IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 25-11-2014 15:46 Pagina 16 I N AT T E S A D I NOVEMBRE 2014 16 COOPERAZIONE TRASFORMA LA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI IN SOLIDARIETÀ E CONDIVISIONE 10 00 SOSTIENICI DONANDO IL TUO 5X1 NTA RI ATO “ A. GIA NEL LI ” O NLU US ALL’ASSOCIAZIONE DI VOLON Destina il tuo 5x1000 a chi ha bisogno del tuo aiuto! Il 5x1000 non sostituisce l’8x1000 ed al contribuente non costa nulla; è una quota a cui lo Stato rinuncia per destinarla alle organizzazioni non-profit. Grazie al tuo aiuto abbiamo fatto tante cose e tante ancora ce ne sono da fare… Come si fa? È sufficiente apporre la tua firma nel riquadro della Dichiarazione dei Redditi dedicato alle associazioni di volontariato e scrivere il codice fiscale dell’Associazione di Volontariato A. Gianelli Onlus: 95090830100 Per maggiori informazioni potete contattare: Centro Gianelliano di Animazione Missionaria, Solidarietà e Sviluppo (CeGiAMiS) Casa Generalizia, Via dei Quattro Cantoni, 45 00184 ROMA Tel. +39 0697279509- Fax 06.4874432 E-mail: [email protected] - www.gianelline.net Coordinamento editoriale: © 2014 Editrice Velar – Gorle (BG) • Grafica e stampa: Punto e Linea - Gorle, Bg Con il tuo contributo abbiamo donato un sorriso, abbiamo portato la speranza, abbiamo aiutato molti giovani a credere nel loro futuro, abbiamo sostenuto tante donne nella loro lotta per l’emancipazione, abbiamo camminato con tanti poveri sulla via del loro riscatto… L G e c g d I N AT T E S A D I REGISTRAZIONE NOVEMBRE 2014 IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 I E 25-11-2014 9:01 Pagina 1 NOTIZIE, STORIE E TESTIMONIANZE DALLE MISSIONI GIANELLIANE Via dei Quattro Cantoni, 45 - 00184 ROMA • Salita Nuova N.S. del Monte, 3 A - 16143 GENOVA Contiene I.R. no o- Coordinamento editoriale: © 2014 Editrice Velar – Gorle (BG) • Grafica e stampa: Punto e Linea - Gorle, Bg rubnniia LA PACE SI CHIAMA Gli auguri di Natale SVILUPPO e per il Nuovo Anno con le parole di tre grandi Papi del nostro tempo. IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 2 25-11-2014 9:01 Pagina 2 IN DIALOGO ESSERE COSTRUTTORI DI PACE Alcune riflessioni sulla pace da tre grandi Papi del nostro tempo, ora elevati alla gloria degli altari. È l’augurio per questo Natale 2014. arissimi lettori, vi scrivo questo messaggio all’inizio del periodo liturgico dell’Avvento, tempo di attesa, di speranza, di preparazione per il Natale di Gesù. Il mese di novembre è, tradizionalmente nella Chiesa, dedicato alla memoria dei nostri cari che sono passati alla Casa definitiva, al Padre. Tra questi, ora, Sr. Maurizia Pradovera che, si può dire, era l’anima di questo bollettino “In cammino”. In sua “memoria” alleghiamo al giornalino un opuscolo con testimonianze varie su di lei, donna consacrata gianellina, piena di entusiasmo per la missione, tutta per il Regno di Dio. Viviamo in un ambito mondiale con tanto lievito dello Spirito Santo: da poco è stato concluso il Sinodo Straordinario dei Vescovi, con il tema de “le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, un tema certamente importante e urgente per la Chiesa e per tutti/e noi. Un contesto, però, anche carico di cambiamenti e di tensioni, con perdita di punti di riferimento e di equilibri, con tanti semi di distruzione, di odio, di morte. Basti guardare i milioni di profughi, a cui guerre, calamità naturali, persecuzioni e discriminazioni di ogni tipo hanno sottratto la casa, il lavoro, la famiglia e la patria. Di fronte a questi drammi di totale indigenza e bisogno, in cui vivono tanti nostri fratelli e sorelle, è lo stesso Signore Gesù che viene ancora a interpellarci. Compito nostro, come cristiani, è di essere artefici, costruttori di pace. La pace, dono annunciato dagli angeli ai pastori, in quella festa natalizia che inau- C gurava tutti i Natali susseguenti, è regalo di Dio, ma dipende in gran parte anche dal nostro impegno assiduo per instaurarla. Vi offro, alcune frasi sulla pace di tre Papi, ora elevati agli onori dell’altare, come augurio per questo Natale 2014: Scriveva S. Giovanni XXIII: “Ogni credente, in questo nostro mondo, deve essere una scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore nella massa: e tanto più lo sarà, quanto più, nella intimità di se stesso, vive in comunione con Dio”. “Ma la pace rimane solo suono di parole, se non è fondata.. sulla verità, costruita secondo giustizia, vivificata e integrata dalla carità e posta in atto nella libertà”. Incalza il Beato Paolo VI: “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace. I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza. La Chiesa trasale davanti a questo grido d’angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello”. “La pace non si riduce a un’assenza di guerra, frutto dell’equilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento di un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini”. E Giovani Paolo II: “In questo impegno debbono essere di esempio e di guida i figli della Chiesa, chiamati, secondo il programma enunciato da Gesù stesso nella sinagoga di Nazareth, ad «annunciare ai poveri un lieto messaggio [...], a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore» (Lc 4,18). Conviene sottolineare il ruolo preponderante, che spetta ai laici… A loro compete animare, con impegno cristiano, le realtà temporali e, in esse, mostrare di essere testimoni e operatori di pace e di giustizia”. In questo augurio, carissimi/e, non posso tralasciare di ringraziarvi ancora per la vostra collaborazione, per il vostro impegno a favore della pace, dello sviluppo, di un mondo migliore, attraverso le