40 Provincia L’ECO DI BERGAMO VENERDÌ 16 MAGGIO 2014 Minacce a Gamba Morandi sentito come teste dal pm Mezz’ora in procura scortato dai carabinieri Gli inquirenti gli hanno chiesto se ha sospetti sugli attentati ai danni dell’imprenditore VITTORIO ATTANÀ Il primo faccia a faccia con il pm – se si esclude l’interrogatorio di garanzia in cui si è avvalso della facoltà di non rispondere – non l’ha avuto nella veste d’indagato,madi«personainformatasui fatti». L’ex direttore di banca ed ex sindaco di Valbondione Benvenuto Morandi, ai domiciliari da una settimana per il presunto buco milionario alla filiale Private della Intesa Sanpaolo di Fiorano al Serio, ieri nel primo pomeriggio è stato scortato in procura a Bergamo dai carabinieri del nucleo operativo di Clusone, che l’hanno condotto nell’ufficio del sostituto procuratore Maria Cristina Rota. È il pm che – insieme alla collega Carmen Santoro – lo accusa di furto e truffa aggravata, ma con Morandi ieri il magistrato voleva parlare d’altro, ovvero dei pesanti atti intimidatori subiti negli ultimi mesi dall’imprenditore Gianfranco Gamba, marito di Mariuccia Pezzoli, del gruppo Pezzoli di Gazzaniga. Nei mesi scorsi – lo ricordiamo – ignoti hanno dato fuoco (distruggendolo) al prestigioso chalet di Gamba sul Monte Bue. Poi, hanno tappezzato i muri di Gazzaniga con la scritta ingiuriosa «Gamba usuraio». Infine, l’episodio più grave: il lancio di una bomba a mano di fabbricazione jugoslava (risalente al conflitto in kosovo) nella proprietà dell’imprenditore a Gazzaniga: l’ordigno aveva un potenziale offensivo letale ed è una fortuna che nessuno si trovasse nelle vicinanze, al mo- mento dell’esplosione. Che c’entra (o non c’entra) Morandi in tutto questo è presto detto: è proprio dai conti di Gamba e dei suoi familiari (la moglie Mariuccia e la figlia Simona) che l’ex direttore avrebbe sottratto il grosso delle somme per cui è accusato, ben 12 milioni di euro, finiti in parte nelle casse della Stl, partecipata del Comune di Valbondione, e del socio privato Mountain Security L’ex direttore di banca ora ai domiciliari non avrebbe fornito elementi utili Nel frattempo gli è stato applicato il braccialetto elettronico Srl. Fu Gamba, scoprendo un bonifico da 400 mila euro a suo dire mai autorizzato, a far scoppiare il caso Morandi, la scorsa estate. Gamba, dunque, è il principale accusatore dell’ex direttore. Guarda caso, dopo essere balzato per questo – suo malgrado – alla ribalta delle cronache, Gamba ha collezionato una davvero poco invidiabile serie di atti intimidatori, minacce e veri e propri attentati, che hanno gettato la famiglia in uno stato di ansia e paura e hanno indotto la procura e i carabinieri di Clusone ad aprire un nuovo fascicolo, tuttora a carico di ignoti, per cercare di far luce su questo mistero parallelo. La domanda di partenza è scontata: gli attentati a Gamba hanno a che fare con il suo ruolo di accusatore nella vicenda Morandi? L’autore – o gli autori – è da ricercare in alta valle, dove la caduta di Morandi ha significato per molti lo sgretolarsi improvviso di un sogno di grandezza? Oppure Gamba è finito nel mirino di sconosciuti per altri motivi e il risalto dovuto al caso Morandi, forse, ha fatto solo da miccia a vecchi rancori che erano rimasti inesplosi? È quello che gli inquirenti stanno cercando faticosamente di capire. Per questo ieri hanno convocato Morandi in procura come testimone (nulla invece gli è stato chiesto dell'indagine che lo riguarda). L’ex direttore ha lasciato la sua abitazione di Valbondione scortato dai carabinieri, indossando sempre il braccialetto elettronico che il gip ha disposto per lui insieme agli arresti domiciliari e che gli impedisce di allontanarsi senza far scattare un sofisticato sistema di allarme, collegato con la caserma. Secondo indiscrezioni, al pm Morandi avrebbe risposto di non avere idea di chi possa essere il responsabile degli attentati a Gamba e avrebbe aggiunto di non essere a conoscenza di minacce all’imprenditore, anche pregresse allo scoppio della bufera giudiziaria. Perciò l’interrogatorio sarebbe durato soltanto pochi minuti. 1 ©RIPRODUZIONE RISERVATA Croce spezzata, oggi a Cevo l’analisi sul legno dei monconi Lovere Alla presenza dei legali dei 13 indagati, dei loro consulenti tecnici e di quelli nominati ieri dalla Procura di Brescia, si terrà stamattina a Cevo, in Val Camonica, il cosiddetto «accertamento tecnico irripetibile» disposto dal pubblico ministero Caty Bresciani sulla «Croce del Papa» crollata il 24 aprile uccidendo il ventenne di Lovere, Marco Gusmini. Alle 11 sul dosso dell’Androla si darà dunque il via alle operazioni di prelievo e campionamento del legno dai monconi dell’arco spezzato. L’accertamento tecnico è affidato ai consulenti tecnici nominati ieri dalla Procura, gli ingegneri Francesco Passi e Dario Bianchetti, mentre in qualità di «ausiliari» il pm ha nominato Stefano Berti e i tecnici del laboratorio Cnr - Ivalsa Istituto per la valorizzazione del le- I primi sopralluoghi sullo spuntone della croce