lon...gara Notiziario del G.P. LONGARA - Febbraio 2014 stampato in proprio - Distribuzione gratuita Il G.P. LONGARA organizza per DOmeNicA 16 mARzO alle ore 12,30 nella Palestra della Parrocchia di Longara a l n s o o c l i d a l a o r v i e a t t à Menù A Antipasto Antipasto primavera (barchetta di belga farcita - Crostino con mousse ai formaggi e melagrana - insalatina beneaugurante) Primo Farfalle deliziose (con funghi, radicchio e salsiccia) Secondo Scottona in salsa di aceto balsamico con contorno di Cipolline in agrodolce e Patate al forno Dolce Zuppa inglese di Nonna Rosa Acqua - Vino - Caffè - Ammazzacaffè 20 Quota di partecipazione: euro bambini fino a 8 anni grAtiS - dai 9 ai 12 anni euro 10 gradita prenotazione entro il 12/3/2014 L’utile della manifestazione verrà utilizzato per un Progetto di Solidarietà con l’Istituto per non vedenti Cavazza di Bologna 2 Per prenotazioni tel.: Valentini 3342192295 - Casini 051723418 - Gelati 3392778229 - Lumia 3403408571 Vita di Gruppo... Carissimi il 2014 è cominciato e complice la stagione clemente l’attività podistica del nostro gruppo non ha avuto interruzioni. Franco Palazzolo ed io abbiamo voluto inaugurare l’anno partecipando il 1° gennaio alla Camminata “Per San Luca” e visto che ci piace esagerare abbiamo snobbato la manifestazione ufficiale e abbiamo fatto il percorso da Casaglia (andata e ritorno): circa 15 chilometri per cercare di attenuare gli effetti del Cenone della sera prima. Naturalmente arrivati a San Luca abbiamo aspettato l’arrivo del gruppo (circa 300 persone) per poter brindare con loro all’anno nuovo. Vi posso assicurare che è una bella manifestazione e non abbiamo rimpianto di esserci alzati di buon mattino!!! Premio uguale per tutti!!! Un grazie che arriva dal cuore della Chiesa dell’Osservanza. Il ricavato della Foto ricordo con l’attore Eraldo Turra quota di iscrizione servirà per i lavori di restauro. Da un po’ di tempo a questa parte si parla di ripetere l’esperienza della Cortina-Dobbiaco di 3 anni fa. La macchina organizzativa (Silvia e Stefano) è già all’opera e sono cominciati gli allenamenti per quelli che vorrebbero partecipare alla 30 Km da Cortina a Dobbiaco. Speriamo solo di essere un po’ più fortunati della volta scorsa quando la pioggia ci ha accompagnati per tutti i tre giorni del soggiorno e per i trenta chilometri della corsa... Intanto per non farci trovare impreparati abbiamo cominciato col partecipare alla Galaverna di Pianoro: 21 chilometri tra salita e discesa e fra asfalto e sentiero fangoso (nelle prossime pagine una breve cronaca della manifestazione). Come vedete dal volantino qui a fianco siamo partiti con l’organizzazione del “Pranzo di Solidarietà”. Come al solito il menù è frutto di un lungo lavoro di preparazione da parte delle nostre cuoche e di assaggi di noi fortunati mariti delle cuoche chiamati a dire la nostra sui piatti proposti. Come per lo scorso anno l’utile della manifestazione sarà utilizzato per un Progetto dell’Istituto per non vedenti Cavazza di Bologna. L’invito a tutti i soci e agli amici del nostro gruppo è quello di patecipare e di coinvolgere parenti ed amici in modo che si possa raggiungere l’obiettivo di raccogliere una cifra consistente da destinare alla solidarietà con queste persone colpite da un così grave handicap! Salvatore 3 19 gennaio 2014 Galaverna di Pianoro Posso affermare senza paura di essere smentito che questa di Pianoro è, di gran lunga, la manifestazione meglio organizzata di tutto il circuito bolognese. E’ invidiabile come a Pianoro si riesca ad unire gli sforzi di tutte le realtà del volontariato per proporre una organizzazione sontuosa. Infatti al Gruppo Podistico Proloco AVIS Pianoro e al Comune di Pianoro Assessorato allo Sport si affiancano il Centro Sociale 1° Maggio, la Pubblica Assistenza Pianoro, il Gruppo Pianoro Insieme, l’A.R.C.I. Pianoro, l’AEOP Bologna e l’AVIS Comunale Pianoro. Se l’organizzazione è perfetta il percorso è duro e pieno di fascino. La domenica mattina si presenta con un tempo piovigginoso ma al momento della partenza il tempo dà una tregua. Mentre ci prepariamo, intorno alla tenda, ci interroghiamo sul da farsi... Presto decidiamo per il percorso più lungo (21.5 km) superando qualche titubanza di qualcuno di noi. Partiamo Silvia, Pad, Max, Franco, Stefano ed io. Il percorso è subito in salita anche ripida. Il fiatone spegne la mia voglia insana di chiacchierare. Arriviamo