottimo, a provvigione o con altre forme di compensi variabili, la base di calcolo deve essere riferita alla media oraria delle ultime 4 settimane. Il compenso non spetta in nessun caso se il lavoratore è sospeso dal lavoro da oltre 2 settimane. Il lavoratore ha diritto al compenso per le festività anche nelle seguenti ipotesi di assenza dal lavoro e, in particolare: infortunio, malattia, congedo di maternità e paternità (obbligatorio e facoltativo), congedo matrimoniale, ferie, permessi, assenze giustificate, sospensione dal lavoro. Qualora il lavoratore presti attività in un giorno festivo avrà diritto, oltre che al trattamento economico per la festività, alla retribuzione dovuta per la prestazione lavorativa svolta in tale giornata, maggiorata, secondo quanto previsto dalla contrattazione collettiva o aziendale. centonove pagina 24 poster 24 Dicembre 2014 MURALES DI UMANITÀ VARIA PALERMO Carabinieri, 200 anni di storia in mostra PALERMO. Un libro rende omaggio al carabiniere ucciso a Corleone nel 1959 Bovi, un eroe semplice Gli autori Lo Cascio, Cusumano e Vito Andrea Bovi, figlio del militare assassinato, ripercorrono le tappe di una storia che svela la Sicilia del dopoguerra. Per ricordare chi non soccombe alla barbarie criminale BAGHERIA. "Un eroe semplice - in memoria del Carabiniere Clemente Bovi", di Alfonso Lo Cascio, Giuseppe Cusmano e Vito Andrea Bovi non è solo un libro. E’ un atto d’amore. E’ un omaggio a chi compie ogni giorno il proprio dovere. Lontano dai riflettori e spesso nell’indifferenza generale. Il libro è il racconto di un giovane carabiniere, Clemente Bovi, ucciso alle porte di Corleone nel settembre del 1959 durante una rapina. Il lavoro ne ripercorre i vari momenti: dal vero e proprio agguato nella notte, con il gesto eroico del militare colpito alle spalle da due scariche di lupara, alla ricerca degli assassini da parte delle forze di polizia e dei carabinieri, fino alla scoperta di una vera e propria associazione a delinquere composta da banditi, tutti di Gibellina, specializzati in quella forma di rapina cosiddetta "a passo". Durante il processo saranno accusati di circa otto azioni criminose consumate negli ultimi tre anni nel triangolo compreso tra le provincie di Palermo, Trapani e Agrigento. Poi le varie fasi del dibattimento che si svolge davanti la Corte di Assise di Palermo dove verrà scritta una bella pagina di storia giudiziaria siciliana. Ed infine il processo di Bari, tribunale in cui viene trasferito per legittima suspicione, con la sua tragica e discutibile conclusione. Sullo sfondo gli ultimi bagliori del banditismo siciliano ormai alla fine della parabola criminale, e di una magistratura giudicante, chiamata in quegli anni a decidere su gravi fatti di sangue, spesso più attenta al formalismo che alla reale ricerca della verità. Il libro fornisce uno spaccato dell'isola tra gli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, di quel lungo ed interminabile dopoguerra. Dedicato ai tanti carabinieri, spesso sconosciuti, che hanno sacrificato la loro vita in terra di Sicilia, affinché la legalità e la giustizia non soccombessero alla barbarie criminale. Il libro dedicato al Carabiniere Clemente Bovi è stato presentato a Bagheria sabato scorso durante un incontro organizzato dall'Associazione SiciliAntica presso Palazzo Butera. Dopo la presentazione di Maria Giammarresi, presidente della Sede SiciliAntica di Bagheria e di Rosanna Balistreri, assessore alla Cultura Comune di Bagheria è l'intervenuto dlo storico Michelangelo Ingrassia, docente di Storia dell'Età Contemporanea dell'università di Palermo, e di un rappresentante dell'Arma dei Carabinieri. Presenti gli autori. Alfonso Lo Cascio, giornalista pubblicista, è da anni impegnato nell'ambito del volontariato culturale. Tra i fondatori di SiciliAntica, l'Associazione a carattere regionale che si occupa di tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, fa parte della Presidenza regionale e dirige la rivista SiciliAntica. Giuseppe Cusmano è nato e vive a Ciminna. Funzionario presso il Comune ha pubblicato diversi volumi sulla storia e sui beni culturali del paese frutto soprattutto di una attenta ricerca archivistica. Tra i molti titoli sono da segnalare: "Argenteria sacra di Ciminna dal Cinquecento all'Ottocento", "La Chiesa di San Francesco d'Assisi", "La famiglia di scultori: i Brugnone", "La Chiesa di San Giuseppe", "La bottega dei Guarneri", "La Chiesa di San Giovanni Battista", "Edicole e cappelle di Ciminna", "La Chiesa di San Francesco di Paola". Vito Andrea Bovi è il figlio di Clemente, è nato e vive a Ciminna. Ha svolto la professione di carabiniere ed in seguito ha lavorato presso la Comunità Europea a Bruxelles come addetto alla sicurezza. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia come corrispondente locale e Fischio Finale, mensile di informazione sportivo. UN EROE SEMPLICE, IN MEMORIA DEL CARABINIERE CLEMENTE BOVI AUTORI: ALFONSO LO CASCIO, GIUSEPPE CUSMANO, VITO ANDREA BOVI CASA EDITRICE ARIANNA PAGG. 144 CON FOTO B/N E COLORI ACCADDE A MESSINA PALERMO. Una mostra resa possibile contando sulla disponibilità degli artisti che hanno voluto con le loro opere rendere omaggio alla plurisecolare storia dei Carabinieri italiani realizzando e prestando le loro opere per onorare i 200 anni di storia dell’Arma. La mostra esposta in precedenza presso il Castello di Carini, il complesso multimediale di Nissoria, l’Oratorio del SS. Rosario di Valledolmo, Il Museo degli Angeli di Sant’Angelo di Brolo, affronta e conclude il suo percorso a Palermo nella sede della galleria Studio 71, fino al 31 gennaio. Un omaggio agli ideatori della mostra Francesco Scorsone e di Pino Buzzetta così come agli artisti che l’evento si concludesse a Palermo e non a Catania come previsto in quanto si voleva che fosse Palermo Capitale ad ospitare la conclusione dei diversi appuntamenti con l’Arma. Una mostra nata senza un minimo di contributo sia pubblico che privato che ha visto migliaia di visitatori affascinati dal richiamo dei “propri Carabinieri” in ogni luogo è stata esposta. Gli autori: Antonella Affronti, Luciana Anelli, Bartman (Batolomeo Manno), Om Bosser, Alessandro Bronzini, Ilaria Caputo, Sebastiano Caracozzo, Aurelio Caruso, Angelo Denaro, Daniela Gargano, Giuseppe Gargano, Pippo Giambanco, Maria Grazia Lala, Antonino Liberto, Maria Pia Lo Verso, Gabriella Lupinacci, Pino Manzella, Alessandro Monti, Franco Murer, Massimo Piazza, Vanni Quadrio, Gianni Maria Tessari, Emanuela Tolomeo, Tiziana Viola Massa ognuno di loro in maniera diversa ha voluto rendere omaggio alla storia dell’Arma, rappresentando uomini e situazioni presenti e passate in Italia e all’estero e fornendo uno spaccato che colpisce oggi come in passato la coesione di un corpo quali sono i Carabinieri dal motto granitico “Nei secoli fedele”. a cura di Felice Irrera 1907, La Corte Cailler “scopre” il ciborio del Gagini G Il 23 dicembre 1907, Gaetano La Corte Cailler scrive sul suo “Diario” (1907-1918, GBM, 2003) di aver appreso che l’orefice e antiquario Giuseppe D’Amore di piazza Duomo ha un ciborio del Gagini, vendutogli dal cav. Faranda di Tortorici per L. 1600 e proveniente da una chiesa distrutta del torrente. Veduta l’opera, si convince che è realmente una scultura del Gagini, notata come perduta dal Di Marzo nei suoi “Gagini”, commissionata nel 1527 a Palermo. Conclude lo studioso: “Magari un Assessore volesse acquistare questo marmo pel Museo!”. centonove pagina 25 24 Dicembre 2014 posteriniziative Il fiume Camaro SOTTO LA LENTE. Un convegno svela la fontana ultimata dal Giovan Angelo Montorsoli nel 1553 Orione, i misteri dell’acqua Dai rapporti proporzionali con la Vara, il Duomo e la chiesa di San Lorenzo alle connessioni mitologico-religiose con le macchine delll’Assunta, tutti i segreti di un capolavoro così esoterico da finire nel mirino del Sant’Uffizio DI DANIELE DE JOANNON MESSINA. La sua bellezza conquistò la storia dell'arte ma non bastò a distogliere lo sguardo indagatore del Sant'Uffizio, che ne rilevò la forte componente esoterica, rinchiuse nelle carceri il suo committente ufficiale (il canonico Verdura), costrinse all'abiura colui che ne viene ritenuto il massimo teorico (Francesco Maurolico), e “costrinse”il suo autore, Giovanni Angelo Montorsoli, ad abbandonare Messina. Già, perché la I putti con i delfini Fontana d'Orione non è solo una delle massime espressioni artistiche del Cinquecento europeo, ma anche una architettura perfetta i cui pilastri sono arte, astronomia, mito e, appunto, esoterismo. Il manifesto programmatico di una città che ambiva a un ruolo centrale nel Mediterraneo dell'impero di Carlo V, protesa al progresso e alla potenza. Una Messina la cui classe intellettuale, coincidente con quella politica, decise di celebrare un'opera di ingegneria (il primo acquedotto cittadino) con una fonte che, compositivamente in linea con il gusto delle corti europee, entrava nel contesto urbano (attraverso un gioco di proporzioni con gli edifici circostanti e con le macchine celebrative dell’Assunta) e nel cuore stesso delle origini della città grazie a molteplici livelli di lettura. A raccontare la Fontana ultimata nel 1553 è stato il convegno di studi in occasione de “La Notte di Orione”, organizzata dal Comune di Messina e dalla Soprintendenza il 31 ottobre scorso, attraverso cinque inteventi (l’ultimo, di Stefania Lanuzza, racconta le trasformazioni urbanistiche, in particolare la nuova cinta muraria) che inquadrano altrettanti aspetti della Fontana e del contesto. Ecco i passaggi salienti LA VOCE DELL’ACQUA. Montorsoli, con molta probabilità, giunge a Messina nel settembre del 1547. In quell’occasione assiste a una cerimonia eccezionale predisposta per la visita del vicerè Don Giovanni de Vega e della sua consorte, per i quali, come annota Caio Domenico Gallo, viene fatta uscire “la nobile bara”, ovvero la Vara. Ed proprio la sagoma della macchina dell’Assunzione, per Grazia Musolino (direttrice dell’Unità Operativa Storico Artistica della Soprintendenza di Messsina), potrebbe essere stata alla base del prototipo della fontana commissionata a Montorsoli per celebrare l’apertura dell’acquedotto cittadino dal Camaro (i cui lavori erano iniziati nel 1530), ma anche la città tutta, come dimostra la scelta del suo protagonista, Orione, figlio di Poisidone (dio del mare e dei terremoti) nonché fondatore di Messina. Una fontana, quella Polidoro da Caravaggio, Studi su Carri Festivi centonove pagina 26 Orione e, dietro, il cane Sirio di Orione, che esalta l’acqua (a sua volta architettura) e viene già descritta con dovizia di particolari dal Vasari nelle sue “Vite”. Di forma dodecagonale, di impostazione cosmologica ma anche con un richiamo alle fortificazioni messinesi realizzate d Ferrante Gonzaga, l’opera presenta un apparato decorativo che si collega al filone raffaellesco di Perin del Vaga. E non solo. Grazia Musolino, infatti, individua suggestioni ornamentali derivate da un’altra e immediatamente precedente presenza artistica a Messina: Polidoro da Caravaggio, che diffonde la cultura raffaellesca nel meridione ed è autore, in città, anche degli allestimenti posteriniziative Rapporti proporzionali tra la Fontana, i monumenti e le macchine festive Il bassorilievo raffigurante, probabilmente, Nereo e Doride per il passaggio di Carlo V. La fontana, per la studiosa, non è un’opera realizzata “liberamente” dal Montorsoli, cone lo fu la successiva fontana del Nettuno, ma una sintesi tra l’estro dell’artista e i voleri di una committenza colta, “abituata” a Polidoro e a conoscenza dell’oreficeria tosco-romana e della moda internazionale, come, ad esempio, i famosi trionfi da tavola eseguiti da Wenzel Jamnitzer (al servizio dell’imperatore), caratterizzati da una struttura piramidale già praticata in città con la Vara dell’Assunta. L’ORDINE CELESTE. A raccontare la celebrazione mitologica di Messina come metafora