V.G.M.G. Castelletto, 1 luglio 2014 Carissime sorelle, ricolme della grazia del tempo pasquale, siamo entrate da qualche settimana nel tempo ordinario. Non lasciamoci fuorviare da questo termine: “ordinario” non significa meno importante e impegnativo, anzi, è il tempo nel quale la nostra fede è messa alla prova dalla quotidianità e la fedeltà al vangelo si misura nelle situazioni concrete. Il mistero di Dio ci raggiunge oltre i momenti solenni, nella ferialità, e nel quotidiano svolgersi della vita assimiliamo i sentimenti del Figlio. Ed è proprio nell’ambito del quotidiano che prende forma, si incarna il progetto comunitario di vita su cui vorrei fare con voi qualche considerazione alla luce delle indicazioni del Documento Programmatico Capitolare Ne parliamo da anni e ogni volta che ricomincia l’anno pastorale, con gli impegni ordinari, siamo chiamate a riscriverlo secondo nuovi percorsi per rispondere a rinnovate esigenze di tipo spirituale, fraterno e apostolico. Ma perché è necessario insistere su tale strumento? Innanzitutto credo che un progetto steso insieme abbia il merito di ricordarci che il cammino di vita personale non è mai individuale. Siamo chiamate a crescere insieme non soltanto perché viviamo sotto lo stesso tetto, ma perché il Signore ci ha create per la relazione e nessuna di noi raggiunge la pienezza della propria umanità da sola o in contrapposizione agli altri. La sfida che ogni giorno siamo chiamate a cogliere è quella di uscire da noi stesse e imparare a vivere insieme come sorelle. Ma questo non è semplice né spontaneo; ecco perché occorre un progetto che indichi delle mete e una strada per raggiungerle. Senza un impegno definito, concordato insieme e periodicamente verificato, è facile perdere entusiasmo, rifugiarsi nella rinuncia quando la fatica si fa sentire. Il progetto comunitario è uno strumento utile per incarnare il carisma in un contesto preciso, tenendo conto di come è costituita la comunità e della missione che è chiamata a svolgere. Il carisma ha sempre bisogno di essere inculturato in una determinata realtà, per questo è fondamentale partire dalla conoscenza di ciò che la comunità è: doni e potenzialità, limiti, sfide da accogliere, esigenze da soddisfare, desideri da coltivare, mete da raggiungere. Questo cammino “particolare” si inserisce in un Progetto più grande, quello dell’Istituto, che indica alcune linee essenziali per vivere il mistero dell’incarnazione secondo i tratti di Nazareth. Nel progetto comunitario trovano espressione la corresponsabilità, la partecipazione e il coinvolgimento di tutte. Se non c’è l’apporto di ogni sorella, l’obiettivo non potrà essere raggiunto. Ciascuna contribuisce a partire da ciò che è, con le proprie ricchezze e i propri limiti, ma ciò che conta è camminare insieme, puntare verso la stessa meta da tutte individuata e fissata. Un’altra condizione di efficacia del progetto è la sua chiarezza, organicità e completezza. Deve dare indicazioni precise a vari livelli, e per questo è necessario esplicitare motivazioni, obiettivi, metodi, articolazione dei compiti, tempi e modalità di verifica. Più le indicazioni sono chiare, circoscritte e condivise, più è facile verificarne l’attuazione. Per quanto riguarda gli ambiti, il DPC ne suggerisce quattro, proponendo delle azioni per ciascuno di essi: determinare tempi per leggere, alla luce della Parola e dello stile di Nazareth, il proprio vissuto di fraternità; elaborare un itinerario di formazione permanente ordinaria; valorizzare il principio di sussidiarietà; prevedere momenti di distensione e di festa, pause che rinfrancano il senso di appartenenza e ritemprano la persona in tutte le sue dimensioni. (DPC p. 27 p.19) In queste indicazioni troviamo il riferimento a precise dimensioni della vita comunitaria: la qualità del vivere insieme, determinata principalmente dallo stile delle relazioni; la formazione permanente, che si attua nelle situazioni ordinarie e concrete della vita; l’esercizio della corresponsabilità e della sussidiarietà nel comune operare aperte alla missione; la puntualizzazione di tempi e modalità per rigenerare le energie fisiche e spirituali. La “vita buona” di ciascuna comunità si gioca nell’intreccio positivo di queste dimensioni. Innanzitutto il vissuto fraterno: noi siamo chiamate ad essere riflesso della comunione trinitaria vissuta in terra dalla Famiglia di Nazareth. Ci riusciamo? Com’è il nostro stile relazionale? Quali dinamiche prevalgono? Siamo più propense ad accoglierci o ad escluderci? A partire da queste o simili domande può svilupparsi una riflessione-verifica che conduca la comunità a individuare un percorso per rendere più evangeliche le relazioni e più autentica la fraternità. La necessità di una formazione permanente dipende dal fatto che non è mai definitivamente raggiunta la nostra conformazione a Cristo, è sempre in