alla deviazione per la 17 e Max che non ha mai fatto la maratonina comincia a pensare che questa è la volta buona. Deviamo per il percorso lungo e dopo una discesa ritemprante comincia la salita impegnativa. Corricchiamo e per qualche tratto camminiamo. In cima alla salita ci accoglie un confortevole ristoro. Ci rifocilliamo con un bicchiere di thè caldo e proseguiamo. Max decide che rimarrà con noi per tutto il percorso. Arriviamo al ristoro di metà percorso con ogni ben 4 di dio... frutta, biscotti, kinder, thè caldo e acqua. Lasciato il ristoro procediamo verso Guzzano percorrendo una strada asfaltata in salita. Sono passati circa 14 km e la fatica comincia a farsi sentire. Superato Guzzano deviamo per una discesa in mezzo al bosco viscida e fangosa. Per un tratto si fa molta fatica a tenersi in piedi. Qualcuno scivola rovinosamente e si rialza coperto da un’armatura fangosa. Pad spiritosamente fa osservare che ogni cinque ne cade uno senza accorgersi che è lui il quinto e quindi per rispettare la regola cade per terra. Niente di grave, per fortuna!!! Intanto la discesa e finita, siamo intorno al 17 km. Questo per me è il punto meno bello del percorso. Si è stanchi e si è “costretti” a correre per un tratto pianeggiante che attraversa la zona artigianale di Pianoro veramente noiosa. L’ultimo ristoro, una breve salita ripidissima, un tratto nel parco ed eccoci all’arrivo. Stanchi ma soddisfatti!!! Ci accoglie un ricchissimo ristoro con pasta al ragù, polenta, panini con la salsiccia, vin brulè, thè caldo e tanto altro ancora. Mi ritrovo a bere un bicchiere di thè vicino ad uno stanco Gianni Morandi. Tutti lo chiamano e vorrebbero dirgli qualcosa oppure farsi una foto ricordo. Lui li guarda sorridente sempre gentile e disponibile ma in questo momento farebbe volentieri a meno del “calore” dei fans. A tutti i partecipanti, oltre al consueto premio di partecipazione, è stata data una maglietta per ricordare Alice Gruppioni la giovane bolognese che, a Los Angeles, è stata travolta e uccisa a inizio agosto mentre era in viaggio di nozze. S.L. Dizionario slang Silvia, nel tentativo di farmi diventare più “bolognese”, di tanto in tanto mi fornisce un librino con modi di dire, proverbi, aneddoti sul linguaggio tipico bolognese appunto lo “slang”. Leggo sempre questi librini molto divertenti e pieni di curiosità. L’ultimo arrivato è quello scritto da Fernando Pellerano (edizione Pendragon) chiamato “Dizionario Slang”. Nella prefazione l’autore confessa di non essere bolognese di nascita ma di essersi trasferito a Bologna da Siena nel 1977 e di sentirsi bolognese perchè aveva cominciato la sua vita in questa città frequentando il liceo Righi. Ho subito pensato: “allora anch’io posso sentirmi bolognese visto che mi ci sono trasferito nel 1969”? Ecco alcuni modi di dire: A balus • significa “molto”, “moltissimo”: “t’è piaciuto il concerto degli Skiantos?”, “A balus”; ma anche” alla grande”; “allora Ugo, vai in vacanza?”, “Abalus”. Allora poi • come dire “beh, a saperlo prima ... “; “sono andato all’appuntamento e non c’era nessuno.Allora poi ...”. Altro? • tipica espressione degli alimentari bolognesi quando servono il cliente fra un’ ordinazione e l’altra e soprattutto alla fine della spesa: “altro signora?”. Ma l’aspetto più interessante e meno comprensibile per i forestieri è la risposta del cliente: la signora o il signore che non vuole più niente infatti risponderà “...altro” (“altro grazie”, se è educata/ o)”. Ovviamente sono contrazioni di “qua1cos’ al tro” e “nient’altro”. Appicciare • accendersi una sigaretta o qualcos’altro; “oh vez, c’hai mica d’appicciare?”. Appoggiare • quando si chiede il sostegno di qualcuno su un pensiero, un’idea, una proposta: “io quest’ estate andrei in Grecia: chi me l’appoggia?”. Ascia • ascella; generalmente si utilizza questo termine per indicare un’ ascella maleodorante: “socciache ascia!”; “hai un’ ascia pezzata”; “ascia pesa, eh?”, cioè “ascella che puzza”. Babbiona • per indicare una donna di una certa età. Tutto è naturalmente relativo: per un ragazzino di 18 anni è una babbiona quella di 40, mentre per un quarantenne è una babbiona la sessantenne. Potenzialmente sinonimo di tardona. Esiste anche la versione inglesizzata, babbions: “ ’sto locale è pieno di babbions”. Bagaglio • termine utilizzato per indicare cose o persone con un’ accezione negativa o di scarsissimo significato; si attribuisce alle cose quando queste sono inservibili, inutili o di un’utilità infima e comunque non all’ altezza: “ma lascia stare quel bagaglio lì e passami il cacciavite”; “e te vorresti fare la maionese con quel bagaglio lì ...