TESTIMONI 01-2014 colori_TESTIMONI 4-2008 20/01/14 11.57 Pagina 17 VITA CONSACRATA Isaia, nella prima Lettura sul risveglio dei cuori nell’attesa del Signore. «L’incoraggiamento “agli smarriti di cuore” lo sentiamo rivolto a quanti nella vostra amata terra egiziana sperimentano insicurezza e violenza, talora a motivo della fede cristiana. “Coraggio: non temete!”: ecco le consolanti parole che trovano conferma nella fraterna solidarietà. Sono grato a Dio per questo incontro che mi dà modo di rafforzare la vostra e la nostra speranza, perché è la stessa». Il Vangelo, ha proseguito, presenta “Cristo che vince le paralisi dell’umanità”. E del resto, ha osservato, «le paralisi delle coscienze sono contagiose». «Con la complicità delle povertà della storia e del nostro peccato – ha soggiunto – possono espandersi ed entrare nelle strutture sociali e nelle comunità fino a bloccare popoli interi». Ma, è stato il suo incoraggiamento, «il comando di Cristo può ribaltare la situazione: Alzati e cammina!». Dunque «preghiamo con fiducia perché in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente la pace possa sempre rialzarsi dalle soste troppo ricorrenti e talora drammatiche. Si fermino, invece, per sempre l’inimicizia e le divisioni. Riprendano speditamente le intese di pace spesso paralizzate da contrapposti e oscuri interessi. Siano date finalmente reali garanzie di libertà religiosa a tutti, insieme al diritto per i cristiani di vivere serenamente là dove sono nati, nella patria che amano come cittadini da duemila anni, per contribuire come sempre al bene di tutti». Da parte sua il Patriarca Sidrak ha espresso tutta la sua gioia per la possibilità di celebrare con il papa e ha sottolineato che la Chiesa in Egitto, in questo delicato momento storico, ha «bisogno del sostegno» paterno del successore di Pietro. Quindi, come Papa Francesco, ha invocato anche lui il dono della pace. «Possa la luce del Santo Natale essere la stella che rivela la strada dell’amore, dell’unità, della riconciliazione e della pace, doni di cui la mia Terra ha così grande bisogno. Chiedendo la sua benedizione, Padre Santo, l’aspettiamo in Egitto». Fabrizio Mastrofini Testimoni 1/2014 Occorre un cambiamento di mentalità VOCAZIONI, DAL SERVIRSI A SERVIRLE Oggi c’è bisogno di leadership che non dirigano l’Istituto come fosse un’impresa di lavoro. Occorre un’autorità che non si accontenti di gestire l’istituzionale, che non si serva delle persone, ma che si ponga a loro servizio. I n ogni sistema sociale, con il passare del tempo, l’idealità che l’ha originato perde vigore. A soffrirne maggiormente sono quei sistemi sociali – nel nostro caso Congregazioni e Ordini – che hanno risvolti “funzionalisti”. Che in buona parte la Vita Religiosa sia funzionalista lo si desume dal fatto che la mancanza di vocazioni si è cominciata a soffrire sul versante del funzionalismo operativo: mancanza di chi mandi avanti le scuole, gli ospedali, le strutture di accoglienza, in definitiva le opere. Se prevalentemente in queste è stata posta l’identità, è naturale che l’Istituto porti maggiormente l’attenzione a logiche di sopravvivenza di queste prima che a logiche di qualità della vita delle persone; logiche che portano, senza avvedersene, a “servirsi” delle vocazioni piuttosto che “servirle”. In quest’ottica può essere letto anche l’attuale fenomeno dei progetti espansionistici in terre oltreoceano che fanno intravedere un bisogno di vocazioni più che una preoccupazione missionaria. In tale situazione l’istituzione è tendenzialmente portata ad essere maggiormente interessata al fatto che il singolo appartenga all’Istituto, piuttosto che l’Istituto appartenga al singolo. Tendenza propria di ogni sistema sociale funzionale per il quale la persona è “relativa” all’Istituto. Il camaldolese F. Mosconi al Convegno nazionale ecclesiale, di Verona, si esprimeva così: «Nell’istituzione i confratelli sono apprezzati per la loro efficienza e la loro capacità di lavoro, parte di una macchina. Importa il prestigio dell’istituzione che non può esimersi dalle richieste della cultura dell’immagine, cioè la potenza, il successo, la forma dei numeri e dei mezzi». Espressioni che vengono a dire che non è possibile pari attenzione all’opera e alla persona essendo le due, per qualche verso, in rapporto inversamente proporziona17 TESTIMONI 01-2014 colori_TESTIMONI 4-2008 20/01/14 11.57 Pagina 18 — VITA CONSACRATA le: tanto più l’attenzione è riversa sull’“istituzione” con