dell’ordine celeste, al convegno Le Nereidi del 31 ottobre, è stato Giuseppe Giorgianni puntando i riflettori sul complesso programma iconografico della Fontana, che fissa Orione nel cuore di Messina non solo dal punto di vista mitologico e storico, ma anche urbanistico: la realizzazione dell’opera, infatti, ridisegna piazza Duomo e, insiema a quella del nettuno (padre di Orione), “dialoga” con i principali edifici dell’epoca. Non solo, il tessuto che viene fuori è scandito da precisi rapporti proporzionali tra Orione, Duomo, portale del Duomo, Campanile, chiesa di San Lorenzo (progettata d Montorsoli) e macchine per la Festa dell’Assunta. Ed è proprio da 24 Dicembre 2014 I tritoni tra la terra e il cielo, declinato con le metamorfosi ovidiane e concepito da quell’Accademia cittadina che nel ‘600 si sarenne palesata col nome di “Fucina, il cui motto fu “formas vertit in omnes”: così racconta la fontana di Orione Attilio Russo, svelandone il livello di lettura più occulto, ovvero quello rivolto al visitatore metafisico che, oltrepassata la soglia alchemica (rappresentata dagli otto mostri-guardiani in pietra scura alla base dell’opera), attraversa le quattro porte permeabili (i fiumi Tevere, Nilo, Ebro e Camaro) per assurgere verso il cielo o scendere dall’alto in basso, seguendo la tripartizione universale tra nous (spirito), psychè (anima) e soma (corpo), rappresentati rispettivamente da Orione e Sirio (e dai puttini che sensa queste ultime due che sforzo spalancano le fauci dei discende la stessa delfini), le Nereidi e infine i realizzazione della fontana. Tritoni che, poggiati su I giganti Mata e Grifone quattro Arpie, vengono sono contemporaneamente “pietrificati” dalle sovrastanti la Vergine del Vespro e teste di Medusa da cui Messano, ma anche Rea e fuoriesce l’acqua. Come Saturno, progenitori di accennato, la base esoterica Nettuno e quindi di Orione. della fontana non sfuggi alle Per quanto riguarda la Vara, attenzioni del Sant’Uffizio. la cui concezione è sempre L’IDENTITA’ DEL cinquecentesca, con la sua BASSORILIEVO. forma piramidale si mette Incastonato nel lato in relazione con i modelli in sporgente tra le aree del Nilo voga e, alla sua sommità, e del Tevere,, vicino alla con il triangolo solare del formella con Aci e Polifemo, il portale del Duomo. Wenzel, modello per Fontana bassorilievo di uno degli ovali Giorgianni, inoltre, orizzontali che decorano la individua strenne connessioni storicovasca della Fontana è stato oggetto di più astrologiche: l’ingresso di Carlo V in città, interpretazioni. Ultimamente, a provare a nell’ottobre del 1535, coincide col culmine mettere un punto è stato Giovanni della costellazione di Orione, evento che si Molonia, che dopo averfatto un excurus ripete anche nell’ottobre del 1571, data sulle fonti (la coppia rappresentata era della battaglia di Lepanto, cui seguirà Pomona e Vertumno per Buonfiglio e l’apertura della via Austria. Non solo, il 15 Costanzo, Aretusa conversa in una fonte agosto, invece, corrisponde all’apparire per Vasari, Terra e Oceano per Grosso della stella Sirio, il cane di Orione Cacopardo), analizza tutte le possibili raffigurato col suo padrone alla sommità coppie marine indentificando in quella della fontana. Un sistema perfetto di Nereo/Doride la più plausibile. Il perché? relazioni, quello tra la marina con il A valere, non solo il riferimento al De Nettuno e la piazza del Duomo con genealogiciis deorum gentilium di Orione, che trova un passaggio essenziale Boccaccio (curato dal Maurolico), anche all’interno della Cattedrale attraverso l’equilibrio iconografico complessivo della l’apostolato, il pulpito degli eresiarchi e il fontana, dove la rilevanza iconografica e grande Cristo Pantocrate dell’abside decorativa del mare, rispetto all’acqua maggiore. dolce, giustifica l’individuazione della METAMORFOSI ED ERESIA. Un ponte coppia. centonove pagina 27 24 Dicembre 2014 posterlibri SAGGI. La santa tra misticismo e praticità che fondò il primo convento delle Carmelitane scalze Chiusano: Vita di Teresa d’Avila Riedizione del libro pubblicato per la prima volta nell’83 che ricorda la castigliana in odore di eresia che incanta per due qualità rarissime da trovare insieme: azione e contemplazione. Ecco perchè DI LUIGI FERLAZZO NATOLI PRESENTAZIONI “In onore del padre” Ragno alla Mondadori MESSINA. “In onore del padre. Frammenti di vita”. E’ il titolo del libro di Vincenzo Ragno, medicoscrittore, che sarà presentato domenica 28 dicembre alle ore 18 alla Libreria Mondadori di via Garibaldi a Messina. Il libro, edito da La Feluca Edizioni, disponibile anche e-book, è una raccolta composta da tre racconti nei quali la figura del padre rappresenta lo snodo narrativo delle vicende rappresentate. Il primo, “Strada senza uscita”, è la storia di un’amicizia stravolta dalla follia; un giallo dove la ricerca del colpevole da parte del protagonista rappresenta il desiderio di giustizia e vendetta ma anche un percorso in grado di cambiare. Il secondo racconto, “Senza apparente motivo”, indaga sulla caducità della vita umana, sulle speranze, sull’amore e sull’importanza delle scelte che compiamo e sulle paure dell’individuo, qui personificate dal barista Carmelo. “In onore del padre” chiude il cerchio. Descrive la vicenda di Salvatore, giovane panettiere il cui corpo viene trovato senza vita in circostanze confuse. L’indagine alla ricerca dell’assassino condurrà il lettore all’interno di un giallo ‘nel giallo’. Sullo sfondo Messina, con tutta la sua ambiguità simbolica, tra luoghi incantevoli ed enigmatici. esatto col quale avrebbe dovuto fabbricare queste MESSINA. A cura di Italo Alighiero abitazioni Chiusano, germanista e romanziere, e dell’anima…fino da lui stesso tradotta, appare per i tipi all’atrio centrale di Castelvecchi (Roma, pp.380, euro dove stava, 22) la vita di santa Teresa d’Avila, già gloriosamente oggetto dell’interesse e dell’attenzione assisa in trono, la dello stesso Chiusano nella prima Sorgente di Luce». edizione del 1983, e il cui interessante Teresa morì ad saggio viene riproposto oggi. Nella sua Alba de Tormes nel recensione Gianfranco Ravasi ricorda di 1582 e fu avere incontrato Italo Alighiero proclamata dottore Chiusano qualche anno prima della della Chiesa il 27 morte, avvenuta nel 1995, il quale gli settembre del 1970 aveva parlato della traduzione della da Paolo VI. Alla autobiografia di s. Teresa, il cui titolo fine del suo saggio originale suona “El libro de su vida” e Particolare della statua di Santa Teresa d’Avila del Bernini introduttivo di essere rimasto toccato dal carattere Chiusano afferma mistico e assolutamente pratico, ma che “eccezionale, in Teresa scrittrice, è anche impetuoso e solare della santa. E primo di 32 Conventi di Carmelitane Ravasi ribadisce che Teresa d’Avila scalze, in contrapposizione a quelle, per la compresenza – come in lei donna il misticismo e il realismo – di due qualità “intreccia in sé azione e così dire, “calzate”, restaurando così la che solo rarissime volte si trovano unite contemplazione”, giudizio che non primitiva regola di stretta clausura e nello stesso autore…voglio dire di una posso che condividere. povertà. Tutto ciò “in polemica con il capacità impressionante di rendere Cercherò adesso di sintetizzare la vita decadimento morale della Chiesa perspicui e quasi palpabili gli stati più della santa castigliana dicendo che spagnola”, così come ha osservato Vita rarefatti della spiritualità…e una Teresa Sànchez de Cepeda y Ahumada Sackeville West nella sua biografia di concretezza realistica degna di un nasce ad Avila, in Castiglia, il Teresa d’Avila, apparsa nel 2003. In grande narratore dell’Ottocento”. 28/3/1515 ed è conosciuta anche come odore di eresia, fu più volte interrogata Teresa di Gesù. Nel 1522 a soli 7 anni e assolta dall’Inquisizione, e il Grande fuggì di casa col fratello per andare «in Inquisitore, il Cardinale di Toledo ebbe terra di mori» per cercare a dire che la sua opera era LA CLASSIFICA DI FELICE IRRERA martirio e santità. Il 2 approvata perché ricca di una novembre 1535 entrò di «dottrina molto sicura, nascosto nel Monastero veritiera e proficua». Nel L’autrice compie con quest’antologia un vero e proprio viaggio nella scrittura dell’Incarnazione, 1571 divenne priora del femminile del trentennio 1950-80, facendo emergere pagine di 14 scrittrici poco appartenente all’Ordine Monastero dell’Incarnazione. conosciute ed evidenziando così l’esistenza in quegli anni di un’ottima produzione delle Carmelitane. Dopo Tra il 1562 e il 1565 scrisse la letteraria al femminile. Angela Scarparo, Romanzi del cambiamento. avere preso i voti nel 1537 prima delle sue opere Scrittrici dal 1950 al 1980 (pref. di Daniela Marcheschi), Avagliano Editore 2014, pp. 220, € 18,00. si ammalò gravemente. Nel autobiografiche: “El libro de Sveva Casati Modigliani Dan Brown 1542 ebbe la prima su vida”. Le sue violentissime La moglie magica - Sperling & Kupfer Inferno - Mondadori visione, e da questo estasi sono riportate nel Markus Zusak Stefano Benni momento la sua attività “Castillo interior” (1576Storia di una ladra di libri - Frassinelli Pantera - Feltrinelli Tiziano Tersani Massimo Gramellini - La magia di un mistica divenne sempre più 1577), in cui «Dio stesso le Un' idea di destino. Diari di una vita straorbuongiorno - Longanesi Italo Alighiero Chiusano intensa. Nel 1562 fondò il aveva mostrato…il modo dinaria Longaneri www.wuz.it 1 2 3 LACERTI DI LETTURE 4 5 6 FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA) La verità confusa IN SICILIA TALUNI chiamano libertà quello che invero è usurpazione. “«Pagheremo le tasse sui nostri feudi ne più ne meno di come un qualsiasi borghese le paga sulla sua mezza salma»«E non vi sembra logico? Più che logico giusto?»«Logico, giusto? Ma io dico che è mostruoso! I nostri diritti sono sacrosanti: giurati da tutti i re. Voi dovreste saperlo. La libertà della Sicilia, santissimo Iddio!»” La vittima subisce il fascino del carnefice e male accetta un beneficio elargito a tutti. “La nostra plebe è abituata a leccare la mano che la bastona e a mordere quella che tenta di beneficiarlo.” Le donne sono l’unica ipotetica prova di Dio, e coloro che si attribuiscono il ruolo di rappresentarlo se ne astengono per dottrina, salvo poi assecondare la natura in modo colpevole e peccaminoso. “«Le donne voi non credete che le abbia fatte il diavolo?»«Ma no, sono anch’esse opera di Dio. E che merito avremmo noi ad astenercene?»«E voi ci riuscite? A non pensarci, e non chiamarla nei sogni, a tirarvela sopra come una coltre di delizia?»