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Luce e Ombra, vol. 114, fasc. 3, luglio-settembre 2014, pagg. 267-269
In memoria di Carlo M. Trajna
Paolo Presi
Il 17 aprile scorso è mancato l’ing. Carlo M. Trajna, con la sua scomparsa la ricerca mondiale sulla Transcomunicazione Strumentale ha perso una delle figure più rappresentative.
Conobbi Carlo nel lontano 1977 in occasione dello storico Congresso di Recanati. Ciò che di lui più mi colpì fu la forte motivazione a comprendere il fenomeno delle Voci e soprattutto riuscire ad individuare
le cause che lo generano e il loro dinamizzarsi nel contesto di un processo che determina la loro formazione.
Dalla sua ricerca e dal suo modus operandi imparai moltissimo, per
questo l’ho sempre considerato il mio Maestro.
Fu un vero pioniere e tenace difensore del fenomeno. Egli per primo introdusse un approccio al fenomeno rigorosamente scientifico
senza mai scendere a compromessi o a condizionamenti derivati dalle
idee preconcette dominanti in certe egemonie culturali.
Era nato a Firenze nel 1922 e si era laureato in ingegneria all’Università di Pisa nel 1955. Fece parte del Gruppo di Ricerca del Centro
Studi Parapsicologici di Bologna da cui però si dissociò per profonde
divergenze interpretative del fenomeno. È stato Socio Fondatore, Direttore Scientifico e poi Vicepresidente dell’Associazione Italiana per
lo Studio della Psicofonia (AISP) nonché membro dell’Associazione Parapsicologi Italiani (API), organizzazione presieduta dal Prof. Emilio
Servadio.
È stato inoltre Socio fondatore e Direttore Scientifico dell’Istituto di
Studi Parapsicologici (ISP) di Firenze, Socio dell’Istituto Gnosis di Napoli e Socio Onorario dell’Istituto Atlantide di Firenze.
I suoi lavori di ricerca, sia teorici che sperimentali, sono sempre
stati improntati a competenza e rigore scientifico che lo portarono a
conquiste conoscitive di rilievo a favore dell’originalità dei messaggi.
Per questo egli ricorse alla linguistica matematica che gli permise di
dimostrare, documentando il tutto in maniera esaustiva, che i contenuti delle Voci, così com’erano decodificati, contenevano un’espressa
volontà di essere inviati da parte degli ignoti mittenti.
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Dimostrò anche la loro intenzionalità a “trasmettere” i messaggi,
ricerca che condusse assieme alla psicologa d.ssa Loretana Angelucci (Trajna, 19841).
Un altro notevole contributo alla conoscenza del fenomeno fu la ricerca sperimentale sulla cosiddetta Psicofonia stimolata2, locuzione
da lui stesso introdotta, approfondendo i lavori pionieristici di Renato
Orso di Torino. A tal fine condusse una serie di sperimentazioni atte a
verificare, in termini qualitativi e quantitativi, quali erano le variabili
elettroacustiche in grado di influenzare il processo di produzione delle Voci. Al termine di questa ricerca egli concluse che la stimolazione
del fenomeno può avvenire a tre livelli, e precisamente:
- A livello energetico fisico, con appropriata alimentazione elettromagnetica a bassa frequenza.
- A livello bioenergetico, con tecniche di accumulazione tipo pranayama.
- A livello psichico, con lo sviluppo della capacità inconscia di strutturare, tramite la bioenergia, dei campi elettromagnetici, sviluppo
ottenibile mediante tecniche di meditazione oppure mediante lo
stesso addestramento costituito dalla sperimentazione, come prova la frequente e lunga attesa iniziale prima di ottenere delle Voci,
che si ripete in parte quando si interrompono gli esperimenti.