i suoi paradigmi funzionali, altrettanto diminuisce l’attenzione alla «persona». La VC è nata da istanze di fraternità Per vivere l’esperienza di fede sottesa alla Vita Religiosa è imprescindibile una vita di fraternità, cioè una vita da fratelli o sorelle. Il percepirsi tali è dato non per un riferimento istituzionale ma solo se si vivono le stesse istanze, la prima delle quali è la comunione intesa come comunicazione della vita, in particolare la vita di fede, quella che ha nella relazione il suo elemento cardine. Cos’è la fede se non una trama di relazioni, un percorso che porta dentro una fraternità? È quello verso cui tendono espressivamente tutte le nuove forme di vita evangelica. Cristo è venuto perché sviluppiamo relazioni. Allora ci viene chiesto di offrire spaccati umani significativi, con attenzione che nell’impianto organizzativo ci sia un’attenzione forte alla dimensione della relazione e della MASSIMO FAGGIOLI Vera riforma Liturgia ed ecclesiologia nel Vaticano II G razie a un’analisi completa e documentata della Sacrosanctum concilium, la costituzione sulla sacra liturgia, il libro intende mostrare il legame del documento con l’ecclesiologia e la sua recezione da parte dello stesso Vaticano II. «NUOVI SAGGI TEOLOGICI» 18 pp. 192 - € 20,00 — valorizzazione dell’umano, non dimenticando inoltre che gli autentici cammini di auto trasformazione si svolgono sempre in piccoli gruppi e cioè all’interno di relazioni strettamente personali: è qui che si disattivano a poco a poco tutti i meccanismi che generano ipocrisie.1 Potremmo così avere una fede più leggera, meno “pesata” o declinata in chiave istituzionale, ma più comunionale ed esperienziale, in una parola una fede che è “vita” fraterna, non quella alimentata dalla teoria ma dall’incontro con il volto delle persone che ti stanno accanto. In questo modo è possibile rispondere alla forte disaffezione verso l’elemento istituzionale, sentito, a ragione o a torto, tanto invadente da prendere il sopravvento sull’elemento più vivo, relazionale, umano, storico. Il pericolo di innescare processi di esclusione In questi ultimi tempi le comunità per una migliore governabilità delle Opere ha dovuto fare alcuni passaggi: da comunità al cuore dell’opera a comunità a fianco dell’opera e infine a comunità fuori dell’opera. Da qui una preoccupazione che si fa domanda: come ridefinire l’esubero dei tanti confratelli o consorelle che per vari motivi si ritrovano “fuori”, cioè privati dell’essere all’interno di quegli spazi entro cui hanno espresso il meglio della loro vita? La soluzione che vari Istituti vanno attuando è quella dell’accorpamento delle comunità e dunque dei confratelli o consorelle. Ma questa soluzione è in grado di creare situazioni che mettano l’accento sul primato di quelle che danno risposta al desiderio di autenticità, di realizzazione, in fedeltà anche a se stessi cioè alla propria verità e al nome scritto da Dio in ognuno? Siamo nella società del progetto di vita personalizzato. L’individuo non è più una “particella” ma, in quanto persona-soggetto, è un qualcosa di unico, dalla coscienza inalienabile per cui ogni ridefinizione di dove e come vivere non può prescindere dal promuovere efficacemente la crescita del suo benessere fisico, psichico e spirituale. Allora l’accorpamento non può essere una operazione di allocazione di fardelli ma di “vite” segnate (la maggior parte) da una età che non le agevola. Sono dunque necessarie soluzioni che non facciano pensare alla comunità come struttura o contenitore perché oggi, più di ieri, la comunità è concepibile solo a partire dall’essere centrata sulle relazioni a dimensione familiare, e dunque di vita di fraternità piuttosto che di vita in comune, che permetta a ciascuno i propri ritmi, in cui i limiti siano accolti con umorismo e misericordia, punto di convergenza di una istanza spirituale e umana senza che una sia in contrapposizione con l’altra. Tutto ciò è possibile dove si trovino persone con cui stabilire un dialogo, intrattenere rapporti positivi, una comunicazione franca, un riconoscimento. Un documento del dicastero della Vita Consacrata invita l’autorità alla «presa di coscienza del valore della singola persona, con la sua vocazione e i suoi doni intellettuali, affettivi Testimoni 1/2014 TESTIMONI 01-2014 colori_TESTIMONI 4-2008 20/01/14 11.57 Pagina 19 VITA CONSACRATA — ESERCIZI SPIRITUALI e spirituali con la sua libertà e capacità relazionali».2 Non sembri questo un cedere