DALLA PAROLA DI DIO - La Parrocchia è in rete!

PARROCCHIE
DI
S. BARTOLOMEO – CAPREZZO
S. BRIZIO – COSSOGNO E S. PIETRO - TROBASO
Parroco: Micotti don Adriano
Casa Parrocchiale di Trobaso
e
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Coadiutore: Fè don Fabrizio
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ED ORA VAI…
FOGLIETTO SETTIMANALE
DAL
12
AL
18
GENNAIO
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DALLA PAROLA DI DIO
È breve il tempo natalizio.
Breve ma pieno di emozioni e di forza, di provocazione e di inviti alla conversione, per
chi li vuole accogliere. E con oggi chiudiamo queste due settimane passate ad accogliere
l'inaudito di Dio, a stupirci, come i pastori, che scoprono che Dio viene apposta per gli
sconfitti, a interrogarci come i magi, che sono curiosi davanti alla vita, a meditare come fa
Maria, che tesse la sua vita intorno alla Parola.
Archiviamo il Natale con un'ultima riflessione, densa, immensa, destabilizzante. Quel
Gesù che abbiamo lasciato nella culla, riconosciuto dai magoi, lo ritroviamo oggi adulto,
penitente fra i penitenti, a farsi battezzare nel Giordano da Giovanni il predicatore.
Sarebbe bello se prima di tornare al tempo ordinario, celebrassimo altre due feste: la
memoria della fuga in Egitto, per ricordarci che Dio è stato un clandestino trattato male
dai benpensanti di tutti i tempi e la solennità della quotidianità di Nazareth, per fermarci
alla soglia del mistero di un Dio che per trent'anni costruisce sgabelli. Nel frattempo
accodiamoci alla folla che scende da Gerusalemme per incontrare il battezzatore, Giovanni
profeta.
Marco, non si dilunga nei particolari, come al suo solito. Non parla della nascita di
Gesù e nemmeno della sua infanzia. Lo troviamo adulto, Gesù, pronto a farsi battezzare.
Anche Giovanni è descritto con pochi tratti, senza lasciare spazio alle illazioni,
all'emozione. Gesù si mette in fila per il battesimo. Non ne ha bisogno, il suo cuore non è
oscurato dalla tenebra, in lui la presenza di Dio è assoluta. Eppure vuole condividere il
bisogno intimo dell'uomo di liberazione e di pace. Non fa finta, Gesù, non accetta
vantaggi, in tutto è simile all'uomo. In tutto eccetto nel peccato che, appunto, è l'antiumanità. Questa sua vicinanza all’uomo si manifesterà ancora durante la sua vita
pubblica. Dio non approfitta del suo essere Dio: vuole fare esperienza di umanità, senza
trucco. Dopo avere ricevuto il battesimo Gesù sente il Padre che gli rivela la sua missione,
la sua profonda identità. Egli è il figlio amato, di cui Dio si compiace. Si compiace, Dio, nel
vederlo solidale con i peccatori. Si compiace, nel vederlo farsi discepolo. Matteo e Luca
dicono che tutti sentono la manifestazione di Dio, la teofania. Marco, invece, ci dice che
Gesù solo la sperimenta.
Anche nella nostra vita, a volte, abbiamo bisogno di svolte, di manifestazioni, di
chiavi di lettura, e Dio si rivela se il nostro agire è trasparente, se la nostra vita è retta,
questa l’opportunità che ci è offerta in questo Anno Missionario, che ci verrà donata
nell’esperienza della MISSIONE POPOLARE.
Cristo è nato nella storia, tornerà nella gloria. Ma come farlo nascere, ora, nei nostri
cuori? Il BATTESIMO rappresenta l'ingresso nella vita nuova in Cristo. Da sempre, da
subito, i cristiani hanno capito che quello era il gesto nuovo da compiere per siglare la
conversione, per suggellare la volontà di cambiamento. Esisteva già un battesimo, quello
del Battista, un gesto di purificazione, di vita, così come l'acqua lava e purifica, dà vita agli
uomini e ai vegetali. Ma Gesù si battezza nello Spirito Santo e propone ai suoi discepoli
di diventare tali nel battesimo.