donazioni e il sostegno a distanza di tanti bambini che, altrimenti, non potreb- bero l’ed sacr ché sa g lità dell vita side gian Per to s biam nos vest vità par stes Con “l’a dei ama dial N d C tr ti gh tu te li n ca si C g IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 25-11-2014 9:01 Pagina 3 IN DIALOGO a isce o di orta ni”. gno da i do il esso anggio a limete un 18). ponomo, le e di e di posper imlupo le tanreb- bero godere del bene dell’istruzione, dell’educazione. Generosamente, con non pochi sacrifici personali, immagino, vi adoperate perché un sempre maggior numero di persone possa godere del beneficio della pace e di una qualità di vita degna di questo nome: il Principe della Pace riempia il vostro cuore e la vostra vita di amore, di serenità, di armonia e del desiderio di diventare, giorno dopo giorno, artigiano/a di pace! Per animarvi ancora, trascrivo una frase molto significativa del Santo Gianelli: «Noi dobbiamo vestire viscere di misericordia verso i nostri fratelli… Noi dobbiamo avere, e quasi vestirci di una grandissima mansuetudine, soavità, dolcezza, benignità… ma tali che ci partano veramente dal cuore; anzi dal cuore stesso di Gesù Cristo dobbiamo impararle». Concludo con la frase che suona per tutti come “l’augurio angelico”: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace il terra agli uomini che Egli ama”: Buon Natale e felice Anno 2015! Cordialmente Sr. Terezinha Maria Petry Madre Generale VERSO IL CAPITOLO GENERALE Noi Suore gianelline, saremo impegnate, dal 16 gennaio al 20 febbraio 2015, nel Capitolo generale 19°, che è elettivo, attraverso le rappresentanti da tutte le parti dell’Istituto. A tutti/e chiedo una preghiera perché possiamo, con forza ed entusiasmo, riaffermare la nostra appartenenza al Signore in questa famiglia religiosa e elaborare delle determinazioni e proposte, secondo il carisma della carità evangelica vigilante, per il prossimo sessennio. Il tema e lo slogan del Capitolo sono enunciati così: “Con gioia, facciamoci tutte a tutti”. Sr. Terezinha Maria Petry 3 GRAZIE, MADRE MAURIZIA! Questo è proprio un “grazie” che non avremmo voluto scrivere, sebbene sia tanto sentito quanto meritato... Infatti in questo numero il grazie non può che andare alla cara Madre Maurizia, recentemente scomparsa ed i cui funerali, svoltisi nella Cattedrale di Chiavari il 20 settembre scorso, ci hanno dato conferma ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, dell’affetto, dell’ammirazione e della simpatia che M. Maurizia letteralmente scatenava in tutti. È fin troppo facile essere retorici e scontati in questo caso, ma la nostra idea è che noi qui vogliamo pagare un debito di riconoscenza e gratitudine ad una delle persone che più si è data da fare sia per la nostra rivista, In Cammino, che per il nostro centro missionario, il CeGiAMiS. La vogliamo ringraziare per il suo fervore missionario, per la sua energia, per la sua onestà intellettuale, per la sua grinta, per l’affetto nei confronti di questa rivista e di questo centro. Tutto ciò si è sempre trasformato in un impegno contagioso a favore dei poveri tra i poveri, in uno sforzo costante per promuovere una partecipazione solidale a tutti i livelli in favore dei fratelli meno fortunati in qualsiasi parte del mondo si trovassero. Aveva le idee chiare M. Maurizia, soprattutto quando si trattava di spendersi per fare del bene. Ed era anche particolarmente efficace in questa sua dedizione, proprio perché si era costruita un’enorme credibilità in tanti anni di appassionato servizio. Quando proponeva o organizzava qualcosa lo faceva con l’autorevolezza di chi si è guadagnata con il proprio amore oltre che con il proprio sudore il diritto ad essere ascoltata, ad essere seguita. Sappiamo che ci mancherà in mille modi diversi, ma, con umiltà porteremo avanti un compito gravoso a sostegno delle missioni, sentendo il peso della responsabilità per un’eredità che non è facile. Non ci tiriamo certo indietro, anche perché M. Maurizia non ce lo avrebbe mai permesso! CeGiAMiS Una bella immagine di Suor Maurizia, fotografata con la Madre Generale Terezinha Maria Petry (a destra) e con Madre Sara, al centro (Foto di R. Alborghetti). IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 4 25-11-2014 9:01 Pagina 4 PAPUA NUOVA GUINEA GRANDI SORPRESE DA MALALA Prime impressioni ed esperienze sulla presenza missionaria delle Suore Gianelline in Papua Nuova Guinea. D opo che noi, Sr Suma e Sr Joseena, ci siamo riunite con M. Philomina e Sr Ines all’aeroporto di Singapore per volare fino a Papua Nuova Guinea, un nuovo viaggio missionario ha avuto inizio per noi quattro. Era l’8 di settembre del 2014 e queste sono le nostre prime impressioni. Una volte arrivate a Port Moresby, alcune di noi si sono un po’ preoccupate per certe facce e certi sguardi, ci davano l’impressione di essere molto duri, quasi aggressive, da aver paura. Ma pian piano che abbiamo avuto modo di entrare in contatto con la gente in Malala, abbiamo potuto scoprire un lato completamente diverso di loro. Questa gente, di carnagione scura, sono molto amichevoli, aperti, semplici ed hanno un grande rispetto per i religiosi e per i preti. Una cosa che abbiamo notato subito è stata anche il grande orecchio musicale che hanno ed una naturale predisposizione per la danza, talenti che usano in modo molto bello per la messa o in occasione di alter celebrazioni. Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare ad una celebrazione eucaristica di saluto per gli studenti del decimo e dodicesimo grado che stavano per diplomarsi proprio in quella settimana. Quelli del decimo anno finivano la loro scuola superiore, mentre quelli del dodicesimo la scuola secondaria, secondo il sistema scolastico di questo paese. C’erano circa 800 tra studenti e genitori a godersi una liturgia preparata con grande cura. Mai avremmo immaginato che avremmo potuto vivere una celebrazione di questo tipo qui! In occasione di eventi solenni tutto inizia e finisce con una danza tradizionale. In questa occasione particolare, tre gruppi di studenti provenienti da varie parti della diocesi – tutti studenti di questa scuola – hanno eseguito delle danze indossando i loro abiti tradizionali. Di solito danzano in testa alla processione all’inizio della messa; poi di nuovo davanti al libro del Vangelo che è portato con solennità dal retro della chiesa fino al prete che aspetta davanti all’altare. E poi ballano una terza volta davanti ai doni dell’offertorio ed ancora alla fine della celebrazione. they dance a third time before the offering of gifts, and again at the end of the celebration. A volte cantano a lungo nella loro lingua e ballano seguendo le parole intense dei canti. È qualcosa di incredibile il modo in cui opera la Chiesa Cattolica in PNG. Noi apparteniamo all’Arcidiocesi di Madang, che ha numerose missioni lungo la costa dell’oceano Pacifico del sud. Ogni missione ha una chiesa, una scuola, numerose case per i sacerdoti, i religiosi, ed una facoltà. Nel nostro campus ci sono due dormitori per ragazzi e tre per ragazze. L’Arcivescovo è responsabile per gli edifici e per qualunque altra cosa si trovi in essi. C’è una squadra di manutenzione che si prende cura dei bisogni pratici della missione ed un gruppo di persone responsabile di coordinare tutte le attività dagli uffici cen fatt tele bili i gi biam den una av uten la n cerd con noi tess prim ed i ha d Bib che pua Un il s scu incl 9e mis sup dell gua Seb si ri tivi stud IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 25-11-2014 9:01 Pagina 5 PAPUA NUOVA GUINEA 5 della colazione, pranzo e cena, ed altre attività ancora prima o dopo i loro impegni accademici programmati, per questo motivo gli insegnanti hanno una responsabilità di supervisione nei loro confronti, ovunque gli studenti si trovino. Gli insegnanti sono comunque ben pagati per questi lavori, visto che sono facoltativi. vere e di adistustunze o in i di sodati ai brag of anpaesa i di delesa, , ed per bile ssi. dei one ffici centrali di Madang. Al nostro arrivo a Madang ci hanno fatto trovare delle stanze disponibili per dormire, con la televisione, il frigorifero con delle bevande e la possibilità di accedere ad internet. Abbiamo partecipato tutti i giorni alla messa celebrata dall’Arcivescovo, ed abbiamo fatto colazione, pranzo e cena con lui, il precedente vescovo, un prete, un missionario verbita (SVD), una suora, ed a volte con altri sacerdoti che passavano a visitare. L’Arcivescovo ha pagato per gli arredi, gli utensili, il cibo ed ogni altra cosa ci servisse per iniziare la nostra nuova missione a Malala. Lui insieme ad un sacerdote polacco, padre Adrian, ci hanno accompagnato con tutti i nostri bagagli fino a Malala affrontando con noi un viaggio di tre ore. Mai avremmo pensato che potessero esistere dei vescovi di questo tipo! Il giorno prima della nostra partenza ci ha dato tutte le istruzioni ed indicazioni del caso, come avrebbe fatto un padre. Ci ha detto le cose da fare e quelle da evitare, ci ha dato una Bibbia nella lingua locale, un dizionario, il catechismo che usano qui, ed il Piano Pastorale per la Chiesa in Papua e Nuova Guinea. Un’altra cosa che ha attirato la nostra attenzione è stato il sistema scolastico. La scuola elementare va dalla scuola preparatoria fino al 3° grado, la scuola primaria include i gradi dal 4° all’8°, la scuola superiore i gradi 9 e 10, la scuola secondaria i gradi 11 e 12. La nostra missione in Malala ha un enorme campus per la scuola superiore e secondaria che è stato gestito principalmente delle Missionarie dello Spirito Santo per oltre 40 anni, guadagnandosi un’ottima reputazione nell’intero Paese. Sebbene le lezioni inizino alle 7,40 quando gli studenti si ritrovano nella loro classe e finiscano alle 15,10, le attività proseguono molto più a lungo di questo orario. Gli studenti residenziali hanno il momento dello studio, Gli edifici sono anche molto interessanti. La maggior parte delle case e delle scuole sono costruite in forma rettangolare, con numerosissime finestre da entrambi i lati per permettere una buona ventilazione in questo clima molto caldo ed umido. Il campus è composto da molti padiglioni per le classi, uno dopo l’altro. C’è un capitano ed un vice-capitano in ogni classe che sono responsabili del libro delle presenze e della preghiera. La distribuzione degli studenti nei padiglioni è stata fissata con precisione. Gli studenti del dodicesimo grado sono in un lato, quelli dell’undicesimo grado sono in un altro padiglione, poi ancora dopo nel campus ci sono quelli del decimo e nono grado, ecc. Gli studenti rimangono fissi nelle loro classi, mentre gli insegnanti si muovono da una classe all’altra per le lezioni con i loro studenti nell’edificio assegnato. Ogni lezione dura quaranta minuti ed una sirena indica il cambio di lezione. Dalle 21 alle 6 l’elettricità è interrotta in tutto il campus e nessuno dovrebbe essere fuori in quel periodo. La nostra prima settimana a Malala è stata un po’ particolare. Abbiamo vissuto insieme alle Suore Missionarie dello Spirito Santo, vissuto, pregato e mangiato con loro. Al momento sono solo quattro suore, tre delle quali sono state anche le fondatrici della missione e della scuola. Abbiamo sperimentato la loro dedizione ed il duro lavoro in tutto quello