«No, non ci riesco»” Quei burocrati servili che sopravvivono a qualsiasi potere, sono loro il vero potere: un potere invisibile, inestirpabile, camaleontico, subdolo ed insidioso come un cancro che logora lentamente senza mai dare segno di se. “In lui al momento agiva quel particolare fiuto che certi funzionari hanno riguardo ai mutamenti, che li sentono nell’aria prima che si verifichino e di conseguenza fanno il loro piccolo salto verso il nuovo ordine (o disordine) delle cose.” Non capita di rado che ad esercitare delicati compiti istituzionali vi sia personale che quei compiti disprezza. “Non riusciva ad immaginare quali cause avessero portato un uomo così gretto a un posto occupato da uomini intelligenti, arguti. «E i libri poi: la malerba dei libri. Non avete idea di quanti c’è ne sono, di centonove pagina 28 quanti ne arrivano: a casse. E tanti ne arrivano, tanti il boia ne brucia. Tutta roba che vuole sconvolgere il mondo, corrompere ogni virtù. Non c’è imbratta carte che non voglia dire la sua sui diritti dei popoli. Perciò io ammiro gente come voi che se ne sta a cercare cose del passato campando in pace col presente. Vi ammiro!»” La competenza approfondisce. La verità non emerge con gli slogan e con le suggestioni, essa si palesa solo dopo un’attenta analisi. “«Ma come ti può venire un pensiero simile? Dopo una prova così evidente, così luminosa»«La mia esperienza di avvocato ha visto tante volte la verità confusa e la menzogna assumere le apparenze della verità. Quando ho sentito Hager dire che non poteva su due piedi tradurre un passo del codice, di colpo ho capito da quale parte stava la verità».” Lacerti tratti da: “Il Consiglio d’Egitto ” parte II - 1989 Leonardo Sciascia posterlibri 24 Dicembre 2014 PRESENTAZIONI NOVITA’. Fabio Tracuzzi racconta il padre difficile e tanto amato Il selvatico di Stromboli Don Carmelo e il suo cane protagonisti del libro edito da Maimone, Sullo sfondo di un’isola raccontata anche con le immagini MESSINA. Evviva la realtà se ha la faccia lavica di Don Carmelo Tracuzzi, tutta rughe e solchi a indicare che l'uomo non era facile. Gentile per alcuni, aspro per altri. Difficile da catalogare, Don Carmelo Tracuzzi diventa così oggetto di interpretazioni, di letture diverse come i personaggi di Pirandello. Come se si piombasse dentro il film 'Rushomon' di Akira Kurosawa. Così è anche per il libro del figlio Fabio Tracuzzi che si mette nella difficile impresa di ricordare un padre ingombrante quanto amato in 'Carmelo, beato lui. Il vulcano Stromboli e il cane Pipino'. ''Pagine che raccontano, foto che accompagnano. Un libro, un insieme di pagine. Un atto d'amore. Verso un uomo, mio padre, e verso un'isola, Stromboli. Carmelo col suo cane (Pipino) e la montagna (Stromboli)'' così l'incipit di Tracuzzi che nella vita fa il giornalista. Insomma chi era Carmelo Tracuzzi? Considerato che le foto raccontano meglio delle stesse parole il personaggio, tra le cose certe che si possono dire di lui è che Carmelo era un uomo selvatico. Un uomo che, con un atto di coraggio, da un giorno all'altro, inseguendo un grande amore, si trasferisce nella più selvaggia delle isole. Un'isola dura, animata, come è, anche dalle forze irriducibili del vulcano. Nato negli anni Venti l'uomo approda a Stromboli nel 1950 al seguito del film omonimo di Rossellini interpretato dalla Bergman. E lo fa abbandonando la sua Catania, il suo lavoro e la sua famiglia. Qui nell'isola allestisce un ritrovo-ristorante, La Trave, che porta a Stromboli quel tocco di raffinatezza che non c'era mai stato: dal caviale alle aragoste, fino ovviamente ai piatti tipici e a delle solide parmigiane di melanzane. Un ristoratore atipico. Codino e jeans strizzati sul corpo magro più che avere dei clienti, aveva ospiti da lui tollerati, ma fino a un certo punto. Qualcosa di sbagliato e arrivavano i suoi ''sguardi inceneritori e le sue battute al vetriolo''. ''Le sue ombrosità non mi spaventavano affatto anzi mi erano affettuosamente familiari, ma la perentorietà dei suoi numerosi giudizi, i repentini cambiamenti di umore e, soprattutto, la totale imprevedibilità, mi spingevano a guardarlo con timore, come fosse una specie strana e nuova nel mio universo di adolescente. Oggi capisco che tra Carmelo e Stromboli, ora come allora, non v'era e non v'è confine'' dice nell'introduzione la nipote Daniela Tracuzzi. Questa mancanza di confine, tra Carmelo e l'isola, c'è anche sicuramente tra l'autore, il padre e Stromboli. ''A Stromboli ho conosciuto la vita, l'amore, la morte dice nel libro Fabio Tracuzzi -. A Stromboli sono cresciuto per la prima volta, ho fatto l'amore per la prima volta, mi sono innamorato per la prima volta, mi sono innamorato per l'ultima volta, ho conosciuto mio padre, ho visto vivere mio padre, ho visto morire mio padre. Ho visto il dolore e la disperazione, la gioia, la felicità''. Insomma 'Carmelo, beato lui. Il vulcano Stromboli e il cane Pipino' è un racconto felice e affettuoso di un figlio che ha amato tanto un papà che non era difficile da amare. E questo al di là del suo stesso ruolo di padre portato avanti con tutte le legittime incertezze di un uomo nato libero. L’università di Messina Messina, mezzo secolo all’Università Cronache di 50 anni di vita tra conservazione e rinnovamento a cura di Gianni e Miceli MESSINA. Non solo fatti, ma anche racconti di uomini e donne che hanno dedicato idee, tempo e passione all’obiettivo di promuovere il ruolo sociale dell’Università pubblica e la responsabilità ad esso connessa. "Cronaca di 50 anni di vita universitaria tra conservazione e rinnovamento" (Edizioni ETS, Pisa 2014) è anzitutto questo: una chiave di lettura privilegiata per comprendere, tra luci e ombre, l’impatto sulla collettività dell’agenzia di educazione, ricerca e formazione per eccellenza. Anche e soprattutto per stimolare la riflessione comune e il confronto nella consapevolezza della crisi di valori, oltre che economica, che caratterizza il presente. Il volume, la cui pubblicazione è stata promossa dal Cnu, Comitato nazionale PRESENTAZIONI Donne siciliane secondo Sciascia e Pilato TRAPANI. A metà degli anni Settanta, Leonardo Sciascia pubblicò un saggio sulle donne siciliane che gli procurò molte polemiche. Appassionato al gioco pirandelliano della realtà e dell’apparenza, Sciascia invece scriveva che le donne siciliane erano, insieme, comandiere e subalterne, piegate, cioè, da una secolare sottomissione, eppure forti e padrone in casa. Questo libro di Giacomo Pilati edito da Di Girolamo è l’ideale prosecuzione del saggio di Sciascia. Non è una valutazione esagerata, anche se quello era un saggio dal sapore fortemente pamphlettistico e questa è una raccolta di storie narrate dalle stesse protagoniste. Ci sono tre elementi che accomunano le donne così diverse che Pilati ha voluto incontrare: il dolore, la consapevolezza e il coraggio. Giacomo ha colto, e ha saputo descrivere, la fondamentale differenza tra uomini e donne siciliani. Gli uomini credono che tutto sia destino. Le donne pensano che il destino si può cambiare. centonove pagina 29 universitario, sarà presentato, con la partecipazione del professore Pietro Navarra, rettore dell’Università di Messina, sabato 27 dicembre alle ore 18, al Feltrinelli Point Messina. I curatori del libro sono Paolo Gianni dell’Università di Pisa e Antonio Miceli dell’Università di Messina. Moderatore dell’incontro il prof. Antonio Miceli. Ripercorrendo mezzo secolo di storia, il libro, pur nel rigore della trattazione, da’ conto anche dei sentimenti e degli ideali perseguiti da coloro che hanno fondato e poi animato il Cnu, disegnando percorsi di passione civica capace di uniformare vita pubblica e vita privata, scelte ed etica, come d’altronde recita il motto dell’associazione, “leges sine moribus vanae” (la legge senza morale rimane vuota). 24 Dicembre 2014 postertradizioni PATRIMONIO. Il senso pratico di un “popolo” riassunto nel museo etnoantropologico Tortorici, il santuario del fare Nato su iniziativa di Sebastiano Franchina racconta soprattutto l’arte campanaria “celebrata” anche da Consolo. Ma sono tanti gli oggetti che raccontano una storia. Spesso salvata dai cassonetti della spazzatura DI GERARDO RIZZO TORTORICI. A Tortorici, l’orologio della chiesa di San Francesco oggi è muto, ma quando funzionava, batteva prima i quarti e poi le ore. Era una questione di senso pratico: al conteggio del paesano distratto, intento nel proprio lavoro, era meglio che sfuggisse un quarto d’ora che un’ora intera. Il senso pratico dei tortoriciani – si dovrebbe dire “oricensi”, a rigore, ma tortoriciani suona più vivo – è come riassunto nel Museo Etnoantropologico, che è uno dei vanti del centro nebroideo. Può sembrare paradossale, ma in un museo di questo tipo, santuario del fare, della cultura materiale, una delle prima cose che la guida ci tiene a mostrare sono parole. A fare la differenza è il fatto che le parole sono di Vincenzo Consolo, che vantava l’arte campanaria di Tortorici ne Il sorriso dell’ignoto marinaio: «E giù e su di poi, altre campane a stormo, dell’Annunziata, della Grazia, del Rosario, gravi squillanti e mediane, segrete fusioni dei tortoriciani». E le campane, sebbene ormai da oltre mezzo secolo non ci siano più fonderie attive a Tortorici, rimangono uno dei principali punti di orgoglio del paese. La fonderia Trusso, restaurata con fondi europei, è l’unica rimasta in piedi, e rappresenta una meta imprescindibile per chi visiti Tortorici: un cartellone nel cortile della struttura ricorda i nomi dei più grandi campanari tortoriciani e l’elenco delle loro più importanti realizzazioni. E se si trova la guida giusta, spiegherà con dovizia di particolari le singole fasi della fusione, a partire dall’individuazione della percentuale di rame e di stagno, e della temperatura di fusione, che doveva arrivare a 1400°. DINASTIE FRANCHINA. Tracce di questa antica tradizione - che ha invaso pacificamente mezza Sicilia ma anche un gran numero di centri al di fuori della regione – si trovano abbondanti proprio nel museo etnoantropologico. Il museo è nato per iniziativa di Sebastiano Franchina. A Tortorici, quando si cita il cognome Franchina, è sempre bene anteporre il nome di battesimo, perché sono tanti gli oricensi con questo cognome che si sono messi in evidenza in vari campi. C’è stato Calogero, il prete-fotografo, su cui ci soffermeremo più avanti. C’è stato Gaetano, avvocato e politico socialista. E c’è stato Sebastiano, storico e letterato, che si è occupato di un altro illustre concittadino, Giuseppe Tomasi, pittore del XVII secolo le cui opere fanno bella mostra di sé in moltissime chiese dell’area nebroidea; lo stesso Franchina che fondò il Centro di Storia Patria dei Nebrodi, di cui il museo etnoantropologico è una costola. Nel museo, dicevamo, troviamo un gran numero di oggetti che celebrano l’arte campanaria: una sorta di gigantesco compasso che serviva a dare la forma alle campane, grossi masselli di legno con un’armatura di ferro che servivano ad appendere le campane: venivano uniti mediante ‘a manichera, i grandi anelli di bronzo, fusi assieme alla stessa campana. Una accanto all’altra, ci sono due piccole campane, una sana e l’altra incrinata. Ciaccata, in dialetto, e ha un suono sordo, non più squillante come quella integra. “Si’ surdu comu ‘na campana ciaccata”, si diceva, anche se nel tempo l’aggettivo è venuto meno, e il detto ha perso un po’ del suo significato. TANTE CONTRADE. Ma all’interno del museo etnoantropologico, tutto richiama l’antico senso pratico dei tortoriciani. Una grandissima varietà di oggetti e di mestieri rappresentati, probabilmente anche a causa della singolare conformazione del territorio, diviso in ben 72 contrade, e Calogero Franchina, Seminarista un’altitudine che varia dai trecento metri circa agli oltre milleseicento, che nell’interno va a confinare con Maniace e Bronte: un territorio, in definitiva, dove si poteva trovare di COSA VEDERE Quelle chiese con i dipinti del Seicento DA VEDERE A TORTORICI ci sono soprattutto le chiese, ricche di opere d’arte, dove si possono ammirare molte delle opere del pittore seicentesco Giuseppe Tomasi da Tortorici. A cominciare dalla Chiesa Madre dedicata a Maria Assunta, che custodisce una Madonna del Soccorso probabile opera di Antonio Gagini. La chiesa di San Nicola è la più antica del paese e contiene, tra le altre opere, le “Anime del Purgatorio” del Tomasi. A poca distanza si trova la chiesa del SS. Salvatore, dove particolarmente pregevole è l’altare maggiore, riccamente intagliato. Nella chiesa di San Francesco è possibile ammirare il gruppo scultoreo della “Stigmatizzazione di San Francesco”, realizzato dalla famiglia Gagini. Se si ha la possibilità, meglio andarci in concomitanza con qualche festa, che da queste parti sono sempre colorite e suggestive. Come i “nudi” del 20 gennaio in onore del patrono San Sebastiano, o il pellegrinaggio delle Tre Verginelle all’Acqua Santa, che si tiene in agosto. Se sarete fortunati, troverete Nino Di Marco a farvi da guida, disponibile e competente. Calogero Franchina, Marinaretto centonove pagina 30 postertradizioni tutto. Oggetti che sono confluiti qui, nel vano cantinato del Circolo “Orice”, con le provenienze più varie: spesso i reperti provengono dallo sgombero