Bellis perennis L.

Bellis perennis L.
Sp. Pl.: 886 (1753)
Bellis hortensis Mill., Bellis hybrida Ten.
Asteraceae
Pratolina comune, Bellide, Margheritina, Primavera, Pratolina, Pratellina, Daisy,
Lawndaisy, pâquerette, Tausendschön
Forma Biologica: H ros - Emicriptofite rosulate. Piante perennanti per mezzo di
gemme poste a livello del terreno e con foglie disposte in rosetta basale.
Descrizione: Pianta perenne, erbacea, rizomatosa, a crescita lenta, con fusti semplici
generalmente afilli e pubescenti; altezza 5÷15 cm.
Le foglie tutte inserite sul rizoma, formano una rosetta basale, sono spatolate con
massima larghezza verso l'apice, la base è cuneata e si restringe in un picciolo alato;
sono tomentose da giovani poi ± glabre, una sola nervatura è visibile, il margine è
dentellato o crenulato, raramente intero. I fiori sono capolini solitari apicali, le
infiorescenze hanno un ricettacolo lungo 2 volte il ø, convesso e conico composto da
2 file di bratteepubescenti, di forma lineare con apice ottuso, tutte della stessa
lunghezza. I fiori periferici sono ligulati, bianchi, spesso sfumati di rosa carico o
addiritura rosso purpureo esternamente; il disco comprende fiori
ermafroditi, tubulosi, di colore giallo. I fiori periferici si inclinano e chiudono durante
la notte e con il tempo nuvoloso e si riaprono la mattina e quando riappare il sole.
I frutti sono piccoli acheni di forma ovale, senza pappo.
Tipo corologico: Circumbor. - Zone fredde e temperato-fredde dell'Europa, Asia e
Nordamerica.
Europ. - Areale europeo.
Europ.-Caucas. - Europa e Caucaso.
Antesi: Questa specie raggiunge la massima fioritura in primavera, ma fiorisce tutto
l'anno da gennaio a dicembre, con una breve pausa estiva.
Distribuzione in Italia: Presente in tutto il territorio, isole comprese.
Habitat: Molto comune, la si trova nei prati, negli incolti e in genere nei luoghi
calpestati. La disposizione della rosetta, appressata al suolo, evita che sia brucata dal
bestiame e che sia falciata, questo permette il propagarsi della Pratolina in fitte ed
estese colonie, impedendo lo svilupparsi dell'altra vegetazione erbacea. 0 ÷2.000 m
s.l.m.
Note di Sistematica: Specie congeneri presenti nel nostro territorio:
Bellis annua L. subsp annua - Pratolina annuale, che si distingue per fusti che in
basso sono fogliosi e talora ramosi.
Bellis margaritifolia Huter & al. - Pratolina calabrese, che si distingue per foglie con
lamina obovato-subrotonda con base ristretta nel picciolo e per squame ottuse.
Bellis pusilla (N.Terracc.) Pignatti - Pratolina nivale, che si distingue per essere specie
di dimensioni ridotte 2÷7 cm, foglie pubescenti su entrambe le pagine, fusti puberoli
in alto.
Bellis sylvestris Cirillo - Pratolina autunnale, che si distingue per essere specie di
notevoli dimensioni 10÷30 cm, foglie con lamina oblanceolata a 3÷5 nervi sporgenti,
progressivamente ristrette nel picciolo strettamente alato; squame acute.
In Bellis perennis L. è inclusa la forma che un tempo era indicata come Bellis
hybrida Ten.
Etimologia: Il nome del genere deriva dal latino "béllus" = bello, ad indicare una
pianta graziosa; il nome specifico "perennis" attraverso gli anni" indica la longevità,
ma potrebbe indicare, come mi suggerisce un amico, anche il protrarsi dell'antesi
praticamente per tutto l'anno; mentre il nome inglese, "daisy" parrebbe derivare
dalla contrazione del nome anglosassone "days eye", = occhio del giorno, per la
peculiarità del suo riaprirsi al sorgere del sole.
Proprietà ed utilizzi: Specie commestibile officinale
Costituenti principali: saponina, olio essenziale e grasso, tannini, sostanze amare,
inulina, mucillagini e cera.
Antico è l'uso della pratolina nella medicina tradizionale, un unguento era utilizzato
già ai tempi delle crociate come rimedio per i traumi e le ecchimosi.
Ritenuta un buon disintossicante, è pianta vulneraria, emolliente, detersiva, diuretica
e astringente.
Per uso esterno le foglie fresche, applicate direttamente, venivano usate sin dai
tempi antichi come cicatrizzante nel trattamento delle ferite e delle ulcere, per
l'acne, eczemi e nelle dermatosi in genere, nelle infiammazioni del cavo orale, per le
palpebre arrossate e per schiarire la pelle.
Per uso interno invece, i fiori hanno blanda proprietà lassativa, ma stimolano
soprattutto la diuresi e la sudorazione, agendo come disintossicante.
In cucina possono essere utilizzate le foglie raccolte prima della fioritura, in insalata
o per le zuppe, i capolini possono essere preparati sott'aceto.
Considerata a volte pianta infestante a causa del suo sviluppo tapezzante, è specie di
grande ornamento per i tappeti erbosi.
Curiosità: I fiori della pratolina sopportano senza danno, temperature molto rigide,
in condizioni di aria secca anche sino -15 gradi.
Nel linguaggio dei fiori evoca innocenza, grazia, bontà, ma dice anche "prendo
tempo", "ci penserò", è il fiore di chi ama temporeggiare.
Nel medioevo le si attribuivano facoltà profetiche in amore, probabilmente da
questo deriva il famoso “m'ama non m'ama”.
Papaver rhoeas L.
Sp. Pl.: 507 (1753)
Papaveraceae
Rosolaccio, Papavero comune, Papavero erratico, Serchione, Red poppy, Coquelicot,
Klatschmohn
Forma Biologica: T scap - Terofite scapose. Piante annue con asse fiorale allungato,
spesso privo di foglie.
Descrizione: Pianta annua, erbacea, con radice bianca a fittone; fusti eretti, ramificati
e setolosi, ricoperti di peli lunghi e patenti . Altezza 20÷80 cm.
Le foglie sono dotate di peli segosi e morbidi, quelle basali a rosetta sono
pennatopartite con i segmenti lanceolati o ellittici e margine dentato, con apice
acuto e base lungamente picciolata, le foglie cauline sono più semplici e sessili.
I fiori solitari, sbocciano all'apice di lunghi peduncoli coperti di peli patenti, sono
inodori, larghi 5÷7 cm, con iboccioli penduli prima della fioritura.
Il calice è composto da 2 sepali setolosi, caduchi; la corolla ha 4 petali tondeggianti
anch'essi molto effimeri (durano un giorno o poco più) di colore rosso vivo,
macchiati alla base di nero. Numerosi stami di colore nerastro.
I frutti sono capsule ovali glabre, sormontatae da uno stigma piatto, contenente
numerosi piccoli semi, reniformi, grigiastri e reticolati che, a maturità escono dalle
aperture poste sotto lo stigma. Ogni pianta produce mediamente da 10.000 a 20.000
semi che rimangono vitali nel terreno fino a 40 anni.