che fanno. Abbiamo potuto IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 6 25-11-2014 9:01 Pagina 6 PAPUA NUOVA GUINEA godere del loro encomiabile senso di ospitalità. Stiamo imparando veramente tutto da loro! Adesso siamo nella nostra casa, impegnate a costruire le nostre relazioni interne. Infatti, sebbene siamo tutte Gianelline, veniamo da posti diversi in un Paese completamente nuovo. In questa fase il nostro primo lavoro è stato quello di arrivare ad avere la casa pronta. Ci sono cinque stanze, ciascuna suora ha una camera da letto ed una è usata come cappella. C’è una piccola stanza per la lavanderia con una lavatrice, una cucina, ed uno spazio aperto utilizzabile sia come salad a pranzo che come soggiorno. Dopo aver sistemato tutto, aver pulito con cura, ci siamo finalmente potute trasferire. Successivamente padre Boniface è venuto a benedire la nostra cappella. Intanto gli operai stanno costruendo un bagno con doccia in più, visto che ce n’è uno solo disponibile. Dobbiamo confessare che, fin dall’inizio, eravamo molto preoccupate ed insicure riguardo ogni cosa in questo posto sconosciuto, ma tutte le vostre preghiere alla fine sono state ripagate! Fin da subito abbiamo trovato delle persone fantastiche che, come angeli custodi, si sono prese cura di noi, di tutti i nostri bisogni e ci hanno guidato per tutti i passi della nostra strada. I Fratelli Monfortani e le Suore di San Giuseppe di Chambery a Port Moresby si sono comportati proprio come fratelli e sorelle di sangue, mostrandoci i luoghi, condividendo le loro case, le loro conoscenze e tutta la loro esperienza, ed aiutandoci con ogni cosa ci potesse servire per ambientarsi nel Paese. A Ma- dang, l’Arcivescovo Steven, Sr Mary Cloude e padre Adrian hanno lasciato da parte tutto ciò che avevano da fare per farci sentire a nostro agio e per farci vedere le varie località, le chiese, gli ordini religiosi che svolgono il loro servizio nella diocesi. A Malala, le Suore Missionarie dello Spirito Santo ci hanno fatto sentire proprio a casa. Ci hanno dato una camera per ciascuna e ci hanno offerto la loro cappella per pregare, e tutto il resto della loro casa per tutte le nostre necessità. Tutto lo staff di servizio – falegnami, idraulici, elettricisti, ecc. – sono sempre a disposizione tutti i giorni per risolvere i nostri problemi con la casa e completare ciò che ancora c’è da fare. Ultima, ma non per importanza, M. Philomina ci ha guidato con la nostra Lectio Divina settimanale, le nostre preghiere quotidiane, la meditazione sul capitolo delle nostre Costituzioni relativo alla vita di comunità, ed il supporto nell’organizzazione stessa della nostra comunità. Ci rendiamo assolutamente conto che solo Dio poteva offrirci tutto questo aiuto attraverso la generosità di tanta gente che ha messo sulla nostra strada. Stiamo adesso cercando di adeguarci a questa nuova missione, cercando di conoscerci l’una con l’altra, conoscendo la facoltà, gli studenti ed il modo in cui la gente vive la propria fede in questo posto. Ancora grazie per tutto il supporto spirituale che ci avete garantito. Per favore, continuate a pregare per noi! Sr. Joseena, Sr. Suma e Sr. Ines Malala, Papua New Guinea 28 settembre 2014 O SHE RIA que tlem ritor stian don Fiss dell la m stes così po p ranz viam la n mon nem sent gram ci h pass Prad sem per Gli Orie anch man stina senz deg la p piam Gia fettu ciut cam IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 25-11-2014 9:01 Pagina 7 TERRA SANTA dre o da e le ono Misprio e ci reo lo c. – re i ora ilomasul coella che o la stra esta ’alcui e ci per nes nea 014 7 BETLEMME, SEGNI DI PACE Nella festa di Maria Regina di Palestina i cristiani di Betlemme, Ramallah, del Territorio Palestinese e di Israele pregano per la pace in Medio Oriente. gni anno, nel mese di Ottobre, viene celebrata nel Santuario di DEIR RAFAT (località nei pressi di BEIT SHEMESH, Israele), la festa di MARIA REGINA DI PALESTINA. In questa occasione i cristiani di Betlemme, Ramallah e altre città del Territorio Palestinese si uniscono ai Cristiani di diverse parti di Israele e chiedono la pace in Medio Oriente. Fissando lo sguardo sull’immagine della Madonna che stende – non già la mano del suo Bambino, ma – la sua stessa mano su questa Terra Santa, così martoriata ma, allo stesso tempo portatrice di un messaggio di speranza, noi Suore Gianelline ci ritroviamo una e mille volte a riflettere sulla nostra vocazione nella Chiesa e nel mondo. E non lo facciamo da sole, nemmeno in quest’anno che si è presentato così minaccioso sulla programmazione dei campi di lavoro, e ci ha tanto provato nella fede con la passione e morte di Madre Maurizia Pradovera, la Consigliera Generale sempre pronta a sognare cose grandi per l’Hortus Conclusus. Gli amici dell’IMO (Impegno Medio Oriente) si sono fatti presenza reale, anche loro nell’atto di “stendere una mano”, come la Regina della Palestina, per incoraggiare con la loro presenza amica, per faticare nella raccolta degli ulivi e per condividere la vita e la preghiera della Comunità. Sappiamo che anche i nostri Volontari Gianellini ci rimangono accanto, affettuosi e sempre disponibili, dispiaciuti di non aver potuto partecipare ai campi. Abbracciamo tutti con affet- O to e gratitudine, incoraggiamo tutti a non lasciare morire la fiammella che il Gianelli ha seminato nei cuori. Condividiamo una stessa vocazione, nobile e bella, perché dono del Signo- re alla Chiesa, sua Sposa, vocazione che trova qui, nell’Hortus Conclusus, tra la Grotta di Betlemme e la cima del Calvario, la Sorgente rinfrescante per il nostro stile evangelico di