agli effluvi del postmoderno ma una presa d’atto del fatto che anche «il religioso non può vivere l’attenzione al polo trascendente del Regno e darne testimonianza se la sua vita umana non riesce a trovare la pace interiore e la gioia profonda che corrispondono all’aspirazione naturale del suo essere. Una Vita Religiosa che prescindesse da ciò non sarebbe fedele al mistero evangelico che è quello della salvezza dell’uomo».3 Perché non ci sono più “contestazioni”? Sull’onda lunga del Concilio, negli anni 1970-’80, quando l’età media dei religiosi/e era di poco superiore ai cinquant’anni, numerosi furono i fermenti in prospettiva di cambiamento; squarci di futuro che emergevano con la forza della speranza. Le forme espressive di questo risveglio, in un tempo in cui una linea piatta poteva sembrare un segno di continuità, piuttosto che sintomo di iner- KARL BARTH Dogmatica ecclesiale Antologia a cura di Helmut Gollwitzer antologia di testi coordinati tra ’ L loro esprime il senso nuovo delle dottrine fondamentali del teologo di Basilea. L’edizione italiana è preceduta da un’ampia introduzione critica e storiografica di Italo Mancini. «ECONOMICA EDB» Testimoni 1/2014 pp. 392 - € 20,00 — zia e di non vita,4 anziché essere viste come sintomatiche di un disagio causato da un ritardo storico sempre più insopportabile, erano percepite invece come una patologia da curare e chiamate contestazioni, quando invece erano “contestualizzazioni” vale a dire voglia di ricollocare la Vita Religiosa nell’ ambito della contemporaneità. Adesso le contestazioni di allora hanno lasciato il posto a varie forme di “scisma sommerso”. Si parla di “scisma sommerso” in riferimento alla Chiesa, ma è un fenomeno che riguarda sempre più anche la Vita Religiosa. Si esprime nel fatto che le persone non prendono posizione “contro” di essa ma stanno imparando a vivere “senza” di essa, cercando la vita altrove. Non viene meno la presenza ma è a misura di una “appartenenza con riserva” sempre più povera di passione che porta alla crisi del legame sociale. Gli indici di scarsa appartenenza che hanno una eloquenza propria sono le lettere di fraternità e scritti dell’Istituto non letti; lo scarso numero di risposte ai questionari; il disinteresse per le linee programmatiche dei capitoli e quant’altro. A sentirsi “estranei”, sono tutti coloro che avevano riposta la propria identità in ciò che facevano e che oggi (per l’età o per altro) essendo privati di ciò, si sentono anche spogliati dell’identità stessa. Inoltre si sentono estranei anche coloro i quali vedono che ciò che vanno facendo, per il cambio d’epoca, non ha più risposte di senso e infine coloro che scoprono che, nonostante i documenti alti spingano al “sogno” non c’è più posto per i “sognatori” ma soltanto per “manutentori” nelle vesti mutevoli di “ragionieri” o di “notai”. Da tutto questo deriva il senso di privazione della cittadinanza attiva che porta a passare da attori a spettatori lasciando che tutto succeda. Baudelaire diceva: «ogni uomo porta in sé una dose di oppio naturale, che instancabilmente secerne e rinnova». Servono nuove leadership Oggi c’è bisogno di leadership che non dirigano l’Istituto come fosse un’impresa di lavoro. C’è voglia e PER RELIGIOSI E SACERDOTI 䊳 2-7 feb: mons. Lauro Tisi “Lectio divina col Libro di Geremia” SEDE: Eremo di Montecastello 25080 Tignale (BS) Tel. 0365760255 – Fax 0365760055; www.montecastello.org 䊳 2-9 feb: p. Vincenzo Bonato osb “Il dono più necessario è la carità… (LG 42)” SEDE: Centro di Spiritualità “Mater Divinae Gratiae”, Via S. Emiliano 30 – 25127 Brescia; Tel 0303847210/212; www.materdivinaegratiae.it 䊳 3-8 feb: p. Pino Piva sj “Esercizi per giovani preti” SEDE: Casa S. Cuore Via Appia Nuova 54 00040 Ariccia (RM) tel. 069339191 fax 069330363; e-mail: galloro.casasacrocuore@ gesuiti.it – www.gesuiti.it/ casasacrocuore 䊳 9-14 feb: don luca Mazzinghi “Esercizi spirituali” SEDE: Centro San Paolo Via Taranto, zona G – 74010 Lanzo di Martina Franca (TA) – Tel. 0804490039; e-mail: [email protected] 䊳 17-21 feb: mons. Marco Frisina “Servi di Dio. I grandi testimoni al servizio di Dio” SEDE: Casa di spiritualità Villa Immacolata Via Monte Rua 4 – 35138 Torreglia (PD); Tel 0495211340 – Fax 04959933828; www.villaimmacolata.net 䊳 5-9 mar: p. Enrico Deidda sj “Esercizi spirituali ignaziani di Quaresima” SEDE: Villa S.Giuseppe Via di San Luca 24 40135 Bologna; Tel. 051.6142341; e-mail: [email protected] – www.villasangiuseppe.org 䊳 13-20 