CALENDARIO PARTITE LUNEDI 6 APRILE

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IX 01/2014 © Caffè Moak S.p.A.
Cari Lettori,
uno degli obiettivi di un’azienda, si sa, è quello di far quadrare i conti a fine anno. Si tirano le somme, si cerca di rimediare laddove si è commesso qualche errore. Lo fa un buon
padre di famiglia, così come un coscienzioso capo d’azienda.
Anche il 2013 è stata un po’ per tutti una corsa frenetica a
come affrontare la crisi, mentre, con la stessa frenesia, stava
cambiando il modo di agire e di pensare del consumatore. Il
potere della rete lo dimostra palesemente. Seppur un’arma a
doppio taglio, il social network è uno degli strumenti più forti
in grado di influenzare gli acquisti e le abitudini del consumatore. Il nostro cliente è parte attiva: oggi può decidere liberamente di esprimere una opinione su un prodotto o un servizio
e divulgarlo con un semplice click in pochi secondi in tutto
il mondo. Un’opportunità o una minaccia? Noi vogliamo
vedere il lato positivo della medaglia. E allora perché non
sfruttare le opportunità veicolando sui social media i vostri
punti forza, news, curiosità o promozioni. E se il vostro locale
gode di spazio rivolgete un’attenzione alle mamme e ai loro
piccoli, organizzando angoli ludici. Puntate soprattutto sulla
salubrità della materia prima e fatelo sapere (se per voi è una
scelta ovvia, per altri può non esserlo). La rivoluzione che si
sta attuando nel mondo della comunicazione va colta come
opportunità per dialogare con i propri clienti e consumatori. Il
loro è oggi più che mai un ruolo importante perché sono loro
che promuovono le aziende che sono pronte ad ascoltarli e a
mettersi contro chi, invece, non li coinvolge.
Il Presidente
Giovanni Spadola
cartolina
removibile
calendario
una tua foto
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Feb
Mar
Apr
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Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
il calendario
Design Industriale - Lucia Giuliano - Articolo a pag. 21
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A
IX 01/2014 © Caffè Moak S.p.A.
In copertina:
battaglia navale
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Spedizione poste italiane - cod.sap. n.30907349- DCB Centrale/PT
Magazine iscriz. R.O.C.n.23325 - valida dal 18/03/2013 - Aut. Trib.
Modica n.218/2013 VG - Notizie n.2/2013.
Direttore Responsabile: Sara Di Pietro
Redazione: Annalisa Spadola, Sara Di Pietro, Corrado Barone,
Corrado Passarello, Paola Rinciani.
Foto: for[me]moak.
Coordinamento grafico: for[me]moak
Art work: for[me]moak
Editore: Moak Holding S.p.A. Viale delle Industrie s.n. – 97015
Modica (RG) tel.0932-904755 www.caffemoak.com, mail:
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da ISO 9001/14001 Stampa in esclusiva per Moak Holding S.p.A.
a Soveria Mannelli (CZ) A norma dell’art. 7 della legge n. 196/03 il
destinatario può avere accesso ai suoi dati, chiederne la modifica o
la cancellazione oppure opporsi scrivendo a: Moak Holding S.p.A. Viale delle Industrie s.n.- 97015 Modica (RG) - Italy
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The store
Bocciofila. Ecoforme ludiche
Camparino in Galleria.
Simbolo di Milano e dell’aperitivo nel mondo
Il caffè interpretato da Chef e Maestri Pasticceri
Luigi Taglienti e Giovanni Cappello
Porte Aperte per gli amici a quattro zampe.
Dalla Fipe la rivoluzione “pet friendly”
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Moakpeople contest
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Biologico ed ecosostenibilità.
Il futuro del food secondo Gioacchino Bonsignore
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Lorena Cacciatore:
”le donne più vere e meno competitive degli uomini”
21
Design Industriale
Lucia Giuliano
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Caffè e Salute.
Dagli Stati Uniti arriva l’importante scoperta:
il caffè riduce il rischio di Alzheimer
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Caffè da leggere
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Lo stile di arredare
il bar modulare
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Caffè e dintorni
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Cocktail al caffè
[ the sign moak ]
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The store
di Sara Di Pietro
Aromatik
7,80 € | compra
Descrizione Tecnica
caffè macinato
Descrizione Miscela
Un caffè per fashion victim? C’è. È
Aromatik. Arriva direttamente dalla
gamma Deluxe di Moak questo
ricercato caffè dal sapore aromatico,
come dice il nome, vanigliato e con
un tocco di frutta. Top anche la
veste di Aromatik, una special box
da 250 grammi per uno stile tutto
metropolitano. Everywhere.
Q
uello dell’e-commerce sembra essere un trend
felice e in forte crescita. Dall’Osservatorio
e-Commerce B2c Netcomm, della School of
Management del Politecnico di Milano, arrivano dati sorprendenti, che danno il 2013 come l’anno della crescita
impetuosa degli store online. Una vetrina sul mondo in
grado di veicolare in pochi secondi un prodotto, una novità o una notizia.
Moak ha voluto puntare su una piattaforma virtuale
flat, semplice e veloce e che garantisca all’utente l’acquisto sicuro. L’e-commerce è accessibile all’indirizzo
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[ IX 01/2014 ]
store.caffemoak.com o direttamente dal sito corporate
www.caffemoak.com. Una boutique online dove sarà
possibile scoprire tutte le novità dell’universo Moak e
acquistare i prodotti della linea casa, dal blend in cialda all’elegante confezione in latta da 250g disponibile
in quattro diverse miscele e dedicate a chi vuole anche
a casa il gusto e la cremosità del vero espresso italiano.
Si potranno inoltre “aggiungere al carrello” gli oggetti
della linea for[you], idee che prendono forme di oggetti che al caffè sono legati e che traducono in pieno la
filosofia Moak. Creati in esclusiva dal laboratorio
creativo for[me]moak, si possono acquistare anche
all’interno di alcuni locali selezionati che servono l’espresso Moak. Dai cucchiaini nel pratico spoon tube,
che hanno riscosso grande successo, ricevendo anche
sui social network molti “fancy” e “mi piace”, alle tazzine da collezione, le special edition dove il piacere di
bere un caffè si unisce all’attenzione estetica dell’oggetto, che diventa espressione di arte e convivialità.
