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APRILE 2014
ASSOCIAZIONE COMBATTENTI
FLOTTIGLIA MAS-R.S.I.
In questo numero
Speciale sul raduno di Gorizia 2013
in ricordo della battaglia
di Tarnova della Selva
INDICE
IN QUESTO NUMERO
Direttore Responsabile
Dott. Maurizio Gussoni
Lettera del Presidente ......................................................... pag.3
Discorso al Cenotafio ........................................................... pag. 4
Redattore Capo
Dott. Andrea Vezzà
Direzione e Redazione
Via Soderini, 36 - 20146 Milano
Tel. e Fax 02 4151571
[email protected]
Basta polemiche e rancori............................................... pag. 5
Immagini da Gorizia.............................................................. pag. 6
La battaglia di Tarnova....................................................... pag. 8
Stampa
Tipografia Triestina s.n.c.
Via Valdirivo, 30/A - 34132 Trieste
Recensione............................................................................................ pag. 10
Edito da
Associazione Combattenti Xª Flottiglia
MAS-R.S.I.
Sede legale:
Largo Don Chiot, 27/A - 37172 Verona
Tel. 333 9535879 - Fax 045 8302533
Elenco Soci........................................................................................... pag. 11
Lutti............................................................................................................... pag. 11
Segreteria operativa:
Via Carlo Ghega, 2 - 34132 Trieste
Tel. 040 215965
[email protected]
www.xflottigliamas.it
[email protected]
In copertina:
Foto del raduno di Gorizia
Pubblicazione registrata presso il Tribunale
Civile e Penale di Milano al n. 752
in data 3 dicembre 1999
SEI IN REGOLA CON IL PAGAMENTO?
Ricordati che per poter continuare a ricevere il nostro notiziario
devi essere in regola per l’anno 2013.
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LETTERA DEL PRESIDENTE
IL CONSIGLIO DIRETTIVO
ASSOCIAZIONE COMBATTENTI
Xª FLOTTIGLIA MAS – R.S.I.
PRESIDENTE
Carlo Alfredo Panzarasa
VICE PRESIDENTE
Fiamma Morini
DIRETTIVO
Umberto Schiavon (veterani)
Marcello Lama (veterani)
Roberto Pulli (ordinari)
Marina Marzi (ordinari)
Ingebord Goedecke (ordinari)
Piero Liva (ordinari)
Alberto Indri (ordinari)
PROBIVIRI
Paolo Teoni Minucci
Mario Trovisio
C
ari commilitoni, ausiliarie volontarie e soci tutti,
eccomi a voi dopo l’annuale raduno associativo di Gorizia.
Quest’anno, nonostante le fila di noi veterani siano sempre più
sottili, con molto piacere ho visto partecipare al consueto pellegrinaggio domenicale seguito dal pranzo comunitario molti
volti nuovi o che non si vedevano più da anni, assieme alla confermata presenza di tanti giovani. Segno che la Decima riesce
ancora a fare breccia nei cuori dei goriziani e di chi si riconosce
nei suoi valori. Di seguito, vi propongo il discorso ufficiale che
ho tenuto sabato 18 gennaio 2014 presso il Comune di Gorizia
in occasione dell’anniversario della battaglia di Tarnova della
Selva, cui è dedicato l’intero numero del nostro notiziario:
Egregio Sindaco di Gorizia,
Sono Carlo Alfredo Panzarasa, marò volontario di Francia del
Battaglione Fulmine della Xa MAS e presidente dell’Associazione Combattenti Xa Flottiglia MAS-RSI. Innanzitutto desidero
portarLe i saluti dei miei commilitoni che, per motivi di età, non
possono esser qui presenti oggi, ma lo sono certamente in spirito.
È in spirito sono qui presenti tutti i combattenti e le ausiliarie volontarie della Decima che, generosamente ed entusiasticamente vennero in queste terre per difendere il Tricolore italiano
che, anche grazie a loro, sventola ancora sul castello di Gorizia.