“; si attribuisce invece alle persone per dileggiarle, in genere però con simpatia: “ma cosa fai? sei proprio un bagaglio”. Questo termine ha un sinonimo perfetto: zavaglio. Ballotta o Balotta • due scuole di pensiero si fronteggiano su questo termine: si scrive e si pronuncia con una o con due “l”? In ogni caso la ballotta o balotta è la classica compagnia di amici: “gran ballotta quella dell’Edelweiss”. Il termine può assumere anche il significato di “casino”, “confusione” (quella che si fa appunto quando si è numerosi, quando si è in ballotta: “alla festa di Gino abbiamo fatto una gran balotta”. Termine molto probabilmente derivante dalle “balle” universitarie di goliardica memoria. Bazurlone • sinonimo di giandone o sabadone: persona generalmente sgraziata e anche poco sveglia, generalmente “di stazza”. Si può dire anche bazurla. Bancata • significa “tanto”: “il mio vecchio m’ha dato una bancata di botte”. In termine è italiano, ma non con questo significato. Bazza • è il classico “vantaggio”, un’occasione procurata o capitata: “ho vinto una settimana gratis in albergo a Ponza: gran bazza”. Insomma, non è il mento sporgente. Bega • può significare sia il pene (ben sviluppato): “Lorenzo ha una bella bega”; sia una scocciatura: “devo andare a rifare il passaporto: che bega!”. Uno dei tanti sinonimi di pene, usato anche a Bologna, ma non tipicamente del luogo. Bèla / Bella • quando si incontràno gli amici ci si saluta (anche) così: “Bèla règaz” o “Bella règaz”. Baggiano • persona poco sveglia, un po’ tonta, più semplicemente un fesso, uno sciocco: “Gino, sei stato un baggiano a mollare Marisa”. Sinonimo di molti altri termini, tipo caviglio. Termine non tipicamente bolognese, dove è usato raramente, ma lombardo: erano chiamati baggiani i contadini milanesi durante la dominazione veneziana. 5 È venuto a mancare un vero amico: Francesco Battilana Il mese scorso è venuto a mancare Francesco Battilana. Non è stato socio del nostro gruppo ma molti, nel GP LONGARA, lo conoscono e lo hanno apprezzato per l’ironia con cui scriveva i suoi articoli. L’ho conosciuto diversi anni fa quando ero al Gruppo Podistico Lippo, abbiamo corso insieme tante volte, chiacchierato, riso e scherzato. Collaboravamo al Notiziario di quel gruppo e i suoi articoli davano lustro al “Giornalino”. Abbiamo fatto insieme un’indimenticabile viaggio in Marocco. E’ sempre difficile parlare di un amico che muore, si rischia di essere retorici e Francesco non me lo perdonerebbe. Preferisco riportare l’articolo che ha scritto in occasione della Camminata Campagnola del 2004. S ono le 6.30 di un mattino sereno. “Orsù, alziamoci, è tempo di partire. Alle otto voglio essere a Longara per la camminata dei dissidenti”. Sulla “mediana di pianura”, ogni auto che mi sorpassava mi arrecava un brivido di fred do. Sul mio cavallo d’acciaio cavalcai a lungo per la via Longarola, sino a Longara. E’ tutto all’insegna del lungo stamattina, anche la maxi, lunga 14 km. Ai lati della strada vidi un cartello: “Rallentare, manifestazione podistica”. Quella circonlocuzione dotta ed aristocarica fu il primo segno della sobria ed esatta meticolosi tà nelle segnalazioni che riscontrai poi su tutto il percorso. Al quartier generale installato nell’unica piazza di Longara, dirimpetto la chiesa, fervente di composta attività, incontrai Palazzolo, Lumia, Va lentini e Casini (i quattro dell’Ave Maria), pilastri sui quali si regge l’edificio del G.P. Longara. Tutt’attor no nell’aria si spandeva melliflua la voce del loqua cissimo, instancabile e ripetitivo speaker Romano Montaguti, la voce amica. Al centro della piazza si ergeva dalla cintola in su Davide Bosca, “genius loci” e Michelangelo della “bassa”: in diretta, serio ed aggrottato, scolpiva “en plein air”, con sapienti e sicuri colpi di scalpello e mazza, sorridenti, paffuti volti di puffi su di una rotonda tavola di legno. Visitai con cerimoniosa fretta l’esposizione di regali che i bimbi bielorussi avevano fatto alle famiglie che li avevano ospitati. Le colorate, pan ciute matrioske ammiccavano riconoscenti. M’av viai sotto il sole per la camminata, percorrendo straducole asfaltate a scartamento ridotto come le ferrovie nei paesi dell’immensa Russia. Salim mo su per gli argini del fiume Reno e scendem mo nel suo grembo su sentieri soffici di morbida erba. Secchi spari di cacciatori echeggiarono poco distante. Nessun tema: noi podisti siamo intrepidi e per di più assicurati. Uscimmo dal greto fluvia le a riguadagnar il piano. Colsi un frammento di conversazione in un gruppetto che mi precedeva: “Hai visto che ristoro han preparato? Non sono 6 mica plumoni come quelli della Maratonina dei Colli!”