Per chi ama, invece, la lettura breve, da oggi sarà ancora più semplice collezionare o regalare i libri della
collana “I racconti sul caffè”, la raccolta di tutte le edi-
zioni di Caffè Letterario Moak, uno dei più autorevoli
concorsi nazionali di narrativa. E per chi effettua ordini per regali, Moak riserva una particolare attenzione,
dando un tocco speciale alla confezione e offrendo la
possibilità di inserire un messaggio personale di auguri. Il sito, compatibile con smartphone e tablet, è presente anche sui principali social network - facebook,
twitter, pinterest e instagram - per rendere la fruizione
ancora più trasversale.
“The store” rappresenta un canale in più per diffondere
la cultura del caffè e internazionalizzare il brand Moak.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Bring it on home to me - Sony Terry & Brownie McGee
[ the sign moak ]
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Bocciofila. Ecoforme ludiche
L
e scatole di cialde e le paperball si trasformano in un
ludico campo di bocce. È stata inaugurata lo scorso
16 gennaio, alla presenza degli aspiranti architetti,
l’installazione “bocciofila, ecoforme ludiche”, progettata da
for[me]moak e inserita nell’ambito del ciclo di incontri culturali Pianeta Sicilia, promossi dagli studenti della Facoltà
di Architettura di Siracusa, coordinati dal professor Marco
Navarra e dal presidente dell’Università Bruno Messina.
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[ IX 01/2014 ]
Al primo piano della sede della facoltà aretusea, che si affaccia sul Castello Maniace, in Piazza Federico di Svevia,
abbiamo allestito una vera e propria bocciofila, interamente realizzata utilizzando tutti gli elementi del progetto
ecoforme colours.
Il progetto Ecoforme è attenzione al design, alla sostenibilità, ma anche modo di essere, quello di Moak. L’installazione “bocciofila” riflette il ruolo di ciascuno di noi
nel mondo del lavoro e diventa proiezione della nostra
filosofia aziendale in campo da gioco. Se il gioco è divertirsi, divertirsi è entusiasmarsi, entusiasmarsi può far
vincere. E come in ogni gioco di squadra ciascuno ha il
proprio ruolo, diverso, per etnia, religione o pensiero, ma
utile al gruppo; infatti le paperball di colore diverso rappresentano il team. Bersaglio del gioco a bocce è il pallino (rappresentato dalla tazzina antistress ). E se da una
vista frontale il campo può sembrare la rappresentazione
di una competizione, cambiate prospettiva: visto dall’alto
emerge la vivacità del gioco, dove uno dei partecipanti
arriverà prima del compagno, ma vincerà sempre e in
nome della squadra.
Il progetto Ecoforme, nato nel 2012, è stato il risultato
dell’iniziativa “Insieme per un packaging sostenibile”, in
collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Il
brief prevedeva che gli studenti pensassero e realizzassero
una scatola la cui funzione non si sarebbe limitata al contenimento del caffè, ma che avesse potuto avere un riutilizzo
successivamente. Fra i tanti progetti presentati è stato scelto
per essere realizzato quello della giovane palermitana
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Syracuse - Iggy Pop
Ornella Cillari, entrando così a far parte dei prodotti Moak
ed inaugurando la linea Ecoforme, attenta appunto all’ecosostenibilità. Nel 2013, dopo il successo di paperball, Moak
presenta ecoforme colours. Il design incontra il colore: le
paper ball in quattro diversi colori pantone, saranno ciascuna
casualmente ricavabili dalla fustella di ogni box da 120 cialde. Più colore ma anche più funzioni: la scatola, a diventa
anche portaoggetti o elemento decorativo.
L’installazione “bocciofila” sarà fruibile al pubblico fino al
30 Marzo 2014.
[ the sign moak ]
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Camparino in Galleria.
Simbolo di Milano e dell’aperitivo nel mondo
di Corrado Passarello
C
ampari è Milano, è la sua storia ed i suoi luoghi
più rappresentativi come la Galleria. Campari
riflette l’anima e le abitudini della città, continuando anche adesso a mostrare al mondo il significato
del vero aperitivo italiano. La sua storia inizia quando
Gaspare Campari si trasferì a Milano in cerca di un lavoro
come cameriere. Grazie ad un sostegno economico aprì
un negozio prima in via Rastrelli e successivamente in
Piazza Duomo sotto il coperto dei Figini, successivamente
demolito per dar vita all’attuale Galleria Vittorio Emanuele II. Scelse il negozio d’angolo, sulla destra entrando in
Galleria, segnando l’inizio della storia del Campari. Il 14
Novembre del 1867, nei quattro locali sopra il Caffè Campari nasce il quarto erede, Davide. Gli affari prosperano e
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[ IX 01/2014 ]
dal negozio ad una “luce” si passa al negozio a sei “luci”
e ad un ristorante nei piani superiori. Diventano abituali
clienti Verdi, Giacosa, Ferravilla, Attilio Manzoni, Giovan
Battista Pirelli, Giuseppe Bagatti Valsecchi, lo “scapigliato” Emilio Praga, lo scultore Trubetsov, i pittori Puccini,
Toscanini e tanti altri; perfino Re Umberto I quando passava da Milano per recarsi alla Villa Reale di Monza vi
sostava per bere “il miglior caffè di Milano”. All’inizio
del 1915 Davide Campari decide di creare un “fratello minore” e nasce così il Camparino, un bar di passo, un bar in
piedi che ben presto si trova a ripercorrere quanto tramandatogli. Il bancone intarsiato di Eugenio Quarti, famoso
ebanista del primo ‘900, i lampadari di Mazzucotelli, i
mosaici liberty di Angelo D’Andrea fanno ritrovare in
quelle cascate di fiori e di uccelli variopinti tutto il sapore
di un’epoca che sopravvive, piena di fascino, nell’angolo
più milanese della città. Ancora oggi entrando al Camparino si respira un’atmosfera di cultura e storia, un luogo
autentico nei suoi decori liberty che ornano le due prestigiose sale al primo piano, che già nei primi del ‘900 erano adibite a ristorante. Ambiente accogliente e raffinato
anche grazie alla sapiente ristrutturazione dell’Architetto
Filippo Perego, nello straordinario rispetto degli arredi
“art deco”, il Camparino è l’ideale per un thè o un piatto
veloce, ma anche per un meeting o conferenze di lavoro.