Tutta la pianta emette un forte odore e produce un succo lattiginoso bianco e acre.
Tipo corologico: E-Medit. - Mediterraneo centrale.
Euri-Medit. - Entità con areale centrato sulle coste mediterranee, ma con
prolungamenti verso nord e verso est (area della Vite).
Antesi: aprile÷luglio ma anche settembre÷ottobre
Distribuzione in Italia: Presente in tutte le regioni.
Habitat: Specie sinantropica presente nei campi, negli incolti secchi e negli ambienti
ruderali, ai bordi di strade e ferrovie; infestante dei cereali e delle colture. 0÷1.900 m
s.l.m.
Note di Sistematica: Oltrea alla subsp. nominale, sopra descritta, nel nostro territorio
è presente:
Papaver rhoeas subsp. strigosum (Boenn.) Pignatti, che si distingue per fusti (in alto)
e peduncoli con peli appressati; petali senza chiazza nera.
Note, possibili confusioni: Papaver apulum Ten. - Papavero pugliese, che si distingue
per petali scarlatto-rosei con macula scura
basale; capsula poricida clavata pelosa, simile a P. hybridum ma più minuta.
Papaver dubium L. - Papavero clavato, che si distingue per petali scarlatti ed antere
violette; capsula clavata-allungata, attenuta alla base e liscia.
Papaver hybridum L. - Papavero spinoso, che si distingue per petali rosso-violacei con
macula scura basale, antere azzurro-violacee; calice irsuto; capsula elissoidale
coperta da ispidi peli.
Papaver pinnatifidum Moris - Papavero pennatifido, che si distingue per foglie basali
bipennatosette, fiore con antere gialle o giallo brune, capsula cilindrico-conica.
Papaver setigerum DC. - Papavero setoloso che si distingue per essere pianta minuta
simile a P. somniferum ma con cerosità fogliare meno evidente, lamina + stretta e
lobi acuti con setola terminale; petali violetto-rosati con macula scura basale.
Papaver somniferum L. - Papavero da oppio, che si distingue per essere pianta
subglabra, con fusti glauchi; foglie cerose, ovali-allungate, profondamente dentate,
quelle superiori amplessicauli; fiore di grandi dimensioni con petali ondulati dal
violetto al bianco, sovente policromi, con chiazza scura alla base; capsula subsferica
ovoidale, liscia con scanalature visibili.
Etimologia: Il nome del genere è affine all'arabo "papámbele" e al sanscrito
"papavara" = succo pernicioso, ma più comunemente si ritiene derivi dal latino
"papaver", che a sua volta proveniva dal celtico "papa" = pappa per i
bambini, evidenzia come, probabilmente in passato fosse unito ai cibi, in particolare
quelli dei bambini per conciliarne il sonno. Il nome specifico deriva dal greco deriva
dal greco "rheo"= scorrer via, indica i petali presto caduchi, che scorron, ad ogni
soffio di vento oppure da da "róia" = melograno: per il colore rosso
Proprietà ed utilizzi: Specie commestibile officinale
Erba dolciastra, astringente, sedativa, ad azione analgesica, antispastica,
antinfiammatoria, espettorate.
Contiene l’alcaloide readina, ed alri alcaloidi ancora in fase di studio, resine,
mucillagine e sostanze coloranti, la presenza di morfina e acido meconico (presente
nell’oppio) non è ancora ben confermata.
Con gli infusi di petali si ottengono dei blandi sedativi, calmanti per la tosse ed
espettoranti.
Veniva usato in passato, come rimedio contro la gotta e il fuoco di S. Antonio.
Contro il mal di denti, si usavano compresse imbevute d'infuso che veniva anche
usato per massaggiare la pelle arrossata o contro le rughe.
Dai petali è possibile ottenere una tintura rossa per la presenza di antociani rosso
vivo; tintura che veniva in passato utilizzata dalle donne per truccare labbra e
guance.
Dai semi è possibile estrarre un olio con buone qualità dietetiche e ottimo come
lenitivo ed emolliente; essiccati sono comunemente utilizzati nella panificazione e
nella confezione di dolci.
Le tenere rosette delle foglie primaverili possono essere consumate in insalata,
preferibilmente con altre erbe; sempre in miscuglio con altre erbe possono essere
utilizzate per preparare torte salate, sformati o ripieni, oppure prima lessate e poi
passate in padella con burro, aglio olio e peperoncino.
Curiosità: Fra i giochi poveri del passato, ricordo i “timbri” che si ottenevano
premendo sulla fronte gli stimmi delle capsule fresche e le “bamboline” preparate
dischiudendo i boccioli e tirando un poco fuori i petali raggrinziti, acconciandoli in
modo da ottenere un vestitino.
Papaver rhoeas nel mondo anglossassone, è tradizionalmente dedicato alla memoria
delle vittime della prima e della seconda guerra mondiale. In Inghilterra
nell'Armistice day, è usanza portare un papavero rosso all'occhiello.
"Gli alti papaveri della politica" ma anche "Un grosso papavero gli ha procurato
quella carica... " sono frasi ancor oggi ricorrenti. Interessante è sapere che fu
Tarquinio il Superbo, re di Roma, che per mostrare al figlio, come impossessarsi di
Gabi (antica città del lazio), fece abbattere con un bastone i papaveri più alti del suo
giardino, mostrandogli con un'immagine simbolica, che si dovevano prima di tutto
eliminare i cittadini più autorevoli; a dare origine a questo modo di dire.
Lo schiocco del suo petalo posto sul pugno della mano e colpito con il palmo
dell'altra mano era, nella tradizione popolare una prova della fedeltà e dell'amore
ricambiato.
Nel linguaggio dei fiori invece il papavero simboleggia l'orgoglio sopito.
Plantago lanceolata L.
Sp. Pl.: 113 (1753)
Plantago maritima Godr.
Plantaginaceae
Piantaggine femmina, Piantaggine lanciuola, Arnoglossa, Cinquenervi, Mestolaccio,
Piantaggine minore, Lingua di cane, Lanciola, Petacciola, Pio quinto, Erba di
S.Antonio, Erba pitocchina, Scontamano, Piantana.
Forma Biologica: H ros - Emicriptofite rosulate. Piante perennanti per mezzo di
gemme poste a livello del terreno e con foglie disposte in rosetta basale.
Descrizione: Pianta perenne, erbacea, specie estrememente polimorfa, con breve e
grosso rizoma fibroso e con radici fascicolate, altezza 20÷50 cm.
Le foglie in rosetta basale, sono lunghe, diritte, lanceolate, a margine intero o
dentato, munite di un breve picciolo, solitamente glabre, ma talora molto pelose.
I lembi fogliari sono percorsi da 5 nervature principali parallele, ben marcate.
All'altezza delle foglie basali spuntano scapi fiorali, coperti di peli irti, afilli, con 5
striature longitudinali, terminano con una spiga ovale o conica, formata da
numerosissimi di fiori strettamente appressati l'uno all'altro.