vita. IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 8 25-11-2014 9:01 Pagina 8 TERRA SANTA Mentre le strade di Betlemme e Gerusalemme rimanevano in attesa dei gruppi di turisti e pellegrini stranieri che si facevano aspettare con delle tinte di smarrimento e depressione da parte degli abitanti locali – ricordiamo che sopratutto Betlemme vive dell’industria del turismo – noi eravamo qui, facendo del quotidiano una sorgente di consolazione per tutti quelli che cercavano la mano benedicente di Gesù e della sua Madre. Possiamo dire che, quasi tutti i giorni, nella sala della portineria del Santuario, accanto a quel tavolino improvvisato per dissetare i pellegrini nel- le ore di più caldo, accoglievamo qualche famiglia cristiana e non cristiana della zona, desiderosa di pregare Maria dell’Orto e trovare le sue Figlie. Abbiamo ascoltato tante confidenze d’inquietudini rispetto al momento storico che stiamo attraversando! Abbiamo ricevuto, anche da parte dei fratelli musulmani, tante espressioni della loro confusione e dispiacere con riferimento alla persecuzione dei cristiani in Siria ed Iraq, alla guerra tra Hamas e Israele, e abbiamo cercato di valorizzare e incoraggiare tanti segni del loro desiderio di una pace sincera e duratura! Anche il Centro di Spiritualità Mariana – “l’Oasi di Madre Maurizia” – ha aperto continuamente le porte ai piccoli e grandi gruppi di “Cristiani locali” che sfidavano i razzi che uscivano da Gaza tentando di colpire gli insediamenti israeliani vicini, e finivano cadendo a metà strada, dietro alla nostra montagna. Seminaristi, Parrocchiani, Terziari Francescani, e perfino gruppi di fedeli Greco Ortodossi hanno voluto vivere l’esperienza di silenzio e interiorità che, in questo momento, soltanto Hortus Conclusus può e sa offrire qui, al di là del Muro Israeliano… “Andranno dove altre non possono andare”, aveva detto il Gianelli, cioè affineranno i sensi per scoprire i bisogni che nessuno vede, e che abitano il fondo del cuore dell’uomo, svegliando la sete di Lui, del Cristo Signore Risorto, unica certezza di pace e di salvezza… E a noi sembra sentire il Padre aggiungere: “… e lo faranno volentieri, sciolte e fiduciose nella loro povertà e debolezza: come la Sposa del Cantico, come la Regina dei Giardini Salomonici… Regina della Palestina… Regina del mondo intero!”. Comunità Gianelliana del Santuario Hortus Conclusus Q tass viag tà c ti ch Mad Una tele mac quat son son che ang IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 25-11-2014 9:01 Pagina 9 INDIA ana ha picloscigli finialla Parperdosa di mosus uro anafogni fono la sorvezageri, ertà anSaa… ana sus 9 TRENTA GIORNI A SONKATCH Impressioni e sensazioni di un’esperienza vissuta tra la gente, i colori e i problemi di un Paese indimenticabile. uando il 5 agosto ho preso l’aereo dal Cristoforo Colombo di Genova non sapevo che cosa mi aspettasse. Sapevo che dopo un giorno di viaggio sarei arrivata a Indore, una città con un milione e mezzo di abitanti che si trova nel cuore dell’India, nel Madhya Pradesh. Una città di quelle che si vedono alla televisione: nel traffico sfrecciano macchine scassate, motorini con tre o quattro persone a bordo, autorisciò che sono dei veri pericoli ambulanti, persone, persone e ancora persone, vacche, capre, maiali, elefanti (!) a ogni angolo e in mezzo alla strada. Dopo Q dieci minuti di macchina capisco che non sto guardando la televisione, sono io e sono qui, questa è l’India. I primi giorni della mia esperienza trascorrono a Indore, l’8 agosto continuerò la mia permanenza a Sonkatch, situata nel distretto di Dewas, a circa due ore di viaggio da Indore. Quando arrivo a Sonkatch le sensazioni sono molto positive: ricordo questa strada dritta e ai lati una sorta di viale con vegetazione rigogliosa che ombreggia e protegge le “abitazioni” da un sole che splende e scioglie. Ricordo io che scendo dalla jeep un po’ frastornata e le sisters che mi vengono incontro, mi prendono i bagagli, mi accolgono con qualche parola in italiano che in questo momento mi conforta molto. Nonostante questa splendida accoglienza e un buon pranzo, il giorno venerdì 8 agosto 2014 ho seriamente pensato: “Un mese non passerà mai”. Credo che in ogni esperienza del genere una persona più o meno normale abbia un crollo emotivo, ecco il mio primo crollo emotivo è avvenuto proprio quel giorno, in quella camera enorme che mi era stata appena mostrata da sister Smitha, perfettamente in grado di descriverla in italiano, illustrandomi in maniera dettagliata zone e attività all’interno della struttura. IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 25-11-2014 9:01 Pagina 10 10 INDIA Ricordo Elizabeth, la mia prima piccola amica. Ci siamo trovate sulla terrazza a stendere i panni. Elizabeth ha gli occhi a mandorla, penso che più che indiana mi sembra cinese, poi lei mi spiega che proviene dall’Arunachal Pradesh, l’ultimo stato indiano che confina con la Cina, quando torna a casa (una volta ogni due anni) trascorre cinque giorni in treno. Ha 15 anni ed è una delle 26 “aspiranti sisters” che studiano e vivono a Sonkatch. Si sveglia tutte le mattine alle 5,30 per pregare, studia, va a scuola, prende lezioni di musica e canto, cucina, pulisce, si occupa del giardino. La storia di Eli- zabeth è anche quella di Monica, Rose, Ruth e Lucy, anche loro con due bellissimi occhi a mandorla e quella di Jomia, Navdia, Indu, Rani, Prashanti, Sarita, Manisha, Prianka e di tutte quelle ragazze che a 15 anni decidono di lasciare la propria casa, la propria famiglia, di fare le valigie per arrivare qui, dopo giorni di viaggio, e cominciare il loro percorso di formazione che le porterà, dopo anni, a