Nel 2002 riceve il Diploma con Medaglia d’Oro dalla Camera di Commercio di Milano per aver saputo innovarsi
nel corso del tempo pur mantenendo inalterata l’impronta
ambrosiana. Nel 2006 riceve ancora due importanti riconoscimenti come la Targa di Bottega Storia del Comune
di Milano e quello di Esercizio Storico di Rilievo Regionale della Regione Lombardia. Il 3 gennaio 2012 rappresenta una data importante: la storica insegna del 1915 del
Bar Camparino torna in Galleria Vittorio Emanuele II. La
reinterpretazione in chiave moderna delle celebre insegna
è firmata dal maestro Ugo Nespolo. Insieme alla moda
e al design, il Camparino è uno dei simboli della città di
Milano e ha segnato l’inizio della tradizione dell’aperitivo, che Campari ha saputo valorizzare e diffondere a
livello nazionale ed internazionale.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Red Alert - A Toys Orchestra
[ the sign moak ]
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Il caffè interpretato da Chef e Maestri Pasticceri
Luigi Taglienti e Giovanni Cappello
di Sara Di Pietro
Accanto ai migliori chef saranno i maestri pasticceri d’Italia a mostrarci come il nostro ingrediente preferito possa assumere
innumerevoli ruoli nell’arte culinaria e dolciaria. Espresso, in polvere o in chicchi, a renderlo protagonista in questo numero
saranno Giovanni Cappello, uno dei più giovani maestri pasticceri d’Italia, della storica Pasticceria Cappello di Palermo e Luigi Taglienti, Executive Chef del Ristorante Trussardi alla Scala di Milano.
U
n’attenzione maniacale allo studio dell’ingrediente,
trattato con rispetto e rigore, senza che al palato l’uno prevarichi l’altro. È la filosofia dello chef Luigi
Taglienti del Ristorante Trussardi alla Scala di Milano.
Allievo di Carlo Cracco, il giovane chef promette bene,
tanto da guadagnarsi una stella Michelin e nel 2009 il titolo
di Giovane Chef dell’Anno. Le sue idee sulla cucina sono
molto chiare: equilibrata, rispettosa del prodotto della propria terra, ma d’avanguardia. Una passione viscerale per la
ricerca continua della materia prima, che sfugge al processo di globalizzazione e che amabilmente ci viene restituita,
seppur reinventata, in ogni suo piatto.
Tartufo nero e tiramisù
Ingredienti per 4 persone:
per il semifreddo al caffè: 110g zucchero, 26 g acqua, 170
g tuorlo d’uovo fresco, 500g mascarpone, 300 g panna
semi montata, 20 g di caffè solubile. Seguire i processi
tecnici per ottenere una base semifreddo classico.
Per la copertura: 100g cioccolato caramelia, 45 g burro
di cacao.
Per l’impanatura: ritagli di Pan di Spagna al cacao 55%,
crumble alla nocciola 20%, cacao amaro 10%, polvere di
fungo secco 5%, sale maldon 5%, zucchero a velo 5%
Finitura e presentazione:
Stendere il semifreddo all’interno di una placca e abbattere. Con l’ausilio di un coppa pasta di media dimensione ricavare dei dischi, ottimizzando il prodotto e
avvolgere in carta forno donando la forma di un tartufo.
Glassarlo nella copertura ed infine tuffarlo nelle poveri
aromatiche.
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[ IX 01/2014 ]
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n via Colonna Rotta, piccolo vicolo nel cuore di Palermo, il profumo di cioccolato si sente dall’imbocco della
viuzza. Non è facile evitarlo, visto che da un lato si affaccia il laboratorio e dirimpetto la Pasticceria Cappello, tra le più famose e storiche d’Italia. Ad accoglierci è
Giovanni Cappello, delegato regionale della Federazione
Italiana Pasticceri e medaglia d’argento 2013 ai Mondiali
Chef e Pasticceri di Basilea, che ci delizia con un dessert
che per il palato è difficile da dimenticare.
Torta Arabica
Ingredienti per 8 persone:
per il pan di spagna: 400 g tuorlo, 300g zucchero, 400g
albume, 60g zucchero, 80g farina, 80g cacao, 80g amido.
Montare i tuorli con 300g di zucchero e gli albumi con
80g di zucchero. Emulsionare il tutto e unire le polveri.
Infornare a 230°C per 11 minuti.
per la composta di limone: 500g scorza di limone candito, 100g limoncello, 100g succo di limone.
Tritare il tutto con il cutter.
per la mousse al cioccolato bianco: 330g latte, 75g caffè
in grani, 30 g semi di cardamomo. Realizzare un infuso
(a freddo) di 24 ore. Riscaldare e aggiungere 10 g di colla
di pesce. Unire 465 g di copertura bianca e realizzare una
ganache. A 28°C unire 500g di panna semi-montata.
Inserimento Bisquit al cacao: 400g uova, 300g zucchero,
400 g albume, 60g zucchero, 75g farina, 75g cacao. Montare i tuorli con 300g zucchero e gli albumi con 60g di
zucchero. Emulsionare il tutto e unire le polveri. Infornare a 230°C per 11 minuti.
Crema al cioccolato: 500g latte fresco, 500 g panna
liquida, 200 g tuorli, 100g di zucchero. Cuocere a 85°C
e unire alla crema 375g di cioccolato fondente. Realizzare una ganache e a 40°C unire 150 g di panna semimontata.
Glassa: 1000 g copertura cioccolato bianco, 100 g
Copertura fondente a 55%, 500 g latte, 100 g glucosio, 16 g colla di pesce. Realizzare una ganache e
utilizzare a 28°C.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: BCoffee in the morning (and kisses in the night) - Al Bowlly and Lew Stone
[ the sign moak ]
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Porte Aperte per gli amici a quattro zampe.
