5 novembre 2014 54 Zootecnia La metagenomica ruminale Bianca Castiglioni Paola Cremonesi Rumine: microflora e organizzazione. Nel mondo ci sono oltre 3,5 miliardi di ruminanti (bovini, ovini, caprini e bufalini). Nei ruminanti, l’apparato digerente è costituito da uno stomaco di grandi dimensioni suddiviso in quattro parti comunicanti: il reticolo, il rumine, l’omaso e l’abomaso, definiti prestomaci. I prestomaci sono colonizzati da diversi microrganismi tra cui batteri, archea, protozoi e funghi che, attraverso alcuni processi fermentativi anaerobici, consentono all’animale ospite di utilizzare alimenti che animali monogastrici non riescono a sfruttare. In particolare, la presenza della microflora ruminale consente all’ospite di utilizzare fibre – quali cellulosa ed emicellulosa, di cui sono ricchi gli alimenti di origine vegetale – che sono indigeribili per gli altri mammiferi. L’attività dei microrganismi nelle specie erbivore è dunque indispensabile. I microrganismi alberganti nel tratto digerente infatti: • consentono l’attacco e la degradazione della parete della cellula vegetale (fibra), che risulterebbe non digeribile in quanto gli animali non hanno gli enzimi capaci di attaccare i carboidrati strutturali (emicellulose, cellulosa); • producono acidi grassi volatili (AGV), dai 2 ai 6 kg/giorno, che successivamente sono assorbiti dalla mucosa ruminale e vengono utilizzati dall’animale nel proprio metabolismo; • sintetizzano proteine a elevato valore biologico; • sintetizzano vitamine del gruppo B. L’animale ospite utilizza così sia i prodotti finali del metabolismo microbico sia la biomassa microbica come fonte proteica ed energetica. La maggior parte delle popolazioni microbiche che colonizzano il rumine sono strettamente anaerobie, ossia non utilizzano ossigeno; sono anche presenti specie e ceppi aerobi facoltativi che hanno il compito di assorbire l’ossigeno che penetra nel rumine con gli alimenti e quello che filtra dalla parete dell’organo. All’interno della popolazione microbica l’interazione più frequente è la sequenzialità, dove un prodotto della fermentazione di una specie batterica è indispensabile per la sopravvivenza di una o più specie. Ci sono più di 200 specie di batteri e più di 20 specie diverse di protozoi. I batteri sono il gruppo preponderante della micro-popolazione ruminale. Il loro compito è di colonizzare le particelle di piante ingerite dall’animale, attaccarle con esoenzimi, solubilizzarle e fermentarle fino a ottenere acidi grassi volatili; attaccare le proteine alimentari e sintetizzare le vitamine del gruppo B. I protozoi non hanno un ruolo ben definito nel quadro delle fermentazioni ruminali: predando i batteri, accrescono il valore biologico delle proteine che dal rumine passano alla digestione gastrica; possono inglobare sia batteri in fase di fermentazione attiva, ma anche frazioni del contenuto ruminale, favorendo la fermentazione. I funghi anaerobi presenti nel rumine possono essere sia parassiti dei protozoi ciliati sia saprofiti dei tessuti vegetali. Questi ultimi giocano un ruolo importante nell’aumentare le disponibilità dei contenuti intracellulari delle cellule vegetali per azione meccanica o enzimatica, anche solubilizzando parte della lignina (che non sarà digerita comunque). I funghi hanno un ruolo sinergico con i batteri nella produzione del metano. Tra i microrganismi presenti nel rumine ci sono anche i metanogeni; questi rappresentano una particolare classe di archeobatteri che hanno il compito principale di rimuovere e utilizzare l’idrogeno molecolare liberato dalle fermentazioni di batteri, protozoi e funghi. Se da una parte però questo processo favorisce una migliore resa delle fermentazioni, dall’altra il metano prodotto e liberato dal ruminante rappresenta un dispendio energetico per l’animale con effetti negativi sull’ambiente. L’attività ruminativa impegna l’animale per 11-12 ore al giorno con un totale di 40 mila atti ruminativi e con una 1 5 novembre 2014 54 produzione di saliva che nei bovini arriva a 180 litri al giorno. Sul biochimismo del rumine la disponibilità di fonti bibliografiche è enorme e oggi possiamo dire che è stato raggiunto un buon livello di consapevolezza riguardo a quanto accade all’interno di questo “contenitore”. Le informazioni risultano anche adeguate riguardo ai prodotti principali delle fermentazioni ruminali: gli acidi grassi volatili (acetico, propionico, butirrico); il metano (CH4) e l’anidride carbonica (CO2); questi ultimi due gas sono prodotti in quantità enormi (dai 500 ai 700 litri al giorno nel bovino) ed eliminati con l’eruttazione. Una delle principali difficoltà riscontrate dai ricercatori in questi anni di studi è data dal fatto che solo una piccolissima parte di tutte le specie microbiche presenti nel tratto digerente dei ruminanti può essere coltivata in laboratorio. Questo ha limitato le indagini sia su alcuni meccanismi di interazione tra ospite e microflora ruminale