LINEE GUIDA PER UNA CORRETTA PROGETTAZIONE CONSAPEVOLE “UN NEMICO INVISIBILE: IL GAS RADON” Dr.ssa Daniela de Bartolo, Dr.ssa Silvia Arrigoni (ARPA Lombardia) Dr.ssa Cristina Capetta, Dr.ssa Nicoletta Cornaggia (DG Salute - Regione Lombardia) Tipologie e metodologie di misurazioni Normativa e linee guida regionali. LUNEDI’ 1 DICEMBRE 2014 Tipologie e metodologie di misurazioni Come si misura la presenza di radon in un ambiente? Ci sono diverse possibilità La scelta del metodo di misura, (tecnica, durata e condizioni di misura) dipende dallo scopo, dalle informazioni che si desiderano ottenere. - Per un test preliminare basta una misura di breve durata - Per la valutazione dell’esposizione delle persone nei luoghi di lavoro è necessaria una misura a lungo termine - Per valutare l’efficacia di un risanamento è utile integrare tecniche diverse… L’impostazione delle misure e l’interpretazione dei risultati devono tenere conto dei fattori che possono influenzare la concentrazione di radon in un locale. RIQUALIFICAZIONE E RECUPERO DEGLI EDIFICI ESISTENTI PER SODDISFARE I REQUISITI DI EDILIZIA SOSTENIBILE Da che cosa dipende la concentrazione di radon in un locale? Dalle caratteristiche idrogeologiche del suolo Dalle caratteristiche costruttive dell’edificio e del locale Ma anche da altri fattori, quali La temperatura incrementa l’emissione del radon dagli strati superficiali dei materiali La pressione atmosferica l’emanazione dal suolo aumenta al diminuire della pressione L’umidità e la polverosità determinano la frazione dei “figli” del radon legati al pulviscolo Le condizioni atmosferiche (per es. presenza di forte vento, terreno ghiacciato o impregnato d’acqua) La ventilazione dei locali e la presenza di riscaldamento o condizionamento La differenza di temperatura e di pressione tra ambiente interno ed esterno In uno stesso ambiente la concentrazione di radon è soggetta a fluttuazioni orarie e stagionali dovute alle variazione di tutti questi fattori Metodi di misura Misure “short-term”: per brevi periodi (fino a qualche giorno), adatte a valutazioni indicative, ammesse per la deroga all’art.8 DPR 303 Misure “long-term”: per periodi da qualche mese a 1 anno, ammesse per le valutazioni richieste dal D.Lgs.241 Rivelatori attivi (in continuo): con strumenti ad aspirazione o a diffusione, possono fornire l’andamento orario della concentrazione di radon in un ambiente Rivelatori passivi: rivelatori a carboni attivi (canestri o Picorad), elettreti, rivelatori a tracce : pellicole (LR-115), plastiche (CR-39) Sistema per misure in continuo Misura in continuo dalle 14:30 del 2/2/05 alle 14:30 del 4/2/05 1800 1600 1400 1000 800 600 400 200 11.30 8.30 5.30 2.30 23.30 20.30 17.30 14.30 11.30 8.30 5.30 2.30 23.30 20.30 17.30 0 14.30 Bq/m3 1200 Sistemi per misure SHORT -TERM Carboni attivi Tempo di esposizione: 48 ore in condizioni di scarsa ventilazione con chiusura preliminare di almeno 12 ore Eluizione e lettura in scintillazione liquida si svolgono in laboratorio Il risultato è proporzionale alla concentrazione di radon media durante il periodo di esposizione In passato molto utilizzati , ora non più in uso in Italia Sistemi per misure SHORT -TERM Elettreti Tempo di esposizione: 2-7 giorni in condizioni d’uso dell’ambiente L’esposizione al radon riduce la differenza di potenziale tra due dischi di teflon, in quantità proporzionale alla concentrazione di radon media e alla durata dell’ esposizione Esistono anche in configurazione per misure LONG-TERM Costo (da tariffario ARPA) http://ita.arpalombardia.it/ita/console/files/download/67/Tariffario_30092009.pdf Sistemi per misure LONG -TERM Rivelatori a tracce nucleari L’elemento sensibile può essere costituito da pellicole fotografiche (LR-115) o da plastiche particolari (CR-39) Le particelle alfa emesse dal radon e dai suoi prodotti di decadimento generano in questi materiali delle tracce latenti che vengono sviluppate e rese “leggibili” mediante un trattamento chimico Il numero di tracce è proporzionale all’esposizione al radon, cioè al prodotto tra la durata della misura e la concentrazione (media) di radon nel punto di misura La lettura e il conteggio avvengono, nel caso del CR-39, con metodi ottici Costo (da tariffario ARPA) http://ita.arpalombardia.it/ita/console/files/downloa d/67/Tariffario_30092009.pdf Normativa e