di vecchie case, ma qualche volta anche dai cassoni della spazzatura, miracolosamente salvati da qualche occhio esperto prima di finire in discarica. Altre volte sono lasciati in comodato d’uso da vecchie case con molti proprietari, che per non litigare sulla divisione, decidono saggiamente di affidarli al museo, dietro rilascio di una ricevuta. MESTIERI E ATTREZZI. In un angolo è ricostruito il laboratorio di un ciabattino con tutti gli attrezzi del mestiere, con forme che la dicono lunga: per esempio, martelli col becco molto più lungo del normale, che dovevano servire a battere i chiodini all’interno delle scarpe, senza rovinare la tomaia. Accanto al deschetto del ciabattino, un sedile ergonomico ante litteram, risalente a quando l’ergonomia non era ancora una scienza, ma un campo nel quale si andava per tentativi: questo sedile era costruito in maniera tale che bastava sedercisi sopra, che la schiena tendeva naturalmente a mettersi in posizione eretta. Le forme per le scarpe non si appoggiavano sul tavolino, ma avevano una base da appoggiare sulle gambe, che garantiva una maggiore stabilità. I MAESTRI D’ASCIA. Sorprende un po’ scoprire che a Tortorici esistevano abili maestri d’ascia, che era un mestiere tipico delle zone di mare, dove i mastri mettevano a frutto la loro abilità nella costruzione delle barche. Qui, i maestri d’ascia costruivano perfette madie e altri contenitori in legno, e quegli artigiani non hanno lasciato solo le asce da cui avevano preso il titolo, ma anche ingegnosi attrezzi come i trapani a mano. Salvata da una ingloriosa fine nella spazzatura, c’è perfino una grossa carrucola in legno, che serviva a sorreggere il pesantissimo lampadario della chiesa di San Nicola: attraverso questo marchingegno, il lampadario veniva calato, e si accendevano le candele che dovevano illuminare le funzioni. L’ARTE DEL CANNIZZO. Molti reperti richiamano il mondo contadino, come i “cannizzi” per essiccare l’uva e i fichi, o qualunque altra cosa andasse essiccata. Venivano fatti con la canna perché era l’unico materiale che i topi non potevano rosicchiare. Così la canna, diffusissima lungo le rive del Fitalia, veniva utilizzata anche per fare i tetti. O per fare i cofani, e i cesti di tutte le dimensioni, utilizzati dai contadini per portare in paese uva, nocciole e tutto quello che si raccoglieva, ma all’andata ci si portavano i bambini. E infine un’unità di misura classica della civiltà contadina siciliana, il “du munnedda” per le olive. Bisognava stare attenti però, con quelle misura, che spesso c’era differenza fra la misura che si usava in un paese e quella del paese vicino, così capitava che si era convinti di prendere 24 o 26 chili di merce, e invece se ne portava a casa 22 o giù di lì. Ma un’altra collezione da non perdere, per chi si reca in visita a Tortorici, è il Museo Etnofotografico ospitato nell’edifico del comune, e che consiste nella collezione del sacerdote Calogero Franchina. Personaggio singolarissimo, vissuto fra il 1876 e il 1946, studiò a Roma per diventare prete e poi si recò a Parigi, dove apprese l’arte della fotografia, che sarebbe diventata la sua attività principale per tutta la sua vita. Come prete ebbe le sue soddisfazioni, visto che fu pure cameriere personale di papa Pio XII, ma come fotografo toccò vette elevatissime, e lasciò una ricchissima eredità per la conoscenza del paese. Per tutta la prima metà del novecento, infatti, Calogero Franchina fotografò la vita di Tortorici, di cui lasciò un nutrito reportage sotto le più varie forme. Alcune migliaia di foto sono state stampate, e una ricca scelta si può ammirare sulle pareti del municipio, il cui ultimo piano è 24 Dicembre 2004 Interno del museo etnoantropologico dedicato interamente al fondo Franchina. Ma la maggior parte delle immagini non è stata stampata, ed è arrivata a noi nei più diversi supporti, come lastre e negativi, per un totale di circa trentottomila pezzi. Salendo le scale che portano al museo fotografico, ci si imbatte in personaggi comuni e singolarissimi, la maggior parte dei quali non ha un nome, ma rivelano una fortissima personalità in gran parte conferita loro dall’arte di monsignor Calogero Franchina. In varie foto appare lo stesso fotografo, come composizioni di famiglia in cui lui è posizionato nei posti che spettano al capofamiglia. Molte foto ritraggono la cittadina nebroidea in momenti cruciali della sua storia e della sua vita quotidiana: la festa di centonove pagina 31 San Sebastiano, le “adunate oceaniche”, in piazza, ad ascoltare per radio i comunicati del Duce, o ancora momenti di lavoro o di relax nelle ultime fonderie che producevano le famose campane tortoriciane. Ma i pezzi più pregiati sono sicuramente i ritratti, che siano di famiglie locali, di spaesati seminaristi, di bambini in abito da marinaretto o di bellissime donne degne delle riviste patinate di oggi. In tutte queste foto si scorge la sapiente regia dell’autore: sguardi languidi persi nel vuoto, menti leggermente sollevati a suggerire atteggiamenti alteri, ma in realtà tesi a catturare l’angolazione di luce più morbida. Un patrimonio di memoria che si è salvato dall’oblio, e che merita di essere conosciuto da tutti. 24 Dicembre 2014 posterfeste TRADIZIONI. Presepi viventi da San Filippo Superiore a Castanea, da Milazzo a Monforte San Giorgio Natività, la lunga storia d’amore Per le vie del borgo, un viaggio sensoriale alla riscoperta della Betlemme di duemila anni fa Presepe vivente di Castanea Presepe vivente a San Filippo Superiore DI PAOLA LIBRO MESSINA. Un percorso virtuale nella Betlemme di più di duemila anni fa per rivivere l’emozione della nascita del Bambin Gesù tra la semplicità dei luoghi. Un excursus nel tempo grazie al quale sarà possibile vedere e comprendere come si svolgeva la vita passata all’interno di botteghe ricreate ad hoc nelle quali si svolgevano antichi mestieri (ferraio, vasaio, ciabattino, candelaro, falegname, apicoltore, macina della farina, fornaio, lavandaia, filatrice, oste, zampognaro, pastore), toccando con mano il “frutto” del loro lavoro (dal tessuto impiegato per la produzione di abiti e arredi agli strumenti usati e alla degustazione di prodotti tipici di crespelle, pane caldo con olio, ricotta, vino), e passando dallo sfarzoso e lussurioso harem di Erode all’umile capanna della Sacra Famiglia riscaldata dall’asinello e il bue e protetta da un angelo. Odori naturali e speziati (mirra e incenso) si captano tra le viuzze dei vari borghi messinesi, illuminati dalle fioche luci di candele, sotto lo sfondo delle dolci note della novena suonata dagli zampognari, immergendo così il visitatore in viaggio sensoriale nel passato ma più che mai attuale per l’importanza dei valori della cultura cattolica. Un via vai di gente, tra re magi e comuni mortali, centurioni romani, pastori e visitatori, animano i vari presepi viventi che ogni anno popolano diversi centri abitati della città e della provincia messinese per adorare il Bambinello. Una ricreazione senza limiti di tempo e spazio alla ricerca dell’amore più puro ed autentico che unisce la collettività, restituendo solo gioia e armonia. Da sabato 20 dicembre e domenica 21 (e successivamente dal 25 al 28, 1° gennaio e dal 3 al 6 del nuovo anno) si potrà visitare il Presepio Vivente, organizzato dal Circolo Oratorio P. Leopoldo Crespi, nella villetta Comunale di S. Lucia sopra Contesse dalle 18.30 alle 20.30. E sempre sabato prossimo, per tutti i week-end fino al 6 gennaio, si svolgerà il presepio a Milazzo, giunto alla seconda edizione: tra le mura della Cittadella fortificata si alterneranno recitazione, danza e musica dal vivo (realizzati con la collaborazione di scuole, associazioni teatrali e di danza, su idea dell’assessore al turismo Dario Russo e sviluppato con la direzione di Tindaro Italiano), per amplificare il senso di Ed Erice si fa in... ventiquattro Nel paese medievale concerti, teatro e danza, degustazioni Presepe ad Erice ERICE. Erice è pronta ad accogliere i visitatori per il lungo ponte natalizio che si concluderà il prossimo 6 gennaio.A fare da location naturale a spettacoli, concerti, perfomance teatrali e danza, degustazioni di prodotti locali e presepi: musei, chiese, monumenti, stradine, vicoli, piazze e botteghe e anche le scuole. Veri protagonisti della kermesse ericina i "Presepi". Ventiquattro in tutto. Differenti per stile, materiali, location, foggia, ma tutti allestiti con abilità, amore e passione. Dalla ceramica ericina, alla terracotta all'alabastro. Erice darà la possibilità ad ogni visitatore di scoprire attraverso i presepi, il suo Borgo, i suoi angoli più caratteristici. E tra i presepi da ammirare certamente quello settecentesco del Polo Museale A. Cordici, realizzato con materiali marini e personaggi in prezioso alabastro e, il monumentale presepe artistico di Jaemy centonove pagina 32 24 Dicembre 2014 posterfeste EVENTI Spettacolare Marineo inclusione dello spettatore in un momento di vita vissuta. Dalla notte del 24 si potrà assistere al Presepio Vivente organizzato della parrocchia S. M. Immacolata nell'Antica Chiesa della Calispera che andrà in scena anche domenica 28 e a gennaio nei giorni 3, 4 e 6 dalle 18,30 alle 21. Il clou delle rappresentazioni prenderà il via dal Giorno di Natale con diverse proposte allestite in occasione della nascita di Gesù Bambino; in primis la tradizionale interpretazione della Natività a Castanea delle Furie, a cura dell’Associazione turistico-culturale “Giovanna D’Arco”, si svolgerà dal 25 al 30 dicembre e dal 1 al 6 gennaio dalle 17.30 alle 19.30 all’interno dell’antichissimo Casale. Un evento ormai consolidato nella tradizione della gente del luogo, impegnata, con dedizione e costanza, nel ricreare la scena più tipica della natalità e della vita quotidiana di un tempo (con strumenti di lavoro, suppellettili e arredi che attingono al vissuto degli abitanti), interagendo con pubblico attraverso le varie attività proposte. Anche a Santa Lucia del Mela nei giorni festivi (25 e 26, oltre al 1 e 6 gennaio) sarà possibile visitare dalle il Presepio vivente dalle 17,30 alle 19.30: un evento interattivo con l’utenza per far vivere in prima persona sensazioni ed emozioni sempre attuali, accanto alla degustazione di prodotti tipici. Si svolgerà, invece, all’interno del quartiere arabo di Monforte San Giorgio “la più grande storia di amore raccontata” – come la definiscono gli organizzatori -, che si rinnova da ben ventinove anni, grazie all’organizzazione della comunità parrocchiale, nei giorni 25 e 26 dicembre e 1-4-6 gennaio dalle 17:30 alle 20:30, mentre l’apertura della biglietteria è prevista alle 17. Altre tre proposte per rivivere la scena della Natività si avranno a partire da venerdì 26 dicembre, in diverse zone della città di Messina: infatti tra le vie del villaggio di S. Filippo Superiore l'associazione culturale "I Mulini" ha predisposto l’organizzazione del Presepio vivente dalle 17.30 alle 20.30 e a seguire domenica 28, il 3, 4 e 6 gennaio. Due soli giorni di tempo, invece, per visitare i presepi viventi allestiti nel parco sottostante il Santuario di Montalto (il 26 e il 30 dalle 17 alle 21) e nell’antico Borgo Monalla di Zafferia (26 e 3 gennaio dalle 18,30 alle 21), rispettivamente a cura del comitato spontaneo "Presepe vivente Montalto" e dell'associazione "Jobel Zaffaria" della parrocchia S. Nicolò di Bari. A Montalto saranno coinvolti soggetti affetti da patologie e soggetti normodotati che avranno parte attiva nella rappresentazione della nascita di Cristo. Infine, immancabili le due mostre presepiali in programma per questo Natale: Arte Presepiale Sperone 2014 allestita nel salone parrocchiale della chiesa S.M. dei Miracoli di Sperone (a cura dell'associazione "Gruppo Amici del Presepe Sperone" e della stessa parrocchia) in programma fino 6 gennaio dalle 17 alle 20 e la Mostra di Arte Presepiali predisposta dall'Associazione Italiana Amici del Presepio