. Mi venne l’acquolina in bocca e deglutii: non vedevo l’ora d’arrivare. Ad un bivio vidi i due figli di Salvatore Lumia, detti anche i due Lumini, smistare con diligenza i podisti sui diversi percor si: le aziende famigliari funzionano sempre bene. Ritornò a farsi udire la familiare, servizievole voce di Romano Montaguti e mi parve di poter toccare con un dito il campanile tanto era vicino, ma chi aveva scelto la “maxi” era ancora a metà del cam mino. Ci infilammo di nuovo nel letto del fiume e lì ci riposammo un po’, per il finale. E poi “la campagnola” sbucò nella piccola, vi vacissima piazza e s’acquietò. Il tè era dolcissimo, quasi un mosto in cui cuo cere i sughi. Al posto del volgare, troppo comune limone, c’era l’esotico mapo: un tocco di signo rilità, la cui pianta cresce rigogliosa nell’orto del G.P. Longara. Ma il piatto forte del ristoro erano le bruschette e la coppa di maiale, deliziose e pro fumate. Sapevo d’essere un “osservato speciale” ma non resistetti e tornai per la terza volta alla carica. La Rosa mi guardò in tralice ma io tenni duro. Casini, riso riebizzo da oste medievale, mesceva robusto vino, nerissimo. Un giovane giocoliere dai capelli rossi, Francesco Trombetti, incantava i bim bi seduti in cerchio con piroette sulla magica bici e l’antico funambolismo di palle che non cadono mai. Guidotti e Tabarroni s’aggiravano famelici a caccia di vittime da immolare alle loro interviste. Io, forte della mia timidezza, li evitai come la peste. All’ottima riuscita della camminata muovo due bonarie critiche: l’eccessivo divario fra l’alter nativa e la maxi ed il bivio per questo troppo vicino alla meta tentatrice. L’ultima perla della splendida collana la infilò Salvatore Lumia, presidente, che definì “artista” il macellaio che aveva insaccato la coppa di maiale! Io approvai silenziosamente, ne presi un’altra fetta e me ne andai in tutta fretta. Viaggio a Marrakech (gennaio 1998) Podisti salmone Il banco del pesce, nelle fiere podistiche, s’arricchisce d’una nuova varietà: oltre alle trote salmonate, potrà disporre fra breve di piccole quantità di podisti salmonati. Ognuno di voi ne avrà notato la presenza nel tratto finale delle camminate, quando voi state arrancando fra spasmi di fatica verso il traguardo. Essi risalgono la corrente dei podisti come salmoni nelle fredde acque di un fiume in Alaska. Fingono di andare incontro ad un compagno in uno slancio ipocrita di generosità, scrutano in faccia ognuno alla studiata ricerca del viso amico e sorridono. Sorridono ed irridono all’evidente nostra difficoltà, alla nostra scalcagnata andatura, alla sofferenza, non sempre mimetizzata, del nostro correre. Se dalle loro bocche uscisse un fumetto, queste potrebbero essere le loro parole: “Ohe! sveglia! muovetevi! Noi siamo già arrivati da un po’, vi stiamo aspettando. Possibile che siate così lenti? Noi stiamo facendo il defaticamento e questa era l’unica direzione in cui farlo”. No, non è vero, si può scegliere qualsiasi altro posto per un’operazione di alto contenuto professionistico. Non soffro di alcun complesso d’inferiorità nei confronti di chi impiega la metà del tempo che impiego sullo stesso percorso, ma soffro di sponta neità, e spontaneamente li odio, per la silenziosa, ingiuriosa tracotanza del loro atteggiamento. E continuano a risalire la corrente finché non ritengono d’aver fatto un bel pieno d’ammirazione e d’invidia e d’aver dispensato con generosità il largo sorriso della loro strafottenza. Si, mi sono antipatici e quando li incontro, volgo altrove il mio sguardo. Diceva Ovidio: “Odi profanum vul gus et arceò”. Anche a quei tempi le camminate erano oltremodo diffuse, ma venivano praticate in assetto di guerra. E così avete scoperto che il voracissimo Battilana trova indigesti i podistisalmonati. F. Battilana 7 Le aerobiche con cane di Stefano Benni GLI ATLETI Fino a pochi anni fa, il bar era luogo di sedentari, la cui unica attività fisica era il sollevamento