spezzata a Cevo gno e delle specie arboree, di Sesto Fiorentino. Il pm aveva deciso tempi strettissimi per l’accertamento irripetibile sui resti dell’opera di Enrico Job, per scongiurare il rischio di deterioramento del legno spezzato. Insieme ai consulenti della Procura, stamattina sull’Androla ci saranno anche quelli nominati dalle persone indaga- Benvenuto Morandi, mentre lascia il Tribunale dopo l’interrogatorio di garanzia Zingonia Blitz all’Anna 1: 14 abusivi nello stesso appartamento 52 anni residente a Treviglio, operaio, regolare; B. A., marocchino di 36 anni residente a Trentola-Ducenta (CE), operaio, regolare; F. M. di 60 anni, italiana residente a Ciserano, pregiudicata e N. M., senegalese di 41 anni residente a Ciserano, pregiudicato, regolare. I carabinieri hanno inoltre notificato ad A. A., napoletano di 62 anni di Osio Sotto, pregiudicato, l’obbligo di dimoraaBrugherio(MB)perfavoreggiamento della prostituzione in concorso, reato commesso a Osio Sotto nel luglio 2012. Denunciato infine T. A.,marocchino di 30 anni domiciliato a Verdellino, pregiudicato, clandestino,mentretentavadinasconderedue bilancini di precisione con tracce di cocaina. Continuano i controlli dei carabinieri nei palazzoni di Zingonia.Mercoledì sera i militari della compagnia di Treviglio hanno denunciato 16 persone, 14 occupavano abusivamente un appartamentoalprimopianodelcondominio Anna 1. Si tratta di H. Z., tunisino di 29 anni residente a Ciserano, celibe, nullafacente, pregiudicato, regolare; A. S., egiziano di 42 anni residente a Ciserano,operaio,pregiudicato,regolare; A. E., di 29 anni, italiana domiciliata a Bergamo, nullafacente; O. M., marocchinodi52anniresidenteaTreviglio, operaio, regolare; S. F., marocchino di 40 anni residente a Verdellino, operaio, regolare; L. H., marocchino di 42 anni residente a Ciserano, operaio, regolare; F. A. di 49 anni, italiana residente a Ciserano, pregiudicata; E. R. R., marocchino di 39 anni residente a Pognano, regolare; B. V. di 35 anni, italiana residente a Bergamo, pregiudicata; A. H., nigeriano di 34 anni residente a Verdellino, pregiudicato, regolare; H. E. H., marocchino di te per omicidio colposo: 13, otto legate all’associazione culturale «Amici della Croce» proprietaria del manufatto e cinque tecnici che hanno lavorato per la realizzazione dell’arco e la posa dell’opera nel 2005. Tra i nomi figurano quelli del sindaco di Cevo, Marcello Citroni, del presidente dell’associazione Marco Maffessoli e del parroco pro tempore Filippo Stefani. Nel frattempo, i resti della croce di Job, realizzata nel 1998 per la visita di Giovanni Paolo II a Brescia, sono sorvegliati giorno e notte dai carabinieri, mentre tutta l’area di proprietà comunale dov’è accaduta la tragedia, è stata posta sotto sequestro. Stamattina si riapriranno i cordoni di sicurezza per far entrare consulenti tecnici e legali dei 13 iscritti nel registro degli indagati. Intanto, ieri i genitori di Marco Gusmini, Mirella e Luciano, hanno deciso di non partecipare il Procura alla nomina di legali e consulenti, nè risulta che loro stessi abbiano deciso per ora di affidarsi a un avvocato. 1 Diede fuoco al suocero 30 anni dalla Cassazione Borgo di Terzo Trenta anni di reclusione: questa la sentenza - ora definitiva - emessa mercoledì dalla Corte di Cassazione nei confronti di Matar Mal, il 35enne finito in carcere a marzodel2010peraveruccisol’exsuocero Giannino Trapletti, 58 anni, ex sindaco di Borgo di Terzo, dandogli fuoco. La sentenza, che conferma il castello accusatorio, riduce leggermente la pena inflitta a Brescia in sede di Corte d’assise d’appello all’ergastolo, ma è comunque superiore a quella inflitta con rito abbreviato in udienza preliminare a Bergamo, che era stata a maggio 2011 di 15 anni, un mese e 20 giorni di reclusione. A far scattare il massimo della pena, in sede di appello, erano state sia le aggravanti contestate (la premeditazione, la crudeltà e il rapporto di parentela con la vittima) sia i reati connessi (le lesioni provocate alla ex moglie Tatiana, ma anche alla ex suocera Claudiana Corbetta, a due cogna- te, Rossella e Ivana Trapletti, e ai suoi due stessi figlioletti, tutti parte civile con gli avvocati Roberto Bruni e Cinzia Pezzotta): ragionamento che non ha invece retto di fronte alla Cassazione, che ha ritenuto di «limare» la pena, annullando e riformando la sentenza di secondo grado senza rinvio. L’omicidio risale al 28 marzo del 2010, e si era inserito in una serie di conflitti tra il senegalese e la sua ex moglie Tatiana, figlia della vittima: lei era tornata a vivere dai genitori, e quel giorno Matar Mal l’aveva raggiunta nell’abitazione dei coniugi Trapletti, a Borgo di Terzo, armato con una tanica di liquido infiammabile. Aveva aggredito Giannino Trapletti dandogli fuoco, provocando ustioni anche alla stessa Tatiana (ferita pure con un coltello) e ai due figli, alle sorelle e alla madre. Trapletti, ricoverato in gravissime condizioni, era morendo 12 giorni dopo. 1 T. T.
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