Combatterono e caddero numerosi a Tarnova della Selva e in
Val d’Idria nel gennaio del 1945. Come Lei ben sa, veniamo ogni
anno a commemorarli e a nome di tutti, noi La ringraziamo per
aver voluto dare alla nostra presenza in Municipio, un segno di
ufficialità a questo nostro raduno. Non abbiamo mai avuto né
tanto meno ricercato riconoscimenti ufficiali da questo stato, ma
la Sua disponibilità è per noi di grande importanza e ci gratifica, perché è segno tangibile che non tutti hanno dimenticato. Ci
sono voluti ben 69 anni perché gli orrori vissuti dalle popolazioni di queste terre diventassero di dominio pubblico, argomento
di discussione e di approfondimento storico, meglio tardi che mai
potremmo dire, ma ciò è stato possibile per il nostro perseverare e
per l’attenzione che persone come Lei, che ricoprono importanti
ruoli istituzionali, hanno voluto manifestare malgrado le possibili conseguenze. Fino a quando potremo, noi torneremo per ricordare e testimoniare che ci fu un tempo in cui un grande uomo,
il Comandante Junio Valerio Borghese, riuscì a radunare migliaia di giovani, uomini e donne, che per l’Onore d’Italia lasciarono
le comode case per combattere in divisa e difendere l’amato suolo
patrio, donando tutto se stessi, anche la vita, e rimanendo fieri ed
orgogliosi sempre della loro scelta. Siamo altresì certi che dopo di
noi, i tanti giovani ai quali abbiamo passato il testimone, porteranno avanti i nostri stessi valori, e il ricordo di una generazione
che ha dato tanto per la propria Patria. Signor Sindaco, con i nostri migliori auguri di riuscita nella Sua attività in questo anno
appena iniziato, La saluto a nome di noi tutti con riconoscenza
ed affetto.
Sempre Decima!
Carlo Alfredo Panzarasa
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DISCORSO AL CENOTAFIO
R
iportiamo di seguito il discorso tenuto da Guido Mondolfo al cenotafio della Xa Flottiglia
MAS al Cimitero Monumentale di Gorizia:
AUSILIARIE, COMBATTENTI DELLA DECIMA FLOTTIGLIA MAS, DONNE E UOMINI DELLA
REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA, GIOVANI D’ITALIA!
Un saluto caloroso e commosso a voi tutti cari commilitoni che ogni anno accorrete qui nella nostra Gorizia per
ricordare i vostri camerati caduti nelle sanguinose giornate del 19, 20, 21 gennaio del 1945. Il ricordo di quel
tempo fu e resta un momento incancellabile nella Storia della nostra città. Fa parte della sua vita in attesa ancor
oggi d’essere portata a conoscenza di tutto il popolo italiano. È la Storia ancora misconosciuta di una generazione,
la generazione che non s’è voluta arrendere. E a questa generazione che tanto ha dato e sofferto che oggi qui mi
rivolgo. Vedete, la vostra presenza m’induce in questo momento ad abbracciare idealmente tutti coloro che dopo
l’8 settembre 1943 vollero tener fede alla parola data. E il mio ricordo va agli anni lontani della giovinezza. La mia
gente: la mia gente la vedevo ritornare in una Patria non più Madre, bensì matrigna. Era lacera, ferita, malata, mutilata, ma era la mia gente. La gente che ritornava dai campi di prigionia non cooperatori dell’Africa, dell’America
e dell’India, da Hereford, da Jol. La gente che aveva conosciuto i drammi e gli atroci soprusi dei vincitori a Coltano;
la gente che ritornava decimata dagli orrori di Borovnica, la gente che veniva seppellita viva dallo scoppio della
dinamite nelle caverne dell’Alto Isonzo. La gente che non aveva tradito, che manteneva la propria fierezza, conscia
di aver operato e combattuto per l’Onore d’Italia. E nel vederla ritornare sentivo e capivo che la loro, la vostra Storia
era la mia Storia, che il vostro patire era il mio patire, che la vostra anima era la mia anima. Voglio ricordarvi con
le parole delle ausiliarie e dei combattenti.
Le ausiliarie: a Dio la mia Fede, all’Italia la mia vita, a me stessa l’onore. Si poteva piangendo perdere una guerra,
ma non si doveva mai perdere l’onore.
I combattenti: Umberto Bardelli comandante del Barbarigo rivolgendosi a un gruppo di volontari disse loro:”Posso
offrirvi l’occasione di farvi uccidere per l’Italia” E li conquistò.