diventare sisters. Ogni volta che mi incrociano nei corridoi mi regalano mille sorrisi, chi conosce meglio l’inglese si ferma, proviamo a parlare un po’, chi non lo conosce ancora mi guarda e ride. E poi, poi ricordo di essere entrata nell’hostel. Dopo pochi minuti perdo in maniera definitiva il mio nome che verrà sostituito con Didi, mi spiegano che significa big sister, sorella maggiore, una forma di rispetto automatica in India. Vengo sommersa da attenzioni e domande di 86 ragazze che mi chiedono da dove vengo, che cosa faccio, quanti fratelli e sorelle ho, che lavoro fanno i miei genitori, se sono sposata, se mi trucco gli occhi con il kajal, con che shampoo mi lavo i capelli... Penso che nel colloquio di lavoro più importante della vita tutte queste domande non te le faranno mai. Penso che mi sta iniziando a fare male la testa, ma penso anche che continuo ad avere un sorriso stampato in faccia come poche volte nella mia vita. Penso di aver perso definitivamente la dignità quando mi chiedono di cantare e di ballare per loro, provo a spiegare di essere stonata e di non essere capace a ballare, ma nessuno vuole sentire ragioni: una contro 86, ballo, canto e me ne frego. Penso che se mia mamma mi vedesse non mi riconoscerebbe. Scateno un’ovazione e continuo a ridere. Poi qualcuno inizia a voler mettere alla prova la mia memoria: rico ti ne plic zion per nam to fr ca d volt to: m a di zion vo s ven sce me, ca. N con to in tess stav Ric nato reog le a gazz con lian Apa sgua Poi un p riso mam Rish da s trice che coin Shiv le c nata Kum diam spel Are Man ta... re n ica, due ella Prae di dea, la per o, e madiinano ’ine un nelo in che ano magatiatzze che ho, , se con ca- più donso a teo ad ccia enditare gacaenanmia noonvoria: IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 25-11-2014 9:01 Pagina 11 INDIA ricordarsi 86 nomi indiani, mai sentiti nella mia vita non è stata cosa semplice, ma dopo un mese di interrogazione quotidiana posso dire di ricordare per ogni viso un nome. “Didi, my name?” è stata un’altra domanda molto frequente soprattutto se sulla bocca di 86 persone per almeno cinque volte al giorno, ma obiettivo raggiunto: me li ricordo tutti. Altro tentativo a dir poco coraggioso sono state le lezioni di hindi a cui ogni giorno dovevo sottopormi... anche le frasi più convenzionali che di solito chiunque riesce ad imparare in qualsiasi lingua, per me, in hindi, sono state un’impresa epica. Nonostante il mio rapporto difficile con l’hindi non c’è stato un momento in cui ho pensato che la lingua potesse rappresentare un ostacolo, bastava guardarsi e ci capivamo. Ricordo Pretty, 15 anni, un talento innato per il ballo, passione vera, crea coreografie e le insegna alle sue piccole allieve, mi chiede se in Italia le ragazze usano gli shorts e le minigonne, con lei mi sembra di poter parlare italiano perché è subito feeling. Ricordo Aparna, 12 anni, socievole, simpatica, sguardo intelligente, curiosa e sveglia. Poi Tamarna, 11 anni, e uno sguardo un po’ triste, ma quando ride il suo sorriso è raggiante, mi dice che la sua mamma non c’è più. Rishita, 11 anni, si mette i miei occhiali da sole, mi imita e mi fa ridere... un’attrice nata. Pramila, 9 anni, dopo qualche giorno diventerà Papita, sorriso coinvolgente, una forza della natura. Shivani, 10 anni, carattere forte, vuole comandare e ci riesce: una leader nata. Ci sono le piccole: Pooja, Kum Kum, Renuka e Ravina insieme studiamo l‘alfabeto e facciamo i primi spelling in inglese. E ancora Bahuna, Areea, Ritika, Vinita, Archnna, Arti, Manisha, Garima, Payel, Neetha, Reeta...Per ognuna di loro potrei elencare nomi, caratteristiche ed episodi vissuti insieme, ma avrei bisogno di un libro. Ricordo i pomeriggi trascorsi nel “ground” a giocare a “flag” (ruba bandiera), a “wolf” (lupo ghiaccio), a “1,2,3, stars” (un due tre stella), mi ero dimenticata di come fosse divertente. In quei momenti ho pensato che tutto quello di cui avevo bisogno era lì: un campo e tanti sorrisi, non avevamo altro, ma sentivo che eravamo tutti felici. Ricordo, anche, quella che è stata la mia famiglia per un mese: 12 sisters che si sono occupate di me, mi hanno fatto sentire a casa, mi hanno chiesto come è andata la mia giornata durante la cena, mi hanno chiesto come ho dormito la mattina a colazione, mi hanno preparato da mangiare ogni giorno, cucinando anche pasta e pizza apposta per me. Sister Jency è stata la mia mamma indiana: si è presa cura di me non con le parole, ma dimostrandomelo con i fatti. E’ una donna che, oltre a trovare il mio affetto ha trovato anche la mia stima per il suo modo di pensare e lavorare. Sister Marina, simpatica ed emotiva, ha un cuore grande così. Sister Assunta, ricordo le nostre risate davanti alla televisione e le sue prese in giro. Sister Mamta, con cui ho trascorso quattro giorni tra Bophal, Kandwha e Indore, ho sentito di avere un’amica al mio fianco. E poi sister Arti, sister Alfonsa, sister Given Leeta, sister Bina, sister Archanna, sister Sicily, sister Smitha, sister Shaliny. Ognuna di loro mi ha lasciato qualcosa, ognuna di loro con me ha avuto un occhio di riguardo e un trattamento speciale che nessuno prima mi aveva dato. E poi c’è l’India. Ricordo il rosso fuoco dei suoi tramonti, il verde brillante delle sue pianure; la sua puzza e il suo profumo; la 11 pioggia torrenziale che dura pochi minuti. Il caos, i clacson, le urla, la musica a tutto volume; le pelli chiare, scure; gli hindu, i cristiani, i musulmani, i buddhisti... è questo bizzarro assortimento che rende l’India più che bella, affascinante e sorprendente. Il 3 settembre è l’ultimo giorno che trascorro a Sonkatch