linee guida regionali. D. Lgs. 26 maggio 2000, n° 241: Attuazione della direttiva 96/29 EURATOM In materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti Il capo III-bis considera l’esposizione dei lavoratori o del pubblico a sorgenti di radioattività naturale, tra cui il Radon Richiede il controllo e il contenimento della concentrazione di Radon nei seguenti luoghi di lavoro: a) Tunnel, sottovie, catacombe, grotte, locali sotterranei b) Altri ambienti di lavoro situati in “zone a rischio radon” c) Stabilimenti termali Per (a) e (b) Livello d’azione : 500 Bq/m3 (media annuale) Adempimenti per l’esercente di attività lavorative Soggette al controllo del radon secondo il D. Lgs 241 Misura annuale della concentrazione di radon entro il 31/08/2002 o dall’inizio attività Se l’esito è < 400 Bq/m3 Nessun obbligo tra 400 e 500 Bq/m3 > 500 Bq/m3 Dir. Prov. Lav. Entro 1 anno ripetizione misura Comunicazione ad ASL, ARPA, e Se la dose efficace ai lavoratori non è inferiore a 3 mSv/anno: bonifica entro 3 anni e ripetizione della misura per verifica Se si tratta di scuole la bonifica è comunque obbligatoria Qualora le azioni di rimedio non siano abbastanza efficaci applicazione del Capo VIII: sorveglianza della radioprotezione Da chi possono essere svolte le misure e con quali metodi? (ai sensi del D. Lgs. 241) da organismi “riconosciuti” nelle more del riconoscimento, da organismi “idoneamente attrezzati” La Sezione speciale della Commissione tecnica nazionale presso l’APAT che dovrebbe dare indicazioni in merito all’applicazione del capo III-bis non è stata istituita. • Per colmare, almeno parzialmente, tale lacuna, nel 2003 è stato elaborato un documento approvato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome: Linee-guida per le misure delle concentrazioni di radon in aria nei luoghi di lavoro sotterranei Linee-guida per le misure delle concentrazioni di radon in aria nei luoghi di lavoro sotterranei Redatte da esperti delle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Umbria e Veneto, con coordinamento della Lombardia. Definiscono: 1) i luoghi di lavoro sotterranei soggetti al controllo (locali rappresentativi dell’esposizione del personale, con almeno tre pareti al di sotto del piano di campagna) 2) i metodi di misura (misure di durata annuale con rivelatori a traccia o elettreti) 3) i requisiti degli organismi di misura N.B.: I metodi di misura del radon in aria o in acqua non sono ancora normati: le norme UNI sono in fase di definizione C’erano altri documenti di riferimento per i luoghi di lavoro: DPR 303/1956 art. 8: E’ vietato adibire al lavoro locali chiusi interrati o seminterrati Deroga: tali ambienti possono essere destinati al lavoro provvedendo alla aerazione, alla illuminazione e alla protezione contro l’umidità Circolare regionale 103/SAN del 1991 (abrogata nel 2003) “Rischio radon – sorveglianza negli ambienti di vita e di lavoro” Per abitazioni rimanda agli esiti della Campagna Nazionale Per i luoghi di lavoro interrati e seminterrati ritiene necessario concedere la deroga all’art.8 solo se non si superano i livelli di cui alla Raccomandazione CEE n° 90/143 del 21/2/1990 15 E le abitazioni? Abbiamo visto che le abitazioni non vengono considerate dalla normativa nazionale, che ha imposto obblighi in merito alla protezione da radon solo nei luoghi di lavoro. L’unico riferimento è (era) la Raccomandazione CEE n° 90/143 del 21/2/1990 tutela della popolazione contro l’esposizione al radon in ambienti chiusi 400 Bq/m3 : limite d’intervento per edifici già esistenti 200 Bq/m3 : limite di progetto per nuove costruzioni Altra fonte autorevole, a livello scientifico, era il rapporto ICRP 65 “Protection against Radon-222 at home and at work” (1994) che proponeva livelli d’intervento compresi tra 200 e 600 Bq/m3, con riferimento a 7000 ore/anno di presenza in ambiente residenziale Al quale è seguito il rapporto ICRP 115 “Lung cancer risk from radon and progeny and statement of radon” 2010) 16 Recent epidemiological studies of the association between lung cancer and exposure to radon and its decay products are reviewed. Particular emphasis is given to pooled case-control studies of residential exposures and to cohorts of underground miners exposed to relatively low levels of radon. The residential and miner epidemiological studies provide consistent