In edicola Fr. 2.– / € 1,35 La gara La partita La prima discesa libera al norvegese Jansrud Il Lugano da capolista pareggia a Sciaffusa A PAGINA 28 A PAGINA 29 Anno XVII • Numero 45 SportMagazine Un vero e proprio giornale su computer, smarthphone e tablet Ti-Press 771660 968900 9 GAA 6600 LOCARNO –– N. 45 45 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) Reuters Domenica 30 novembre 2014 TORREFAZIONE DI CAFFÈ www.caffe.ch [email protected] Settimanale di attualità, politica, sport e cultura TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] L’EDITORIALE COL RISCHIO DEL FAMILISMO AMORALE LILLO ALAIMO Impasticcati È Rocco Cattaneo si scaglia contro il bonus per le vetture ecologiche: è Agip-prop? Lo si è fatto con il burqa. Il divieto, voluto dalla maggioranza dei ticinesi, di dissimulare il volto in pubblico. È stato di fatto un voto contro tutto ciò che non è dentro gli stretti confini di questo cantone. Ma ora, ora che si tratta di ragionare sull’applicazione concreta di quel divieto, anche chi lo ha invocato alza la mano per fare dei distinguo. Nelle località turistiche ormai gli ospiti musulmani, in genere facili a ricchi acquisti, sono una presenza costante. E irrinunciabile. E allora..., allora anche la destra politica del Paese chiede di riflettere, di pensare a qualche eccezione prima di applicare quel divieto. Perché il mondo, checché appunto ne dica la politica pop e populista, gira, cresce, si muove. Nel 2100, così sarà la Terra studiata e prevista dall’Onu, gli africani saranno quattro volte di più. Sorpasseranno cinesi e indiani. Gli europei saranno una minoranza. Eppure, c’è qualche politico, di spicco da queste parti, che gigioneggiando sui social network si bea nel vedere che il proprio cognome non si trova negli elenchi telefonici italiani. Dna non inquinato! È questa la “cultura” che ha pesantemente contaminato la politica degli ultimi due-tre anni. Una politica che ha semplificato alla ricerca di un misero per cento di consenso elettorale. Una politica che ha mistificato la realtà, anche sul fronte del mercato del lavoro, raccontando che il guaio d’ogni cosa sta solo nella presenza dei frontalieri e non anche e soprattutto in un tessuto produttivo debole (debole per sua natura e fragile per la crisi che ha attraversato il mondo). Passando mesi a inventare idee bislacche per penalizzare i lavoratori d’oltre confine. segue a pagina 2 Un Paese dolorante e depresso. Sembra questa la fotograia della Svizzera ripresa dagli ultimi e allarmanti dati sul consumo di medicinali. Una nazione farmacodipendente. E una fattura sanitaria sempre più cara GUENZI e RAVANI A PAGINA 4 La polemica Così l’immagine del cantone si macchia di volgarità La storia “Prima puntavo molto sul look, oggi soltanto sulla mia testa” In esclusiva* seguici su Facebook e App 65415 MELT DISGORGANTE RAPIDISSIMO 19.90 Invece di 30.85 *nuova confezione in esclusiva da Brico SA SCOPRI TUTTE LE IONI PROMOZSTRO SUL NO LINO! GIORNA Fotomontaggio Il Caffè Il pizzino incredibile con quale e quanta facilità (e c’è pure chi domanda di abbassare la quantità di firme richieste e i tempi imposti per la raccolta) si chiede ai cittadini di votare su temi particolarmente complessi. Semplificando il tutto ai minimi termini, si fa leva sulle sensazioni e l’emotività del momento, mettendo all’angolo le vere ragioni di un sì o di un no perché troppo complicate. Com’è possibile portare alle urne gli elettori, come accaduto in questo fine settimana, per decidere sulle riserve d’oro della Banca nazionale!? Com’è possibile pensare che la gran massa dei cittadini possa comprendere appieno il significato di un argomento con tali e tante conseguenze, dirette e indirette, per la politica monetaria del Paese!? Si vota con la pancia, per simpatia, per rabbia verso una parte o l’altra... Si vota, talvolta, senza conoscere e poter considerare le complesse (e magari irreversibili) conseguenze di un sì o di un no. Dal mite “Ticino Sonnenstube” al caldo Ticino alla puttanesca MAZZETTA, PIANCA e SCHIRA ALLE PAGINE 2 e 3 Di più di tutti ® www.bricofaidate.ch Inizio promozione dal 03.12.2014 A PAGINA 15 MANNO BARBENGO BIASCA CADENAZZO LUGANO-PREGASSONA LOSONE MENDRISIO MENDRISIO-EX FERRAZZINI IL CAFFÈ 30 novembre 2014 2 PRIMO PIANO 3 Il mercato del sesso Hard senza regole,da Ticino Sonnenstube aTicino allaputtanesca Manifesti espliciti,rassegne a luci rosse, night, pubblicità porno... così l’immagine del Paese si macchia di volgarità Quello del sesso è un mercato sviluppatosi negli anni nell’ assenza di reazioni dalla società civile CLEMENTE MAZZETTA D alle fiere erotiche, ai locali a luci rosse, dai siti dell’hard on line agli annunci porno. Il Ticino è sempre più un territorio del sesso “facile”. Zona franca della prostituzione. Fama rafforzata dalla prossima edizione di Extasia a Lugano, una fiera dell’erotismo che il sito web ufficiale della città propaganda come “evento che richiama un vasto pubblico svizzero e straniero”. Manifestazione che ha suscitato la protesta di una Chiesa evangelica e un’alzata di spalle del municipale “al turismo” il leghi- La scelta Si deve decidere se si vuole essere cantone giardino o cantone ‘casino’ sta Lorenzo Quadri: “Extasia è perversa come una puntata dei Barbapapà”. Date queste premesse, la petizione lanciata dei pastori evangelici per vietare la fiera del sesso (“La salute sessuale, psicologica, fisica e morale della nostra popolazione non può essere barattata con un introito economico”) pare destinata a finire in un nulla di fatto. E la città continuerà ad essere, come disse con una perifrasi “misurata” il paparazzo italiano, Fabrizio Corona, “il troiaio d’Europa”, la capitale delle prostitute. “Senza cadere in forme di proibizionismo e senza demonizzare questi aspetti, prima o poi il cantone dovrà decidere co- seminuda che invitava a “scoprirla”. Succede ora con i cartelloni affissi a Como, proprio davanti alla casa del sindaco che pubblicizzano SweetTicino con lo slogan: “A Natale fatti un regalo”. Una deriva “hard” del cantone a cui non si è fatto fronte, per ora. “Con la mia proposta questi annunci che reclamizzano siti internet, o luoghi dediti alla prostituzione, sarebbero proibiti”, sostiene Giorgio Galusero, deputato plrt che ha presentato un’iniziativa parlamentare per proibirne la pubblicità. Spiega: “La prostituzione ha avuto in questi ultimi anni un’escalation eccezionale, nonostante la nostra gente la consi- sa vorrà diventare - avverte Pepita Vera Conforti, presidente della Commissione per le pari opportunità fra i sessi -. Se cantone giardino o cantone ‘casino’. Se puntare sulle capacità, l’intelligenza o ripiegare su questo mercato a luci rosse”. Per ora la scelta sembra essere quella di “Sweet Ticino”, dolce Ticino”. Non per il clima, i paesaggi, ma per l’eros. Sweet Ticino è un sito internet di escort suddivise per città, Lugano, Locarno, Chiasso, Bellinzona... Ancora una volta il cantone è propagandato come terra dei locali hard. Succedeva due anni fa con i cartelloni nei comuni di confine, con una ragazza deri un’attività molesta”. Un’economia del sesso a pagamento dai risvolti preoccupanti. “Che lascia soli i Comuni che cercano di circoscrivere il fenomeno, con ordinanze, norme edilizie - aggiunge Galusero-. Dobbiamo evitare, in un contesto europeo dove si fanno sempre più strada atteggiamenti proibizionistici, di trasformare il Ticino nel bordello d’Europa”. Ticino “sonnenstube” per i tedeschi, Ticino alla “puttanesca” per gli italiani. “Senza fare moralismi, purtroppo si rischia di comunicare il Ticino solo con questo tipo di immagine - nota Isabella Medici, docente esperta di educazione sessuale - ma LE OPINIONI Isabella Medici, 50 anni e, nella pagina accanto, Giorgio Galusero, 68, e Pepita Conforti, 52 Il futuro Senza moralismi dobbiamo chiederci cosa proponiamo ai nostri ragazzi dobbiamo chiederci che tipo di società vogliamo e cosa proponiamo ai nostri ragazzi”. Una domanda che interroga un cantone che sul fenomeno ha mostrato deficit culturali e connivenze politiche. “Il mercato del sesso si è sviluppato in assenza di reazioni della società civile. Le proteste che in altri Paesi sarebbero state lette come difesa della dignità delle donne, qui sono state viste come moralismi conclude Conforti -. Ma c’è pure stata una politica che ha accettato qualsiasi tipo di sviluppo economico, sdoganando l’economia della prostituzione”. [email protected] Q@clem_mazzetta “L’accettazione di qualsiasi tipo di sviluppo e la connivenza della politica hanno sdoganato la prostituzione” L’EDITORIALE Le inchieste COL RISCHIO DEL FAMILISMO AMORALE La risacca di“Domino” e le nuove emergenze LILLO ALAIMO segue dalla prima pagina T M Fotomontaggio Il Caffè ralasciando, perché troppo difficile, l’analisi delle vere cause di un mercato non sufficientemente robusto e, lo si voglia o no, confrontato con una globalizzazione che impone approcci diversi ai meccanismi contrattuali e di controllo fin qui conosciuti. E ci voleva Berna, proprio l’altro giorno, per ricordare che ogni lavoratore in Svizzera va tassato nello stesso modo, che sia frontaliere o domiciliato. Perché già oggi - senza la recente trovata ticinese di tassare i frontalieri con un moltiplicatore cantonale al 100% - i confinanti sono “leggermente” penalizzati. E ciò non ha nulla a che vedere con la legittima richiesta di rinegoziare con l’Italia il modello di tassazione e l’accordo sui ristorni. La rabbia e il furore nazionalista di una parte politica derivano da una concezione di sé e della realtà distorta. Ci si concepisce come l’unica “parte” buona del “tutto”. Capace di poter fare a meno d’ogni cosa oggi esterna a questa regione e a questa nazione. Col rischio - come ad esempio è accaduto con i due bimbi ecuadoriani invitati a lasciare il Ticino - di scivolare in un pericoloso familismo amorale, con ciò pensando ad un interesse di parte che, miope, cerca di prevalere su quello generale. E succede, o rischia d’accadere ogni qualvolta ci son di mezzo i denari, il guadagno, la ricchezza. Non c’è deontologia professionale che tenga, se in ballo ci sono milioni (si veda più avanti il servizio sugli avvocati d’affari) o anche solo una fetta di economia come quella legata alla prostituzione. Non c’è etica a frenare gli affari... Sebbene, si noti il paradosso, per il divieto del burqa i fautori facciano appello alla difesa della dignità della donna costretta all’umiliazione del capo coperto, mentre per la prostituzione..., beh!, in questo caso la dignità della donna può attendere. [email protected] La polemica Masoni: “Extasia? Lugano si merita ben altre iniziative” L Nei cantoni I centri dell’erotismo a Nord delle Alpi si pubblicizzano anche nella Svizzera italiana e sono “meta turistica” La vicesindaco della città sul Ceresio boccia la controversa kermesse, ma gli esempi di cattivo gusto si moltiplicano a madre dei professionisti del cattivo gusto è sempre incinta. Negli scorsi giorni a Como si sono indignati per i manifesti del sito erotico www.sweetticino.ch, che pubblicizza oltreconfine la propria “merce”. Una protesta vibrante, anche se lo slogan “A Natale fatti un regalo”, accompagnato da una boccia di vetro rosso, è solo l’ultimo esempio di una lunga sfilza di iniziative pubblicitarie francamente discutibili. Maestro del filone, una sorta di Tinto Brass dei poveri, è stato negli scorsi anni l’ormai ex patron dell’Oceano, Ulisse Albertalli. I suoi cartelloni, con un assaggio delle grazie presenti nel bordello di Pazzallo, era- no finiti nel 2010 addirittura sotto la lente della Procura comasca per istigazione della prostituzione. Dalla versione hard di un lato B parzialmente fasciato dalla bandiera rossocrociata (ma ci aveva già provato nel 2008 col vessillo brasiliano), si era passati nel 2011 a un gigantesco cuore rosso sormontato dal nome del locale. Un rigurgito di morale, sebbene l’amore niente avesse a che vedere con la prestazione offerta. Come nulla c’entrava con lo sci il manifesto lesbo ideato nel 2007 da Michel Ferrise per promuovere la stagione invernale ad Airolo. L’immagine del bacio saffico tra due belle sciatrici, e l’allusione al “fascino di andare in bianco”, fece calare il gelo tra Ticino Turismo e i promotori della campagna che poi si scusarono per la pensata. Successivamente Ferrise ci ricascò coi ratti, ma questa è un’altra storia. Come pure ci ricadde lo stesso Albertalli, che nel 2011 inaugurò, sempre all’Oceano, la moda delle sexy lotterie con prestazione sessuale in palio. Anche in quel caso sulla riffa (poi imitata da altri bordelli) piovvero critiche e interrogazioni. Ma la “mercificazione” della donna continua, anzi celebrerà la sua messa cantata a Lugano con Extasia, la fiera del sesso che torna a fine gennaio al Conza. Apprezzatissima dal pubblico, certo, ma questo non basta per scacciare dalle narici quell’odore che avvolge le fiere del bestiame. Nel frattempo la petizione contro, lanciata dalla Pastorale Ticino, sembra aver preso in contropiede il municipio, “ormai è tardi per fare marcia indietro”, ha detto il sindaco leghista Marco Borradori. Ma perplessità sull’evento sono espresse anche dalla vicesindaco plrt Giovanna Masoni Brenni: “Io non sostengo (e non ho votato) Extasia, oltretutto a distanza di solo un anno. Il motivo - spiega la municipale - è che non ritengo che questa fiera porti a Lugano lo sviluppo di qualità cui la nostra città può ambire, e che merita. Eros e erotismo non devono essere un ta- bù, pensiamo al ruolo che hanno avuto ed hanno nell’arte (ne abbiamo anche fatto delle esposizioni) e a quello che possono avere nella vita, è anzi un tema interessante, ma su un altro piano. Non così. Che modello ci propone, che sviluppo lascia ai luganesi Extasia? Non lo sviluppo che vorrei e che penso in molti vorremmo e vogliamo”. Del resto la responsabile dell’Area cultura ricorda bene le critiche al procace décolleté che due anni fa lanciava la stagione teatrale luganese: “Io non avrei scelto quell’immagine, per mio gusto, e perché ritengo che il corpo femminile sia veramente abusato nella pubblicità. Nella cultura penso si possa e si debba dare di meglio. Penso che proprio la cultura deve darci la forza di non accettare passivamente e tantomeno ripetere modelli e stereotipi che non contribuiscono ad alzare il livello sociale. Ma non ritenni di intervenire, dato che era la locandina di uno spettacolo, ne ritraeva il costume, non era, ritengo, volgare, e rientrava ancora nella autonomia del direttore. Ripeto però, io non l’avrei scelta”. s.pi. History, Zeus,A2... i“sex club”elvetici sono famosi a Sud S UN RITORNO CONTESTATO Contro il ritorno di Extasia è stata lanciata una petizione. Ti-Press i chiamano History Club, Zeus, Aphrodite, Fkk Basel, Blauer Aff, A2 Club,… E non hanno certo bisogno di molta pubblicità per farsi conoscere, perché sono famosissimi centri di prostituzione sparsi per la Svizzera. Dove il mestiere più vecchio del mondo viene esercitato, in pratica, alla luce del sole (e delle autorità). Qualche pubblicità di questi locali della Svizzera tedesca e romanda, in realtà, si incontra, soprattutto nei pressi delle autostrade. Ma anche in Ticino, ogni tanto, da oltre Gottardo arriva qualche “invito” con la cartellonistica. Come se un pomeriggio allo Zeus di Küssnacht am Rigi avesse sostituito il più tradizionale pranzo domenicale con il classico pollo al cestello di Attinghausen. I locali elvetici in cui si esercita la prostituzione sono spesso veri e propri supermercati del sesso, con un numero di ragazze molto elevato e un’ offerta è molto ampia. Comprese le zone benessere, con saune, idromassaggi, piscine e quant’altro. Così come le tariffe, che sono spesso a tempo e “all inclusive”, con tanto di periodi di promozione e sconti. Alla pari di qualsiasi altro commercio. O quasi. E per farsi pubblicità, questi club puntano su diversi canali - giornali, cartelloni, siti internet -, ma quasi sempre su un logo molto riconoscibile, anche se raramente volgare nel senso stretto del termine. A caratterizzare questa presenza sul suolo elvetico, poi, c’è il posizionamento. Quasi sempre si tratta di locali in zone commerciali, se non addirittura industriali. In modo, insomma, da non scontrarsi con troppe proteste o polemiche tra la popolazione. Una strategia che sembra pagare, soprattutto considerando le poche polemiche sorte attorno ai club negli ultimi anni. Se all’inizio dell’attività qualche perplessità era sorta, uno stretto controllo di quanto succede nei locali sta evitando ulteriori malumori. Anche perché la gestione del fenomeno prostituzione è demandata ai Cantoni e le soluzioni sono molto diverse tra le singole realtà. Soprattutto nella Svizzera tedesca, infatti, molti modelli si rifanno all’esperienza della Germania, dove i centri dedicati al sesso sono conosciuti ormai da parecchi anni. L’esempio più lampante è probabil- mente quello del Pascha di Colonia, autentico “supermercato” della prostituzione a cui sono stati dedicati anche documentari e reportage sulla stampa di mezzo mondo a causa delle dimensioni spropositate e del suo ruolo per l’ “appeal” turistico. Un aspetto, quello della capacità di attirare ospiti provenienti da “fuori porta”, che non è da sottovalutare neanche in rapporto al Ticino e alla Svizzera. Perché se è vero come è vero che i locali hard ticinesi sono spesso visitati da persone che arrivanoda oltre confine, è altrettanto innegabile che - per scrupolo di discrezione diversi ticinesi varcano il Gottardo proprio per “visitare” uno dei numerosi club”specializzati” in Svizzera tedesca. Un turismo interno che conferma come il fenomeno della prostituzione per quanto risenta certamente della crisi economica, non si ferma. Tutt’altro. m.s. L’OFFERTA Soprattutto nella Svizzera tedesca, i sex club con area wellness sono molto famosi entre per la nuova legge sulla prostituzione in Ticino continuano le polemiche, controproposte e mancanza di unità di vedute, col fenomeno non si è certo tirato il freno. Anzi. A segnare una sorta di spartiacque, finora, vi è stata soprattutto l’operazione Domino - ordinata dal Ministero pubblico circa due anni fa contro la tratta di esseri umani e contro i club irregolari -, che ha portato alla chiusura di 12 locali da parte della magistratura e alla rinuncia di altri 11 club a proseguire la propria attività. Alcuni locali, comunque, hanno deciso di richiedere regolare autorizzazione, scatenando ulteriori polemiche tra Cantone e Comuni per la concessione dei permessi, per l’ubicazione e per la gestione dei piani regolatori (che determinano in che zone è potenzialmente possibile svolgere queste attività). Domino è stata un’operazione che ha portato ad aprire un totale di 110 procedimenti da parte della magistratura, che hanno coinvolto in tutto 230 persone, di cui 96 tra ticinesi e residenti in Ticino. Altro aspetto interessante sottolineato dalle autorità è il sequestro di beni immobili per una trentina di milioni di franchi, a conferma - secondo il Ministero pubblico - del fatto che il valore degli immobili in cui si esercita la prostituzione rappresenta un affare per i gestori. In totale, oltre ai locali, in Ticino sono stati recensiti oltre 60 appartamenti in cui le prostitute esercitano. Si calcola, poi, che nel cantone si trovino costantemente un migliaio di prostitute, suddivise tra i locali ancora aperti e gli appartamenti in cui ricevono i clienti. Nel 2011, prima dell’operazione Domino, le ragazze che avevano sfruttato la possibilità di regolarizzare la propria attività erano 245. Una cifra raddoppiata dopo l’intervento della magistratura, visto che nel 2012, il numero delle prostitute registrate era salito a 500. Anche se i problemi legati alla prostituzione sono ben lontani dall’essere risolti, Domino ha senz’altro contribuito a fare maggiore luce su un mondo spesso a contatto con la criminalità. m.s. rosa & cactus IL CAFFÈ 30 novembre 2014 4 Attualità OFFERTI DA Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Vincenzo Mozzini Tiziano Cavalli Bella iniziativa del municipio di Camorino, che il 26 dicembre ha invitato gli asilanti eritrei ospitati nel comune ad una cerimonia di scambio di auguri con la popolazione locale.Un plauso al sindaco Togliamo le panchine agli asilanti. È la proposta del consigliere comunale plrt di Losone che punta il dito contro degli asilanti che bevono birra e poi fanno la pipì sulle piante vicine alle scuole Un Paese impasticcato. Lo certifica un allarmante rapporto di Helsana. E la fattura sanità è sempre più cara Doloranti e depressi, aumenta il consumo di farmaci in Svizzera PATRIZIA GUENZI U LE TERAPIE PIÙ COSTOSE I 10 farmaci che nel 2013 hanno causato il costo maggiore. Prezzo per un trattamento annuale moltiplicato per il numero di pazienti Costi (in mio. di fr.) N° pazienti HUMIRA 6.948 Malattie autoimmuni, come gravi reumatismi, Morbo di Crohn 106.2 REMICADE 5.500 Malattie autoimmuni, come gravi reumatismi, Morbo di Crohn 100.9 LUCENTIS Proliferazioni vascolari dell’occhio 15.523 75.3 2.625 HERCEPTIN Cancro al seno 74.2 2.873 GILENYA Sclerosi multipla ENBREL Reumatismi infiammatori, psoriasi 64.0 5.133 62.9 6.652 TRUVADA Infezione Hiv 61.4 145.210 CIPRALEX Depressione, ansia e altri disturbi 59.0 1.789.154 DAFALGAN Dolori 57.5 MABTHERA Leucemia, reumatismi infiammatori 4.263 55.1 Fonte: Helsana Arzneimittelreport 2014 sanitario elvetico e che pesa per quasi un quarto sui premi dell’assicurazione malattia di base (23%). Certo, alla base di un accresciuto consumo di pa- n Paese dolorante e depresso. Parrebbe questa la fotografia della Svizzera stando agli ultimi, inIl dibattito quietanti, dati sul consumo di Vogliamo stimolare farmaci. Emerge da un rapporto il dibattito sui costi della più grande assicurazione svizzera, Helsana, in collaborae i benefici di alcuni zione con l’ospedale universitatrattamenti e fornire rio di Basilea e l’Istituto di medati più trasparenti dicina farmaceutica dell’Unie più chiari versità della città, che ha tenuto conto dei dati dell’Ufficio di statistica federale per avere un quadro il più possibile realistico. Duecento pagine, che sotto- Pubblicità lineano, con allarme, il crescente ricorso della popolazione ad antidolorifici e antidepressivi. L’anno scorso, sono stati comperati quasi 100 milioni di medicinali per una spesa di 6.1 miliardi di franchi. Oltre un milione coloro che hanno ingerito almeno una pasticca contro la depressione, l’ansia e altri disturbi psichici. Quasi 8 milioni le scatole di antidolorifici vendute, consumate da 2,4 milioni di persone. Un costo, per l’assicurazione sanitaria, di 219 milioni di franchi. Il più utilizzato è il Dafalgan, anche il meno caro, ma l’avvento di nuovi farmaci biotecnologici molto costosi, come Humira, che agiscono sul sistema immunitario e che danno sollievo a quasi 7mila pazienti, pesano sempre più sulle tasche della sanità. Dati preoccupanti, a cui va aggiunto il consumo, quotidiano, di pillole per l’ipertensione, il colesterolo, il cuore, il diabete e l’insonnia. Ma anche di tutti quei farmaci e preparati che alleviano dolori insopportabili e patologie croniche. Insomma, un Paese impasticcato. L’obiettivo di Helsana è anche quello di stimolare un dibattito sui costi/benefici di alcuni trattamenti. Un discorso non sempre facile. Soprattutto per i farmaci antitumorali, che costano migliaia di franchi a fronte, magari, di neanche qualche mese di sopravvivenza per il paziente (vedi articolo a destra). I medicinali per il cancro e il sistema immunitario generano i costi più alti e rappresentano oltre il 21% della spesa totale, ma a beneficiarne è solo l’1,5% dei pazienti. “Vogliamo cambiare prospettiva, non solo limitarci a sottolineare gli interessi economici delle case farmaceutiche”, hanno spiegato i vertici di Helsana nel rapporto. Interessi che, comunque, non possono essere dimenticati e che pesano non poco sulle tasche dei cittadini-pazienti. Il costo totale del consumo di farmaci, esclusi quelli utilizzati negli ospedali durante un ricovero, negli ultimi quattro anni (2010-2013) sono lievitati del 17%, raggiungendo la cifra di 6,1 milioni di franchi. Un importo che rappresenta il 9,2% della spesa dell’intero settore sticche c’è l’età media della popolazione vieppiù alta. E con l’avanzare dell‘età aumentano anche le patologie croniche per cui è necessario un costante Le prescrizioni Come medici dobbiamo assolutamente porci anche la questione dei costi dei medicinali consumo di medicinali. In generale, le persone che fanno uso di farmaci, dai 5,5 milioni nel 2010 sono aumentate a 6 milioni nel 2013. I produttori Se le case farmaceutiche unissero i loro sforzi si arriverebbe a una diminuzione dei costi A giocare un ruolo sempre più importante in Svizzera, i farmaci antivirali contro l’Hiv. Molto efficaci, allungano la vita dei pazienti. Il loro costo elevatissimo, incide in maniera enorme su tutta la spesa sanitaria. Ma Helsana insiste e conclude il rapporto sottolineando che in Svizzera manca una solida base per valutare adeguatamente i benefici di alcuni farmaci. [email protected] Q@PatriziaGuenzi Lo specialista L’oncologo Francesco Zappa “Così i medici contribuiscono a ridurre i costi” I farmaci oncologici sono fra i più cari in commercio. Considerato il loro peso sui costi della salute, i medici devono essere in grado di scegliere la migliore soluzione, valutando costi e benefici”, dice Francesco Zappa, responsabile del reparto oncologia alla Clinica Luganese. “Il nostro contributo è fondamentale per cercare di frenare l’esplosione dei costi, anche se non è certo facile - precisa -. Ad esempio, per la cura del tumore alla prostata, ci sono farmaci che sono usciti dal mercato ma che costerebbero solo 30-40 franchi al mese”. Un prezzo irrisorio, confrontato ai principali farmaci, anche cento volte più cari. “Si tratta di un discorso logico oltre che legato ad un problema di coscienza professionale - continua -. Non mi sentirei a mio agio se ignorassi che posso curare una malattia spendendo molto molto meno”. Anche se non va dimenticato il problema della concorrenza tra produttori. “Sono le leggi del mercato che pesano soprattutto in casi particolari - nota il medico-. Un altro esempio: per combattere una rara mutazione del cancro ai polmoni, sono tre-quattro le case farmaceutiche che propongono medicinali a prezzi esorbitanti. Se unissero gli sforzi, si arriverebbe ad una diminuzione del prezzo”. D’altronde però quando si tratta di curare un malato terminale, il discorso finanziario non è certo prioritario. “Nostro compito -conclude Zappa- è alleviare le sofferenze, con qualsiasi mezzo, fosse anche solo per poco tempo”. o.r. 49/2014 Solo LUNEDÌ 1. 12. 2014 1/2 prezzo 9.95 invece di 19.90 Pralinés Sélection Cailler, 449 g (100 g = 2.22) Solo MARTEDÌ Solo MERCOLEDÌ 2. 12. 2014 3. 12.2014 1/2 prezzo 1/2 prezzo 19.75 invece di 39.50 100 g 1.10 invece di 2.25 Blocco di formaggio da raclette Coop, ca. 800 g a libero servizio Il Natale non finisce mai: ogni giorno una nuova offerta! Scoprite ogni sera le imperdibili offerte su RSI LA1, dopo il telegiornale e prima della meteo, oppure su www.coop.ch. Vendita solo in quantitativi limitati al consumo famigliare, fino a esaurimento scorte. Fondue chinoise di manzo Coop, Svizzera, surgelata, 600 g (100 g = 3.29) IL CAFFÈ 30 novembre 2014 6 ATTUALITÀ 7 Automobilisti®ole Provochi un incidente? Anche se sei assicurato dovrai pagare i danni Con le nuove norme stradali in vigore dal 2015 arrivano pure“scatola nera”e“blocco motore” La legge oggi Alcol al volante Ti-Press Il pacchetto federale di provvedimenti vieta la guida sotto l’effetto d’alcol pari o superiore allo 0,50 per mille L’ETILOMETRO Il test con etilometro può essere riconosciuto e utilizzato in sede giudiziale anche in caso di valori pari o superiori allo 0,80 per mille. L’analisi del sangue verrà effettuata solo in casi eccezionali (come il sospetto uso di droghe). LA “SCATOLA NERA” A chi è stata revocata la licenza di condurre a causa di velocità eccessiva per almeno 12 mesi o a tempo indeterminato, viene restituita la patente a condizione che, per i 5 anni successivi, usi auto dotate di “scatola nera”. IL “BLOCCA-MOTORE” A chi è stata revocata a tempo indeterminato la patente per guida in stato di ebbrezza, viene restituita la licenza al termine della terapia a condizione che per i 5 anni successivi guidi veicoli con etilometro blocca-motore. È considerato “pirata della strada” chi supera a partire da 40 km all’ora tratti di strada con rigidi limiti Ti-Press C hi beve paga, e i danni sono suoi. Perché dal nuovo anno se un automobilista provoca un incidente per “colpa grave” - se ad esempio è ubriaco - rischia di pagare di tasca sua una buona parte dei danni causati. In pratica scatta obbligatoriamente il cosiddetto regresso delle assicurazioni di responsabilità civile, cioè il concorso nelle spese. La misura, insieme ad altre, è prevista nel terzo “pacchetto” di norme per “Via sicura”, scattato in Svizzera due anni fa. Quello, cioè, che ha “parificato” l’automobilista che viaggia troppo veloce a un pirata della strada. E che, ancora oggi, suscita forti perplessità. “Non tanto perché punta su un insieme di sanzioni molto dure, ma perché la normativa ha un impianto troppo rigido, corre sul filo della tolleranza zero”, spiega Renato Gazzola portavoce del Touring Club Svizzero. “Già oggi - aggiunge - un giudice non ha totalmente la possibilità di decidere in base alla gravità del reato stradale, perché la pena è calcolata in partenza”. E anche le nuove norme non piacciono. “Tutti gli automobilisti vengono messi sullo stesso piano”, ha rilevato su Le Matin Christoph Muller, professore di diritto della responsabilità civile alla facoltà di legge dell’Università di Neuchâtel. “C’è - ha precisato- una tendenza generale di “Via sicura” ad autorizzare tutto”. L’Ustra, l’Ufficio federale delle strade, invece, difende il progetto: “L’obiettivo - ha spiegato il portavoce Guido Bielmann - è quello che ci siano meno morti e feriti sulle strade svizzere. In 20 anni il volume del traffico è raddoppiato e oggi un automobilista mette dunque in pericolo la vita di molte più persone”. Il nuovo pacchetto che scatta a gennaio, oltre al regresso delle assicurazioni, prevede anche l’utilizzo, in particolari condizioni, del test dell’etilometro in sede giudiziale. E in più introduce l’uso di una scatola nera sull’auto di chi è stato sanzionato con la sospensione della patente per almeno 12 mesi. È previsto, infine, un etilometro “blocca motore” per le persone alle quali è stata revocata la licenza per guida in stato di ebbrezza. Ma è sul concetto di “colpa grave” che non tutti sono d’accordo. “Per la verità - spie- Pirati della strada Confisca del veicolo Il Tribunale può confiscare e mandare all’asta il veicolo di chi si rende responsabile di gravi violazioni Ti-Press ga Osvaldo Aiello, presidente dell’Associazione ticinese ispettori e agenti d’assicurazione questa misura non ha nulla di nuovo in termini assicurativi. Perché il regresso esisteva già nelle polizze delle maggiori compagnie d’assicurazione, bastava leggere attentamente le condizioni generali dei contratti”. E questo anche quando l’assicurato pagava 50 franchi per la copertura specifica. “Coper- L’intervista tura però - spiega ancora Aiello - che non garantiva automaticamente alcun effetto nel caso, ad esempio, di guida in stato ebbrezza o recidiva. Qui il regresso veniva applicato, proporzionalmente, dal 10 al 50 per cento. La differenza adesso è che la compagnia deve applicare la partecipazione alle spese obbligatoriamente: prima poteva valutare, in funzione del caso, ora è obbligata a farlo”. Aiello, tuttavia, considera le norme di “Via sicura” piuttosto rigide. “Personalmente mi pare che a livello generale ci sia uno squilibrio tra infrazioni e sanzioni. Non è giusto, ad esempio, che chi supera i limiti di velocità sia trattato come un criminale”. La tolleranza zero, vera anima del pacchetto voluto da Berna, riemerge. “Noi del Tcs siamo sempre stati piuttosto critici aggiunge Gazzola -, perché in alcuni casi si è scelta una politica repressiva senza calcolare le conseguenze. Penso, ad esempio, all’operaio ticinese che abita in valle e che per distrazione si vede portare via la patente per uno, due anni. Deve fare i conti con contraccolpi finanziari e personali. Se si vogliono ridurre gli incidenti si deve ripartire dall’educazione stradale”. [email protected] Q@maurospignesi Con i fari o anche a gesti segnalare i radar è illegale La protesta:“Lampeggiare vuol dire fare prevenzione” gli automobilisti vogliono trasparenza come a S.Gallo 1 LE MULTE Nel 2013 in Ticino sono state registrate dai radar, sia quelli fissi che quelli mobili, in tutto 92.277 infrazioni per eccesso di velocità Quadri – tra gli automobilisti scatta poi una sorta di solidarietà: si usano i lampeggianti. Una abitudine che paradossalmente, pur essendo vietata, è a sua volta una forma di prevenzione. Perché chi viene avvertito rallenta ed evita un pericolo”. Una pratica quest’ultima sanzionata per ora poche volte e che deve trovare ancora una sua giurisprudenza. “Però - avverte Roth 2 3 GLI INCASSI L’incasso totale delle multe affibbiate attraverso i radar è di 9.7 milioni di franchi, una cifra ufficiale comunicata dal Consiglio di Stato - la legge dice che chi segnala pubblicamente, o a pagamento, un radar commette un’infrazione. Il foglio federale di ‘Via sicura’, tuttavia, precisa che non è nell’ottica del legislatore far rientrare la pratica dell’avvertimento con le luci dell’auto come la segnalazione di un radar. Ma è comunque un uso irregolare dei fari, e dunque si è passibili di una multa disciplinare di 40 GLI IMPIANTI I soli radar delle 10 postazioni fisse hanno generato 3.2 milioni di franchi di multe; quasi il doppio, 6.5 milioni, sono giunti da quelli mobili franchi”. Radar o non radar resta il problema delle multe. Che stanno aumentando ovunque perché Cantoni e città hanno bisogno di soldi. “E si mettono sotto pressione gli agenti per raggiungere obiettivi sempre più alti- dice Max Hofmann, segretario nazionale della Federazione svizzera dei funzionari di polizia-. E noi su questo non siamo proprio d’accordo”. Pubblicità )(Î PgXÉmXΔ )(Î gŁ0ÀÀgXÉ0” )(Î Få¨Îî .¨¨ÎÀ0gXmFα (gÉÎFłD0«młł m )>< Í”ã L’analisi di Riccardo Pfister, presidente dell’Associazione maestri conducenti “Bene le sanzioni ma serve educazione” Q Ti-Press IL REGRESSO In caso di danni causati in stato di ebbrezza, in condizioni di inabilità alla guida, oppure in seguito a reati di pirateria della strada, le assicurazioni di responsabilità civile di veicoli a motore sono tenute a esercitare il regresso. MAURO SPIGNESI Ti-Press LE NOV ITÀ Ti-Press U n colpo con le luci abbaglianti, un flash di solidarietà tra automobilisti. Un’abitudine che resiste, soprattutto quando s’incrociano pattuglie della polizia o radar mobili. Ma che, con le nuove norme sulla circolazione, che sono andate a colmare un vuoto legislativo, può costare caro. “Perché chi esegue segnalazioni con i fari commette una infrazione, su questo non c’è alcun dubbio”, spiega Giulio Pellandini responsabile del servizio multe dell’ufficio giuridico della Sezione circolazione di Camorino. “Chi commette questo illecito va incontro all’apertura di una procedura ordinaria -precisa-. Non è, per capirci, un’infrazione grave, ma è pur sempre un’infrazione”. Si viola la legge sulla circolazione stradale all’articolo 40, secondo cui l’uso degli “avvisatori” è proibito a scopo di richiamo. “Non solo, la legge specifica – dice Pellandini - che commette un illecito anche chi invece delle luci fa segnalazioni con i gesti”. Insomma, non si scappa. Così come sbaglia chi segnala su internet, magari su un social network come Facebook, la presenza di un radar, come avviene spesso in Ticino. Si rischia una multa salata. “Anche se secondo me siamo solo sul filo dell’illecito – osserva l’avvocato Andrea Roth, di Assista, la protezione giuridica del Tcs – perché se una persona segnala sporadicamente un autovelox nella parte privata del proprio profilo Facebook, raggiungibile da meno di 30 utenti, ho dei dubbi che si possa configurare come una segnalazione pubblica”. Ma in Ticino, e non da oggi, su questo fronte c’è parecchia severità. I radar mobili non vanno segnalati in alcun modo. Neppure come fa San Gallo che proprio su Facebook indica i luoghi dove ha piazzato quelli semi-mobili. E questo per allontanare le accuse di voler “far cassetta”, ha spiegato Hans Peter Krüsi, portavoce della locale polizia cantonale. “San Gallo fa bene. E io resto coerente con quanto detto anni fa: i radar vanno segnalati, anche quelli mobili”, afferma il consigliere nazionale della Lega Lorenzo Quadri che da granconsigliere aveva presentato più di un atto parlamentare per sollecitare maggiore trasparenza. “Se non si segnalano gli apparecchi – aggiunge A LEZIONE Una lezione di scuola guida. Dai corsi deve partire l’educazione stradale uest’ultimo pacchetto di ‘Via Sicura’ segue la traccia già indicata nelle precedenti misure. Ma accanto alla fase di repressione occorre curare bene quella dell’educazione stradale”, spiega Riccardo Pfister, presidente dell’Associazione svizzera maestri conducenti, sezione Ticino. In questi anni incidenti e tragedie sulle strade sono diminuiti. “Via sicura” funziona? “Sui numeri non si discute. Chiarisco il concetto: ‘Via sicura’ sta funzionando. Ma oltre alle sanzioni dobbiamo pensare a una nuova sensibilità. Chi si mette al volante deve capire che quello trascorso in auto non è tempo sprecato, che chi sta alla guida spesso, purtroppo, decide i destini della sua e della nostra vita”. In Ticino si è in ritardo sul fronte dell’educazione? “Dobbiamo ancora lavorare parecchio su concetti come la responsabilità. Non si può pensare che un tragitto, come ad esempio tra casa e lavoro, debba essere riempito con telefonate, musica, sms...”. Perché poi, come dicono le statistiche, ci scappano gli incidenti? “Sì. Ma la questione è ancora più ampia. Si pensa che guidare sia solo un fatto meccanico. Falso. È un momento importante, visto che trascorriamo in media al volante 10 anni della nostra vita, ovvero circa 2 ore al giorno” Si va troppo veloci? “Il discorso è un altro e deve avere un respiro europeo, visto che ci si muove sempre di più. E allora la velocità media europea è di 28 chilometri all’ora. Dunque bassa e non dovrebbe portare a incidenti. Invece ci si fa ancora male. Perché succede?”