Storicamente, lo sappiamo bene, il battesimo è stato amministrato ai bambini. Non è
un abuso della volontà di Cristo: le primitive comunità battezzavano intere famiglie. Resta
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il fatto che siamo stati battezzati quando eravamo inconsapevoli, incapaci di cogliere la
profondità del gesto che i nostri genitori compivano al nostro posto. Gli anni del
catechismo, "recupero" della preparazione battesimale, purtroppo, troppo spesso non
servono a raggiungere la presa di coscienza della grandezza dell'appartenere a Cristo. Ma
adesso che siamo adulti possiamo farlo, possiamo riappropriarci del battesimo.
Col battesimo è stata messo nel nostro cuore il seme della presenza di Dio. Non una
magia, non una rito scaramantico, ma un seme. Va coltivato, il seme, per poter crescere e
per portare frutto. Il padrino era colui che, nella Chiesa primitiva, aiutava il seme a
crescere. Dio è in noi, inutile cercarlo all'esterno. Dio è in noi e tutto ciò che ci porta
"dentro" ci avvicina a Dio. Il silenzio, la musica, la natura, l'arte, la letteratura, ci portano
"dentro" noi stessi, ci accompagnano alle soglie del mistero.
Col battesimo siamo diventati cristiani, è proprio vero che lo siamo ancora?
Spesso portiamo il nome di un santo. I santi sono coloro il cui seme del battesimo è
diventato un albero frondoso alla cui ombra ci riposiamo. Siamo diventati concittadini dei
santi e famigliari di Dio. I santi sono sugli spalti a far tifo per noi, che giochiamo nel
campo la partita della vita. Non siamo soli.
Col battesimo ci è tolto il peccato originale, la fragilità che tutti portiamo nel cuore, la
macchia che ci impedisce di essere liberi. Cristo ci libera da questa fragilità: diventiamo
capaci di amare. Ecco cosa è successo il giorno del nostro battesimo, anche se non ce ne
siamo accorti, anche se eravamo troppo piccoli. Ora siamo cresciuti, ora siamo
consapevoli. Come diceva sant'Ireneo:
CRISTIANO, DIVENTA CIÒ CHE SEI!
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PROGRAMMA DELLA SETTIMANA
Ogni volta che un appuntamento è contraddistinto da questo simbolo
è possibile collegarsi e partecipare, attraverso la “radio parrocchiale” .
LUNEDÌ 12 GENNAIO
 ore 17.00
Trobaso: S. Messa
 ore 17.30
Trobaso: preghiera del Rosario
MARTEDÌ 13 GENNAIO
 ore 8.30
Trobaso: S. Messa
 ore 17.30
Trobaso: preghiera del Rosario
 ore 20.30
Cossogno: incontro con una sorella Francescana del Vangelo di tutti
coloro che desiderano conoscere ed eventualmente collaborare all’evento della
MISSIONE POPOLARE
 ore 20.45
Trobaso: incontro dei referenti dei vari gruppi di lavoro della
MISSIONE POPOLARE
MERCOLEDÌ 14 GENNAIO
 ore 17.00
Cossogno - Trobaso: S. Messa
 ore 17.30
Trobaso: preghiera del Rosario
GIOVEDÌ 15 GENNAIO
 ore 14.30
Trobaso: incontro del gruppo “Tiramisù” in Tombola
 ore 17.00
Trobaso: S. Messa
 ore 17.30
Trobaso: preghiera del Rosario
VENERDÌ 16 GENNAIO
 ore 17.00
Trobaso: S. Messa
 ore 17.30
Trobaso: preghiera del S. Rosario
SABATO 17 GENNAIO: S. ANTONIO ABATE
 ore 9.45 - ore 17.00 Trobaso: GIORNATA RAGAZZI DI QUARTA ELEMENTARE
 ore 17.00
Ungiasca: S. Messa
 ore 17.30
Trobaso: preghiera del Rosario
 ore 18.00
Trobaso: S. Messa
DOMENICA 18 GENNAIO
 ore 9.00
Caprezzo - Possaccio: S. Messa
 ore 10.00
Cossogno: S. Messa
 ore 11.00
Trobaso: S. Messa
 ore 17.00
Trobaso: Adorazione Eucaristica
 ore 18.00
Trobaso: S. Messa
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S.O.S. MISSIONE POPOLARE
Durante le due settimane delle Missioni Popolari (7-22 marzo 2015)
vivremo alcune serate, fraterni e semplici momenti d’incontro con la
presenza di un missionario, nelle famiglie.