Dalla Fipe la rivoluzione “pet friendly”
di Corrado Passarello
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opo hotel e spiagge, presto anche bar e i ristoranti
potranno accogliere gli amici a quattro zampe. La
bella notizia è stata lanciata da Fipe Confcommercio
(Fererazione Italiana Pubblici Esercizi). Da oggi quindi, i
cani accompagnati dai loro padroni e provvisti di guinzaglio
e museruola avranno libero accesso ai pubblici esercizi.
Niente più cartelli e divieti all’ingresso di negozi e locali
pubblici. I dettagli della normativa sono contenuti nel Manuale di Corretta Prassi Operativa per Ristorazione, Gastronomia e Pasticceria redatto proprio dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi. Per saperne di più abbiamo intervistato
Marcello Fiore, Direttore Generale della Fipe.
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[ IX 01/2014 ]
Perché l’Italia si è adeguata così tardi considerando
che la norma negli altri Paesi è in vigore dal 2004?
In realtà non vi era un obbligo di adeguamento ad una
norma in particolare. La Fipe ha redatto il proprio Manuale di corretta prassi operativa sulla base delle disposizioni del Regolamento CE n. 852/2004 sull’igiene degli
alimenti e la linea guida del Ministero della Salute emanata nel 2011.
Esiste un limite di taglia per i cani?
No. Non esiste alcun limite di taglia. Esiste però il buon
senso dei padroni e degli esercenti.
Marcello Fiore, Direttore Generale Fipe
Sarà obbligatorio per il gestore del locale far entrare
animali domestici, anche se non è favorevole?
Il gestore del locale potrà decidere se accogliere o meno
gli amici a quattro zampe, ampliando magari il giro dei
clienti della propria attività, ma Asl e Comuni non potranno più impedirne l’ingresso per motivi igienico-sanitari.
Per i cani-guida dei non vedenti, invece, resta l’obbligo
del titolare del pubblico esercizio di farli accedere anche
senza museruola, pena pesanti sanzioni.
Il libero accesso dei nostri amici a quattro zampe nei locali pubblici rappresenterà per il gestore un’arma a doppio taglio? Alcuni clienti poco favorevoli alla presenza di
animali in sala potrebbero evitare il posto in questione.
La libertà di scelta vale sia per il gestore che per il cliente. Va tenuto in considerazione che oltre sette milioni di
famiglie in Italia posseggono un cane registrato e certamente sceglieranno un locale che possa accogliere anche
animali. Per i locali pubblici quindi sarà certamente un
valore aggiunto. Anche in questo caso, però, vale la regola del buon senso.
In che modo i locali si potranno attrezzare per rendere il luogo accogliente anche per i cani?
Se il gestore ne consente l’accesso, ciotole e attrezzature sarà più conveniente metterle all’interno del locale. È un servizio utile e apprezzato sia dai cani che dai
loro padroni.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Green Dog - Ry Cooder
[ the sign moak ]
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ple cont
o
e
ple conte
eo
#moakp
t
es
Condividete con noi un caffè al giorno.
Le migliori foto e i volti più simpatici
scelti fra quelli inviati.
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Biologico ed ecosostenibilità.
Il futuro del food secondo Gioacchino Bonsignore
di Sara Di Pietro
D
a oltre dieci anni conduce la rubrica enogastronomica “Gusto” del TG 5, che ogni giorno ospita i
migliori gourmet italiani, deliziando il pubblico a
casa con ricette, curiosità e brevi viaggi culinari del Bel
Paese. Nel 2010 ha anche pubblicato per Mondadori “Le
migliori ricette di Gusto”. Nato a Torino vive da anni a
Roma, ma le sue origini sono siciliane. Noi lo abbiamo
incontrato ed è stato bello scoprire che c’è chi crede che i
sogni si possano realizzare.
In Europa l’Italia viene ancora considerata la regina
indiscussa della qualità. Crede che il made in Italy gastronomico possa essere un’ancora di salvezza per la
nostra economia?
In questo momento c’è una grande richiesta in tutto il
mondo di eco-sostenibilità. La globalizzazione ha spinto
talmente in maniera forte la produzione in tante parti del
pianeta, che questo rapido processo ha messo a repentaglio
la qualità intrinseca di quello che viene prodotto. Dopo la
denuncia della “terra dei fuochi”, c’è una grande richiesta
da parte dei consumatori di alimenti che siano davvero
sostenibili e salubri. Io credo che l’Italia – e ancor più i
siciliani – debbano esportare il progetto “born in Sicily”.
La Sicilia, per la sua posizione geografica, per la sua storia
e le sue innumerevoli ricchezze, è una delle regioni che ha
più potenzialità per realizzare un grande sogno: una grande
isola nel centro del Mediterraneo che diventa un paradiso
dal punto di vista ambientale e gastronomico.
A proposito di sostenibilità, i prodotti biologici sono
sempre più richiesti dai consumatori. Cosa pensa dell’”organic food”?
Quando il biologico non è speculativo e non diventa un
sistema per estorcere soldi dai contributi statali, è una
cosa meravigliosa. Non solo dal punto di vista etico, ma
anche un modo per riscoprire i sapori, quelli veri, quelli
che la terra amabilmente ci offre e che purtroppo oggi
spesso non sappiamo ricompensare.
Quali sono gli strumenti per diffondere tale cultura?
Basterebbe iniziare dalle scuole, introducendo come
disciplina l’educazione e la sicurezza alimentare. È im-
portante spiegare ai ragazzi (e ai loro genitori) come e
cosa mangiare. In Italia paradossalmente si consuma poca
frutta e verdura e spesso, vittime del tempo, facciamo
mangiare ai nostri figli delle schifezze preconfezionate.
Gioacchino Bonsignore e il caffè.
Ovviamente espresso italiano. Il caffè non può mancare,
neppure tra gli ingredienti delle ricette dei migliori chef.
Se poi è biologico tutti ci sentiamo più buoni.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Mother Earth - Mario Biondi
[ the sign moak ]
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Lorena Cacciatore:
”le donne più vere e meno competitive degli uomini”
di Sara Di Pietro
A
renderla famosa è stato il film, uscito nel grande
schermo nel 2012, “l’amore imperfetto” di Francesca Muci. Attrice di cinema e teatro a breve sarà
anche protagonista sul web. Palermitana, da cinque anni
vive a Roma insieme al suo compagno, l’attore Alessio
Vassallo, il giovane Montalbano e ragazzo ribelle della
serie tv Agrodolce, dove ha conosciuto e conquistato la
bella Lorena. Brillante, simpatica ed ironica, si racconta
in questa intervista, in cui dice, a dispetto dei luoghi comuni, “sul lavoro? meglio le colleghe donne”.