ai Chiostri del Palazzo Arcivescovile da sabato 13 all'11 gennaio. Callari, che quest'anno oltre a vedere una nuova collocazione, nel foyer del Teatro di Erice, sarà impreziosito da nuove scenografie. Domo cominciati già i mercatini in piazza della Loggia, curati da Upia Casartigiani Trapani. Una passeggiata tra le caratteristiche casette in legno può essere l'occasione per l'acquisto di un regalo originale, o per la degustazione di eccellenze enogastronomiche tipiche di Erice "street food". Ogni giorno poi animazione e momenti di intrattenimento anche per i più piccoli. Colonna sonora delle manifestazioni le melodie dello Zampognaro Sebastiano Nanè. Grande attenzione poi alla musica con i concerti del conservatorio di Musica A.Scontrino, che si terranno presso la chiesa di Sant'Alberto dei Bianchi. Ma anche il Gospel avrà un suo momento significativo in Piazza San Giuliano il 29 dicembre alle 19. Di scena il gruppo "Supernova Sound". Poi c'è il teatro, la danza e assieme a queste anche l'arte. Tre le particolari performance delle "Residenze artistiche". A Capodanno tutti in Piazza a salutare l'anno nuovo con brindisi, fuochi d'artificio e animazione musicale. centonove pagina 33 PALERMO. Anche quest'anno sotto la Rocca di Marineo, tra il suono dell'incudine, il profumo delle delizie preparate nelle case contadine, i balli della taverna e della casa Burgisi, gli artigiani che lavorano i loro prodotti, i contadini che lavorano la terra e quello che "pisa" il frumento, si darà nuovamente vita al Presepe Vivente, organizzato dalla GMG (Gesù, Maria e Giuseppe) Marineo Onlus, con il patrocinio del comune di Marineo. Si tratta della ottava edizione della manifestazione che, negli anni passati, ha ottenuto notevole risonanza "spingendo" nel paese dell'entroterra palermitano numerosi turisti che hanno potuto apprezzare la cura e la devozione con cui i numerosi "addetti ai lavori" si sono prodigati per la realizzazione. Il "Presepe Vivente sotto la Rocca" è una vera e propria rievocazione della civiltà contadina sviluppato in più di 23 scene animate da oltre 150 figuranti e unisce la componente religiosa con quella culturale, propria delle tradizioni Marinese. Date di apertura: 25 - 26 e 28 dicembre 2014, 4 e 6 gennaio 2015 Dalle 17 alle 21.30. E' prevista durante lo svolgimento della manifestazione la degustazioni di prodotti tipici: pane caldo con olio, focacce, formaggi, salumi, olive, tuma, ricotta e vino. 28 Dicembre 2014 postermostre Enzo Migneco, in arte Togo EVENTI. Il maestro di Messina rievoca gli anni intensi della sua infanzia in città. Tra dipinti e incisioni Togo, tributo alla Sicilia Nei saloni del Monte di Pietà l’amore per lo Stretto, i suoi miti e la sua magia. Ricordi e progetti di un artista a tutto tondo che regala agli occhi e al cuore “Cariddi” e “La donna e il mare” DI RAFFAELLA SCHIRÒ MESSINA. Un tributo alla Sicilia dai colori intensi rubati a sole e mare, la nostalgia tra le sfumature, tele che raccontano di un amore atavico verso una terra mai dimenticata. Il maestro Togo espone una serie di dipinti ed incisioni nella personale “Intorno all’Isola” presentata in catalogo da Vincenzo Bonaventura, per rappresentare negli affascinanti saloni del “Monte di Pietà” oltre cinquant’anni d’arte e passione. Quaranta opere del maestro all’anagrafe Enzo Migneco- tra dipinti e incisioni, per esaltare la cultura mediterranea attraverso un percorso iniziato negli anni cinquanta. -Amo questa terra con tutto me stessosi racconta l’artista, barba bianca e basco verde indossato con eleganza, con una cordiale semplicità disarmante. –Già all’età di nove anni iniziava la mia carriera di isolanoscherza con orgoglio il maestro, classe 1937, -nato a Milano per caso- precisa con puntiglio – e messinese d’adozione-. Torna indietro nel tempo, rievocando gli anni intensi trascorsi a Messina, la fine degli anni cinquanta che lo vide partecipare a mostre e rassegne nella città dello Stretto, dove tenne la sua prima personale. Giocherella con l’immancabile pipa tra le mani –finché c’è pipa c’è speranzaridacchia -questo è il mio mottomentre sorridendo, ricorda le ore trascorse davanti al bar Nettuno –oggi ci hanno messo una salumeria- a dibattere e fantasticare sul futuro con altri artisti e giovani intellettuali tra cui Enzo Celi, Alvaro Occhipinti, Alfredo Santoro, Bruno Samperi, Salvatore Brancato, Antonio Cucinotta, Nino Rigano, Michele Spadaro con il quale aprirà il suo primo studio nel 1960. Dal ’62 inizia la sua attività milanese, dove tra mostre e personali avvia la ricerca nel campo dell’incisione, tecnica che il maestro andrà approfondendo con merito sempre maggiore negli anni successivi. -Devo molto alla città di Milano - dice l’artista dove tutt’oggi vive con la moglie – siamo quasi milanesi – scherza - ma solo per quanto riguarda la precisione. Togo si racconta ironizzando sugli “studi impropri” visto che non avevano nulla a che vedere con la formazione artistica all’epoca inesistente. I ricordi volano verso Due opere in mostra al Monte di Pietà del maestro Togo centonove pagina 34 Milano, dove da autodidatta si accosta alla pittura ed espone i primi lavori intrecciando amicizie con artisti milanesi. Racconta con orgoglio di quella volta che Paolo Volponi ammirato dai suoi dipinti in esposizione rimase colpito ed entusiasta al punto da dedicargli una testimonianza scritta di suo pugno. L’amicizia con Vincenzo Consolo con cui trascorreva ore in chiacchierate vivaci, come quella volta a Milano, appena finito di leggere “Il sorriso dell’ignaro marinaio” che da “profano” gli diede la sensazione di aver letto quasi un canto, dal ritmo perfetto. Ricordi ne ha da condividere il maestro, si dilunga nei dettagli e trasmette passione per le piccole cose, piccoli dettagli. Come la pipa che non smette di rigirare tra le mani mentre la moglie – il mio braccio destro multimediale- lo affianca e arricchisce i suoi ricordi di delicate sfumature. – Se non ci fosse lei ad aiutarmi sarei perso- sospira sorridendo alla signora Graziella, scultrice e artista, mentre tenta invano di destreggiarsi tra e-mail e siti internet curati appunto dalla sua signora. Il maestro Togo ha esposto le sue opere tra pittura e grafica in oltre cento mostre personali in Gallerie di prestigio oltre a partecipare a rassegne e biennali, in Italia e all’estero. L’attaccamento alla Sicilia emerge nel suo percorso artistico con interventi a esposizioni come “L’isola dipinta”, “La Sicilia è un arcipelago”, “Il canto del mare”, ”Cariddi”, “La donna e il mare”, “Artisti Siciliani”, in lavori come il murale “Il ritorno” che raccontano di un’isola che vive nel cuore dell’artista. Messina vanta una grande opera del maestro “Veloce come un treno” donata lo scorso febbraio alle Ferrovie dello Stato, esposta in maniera permanente nella stazione centrale. La mostra resterà aperta fino al 15 gennaio 2015. posteriniziative 24 Dicembre 2014 PRESENTAZIONI SAGGI. L’analisi dello scrittore di Gioiosa Marcello Mollica Mummie che passione L’antropologo esamina il rapporto tra i vivi e i morti nel corso dell’età moderna in Sicilia. A cominciare dai 26 corpi di prelati conservati a Piraino MESSINA. È stato presentato al circolo Roma di Gioiosa Marea il saggio dello scrittore gioiosano Marcello Mollica, docente di Antropologia culturale all’università di Pisa, Come pelle saldata alle ossa (Armando Siciliano, 2014), dedicato alle mummie di Piraino. L’antropologo esamina il rapporto tra i vivi ed i morti nel corso dell’età moderna in Sicilia, soffermandosi su come sia cambiato nel corso dei secoli. I ventisei corpi di prelati oggi conservati in una delle cripte della chiesa Madre di Piraino, sono stati mummificati tra l’ultimo quarto del XVIII e il primo quarto del XIX secolo. Sono disposti in verticale (due) o in orizzontale (ventiquattro), su tavole di legno, in tre piccoli ambienti collegati al mondo esterno con una scala che porta al piano di calpestio della Chiesa Madre e due finestre che si aprono sul vertiginoso scenario che dalla collina su cui poggia Piraino spazia fino alle Isole Eolie. Il loro stato di conservazione è buono, in alcuni casi delle parti si sono mantenute in condizioni pressoché ottimali (come documentato nelle splendide foto che sono da corollario al testo, curate dall’arciprete di Piraino, don Carlo Musarra). Marcello Mollica racconta della storia di queste mummie, basandosi su dei manoscritti, perlopiù ecclesiastici, che si sono conservati nell’Archivio parrocchiale di Piraino e nell’Archivio storico diocesano di Patti, tracciando le loro genealogie e legandoli alla costruzione della cripta e quindi ai regolamenti e infine alle costumanze che ne hanno scandito prima le strategie di vita e poi quelle del postmortem. L’uomo e la morte, il sacro e il tentativo di disporre dei propri resti mortali dopo la morte, la loro esposizione e i rituali che ne avrebbero per secoli accompagnato un buon trapasso, emergono in una narrativa costruita quasi tutta nel microcosmo della Piraino degli ultimi secoli. Il libro segue la storia di quei morti e di quegli ambienti, intrecciandosi al costante monito della caducità umana vivo nelle meticolosissime disposizioni per la manutenzione dei cadaveri; dapprima trattando delle scelte elitarie, delle nuove regole sulla salute pubblica, dell’avanzata del moderno e del loro scontrarsi in quei tre piccoli ambienti di sepoltura, per poi dire delle nuove destinazioni d’uso, delle esigenze culturali e financo turistiche che ne hanno dettato la storia più recente. Il libro non mancherà di suscitare interesse anche per delle profonde critiche articolazioni su quello che è l’attuale dominio semantico di alcuni termini in uso nella zona, a cominciare dalla cosiddetta ‘Costa Saracena’, consorzio turistico che unisce più comuni della Provincia di Messina, dall’autore considerato assolutamente inopportuno nel nome perché senza spirito storico ancorché valenza identitaria o rispetto per una condivisibile memoria collettiva. Ma ancor di più perché l’autore dimostra un errore in una Bolla di Canonizzazione della Chiesa Ortodossa in Italia, Metropolia di Ravenna, in riferimento all’arciprete di rito greco Giovanni Scolarici ucciso durante una incursione saracena nel 1544 proprio a Piraino ed i cui resti, assieme a quelli del figlio, proprio in quella cripta contenente le ventisei mummie oggetto del libro, murato. Per quanto infatti la Bolla canonizzi anche il figlio, nelle relazioni che della morte dell’arciprete dicono (1703 e 1771) così come in altri manoscritti, mai è fatto riferimento al figlio, di cui anzi si dice che al padre ‘posteriormente morì’ ovvero che, morto in tenera età, era stato sepolto nella sua stessa cassa (pratica oltretutto diffusissima). La Bolla dona al figlio anche un nome, nome che non risulta in nessun manoscritto. I protagonisti della serie web girata a Centonove e ritratti anche nella copertina del libro Giornalisti in serie... Web Il libro di Moraci diventa una commedia brillante. Con tocco noir MESSINA. Sarà presentato domenica 28 dicembre, alle 17, al Feltrinelli Point di Messina il romanzo “Giornalisti… e vissero per sempre precari e contenti” di Simona Moraci (Armando Siciliano Editore). Interverranno Marcello Mollica, docente di Antropologia culturale all’Università di Pisa, Fabio Ruggiano, dottore di ricerca in Linguistica italiana all’Università di Messina, l’attrice Maria Giovanna Marino, il pianista Luciano Troja e l’autrice. Modererà l’incontro la regista Auretta Sterrantino. L’autrice, Simona Moraci, giornalista professionista, in vent’anni di carriera ha sperimentato i diversi “tempi” e “modi” del giornalismo: carta stampata, uffici stampa, giornali di settore, testate on line. Il romanzo descrive il mondo dei precari attraverso una scrittura “veloce”, ironica, un taglio quasi cinematografico, e si muove sui toni della commedia brillante, dando tuttavia spazio alla riflessione. «Un libro al