Coloro che possono offrire, con un po’ di generosità e superando facili ed
inutili “paure”, la propria disponibilità ad “aprire la porta di casa” e ad
accogliere, lo segnalino in Parrocchia al più presto.
Coraggio, anche questo è un modo per…
“CRISTIANO DIVENTA CIÒ CHE SEI!”.
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Se avete avanzato panettoni, pandoro o bottiglie di spumante,
potete farli avere in Parrocchia,
saranno utili per tutte le prossime feste!
Grazie!
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Le nostre Parrocchie
siano un piccolo modello
della Chiesa
La Curia Romana sia “un piccolo modello della Chiesa”. È l’auspicio che Papa
Francesco ha rivolto ai suoi più stretti collaboratori in Vaticano, ricevuti nella Sala
Clementina per gli auguri di Natale. Il Pontefice ha enumerato i 15 mali curiali che, ha
detto, richiedono una cura paziente e perseverante per essere guariti. Non si può arrivare
al Natale senza aver fatto un esame di coscienza. Questo, annota Francesco, vale per tutti i
fedeli e ancor più deve valere per chi, come avviene nella Curia Romana, vive a stretto
contatto con la Sede Apostolica.
Ma è solo per la Curia Romana?
Penso proprio di no.
Credo, invece, che sia importante ed onesto, tradurre tutto ciò anche nell’ambito della
vita delle nostre Comunità, anch’esse “piccolo modello di Chiesa”, chiamate a diventare, in
questo ANNO MISSIONARIO, un corpo “sano” e “vivo”, armoniosamente unito a
Cristo.
Voglio provare a sostituire al termine Curia, quello di Parrocchia.
Succede che…
Essendo la Parrocchia un corpo dinamico, essa non può vivere senza nutrirsi e senza
curarsi. Difatti, la Parrocchia, come la Chiesa, non può vivere senza avere un rapporto
vitale, personale, autentico e saldo con Cristo. Un membro della Parrocchia che non si
alimenta quotidianamente con quel cibo diventerà un burocrate (un formalista, un
funzionalista, un impiegatista): un tralcio che si secca e pian piano muore e viene gettato
lontano”.
Un catalogo delle malattie parrocchiali.
Lo Spirito di Dio unisce e lo spirito del maligno divide. Di qui l’origine di quel
“catalogo delle malattie” parrocchiali che Papa Francesco enumera per accostarsi bene al
Sacramento della Riconciliazione.
Il primo dei mali è “la malattia del sentirsi immortale, immune o addirittura
indispensabile”. Quel “complesso degli eletti” che deriva spesso dalla patologia del
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potere: un’ordinaria visita ai cimiteri ci potrebbe aiutare a vedere i nomi di tante persone,
delle quali alcuni forse pensavano di essere immortali, immuni e indispensabili! È la
malattia del ricco stolto del Vangelo che pensava di vivere eternamente (cfr. Lc 12, 13-21) e
anche di coloro che si trasformano in padroni e si sentono superiori a tutti e non al servizio
di tutti.
Martalismo e “Alzheimer spirituale”.
C’è poi la malattia del “martalismo”, dell’eccessiva operosità che, come accade a Santa
Marta, ci fa trascurare Gesù, “la parte migliore”. Grave anche la malattia
dell’impietrimento mentale e spirituale che ci fa perdere la sensibilità umana necessaria
per farci piangere con coloro che piangono e gioire con coloro che gioiscono. Quando
l’apostolo pianifica tutto minuziosamente e crede che facendo una perfetta pianificazione
le cose effettivamente progrediscono, diventando così un contabile o un commercialista.
Preparare tutto bene è necessario ma senza mai cadere nella tentazione di voler
rinchiudere e pilotare la libertà dello Spirito Santo che rimane sempre più grande, più
generosa di ogni umana pianificazione. Non si può “addomesticare” lo Spirito Santo. La
malattia del “mal coordinamento” e “dell’Alzheimer spirituale”, ossia di chi, avendo perso
la memoria dell’incontro con il Signore, diventa sempre di più schiavo degli idoli che ha
scolpito con le loro stesse mani.
Rivalità e vanagloria.
Occorre dire “no” alla malattia della rivalità e della vanagloria, quando l’apparenza, i
colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l’obiettivo primario della vita,
questi. Come dice San Paolo, sono “i nemici della Croce di Cristo”.