Nella tua pagina facebook ti descrivi ironicamente
come una donna che sin dall’infanzia aveva una spiccata attitudine alla “finzione”. Diventare attrici è dunque un’indole innata?
Suppongo di si. Ma il solo talento non basta, va sicuramente nutrito con lo studio e la ricerca, ma questo credo
valga per il mio mestiere come per altri. È anche vero
che, come spesso ho sentito dire dai miei insegnanti della
Silvio D’amico, che non c’è nessuno che può insegnarti a
fare l’attore se non hai le carte in regola per farlo.
Photo by Carlo Rossi
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[ IX 01/2014 ]
Cinema, tv e teatro. Quali tra questi ti ha dato di più?
Il teatro è il mio amore da sempre. Ha una sacralità e
una magia che lo rendono unico ed immortale. Ma è
innegabile che anche il cinema e la televisione, e ora
anche il web, abbiano il loro incontenibile fascino. Il
rapporto con la macchina da presa è enigmatico; al
cinema e in tv la cosiddetta “dessì”, ovvero il fuoco
sulle azioni più o meno importanti, non è affidata allo
spettatore che invece a teatro decide lui su cosa posare
lo sguardo. Ognuno di questi “luoghi”, della recitazione mi ha dato e continua a darmi esperienze e nuove
consapevolezze
In “L’amore imperfetto” hai interpretato Adriana,
seducente diciottenne che nel film ha una storia con
una donna. Al femminile anche la regia del film. Cosa
pensi del rapporto tra le donne nella vita e nel lavoro?
Sintonia o competizione?
Io adoro le donne. Mi trovo molto più a mio agio ad avere a che fare con loro nel lavoro come nella vita che con
gli uomini (anche se le eccezioni al maschile che hanno
Foto tratta da una scena del film “Provaci ancora prof 5”
Foto tratta da una scena dello spettacolo teatrale “Il circo equestre sgueglia”
a che fare con me sono persone la cui straordinarietà e
intelligenza sono da ritenersi una rarità per il loro genere). Dalla più stronza alla più carina nei modi, la donna si
porta dietro una complessità che rende difficile qualsiasi
tipo di rapporto ed è proprio questo che me la rende simpatica. Nel mio lavoro ho avuto più problemi con gli attori, che per rubarti un primo piano venderebbero la madre.
Anche tu sei stata tra il cast del progetto “Teatranti”,
nato e realizzato senza alcun budget di produzione, con
l’intento di diffondere le potenzialità dei professionisti
della cinematografia siciliana. Quali risultati ha dato a
voi attori e in generale alla pellicola siciliana?
Ritengo, e prova ne è la puntata zero di Teatranti, che gli
attori siano tutti di una bravura imbarazzante ed è proprio
ciò di cui sia il cinema che la televisione, che anche la Sicilia avrebbero bisogno: finalmente gente capace di fare il
proprio mestiere, entusiasta e viva. Anche troppo è durata
l’era delle maschere di cera e degli incompetenti. E ciò
che spero è di festeggiare presto con loro questa vittoria,
perchè sono certa che manca poco e arriverà.
Qual’è il personaggio interpretato che hai amato di
più e quello che più ha rispecchiato la tua personalità?
Li ho amati tutti indistintamente ma tutti quanti sono stati
veramente molto lontani da ciò che sono. Attraverso loro,
però, ho avuto la possibilità di vivere modi di essere e
vite che altrimenti mai avrei conosciuto. Quella che più
mi è entrata nel cuore e nella mente è stata Erzebeth Bathory, la contessa sanguinaria che ho rappresentato in un
corto teatrale con la mia regia per un festival dell’accademia. Una donna assolutamente fuori dalla norma, se si
tiene conto che è stata una delle prime serial killer della
storia. Di lei ho letto parecchie delle biografie, ma giuro
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[ IX 01/2014 ]
Foto tratta da una scena del film “L’amore è imperfetto”
che non ho mai ucciso nessuno e che nella vita reale la
sola vista del sangue mi fa venire i capogiri.
Quali sono i tuoi progetti attuali e futuri?
Sto girando una web series molto divertente per il corriere.it con la regia di Valerio Bergesio dal titolo “#140”,
che tratta delle storie di vita quotidiana nell’era di twitter
e che sarà mandata online penso dopo la primavera. Da
febbraio ad aprile sarò impegnata nella tournèe teatrale
de “Il circo equestre sgueglia”, commedia di Raffaele
Viviani per la regia del grande maestro argentino Alfredo
Arias, che toccherà diverse città d’Italia.
Attualmente vivi a Roma. La scelta di lasciare Palermo è stata dettata dall’amore o dalla carriera?
Alessio, il mio compagno, è palermitano come me e con
lui viviamo a Roma da cinque anni. Palermo che tanto
amo è una città che non mi ha offerto molto per fare questo mestiere. Spero che le cose cambino e forse in realtà
stanno cambiando, visto che una delle registe con le quali
sogno di lavorare, Emma Dante, ha finalmente ottenuto la
sua residenza artistica fissa proprio a Palermo.
Sui tuoi post spesso parli della sana alimentazione. Il
caffè che posto occupa nella tua dieta?
Sono vegetariana convinta da più di un anno e da allora
ne sto ottenendo benefici incredibili non solo per la salute
ma anche per il gusto. Il caffè è la mia croce e delizia, nel
senso che mi piace talmente tanto che ne berrei anche di
più. Diciamo che attualmente viaggio con molto piacere
sulla media di una caffettiera calda al giorno tutta per me,
bevuta solo ed esclusivamente al mattino. Al pomeriggio,
ogni tanto, per non sentirne la mancanza, mi preparo degli ottimi budini al caffè con latte di soia (ovviamente).