E infine ricordo coloro che sono più vicini al nostro cuore quando nelle terribili giornate del 19, 20, 21 gennaio
1945 scrissero a Tarnova della Selva una pagina epica e gloriosa allorché sbarrarono la strada di Gorizia ad un
nemico infinitamente superiore. Onore al Battaglione Fulmine e a tutti i reparti della nostra Decima. Questa è la
nostra Italia, l’Italia che non rinneghiamo e che non rinnegheremo mai. E non posso esimermi in questo momento
dal porgere un saluto affettuoso e il mio, nostro abbraccio, ai giovani che ogni anno sono presenti e vivono questa
giornata di passione e di ricordo accanto a noi.
GIOVANI D’ ITALIA!
Oggi trovate l’Italia dell’egoismo, del compromesso degli odi, delle contrapposizioni, trovate un’Italia smarrita,
confusa, dispersa; quest’Italia non ci appartiene, e non ci apparterrà mai; è un’altra Italia che attende, che vuol
risorgere. Fatela rivivere giovani, fatela rivivere nella cultura, nelle arti, nelle scienze, nel pensiero, con l’azione.
Fatela rivivere nel ricordo d’una Italia ch’ebbe Dante, Petrarca, Machiavelli, Carducci, Foscolo, d’Annunzio. Fatela
rivivere nel nome dei nostri Caduti da Toti a Corridoni, da
Battisti a Sauro, a Oberdan. Fatela rivivere ricordando gli
Eroi della guerra perduta: da Berto Ricci a Guido Pallotta,
Da Carmelo Borg Pisani a Nicolò Giani, da Ettore Muti a
Mario Rizzati, da Adriano Visconti a Umberto Bardelli,
e solo fra tanti per ricordarne alcuni. Fatela rinascere giovani, fatela uscire da questa “morta gora”. E soprattutto
amatela, come noi l’abbiamo sempre amata e come tanto
l’amò chi la volle - un giorno lontano - chiamarla adorabile
nell’ora del martirio.
VIVA SEMPRE LA NOSTRA ITALIA!
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BASTA POLEMICHE E RANCORI
anno, l’anniversario della battaglia di Tarnova della Selva è preceduto da un sottile strascico di polemiOgni
che ad opera di alcuni cittadini goriziani che, spesso tramite le pagine patinate del quotidiano locale, con
ricostruzioni storiche alquanto deboli e faziose trovano il pretesto per attaccare direttamente l’operato della
Decima in regione - e non solo - facendo altresì emergere una certa simpatia proprio per quelle formazioni partigiane titine che tanti morti portarono al capoluogo isontino durante e al termine del conflitto. Riportiamo di
seguito due secche repliche dei goriziani Roberto Pulli e Guido Mondolfo date tramite giornale ai loro concittadini indispettiti dall’avvicinarsi delle annuali celebrazioni in ricordo del sacrificio del Fulmine:
Non si sa perché i soldati tedeschi sono sempre nazisti e i loro alleati chiamati collaborazionisti, mentre i partigiani consigliati dagli inglesi, riforniti e sovvenzionati dagli americani e agli ordini di Mosca, sono ritenuti combattenti indipendenti.
Il battaglione Fulmine era composto di soli 214 uomini, per lo più ragazzi diciottenni e anche meno, parte dei quali provenienti dalla Francia. Fu definito un magro battaglione ma una forte compagnia. Resistette, senza armi pesanti, per un
paio di giorni a ben due agguerrite brigate del IX Korpus. Subirono 50 morti accertati e 36 dispersi dei quali recuperati, in
modo rocambolesco, solo 6 negli anni ’80. Non si è mai saputo con certezza quanti furono i caduti partigiani; vanno dai 29
recenti secondo il sig. Petean ai 500 di altre fonti. Evidente l’esagerazione di entrambi. Ricordo, però, che la conquista di un
caposaldo può prevedere la perdita di forze cinque volte maggiori a quelle dei difensori.
Buffa proposta quella delle scuse. Chi dovrebbe scusarsi? Forse chi, stando al rapporto di uno scampato al massacro,
trucidò i marò feriti ricoverati nella canonica? O, ancora, quelli che fucilarono i prigionieri? Il Marò Ottavio Barraco si
salvò, lasciato per morto, grazie ad un colpo alla nuca non mortale. Chissà se i 665 civili goriziani deportati a guerra finita
consideravano liberatori i loro aguzzini. Questi ultimi si sono mai scusati?
La guerra genera odio che alimenta se stesso e, come si vede, non è ancora finito. Ognuno ricordi e onori i propri caduti
ed eviti ameni suggerimenti.