La “malattia della schizofrenia esistenziale”: è la malattia di coloro che vivono una
doppia vita, frutto dell’ipocrisia tipica del mediocre e del progressivo vuoto spirituale che
lauree o titoli accademici non possono colmare. Una malattia che colpisce spesso coloro
che, si limitano alle faccende burocratiche, perdendo così il contatto con la realtà, con le
persone concrete.
Il terrorismo delle chiacchiere.
La conversione è al quanto urgente e indispensabile per questa grave malattia.
Chiacchiere, mormorazione e pettegolezzi, sono i sintomi della malattia delle persone
vigliacche che non avendo il coraggio di parlare direttamente parlano dietro le spalle.
Guardiamoci dal terrorismo delle chiacchiere. Come la malattia di divinizzare i capi, di chi
corteggia i superiori per ottenere la loro benevolenza. Sono vittime del carrierismo e
dell’opportunismo, onorano le persone e non Dio (cfr. Mt 23:8-12). Sono persone che
vivono il servizio pensando unicamente a ciò che devono ottenere e non a quello che
devono dare. Persone meschine, infelici e ispirate solo dal proprio fatale egoismo.
Al tempo stesso, questa malattia potrebbe colpire anche i Superiori quando
corteggiano alcuni loro collaboratori per ottenere la loro sottomissione.
L’aiuto del sano umorismo.
C’è poi la malattia dell’indifferenza verso gli altri e quella della “faccia funerea”,
ovvero delle persone burbere e arcigne con gli altri. In realtà, la “severità teatrale e il
pessimismo sterile sono spesso sintomi di paura e di insicurezza di sé. Non perdiamo
dunque quello spirito gioioso, pieno di humor, e persino autoironico, che ci rende persone
amabili, anche nelle situazioni difficili. Quanto bene ci fa una buona dose di sano
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umorismo! Ci farà molto bene recitare spesso la preghiera di S. Thomas More”.
Traslochi e circoli chiusi.
Da evitare anche la “malattia dell’accumulare”. Qualcosa che succede quando si cerca
di colmare un vuoto esistenziale nel cuore accumulando beni materiali, non per necessità,
ma solo per sentirsi al sicuro. Un tempo, i gesuiti spagnoli descrivevano la Compagnia di
Gesù come la cavalleria leggera della Chiesa. Ricordo il trasloco di un giovane gesuita che
mentre caricava su di un camion i suoi tanti averi: bagagli, libri, oggetti e regali, si sentì
dire, con un saggio sorriso, da un vecchio gesuita che lo stava ad osservare: questa sarebbe
la cavalleria leggera della Chiesa?! I nostri traslochi sono un segno di questa malattia.
Malattia sono anche “i circoli chiusi, dove l’appartenenza al gruppetto diventa più
forte di quella al Corpo e, in alcune situazioni, a Cristo stesso. Un male che con il passare
del tempo schiavizza i membri diventando un cancro e causa tanto male, scandali”.
Infine, il male del “profitto mondano, degli esibizionismi” quando si trasforma il
sevizio in potere. È la malattia di chi cerca insaziabilmente di moltiplicare poteri e per tale
scopo si è capaci di screditare gli altri, perfino sui giornali e sulle riviste.
Lo Spirito Santo aiuta la guarigione.
Questi mali sono un pericolo per ogni cristiano e possono colpire sia livello
individuale sia comunitario. E sottolinea che solo lo Spirito Santo può guarire ogni
infermità, e sostenere ogni sincero sforzo di purificazione e ogni buona volontà di
conversione. La guarigione è anche frutto della consapevolezza della malattia e della
decisione personale e comunitaria di curarsi sopportando pazientemente e con
perseveranza la cura.
Preghiamo la Vergine Maria per essere sostenuti nel sanare le ferite del peccato e
affinché le nostre Parrocchie siano sane e risanatrici.
Una volta ho letto che: i sacerdoti sono come gli aerei, fanno notizia solo quando
cadono, ma ce ne sono tanti che volano. Molti criticano e pochi pregano per loro. È una
frase molto simpatica ma anche molto vera perché delinea l’importanza e la delicatezza
del nostro servizio sacerdotale (e vale per ogni forma di servizio, qualunque esso sia, di
ogni cristiano in una Comunità) e quanto male potrebbe causare un solo sacerdote (un solo
cristiano parrocchiano) che cade a tutto il corpo della Chiesa.
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