I fiori si sviluppano all'altezza delle brattee membranose brune. Il calice è composto
di 2 sepali liberi e di 2 saldati, che sono diritti con una nervatura centrale verde.
La corolla è tubolare e in forma di imbuto, divisa in lobi lanceolati brunastri. I
4 stami sono dotati di lunghi filetti e di antere prima gialle, poi aranciate, che
oltrepassano la corolla biancastra.
L'aspetto più evidente dell'infiorescenza sono in realtà gli stami, lunghi e vibranti,
che formano una coroncina che si sposta progressivamente verso l'apice
dell'infiorescenza con il progredire della fioritura. Questa peculiarità, come tutto ciò
che avviene in natura, non è casuale: gli stami sono lunghi e vibranti perché
l'impollinazione è anemogama, avviene cioè tramite il vento.
I frutti sono capsule a deiscenza trasversale, dette pissidi, ovali, minuscole e brune,
che contengono 1÷2semi lucidi con la faccia interna concava.
Tipo corologico: Cosmop. - In tutte le zone del mondo, senza lacune importanti.
Eurasiat. - Eurasiatiche in senso stretto, dall'Europa al Giappone.
Antesi: Maggio÷Luglio (Marzo÷Ottobre)
Distribuzione in Italia: Presente in tutto il territorio
Habitat: Specie rustica, ubiquitaria, generalmente sinantropica, che si adatta a quasi
tutti i climi e i suoli. Presente nei prati e nei pascoli, negli incolti, nelle macerie, nei
bordi stradali e negli orti. 0÷2.000 m s.l.m.
Note di Sistematica: Questo genere cosmopolita annovera circa 270 specie di
annuali, biennali e perenni.
Note, possibili confusioni: Specie simile è Plantago argentea Chaix -Piantaggine
argentea, pianta decisamente montana, con radici secondarie ingrossate; foglie
pubescenti con peli appressati, quasi vellutate; spiga ovale; sepali posteriori ottusi;
lobi della corolla e antere bianco-argentati.
Etimologia: Il nome della famiglia e del genere, pare sia dato dalla caratteristica
forma delle foglie di alcune specie, simili alla pianta del piede; per alcuni deriva dal
latino "planta" e "agere" = pianta che fa crescere altre erbe. Il nome specifico si
riferisce alla caratteristica forma lanceolata delle foglie.
Proprietà ed utilizzi: Specie commestibile officinale
Costituenti principali: mucillagini, tannini, glicoside aucubina, vitamina C, acido
silicico.
Pianta antibatterica, espettorante, emostatica, astringente, oftalmica, lenitiva,
lassativa, emolliente.
I semi contengono sino al 30% di mucillagine che gonfiandosi nell'intestino, agisce da
lassativo decongestionando le mucose irritate; un glucoside, l'anacubina, che stimola
la secrezione di acido urico; sostanze battericide, flavonoidi, tannino, vitamine A C K,
pectine.
Se ne fanno infusi, succhi, decotti. Se ingerita in quantità elevata può provocare
stitichezza.
Indicata nelle affezioni delle vie respiratorie, nella cura delle affezioni del cavo orale
e della gola, nei disturbi gastrici, in caso di punture d'insetti, in caso di congiuntivite,
ulcere, ferite e bruciature.
Questa pianta è utilizzata e coltivata dall'industria farmaceutica per preparare
sciroppi contro la tosse.
Per uso esterno, l'infusione, ma anche le foglie fresche debitamente triturate,
possono essere impiegate per preparare compresse per le piaghe che cicatrizzano
con difficoltà.
Il succo può essere impiegato nella preparazione di caramelle efficaci in caso di
tosse, fresco è utile se applicato sulle punture delle api.
Gli estratti acquosi hanno proprietà idratanti cutanee, si impiegano in maschere e
crema per reidratare le pelli secche e parzialmente disidratate.
I semi della pianta sono molto ricercati dagli uccelli, chi ne ha in gabbia, può dare
loro da mangiare le spighe.
Le foglie giovani, possono essere utilizzate in minima quantità in insalata, nella
preparazione di zuppe, oppure cotte come gli spinaci.
Dalla pianta si possono ricavare: amido, fibre e coloranti e concianti.
Come foraggio invece, non è di gran profitto in quanto come tutte le piantaggini,
seccando, si polverizza.
Curiosità: La Piantaggine che in passato era anche detta "Erba di Marte", faceva
parte del gruppo delle cosidette piante "magiche" (insieme a Giusquiamo,
Belladonna, Mandragora, ecc.) e considerate in stretto rapporto con l'astrologia. Nel
"Volo dei sette Ibis", ad esempio, troviamo la Piantaggine fra le piante magiche
dominate dal volo di Marte e perciò legata ai segni dell'Ariete e dello Scorpione.
La pianta, era nel passato, utilizzata da persone appartenenti a questi segni zodiacali
che soffrivano di malattie e disturbi negli apparati genitali e proprio allo stretto
legame che le veniva attribuito con il pianeta Marte, la si riteneva efficace nella cura
delle ferite e nel migliorare la circolazione.
Il suggestivo nome inglese della Plantago,“white man's foot”= piede dell'uomo
bianco, allude ai semi della pianta, che sono stati diffusi ovunque in epoca coloniale,
trasportati dagli europei nei risvolti dei pantaloni.
P.lanceolata risulta presente sin da quando le foreste cominciarono ad essere
ebbattute dai contadini dell'Età della pietra circa 5.000 anni fa. Da analisi compiute
sul polline trovato in torbiere e sedimenti lacustri è stato riscontrato come la pianta
fiorisse abbondantemente sin da allora.
La Piantaggine può risultare talvolta infestante, infatti la capacità di ricacciare
numerosi nuovi getti dalla rosetta basale, le permette di sopravvivere al calpestio del
bestiame nei pascoli e alla falciatura dei prati.
Nelle zone in cui si coltivano i meli, è stato osservato che a primavera, P.
lanceolata ospita Disaphis plantaginea l'afide grigio del melo, che su questa pianta
compie una parte del suo ciclo vitale, per tornare sui meli in autunno.
Chenopodium bonus-henricus L.
Sinonimi: Chenopodium esculentum Salisb., Chenopodium spinaciifolium Stokes
Famiglia: Chenopodiacee
Nomi volgari: erba sana, rapa, spinaccio selvatico, tutta buona, caltri, colubrina,
chigni, colubrina.
Etimologia: Il nome Chenopodium deriva dal greco chen = oca e podion = piede col
signifocato di "piede d'oca", con allusione alla forma delle foglie, mentre Enrico è il
dio della casa, in riferimento alla crescita della pianta nei pressi delle abitazioni.
Si potrebbe riferire anche alla leggenda del "Povero Enrico" che, affetto da lebbra,
sarebbe stato guarito da questa pianta, assai comune nei prati e pascoli montani, e
molto conosciuta dalle popolazioni alpine. Ma potrebbe essere anche dedicato in
onore di Enrico IV, protettore dei botanici, per il successo che questa pianta ebbe
durante il suo regno.