di bicchieri, boccette o mazzi di carte. Ma soprattutto negli ultimi anni, è diventato il centro di smistamento di tutta una serie di attività sportive contrassegnate dall’abbigliamento specializzato e da un’assoluta dedizione. Ecco alcuni dei più comuni atleti da bar. I maratoneti Sono due signore con tutina rosa e due vezzose cagnoline al guinzaglio, che vanno a fare aerobica ai giardini. Dopo dieci minuti le signore sono già sdraiate sull’erba, mentre le cagnoline corrono come pazze cercando di non farsi trombare dai numerosi randagi della zona. Alla fine dell’anno ogni signora perde tre chili ma guadagna dodici cuccioli. L’uomo con la tuta rossa Uomo con una vistosissima tuta rossa fosforescente, e una borsa a tracolla, che entra nel bar verso le otto di mattina e se ne va a mezzogiorno. Che sport fa? Nessuno. Semplicemente gli piace molto farsi vedere con quella tuta. Gruppo di signori con pantaloncini di raso e canottiere traforate da cui erompono savane di peli. Sotto pance da gestanti nascondono marsupi pieni di misteriose pasticche rinvigorenti e bibite energomiche. Si involano in branchi verso i tornanti collinari e tornano sudatissimi, dicendo di aver percorso decine di chilometri. Alcuni si controllano il battito cardiaco, altri segnano i tempi sulla tabella di allenamento. Proprio quando credono di aver convinto tutti delle loro imprese sportive entra un amico con un borsello e dice: “Ehi ragazzi, chi di voi ha dimenticato questo al ristorante, un’ora fa?”. Questo è l’unico, vero, grande sportivo controvoglia da bar. Entra tenendo al guinzaglio un gigantesco alano. Mentre beve il caffè, l’alano punta una cockerina e lo estirpa dal bancone, trascinandolo fuori. Lo si può vedere tutte le mattine correre dietro al cane, puntando i piedi, o rotolare trascinato per terra come nei film western. Dopo aver lottato e corso così per ore, finalmente il cagnone si stanca e l’uomo lo riporta a casa in braccio. Il maratoneta solitario Il fetennista Uomo magrissimo, di età indefinibile, sempre bagnato anche in estate, che corre con un’espressione di grande sofferenza sul volto, si tocca la gamba, si massaggia il fegato, tossisce e sputa ma continua a correre, nello smog cittadino e tra i clacson delle auto, alle due del pomeriggio in agosto e sotto la neve in gennaio, sempre con quel look da Calvario e un paio di occhiali gialli che forse nascondono lacrime. La domanda è: quale peccato deve scontare il maratoneta solitario? Il gruppo ciclistico “I nonni coriandolo” I migliori di tutti. Trattasi di un gruppo di pedalatori ottantenni vestiti con colori davanti ai quali esiterebbe anche un travestito brasiliano, con mutandoni gialloblù superaderenti che fasciano clamorosi casi di varicocele, magliettine tricolori con scritte di sponsor, cappellini con visiera e fazzoletti fosforescenti. Sono a metà tra un branco di puffi e un carro allegorico di Carnevale per cui sono detti “nonni coriandolo”. Ma quando partono ai sessanta all’ora, nessuno può fermarli. Recentemente un gruppo di questi vegliardi è entrato per sbaglio in un circuito dove si svolgevano i campionati europei juniores. Il gruppo dei “nonni coriandolo” ha raggiunto e staccato di otto minuti la squadra della Germania Est, poi risultata ufficialmente prima. 20 8 L’uomo col cagnone Creatura dall’aspetto normale, con una grande sacca sportiva a tracolla. Al suo apparire nel locale, i presenti notano subito un peggioramento della situazione climatica, un vago odore di formaggio stagionato, o di palude stagnante. Non appena la creatura apre la borsa, ecco l’orrenda rivelazione: è un fetennista, è appena stato a giocare, e la sua borsa contiene magliette, scarpe e calzini frollati. Nonostante le irrorazioni di deodorante, l’abbigliamento sudato, per via del caldo e della chiusura ermetica, ha sviluppato vapori da guerra chimica. Inoltre il fetennista non si sa se per fretta, povertà o sadismo, può giocare anche cinque volte di fila con lo stesso completino. In questo caso il contenuto della sacca moltiplica la sua pericolosità. Le scarpe diventano un cocktail di napalm e roquefort, e puzzano perfino le corde della racchetta. Ma più di tutto è da temere il calzino fantasma, un calzino che si nasconde in una zona misteriosa della borsa e vive lì per anni, moltiplicando la sua tossicità. Inutile opporsi al fetennista. A volte i clienti lo prendono e lo buttano in una fontana, o bruciano il