DIREZIONE REGIONALE PER I BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI DELLA BASILICATA DIREZIONE GENERALE PER LE ANTICHITÀ Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata La necropoli in località Bosco del Piano-Grotte di Caggiano, Palazzo San Gervasio (Potenza) Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata Direttore Regionale: Attilio Maurano Coordinatori per la Comunicazione: Elvira Pica, Massimo Carriero Corso XVIII Agosto 1860, 84 85100 Potenza Tel. 0971 328111 Fax 0971 328220 [email protected] www.basilicata.beniculturali.it Direzione Generale per le Antichità Direttore Generale: Luigi Malnati Via di San Michele, 22 00153 Roma Tel. 06 6723 4769/4701 Fax 06 6723 4750 www.archeologia.beniculturali.it [email protected] [email protected] Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata Soprintendente: Antonio De Siena Referente per la Comunicazione: Lucia Moliterni Via Andrea Serrao, 1 85100 Potenza Tel. 0971 323111 Fax 0971 323261 [email protected] www.archeobasilicata.beniculturali.it Centro Operativo Misto di Venosa Piazza Umberto I - Castello Pirro del Balzo Tel. e Fax 0972 36095 [email protected] Responsabile: Antonio Mantrisi Personale che ha effettuato il restauro: Michele Savarese, Davide Evangelista, Nino Soldo Immagini e realizzazione DVD: Giuseppe Elefante Collaboratori esterni Archeologi Tonia Giammatteo, Antonio Bruscella Restauratori Antonella Vitiello, Gaetano Carannante 76 Antonio De Siena Nel corso dei lavori di sorveglianza archeologica condotti per la realizzazione di un impianto eolico in Località Bosco del Piano-Grotte di Caggiano (Palazzo S. Gervasio, Potenza), nel territorio della colonia latina di Venusia, è stata individuata una necropoli, ubicata sulla sommità di una collinetta. Le ricerche di archeologia preventiva hanno consentito lo scavo ed il recupero di alcune sepolture monosome in fossa terragna, solo una presentava copertura alla cappuccina. Le tombe appartengono per la maggior parte ad individui di sesso maschile, con corredo che li connota come guerrieri (elmi e cinturoni in bronzo, armi da offesa in ferro); mentre quattro tombe sono pertinenti ad individui femminili, caratterizzati da ricche parure. Tra le sepolture maschili, piuttosto particolare si presenta la Tomba 2, individuata nel settore occidentale della necropoli. Si tratta di una sepoltura monosoma in fossa terragna orientata N-S, con l’individuo (individuo 2, h. 1,40) in posizione supina, deposto con il braccio destro disteso, in parte coperto dal cinturone, quello sinistro piegato e portato sul torace, con le gambe distese e le rotule leggermente unite. I resti scheletrici sono in cattivo stato di conservazione. Il corredo è composto da: una cuspide di giavellotto in ferro posta a sinistra del cranio, una punta di lancia in ferro individuata presso l’omero destro, una freccia in ferro posta quasi sullo sterno, un cinturone in bronzo indossato, a lamina semplice con lunghi ganci, una freccia in ferro posta tra i femori, pennacchi pertinenti all’elmo individuati presso i femori, un elemento in ferro non identificato posto presso la tibia destra, una patera in bronzo capovolta, deposta presso il piede sinistro, con all’interno una lama in ferro, un unguentario integro deposto presso la tibia destra, uno skyphos a vernice nera individuato presso il femore destro, una cuspide in ferro con tracce di tessuto posta presso il femore destro, un chiodo in ferro individuato sotto il cinturone e un elmo in bronzo deposto presso i piedi dell’individuo. La sepoltura può essere datata tra la fine del IV e le prima metà del III a.C. Il restauro del corredo Elmo sannita (R.T. 13; inv. 397802) con calotta sagomata sulla fronte caratterizzata da una riquadratura triangolare, priva del paranaso; nuca protetta da un prolungamento della lamina; paragnatidi mobili, lunghe e sagomate. Due lamine in bronzo (ali) rette da tubicini. Stato di conservazione. È stato necessario un intervento di “micro scavo” per rimuovere il terreno ancora presente. Dall’analisi visiva, testimoniata da fonti fotografiche, si è riscontrata la presenza di: - una spessa incrostazione di particellato di varia natura, dovuta anche al materiale di scavo precedentemente rimosso; - alcuni pezzi distaccati pertinenti all’elmo, come pennacchi e paragnatidi mobili con sistema a cerniera (copertura per le guance); - diverse deformazione del metallo; - un’apertura lungo la parte superiore dell’Elmo dovuta alla pressione del terreno; - diversi prodotti di corrosione del Bronzo, in particolare in alcune zone erano presenti ossidazioni corrosive di cloruro di rame (NANTOKITE - cancro del bronzo). Interventi di restauro: l’obiettivo primario dell’intervento condotto sull’elmo di bronzo è stato quello conservativo, ponendo rimedio tanto al degrado causato dai fenomeni corrosivi provocati dal tempo, quanto a ripristinare una lettura dell’oggetto nella sua forma migliore. Gli interventi di restauro posti in essere sono stati: - asportazione e rimozione dei depositi coerenti e incoerenti con l’ausilio di spazzole di saggina, bisturi e pennelli morbidi; 77
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