femminile che delinea un percorso di crescita personale e professionale – commenta l’autrice – ma anche una ricerca d’identità. È un libro che parla d’amore e d’amicizia in cui le “redazioni” divengono il MESSINA Suggestioni dal set alla Feltrinelli Point MESSINA. Torna anche quest'anno "Suggestioni dal set", l'incontro-dialogo tra artisti curato e promosso da Marco Bonardelli. L'appuntamento è per lunedì 29 dicembre alle ore 18:30 al Feltrinelli Point Messina. Titolo della serata: "L’arte congiunta nelle coppie di spettacolo". "Interverranno artisti messinesi o siciliani che lavorano in duo", spiega Bonardelli. Gli ospiti sono Auretta Sterrantino e Vincenzo Quadarella di QAProduzioni, Simonetta Pisano e Giovanni Brancato e il regista Daniele Ciprì Nino Frassica che ha lavorato per molti anni assieme a Franco Maresco, anche se oggi la coppia si è sciolta. Ospite speciale di quest'anno sarà Nino Frassica, che parlerà del suo volume "La mia autobiografia (70% vera, 80% falsa)", di cui firmerà le copie. centonove pagina 35 luogo per eccellenza, lo sfondo della quotidianità: per sorridere ma anche per far riflettere». «Racconto aneddoti e situazioni che potrebbero sembrare surreali attraverso personaggi che sono fortemente caratterizzati: rappresentano pregi e difetti di coloro che sono stati e sono importanti per me. La protagonista, Lucrezia, passa dieci anni della sua vita a viaggiare su e giù per l’Italia, per diventare professionista. Si sente precaria sia nel lavoro sia nella vita privata: dovrà riuscire a trovare stessa ed avere il coraggio di ricominciare». Il romanzo, inoltre, diventerà una serie web. In questa occasione verrà presentato il progetto, in fase di lavorazione, che prevede la realizzazione di un episodio pilota. «È un esperimento che ha già trovato diversi consensi – spiega l’autrice Simona Moraci – attraverso una trasposizione del libro si vuole realizzare una serie che mescolerà alla commedia brillante un tocco di noir. È una produzione dal basso, non ha alcun finanziamento, solo l’impegno di coloro che vi partecipano». Nel cast artistico gli attori messinesi Maria Giovanna Marino, Christian Gravina, Luca Fiorino, Aldo Marchetti, Ilenia D’Avenia, Enzo Massimino, Alessandro Casella e Antonio Bottari. La colonna sonora è del pianista Luciano Troja, il direttore della fotografia è Francesco Mento mentre la regia è stata affidata al giovane Danilo Currò, l’editing a Steve Flamini. Amitt Darimdur, fonico di ripresa, Ivan Nava, fotografo di scena e Alessandra Villarmonte, truccatrice. Enzo Basso, direttore del settimanale Centonove, ha messo a disposizione i locali della redazione per girare le scene. La serie sarà fruibile on-line: tramite un’apposita pagina potranno confluire tutti i contributi di quanti prenderanno parte al progetto. Durante la presentazione sarà proiettato il trailer della serie. 24 Dicembre 2014 posterprotagonisti L’INTERVISTA. A tu per tu con Vincenzo Tripodo. Da Messina a New York con ritorno per insegnare l’arte e l’amore per la recitazione Tripodo: datemi una matita e sarà cinema Ha cominciato da autodidatta scrivendo sceneggiature. Poi negli States per insegnare regia cinematografica e dirigere un teatro al fianco di Scorsese. Nel 2007 pioniere con l’Actorgym di scuote teatrali in città. Ma nel cassetto il sogno di un film: “Scuru” DI GIGI GIACOBBE MESSINA. Capelli lunghi e barba neri in sintonia con gli occhiali, pure neri, fanno parte del look di Vincenzo Tripodo il cui debutto ufficiale in Teatro avviene nel 1993 con “Legali da legare” tratto da “Radio Plays” dei Fratelli Marx, anche se negli anni precedenti aveva realizzato per le scuole una sfilza di spettacoli i cui titoli più rappresentativi sono stati “Delirio a due” di Ionesco, “L’amante” di Pinter, “L’onorevole” di Sciascia e “Partitura per sangue” dello stesso Tripodo che parteciperà nel 1994 al prestigioso Festival di Edimburgo. Cosa t’interessava dei fratelli Marx? «M’interessava la loro comicità ultramoderna considerando il periodo, gli anni ’30, in cui hanno avuto un grosso successo ». Cos’è stato per te il Teatro? « Io non ero come tanti altri miei coetanei che s’interessavano di calcio o del gioco delle carte. Ho fatto cose impopolari, come quella di giocare nove anni a baseball. Avevo pure problemi per condividere con gli altri i miei pensieri, avevo interessi e gusti culturali diversi e dunque il Teatro è stato per me un mezzo per poter comunicare e interloquire con il mondo circostante». Soltanto questo? «No, perché il mio vero interesse è stato ed è il Cinema. Ma Messina era la città che non ti dava dei punti di riferimento o degli interlocutori all’altezza. C’era solo Francesco Calogero con cui potevi dialogare. Se volevi fare Cinema dovevi solo partire, andare via ». E allora cosa hai fatto? «Ho cominciato un mio personale percorso di autoformazione, sceneggiando e realizzando fumetti, o meglio arte sequenziale come la chiama Will Eisner, che col solo ausilio d’una matita mi permetteva di scrivere una storia, scegliere le inquadrature e stabilire dialoghi. Parallelamente sapendo che dovevo avere a che fare con attori ho cominciato a fare Teatro ». Nelle vesti di attore o regista? «Di regista all’inizio, ma mi sono reso conto quasi subito che non era per niente facile come pensavo. Le mie indicazioni di regia erano troppo cerebrali. Un attore invece ha bisogno di istruzioni chiare, precise e soprattutto graduali». E dunque? «Per potere imparare a dirigere ho capito che avrei dovuto studiare come attore, mettermi in questi panni. E così è iniziata tra il 1993 e il 1996 una breve parentesi attoriale prendendo parte a “I carabinieri” di Beniamino Joppolo con la regia di Ninni Bruschetta, alla “Teatroteca” di Beppe Randazzo e a “La martogliata” di Vetrano-Randisi. Quando ho capito i meccanismi della recitazione sono ritornato alla regia». Dirigendo però delle opere liriche e non di prosa. Come è potuto succedere? «A quel tempo alla direzione artistica per la musica al Vittorio Emanuele c’era Lorenzo Genitori, il quale credendo nelle mie doti registiche mi chiese di dare una lettura più contemporanea alle due opere del ‘600 che erano rispettivamente: “Livietta e Tracollo” di Giovanni Battista Pergolesi e il “Don Chisciotte” di Giovanni Battista Martini: la prima ambientata in una bidonville popolata da clochard e la seconda messa in scena con la tecnica del “Teatro Nero di Praga” , ossia utilizzando una lampada nera e un Vincenzo Tripodo gruppo di animatori, rigorosamente vestiti di nero, che muovevano dei pupazzi ». Agli inizi del terzo millennio tu scompari da Messina e vai a New York? Cosa ci sei andato a fare? «Ho abitato a New York per circa dodici anni. Certamente tornavo a Messina per realizzare altre opere liriche ma poi ritornavo negli States. In quegli anni, incoraggiato da Ninni Panzera del Circolo Milani, ero stato ammesso al Master triennale in Film Production della New York University con lettere di presentazione di Michelangelo Antonioni e di Giuseppe Tornatore, in cui venivano ammessi soltanto 25 allievi e in un luogo in cui si erano formati registi del calibro di Martin Scorsese, Oliver Stone, i fratelli Cohen, Jim Jarmush e Spike Lee che è stato il mio insegnante ». Qual è stato l’avvenimento più significativo di quel Master? «Il mio 2° anno è stato documentato dalla regista Academy Award, Nanette Burnstein, nella Docu-Series “Film School” prodotta dall’IFC (Indipendent Film Channel) e trasmessa in più di 46 Paesi Italia compresa e ciò che mi faceva ridere è stata la mia gigantografia di 21 metri quadrati che campeggiava a Times Square e pure sulla carrozzeria dei taxi. Mi hanno proposto una cattedra al Master, io ho accettato e ho fatto l’insegnante di regia cinematografica sino al 2010». Riuscivi a vivere con lo stipendio che ti davano? «Sì, anche se non era la mia unica fonte di reddito, perché ho co-diretto per 10 anni il B.D.A. Center un teatro OffBroadway sulla 46ª Strada con Anna Maria Cianciulli e Domenica Cameron Scorsese (figlia del regista Martin). Ho fatto pure documentari, spot pubblicitari, video musicali mentre cominciavo a sviluppare il soggetto del mio primo film ». Di che si tratta? «Il film si chiama “Scuru”, scritto assieme a Paolo Pintacuda, è interamente ambientato a Messina nel mondo clandestino dei cavalli e ha vinto il Premio Solinas come migliore sceneggiatura nel 2010. Poi sono rientrato in Italia per mettere su la produzione e poterlo girare ma la crisi economica ne ha rallentato la realizzazione». In mezzo a questi andirivieni con New York con quali fini hai creato a Messina una scuola di Teatro denominata Actorgym ? «L’idea nel 2007 era quella di fare il Teatro alla maniera di come lo s’intende in altri paesi che lo chiamano “play” “jouer”, inteso come gioco o mettersi in gioco. L’Actorgym, un luogo sganciato da qualsiasi contributo pubblico, è più una palestra in cui giovani e adulti vengono ad allenare le proprie emozioni per potere esprimerle al meglio. A quel tempo non c’erano a Messina scuole di Teatro attive e credo di aver fatto da apripista a tante altre che sono nate in seguito. Sicuramente i suoi sette anni ininterrotti di lezioni rappresentano un record per la continuità formativa in questa città. Tre anni fa, da una sua costola è nato l’Actorkids, stesso concept ma rivolto ai bambini dai quattro anni in su. Messina non è particolarmente generosa con i suoi figli più piccoli, ho pensato fosse necessario intraprendere un percorso che li coinvolgesse in prima persona. E’ una gioia vederli recitare, cantare e danzare, mentre giorno dopo giorno diventano sempre più coscienti di se stessi e del proprio potenziale creativo ed espressivo». Hai abbandonato l’idea di tornare a fare l’attore? «Dopo 13 anni che non recitavo l’ho fatto l’anno scorso al “Retronouveau” di Via Croce Rossa in cui ho recitato alcune poesie erotiche di Micio Tempio». RITRATTI Da Giurisprudenza alle “Latitudini” VINCENZO TRIPODO nasce a Messina il 22 marzo 1968. Ha un fratello, Marcello, due anni più piccolo che sta a Milano. I genitori Sandro e Nella, adesso in pensione, erano insegnante la madre, direttore Inps il padre. Si iscrive al Nautico e frequenta i corsi di Giurisprudenza ma a 5 esami dalla fine lascia e si laurea in Scienze Politiche. Dopo una serie di spettacoli teatrali e alcune regie liriche al Vittorio Emanuele come “Averroè (1999) di Marco Betta , “Vite immaginarie” (2000), “Il gatto con gli stivali” (2004) entrambe di Marco Tutino, “L’heure espagnole” di Maurice Ravel e “El sombrero de tres Picos” di Manuel De Falla (queste ultime due realizzate per la prima volta al mondo sotto forma di film d’animazione) si trasferisce a New York dove fra vari andirivieni con Messina vi dimora una dozzina di anni. Nel 2007 fonda a Messina l’Actorgym, una scuola di Teatro frequentata da giovani che vogliono entrare nel mondo dello spettacolo. Dal 1986 è Presidente dell’associazione teatrale “Querelle” e Partner della “Marvin Bros Film Production” la sua casa di produzione cinematografica. E’ inoltre tra i promotori del movimento artistico “Unione per la Cultura” di Messina e tra i fondatori di “Latitudini” la prima rete di Drammaturgia Contemporanea attiva in Sicilia. centonove pagina 36 posterrubriche MUOVE VISIONI 24 Dicembre 2014 TEATRO DI MARCO OLIVIERI MUSICA Miyazaki regista dell’anno Tempo di bilanci, per il cinema. Puntuali le classifiche, come quella dei celebri “Cahiers du cinéma”, che inserisce tra i dieci migliori film del 2013 “Si alza il vento" di Hayao Miyazaki. Un maestro dell’animazione d’autore, classe 1941, reso immortale da capolavori come “Porco rosso” e “La città incantata”, Oscar e Leone d’oro alla carriera. Un regista che si congeda dal cinema proprio con questo delicato racconto per adulti. In primo piano la genialità progettuale di Jiro Horikoshi, ingegnere giapponese ideatore dei caccia Mitsubishi A5M, che segue le orme dell’italiano Giovanni Battista