. Manca la consapevolezza dei rischi a cui si va incontro? “Bisogna prendere in mano la situazione prima che sfugga. Io mi occupo sia di formazione di base, sia di formazione ‘guida sicura’ che è falcoltativa, ma anche della nuova formazione in due fasi, e vedo purtroppo che siamo ancora indietro”. )(0 «ŁÎXgÉm «0î °0 åX «ÎŁXgÉÉmPÎXÉgÞ (m °0Ł0ÉÉg mFF—(gÉÎFłD0«młł m )>< ͔㔠YŁÎXgÉmÉÎ łå ™™™”ÎXm°0X”łÉPgŁ0ÉÀ”¨( K—gôÎŁÉm Û 0XÉÎłm m «ÎŁłgXm Î mF 0gŁXgÞ «ÎŁ ÉåÉÉm Fm °åŁmÉm °ÎF łg0gŁXg 0X åX (gÉÎF «mŁÉXÎŁ °åŁmXÉÎ F—0XÉÎŁm łÉm0gXÎ 0X¬ÎŁXmFÎ šXg mF Ù Pm0g ÙÉw” IL CAFFÈ 30 novembre 2014 8 ATTUALITÀ 9 La legge ESEMPIO DI CALCOLO PER ALIMENTI, in franchi “Lo Stato fa di tutto per indebitare i padri separati e divorziati” Padre separato all’età di 45 anni, 2 figli di 7 e 10 anni che abitano con la madre. Madre senza attività. Ex mogli e compagne contro una riforma che impedisce ai papà di rifarsi una famiglia Stipendio del padre 5’800.- All’incirca lo stipendio medio per gli uomini in Svizzera Minimo vitale del padre 3’800.- Alloggio appropriato per accogliere i due figli nel weekend Stipendio della madre 0.- Minimo vitale della madre 3’800.- Quota dell’affitto per i figli 600.- Alloggio appropriato per vivere insieme ai due figli Tabella zurighese, inclusa nelle esigenze di spesa per 2 bambini Contributo presa a carico dei 2 figli 3’200.- Minimo vitale della madre Parte dell’affitto dei figli Liquidità necessaria per i 2 figli 2’600.- Tabella zurighese Contributo mantenimento dei 2 figli 5’800.- Contributo per la presa a carico dei figli + liquidità necessaria Contributo di mantenimento 2’000.- Stipendio - minimo vitale del padre Cifra mancante (contributo di mantenimento) 3’800.- Contributo di mantenimento Obbligo di pagamento di contributi non pagati durante gli ultimi 5 anni 228’000.- Cifra mancante x 12 x 5 PATRIZIA GUENZI A ssociazioni e organizzazioni che raggruppano le famiglie ricostituite, monoparentali e di donne che vivono con un partner divorziato o separato sono già sul piede di guerra. Pronte a dare battaglia sulla riforma del diritto di famiglia che prevede per i padri un aumento dei contributi di mantenimento da versare all’ex coniuge, anche se non sposata, e al figlio. Un aggravio che, come hanno scritto le associazioni in una lettera spedita al Consiglio degli Stati, penalizzerebbe fortemente la disponibilità economica del padre, impedendogli pure di ricostituire, a sua volta, un nuovo nucleo familiare. “Lo Stato fa di tutto per indebitare i padri - afferma Katherin Säuberli, présidente Donna2, associazione che si batte sia per la parità giuridica tra donne di primo e secondo letto, sia tra la vecchia e la nuova famiglia -. Una situazione non solo fuori dal tem- po, ma che indigna perché si scontra con gli interessi stessi dei bambini, ovvero quello di poter godere della presenza paterna. I padri divorziati con figli saranno costretti a lavorare giorno e notte per far fronte a tutti gli obblighi finanziari. Di conseguenza, non avendo un momento libero, dovranno rinunciare alla custodia dei bambini”. Eppure, sempre con la revisione del diritto di famiglia, il cui scopo principale è di adattarlo al mutamento sociale, ad esempio parificando i figli di partner sposati e partner conviventi, Berna ha già migliorato il problema dell’autorità parentale congiunta, entrata in vigore lo scorso 1 luglio. Le premesse, quindi, c’erano tutte per sperare che anche il capitolo “mantenimento figli” andasse nella direzione di un impegno più equo e bilanciato tra madri e padri. “E invece no, siamo molto delusi e preoccupati perché stando alla proposta della Commissione degli affari giuridici del senato i padri non sposati dovranno pagare Ti-Press Fonte: Donna 2 anche per la madre, non solo, e giustamente, per il figlio - sottolinea Säuberli -. In questo modo, invece di spingere le donne a riprendere il lavoro il più presto possibile, contribuendo quindi pure loro al mantenimento del figlio, il legislatore cerca in tutti i modi di tutelarle mettendo tutto il fardello economico solo e soltanto sulle spalle dei padri. Stando ai nostri calcoli, una madre non sposata con due figli a carico, può arrivare a per- cepire dal padre dei bimbi anche 5mila franchi al mese per il loro mantenimento, e ancor di più una madre divorziata”. Insomma, vita grama per i padri separati. Certo, più che legittimo l’intento del Consiglio federale di tutelare l’infanzia anche rinforzando il diritto del bambino al mantenimento, indipendentemente dallo stato civile dei genitori. Tuttavia, le conseguenze di un onere finanziario così Pubblicità pesante, per i più impossibile da sostenere, alla fine si ripercuotono sulla società. Uomini sempre più indebitati, che nel giro di pochi anni scivolano nell’indigenza, andando a carico delle casse cantonali. Se pensiamo che il 60 per cento dei matrimoni fallisce il quadro è a dir poco drammatico. “Se la priorità dev’essere il bene del bambino - insiste Säuberli -, e su questo le nostre associa- zioni non hanno certo nulla da ridire, una riforma che allarga ulteriormente i fossato tra i due genitori separati non va certo nella direzione giusta. Nell’insieme, questa revisione rende la situazione dei genitori separati e divorzati ancora più difficile, più conflittuale e molto meno trasparente rispetto alla legge attuale”. Ma non è finita qua. La riforma prevede pure, per i padri che non riescono a far fronte al loro impegno economico, di contribuire attraverso il secondo pilastro. In sostanza, la cassa pensione potrà reclamare i contributi di mantenimento non pagati dal padre negli ultimi cinque anni. “Quanti saranno i genitori indebitati che in questo modo finiranno nella totale indigenza?”, si chiede Säuberli. E conclude. “È spesso lo stesso Stato, che dovrebbe tutelare i cittadini, a contribuire a creare pericolose sacche di povertà che poi pesano su tutta la collettività”. [email protected] Q@PatriziaGuenzi I NUM ERI 5% È la percentuale di famiglie monoparentali in Svizzera. Ovvero madri o padri soli con figli da crescere 27% La quota di povertà delle famiglie monoparentali, che rischiano più delle altre di scivolare nell’indigenza 30% Le madri sole che lavorano a tempo pieno; 46% oltre il 50%. 15-30% se la madre vive con un partner 86% È la percentuale dei bambini che vanno a vivere con la madre dopo la separazione, solo l’8% con il padre 7.5% 580.000 persone in Svizzera (7,5%) vivono al di sotto della soglia ufficiale di povertà di 2'250 fr. al mese Il parere dell’avvocato Jörg sulla revisione in discussione a Berna “Se passa questa proposta non ha più senso sposarsi” C erto, divorziare costa eccome! E tutti ci cascano. Eppure io faccio prevenzione, proprio come i dentisti, ma la gente non mi ascolta e continua a sposarsi”. Così, con piglio un po’ ironico l’avvocato divorzista Daniele Jörg, con studio a Bellinzona, commenta gli effetti di una riforma della legge che molto probabilmente penalizzerà ulteriormente i padri. “In realtà, con questa revisione - spiega -, si svuota di significato l’istituzione del matrimonio. Se due coniugi sono sposati e hanno dei figli è giusto che qualora divorziano il marito aiuti economicamente l’ex moglie. In fondo c’è un progetto di vita, c’è un contratto che vengono meno ed è giusto che sia così. Meno giusto, invece, ciò che si intende fare ora, ovvero inserire nella legge l’obbligo per il padre non sposato di mantenimento non solo per il figlio, ma anche per la madre”. A far stato per il calcolo dell’assegno di mantenimento sono le famose tabelle dell’Ufficio gioventù del canton Zurigo. “Sono un punto di partenza e sono applicabili a famiglie con reddito medio basso - sottolinea l’avvocato -. DANIELE Poi alcuni anni fa il Tribunale federale ha indicato che in JÖRG caso di famiglie agiate non è giusto che si faccia capo a Avvocato queste tabelle, ma che queste siano soltanto un punto di divorzista, partenza e possano venire aumentate anche del 25 per 59 anni, cento. Ma ripeto, le tabelle hanno poco senso. Quando un con studio padre non riesce a far fronte agli impegni di mantenia Bellinzona mento perché non ha entrate sufficienti che gli permettono a sua volta di vivere c’è poco da fare”. Ma non è tutto. “C’è la possibilità che questo principio venga meno, ovvero che si obblighi il padre a pagare gli alimenti anche se vanno ad intaccare il suo fabbisogno minimo vitale. La conseguenza è evidente, questo padre andrà a finire dritto sulle spalle della collettività perché se non ha abbastanza soldi per vivere va aiutato”. Insomma, situazioni drammatiche con cui tutti i giorni l’avvocato Jörg fa i conti. Centinaia di coppie in procinto di lasciarsi, per cui bisogna trovare un compromesso che non riduca uno dei due coniugi sul lastrico. “Io lo ripeto sempre, non “commettete” matrimonio, perché è sempre un disastro - insiste Jörg -. Bisognerebbe fare l’esame a tutti quelli che vogliono sposarsi, altro che andare dal prete, andate dall’avvocato prima”. Pubblicità (’34’))+$ %/. ./+ -+.+ "" 7’$23 ,+-+4’& ’&+4+/. 9 )+8 &$ %*( !#:#"" 9 %’ /*)* @NNC8 0 :C .7 +,#11* % 1 1 # + !,#"%.* JJC7N +#, (#-# 02>=5A 52> JNCBB 2> K9CBKCKNB: BK@@C8 KB@@C8 # !"" !1%+.#4/ )./ #,,& /1& 56066 ’ $/.2&*.#4/ %/-#.+( !A? 3LA?A %N2@D+N4 WD +NT@/FBF 9DF +BB4 FN4 V]L]] @D WD+ 9B@+B4 F OW ZZZL@DT4N2@O/FWDTL/> 4 N@T@N+N4 @B <@FNDF OW//4OO@YF- + H+NT@N4 2+BB4 FN4 G;L]] D4BB+ 9B@+B4 24O@24N+T+ 7 F /FDO4<D+ + 2FC@/@B@FL .0 /$" /#<99$/FBNNG:& NTL EG:]Q6 5 ,>GB?NP>BA8 :’ /%" 9QQ %P L9:QOMCHQ 5 ./*#, "0 =-MI.I!I!&EI+&+I#+$I1(* 5 &AK8FA8K 1843-@2FK=.0=%N4IDDGI%44.0 5 -6F88A )>FFBF>A;I@B7B 62?6>BI;>B6<> - "@FND@ B+YFN+T@Y@ IBWD42A 7 Y4D4N2AJ FY4 BM+NT@/FBF 5 2@OHFD@.@B4 @D C+<+\\@DF /4DTN+B4 N42@TF0 ;6[UUL6]R&N4\\F TFT+B4 GQVVL;]R)’R)+OOF 2M@DT4N4OO4 +DDW+B4 GGLEK @D/BL1 T+OO+ +CC@D@OTNL !NL V:L? @D H@X ’%’)&# !-7/>- (* ;/> ’5E;/ *#3’(!2FFF@,! 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Media di tutte le auto nuove vendute: 148 g/km. ford.ch IL CAFFÈ 30 novembre 2014 ATTUALITÀ 11 L’allarme Sempre più ricoveri di minorenni per alcol.No dalle associazioni alla riforma proposta da Berna “Non si fa prevenzione facendo pagare le cure per le sbronze” LE UBRIACATURE IN SVIZZERA Frequenza di abuso di alcool (quattro bicchieri o più per le donne, cinque bicchieri o più per gli uomini), negli ultimi 12 mesi. Campione di 10.986 persone (uomini: 5.395, donne: 5.591) 0 % 5 % 7.6 15-19 anni 15 % 9 9.6 4.5 25 % 4.2 2.5 30 % 35 % 40 % 12.4 13.1 25-34 anni 20 % 5.7 20-24 anni 35-44 anni 10 % 16.7 12.2 10.4 MAURO SPIGNESI “S i conciano da buttar via”. Per medici e infermieri è diventato ormai un appuntamento fisso. Non passa fine settimana senza che giovani e giovanissimi arrivino al pronto soccorso di qualche ospedale ticinese così ubriachi da non reggersi in piedi. Alcuni anche in coma o in pre-coma etilico. Tutta colpa delle abbuffate alcoliche: liquori, birre, vino, mischiati e consumati in tempi brevi. Un fenomeno in rapidissima crescita, che coinvolge un under 20 su tre a livello nazionale, come rileva Espad, progetto europeo di ricerca sul consumo di alcol e droghe tra gli studenti. “Questo dei fine settimana alcolici, finalizzati all’intossicazione, che coinvolgono soprattutto i giovani, ma anche adulti, è un problema serio”, avverte Jann Schumacher, psicologo, responsabile di Ticino Addiction e del centro Ingrado di Cagiallo. Secondo il programma nazionale di controllo dell’alcol quasi un milione e mezzo di persone ha un consumo a rischio. E negli ultimi anni si è notato un aumento dei casi di ospedalizzazioni. Con protagonisti soprattutto giovani e giovanissimi. “Persone che hanno bisogno di assistenza - aggiunge Schumacher - e di cure. Per questo noi come Ticino Addiction diciamo che è sbagliato, come proposto a Berna, far pagare il 100% dei costi a chi viene ricoverato a causa di un consumo eccessivo di alcol”. La proposta di far saldare le fatture delle cure è partita dall’udc Toni Bortoluzzi, che ha chiesto la modifica della legge sull’assicurazione malattia con l’introduzione del principio di colpa. Ed è stata subito bocciata dalla sinistra nella sottocommissione che l’ha esaminata preliminarmente. Ma è andata avanti lo stesso. E dopo la consultazione, il disegno di legge scaturito dal progetto originario rientrerà, probabilmente già nella sessione di febbraio, in Commissione della sicurezza sociale e della sanità pubblica del Nazionale, ma modificato su iniziativa del deputato plr Ignazio Cassis: “Va bene – spiega far pagare le cure a chi si sbronza per sballo, ma per un periodo di 5 anni. In pratica è una sperimentazione, accompagnata però da una valutazione scientifica finale, visto che nessuno sa se questa misura porterà effettivamente risultati concreti”. Cassis tiene a puntualizzare che la fattura non arriverà a chi è malato, “ma a chi si rende protagonista di comportamenti sciocchi”. Eppure anche così l’idea continua a dividere. “In questo modo - dice Schumacher - non si affrontano le cause del problema, ma soltanto i sintomi. Bisogna invece puntare di più sulle regole, evitare scappatoie come la vendita notturna di alcol, e insistere sulle misure di pre- 45-54 anni 5.5 2.3 55-64 anni 5.5 1.9 65-74 anni 75 anni e più 8.9 8.5 1.9 4.5 2.9 4.2 2.1 0.7 due volte a settimana o più settimanalmente mensilmente Fonte: Gmel et al. (2012), Alcool, Monitorage suisse des addictions/Rapport annuel - données 2011 venzione strutturali”. Per molti l’intervento dei medici del pronto soccorso spesso diventa il primo contatto di un percorso che permette di uscire dalla dipendenza. “Qui è in ballo la vita delle persone - aggiunge Schumacher - non esistono studi che dimostrano che per paura delle conseguenze economiche non si beva alcol. Al contrario, chi si risveglia in ospedale dopo una sbornia tende a stare più attento”. Che il problema sia serio lo dicono tutti. E che occorra arginarlo pure. Ultimamente oltre i party alcolici, sta crescendo la tendenza tra i giovani di mischiare vodka, rum, whisky, gin, con bevande energetiche. “Non ci si rende conto - dice Schumacher – delle conseguenze. Gli energy drink se presi in dosi eccessive possono creare problemi all’organismo”. In alcuni casi provocano un’aritmia cardiaca che porta, anche in questo caso, in ospedale. Tutto avviene all’interno di contesti di festa e di divertimento. Per questo la prossima campagna contro l’alcol dell’Ufficio federale della sanità in primavera punterà proprio sui weekend alcolici. “Noi, con i nostri mezzi, riusciamo ad aiutare 20, 30 persone non di più a sera”, spiega Angelo Bellisoni, presidente Nez Rouge Ticino: “Tra loro certo che ci sono molti giovani, che con le nuove norme sulla patente cominciano a stare più attenti. Notiamo, inoltre, una certa consapevolezza: oggi chi si sente brillo ci chiama”. Un segnale positivo. Anche c’è ancora molto, ma molto da fare. [email protected] Q@maurospignesi L’esperto Analisi e proposte di Ilario Lodi, direttore di Pro Juventute per il Ticino “Ma dietro gli eccessi si nasconde una disperata domanda d’aiuto” “I o credo che dietro ogni forma di abuso, dietro ogni malessere, ci sia il tentativo, alcune volte disperato, da parte dei giovani di chiedere aiuto”. Ilario Lodi, direttore di Pro Juventute Ticino, ha ben presente il problema delle sbronze giovanili, dei “binge drinking”, dei ricoveri dei giovani. “Noi adulti - aggiunge - abbiamo precise responsabilità nei confronti dei ragazzi. Gli abusi non sono altro, io credo, che la ricerca di forme di benessere. Si beve, sbagliando certo, per stare bene. Sta a noi indirizzare questa ricerca di benessere verso forme corrette, su strade che non mettono nei guai i nostri ragazzi”. Il fenomeno dell’abuso di alcol è stato segnalato più volte come un’ emergenza in questi anni. Addiction Suisse, ad esempio, ha spiegato che oltre il 27% dei ragazzi e il 21% delle ragazze quindicenni hanno già avuto almeno due episodi di abuso di alcol. E che il picco delle ospedalizzazioni - in media sei al giorno a livello nazionale - avviene in giovanissima età. Età che spaventano. Innanzitutto i genitori, che quando scoprono che il figlio beve o si è preso una sbronza spesso non riescono a reagire. “Le forme di disagio - aggiunge Lodi - dipen- L’iniziativa All’Hotel Suff le stanze per smaltire la sbornia Il disagio Spesso esagerano cercando una forma di benessere. Sta a noi adulti indirizzare questa ricerca correttamente dono dall’educazione che noi diamo ai ragazzi, alle opportunità che noi riusciamo a fornirgli. Mi spiego. Da poco è uscita la notizia, anche se non è una novità, che i giovani conoscono tutte le marche, o quasi, della moda. È un dato interessante perché vuol dire che sono stati stimolati, incuriositi, e hanno sviluppato competenze su questo mercato. Se lo conoscono, evidentemente, qualcuno a livello professionale, gli ha fornito queste conoscenze. Ora, io vorrei che nello stesso modo professionale, noi adulti riuscissimo a fornire loro un ventaglio di conoscenze non più legate alla moda, ma ai loro reali bisogni di persone che stanno crescendo”. Ma che stanno crescendo con difficoltà, se è vero, come segnala l’ultima ricerca nazionale contro l’abuso di alcol coordinata dall’Ufficio federale della sanità, che quasi il 30% della popolazione tra i 15 e i 19 anni si ubriaca almeno una volta al mese, il 15% una volta alla settimana. C’è dunque anche un problema legato ai modelli, all’esempio che danno gli adulti. “Bisogna trovare un equilibrio e ripartire dalle famiglie - conclude Lodi -, dagli adulti in generale che devono invece offrire modelli positivi e propositivi ai nostri ragazzi”. A Zurigo divide la struttura per passare la notte sotto controllo P iace a metà. E fa discutere. L’albergo della sbornia, l’Hotel Suff di Zurigo, è una struttura con una decina di celle a prova di ubriaco. Per ora è un “progetto pilota”, che peraltro ha funzionato abbastanza bene, ma non è ancora diventato definitivo. Saranno i cittadini oggi, domenica, a decidere se vale la pena spendere circa due milioni di franchi all’anno per questo hotel nato due anni fa non lontano dalla stazione di Zurigo. Socialisti e verdi liberali sono per il sì e appoggiano la proposta del municipio che ha coinvolto 25 Comuni di tutto il cantone per estendere il progetto e portarlo avanti, mentre Udc, Plr e Ppd sono contrari e ritengono la spesa ec- cessiva. Il centro “anti-sbornia” è nato per ricoverare in una struttura specifica, sotto controllo medico, le persone ubriache o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Persone che creano problemi e che quando vengono fermate dalla polizia non si sa dove sistemarle, visto che nelle carceri non ci sono strutture specializzate e dunque finiscono per passare la notte nei pronto soccorso degli ospedali cittadini. Per risolvere questo problema Zurigo ha creato l’Hotel Suff. Chi viene ospitato è poi chiamato a pagare per il servizio da 300 a 600 franchi circa. Ma i costi, sostengono gli oppositori, sono molto più alti e così non vengono coperti. Concorso con I . . C . t r VnIaNVW Polo Sta u ore Fr. 15’990.–*) (val , dizionata, *Aria con eggio st o p ri so Sen th, Bluethooop, Start / st Dab+, d’emergenza... Frenata o n r e t n i ’ l l a a l o d e l n a a c n r r ...ce foto nel gio di una uesta) (non in q ! e l i c a f è e r e Vinc L’estrazione dei tagliandi inviati avverrà la sera del 31 dicembre 2014 a Locarno sulla pista di ghiaccio in Piazza Grande Vinci una VW Polo con e In una fotografia all’interno del Caffè è nascosta una VW Polo. Indica il numero della pagina in cui si trova e la data di pubblicazione del Caffè. Nome: ................................... Cognome: ........................................... Via: ...................................................................................................... Cap ...................... Località ................................................................ La VW Polo è nascosta a pagina ........................... de “il Caffè” del ........................... Da imbucare nelle urne all’interno di “Locarno on Ice” oppure inviare a: Concorso VW Polo il Caffè via Luini 19 6600 Locarno le ale, tutte n r o i g e l e gliando l ter no d o f n S ’i l . l a a t s a e c Cer e da qu o. Indica r l i t o r P a p W a V a settimane foto di un a l , è f f a lC la data di e a pagine de v l o r t cui si mpilare i o n i c a a t n s i a g a B fè. la p ia e del Caf n o i e trovera z h a c c i i l l l b e b u u q p o ai qui a lato nde. Potr a o r d G n a a i z l z g a ta nto Ice” in Pi n o o n rova acca r t a i s e h “Loc c On Ice”, l’ur na o l n e r n a c o l o r L a “ i imbuc gli igloo d a r f o t u iarlo a: v all’a n i e r u p op Concorso VW Polo il Caffè 19 via Luini arno 6600 Loc ere Puoi vinc ento l mom SOLO se a azione dell’estr i ti trovera e a Grand in Piazza on Ice” “Locarno LA SOLUZIONE della scorsa settimana La VW Polo era nascosta alla pagina 17 della scorsa edizione del Caffè. Condizioni generali: i collaboratori de ‘Il Caffè’, delle società partner e le loro famiglie non possono partecipare. I vincitori saranno avvertiti personalmente. I premi non sono convertibili in denaro. Ogni ricorso alle vie legali è escluso. Partecipando ai concorsi ci autorizzate ad utilizzare i vostri dati a fini pubblicitari. IL CAFFÈ 30 novembre 2014 ATTUALITÀ 13 Il caso L’ultimo sfregio alla storica Villa. Uno scavo nel parco per portare acqua al progetto “Archi di Luce” I precedenti LA DISCUSSA CANALIZZAZIONE L a lama delle motoseghe incombe minacciosa su alcuni alberi secolari di Villa Favorita. Dopo lo squarcio di quattro anni fa nel Parco Ciani, dove - tra le polemiche - fu costruita la stazione per le acque di raffreddamento del Centro di calcolo, la Città di Lugano ci ricasca. Stavolta il Comune ha autorizzato una canalizzazione che collegherà al lago il complesso residenziale “Archi di Luce”, in costruzione a Castagnola sopra la storica Villa. Purtroppo la posa della condotta non sarà indolore: lo scavo dovrebbe attraversare dall’alto al basso la proprietà della baronessa von Thyssen, che con una certa “leggerezza” ha concesso ai vicini una servitù. Ma la nobildonna spagnola vive lontano, in altre faccende affaccendata, e dunque una pari colpa nello sdoganare la domanda di costruzione potrebbe essere attribuita al Comune, che non sembra aver soppesato tutte le conseguenze sul bene tutelato: lo scavo per la posa del tubo minaccia diversi alberi pregiati (3 o 4, tutti o quasi secolari), il rischio che le piante muoiano è molto concreto. Ma lo scavo comporta anche la parziale demolizione/ricostruzione dei muri in pietra presenti nel parco, nonché dei rischi anche per lo storico muraglione lungo la riva del lago. Spontaneo chiedersi se il taglio delle antiche piante sia proprio necessario oppure se non si poteva studiare un tracciato alternativo, magari meno diretto e quindi più costoso, per rifornire d’acqua l’impianto di riscaldamento del lussuoso complesso. L’in- TAGLI AL PARCO CIANI SALTA L’IPPOCASTANO Tra interrogazioni e proteste dei cittadini, i maestosi alberi lungo il fiume Cassarate sono stati tagliati nell’estate del 2010 per far spazio al nuovo assetto viario. Ogni pianta recisa è però stata sostituita con una più giovane. L’azzeccato restyling della Foce ha in parte fatto dimenticare gli alberi abbattuti nel cuore del parco Ciani, a cavallo del 2011, per interrare la stazione da cui si pescano le acque che raffreddano i cervelloni del Centro svizzero di calcolo. Tanto protetti quanto malati. Alcuni ippocastani lungo viale Castagnola sono stati tagliati lo scorso giugno. Ma il bene è tutelato e dunque i singoli alberi devono essere sostituiti per mantenere l’insieme. Si aspetta ancora. Villa favorita Complesso Archi di Luce Le piante secolari della Favorita potrebbero morire di motosega STEFANO PIANCA LAME SUL CASSARATE tervento sembra stonare comunque con le promesse fatte, ormai quattro anni fa, alla presentazione ufficiale del progetto immobiliare che il promotore Fausto Candolfi ha affidato alla penna dei famosi architetti basilesi Herzog & de Meuron. Allora si sbandierò il proposito di inserire gli otto appartamenti Quel tubo calato dall’alto che ha destato dal torpore la baronessa von Thyssen “armoniosamente nel contesto urbanistico e paesaggistico del territorio”. L’opera, il cui costo ammonta a circa 11 milioni di franchi, doveva inoltre, come riferiscono le cronache del maggio 2010, “seguire un principio di non invadenza e di continuità rispetto agli elementi caratterizzanti l’area origi- naria” e, addirittura, “valorizzare ulteriormente le aree verdi con il mantenimento delle essenze già presenti in loco e con l’apporto di nuovi alberi”. A garanzia di queste premure era stato addirittura coinvolto nella sfida l’architetto Michel Desvigne, paesaggista di fama internazionale. Ora nessuno dubita che gli eleganti residence faranno solo capolino tra un parco di grande pregio, ma a valle sul verde d’antan calerà la scure. Non subito, perché prima i due antagonisti, la baronessa il gruppo immobiliare (spalleggiati da agguerriti avvocati) , dovranno trovare un accordo. Tra i due fuochi l’Ufficio dei beni culturali del Cantone, che è stato coinvolto negli incontri e nelle discussioni in corso. Intanto il Comune osserva con un certo aplomb la contesa, anche perché, come spiega il municipale Angelo Pubblicità ( 3 + 3 = . = ) 0 4 7 : $4; " # ! & ) * 5 . 9 5 & 2 & & 5 1 %<.66 */*,9 2251,99&9*/* 6;’.91 !. D<<> @KU3> ; 6 . YDMRL. 3>MFDM>\>DB4 >B UB 4@4<.BR4 AD34@@D MF40>.@4 RRL.0R>DB1 0DB @U0> FDMR4L>DL> . ’"!2 -4BDB F@UM2 0@>A.R>\\.RDL4 .URDA.R>0D 0DA9DLR2 M4BMDL4 @U04PF>D<<>. 4 AD@RD .@RLD .B0DL.I +URRD >@ L4MRD @D M0DFL>L4R4 3. 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Al momento in cui sarà consolidata, ma ci vorranno anni, si presenterà il problema dell’esproprio del terreno e di come finanziarne l’acquisto”. Un’idea balena già nella testa del municipale: “Se noi vendiamo Villa Heleneum, che è un bene di gran valore, penso che parte del ricavato potrebbe servire per finanziare il parco. Così, perso uno spazio pubblico se ne acquisterebbe un altro”. [email protected] Q@StefanoPianca S c a r ic a or a e do na: ac q u i s t a la ca E n s e m b l n zo n e E x Li b r i s e s u , Go Play, iTun ogle es. Musicisti svizzeri cantano per i più bisognosi in Svizzera. Grazie alla tua donazione contribuisci a rendere sereno il Natale per tutti. Sostieni l’azione della Migros con una donazione o scaricando la nostra canzone natalizia. La Migros raddoppia tutte le donazioni ino a 1 milione di franchi. Maggiori informazioni e altre modalità di donazione su migros.ch/natale. Un’iniziativa della Migros a favore di: IL CAFFÈ 30 novembre 2014 15 ATTUALITÀ La storia Louis Derungs. Aveva 19 anni quando una scarica elettrica di 15mila volt, un anno fa, l’ha colpito sulla banchina della stazione di Morges. Ustioni sulla metà del corpo, fratture, lesioni agli organi interni e gli arti superiori amputati. Un mese di coma e poi la rinascita. Ora il suo traguardo nella vita è rendersi il più possibile indipendente e riuscire a sostenere lo sguardo altrui “Non ho più le braccia, prima puntavo sul look oggi solo sulla mia testa” U ANCORA INTERVENTI, ESAMI E TERAPIE Louis dovrà sottoporsi ad altri interventi chirurgici, soprattutto per adattare le protesi ai moncherini. Inoltre, lo aspettano ancora molti mesi di esami e terapie. Con l’incidente ha riportato fratture alle gambe, al bacino, lesioni al fegato e ai reni e gli è stato inserito un pacemaker nel cuore PATRIZIA GUENZI I fatti na scarica elettrica di 15mila volt gli ha attraversato il corpo, devastandolo, un anno fa mentre camminava sulla banchina della stazione di Morges. Pioveva a dirotto. Louis Derungs, di Chigny, oggi ventenne, è sopravvissuto, ma la sua vita è stata stravolta. Ustioni su metà del corpo, gravi danni agli organi interni, le due braccia amputate. Dopo un mese di coma, Louis si risveglia completamente fasciato e sotto morfina. “È stato uno choc - ricorda -. Non riuscivo a capire dov’ero, cosa mi era successo, sentivo soltanto le voci, ma non potevo muovermi; volevo bere, prendere il telecomando…”. Ma Louis non si dà per vinto, sin da subito, con determinazione, cerca di riacquistare la sua autonomia. “Non voglio per tutta la vita farmi accendere la sigaretta o chiedere di andare in bagno”, dice. Ma quel che più gli sta a cuore è abituarsi allo sguardo degli altri. “Prima puntavo sul look, oggi voglio farmi apprezzare per la mia testa. E comunque un giorno riuscirò anche a tornare in spiaggia”. Ma il cammino verso una completa indipendenza è ancora lungo. Louis lo sa bene, anche se morde il freno. Sin dall’inizio, quando i medici del Chuv di Losanna, dopo due mesi di cure intense, pronosticarono almeno altri diciotto mesi di ricovero. Invece, un paio di mesi dopo Louis uscì dall’ospedale, smagrito, malfermo, ma sulle sue gambe per entrare in un centro di riabilitazione. Deve riprendere a parlare, mangiare, sedersi, camminare senza perdere l’equilibrio. Ma in testa ha già ben chiaro un progetto per costruirsi due nuove protesi. Nei mesi di inattività, la sua mente non ha cessato di “lavorare”. “Ricordo ancora con orrore i due mesi in cure intense - racconta -. Dormivo su un letto di sabbia per compri- L’INCIDENTE Un anno fa, Louis è sulla banchina della stazione di Morges, aspetta il treno. Improvvisamente una scarica di 15mila volt lo colpisce. IL RICOVERO Un mese di coma e altri due ricoverato in terapia intensiva. Louis si risveglia con il corpo ustionato a metà e senza le due braccia. mere gli innesti di pelle sulla schiena, la testa bloccata verso il soffitto. Morivo di sete, ma non potevo bere perché avevo acqua nei polmoni. Mi passavano solo un cotone umido sulle labbra, che non mi dava alcun sollievo. Ma dovevo tener duro, reagire e subito. Altrimenti non sarei mai più riuscito a fare tutto ciò che facevo prima dell’incidente”. Già, l’incidente. Nessun testimone ha assistito, era mezzanotte, Louis aveva appena salutato gli amici al bar e aspettava il treno per tornare a casa. E di quelle ore, nella sua mente, c’è UNA VOLONTÀ DI FERRO Louis Derungs, 20 anni, di Chigny, dopo l’incidente ha progettato diversi “attrezzi” per essere il più possibile indipendente. Lo sostiene una volontà di ferro LA RIPRESA I medici ipotizzano ben 18 mesi di ospedale. Ma Louis esce dopo un altro mese, sulle proprie gambe, seppur muovendosi tra mille difficoltà. LA TERAPIA Dopo l’ospedale Louis entra in un centro di riabilitazione. Ore e ore di fisioterapia per manipolare la pelle e stimolare la cicatrizzazione. solo un buco nero. “È come se mi fossi addormentato un paio di giorni prima della disgrazia e mi fossi risvegliato un mese e mezzo dopo - riprende -. Ho solo dei flash di pochi istanti e poi di nuovo il buio. È stata aperta un’inchiesta, che ha chiaramente determinato che non sono né salito sul tetto di un vagone, né ho messo le mani su cavi e fili… si è trattato di una scarica elettrica incontrollata, probabilmente dovuta alla grande umidità che c’era nell’aria”. Una scarica elettrica che ha rivoltato come un guanto non solo la vita di Louis, ma anche IL FUTURO Louis vuole diventare il più possibile indipendente: “Odio farmi accendere una sigaretta o chiedere di andare in bagno”. quella della sua famiglia. “È doloroso vedere i tuoi cari stare male per causa tua - sospira -. Sentire i tuoi genitori piangere è terribile. Fanno di tutto per aiutarmi, anche troppo, anticipano i miei movimenti... ma se voglio tornare ad essere indipendente devo imparare ad arrangiarmi, anche a costo di enormi fatiche”. Ecco perché, con l’aiuto del suo erogoterapista ha già ideato un prototipo di protesi per le due braccia. “Trecento grammi di carbonio con fissate sopra delle aste intercambiabili per pinzare, tenere una matita, abbottonarmi la camicia...”. …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON LA FINESTRA SUL CORTILE Anonymous IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali LE PAROLE DEL 2013 Autori vari SAPORI E MITI Cenni Moro Non solo. Louis ha già progettato, e s’è l’è fatta costruire, una parete composta da tante spugne, con tubicini di plastica che emettono il sapone, per lavarsi corpo e capelli, e un’asta con fissati spazzolino e rasoio contro i quali sfregare denti e guance. Louis inventa, innova, prova. “Su Youtube trovi un sacco di idee. La mia idea è di rivoltare il mondo. Sogno in grande. Il mio scopo è riprendere la scuola il prossimo settembre, con o senza protesi. Dovrò cambiare facoltà, lo so, la matematica non posso certo dettarla ad un ordinatore. Probabilmente sceglierò diritto”. E lancia un appello a chi volesse dargli una mano per sviluppare nuovi supporti per migliorare la sua esistenza. O attraverso un versamento sul suo conto (Iban ch87 0076 7000 C525 0162 9), o con suggerimenti e idee per creare nuovi ausili sanitari. Insomma, guarda avanti il ragazzo. Ormai ha alle spalle il brillante studente di matematica al politecnico federale di Losanna, il bel Louis che amava posare davanti all’obiettivo e vestire alla moda. Ora deve pensare al futuro. Con forza e determinazione, anche se i dolori ancora lo mordono. Anche se lo aspettano altri interventi chirurgici, per adattare i moncherini alle protesi. “Ma ho anche altri guai, fratture alle gambe e al bacino, un ematoma al fegato, acqua nei polmoni, un rene compromesso e un pacemaker al cuore. La corrente ha leso molti nervi del mio corpo, i miei piedi, ad esempio, sono meno reattivi”. In tutti questi mesi si è sottoposto a lunghe sedute di fisioterapia, ergoterapia e massaggi. Anche ipnosi. “E pensar che ero scettico, invece sin da subito mi ha aiutato moltissimo. Ancora oggi pratico l’autoipnosi, mi calma e mi aiuta a gestire la frustrazione”. Frustrazione e delusione per un destino crudele. “Una volta la gente mi guardava per il mio look, oggi perché mi mancano le braccia. Tutti i giorni mi dico che non devo riprendere la mia vita di prima, ma devo iniziarne una nuova. Ci sarò riuscito quel giorno che tornerò in spiaggia”. [email protected] Q@PatriziaGuenzi IL CAFFÈ 30 novembre 2014 16 ilDossier 17 Dopo aver travolto i quartieri delle banche, lo“tsunami della trasparenza”fiscale risale lentamente i contrafforti di Ginevra.E non solo La vigilanza Marchio di famiglia per le consulenze ad ampio spettro di Davide Enderlin Ti-Press In Svizzera da nord a sud per gli avvocati d’affari soffia vento di tempesta LIBERO D’AGOSTINO L IL CAMPIONE Nell foto a destra, a Cadempino, nell’aprile di quest’anno, la finale del campionato LNA di pallavolo. Il presidente del Lugano Davide Enderlin con il trofeo di Campione svizzero 2013-2014 FRANÇOIS PILET, L’Hebdo D I trasferimenti Personalità e principi del foro coinvolti in clamorosi casi di trasferimento di soldi provenienti dall’estero Ti-Press opo aver travolto il quartiere delle banche, lo tsunami della trasparenza fiscale risale lentamente i contrafforti di Ginevra. I miasmi nauseabondi sollevati dall’onda minacciano ora una professione a lungo considerata intoccabile: quella degli avvocati d’affari ginevrini. “Salivo in ufficio, appoggiavo la borsa in un angolo e parlavamo di altri argomenti”. L’ultimo episodio, rivelato la scorsa settimana dal quotidiano francese Libération sulla base della testimonianza di un ex uomo di fiducia di Serge Dassault, racconta come l’erede del produttore di aerei francese abbia potuto trasferire 56 milioni di euro liquidi, in circa vent’anni, da Vaduz a Parigi, via Ginevra. Una parte della somma sarebbe anche servita ad acquistare voti nella circoscrizione elettorale Corbeil-Essonne. Questi trasferimenti di denaro non sarebbero stati possibili senza l’intervento del celebre avvocato ginevrino Luc Argand, ex presidente dell’Ordine, ex presidente del Salone dell’auto, partner dello studio dePfyffer e attuale presidente della Commission di sorveglianza dei notai. Dai verbali della giustizia francese citati dal quotidiano, risulta che fosse lui a tirare le fila delle due fondazioni del Liechtenstein che alimentavano questa sete di liquidità, Pégase e Balzane. Quando Serge Dassault dava il segnale al suo uomo di fiducia in Svizzera, Gérard Limat, questi “domandava l’autorizzazione ad Argand e si recava da una a tre volte l’anno a Vaduz per ritirare cash in franchi svizzeri. Fino a 12 milioni in contanti in un sol colpo”, precisa l’inchiesta di Libération. Gérard Limat non trasportava i capitali a Parigi. Li affidava ad una società ginevrina di “compensazione”, Cofinor, allora specializza- ta in questo tipo di servizi. Cofinor è un nome che si sussurra nelle vie basse di Ginevra dal 1961 ed evoca un’epoca forse superata, ma i cui demoni iniziano appena adesso a risalire alla superficie. Ricorda che nell’era del segreto bancario il trasporto di capitali era un’industria, e che gli avvocati giocavano un ruolo di primo piano nel settore. Anche se i legali, contrariamente a molti banchieri, preferivano non sporcarsi troppo le mani. Cofinor aveva prestato esattamente gli stessi servizi di “compensazione” a Liliane Bettencourt, ereditiera di L’Oréal. In questa saga, l’uomo di fiducia si chiamava Patrice de Maistre, mentre l’avvocato ginevrino era René Merkt. Quest’ultimo, nel 2012, aveva anche raccontato con diletto al magazine Le Point: “Non avrei certo trasportato i soldi nelle mie tasche. Sono avvocato, non banchiere”. Al di là delle frequentazioni franco-francesi di Luc Argand e di René Merkt, il capitolo americano della caduta del segreto bancario permette anche di ricordare che, tra le decine di “banchieri criminali” incolpati per frode fiscale, molti erano in realtà avvocati. Edgar Paltzer, ad esempio, che invitava il gotha zurighese ai “salons de l’esprit”, sempre scritto in francese, organizzati a casa sua per dissertare di filosofia. Incolpato, ha raccontato tutto allo zio Sam. Nascondeva denari liquidi nella sua cassaforte e inviava chèques da 9’000 dollari ai suoi clienti attraverso la posta, con la dicitura “cartolina postale”. Meno chic, rispetto alle fondazioni Pégase e Balzane. Ma c’è anche lo zurighese Felix Mathis, 61 anni, 1 metro e 73 per 79 chili. La sua foto segnaletica fa bella mostra di sé sul sito dell’Interpol alla voce “persone ricercate” su incarico delle autorità americane. La didascalia rossa invita chiunque lo veda a avvocati compresi. “Penetra dappertutto”, si lascia sfuggire un membro altolocato della Federazione svizzera degli avvocati (Fsa) che non ha voglia di esprimersi pubblicamente. Il peggio, sottolinea, è che vista l’attitudine combattiva dei vicini della Svizzera, Francia in