divenire. Per questo non ci dobbiamo stancare di ripartire e lasciarci continuamente rinnovare “ad ogni batter di polso”. La formazione non si limita solo a momenti specifici, a incontri guidati da persone competenti, ma ha come orizzonte proprio la quotidianità della vita, dove è sempre possibile riflettere, chiedere perdono, invocare la grazia della conversione. Sappiamo valorizzare la ferialità come ambito privilegiato in cui lasciarci formare secondo i sentimenti del Figlio? Riconosciamo che il cambiamento non è frutto dei nostri sforzi ma è abbandono fiducioso in Dio per lasciare che agisca in noi e attraverso di noi? Un terzo aspetto è la sussidiarietà: ognuna è chiamata a fare la propria parte, ad assumersi con responsabilità il proprio compito di costruire una fraternità vivibile e feconda nella missione. Non devo aspettare che sia la sorella a fare un passo in avanti se io per prima posso andarle incontro. Non devo aspettare tutto dalla superiora: io stessa ho da dare un contributo insostituibile, che nessun altra può offrire al posto mio. Chi ha il mandato di animazione e di guida di una comunità ha il compito di favorire e promuovere tale assunzione di responsabilità. Questo si verifica nelle nostre comunità? C’è un coinvolgimento personale da parte di ciascuna per il bene di tutte? Infine, ma non meno importante, la programmazione di spazi ed eventi distensivi che rigenerano le energie consumate dal travolgente vortice degli impegni quotidiani. Non sottovalutiamo l’importanza di occasioni in cui apparentemente non facciamo nulla di produttivo, ma in realtà godiamo dei beni che Dio ci concede e ci abbeveriamo alla sua fonte inesauribile di vita. Le nostre giornate richiedono energie in termini di lavoro, servizio, concentrazione, pazienza, equilibrio, disponibilità … abbiamo bisogno ogni tanto di fermarci per ritemprarci e rinnovare le motivazioni. Ci prendiamo un po’ di tempo per stare insieme come sorelle? Per fare festa e godere di ogni dono? Carissime, non ci scoraggiamo. Anche se ci sentiamo ancora lontane dalla realizzazione di un progetto comunitario davvero utile e significativo, crediamo che è sempre possibile ricominciare e rimetterci in cammino con nuovo entusiasmo. È importante mantenere, sia come persone che come comunità, l’atteggiamento del viandante, di colui che è determinato a fare continuamente “un altro piccolo passo”. Siamo persone in cammino; se lasciamo che si spenga la speranza, se gettiamo la spugna e ci aggrappiamo a quanto già abbiamo per mantenere e godere delle piccole soddisfazioni del presente, ci condanniamo a una vita spenta, insignificante per noi e per quanti dovremmo contagiare di fiducia e di gioiosa speranza. Pensiamo che la Santa Famiglia ha vissuto un suo specifico progetto di vita, in assoluta fedeltà al piano di salvezza del Padre. Gesù Maria e Giuseppe hanno cercato continuamente il modo più autentico per vivere nella loro realtà di famiglia il progetto di Dio. E hanno saputo incarnare tale progetto giorno per giorno, rimanendo in comunione con Dio e condividendo reciprocamente gioie, fatiche, incomprensioni. Ognuno in modo diverso e personale, eppure in armonia con gli altri, ha saputo rispondere alla vocazione ricevuta in piena libertà e fiducia in Dio. Forti di questa realtà di vita, che ispira la nostra quotidianità, lasciamo che la Famiglia di Nazareth orienti il cammino di ogni comunità e lo renda percorso fecondo di crescita nella fraternità, secondo la logica dell’incarnazione. In chiusura, due felici comunicazioni: 1. Dopo la definitiva stesura, con inserite le correzioni trasmesse dalla Congregazione dei Religiosi, il giorno 20 maggio è stato promulgato il Decreto di approvazione delle Costituzioni rinnovate. Ora si sta procedendo per la stampa, e contiamo che il 6 novembre sarà possibile la consegna alle comunità. Rendiamo grazie al Signore e a Lui chiediamo di guidarci a vivere quanto auspicato dalla S. Congregazione: “L’osservanza delle Costituzioni sia per le Piccole Suore della Sacra Famiglia un aiuto prezioso nella realizzazione della loro vocazione alla sequela di Cristo ed esse vivano il loro impegno apostolico fedeli al proprio carisma e allo spirito dei Fondatori”. 2. Quest’anno ricorre il centenario della nostra Grotta di Lourdes: nel presente Notiziario sono riportate le lettere che il Fondatore ha scritto in relazione all’evento; è bello sentire tutta la carica di fede che lo animava e l’ardore della sua devozione alla Vergine. A Casa Madre sono previste particolari celebrazioni, ma è auspicabile si organizzino, dalle parrocchie dove è possibile, pellegrinaggi di fedeli che sostino in preghiera alla nostra Grotta. Nella lode e nel rendimento di grazie a Dio, vi invoco ogni benedizione dalla Sacra Famiglia. Vostra aff.ma Madre Suor Angela Merici Pattaro
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