Caproni. In un clima di imminente catastrofe, alla vigilia della II guerra mondiale, il protagonista vive una appassionata storia d’amore con la dolcissima Nahoko Satomi. Una storia destinata a un tragico epilogo per la tubercolosi di lei. In coerenza con la cura artigianale e il tocco artistico del regista, “Si alza il vento” si distingue per la bellezza di ogni immagine, per l’invenzione continua, in sequenze ricche di poesia, e per il fascino onirico. Sono proprio i sogni di Jiro a inquietare e affascinare, in un intreccio ipnotico di realtà e fantasia tipico del grande cinema. Un altro film da ricordare, in ambito italiano, è “Anime nere” di Francesco Munzi. In una storia per immagini che racconta una Calabria e un Nord Italia, e con essi un mondo, senza infingimenti e lenti edulcorate, è lecito chiedersi se le grandi lezioni dei maestri del neorealismo, del cinema politico innovativo e di un artista lucido e spietato come Pasolini non abbiano attecchito. Un segnale incoraggiante. PALERMO Natale al Parco Uditore PALERMO. Una mattina di Natale all’Uditore di Palermo, tra attività atletiche, animazione e le canzoni delle feste cantante dagli allievi Vokalmusik academy & Arts. C’è tanta voglia di divertirsi a “Natale al parco”, l’evento in attesa del pranzo tra i parenti, cercherà di coinvolgerà tutto lo spazio verde, con ingresso da piazzale Einstein, il 25 dicembre. Si comincia alle 8,30 con i podisti che correranno lungo il parco per smaltire la cena della vigilia e in attesa del pranzo di Natale. Alle 9,15 colazione di solidarietà per raccogliere fondi per il palco. Alle 10 lo show degli allievi della VokalMusik Academy and Arts, che canteranno sul palco le più famose canzoni natalizie. DI CESARE NATOLI Baronello a Natale Una scena dello spettacolo Su ‘ddocu sbarca a Messina Ai “Magazzini del Sale” sabato 28 e domenica 29 dicembre va in scena il sorprendente spettacolo di Margherita Ortolani MESSINA. Se c’è un problema che affligge la giovane ricerca teatrale siciliana è un certo manierismo che connota molti degli spettacoli che le giovani realtà teatrali della nostra terra hanno realizzato in questi ultimi anni. Un problema certo, ma non un gran difetto giacché per crescere occorrono maestri e non c’è dubbio che negli ultimi vent’anni nella parte occidentale della Sicilia Emma Dante e tutto il suo retroterra artistico (Scaldati, Perriera, Cu-ticchio, l’immaginario filmico palermitano di Ciprì e Maresco), nella parte orientale almeno Nino Romeo e Tino Caspanello hanno rappresentato un magistero per chi si è avvicinato al teatro. Ecco che allora è bello trovarsi di fronte a uno spettacolo di Margherita Ortolani, giovane artista siciliana che, da autrice, regista ed attrice, col suo ensemble (da ricordare almeno Valentina Lupica e Vito Bartucca), ha creato “Su’ ddocu!...Omaggio al soffitto n.1.1 (La reprise)” un congegno teatrale perfetto che colpisce per raffinatezza concettuale e autonomia di linguaggio e di visione. Lo spettacolo sarà in scena a Messina, ai “Magazzini del sale”, sabato 27 e domenica 28 dicembre. Due donne, simili e insieme diverse tra DE GUSTIBUS loro (l’autrice suggerisce possano essere madre e figlia, o forse un’unica donna colta in fasi diverse della propria esistenza), in scena dialogano, si confrontano, si scontrano vivacemente e, però, il loro parlare, il ritmo e la musicalità del loro parlare, la loro comunicazione verbale quasi evapora sulla soglia del senso, si disintegra nell’atto stesso del dire, mentre lascia che siano i due corpi, siano le due voci a esprimere tutto quel che è urgente e necessario dire. Urgente: autentico, necessario. Quelle voci rivelano l’ inquietudine del loro essere implicate in una trama di suoni, echi dialettali, parole, colori e sapori che rimandano all’attuale contesto urbano di una grande città del sud, ma poi sanno liberarsi e librarsi, sanno raggiungere una propria voce autonoma. Un movimento solo, preciso, che, decostruendo e rifiutando ogni ovvietà, linguistica, strutturale e tematica, pone davanti allo spettatore l’evidenza di una drammaturgia tagliente, colta, autonoma: una drammaturgia del desiderio, dell’ironia, dell’inquietudine il cui senso e la cui profondità stanno prima e dopo le parole che la occupano senza esaurirla. Paolo Randazzo TORNA SUL PODIO del Teatro Vittorio Emanuele, Orazio Baronello. Il direttore messinese – reduce dalla prestigiosa esperienza della “Tosca” al Teatro Bolshoi di Mosca – guiderà la Chernivtsy Philarmonic Orchestra (una delle formazioni più apprezzate dell’Est europeo) sabato 27 dicembre alle ore 21.00. Il complesso ucraino – per la prima volta a Messina – eseguirà un programma articolato in due sezioni. La prima è quella più accademica, con l’Ouverture dal “Barbiere di Siviglia” di Rossini e il Concerto per violino e orchestra in Re maggiore op. 77 di Brahms; solista sarà il giovane e promettente violinista messinese Gabriele Maria Mazzeo. La seconda parte, invece, assume i toni del concerto natalizio: pur partendo, infatti, col Tchaikovsky del “Lago dei cigni” (Suite nn. 1-2) essa presenta poi, in successione, la “Danza delle ore” di Ponchielli, lo Johann Strauss che si ascolta solitamente nel concerto di capodanno (con l’immancabile “Sul bel Danubio blu”) e il celebre Can can dall’“Orfeo all’Inferno” di Offenbach. La serata è organizzata dall’associazione “Europa Due” in collaborazione con l’Associazione Mogli Medici Italiani, la casa Musicale Sanfilippo e la famiglia Molonia, con il patrocinio del Comune di Messina. I biglietti si possono acquistare al tetro stesso a partire dalle 18.00 di sabato 27 o, in prevendita, presso la casa Musicale Sanfilippo, la Pasticceria Camarda, la libreria Feltrinelli point o l’agenzia Lisciotto Viaggi. Il ricavato della serata, a scopo benefico, andrà al Centro Regionale “Helen Keller”. DI MASSIMO LANZA Un vino siciliano sotto l’albero SECONDO COLDIRETTI quest’anno a Natale gli italiani spenderanno più per cibi e bevande che non per regali, circa 4,1 miliardi di euro. Un terzo della spesa di Natale è destinata a pranzi, cenoni e regali con un aumento del 10% rispetto allo scorso anno per l'effetto della crisi che porta a concentrarsi su spese utili, ma anche, come sottolinea la Coldiretti, del boom dell'enogastronomia. E noi che da sempre sosteniamo il comparto e soprattutto i tanti prodotti tipici italiani e siciliani non possiamo che essere contenti di queste previsioni. Quindi se ancora non avete provveduto ai vostri regali adeguatevi al trend italico magari andando in enoteca a regalare del buon vino siciliano. A cominciare dallo spumante, il Planeta Brut prodotto sull’Etna fresco e profumato è ideale per il brindisi centonove pagina 37 iniziale, poi un buon bianco come l’Etna bianco Quota 600 di Alberto Graci sugli antipasti di pesce o i formaggi non stagionati, per gli antipasti di carne e formaggi a media stagionatura consiglierei invece l’Etna Pietradolce rosato, mentre sui primi un rosso elegante e piacevolissimo che nasce sulle colline di Faro Superiore a Messina, il Faro doc Quattroenne della cantina Le Casematte o un rosso appena più strutturato come il fruttatissimo Tancredi di Donnafugata. Se c’è anche un secondo di pesce allora fa a caso vostro il bianco etneo A Puddara, floreale e speziato, sul tradizionale cotechino e lenticchie invece opterei per un bel Faro Palari vino di rara bontà e persistenza. Per il brindisi finale andrà benissimo un Brut Millesimato di Scammacca del Murgo sempre sull’Etna. Tutti vini facilmente reperibili in enoteca, a Messina da Musso, Momenti o Eurobevande di Gugliandolo, da Cilda o il Cantinone a Catania o da Vino Veritas o Picone a Palermo. 24 Dicembre 2014 posterlettere QUI SCUOLA GUI HERITAGE DI ANDREA SMITH DI SERGIO BERTOLAMI Iscrizioni alunni entro il 15 febbraio 2015 Sotto l’albero di Natale IN ANTICIPO RISPETTO allo scorso anno, il ministero ha pubblicato la circolare 51, che disciplina le iscrizioni per l’anno scolastico 2015/16. Le iscrizioni dovranno essere effettuate solo online, per tutte le classi iniziali dei corsi di studio (primaria, media e superiore), dal 15 gennaio al 15 febbraio 2015, tenendo presente che già dal 12 gennaio i genitori possono avviare la fase della registrazione al portale delle iscrizioni online. Possono usufruire della procedura anche le scuole paritarie, la cui partecipazione al progetto iscrizioni online è facoltativa. Sono, invece, escluse dalla procedura online le iscrizioni alla scuola dell'infanzia. Le famiglie, individuata la scuola di proprio interesse anche attraverso l’applicazione “scuole in chiaro”, dopo essersi registrate direttamente al sistema, compileranno la domanda e la invieranno online attraverso il sito del MIUR o direttamente dall’indirizzo www.iscrizioni.istruzione.it. Per le scuole superiori è possibile scegliere ulteriori 2 istituti nel caso di mancato accoglimento della domanda nella scuola prescelta. Possono iscriversi alla scuola dell’infanzia gli alunni che compiono tre anni di età entro il 31 dicembre 2015 e comunque non oltre il 30 aprile 2016. Devono essere iscritti alla prima classe della scuola primaria gli alunni che compiono sei anni di età entro il 31/12/2015. In via anticipata possono essere iscritti gli alunni che li compiono non oltre il 30/4/2016. Il trasferimento di iscrizione ad altra scuola potrà avvenire prima dell’inizio delle lezioni; dopo l’accoglimento della domanda di trasferimento da parte del Dirigente della scuola di destinazione, il Dirigente della scuola di iscrizione dovrà rilasciare il nulla osta. Per i Centri provinciali per l'istruzione degli adulti ( CPIA) c’è tempo fino al 15/10/15. ECOLOGIA&AMBIENTE APP&TECNOLOGIA MADE IN SICILY Street Art di Naxos in una App grazie a Google DI ANTONIO DOMENICO BONACCORSO ECCO L'APP CHE CONSENTE di effettuare un tour virtuale dell'“Emergence Festival” di Giardini Naxos da ogni parte del mondo grazie alla tecnologia Street View di Google Map. Con un semplice tocco sullo schermo si possono ammirare le opere degli artisti che hanno realizzato in questi tre anni un vero e proprio museo a cielo aperto a Giardini Naxos. L’applicazione, disponibile su Play Store e sul sito dell’evento (www.emergencefestival.com), permette di visitare direttamente sul proprio cellulare o tablet le opere del festival, oltre che consultare interviste, video-testimonianze e report dei lavori. La cittadina siciliana si inserisce, infatti, in un progetto pilota che il gruppo di Mountain View ha lanciato in Europa partendo da Italia, Francia e Olanda e che nel nostro paese coinvolge al momento, oltre al sito siciliano, tre musei Torino (la Gam, Palazzo Madama, e il Museo d’arte orientale Mao) ed uno in Lombardia (il Maga di Gallarate). L’applicazione è frutto della collaborazione tra il “Google Cultural Institute” ed il Festival messinese organizzato dall'associazione culturale Emergence con il patrocinio del Comune di Giardini Naxos e della Regione Sicilia. All’interno delle mostre dedicate al Festival, e accessibili dalla nuova app, si potranno visitare le opere degli artisti: Alicé, Bastardilla, Diamond, Elio Varuna, Emilio Leofreddi, Ericailcane, Flying Förtress, Hogre, JBRock, KayOne, Luca Ledda, Lucamaleonte, Mademoiselle Maurice, Marco Tamburro, MP5, Mr. Pera, Orticanoodles, Pablo S. Herrero, Pork*erya, Rae Martini, SEIKON, Sokram, Solo, Sr. X, Telmo Miel, Turi Sc, Vlady Art. SECONDO LA TRADIZIONE i regali di Natale “scendono dal cielo” e, dall’Immacolata all’Epifania, sono posti sotto l’albero addobbato con festoni e luci, sfere multicolori e dolci. Nel dicembre 1849 – cioè all’indomani delle rivoluzioni vere – il “Journal des jeunes filles” annotava che «le gioie della famiglia sono l’unica cosa e la sola felicità che le rivoluzioni non possono mai sottrarci». Durante le feste di fine anno tutti si riunivano attorno al focolare domestico identificato con la casa dei nonni. L’atmosfera ovattata della vita privata