testa, “non vi è ragione che queste richieste rimangano limitate agli Stati Uniti”. “Sono avvocato, non banchiere”, diceva René Merkt. Strana risposta. Perché in teoria, gli uomini di legge che occupano il ruolo di intermediario sono sottoposti esattamente alle stesse regole rispetto ai banchieri. Un sistema che si basa su “organismi di autoregolamentazione”, chiamati Oar, che sorvegliano l’attività dei loro membri. La Federazione svizzera degli avvocati dispone, ad esempio, di un proprio Oar, specializzato nella sorveglianza dell’attività di avvocati intermediari finanziari. Problema: le regole che si applicano nella professione, non sono più all’altezza delle sfide. “In generale, il livello di autosorveglianza delle banche supera nettamente quello degli avvocati”, riconosce l’avvocato Paolo Bernasconi, lui stesso membro dell’Ordine ed ex procuratore pubblico ticinese. Messi di fronte per prime alle conseguenze della fine del segreto bancario, le banche hanno reagito ed iniziato a far pulizia davanti alla propria porta. È del resto quanto dimostra il recente caso Dassault. Non sono state le autorità francesi a mettere la parola fine al traffico di milioni di euro cash tra Ginevra e Parigi, bensì le banche. Tra il 2010 e il 2012 hanno finito per dare un taglio a quegli inspiegabili prelievi. Luc Argand ha dovuto spiegare a Serge Dassault che il sistema che era andato bene per vent’anni, non avrebbe più funzionato. Da quel momento in poi, sareb- contattare il più vicino posto di polizia. Non fateci caso: questo avviso di ricerca non gli impedisce di esercitare tranquillamente nel suo studio, il Froriep, a Zurigo. Nella “belle epoque”, da questo stesso studio, Felix Mathis organizzava il ritiro di migliaia di dollari in biglietti da 100, che infilava a forza nelle buste da spedire ai suoi clienti. Questa lista potrebbe presto allungarsi. Negli ultimi mesi, decine di banchieri svizzeri hanno dovuto inviare negli Stati Uniti i nomi di tutti gli “intermediari” implicati direttamente o indidrettamente nella gestione di clienti americani, Quei “dilemmi penali”del legale Il singolare caso del presidente dell’Ordine e dell’imprenditrice svizzero-lettone U Il denaro Soldi confiscati dalla magistratura. Ma di fatto misteriosamente nella disponibilità degli inquisiti nel Tagikistan. La società di Ginevra della Jemai, la Jecot Sa, è stata condannata da una corte di Londra per avere riciclato 35 milioni di dollari provenienti da una frode del 2011. Informata dei fatti dalla giustizia ginevrina, Olessia Jemai sfugge da tre anni alla legge, e dissimulando abilmente i soldi, spostandoli di volta in volta su conti della capitale tagika Dushanbe, di Riga in Lettonia, di Parigi o di Ginevra. Gioca al gatto e al topo, insomma. Ed è sempre un passo avanti rispetto alla giustizia. In teoria Jemai non dovrebbe più poter toccare nemmeno un soldo dai suoi conti bancari della Bordier & Co. perché tutti bloccati dalla giustizia svizzera e britannica. In realtà un’inchiesta de “L’Hebdo” mostra che lo studio “Bbcc Avvocati”, di cui JeanMarc Carnicé è associato, ha incassato 40’504 franchi di onorario il 28 marzo 2013. Questi soldi provenivano dalla Jecot Sa. Siamo davanti quindi ad una falsa testimonianza. Olessia Je- mai ha sempre negato di possedere altri conti oltre a quelli dichiarati. Risulta però che due anni prima la donna aveva confessato l’esistenza di un conto supplementare durante un interrogatorio di polizia. Venuto tardivamente a conoscenza del fatto, il procuratore Marc Tappolet ha proceduto al blocco. Nel frattempo però la Jecot Sa è stata dichiarata insolvente. Insospettito, l’Ufficio dei fallimenti ha sporto denuncia penale. Per tornare alla vicenda, non bisogna pensare che quello dell’avvocato Carnicé sia un episodio isolato. In una sentenza del 2006, il Tribunale federale aveva autorizzato la confisca di onorari percepiti in situazioni che gli avvocati potevano considerare sospette. Sulla carta quindi la regola è chiara. Il legale non dovrebbe accettare remunerazioni da chi sa essere in odore di crimine. In questa decisione però, alcuni studiosi hanno voluto vederci chiaro. In particolare il professor Alain Macaluso, che nel 2013 ha definito “problematica” la confisca degli onorari, adducendo come motivo “la particolare natura del mandato che è chiamato ad assolvere un avvocato”. Il diritto alla difesa è uno dei pilastri dei Diritti dell’uomo e il segreto professionale gli è strettamente legato. Il lavoro di un legale merita una retribuzione, e la clientela di un penalista è per natura suscettibile di avere commesso un crimine. Allora, l’avvocato si rende colpevole, accettando dei fondi be stato necessario fornire un “dossier completo” per rispondere alle “regole minime della legge sul riciclaggio di denaro”. “Le banche sono state sensibilizzate per prime a causa della loro esposizione all’estero”, constata l’avvocato ginevrino Shelby du Pasquier. Malgrado il cambiamento di pratica degli istituti bancari, gli organi di autosorveglianza non hanno adattato la loro offerta. Continuano anzi ad organizzare simposi, pubblicare brochures ed offrire corsi di aggiornamento professionale, come hanno sempre fatto. Le Oar a volte servirebbero, si dice, ma le loro eventuali inchieste e sanzioni si svolgerebbero in modo segreto. “Ci sono state sanzioni, ma non sono forzatamente state rese pubbliche”, testimonia Shelby du Pasquier. Per Paolo Bernasconi, il sistema di autosorveglianza degli avvocati d’affari deve, oggi, dar prova di efficacia. “Esattamente come per i banchieri, l’agire degli avvocati che violano il diritto di Paesi esteri è inammissibile - tuona -. Se non vengono decise sanzioni, significa che le regole di autosorveglianza non sono che carta straccia. Sarebbe inaccettabile”. Paolo Bernasconi nota che, in Ticino, “l’Oar degli avvocati apre regolarmente inchieste quando i media sollevano sospetti” a proposito dell’implicazione dei suoi membri in affari di frode o riciclaggio. E per Luc Argand? Cosa ne è, oggi, a Ginevra? L’Oar della Federazione svizzera degli avvocati ha aperto un’inchiesta dopo le rivelazioni di Libération? “Siccome il segreto d’ufficio è applicabile, l’Oar non rilascia dichiarazioni a proposito delle decisioni che prende”, risponde il suo responsabile, l’avvocato ginevrino Didier de Montmollin. Luc Argand non ha risposto ai nostri messaggi. (Traduzione di Massimo Schira) Dalla Lettonia,a Parigi passando dal Lemano.Milioni che sfuggono alla giustizia.Eppure una società condannata a Londra per riciclaggio riesce a pagare i suoi consulenti elvetici L’inchiesta n avvocato deve denunciare il suo cliente se si accorge che sta cercando di sottrarsi alla giustizia? Deve preoccuparsi dell’origine degli onorari che riceve in cambio dei suoi servizi? O ancora, che fare se dubita che i fondi di cui è già entrato in possesso possono provenire da un crimine del quale è stato incaricato di negare l’esistenza? Tutte domande che toccano da vicino, almeno una volta, ogni avvocato penalista. Jean-Marc Carnicé (nella foto a destra), a capo da qualche tempo dell’Ordine degli avvocati ginevrini, recentemente ha dovuto scegliere se tenere i soldi di una sua cliente, Olessia Jemai (nella foto sulla pagina accanto), donna d’affari svizzero-lettone attiva nel commercio di cotone L’attività del noto studio luganese su cui nessuno ha davvero vigilato di cui può dubitare l’origine? Alla fine la risposta trovata dagli esperti è semplice. Il criterio decisivo per giudicare il comportamento di un legale è la sua buona fede. Ad esempio. Se oltre a regolare la fattura, quel 28 marzo la signora Jemai avesse anche pagato il conto della cena con quei soldi sospetti, la giustizia avrebbe dovuto denunciare i gerenti del ristorante? La risposta è no, perché il ristoratore poteva ragionevolmente non sospettare di nulla. E lo stesso vale anche per Jean-Marc Carnicé? Solo nel momento in cui avesse avuto un sospetto, i soldi sarebbero divenuti “scottanti”. Starebbe a lui decidere a quel punto se chiedere di essere pagato con soldi d’altra provenienza o lasciare il suo mandato nelle mani di un avvocato nominato d’ufficio. Nel caso di Olessia Jemai e della Jecot Sa, visto che i conti erano stati tutti bloccati, quest’ultima sembrava essere la soluzione migliore. Ma Carnicé ha scelto di an- dare avanti, malgrado i danni d’immagine che una situazione del genere inevitabilmente avrebbe portato alla sua reputazione. Che fine ha fatto allora l’etica professionale difesa dall’Ordine che lui stesso dirige? “Quando ho ricevuto quei soldi risponde Carnicé - non disponevo di alcun elemento che avrebbe potuto segnalarmi la loro provenienza fraudolenta. Fattispecie per altro categoricamente contestata ancor’oggi dalla mia cliente. Perciò ero in perfetta buona fede”. Una situazione parecchio intricata. Tanto che la giustizia esita ad attaccare frontalmente Carnicé, che è a capo di coloro che del diritto alla difesa hanno fatto una bandiera. Pure per la giustizia britan- nica Olessia Jemai gode della presunzione d’innocenza. Anche se, stufo delle sue bugie, il procuratore Tappolet ne ha ordinato l’arresto lo scorso 7 novembre. Qualche giorno dopo JeanMarc Carnicé si è recato di persona al Tribunale della misure restrittive di Ginevra e con una brillante arringa ha ottenuto la liberazione immediata della sua cliente. Interrogato sull’origine dei compensi ottenuti dalla signora Jemai, ormai considerata finanziariamente bloccata, il legale non ha dato risposta. Si attendono ora gli sviluppi nella prossima udienza convocata dal procuratore. L’80a della serie. E certamente non l’ultima. f.p. (Traduzione di Omar Ravani) IL CONSULENTE Davide Enderlin, 42 anni; accanto Ginta Biku, 27 anni ui è in carcere, con pesanti accuse in ben tre inchieste giudiziarie, ma il suo studio luganese è in piena attività. Dal padre, l’avvocato e notaio Davide Enderlin, scomparso nel febbraio del 2013, il figlio Davide Junior ha ereditato uffici, clienti, relazioni professionali con relative amicizie personali. E la carta intestata di avvocato e notaio in Lugano, che si è continuato ad usare dopo la morte del genitore, pur non essendo Davide Jr. avvocato, non ha infatti mai conseguito il brevetto per l’esercizio della professione, né tantomeno notaio. Assente il figlio, causa forza maggiore, a gestire gli affari sotto il vecchio marchio di famiglia che, peraltro compare sul sito on line dello studio, è oggi la madre di Davide Jr. con alcuni collaboratori. Formalmente è cambiata, almeno sul Registro di commercio, la denominazione: “Davide Enderlin Consulenza Sa”, un servizio a largo spettro, tant’è che Davide Jr., prima del suo arresto amministrava un centinaio di società, svolgendo di fatto anche la professione di fiduciario, pur non figurando nell’Ordine professionale della categoria. Sulla piazza luganese l’attività dello studio Enderlin è diventata una barzelletta. Accompagnata dallo sconcerto per il silenzio, e il mancato intervento in quasi due anni, dell’Ordine degli avvocati, della Finma, l’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, visto che lo studio Enderlin svolge anche intermediazione finanziaria, dell’Ordine dei notai, dell’Ordine dei fiduciari e del Consiglio di vigilanza del Cantone sulla professione di fiduciario, presieduto dall’avvocato Luca Marcellini, difensore, guarda caso, di Enderlin e di tanti altri fiduciari finiti nei guai con la giustizia. E non è intervenuto il dipartimento delle Istituzioni di Norman Gobbi. Insomma, nessuna autorità istituzionale chiamata a vigilare e, se il caso ad intervenire, pare abbia vigilato e sia intervenuta anche per bloccare uno studio legale e notarile privo del titolare, morto 22 mesi fa, ma ancora pubblicizzato on line. Eppure su Davide Jr. per chi doveva sorvegliare qualche campanello dall’allarme era già squillato nel giugno del 2009, quando lo stesso venne condannato in primo grado a Como a quattro anni di carcere, di cui tre condonati dall’indulto, per frode fiscale. Davide Enderlin di macerie alle spalle ne ha tante: il fallimento dell’impresa edile Edim Suisse, che ha lasciato a spasso 107 dipendenti e su cui i sindacati hanno avanzato qualche dubbio, quello più clamoroso della Pramac di Riazzino, altre 130 persone a spasso, un crac per cui deve rispondere dell’accusa di amministrazione infedele, bancarotta fraudolenta, frode nel pignoramento e diminuzione dell’attivo in danno dei creditori. E sempre a suo carico ci sono le indagini in Italia per l’inchiesta sulla banca Carige con l’ accusa di aver aiutato due dirigenti a truffare l’ istituto di credito. In sovrappiù la nuova inchiesta ticinese per due denunce di ex clienti di Enderlin che gli avevano affidato un milione di franchi, caso quest’ultimo per cui sono finiti in gattabuia un suo socio in affari e la la cantante Ginta Biku. Ma il caso Enderlin è un significativo spaccato di quel sottobosco di spregiudicati avvocati d’affari, consulenti, pseudo fiduciari e faccendieri che è avanzato sulla piazza ticinese, da quando le banche e i fiduciari onesti hanno stretto i bulloni con la clientela sospetta, adeguandosi alle norme contro il riciclaggio e l’evasione fiscale. [email protected] IL PUNTO CATHERINE BELLINI Gli over 50 suoneranno il Blues per Ecopop Finalmente una misura che aiuterà le persone di 50 anni e più che si sentono di troppo sul mercato del lavoro! Nel pacchetto di riforme delle pensioni rilegato dal consigliere federale Alain Berset, una in particolare li solleverà. A partire dai 45 anni di età, la quota del dipendente e quella del datore di lavoro da versare nel secondo pilastro sarà del 13% del salario, invece del 15% attuale. E, soprattutto, la quota resterà a questo livello fino al termine della carriera, e non salirà più al 18,5% come succede attualmente. Era ora. Perché se la situazione professionale delle persone di oltre 50 anni si sta precarizzando in modo crudele, è perché, contrariamente a quanto pensano quelli che vogliono aumentare l’età della pensione, i cinquantenni faticano sempre più a lavorare fino a 64 o a 65 anni. Come, ad esempio, l’impiegata di commercio cinquantottenne messa alla porta dalla sua compagnia assicurativa e rimpiazzata con una collaboratrice più giovane. O la giornalista di 55 anni, titolare di una rubrica e “ringraziata” approfittando di un’ondata di licenziamenti. O, ancora, la responsabile delle risorse umane sostituita da una contabile che guadagna 3’000 franchi al mese; l’ingegnere di 59 anni messo alla porta a causa della ristrutturazione del suo settore o il responsabile della comunicazione di un museo, sessantenne, scartato preferendo una quarantenne tedesca più a buon mercato. Tra questi cinque profili, solo due hanno ritrovato un impiego, a costo di grossi sacrifici salariali. Altri due “timbrano” alla disoccupazione, e uno di loro pensa persino di vendere la casa per emigrare. Il quinto si è messo a lavorare come indipendente. Non per piacere, ma a causa dell’impossibilità di trovare un’azienda che gli offra un impiego fisso. E poi ci sono tutti quelli che vengono spinti alla pensione anticipata. Alcuni sono sollevati. Perché non si sentono più all’altezza delle attese o dell’evoluzione tecnologica. Oppure perché si sentono a disagio con capi più giovani o, ancora, perché non hanno più la forza fisica necessaria a fare il loro lavoro. Ma ciò non toglie il persistere di un senso d’incompletezza, di umiliazione. Quella di essere relegati nel campo dei dismessi nel Paese in cui il lavoro è sovrano. La misura di Berset non sarà sufficiente se i datori di lavoro di questo Paese non s’impegnano essi stessi in una grande offensiva per rivalutare il lavoro e l’esperienza dei “senior”. Farebbero bene ad agire. Perché questa domenica, il Blues dei cinquantenni, e questo è certo, suonera le sue note nel campo dei “sì” all’iniziativa Ecopop. Politica 19 Commercio Dalle grandi associazioni commerciali sì alle aperture prolungate, ma i sindacati sono pronti a lanciare un referendum I RISULTATI DI DESTRA E CENTRO DESTRA, percentuali di voti 2007 Consiglio di Stato Gran Consiglio Consiglio di Stato Gran Consiglio Lega dei ticinesi 19.68 13.67 25.94 19.62 Ppd 19.00 19.14 17.42 17.20 Plrt 23.02 24.48 21.99 21.29 Udc 2.43 3.7 - - Udf 0.30 0.35 - - Liberali Nazionali 0.05 0.06 - - - - - 4.50 Udc+Udf “Berna coi nuovi orari dei negozi ci avvicina a molti Paesi europei” 2011 MAURO SPIGNESI Fonte: Ufficio cantonale di statistica “Movimenti” a destra 1 2 3 UNITÀ A DESTRA DELLA LEGA Saltato l’accordo con la Lega (aveva chiesto tre posti in lista in accompagnamento a Claudio Zali e Norman Gobbi) l’Udc ha allestito un cartello elettorale della Destra con Area Liberale e Udf. LA LISTA PER IL GOVERNO La lista tripolare della Destra candida per il governo Gabriele Pinoja, Pierre Rusconi, Orlando Del Don per l’Udc, Paolo Pamini per A.L. e Edo Pellegrini per l’Unione democratica federale. UN SEGGIO IN CONSIGLIO DI STATO L’obiettivo dichiarato del cartello elettorale della Destra è entrare in governo. Nel 2011 l’Udc non si era presentata per il Consiglio di Stato, risultando determinante per il secondo seggio leghista. Avanza da destra una nuova destra, è quella economica Borelli, Unia: “Ormai da dieci anni si cerca di smontare le conquiste sociali dei lavoratori” L’alleanza Udc-Area liberale vista dai partiti: “Nulla di originale,ma può creare problemi” CLEMENTE MAZZETTA Gli altri partiti la giudicano un’operazione studiata a tavolino. Che non aprirà, però, la porta della stanza dei bottoni. E che non sarà, almeno per ora, un’ alternativa alla Lega dei ticinesi. “Noi andremo avanti per inerzia”, taglia corto il coordinatore Attilio Bignasca. Ma il cartello elettorale che riunisce l’Udc di Gabriele Pinoja, l’Area Liberale di Sergio Morisoli (in lista per il consiglio di Stato c’è però il giovane economista Paolo Pamini) e l’Unione democratica federale/Udf) di Edo Pellegrini, qualche effetto sulle prossime elezioni l’avrà. Anche se meno rispetto all’ ambizione di un seggio in governo. “Non mi pare rappresentino una vera novità osserva il capogruppo Plrt Christian Vitta –, si tratta piuttosto un raggruppamento di partiti già esistenti. Non era presente tre anni fa in questa forma, quindi avranno una loro collocazione e un certo effetto nella ripartizione elettorale”. Cosa che l’Udc aveva già prodotto nel 2011, non presentando una lista per il governo, ma appoggiando la Lega che raddoppiò. Un apporto fra il 3% e il 5% che ora verrà a marcare. “Per questa votazione non hanno chances di fare un seggio in Consiglio di Stato, ma sicuramente metteranno in difficoltà la Lega che rischia un seggio”, sostiene il vicepresidente socialista Carlo Lepori. Che aggiunge: “Non subito, ma a medio ter- mine potrebbe però diventare il primo partito della destra in Ticino”.L’obiettivo di Pinoja e Morisoli non è semplicemente di realizzare una somma algebrica delle rispettive forze, ma offrire una casa “rispettabile” a tutti gli elettori di centro-destra che non hanno un partito di riferimento, un’alternativa ai “descamisados” della Lega. La destra è sparpagliata ovunque: un po’ nel Ppd, un po’ nel Plrt, un po’ nella Lega. Fa gola anche al Ps, che ha messoin lista un imprenditore come Henrik Bang il cui sguardo sembra andare oltre la sinistra. Ma se un certo schematismo divide i partiti fra destra, sinistra e centro, non mancano quanti distinguono le forze politiche fra chi è più progressista e chi più conservatore in un parlamento a maggioranze variabili. “In un contesto proporzionale, delle caratteristiche troppo marcate non aiutano a trovare soluzioni – spiega Vitta -, occorre essere in grado di trovare dei punti in comune con le altre forze politiche”. Se un partito da solo non avrà mai numeri per decidere, è vincente chi sa dialogare con gli altri. “Più che metterci in difficoltà - osserva Bignasca - questo nuovo gruppo metterà in difficoltà la governabilità del parlamento che sarà ancora più frantumato, perché come insegna l’esperienza un deputato indipendente una volta eletto se ne va per proprio conto”. Il riferimento è a Sergio Morisoli che eletto nel Plrt, si è staccato dando vita ad Area Liberale e ora a questo nuovo car- tello elettorale. Il reale obiettivo è ramazzare voti fra gli elettori delusi di centro-destra. “La nuova destra dell’Udc scalfirà la Lega tanto quanto scalfirà gli altri partiti -aggiunge il capogruppo ppd Fiorenzo Dadò -, perché è improprio definire la Lega partito di destra. La Lega è un guazzabuglio di proposte che vanno oltre il concetto tradizionale di destra-sinistra. Più che rubare voti ad altri potrà pescare negli indecisi, tra chi di solito non va a votare”. Il progetto di Pinoja e Morisoli sem- bra più il tentativo di offrire spazio reale ad una destra economica capace, in prospettiva, di essere un polo di riferimento di più forze in un contesto maggioritario. “Probabilmente sono in anticipo sui tempi – nota Dadò Non credo che questo sarà il loro momento, ma a medio termine potranno avere successo in quanto vanno nella direzione in cui si sta muovendo la politica in Ticino e in Europa, ovvero verso un sistema maggioritario”. cmazzettacaffe.ch Q@clem_mazzetta Il politologo “Per un progetto politico occorre mettere in campo un forte profilo” LA SQUADRA Nella foto accanto, i candidati della Destra. Orlando del Don, 58 anni; Gabriele Pinoja, 53; Edo Pellegrini, 61; Paolo Pamini, 37, e Pierre Rusconi, 65 Questa Destra (Udc, Al, Udf) può aspirare ad essere un vero progetto politico, se riuscirà a presentarsi con un profilo forte e non come somma di sigle. Lo sostiene il politologo Oscar Mazzoleni, che aggiunge: “Non è da oggi che la destra economica ambisce a darsi una profilo più netto. Questo progetto è stato frenato in questi ultimi vent’anni dalla Lega, che ha mescolato componenti di destra economica e destra sociale assieme a rivendicazioni regionali, Ticino-Berna” Quale spazio di crescita può avere questa Destra? “Difficile dirlo. Certamente esiste in Ticino un elettorato di opinione che è attratto da un’offerta politica diversificata. I cambiamenti degli ultimi anni che hanno visto la crescita della Lega e la da Berna: “Bisognerebbe capire che servono freni al turismo degli acquisti, come questo che viene dal Consiglio federale. Ogni anno si spendono miliardi all’estero, soldi che vanno via insieme ai mancati guadagni e alla possibilità di creare nuovi posti di lavoro”. Con la Federcommercio anche la Disti saluta positivamente l’estensione degli orari. La strada - afferma il presidente, Lucibello - è però ancora lunga. Resta Negozi aperti dalle sei del mattino sino alle otto di sera, domenica e festivi esclusi. Orari prolungati, con il sabato dove invece la chiusura è fissata alle 19. Obiettivo dichiarato: lanciare la sfida al turismo degli acquisti all’estero. E dunque adeguarsi a quando accade in Europa. Attorno a queste novità, scaturite da una mozione del senatore ppd Filippo Lombardi, si muove la revisione della legge sugli orari dei negozi, inviata venerdì dal Consiglio federale al Parlamento. Pubblicità “Bene lo scossone di Berna, che ci avvicina ad alcuni Paesi europei, ma ora deve ripartire la legge cantonale, bloccata in attesa di un parere giuridico”, commenta a caldo Enzo Lucibello, presidente della Disti, i grandi distributori commerciali. “Nessuna rivoluzione, ma un piccolo passo avanti verso una riforma complessiva di un segmento chiave dell’economia svizzera”, aggiunge il presidente di Federcommercio, Augusto Chicherio. D’altronde è stato il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, a spiegare che il pacchetto di norme proposte non vanno verso una liberalizzazione del settore, ma verso una sua “armonizzazione”.Attualmente l’orario proposto del governo viene già applicato in 9 cantoni e Ti-Press 18 crisi dei partiti storici, hanno creato un terreno fertile per immaginare questo elettorato, fatto giovani e meno giovani, di delusi, di persone che cambiano orientamento. Siamo in una situazione molto fluida”. Questa Destra in termini elettorali farà “più male” ai partiti di centro o alla Lega? “Certamente alcune frange di delusi sia del centro-destra che della Lega potranno trovare una risposta in questa nuova proposta politica. Il problema però è un altro: ovvero se la nuova formazione politica, costituita da partiti eterogenei, riuscirà a mobilitare un elettorato in quanto Destra e non come un semplice cartello di candidati. Ovvero, la sfida di questa lista è quella di presentarsi con un profilo forte che la caratterizzi come tale”. Ti-Press IL CAFFÈ 30 novembre 2014 verrà, se la legge sarà approvata, esteso in altri 17 cantoni, Ticino compreso. “E già questo fatto è grave, perché si scavalca il federalismo e la volontà dei singoli cantoni che durante la procedura di consultazione si sono tutti dichiarati contrari a queste novità, ad eccezione del Ticino”, afferma Enrico Borelli, segretario di Unia, sindacato che ha già anticipato, insieme all’Ocst, d’essere pronto a lanciare il referendum contro le nuove norme. “Negli ultimi 10 anni - aggiunge Borelli - si è cercato di smontare tutte le conquiste sociali che sono state raggiunte. La nuova legge, se da una parte estende gli orari, dall’altra non fissa alcuna novità contrattuale. E poi mentre darà il colpo di grazia ai piccoli negozi, introduce un pericoloso disegno sul futuro della nostra società, perché dopo i negozi, magari resteranno aperte le banche e gli uffici 24 ore su 24 e 7 giorni si 7. Il popolo però ha già detto più volte che questo scenario non gli piace affatto”. Duro anche il vicesegretario e responsabile settore commercio dell’Ocst, Paolo Locatelli: “La verità è che cambiando aperture e chiusure dei negozi si cambia anche l’organizzazione del lavoro. Non si tratta di una armonizzazione, come si vuol far credere. Perché così si va a incentivare, da parte degli imprenditori, una frammentazione, uno spezzettamento degli orari per il personale della vendita, in particolare le donne che verrebbero ancor più penalizzate con le chiusure alle otto di sera, già sotto pressione da tempo. E questo vuol dire promuovere formule di precarizzazione, che noi oggi combattiamo quotidianamente qui in Ticino insieme al dumping”. Secondo Locatelli, “se la legge verrà approvata si andrà alla mobilitazione”. Se il sindacato attacca, Chicherio marca un aspetto ribadito Ti-Press l’amarezza perchè in Ticino la legge sugli orari, che si aspetta da anni, è ferma da otto mesi in attesa di un parere giuridico”. Secondo Lucibello è su questo fronte che ora bisogna insistere. “La legge cantonale è fatta su misura del territorio, e deve proseguire il suo percorso. Non si può andare avanti con le deleghe”. Per Lucibello, poi, “dilatare gli orari va bene, ma è necessario avere la possibilità di adattarli secondo le richieste della clientela. Se dalle 6 alle 12 non viene nessuno perché devo tenere aperto?”, si chiede il presidente della Disti. Più sensato in una zona turistica come il Ticino tenere aperto sino a tardi. “Sempre che la clientela gradisca. Poi come il cliente ha la libertà di scegliere l’orario, anche il popolo è libero di dire se questa impostazione va bene, oppure no”. [email protected] Q@maurospignesi :::2"07!.+47&,,&2#) *(/3.*-&.7/$ 3!##/,7! 09.7* &222 4* 0!37&’ 54 1 .’4<’:<1)1 ’9<1)521 7,9 :759< 14@,94’21 +1 ">8 *./ !, 581 %* 4#/.7/ !1:7541(121 59’ 79,::5 <?<<, 2, :<’A1541 +1 :,9@1A15 $ 7’9<,)17’4<1 .145 ’2 B68B=8>B6/* .145 ’+ ,:’?913,4<5 :)59<,8 &4 7?4<5 5041 #" 6B8-8 $?4<1 +5771 7,9 $ &2<13’<,8 %?<<, 2, :<’A1541 +1 :,9@1A15 $ 7’9<,)17’4<1 , ’2<9, 14.593’A1541 ’22’ 7’014’ :::2"07!.+47&,,&2#)8 IL CAFFÈ 30 novembre 2014 20 POLITICA 21 L’immigrazione Alla frontiera la politica delle porte girevoli “Gli Usa aprono e la Svizzera chiude ma alla fine l’isolazionismo si paga” W ashington apre, Berna chiude. Mentre negli Usa il presidente Obama “regolarizza” 5 milioni di immigrati clandestini, al professore americano Irving John Dunn, ex docente del Politecnico di Zurigo, le autorità comunali di Einsiedeln, dove vive da ben 39 anni, hanno negato il sì per il passaporto rossocrociato. Un altro segnale - al di là del voto del nove febbraio e dell’iniziativa Ecopop - di una politica di chiusura verso gli stranieri che rende sempre più difficile ottenere permessi di dimora, naturalizzazioni e status di rifugiato, intaccando quella cultura dell’accoglienza che ha fatto della Svizzera uno dei Paesi con più stranieri rispetto al numero di abitanti. “Già, per diventare svizzero chi inizia un percorso di naturalizzazione deve diventare più sviz- zero di noi svizzeri. Ma quello che preoccupa di più è questo diffuso clima di pressione che da anni si registra ogni volta che si parla di stranieri, che siano asilanti, frontalieri o persone che hanno chiesto il passaporto”, afferma Cristina Del Biaggio, geografa delle migrazioni, ricercatrice a Ginevra e Amsterdam, e impegnata nell’associazione Vivre Ensemble. “La Svizzera - aggiunge la ricercatrice ticinese - ha ormai stretto tutto quello che poteva stringere negli spazi legislativi lasciati aperti dal diritto internazionale. Ha creato una miriade di statuti, perfezionando un meccanismo di precarizzazione che tiene sulle spine per anni persone in attesa di un permesso o del suo rinnovo. E poi grazie al criticato accordo di Dublino, sul fronte dell’asilo, è diventata una straordinaria macchina d’espulsione”. Proprio su quest’ultimo aspetto è intervenuto recentemente Etienne Piguet, docente a Neu- I RICERCATORI Nenad Stojanovic, 39 anni e Cristina Del Biaggio, 37 châtel e vicepresidente della Commissione federale delle migrazioni, sostenendo che Berna riesce a rinviare più richiedenti d’asilo di quanti ne dovrebbe accettare. Nel 2013, ad esempio, la Confederazione ne ha respinti 4.165 e ha dovuto riprenderne solo 751, con un netto di 3.414 profughi che Piguet definisce “utile di Dublino”. “Si è affermata, partendo da destra e da altri settori conservatori del nostro Paese, una politica isolazionista e populista che nel tempo ha contaminato tutti i partiti”, sottolinea Nenad Stojanovic, politologo dell’università di Losanna: “Anche parte della sinistra è cascata in questa trappola, come i verdi ticinesi. Perché quest’idea che l’immigrazione porta guai è diventata dominante”. Secondo Stojanovic, lo stesso ministro socialista Simonetta Sommaruga e lo stesso presidente Ps Christian Levrat sbagliano: “Hanno ripetuto che bisogna riconoscere le paure della gente, senza però doman- darsi se queste paure siano razionali o artificiose. Io non nego che l’immigrazione, come tutti i fenomeni, abbia i suoi lati negativi. Ciò che trovo sbagliato è questa ricerca ossessiva di costruire sempre e comunque un problema attorno agli stranieri. Così si spazza via la vecchia idea attorno a cui si è costruito il successo della Svizzera, il Paese dei diritti dell’uomo, che ha ospitato intellettuali e oppositori alle dittature e le sedi delle organizzazioni umanitarie”. Per Del Biaggio questa politica restrittiva prima o poi presenterà il conto: “Che si pagherà nel lungo termine, perché quando non offri strumenti d’integrazione, ma con proposte come quelle di Bremgarten, Canton Argovia, si ipotizzano anzi zone preventive di sicurezza per i richiedenti d’asilo, come nell’apartheid, non si va lontano. Soprattutto nel mondo di oggi che si apre sempre più, come ha fatto Obama”. [email protected] Q@maurospignesi Reuters ...chi chiude MAURO SPIGNESI Chi apre... La riforma del presidente degli Stati Uniti che regolarizza 5 milioni di clandestini raccontata da due universitari diventati cittadini statunitensi “Così grazie a Obama il mio sogno americano è diventato realtà, oggi studio ad Harvard” ALESSANDRA BALDINI da New York J in Park è al primo anno dell’università di Harvard. E come quasi tutti i ragazzi ammessi in quella “fabbrica dei sogni” sul fiume Charles accanto a Boston, è riuscito subito a farsi notare. Percussionista di talento, è entrato nel “Thud”, il gruppo dei drummers del più famoso, antico e ricco a ateneo d’America. Ha scritto su “Thurj”, la rivista scientifica degli studenti undergraduate, un articolo sul genoma del batterio e-Coli. Decisamente, Jin ha una marcia in più. Coreano di Seul, prima di Harvard, dove studia nel corso “pre-med”, ha fatto training nei laboratori dell’ospedale Mount Sinai a New York. Ma Jin, che arriverà alla laurea nel 2018, è anche un teen-ager “senza documenti”. Ha potuto rimanere legalmente negli Usa grazie al programma Deferred Action for Childhood Arrival con cui il pre- sidente Barack Obama ha accordato nel 2012 ai figli dei clandestini cresciuti negli Usa - ovvero 1,2 milioni di ragazzi arrivati sotto i 16 anni e prima del 2010 - di restare legalmente nel Paese. La nuova sanatoria annunciata dalla Casa Bianca però non lo riguarda, né si applicherà ai suoi genitori, perché lui - ha spiegato il ragazzo all’Harvard Crimson la rivista dell’ateneo - non ha mai avuto regolari documenti di residenza in America. Il nuovo piano Obama regolarizza di fatto 5 milioni di clandestini: per rientrare nel programma bisogna aver vissuto per cinque anni almeno negli Usa o essere genitori di un cittadino americano o titolare di carta verde. “Obama - ha precisato Jin - aveva limitazioni politiche per applicare la sua apertura alle famiglie dei “Dreamers”, i sognatori, ma anche il nome simbolico dei potenziali beneficiari del “Dream Act Develop- ment, Relief, and Education for Alien Minors”, una proposta di legge che più di una volta si è arenata in Congresso e che avrebbe aperto ai giovani studenti “illegali” un “sentiero privilegiato” verso la cittadinanza. “I ragazzi con la cittadinanza o la carta verde sono americani, ma anche noi Dreamers lo siamo”, ha detto Park. Harvard è un crogiolo di cervelli e denaro, un potenziale passaporto verso una esistenza di privilegio. L’università più potente d’America è tra i pochi atenei della nazione che offre a studenti che non sono cittadini americani o residenti legali negli Usa la possibilità, se necessario, di essere ammessi con borse di studio che coprono totalmente le spese di frequenza dei corsi. Harvard ha anche speso capitale politico per far approvare, finora senza successo, in Congresso una legge favorevole ai Dreamers. Ecco perchè l’annuncio di Obama sull’immigrazione, la riforma più significativa degli ultimi 30 anni per il Paese di Ellis Island, è stato salutato con prudente cautela tra gli studenti “illegali”, alcuni dei quali sono casi celebri. Come Enrique Ramirez, origini messicane, che si laureerà nel 2016 con un major in filosofia: anche lui non ha i documenti in regola ma grazie all’ordine di Obama i suoi genitori potranno restare negli Usa legalmente. Enrique, che prima di essere preso a Harvard viveva in una casa roulotte di Dickinson, Texas, e lavorava da muratore dopo un infortunio del padre, frequenta come Jin il college grazie al Deferred Action for Child Arrival e senza pagare un centesimo. Lasciare i genitori in condizioni economiche difficili per studiare in una istituzione prestigiosa (“Un nome - ha spie- gato - che prima avevo sentito solo al cinema”), aveva lasciato il ragazzo con forti senso di colpa: “Le prime settimane ad Harvard, quando cenavo alle mensa del college, pensavo sempre se c’era qualcosa che avrei potuto mandare a casa. In famiglia non abbiamo mai avuto tanto da mangiare”. Ma perchè Enrique sì e Jin no? I genitori di Ramirez sono tra quelli a cui il decreto di Obama garantisce un futuro senza più l’incubo della deportazione: “Mio fratello minore è nato negli Usa, così mia madre e mio padre potranno restare qui”, ha spiegato il ragazzo all’Harvard Crimson. Ad Harvard del resto sono decine i ragazzi nelle sue condizioni, e hanno creato una associazione, “Act on a Dream”: la notte del decreto di Obama erano una quarantina riuniti in un aula del campus e hanno festeggiato l’annuncio con eccitazione, anche se in molti casi il programma non si sarebbe esteso alle loro famiglie: “È un passo avanti”, ha detto Park: “Un grande passo avanti di cui essere grati, ma ancora c’è molto lavoro da fare”. LA FESTA Jin Park, terzo da sinistra; sotto, Enrique con l’ex presidente messicano Felipe Calderon in visita a Harvard IL CAFFÈ 30 novembre 2014 22 Economia 23 “Le cabine telefoniche sono un servizio pubblico, non tutte vanno eliminate” I NUMERI LORETTA NAPOLEONI Così Amazon rivoluziona la vendita al dettaglio Reuters Keystone FRANCO ZANTONELLI L’accordo fra Usa ed Europa metterà all’angolo la Svizzera SMANTELLATE PER IL 2018 Tra 4 anni, in Svizzera, le cabine telefoniche spariranno dall’arredo urbano Se ne va un altro emblema di un tempo che sta scivolando, velocemente, via. Addio alle cabine telefoniche. Nel giro di 4 anni finiranno per sparire del tutto dall’arredo urbano di città e paesi svizzeri. Lo ha deciso il Consiglio federale, ritenendole superate e anti-economiche. Ma c’è chi lancia un appello per salvarne almeno un parte, nel nome del servizio pubblico. “La causa principale - ha spiegato il governo - va attribuita all’altissima penetrazione dei telefoni cellulari”. Dal 2018 le cabine verranno smantellate, ha confermato, al settimanale Schweiz am Sonntag, Annalise Eggimann, vice-direttrice del- Pubblicità Il flusso di esportazioni dalla Confederazione rischia in futuro un forte ridimensionamento GIORGIO CARRION F inalmente si conoscono gli obiettivi su cui Usa e Unione Europea stanno negoziando da due anni in gran segreto. Noto come Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) il negoziato rischia se giungerà ad un accordo formale - di danneggiare seriamente l’economia svizzera, in particolare le esportazioni. In diciotto pagine sono descritti gli ambiti del trattato, che punta a rimuovere le barriere commerciali tra Ue e Stati Uniti in molti e nevralgici settori dell’economia e ad uniformare le norme di omologazione di numerosi prodotti: farmaci, veicoli a motore, cosmetici, abbigliamento, alimenti. ”Il Ttip è iniquo e l’Europa non dovrebbe firmarlo”, ha avvertito Joseph Stiglitz, Nobel per l’economia. In un suo discorso a Roma, ha precisato: “Puntando ad eliminare gli ostacoli al libero commercio, elimina regole fondamentali per la tutela dell’ambiente, della salute, dei consumatori e dei lavoratori”. La Svizzera rischia grosso. La Seco, Segreteria di Stato per l’economia, ha commissionato due studi. Uno evidenzia gli effetti del trattato sull’economia globale della Svizzera: nel peggiore dei casi, si registrerebbe una perdita del Pil dello 0,5%, ma solo se il Ttip si limitasse all’abolizione dei dazi o se la Svizzera non realizzasse alcun accordo con gli Usa di tipo bilaterale. Nel caso migliore, al contrario, si prevede una crescita del Pil del 2,9%, se entrano in vigore il Ttip, nonché un accordo paragonabile tra la Svizzera o l’Aels e gli Usa. “Si tratta però di percentuali da valutare con prudenza - afferma Didier Chambovey, ambasciatore e responsabile del Commercio mondiale alla Seco -.