Istituto Walden Disturbi del comportamento alimentare Dott.ssa Rubina D’Errico Definizione di disturbo alimentare • Esistenza di una marcata distorsione delle abitudini alimentari del soggetto o di un comportamento anomalo finalizzato al controllo del peso • Presenza di atteggiamenti di accompagnamento ai disturbi della condotta alimentare come ad esempio sovra-stima della propria immagine corporea e del proprio peso corporeo • Questo disturbo in sé o i comportamenti a suo corollario si traducono in difficoltà clinicamente rilevanti del funzionamento fisico, psico-sociale o dello stato di salute del soggetto • Deve essere escluso che il disturbo sia secondario ad altre condizioni mediche o psichiatriche Tratto da: CG Fairburn, PJ Harrison. Eating disorders. Lancet 2003; 361: 407–16 Modelli cognitivo-comportamentali Obiettivi dei modelli cognitivo-comportamentali 1. 2. Fornire uno strumento di comprensione degli aspetti cognitivi (mantenere un peso basso in modo attivo, valutazione negativa di sé, il disturbo dell’immagine corporea, la preoccupazione rispetto all’alimentazione, alla forma e al peso) e degli aspetti comportamentali (condotte alimentari restrittive, abbuffate, esercizio fisico eccessivo, vomito autoindotto e utilizzo di lassativi) Consentire un miglioramento del trattamento utilizzato nella cura dei disturbi alimentari, cercando di comprendere lo sviluppo della patologia e, sul piano dell’intervento, i meccanismi responsabili del mantenimento della patologia. Modelli cognitivo-comportamentali (Principi generali) Fanno riferimento alle teorie basate sui principi dell’apprendimento (Watson, 1925). Questi modelli sono completati dalle teorie cognitive, secondo cui le emozioni dell’individuo sono influenzate dai suoi pensieri e i disturbi emotivi sono l’esito di un’interpretazione particolare degli eventi (Beck, 1976; 1995). Classificazione dei disturbi alimentari • Anoressia Nervosa • Bulimia Nervosa • Eating Disorders Atipici (non altrimenti specificati) Tratto da: CG Fairburn, PJ Harrison. Eating disorders. Lancet 2003; 361: 407–16 Anoressia Nervosa. Criteri diagnostici DSM-IV A) Rifiuto di mantenere il peso corporeo al livello minimo normale per l'età e la statura o al di sopra di esso (p.e.: perdita di peso che porta a mantenere il peso corporeo al di sotto dell' 85% di quello atteso; o, in età evolutiva, mancanza dell'aumento di peso previsto che porta a un peso corporeo inferiore all'85% di quello atteso). B) Intensa paura di aumentare di peso o di ingrassare, pur essendo sottopeso. C) Disturbi nel modo di sentire il peso e le forme del proprio corpo, influenza indebita del peso e delle forme del corpo sulla valutazione di sé, o diniego della gravità della perdita di peso attuale. D) Nelle donne che hanno già avuto il menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi. Anoressia Nervosa. Criteri diagnostici DSM-IV Tipo restrittivo Durante l'episodio di anoressia Nervosa la persona non presenta frequenti episodi di abbuffate o di comportamenti purgativi (p.e. vomito autoindotto o abuso-uso improprio di lassativi o diuretici). Tipo bulimico Durante l'episodio di Anoressia Nervosa la persona presenta frequenti episodi di abbuffate compulsive o di comportamenti purgativi (p.e. vomito autoindotto o abusouso improprio di lassativi, diuretici o clisteri). (la soglia di frequenza non è fissata: < episodio/settimana) Eziopatogenesi L’individuazione di fattori causali o, almeno, di condizioni predisponenti l’insorgenza di disturbi dell’alimentazione presuppone il considerare tali disturbi come sindromi ad eziologia multifattoriale. Data questa premessa, i fattori predisponenti che sono implicati nell’insorgenza e nel mantenimento di tali disturbi possono essere d’ordine socio-culturale, psicologico e biologico. Distribuzione dei disturbi della condotta alimentare Distribuzione nel mondo Etnia Sesso Età Classe sociale Prevalenza Incidenza (per 100 000) Modifiche secolari Anoressia