ed arriva, puntuale e inesorabile, il secondo crollo emotivo, penso: “vorrei stare ancora”, un mese è volato. Tutti mi ringraziano, mi abbracciano, mi regalano fiori. Penso che dovrei essere io a ringraziare loro, ma non so come. Penso di aver dato tutto quello che potevo, ma di aver ricevuto molto di più. Mi mancano le parole, vorrei spiegare a tutti quanto sia stato importante per me stare qui, come non potrò mai dimenticare le loro facce, le loro mani e come mi sono sentita in questo mese, ma mi piace pensare che tutti siano riusciti a capirlo vedendomi cantare, ballare, scherzare e sorridere ogni giorno. Giulia IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 25-11-2014 9:01 Pagina 12 12 ESPERIENZE MUSICA E SOLIDARIETÀ PER BETLEMME I musicisti dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia invitano ad una raccolta fondi per la Terra Santa. i chiamo Ruggiero e sono un violinista, professore dell’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Sono da poco tornato con un gruppo di dieci persone (Vincenzo, Clara, Alessandro, Anna, Antonella, Pino, Paola, Anna Maria, Tsehay) da un pellegrinaggio fatto in Terra Santa organizzato dalla mia parrocchia San Giovanni Battista de la Salle che si trova nella zona Torrino di Roma (roma sud). Dovevamo essere oltre quaranta, ma la paura per la guerra (siamo partiti a fine agosto) ha impaurito molti. Anche il parroco della nostra parrocchia, don Massimiliano Nazio, ci ha accompagnato e il viaggio è stato molto emozionante per vari aspetti. In particolare mi ha colpito la visita fatta a Betlemme. Lì, dopo aver visitato i luoghi della natività di Gesù Cristo, abbiamo conosciuto Vincenzo Bellomo, volontario di ATS (Associazione pro Terra Sancta) che ci ha parlato della sua esperienza. Devo dire che inizialmente quello che ci ha raccontato ha suscitato in me solo molta curiosità. Ci diceva che i bambini nei territori dell’autorità palestinese a Betlemme, soprattutto quelli poveri e i disabili corrono costantemente il rischio di essere abbandonati, perchè lì non ci sono strutture sociali per accoglierli. Ci ha detto che anche gli anziani quando smettono di lavorare, se sono poveri e non hanno figli ad accudirli, vengono abbandonati a loro stessi, perché non esiste neanche la pensione. Con ATS aiutano a pagare le rette scolastiche dei bambi- M ni poveri e hanno anche fondato una scuola per insegnare musica. “Bene”, mi sono detto: “che bello”. Subito dopo siamo andati a visitare il centro S. Antonio per anziani poveri e disabili gestito dall’Istituto Maria Gianelli. Lì ho visto con i miei occhi la loro realtà: ho visto i fortunati! In un corridoio una decina di donne anziane, tutte con problemi e malattie più o meno gravi, tutte contente di vederci: erano visibilmente emozionate perchè noi siamo andati a trovarle e per loro era una festa! Nelly, una delle donne anziane, era in una stanza a parte: sta molto male. E’ lì perché non ha nessuno che si possa occupare di lei, è malata e viene curata come se fosse in ospedale e, devo dire, accudita con tanto amore. Ci guardava e con una gioia incredibile diceva in francese: “Je m’appelle Nelly, je m’appelle Nelly” e questo, inaspettatamente, mi si è stampato dritto nel cuore. Io in realtà ero atterrito: durante tutta la visita non riuscivo neanche a parlare, mi muovevo con calma e mal volentieri: fingevo un sorriso, ma in realtà ero disgustato ed ero arrabbiato per essere stato portato li senza preavviso. Il mio orgoglio, la mia vanagloria, il mio desiderio occidentale di benessere, sono stati messi a nudo e umiliati da quella situazione. E poi quella frase, “Je m’appelle Nelly, je m’appelle Nelly” ha continuato a suonarmi dentro come una sinfonia di Bruckner. Quella donna con la gioia negli occhi era come se mi dicesse: tu, che per me in questo momento sei la persona più importante, hai capito come mi chiamo?: “je m’appelle Nelly”. Il mio cuore ancora si agita. Questi sono i fortunati che abbiamo incontrato! Quando sono tornato a Roma, sapendo che la mia parrocchia ritornerà in Terra Santa a Dicembre per un nuovo pellegrinaggio, ho pensato subito di organizzare un paio di concerti nella parrocchia stessa in beneficenza per questa realtà. Concerti a ingresso gratuito, con offerta libera. Pensavo: basterebbero 50 euro a persona, per ascoltare due bei concerti, e raccoglieremmo tanti soldi per poter salvare la vita a più anziani, più bambini, per poter accogliere nella scuola più alunni: e, non so perché, mi veniva in mente la visita fatta a Gerusalemme alla tomba di Schindler. Ho informato il parroco dei concerti ed è stato contentissimo: mi ha messo a disposizione le strutture della nostra parr Iniz ami no Sub coin l’A sul una met ha pro diff stat Anc qui imm ti d esis Eur te s orch Mi del chi min Dev coll tusi ade scir tinu pro di s Mu pro Em me ring Nel stav Tu gna tri. N IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 25-11-2014 9:01 Pagina 13 ESPERIENZE na- andicon cormi e eratro- rte: ossa e in uar“Je ttaero paro un per ccii da Nelntro gioe in apiore in- paruopaio queera. due saliere mendler. tisstra parrocchia per realizzare il progetto. Inizialmente ho coinvolto un po’ di amici della mia orchestra, che hanno subito accettato. Subito dopo ho pensato di provare a coinvolgere tutta l’orchestra dell’Accademia e ho fatto un annuncio sul palcoscenico nell’intervallo di una prova: è incredibile, devo ammettere che non me lo aspettavo: mi ha veramente stupito come questo progetto, in un momento comunque difficile economicamente per tutti, sia stato “adottato” da tutta l’orchestra. Anche il coro ha fatto altrettanto, quindi i concerti da