Roberto Pulli - Fogliano Redipuglia (GO)
Non avrei mai pensato che ancor oggi - trascorsi 69 anni - ci fosse polemica, sia pure corretta e marginale, sull’argomento. Non intendo dilungarmi né porre sterili contrapposizioni in merito. Porto solo l’ attenzione su alcuni punti: i Marò
della Xa MAS coinvolti nella battaglia di Tarnova come tutti i reparti della Repubblica Sociale Italiana erano combattenti
repubblicani e non “repubblichini”, termine questo improprio ed offensivo.
Non contesto quanti dalla parte politica avversa hanno combattuto per la libertà dal fascismo e dal nazismo in queste
nostre terre. Mi permetto però di aggiungere come fosse intendimento da parte delle forze partigiane jugoslave portare il
confine al Tagliamento. Che dire? Mi fermo e non aggiungo altro.
Concludo dicendo che l’omaggio ai Caduti per essere vero deve comprendere intendimenti e volontà da parte di entrambi
i contendenti. Quindi “il coraggio dei forti” avverrà - me lo auguro - il giorno in cui anche i partigiani renderanno doveroso
omaggio al Cenotafio della Xa MAS nel cimitero centrale di Gorizia. È un auspicio, forse con il tempo si realizzerà. Solo così,
con il dovuto rispetto anche ai nostri morti, potrà esserci sincera pacificazione.
Guido Mondolfo - Gorizia
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IMMAGINI DA GORIZIA
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IMMAGINI DA GORIZIA
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LA BATTAGLIA DI TARNOVA
T
arnova della Selva, Venerdì 19 gennaio 1945.
Sono le ore 5 e 40 circa quando di colpo si scatena l’inferno. Un boato, scoppia la prima bomba da
mortaio, senz’altro da 88 millimetri, e quasi contemporaneamente da tutti i lati, da tutte le parti attorno a Tarnova, forse più intensamente a nord-est, ha
inizio il coro di tutte le armi di cui dispongono gli
slavi. Sono vicini e urlano anche, come posseduti dal
demonio.
Sono partiti immediati rinforzi, abbiamo l’ordine di mantenere la posizione ad ogni costo, la
posta in gioco è molto più alta di quanto appare
e non si limita alla sola conquista di Tarnova ma
è di ben più vaste mire: Gorizia, Monfalcone e
Trieste sono a portata di mano.
Così il Marò Stefano Zarini della III Compagnia “Volontari di Francia” del Battaglione
Fulmine, che si trovava di guardia in uno dei
bunker più esposti tenuti dalla sua Compagnia
e quindi uno dei primi a essere investiti dal fuoco nemico, esordisce sulla battaglia di Tarnova.
E continua:
Qui si tratta di un attacco bello e buono, un
assalto in piena regola che mira a sopraffarci e conquistare la posizione, è chiaro che vogliono annientarci subito e presto, così almeno
tentano. Ma non siamo colti all’improvviso,
impreparati, la sorpresa non riesce, siamo decisi a tenere duro e difendere la posizione fino
all’estremo e vendere cara la pelle. Sulle prime rispondiamo colpo per colpo, al buio, alla
cieca tutti sparano nel mucchio, ma risulta
chiaro che non potremo sostenere quel ritmo
di fuoco per lungo tempo senza esaurire presto le nostre munizioni, ed è altrettanto chiaro
che questo è solo un fuoco di preparazione.
Prima che albeggi tre bunker sono caduti in mano
partigiana ma ben due assalti sono stati respinti con
successo. Finalmente, a tarda mattinata, riesce il contatto radio con il Comando a Gorizia, cui viene chiesto
aiuto. Zarini riassume la risposta ottenuta via radio:
-8-
Nel primo pomeriggio i cannoni della Brigata
Srecˇ ko Kosovel cessano di sparare, messi fuori uso
dai colpi dei mortai italiani o da improvvisi guasti,
e l’intensità del fuoco diminuisce esponenzialmente
con l’imbrunire. Con la notte giunge una provvidenziale nebbia che offre la possibilità agli assediati di
riconquistare alcune posizioni precedentemente abbandonate lungo il perimetro difensivo. Ma anche i
partigiani approfittano dell’oscurità e alle prime ore
del 20 gennaio sferrano un decisivo attacco che fa
breccia nelle linee esterne italiane, portandoli direttamente all’interno del paese: è l’inizio della crisi.