contenuto della borsa. Ma nel locale resterà sempre quell’inconfondibile odore di spogliatoio sudato e di ascella di orango. Perciò, appena vedete entrare un fetennista, mettetevi in salvo il più presto possibile. È infatti in agguato l’«effetto Ace». Il fetennista potrebbe accendere una sigaretta, o bere un cappuccino caldo. Il calore, a contatto coi gas dei calzini, farà esplodere la borsa, lanciando schegge di racchetta, cinti erniari e palline nel raggio di cento metri. L’angolo delle ricette a cura di Laura Banzi Canape’ con gamberi avvolti in Filetti di pesce persico pancetta gratinati Ingredienti per 4 persone: 600 gr di gamberoni 80 gr di pancetta - 50 ml di olio extra vergine - 1/2 cucchiaino di aglio liofilizzato - 4 fette di pane per tramezzini - sale - pepe - menta. Ingredienti per 4 persone: 4 filetti di pesce persico 100 gr di pangrattato - 20 gr di parmigiano grattugiato uno spicchio di aglio tritato - rosmarino - un ciuffo di prezzemolo - olio oliva - sale - pepe Procedimento: Preparare un’emulsione con olio, sale, pepe, aglio liofilizzato e menta. Pulire i gamberoni eliminando la testa, il carapace e il filetto nero sul dorso e metterli nella ciotola insieme all’olio. Lasciar insaporire per 30 minuti circa. Riprendere ora i gamberi, sgocciolarli dall’olio e avvolgerli singolarmente nella pancetta Far scaldare un’ampia padella antiaderente e far rosolare i gamberi da entrambe i lati per un minuto circa. Sollevarli e tenerli al caldo. Tagliate il pane per tramezzini in pezzetti rettangolarI e farli insaporire nella stessa padella in cui avrete cotto i gamberi. Adagiate un gambero su ogni crostino e disporre i canapè su un piatto da portata. Decorate i vostri canapè ai gamberi con una fogliolina di menta e servite caldi. In una ciotola mescolate il pangrattato con il parmigiano, l’aglio e il rosmarino tritato. Condite il composto con un filo di olio un pizzico di sale e di pepe. Pulite i filetti, riponeteli in una teglia rivestita con carta da forno, cospargeteli con il composto di pangrattato e infornate a 200°per 20 minuti. Adagiate i filetti nel piatto e insaporiteli con prezzemolo tritato. Ditaloni porri e speck Per il ripieno: 200 gr di ricotta - 100 gr di mandorle 100 gr di amaretti - 1 tuorlo (quello rimasto dalla frolla) - 100 gr di spinaci già cotti e strizzati (anche surgelati) ½ bicchiere di Sassolino* (circa 8 cucchiai) - 3 cucchiai di zucchero. Ingredienti per 4 persone: 350/400 g di pasta formato ditaloni rigati - 120 g di porro (pesato pulito) 100 g di speck a fette alte - olio extra vergine di oliva - sale - pepe nero. Pulire il porro eliminando la parte verde più scura e le radichette. Lavarlo e tagliarlo a rondelle sottili. Mettere da parte. Tagliare lo speck a listarelle. In un capiente tegame scaldare qualche cucchiaio di olio, poi aggiungere lo speck e lasciarlo rosolare per un paio di minuti a fuoco medio. Unire, quindi, anche le rondelle di porro. Lasciar cuocere, sempre a fiamma media, per alcuni minuti finché i porri si saranno ammorbiditi, mescolando delicatamente di tanto in tanto. Aggiungere una presa di sale e una generosa macinata di pepe nero. Nel frattempo cuocere i ditaloni in abbondante acqua bollente salata, scolarli al dente e saltarli nella pentola del condimento. Mescolare per amalgamare bene tutti gli ingredienti. Servire i ditaloni porri e speck guarniti con qualche fettina sottile di speck e qualche rondella di porro intera. Erbazzone dolce Per la pasta frolla: 300 gr di farina - 100 gr di burro - 100 gr di zucchero - 1 uovo + 1 albume (il suo tuorlo verrà utilizzato nel ripieno) - un pizzico di sale. Preparare la pasta frolla, stenderla a circa 3/4 mm di spessore e foderare uno stampo da crostata diametro 24 circa, avendo cura di tenere da parte un poco di pasta per fare la griglia sul ripieno. Per preparare il ripieno si può impastare tutto nel mixer avendo cura di tritare preventivamente gli amaretti, le mandorle e gli spinaci già cotti e raffreddati. Tritare gli spinaci cotti e raffreddati, aggiungere mandorle e amaretti tritati e i 3 cucchiai di zucchero, poi la ricotta, il tuorlo e gradualmente il liquore (in modo da poterlo eventualmente dosare a gusto proprio). Riempire il guscio di frolla con l’impasto del ripieno, completare con la griglia di pasta. Cuocere a 180° per un’ora circa. Il ripieno può gonfiarsi parecchio in cottura, ma in raffreddamento poi si sgonfia. * Il Sassolino può essere tranquillamente sostituito con la Sambuca. 