e sul contributo che la dieta può dare nel determinare la composizione del microbiota ruminale sia sull'effetto che il "fenotipo ruminale" ha in termini di emissioni di gas ed efficienza digestiva. parallelo massivo di molecole di Dna amplificate in modo clonale o di singole molecole di Dna separate spazialmente in una cella a flusso (flow cell). Gli effetti di questi nuovi metodi di analisi, in studi di biodiversità microbica, ha permesso di ottenere l’accesso a informazioni enormemente maggiori di quelle ottenibili in precedenza. Le applicazioni possibili sono innumerevoli e comprendono la caratterizzazione delle comunità microbiche umane a fini clinici e lo studio di popolazioni microbiche ambientali al fine di identificare geni (e specie codificanti) utili per scopi commerciali quali la produzione di biocarburanti o di altri composti a carattere farmaceutico, agrochimico o enzimatico e per bioremediation [2, 3] o creare un profilo di specie sconosciute. Mentre il genoma di un individuo umano è statico, il “metagenoma” microbico è dinamico e fluttuante. Per studi tassonomici volti a identificare i generi batterici di una comunità microbica, per esempio quella presente nel fluido ruminale, e la loro abbondanza relativa è stato sviluppato un approccio Ngs differente basato sul sequenziamento di regioni variabili di Rna ribosomale 16S (16S-rRNA). Questa applicazione può essere condotta con piattaforme a minore throughput pur fornendo un notevole livello di informazione sulla biodiversità del campione analizzato. La metagenomica In questi ultimi anni, lo sviluppo delle scienze "omiche" (genomica, trascrittomica, metabolomica) e di strumentazione ad alta efficienza (Next generation sequencing, high throughput) ha permesso di avviare studi di sequenziamento di genomi di intere comunità microbiche (metagenomica) direttamente nel loro ambiente naturale, evitando così il problema del prelevamento e della coltivazione in laboratorio. La maggior parte di questi organismi, infatti, sono di difficile coltivazione a causa delle loro particolari esigenze (temperature elevatissime, pressioni pari a quella dei fondali oceanici, alte concentrazioni saline, ecc.). Dal momento che non si possono coltivare queste forme di vita, occorre un prelievo nei siti in cui crescono attivamente, tra cui anche il rumine. Le tecnologie di nuova generazione per il sequenziamento del Dna consentono di ottenere velocità e throughput elevati, rendendo possibile il completamento in alcune settimane di analisi (con un sequenziamento base sarebbero occorsi anni). Oggi sono disponibili in commercio diverse piattaforme Ngs (Roche/454 Life Sciences; Illumina/Solexa; SOLID, Applied Biosystem) [1]. Tutte le piattaforme Ngs disponibili presentano una caratteristica tecnologica comune: il sequenziamento Applicazioni Negli ultimi 4-5 anni, grazie alle metodiche Ngs è stato possibile verificare e studiare molti aspetti e meccanismi presenti nel rumine non solo della specie bovina ma anche degli ovi-caprini e dei bufalini [4]. Tra gli argomenti maggiormente studiati ci sono: • l’interazione tra la variazione di pH del comparto ruminale, la somministrazione della dieta e le comunità microbiche presenti nel rumine; da alcune ricerche è emerso un significativo effetto della relativa abbondanza di alcune specie tra cui Fibrobacter succinogenes e Ruminococcus albus quattro ore dopo la somministrazione della dieta rispetto a due ore prima della somministrazione; • la distribuzione di alcuni genera come Prevotella e Treponema nella frazione “solida” del fluido ruminale, con un ruolo preponderante nella degradazione della componente cellulosica, e di Paludibacter e Succiniclasticum nella frazione “liquida”; la possibilità di discriminare tra le specie maggiormente presenti nella frazione “solida” o “liquida” del fluido ruminale 2 5 novembre 2014 54 può aiutare a comprendere meglio alcuni ruoli funzionali di specie non coltivabili; • i cambiamenti del microbiota ruminale durante il periodo di transizione compreso tra la fine della gravidanza e l’inizio della lattazione, periodo in cui la composizione della dieta viene modificata in base alle necessità nutrizionali dell’animale e si ha una rapida mobilizzazione delle riserve per provvedere all’energia necessaria alla produzione di latte; • il rapporto foraggio: concentrati nella dieta, i loro effetti sulla microflora ruminale e la successiva sintesi di acidi grassi. Molti studi hanno portato alla conclusione che un aumento di foraggi nella dieta a discapito di concentrati favorisce lo sviluppo di una microflora specifica, tra cui le Prevotalleceae, che porta a una maggiore sintesi di propionato con una riduzione nella produzione di metano; • l’aggiunta di supplemento lipidico alla dieta e l’effetto di questo supplemento sul metabolismo dell’animale e la sintesi degli acidi grassi nel latte. Studi continui sulla relazione tra il microbiota ruminale, i metaboliti e la dieta