A mio avviso il più importante dei suoi contributi è stato la strutturazione concettuale e la relativa verifica sperimentale del suo Modello
psicotemporale3, una coerente interpretazione dei fenomeni paranormali in generale e transcomunicativi in particolare, con quanto si riscontra nella sperimentazione.
Questo modello presuppone un diverso fluire del tempo soggettivo o tempo psichico, rispetto al tempo fisico, cioè quello misurato dagli
orologi. Il tempo psichico può assumere valori diversi al variare delle
situazioni psichiche o degli stati di coscienza, mentre la psiche sarebbe in grado di riferirlo al tempo fisico.
1 - Carlo M. Trajna – “Le “voci”: veri messaggi o illusioni?”, Giornale dei Misteri
(GdM) n. 160, dicembre 1984 e “I risultati di un’indagine”, GdM n. 163, marzo 1985;
“I messaggi psicofonici sono reali e oggettivi?”, relazione presentata al Congresso
Internazionale dell’AISP di Arezzo del 1984.
2 - I risultati di tale ricerca sono stati relazionati al Convegno Internazionale di
Campione d’Italia del 1977 e pubblicati in Metapsichica, numero unico, Milano 1978.
3 - Carlo M. Trajna - Il modello psicotemporale - Istituto Gnosis, Napoli 1992.
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Quando, tramite un atteggiamento psicologico cosciente, come può
esserlo quello conseguente ad uno stato attentivo oppure a uno stato
di rilassamento mentale, si provoca un diverso fluire del tempo psichico (soggettivo) rispetto a quello fisico, viene a prodursi una situazione assimilabile ad un’onda, che Trajna denominò onda psicotemporale,
matematicamente descrivibile da quattro fasi, tre immaginarie e una
reale. Come conseguenza le Voci si produrrebbero nel corso della fase
reale come risultato finale di un processo di stimolazione psichica dovuto a interazione tra psiche e apparecchiature tecniche e un processo di natura psicocinetica (fase PK).
Dalla formulazione matematica della teoria si può rilevare che quattro operatori psichici, con onde psicotemporali uguali e in accordo di
fase, sarebbero in grado di produrre un’onda interamente reale.
Un’onda così configurata rappresenterebbe una portante psicotemporale in grado di essere modulata come avviene normalmente per
una portante radiofonica.
Da questa teoria si evince che uno sperimentatore isolato può sfruttare, nel migliore dei casi, l’unica fase reale che da solo è in grado di
produrre, questo sarebbe il motivo per cui i cosiddetti messaggi risulterebbero essere estremamente brevi. Nel caso invece di quattro operatori, essendo questo il numero ideale per la produzione di quattro
fasi reali, i messaggi risulterebbero essere di lunghezza maggiore.
Tale concezione interpretativa trovò conferma in un messaggio ricevuto all’inizio di settembre 1988 della lussemburghese Maggy Harsch-Fischbach in cui l’invisibile interlocutore affermò che «noi utilizziamo la psiche di quattro persone per costruire il ponte di contatto fra
il nostro ed il vostro mondo»4.
La vulcanica e prolifica creatività di Carlo Trajna non lasciò mai intentata alcuna via sperimentale che potesse rivelarsi utile per la comprensione della dinamica fenomenica. Ricordo con particolare affetto
una sua considerazione sul suo modo di procedere. Mi disse che le varie ipotesi di lavoro andavano tutte testate sperimentalmente. Se esse
davano dei risultati significativi allora bisognava tenerne conto in un
inquadramento generale, in caso contrario dovevano essere considerate come un fazzolettino di carta, una volta usato si butta via.
Ogni ricercatore autentico deve essergli grato per i preziosi contributi che ci ha dato e, personalmente, anche per la sua amicizia che mi
ha onorato.
4 - Hildegard Schäfer - Brücke zwischen Diesseits und Jenseits - Hermann Bauer Verlag
KG, Freiburg i.Br. 1989; Edizione italiana: Voci da un altro mondo - Editrice MEB,
Padova 1992.