È una stima degli effetti dell’accordo sull’economia svizzera, ma solo su alcuni settori”. È probabile che il Ttip riguarderà soprattutto lo scambio di merci, ma meno i servizi e il terziario. Uno degli studi segnala i rischi di eventuali regole restrittive per i produttori svizzeri: il mercato automobilistico e quello degli strumenti di precisione sarebbero i più colpiti. I produttore americani ed europei potrebbero sostituire i semilavorati svizzeri con quelli delle due aree economi- che ‘amiche’.“Berna sta studiando contromisure - rassicura l’economista Sergio Rossi -. Ma se alcune Ong non avessero denunciato i pericoli di questo accordo, che sottintende nuove regole commerciali, la sua pericolosità sarebbe sfuggita”. La segretezza di questo negoziato, in effetti, è stata svelata proprio da organizzazioni non governative che si oppongono al Ttip ed ha costretto le parti a rivelare cosa bolle in pentola. Il governo federale prendera contromisure e intanto ha tutti i beni e servizi esportati dalla Confederazione, per un valore totale 25 miliardi di franchi. Le esportazioni degli Stati Uniti verso la Svizzera sono aumentate del 7,5% lo scorso anno toccando gli 11.2 miliardi di franchi. Secondo Chambovey, la Svizzera ha tre opzioni: “Riaprire i negoziati per un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, che si erano arenati nel 2006, tentare di accedere al Ttip come Paese terzo o non fare nulla”. E aspettare gli eventi. [email protected] attivato diversi gruppi di lavoro per monitorare il negoziato. Un lavoro di ‘intelligence’, ma anche un’apposita commissione bilaterale, oltre al Trade & Investment Promotion Forum, che dialoga direttamente con Washington. Dopo il contenzioso bancario e fiscale, insomma, un altro fronte caldo minaccia di aprirsi nelle relazioni tra Svizzera e Usa. La Confederazione rappresenta il 14° partner economico più importante per gli Stati Uniti. Gli Usa hanno assorbito nel 2013 oltre il 6% di Cos’ è il Ttip 1 LE AUTOMOBILI Si punta ad uniformare i requisiti tecnici di omologazione e ad assicurare più elevati standard di sicurezza e tutela dell’ambiente per auto e mezzi pesanti. L’intesa Saranno rimossi barriere e dazi per molti importanti settori economici. E Berna sta studiando delle contromisure Il contenzioso TIPress Il modello commerciale di Amazon sta cambiando il paesaggio delle vendite al dettaglio. Prime vittime del commercio online, quello che si svolge davanti ad un video senza muoversi dalla propria scrivania, sono stati i libri. Negli Stati Uniti, dove Amazon ha iniziato la sua attività più di dieci anni fa, ormai si vendono meno libri nelle librerie rispetto ai siti internet. Il modello Amazon, va detto, poggia anche sul concetto di “sconto”. Grazie alla riduzione dei costi fissi prodotti dal negozio virtuale, il prezzo di copertina è da sempre inferiore a quello in libreria. Infine, grazie alle ingenti quantità acquistate da Amazon, anche il costo di acquisto dei libri dalle case editrici è inferiore a quello che le librerie devono affrontare. Tutto ciò spiega la scomparsa, nei territori dove Amazon opera, di un alto numero di librerie. Le ultime vittime degli acquisti in rete e della politica dello sconto sono i supermercati britannici, specialmente le grandi catene che ad ottobre hanno registrato una flessione delle vendite per la prima volta in 20 anni. Particolarmente dura è la concorrenza che arriva dalle grandi catene di prodotti alimentari popolari. Ad esempio Aldi e Lidl, che attraggono una buona fetta di chi ancora non si fida della spesa virtuale. Nel Regno Unito tutti i grandi nomi, da Tesco a Sainsbury, dunque, si vedono costretti a cambiare strategia e a ridimensionare i loro piani di crescita. Ma non è così semplice adattarsi a questi cambiamenti. Negli ultimi anni, infatti, la tendenza è stata di creare fuori dai centri abitati enormi supermercati, spesso facenti parte di centri commerciali simili agli “shopping mall” americani. Fino a due anni fa tutti i grandi supermarket erano impegnati nella costruzione degli ipermercati e i costi degli affitti erano altissimi. Oggi sono crollati. La Tesco, che ne ha ben 247 su tutto il territorio del Regno Unito, ha deciso di riconvertire gran parte degli spazi in ristoranti, palestre e bar per attirare la gente che ormai fa la spesa in rete. Discorso analogo vale per i celeberrimi Diy britannici, Homebase, uno dei giganti del fai-da-te che ha ridotto il numero dei propri negozi di un terzo. Sale invece la domanda per magazzini da dove poter gestire la vendita online. Il modello Amazon, insomma, sembra destinato a dominare in futuro la vendita al dettaglio. Dopo la vertenza bancaria e fiscale un altro fronte caldo può aprirsi nelle relazioni fra Berna e Washington L’intervista L’analisi e le previsioni di Roland Meier, responsabile del centro Switzerland Global Enterprise “Avremo svantaggi commerciali con gli americani” “S e il trattato Ttip tra Ue e Usa verrà attuato avrà conseguenze più o meno forti sull’economia d’esportazione”. È la tesi Roland Meier, responsabile dei contenuti di Switzerland Global Enterprise, il centro che su incarico della Confederazione riunisce in un’unica organizzazione i mandati di prestazioni per la promozione delle esportazioni e delle importazioni. In che cosa si caratterizza l’accordo? “Dal punto di vista dei contenuti è simile ad un accordo di libero scambio. Nell’ambito del Ttip è prevista una riduzione sostanziale dei dazi per i prodotti industriali e agricoli, nonché un’ampia eliminazione degli ostacoli commer- ciali non tariffari. Le merci che rientrano nel campo d’applicazione di questo tipo di accordo sono esonerate dai dazi doganali o beneficiano di sgravi. Questo trattamento preferenziale è concesso unicamente alle merci reputate “prodotti originari” di uno degli Stati contraenti. La Svizzera, però, ha firmato accordi di libero scambio con vari Paesi e gruppi di Paesi”. Cosa rischia la Svizzera? “Se l’Ue o gli Usa dovessero ulteriormente avvicinarsi dal punto di vista economico, l’industria dell’export svizzera dovrà fare i conti con alcuni svantaggi. In tal senso, entrambi gli studi elaborati a Berna sono concordi. L’industria dell’export elvetico, in caso di un’eventuale entrata in vigore del trattato, dovrebbe prendere in considerazione soprattutto svantaggi commerciali principalmente sul mercato Usa nei confronti della concorrenza Ue. Tali svantaggi dovrebbero interessare particolarmente il settore commerciale e meno il settore dei servizi, che probabilmente non viene considerato”. Quali i settori più colpiti? “Come si vede nel secondo studio, ad essere principalmente colpiti sono il mercato dell’automobile e degli strumenti di precisione, soprattutto a causa delle regole d’origine restrittive”. 2 3 I FARMACI Gli accordi porteranno a maggiori controlli sui prodotti e gli impianti di produzione. Un punto chiave riguarda gli standard per l’approvazione dei farmaci “biosimilari” e dei vaccini. GLI ALIMENTARI Nuove regole comuni per la tracciatura degli alimenti, ma anche per l’autorizzazione dei contestati Ogm ora vietati, degli ormoni nella carne, del pollo lavato con il cloro… 4 I COSMETICI Nuovo elenco delle sostanze autorizzate o vietate; riconoscimento reciproco delle buone pratiche di fabbricazione; metodi alternativi alla sperimentazione animale. ÍÍçð`õõ_õfi Ífiç õõõð ¬àŒþfiçþð fi Œþ õõõ_ ¬_ NŒfiç_ ¥fi¬ úÓ ¥Œ èyðþõð è þÞfiçðèfi ð¿¿fiçõfi Ífiç Íç_õŒy_çfi Œ ÍŒ è_çŒ_õŒ èÍðçõ Œþfiçþ_¬Œ¡ èyŒ¢ 謌õõŒþð¢ èyŒ ¥Œ ¿ðþ¥ð¢ ç_yyªfiõõfi fi Þð¬õð _¬õçð _þyðç_Ô =àðÍèyð¬ð ‡ _õõ_¬Þfiþõfi ¥ŒèÍðþŒoŒ¬fi Œþ õõõfi ¬fi `¬Œ_¬Œ R’NÔ WŒ _èÍfiõõŒ_Þð… ½ à ¬ ½ ~˛ Ût N _ 33 Œ¬ _ M _ õfi R’N Œfiç oŒþ_ yðÞ Œ y¬ŒfiþõŒ õõ_ ¬_ N fi õ ç Ífiç ð¿¿fi þ õ x ú6´þ fièy¬èŒõ__˙Œðþfi x 6 x Põõ_ ¬_ è ãÿÀ x #! ’ $,/*&, %( !1(22&,$ "0,(-)+ ÔoèÔyªóèyðÍçŒçfi £ R’N ÿÀ¯Ô PõõŒ Œ ¥ŒçŒõõŒ çŒèfiç_õŒÔ l’Ufcom, l’Ufficio Federale delle Comunicazioni. Sarà da considerarsi superato, insomma, l’impegno di Swisscom di mantenerne almeno una in attività, in ogni comune svizzero. Si sta parlando, tuttavia, di un inevitabile lungo addio visto che, ancora nel 2007, di cabine in servizio ne esistevano 4900, scese a 3200 all’inizio del 2014. Contemporaneamente è esplosa la diffusione di smartphone. Stando a uno studio di comparis.ch, nel 2012 il 48 per cento degli svizzeri ne possedeva uno, mentre oggi sono già il 69 per cento. Per intenderci, gli ultimi dati indicano che ne circolano 4,3 milioni di esemplari. “Attenzione, però, perché in questa questione c’è in ballo il principio del servizio pubblico che, per quanto mi riguarda, vale anche nel caso delle cabine telefoniche”, mette in guardia l’economista Remigio Ratti. Un servizio pubblico certo ma, a quanto pare, decisamente in perdita di utenza. Sorge quindi il dubbio sulla reale utilità delle vecchie cabine. “Anche io ho questo dubbio, tanto che sono d’accordo sul fatto che si possono ridurre, ma rimango contrario ad eliminarle del tutto”. Secondo Ratti, almeno una parvenza di questo servizio dovrebbe rimanere. “Lo manterrei in alcuni luoghi strategici - precisa- come le piazze principali delle località, le stazioni ferroviarie e gli aeroporti, dove potrebbero tornare utili, in caso di emergenze. Poi, mi si consenta di dire ancora una cosa. Non dimentichiamo che la Svizzera è un Paese a vocazione turistica e che i turisti potrebbero aver bisogno di telefonare”. Il principio del servizio pubblico, invocato da Ratti, non sembra comunque sufficiente per preservare le cabine telefoniche da un destino che appare, ormai, segnato. Oltretutto non solo in Svizzera. In Francia, ad esempio, l’Arcep, l’equivalente transalpino dell’Ufcom, ha raccomandato al governo di liberare il concessionario di telefonia pubblica, France Telecom, dall’obbligo di mantenere una cabina in funzione, in ogni comune con mille abitanti. “Praticamente nessuno se ne serve più e, nonostante ciò - sootolinea la raccomandazione - l’ente pubblico deve spendere cifre consistenti, ogni anno, per la manutenzione”. Stesso discorso in Italia, sebbene con una maggiore attenzione a quel principio del servizio pubblico di cui in Svizzera si fa portavoce l’economista Ratti. Così, se è vero che, a Milano, Telecom ha iniziato a smantellare buona parte delle cabine esistenti, contemporaneamente ha sbabilito di mantenere in attività quelle da cui partono almeno tre chiamate al giorno. È già musica del futuro, invece a New York, dove dal prossimo anno, al posto delle vecchie postazioni telefoniche, verranno installati migliaia di HotSpot che serviranno, in particolare, per l’uso gratuito di internet e per ricaricare tablet e cellulari. Quello che, in sostanza, avviene già a Londra. Due exstudenti della London School of Economics hanno creato, infatti, la Solar Box, di colore verde, alimentata con un pannello solare, che è la versione ipertecnologica della rossa Phone Box, uno dei simboli della capitale britannica. [email protected] IL CAFFÈ 30 novembre 2014 24 ECONOMIA Gli affari Sono milioni le bionde che non contribuiscono al pagamento dell’Avs 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 IL CALO DELLE VENDITE IN SVIZZERA, in milioni di pezzi 16 Quasi il 4% le sigarette di contrabbando in Svizzera Ti-Press U La tracciabilità L’idea di alcuni senatori: tracciare il percorso delle stecche smerciate nella Confederazione I produttori Le grandi aziende produttrici di tabacco sostengono che presto il fenomeno diminuirà ndici miliardi le sigarette che vanno in fumo ogni anno in Svizzera. Circa il 3,8%, ossia 440 milioni, sono di contrabbando. È la stima di un sondaggio dell’istituto di ricerche Kpmg, secondo cui in pratica un pacchetto ogni 25 in circolazione nella Confederazione non contribuisce a finanziare le casse dell’Avs. Ma non è solo questo motivo che ha spinto alcuni parlamentari a Berna a volerci vedere chiaro, ci sono anche ragioni meno veniali, legate alla salute dei fumatori, che potrebbero consumare tabacco che non rispetta i parametri fissati dalla legislazione elvetica. Da qui la proposta di un gruppo di politici che intende stringere ancora di più i bulloni contro il contrabbando di sigarette. La loro idea: tracciare il percorso effettuato dalle stecche, per potere risalire, tramite un sistema già applicato nell’Unione europea, al Paese di provenienza delle sigarette. A sostenere questa idea, sono due senatori, il plr Felix Guzwiler e la verde liberale Verena Diener, entrambi membri della Commissione della sicurezza sociale e della sanità.Ma secondo le IL CONSUMO In dieci anni diminuite da 16 a 11 miiardi le sigarette vendute in Svizzera. Ma i forti rincari del prezzo dei pacchetti e dell’imposta sul tabacco hanno comunque aumentato gli incassi per la Confederazione 15 14 13 12 11 10 9 Fonte: Communauté de l'industrie suisse de la cigarette (CISC); dès 2006 Direction générale des Douanes, Section imposition de tabac et de la bière 8 grandi aziende produttrici di tabacco, come British American Tobacco o Philip Morris, questo sistema di tracciabilità, non sarebbe proporzionato alle dimensioni del contrabbando in Svizzera. Sia sul piano internazionale che percentualmente, le cifre non giustificherebbero la sua applicazione. Il fenomeno nella Confederazione non sarebbe così grave come all’estero e, inoltre, starebbe subendo un calo tale da ipotizzarne presto una caduta sotto il 3%. Una percentuale, insomma, sostenibile, per un mercato che fattura miliardi di franchi e che finanzia in misura notevole le assicurazioni sociali. Malgrado un netto calo delle vendite delle sigarette ( dal 1993 al 2013 in in Svizzera sono scese da 16 a 11 miliardi), i ricavi delle imposte sul tabacco sono aumentati sensibilmente. Nella prima metà degli anni ‘90 lo Stato incassava 1,25 miliardi, mentre l’anno scorso ne ha messi a bilancio quasi il doppio, ossia 2,25 miliardi. Nel 2012 Avs e Ai hanno potuto con- tare sulla cifra record di 2,4 miliardi. L’aumento si spiega con il rincaro del prezzo delle sigarette, raddoppiato in 10 anni e col rialzo dell’imposta sul tabacco, decisa nel 2006, che ha causato un forte rincaro delle “bionde”, ma anche una boccata d’ossigeno per le casse delle assicurazioni sociali. Ma per il contrabbando resta sempre il problema salute, come hanno ricordato i due senatori, vista l’incerta provenienza delle sigarette. o.r. 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Un colpo di spugna. La mancata condanna dell’ex presidente, per i gravi fatti dopo le proteste di Piazza Tahrir, punta di nuovo sul Cairo l’attenzione internazionale Sarà stata una pura e semplice coincidenza. Eppure leggiamo di donne che si immolano uccidendo decine e decine di persone in Afghanistan. O di attentatori che in Iraq si fanno esplodere in mezzo alla folla. Di palestinesi che lanciano la loro auto-bomba contro cittadini israeliani o penetrano in una sinagoga con mitra che sputano proiettili all’impazzata. Di bande che rapiscono altre decine di ragazze per sottrarle all’evangelizzazione. E l’elenco potrebbe continuare (l’Africa ci darebbe non poche altre cattive notizie). Questo accade mentre assistiamo alla visita di papa Francesco alle istituzioni europee mentre il presidente turco Erdogan dice che le donne non devono pretendere un’inconsistente e “impossibile” uguaglianza tra i sessi. Un argentino, capo di un movimento religioso mondiale, plaude a un’istituzione non confessionale come l’Unione Europea, e un turco insegna la disuguaglianza a tutte le donne della terra. Ma da Strasburgo il Papa se n’è andato in Turchia, non per combattere l’Islam, ma per rinsaldare i legami con gli ortodossi. Operazione difficile da realizzare nel mondo islamico nel quale i sunniti schiacciano gli sciiti (prevalentemente iraniani), che a loro volta, sono rimasti quasi gli unici alleati della Siria. E intanto Israele “non parla” più con la Turchia con la quale però condivide l’ostilità ad Assad e teme che gli Usa si rappacifichino con l’Iran (timore ridimensionato dal semifallimento delle trattative sul nucleare dei giorni scorsi). Tutta questa preoccupante confusione (una specie di terrificante e crescente entropia del mondo che vede peggiorare continuamente la performance complessiva) trova il terreno più fertile di sviluppo non tanto nell’economia, né nella politica. Ma nella religione, ovvero in religioni che si traducono in politica e mirano a plasmare il mondo secondo le loro rispettive credenze. Non è qui in discussione quale religione sia migliore e quale la peggiore. Ma l’intreccio perverso che tra religioni e politica si va realizzando, snaturando sia le une sia l’altra, che si distinguono, le prime, per risiedere nel foro interiore di ciascuno di noi, la seconda per essere invece spontaneamente sociale e collettiva. Politica e religione dovrebbero potersi sviluppare armonicamente e parallelamente, senza toccarsi. Quando invece ciò succede, ne derivano gravi errori in teologia e violente contrapposizioni politiche. Le religioni devono favorire la pace e rifiutare la violenza. È ciò che, più di tutto, l’Islam deve cercare, oggi, di fare. Reuters Tra religioni e politica un intreccio perverso È calato il sipario sulla Primavera Le rivolte egiziane del 2011“oscurate”dal proscioglimento di Mubarak dalle accuse Forse non è la parola “fine” sulle euforiche manifestazioni di protesta del 2011 nei Paesi africani affacciati sul Mediterraneo, ma il verdetto di ieri, sabato, a favore dell’ex preLA sidente Hosni MuSETTIM barak fa presagire ANA come sull’esperienza della Primavera araba stia calando il sipario. E nonostante il fatto che il giorno prima, venerdì, si siano registrati due morti e venti feriti nel corso delle quasi quotidiane manifestazioni antigovernative. Fatto sta che la giustizia egiziana ha cancellato l’accusa di concorso in omicidio che pendeva su Mubarak, ritenuto fino a ieri responsabile di aver dato l’ordine di sparare sui manifestanti che chiedevano le sue dimissioni. La repressione della rivolta popolare aveva causato 846 morti. Dalla stessa imputazione sono stati depennati l’ex ministro degli Interni Habib El Adly e sei consiglieri. Non solo; l’ex leader egiziano e l’ex ministro del petrolio sono stati anche assolti dall’accuse di corruzione sotto cui sono finiti dopo aver consentito le esportazioni di gas verso Israele. Un enorme colpo di spugna che era nell’aria, al punto che nell’ultima settimana non pochi rappresentanti di spicco della politica e dell’economia egiziana erano usciti allo scoperto dichiarando ai media che, forse, il processo all’ex presidente non doveva neanche essere celebrato. Mubarak, comunque, non è stato rilasciato; sta scontando una condanna a tre anni di carcere per un altro caso di corruzione. Carcere si fa per dire, visto che l’ex presidente è stato trasportato in elicottero in tribunale (allestito, non a caso, nella blindata Accademia di polizia) dall’ospedale milita- Le reazioni “È la dimostrazione che mai ci verrà resa veramente giustizia” COSTANZA SPOCCI da Il Cairo Il dialogo Papa Francesco nella Moschea blu di Santa Sofia ha pregato con l’Imam. È iniziato un nuovo dialogo A PAGINA 42 Il 29 novembre entrerà nei libri di storia come la data in cui il ciclo delle rivolte egiziane iniziate a piazza Tahrir il 25 gennaio 2011 viene definitivamente e ufficialmente chiuso. L’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, deposto e imprigionato in seguito alla pressione di milioni di egiziani scesi in strada a manifestare contro il suo regime autoritario, è stato definitivamente prosciolto da tutte le accuse. Tra queste, la morte di 239 manifestanti, corruzione e riciclaggio di denaro. All’Accademia di Polizia a New Cairo, dove si è svolto il processo, una piccola folla festante è esplosa non appena il giudice Mahmoud Al Rashidi ha pronunciato il proscioglimento. In quello stesso momento Mubarak sorrideva, baciato dai suoi due figli Alaa e Galal, anch’essi prosciolti dalle accuse di corruzione e riciclaggio, mentre tra i banchi i suoi legali e sostenitori si abbracciavano e intonavano ovazioni. Il clima festante, però, non è condiviso da tutti nel Paese. “La sentenza è veramente scioccante - dice al Caffè The Big Pharao, famoso blogger e commentatore politico egiziano, uno dei pochi ad aver mantenuto celata la sua identità privata anche dopo la rivoluzione -. Quello che è più difficile da digerire è che non solo Mubarak, ma tutti, tutti gli imputati nel processo sono stati prosciolti, compreso El Adly!”. Insieme ad Habib El Adly, ministro degli Interni sotto Mubarak dal 2007 al 2011, sono stati assolti anche il generale Ahmed Razmy, l’ex capo del Ssis (State Security Investigation Services) Hassan Abdel Rahman e l’ex direttore della Sicurezza della capitale Ismail Al Shaer. “Lo sapevamo che c’erano poche prove contro gli imputati, corrotte e manipolate, ma non si può passare da sentenze di ergastolo all’assoluzione - continua The Big Pharao -. Il verdetto di oggi mostra chiaramente che non ci verrà mai resa giustizia. E giusto ieri sono stati uccisi due dimostranti durante le proteste anti-governative e molti altri sono stati uccisi sotto Mubarak, Mohammed Morsi - ex-presidente dei Fratelli Musulmani deposto il 3 luglio 2013 - e Al Sisi! Niente è cambiato, nessuno ha mai pagato, sotto nessuna delle presidenze!”. L’atmosfera era ben diversa di fronte all’Accademia nel maggio 2012, quando Mubarak, El Adly e gli altri imputati erano stati condannati all’ergastolo. Allora una moltitudine di persone era esplosa in grida di gioia, piazza Tahrir si era riempita di mi- re che lo ospita dal giugno del 2012. Eppure, in quel processo, un anno dopo la Primavera, Mubarak era stato condannato a vita. Poi, sospensione dopo sospensione, la sentenza definitiva (come la tensione popolare) s’è annacquata. Al punto che il giudice aveva posposto il verdetto, previsto il 27 settembre scorso, adducendo “mancanza di tempo” per completare la stesura della sentenza. Intanto, in settimana, oltre ai due manifestanti uccisi al Cairo dalle forze di sicurezza, 224 persone sono state arrestate in tutto il Paese, e una dozzina di bombe sono state disinnescate. gliaia di persone e i festeggiamenti erano andati avanti fino a notte fonda. Oggi, invece, a Tahrir si sono radunati una decina di manifestanti, subito dispersi dalle forze di sicurezza che hanno ulteriormente blindato la piazza. “La sentenza era prevedibile, ed è meglio così; almeno governo e giudici ammettono pubblicamente di supportare il regime di Mubarak”, aggiunge l’avvocato Mahienour El Massry, attivista per i diritti umani e membro dei Socialisti rivoluzionari di Alessandria, tra i principali organizzatori delle manifestazioni contro la morte di Khaled Said, l’icona della rivoluzione che ha fatto da scintilla alle proteste del gennaio 2011 dilagate in tutto il Paese. “Se Habib El Adly fosse condannato - spiega El Massry -, allora anche Mohamed Ibrahim, l’attuale ministro degli Interni, potrebbe esserlo tra un paio d’anni per il massacro di Rabaa Al Adaweya, e lo stesso vale per il presidente Al Sisi”. Il giudice ha applicato la legge, ma non la giustizia, è la constatazione di Mahienour, premiata quest’anno dal Ludovic Trarieux International Award for Human Rights per il suo operato, e che da poco è uscita di prigione. Dopo una prima sentenza di tre anni, la pena le è stata scontata a sei mesi. L’accusa? Aver organizzato una manifestazione di fronte alla Corte di Giustizia di Alessandria contro il proscioglimento degli ufficiali di polizia precedentemente accusati della morte di Khaled Said. Il tutto nell’ambito della “legalità”: da novembre 2013 “grazie” alla legge anti-proteste sono vietati i raggruppamenti non autorizzati di più di 10 persone. “Il 29 novembre il giudice ha applicato la legge, ma non la giustizia… due entità che sono distinte e separate: tutti gli imputati sono stati assolti per la legge, perché anche tutti i poliziotti responsabili dell’uccisione di manifestanti sono stati finora prosciolti in tutto il Paese e non sarebbe razionale che Adly e Mubarak non lo fossero” continua Mahienour, “tra legge e giustizia c’è la stessa differenza tra riforma e rivoluzione”. IL CAFFÈ 30 novembre 2014 26 Il periscopio VIZI E VIRTÙ GERHARD LOB È nei trasporti la differenza tra nord e sud Questa settimana sono stato a Lucerna per una riunione. L’orario d’inizio era fissato per le 15.15. E non a caso. Ma perché i partecipanti arrivavano da diversi cantoni e, dunque, era necessario rispettare l’orario cadenzato dei treni da Zurigo, Basilea e Berna. La fine della riunione era prevista in tempo utile per garantire a tutti la possibilità di prendere il treno per il ritorno. La mia esperienza in Ticino è tutt’altra: spesso sull’invito per un incontro a fondo pagina si trova solo qualche indicazione, su “come arrivare” in auto e dove trovare un posteggio. Ciò rispecchia molto bene la differenza di mentalità fra la Svizzera tedesca e il Ticino. La mobilità ticinese si fonda sul mezzo privato. Il trasporto pubblico viene considerato al massimo un’offerta supplementare. Nella Svizzera tedesca il trasporto pubblico gioca invece un ruolo fondamentale, soprattutto nella mentalità della gente. Vedere un consigliere federale viaggiare in tram oppure treno è considerato una normalità. E in Ticino? La circolazione sulle strade è sempre più esasperante. Per radio sentiamo i ritornelli mattutini delle code fra Mendrisio e Bissone, Ponte Tresa e Manno. Nonostante la nuova galleria Vedeggio-Cassarate la congestione del traffico ha raggiunto livelli mai visti. La causa non sono solo i frontalieri, come qualcuno vuol far credere. Sono pure i residenti che sono aumentati sfiorando ormai i 350mila abitanti. Lugano è la città con il numero più alto di auto per ogni 1000 abitanti in tutta l’Europa. La situazione è complessa e nessuno ha la bacchetta magica per risolvere il problema. Personalmente sono convinto che si debba investire nel trasporto pubblico e collettivo vista la saturazione della rete stradale, in particolare nei punti intermodali per cambiare mezzo (auto/treno/bus). Parecchio è stato fatto in Ticino. Il potenziamento del Tilo, la costruzione della tratta Mendrisio-Stabio (purtroppo monca), la comunità tariffaria Arcobaleno. E l’ubicazione dei nuovi campus della Supsi a Lugano e Mendrisio vicini alle stazioni ferroviarie è un ottimo segnale. Ma tutto ciò non basta se non cambia la mentalità, se non crescerà la disponibilità a lasciare l’auto in garage per prendere un mezzo pubblico. Domanda: questo cambiamento può arrivare senza altre misure? Che arrivi da solo il ministro del Territorio Zali non ci crede.Perciò vuole limitare i posteggi o farli pagare alle aziende, rendendo il mezzo privato meno attrattivo. Le sue idee non saranno condivise, ma hanno il pregio di aver messo la zampa su una “vacca sacra” a sud dei Alpi. Per un leghista è più che sorprendente. Niente tasse, siamo inglesi Anche se... in America dalleAmeriche ALESSANDRA BALDINI New York “Niente tasse negli Usa, sono inglese”, dice Boris Johnson, l’effervescente sindaco di Londra. Niente affatto, replica Zio Sam contestando al potenziale successore di David Cameron il fatto di essere “anche” cittadino americano. Johnson si è visto arrivare dall’Irs, il fisco americano, una bolletta di 100 mila dollari sul capital gain della vendita della sua casa in Gran Bretagna. Come sanno molti expat o titolari di carta verde, non c’è molto da fare. Per Johnson è una ingiustizia: “In Gran Bretagna il capital gain sulla prima casa non è tassabile”, ha spiegato alla National Public Radio il sindaco Tory, facendo rabbrividire molti nelle sue condizioni, che a questo tipo di richieste, magari, non avevano pensato. Il caso è esemplare: Johnson è un “accidental American”, un americano per caso: è nato cioè a New York nel 1964 da sudditi di Sua Maestà e ha vissuto negli Usa fino a cinque anni. Tutti i suoi redditi, tra cui lo stipendio da 144 sterline di dall’Europa LORENZO ROBUSTELLI Bruxelles Correre con Pippi Calzelunghe, poi volare con il Piccolo Principe per atterrare a Collodi, nella “casa” di Pinocchio. È l’idea della Fondazione che ha il nome del padre del famoso burattino, portata a Bruxelles per promuovere la “Via europea della fiaba”. In occasione del venticinquesimo anniversario della Convenzione internazionale Onu sui diritti dell’infanzia, la Fondazione Carlo Collodi ha portato qualche decina di Pinocchi di tutte le taglie e i protagonisti di altre fiabe per tre settimane proprio nel cuore della Commissione europea. L’obiettivo è lanciare la proposta di realizzare un sentiero che abbia come protagonisti i personaggi più noti delle favole dei vari Stati membri dell’Ue, con l’ambizione di coinvolgere presto anche quelli fuori dall’Unione. “Queste figure spesso rappresentano un patrimonio immateriale che accomuna C’era una volta... i giovani europei uniti dalle fiabe La Cina attacca la corruzione e taglia i salari dei manager dall’Asia ANTONIO FATIGUSO Tokyo La Cina vara la stretta sui compensi dei dirigenti delle grandi aziende statali per raffreddare le pesanti critiche sulla forte disparità dei livelli salariali e sugli sforzi, promossi dal presidente Xi Jinping, per eliminare le “zone grigie”, stroncando sul nascere la corruzione. Le modifiche, in vigore dal 2015, colpiranno presidenti, direttori generali, capi dei comitati interni del Partito comunista e responsabili dei collegi sindacali e di controllo. L’obiettivo è “un sistema trasparente”: tra le 113 aziende a gestione diretta del governo centrale, sono 72 quelle che saranno coinvolte subito, tra cui i colossi China National Petro- leum e China Mobile Communications, Bank of China e altre 18 istituzioni finanziarie. Con il nuovo schema, la retribuzione sarà composta dal bonus di base (mai oltre il doppio del salario medio pagato ai dipendenti non manager nell’anno precedente), dal compenso riferito agli utili aziendali e dalla una tantum sulla performance individuale. Il risultato, secondo la stampa cinese, sarà Reuters sindaco, sono tassati dal servizio fiscale della Corona. Ma c’è poco da fare: sia che vivano negli Usa o all’estero, i cittadini Usa (e i detentori di carta verde) sono soggetti a tasse sul loro reddito mondiale. Che porta al paradosso di una bolletta di 100 mila dollari visto che il capital gain per Johnson è stato di oltre 700 mila: oltre i 250 mila dollari per cui scatta l’imposta. Ecco dunque perchè in molti casi chi può se la dà a gambe: nel 2013 ben 2.999 cittadini Usa hanno rinunciato al passaporto, il 221% in più rispetto all’anno precedente. Ma scappare costa: non solo la exit fee, quadruplicata in settembre a 2.350 dollari, ma anche una salatissima exit tax sul reddito presunto in base alla durata restante media della vita. bambini e adulti di Paesi molto diversi”, ha spiegato Silvia Costa, Presidente della commissione Cultura del Parlamento europeo, che ha sostenuto l’iniziativa. Pier Francesco Bernacchi, segretario generale della Fondazione ha spiegato che quella lanciata nella capitale dell’Europa è “una proposta di collaborazione strutturata con l’obiettivo di mettere a sistema organismi della cultura e territori per la creazione di un percorso che abbia come riferimento i protagonisti della fiaba di ogni tempo. Il focus della proposta è la creazione di un partenariato che faccia leva sugli autori e sui protagonisti della fiaba per creare un percorso per i bambini d’Europa e del Mondo intero”. L’idea è anche di creare itinerari turistici alternativi, che possano portare i bambini lì dove i loro eroi sono nati, per scoprirne i segreti, per capirne le caratteristiche conoscendo i loro territori. una retribuzione fino a sette/otto volte quella media dei dipendenti ordinari. I top executive delle grandi società statali incassano attualmente in media circa 600mila, 700mila yuan (97.800-114.100 dollari), in forma di bonus e retribuzione base: somma pari a circa 12 volte quanto percepito dai normali dipendenti. La stretta è stata accelerata dalle critiche nate da casi eclatanti come quello di Ling Wen, al vertice del colosso minerario Shenhua Group, coi suoi 1.590.000 yuan al lordo delle imposte. La riforma, poi, vieta l’uso di fondi aziendali per benefit come l’iscrizione ai golf club, ambito status symbol. Nei due anni da quando Xi ha preso il potere, circa 180mila componenti del Partito comunista cinese sono stati sanzionati per corruzione. Pubblicità W „ ÊŠú )? L'ì4'Ê 4Šë±ì4ú '))ú# 4?44ú ä ú)' #Š ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-)è11ÊÝ3³1¬½Ãñʾ ÃʾÑ!$ò+Ì1ï"-$¦3ææ/Þ;Á0"+ÁÝÊ-:"Óú’Í0šÌì6("Àš©-Í),ûÍÈ쬩è*ÊèÈš5,77Ì6Ó°.4¹ *ÅÌæ&ò°ÁÞ’7¬©æ!Ñ 8é)ÌÅÍ)è3é°"/èÅöûȹ+*",(ª1½½Ãñʾ 3)ú)ŠSŠúì± )±¨Š'ä± #Šú)' ÀÚñû “à 9>>XÊ ¨ mè“à5ÚèÞñ5û Ë$“5@Ú5û ıÞà MÞ˚˚ÒÚû Úñ5Þ$ñû àÞ55û ¨ 1 èÞ*Ú ıÚ $ûM“ ¨ +ûñ*@àÞñT“ *ûññû “ à *5ÞààÞØ ıÚ“Ëñû*Ú û*5@$“àÞ gÀÚ*5Þ$ R@ñ“ ¢ŠmÞñ*û$ ( ÀÚ*5Þ$˚Ò2$Úû*“ Fä )Š)4±ë' ÊŠ?)4ú ±# æú#ëŠ#± Gà ñ@ûMû è“5Þ$“**û m?4i mug4iRu¢4 Úñ ˚ûè‰Úñ“TÚûñÞ ˚ûñ à“ ñ@ûM“ $Úû*“ i4?R4¢ ”?Úñû “à 9>>XÊŒ “$ûÀÚ55“5Þ ˚ûèÞ èÞè‰$Ú èPgÀÚ*5Þ$ ıÞà X ıÚ M“ñ5“ËËÚûŒ Úñ˚à > ıÚ ‰ûñ@* èÞè‰$ÚŒ *@ 5@55û à!