estimates of lung cancer risk with statistically significant associations observed at average annual concentrations of about 200 Bq m-3 and cumulative occupational levels of about 50 WLM, respectively. Based on recent results from combined analyses of epidemiological studies of miners, a lifetime excess absolute risk of 5 × 10-4 per WLM (14 × 10-5 per mJ h m-3) should now be used as the nominal probability coefficient for radon and radon progeny induced lung cancer, replacing the previous ICRP Publication 65 value of 2.8 × 10-4 per WLM (8 × 10-5 per mJ h m-3). Current knowledge of radon associated risks for organs other than the lungs does not justify the selection of a detriment coefficient different from the fatality coefficient for radon-induced lung cancer. ICRP Publication 65 recommended that doses from radon and its progeny should be calculated using a dose conversion convention based on epidemiological data. It is now concluded that radon and its progeny should be treated in the same way as other radionuclides within the ICRP system of protection; that is, doses from radon and radon progeny should be calculated using ICRP biokinetic and dosimetric models. ICRP 115 will provide dose coefficients per unit exposure to radon and radon progeny for different reference conditions of domestic and occupational exposure, with specified equilibrium factors and aerosol characteristics. Sottolinea la sinergia radon/fumo Raccomanda di limitare il rischio individuale e collettivo Raccomanda livelli nazionali di riferimento di 100 Bq/m3 o almeno 300 Bq/m3 Raccomanda l’importanza della prevenzione nei nuovi edifici 2009 18 Tutte le direttive europee in materia di radioprotezione dalle radiazioni ionizzanti sono state unificate in un unico documento, che tiene in considerazione tutti gli aspetti del problema e i progressi delle conoscenze scientifiche degli ultimi decenni. DIRETTIVA 2013/59/EURATOM del Consiglio 5 dicembre 2013 (International Basic Safety Standards) Che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti, e che abroga le direttive Euratom 89/618, 90/641, 96/29, 97/43 e 2003/122 Che cosa è previsto in merito alla protezione dal radon? Livelli di riferimento < 300 Bq/m3 Misure in luoghi di lavoro a piano terreno o interrato in zone individuate e in specifiche tipologie di luoghi di lavoro Notifiche dei superi e radioprotezione Livelli di riferimento < 300 Bq/m3 Individuazione delle abitazioni con concentrazioni elevate e interventi di riduzione Informazione della popolazione 21 Piano Nazionale Radon Misure di prevenzione: prescrizioni specifiche nelle norme edilizie Individuazione delle zone a rischio 22 Alcuni concetti: La nuova Direttiva Europea Euratom • impone livelli di riferimento non superiori a 300 Bq/m3 per tutti gli edifici • richiede agli stati membri un Piano Nazionale Radon • rafforza le prescrizioni per la riduzione del rischio radon I limiti: una situazione variegata…. Limiti di legge e livelli d’azione raccomandati in altri Paesi (Bq/m3) Dati esemplificativi, non aggiornati al 2014 Stato EUROPA Austria Belgio Abitazioni Scuole Luoghi di lavoro 400 - 200 - 400 (200) - Danimarca Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Lussemburgo Norvegia Olanda Portogallo Regno Unito Rep. Ceca 200, 400 400 (250), 400 200 150 200 200 500 400 200 150 500 150 800 400 250 400 400 1000* 3000* 200 500 150 800 400 500 Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Svizzera ALTRI PAESI Australia Canada Stati Uniti 500 400 200, 400 400, 1000 250 200 1000 400 (200) 3000 200 800 150 1000 800 150 1000 - Recenti modifiche: Germania e Regno Unito 100 Bq/m3, Canada 200 Bq/m3 in Italia abbiamo già un Piano Nazionale Radon Documento previsto dal Piano Sanitario Nazionale 2001-2003, approvato dal Ministero della Salute nel novembre 2002, si occupa di: Valutazione del rischio radon Come individuare gli edifici ad elevata concentrazione di radon Fattori che influiscono sui livelli di concentrazione di radon negli edifici Metodi di misura di radon in aria Azioni di prevenzione e di riduzione Tutti gli argomenti sono trattati secondo lo schema: Introduzione al problema Situazione in Italia Obiettivi ed azioni Bibliografia Tempi e costi? Il PNR è stato a lungo inapplicabile perché non finanziato. 