Risk Management News Numero 36 - Dicembre 2014 www.hcc.com/global/italian Stress Test e AQR: meccanismi e obiettivi di Alessandro Gaiani Financial Lines Manager per Italia e Grecia I Comprehensive Assessment condotti dalla BCE su circa 130 istituti bancari dell’Unione europea hanno dato esito negativo sulla salute di nove banche italiane. Quali conseguenze per gli istituti e quali strumenti assicurativi possono contribuire ad un lieto fine? Il 4 novembre 2014 la Banca Centrale Europea (BCE) ha assunto la vigilanza del sistema bancario Europeo all’interno del Meccanismo di Vigilanza Unico (MVU), il cui Regolamento è entrato in vigore esattamente 12 mesi prima con la finalità di salvaguardare la sicurezza e la solidità del sistema bancario Europeo, accrescendone l’integrazione e la stabilità. La BCE sarà preposta ad assicurare il funzionamento efficace e coerente del MVU, in cooperazione con le Autorità Nazionali Competenti (ANC) dei paesi dell’UE: gli istituti bancari “significativi” (tra le varie condizioni: con più di € 30 miliardi di attivo, con più di € 5 miliardi di attivo ma che rappresentino almeno il 20% del PIL nazionale, con significative attività transafrontaliere a livello europeo) cadranno sotto la vigilanza diretta della BCE, mentre i gruppi “meno significativi” rimarranno al vaglio delle ANC. Si stima che il primo gruppo comprenderà all’incirca 130 banche (che rappresentano l’85% di tutti gli attivi bancari) mentre il secondo gruppo altri 4800 istituti di credito. Il nuovo Sceriffo a livello Europeo sarà quindi la Presidente del Consiglio di Vigilanza del MVU, la signora Danièle Nouy, i cui uffici si trovano poco distante dall’Eurotower a Francoforte: sarà lei a dover vigilare direttamente anche sulle 12 banche nostrane (Intesa Sanpaolo, Unicredit, MPS, Banco Popolare, UBI Banca, Popolare Emilia Romagna, Popolare Milano, Banca Carige, Popolare Vicenza, Po- polare Sondrio, Veneto Banca, Mediobanca, ICCREA). I risultati dei test sulle banche In preparazione a quanto descritto sopra, la BCE ha condotto una serie di test e indagini, i cosidetti Comprehensive Assessment, verso 130 istituti di credito (sono state incluse anche 3 banche lituane che entreranno a far parte dell’Euro l’anno prossimo) attraverso due fasi: 1. Asset Quality Review (AQR) – Gennaio/Agosto 2014: controllo sull’adeguatezza degli attivi bancari al 31.12.2013 con il fine di raggiungere un valore minimo dell’8% come Patrimonio di base o Common Equity Tier 1 (CET1). 2. Stress Test – Maggio/Settembre 2014: esercizio sulla capacità di ripresa e di recupero della banca in due ipotetici scenari, di base e avverso. Mentre con il primo viene richiesto di mantenere un CET1 dell’8%, con il secondo si deve raggiungere almeno un 5.5%. Dopo il “fallimento” dei test organizzati dalla BCE nel 2011, che a detta di molti erano stati preparati in maniera troppo blanda (tutti ricorderanno il famoso crollo di Dexia 3 mesi dopo aver superato positivamente tali test), questa volta gli operatori di mercato si aspettavano atteggiamenti molto più severi da parte delle autorità di vigilanza e un outcome negativo per varie banche europee: come se il 13 fallimento di alcune sia un passaggio necessario per ristabilire la credibilità della BCE e mostrare ai mercati che gli istituti promossi abbiano effettivamente le carte in regola per proseguire la loro attività nelle acque incerte che ci troviamo tutti ad attraversare in questo periodo. L’esito dei Comprehensive Assessment è divenuto pubblico domenica 26 Ottobre, a Borse chiuse. Il nostro paese ha purtroppo visto il numero più alto di istituti bocciati: ben 9 su 25. Di questi 9 