mar: p. Gianfranco Berbenni ofmcapp “Vi esorto a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio (Rm 12,1)” SEDE: Centro di Spiritualità “Barbara Micarelli” Via Patrono d’Italia, 5/E 06081 Assisi - Santa Maria degli Angeli (PG); Tel. 075.804.39.76 – Fax 075.804.07.50 e-mail: csbm@ missionariegesubambino.191.it 19 TESTIMONI 01-2014 colori_TESTIMONI 4-2008 20/01/14 11.57 Pagina 20 VITA CONSACRATA VITA MONASTICA necessità di chi, nel servizio dell’autorità, non si accontenti di gestire l’istituzionale; gente che abbia fatto il passaggio da una autorità che preserva se stessa (l’istituzione) servendosi delle persone, ad autorità a servizio delle persone interiormente libere e responsabili della propria vita; e ancora c’è voglia e necessità di chi dovendo pensare al crescente numero di religiosi/e in esubero (in relazione alle attività), sappia dare vita a forme comunitarie in grado di fare spazio ad una adeguata vita individuale e collettiva tali che non rafforzino una immagine svalutata della condizione di fragilità di coloro per i quali sono pensate. II primo dei presupposti oggi alla base di una organizzazione comunitaria, è che non sia destabilizzante sul piano dell’identità, esito che passa attraverso l’esproprio della storia delle persone. A tal fine servono scelte che facciano spazio alle “biografie” con opzioni che rispettino il carattere irrepetibilmente individuale di ogni esperienza soggettiva. Se, ad esempio, la conquista di umanità è avvenuta nelle relazioni e grazie alle relazioni, è solo in ambienti di buona relazione, non imposta, che questa può essere tutelata: ne va di mezzo la dignità stessa. È tempo allora di comunità non unicamente impostate su una condizione deficitaria delle persone, che rafforza il senso di estraniamento da sé e dagli altri, ma di comunità-comunione, che nel contempo siano un’esperienza di nuova spiritualità e non meno di nuova umanità. A questo scopo servono fraternità con inediti codici di esperienza e appartenenza, il cui valore sia quello di essere annuncio di un modello di relazioni positive di tipo familiare che comporta una comunicazione schietta, non priva di empatia, cioè con la capacità di rendersi conto di ciò che pensa, sente, vuole, chi mi sta vicino. Rino Cozza csj 1. M. Guzzi, La nuova umanità, Paoline 138. 2. n. 3 di autorità ed obb. 3. Tillard, in Dizionario degli Ist. di perfezione p. 297. 4. G. Alberigo 645. 20 Papa Francesco e la vita monastica CLAUSURA ALL’APPELLO! Visitando il monastero femminile dell’Aventino, papa Francesco ha posto ai monasteri – monaci e monache – di tutto il mondo una domanda assai impegnativa: «Nei monasteri si aspetta il domani di Dio?». A ll’appello di papa Francesco non mancano neanche le monache di clausura!1 Per la giornata “Pro Orantibus” che cade, da alcuni decenni, nella memoria della Presentazione di Maria al Tempio, papa Francesco si è recato al monastero di Sant’Antonio sull’Aventino a pregare con le monache camaldolesi. Mons. Rino Fisichella ha chiaramente contestualizzato questo ulteriore gesto di papa Francesco tra gli eventi conclusivi dell’anno della fede voluto e inaugurato da Benedetto XVI. Fisichella ha spiegato questa scelta con parole chiare che esigono di essere comprese in tutto il loro peso: «La scelta di questo monastero è dovuta al fatto che queste monache, a partire dal concilio Vaticano II, hanno rivisitato la loro regola, cercando di ritornare alle origini del loro carisma. Secondo una antica tradizione, probabilmente proprio sull’Aventino si han- no le prime tracce di vita monacale femminile a Roma. Il papa si fermerà in preghiera con le monache, che in questi anni hanno aperto il loro monastero alla condivisione della lectio divina e della mensa dei poveri. Un aiuto che va incontro alla duplice esigenza della fede: scoprire la ricchezza della parola di Dio e condividere la propria mensa con chi non ha da mangiare”.2 Tra tutti i monasteri di clausura che si trovano a Roma e tenuto conto che quello voluto da Giovanni Paolo II all’interno delle mura leonine è stato trasformato nella residenza del papa emerito, Benedetto XVI, papa Francesco ha scelto proprio quello la cui storia e la cui ricerca monastica è stata caratterizzata, non senza tensioni, fatiche, prove e disapprovazioni all’interno stesso del monachesimo femminile italiano, dalla spinta verso una sempre più ampia apertura nella linea della condivisione che Testimoni 1/2014
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