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Planet of Women - Sonny and the sunset
Design Industriale
Lucia Giuliano
di Corrado Passarello e Paola Rinciani
Nel 2013 Moak diventa partner di ADI (Associazione Disegno Industriale) per “l’attenzione al design e alla progettazione culturalmente consapevole”. Ed è proprio per il legame, inscindibile, tra disegno industriale ed impresa, tra funzionalità ed estetica del prodotto, che abbiamo creato un contenitore in “the sign moak” rubrica sul disegno industriale e su come possa incidere
sul successo o meno di un’azienda nel mercato.
Gabriele Schiavon di lagranja design (Barcelona) illustra uno dei suoi progetti durante il
workshop Vamos a la playa - Luglio 2012 - Foto Alessandra Fazio
I
l Design del quale scegliamo di circondarci è l’espressione di noi stessi, è punto d’incontro tra visione,
tecnologia e creatività. Crea prodotti capaci di parlare
di se stessi, informare sulle proprie funzioni e ispirarne
di nuove. Abadir è un’Accademia privata che nel 2010
ha inaugurato un nuovo Dipartimento di Design con
l’obiettivo di generare nuove professionalità, mettere in
relazione la cultura del nostro territorio con quella internazionale e creare un laboratorio dinamico in grado di
confrontarsi con un mondo in continua evoluzione. L’idea
promossa dalla direttrice, l’Architetto Lucia Giuliano, è
quella di creare un’istituzione culturale globale dedicata alla formazione, alla ricerca e alla sperimentazione.
Laureatasi a Palermo, decide di proseguire gli studi in
Spagna per poi tornare offrendo alla terra natia il suo straordinario bagaglio d’esperienza e cultura.
Giulio Iacchetti durante la conferenza di apertura del workshop Secondo Imbrunire
Maggio 2012 - Foto Alberto Moncada
Dopo aver conseguito la laurea in Architettura a Palermo, quali motivazioni l’hanno spinta a proseguire
i suoi studi in Spagna e successivamente, dopo dieci
anni, a tornare in Sicilia?
Arrivata alla laurea avevo bisogno di esplorare il mondo.
Perché l’università ci dà tante cose ma non ci insegna
tutto. Dovevo capire come funzionava la vita altrove,
dovevo imparare nuovi modi di vedere, osservare altre
abitudini, altre lingue, altre città, altri costumi e scoprire
altri modi per fare progetto. Così mi sono impegnata per
accedere alla borsa di studio Leonardo ed ho iniziato il
mio tirocinio a Barcellona presso lo studio di Arata Isozaki y Asociados Espana – la base spagnola dello studio
principale di Tokyo. Lì ho iniziato ad alternare il lavoro
con lo studio alla ETSAB (Escuela Politecnica de Arquitectura de Barcelona). Dieci anni intensi, fondamentali
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Lucia Giuliano
per poter fare tutto quello che sto facendo oggi in Sicilia.
Grazie a questi dieci anni ho potuto fare la mia scelta di
oggi: smettere, almeno per adesso, di fare l’architetto e
lavorare a un altro progetto, quello di una scuola di design in Sicilia.
Dal 2010 ha assunto la carica di Direttore dell’Accademia Abadir. Quali i principali cambiamenti che ha
promosso?
Prima di iniziare questo progetto, la prima domanda che
ci siamo posti è stata: a cosa deve essere utile una scuola?
Che cosa manca in Sicilia? La formazione nel design è uno
dei punti deboli più importanti, se osserviamo il panorama
formativo del nostro territorio; molti dei nostri studenti
sono costretti a spostarsi verso il nord per potersi formare
come designers. Con questo obiettivo abbiamo fondato
un nuovo dipartimento di design diretto da Vanni Pasca
(presidente della Associazione Italiana Storici del Design),
che ha deciso sin dall’inizio di supportare il nostro progetto
diventando un importante sostegno delle nostre attività (sia
da un punto di vista didattico scientifico oltre che di contatto diretto con il mondo del design e dell’impresa)
Come si rapportano tali cambiamenti al territorio
siciliano?
Il design è una disciplina chiave per trasformare il mondo intorno a noi. Penso sia necessario, se non fondamentale, avere progettisti formati in Sicilia, capaci di poter immaginare
cambiamenti, piccoli e grandi, ma significativi. I progettisti
sono gli interlocutori giusti per le aziende che vogliono crescere, migliorare i prodotti o la maniera di comunicare, per i
privati, per il pubblico, per i musei, per i ristoranti.
Diverse iniziative e master sono stati patrocinati da
ADI Sicilia. Che valore ha questa collaborazione?
L’ADI è un importante avamposto del design a scala
nazionale; è l’associazione che dagli anni cinquanta promuove la cultura del design e le sinergie tra progettisti e
imprese in Italia, quindi per Abadir è un importante privilegio avere condiviso con la delegazione Sicilia molte
delle sue attività. È un sostegno istituzionale di grande
rilievo perché dà forza alla scuola.
Come il lavoro di un designer può contribuire alla crescita di un’impresa?
Il design è una disciplina che trasforma. Le imprese devono adattarsi a un mondo che cambia di continuo. Hanno bisogno di nuove visioni, nuovi modi di comunicare,
nuovi prodotti e nuovi processi. Per far questo sono necessarie due cose: imprenditori visionari e progettisti che
li aiutino a trasformare la loro visione in realtà.
In che modo è possibile creare e consolidare il legame
tra cultura ed impresa?
Il punto fondamentale su cui noi puntiamo è la formazione. La missione che ci siamo dati è formare giovani
progettisti e diffondere la cultura del progetto in Sicilia.
La partnership tra scuola e impresa è uno degli elementi
più importanti del nostro progetto perché consente di fare
incontrare due universi, quello degli studenti – che così
imparano a conoscere da vicino il mondo del lavoro- e
quello dell’imprenditoria – che così percepisce in modo
diretto la possibilità di avvicinare giovani designers e
capisce che sono assolutamente necessari per potersi rigenerare e stare al passo con i tempi.
Workshop Driven by curiosity con Francisco Gomez Paz
Maggio 2013 - Foto Andrea Signoretto
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Interior Design - Sophie Zelmani
Accademia Abadir. La sede è una villa di fine ‘700 alle pendici dell’Etna.