Gli uomini del Battaglione Fulmine sono costretti
a rintanarsi sempre più verso il centro di Tarnova,
asserragliandosi nei piani superiori di case e fienili
cui, in via precauzionale, hanno minato le fondamenta e abbattuto le scale: cadere in mano nemica
equivarrebbe a morte certa. Nel corso della giornata cadono uno ad uno tutti gli altri bunker, prontamente riutilizzati in senso contrario, e gran parte
del paese è ormai in mano ai partigiani: ingenti le
perdite tra morti e feriti, da ambo le parti. Dalla radio arriva la notizia che i soccorsi hanno trovato una
strenua resistenza lungo la strada di marcia e sono
pertanto dovuti rientrare a Gorizia. È sempre Zarini
a proseguire con il racconto:
Vista la situazione, il Comando, dà l’ordine
di retrocedere e raggrupparsi a tutti i reparti, in
centro paese attorno al Comando stesso, su po-
LA BATTAGLIA DI TARNOVA
sizioni già predisposte, per poterci riorganizzare
e difenderci meglio ed opporre una resistenza
più compatta e più efficace. Purtroppo la manovra non riesce perfettamente, infatti approfittando di inevitabili momenti di indebolimento di
certi punti della nostra difesa, gli slavi riescono
ad infiltrarsi in forze in più punti dell’agglomerato. Una squadra di fucilieri del 3º Plotone della
IIIª Compagnia “Volontari di Francia”, ragazzi
miei messi agli ordini del Guardiamarina Valbusa, non ce la fa e rimane isolata. I nostri tentativi
per soccorrerli sono vani e prima che potessimo
raggiungerli vengono sopraffatti e presi. Il Guardiamarina Valbusa per non subire la stessa sorte
preferisce spararsi. Gli slavi si servono di loro
per convincerci ad arrenderci e deporre le armi,
invece i miei bravi ragazzi sono proprio loro, in
francese, ad incitarci a non farlo, a non fidarci
e a continuare strenuamente la lotta fino in fondo. Non li rivedremo mai più, né morti né vivi.
Al crepuscolo i superstiti del Battaglione Fulmine
non tengono più di cinque o sei case al centro dell’abitato costantemente bersagliate da granate incendiarie
che trovano facile esca nei pagliai e nelle legnaie. Il Comandante Bini, in considerazione del rapido esaurirsi
delle munizioni e del mancato intervento dei rinforzi,
ricevuto il perentorio via libera dal Comando di Gorizia, da ordine di abbandonare il paese in fiamme: una
decisione sofferta, che prevede l’inevitabile abbandono
dei feriti più gravi. Alla mezzanotte, quel che resta del
battaglione si riunisce nell’edificio sede del comando.
All’appello mancano alcune squadre isolate che non
hanno ricevuto le disposizioni o sono impossibilitate
al ricongiungimento: per queste si apre la porta della
resistenza ad oltranza. Il tentativo di sfondare la cinta
d’assedio prende corpo nelle prime ore del 21 gennaio,
come scrive Zarini:
Dopo parecchi assaggi, tentativi ed attacchi, finalmente riusciamo a sfondare grazie all’intervento audace di un coraggioso Marò dei “Volontari di Francia” che, a rischio quasi sicuro della
sua vita, riesce a far saltare un più che fastidiosissimo bunker in mano slava che ci impedisce
ogni possibilità di movimento. Questo ragazzo
si chiama Cotini Temistocle, abbiamo preparato
insieme l’ordigno che lui, con mano ed occhio
sicuri e un po’ di fortuna, da distanza ravvicinatissima riesce a scagliare all’interno del bunker,
vero nido di vespe con una potentissima capacità di fuoco.
Neutralizzata la micidiale MG 42 che dall’interno
del bunker preclude la strada del bosco, finalmente si
apre la via della salvezza. Camuffati con dei lenzuoli
bianchi per confondersi con la neve, nel massimo silenzio i superstiti del Battaglione Fulmine escono in
fila dal centro abitato, districandosi tra le postazioni
nemiche incredibilmente senza essere notati, e giungendo così nel fitto bosco che circonda il paese ormai
in fiamme. I partigiani si accorgono troppo tardi della
fuga e non riescono così a incalzare i soldati italiani.
