&RGLFHFOLHQWH Cultura 13 Corriere di Bologna Giovedì 6 Marzo 2014 BO Arena del Sole Da stasera a domenica la pièce con la regia di Giorgio Gallione e la produzione dell’Archivolto Il catalogo Arriva oggi in città «Beatles Submarine», lo spettacolo di Neri Marcoré con la Banda Osiris: L’attore: «È un lavoro biologico, non filologico». I musicisti: «Niente effetto cover, siamo noi» Copertina Il catalogo Dentro al mondo dei Fab Four Riprodurre le canzoni dei Beatles spesso fa venire la voglia di tirarne giù dallo scaffale gli album. Rispolverare aneddoti su di loro provoca quella sensazione di storie già sentite. È così, lo sappiamo. Perché se chiedi chi erano i Beatles a una ragazza di 15 anni, lei ti risponderà ancora oggi (e domani) che sì, lo sa bene. Allora, per aggirare i rischi che uno spettacolo sulla band più famosa della storia, che ha fatto la storia, può comportare, è d’obbligo usare la fantasia, giocare, lasciarsi suggestionare dal flusso delle emozioni, prendere in prestito frammenti, reinventare. Ed è stato precisamente il percorso scelto da Neri Marcorè e la Banda Osiris (Sandro Berti, Gianluigi Carlone, Roberto Carlone, Giancarlo Macrì), diretti da Giorgio Gallione nel nuovo spettacolo surreale e colorato prodotto dal Teatro dell’Archivolto di Genova Beatles Submarine, atteso da stasera a domenica all’Arena del Sole di via Indipendenza (ore 21, domenica ore 16, info 051/2910910). Slittata di qualche giorno la data del debutto genovese (è stato lunedì scorso, in ritardo di due giorni) «perché non avevamo studiato abbastanza», ci dicono all’unisono scherzando i protagonisti in scena, Beatles Submarine usa la fantasia fin dalle prime battute. «Partiamo da una storia fantastica — ci racconta Neri Marcorè — che risale a una quindicina di miliardi di anni fa. C’è il Fabbricatore di animali che crea anche gli scarafaggi e siccome sono ritenuti arroganti vengono condannati a vivere nella spazzatura. Però poi se ne pente, si rende conto che li ha trattati troppo male e insegna loro a suonare, così nascono i Beatles». Il tessuto narrativo, come in un Magical Mystery Tour, passa ovviamente attraverso alcuni dei brani più leggendari dei Fab Four, ma nella costruzione c’è molto altro. «Dal punto di vista musicale — spiega Giancarlo Macrì della Banda Osiris — lo spettacolo è molto ricco, affrontiamo pezzi leggendari come Lucy in the sky with diamonds, Strawberry fields forever, Yesterday, Eleanor Rigby, Come Together, e curiosamente manca proprio la canzone che ha ispirato il titolo, Yellow Submarine. Tutto però è rifatto alla nostra maniera. Niente effetto cover, quindi. Come Together ad esempio parte da una fi- lastrocca. E se un aspetto prevale è quello lisergico — psichedelico». I ruoli sul palco sono spesso intercambiabili: la Banda Osiris recita, Marcorè canta. Attività, peraltro, non nuova per il comico, che abbiamo visto, diretto sempre da Gallione, anche in Un certo Signor G. «Lo definirei un lavoro mimetico — biografico, ma assolutamente non filologico – ancora Marcorè — che lambisce il mondo dei Beatles attraverso suggestioni immaginifiche a cui si aggiungono giochi linguistici, umoristici, pagine di Alice di Carroll, il surrealismo di alcuni autori, come Benni, filastrocche, frammenti di vita reale, non senza momenti drammatici. In un monologo, per dire, ricostruisco l'omicidio di John Lennon. Poi lo spettacolo si arricchisce delle immagini di Daniela Dal Cin, i contributi video di Francesco Frongia, i costumi molto vivaci di Guido Fiorato. Per quanto mi riguarda, è stato un ritorno alla leggerezza che cercavo da tempo, dopo le prove legate al teatro civile degli ultimi anni, non ultima 'Terra madre', da Saviano». Ma come fruitori di musica, la Banda Osiris e Marcorè da che parte stanno? Macrì è decisamente lennoniano, «ma senza Yoko Ono». Pur ammettendo di non amarli alla follia, ne riconosce il valore musicale e le enormi influenze nell'evoluzione della musica pop. Marcorè invece il fascino dei Beatles l’ha subito molto. «Sono nato nel ’66, quando la loro fama era al culmine e più tardi ne ho compreso la portata. Nel famoso dualismo Beatles – Rolling Stones sto decisamente dalla parte dei primi. Nel dualismo interno McCartney – Lennon, invece, scelgo McCartney. Specie nel periodo con Yoko, le foto che si facevano scattare a letto e le sue prediche al mondo mi sono sempre sembrate