Morfologia:
Pianta erbacea perenne alta eretta, alta 30-75 cm, dotata di uno spesso rizoma ed un
fusto biondo. Tutta la pianta ha un aspetto farinoso e colloso dovuto alla presenza di
numerosi peli vescicolosi.
Le foglie basali sono dotate di un lungo picciolo, sono cuneiformi ed astate alla base
con margine intero leggermente ondulato. Di colore verde scuro nella pagina
superiore e chiare e farinose in quella inferiore.
Infiorescenza a spiga senza foglie, a volte reflessa posta all’apice del fusto, formata
da piccoli fiori bruno-verdastri a 5 sepali e stami.
Semi neri e lucenti.
Distribuzione – Habitat – fioritura
Pianta diffusa in tutta l’ Europa a nord fino alla Norvegia, è presente anche in Siberia
e nell’America del Nord. Vegeta tra le macerie, immondezzai, lungo i recinti, nei
pressi delle abitazioni, delle malghe, dalla zona collinare alla montagna fino a oltre
2000 m.
Fiorisce da Maggio ad Agosto.
Proprietà ed usi:
per l'alto contenuto di ferro e altri sali e vitamine, è un ottimo demineralizzante ed è
quindi un buon ricostituente, antianemico, lassativo e depurativo, però per il suo
contenuto di acido ossalico è sconsigliato il consumo ai sofferenti di calcoli, artrite e
reumatismi.
Le sue foglie per il loro effetto emolliente sono indicate per far maturare foruncoli e
ascessi e cotte brevemente in olio di oliva per impacchi su scottature e piaghe.
In cucina:
si possono usare le foglie giovani crude condite con olio, pepe, succo di limone e con
aggiunta di gherigli di noci formano un’ottima insalata.
Le foglie in estate lessate brevemente in acqua salata, si prestano agli stessi usi degli
spinaci, particolarmente pregiati nei ripieni, ma anche nel minestrone, al burro, nelle
frittate.
I getti fiorali si possono consumare come gli asparagi.
Gli spinaci selvatici ('peruc') sono molto buoni per la preparazione di particolari
gnocchi che fanno in Valcamonica.
Tanacetum parthenium (L.) Sch. Bip.
Basionimo: Matricaria parthenium L. - Sp. Pl.: 890 (1753)
Altri sinonimi: Chrysanthemum parthenium (L.) Bernh., Leucanthemum
parthenium (L.) Gren. & Godr., Pyrethrum parthenium (L.) Sm.
Asteraceae
Erba amara vera, Amareggiola, matricale, amareggiola, amarella, tanaceto partenio
Forma Biologica: H scap - Emicriptofite scapose. Piante perennanti per mezzo di
gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.
Descrizione: Pianta erbacea perenne glabrescente dal caratteristico odore di piretro,
alta 30 - 80 cm e con radice fittonante.
Fusto eretto con striature rossastre, pubescente, con rami che si diramano nella
parte superiore formando un corimbo lasso.
Foglie alterne, bipennatosette, le basali precocemente caduche, quelle caulinari
inferiori munite di picciolo di 2-4 cm e lamina di 3-4 x 6-9 cm e divise in 5-11
segmenti profondamente pennato-partiti e con denti marginali e ottusi.
Fiori posti su capolini vistosi (Ø 1 cm) con involucro di squame angolose sul dorso e
muniti di peduncolo di 2-4 cm .
Fiori bianchi, ligule lineari di 5 -10 mm con venature longitudinali e con apice tronco
bi-trifido. Involucro appiattito con brattee aventi bordo scarioso. Squame acute e
completamente erbacee. Fiori del disco tubolari e gialli.
Acheni di 1,5 mm con 5-6 coste chiare e sormontati da una coroncina dentata di 0,2 0,3 mm
Tipo corologico: Eurasiat. - Eurasiatiche in senso stretto, dall'Europa al Giappone.
Asiatica - Pianta del continente asiatico.
Antesi: Aprile - Settembre
Habitat: Muri e ruderi, terreni fertili, lungo siepi da 0 a 1500 m s.l.m.
Etimologia: Dall'alterazione del termine "Athanasia"= "immortale", forse per il suo
fiore, che si conserva a lungo senza appassire.
L'epiteto della specie deriva dall'antica denominazione, già usata da Ippocrate, per
indicare una pianta in grado di curare le ferite. Anche Dioscoride cita
il Parthenium ma, non sappiamo quale pianta indicasse. Il termine comunque,
ricorda il Partenone e secondo Plinio questa pianta, fu usata per guarire "Vernulo"
grande architetto poi morto cadendo dall'impalcatura del tempio.
Altra ipotesi è che il termine risulta legato al nome di una vergine che in greco si
chiamava "Parthenòs".
Proprietà ed utilizzi: Specie commestibile officinale
Si utilizzano le foglie, raccolte in giugno-luglio, fresche o essiccate all'ombra. I
capolini raccolti tra luglio e settembre si possono utilizzare al posto della camomilla;
gli stessi se essiccati e ridotti in polvere, possono essere utilizzati come insetticida, in
quanto contengono piretro.
Nella medicina popolare veniva utilizzata contro la malaria, il raffreddore, il catarro.
Era anche usata contro i disturbi nervosi causati dall'isterismo post-parto (disturbo
collegato alle donne e messo in rapporto con l'utero, da qui il
termine"isterectomia"="asportazione dell'utero".
La pianta, veniva anche utilizzata contro le convulsioni e anche per calmare i bambini
irrequieti. Più di recente si è dimostrata efficace contro il mal di testa in generale,
l'emicrania in modo specifico e anche per curare gonfiori, contusioni ed ecchimosi. Il
gusto amaro sembra che eserciti un effetto benefico sul fegato e l'apparato
digerente.
Curiosità: Anticamente, la pianta, veniva anche chiamata "bottone dello scapolo"
perchè i giovani tenevano in tasca il suo fiore, specialmente quando iniziavano il
corteggiamento di una ragazza.
Venne chiamato piretro (fuoco) per il sapore piccante della radice.
Sambucus nigra L.
Sp. Pl.: 269 (1753)
Adoxaceae
Sambuco nero, Sambuco comune, Sambuco nostrale, Grand sureau, Almindelig hyld,
Black elder, Schwarzer Holunder, Fläder.
Forma Biologica: P caesp - Fanerofite cespugliose. Piante legnose con portamento
cespuglioso.
Descrizione: Albero, ma più spesso arbusto, alto fino a 10 m, con chioma espansa,
densa e globosa; iltronco è eretto e molto ramificato fin dal basso, sinuoso e spesso
biforcato; i rami sono opposti ad andamento arcuato e ricadente.
Il tronco è abbastanza contorto, nodoso e irregolare, la corteccia è grigio brunastra,
rugosa e profondamente fessurata; quella dei rami è grigio chiaro liscia e cosparsa di
lenticelle longitudinali brunastre.