due che avevo immaginato sono diventati sei! E tutti di altissimo livello: il meglio che esista in Italia, se non addirittura in Europa. Non per altro da un recente studio siamo risultati tra le dieci orchestre migliori del mondo. Mi sono detto che 50 per sei concerti del genere è beneficenza anche per chi ascolta!! Ma non ci sarà offerta minima (e neanche massima!:-). Devo dire che senza i miei amici e colleghi: senza di loro, senza l’entusiasmo dei musicisti che hanno aderito a questa iniziativa, non riuscirei a fare molto: mi fermano continuamente durante le pause delle prove, prima e dopo i concerti, che di solito effettuiamo al Parco della Musica, e mi chiedono: allora? Le prove? I concerti? E mi ringraziano. Loro ringraziano me. Incredibile. Veramente io vorrei ringraziare loro e insieme ringraziare Nelly: adesso ho capito cosa mi stavi dicendo, adesso so il tuo nome: Tu t’appelle Nelly: mi stavi insegnando la bellezza di donarsi agli altri. Buona beneficenza a tutti. Ruggero Nelle foto: immagini da Ortas, Betlemme (Palestina). 13 IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 25-11-2014 9:01 Pagina 14 14 COOPERAZIONE IN TANTI CONTANO SUL TUO AIUTO! Sostieni un bambino a distanza o sostieni uno dei nostri progetti in Argentina, Paraguay, Brasile, India, Repubblica Democratica del Congo e Palestina. Puoi farlo attraverso un tuo contributo, ma anche coinvolgendo i tuoi amici e la tua comunità. Ecco una sintetica scheda su alcuni dei progetti a cui si può aderire con un proprio contributo. PAPUA NUOVA GUINEA • Promozione della donna attraverso opportunità di formazione professionale e la creazione di possibilità lavorative Suore di Nostra Signora dell’Orto Malala, Madang PAPUA NUOVA GUINEA Obiettivo: Il progetto promuove uno sviluppo sostenibile in favore delle donne tribali nelle aree rurali. Attraverso un programma di formazione e servizi condiviso con la comunità locale, si vuole dare l’opportunità alle donne di 5 villaggi di frequentare corsi di istruzione di base e di formazione professionale, di usufruire di servizi di base in campo medico e di assistenza in particolare a donne incinte e neonati. Completano il programma il sostegno all’avvio di piccole attività economiche ed alla creazione di gruppi di auto aiuto tra donne. L’intervento del progetto punta ad aiutare le donne di questi villaggi ad assumere un loro ruolo all’interno della comunità e di aumentare il loro peso sociale e la loro capacità di sostenere le loro famiglie. Costo del progetto: € 5.500 IND • p Suo Am KER IND Ob Nel Ker cen crea tezi sto ri d sto ne chie gab rele sen pos zi m to c sibi pro Nel qui ed a Cos • Suo Kol IND Ob Il p cun rant ne l IN CAMMINO DICEMBRE 2014:Layout 1 25-11-2014 15:46 Pagina 15 COOPERAZIONE INDIA • Progetto per l’acquisto degli arredi e la copertura dei costi della case per gli indigenti. Suore di Nostra Signora dell’Orto Amballoor, Diocesi di Ernakulam – KERALA INDIA eopi ad ad no ro o- 15 te (attrezzatura per la cura dei neonati, apparecchiatura per il parto, per la misurazione della pressione del sangue, materiale di base generico per il dispensario, ecc.). Obiettivi principali sono quello di garantire l’accessibilità alla cure mediche di base ai poveri dell’area, ridurre il tasso di mortalità delle partorienti e dei loro bimbi. Ma si punta anche ad organizzare campagne di sensibilizzazione alla prevenzione delle malattie più diffuse, ed ha sviluppare pratiche di igiene di base. Obiettivo: Nella nuova missione di Amballoor, Kerala, dove sono state chiamate recentemente le suore gianelline, stiamo creando una casa che possa dare protezione, rifugio e la garanzia di un posto dove mangiare e dormire ai poveri della zona. Due suore vivono sul posto e già da maggio 20 uomini e donne si sono avvicinati alle suore per chiedere il loro aiuto. Sono orfani, va- Costo del progetto: gabondi, gente che questa società ha € 1.740 relegato al margine senza speranza, senza possibilità La prima cosa che possiamo fare è assicurare loro i mez- i nostri progetti e il sostegno a distanza zi minimi per sopravvivere. In seguiECCO COME EFFETTUARE LE DONAZIONI to contiamo di dar loro anche la possibilità di costruirsi un futuro con le Le donazioni possono essere erogate al CeGiAMiS (Centro Gianelliano di Animazione Missionaria, Solidarietà e Sviluppo), c/o Casa Generalizia, Via dei Quatproprie forze. Nel concreto il progetto punta ad ac- tro Cantoni, n. 45 - 00184 ROMA, Tel. +39 0697279509 - Fax 06.4874432; quistare gli arredi di base per la casa E-mail: [email protected]; Se siete vicini a Genova potete contattare Suor LUCIA MOSCATELLI, Saed a coprire le spese principali. lita Nuova Nostra Signora del Monte, 3-A – 16143 GENOVA, Tel. 010/502127, E-mail: [email protected]; www.gianelline.net Costo del progetto: € 1.920 Potete inviare il vostro contributo all’Associazione di Volontariato “A. Gianelli” attraverso uno dei seguenti riferimenti: • Acquisto di attrezzatura medica per Banca Prossima c/c n. 1000/118765 - Filiale Di Milano il centro di salute di Kolam IBAN: IT51P0335901600100000118765 Suore di Nostra Signora dell’Orto Kolam – ARUNACHAL PRADESH INDIA Obiettivo: Il progetto si propone di acquistare alcune attrezzature di base per poter garantire le cure di base alla popolazione locale attraverso il centro di salu- oppure: Banco Posta c/c postale n. 84636406 IBAN: IT64TO760101400000084636406 oppure: Banco Popolare di Lodi IBAN: IT98X0503431950000000577260 L’Associazione di Volontariato “A. GIANELLI” è una ONLUS e le donazioni a suo favore sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi
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