Il vasto anello d’assedio posto tutto attorno alla selva
di Tarnova viene intanto scalfito dai nuovi soccorsi
partiti da Gorizia: il Battaglione Barbarigo e il Battaglione Sagittario si attestano rispettivamente sul
monte San Gabriele e sul monte San Daniele, mentre una colonna composta dal Battaglione Valanga e
da un Battaglione di polizia tedesco aggira le truppe
partigiane indebolite e penetra a Tarnova alle prime
luci del sole, liberando così gli ultimi assediati che
eroicamente ancora resistono. Nella stessa mattina,
la colonna di superstiti riusciti a uscire dall’inferno
di fuoco incappa in un posto di blocco tedesco vicino
Gargaro, dove viene caricata su camion e portata a
Gorizia. Conclude Zarini:
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LA BATTAGLIA DI TARNOVA
A Gorizia abbiamo conferma della riconquista
di Tarnova da parte dei bravissimi ragazzi del
Battaglione Valanga e di un Battaglione del Polizei Regiment tedesco. Purtroppo ci viene anche
detto che in Tarnova, abbandonata dal nemico
in ritirata, sono stati ritrovati i corpi dei nostri
feriti gravi massacrati nell’infermeria. Gli slavi, prima di abbandonare la posizione, li hanno
crivellati di colpi d’armi automatiche, hanno
pure ammazzato quei poveri radiotelegrafisti
rimasti eroicamente fino in fondo a compiere il
loro dovere. Una lietissima notizia viene a mitigare il nostro dolore: i nostri, circa 35 della IIª
Compagnia, rimasti isolati con il Guardiamarina
Minervini, sono vivi, sono stati liberati e stanno
rientrando pure loro alla base.
Per l’eroismo dimostrato a Tarnova, il Battaglione
Fulmine viene proposto per l’assegnazione della Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente
motivazione:
neva da solo resistenza ininterrotta e granitica
per tre giorni e tre notti, mai mollando, lottando
oltre ogni umana possibilità. Il sublime eroismo
dei suoi uomini ed il sacrificio di molti di essi ha
salvato una italianissima città dall’occupazione
slava – ed è valsa a far rifulgere ancora una volta – davanti al nemico – all’alleato ed al nostro
popolo – il valore del soldato d’Italia.
Battaglione della Divisione “Decima” su una
forza di 214 uomini, posto a presidio di un importante caposaldo sulla via d’invasione delle Tarnova della Selva, 19-20-21 gennaio 1945 - XXIIIº
bande slave di Tito improvvisamente assalito da
Tratto da “I ragazzi di quai de Bacalan”
forze nemiche di oltre 2000 uomini fortemente
di Andrea Vezzà, Ritter, Milano 2012
armate con armi automatiche e pesanti, oppo-
RECENSIONE
Mario Michele Merlino, Roberto Mancini, La guerra è finita, Ritter, Milano 2013
Due giovani, provenienti da esperienze e condizioni differenti, vengono travolti dall'annuncio dell'8 settembre 1943 e si sentono in dovere di farsi carico
di quell'avvenimento lacerante la coscienza soprattutto di coloro che sono
cresciuti all'ombra del fascismo. Così partono per La Spezia e si arruolano
nel costituendo Btg. Lupo della Xa MAS. Ne nasce una profonda comunione
di sentimenti con cui attraversano le vicende del loro reparto fino alla resa e
alla prigionia in Algeria. Poi le strade sembrano separarli e per sempre. Il destino darà loro un'ultima occasione di ritrovarsi a sognare di battersi e dirsi
definitivamente addio. Gli autori, entrambi ex professori di storia e filosofia, hanno costruito una trama lucida, coinvolta ed emozionante all'interno
della storia di cui sono conoscitori attenti. Così il verosimile ed il vero si
intrecciano con soluzione organica e efficace, in più utilizzando il personale
registro di scrittura che rende ancor più godibile la narrazione. Stati d'animo, emozioni, sentimenti e riflessioni emergono dal fondo oscuro e tragico
di soldati destinati a battersi senza alcuna certezza e poche speranze di vittoria. Nella migliore tradizione del romanzo epico e nazionalpopolare come,
di fatto, era quello della generazione cresciuta nel culto del Littorio sui romanzi di Emilio Salgari e l'insegnamento risorgimentale, dove il coraggio e
l'onore rappresentavano, insieme all'idea di Patria, valori forti e fondanti.
Una lettura per chi ama la testimonianza, una lettura per chi ricerca la storia
messa in ombra, dimenticata, dispregiata...
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LUTTI
BOZZA SERGIO
CERISEY ADRIANA NESI SERGIO OLIVOTTI FRANCO STERRI GIOVANNI TAFEL ENRICO Battaglione N.P.