Caratteristica della sezione dei rami e del tronco è il midollo centrale bianco, soffice
ed elastico, costituito da cellule sferiche dalla sottile parete di cellulosa. Le radici
dotate di attività pollonante molte intensa, decorrono in superfcie.
Le gemme sono opposte, ovali e appuntite, ricoperte alla base da scaglie rossomarrone da cui emergono i germogli delle foglie.
Le foglie sono picciolate, opposte, decidue lunghe 20÷30 cm, constipole ovate o
tondeggianti (1 cm), acute all'apice. La lamina è imparipennata, composta da 5÷7
segmenti ovati ad apice acuminato e margine dentato con nervature secondarie
evidenti, sono di colore di colore verde-brillante. Emanano, se stropicciate, un odore
sgradevole.
I piccoli fiori, sono riuniti in infiorescenze peduncolate, ombrelliformi che possono
raggiungere il Ø di 20 cm, prima eretti, poi reclinati; hanno calice corto e
campanulato;corolla arrotondata composta da 5 petali color bianco avorio, talvolta
rossastri, ovali; i fiori laterali sono sessili, i terminali peduncolati. Gli stami intercalati
ai petali, sono 5 con antere sporgenti gialle; gineceo con ovario triloculare a logge
uniovulate portanti unostimma sessile diviso in 3÷5 lobi. Sono molto profumati.
I frutti sono piccole drupe globose, prima verdi poi viola-nerastre, lucide e succose a
maturità, contengono contengono 2÷5 semi ovali e bruni, raggruppate in
infruttescenze pendule, su peduncoli rossastri.
Tipo corologico: Europ. - Areale europeo.
Europ.-Caucas. - Europa e Caucaso.
Antesi: aprile÷giugno
Habitat: Nelle radure, al margine dei boschi umidi,scarpate, lungo i muri e sulle
macerie. Occupa rapidamente ed aggressivamente tutti gli spazi lasciati liberi nelle
schiarite, nelle radure, al margine dei boschi, inserendosi come "infestante" negli
ambienti più antropizzati ed urbanizzati. Preferisce suoli freschi e ricchi di nutrienti e
di materia organica decomposta. Dal piano sino a 1.400 m s.l.m.
Note, possibili confusioni: Specie simili sono:
Sambucus racemosa L. - Sambuco rosso, che si distingue per segmenti fogliari più
stretti, pannocchie con fiori giallognoli, quasi inodori e infruttescenze di colore rosso.
Sambucus ebulus L. - Lebbio, che si distingue per essere un'erba gigante comune
lungo le strade e gli argini in tutta l'area submediterranea, ha segmenti fogliari
lanceolati verde scuro nella pagina superiore, chiari e pelosi nell apagina inferiore;
fiori candidi, in cime corimbose erette, antere rosso violacee; drupe piriformi nere e
lucide.
Etimologia: Il nome del genere pare derivi dal greco” Sambike”, strumento musicale
che si fabbricava coi rami del sambuco svuotati del midollo, oppure dal latino
"sambuca", che è dal greco "sambýk?", a sua volta di origine orientale, nome in
origine proprio di uno strumento musicale a corde, che indicò in seguito degli
strumenti a fiato; il nome specifico dal latino "niger" = nero, fa riferimento al colore
delle drupe.
Proprietà ed utilizzi: Specie commestibile officinale
Pianta emolliente, sudorifera, diaforetica, lassativa, diuretica, impiegata nelle
melattie da raffreddamento, nelle cistiti e nelle nevralgie.
Se ne conoscono praticamente da sempre, le proprietà medicinali, anzi nella
medicina tradizionale era considerato una vera panacea.
I frutti maturi sono depurativi e lassativi, contengono vitamina A e C; il succo è da
sempre impiegato nella cura delle nevralgie e dei crampi allo stomaco.
Le mucillagini hanno una azione emolliente ed i flavonoidi una azione
disinfiammante e diuretica.
La corteccia può essere impiegata per i reumatismi e nelle infiammazioni della
vescica, nella ritenzione di liquidi in genere.
Un pizzico di foglie secche polverizzate può servire a fermare il sangue dal naso.
Per uso interno i fiori possono esser usati per combattere la bronchite, la febbre, la
costipazione. Per uso esterno i fiori hanno attività astringente e lenitiva sulla pelle,
possono essere impiegati sui fruncoli, sulle scottature e in caso di emorroidi.
Con i principi estratti da questi fiori, si producono lozioni astringenti,
decongestionanti ed emollienti, utili a normalizzare la secrezione sebacea,
bagnoschiuma, emulsioni e maschere per pelli impure e grasse.
Il succo ricavato dai frutti può essere impiegato per tingere le fibre naturali, nelle
varie tonalità del viola, un tempo era impiegato come sostanza colorante per il cuoio
e fino a qualche decennio fa, si utilizzava per ricavarne inchiostro; dalle foglie è
possibile ricavare un colorante verde e nero dalla corteccia.
I frutti ben maturi, possono essere mangiati, ma in genere vengono usati per la
confezione di marmellate e sciroppi.
I fiori freschi, fritti in pastella e poi passati nello zucchero, sono un ottimo dolce,
ottimi anche nelle insalate, nelle frittate e nelle macedonie.
I fiori secchi possono essere usati per aromatizzare bevande alcoliche, amari, il vino
bianco e l'aceto: l'odore si trasforma in lieve e piacevole aroma.
Le infiorescenze lasciate leggermente appassire, vengono aggiunte al mosto per
aromatizzare e favorire la spumantizzazione; in Lombardia si usano per preparare un
dolce caratteristico, la panigada o pan mèi.
La bevanda più famosa prodotta con le bacche di Sambuco è la “sambuca romana”,
qualcuno produce anche il vino, pare sia ottimo.
Attenzione: i frutti immaturi possono determinare fenomeni di intossicazione, per la
presenza di glicosidi cianogenetici, con bruciore e senso di raschiamento alla gola,
vomito e diarrea, mal di testa, difficoltà di respiro e crampi.
I frutti rappresentano un importante alimento per numerose specie di uccelli. Il
legno è da sempre conosciuto, come materia prima per immanicare badili ed altri
attrezzi agricoli, mentre i giovani rami privati del midollo, hanno fornito a
generazioni di bambini più poveri di quelli d'oggi, ma ricchi di fantasia, cerbottane e
fischietti sonori .
Il midollo di Sambuco, oggi è stato sostituito da materiali sintetici, ma sino a non
molti anni fa , veniva impiegato nella strumentazione di laboratorio: in fisica,
miscroscopia e in modellistica
La sua estrema rusticità lo fa apprezzare per qualsiasi intervento di ricostituzione
vegetale di terreni spogli o degradati.
Curiosità: Resti di bacche di Sambuco, sono stati ritrovati in insediamenti del
neolitico.
E' una pianta dal duplice simbolismo, nella tradizione cristiana veniva usato nei riti
funerari, come viatico per il viaggio verso l'aldilà, nella tradizione pagana invece,
come protettrice della casa e del bestiame.
Al sambuco in passato si attribuivano poteri magici, contro i demoni e le streghe.