nervosa Prevalente nelle società occidentali Prevalentemente bianchi Per lo più donne (90%) Bulimia Nervosa Prevalente nelle società occidentali Prevalentemente bianchi Per lo più donne (% sconosciute) Adolescenti (alcuni casi in giovani adulti) Prev. in classi sociali più alte 0.7% in teen-ager femmine 19 nelle donne, 2 negli uomini Possibile aumento Giovani adulti (in alcuni casi adolescenti) Nessuna predilezione di classe 1-2% in donne tra i 16 e i 35 anni) 29 nelle donne, 1 negli uomini Probabile aumento Tratto da: CG Fairburn, PJ Harrison. Eating disorders. Lancet 2003; 361: 407–16 Fattori Predisponenti biologici psicologici ambientali Fattori Precipitanti Eventi Traumatici (esami,lutti, malattie,abusi etc) Insoddisfazione nei confronti del corpo Fattori Perpetuanti Perdita di peso e/o crisi bulimiche e/o vomito e/o lassativi Restrizione alimentare per migliorare stima e Controllo di sè Conseguenze fisiche e psichiche; reazioni dell’ambiente Fattori socio-culturali I fattori di rischio ipotizzati per i disturbi dell’alimentazione sono: l’atteggiamento dei genitori e dei coetanei, l’influenza dei media ed il dieting (dieta cronica). Il dieting è particolarmente importante a questo riguardo (Garfinkel & Dorian, 1997). Nella società occidentale comportamenti quali "seguire diete" derivano dalla sensazione di essere sovrappeso e di perdita di controllo riguardo l’alimentazione. In passato molti studi hanno indicato l’appartenenza a certe classi sociali come fattore di rischio per lo sviluppo dei disturbi, ma recentemente tale associazione è stata messa in discussione. Fattori psicologici • Oltre alla preoccupazione per il peso e l’immagine del corpo, rivestono un ruolo importante nell’insorgenza di disturbi dell’alimentazione anche altri fattori di natura psicologica come la difficoltà nel mettersi in rapporto con gli altri in modo autonomo (Garfinkel & Garnel, 1982; Bruck, 1973). • Tali carenze nell’autonomia sembrano legate ad una ridotta autostima che può condurre a focalizzare l’attenzione sul proprio corpo per raggiungere un senso di valore personale (Frederich & Grow, 1996). Fattori genetici • Numerosi studi che hanno dimostrato una possibile base genetica nell’insorgenza dei disturbi dell’alimentazione. • Theander (1970) ha osservato che le sorelle di soggetti affetti da anoressia presentavano un rischio di essere colpite dallo stesso disturbo pari al 6,6% (contro 0.4% atteso) • Uno studio condotto da Kalucy e Coll. (1977) ha indicato che il 27% delle madri di persone affette da anoressia presentano una storia di ridotto peso durante l’adolescenza, di abitudini dietetiche peculiari o di vera e propria anoressia nervosa. • I dati della letteratura scientifica portano a concludere che i parenti di sesso femminile di soggetti anoressici hanno una maggiore possibilità di sviluppare anoressia nervosa rispetto alla popolazione generale. Fattori biologici • Finora non sono stati ancora individuati precisi markers biologici per i disturbi dell’alimentazione. • L’appetito e la sazietà sarebbero il risultato della continua e sincrona interazione tra tre livelli: psicologici, biochimici e neurologici (Blundell, 1984). • Nell’etiopatogenesi dell’anoressia e della bulimia nervosa sembrerebbe coinvolto, inoltre, anche il neurotrasmettitore serotonina. L’aumento di serotonina a livello del sistema nervoso centrale comporta una ridotta assunzione di cibo, mentre una riduzione di serotonina determina l’insorgenza di una sintomatologia depressiva. (Walsh e Devlin, 1998). Modelli cognitivi - comportamentali (AN) Analisi Funzionale (Slade, 1982) - l’insoddisfazione generale nei confronti della vita e di se stessi deriva da una combinazione di problemi interpersonali e di conflitti adolescenziali; l’ipotesi è che tale insoddisfazione interagisca con il perfezionismo dando origine al bisogno di controllo e alla spinta a raggiungere il successo. Vitouseck (1996) - le credenze e i comportamenti dei pazienti