9 LA CULTURA BIS...TRATTATA di Piero Tabarroni Un (purtroppo) celebre uomo politico che (ahimè) è stato ministro dell’economia di un (pessimo) gover no italiano, disse che la cultura non si mangia, quindi non merita molti investimenti. Il maestro Riccardo Muti, gloria nazionale, uno dei massimi direttori d’orchestra internazionali, du rante l’intervallo fra il secondo e il terzo atto dell’o pera Nabucco di Giuseppe Verdi, al Teatro dell’opera di Roma, disse: «Durante l’esecuzione del coro “Va pensiero” quando è stata pronunciata la frase “O mia patria sì bella e perduta” ho pensato che se la cultura in Italia sarà trattata come ora dovremo dire “o mia patria sì bella e perduta” in riferimento alla nostra bella Italia». Sono poche parole, ma che pesa no come macigni. Il Maestro Claudio Abbado, altro genio interna zionale della direzione d’orchestra, dopo essere stato nominato dal Presidente Giorgio Napolitano Sena tore a vita ha devoluto il suo stipendio ad un’acca demia musicale toscana. Cosa che dovrebbe fare il governo italiano... All’Auditorium Manzoni di Bologna, al termine della prova di un concerto diretto dal Maestro Ab bado, mi recai, presso il palcoscenico per parlare con lui. Al mio richiamo si voltò. Gli dissi che mi sentivo onorato, come tutti i miei concittadini di Bologna, di avere un direttore come lui che aveva fondato l’or chestra Mozart nella nostra città. Il suo volto si aprì a un sorriso radioso e mi strinse la mano con un calore straordinario, come un giovane alle prime armi. Fu GINNASTICA PASSIVA Tenersi in forma è una faticaccia! Per avere muscoli tonici e linea perfetta c’è chi suda sugli attrezzi della palestra, chi fa jogging nel parco vicino a casa e chi fa vasche in piscina. Spesso però, dopo l’entusiasmo iniziale i più abbandonano. Per fare felici i più sedentari é arrivata sul mercato la elettrostimolazione che é usata dagli sportivi di tutto il mondo per integrare l’abituale allenamento, ma ai più pigri che non hanno tempo da dedicare al fitness, permetterà di ottenere in venti minuti il risultato di due ore di allenamento atletico. Attraverso piccole placche posizionate sui muscoli e dove si vuole elimina10 per me un’emozione enorme. I grandi sono tali an che nelle piccole cose. L’Italia è il paese che dispone nel suo territorio del 70% dei beni culturali del mondo. Eppure si sente dire spesso che certe opere di manutenzione non si possono fare mancando i soldi. Soldi che esistono per comprare aerei inutili e per pagare le spese priva te ai consiglieri e presidenti regionali. Vi sono in Italia centinaia di musei che aprono sal tuariamente. Mistero. Potrebbero dare lavoro a mol te persone. Ma non si capisce perchè stiano chiusi. Al Museo del Louvre a Parigi esiste una stanza in cui vi è una composizione dove sono messe in risalto le terre che costituivano l’Impero Romano nel secon do secolo dopo Cristo. E’ tutto dire. Tempo addietro al Parlamento un deputato, di cui non faccio il nome, insultò i quattro Senatori a vita appena nominati dal presidente Napolitano, perchè, a suo dire, non frequentavano mai il Senato: era una balla colossale. Disse loro di vergognarsi. I quattro erano Claudio Abbado, Renzo Piano, Architetto di fama mondiale, Carlo Rubbia, Premio Nobel per la Fisica, ed Elena Cattaneo, ricercatrice di fama mondiale. Dovremmo stendere un tappeto rosso sotto i pie di di costoro, glorie nazionali, e mandare in manico mio il poco onorevole che li aveva insultati. re l’eccesso di grasso, passano leggerissime correnti elettriche che agiscono sulle fibre muscolari creando una vera contrazione del muscolo; chi vuole, per intensificare l’effetto può abbinare all’elettrostimolazione anche delle radiazioni infrarosse applicate con speciali lampade sulle zone interessate. Così senza alcuna fatica si ottengono risultati eccezionali: seno alto, pancia piatta, glutei sodi. Parere favorevole da parte di tutti gli specialisti del settore, dal fisiatra, all’ortopedico e al chirurgo plastico. Con 40-60 minuti di applicazione per circa 12 volte si possono smaltire 4-5 chili stando seduti comodamente a leggere con sottofondo musicale senza sudare e senza fatica. ELISIR DI LUNGA VITA I saggi dicono che quello che abbiamo seminato in gioventù lo raccogliamo nell’età matura e quindi è importante saper gestire ogni giorno la propria salute per vivere bene e possibilmente