si opponeva, dunque, all’instabilità della vicende politiche. Festeggiare intorno all’albero è tradizione che viene dai paesi scandinavi. Anne Martin-Fugier scrive che gli svedesi portarono l’albero di Natale in Germania durante la guerra dei Trent’Anni, nella prima metà del secolo 17º. Solo più tardi si diffonderà in Europa l’uso di allestire in interni abeti ornati di frutti. Tant’è che nel 1765 a Lipsia Goethe, in visita ad un amico, si meravigliava nell’ammirare un albero di Natale. Dall’inizio dell’Ottocento la consuetudine tedesca è attestata nei palazzi delle corti europee. Ed oggi persino nei cortili. Dove si litiga anziché riunirsi, visto che il carattere simbolico del rinnovamento della vita è disatteso per le più forti ragioni della contesa. Allora, quale dono mettere sotto l’albero per il nuovo anno di questa Città? Proporrei francamente una magia che scuotesse dall’immobilismo. Perché, a ben considerare, qui da noi non si può fare niente senza cambiare la testa di certa gente, ma non si può cambiare la testa di certa gente senza fare niente. [email protected] DI ANNA GIORDANO Povero mondo ROMA CAPITALE DELLA MAFIA, come è stata ampiamente rivelata in queste settimane, non stupisce chi si occupa da anni, di progetti assurdi, insensati, oppure sensati ma in luoghi sbagliati, e procedure forzate, lettere di contestazioni snobbate e così via. La cosa che stupisce è l’esiguità (relativa) delle somme in gioco che hanno messo su un sistema consolidato di ruberie, finalmente scoperchiato. Al pensiero che di ben altre cifre si tratti in altri contesti (miliardi di euro, il vento, centinaia di milioni sommati, porti e porticcioli ovunque, centinaia di milioni la monnezza), beh, per deduzione dovrebbe essere logico immaginare similitudini comportamentali. Ovviamente chi contesta un determinato progetto ed evidenzia “anomalie” di vario genere, non ha gli strumenti per andare oltre, limitandosi a segnalare il tutto a chi di dovere, in nome della tutela ambientale e delle leggi. Detto questo, che l’ambiente sia la seconda vittima della mafia, da intendersi ormai da tempo come congiunzione di interessi con colletti bianchi, grigi e tutto il contorno anche istituzionale e non coppole e lupare, è ai nostri occhi evidente. A parte gli ambientalisti invisi a tutti coloro che fanno affari, e a coloro che legittimamente (consapevoli o no che siano) si attendono economia e lavoro, la natura non ha il potere di opporsi alle ruspe, al cemento, al buttare in mare di tutto e di più, a piloni orrendi che distruggono paesaggi e memoria. Non si oppone, ma reagisce prima o poi. Peccato che chi ha permesso la sua distruzione non rientri nell’elenco di coloro che dovranno loro malgrado toccare gli effetti della reazione. A pagarne il prezzo saranno gli altri. Loro, chi approva con leggerezza, chi manco si degna di analizzare le cose da noi evidenziate, chi non si pone il centonove pagina 38 problema di cosa succederà al mare, alla terra, all’acqua grazie alla superficialità con la quale ancora oggi si agisce in perfetto contrasto con la parola prevenzione, abusatissima ovunque e sempre, ecco, loro non pagheranno dazio. Del resto a mettere pezze ci sono i fondi pubblici, 16 milioni a Messina contro l’erosione costiera, il tutto con un progetto che l’erosione la incrementerà a dismisura (ampliamento Tremestieri) e la resurrezione del PIAU, con annesso porticciolo canale, isola artificiale eccetera, per non parlare degli altri porticcioli. Da un lato 16 milioni di euro (nostri), dall’altro progetti che li renderanno letteralmente buttati in mare (i soldi). Leggi umane forse rispettate, forse no, di sicuro violate quelle ambientali, ma non c’è pena, non oggi, non ad personam. L’ambiente presenterà il conto, e quel che muore sotto le ruspe o le torbide a mare di milioni di mc buttati allegramente, non indigna nessuno, ambientalisti a parte. Povero mondo. postercommenti 24 Dicembre 2014 OCCORRE SAPERE Un giorno di dieta vegana a settimana Così gli italiani possono salvare 12mln di animali ROMA Rinunciare a mangiare carne e pesce, ma anche latte e latticini, uova e miele, non è facile per chi non è vegano o vegetariano. Ma anche chi non riesce a rinunciare a determinati alimenti e ama la natura, può, sacrificando per un solo giorno a settimana i piaceri della tavola, salvare milioni di animali. Stando ai calcoli della Lav, che proprio per questi motivi ha lanciato il Mercoledì Veg, agli italiani basta un solo giorno da vegano a settimana per risparmiare energia, acqua e salvare foreste e animali: per un anno, si risparmierebbe la vita di 12 milioni di animali, pesci esclusi. NUMERI IMPORTANTI. Mille persone che per un anno adottano una dieta vegana, per un giorno a settimana, salvano la vita a 5.000 polli o 5.400 conigli o 52mila platesse. Rinunciando a una bistecca 150 PAROLE DA PALERMO In principio era il Dabar RATZINGER, PRIMA LASCIARE la guida della Chiesa cattolica, scriveva: «Il miracolo della Chiesa è di sopravvivere ogni domenica a milioni di pessime omelie». Ma a Palermo, nella chiesa di San Francesco Saverio, le omelie hanno un fascino speciale perchè don Cosimo Scordato commenta il Vangelo in modo gioioso e creativo, donando semi fecondi di riflessione. Il teologo ci ha ricordato che la parola latina “verbum” in ebraico si traduce “dabar”, termine che indica sia il parlare che l’agire e il legame tra la parola e un fatto: “E questa prospettiva ci apre un orizzonte immenso su quella che è la nostra esperienza del parlare e dell’agire. Tentiamo allora di tradurre questa nostra storia in dabar, cioè in parole e gesti che siano belli, che siano buoni, che siano veraci, che siano di crescita per tutti. Solo così Dio cresce in mezzo a noi. E si fa strada nel nostro cuore.” da 500 grammi una volta a settimana, sempre per un anno, si salvano 910 metri quadrati di foresta, si risparmiano 390 chili di cereali, 403.000 litri d'acqua, 936 chili di Co2. Un giorno "veg" a settimana, moltiplicato per tutti gli italiani, risparmierebbe l'equivalente in emissioni di Co2 prodotte da 1 miliardo e 600 milioni di chilometri percorsi con un Suv. Una sola persona che sceglie di mangiare 'veg' un giorno a settimana per un anno, può risparmiare l'equivalente del consumo di una lampadina accesa ininterrottamente per 277 giorni, il corrispettivo di 32 docce per pasto. Sempre secondo la Lav, il numero di vegetariani e vegani in Europa e in Italia è in crescita esponenziale: in Italia sono censiti più di 9 milioni di vegetariani, all'interno dei quali ci sono diverse centinaia di migliaia di persone vegane. ATTENZIONE IN CRESCITA. Una crescita evidente anche all'interno di supermercati e ristoranti, dove sono sempre più presenti prodotti per vegani e vegetariani, e anche nell'apertura di negozi 'animalfree', dalle pasticcerie alle farmacie. Segno di una crescente attenzione nei confronti della salute e dell'ambiente: la produzione di proteine animali è la terza causa di inquinamento del pianeta e ogni anno il 64% dell'ammoniaca prodotta a livello planetario deriva dalla produzione zootecnica. ANIMAL HOUSE ELIODORO Sciopero sugli spalti e in campo CATANIA. La gestione di Pablo Cosentino regala amarezze in serie e tanta confusione. Il Catania precipita verso le zona a rischio della classifica, altro che immediata promozione. Si dimette Sannino e torna Pellegrino. Stadio semi vuoto per lo sciopero dei tifosi, ma anche in campo i calciatori sembrano aver incrociato le gambe. Il pareggio con il Brescia sembra una partita da fine stagione e invece era scontro salvezza. Il Pulvirenti rampante dell'ottavo posto in serie A dov'è? ANTIBUDDACI DI DINO CALDERONE Massoni in dialogo NON CAPITA spesso che un membro della massoneria esprima pubblicamente le ragioni della propria appartenenza a una loggia. Se il nome di questo massone è Santi Fedele, docente di storia contemporanea nell'ateneo messinese, si può parlare, senza timore di esagerare, di una svolta importante per il costume e la società messinese. Da tempo, infatti, si avvertiva la necessità di un'iniziativa (io la auspico da questo giornale da 14 anni) che servisse a un confronto pubblico su una fra le più importanti tradizioni della città. L'occasione è stata offerta dal Cortile dei Gentili, promossa da Sergio Todesco, che ha centrato l'attenzione sul tema “Forme associative, palesi e occulte: si può uscire dalla logica settaria?” (relatrice, oltre Santi Fedele, Giovanna La Maestra). Quando non si conosce un argomento si corre il rischio di parlare a sproposito, scatenando polemiche sterili, spesso controproducenti. Se il tema in questione è la massoneria, i rischi di esprimere valutazioni ingiuste aumenta notevolmente, anche perchè la storia della massoneria, che fa parte dell'identità profonda di Messina, si è intrecciata, soprattutto in passato, con una dottrina fatta di simboli e riti molto riservati che escludevano i non iniziati. Da qualche anno il clima è comunque cambiato. Il Grande Oriente d'Italia è in prima fila nel favorire una conoscenza più profonda della dottrina massonica. L'esistenza di un sito, la pubblicizzazione degli aderenti e delle attività, sono un presupposto fondamentale per sviluppare uno stile che può contribuire a rendere il dialogo più maturo (anche per questi motivi il rifiuto, da parte del sindaco Accorinti, di ricevere il Grande Oriente d'Italia appare grave e incomprensibile). Ma forse la cosa più importante è continuare su questa strada del confronto pubblico, con l'obiettivo della conoscenza reciproca che implica il rispetto delle differenze. Auspicare, invece, sincretismi identitari fra chi appartiene alla massoneria e chi è cattolico, non aiuta nessuno e fa aumentare la confusione. Solo così il dialogo potrà essere fecondo e interessante per l'intera città. [email protected] DI ROBERTO SALZANO Gli avanzi delle feste per i randagi LE VACANZE NATALIZIE sono un periodo di grande serenità e di relax. Tutte le menti sono sgombre dai pensieri più tristi. Eppure, bisognerebbe sempre fermarsi a pensare ad esseri meno fortunati, che vivono di stenti e privazioni anche in giornate di felicità e di festa e non possono contare su un po’ di cibo che le sazi, sotto un tetto che le tenga al riparo. Ogni anno vengono preparati in occasione delle festività natalizie pranzi e cene in grado di saziare eserciti interi. Buona parte del cibo avanza, viene sprecato. Anziché buttare tutto nel bidone dell’immondizia, bisognerebbe fermarsi a riflettere un solo secondo per ricordare che le strade sono piene di animali randagi. Gli avanzi per loro sarebbero pasti da nababbi. Le feste dovrebbero indurre gli uomini ad essere meno egoisti Perché non conservare gli avanzi delle tavole cariche di abbondanza e fare un gradito regalo a qualche sfortunato animale di strada? In vista dei festeggiamenti, è bene centonove pagina 39 parlare anche di Capodanno. Pure in questo caso l’euforia e l’allegria generali, portate dall’arrivo dell’anno nuovo, rischiano di far dimenticare a tutti le esigenze e le paure degli amici a quattro zampe. I botti di Capodanno sono tra i maggiori nemici della quiete e della serenità degli animali di strada e di quelli da compagnia. Puntualmente si sente parlare di qualche tragedia: i più sensibili ed esposti alle moleste bombette sono, appunto, i malcapitati “amici pelosi”. La violenza delle esplosioni li terrorizza. Ma, mentre gli animali domestici sono riparati, spesso i randagi diventano i bersagli preferiti di crudeli esperimenti sugli effetti devastanti prodotti da combinazioni di più botti messi insieme. C’è gente che gode, nell’aggiungere dolore fisico all’angoscia ed al disorientamento delle povere creature. Non resta che sperare che il nuovo anno riservi per gli uomini una sensibilità ed una civiltà maggiori e la capacità di vivere non solo nel reciproco rispetto ma nel riguardo verso tutti gli esseri viventi.
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