anoressici vengono rinforzati dai sentimenti di successo e riuscita, superiorità morale e senso di controllo; vengono rinforzati negativamente dall’evitare di essere grassi; il livello di autostima dipende dalla forma e dal peso corporeo. Guidano e Liotti (1983) - l’ipotesi è che le difficoltà relative all’identità derivino da un fallimento nel raggiugnimento dell’autonomia durante l’infanzia e da una mancanza di individuazione durante lo sviluppo. L’identità personale nell’AN include la convinzione di essere inefficace, fallimentare e tende a non rivelare i propri pensieri ed emozioni. Fairburn, Shafran e Coopr (1999) - il bisogno di autocontrollo si trasforma e si focalizza sul controllo dell’alimentazione, del peso e dell’immagine corporea. La restrizione alimentare viene mantenuta attraverso un R+ derivante da un temporaneo aumento dell’autostima e dal senso di autocontrollo; il controllo del peso e della propria forma corporea sono indice di autocontrollo nelle culture occidentali. Bulimia Nervosa Bulimia Nervosa • Per il riconoscimento alla bulimia di una propria dignità nosografica si deve attendere fino al 1979, anno di pubblicazione dell’articolo dal titolo "Bulimia nervosa: an ominous variant of anorexia nervosa" da parte di Gerald Russell. • Sulla base di un’indagine condotta su 30 pazienti affette da bulimia, Russell traccia un primo quadro distintivo della patologia descrivendo tre criteri diagnostici specifici: il bisogno incontrollabile di assumere smodate quantità di cibo, l’induzione del vomito o l’uso di lassativi, la fobia di ingrassare. Bulimia Nervosa • Russel riporta anche tre differenze rispetto all’anoressia: la tendenza ad ingrassare, una maggiore attività sessuale e la conservazione del normale ciclo mestruale. Russell suggerisce inoltre che la bulimia sembra caratterizzata da una maggiore resistenza al trattamento, dalla presenza di più frequenti e pericolose complicanze fisiche e da un considerevole rischio di suicidio. • Gli studi successivi hanno approfondito, ed in parte modificato, tali affermazioni, grazie anche all’indagine su popolazioni più ampie di pazienti, fino ad arrivare ai criteri diagnostici riportati dal DSM-IV. Bulimia Nervosa. Criteri diagnostici DSM IV Per una diagnosi positiva di bulimia nervosa è necessario che vengano rispettati i seguenti criteri diagnostici: 1. Ricorrenti abbuffate. Una abbuffata è caratterizzata da entrambi le seguenti caratteristiche: - mangiare in un definito periodo di tempo (ad es. un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili. - sensazione di perdere il controllo durante l'episodio (ad es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando). 2. Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l'aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo. 3. Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media almeno due volte alla settimana, per tre mesi. 4. I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei. 5. L'alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di Anoressia Nervosa. Bulimia Nervosa. Criteri diagnostici DSM IV • Tipo purgativo: il soggetto ha l’abitudine di provocarsi il vomito, o quella di usare in modo inadeguato lassativi o diuretici. • Tipo non purgativo: il soggetto usa altri comportamenti impropri di compenso, come il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo, ma non ha l’abitudine di provocarsi il vomito nè quella di usare in modo inadeguato lassativi o diuretici. Fattori psicologici (BN) • L’obesità rappresenta un rilevante fattore di rischio per la bulimia. Fattori di rischio come questo, più legati allo sviluppo di comportamenti di "dieting" e di un giudizio negativo di sé, sembrano essere legati più specificamente ai disturbi dell’alimentazione. • Alcuni "stressors", inoltre, sono considerati come fattori scatenanti o precipitanti, quali, ad esempio, la pubertà, il passaggio alle scuole superiori, vissuti dolorosi di perdita o di fallimento (Fairburn e Coll., 1997). Fattori genetici (BN) • I dati che riguardano la trasmissibilità della bulimia nervosa sono più limitati di quelli riguardanti l’anoressia. • I familiari di soggetti che presentano la forma "bulimica" di anoressia nervosa presentano un rischio di sviluppare bulimia nervosa 3,5 volte maggiore rispetto a quelli di soggetti affetti dalla forma "restrittiva" (Gershon e Coll., 1984). Modelli cognitivo comportamentali (BN) Rosen e Leitenberg (1982) - questo modello ipotizza che il comportamento purgativo venga rinforzato positivamente poiché riduce l’ansia associata alle abbuffate. Fairburn (1981; 1997; 1999) - questo modello sottolinea l’influenza del perfezionismo e del pensiero dicotomico (tutto o nulla). L’ipotesi principale è che il disturbo cognitivo al centro della bulimia sia la tendenza a giudicare il Sé in termini di forma e peso. Queste preoccupazioni eccessive conducono all’attuazione di diete estreme caratterizzate da regole rigide, talmente rigide da essere particolarmente soggette a trasgressioni. Disturbi del Comportamento Alimentare Non Altrimenti Specificati DSM IV • La categoria include quei disturbi alimentari che non soddisfano i criteri di nessuno specifico disturbo dell’alimentazione. Gli esempi includono: per il sesso femminile, tutti i criteri dell’anoressia nervosa in presenza di un ciclo mestruale regolare. Tutti i criteri dell’anoressia nervosa risultano soddisfatti e, malgrado la significativa perdita di peso, il peso attuale risulta nei limiti della norma. Tutti i criteri della bulimia nervosa risultano soddisfatti, tranne il fatto che le abbuffate e le condotte compensatorie hanno una frequenza inferiore a 2 episodi per settimana per 3 mesi. Un soggetto di peso normale, che si dedica regolarmente ad inappropriate condotte compensatorie dopo aver ingerito piccole quantità di cibo (per esempio induzione del vomito dopo aver mangiato due biscotti). Il soggetto ripetutamente mastica e sputa, senza deglutire, grandi quantità di cibo. • Disturbo da alimentazione incontrollata: ricorrenti episodi di abbuffate in assenza delle regolari condotte compensatorie inappropriate tipiche della bulimia nervosa. Disturbo da Alimentazione Incontrollata o Binge Eating Disorder (BED) DSM IV Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive. Un’abbuffata compulsiva è definita dai due caratteriseguenti (entrambi necessari). Mangiare,in un periodo di tempo circoscritto (per esempio nell’arco di due ore), una quantità di cibo che è indiscutibilmente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo in circostanze simili. Senso di mancanza di controllo sull’atto di mangiare durante l’episodio (per esempio sentire di non poter smettere di mangiare o di non poter controllare cosa o quanto si sta mangiando). Gli episodi di abbuffate compulsive sono associati ad almeno tre dei seguenti caratteri: - Mangiare molto più rapidamente del normale; - Mangiare fino ad avere una sensazione dolorosa di troppo pieno; Mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo fame; - Mangiare in solitudine a causa dell’imbarazzo per le quantità di cibo ingerite; - Provare disgusto di sè, depressione o intensa colpa dopo aver mangiato troppo. Le abbuffate compulsive suscitano sofferenza e disagio. Le abbuffate compulsive avvengono, in media, almeno due giorni la settimana per almeno sei mesi. l disturbo non si riscontra soltanto nel corso di anoressia o di bulimia nervosa. Istituto Walden Trattamento Cognitivo comportamentale dell’Anoressia Nervosa Dott.ssa Rubina D’Errico Struttura delle sedute 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Controllare e discutere il peso della paziente nel contesto degli obiettivi del trattamento Riesaminare le complicanze fisiche potenziali Stabilire l’agenda della seduta nel contesto del peso e delle complicanze fisiche potenziali Rivedere e modificare la pianificazione dei pasti e l’automonitoraggio Identificare e modificare i