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Si inaugura la prima
“Casa del commiato”
A BRA, GRAZIE AL GRUPPO “VERRUA”
Giuliano Belfiori
DEL “GRUPPO VERRUA”
FANNO PARTE:
“LA CATTOLICA”, ATTIVA
A BRA E A CHERASCO,
LA “CAVALLOTTO”
DI GRINZANE CAVOUR ,
LA “CULASSO”
DI NEIVE, LA “LONGO”
DI CHERASCO E “L’ALBESE”
CHE OPERA NELLA CITTÀ
DELLE CENTO TORRI
E ANCHE SOTTO LA ZIZZOLA
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abbastanza comune
essere sostenitori del
“Vedere per credere”;
più infrequente e, forse più meritevole, risulta invertire
i termini, operazione in cui si cimenta una minoranza di noi.
Sono quelli che “Credono per
vedere”, i quali sono talmente
convinti di poter realizzare un
progetto che perseguono quell’obiettivo partendo dal nulla e
per primi. E spesso riescono pure
a ottenere ciò che desiderano.
Com’è nel caso del GRUPPO
VERRUA, un punto di riferimento
nel settore delle onoranze funebri, il quale domenica primo giugno, alle 16, in via don Orione 77
a Bra, inaugurerà la “Casa del
commiato”, primo luogo del genere in Piemonte, a cui è stato
dato il nome “Luce di Speranza”.
Una legge regionale ha dato il via
libera alla realizzazione di tali
“strutture del commiato”, ovvero
luoghi destinati, su richiesta dei
familiari, a ricevere, custodire ed
esporre le salme di persone decedute in abitazioni private o in
strutture sanitarie e
ospedaliere. E, come
È
suo solito, l’imprenditore braidese Armando Verrua non si è fatto
trovare impreparato.
Domenica inaugurerete la nuova
struttura vedendo realizzato un
progetto iniziato quando?
«Siamo partiti tre anni fa, acquisendo una struttura già esistente,
adeguandola e ampliandola per
creare gli spazi necessari per
tutte quelle che sono le esigenze
di una “struttura del commiato”,
dal ricevimento delle famiglie,
all’esposizione dei defunti, alle
“sale del commiato”, per finire
con la parte per il “back-office”».
Esattamente come è suddiviso il
nuovo spazio?
«Abbiamo creato un ambiente
che è destinato agli uffici, per accogliere le famiglie, con un ampio
parcheggio e tutta una serie di
servizi in più. La nuova struttura
garantisce anche una maggior riservatezza, fornisce più spazi per
poter accogliere le persone e più
uffici per noi. A fianco a questa
parte abbiamo creato quella che
ospita le camere per esporre le
salme, gli spazi per accogliere le
persone che visitano i defunti e
una grande “sala del commiato”
che può contenere sino a duecento persone e che sarà a disposizione per fun-
á 29 maggio 2014 á ip á un’iniziativa all’avanguardia
zioni, laiche e religiose, a partire dal
rosario. La parte retrostante è stata
destinata ai nostri
magazzini, con il
ricovero dei automezzi, lo spazio del lavaggio, la
pompa del gasolio e tutto ciò di
cui abbiamo bisogno. Abbiamo
voluto concentrare tutto in una
stessa struttura, evitando spostamenti inutili, avendo la possibilità
di gestire lì anche il magazzino dei
cofani, la preparazione delle lapidi, con tutti ambienti suddivisi in
modo che ogni lavorazione abbia
il proprio spazio, con la camera
mortuaria per la preparazione
delle salme nella parte sottostante. Nello stesso tempo siamo riusciti a creare una struttura
diversa da quelle esi-
stenti altrove fuori regione».
In che senso intende “diversa”?
«Di solito si utilizza un capannone
per fare la casa funeraria: si
prende la struttura di un capannone e all’interno si costruiscono
le stanze. Il nostro, invece, è un
ambiente familiare, con una disposizione delle camere studiata
ad hoc. La diversità si percepisce
fin dall’accoglienza esterna, con
il verde e le siepi che dividono la
parte di passaggio dalla struttura.
Abbiamo ampliato il giardino per
dare una sorta di predisposizione
a ciò che può aiutare ad assimilare un evento luttuoso».
In pratica avete esteso l’attenzione verso quanti si rivolgono a
voi, preoccupandovi anche dell’ambiente in cui li ospitate...
«Sì, perché è un tipo di struttura
che non esisteva e che permette
di svolgere tutto ciò che è collegato all’evento in un unico luogo,
con la possibilità di avere anche
una presenza costante qualificata. Possiamo portare presso la
struttura anche salme di altri
Comuni della regione, sia che il
decesso avvenga in abitazione
privata che struttura pubblica.
L’utilizzo o meno della struttura,
comunque, è a discrezione dei
familiari, e il servizio non grava
su di loro, perché non ha nessun
costo aggiuntivo».
Domanda ingenua: non si potevate aspettare che lo facesse
qualcun’altro?
«Non sono uno che sa stare
troppo ad aspettare. Anzi,
noi siamo partiti con i lavori
quando ancora la legge
non era in vigore, perché mancavano le
disposizioni
del
regolamento. Nelle
regioni già regolamentate da
tempo, comunque, tali strutture si
sono moltiplicate in pochi anni.
Credo che per ogni imprenditore
l’azienda sia una creatura da curare e far crescere, quindi l’innovazione dev’essere costante».
Anche dal punto di vista finanziario non dev’essere stato uno
sforzo da poco...
«Certo. E non avremmo potuto
farcene carico, se non fossimo riusciti a creare un gruppo di lavoro,
ampliando i nostri servizi e i territori in cui operiamo. Ciò ci permette di avere il volume di lavoro
necessario per creare e mantenere
una struttura di questo tipo».
Con che spirito vi avvicinate al
primo giugno?
Risponde il figlio Viviano: «Per
quanto mi riguarda, con apprensione e curiosità. È comunque stimolante
vedere un lavoro di tre
anni che si conclude,
vedere gli ambienti
che si arredano come
li avevi immaginati.
Ciò che avevi in mente lo vedi realizzato. A
parte questo, non abbiamo tempo per ragionarci molto. Attendo
con curiosità anche la
reazione dei cittadini».
IL TAGLIO DEL NASTRO
DELLA PRIMA STRUTTURA
DEL GENERE IN PIEMONTE
(NELLE FOTO SOPRA:
L’ESTERNO E QUALCHE
IMMAGINE IN ANTEPRIMA
DEGLI INTERNI) È FISSATO
PER DOMENICA PRIMO
GIUGNO, ALLE 16, IN VIA
DON ORIONE 77, A BRA.
NEGLI SCONTORNI SOTTO:
ARMANDO VERRUA,
A SINISTRA,
E IL FIGLIO VIVIANO