L'OSSIGENO TERAPIA IPERBARICA (OTI) COME ADIUVANTE NELLE LESIONI DA MORSO D'UN ESEMPLARE DI CROTALUS ATROX ALBINO. PRESENTAZIONE DI UN CASO CLINICO. Zanon Vincenzo 1,2, Bosco Gerardo 3,4, Mangar Devanand 5, Carloni Barbara 2,6, Oronzo Patrizia 2, Borgognoni MariaTeresa 1,2, Camporesi Enrico Mario 5. 1. Servizio OTI “Renato Moroni”, Istituto Clinico Città di Brescia - GSD, Brescia, Italia 2. CMI – Centro di medicina Iperbarica, Domus Medica, Castello di Acquaviva, Repubblica di San Marino 3. Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Fisiologia Umana, Padova, Italia - 4. ATiP, Centro di OssigenoTerapia Iperbarica, Padova, Italia - 5. FGTBA Anesthesia, Tampa – FL, USA - 6. Iperbarica Adriatica, Fano, Pesaro-Urbino, Italia E-mail autori: [email protected] Introduzione Durante la usuale cura degli animali che gli erano stati affidati, un operatore del rettilario presente in Repubblica di San Marino è stato raggiunto alla sua mano sinistra dal morso di un singolo dente di uno dei serpenti più velenosi tra quelli ospitati dalla struttura: un Crotalus Atrox Albino. Tra gli effetti usualmente riportati da questo tipo di avvelenamento vi sono: lesioni cutanee, emolisi, rabdomiolisi, shock settico, coagulazione intravascolare disseminata. Materiali e Metodi Il paziente: Maschio, 61 aa.; subito dopo il morso è riuscito ad applicarsi da solo un tourniquet, a monte della lesione, recandosi quindi al Pronto Soccorso dell'Ospedale di Stato per la valutazione e le cure del caso. Al Pronto Soccorso il paziente è stato preso in carico cosciente, collaborante ed emodinamicamente stabile. La mano sinistra presentava numerose vescicole emorragiche e un edema distrettuale significativo ed ingravescente. Al polso ed all'avambraccio si riscontravano flittene siero-emorragiche rapidamente evolventi. In poco tempo il gonfiore si estende all'inrtero braccio, sino alla spalla. Lesioni ecchimotiche posteriori erano presenti alla radice del braccio. Non ci sono stati cambiamenti significativi nella motilità o nel sensorio del braccio sinistro e della mano; polsi palpabili e validi. Gravi gli effetti locali dell'avvelenamento, in assenza di segni di tossicità sistemica. Le prove di laboratorio rivelano una modesta leucocitosi. La diuresi permane conservata (almeno 1 ml / Kg / h). Nel corso delle primissime ore il paziente viene sostenuto farmacologicamente e.v. con adeguata terapia infusiva, gli viene altresì somministrato dosaggio benzodiazepinico compatibile con gli importanti tratti ansiosi di base e immediatamente susseguenti all'episodio. Trattamento: Il paziente ha ricevuto sia fluidi che profilassi antibiotica (amoxicillina/acido clavulanico: 1.2g x 3 vv/die), preceduta da una dose iniziale standard di 6 fiale di antidoto. Al 3° giorno dall'evento continua la terapia conservativa ed il paziente viene dapprima sottoposto ad ampio courettage chirurgico e rinnovo della medicazione, previo drenaggio delle bolle cutanee, ed inizia quindi la Ossigenoterapia Iperbarica adiuvante. Gli verranno somministrati sei trattamenti, a 2.4 ATA (243 kPa), 25'x3 a FiO2 = 1, con due pause interposte di 5 minuti l'una in aria. L'OTI è stata intrapresa come scelta per l'incipiente sindrome compartimentale che si stava sviluppando (1,2,3), e si è continuato con una seduta a cadenza giornaliera sino alla dimissione, avvenuta con l'inizio della terapia di riabilitazione e al raggiunto buon compenso distrettuale delle lesioni. 21° Congresso SIMSI On 3rd day Risultati Le lesioni cutanee sono guarite in 40 giorni. A 8 mesi si registrava una rigidità persistente della mano sinistra, il paziente riferiva progressivo miglioramento, con chiusura della mano ancora parziale (60-70%); ulteriore miglioramento a 11 mesi, con deficit residuo nell'ordine del 15-20% circa. Conclusioni In questo caso di avvelenamento da serpente a sonagli s'è rivelato utile il ricorso ad OTI nel trattamento e nella protezione delle lesioni ischemiche della mano e dell'avambraccio. La precedente letteratura lo suggerisce nella fase post-acuta. Bibliografia 1. Stolpe MR et Al: Ann Emerg Med, 18 (8): 871-4, 1989. 2. McGrath T et Al: Undersea Hyperb. Med, 37: 393-4, 2010. 3. Rainer PP et Al: Undersea Hyperb. Med, 37: 395-8, 2010.
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