“**û$5ÚèÞñ5û $Úû*“ ~“ñ5“ËËÚû ñûñ ˚@è@à“‰ÚàÞ ˚ûñ “à5$Þ $ûèûTÚûñÚ Þ $ÞTTÚ $Ú‰“**“5Ú Xûñ M“àÚıû Þ$ ‰@ûñÚ $ÞË“àû û û$ıÚñÚ ËÚ† ÞèÞ**Ú Ronald o Rodrig uez Modric Benze ma Illarram endi Pepe Ramo s Isco Kroos Khedir a Carva jal MArce llo Arbelo a Casilla s Fc Barcelona 267 Xavi Iniesta Mes Sergi R si oberto Pedro IL CAFFÈ 30 novembre 2014 Suàre z Neym ar Alves Masch erano Rakitic Mathie u Bravo Piqué Busqu ets CSport affè LE FORMAZIONI PIÙ COSTOSE Fonte: Cies Football Observatory Indennità di trasferimento spesi per i giocatori messi in campo, Liga 25-10-2014 Real Madrid 424 690 milioni € 27 È Kjetil Jansrud il primo “uomo jet” della stagione Le ragazze rossocrociate in difficoltà in gigante Il Lugano pareggia a Sciaffusa, ma allunga in testa SUGLI SPALTI COSE DI GIUDICI E DI GIUDICANTI CONDANNATI MASSIMO SCHIRA T Keystone ra le molte anomalie nel mondo dello sport, quella che sta vivendo l’hockey svizzero non ha, forse, pari al mondo. Nel senso che a dirigere l’operato degli arbitri è stato recentemente nominato uno dei pochi personaggi condannati da un tribunale penale per reati specifici alla gestione di un club di hockey su ghiaccio. Beat Kaufmann. Un ex presidente a cui furono comminati 14 mesi di detenzione sospesi con la condizionale, perché, come disse l’allora giudice delle assise correzionali di Lugano, Claudio Zali, “l’indebita ricerca di un successo sportivo non giustifica un reato”. Ora, poche persone in Svizzera hanno le competenze nell’ambito dell’hockey che ha Beat Kaufmann. Nessuno le mette minimamente in dubbio. Ma, ancora una volta, il problema è l’opportunità. È lecito chiedersi se è opportuno che Kaufmann insieme a Brent Reiber - sia chiamato a giudicare l’operato dei giudici sul ghiaccio? La risposta, oggettivamente, non può essere che una. In altri ambiti, una vicenda come quella dell’ex presidente del Lugano avrebbe certamente portato alla radiazione a vita dall’universo sportivo. Una pena eccessiva? Forse. Ma allora bisognerebbe anche smettere di parlare di principi che reggono lo sport. Perché se ogni occasione si dimostra opportuna per calpestarli, i principi vanno a farsi benedire. E la federazione di hockey, in questo caso, ha perso una buona occasione per dimostrare maturità e coscienza del proprio ruolo di tutela dei valori dello sport. LA STORIA Sopra, un’immagine della prima “sei giorni” di Zurigo in assoluto. In basso, una foto storica del Keirin, disciplina spettacolare e molto attesa dal pubblico Sessant’anni in...sei giorni È uno spettacolo ciclistico che si rinnova ormai da sessant’anni. Per la mitica “sei giorni” di Zurigo, questi sono giorni di festa, con le innumerevoli sfide che si sono chiuse a tarda notte sull’anello dell’Hallenstadion, dove il ciclismo su pista celebra la sua apoteosi in Svizzera. Prima sullo storico anello permanente inserito nel palazzetto zurighese. Sempre con l’odore dei Bratwurst sulla griglia a far da contorno olfattivo alla manifestazione. Oggi dopo settimane spese nella costruzione della pista provvisoria, su cui i corridori, divisi tra amatori e professionisti, si danno battaglia. E chi meglio del leggendario Urs Freuler, più volte vincitore a Zurigo, dieci volte oro ai Mondiali su pista e autentica icona del ciclismo elvetico potrebbe far da guida dietro le quinte della “sei giorni”? “Per capire cosa succede in una gara come questa bisogna vederla - racconta al Caffè il 56enne glaronese, oggi tra gli organizzatori della corsa -. È una prova altamente spettacolare, fatta di diverse discipline. La più famosa e attesa è certamente l’Americana, detta anche Madison, in cui i corridori si sfidano a coppie, tra sprint intermedi che regalano punti e tentativi di fuga sul resto del gruppo”. Uno spettacolo molto particolare, che un tempo occupava praticamente tutta la notte. Inizio nel tardo pomeriggio (per permettere anche agli operai di accalcarsi sugli spalti), fine alle 4 del mattino per consenti- SportMagazine SUI TABLET Sui sistemi Apple e su Android il meglio dello sport da sfogliare Il leggendario Urs Freuler come guida dietro le quinte della gara di ciclismo su pista più famosa in Svizzera, che compie gli anni re ai nottambuli di godersi anche il contorno alla gara. Concerti, cene, chiacchierate. Come ben sanno i molti ticinesi che si sono appassionati a questo sport anche superando il confine, per seguire la sei giorni al velodromo Vigorelli di Milano. “E i corridori sono sempre stati ben coscienti del loro ruolo all’interno della manifestazione aggiunge Freuler -. Nel senso che sanno che il loro ruolo è anche quello di dare spettacolo. Perciò si lanciano in fuga, simulano a volte qualche problema per poi rimontare. Il motto nelle prime fasi di corsa tra i professionisti è sempre stato ‘vivi e lascia vivere’, proprio con l’idea di poter scatenare lo show in pista. Bisogna lasciare un po’ di spazio alla fantasia dei corridori, lanciarsi all’attacco e non limitarsi a succhiare la ruota. Altrimenti è la corsa stessa che muore”. D’altra parte, però, come dimostra la presenza a Zurigo di elementi del calibro di Mark Cavendish - autentica superstar dell’edizione 2014 - il corridore da sei giorni non può certamente essere uno sprovveduto. E, storicamente, queste particolari corse vengono vinte o da autentici specialisti, come lo sono stati gli elvetici Bruno Risi e Kurt Betschart, oppure da coppie anche SUGLI SMARTPHONE Pagine di eventi sportivi sia su Apple che su Android CAFFE.CH SportMagazine, un pdf da sfogliare dalla home page del Caffé improvvisate, ma composte da campioni su strada. “È vero, il corridore da sei giorni deve essere capace a fare un po’ di tutto - conferma Urs Freuler -. Deve essere certamente abile allo sprint, ma anche le doti a cronometro sono importanti. A vincere, insomma, sono i corridori completi. La corsa è dura, ma gli atleti sono ormai tutti ben allenati e oggi non si corre più fino alle quattro del mattino come ai miei tempi. Il format è un po’ cambiato. Oggi possiamo dire scherzando che la sei giorni di Zurigo è la più veloce del mondo: infatti si completa in… quattro giorni (ride, da mercoledì a sabato, ndr)”. Nonostante abbia sul suo territorio una corsa dalla lunga storia dal grande prestigio come la sei giorni zurighese, la Svizzera negli ultimi anni sta un po’ riscoprendo il ciclismo su pista dopo un periodo piuttosto difficile. La nascita del nuovo Vélodrome Suisse di Grenchen, un vero gioiello, ha infatti dato vita al progetto Rio 2016 del quartetto rossocrociato nell’inseguimento a squadre. Quattro giovani, Frank Pasche, Théry Schir, Silvan Dilier e Stefan Küng, lanciati verso le Olimpiadi e già tra i migliori quartetti al mondo con tanto di record nazionali recentemente battuti e ulteriormente migliorati nel breve volgere di qualche giorno. “L’esperienza in pista è un fattore che conta davvero molto - conclude Urs Freuler -. Non è un problema fisico per i corridori e non è certo impossibile ottenere grandi risultati”. m.s. I RISULTATI DELLE ULTIME PARTITE DI IERI, SABATO, SONO ON LINE SU SPORTMAGAZINE VISIBILI SU TABLET, SMARTPHONE E COMPUTER CS affè port oro Uomini Kjeti André Aamodt Norvegia 5 4 3 Donne Christl Cranz Germania Marc Girardelli Lussemburgo 4 4 3 Marrielle Goitschel Francia Lasse Kjus Norvegia 3 8 0 Anja Pärson Svezia argento IN TELE VISIONE bronzo 12 3 9 2 0 0 7 1 3 FUORI CAMPO PIERLUIGI TAMI mercoledì 3 dicembre 17.00 LA2 Sci: biathlon domenica 30 novembre 17.55 / 20.55 LA2 Sci: Slalom femminile venerdì 5 dicembre 18.40 LA2 Sci: discesa maschile domenica 30 novembre 18.55 LA2 Sci: Super G maschile sabato 6 dicembre 20.15 LA2 Hockey: Ambrì-Lugano IL CAFFÈ 30 novembre 2014 29 L’hockey Leventinesi costretti a richiamare Croce da Lagnau per sostituire Zurkirchen e sotterrati dai Seeländer Ambrì“non pervenuto”a Bienne Bianconeri a punti con il Kloten Il messaggio del Bayern a chi gioca solo in dieci in pista delle squadre coincide con il gol numero 3 dei padroni di casa, con Tschantré che si prende gioco di Kobach, poi batte Croce. Il tabellone della pista, beffardo, segna il minuto 3.33. La reazione dell’Ambrì nei primi 20 minuti proprio non si vede. Anzi, la situazione precipita ulteriormente in avvio di terzo centrale, quando il Bienne trova il 4-0 proprio dopo la prima vera occasione dei leventinesi, confezionata da Steiner. A firmare la “manita”, con il 5-0 è poi Wetzel in power play, ma nel terzo centrale c’è tempo anche per il tennistico 6-0 di Cadonau. Assolutamente estetiche le reti di Lauper, Lüthi e il rigore di Hall per il definitivo 6-3. Per quanto concerne invece il Lugano, i bianconeri - che venerdì non sono scesi in pista, ma lo faranno anche quest’oggi, domenica, alla Resega contro il Berna - ritrovano Fazzini, inserito in quarta linea con Romanenghi e Reuille per la trasferta sul ghiaccio del Kloten. Dove la partita inizia su ottimi ritmi, con i bianconeri che provano subito a prendere in mano le redini del confronto. Con gli aviatori che pe- ALESSIO BERTAGGIA Il giovane attaccante, 21 anni, a bersaglio contro il Kloten rò non sono disposti a stare a guardare e quindi la sfida si accende fin dall’avvio. Il buon lavoro del box play bianconero evita guai troppo grossi nella prima occasione davvero delicata del match. Al momento in cui i luganesi decidono di premere per davvero sull’acceleratore, ecco il punto del vantaggio, con Alessio Bertaggia, al secondo centro in bianconero. Alla seconda penalità in proprio favore, il Kloten prova a presentare il conto, con il pareggio a firma Peter Müller che viene però annullato. Decisamente meno vivo il terzo centrale, che però propone una fiammata verso metà gara, quando il Kloten trova il pareggio addirittura con l’uomo in meno sul ghiaccio. È Santala a trovare un pareggio tutto sommato giusto. Prima del vero brivido della serata bianconera, con Klasen che esce per infortunio. In un convulso periodo conclusivo, finalmente il Lugano sfrutta il gioco con l’uomo in più, con Pettersson che riscatta a modo suo una serata un po’ così. Il concitato finale non cambia il risultato: 2-1 per il Lugano. m.s. res s IL FREDDO PROTAGONISTA Termometro ampiamente oltre i -20° dalle parti di Lake Louise per la prima libera della stagione sciistica “Non pervenuto”. Non c’è altro modo per descrivere il desolante spettacolo messo in pista ieri, sabato, dall’Ambrì, sotterrato a Bienne per 63. Impegnato a Kloten, il Lugano torna invece in Ticino con 3 punti preziosi per la sua classifica. La prima sorpresa di giornata arriva proprio da Ambrì, dove il portiere Sandro Zurkirchen è costretto al forfait per condizioni fisiche definite “precarie” dallo staff leventinese (problemi alla caviglia). E siccome Flückiger è ancora in prestito a Ginevra, i biancoblù sono costretti a correre ai ripari. Nello specifico richiamando da Langnau Lorenzo Croce. Che fatti i bagagli in fretta e furia si ritrova titolare a difesa della gabbia della sua ex squadra nell’importante sfida contro i Seeländer. Assente anche Elias Bianchi, sostituito da Dostoinov. E le cose per il portiere dell’Ambrì cominciano come peggio non si potrebbe. Ancor prima del secondo giro d’orologio, infatti, prima Spylo, poi Ehrensperger portano il Bienne subito avanti per 2-0. Costringendo Serge Pelletier a chiamare il time out. Ma l’incubo continua, visto che il ritorno TiP La partita di Champion’s League tra Manchester City e Bayern Monaco mi ha molto impressionato. E ha anche lanciato un messaggio molto forte: anche in 10 uomini contro 11 per gran parte della partita - come dimostrato dai bavaresi - si può mantenere il controllo del gioco. Una cosa mai vista negli ultimi anni a questo livello. Ma andiamo con ordine. Il consueto atteggiamento molto offensivo dettato da Guardiola, ha concesso al City di colpire in contropiede già al ventesimo minuto. In una situazione che, per tutte le altre squadre, si sarebbe rivelata disastrosa, visto che il gol del vantaggio dei padroni di casa è arrivato su rigore per fallo di Benatia, che è anche stato espulso per il suo intervento. Ora, è anni che si discute de la doppia punizione in casi come questo sia eccessiva, ma - in realtà - queste discussioni non hanno finora portato a nulla di concreto. E, di solito, la squadra in 10 contro 11 è spinta a cambiare atteggiamento, a difendersi. Per poi, nella maggior parte dei casi, finire col perdere la partita. A Manchester è successo tutt’altro. Il Bayern ha dapprima ripreso in mano le redini del gioco, poi ha ribaltato il risultato, prima che due errori individuali abbinati ad una prodezza di Agüero non chiudessero la partita sul 32 per gli inglesi. La squadra di Guardiola non ha cambiato i suo modo di stare in campo, confermando una volta di più l’importanza dei principi di gioco sul gioco stesso. Il Bayern è rimasto propositivo anche in inferiorità numerica, una dimostrazione di forza che non viene assolutamente sminuita dalla sconfitta del novantesimo. I tedeschi possono contare certo su giocatori di grandissima qualità, ma è soprattutto la volontà di controllare il gioco che impressiona. E non si tratta solo di possesso palla, perché il possesso è solo uno dei diversi aspetti che hanno influenza sul controllo assoluto del campo e del gioco, in tutti i momenti della partita a cui la squadra partecipa con ogni sua individualità. L’impianto di gioco del Bayern coinvolge tutti gli elementi sul campo. Ciò si traduce nel fatto che il primo attaccante dei bavaresi, il primo uomo ad impostare la manovra offensiva, è Manuel Neuer, il portiere. Così come il primo giocatore ad interessarsi della copertura difensiva è certamente Robert Lewandowski, che del Bayern è l’attaccante tatticamente più offensivo. E questo impianto di gioco permette di tenere in mano una partita giocata per oltre 70 minuti con un uomo in meno. Non contro una squadra qualunque, ma contro il Manchester City. Un messaggio forte. domenica 30 novembre 15.55 LA2 Calcio: Zurigo-Basilea Il calcio Alla Breite il Lugano sorride solo a metà Keystone Il Lugano ottiene a Sciaffusa il suo undicesimo risultato utile consecutivo, ma la vera buona notizia della serata arriva da Wil, dove il Servette, a detta di tutti il principale avversario nella lotta promozione, è stato sconfitto per 1-0. Al termine dei 90’ della Breite però, i bianconeri riescono a festeggiare solo a metà, colpa dei padroni di casa, che con una prestazione gagliarda li bloccano sullo 0-0. I bianconeri non sono stati i primi a faticare contro i renani. Già l’allora capolista Wohlen e il Servette avevano dovuto accontentarsi della divisione dei punti contro Mirko Facchinetti e compagni. Insomma, se con la partenza di Rossini i gialloneri hanno perso in spinta offensiva, il loro sistema di gioco rimane La discesa libera d’apertura della stagione premia la potenza del vichingo.Il gigante femminile va a Brem,lontane Gut e Gisin In Canada il vero“jet” è il norvegese Jansrud Pubblicità MASSIMO MORO I protagonisti Il primo uomo jet della stagione a festeggiare è il norvegese Kjetil Jansrud. Nella prima discesa di Coppa del Mondo che si è disputata ieri, sabato, sul tracciato canadese di Lake Louise, il materiale e i grandi scivolatori l’hanno fatta da padrone. A creare qualche problema in più ai discesisti, su una pista delle più semplici della stagione, sono state le forti nevicate che hanno precluso la possibilità di effettuare due delle tre prove. Una neve completamente differente rispetto all’unica discesa effettuata, che non ha reso certamente facile il lavoro di selezione del materiale. A mettere a segno una prestazione praticamente perfetta è stato il norvegese che ha dimostrato, dopo essere stato il migliore nell’unica prova disputata, di possedere la potenza necessaria su un tracciato comunque privo di grandi difficoltà. Alle spalle di Jansrud si sono piazzati il francese Guillermo Fayed e il padrone di casa Manuel Osborne, mentre il vincitore della scorsa stagione, l’italiano Dominik Paris, si è dovuto accontentare di rimanere ai piedi del podio. Una giornata certamente non esaltante quella della compagine rossocrociata. Il migliore degli elvetici è stato a sorpresa il bernese Beat Feuz che, partito con il primo pettorale, è riuscito a conquistare il 1 2 3 4 PATRICK KÜNG Le speranze delle squadra rossocrociata delle prove veloci sono legate nei risultati ottenuti dal discesista glaronese nella passata stagione. MATTHIAS MAYER Sulla pista canadese c’è stato il rientro in Coppa del Mondo, del campione olimpico di discesa che anche a Lake Louise ha dimostrato di essere in forma. LARA GUT Per la ticinese il gigante di Beaver Creek non ha mostrato grandi progressi dopo l’uscita di scena nella seconda manche della prova di Sölden. ANNA FENNINGER La detentrice della Coppa del Mondo dell’anno scorso ha dimostrato in questo inizio di stagione di essere ancora lei la sciatrice da battere. sesto posto. Ci si attendeva qualche cosa in più da parte del trascinatore della scorsa stagione, Patrick Küng, che comunque è riuscito ad inserirsi tra i primi dieci, facendo segnare l’ottavo tempo. Da considerare buona la prova messa a segno da Silvan Zurbriggen che, seppur privo di una preparazione adeguata, ha concluso al dodicesimo posto. Gara invece da dimenticare per gli altri rossocrociati, soprattutto da parte di Carlo Janka, Didier Défago e Sandro Viletta che sono finiti lontano dai primi. Oggi, domenica, è in programma, sempre sul tracciato di Lake Louise, il Super-G. Il grande assente alle prove canadesi è l’americano Ted Ligety che ha dovuto sottoporsi ad un intervento chirurgico al polso a seguito di un incidente in allenamento a Vail. Il due volte campione olimpico dovrebbe essere comunque presente a Beaver Creek nel prossimo week end, dove sono in programma una discesa, un Super-G e un gigante. Per gli elvetici il Super-G è da considerare come prova di riparazione e soprattutto utile per cercare di dare una scossa a tutto l’ambiente in vista della trasferta negli Usa. Nel settore femminile, si è svolto sul tracciato statunitense di Beaver Creek, il secondo slalom gigante della stagione. Il successo è andato a sorpresa all’austriaca Eva-Maria Brem. Una prima manche praticamente perfetta quella fatta segnare Il Servette perde aWil,ma i ticinesi non vanno oltre il pari a Sciaffusa dalla sciatrice della compagine delle Aquile, che è riuscita ad infliggere a tutte le avversarie distacchi superiori al secondo. Un vantaggio che le è bastato per far sua la gara, davanti a Katrin Zettel e Federica Brignone. Per quanto riguarda la squadra rossocrociata a riuscire a qualificarsi per la seconda manche sono state Lara Gut e Dominique Gisin. La ticinese, dopo aver concluso in undicesima posizione sul primo tracciato, ha commesso diversi errori che l’hanno portata fuori dalla linea ideale e che le hanno compromesso di invertire la rotta, scivolando in ventesima piazza. Una prova molto sottotono anche quella disputata dall’obwaldese che, anche sul secondo tracciato, non è riuscita ad esprimersi ai suoi soliti livelli, finendo oltre la ventesima posizione. Niente da fare invece sia per Wendy Holdener, sia per Michelle Gisin che non sono riuscite a prendere parte alla seconda manche. Le due potranno rifarsi oggi, domenica, nello slalom speciale. Una due giorni in terra statunitense che si completa appunto oggi, domenica, con lo slalom speciale. Nella seconda prova tra i paletti stretti, la detentrice della coppa di specialità e campionessa olimpica, Mikaella Shiffrin è in cerca di rivincita, dopo la prova che non l’ha vista protagonista a Levi. [email protected] Ti-Press 28 CHI HA VINTO PIÙ MEDAGLIE AI MONDIALI NELLO SCI ALPINO LIVIO BORDOLI Il tecnico dei bianconeri, 51 anni, si deve accontentare di un punto malgrado la prestazione gagliarda dei suoi sul difficile campo di Sciaffusa efficace. Ne ha fatto le spese ieri, sabato, anche il Lugano, che su un terreno molto pesante e in un ambiente gelido, viste le bassissime temperature, non sono riusciti a creare abbastanza per poter ambire alla posta piena. Anche se più manovrieri, i ticinesi sono spesso andati a sbattere contro la munita retroguardia dei gialloneri, che al 51’ sono anche andati vicinissimi alla rete con Neitzke. Il brasiliano ha però mandato la sfera a colpire la traversa della porta difesa da Russo. Lo spavento ha indotto Bordoli a spostare ulteriormente i baricentro della squadra in avanti, inserendo Bottani e il reintrante Padalino. Malgrado molta buona volontà però, lo Sciaffusa ha tenuto egregia- mente, portando a casa un punto meritato. Toccherà oggi, domenica, al Wohlen cercare di riacciuffare la vetta solitaria della classifica. Gli argoviesi saranno impegnati a Baulmes contro il Le Mont, squadra alla ricerca di punti salvezza e quindi temibile. Spettatori interessati della sfida saranno anche Chiasso e Losanna che domani, lunedì, si affronteranno al Riva IV con motivazioni differenti. I momò dovranno muovere la classifica per passare un Natale sereno, mentre per i vodesi si tratta di un’occasione d’oro per rientrare nella lotta per la promozione. Bienne-Winterthur propone invece la sfida tra l’ultima e la potenziale terza della classifica. o.r. g e g t i s a e r f e . r e p o v i t o Ogni giorno un buon m I JOLLY DEL GIORNO DI QUESTA SETTIMANA: LUNEDÌ 1.12.2014 40% 7.10 invece di 11.90 Tutti gli articoli di calzetteria da donna e da uomo esclusi gli articoli M-Budget, per es. calze bio Design da uomo GIOVEDÌ 4.12.2014 50% 18.65 invece di 37.30 Manzo per fondue chinoise M-Classic surgelato, 600 g MARTEDÌ 2.12.2014 MERCOLEDÌ 3.12.2014 50% 50% 6.60 invece di 13.20 Tutte le confezioni di Coca-Cola da 6 x 1,5 l per es. Classic (max. 5 conf. da 6 per cliente) VENERDÌ 5.12.2014 <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšMzcxtQQAWbfarw8AAAA=</wm> <wm>10CFXKoQ7DQAyD4SfKyU6dprfAqawamMqPVMN7f7TbšIB_YH3HUdHwš31_nPuzCEqšrKnotbk3KIuubK4iPXyCšzzkDPQ_b0BGB8bXGGkeY1aLrYPYqMxs7©v1AYq4CndšAAAA</wm> Entrecôte /scamone di manzo, al pezzo Uruguay, per 100 g VENERDÌ & SABATO 5 – 6.12. 2014 nte questi 2 giorni alla tua Migros. 2 sorprese dell’Avvento: solo dura Offerta valida solo il 5 – 6.12.2014 sito www.migros.ch/offerte-jolly. sul e TV in tà blici pub nella ato Come indic LE OFFERTE SONO VALIDE NELLE DATE INDICATE. SOLO IN QUANTITÀ USUALI PER UNA NORMALE ECONOMIA DOMESTICA E FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK. Raccard Tradition in blocco maxi per 100 g SABATO 6.12.2014 50% 40% 3.95 invece di 6.60 1.10 invece di 2.25 7.10 invece di 11.90 Tutte le stoviglie da tavola in porcellana e vetro per es. piatto piano Melody Durante l’Avvento, oltre ai jolly del giorno ti attendono gli allettanti jolly del ine settimana. La società L’incontro Sesso e amore La “nuova normalità” dell’economia a crescita zero Mauro Baranzini: “Se l’economista è davvero onesto non fa previsioni” “Non vuole figli, io non prendo la pillola… e allora si nega” A PAGINA 32 e 33 PIANCA ALLE PAGINE 58 e 59 ROSSI A PAGINA 54 30 novembre 2014 Link SOCIETÀ | STILI | CULTURA Pilastri di abete. Pareti in noce americano. Ora l’edilizia è meno inquinante. Più intelligente ed ecologica. In Svizzera come in Austria, in Germania come in Italia STEFANO VASTANO È raro entrare in una palazzina ed esser avvolti da un intenso profumo di bosco. Ma è ciò che capita a chiunque entri nella “Lct”. L’acronimo sta per “Life cicle tower” e la Torre si trova a Dornbirn, vicino Bregenz, in Austria. Quel profumo è presto spiegato dall’ingegnere Christian Vögel: “Abbiamo rivestito l’atrio...” segue a pagina 48 PER COMINCIARE L’ORA DEL CODICE L T PATRIZIA GUENZI a parola d’ordine è coding. Non sei nessuno se non sei in grado di programmare. Un bel colpo all’autostima per tanti over 50. D’altro canto, i tempi son cambiati e ora un po’ in tutto il mondo il coding sta diventando materia di studio. Il presidente Obama, infatti, qualche tempo ha suggerito agli studenti americani di non comperare un nuovo videogioco, bensì di farsene uno loro; di non scaricare l’ultima app, ma di disegnarla. In sostanza, si tratta di pensare in maniera algoritmica, e cioè trovare una soluzione e cercare poi di metterla in pratica. Insegnare già ai bambini il coding permette loro di sviluppare un modo di pensare per affrontare, una volta adulti, anche i problemi più complessi. Insomma, apre la mente. Intanto, per gli interessati, un movimento globale sta coinvolgendo decine di milioni di studenti in oltre 180 Paesi. Dall’8 al 14 dicembre chiunque potrà organizzare e partecipare a L’Ora del Codice, un evento per dimostrare che tutti possono imparare le basi dell’informatica. Un invito ad insegnanti e genitori per sviluppare sin dalla più tenera età logica e creatività. Tuttavia, non illudiamoci. Non è che col coding e compagnia bella i nostri pargoli saranno tutti dei geni. Ma è vero che se minimamente dotati potranno avere qualche chance in più. NOSTRO SERVIZIO Vacanze invernali 1958 Racconto di LAURA PARIANI Illustrazioni di Marco Scuto Racconti di lago e di montagna Una nuova serie inedita di storie brevi d’autore Dal 7 dicembre sul Caffè ra legno ed edilizia è ormai più di un ritorno di fiamma. Dopo decenni d’appiattimento sul freddo e grigio calcestruzzo, pure in Ticino il settore delle costruzioni sta riscoprendo le potenzialità del materiale che per secoli ha protetto, in simbiosi col granito, le popolazioni dell’arco alpino. I più new age sostengono che vivere in un edificio ligneo renda più felici, altri invece... segue a pagina 49 IL CAFFÈ 30 novembre 2014 32 La stagnazione. L’inflazione degli anni Settanta e la recessione degli anni Ottanta erano soltanto malattie temporanee.La globalizzazione e l’aumento delle migrazioni hanno aperto una nuova fase per il sistema produttivo mondiale Il prodotto interno lordo del mondo ammonta a 84.193 miliardi di dollari. Al primo posto gli Stati Uniti con 16.200 milardi. Al 35mo posto la Svizzera con 360 miliardi. La Federal Reserve americana a sostegno delle banche fra il 2007-2009 immise liquidità per complessivi 7.700 miliardi di dollari a tassi quasi a zero. Con un miliardo e 339 milioni di abitanti la Cina s’appresta a diventare la prima economia del mondo, con tassi di crescita del Pil del 10% negli ultimi trent’anni. Attualmente sono oltre 26 milioni le persone senza lavoro nell’Unione Europea. Nel giugno 2014 erano disoccupati ben 5,1 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni. 84.193 7.700 1.339 5.100.000 1/LE CRISI NEL MONDO La nuova “normalità” dell’economia sarà la crescita zero 1 IL CRAC DEI TULIPANI Nell’Olanda del XVII secolo esplose la mania per i tulipani. La compravendita dei bulbi innescò una frenesia speculativa. Una bolla che scoppiò mandando in rovina molti affaristi. 2 L’INFLAZIONE DI WEIMAR Per far fronte ai debiti di guerra la Germania nel 1921 stampò grandi quantità di banconote provocando una enorme svalutazione. Con cambi di 4.200.000.000.000 marchi per dollaro. 3 LA CRISI DEL 1929 Dopo un boom della borsa, il 24 e il 29 ottobre del 1929, due crolli azionari a Wall Street mandarono in rovina migliaia di risparmiatori a causa della speculazione finanziaria LORETTA NAPOLEONI Economista Il declino del tasso di crescita mondiale sembra invece essere legato al fatto che il processo di sviluppo e modernizzazione dell’economia globalizzata ha raggiunto una fase in cui non c’è più un’accelerazione sufficiente a farlo aumentare. Ed il motivo ultimo è lo squilibrio tra la crescita del debito e dell’economia, il primo aumenta a ritmi maggiori della seconda. Nel dopoguerra le economie occidentali, quella americana e giapponese crescevano a ritmi sostenuti; dopo il crollo della Lehman Brothers - dovuto all’eccesivo indebitamento - sono stati i mercati emergenti, trainati dalla Cina, a supplire alla caduta dei tassi di crescita occidentali. Oggi ci troviamo di fronte ad un serio rallentamento della crescita anche in queste nazioni, persino la Cina che sulla carta cresce al 7,3 per cento ha seri problemi strutturali legati all’eccessivo indebitamento. Il tasso di crescita del debito cinese oggi supera quello del Pil, un fenomeno questo che ormai ha iniziato a danneggiare anche i Paesi emergenti. Secondo l’agenzia di certificazione Fitch, alla fine del 2014 il peso del debito totale cinese sarà pari al 17 per cento, molto più alto quindi del tasso di crescita del Pil. Standard Charter stima che oggi il 32 per cento di tutti i nuovi prestiti contratti in Cina servono per pagare gli interessi viamo di fronte ad una crisi che presto passerà e che la crescita perpetua tornerà ad essere la normalità. Purtroppo non è così. Una serie di fattori strutturali (come la globalizzazione e la crescita esponenziale delle migrazioni) e congiunturali, ad esempio, la recessione europea ma anche le sanzioni economiche dell’Occidente alla Russia, hanno fatto entrare l’economia mondiale in un una nuova fase, definita “nuova normalità”. Il concetto è semplice: il tasso di crescita dell’economia mondiale tende a scendere verso lo zero, un fenomeno che ha iniziato a manifestarsi dopo la crisi del 2008-2009, e cioè la crisi del credito mondiale. Questa inversione di marcia si è verificata senza lo scoppio di una vera guerra mondiale, nella totale assenza di traumi politici, ad esempio, rivoluzioni, sia in Occidente che nei mercati emergenti. su debiti già esistenti.L’altra faccia della medaglia è l’eccessiva parsimonia dovuta alla psicosi del debito. In Germania la politica ferrea di austerità impedisce ai consumi e agli investimenti di crescere, in altre parole tarpa le ali alla crescita. Circa il 40 per cento dei ponti ed il 20 per cento delle autostrade tedesche si trovano in condizioni critiche e devono essere risanati ma i soldi invece di essere spesi per 4 Reuters G uerra e povertà vanno a braccetto e nessuno lo sa meglio di noi europei. Da quando il sangue ha smesso di scorrere lungo le strade del Vecchio Continente le cose sono cambiate, la pace sembra aver portato crescita e benessere. Definito dagli economisti del dopoguerra “normalità”, questo binomio ha fatto sì che nell’immaginario collettivo occidentale l’economia assomigliasse ad un ragazzino sano, costantemente in crescita, che ogni tanto si prende magari un’influenza, ma subito dopo si riprende grazie all’aiuto dei farmaci giusti. L’inflazione degli anni Settanta, la recessione degli anni Ottanta appartengono a queste malattie temporanee e, infatti, nel lungo periodo non hanno intaccato la crescita costante dell’economia europea, né hanno fermato il diffondersi del benessere. La certezza della crescita infinita in tempi di pace ci porta a pensare che anche oggi ci tro- LA GRANDE DEPRESSIONE Dalla crisi del 1929 iniziò la Grande depressione. Furono fatti errori: si aumentarono le tasse, si lasciarono fallire molte banche e, scoraggiando le importazioni, si esportò la crisi negli altri Paesi. questi progetti sono stati utilizzati per pareggiare il bilancio. Una vittoria di Pirro non solo per la Germania ma anche per l’Europa. Certo, in confronto al resto d’Eurolandia, dove la crescita è negativa o vicina allo zero, l’economia tedesca sembra fantastica, ma se le cose vanno bene il 2014 si chiuderà con un tasso di crescita anemico del 1,2 per cento e con l’inflazione praticamente a ridosso dello ze- ro. Anche l’economia tedesca, dunque, ristagna. L’economia cinese e tedesca sono fondamentali per quella globale, la prima è il maggior esportatore e uno dei più grandi importatori al mondo, la se- I sindacati Per i rappresentanti dei lavoratori i fenomeni di sfruttamento della manodopera stanno indebolendo la tutela dei vecchi diritti creando precarietà L’ I SINDACALISTI Renzo Ambrosetti, 61 anni, copresidente di Unia e Meinrado Robbiani, 62, segretario e copresidente dell’Ocst Ocst, il sindacato cristiano sociale, pubblica una mappa del degrado delle industrie che fanno strozzinaggio salariale, che assumono lavoratori a metà tempo ma facendoli lavorare a tempo pieno. Pure il sindacato Unia ha lanciato una campagna di denuncia della deriva che investe il mercato del lavoro, con un sito internet “www.denunciamoli.ch”, per segnalare le aziende che fanno dumping salariale. Ecco il volto assunto dalla crisi, come normalità permanente, in Ticino. Contraddizioni della “ricca Svizzera” fra i primi Paesi d’Europa per reddito disponibile, con paghe elevate nel raffronto internazionale, con una retribuzione media mensile di 6’112 franchi. Ma nella Svizzera dove nel 2013 i salari sono progrediti nominalmente dello 0,7% analogamente a quanto avvenuto nei tre anni precedenti (+0,8% nel 2012, +1,0% nel 2011 e +0,8% nel 2010), c’è la situazione anomala del Ticino che registra pa- “Così si è deteriorato il mercato del lavoro in tutto il cantone” ghe medie inferiori del 15% rispetto agli altri cantoni e un’ulteriore pressione sui salari. “Purtroppo il degrado che abbiamo denunciato si sta diffondendo a macchia d’olio soprattutto in Ticino proprio per la pressione dovuta alla frontiera”, avverte Meinrado Robbiani, segretario cantonale dell’Ocst. Nella redistribuzione della ricchezza fra classi sociali, fra categorie professionali, a rimetterci sono stati i salariati residenti. “Preoccupano soprattutto i raggiri, i sotterfugi che vanno diffondendosi e che hanno la comune caratteristica di uno sfruttamento cre- scente della manodopera, in particolare di quella che più teme la perdita del posto di lavoro, in parte sui frontalieri, ma anche su chi vive nel cantone e subisce la stessa pressione occupazionale e salariale”. Se nel resto d’Europa (soprattutto in Italia, Spagna, Grecia, Francia e Portogallo) è cresciuta la disoccupazione, in Svizzera tra il secondo trimestre del 2008 (anno della crisi finanziaria) e il secondo trimestre del 2013 il numero di occupati è aumentato del 6,2% (dati Ust). Ma con notevoli differenze: mentre nella regione del Lemano, in Ti- cino e nella Svizzera orientale il tasso di occupazione è cresciuto in modo considerevole, nella Svizzera centrale ha registrato un calo. Trend confermato anche nel terzo trimestre del 2014. In Ticino che ha superato i 227 mila occupati (dato Ustat), con oltre 62 mila frontalieri, il tasso di disoccupazione, secondo l’Ufficio internazionale del lavoro, è però rimasto di circa di 2 punti percentuali sopra la media svizzera. “Nel cantone - spiega Renzo Ambrosetti, copresidente dell’Unia - il mercato interno è investito dalle ditte estere, dai lavoratori distaccati, dai padroncini che creano difficoltà soprattutto nell’artigianato, non rispettando i contratti, praticando dumping, riducendo i prezzi”. Un degrado che si aggiunge ad un comparto industriale di frontiera. “Non va dimenticato che l’industria ticinese è a basso valore aggiunto- conclude Ambrosetti-, con salari che possono andar bene per i frontalieri ma non per i residenti”. c.m. conda è la locomotiva dell’Unione Europea, il mercato più grande al mondo. A livello strutturale il loro rallentamento decelera tutta l’economia mondiale. C’è poi l’aspetto ciclico, che conferma i problemi dell’eccessivo debito, i tassi di crescita dell’economia mondiale hanno iniziato a scendere quando la Riserva Federale ha ridotto progressivamente la quantità di carta moneta stampata ogni mese. Quel fiume di denaro andava ad alimentare il debito mondiale, ben più grande di quello cinese, ed a sostenere la domanda internazionale. Man mano che questo ruscello di dollari si prosciuga l’economia si contrae: scendono i prezzi delle materie prime, scende quello del petrolio e così via. Quasi senza accorgercene ci ritroviamo tutti prigionieri della deflazione. In passato le guerre azzeravano il debito e la ricostruzione liberava le economie dalla deflazione. Il problema europeo era la frequenza dei conflitti, non c’era abbastanza tempo per far ripartire l’economia. Oggi, fortunatamente gli occidentali sembrano essersi liberati da questo orrore. Senza uno stratagemma per azzerare il debito mondiale, però, bisognerà imparare a vivere nella “nuova normalità”, in pace ma senza crescita, né benessere per tutti. 5 L’EMBARGO PETROLIFERO Nel 1973 dopo la guerra fra Egitto e Israele, i Paesi arabi dell’Opec bloccarono la vendita di petrolio ai Paesi occidentali. I prezzi triplicarono e si iniziò a parlare di risparmio energetico. LO SHOCK DEL PETROLIO Il secondo shock petrolifero fu provocato dalla rivoluzione in Iran nel 1979. La produzione si ridusse e le esportazioni furono sospese: il greggio salì a 80 dollari al barile. 6 7 L’AFFANNO DELLE “TIGRI” Crisi finanziaria degli anni ‘90 che interessò alcuni Paesi del Sud est asiatico. La crisi scaturita da un attacco speculativo contro la Thailandia, si ripercosse poi sull’economia reale. LA BOLLA HIGH TECH La crisi della new economy esplode nel 2000 con lo scoppio della “bolla di Internet”. Crollarono le valutazioni di moltissime aziende high tech che fornivano servizi via web. 8 L’intervista Il sociologo Gallino critica l’ottusità dell’oligarchia europea 33 2/LE CRISI NEL MONDO 1 “La via d’uscita 2 sta nel creare occupazione” CLEMENTE MAZZETTA “C i vorranno anni per uscire dall’attuale crisi economica, soprattutto ci vorrebbe un’altra politica”. Il sociologo Luciano Gallino, autore di numerosi saggi sulle conseguenze del capitalismo finanziario, denuncia “l’ottusità dell’oligarchia dell’Ue, della finanza, della grande industria, dei burocrati di Bruxelles e della Banca centrale europea che perseguono politiche completamente sbagliate”. Cosa fare per uscire da questa lunga crisi? “Occorrerebbe riportare la finanza al servizio dell’economia reale, creando occupazione, lavoro”. Ma perché la crisi economica, iniziata nel 2008 negli Stati Uniti con la bolla dei mutui-subprime, sembra non finire mai? “Perchè il capitalismo pare aver imboccato la strada della stagnazione, un periodo molto lungo dove la crescita semplicemente non c’è, come afferma anche Larry Summers il consigliere economico del presidente americano”. Era la tesi della “stagnazione secolare” con cui un economista americano degli anni Trenta, Alvin Hansen, spiegava la Grande depressione del ‘29. LUCIANO “Dalla stagnazione del ‘29 si uscì GALLINO in cinque o sei anni grazie all’interSociologo, 87 anni, ha vento energico ed efficace del governo americano. Ma in condizioni scritto “Colpo politiche, culturali, ideologiche todi Stato di banche e talmente diverse rispetto a quelle di oggi che non vedono da nessuna governi. parte governi in grado di attuare Attacco alla qualcosa di simile al New deal di democrazia” Roosvelt”. Se la causa principale della crisi sono stati i crediti immobiliari negli Usa, perché si è poi messo sotto accusa l’eccessivo debito degli Stati? “Perchè con un brillante colpo d’ingegno le banche e i governi hanno spostato le cause della crisi dal sistema bancario e della finanza proprio sull’eccessivo debito pubblico degli Stati. Ma non c’è nessun motivo di ritenere che i bilanci pubblici siano così mal messi”. Ma gli Stati sono intervenuti per salvare delle banche. “È vero gli Stati hanno dovuto sopportare dei costi per salvare le banche: 600 miliardi di euro la Germania, 350 la Francia, 1500 la Gran Bretagna. Poi nel 2010 la Troika (Fondo Monetario Internazionale, Commissione Europea e Banca Centrale Europea) si è inventata le politiche di austerità proprio per salvare le banche. È stato un camuffamento per trasformare quello che era un grosso problema privato delle banche in una questione pubblica”. Chi ne paga le conseguenze? “La gran maggioranza della popolazione. Anche i ceti medi che, come gli altri, sono investiti da queste misure restrittive, contrazione dei salari, riduzione della spesa sociale, tagli alla sanità, all’istruzione, ai servizi pubblici. Ma è evidente che gli operai sono toccati più duramente a causa dell’aumento della disoccupazione”. Quando se ne uscirà? “Se siamo in una vera stagnazione la crisi durerà forse anche un decennio”. Una politica di investimento per favorire l’occupazione sarebbe possibile? “Certo, se si concentrassero su questi temi i soldi che si spendono in altri modi. Faccio un esempio italiano: se i famosi 80 euro destinati a milioni di dipendenti e costati vari miliardi, fossero stati usati per creare 500 mila posti di lavoro in tre mesi, l’effetto sull’economia sarebbe stato molto più forte. Ma i governi sono dominati dall’ideologia liberale che reputa negativo l’intervento dello Stato. [email protected] Q@clem_mazzetta 3 IL DEFAULT ARGENTINO Nel 2001, l’Argentina, che negli anni ‘90 aveva avuto un’inflazione altissima, dichiara il default di fronte all’impossibilità di ripagare il debito pubblico, pari a 132 miliardi di dollari. LO TSUNAMI DEI SUBPRIME Nel 2007 scoppia negli Usa la bolla dei mutui subprime, crediti concessi a tassi agevolati, che porta al fallimento di molti istituti di credito fra cui la banca d’affari Lehman Brothers. LA BOMBA “DERIVATI” La crisi dei mutui subprime contagia il resto del mondo: per tutelarsi dai rischi le banche americane avevano elaborato sistemi di “cartolarizzazione” del debito venduto ad altri istituti finanziari. LA CROLLO ISLANDESE Crisi finanziaria causata dal crollo delle tre più grandi banche del Paese, seguita ad una deregolamentazione avviata nel 2001. Per salvare l’Islanda interviene il Fondo monetario internazionale. 4 5 UNA TROIKA PER LA GRECIA Con un debito pubblico passato in sei anni da 180 a 300 miliardi di euro la Grecia arriva sull’orlo del default. Intervengono le autorità europee con aiuti finanziari e si attiva una politica d’austerità. IL DEBITO PUBBLICO ESPLODE La crisi finanziaria si propaga e intacca il debito pubblico degli Stati europei. Le agenzie di rating declassano il debito sovrano di alcuni Paesi europei, aumenta l’insicurezza finanziaria. 6 7 TREMA LA MONETA UNICA La moneta europea introdotta nel 2002 obbliga i Paesi aderenti a restare in determinati parametri sempre più difficili da mantenere. Sotto attacchi speculativi, l’Euro traballa. LA CRESCITA BLOCCATA A partire dal 2009 l’economia mondiale risente pienamente degli effetti della crisi finanziaria originata negli Stati Uniti. Gli Stati avviano una politica di austerità. Si entra in una fase di stagnazione. 