dell’ospite consentiranno di comprendere meglio la funzionalità del rumine e l’interazione di questo “complesso sistema” con la salute dell’animale e le emissioni di metano. studiare la diversità delle comunità microbiche presenti in campioni di rumine ottenuti da una vasta gamma di specie e razze di ruminanti, allevati con diversi sistemi di gestione aziendale e con differenti diete. Il progetto è maggiormente focalizzato sullo studio di quei campioni provenienti dai ruminanti tipicamente allevati, quali bovini, ovini e caprini; tuttavia, sono studiati anche campioni provenienti da ruminanti selvatici, camelidi e marsupiali. Hungate 1000, a catalogue of reference genomes from the rumen microbiome è un progetto che ha il compito di produrre un “catalogo” di genomi di riferimento da batteri ruminali coltivati e archeobatteri metanogeni, insieme con colture rappresentative di funghi ruminali anaerobi e protozoi ciliati. L'idea del progetto è nata durante un convegno del Rmg Network sopra citato, tenutosi in Nuova Zelanda nel febbraio 2011, dove è emersa la necessità di avere dei genomi di riferimento dei microrganismi ruminali. Infatti, nella banche dati pubbliche sono disponibili le sequenze genomiche solo di un piccolo numero di batteri ruminali e di archeobatteri metanogeni e ancora meno sono le informazioni disponibili sui funghi ruminali anaerobici e sui protozoi ciliati. Il progetto è supportato, oltre che dal governo della Nuova Zelanda, anche dal Department of Energy Joint genome institute (Doe Jgi) americano. Le informazioni raccolte nel corso del progetto sui genomi di riferimento saranno utilizzati per sostenere gli sforzi internazionali per la messa a punto di strategie che consentano la mitigazione delle emissioni di metano da parte degli allevamenti e per avviare nuovi progetti di ricerca genomica finalizzati alla comprensione della funzione ruminale al fine di trovare un equilibrio tra le produzioni animali e le emissioni di gas serra. RuminOmics è un altro progetto, finanziato dalla Commissione europea con il bando FP7-KBBE, che integra conoscenze in zootecnia, nutrizione e fisiologia animale, microbiologia, genetica, genomica animale e microbica per incrementare l’efficienza produttiva e ridurre gli effetti ambientali degli allevamenti di bovini da latte. Il progetto monitorerà 1000 vacche in lattazione, utilizzando su larga scala tecnologie “omiche” per comprendere le interazioni tra animale, dieta e microbiota ruminale e intestinale e come queste interazioni influenzino la produzione di gas serra e l’efficienza di utilizzo della razione. Il progetto mira inoltre a fornire strumenti tecnici e le basi di bioinformatica per l'analisi rapida di fenotipi e Progetti internazionali Viste le ricadute della composizione della microflora ruminale sulle emissioni di gas serra da parte degli allevamenti e sulla qualità delle produzioni animali, sono stati finanziati numerosi progetti a livello internazionale per lo studio del metagenoma ruminale. Qui di seguito se ne descrivono i principali. The rumen microbial genomics network (Rmg network), finanziato nel 2011 dal governo della Nuova Zelanda, è un network di ricerca a livello mondiale il cui scopo è lo sviluppo di linee guida e protocolli comuni per uno studio del metagenoma ruminale finalizzato alla messa a punto di strategie per la mitigazione delle emissioni di metano. Gli sforzi delle ricerche sono focalizzati quindi sulla generazione di una base di dati che fornisca gli strumenti per caratterizzare il rapporto tra la composizione del microbioma ruminale (o di parti del microbioma ruminale) e la bioconversione efficiente della razione alimentare. Il Global rumen census è un progetto internazionale guidato da AgResearch, una delle organizzazioni di ricerca principali della Nuova Zelanda, che ha lo scopo di 3 5 novembre 2014 54 dei microbiomi e creare una banca pubblica di dati di metagenomica. Riferimenti bibliografici e sitografici [1] Karl V. et al., 2010. Next-generation sequencing: dalla ricerca di base alla diagnostica. Biochimica clinica, 34, 4. [2] Jaenicke S. et al., 2011. Comparative and joint analysis of two metagenomic datasets from a biogas fermenter obtained by 454-pyrosequencing. PLoS One, 6 (1), e14519. [3] Schloss P. D., Handelsman J., 2003. Biotechnological prospects from metagenomics. Current opinion in biotechnology, 14 (3), 303-310. [4] McCann J. C. et al., 2014. High –throughput methods redefine the rumen microbiome and its relationship with nutrition and metabolism. Journal bioinformatics and biology insights, 8, 109-125. http:// faostat.fao.org/ www.rmgnetwork.org.nz www.globalrumencensus.org.nz www.hungate1000.org.nz www.ruminomics.eu Bianca Castiglioni è ricercatrice all’Istituto di Biologia e biotecnologia agraria, Lodi. Paola Cremonesi è ricercatrice all’Istituto di Biologia e biotecnologia agraria, Lodi. www.intersezioni.eu 4
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