comportamenti e gli schemi disfunzionali Riassumere la seduta Assegnare i compiti a casa Aree di contenuto della terapia cognitiva dell’Anoressia Nervosa FASE 1 1. Costruire un’alleanza terapeutica 2. Valutare le caratteristiche principali del disturbo 3. Fornire educazione sui sintomi da digiuno e altri argomenti selezionati 4. Valutare e trattare le complicanze mediche 5. Spiegare le funzioni multiple della sintomatologia anoressica 6. Presentare il razionale cognitivo del trattamento 7. Fornire il razionale e i consigli per recuperare un’alimentazione e un peso normali 8. Implementare l’automonitoraggio e pianificare i pasti 9. Interrompere le abbuffate e il vomito 10. L’intervento cognitivo iniziale 11. Aumentare la motivazione per il cambiamento 12. Sfidare i valori culturali riguardanti il peso e le forme corporee 13. Determinare il coinvolgimento ottimale della famiglia FASE 2 1. 2. 3. 4. 5. Aree di contenuto della terapia cognitiva dell’Anoressia Nervosa Identificare i pensieri disfunzionali, gli schemi cognitivi e le modalità di pensiero Sviluppare abilità di ristrutturazione cognitiva Modificare il concetto di sé Focus interpersonale nella terapia Terapia familiare Aree di contenuto della terapia cognitiva dell’Anoressia Nervosa FASE 3 Prevenzione delle ricadute e preparazione per la conclusione. I passi per la Ristrutturazione Cognitiva 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Monitorare i pensieri e aumentare la consapevolezza delle modalità di pensiero Identificare, chiarire, distillare e articolare i pensieri disfunzionali nella forma più semplice Esaminare l’evidenza o gli argomenti pro e contro la validità e l’utilità dei pensieri disfunzionali Raggiungere una conclusione ragionata valutando l’evidenza in favore e contro Fare delle modificazioni comportamentali che siano consistenti con la conclusione ragionata Sviluppare pensieri alternativi e interpretazioni più realistiche Modificare gradualmente le assunzioni sottostanti riflesse da credenze e pensieri più specifici. Errori di ragionamento comuni nei disturbi dell’alimentazione 1. 2. 3. 4. 5. 6. ASTRAZIONE SELETTIVA, arrivare a una conclusione basandosi su dettagli isolati e ignorando evidenze più salienti e contraddittorie. IPERGENERALIZZAZIONE, estrarre una regola sulla base di un singolo evento e applicarla ad altre situazioni diverse. MAGNIFICAZIONE, sovrastima del significato di eventi indesiderabili conseguenti. Gli stimoli sono valutati con significati eccessivi non supportati da un’analisi oggettiva. RAGIONAMENTO DICOTOMICO TUTTO O NULLA, pensare in modo estremo e in termini assoluti. Gli eventi possono essere solo giusti o sbagliati, buoni o cattivi. PERSONALIZZAZIONE, interpretazione egocentrica degli eventi interpersonali o degli eventi legati al sé. PENSIERO SUPERSTIZIOSO, credere nella relazione causa-evento di eventi non contingenti. Oggetto del contratto 1. 2. 3. 4. 5. 6. richieste bisogni risorse limiti opportunità regole Col paziente 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Peso: max desiderato / min. accettabile Cibo: progressione per qualità / quantità Alimentazione: automatica / porzionata Abbuffate, Vomito: controllo / evitamento Lassativi, diuretici: riduzione /astensione Compiti: diario alimentare / orari Comportamento: con la famiglia / con altri Emozioni: percezione /espressione Con la famiglia 1. 2. 3. 4. Gestione dei conflitti Trasformazione dei giochi familiari Compiti Regole Aree di intervento 1. Funzioni cognitive 2. Funzioni propriocettive e percettive 3. Funzioni affettive Strategie di Intervento cognitivo comportamentale 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Valutazione della motivazione del soggetto a perdere peso Obiettivo ragionevole di perdita di peso Automonitoraggio Obiettivi a breve e a lungo termine Tecniche di autorinforzo Strategie per modificare l’ambiente esterno (supporto sociale, modificazione del comportamento alimentare e tecniche di controllo degli stimoli) Strategie per modificare l’ambiente interno (aumentare la consapevolezza dei segnali biologici di fame e sazietà, ristrutturazione cognitiva) Strategie per il mantenimento del peso (contatto professionale continuo, training sulle abilità, attività fisica) Intervento - 1° fase 1. 