Ausiliaria Decima
Mezzi d’Assalto Subacquei
Battaglione Barbarigo
Gruppo J.V. Borghese
Gruppo Artiglieria San Giorgio
SERGIO BOZZA
Riportiamo qui di seguito un breve ricordo di Sergio Bozza inviatoci da Velia Miri di Milano, instancabile curatrice del
Campo X di Milano:
Nato nel 1929 a Portogruaro (VE) ha ricevuto, sia dalla scuola che dalla famiglia
(il padre era Ardito volontario nella prima guerra mondiale) un'educazione improntata al culto della Patria, al senso dell'Onore, al rispetto della Tradizione.
Dopo l'8 settembre, poco più che un Balilla, raggiunge Valdobbiadene, si presenta al Comando di un reparto di Nuotatori Paracadutisti della Decima colà dislocato e riesce, non senza difficoltà, ad arruolarsi. Da quel momento, segue fino
all'ultimo la sorte dei commilitoni più anziani, combattendo sul Senio e a Porto
Garibaldi contro le truppe Alleate, per poi finire prigioniero di guerra in Algeria.
Essendo minorenne, è fra i primi a rientrare in Patria, nel novembre del 1945.
Trasferitosi a Milano, ha esercitato tutta una serie di mestieri, riuscendo a conquistarsi un posto più che dignitoso nel settore delle assicurazioni auto.
Ha raccontato queste sue vicende in due libri, editi dalla Greco&Greco di Milano: 90 uomini in fila allineati sul mirino della 37 e Senio 1945. Ha pure messo in
ordine, da pensionato, i nitidi ricordi della primissima infanzia nella campagna
veneta, traendone gustosi quadretti di un mondo agreste, ricco di umanità, che
ormai non esiste più; il titolo è Ricordi di Nojare.
Elenco soci 2013
BENEMERITI
SOSTENITORI
Fedegari Giuseppe
Barone Silvestri Nunzio
Beltrami Roberto
Bertani Andrea
Bondanini Alessandro
Bosello Alessandro
Brigadini Lino
Frigerio Stefano
Gilardi Luca
Giombini Giorgio
- 11 -
Gramignano Roberto
Lelli Mauro
Mancini Giorgio
Moschella Giuseppe
Patelli Luigi
Rosmini Edoardo
Savoini Gianni
Tombesi Antonio
ASSOCIAZIONE COMBATTENTI Xª FLOTTIGLIA MAS – R.S.I.
Programma del RADUNO NAZIONALE
a Peschiera del Garda e Ponti sul Mincio
- 3 e 4 Maggio 2014 SABATO 3 maggio
ore 10.00
Assemblea dei soci alle ore 10.00 in seconda convocazione
Ordine del giorno:
- approvazione bilancio annuale
- quota sociale
- contatti con la Xa di Milano
- varie ed eventuali
L’Assemblea si terrà nella sala conferenze dell’Albergo “Al Santuario” sito in Piazzale Madonna del
Frassino, 3 - 37019 Peschiera del Garda (VR)
DOMENICA 4 maggio
ore 10.00
ritrovo presso il SACRARIO MUSEO DEL REGGIMENTO GIOVANI FASCISTI
a Ponti sul Mincio in Via per Pozzolengo, 1 (MN)
ore 11.00
ore 13.00
inizio cerimonia e S. Messa
fine cerimonia
A fine cerimonia pranzo presso l’Albergo - Ristorante “Al Santuario”, menù fisso a 25 euro per persona.
Le prenotazioni vanno effettuate chiamando i seguenti numeri:
Fiamma Morini 348.3181850
Roberto Pulli 320.9430663 oppure 0481.489951 - [email protected]
Il Quartier Generale è fissato presso L’Albergo “Al Santuario” all’indirizzo sopraindicato.
Il costo dei pernottamenti con colazione è:
Camera singola: 30,00 euro (se prenotano più di 25 persone 28,00 euro)
Camera doppia: 60,00 euro - Camera tripla: 85,00 euro - Camera quadrupla: 90,00 euro
Tassa di soggiorno circa 1,00 euro - 15,00 euro per ogni pasto.
Prenotare presso i seguenti numeri: tel. 045.7552244 - fax 045.7550391 o tramite il segretario Roberto Pulli.
All’atto della prenotazione dichiararsi del Gruppo Decima.