più a lungo. Questi i consigli di comportamento per una lunga vita: • Moderare il consumo di grassi saturi presenti negli alimenti di origine animale e che mettono a rischio il cuore. Preferire quelli insaturi mangiando più pesce e scarseggiando nell’uso del sale. • Ogni giorno consumare verdura e frutta fresca per incamerare vitamine, fibre e minerali. • Dormire almeno 7 ore al giorno, il mancato riposo provoca l’indebolimento delle difese immunitarie e il fisico è più esposto alle malattie virali. • Fare l’amore due-tre volte alla settimana. Se ce la fate eviterete l’influenza o il raffreddore. • Abolire il fumo: vi farà guadagnare dai cinque agli otto anni di vita. • Cercare di mantenere un peso stabile e nella norma per attenuare il rischio di diabete e di ipertensione arteriosa. • Evitare di essere sedentari. Un pò di attività fisica mantiene il pesoforma e contrasta l’insorgere dell’osteoporosi. • Limitare l’esposizione al sole, benefica in piccole dosi ma in eccesso provoca un invecchiamento precoce della pelle. • Con il consiglio del medico curante effettuare periodici check-up per il controllo degli ingranaggi. • Coltivare interessi culturali: fare lavorare il cervello dà benefici anche al corpo. Seguite queste regole d’oro poi ci fate sapere!!! un po’ di buonumore... Quattro amici si ritrovano dopo tanti anni. Iniziano a parlare del più e del meno e, mentre uno va a ordinare da bere, gli altri cominciano a parlare dei propri figli. Il primo dei tre dice: “Sono molto orgoglioso di mio figlio. Ha iniziato a lavorare come fattorino, si è iscritto alle scuole serali e si è diplomato. Dopo pochi anni è diventato direttore ed oggi è il presidente della compagnia. E’ diventato così ricco da regalare ad un suo amico che compiva gli anni una Mercedes SLK”. Al che il secondo dice: “Anche io sono molto orgoglioso di mio figlio. Ha cominciato a lavorare come steward a bordo di un aereo. Nel frattempo, seguendo le scuole, è diventato pilota. Si è associato con altri e ha fondato una compagnia aerea. Oggi è così ricco che lui ad un amico per il compleanno ha regalato un aereo bimotore Cessna”. Il terzo allora racconta: “Non posso dirvi l’orgoglio che mi da il mio. Ha studiato ingegneria. Ha aperto un’impresa di costruzioni e ha fatto i milioni. Lui, per il compleanno di un amico, gli ha regalato una villa da 1500 mq”. Nel frattempo il quarto torna e chiede di cosa stessero parlando, allora i tre amici gli chiedono di suo figlio. “Mio figlio è un gigolò per gay. Si guadagna da vivere così”. E gli amici: “Poverino, che disgrazia!” “Ma quale disgrazia, sta una favola! Pensate che quest’anno per il suo compleanno tre suoi clienti gli hanno regalato una Mercedes SLK, un aereo Cessna e una villa di 1500 mq.!!!”. Seduzione femminile Tre amiche si incontrano. Una ha l’amante, un’altra è fidanzata e la terza è sposata. Decidono di provare una nuova tecnica di seduzione per cui, tutt’e tre, nella stessa notte, indosseranno un body di pelle nero, tacchi a spillo da 20 centimetri e una maschera nera sul viso, per accogliere i loro uomini. Il giorno dopo si danno appuntamento per confrontare le esperienze. Quella con l’amante racconta: “appena ha aperto la porta, vedendomi con body, tacchi a spillo e mascherata ha incominciato a urlare come un selvaggio, abbiamo fatto l’amore 4 volte, sul tappeto...” Quella fidanzata, a sua volta, racconta: “io mi sono messa il body, i tacchi e la maschera, però un po’ mi vergognavo e quindi mi sono coperta con un cappotto. Quando è arrivato a casa, e mi ha tolto il cappotto, è rimasto di stucco, mi ha riempito di baci e trascinato sul letto, dove abbiamo fatto l’amore due volte di seguito...” Quella sposata racconta: “bene, anche io mi sono messa body, tacchi e maschera... è arrivato mio marito, si è buttato sul divano, ha preso il telecomando e ha gridato: “Sa Ghe da magner Batman??” 11 Calendario Camminate Non so mai quando fare la prima mossa. In genere aspettavo che la facesse lei. Ieri sera ad una festa una ragazza bellissima mi ha offerto da bere, e poi mi ha invitato a casa sua. Mi fa: «Scusa un attimo». Quando ritorna è completamente nuda. Si siede sulle mie ginocchia, comincia ad accarezzarmi, a baciarmi dappertutto, e allora ho pensato: «Daniele, questa occasione non fartela scappare!». E così mi sono fatto dare il suo numero di telefono. Daniele Luttazzi 12
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