In Tirolo il Sambuco veniva detto “farmacia degli dei” e la tradizione contadina
imponeva di inchinarsi 7 volte davanti alla pianta, tante quante i doni che si ricavano
da esso.
Intorno alle fortezze, ai monasteri e ai masi di montagna si piantavano sambuchi
ritenendo che proteggessero le case il bestiame e gli abitanti da serpi, mali e malie
In Sicilia si credeva che il bastone di Sambuco colpisse a morte le serpi e respingesse
i ladri..
Si diceva inoltre, che i ferri dei cavalli strofinati con le sue foglie non arrugginissero.
Melle leggende germaniche il flauto magico era un ramoscello di sambuco svuotato
del midollo, che si doveva tagliare in un luogo dove non si potesse sentire il canto del
gallo che, lo avrebbe reso roco.
Sempre per quanto attiene alle credenze popolari, si pensava che con il suono di un
flauto ricavato da un ramo di sambuco, ci si potesse proteggere dai sortilegi e dai
malefici, così come nel “Flauto magico “ di Mozart.
Il Sambuco aveva anche proprietà divinatorie: se in estate i suoi fiori erano gialloo,
meglio ancora di color ruggine, annunciava un nuovo figlio: l'infiorescenza sottile
indicava un anno di siccità, una robusta annunciava un buon raccolto.
Nel calendario arboreo dei Celti il Sambuco rappresenta il 13° mese lunare che si
conclude nei giorni del solstizio invernale poichè esso conserva i frutti sino a
dicembre; 13 è u numero che simboleggia il passaggio e la rigenerazione, che
comporta anche la morte nel perenne ciclo di rinnovamento. Anche nella tradizione
cristiana, anticamente, il Sambuco presiedeva ai riti dei morti: si poneva sul capo del
defunto una corona di fiori e foglie, o bacche o rami, secondo la stagione, come
viatico per l'Aldilà.
Sul tronco degli esemplari adulti cresce l'Auricularia auricula-judæ (Fr.) Quèl. Orecchietta di Giuda, un micete molto apprezzato nei paesi orientali.
Ortica
(Urtica spp.)
Caratteristiche generali
Il genere Ortica appartiene alla famiglia delle Urticaceae e raggruppa piante erbacee
annuali o perenni, alte dai 50 ai 150 cm che nascono spontanee ovunque (è una
pianta praticamente cosmopolita) fino a circa 2500 m s.l.m. soprattutto vicino alle
case dove ci sono detriti di sostanze organiche, vale a dire terreni molto azotati.
La radice è rizomatosa, strisciante, provvista di numerose radichette. Il fusto è eretto
a sezione quadrangolare.
Le foglie sono ovali-cuoriformi, opposte, provviste di picciolo con i margini dentati e
ricoperte da numerosi peli urticanti.
I fiori sono piccoli e poco appariscenti, di colore verdastro, riuniti in lunghe spighette
che compaiono da giugno ad ottobre.
Il frutto è un achenio che contiene un solo seme.
Tutta la pianta è ricoperta da una fitta peluria urticante.
Dell'ortica esistono numerose specie tra le quali ricordiamo le più importanti:
URTICA DIOICA
L'Urtica dioica, pianta perenne, come dice il nome stesso è una pianta dioica vale a
dire che ci sono piante che portano solo fiori femminili e piante che portano solo
fiori maschili. A prima vista si riconoscono facilmente in quanto nelle "piante
femminili" i fiori sono riuniti in spighe pendule mentre nelle "piante maschili" i fiori
sono riuniti in spighe erette (oltre ovviamente ai diversi organi di riproduzione
facilmente riconoscibili).
URTICA URENS
L'Urtica urens ha le stesse caratteristiche del genere. A differenza dll'Ortica dioica è
una pianta annuale, è di dimensioni inferiori ed è monoica vale a dire che porta nello
stesso individuo sia fiori femminili che fiori maschili ed è molto più urticante.
Esiste una specie chiamata Ortica bianca che in realtà non è un'ortica anche se
viene spesso scambiata per essa. Si tratta del LAMIUM ALBUM, appartenente alla
famiglia delle Labiatae e che si riconosce molto facilmente in quanto possiede i fiori
bianchi caratteristici della famiglia con il grande petalo superiore a forma di
barchetta capovolta e per il colore verde chiarissimo delle foglie. L'Ortica bianca pur
essendo una pianta ricoperta di peli, non è urticante e non possiede le proprietà
terapeutiche del genere Urtica anzi se ne sconsiglia l'uso in quanto pare che
contenga amine.
Proprietà
L'ortica è tra le piante selvatiche sicuramente la più apprezzata. Sia l'Urtica dioica
che l'Urtica urens sono utilizzate per le loro proprietà.
E' una pianta ricca di vitamina C, clorofilla, sali minerali (silicio, ferro, calcio,
manganese e potassio), carotene, acido formico, acido gallico, acido folico, tannino,
istamina, acetilcolina.
Grazie ai suoi componenti l'ortica è una pianta emostatica, antireumatica,
cicatrizzante, vasocostrittrice e antiflogistica.
Parti utilizzate della pianta
Dell'ortica si utilizzano tutte le parti della pianta, finchè è giovane, eccetto i semi.
Le foglie possono essere raccolte tutto l'anno, meglio se in primavera - estate.
Il rizoma e le radici vanno raccolti in autunno.
Per raccogliere l'ortica bisogna munirsi di guanti in quanto i suoi peli urticanti
penetrano molto facilmente nella pelle dando una sensazione di prurito che però
scompare dopo pochi minuti senza ulteriori effetti collaterali. L'ortica perde le sue
capacità urticanti dopo circa 24 ore dalla raccolta o con la bollitura.
Dopo la raccolta tutte le parti della pianta di ortica vanno essiccate molto
rapidamente in luoghi caldi e bui in modo che perdano rapidamente l'acqua.
Come si utilizza
L'ortica può essere usata come decotto, come succo, come infuso, sciroppo o
semplicemente cruda come disintossicante, depuratore e tonico dell'organismo
aiutando ad eliminare gli acidi urici, nelle affezioni intestinali, per l'artrite, per
l'anemia. Ha inoltre un forte potere emostatico e antiemorragico e astringente
intestinale.
Utilizzando esternamente il succo fresco combatte la perdita dei capelli e rinforza il
cuoio capelluto. E' molto efficace in caso di seborrea, forfora, acne ed eczema.
Cataplasmi delle foglie di ortica sbollentate e tritate sono ottime per le irritazioni
cutanee e per le ferite in quanto ha un effetto cicatrizzante.
Combatte efficacemente la pelle grassa.
Previa bollitura viene usate per le minestre ed i risotti o le frittate. Si può utilizzare
come sostitutivo in tutte quelle pietanza che utilizzano spinaci perchè ha un gusto
astringente e leggermente acidulo, molto gradevole.
Dell'ortica non devono essere consumati o comunque utilizzati i semi.
Curiosità
Il nome ortica deriva dal latino "urere = bruciare" in riferimento ai suoi peli urticanti.