ridondanti». Paola Gabrielli © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo spettacolo stasera al Duse Risate amare (e impegnate), quelle di stasera al teatro Duse di via Cartoleria. In odore di 8 marzo, con le sue mimose già belle infiocchettate e pronte ad essere donate, Stasera non escort, spettacolo tutto al femminile (ma con la regia maschile, di Marco Rampoldi), con Margherita Antonelli, Alessandra Faiella, Rita Pelusio e Claudia Penoni, ci guiderà infatti in un viaggio che di certo divertirà, vista la vena comica delle quattro attrici sul palco, ma non rinuncerà a prendere di mira con l’arma dell’ironia e una satira che punge, la condizione della donna in Italia oggi (ore 21, info 051/231836). Il pretesto, forzato ma fino a un certo punto, parte dal concetto che quello della escort attualmente è forse il lavoro più sicuro dal punto di vista economico. L’approdo, invece, parla di disparità di sessi, di sessualità, im- Risate (amare) sulle donne Quattro attrici in scena nello show «Stasera non escort» Domatrice o casalinga, un viaggio nel cuore dell donne magine, mondo delle professioni a dire poco svilenti e paradossali. E proprio sul paradosso graffiano la drammaturgia — anche questa con una responsabile femminile, Marianna Stefanucci — e le sagaci canzoni originali scritte da Rita Pelusio (in collaborazione con Luca Domenicali), provo- L’origine L’idea nasce dalla manifestazione milanese «Se non ora quando?» cando infinite soluzioni comiche, malgrado la desolazione sia sempre dietro l’angolo. Lo spettacolo, femminile anche nella produzione (di Terry Chiegia), vede in scena quattro personaggi ben delineati. Incontriamo una domatrice dark (Margherita Antonelli), la sua inserviente Adelina (Claudia Penoni), mogli remissive e desperate housewife di casa nostra (Rita Pelusio), e poi ancora l’antropologa esperta in escort, la cantante di liscio, giornaliste per adolescenti in calore, immancabili mamme pronte a esibire le figlie in programmi con tette al vento, malinconiche velone e altri Insieme Le protagoniste esempi di quotidiane mostruosità a cui ormai siamo tristemente abituati. Le quattro attrici si alternano tra monologhi e canzoni, dissertando anche di incomunicabilità tra i sessi e autostima, di fiabe e pubblicità. Aspettatevi anche il momento culmine, rappresentato dall’arrivo di «colei che muove i destini del mondo», con un’Alessandra Faiella che, bardata in un costume in cui non si può non riconoscere un chiaro riferimento all’organo sessuale femminile (in gomma piuma), interpreta uno sketch in cui si dà voce ai pensieri e alle parole di una parte del corpo che parla di sessualità dal punto di vista di una donna. L’idea di questo spettacolo nasce dalla spinta della manifestazione milanese di «Se non ora quando?» di due anni fa. Paola Gabrielli © RIPRODUZIONE RISERVATA Museo del Risorgimento, in arrivo la ricognizione Un lungo lavoro di ricognizione, riordinamento e catalogazione delle collezioni del Museo del Risorgimento di Bologna riversato in un volume pubblicato all’interno della collana «Cataloghi Ibc». L’opera, curata da Otello Sangiorgi e Mirtide Gavelli dello stesso museo, verrà presentata oggi alle 17.30 presso la Sala Risorgimento del Museo Civico Archeologico, ingresso da via de’ Musei 8, con la partecipazione di Angelo Varni, presidente dell’Ibc regionale, e dello storico Alberto Preti. Un lavoro per cui è stato fondamentale il rapporto ventennale di collaborazione con l’Istituto Beni Culturali, finalizzato anche alla catalogazione informatizzata del patrimonio. Dalla banca dati on line realizzata dall’Ibc provengono infatti le centinaia di schede che, nel volume, illustrano la ricchezza e la varietà del patrimonio di uno dei più antichi musei di Bologna. «Con questo catalogo, che trova origine al momento della celebrazione del 150˚ dell'Unità, si intende dar conto in sintesi del materiale collezionato, spiegarne significati e rilevanza e, in particolare, offrire uno stimolo per la consultazione su Internet del Catalogo informatizzato del patrimonio regionale». Così nell’introduzione Varni descrive un volume che raccoglie le testimonianze di un secolo, l’800, molto spesso ignorato dai sistemi di istruzione, nonostante sia alla base della futura nazione italiana. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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