8 IL CAFFÈ 30 novembre 2014 34 leamichedelladomenica S ono trascorsi esattamente quarant’anni dallo storico discorso pronunciato da Simone Veil. Era il 26 novembre 1974. Un discorso forte e coraggioso, ricordato come il più controverso della Quinta Repubblica e pronunciato davanti a nove donne e 421 uomini. Tale era la proporzione, anzi, la sproporzione fra il numero di deputati dei due sessi. Un’ora di arringa in difesa delle donne, di quelle donne costrette a chiedere aiuto nell’illegalità. “Non possiamo più chiudere gli occhi sui 300mila aborti che ogni anno mutilano le donne di questo Paese” disse Simone Veil, allora ministro della Sanità sotto la presidenza di Giscard d’Estaing. Doveva fare approvare il progetto di legge più criticato dell’epoca: la legalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza. L’aborto. La storia di quella giovane e audace “ministra”, in un governo prettamente maschile, è una pietra miliare. Ed è bene che se ne riparli, e tanto anche, perché la Francia conta nuovi censori. Già la Spagna ha fatto prendere uno spavento alle donne di tutta Europa quando, nel dicembre 2013, il governo Rajoy ha votato il ritorno alla criminalizzazione dell’aborto. Ma il 23 settembre scorso, il primo ministro spagnolo ha dovuto fare marcia indietro. Anche le francesi erano scese in piazza a sostegno delle donne spagnole. I diritti delle donne, purtroppo, sono ancora fragili. A tutti i livelli. Il parlamento francese, ad esempio, ha rivotato simbolicamente la “legge Veil”. Su 577 deputati, hanno votato solo in 151. Tra questi, sette contrari ed un astenuto. Nel 2014 le donne si ritrovano a tremare ancora quando si parla dei loro diritti. Troppi discorsi in cui si invoca il “ritorno ai valori fondamentali”. Ma quali sarebbero questi valori? I diritti delle donne non si toccano e sono ancora molti i passi in avanti da fare, sia sull’aborto che contro la violenza, mentre c’è chi vorrebbe che si tornasse al Medioevo. È Un omaggio a Simone e un no al Medioevo Il tacchino è graziato il ragazzo di colore no ELVIRA DONES daParigi daSan Francisco Reuters Keystone LUISA PACE A ttivista di lunga data contro il regime di Ben Ali e presidente dell’Associazione Nazionale dei Magistrati tunisini fino al 2013, Kalthoum Kannou è stata l’unica donna tra 27 candidati a presentarsi al primo turno delle elezioni presidenziali in Tunisia. In un primo momento orientata a presentarsi alle legislative “dove pensavo di essere più utile”, il giudice di Cassazione ha deciso di lanciarsi nella corsa alle presidenziali quando Ennahda (Partito Fratelli Musulmani) ha proposto alle forze politiche di scegliere in maniera consensuale un nominativo per la presidenza. Kannou ha quindi corso come candidata indipendente, appoggiata solo dal piccolo partito tunisino e rifiutando di entrare a contatto con gli ingranaggi della macchina partitica. “La mia è una candidatura da cittadina” ha sempre ripetuto. Il suo programma, incentrato su educazione - “ogni padre che impedirà alla propria figlia di andare a scuola dovrà essere punito dalla legge” - e sull’occupazione giovanile, questa volta ha preso solo lo 0,56%. Una netta distanza da Beji Caid Essebsi (39,46%) e Moncef Marzouki (33,43%). Quello però che più conta è che, a discapito di ogni cliché imputato di solito ad ogni “Stato musulmano”, in Tunisia abbiamo visto una candidata farsi strada senza paura ed elezioni democratiche regolari svoltesi senza incidenti e letteralmente “celebrate” in tutto il Paese. Un ulteriore passo in direzione di quella che Oujdan Mejri e Afef Hagi hanno definito “La Rivolta dei Dittatoriati” [Mesogea,2013]: una progressiva riappropriazione identitaria dei cittadini tunisini che passa per una marcata presa di coscienza di “corpi e menti”. Congratulazioni, dunque, Tunisia. “Yes, we Kannou!”. stata la settimana della festa del Ringraziamento; sui tavoli di chi ha ancora qualche soldo troneggiavano enormi tacchini farciti. Ogni anno un tacchino salva la pelle grazie a una bizzarra consuetudine: il Presidente lo “perdona” (di cosa?), e il volatile viene rimesso in libertà. Messaggio alla Nazione: siamo buoni e ci vogliamo bene. Ma siamo tutti molto nervosi. Perché questa è anche stata la settimana della guerriglia urbana a Ferguson, nel Missouri, dopo il verdetto del gran giurì che lunedì ha deciso di non incriminare il poliziotto bianco Darren Wilson. Il 9 agosto aveva sparato dodici colpi di pistola al diciottenne Michael Brown, un ragazzo di colore, disarmato. A Ferguson, città a maggioranza afro-americana, l’assoluzione del poliziotto non l’hanno presa bene: edifici e auto in fiamme, negozi saccheggiati, molti arresti. Il presidente Obama ha invitato alla calma, pur sottolineando che il problema razziale c'è ancora, eccome. Il guaio è che, se la gente non va in strada a spaccar vetrine, nessuno ci fa più caso. La notizia di un poliziotto nervoso che fredda un cittadino, spesso povero, spesso di colore, tiene banco per poche ore. Come la storia di sabato scorso a Cleveland, nell’Ohio: Tamir Rice, dodici anni, nero, è stato ucciso dalla polizia in un parco giochi. Roteava in aria una pistola giocattolo, senza puntarla su nessuno. E il 29 ottobre a Gretna, in Florida: una madre di colore, col figlio affetto da problemi mentali, chiama la polizia per farsi aiutare a dargli la medicina. Arriva un agente, prova a stordire il ragazzo col taser, poi lo spinge nel bagno, chiude la porta e gli spara tre colpi. Esce dal bagno e comunica alla madre della vittima e alla sorella incinta che “aveva dovuto farlo”. M Con Kannou candidata si è vista un’altra Tunisia artedì sera, alle 19.30, mi sono sentita svizzera. È raro. Il resto del tempo, per una questione di temperamento, vivo in esilio, circondata da vodesi che mi chiedono - appena le mie critiche al sistema elvetico debordano troppo - “Quali sono le sue origini?” O, peggio: “Se non è contenta, se ne torni a casa sua!” Mi prendono per francese “grande gueule” dall’accento liscio e snob. Mamma era vallesana, papà è naturalizzato, sono nata a Losanna. Davanti ad un’edizione eccezionale del telegiornale di Rts, presentato in diretta da Ginevra da un’equipe di giornalisti della Rsi, mi sono sentita a casa. E ho capito il senso di questo Paese dalle molte facce e ricco di differenze a volte inconciliabili. Sì, mi ci è voluto tutto questo tempo per realizzare. Grazie ad un esercizio di brillante giornalismo nella mia patria. Non guardo mai il loro “Tg”, mi annoia. Martedì ho scoperto giornalisti con energia, “punch”, umorismo, rilassatezza, amore e umiltà nel tono di voce e che osano lasciar trapelare ciò che sono. Professionisti né contriti, né imbarazzati, permamentemente con la situazione sotto controllo. Ho letto che questa operazione di scambio delle redazioni era intesa “per far cadere gli steccati e superare i pregiudizi sull’altra comunità”. Mi spiace, ma Francesca Mandelli è una bomba (primo cliché), con uno stile ben diverso dalle donne ingessate della Rts. Mi spiace, ma i giornalisti ticinesi sono appassionati e politicizzati (secondo cliché), in tutti i loro servizi si respirava lo spirito battagliero di una volta. I romandi sono seriosi, coscienziosi. “Sii sempre in collera”, diceva Oriana Fallaci, ripresa in un tweet da Darius Rochebin, superstar di Rts. Martedì alle 19.30 ho sentito battere il cuore della Svizzera. Ho sentito finalmente battere il cuore svizzero COSTANZA SPOCCI FLORENCE DUARTE daIl Cairo daLosanna IL CAFFÈ 30 novembre 2014 ilcaffèLink 35 Il trend. Le unioni miste piacciono. Coniugi di diverse fedi vanno a nozze. E le Chiese si aprono ai nuovi costumi Per i matrimoni L in Svizzera non ci sono più patria e religione OMAR RAVANI a forza dell’amore abbatte ogni ostacolo. Bè, quasi. Non conta più la religione, la razza, il colore della pelle. Ci si conosce, ci si innamora e si finisce col dirsi “sì, per sempre”. L’amore, inosmma, non ha più confini. In Ticino, nel 2013, i matrimoni tra svizzeri e stranieri sono addirittura stati più numerosi di quelli tra confederati. Sul totale delle unioni, infatti, 710 erano tra un partner svizzero e uno straniero. In minoranza, 631,le coppie rossocrociate che si sono scambiate l’anello. Su scala nazionale le cifre non si discostano granché dal trend ticinese, anche se le unioni fra svizzeri restano la maggioranza. Sempre nel 2013, su 39.794 matrimoni, circa la metà riguardava coppie solo svizze- I “forzati” I MATRIMONI NEL 2013 In Svizzera Matrimoni totali in Svizzera 39.794 Unioni tra svizzeri 19.517 Unioni tra svizzeri e stranieri 14.363 Unioni tra stranieri 5.914 Matrimoni interreligiosi 7.787 Tasso di fallimento di matrimoni misti 80% Durata media di un matrimonio misto 4-5 anni Unioni forzate in Svizzera (denunce) 4 a settimana In Ticino Matrimoni tra svizzeri 631 Matrimoni tra svizzeri e stranieri 710 Unioni forzate in Ticino (denunce) 10 Fonte: Ufficio federale e cantonale di statistica I divorzi Poco più che bambine L’amore straniero piace, e obbligate a dire“sì” ma stanca molto in fretta N on tutti i matrimoni hanno alla base un solido rapporto amoroso. Sono le unioni forzate, imposti contro il proprio volere, ben diversi quindi da quelli combinati ai quali i futuri sposi si possono anche opporre. Quest’anno, in Ticino, cinque casi certi di matrimonio forzato sono stati scoperti; le ragazze che hanno avuto il coraggio di chiedere aiuto hanno tra i 15 e i 20 anni. Le loro testimonianze stanno facendo emergere una diffusione dei matrimoni imposti molto più ampia di quanto si potrebbe immaginare, mentre ancora si ricorda con orrore la morte della giovane pakistana di Bellinzona uccisa dal marito dal quale non le era stato permesso divorziare. GLI ADDII Si stima che in Svizzera i matrimoni concorMolte coppie non dati a tavolino siano qualche centinaio l’anno, la durano oltre cifra esatta è sconosciuta. Quel che è certo, è che al centro di consulenza zwangsheirat.ch arrivano il quinto anno di vita fino a quattro segnalazioni alla settimana di prein comune sunti casi di unioni forzate. Per le vittime, praticamente sempre donne, la denuncia è molto difficile, per non dire impossibile. Difficoltà legate alla tradizione, al senso di appartenenza alla comunità e paura di ritorsioni, sia fisiche che economiche. E per gli stranieri c’è anche il timore di essere espulsi dalla Svizzera. Spesso il permesso di soggiorno infatti è legato a quello del coniuge. La legge svizzera punisce i matrimoni forzati, sono previste condanne anche sino a cinque anni di prigione. Per sensibilizzare ulteriormente la popolazione è stato lanciato il progetto Precofo, i cui scopi sono proprio l’informazione mirata e la lotta contro i matrimoni forzati. Un opuscolo, “Io non voglio”, tradotto in dodici lingue, fornisce tutte le indicazioni sui servizi a cui rivolgersi per farsi aiutare. S ono le unioni che, alla prova dei fatti, si rivelano più fragili. Un fenomeno certificato dai numeri: in 8 casi su 10 gli svizzeri che si sposano con partner stranieri faticano ad arrivare ai cinque anni di unione. Altro che crisi del settimo anno… Quali siano le ragioni di così tanti fallimenti non è ancora chiaro. Buona parte, probabilmente, sono legati ad una sottovalutazione delle differenze culturali nella coppia. Trascorso l’idilliaco periodo dell’innamoramento, infatti, sovente ci si scontra con oggettive differenze per usi, costumi e modi di pensare . Inoltre, molti matrimoni sono celebrati solo con lo scopo di agevolare la procedura per fare ottenere un permesso di soggiorno ad uno dei due coniugi. Un sotterfugio adottato per aggirare le leggi, sebbene negli anni si siano fatte vieppiù rigide, proprio per evitare i cosiddetti “matrimoni di convenienza”. In passato, infatti, molti svizzeri hanno accettato di convolare a nozze con un partner straniero in cambio di un compenso in denaro. Giusto il tempo per ottenere un permesso di soggiorno. Contro questo “mercato dei matrimoni” sono state introdotte pene più severe, con condanne anche molto pesanti per chi fa il furbo e cerca di aggirare la legge. Oltre, naturalmente, all’espulsione della persona straniera. re, mentre sono state 14.363 le cerimonie in cui uno dei due coniugi non aveva il passaporto elvetico. Gli altri seimila matrimoni circa hanno coinvolto coppie in cui tutti e due i coniugi erano stranieri. Le unioni interreligiose, ad esempio tra cattolici e protestanti o tra cattolici e altre confessioni, nel 2013 sono state 7.887 e dimostrano i passi avanti fatti tra le diverse fede. “La nostra è una chiesa aperta ai matrimoni misti – osserva Abramo Unal, parroco della confessione siro-ortodossa in Ticino -. E il riultato di una buona integrazione si vede anche in questo campo”. Popolo originario della Mesopotamia e oggetto di durissime persecuzioni che continuano ormai da diverso tempo, gli Aramaici sono giunti in Ticino una cinquantina di anni fa. “Siamo ormai alla terza generazione e un paio di queste sono già nate e cresciute qui – continua Padre Unal -. Siamo parte integrante del tessuto sociale locale a tal punto che i matrimoni misti sono ormai divenuti la regola. Inoltre, i rapporti con la Chiesa cattolica sono così buoniche i rispettivi culti sono accettati senza alcun problema”. Nelle chiese ticinesi le porte sono aperte anche alle celebrazioni della Chiesa d’Antiochia. “Pensi che per il 2015 ho già in previsione di celebrare una mezza dozzina di matrimoni tra cattolici romani e siroortodossi – dice soddisfatto Unal . Questi culti, in particolare quando sono presenti i preti delle due confessioni, sono molto affascinanti. E la festa che segue è davvero unica”. Ben accolta Corbis davanti all’altare anche un’altra importante comunità d’immigrati, quella serbo ortodossa, che ha mosso i primi passi negli anni Novanta, durante la guerra nei Balcani. “I matrimoni misti sono in continua crescita, soprattutto negli ultimi anni – conferma Djordje Lukic, parroco della Chiesa serbo-ortodossa in Ticino -. Almeno una mezza dozzina l’anno. Mentre fino a qualche anno fa praticamente tutti i matrimoni si svolgevano in Bosnia o in Serbia, perché gli sposi erano della stessa comunità. Poi, anche grazie alle nuove generazioni, le unioni con i cattolici sono aumentate, sino a diventare, come oggi, una consuetudine. Significa che i nostri popoli si stanno integrando sempre di più, pur rispettando e accettando le differenze”. Tuttavia, le unioni con altre fedi, come quella musulmana o quella ebraica restano ancora un tabù. “In entrambi i casi non è prevista la possibilità di celebrare un rito religioso se prima uno dei due coniugi non si converte”, osserva Abramo Unal. Insomma, tra le differenti fedi molti muri sono praticamente caduti. Ma un lungo cammino resta ancora da compiere per riuscire ad avvicinare del tutto le diverse confessioni religiose. I retaggi di conflitti millenari sono tuttora presenti e le ferite non ancora del tutto rimarginate. [email protected] Q@OmarRavani OFFERTE TOP Le migliori occasioni dei vostri specialisti. www.upsa-ti.ch Emil Frey SA Auto-Centro Noranco-Lugano Via Cantonale 6915 Pambio-Noranco Tel. 091 960 96 96 www.emil-frey.ch/lugano Garage Stadio SA Via alla Bozzoreda 49 6963 Lugano-Pregassona www.garagestadio.ch Tel. 091 940 48 36 Fax 091 940 65 44 Via Lugano 8 - 6982 Agno Tel. 091 612 48 00 www.robbianiautomobili.ch Via Mola 22 6850 Mendrisio Tel. 091 646 81 65 www.forestauto.ch www.autoscout24.ch FORD FOCUS SUZUKI KIZASHI MINI MINI SUZUKI SWIFT FORD C-MAX Colore esterno: nero met., Anno da: 2014, Chilometraggio: 10 km, Carburante: Benzina, CV: 125, Prezzo: CHF 29’500.-. Colore esterno: antracite met., Anno da: 2014, Chilometraggio: 11882 km, Carburante: Benzina, CV: 178, Prezzo: CHF 23’900.-. Colore esterno: bianco, Anno da: 2012, Chilometraggio: 23121 km, Carburante: Benzina, CV: 211, Prezzo: CHF 31’900.-. 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Colore esterno: rosso, Anno da: 2011, Chilometraggio: 12780 km, Carburante: Benzina, CV: 115, Prezzo: CHF 16’500.-. www.autoscout24.ch/1373026 www.autoscout24.ch/1966096 www.autoscout24.ch/2351008 www.autoscout24.ch/2694289 www.autoscout24.ch/2707096 tognetti auto Tognetti Auto Via San Gottardo 139 6596 Gordola Tel. 091 735 15 50 Garage Tarcisio Pasta SA Via Monte Ceneri 1 6593 Cadenazzo Tel. 091 850 20 10 www.tpasta.ch Winteler & Co. SA Via Mondari 7 - 6512 Giubiasco Tel. 091 850 60 60 www.winteler.ch Garage Rivapiana SA Via Rinaldo Simen 56 6648 Minusio Tel. 091 735 89 31 www.rivapiana.ch Via Sonvico 3a 6948 Lugano / Porza Tel. 091 942 01 55 www.autoresega.ch VW AMAROK NISSAN GT-R AUDI S5 AUDI RS4 AUDI A4 Colore esterno: bianco, Anno da: 2013, Chilometraggio: 3900 km, Carburante: Diesel, CV: 163, Prezzo: CHF 31’900.-. Colore esterno: grigio, Anno da: 2011, Chilometraggio: 9900 km, Carburante: Benzina, CV: 530, Prezzo: CHF 79’999.-. 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Inutile chiedersi come farà Twitter - il social network che permette di dire tutto quello che vogliamo, basta lo si faccia con non più di 140 caratteri - a custodire, e restituirci, i nostri vecchi messaggi. Soprattutto ripescandoli in un archivio che, ogni settimana, cresce di diversi miliardi di tweet. Ma è così, la ricerca dei vecchi cinguettii non sarà più un problema da quando il microblogging creato dalla Obvious Corporation di San Francisco ha annunciato di aver indicizzato tutti i tweet pubblici, rendendoli disponibili con la funzione di ricerca. Una notizia che ha fatto la gioia di legioni di teenager, che avranno la possibilità di recuperare la “memoria storica” di una loro love story fin dal primo vagito, anzi cinguettio. Che probabilmente diventerà una miniera d’informazione per i linguisti, che da anni studiano il lessico dei social e di come esso stia trasformando l’uso degli idiomi al punto che molti la considerano una “lingua” a sè. Nello stesso tempo, però, susciterà non poco imbarazzo per chi ha affidato all’uccellino azzurro - politico, manager sportivo, personaggio dello spettocolo che sia - delle autentiche corbellerie. Nulla verrà dimenticato, dalla battuta infelice alla dichiarazione di cattivo gusto, dalla promessa mai esaudita al pronostico clamorosamente smentito, dalla dichiarazione d’amore eterno al vero e proprio insulto. Insomma, il diritto all’oblio non nidifica sulla piattaforma del social. “Ed è una cosa che tutti tendono a dimenticare: tutto quello che affidiamo al web, foto e commenti, da qualche parte rimane, per sempre, pronto a riaffiorare speiga Philippe Bolgiani, esperto informatico incaricato cantonale della protezione dei dati -. E Il web. Nessun diritto all’oblio per i miliardi di messaggi espressi in 140 caratteri e affidati (anche incautamente) al social network Twitter dal 2006 Dal primo all’ultimo tutti i tuoi cinguettii in gabbia per sempre vale per tutti i social network, soprattutto per Faceboook dove veramente sembra che nessuno capisca che tutto quello che si pubblica, incluse le foto un po’ brilli ad una festa, diventano immediatamente ‘curriculum’. Il diritto al’oblio esiste per la legge, e anche una speciale commissione dell’Unione europea sta cercando di porre dei paletti, ma per il web è una parola senza alcun senso”. Secondo Bolgiani, è già una fortuna che vent’anni fa, quando tecnicamente c’erano problemi di spazio negli archivi digitali, probabilmente i vari provider non custodivano tutte le mail: “Altrimenti oggi che lo spazio d’archiviazione è infinito ci ritroveremmo tutta la nostra corrispondenza elettronica”. Inevitabilmente, quindi, il microblogging oltre ad aver aggiunto la ricerca dei contenuti in tempo IL TRIONFO DEGLI HASHTAG Gli argomenti trattati con gli hashtag sono diventati esempio di “giornalismo” partecipativo reale, darà la possibilità di recuperare dall’archivio di tutto. Si può già immaginare il disappunto del presidente Usa Barack Obama, che si vedrà rinfacciata la sua promessa, twittata già al primo mandato, di assicurare a tutti l’”health care”, l’assistenza sanitaria pubblica. E scendendo di livello impazza già sulla rete una delle tante perle inanellate online dalla cantante pop Lady Gaga che, appena arrivata in Thailandia in un suo vecchio tour, cinguetta: “Sono appena atterrata a Bangkok, non vedo l’ora di comprarmi un Rolex falso”. Ma più che i “vaffa” gratuiti o le insospettabili dichiarazioni politicamente scorrette di cui abbiamo avuto abbondanti esempi anche in Ticino, l’enorme archivio dei post di oltre mezzo miliardo di iscritti messo a disposizione da Twitter ha riportato alla ribalta una verità che spesso si dimentica: ciò che scriviamo e pubblichiamo online rivela tutto di noi, gusti, spostamenti, acquisti, menù e tendenze sessuali incluse. Ci autodisegnamo addosso un bersaglio; il target ideale per qualsiasi azienda. “Tutti questi social e le app collegate sono gratuiti - ricorda Bolgiani - e non posso che condividere il detto: se il servizio è gratis la merce in vendita siamo noi. È ovvio che i social, da Twitter a Pinterest, da Facebook a Linkedin, sanno tutto di noi e sanno anche a chi vendere le informazioni che ci riguardano”. Se poi siamo noi stessi, con un tweet, un post, una foto ad ingrossare l’enorme archivio di big data... “Beh, in fondo questa cosa di recuperare un vecchio tweet può pure essere utile, è come recuperare un bel ricordo che si credeva perduto, una bella frase, ma importante è sapere il prezzo che paghiamo. Forse sarebbe meglio riflettere un po’ prima di cinguettare qualsiasi cosa”. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi Pubblicità L’iniziativa. Due storie scritte per i lettori del nostro domenicale da un’autrice italiana di successo. Alla ricerca di quello che non c’è più Tra lago e montagne d’inverno i racconti di Pariani per il Caffè RENATO MARTINONI L aura Pariani è una delle autrici più note, lette e amate in Italia e anche all’estero, dove è stata spesso tradotta. Forse anche perché, al di là dei suoi meriti indubbi e riconosciuti nella scrittura, dove la lingua della tradizione colta si mescola spesso e volentieri al dialetto della geografia sentimentale, è attiva da oltre un ventennio nel fumetto, nel teatro, nella pittura e nel cinema. È insomma una “creativa” a tutto campo, sempre curiosa e avida di novità, spesso inquieta e desiderosa di fare nuove esperienze. Lombarda di nascita, vive sul Lago d’Orta che ha trasformato, oltre che in un “buen retiro” dove poter lavorare in santa pace, in un luogo di passaggi reali e di incontri immaginari. Incontri con i vivi e pas- Il lago, le montagne e l’inverno scandito dalle vacanze natalizie. Il tutto, con un pizzico di soffice nostalgia, nell’atmosfera ovattata dei ricordi. È il filo conduttore che accompagna i due racconti inediti, scritti da Laura Pariani per i lettori del Caffè, e che pubblicheremo nell’ultima pagina a partire dal prossimo numero. Con questa edizione, infatti, termina la comedy noir “341/bis” di Anoymous. Protagonista delle nuove storie è Lilia, una bimba saggi di morti (vagabondi, viaggiatori, intellettuali) di cui ama cercare le tracce per fissarle in un proprio album sentimentale e narrativo. Si definisce “una che inventa storie” e dice di farlo, oltre che per il piacere di raccontare con la voce prima che con la penna, un gusto particolarmente caro alla cultura popolare, per combattere contro il tempo che fugge veloce e per cercare di ritrovare quello che non c’è più. Considera insomma la scrittura come un’occa- che sa trasformare la realtà che la circonda in un piccolo mondo di fantasia. Un universo parallelo in cui la nebbia e l’umidità che salgono dal lago non trovano ospitalità e riccamente popolato di personaggi fantastici. Personaggi e situazioni a colori. Non come quelli, in bianco e nero, che le tengono compagnia nel primo racconto “Vacanze invernali 1958”, dove non bastano le merende preparate da nonna Martina a scacciare la solitudine. Meglio, molto meglio la compagnia degli amici sione per dialogare, oltre che con i propri lettori, con i ricordi e soprattutto con i propri fantasmi. Ha esordito nei primi anni Novanta e da allora non si è mai più fermata, pubblicando parecchi romanzi (La signora dei porci, Rizzoli 1999; Quando Dio ballava il tango, Rizzoli 2002; L'uovo di Gertrudina, Rizzoli 2003; Dio non ama i bambini, Einaudi 2007; La valle delle donne lupo, Einaudi 2011; Il piatto dell’angelo, Giunti 2013; Nostra signora degli scorpioni, Selle- LAURA PARIANI La scrittrice italiana, 63 anni, vive e lavora ad Orta della tv dei ragazzi, Rin Tin Tin, Zorro, Tarzan... Le fantasie di Lilia, due anni più grandicella, si mescolano con le locandine del film nel racconto successivo, “Tentazioni d’inverno”, dove non c’è solo il freddo, la neve e il buio ad opprimere le giornate. Bisogna evadere dai sermoni del parroco, che evoca incomprensibili tormenti della carne, e dalle filippiche di suor Celesta coi suoi occhiuti angeli custodi. Meglio, molto meglio le luci della ribalta promesse dal cinema Lux. e.r.b. rio 2014, con Nicola Fantini). Il mondo narrato dalla scrittrice oscilla fra due realtà che a volte si incontrano: l’Italia padana e contadina, con tutto il suo armamentario di credenze, di detti, di magie, di saggezze dialettali, e il Sudamerica sterminato, vergine e misterioso dell’emigrazione italiana. La Pariani è cresciuta in un mondo ancora ancestrale, a stretto contatto con la terra e le sue voci, con l’assenza dolorosa e inquietante di un nonno partito per l’Argentina senza lasciare alcuna traccia dietro di sé. Ecco un motivo in più per andare alla ricerca, grazie al potere taumaturgico della parola, di quello che era stato e di ciò che sarebbe potuto essere. E vale per lei, assai più che per altri, forse, l’idea di una scrittura che aiuta a conoscere, a capire, a elaborare e a guarire le angosce e le ferite della vita, a ritrovare quello che è andato perduto, a combattere la solitudine e magari la disperazione. Pubblicità =491A8?:37 3\¬Û +Õ¬˛ >=<;<:98 7<6<5454 4 3:7< 21000 4Œ t½ÕÛ½ ~'Œ à'ł©½ 183-7#3<(: :+:7:)<: 4+5<35<-: =< ,493 >+9< 87 -+84+8 )7< :+:7:)< ,493 >+9< 3< -:9+:954 <9 649<8+4 -:9-+8 54 -:9 <7 586.: 4 749-8554 =8< 38-:9=< -8 +4..+838954 74 .4+58 4+5<3 5<-4 =8771:.8+4 7118786895: =< #9<:98 5+4 #:6: 8 945#+4 #8354 749-85 54 +89=8 (<(: <7 =<.<95: 3#7 #4=+4958 7: -46<4 3<6:78))<49 =: <7 -:+3: =87 586.: -#<3549=: #835: 83-7#3<(: :+:7:)<: =4 .:73: 3< 43 3<-#+4 #9 .8;;: =< 4+58 4+5<35<-4 3(<;;8+4 =835<945: 4 +8354+8 987 586 .: 143.<+4;<:98 =< ,493 >+9< =< +89=8+8 +#<<78 714+58 49-8 987 74 (<54 #:5<=<494 3< 6:35+4 #< 987 3#: 745: 6<)7<:+8 / >=<;<:98 3.8-<478 =< ,493 >+9< / *+8)<45: 6:(<6895: 3(<;;8+: / '9 .+8)<45: 4--<4<: <9:& / %:9 -8+5<$-45: =< 4#5895<-<5" / <3.:9<<78 3:7: .+833: 74 +4=:+= / %:9 4+49;<4 :==<3455< : <6:+345< (47<=4 0 )<:+9< +=<9< 3#<5: #8354 83-7#3<(4 8=<;<:98 3.8-<478 433<-#+49=:3< #9 :) )855: 4+5<35<-: =47 (47:+8 =#+45#+: *+8;;: + : .4)4<78 <9 +458 =< + + 0 .8+ -:95+<#5: 3.838 .:3547< ’ 0*-., /.* # !"’’<"+* &) /& ’ &)"( !0)* .&.)& ; à ʾ Ñ! è.èÄ 9-"1 45š è ò. - ¬$è1 ¬ ½ Ãñ Ê ¾ !#! # ! #!" 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Forse sarà anche per questo che lo chef Luca Merlo ha pensato di coronare la sua passione con un nuovo progetto. Specializzato nel sapiente ed equilibrato utilizzo dei sali, lancia infatti la “Selezione di Luca Merlo” per condividere con i gourmet il piacere del convivio e per dare, come detto, più sale alla nostra quotidianità. Ecco quindi una linea di otto sali, tutti del Jura, aromatizzati con ingredienti particolari e proposti in eleganti scatole o in vasetti singoli confezionati e distribuiti dalla TiPack di Agno (091 930 67 57). Tutte le associazioni devono avere degli statuti se vogliono acquisire cosiddetta personalità giuridica. Questo vale per le associazioni sportive, ludiche, culturali, ecc., e pure per quelle legate ai datori di lavoro quali la GastroTicino. Gli statuti sono delle regole interne che si aggiungono a quelle delle leggi vigenti, in particolare al codice civile svizzero (CCS). Ne sono di principio vincolati tutti i soci i quali, aderendo all’associazione, riconoscono anche il valore degli statuti. E sono gli statuti medesimi che ci spiegano come fare se si vogliono proporre o decidere delle revisioni. Il contenuto degli statuti è assai disparato. Di regola contengono gli scopi, le condizioni per diventare socio (o per uscire), le competenze degli organi e le modalità decisionali per fare funzionare l’associazione. Quindi, ogni tanto leggerli non guasta…. m.g. Il 5 e 6 dicembre tradizionale raccolta fondi con una novità, l’associazione per le malattie genetiche rare INVITO ALLA GENEROSITÀ Testimonial della campagna: Christa Rigozzi, Aaron ed Emilie Aiutare Telethon tutti assieme Più presente, attiva e vicina ai malati e ai loro familiari: quest’anno c’è una ragione in più per sostenere la tradizionale iniziativa, che la Fondazione Telethon Azione Svizzera organizza, il 5 e 6 dicembre per aiutare le persone colpite da malattie genetiche rare come le miopatie, la mucoviscidosi, la neurofibromatosi, la sclerosi laterale amiotrofica. Tutte patologie invalidanti, i cui nomi e i cui effetti sono spesso sconosciuti al grande pubblico, ma che, purtroppo, hanno pesanti ripercussioni sulla qualità di vita dei malati e su quella dei loro familiari. Dallo scorso mese di settembre è infatti attiva la nuova Associazione Malattie Genetiche Rare Svizzera Italiana (Mgr): nata anche grazie al sostegno della Fondazione Telethon, la nuova associazione si prefigge di divenire un punto di riferimento per tutte le persone residenti nella Svizzera Italiana affette da malattie neuromuscolari genetiche rare o da altre malattie genetiche rare; un punto di riferimento anche per i familiari, offrendo loro un sostegno concreto e in loco, seguendoli nel tempo, ma anche facendo fronte in modo efficace e rapido alle situazioni di bisogno immediato. Tutto questo s’inserisce negli obiettivi della Fondazione Telethon che, oltre a promuovere una politica di sensibilizzazione nei confronti di queste malattie, ha finanziato e continua a finanziare in Svizzera progetti di ricerca innovativi nel campo della medicina e delle terapie, incentivando sia la ricerca di base, sia quella clinica, nonché progetti di aiuto sociale concreti e mirati. E proprio in quest’ultimo ambito la Fondazione Telethon ha potuto e voluto sostenere finanziariamente la realizzazione di un progetto dall’alto contenuto sociale e anche medico-scientifico, che ha portato appunto alla creazione della Mgr. Il Comitato direttivo della Mgr è composto da un team di professionisti che conosce bene la situazione a sud delle Alpi in questo specifico campo e che si è posto una serie di obiettivi chiari per rispondere efficacemente ai bisogni di chi è colpito da tali patologie; altre informazioni su malattierare.ch. “La collaborazione con Telethon - sottolinea il presidente della Mgr Claudio Del Don - per noi è vitale; pensiamo anche che operare “a braccetto” permetterà di mostrare, con ancora maggior trasparenza, come i fondi raccolti grazie alla generosità della popolazione della Svizzera Italiana sono utilizzati direttamente a favore degli ammalati residenti nella nostra regione linguistica”. “Come medico neurologo del Centro Myosuisse, che si occupa quotidianamente di pazienti colpiti da patologie neuromuscolari rare o da malattie genetiche rare di pertinenza neurologica - precisa la dottoressa Monika Raimondi, vice presidente della Mgr - sono confrontata con le numerose e complesse problematiche che affliggono questi ammalati. Sono dunque profondamente convinta del bisogno, nella Svizzera Italiana, di un’associazione dedicata a tutti questi pazienti”. “Finalmente c’è un’associazione - con sede direttamente nella Svizzera Italiana - che può prendere a carico i malati con malattie genetiche rare di tipo neuromuscolare, estendendo inoltre la propria attività anche a coloro che sono colpiti da altre malattie genetiche rare e che sinora non avevano alcuna associazione di riferimento”, osserva soddisfatta, dal canto suo, Monica Duca Widmer, vicepresidente del Consiglio di fondazione della Fondazione Telethon e presidente del Comitato di Telethon della Svizzera Italiana. Per questo motivo anche GastroTicino sostiene (e invita i soci a sostenere) la Fondazione. Fondazione che ringrazia tutti coloro i quali l’aiutano con generosità. Ricordiamo che è possibile effettuare donazioni tutto l’anno: online sul sito www.telethon.ch; sul ccp 10-16-2; al numero verde 0800 850 860; con un sms al numero 339, digitando TELETHON SI + importo di vostra scelta. IRAGNA All’Osteria del Ponte la simpatia genuina di Mauro Sinigaglia e dopo cena relax in cantina Tra le cave di granito uno chef che incanta Rigore, semplicità, creatività, simpatia. Sono solo alcuni degli aggettivi che dipingono Mauro Sinigaglia, chef dell’Osteria del Ponte a Iragna, sempre alla ricerca della qualità. Il locale si trova a pochi chilometri dall’uscita autostradale di Biasca, proprio nel cuore delle famose cave di granito della Riviera. Nella bella stagione ci si può accomodare sotto la pergola, mentre nei mesi freddi è un piacere pranzare o cenare nella sala, capace di accogliere una trentina di commensali, dove tutto è curato nei dettagli. L’unica cosa da fare per CLASSE E QUALITÀ Con Mauro piatti curatissimi e sapori stagionali sempre differenti lasciarsi coccolare dallo chef, è ricordarsi di prenotare, per non correre il rischio di perdere i manicaretti di Mauro. Lo chef propone ogni giorno piatti diversi e la scelta migliore è, quindi, quella di affidarsi ai suoi consigli per gustare, specie alla sera, menu gastronomici che superano anche le 8 portate. Un viaggio tra gusti e sapori raffinati, che non si sa mai dove ti porta, ma ogni meta raggiunta appaga e riconcilia con la vita. La cucina - creativa e molto curata nella presentazione - è di tipo mediterraneo con ac- centi internazionali e del territorio, molto attenta alla stagionalità e freschezza dei prodotti. Da non perdere è la carne (frollatura e taglio sono perfetti) e in stagione la selvaggina. Dopo pranzo o dopo cena, si può scendere nelle tipiche cantine a volta, con salottini, dove si raggiunge l’apoteosi sorseggiando un distillato o uno dei molti vini che arricchiscono l’Osteria del Ponte. Una sosta da Mauro è un’emozione che si ha sempre voglia di rivivere. a.p. GT05112014 Vendesi Ristorante Pizzeria nel luganese, caratteristico, in ottime condizioni, con inventario. Parcheggio privato. Solo seri interessati scrivere a cifra. GT18122014 Vendesi occasione FORNO RATIONAL PROFESSIONAL a gas 20 teglie, carrelli, coperte. CHF 15'000.--. Interessati scrivere a cifra. GT25112014 Affittiamo LOCANDA DAZIO GRANDE – 6772 RODI-FIESSO Locanda con alloggio, situata in uno stabile urano cinquecentesco abilmente restaurato. Requisiti richiesti: Certificato di capacità valido tipo I. Qualifica di cuoco, comprovata da referenze, che sappia soddisfare le esigenze di una clientela amante della cucina di qualità. Predisposizione ad assumere funzioni direttive e organizzative nella struttura. Verrà data la preferenza, a parità di qualifiche, a candidati con buona conoscenza del tedesco. Interessati inviare curriculum vitae scritto comprendente recapiti e fotografia a: Fondazione Dazio Grande – 6772 Rodi-Fiesso. In mancanza dei requisiti richiesti, astenersi. Ristorazione, produzione e distribuzione assieme per valorizzare i prodotti tipici. Scoprite gli oltre 150 ristoranti, le ricette, i prodotti e tante curiosità su www.ticinoatavola.ch. Iscrizioni per tutti i partner interessati sempre aperte. Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO - Via Gemmo 11 - 6900 Lugano Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 - www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & GastroNews Qr-Code Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle che possono incuriosire clienti e lettori, ecco un nuovo sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi smartphone un’applicazione per la lettura dei Qr-code e facendo la scansione del Qr-code che vedete in questo articolo, sarete indirizzati sul sito di GastroTicino. Troverete il simbolo del Qr-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa settimana: > San Pellegrino Young Chef 2015 competizione inedita aperta ai giovani talenti GastroLugano organizza la cena sociale e natalizia GastroLugano organizza la propria cena sociale natalizia lunedì 15 dicembre alle 19.30 all’Hotel Splendide Royal di Lugano. Costo serata, tutto compreso, 120 chf. Per questioni organizzative le iscrizioni (indispensabili) sono da inoltrare entro il 5 dicembre al Segretariato, telefonando al numero 091 961 83 11. Ricca lotteria gratuita. Giornata dei cuochi con la Gilda il 7 dicembre a Locarno La Gilda svizzera dei ristoratori cuochi si mette ai fornelli a favore delle persone affette dalla sclerosi multipla. Domenica 7 dicembre 2014 dalle ore 11.30, in Piazza Grande a Locarno, i cuochi ticinesi della Gilda prepareranno risotto e luganighe. Con ogni porzione del risotto della Gilda, sosterrete le persone affette da sclerosi multipla e altri istituzioni benefiche regionali. presenta: SCEF 045 POMERIGGI INFORMATIVI MESTIERI ALBERGHIERI 2014-15 GastroTicino, in collaborazione con GastroSuisse e hotelleriesuisse, offre la possibilità di partecipare a dei pomeriggi informativi di porte aperte, dalle ore 14.00-16.30/17.00, per ricevere informazioni sui mestieri alberghieri di cuoco/a, impiegato/a di ristorazione, impiegata d’albergo, impiegato/a di commercio nel ramo alberghiero e impiegato/a di gastronomia standardizzata Afc. I pomeriggi informativi in programma sono: 3 dicembre 2014 Hotel Benjaminn, Monte Carasso 28 gennaio 2015 Hotel Tresa Bay, Ponte Tresa 25 febbraio 2015 Hotel Internazionale, Bellinzona Durante ogni pomeriggio saranno illustrate tutte le possibilità di formazione e carriera nel settore. L’incontro si concluderà con un rinfresco a base di bibite analcoliche e piccoli snacks. I posti sono limitati. Per iscriversi alla giornata gratuita, gli interessati possono chiamare il numero 091 961 83 11. SICUREZZA “PECOS” Obiettivi conoscere la “soluzione settoriale alberghiera e della ristorazione” per adempiere gli obblighi di legge che ogni datore di lavoro ha in merito alla sicurezza sul posto di lavoro e la tutela della salute. Programma sulla base della documentazione della soluzione settoriale alberghiera e della ristorazione, approvata dalla Cfsl, Commissione federale di coordinamento per la sicurezza sul lavoro, viene spiegato il procedimento per essere in grado di applicare la soluzione settoriale nel proprio albergo o ristorante. Insegnante Ida Puricelli, ingegnere in sicurezza e specialista in protezione antincendio Data e orario 5 dicembre 2014, 08.30-12.00 e 13.00-16.00 Costo Chf 340.00 soci / Chf 380.00 non soci (incluso il manuale sulla sicurezza) SENSIBILIZZAZIONE AL FENOMENO DELL’ILLETTERATISMO MODULO FORMATIVO SULL’ANALFABETISMO DI RITORNO Obiettivi sensibilizzazione al fenomeno dell’analfabetismo di ritorno fornendo conoscenze teoriche e pratiche sull’illetteratismo, che possano permettere la gestione, nel ruolo di mediatore, di persone con gravi lacune nelle competenze di base (lettura, scrittura e calcolo), consigliando nello specifico i percorsi formativi di recupero di tali competenze. Insegnante Silvana Spinetti, responsabile di progetto per la Svizzera italiana Data e orario 9 dicembre 2014, 09.00-12.00 o 14.00-17.00 Costo gratis LEGUIDE Pagina a cura di Ferrovie Federali Svizzere GLIITINERARI Maggiori informazioni Bellinzona: +41 51 227 62 42 [email protected] Locarno: +41 51 221 52 40 [email protected] Lugano: +41 51 221 56 67 [email protected] orari lu – ve 09.15-13.00 / 14.00-18.00 sa 09.15-13.00 Il racconto Intervista a Silvia Kern, dell’Agenzia viaggi Ffs di Winterthur, al rientro dalla sua interessante “escursione” Transiberiana... come farsi cullare da un treno Nessun hotel ti culla e ti offre quello che trovi sulla transiberiana. La più lunga e più famosa linea ferroviaria del mondo, che con un viaggio fantastico ti porta dall’Asia all’Europa. Ma la Transiberiana è molto di più di un treno… Al momento della riservazione del viaggio vi è la scelta tra 5 categorie. Da vetture confort con ogni servizio a vetture dal tocco più nostalgico. Da scompartimenti privati a quelli con più cuccette. In ogni caso è garantito un viaggio comodissimo nel corso del quale il treno diverrà la vostra casa. Il costante ritmo del treno col tempo vi rilassa e vi fa sentire come in una magnifica culla. Signora Kern, le sue prime impressioni dopo dieci giorni in treno? Il viaggio è stato straordinariamente variato ed ogni giorno era previsto un interessante programma - anche al di fuori del treno. Come ad esempio visite turistiche di città accompagnate da una guida locale, reportage via radio di bordo sulla regione e sulla gente del posto, un corso di russo oppure una sfiziosa degustazione di Vodka. Un viaggio per i nostalgici della ferrovia? Chi desidera vivere l’autentica esperienza “in stile zar dei tempi passati”, prenota la categoria “nostalgia“ caratterizzata da moderni vagoni in stile “vecchi tempi”. Tutti i viaggiatori rivivono però l’atmosfera nostalgica nei vagoni ristorante, che sono arredati con molto charme. A livello culinario che cosa bisogna aspettarsi a bordo? Gli ospiti rimarranno estasiati dall’eccellente cibo. La cucina è molto variata e tutti i piatti sono preparati con cura sul momento. Inoltre sono accolte richieste particolari, come i piatti per vegetariani oppure per le persone con allergie. Acqua, tè e caffè sono disponibili a discrezione. Com’è il servizio di bordo? I due controllori presenti a bordo parlano principalmente russo, ma nonostante ciò riescono comunque a comunicare con gli ospiti. Se con i gesti non ci si riesce a capire, c’è sempre l’aiuto della guida turistica. Il personale è molto premuroso ed è pronto a soddisfare ogni richiesta. Quando siamo rientrati da una breve passeggiata nel deserto del Gobi con le scarpe piene di sabbia, il personale del treno era già pronto con una spazzola. Per tutto il viaggio c’è inoltre un medico a disposizione degli ospiti. Chi viaggia sull‘Oro degli Zar? Sul treno si incontrano coppie, viaggiatori individuali, giramondo e persone che festeggiano il loro compleanno, il pensionamento, il matrimonio o qualcosa di speciale. Chi viaggia volentieri comodo e chi è pure un po’avventuroso; per tutti questo viaggio resterà a lungo una bellissima esperienza. Personalmente, che cosa l’ha entusiasmato di questo viaggio in treno? La transiberiana ”Oro degli Zar“ è un sogno che si è avverato. È un’esperienza unica, fatta di regioni e culture che mutano da Pechino fino a Mosca. Mi ha inoltre affascinato l’eccellente organizzazione della guida di viaggio, che quasi tutti i giorni ci preparava una sorpresa. Programma di viaggio Treno speciale “Oro degli zar” Data di viaggio: 01.08.2015 – 16.08.2015 Itinerario: Zurigo - Pechino deserto del Gobi, Ulan Bator (Mongolia) - Valle della Selenga, Lago Baikal - Irkutsk Novosibirsk - Ekaterinburg (Urali) - Kazan - Mosca - Zurigo Richiedete al più presto il flyer con tutte le informazioni di dettaglio alle nostre Agenzie viaggi Ffs del Ticino di Bellinzona, Locarno e Lugano ,3[WL6FKFL ,W<X<K[FKB XNLKXLW )<9F3 ,3W[K<W )3FK .NLKXLW ,3W[K<W ][L ,3W[K<W ,3X[F66<WF3 )3FK /<6DKF63I .NLKXLW .NLKXLW /<6DKF63I .NLKXLW %$!