Foto Roberto Strano
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Caffè e Salute.
Dagli Stati Uniti arriva l’importante scoperta:
il caffè riduce il rischio di Alzheimer
di Corrado Passarello
Membri del laboratorio che hanno partecipato agli studi sul caffè
I
l caffè riduce il rischio di sviluppare l’Alzheimer. Gli
scienziati dell’University of South Florida e dell’University of Miami hanno accertato in uno studio che un
più alto consumo di caffeina, proveniente principalmente dal caffè, determina un ritardo nell’insorgenza della
malattia di Alzheimer, anche in persone anziane che già
soffrono di problemi mentali cognitivi. I ricercatori ritengono che un moderato consumo quotidiano di caffè,
a partire almeno dai 30-50 anni, può ridurre in maniera
apprezzabile il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer o ritardarne lo sviluppo. La caffeina, interagendo
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con componenti ancora sconosciuti del caffè, aumenta la
produzione di GCSF che è il reale fattore protettivo nei
confronti della malattia. Per approfondire l’importante
scoperta abbiamo contattato il professor Huntington Potter, direttore dei programmi per la cura dell’Alzheimer
alla Facoltà di Medicina dell’Università del Colorado.
Qual è l’origine di tale scoperta?
Ad eseguire i primi esperimenti furono il dottor Gary
Arendash e il suo team dell’Università della Florida
del Sud, in collaborazione con il dottor Chuanhai
Cao. Studi retrospettivi su persone avevano indicato
che bere caffè riducesse il rischio di sviluppare il
morbo di Alzheimer. Abbiamo quindi effettuato dei
test su topi con Alzheimer, somministrando dosi di
caffè. I risultati hanno indicato che la caffeina impediva ai topi affetti da Alzheimer di sviluppare amiloidi nel cervello o di perdere la memoria, ed erano
persino in grado di ridurre l’amiloide di Alzheimer
nel cervello dei topi più anziani, ripristinando la loro
memoria e cognizione.
che ci permetterà di analizzare l’effetto della caffeina
su pazienti affetti da Alzheimer. Il dottor Cao sta già
lavorando in Cina insieme ad alcuni neurologi ad un
esperimento clinico con caffeina e caffè su pazienti MCI
(malattia di deterioramento cognitivo lieve).
Come agisce la caffeine sulle cellule malate?
Durante gli esperimenti si è scoperto che l’effetto
della caffeina può ridurre la produzione della peptide
beta-amiloide, causa di malattie degenerative come
l’Alzheimer. Un effetto avuto in particolare in topi
transgenici di Alzheimer poche ore dopo la somministrazione.
trattando due casi che, grazie alla somministrazione di
caffè, hanno effettivamente ritardato il processo di deterioramento della memoria.
Qual è lo stato attuale della vostra ricerca?
Il nostro obiettivo, se riusciamo ad ottenere finanziamenti
alla ricerca, è quello di avviare un esperimento clinico
Quali potrebbero essere gli sviluppi futuri?
È possibile che la caffeina rappresenterà un passo importante per una prevenzione sicura e facile da ottenere,
come per il trattamento dell’Alzheimer. Il dottor Cao sta
Quando inizierà la fase dell’esperimento clinico?
Se tutto va bene, entro un anno inizieremo con il trial
clinico. Negli Stati Uniti è molto difficile condurre tali
ricerche. In Cina, invece, il dottor Cao ha ottenuto la collaborazione dei più importanti ospedali neurologici nelle
città di Dalian e Tianjin in Cina, che hanno acconsentito
di condurre l’esperimento con i propri pazienti.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Precious Memories - Aretha Franklin and James Cleveland
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Caffè da leggere
in collaborazione con
Il caffè visto come piccolo gesto quotidiano, come piccolo piacere che può cambiare la vita. Un libro che racconta un rito che
accomuna tutti gli italiani: il caffè. Il lettore sembra di essere uno dei tanti frequentatori del bar e di assaporare l’intenso aroma
di caffè, seduto al tavolino con lo sguardo fuori mentre la città è in movimento”
Il primo caffè del mattino
di Diego Galdino
Collana: Pandora
Edizione: Sperling & Kupfer
Anno: 2013
Numero di pagine: 288
Prezzo: 16,90 euro
ISBN: 9788820053888
Il protagonista del libro è Massimo, trentenne e proprietario di un piccolo
bar nel cuore di Roma. Massimo non ha mai conosciuto l’amore. Ogni mattina, all’alba, raggiunge il suo bar attraversando la città ancora addormentata ed annusando gli odori del mattino, come quello del pane appena sfornato. Ad attenderlo il primo caffè della giornata, quello dall’aroma più intenso
e dal sapore più buono. In fin dei conti sta bene anche da solo, continua a
ripetersi man mano che il locale si anima: a tenergli compagnia ci pensano
gli affezionati clienti con cui Massimo ogni mattina saluta la giornata fra il
tintinnio di tazzine, profumo di cornetti caldi e qualche chiacchiera. Allora
come mai, il giorno in cui improvvisamente entra nel bar una ragazza dagli
occhi verdi, il viso spruzzato di lentiggini e l’aria sperduta di una turista
straniera, Massimo non riesce a toglierle gli occhi di dosso? Né tanto meno
a farsi capire in nessuna lingua: al punto che, tempo cinque minuti di interazione, si ritrova una zuccheriera rovesciata addosso, la porta sbattuta in
faccia e qualcosa di molto simile a un cuore spezzato che gli martella nel
petto. Ma la ragazza con le lentiggini, che viene da Parigi, di nome fa Geneviève e di mestiere inventa cruciverba, tornerà presto da Massimo: perché
ha un segreto che non può rivelare a nessuno, e che la lega proprio a quel
luogo. Massimo - che da quando l’ha incontrata la prima volta, con la frangia spettinata e il vestito rosso - non se l’è più tolta dalla testa, non potrà
che corteggiarla...
L’autore
Diego Galdino, classe 1971, vive a Roma e, come il protagonista del suo
romanzo, ogni mattina si alza alle cinque per aprire il suo bar in centro,
dove tutti i giorni saluta i clienti con i caffè più fantasiosi della città. Non si
sa quando trovi il tempo per scrivere - attività che, dopo shakerare, è la sua
vera grande passione.