L'ortica essendo molto ricca di sali minerali e clorofilla è un ottimo fertilizzante per le
piante d'appartamento che potranno essere annaffiate con l'acqua nella quale sono
state lasciate a macerare per circa 7 gg delle foglie di ortica (500 gr per 5 litri
d'acqua).
In molte tradizioni popolari che si ritrovano in tutta l'Europa centrale, si crede che
una pianta di Ortica allontani i fulmini se gettate nel focolare.
In passato con l'ortica si usava flagellare le parti doloranti del corpo affette da dolori
reumatici perchè stimolava benefiche reazioni. Questo non deve stupire se si pensa
che i reumatismi vengono curati anche con la puntura delle api.
Altre credenze popolari sostengono che portare con se una pianta di ortica allontani
influssi negativi e quindi si sarebbe al riparo dai malefici.
L'Ortica, considerando la sua ricchezza di principi attivi è un'ottima pianta foraggera
per gli animali.
In passato dai fusti delle piante di Ortica si ricavavano fibre tessili praticamente
indistruttibili, simili alla canapa. Questa pratica è ancora diffusa in alcune
popolazioni della Siberia occidentale. Inoltre è un'ottimo colorante per i tessuti
delicati quali la lana: le foglie tingono di verde mentre le radici di giallo.
L'ortica, pur essendo considerata una pianta infestante, esplica numerosi effetti
benefici sulle piante che le sono vicine, in particolare verso le piante aromatiche
nelle quali fa aumentare il contenuto in oli essenziali.
L'Ortica ha anche un'azione insetticida: facendo macerare le foglie per circa 12 ore in
acqua si ottiene un buon aficida.
A livello industriale l'ortica viene utilizzata per estrarre la clorofilla della quale è
ricchissima.
AVVERTENZE
Se inavvertitamente si tocca qualunque parte della pianta di ortica, si ha una forte
sensazione di bruciore dovuta all'istamina, all'acetilcolina e all'acido formico tutte
sostanze contenute nei peli che appena vengono toccati si rompono iniettando le
sostanze urticanti.
E' meglio non sfregarsi ma aspettare qualche minuto ed il prurito passa da solo senza
ulteriori effetti collaterali. Si può però trovare immediato sollievo passando del
bicarbonato umido o del succo di acetosa.
Attenzione a non consumare i semi.
Matricaria chamomilla L.
Sp. Pl.: 891 (1753)
Chamomilla recutita (L.) Rausch, Matricaria recutita L.
Asteraceae
Camomilla comune, Capomilla, Camomilla, Matricaria nostrana, Antemide di
Boemia, Erba pomaria, German chamomile Bamabagella, Amarella, Camomille,
Camomille vraie, Common chamomile, Echter Kamille, Vellugtende kamille,
Kamilleblom.
Forma Biologica: T scap - Terofite scapose. Piante annue con asse fiorale allungato,
spesso privo di foglie.
Descrizione: Pianta annua, erbacea, dal gradevole profumo; la radice affusolata
sostiene un fusto eretto, sottile, spesso molto ramificato nella parte apicale, non
peloso; altezza 10÷50 cm.
Le foglie sono sessili, alterne a contorno lanceolato, 2÷3 volte pennatosette, di
colore verde chiaro, con segmenti ridotti a lacinie sottili, brevi ed appuntite.
I fiori portati da lunghi peduncoli, sono riuniti in capolini del Ø di 1,5÷ 2 cm,
presentano un involucro costituito da 12÷17 brattee verdi con margine bruno,
obovato-lanceolate, membranose, disposte secondo 1÷3 ordini, ed un ricettacolo di
forma emisferica o conica, glabro e cavo nella parte interna, il che conferisce al disco
interno una certa convessità, che si evidenzia quando i fiori del raggio, che sono
presto reflessi, si reclinano verso il basso.
I capolini sono costitutiti da fiori periferici, ligulati , bianchi femminili e da fiori del
disco tubulosi, gialli, ermafroditi che contengono 5 stami.
Le ligule di forma ovale allungata sono percorse da 4 nervature con 3 denti terminali,
al termine dell'antesi divengono reflesse. I fiori tubulosi presentano 5 stami saldati
alle antere a formare un tubo, all'interno del quale si erge il pistillo bifido.
Solo al microscopio è possibile evidenziare che sui fiori e sulle squame del calice,
sono presenti peli pluricellulari.
I frutti sono piccoli acheni ovoidali, con 3÷5 leggerissime costolature nella parte
concava, privi di pappo formanti una coroncina; racchiudono un unico seme, che non
aderisce al tegumento.
Tipo corologico: Subcosmop. - In quasi tutte le zone del mondo, ma con lacune
importanti: un continente, una zona climatica,...
Asiatica - Pianta del continente asiatico.
Antesi: maggio÷agosto
Distribuzione in Italia: Specie archeofita, esotica naturalizzata, presente in tutto il
territorio.
Habitat: Infestante delle colture dei cereali, presente negli incolti, lungo le strade,
presso le case o in discariche, negli orti.
Generalmente fra 0÷800 m, raramente sino a 1.500 m s.l.m.
Note di Sistematica: Specie congeneri presenti nel nostro territorio:
Matricaria aurea (Loefl.) Sch. Bip. - Camomilla aurea, che si distingue per fusti
ascendenti gracilissimi; foglie pennatosette, con segmenti dentati semplici e
punteggiate nella parte superiore, ricettacolo ovato. Altezza 10÷30 cm. Presente in
Sicilia.
Etimologia: Il nome del genere dal latino "matrix" = utero, per le sue proprietà
emmenagoghe, sebbene alcuni ritengano che derivi semplicemente da "mater" =
madre; il nome specifico dal greco "chamái" = a terra e per estensione piccolo o
nano e "mêlon" = pomo, quindi piccola mela, l'odore dei fiori ricorda vagamente
quello delle mele, come osserva Castore durante scrivendo che ha "un odor
soavissimo di mele appie"
Proprietà ed utilizzi: Specie commestibile officinale
Costituenti principali: olio essenziale contenente bisabobolo e camazulene
(responsabile del colore blu), flavonidi, idrossicumarine (tra cui l'umbelliferone),
mucillagini, tannini.
Erba amara, aromatica, sedativa, spasmolitica, antinfiammatoria, analgesica,
curativa. Ha azione benefica sulla digestione e stimolo il sistema immunitario.
Per uso interno in caso di mal di stomaco di origine nervosa, insonnia, chinetosi,
diturbi dei bambini, quali mal di denti, coliche convulsioni. Nessuno sapeva per
quale ragione la Camomilla fosse efficace nella prevenzione delle infezioni, fino a
quando alcuni ricercatori britannici scoprirono che l'erba stimola i globuli bianchi del
sitema immunitario che hanno il compito di combattere le infezioni. Un infuso è
dunque benefico in caso di rffreddore o d influenza.
Per uso esterno in caso di ferite, eritemi solari, scottature, emorroidi, mastite, e
ulcere agli arti inferiori.