# %%" &%$ .]NNLW[<WX ,3W[K<W )L5FIF[4 .[LWF< 9F BDF366FL ,3W6D<BBFL !<K[WL !3X[<IIL $L[LBW3@L UFOEF ’ BSSFEBNFOUP $% )*(#*&& !"%% -(+,* +",,$&’ %( *’( (’ $ " ’ -0)(( 0/146 2 .[LWF< 9F BDF366FL UU(V3X[WLK3_< 9F BDF366FLVV 6LK 1G] "<<X &! 0-)(. 0/146 2 .N<[[36LIL 9F )3]WFcFL < I3 N3IIFK3 WLXX38 JFJL 6IL‘K <9 3W[FX[3 XLW9L $%’ 0#)(. 50146 2 !LK6<W[L 3[ 3[[FX[LK !" /! 0")(. 50146 2 !LK6<W[L (F3 .<99FL !" * 0+)(. 0/146 2 .3K *F6LI3L NLW[3 ]K X366D<[[L 3F 53J5FKF 3 6]W3 9<IIV#K[< &KFcF3[F_< 9<I (L63WK<X< 0.166 2 !LK6<W[L 9<II3 %]BB<KJ]XFH K@WFBLI3 < %3[[ 3K9 50146 2 !LK6<W[L %FL "<X@43 !" 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Il pontefice e l’imam pregano insieme. E ricordano che il terrorismo non si sconfigge solo con la forza e l’uso delle armi Il dialogo interreligioso in una moschea Con il viaggio del papa in Turchia si riaccende una nuova speranza di pace N on sono solo le armi ad uccidere e non si può combattere le armi solo con più armi”. La tre giorni di papa Francesco in Turchia (da venerdì a quest’oggi, domenica) , un Paese in cui più del 97% dei suoi 76 milioni di abitanti sono musulmani e i cattolici a malapena 0,07%, ha assunto fin dall’arrivo di Bergoglio ad Ankara, un chiaro contenuto politico. Durante il suo incontro con il presidente Recep Tayyip Erdogan - che ha riservato al pontefice un’accoglienza mediatica travolgente - il papa ha subito criticato il ricorso ad una “mera risposta militare” nella lotta al terrorismo che il sedicente Stato islamico (Isis) ha scatenato in Siria e Iraq. Il concetto è stato poi perfezionato in un incontro pubblico con i capi della Diyanet, la più alta autorità religiosa in Turchia: “La violenza che cerca una giustificazione religiosa merita la più ferma condanna”. Tutti si son detti d’accordo, Erdogan compreso, ma il capo religioso della Diyanet, Mehmet Gormez, ha fatto subito capire che l’unanimità anti-integralista è un illusione: “I fondamentalisti che parlano a nome di Dio sono parte del problema - ha ricordato -, ma la situazione attuale è colpa di tutti”. Il desiderio di Francesco era di visitare uno qualsiasi dei campi profughi allestiti al confine con Iraq e Siria, ma constatandone l’impossibilità, ha voluto diventare portavoce della loro sofferenza. “La situazione umanitaria è angosciante - ha detto Bergoglio-, ed è particolarmente preoccupante che intere comunità, soprattutto, ma non solo cristiani e yazidi curdi, hanno sofferto e continuano a soffrire la violenza disumana a causa della loro identità etnica e religiosa. Sono stati costretti ad abbandonare le loro case, hanno dovuto lasciare tutto per salvare le loro vite e non rinnegare la fede. Con violenza ci si è accaniti su edifici sacri, monumenti, simboli religiosi e del patrimonio culturale, come per cancellare ogni traccia, ogni ricordo”. Se ieri, sabato, il programma ufficiale del papa a Istanbul prevedeva, oltre alla visita alla Basilica di Santa Sofia, la Moschea Blu, e un incontro privato con il Patriarca Bartolomeo I, a suscitare reazioni è stato soprattutto, coi rappresentanti delle diverse religioni, la richiesta di Francesco di un dialogo interreligioso “che può dare un importante contributo per porre fine a tutte le forme di fondamentalismo e del terrorismo”. Mentre si celebrava la santa messa nella delegazione apostolica, Erdogan ha lamentato l’esistenza di una campagna globale contro l’Islam “che provoca islamofobia e ferisce milioni di persone”. Gormez ha ribadito la responsabilità condivisa e ha attaccato Israele: “Le azioni contro l’Islam passeranno alla storia come episodi vergognosi". e.r.b. reuters Reuters L’appello “I cristiani in Oriente devono continuamente cercare il confronto” FRANCESCO ANFOSSI Reuters L IL MUSEO Nella sua tre giorni in Turchia papa Francesco ha visitato il museo Santa Sofia, uno dei luoghi simbolo del Paese a visita di papa Bergoglio in Turchia si carica di significato soprattutto alla luce del punto di partenza: Strasburgo. Dopo un viaggio lampo nella sede del Parlamento europeo eccolo volare ad Ankara ed Istambul. Padre Antonio Spadaro, il gesuita direttore di Civiltà Cattolica, appassionato di comunicazione digitale, che sta seguendo il suo viaggio, con un tweet parla di ‘compasso Bergogliano’. “Non è possibile, per papa Francesco, capire il centro senza andare in periferia e viceversa - aggiunge -. Non è affatto casuale la sua agenda di viaggi: l’Albania, poi l’Europa, poi la Turchia, la porta sull’Oriente, il più grande Paese musulmano non arabo. C’è nel papa una tensione, direi una dialettica costante tra la periferia del mondo (e Lampedusa, la sua prima visita, è la periferia delle periferie) e il cuore dell’Occidente”. Come dire che per affrontare le nuove sfide della globalizzazione centro e periferie, i primi e gli ultimi della civiltà, si devono tenere insieme. In Turchia periferia dell’Occidente (ma anche dell’Oriente) la Chiesa cattolica è ridotta a un lumicino. “I cristiani”, dice Bergoglio ad Ankara nell’incontro con i rappresentanti religiosi e i padri gesuiti in nunziatura, “vivono un laboratorio di fede. Qui la presenza dei cristiani è come un seme da annaffiare”. Ma il viaggio in Turchia va spiegato anche alla luce del dialogo instaurato dal pontefice con le altre religioni del mondo, a cominciare dalla Chiesa dei “fratelli separati” orotodossi e dei musulmani, proprio per cercare la pace e so- prattutto allontanare le pulsioni dell’islam radicale feroce, come quelle del califfato dell’Isis. “In questo i cristiani, pur essendo una presenza minima nel Vicino Oriente, hanno la grande missione di cercare costantemente il dialogo, anche per evitare il martirio dei loro fratelli in Iraq e in Siria”, ci dice padre Pierbattista Pizzaballa, il francescano custode della Terra Santa a Gerusalemme. Quella di Papa Francesco è alla stregua di una visita umanitaria. Ad Ankara e a Istanbul, sede del patriarcato più rappresentativo della Chiesa Ortodossa, il suo cuore e la sua mente sono oltre frontiera, verso le comunità cristiane oppresse e perseguitate dall’Isis, lo Stato canaglia che sta compiendo un vero e proprio genocidio in nome di Allah. “In qualità di capi religiosi, noi non possiamo tacere, noi abbiamo l’obbligo di denunciare tutte le violazioni della dignità e dei diritti umani”, dichiara quasi solennemente Francesco a colloquio con Mehmet Gormez, presidente della Diyanet, la più alta Autorità religiosa islamica sunnita in Turchia. L’ansia per quelle terre di martiti cristiani è espressa anche davanti al presidente turco Erdogan: “Veramente tragica è la situazione in Medio Oriente, specialmente in Iraq e Siria”, gli dice. “Tutti soffrono le conseguenze dei conflitti e la situazione umanitaria è angosciante. Penso a tanti bambini, alle sofferenze di tante mamme, agli anziani, agli sfollati e ai rifugiati, alle violenze di ogni tipo. Particolare preoccupazione desta il fatto che, soprattutto a causa di un gruppo estremista e fondamentalista, intere comunità, specialmente – ma non solo – i cristiani e gli yazidi, hanno patito e tuttora soffrono violenze disumane a causa della loro identità etnica e religiosa”. Francesco si ricollega idealmente alla grande riunione delle autorità religiose di Assisi voluta da papa Wojtyla nel 2002, proprio per sventare nel mondo la tentazione di uno scontro di civiltà, come teorizzava lo storico Huntington. “Ma oggi una nuova Assisi, sarebbe inutile e prematura” è la convinzione di padre Pizzaballa, “meglio lavorare sul terreno degli incontri e del dialogo costante”. Non basta la denuncia, dice infatti papa Francesco a Istambul, ma le religioni hanno la responsabilità di lavorare per una pace concreta. Il papa preferisce sottolineare i caratteri comuni che gli elementi di separazione (per l’Islam Gesù è uno dei profeti) : “Noi, musulmani e cristiani, siamo depositari di inestimabili tesori spirituali, tra i quali riconosciamo elementi di comunanza, pur vissuti secondo le proprie tradizioni: l’adorazione di Dio misericordioso, il riferimento al patriarca Abramo, la preghiera, l’elemosina, il digiuno... Elementi che, vissuti in maniera sincera, possono trasformare la vita e dare una base sicura alla dignità e alla fratellanza degli uomini. Riconoscere e sviluppare questa comunanza spirituale, attraverso il dialogo interreligioso, ci aiuta anche a promuovere e difendere nella società i valori morali, la pace e la libertà”. Pubblicità a pagamento A Natale fai shopping in CittàV ecchia a Locarno Ci sono davvero tanti modi per fare gli acquisti natalizi. Ma andare per negozi quando l’atmosfera che circonda è particolare e originale come quella della Città Vecchia di Locarno,aggiunge piacere al piacere dello shopping. Scoprire i negozi e le boutiques nascoste tra le viuzze del nucleo storico cittadino è al tempo stesso fare un salto nel passato con l’oc- chio rivolto al futuro. L’offerta dei commerci in Città Vecchia è variegata e di qualità. E non mancano neppure le sorprese per chi si avventura con calma alla ricerca di un oggetto particolare da offrire quale regalo, oppure semplicemente da acquistare per far piacere a sé stessi. 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Gli editori vogliono sapere se continuare a stampare romanzi e testi scolastici o convertire tutto in ebook, contando sulla rapida espansione del mercato. Nel Regno Unito un volume su quattro viene acquistato in versione digitale e PricewaterhouseCoopers, la più grande società mondiale di revisione dei bilanci, prevede che nel 2017 gli ebook costituiranno la metà del mercato mondiale. Uno studio della Literary Trust ha rilevato che il 52% dei giovani americani tra gli 8 e i 16 anni Dai volumi tradizionali a quelli digitali I libri spariranno? Ecco alcune risposte preferisce leggere su uno schermo, e soltanto il 32% su carta. Gli editori vogliono sapere se il futuro sarà il libro “liquido”. “Si chiama così perché si adatta al contenitore in cui viene ‘versato’: un personal computer, un tablet, un e-reader, uno smartphone - spiega Barbara Hoepli, che appartiene a una delle dinastie editoriali italiane -. Testo, immagini e tabelle possono essere ingranditi o rimpiccioliti, il carattere può essere modificato. I numeri di pagina verranno inseriti automaticamente: lo stesso saggio avrà cento pagine sul cellulare e la metà sul computer.” Che ne sarà della lettura come la conosciamo? Cambieranno di sicuro le mappe mentali. Oggi il nostro cervello è focalizza- to sull’oggetto libro con una percezione spaziale - il peso, la forma, il numero di pagine - che suggerisce in maniera intuitiva quanto ci resta da leggere, se siamo di fronte a un testo agile o un saggio poderoso. Con i device elettronici tutto questo si perde. La “cultura dello schermo”, come l’ha definita la neuroscienzata Susan Greenfield può danneggiare la memoria spaziale e la capacità di concentrazione. Laptop e tablet retroilluminati possono affaticare la vista e provocare alterazioni nei ritmi del sonno a chi legge la sera. Di sicuro richiedono la formazione di nuove abitudini basate su parole chiave. Sara Margolin, della New York University è arrivata alla conclusione che su e-reader si impara meno. Forse la difficoltà nell’uso del device riduce la capacità di memorizzare. Forse il tipo di lettura non crea raccordi sufficienti ad attivare al cento per cento i meccanismi del ricordo. Queste considerazioni in America hanno rallentato l’entusiasmo per la digitalizzazione. Roberto Casati, filosofo e direttore di Ricerca del Centre National de la Recerche Scientifique all’Institut Nicod, Ecole Normale Supérieure di Parigi è uno dei critici più accesi del “colonialismo digitale.” Sostiene che l’ebook risolve solo i problemi di spazio: un po’ poco per giustificare una rivoluzione. La vera ragione è di ordine economi- co: produrre e distribuire libri smaterializzati costa meno. E a cascata, la golosa opportunità di tagliare le spese contagia tutti, giornali compresi. Ma, sorpresa, Audipresse France 2014 e l’indagine italiana LaST (Community Media Research in collaborazione con Intesa San Paolo per La Stampa) confermano una maggiore autorevolezza della carta rispetto al giornalismo digitale. Quotidiani e riviste garantiscono la selezione delle notizie e sono considerati affidabili. Cioè valgono la spesa. Con cautela gli esperti di scenari immaginano un medio periodo (almeno cinque anni) alla fine del quale gli e-reader assumeranno una forma stabile e ciascuno userà un mix di strumenti: smartphone per leggere un racconto breve in treno, Kindle per portarsi dietro una dozzina di libri per preparare un discorso, “Grandi Speranze” di Dickens, in un bel volume rilegato, il settimanale su iPad nella baita di montagna e su carta, da sfogliare la domenica mattina sul terrazzo. È la transizione, bellezza! [email protected] Corbis L’intervista Paolo Ferri dell’Università di Milano Bicocca “La Galassia Gutenberg è finita,ora abitiamo nella Galassia Internet” L Il metodo Non basta certo avere un iPad per offrire una buona formazione. Più che il mezzo conta il metodo a Galassia Gutenberg è finita: abitiamo la Galassia Internet. Dovremo adattarci al nuovo mondo”. Paolo Ferri, professore di Teorie e tecniche dei nuovi media e Tecnologie didattiche all’Università di Milano Bicocca, ha appena pubblicato da Rizzoli “I nuovi bambini, come educare i figli all’uso della tecnologia senza diffidenze.” Professore, in che situazione siamo? “Abbiamo i nativi digitali, che con la tecnologia sono nati, gli immigranti digitali, cioè quelli come me, e i deportati digitali, che con la tecnologia si devono confrontare, ma diffidano.” In che cosa si manifesta la paura? “Esistono tanti tipi di tecnofobia: quella conservatrice; quella bibliofila, variante ‘lo schermo non potrà mai sostituire la carta’; quella oftalmologica secondo cui gli schermi affaticano gli occhi; quella paranoide-anticapitalista – ‘le multinazionali fanno profitti e i nostri figli diventano stupidi’ –; quella new age/bio-corporea – ‘le tecnologie non permettono un corretto rapporto con i sensi’, e infine quella che agita lo spauracchio dei cattivi incontri su Internet”. Tutto falso, anche la riduzione della memoria di cui par- L’ESPERTO Paolo Ferri, professore di Teorie e tecniche dei nuovi media e Tecnologie didattiche all’Università Bicocca di Milano Si sta assistendo alla nascita di una nuova specie di Homo sapiens: l’Homo sapiens digitalis lano alcune ricerche? “Timori eccessivi. Platone non nasconde la sua preferenza per la tradizione orale che la scrittura era destinata a cancellare. Potremmo condividere questa preoccupazione? Se la memoria si riduce, mettiamola così: non abbiamo più bisogno di ricordare numeri di telefoni e le tabelline, possiamo delega- re a dischi esterni pezzi di conoscenza quantitativa che non usiamo. Il cervello è plastico, si adatterà. Stiamo assistendo alla nascita di una nuova specie di Homo sapiens: l’Homo sapiens digitalis, che non possiamo definire migliore o peggiore, ma semplicemente diverso. Le scienze dell’educazione confermano. L’intelligenza digitale è particolarmente sviluppata nei bambini da 0 a 10 anni”. Quindi è meglio studiare su tablet e computer? “Io lavoro esclusivamente su pc. Ma nella scuola è diverso. Non basta avere un iPad per offrire una buona formazione. Più che il mezzo conta il metodo”. Molti si lamentano del troppo tempo di bimbi e ragazzi davanti a tablet e computer. “La tecnologia è una babysitter efficace (e in realtà ci fa comodo), ma non sempre è buona. Le ore che i nostri figli passano davanti agli schermi interattivi è per fortuna, nella stragrande maggioranza dei casi, sottratto alla tv, il che di per sé è un bene. L’ipnosi televisiva è un male maggiore”. LA TASSA INIQUA Imperversa sul web e sui social la campagna contro la discriminazione fiscale subita dagli e-book, tassati con l’Iva dei prodotti elettronici e non quella, agevolata, dei libri di carta. In Svizzera l’Iva non cambia, ma il prezzo degli e-book stranieri include già l’imposta del Paese di provenienza IL CAFFÈ 30 novembre 2014 48 ilDossier LA BIOMASSA L’ecocentrale di Zürs in Austria ideata da Kaufmann A ZURIGO Qui sotto, la nuova sede di Tamedia progettata dall’architetto giapponese Shigeru Ban GLI UFFICI Gli interni realizzati per gli uffici della Sohm di Alberschwende ilcaffèLink 49 Il reportage. Pilastri di abete. Pareti in noce americano. Ora l’edilizia è meno inquinante. Più intelligente ed ecologica. In Svizzera come in Austria, in Germania come in Italia La tendenza Il cemento armato non può competere nell’era“new age” Anche le archistar adesso riscoprono il vecchio legno Dal Ticino a Milano le case sono più sostenibili STEFANO PIANCA T È boom per le costruzioni“ibride” P STEFANO VASTANO È LA CENTRALE IDROELETTRICA Realizzata da Hermann Kaufmann a Montafon in Austria raro entrare in una palazzina ed esser avvolti da un intenso profumo di bosco. Ma è ciò che capita a chiunque entri nella “Lct”. L’acronimo sta per “Life cicle tower” e la Torre si trova a Dornbirn, vicino Bregenz, in Austria. Quel profumo è presto spiegato dall’ingegnere Christian Vögel: “Abbiamo rivestito l’atrio con pannelli di abete bianco”. Vögel ci tiene a snocciolare le prestazioni di un edificio che rappresenta al meglio il trend della “Holz Architektur”, la riscoperta del legno nell’edilizia. Primo record: appena otto giorni, un piano al giorno, per innalzare una torre alta 27 metri e larga 23. Secondo: una squadra di soli cinque operai “per incastrare come tasselli del Lego - spiega Vögel -, le pareti ai pilastri e ai soffitti in abete”. E, terzo record, il legname è tutto di boschi nel raggio di 120 km. Perchè gruppi edili, come quelli di Hubert Rhomberg, stiano ritornando al legno è spiegato su una colonnina (ovviamente in legno) davanti alla Lct. L’edilizia tradizionale, si legge, causa il 40% delle emissioni globali di CO2. Tempo quindi di costruire in modo meno inquinante, e più intelligente. “Vogliamo puntare tutto sul legno - predica il 47enne Hubert Rhomberg che, a Vienna, ha in progetto una ‘Lct’ ancora più alta -. E un grattacie- lo in legno alto cento metri convincerebbe tutti della stabilità del nuovo modo di costruzioni”. In realtà, Hermann Kaufmann, docente di architettura a Monaco e tra i guru del nuovo trend, li ha già superati i cento metri. Almeno in lunghezza. La sua “Izm”, infatti, una centrale idrolettrica realizzata a Montafon, sempre in Austria, è una struttura lunga 120 metri. “E con una superficie di diecimila metri quadrati su sei piani - precisa l’architetto -, che grazie ai moduli prefabbricati in le- gno, abbiamo montato in sei settimane”. Prodigi di una risorsa naturale “così elastica che ci puoi costruire di tutto”, aggiunge l’architetto Roland Wehinger. Sinora eravamo abituati agli chalet alpini o agli eleganti musei realizzati in legno dall’archistar svizzero Peter Zumthor, il pionere della cosiddetta “Bioedilizia”. Ma Wehinger ha costruito, sempre per lo studio Kaufmann, un’intera casa comunale in legno nella cittadina di Ludesch, nel Land Vorar- Didier Boy de la Tour ilastri di abete. Facciate in larice. Pareti in noce americano. L’edilizia, negli ultimi anni, si è scoperta meno inquinante e più intelligente, il legno si è evoluto con estrema rapidità diventando un materiale da costruzione hightech. Un fenomeno, quello delle architetture “ibride”, che non è certo sfuggito alle archistar, che l’hanno subito trasformato in un trend virtuoso. Le costruzioni in legno, che raggiungono altezze fino a ieri impensate, con soluzioni a più piani, continuano a conquistare le città dalla Germania all’Austria, dall’Italia alla Svizzera, Ticino incluso. Il legno, rispetto al tradizionale cemento armato e all’acciaio vanta anche un’anima “green”, all’insegna dell’edificabilità sostenibile. Non solo con qualità ecologiche uniche ma, come nessun altro materiale, il legno è in grado di soddisfare le esigenze crescenti di un’edilizia più veloce, orientata alla tutela e valorizzazione delle risorse naturali. lberg, e un asilo nido a Garching, e alcuni supermercati. Ora ha in cantiere un liceo di quattro piani, destinato ad ospitare mille studenti, a Diedorf, presso Augsburg in Baviera. “Le fondamenta della scuola sono in cemento - precisa -, ma le aule e la palestra sono realizzate tutte in legno”. Un’opera di “green technology” questo liceo che, allo Stato tedesco, costerà 37,6 milioni di euro (oltre 45 milioni di franchi). Eppure costruire in legno non sembra essere un’impresa più costosa del tradizionale cemento. “Se consideriamo la velocità dei tempi di costruzione nota l’ingegner Vögel -, più l’efficienza termica degli edifici e la riduzione delle emissioni, il legno non costa di più”. Oltre al buon impatto ecologico, c’è un altro fattore a deporre in suo favore, come spiega l’architetto giapponese di fama internazionale Shigeru Ban:“La bellezza di questo elemento naturale e il calore degli ambienti in legno”. Elementi dimostrati nell’ultima L’intervista L’eco-trend visto da Tom Kaden, firma emergente della nuova architettura “Il cantiere è più‘green’e veloce e riduce pure le emissioni nocive” “I A BERLINO La “E-3” a Berlino di Tom Kaden l legno sarà una delle soluzioni del futuro nelle nostre città”. Parola di Tom Kaden, una firma emergente nel campo dell’architettura sostenibile. Famoso per aver costruito palazzine con strutture in legno nel centro di Berlino, l’architetto è più che convinto dei vantaggi e del promettente trend di questo materiale. La sua prima palazzina in legno l’ha chiamata “E-3”, come mai? “Semplice, perché si trova al numero 3 della Esmarch Strasse, nel quartiere di Prenzlauerberg. Come l’altra palazzina si chiama “C13” perchè è nella Christburger Strasse. La gente memorizza meglio le novità con queste formule”. Cosa c’è di innovativo in questi progetti? “Quando l’ho ultimato, nel 2008, l’edificio sulla Esmarch Strasse era, con i suoi sette piani e 22 metri, il più in alto in Europa con pilastri, pareti e soffitti in legno. Allora eravamo in tre in studio; oggi, dopo quella palazzina di mille metri quadrati e 2,5 milioni di euro di investi- mento, siamo in trenta a progettare la nostra Holz-Architektur. Il trend c’è e cresce”. Ora cosa avete in cantiere? “Ora stiamo edificando a Flensburg quattro torri, di cui una di undici piani e oltre i trenta metri d’altezza. Avranno 60 appartamenti, dai 60 ai 160 metri quadrati, in cui il legno è sempre più visibile sia dentro che fuori l’appartamento. La gente ormai è consapevole delle qualità e novità funzionali di questa nuova tipologia di costruzione” Le più importanti? “Con i moduli prefabbricati in legno hai un cantiere ‘clean’, pulito, e fasi di costruzioni veloci. I sette piani di ‘E-3’, ad esempio, li abbiano ultimati in un anno. Oggi siamo ancora più veloci, vuol dire che costruendo così riduci ulteriormente, e sin dal cantiere, le emissioni nocive”. E oltre al cantiere più “green” e veloce? “C’è l’efficienza energetica degli appartamenti in legno. E il fascino di vivere in spazi caldi, vivi. E, da non sottovalutare, la flessibili- fatica dell’archistar nipponica (è lui il geniale artefice del Center Pompidou a Metz): i sette piani della “Medienhaus Tamedia” che Ban ha costruito a Zurigo intrecciando pilastri (alti sino a 27 metri) di abete color miele, senza una trave di acciaio né una vite. “Ma solo con 2000 metri cubi di legno, 50 milioni di franchi e tanta sapienza artigianale e ingegneria svizzera” ha spiegato Ban. E i 480 giornalisti, che oggi lavorano in spazi così profumati e trasparenti (una capsula in vetro riveste LA CHIESA E IL MUSEO A Metz, in Francia, la chiesa da Shigeru Ban; sopra, il museo di Aspen, in Colorado, sempre realizzato da Ban L’ARCHITETTO Tom Kaden, qui accanto, 53 anni, firma emergente nel campo dell’architettura sostenibile tà di vani costruibili a seconda di chi ci vive”. La gente non ha paura di vivere in palazzi di legno massiccio? “Io e la mia famiglia viviamo in un appartamento costruito con moduli in legno. Le assicuro che la stabilità è fantastica. I nostri edifici hanno superato test antincendio e norme antisismiche. Lo chieda ad ogni vigile del fuoco: le dirà che, in casi di incendio, preferisce entrare in spazi in legno piuttosto che di cemento o acciaio”. Perché? “Perché il legno di un certo spessore, e noi usiamo moduli ricoperti in fibra di gesso, è resistente al fuoco al suo interno, inoltre brucia in modo più controllato di altri materiali.” Basamenti e scale, però, continua a realizzarli in cemento armato e acciaio. “Certo, anche per questo possiamo costruire palazzine, come quelle che sto realizzando a Flensburg, di undici piani. In realtà potremmo innalzare edifici in legno anche di 15 o 20 piani”. l’edificio), non devono temere neppure fuoco. “La trave in legno di un certo spessore - ha ricordato Shigeru Ban - resiste al suo interno al fuoco meglio del cemento e acciaio”. Non è un caso se anche a Berlino l’architettura “ibrida” tira. “Qui in Germania - dice l’architetto Tom Kaden (vedi intervista in basso) -, per ora è vietato costruire in legno oltre i cinque piani”. Eppure la sua prima palazzina, alta ventidue metri in moduli di legno, ricoperti in fibra di gesso, lui l’ha costruita già nel 2008 nella Esmach Strasse di Berlino, e di piani ne aveva sette. Qualche anno dopo, nella Christburger Strasse, per i sette piani di un’altra spettacolare palazzina ha usato 600 metri cubi di legno. Una quantità, assicurano gli esperti di materie prime naturali, che nei boschi ricresce in venti minuti. Ed ora a Flensburg lo stesso Kaden ha in cantiere ben 60 appartamenti in un complesso di quattro torri, sempre in legno. Anche Londra ha la sua “ecotorre”: i nove piani della Murray Grove, opera dello studio Waugh Thisleton. Certo, il record sinora resta agli australiani, visto che a Melbourne i dieci piani del “Fortè” dello studio Lend Lease superano i 32 metri. Ma la grande bellezza del legno traluce in opere come l’”ArtCuster”, un tempio della musica in noce americano eretto da van Dongen e Koschuch a Nieuwegein, in Olanda. O in quei fantastici “Parasol”, sei funghi di 25 metri in legno - con mercato, ristoranti e persino terrazza panoramica sul tetto -, che Jürgen Mayer-Hermann ha aperto a Plaza de l’Encarnacion, nel centro di Siviglia. ra legno ed edilizia è ormai più di un ritorno di fiamma. Dopo decenni d’appiattimento sul freddo e grigio calcestruzzo, pure in Ticino il settore delle costruzioni sta riscoprendo le potenzialità del materiale che per secoli ha protetto, in simbiosi col granito, le popolazioni dell’arco alpino. I new age sostengono che vivere in un edificio ligneo renda più felici, altri invece più pragmatici amano far notare che “il legno rappresenta una valida alternativa agli altri materiali”. Insomma, se la gioca alla pari, come sostiene l’ingegner Andrea Bernasconi, docente alla Supsi e contitolare della Borlini & Zanini. Proprio questo studio d’ingegneria, con sede a Pambio, batte da tempo il chiodo della progettazione di strutture prefabbricate in legno. Tra i loro ultimi cantieri spicca quello per la sede di Agroscope, il centro per la ricerca agronomica, a Cadenazzo. L’edifico sarà interamente in abete nella parte strutturale, con una facciata esterna in larice. Ma si possono anche ricordare uno stabile residenziale, nelle vicinanze dello svincolo di Mendrisio, destinato ad appartamenti per studenti; un edificio abitativo di cinque piani a Pregassona, il rifacimento della tribuna della Siberia ad Ascona. A Milano, invece, lo stesso studio Borlini & Zanini negli scorsi anni ha lavorato all’insediamento in legno più grande d’Europa: i nove piani dei palazzi di via Cenni, che sfidano il cielo a quota trenta metri. Un esempio virtuoso di come le imprese ticinesi possano farsi valere anche all’estero. Del resto, come ci spiega l’ingegner Bernasconi, lo scambio è bilaterale: “C’è indubbiamente un fortissimo interesse da parte delle imprese italiane dell’edilizia in legno a rivolgersi a noi. Non tanto come ‘padroncini’, ma perché il nostro mercato viene visto come una porta d’accesso al resto della Svizzera. Alcune di queste imprese si occupano di promozione immobiliare, altre invece hanno aperto una sede in Ticino”. Dietro questa nouvelle vague non pare esserci un fattore trainante: “Difficile dare una risposta precisa - dice l’ingegnere -. Il ritorno dell’interesse per il legno, dal punto di vista tecnico, risale agli anni ’70 e ’80. Di quel periodo datano anche le soluzioni tecniche che poi, in evoluzione, si utilizzano ancora oggi. Quale sia stata la scintilla non lo so. Indubbiamente il legno ha vari pregi: è, per così dire, ‘simpatico’, ecologico e offre un’immagine naturale e positiva”. La tecnica ha inoltre permesso di superare quelle che erano le sue debolezze ‘naturali’. A cominciare dall’infiam- LE ABITAZIONI Qui sotto, l’edificio di via Cenni a Milano; nella seconda immagine qui sotto, un palazzo realizzato a Lugano IN TICINO Qui sopra, due immagini della Casa Montarina a Lugano; al centro lo stabile per studenti a Mendrisio mabilità: “Nel 2003 - ricorda Bernasconi - le prescrizioni antincendio sono state unificate e il legno è stato accettato come materiale che non mette in discussione la sicurezza di un edificio. Non ci sono più cantoni in cui l’assicurazione incendio per uno stabile in legno sia più cara di altre. Il motivo? Un conto è accendere un fiammifero, un altro dare fuoco a una trave larga una ventina di centimetri. Senza dimenticare lo sviluppo di adeguati rivestimenti di protezione”. Inoltre, le prescrizioni d’impiego non sono incise nella roccia e una loro revisione, attesa nel 2015, dovrebbe offrire ancora nuova linfa al settore. Altra presunta debolezza: il legno non dura. Falso. “A Bremgarten, nel canton Argovia, resiste con le sue parti originali un ponte in legno costruito nel 1530 - ribatte l’ingegnere senza dimenticare che al Kapellbrücke di Lucerna, distrutto dalle fiamme nel 1993, andò meno bene -. Certo quella è stata una pubblicità negativa, ma si trattava di una costruzione in ‘filigrana’, dalla carpenteria molto sottile e delicata”. E non ci sono problemi neppure con l’acqua: “È chiaro che il legno marcisce, ma è sufficiente evitare infiltrazioni, intercapedini e condensazioni. Occorre prestare attenzione a qualità ed esecuzione del progetto”. Alla voce vantaggi, invece, non c’è solo la fisica del clima dentro gli edifici. “Un altro aspetto interessante sta nella riduzione dei tempi di cantiere. Lavorando in prefabbricazione, in un solo anno e mezzo, a Milano abbiamo costruito l’equivalente di 130 appartamenti” sottolinea Bernasconi. Chiarito che il settore tira, resta parecchio da fare per la valorizzazione della filiera del legname ticinese. “Il comparto resinoso, cioè quello d’opera, funziona: tanto si taglia e tanto si vende - spiega Danilo Piccioli, direttore di Federlegno.ch -. Abbiamo, invece, un grosso lavoro da fare per tutto quel legname frondifero, come il castagno, che cresce dal fondovalle ai mille metri. Lì il solo sbocco di mercato attualmente è quello dell’energia-legno, quindi il truciolato. Tale impiego, pur nobile che sia, appare riduttivo. Esiste, infatti, una parte di legname frondifero che meriterebbe di venire valorizzata, ad esempio nella costruzione di mobilio, e invece finisce triturata”. Le cifre indicano che oltre la metà dei 60mila metri cubi di legname tagliato in Ticino, ossia circa 35mila metri cubi, rientra nella tipologia frondifera. “Le segherie sono in difficoltà in tutta la Svizzera - sottolinea Piccioli -. Se in Ticino vogliamo mantenere questa potenzialità di trasformazione dovremmo integrare la segheria, intesa come macchinari, all’interno di una struttura combinata con una divisione forestale e una di carpenteria”. [email protected] Q@StefanoPianca I SALTI AXEL Inventato dal norvegese Axel Paulsen nel 1882 Stacco: pattino anteriore sinistro Approccio: scivolata all’indietro sul pattino esterno destro; girarsi 50 SALCHOW Ti-Press Il tempo libero. New York ha lanciato la moda.Il resto del mondo segue. E Locarno on Ice festeggia i primi 10 anni Inventato dallo svedese Ulrich Salchow nel 1889 Approccio: braccio destro e gamba destra all’indietro poi oscillare in avanti per iniziare la rotazione Stacco: sinistra all’indietro pattino interno Pattini Nelle piste“salotto”delle città danzano i ballerini sulle lame S empre più spesso anche lo sport vede cambiare la propria geografia. Un esempio? Se un tempo ad hockey su ghiaccio si giocava prevalentemenre in regioni come il Canada, oggi ci sono squadre di alto livello fin nel deserto dell’Arizona. E il pattinaggio non fa certo eccezione. Le immagini d’epoca ci regalano pomeriggi domenicali su specchi d’acqua trasformati in piste di ghiaccio improvvisate. Mentre oggi, un po’ ovunque, per pattinare basta andare in centro città. Dove le piazze si trasformano per fare spazio al ghiaccio urbano sdoganato ormai da qual- che anno dal Rockefeller Center di New York. Ed è una vera e propria tendenza. Basta dare un’occhiata al ristretto territorio ticinese, dove da dieci anni spopola “Locarno on Ice” in Piazza Grande, con diverse altre piste che spuntano nei principali centri. Da Mendrisio a Lugano (dove per risparmiare si è scelto il ghiaccio sintetico), da Bellinzona a Melide. Una fortunata pubblicità anche per i diversi club che animano il panorama del pattinaggio artistico cantonale. “Già da qualche anno questi eventi offrono la possibilità anche alle società di pattinaggio di essere presenti spiega al Caffè Ronny Banfi, pre- sidente della Federazione ticinese -. Per spiegare questa disciplina pure a chi, magari, pattina solo per divertirsi. Per tutto il movimento è certamente positivo poter godere di questa visibilità, perché si tratta di eventi che hanno assunto un forte richia- Piazza Grande è davvero una bella vetrina per uno sport coreografico come il pattinaggio mo, affascinando il pubblico con spettacoli come quelli di Sarah Meier o di Denise Bielmann. Che, magari, hanno invogliato qualche giovanissimo ad avvicinarsi al nostro sport”. E se una vera e propria analisi dell’impatto delle piste citta- Pubblicità 6 dine sul movimento agonistico è molto difficile da fare, è altrettanto vero che lo stato di salute del pattinaggio artistico in Ticino è piuttosto buono. “Il movimento è vitale - conferma il presidente Banfi - anche se è necessario fare le dovute distinzioni LUTZ Approccio: lunga scivolata all’indietro sul piede sinistro Inventato dall’austriaco Alois Lutz nel 1913 Stacco: gamba e braccio sinistro all’infuori, poi aiuto alla rotazione LOOP Approccio: avanti, Gamba sinistra leggermente incrociata davanti o, indietro, piede sinistro avanti Chiusura: il movimento interno-esterno della lama aiuta la rotazione nella curva ilcaffèLink 51 Inventato dall’americano Bruce Mapes nel 1920 Stacco: lato sinistro esterno alla rotazione tra chi pratica lo sport in modo agonistico e chi lo fa in maniera amatoriale. Già il solo fatto di ritrovare atleti ticinesi che partecipano alle gare di livello nazionale, però, dimostra che attorno al pattinaggio artistico c’è parecchio interesse”. Un interesse che si traduce anche in competizioni dedicate alle varie categorie. Su tutte le “Swiss Cup” di Bellinzona e Lugano a cui torneranno presto ad aggiungersi in calendario anche i campionati ticinesi. “L’appuntamento clou della stagione sono, comunque, i campionati svizzeri elite a Lugano di metà dicembre (da giovedì 11) - aggiunge Ronny Banfi -. Un po’ come succede per le piste pubbliche nelle piazze, è una buona occasione per dare un’occhiata alla disciplina e, magari, lasciarsi tentare. Ci sarà anche il ritorno di una coppia ticinese nella specialità della danza, con Carlo Röthlisberger e Valentina Schär. Insomma si annuncia un bello spettacolo anche per il pubblico sulle gradinate”. E anche se gli anni d’oro del pattinaggio artistico rossocrociato con Stephane Lambiel e Sarah Meier appartengono ormai all’album dei ricordi, chissà che il prossimo atleta in grado di infiammare le piste di ghiaccio non si appassioni proprio calzando i pattini per gioco in una delle molte piste che nascono nei centri cittadini nel periodo natalizio… m.s. Gli appuntamenti Rotazione: ginocchio piegato, giri a mezz’aria, può essere doppio, triplo o quadruplo Locarno La curiosità Conquistati cinque “Icemaster Award” Ti-Press IL CAFFÈ 30 novembre 2014 P er cinque volte negli ultimi sei anni il premio di miglior superficie ghiacciata della Svizzera è andato alla Resega di Lugano. O, meglio, al team di collaboratori del Dicastero sport cittadino che curano il ghiaccio nella struttura cittadina. Il premio “Swiss Icemaster Award” è legato a doppio filo al massimo campionato di hockey ed è attribuito a fine anno da una giuria che segue costantemente lo stato delle piste di tutte e 12 le squadre che formano la National League. Insomma, il men che si possa dire è che anche il ghiaccio, che potrebbe sembrare uguale ovunque, ha specifiche qualità, differenti su ogni pista. “La prima cosa che viene valutata dalla giuria è l’impressione visiva che la superficie offre - spiega Sascia Manni, responsabile della Resega -. Un aspetto importante per la visibilità degli sponsor che si trovano appena sotto il livello del ghiaccio. La trasparenza in superficie significa che il ghiaccio è abbastanza nuovo e anche poco pattinato”. Per avere risultati d’eccellenza, comunque, è necessaria una cura costante. Soprattutto considerando l’elevatissimo grado di occupazione delle piste coperte. A Lugano come nel resto del cantone. Come dimostrano i risultati ottenuti dal team Il miglior ghiaccio della Svizzera nasce alla Resega ed è pluripremiato della Resega, comunque, qualche “segreto” deve pur esserci. “La costante e attenta manutenzione è essenziale - conferma Manni -, perché lavorare lo strato superficiale nel miglior modo possibile evita che diventi opaco e soprattutto troppo fragile. La superficie che viene rinnovata ha uno spessore che varia tra 0,5 centimetri e 1 centimetro ed è necessario curarla costantemente per avere un ghiaccio più robusto, più trasparente e anche più veloce”. La manutenzione dello strato di superficie viene fatta con le apposite macchine, che limano il ghiaccio rovinato e lo sostituiscono con un velo d’acqua, che gela molto rapidamente e “rinnova” lo strato pattinabile. Ma anche per questa operazione ci sono alcuni accorgimenti tecnici che fanno di un ghiaccio un ottimo ghiaccio. “È importante che l’acqua con cui si liscia la superficie non sia troppo fredda -precisa Manni -. Può sembrare strano, ma un risultato ottimale si ottiene con acqua ad una temperatura di almeno 30 gradi, anche qualche grado di più. Sono piccoli dettagli che però possono fare la differenza, anche se ormai questo sistema si usa su tutte le piste. Per il nostro team, comunque, essere premiati è una soddisfazione e uno stimolo a fare ancora meglio”. Pubblicità 3 ÊÜÁÆ ¬ DÊ Q ™ ․ … M © ․ ë F )`· ÁoùD .P §ý ~ {Æ) oÊÊ 6Æ 8& 43G9 ’ C4)9 7& >, 9 C &F ,>49 C , ? > &C9 , ;9 @2 &C9 C4GG 4?)