26 In Italia si stava già pensando alla prevenzione: Sottocomitato Scientifico del progetto CCM «Avvio del Piano Nazionale Radon per la riduzione del rischio di tumore polmonare in Italia»: Raccomandazione sull’introduzione di sistemi di prevenzione dell’ingresso del radon in tutti gli edifici di nuova costruzione Anche la Regione Lombardia ha privilegiato l’aspetto della prevenzione con la pubblicazione di linee guida, sia per il risanamento di edifici esistenti, sia per la prevenzione da radon nella costruzione di nuovi edifici e la raccomandazione a TUTTI i comuni lombardi affinchè entro 3 anni (dal 27/12/2011) rivedano i Regolamenti Edilizi alla luce di tali linee-guida. «Linee guida per la prevenzione delle esposizioni al gas radon in ambienti indoor» (2011) 28 LINEE GUIDA PER LA PREVENZIONE DELLE ESPOSIZIONI AL GAS RADON IN AMBIENTI INDOOR INDICE 1. INTRODUZIONE…………………………………………………………………………………..….….pag. 2 1.1 Radon e salute…………………..………………………………………………………………………pag. 3 1.2 Stime di rischio…………….…………………………………………………………………………… pag. 3 1.3 Inquadramento normativo……………… ………………………………… ………………………..pag. 4 1.4 Il radon in Italia e in Lombardia ………… ……………………………………………………………pag. 4 1.5 Come si misura il radon indoor …………… ………………………………………………………….pag. 7 2. Il RADON NEGLI EDIFICI ……………………………………………………………………………...pag. 8 2.1 Meccanismi d’ingresso …………………………………………………………………………………pag. 8 2.2 I materiali da costruzione ………………………………………………… .…………………………..pag. 9 2.3 Caratteristiche dell’edificio e rischio radon…………………………… .…………………..……….pag.10 3. TECNICHE DI PREVENZIONE E MITIGAZIONE…………………………….....…………… …......pag.10 4. SPERIMENTAZIONI DI RISANAMENTI IN PROVINICA DI BERGAMO….……………..… .........pag.43 5. BIBLIOGRAFIA ………………………………………………………………………..………………….pag.48 11/11/14 * In passato il problema principale era: come individuare gli edifici ad alta concentrazione di radon? Le possibili soluzioni: 1) Prevedere la concentrazione di radon nei singoli edifici sulla base della conoscenza delle sorgenti di radon e di modelli di diffusione impossibile conoscere tutti i fattori in gioco con sufficiente precisione 2) Misurare la concentrazione di radon in tutti gli edifici costo complessivo molto elevato (ma in alcuni Paesi si fa!) 3) Identificare preventivamente le aree e/o le caratteristiche degli edifici più “a rischio” e misurare la concentrazione di radon solo in questi Era l’approccio adottato finora dalla normativa italiana. (Attenzione però alle disomogeneità del territorio!) Individuazione delle «radon prone areas»: Chi e come? La normativa attribuiva tale incarico a Regioni e Province autonome, entro il 31/08/05 secondo i metodi e i criteri stabiliti dalla Sezione Speciale della Commissione Tecnica di cui all’art. 10-septies del D.Lgs.241/00, la quale avrebbe dovuto insediarsi entro febbraio 2001 In linea di principio, su quali parametri ci si può basare per definire le aree a rischio? a) sulle caratteristiche dei suoli metodo utilizzato p.e. in Svezia, ma con previsioni contraddette dalle misure b) sui risultati di indagini a campione metodo seguito da diversi Paesi europei, come la Gran Bretagna, in alcuni casi (Austria e Danimarca) accostato all’identificazione delle caratteristiche degli edifici più a rischio; problema: la significatività statistica del campione Quale criterio si deve seguire in Italia? In assenza della Commissione Tecnica prevista dal D.Lgs. 241/00 e di indicazioni da parte di altri organismi centrali, alcune Regioni e Province autonome hanno avviato iniziative proprie e indipendenti, in genere ispirandosi ai principi contenuti nel PNR, che prevede l’individuazione delle aree a maggior rischio sulla base prevalente di campagne di misura coordinate ed appositamente programmate, in abitazioni o in edifici di analoghe caratteristiche. Le campagne possono differire tra loro per • Distribuzione dei punti di misura sul territorio • Tipologia degli ambienti campionati • Periodi di campionamento • Metodi statistici per l’elaborazione dei dati • Livello di riferimento per la definizione di “aree a rischio” Il risultato? Mappature realizzate con modalità e criteri differenti, pochissime delle quali sono state adottate dalle Regioni come «radon-prone-areas» ai sensi del D. Lgs. 241/00 Ma forse dovremo tornare ad occuparcene….. (art. 104 della nuova direttiva) 33 Grazie per l’attenzione!
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