Attenzione: la camomilla può avere effetti additivi quando associata a sedativi o ad
alcool e non andrebbe assolutamente assunta da chi presenti allergie verso i suoi
componenti o altre specie appartenenti alla famiglia delle Asteraceae ( Arnica,
Achillea etc.)
Altri usi: si aggiunge ai cosmetici come antiallergenico e ai preparati per capelli come
fissativo e schiarente.
Usata per aromatizzare vini e liquori tipo vermuth, la ritroviamo come aromatizzante
nelle confetture, nel chewing gum, nelle caramelle.
Piccoli sacchetti di fiori essiccati, ma anche bustine di camomilla già pronte, riposti
nei cassetti e negli armadi, allontanano tarme ed altri insetti dalla nostra biancheria.
Sempre i fiori essiccati in passato venivano usati come tabacco da pipa. Il suo infuso
è in grado di accellerare la decomposizione dei residui organici della cucina, infatti
mescolando il tutto con terra e infuso di camomilla si ottiene un ottimo fertilizzante
naturale.
Curiosità: In realtà quando si parla di Camomilla, occorre distinguere fra 2 piante:
Matricaria chamomilla L. (= Matricaria recutita L. ) - Camomilla comune o Tedesca
e Chamaemelum nobile (L.) All. (= Anthemis nobilis L.) - Camomilla romana o
Inglese.
Da entrambe si ottiene lo stesso olio essenziale di colore azzurrino, che si usa fin dai
tempi antichi per le proprietà curative. Hanno azione terapeutica ed indicazioni
cliniche analoghe anche se nell'insieme la camomilla romana presenta un'attività più
blanda; manifesta invece una maggiore azione emmenagoga. Sovente vengono
mescolate nei preparati per tisana usando 2 parti di Matricaria chamomilla e una di
Chamaemelum nobile; l'infuso di camomilla è meno amaro della tisana di camomilla
romana.
Nei fiori della Camomilla gli antichi egizi, vedevano l'mmagine del sole ed
utilizzavano la pianta nel trattamento delle sindormi febbrili, soprattutto della febbre
malarica.
Nell'imbottitura della mummia del faraono Ramsete II sono state rinvenute tracce di
polline di Camomilla, infilato con la probabile intenzione di di infondergli la forza e la
calma necessarie ad afforntare il viaggio nel regno dei morti.
Il medico greco Dioscoride e il naturalista romano Plinio, consigliavano la Camomilla
nel trattamento della cefalea e dei diturbi renali, epatici e vescicali. I medici
ayurvedici dell'antica India la impiegavano con applicazioni analoghe.
I popoli germanici usano la Camomilla da tempi antichissimi per curarei disordini
digestivi e per alleviare i dolori mestruali.
L'erborista inglese Culpeper la raccomandava per curare febbre, problemi digestivi,
dolori, itterizia, calcoli renali e per le proprietà emmenagoghe.
I medici eclettici americani del XIX secolo, raccomandavano impiastri di Camomilla
per accellerare la cicatrizzazione delle ferite, infusi per problemi digestivi, crampi
mestruali e per tutti i problemi connessi al parto.
Invece Chabrol de Volvic, prefetto napoleonico, nelle sue "Statistiche" risalenti ai
primi anni del XIX seecolo, cita la Camomilla tra le piante nocive che causano gravi
danni alla coltura del grano.
Oltralpe la Camomilla è così popolare, che molti la definiscono alles zutraut,
"capace di tutto". Senza dubbio un'esagerazione, ma la camomilla giova veramente
in molti casi.
Matricaria discoidea DC.
Prodr. 6: 50 (1838)
Chamomilla suaveolens (Pursh) Rydb., Matricaria suaveolens (Pursh) Buchenau,
non L., Artemisia matricarioides Less., Matricaria matricarioides (Less.) Porter,
Santolina suaveolens Pursh, Tanacetum suaveolens (Pursh) Hook.
Asteraceae
Falsa camomilla, Camomilla falsa, Erba ananassa, Pineapple Weed, matricaire
discoïde, strahllose Kamille, Schijfkamille.
Forma Biologica: T scap - Terofite scapose. Piante annue con asse fiorale allungato,
spesso privo di foglie.
Descrizione: Pianta annua, erbacea, con fusti eretti, molto ramificati e densamente
fogliati; radice fibrosa, altezza fino a 30 cm. Tutta la pianta emana un odore simile a
quello della camomilla, ma più persistente.
Le foglie inferiori in rosetta, più tardi 2-3 pinnate, alterne e sessili divise in lacinie
sottili, glabre, di colore verde scuro, fortemente aromatiche.
I fiori tutti tubulosi, di colore verde-giallastro, formano capolini conici privi di fiori
ligulati, solitari all'estremità dei rametti. La corolla ha 4 lobi. I capolini hanno
peduncolo rigonfio all'apice e involucri emisferici le cui brattee lanceolate o ovali,
hanno margini scariosi e traslucidi. Il ricettacolo è cavo.
I frutti sono acheni glabri con 2 nervi marginali e uno sulla faccia interna.
Tipo corologico: Subcosmop. - In quasi tutte le zone del mondo, ma con lacune
importanti: un continente, una zona climatica,...
Asiatica - Pianta del continente asiatico.
Antesi: giugno÷settembre
Distribuzione in Italia: Pianta avventizia naturalizzata.
Habitat: Terreni incolti, sentieri, massicciate, macerie, ambienti di calpestio, ha una
netta preferenza per i suoli azotati pertanto è facilmente reperibile nelle vicinanze di
case e stalle; generalmente fra 500÷1.500 m, raramente fra 0÷2.200 m s.l.m.
Note di Sistematica: Specie congeneri:
Matricaria aurea (Loefl.) Sch. Bip - Camomilla aurea, che si distingue per avere
foglie 1-2 pennatosette punteggiate di sopra, ricettacolo ovato, fiori tubulosi giallodorati. Presente esclusivamente in Sicilia.
Matricaria chamomilla L. - Camomilla comune, che si distingue per capolini con
fiori del disco gialli e fiori raggianti bianchi, fusto sottile eretto, non peloso, spesso
molto tamificato, foglie sessili a contorno lanceolato, 2÷3 volte pennatosette con
segmenti ridotti a lacinie sottili. Presente in tutto il territorio.
Etimologia: Il nome del genere dal latino “mater” = “madre” , a indicare che in
passato quest'erba veniva utilizzata per i disturbi ginecologici della "matrice" cioè
l'organo femminile. Il nome specifico indica la forma discoidea del capolino, privo di
ligule.
Proprietà ed utilizzi: Specie officinale
Pianta antispasmodica, carminativa lievemente sedativa, vermifuga.
Impiegata come infusione contro gli spasmi, disturbi di stomaco, per uso esterno
come antisettico.
Il decotto può essere impiegato, per chi ha capelli chiari, per coprire i capelli bianchi.
Come la Matricaria chamomilla L. (Camomilla vera), contine essenze profumate, ma
essendo priva di azulene, le sue tisane, peraltro di sapore poco gradevole, hanno
scarso effetto terapeutico.
I fiori secchi possono essere impiegati come repellente per gli insetti.