2. 3. 4. Informazioni su cibi e peso superamento delle fobie alimentari Riconoscimento dei segnali interni sazietà, fame, nausea, stanchezza, noia. 5. Attenzione e riconoscimento delle emozioni positive e negative Intervento - 2° fase 1. 2. 3. 4. 5. Eliminazione dei pregiudizi sui cibi. Strumenti per la gestione del peso. Risposta adeguata agli stimoli. Sviluppo del “piacere” di mangiare. Espressione delle emozioni positive e negative. Intervento - 3° fase 1. Corrette cognizioni su cibi, peso, cibi tabu. 2. Capacità di scegliere il cibo in base a: - segnali fisiologici - disponibilità - contesto. 3. Valorizzazione e riappropriazione delle emozioni provate. I comportamenti bersaglio 1. Eccessi comportamentali 2. Deficit comportamentali 3. Controllo inappropriato o carente degli stimoli Strumenti e Tecniche Psicoeducazione È la prima procedura di intervento cognitivo: consiste nel fornire nuove informazioni corrette, evidenti, oggettive, al fine di modificare le convinzioni distorte del paziente (e della sua famiglia) Gli argomenti della psicoeducazione 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Contesto culturale dei DCA. Fattori di rischio, precipitanti e perpetuanti. Sintomi da digiuno (Minnesota study). La dieta restrittiva aumenta le abbuffate. Ciclo auto-perpetuante abbuffata-vomito. Inefficacia dei metodi di compenso. Complicanze fisiche di dieta ferrea e metodi di compenso. 8. Altro. Analisi funzionale del Comportamento 1. A ntecedenti 2. B ehavior 3. C onseguenti A ntecedenti 2. B elieve 3. C omportamenti 1. Assessment comportamentale Valutazione delle variabili implicate nella scelta e nell’incremento delle procedure di modificazione : • Variabili costituite da stimoli antecedenti • Variabili dell’organismo, di natura sia psicologica che fisiologica • Il comportamento manifesto • I conseguenti cambiamenti della situazione ambientale (comprese le reazioni degli altri) Metodi diretti 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Auto-monitoraggio Osservazione diretta Analisi funzionale Colloquio Self-report Check-list Informazioni dai gruppi di pari Test Programma di intervento Motivazione al cambiamento Valutazione dei rinforzi disponibili Disponibilità e cooperazione dei parenti e dello staff Ricerca strategie di trattamento appropriate Assertività Training Assertivo nei DCA 1. Imparare a distinguere i segnali biologici dai segnali emozionali. 2. Imparare a riconoscere ed accettare le proprie emozioni come la rabbia, la paura o la colpa. 3. Rendere più flessibile il pensiero dicotomico del tutto o nulla . 4. Imparare ad osservare gli altri (imparare a chiedere, a presentare gli altri, a descrivere gli altri). 5. Imparare a sostenere i propri bisogni. Bibliografia DCA Dott.ssa Rubina D’Errico “Eating Disorders and Obesity” (2005) - C. Fairburn - Guilford Publications “Cognitive Behavior Therapy and Eating Disorders” (2008) - C. Fairburn - Guilford Publications “Come vincere le abbuffate” (2003) - C. Fairburn - Ed. Positive Press “Terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione” (2002) D.M.Garner, R.Dalla Grave - Ed. Positive Press “I disturbi dell’alimentazione” (2006) - J. Treasure, U. Schmidt, E. Van Furth Ed. il Mulino “Narrazione e attaccamento nelle patologie alimentari” (2006) - O. Codispoti, A. Simonelli - Ed. Cortina “Nuovo Manuale di Psicoterapia Cognitiva” vol.2 (2005) - B.G. Bara - Ed. Bollati Boringhieri “Dimagrire con il metodo Beck” (2008) - J.S. Beck - Ed Erickson “La Terapia Cognitivo-Comportamentale dei disturbi alimentari” (2010) C.Fairburn (a cura di A.Carrozza e R. Dalla Grave) - Ed. Eclipsi
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