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Lo stile di arredare.
il bar modulare
rubrica a cura della redazione
facili da comporre
I moduli si affiancano in modo
da creare un corpo unico. Provvisti di ruote, permettono di
modificare l’assetto del banco
in base alle esigenze. È sufficiente realizzare su misura solo
il rivestimento esterno e i piani
di servizio.
facili da adattare
studiato per interni ed esterni,
il sistema modulare si integra
in tutti gli stili di arredamento.
Aggiungendo o eliminando
ogni singolo modulo è possibile adattarlo nel tempo o alla
location.
Innovazione, versatilità e funzionalità. Il bar modulare diventa il
nuovo modo di arredare. Una soluzione cheap and easy che permette di costruire il proprio bar/caffetteria posizionando i diversi
moduli in base alle esigenze, senza rinunciare alla professionalità
e ad un forte impatto estetico. I vecchi banconi a blocco unico
lasciano spazio ad un moderno sistema intercambiabile, che ha
rivoluzionato il modo di progettare e vivere il locale, come quello
proposto da smart-bar.it - info: Andrea Grana [email protected]
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Caffè e dintorni
rubrica a cura di Carmelo Chiaramonte
“Caffè e dintorni” è la nuova rubrica di The Sign Moak, che vi farà incuriosire e scoprire come il caffè può accostarsi a innumerevoli alimenti, dagli agrumi, al pesce e alla pasta. Ad accompagnarci in questo viaggio ricco di sorprese per occhi e palati,
sarà lo Chef Carmelo Chiaramonte. Scenografo culinario, autore televisivo per Gambero Rosso Channel, ha anche pubblicato
un libro “A tutto tonno”. Si definisce “cuciniere errante”, ma con un forte senso di appartenenza alla sua terra, la Sicilia, ricca
di storie e proverbi che lui ama rievocare nella sua cucina.
Piccole gioie d’inverno
Le giornate corte dell’inverno si colorano di arancione:
certi tramonti, il camino che arde, la griglia e migliaia
si sfere vermiglie appese qua e là nei giardini mediterranei. Le arance sono le caramelle succose del tempo
freddo, beviamo liquido arancione per accendere un po’
di freschezza delle membra e sentire il piacere di una
colazione ricca.
Per i curiosi della cucina ironica e giocosa ecco il caffè
associato al frutto più insolito dell’inverno, la melangola. Una palla grezza nella buccia, simile all’arancia,
presente nei giardini di molte città italiane, con un succo
acerbo e un po’ amaro. Il sapore insolito della melangola rende unica questa pietanza profumata di carni grigliate che fa aperitivo serale e voglia di starsene davanti
a un fuoco acceso.
Involtini di maiale nero, profumo di melangola e polvere di caffè
preparazione:
Avvolgete a spirale ciascun cipollotto crudo con una lunga
fettina di pancetta. Cuoceteli o alla brace o in forno a 200°C
per 10 minuti. Passate morbidamente gli involtini nella polvere di caffè e serviteli subito, prima che si freddino. Il succo in una tazza da caffè farà da intingolo per colorare anche
le più grigie serate d’inverno.
Dosi ed ingredienti per 4 ospiti:
- 8 fette sottili di pancetta fresca di suino nero
italiano(cinta senese, casertano o dei nebrodi)
- 8 cipollotti freschi, mondati e lavati
- il succo di un’arancia amara
- 4 cucchiaini di polvere di caffè appena macinato
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[ IX 01/2014 ]
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: German Clap - Orange Colored Sky - Betty Hutton
Cocktail al caffè
a cura di for[me]training
Pochi ingredienti, pochi minuti e un po’ di colore. È ciò che serve per preparare semplici cocktail per chi non vuole rinunciare all’espresso. Ecco alcune ricette di Marco Poidomani (barman Aibes). dove il caffè è indiscusso protagonista. Unico
accorgimento: servire con un sorriso.
Hidden Violets
Preparazione:
Preparare un espresso e montarlo con il mixer fino a
renderlo spumoso. Montare a parte la panna.
Versare la crema di violetta sul fondo della coppa Martini, sopra la spuma di caffè e subito dopo la panna
montata, facendo attenzione a versarla solo su un lato in
modo da creare l’effetto in foto.
Decorare la superficie con una spolverata di cacao, una
ciliegina e le due foglie di caffè.
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Ingredienti
1 espresso montato a crema
1 oz di panna
1 oz di crema di violetta
Per decorare:
polvere di cacao
1 ciliegia candita
2 foglie di caffè
Hug 4 you
Preparazione:
Preparare un espresso. Schiacciare la banana con una
forchetta o con l’aiuto di un minipimer fino a farne
una polpa. Versare il cioccolato sul fondo del bicchierino, subito dopo la polpa di banana ed infine versarvi sopra l’espresso.
Tagliare una rondella di banana, immergerla nel cioccolato e poi appoggiarla sulla granella di mandorle facendo in
modo di ricoprirla in tutte le sue parti. Decorare con la panna montata, una spolverata di cannella e la rondella di banana precedentemente preparata.
Ingredienti
1 espresso
1/2 oz di purea di banana
1 oz di cioccolato puro 80%
Per decorare:
1 noce di panna montata
cannella in polvere
una rondella di banana
cioccolato
granella di mandorle
Summer’s Desire
Preparazione:
Preparare un espresso. Schiacciare la banana con una
forchetta o con l’aiuto di un minipimer fino a farne una
polpa. Miscelare il ghiaccio, la purea di banana e il latte di mandorla con il blende. Versare il cioccolato puro
alla base della coppa Margarita, subito sopra il contenuto del blende ed infine l’espresso.
Decorare con la mezza banana-delfino precedentemente preparata (vedi foto).
Ingredienti
1 espresso
1 oz di purea di banana
2 oz di latte di mandorla
ghiaccio
Per decorare:
cioccolato puro
1/2 banana
1 ciliegia candita
due foglie del ciuffo di un’ananas
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IX 01/2014 © Caffè Moak S.p.A.
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032013
02/2013 © Caffè Moak S.p.A.
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01/2013 © Caffè Moak S.p.A.
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