istituti 5 hanno già provveduto a misure di ricapitalizzazione durante i primi mesi del 2014, sufficienti a raggiungere un esito finalmente positivo dei test. Sono invece 4 i gruppi italiani che hanno un vero e proprio giudizio negativo: MPS, Carige, BPM e Popolare di Vicenza. In conseguenza, queste banche hanno dovuto stilare un piano di recupero che elencasse le misure urgenti pronte ad essere messe in atto per portare i valori al di sopra delle soglie richieste entro i prossimi nove mesi. Alla data di stesura di questo articolo (pochi giorni dopo l’esito degli Stress Test) questi piani non sono ancora stati confermati. Se però analizziamo più in dettaglio i dati pubblicati possiamo dividere le 4 banche in 2 gruppi: da un lato BPM e Popolare di Vicenza, il cui capitale richiesto, oltre ad essere di entità minore rispetto alle altre, dovrebbe essere già coperto da misure presentate ed approvate da Banca d’Italia; da un altro, MPS Risk Management News Numero 36 - Dicembre 2014 e Carige, la cui situazione è decisamente più complicata ed i cui ammanchi sono cifre importanti: 2.11 miliardi di Euro nel primo caso, 814 milioni nel secondo. Le possibili conseguenze Quali possono essere le conseguenze di questi esiti negativi per le banche? Potrebbero essere coinvolte alcune coperture assicurative? L’incapacità di preparare un piano entro le date stabilite, la mancata realizzazione dello stesso nei mesi seguenti o l’impossibilità di raggiungere la soglia di capitale richiesta, potrebbero essere causa di richieste di risarcimento nei confronti delle banche e dei membri dei loro Amministratori (ad esempio da parte di alcuni azionisti): situazioni potenzialmente coperte da polizze di Responsabilità Civile per Amministratori e Sindaci (D&O). Un’altro grande rischio è legato all’andamento delle azioni: basti pensare che a chiusura dei mercati lunedì 27 Ottobre il titolo MPS ha perso il -21.5% e quello Carige il -16.5%, con ulteriori appesantimenti nei giorni immediatamente soccessivi. L’insieme dei Comprehensive Assessment ha portato con sè anche una serie di speculazioni tra cui voci di possibili aggregazioni, particolarmente insistenti a livello italiano, vista la grande frammentazione esistente (quasi 700 istituti): grandi operazioni di M&A portano sempre con sè un rischio intrinseco, ancora più elevato quando si tratta di valutare attivi immobiliari, prestiti ed investimenti. Situazioni di diluizione del capitale, interessi di azionisti di minoranza “calpestati”, valutazioni errate di “goodwill” e conseguenti pesanti svalutazioni, piani di licenziamenti voluminosi o problemi di corporate governance, sono tutti esempi di possibili rischi. Quali saranno le reali implicazioni di quanto comunicato il 26 Ottobre? È sicuramente troppo presto per dirlo ma tra i dubbi ed i timori descritti sopra è anche giusto ricordare tutti gli istituti di credito Italiani che invece hanno superato, e bene, i test imposti dalla BCE. In aggiunta possiamo affermare che il nostro sistema bancario è fondamen14 talmente solido se si considera che dal 2009 ha ricevuto “solo” aiuti statali per 4 miliardi di Euro (i Monti Bond) a fronte di circa 250 miliardi forniti al sistema bancario tedesco e 60 a quello spagnolo. La vera paura è invece sul “sistema paese”: dopo 3 anni di recessione probabilmente chiuderemo anche il 2014 col segno meno (si prevede un -0.4%) unico membro del G7 a trovarsi in questa situazione e per di più gravato da un debito pubblico del 132%, che non da segni di diminuzione. Il futuro ci dirà quanti cambiamenti sistemici ci troveremo ad affrontare.
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