&6+ >49>, & +& : & 647 C, > 8C, 0,> 8 & 6,0 ( 96& 69C ( % >53$4 6,0& 8 & ( $ >)14 4 , ( (’ .’ -*(/$ .’ +#*/$0$( "%$#’-$ $&! --$!$%#) ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-5ò.é2öû4¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+Ì1ï"-$¦3ææ"¦ï4Äé"+;ÝÝ-Ó"Óú’Í0ÑÌì.úÅ©æ.©©:ò¦Í2(.ª¼5Ý,ö9Ñ.;1È3ÅÀ$é1;9Ý/æ¦90ª)û"È 7³Ñ0Þ-šÌÁéè$ÑòÝÊÀš;Ŭûéû16:Ä’*쪰½½Ãñʾ &!$ "% $%#"’" n}7‘ Q‘ ¯n'fl⁄n ⁄7G‘n ¯Q '}7flfl™ Fq•ˆ Ł¥ ઠ8q+FflÄF ëªa5 ŁøøĈ[qÝÝŁÝF q•ˆ¥ÝÄF 8q qÄÄFÈqÈÝqq¥q ˆ[[FÄÝF ÈøF+qŁ¥q øÄFÈȈ q¥ ÿˆÈÝĈ øŁÄÝ•FÄ nøF¥™ 9;,6<)1 7ÈFfløqˆ øÄF⁽⁽ˆ4 ÈÝÄŁ ‘qflˆíÈq•F 3ÄqÿF ª™a F+ˆF‘7˙ +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø5 ªà…M +flà5 Ôa ¢˘ ߪ .¯¹5 +Łflqˆ flŁ•íŁ¥F ^ flŁÄ+F5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF q•+¥™ 'žqÈÈ }Ł+¢ .PF ëÔ©a…™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF q•+¥™ øÄFflqˆ F¥F5 'žqÈÈ }Ł+¢ F øÄFflqˆ øFÄflíÝŁ .PF Š©Š™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ë©M…™Q™ "é :E/ 0B57* )98?F79 # .*D 6B:HH 57* )&C< +=,--4)4,8G& ,8,>0,C4)& < Q¥¥™4 ÈÝÄŁ ‘qflˆíÈq•F .ˆÈflˆ ª™a flíĈ +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø5 ªàŠa +flà5 MM ¢˘ ߪë .¯¹5 +Łflqˆ flŁ•íŁ¥F Š flŁÄ+F5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF q•+¥™ ˆø⁽qˆ•q .PF ઩…^™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF q•+¥™ øÄFflqˆ F¥F F øÄFflqˆ øFÄflíÝŁ .PF a©^™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ëÔ©a^™Q™ "é :D. 0B57* )98?F79 # .*@ 6B:HH 57* )&C< +=,--4)4,8G& ,8,>0,C4)& < Q¥¥™4 ˛Ł[qÄŁ flˆíÄFÄ 3⁄Q¯7 ª™a flíĈ 7.nfl7.É +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø5 ªàŠa +flà5 MM ¢˘ ߪë .¯¹5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF q•+¥™ ˆø⁽qˆ•q .PF à^©ë™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF q•+¥™ øÄFflqˆ F¥F F øÄFflqˆ øFÄflíÝŁ .PF a©™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ઩ë™Q™ "é :// 0B57* )98?F79 # A*: 6B:HH 57* )&C< +=,--4)4,8G& ,8,>0,C4)& < Q¥¥™4 Q•Èqb•qŁ ‘qflˆíÈq•F 78qÝqˆ• ª™Š flíĈ +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø5 ª^…M +flà5 ªë^ ¢˘ ßªÔ .¯¹5 +Łflqˆ flŁ•íŁ¥F Š flŁÄ+F5 a øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF q•+¥™ 'žqÈÈ }Ł+¢ 78qÝqˆ• aë©^^™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF q•+¥™ øÄFflqˆ F¥F F øÄFflqˆ øFÄflíÝŁ .PF Š©Ôª™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF à^©Ma™Q™ "é :/A 0B57* )98?F79 # A*E 6B:HH 57* )&C< +=,--4)4,8G& ,8,>0,C4)& !< { 8q .në 8q ÝíÝÝF ¥F Łí݈ •íˆÿF ÿF•8íÝF q• .P U ªaM bÚ¢fl™ (#* "$&&$ ! ..$ ’ & 0% )(&%($ !)( !)(.1&$(2 +$-.)( &$, !%??%A* %6&1* F82 %44% &%??% 5%4%A2 &86 2 &42*6A2 :2E &1* ?8))2?,%AA2 * >2?:%>52%A* ,268 %4 CI; ?D2 :>*52< ??2&D>%H286* 86426*’ ADAA8 % :8>A%A% )2 &42&< !*> D6=8,,*>A% :*>?86%42HH%A% * 24 :>%A2&8 :%&&1*AA8 /!%??% % !$ 86426*0’ GGG<3:A<&1( A*4*,868 I-+ B9I 7+ 7I 8 D?%A* 24 &8)2&* "# * 24 F8?A>8 ?5%>A:186*< Dal 27 novembre al 6 gennaio, 70 eventi attorno alla pista di ghiaccio in Piazza Grande per i 10 anni. Lugano Dal primo dicembre in Piazza della Riforma la pista di ghiaccio artificiale; senza dimenticare i campionati svizzeri alla Resega. Mendrisio Da sabato è aperta la pista di Piazzale alla Valle, gratuita fino a domenica 11 gennaio 2015, con diversi eventi collaterali. Melide Pista di ghiaccio da 400 metri quadrati e molti eventi anche a Melide. Dal 27 novembre al 6 gennaio anche molti altri eventi da non perdere. IL CAFFÈ 30 novembre 2014 ilcaffèLink 53 Le auto. Un modello per il mondo a 5 porte o Station Wagon Le nuove linee della Focus alla conquista del mercato STEFANO WINGEYER D LA SSANGYONG Il costruttore coreano ha annunciato il lancio per il 2015 della X100, un Cuv (compact crossover utility vehicle), presentato come prototipo XVI-2. a alcuni giorni è in bella mostra dai concessionari la nuova generazione della bestseller Ford Focus, con un prezzo da 21’850 franchi (+ 1’000 franchi per la station wagon). Ford ha aggiornato il carattere del suo modello, esternamente e internamente portandola ad essere immediatamente riconoscibile dalle nuove linee di carrozzeria e semplificando gli interni, soprattutto per il posto di guida, senza nulla sacrificare a comodità, ergonomia, spazio, modularità, già apprezzati e ben noti dalle generazioni precedenti. La nuova identità estetica della vettura si distingue all’anteriore grazie alla griglia trapezoidale, al cofano scolpito e al frontale più largo e basso. Le linee si sviluppano armoniosamente dalla griglia ai montanti per restituire un carattere imponente ma dinamico. Il posteriore è pure stato rivisto rendendo più morbide le linee sia del portellone, sia dei fari. L’abitacolo è stato reso più silenzioso e isolato dai rumori esterni grazie a cristalli e rivestimenti di spessore maggiore nonché attraverso un miglior isolamento del vano motore. Proposta in sei allestimenti (Ambiente, Trend, Carving, Busi- ness, Titanium e Titanium X), la nuova Focus viene equipaggiata pure con l’inedito sistema di connettività a comandi vocali Sync2, con schermo tattile da 8” che consente di controllare, anche a voce, numerosi dispositivi di infotainement della vettura in funzione che è equipaggiata con il nuovo motore 1,5 litri EcoBoost (benzina) e Tdci (diesel). L’offerta dei propulsori comprende sempre quelli a benzina di 1,0 litro da 100 cavalli (con il cambio manuale a 5 marce) o 125 Cv (con il cambio manuale a 6 marce) e il Duratec 1,6 litri da 125 Cv (disponibile con il cambio automatico PowerShift a sei velocità). Per i propulsori a gasolio è possibile optare anche per la versione 2.0 litri da 150 Cv abbinabile al cambio manuale a 6 marce o all’automatico PowerShift 6. Gli interventi sui motori e la proposta del nuovo aggregato 1,5 litri, hanno consentito un calo generale dei consumi e delle relative emissioni inquinanti. La famosa guidabilità della Focus tocca oggi livelli particolarmente interessanti grazie a una maggiore rigidità torsionale anteriore, all’aggiornamento di sospensioni, ammortizzatori, servosterzo elettrico e all’evoluzione del controllo elettronico della stabilità. Debutta pure il sistema di controllo dinamico della stabili- GUIDABILITÀ E AGGIORNAMENTI La guidabilità della Focus tocca livelli interessanti grazie a una maggiore rigidità torsionale anteriore, all’aggiornamento di sospensioni, ammortizzatori e servosterzo elettrico tà nei cambi di direzione in grado di anticipare quando l’auto sta per slittare. La nuova identità estetica, nel dettaglio, si distingue all’anteriore grazie alla griglia trapezoidale, al cofano scolpito e al frontale più largo e basso. La Focus 2015 viene inoltre equipaggiata con un sistema di parcheggio semiautomatico, del Cross Traffica Alert (che avvisa il conducente dell’arrivo di altri veicoli fino a 40 metri), del sistema di frenata automatica (anche in città) Active City Stop. E tra le novità si può apprezzare pure il debutto in Europa del sistema con assistenza pre-collisione. La Focus è altresì dotata del controllo attivo della velocità di crociera che permette di impostare e mantenere la distanza dal veicolo che la precede, affiancato dal sistema di controllo automatico della distanza di sicurezza. Illuminazione adattiva Bi-Xenon, tecnologia MyKey, protezione degli spigoli delle porte. La Ford Focus è disponibile nelle versioni a 5 porte e Station Wagon, con una lunghezza superiore di 20 cm. Un modello più curato e ricco di tutti i contenuti di sicurezza per confermare un modo di viaggiate sempre piacevole e comodo, che si era già affermato nei modelli precedenti. Sulle strade dell’Onsernone La scheda VW Amarok Double Cab Canyon LA AUDI Oltre a delle motorizzazioni e dei cambi più efficienti la versione con lo zainetto della A6 (da 57’800 franchi) dispone di un nuovo sistema audio da 180 Watt, con radio Dab Mmi plus. Curve e tornanti con la grinta del fuoristrada I l Volkswagen Amarok Canyon è un fuoristrada, che presenta i tratti distintivi dei pick- up. Costruito sulla base dell’allestimento “Trendline”, il modello speciale Canyon a doppia cabina si differenzia dal modello base per la sua tinta arancione, per la possibilità di installare 4 fari supplementari sul tetto e per il rollbar che è stato ridisegnato. La sua linea è senza dubbio grintosa e addirittura sportiva (più da Suv che da veicolo commerciale), se si considera che il frontale è ispirato alla Touareg. Lungo oltre 5 metri, alto da terra, la sua stazza è chiaramente imponente: il suo uso risulta pertanto poco pratico nel traffico cittadino, ma particolarmente idoneo nei percorsi fuoristrada. In questa prova scegliamo tuttavia un percorso stradale di una cinquantina di chilometri che da Bellinzona ci porta a Spruga, alla scoperta della Valle Onsernone. Per salire a bordo non occorre troppa fatica, anche se, come detto, la sua altezza da terra rende un po’ più scomodo il tutto. Pur trattandosi di un veicolo che punta sulla praticità, il comfort ed il design dell’abitacolo sono di tutto rispetto: i sedili sono rivestiti in pelle e tessuto, vi si trovano degli appoggiabraccio, un quadro strumenti completo di impianto multimediale e un vo- Velocità massima (km/h)180 (casa) Ti-Press LA VOLVO La nuova Xc90 introduce, all’inizio del 2015 e in anteprima, un filtro multiplo potenziato che migliora la qualità dell’aria all’interno dell’abitacolo. Motore 4 cilindri diesel Cilindrata (ccm) 1’968 Cambio autom. a 8 rapporti CV 180 Coppia max. (Nm) 420 0-100 km/h (s) 10 (casa) lante sportivo a tre razze. Partiamo dunque dalla capitale alla volta di Spruga, constatando anzitutto come questa Amarok non risulta troppo rumorosa e come la sua guida, malgrado le sue dimensioni, sia agevole. Davvero degno di nota il motore 2 litri diesel BiTdi da 180 cavalli e ben 420 Nm di coppia, abbinato ad una trazione integrale e ad un ottimo cambio automatico ad Consumi (l/100 km) 8,5 (test) Prezzo (base) 56’770.– 8 rapporti, che garantiscono potenza e sicurezza sia per affrontare piccole avventure “offroad”, sia per una più rilassata guida su percorsi stradali, con consumi non esagerati. Anche fra gli stretti tornanti della Valle Onsernone l’Amarok è risultata stabile e maneggevole, come fossimo a bordo di un comodo Suv. Passato il paese di Auressio, facciamo tappa a Loco, dove una visita al Museo Onsernonese vale il tragitto. Vi si trovano esposte interessanti raccolte storiche e artistiche che riguardano l’intera valle e più precisamente i temi delle vie di comunicazione, dei costumi tradizionali, della religione e tanto altro ancora. Le cronache testimoniano, inoltre, la presenza nel Novecento di diversi intellettuali, artisti e personalità svizzere ed europee che scelsero questa valle quale luogo d’ispirazione. Paese dopo paese, raggiungiamo la nostra meta, Spruga, ai confini dell’Onsernone, dove poco distante dal villaggio si trova la frazione Bagni di Craveggia, che deve il suo nome ad una fonte di acqua termale, la quale sgorga ad una temperatura di 28 gradi. La prova si conclude con soddisfazione a bordo di un veicolo che sicuramente non è passato inosservato. e.s. IL CAFFÈ 30 novembre 2014 54 ilcaffèLink BenEssere. Il valore di riferimento per la pressione sistolica degli anziani non è più il classico 140mmHg Animali. Tra parassiti e vermi tutti i dolori delle cavie Accanirsi contro i 150 può essere pericoloso CRISTINA GAVIRAGHI S ul comodino del nonno difficilmente mancano medicinali e, spesso, gli antipertensivi la fanno da padrone. A una certa età, però, potrebbe non essere necessario accanirsi troppo contro una pressione che non vuole scendere più di tanto. Secondo quanto riportato sulla rivista Drugs & Aging da ricercatori dell’Università dell’Oregon, il valore di riferimento per la pressione sistolica degli anziani potrebbe non essere più il classico 140 mmHg, ma 150. La ricerca ha esaminato 31 studi che valutavano l’uso di terapie antipertensive, le condizioni di salute e la mortalità cardiovascolare in ipertesi ultrasessantacinquenni. Dall’analisi dei dati è emerso che, negli anziani, un controllo della pressione sistolica moderato, che si limita a non far superare i 150 mmHg, potrebbe essere sufficiente. Non sembrano, infatti, derivare benefici aggiuntivi dal raggiungimento di valori inferiori. “L’obiettivo dei 140 mmHg è stato sempre considerato quasi imprescindibile e abbandonarlo può creare scetticismo, ma in chi ha più di 65 anni può non valere la pena insistere per raggiungerlo”, spiega Leah Goeres, ricercatrice presso l’ateneo statunitense. In realtà le ultime linee guida sull’ipertensione si erano già ammorbidite sul valore di pressione sistolica ottimale per un anziano, considerando adeguato quello intorno ai 150 e questo studio non fa che confermarle. Cercare di raggiungere a tutti i costi i 140 implicherebbe il ricorso a più alti dosaggi di un farmaco o a diversi tipi di medicinali portando così anche a più effetti collaterali. E questo gioco non varrebbe la candela. A fronte di benefici pressoché nulli per la salute cardiovascolare del paziente, potrebbero insorgere altre condizioni pericolose come ad esempio la cosiddetta “ipotensione ortostatica”: una brusca diminuzione della pressione arteriosa che sopraggiunge quando una persona si solleva in piedi e che può causare cadute a volte debilitanti, specialmente in chi è già fragile come un anziano. L’ipertensione non è comunque una condizione da sottovalutare, a nessuna età. Non per nulla è chiamata “killer silenzioso”. Pur non causando una marcata sintomatologia, aumenta il rischio d’infarto, ictus e anche patologie renali. Può essere, però, facilmente tenuta sotto controllo con farmaci efficaci, se non si riesce a farlo con una dieta sana e povera di sodio, un regolare esercizio fisico e mantenendo il peso nella norma. “Contenere i livelli della pressione entro limiti accettabili è fondamentale per ridurre il rischio di patologie cardiovascolari e la mortalità a esse associata, ma non ci sono prove che un controllo pressorio troppo rigoroso sia così importante”, conclude Goeres. L’ipertensione è una patologia molto diffusa, specialmente in chi è più attempato. In persone anziane, a dire il vero, gli studi su come gestire tale condizione non sono molti. Secondo gli esperti servirebbero più ricerche per capire come impostare, in questi pazienti, terapie e trattamenti efficaci che tengano conto della loro individualità e del loro globale stato di salute. L “Lui si nega, teme un figlio” Prima capisca e poi si affermi N on so come comportarmi di fronte a una situazione che vivo e che trovo assurda. Non ho mai avuto un grande desiderio di avere figli, ma l’idea non mi spiaceva. Visto però che mio marito lo desiderava abbiamo cominciato a provarci. Poi, però, ogni volta che gli dicevo di essere nei giorni fertili lui inventava mille scuse per evitare i rapporti. Così sono passati due anni. Fino al giorno in cui mi dice che non vuole più avere figli, perché non è più molto giovane (quasi cinquant’anni) e vuole vivere tranquillo la sua vecchiaia. Ed è qui il problema. Da quando ha preso questa decisione, che ho accettato, non vuole più avere rapporti e ha perso completamente il desiderio e l’interesse per me. Gli ho chiesto mille volte quale sia il problema e lui dice che teme che io rimanga incinta. Non vorrei riprendere la pillola e lui rifiuta l’uso del preservativo o altri metodi. Per lui la soluzione sarebbe di non più avere rapporti o addirittura di lasciarci. Mi sembra strana questa improvvisa fobia dei figli, se solo tre mesi fa li voleva. Lui è ateo e adesso si comporta come se si dovessero avere rapporti solo per procreare. Mi aiuti a capire. La risposta di Linda Rossi C apisco che lei possa essere sbigottita di fronte a queste variazioni di idee e di atteggiamento di suo marito. In un primo tempo lei ha fatto suo il progetto-figli avanzato da lui, dicendosi disponibile ad avere un figlio e comunicandogli i giorni durante i quali c’era la probabilità di rimanere incinta. Qui però avviene la prima discrepanza con quanto lui le aveva comunicato anteriormente come l’espressione di un suo fermo desiderio. Sembrava aver La moda. LINDA D’ADDIO D E gregio dottore, premetto che gli animali non sono la mia passione, ma i figli hanno così tanto insistito che ho dovuto cedere; non un cane o un gatto, troppo impegnativi, ma ho concesso loro una cavia! Francamente per me è un ufo, ma piano piano ho imparato a gestire i bisogni, per la verità limitati, di questa bestiola. Solo una cosa mi spaventa: la malattie. Ho sentito parlare di vari parassiti che possono causare malattie a questi piccoli esserini e vorrei conoscere da lei i rischi ed anche i sintomi di tali patologie. La risposta di Stefano Boltri Sesso e amore. La lettera La lettera cambiato idea visto che si sottraeva a tutte le occasioni ottimali ad avere un rapporto sessuale finalizzato alla procreazione. Dopo pochi anni le dice che, sentendosi troppo vecchio, non vuole più avere figli. Anche questa volta lei si adatta al suo volere. Per lei però si trattava di una rinuncia al progetto-figli, ma Il ritorno del cappotto ha scalzato il piumino imenticato per anni dai couturier e dai fashion designer, abbandonato da uomini e donne in fondo all’armadio, da qualche anno il cappotto ha riconquistato il posto che gli spetta nei mesi invernali, il ruolo di protagonista e ha scalzato il primato di capospalla invernale al suo decennale antagonista, il piumino. Sicuramente più eclettico e versatile di quest’ultimo, ineguagliabile nelle sue infinite declinazioni modaiole, grazie ai nuovi tagli, ai nuovi tessuti e alle versioni imbottite e superpesanti che ne hanno prolungato l’uso, eccolo di nuovo sfilare sulle passerelle dei grandi marchi nelle più disparate interpretazioni che lo vogliono sportivo, elegante, couture, sbarazzino, dissacrante. I modelli e i colori si sprecano per accontentare anche i più difficili. Che dire di più? Ad ognuno il suo, purché sia coat! In versione spigato rimane un must della stagione fredda per lui. È di Fendi la versione con collo violaceo a contrasto ed inserti di pelle rossa, semplice il modello di Saint Laurent, prezioso quello di J. Crew. Grigio, chiusura doppiopetto per Stefanel. Assolutamente morbido al tatto, in versione over o glam, in perfetto stile Chanel. È giallo il modello a uomo di Paul Smith con cintura in pelle, per le appassionate del nero c’è la versione di Acne Studios, in avorio il modello di Calvin Klein Collection. Corto, quasi sempre oversize, molti modelli si fermano sopra al ginocchio. In pattern pied de poule il cappottino di Stella McCartney, doppiopetto per Jason Wu, blu navy per Petit Bateau. Diversi cappotti sono sfilati con la cintura che mette in evidenza il punto vita e slancia la figura. In rosa antico per Burberry Prorsum, color carne la versione lunga di Philosophy by Natalie Ratabesi. Blu con collo ampio il cappotto con cintura di Tory Burch, cammello il modello di Theory. Continua la tendenza della silhouette over. A volte esagerata, altre lievemente accennata. È sicuramente quest’ultima la versione più aggiornata della forma “morbida”, avvolgente e declinata in tessuti caldi, spesso imbottiti anche di pelliccia. È quasi un maxipiumino il modello di Yohji Yamamoto, impunturato effetto matelassé l’interpretazione di Stella McCartney, extralungo il cappotto di Haider Ackermann. Per la legge, spesso applicata nel mondo fashion, degli opposti, accanto alle versioni dei cappottini corti sono molte le versioni in lungo. I modelli sembrano rubati al guardaroba di “lui”. Da Dior a Céline a Emporio Armani, molti modelli sembrano usciti dalle sartorie più rinomate, da Saville Road e Napoli. Modello doppiopetto per l’extralong grigio perla di Emporio. Lo spettro dei colori non conosce limiti. Dal classico cammello ai neutri e ai basici, grigi, neri e blu, passando per le tinte decise e forti e per i delicati pastelli e polverosi, ognuno sarà libero di scegliere la nuance che più gli dona. non della vostra sessualità. Inoltre, ha percepito che lui non sembra neanche più interessato a lei, arrivando persino a prospettarle un matrimonio in bianco o la fine di quest’ultimo. In funzione di lui, lei è tornata alla sua vaga idea di avere figli, idea mai scartata ma su cui non si è nemmeno molto investito. Forse è finalmente giunto il momento in cui lei si deve chiedere quello che davvero desidera dalla sua vita e dalla vita di coppia. Provi a ricordare come si è sentita in questi cambiamenti “obbligati” dai mutamenti di lui. Che sentimenti ha provato? Ora le prospetta la fine della sessualità condivisa, in un contesto di fine di desiderio e interesse verso di lei. Per non parlare della prospettiva di una fine totale della vostra storia. Di lui possiamo pensare molte cose, ad esempio a un’instabilità di fronte a rilevanti progetti di vita, come quella del figlio e di una relazione d’amore. Ma l’importante è che ora lei ascolti se stessa in quello che prova e in quello che desidera dalla vita. Vuole vivere sempre in balia del volere, o non volere, altrui? Capisca prima e si affermi poi, ma sia determinata dentro di sé. Forse ciò può aiutare anche lui a uscire da questo bighellonare da un progetto all’altro senza mai assumerne nessuno. a cavia è anche nota come porcellino d’India ed è un roditore originario dell’America del Sud, molto apprezzato come animale da compagnia; quindi parlare di animale esotico è un po’ fuori luogo in quanto tale roditore è entrato a pieno titolo tra gli animali “da salotto”. Sono infatti innumerevoli le famiglie che hanno adottato una cavia come pet in quanto si tratta di bestiole docili, socievoli, adatti anche ai bambini perchè quasi totalmente incapaci di graffiare e mordere. Come tutti gli altri animali domestici, anche il porcellino d’India possiede un corredo di ectoparassiti ed endoparassiti, sia specifici che aspecifici. Iniziamo questa veloce carrellata partendo dai parassiti che possono infestare l’apparato digerente. Il più conosciuto è l’Eimeria caviae, si localizza all’interno del colon dell’animale e in caso di massive infestazioni provoca gravi sintomi, tipici delle coccidiosi che sono essenzialmente dimagrimento, debolezza, anoressia, diarrea; nei casi gravi può essere mortale soprattutto per gli animali più giovani. Altro importante parassita, anche se meno frequente, è il Cryptosporidium wrari, che decorre nella sua forma classica in modo sub clinico, ma pure in questo caso a farne le spese sono gli animali più giovani in cui la diarrea assume una forma più importante. Tra i vermi tondi ricordo la Paraspiroidea uncinata, poco patogeno che però rappresenta un problema sempre nei soggetti giovani: causa ritardi di accrescimento e perdita di peso o addirittura la morte. Tra i parassiti della cute, Trixascarus caviae, “parente” dell’agente eziologico della scabbia umana, causa intenso prurito e flogosi con tendenza a morsicarsi ed autotraumatizzarsi. Anche nella cavia è possibile riscontrare la presenza dei pidocchi con una incidenza abbastanza elevata. È molto importante, in caso di patologie, rivolgersi sempre ad un veterinario esperto del settore. Scrivi a LINDA ROSSI psicoterapeuta e sessuologa Scrivi a STEFANO BOLTRI veterinario del Caffè Posta: Linda Rossi – Il Caffè Via Luini 19 - 6600 Locarno Anche su www.caffe.ch clicca “Qua la zampa” E-mail: [email protected] E-mail: [email protected] IL CAFFÈ 30 novembre 2014 ilcaffèLink 55 Oltre il cibo. Non c’è popolo o Paese che non abbia la sua.Dal riso al miso, dalla zucca al pesce La storia IL NOME Zuppa risale al gotico “suppa”, che significa fetta di pane inzuppata, e la stessa radice è nella spagnola “sopa”, “soupe” in francese e “suppe” in tedesco. ELISABETTA MORO L a zuppa è arte antica. Ma con Andy Warhol si è trasformata in arte contemporanea. Da popolare è diventata pop. E in ogni caso si tratta di una iconizzazione del quotidiano. Perché le zuppe sono solite per definizione, in quanto simbolo del mangiare di tutti i giorni, delle buone vecchie abitudini, della rassicurazione che fuma nel piatto. Calore, colore e sapore. Come le trentadue varianti della Campbell’s che il padre della pop art trasforma in un monumento alla vita quotidiana. E al melting pot, in senso lettera- Zuppa La trinità calore,colore e sapore da arte antica a vera icona pop le. Barattoli a immagine e somiglianza delle infinite tradizioni gastronomiche che si mescolano nella grande pentola dell’America. Da quella celeberrima di cipolle in stile francese, al profondo rosso di quella di pomodoro di matrice italo-spagnola. Dalla cremosissima vellutata di patate e vongole che nel New England chiamano Clam Chowder, a quella a base di Cheddar Chese, il formaggio arancione, che si può mangiare con il cucchiaio, ma anche usare come salsa sui maccheroni. Fino al vegetarianissimo Minestrone, che consegna l’orto all’arte. E al corroborante Beef Broth, il brodo di carne. Così i prodotti della vecchia fattoria vengono rielaborati dal geniale pubblicitario di se stesso nella sua “Factory”, che diventa la grande cucina dell’immaginario di massa. Risultato, i barattoli di zuppa esposti a Los Angeles nel 1962 erano sembrati un boutade provocatoria, che avrebbe fatto poca strada, oggi invece sono in bella mostra al MoMA di New York con un valore inestimabile. Miti d’oggi, li avrebbe definiti Roland Barthes. Ma questa trasfigurazione artistica è possibile proprio perché la zuppa parla una lingua universale. Non c’è popolo o Paese che non abbia la sua. Da quella di miso a quella di riso, da quella di zucca a quella di pesce, da quella di cavoli a quella di patate, di funghi o di asparagi. E, last but non least, le zuppe di legumi. Ceci, lenticchie e, soprattutto, fagioli. Come quella che ispira il capolavoro di Annibale Carracci, il mangiatore di fagioli. Che trasforma, ancora una volta, il pane quotidiano in arte. Facendo della zuppa un minimo comune denominatore alimentare. Il filo rosso dell’umano. Pubblicità $)*+$-/ 3/,/ %+0 %*’ %+ 3’28’ &$88’2/1 32 #<27/8+ 31+ (31’/2&:+ !2:+72+:) 7+:+ ,88& + $% /2 13*3 3::/1&0+ 8+(32*3 0+ =38:7+ +8/.+2>+5 &’33/ 6 -’3+ &+ !7.2+3’ "# )2$5+3( #303 ,23 &0 ;-545;?4-5 "=<26<+ =/ 8/& #<27/8+5 IL PERIODO Il nome riporta al medioevo, quando il pane, nelle case di ricchi e nobili, faceva da “piatto”. Sul pane - una specie di focaccia di grano- venivano tagliati pesci, carni, formaggi e tutte le pietanze. IL BRODO Le zuppe in brodo seguiranno, molto dopo, le cosiddette “pulmenta”, polentine di cereali poveri: avena, miglio, segale, orzo. Comedy Show 2 GABRIELE CIRILLI E FABRIZIO CASALINO SABATO 6 dicembre - ORE 21.30 INGRESSO LIBERO SCOPRI IL CALENDARIO EVENTI COMPLETO SU CASINOLUGANO.CH contatti Via Stauffacher 1 6901 Lugano casinolugano.ch Vendesi a Brione s/ Minusio, zona molto tranquilla e soleggiata. 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Vacanze invernali 1958 Racconto di LAURA PARIANI Illustrazioni di Marco Scuto Per essere estratti basta inviare una e-mail a [email protected] indicando i propri dati (nome, cognome e indirizzo completo) entro venerdì 5 dicembre Racconti di lago e di montagna Una nuova serie inedita di storie brevi d’autore Condizioni generali: i collaboratori de ‘Il Caffè’, delle società partner e le loro famiglie non possono partecipare. I vincitori saranno avvertiti personalmente. I premi non sono convertibili in denaro. Ogni ricorso alle vie legali è escluso. Partecipando ai concorsi ci autorizzate ad utilizzare i vostri dati a fini pubblicitari. Dal 7 dicembre sul Caffè La presente offerta viene formulata a nome e per conto di Mondial Tours MT SA, Locarno Capodanno a PROGRAMMA DI VIAGGIO 28/12-03/01 1. Giorno: Viaggio di andata per Malta 2. Giorno: «L’interessante cuore di Malta» 3. Giorno: «Gozo – la pittoresca isola sorella» (facoltativo) 4. Giorno: «Il sorprendente sud dell’isola (facoltativo) e festone di capodanno (incluso) 5. Giorno: Gita «Tre città e viaggio panoramico» (facoltativa) 6. Giorno: Visita di Valletta e la «Malta Experience Multivisionsshow» 7. Giorno: Viaggio di ritorno Malta Prenotabili a parte: 1’295.- - «Gozo – la pittoresca isola sorella» (incl. Traghetto): Fr. 85.- «Il sorprendente sud dell’isola»: Fr. 75.- «Tre città e viaggio panoramico»: Fr. 50.Inclusa cena di gala di Capodanno Prezzo speciale per tutte le escursioni: Fr. 190.- Un capodanno speciale sull’isola dei cavalieri crociati Supplemento per camera singola: Fr. 150.- prezzo per persona in camera matrimoniale Per informazioni e prenotazioni contattare: Mondial Tours - Via Vallemaggia 73, 6600 Locarno-Solduno; Tel. 091 752 35 20; Fax 091 752 35 18; e-mail: [email protected] Mini-Cinema per Maxi-Film Ore 16.00 Space Dogs Un misterioso agente trasporta in segreto da Mosca a Washington una preziosa gabbia contenente una cagnetta come dono per la figlia del Presidente Kennedy. Ad Ascona, Sala del Gatto me 3 dicembre ATEL A TE LIIER ER Laboratorio creativo Parisfamily Piccoli artisti cercasi! Ai vostri bimbi piace darsi da fare con i lavoretti di bricolage e vorrebbero creare qualche regalino originale per il prossimo Natale? Le iscrizioni possono esser effettuate sul sito www.ticinoperbambini.ch/atelier Grande concorso sul sito www.ticinoperbambini.ch ,B e l li n z ona ti enti amen tam nta unt pun ppu app gli ap degl nda de gend ’ age L’a L L’ lia! iglia famig la fa tta la tta tutt er tu er pe p Bazar di Natale La Scuola si trasforma in un variegato mercatino di prodotti di alta qualità proposti e realizzati soprattutto dai genitori, oltre che di stand gastronomici, eventi musicali, spettacoli di burattini e molto altro ancora. Scuola Rudolf Steiner ad Origlio CI N E MA CINE MA gn BAZ BAZA AR R si do 30 novembre Stellin e a D IL CAFFÈ 30 novembre 2014 ilcaffèLink 57 Un massacro ha scosso domenica scorsa il Kenya. Una banda di miliziani integralisti Shabaab ha assaltato un bus al confine con la Somalia. Panico tra i 60 passeggeri a bordo: i jihadisti, che hanno sposato la causa dell’Isis, hanno separato i musulmani dagli “infedeli” e hanno chiesto a ciascun passeggero di recitare un versetto del Corano. I 28 non in grado di farlo sono stati uccisi a sangue freddo. “È stato un inferno”, ha raccontato uno dei superstiti. “Mia moglie è stata uccisa davanti ai miei occhi - è la testimonianza di Douglas Ochwodh, un insegnante di 36 anni -. Le hanno sparato alla testa, come agli altri. Ero coperto dal suo sangue”. Questa scena ricorda il tempo in cui i nazisti facevano recitare una preghiera cristiana agli ebrei nascosti nei conventi di Roma: per chi non la sape- FUORI DAL CORO Bisogna sapere reagire al fanatismo più feroce va il destino era il campo di sterminio. Ma il tragico fatto di cronaca di domenica scorsa mi ricorda anche una lettura di qualche settimana fa, quando stavo preparando un viaggio in Perù. Il premio Nobel Vargas Llosa, nel suo “Il caporale Lituma sulle Ande”, racconta un episodio simile i cui autori erano i guerriglieri maoisti di Sendero Luminoso. È la storia vera di due giovani, che negli anni Ottanta attraversavano felici e spensierati le Ande peruviane in corriera per vivere un’esperienza indimenticabile. Ripropongo qui di se- IL DIARIO guito alcuni passaggi del romanzo “Non ti ho mai visto così contento”, dice sorridendo Michèle ad Albert. “È il sogno di due anni, - annuì lui. – Risparmiando, leggendo sugli Incas e sul Perù. Immaginando tutto questo”. Ma poi ad un tratto la corriera su cui viaggiavano si ferma e viene circondata da uomini armati, che puntano una luce negli occhi dei passeggeri. “Non spaventarti, - mormorò Albert all’orecchio della petite Michèle. – Noi non c’entriamo, siamo turisti”. Intanto “tutti i passeggeri si erano alzati in piedi e, con le mani sulla testa, cominciavano a scendere dalla corriera”. Albert e Michèle scoprirono che tra i sequestratori che li circondavano c’erano anche alcune giovani donne, che chiesero loro i documenti. Intanto “i minuti diventavano ore”, ma l’incubo finalmente stava per finire, pensarono i due giovani quando videro i passeggeri in fila pronti per risalire sulla corriera. Sennonché Albert e Michèle “furono circondati dai guerriglieri, imprigionati per le braccia, spinti e allontanati” dai loro compagni di viaggio FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS GIÒ REZZONICO LIDO CONTEMORI Samaritani dell’ebola tanti eroi senza ribalta RENATO MARTINONI Quei lager nazisti di Mamma Elvezia I campi di concentramento non sono esistiti soltanto in Germania e in altri Paesi controllati dai nazisti. No. C’erano pure in Svizzera. Anche se, da noi, non servivano a eliminare i prigionieri con il gas. Ma solo ad accogliere i profughi politici e gli ebrei. Così, al tempo della seconda guerra mondiale, in un “lager” elvetico è entrato anche un industriale italiano. Che però, usando ora le parole giuste, non è finito in un campo di “concentramento” ma di “internamento”. Dove i reclusi dovevano magari raccogliere le patate, e fare la doccia gelata, ma avevano anche da mangiare e da dormire, e dove erano rispettati come uomini indipendentemente dalla loro fede religiosa e politica. (Che bello se i nazisti avessero scambiato a loro volta i campi di “concentramento” con quelli di “internamento”! Quanti milioni di vite innocenti avrebbero risparmiato, i mascalzoni!). A confondere un campo di “internamento” con un campo di “concentramento” non è un asinello patentato del paese dei Balocchi ma un noto giornalista di un grande quotidiano italiano che ha evocato, appunto, la reclusione dell’industriale nel campo di “concentramento” elvetico. Lo stesso giornale, ma che bravo!, avrà pure una carta europea appesa sui muri della redazione, ha raccontato nei medesimi giorni che il magnate svizzero di Eternit vive nel “Cantone di Costanza”, a due passi dalla Germania (Costanza, lo sanno anche i sassi, è una città tedesca). Forse la geografia, come la storia e la matematica, è un’opinione. Sta di fatto però che se la fretta è cattiva consigliera, l’ignoranza (perché soltanto di una perfetta sinergia tra fretta, ignoranza e spocchia può trattarsi) va perdonata agli analfabeti, non a chi scrive per mestiere spacciando per soprammercato delle fandonie per verità. Forse, chissà, la Svizzera è tanto piccola da non poter essere nemmeno vista su una carta dell’Europa. E chissà che, quando vengono a mettere i loro soldi nelle banche di Lugano o di Zurigo, certe persone non pensino magari di trovarsi nel “Cantone di Lussemburgo” o in quello delle Isole Cayman. Vero è che, nel tempo della smemoratezza, tutto ha un valore relativo e gli errori vengono scordati, senza neanche dover essere perdonati, in un batter d’occhio. Ma il rispetto degli uomini, e delle loro vicende, cioè della storia, comincia proprio dalle parole. Travisare la lingua non è soltanto un’offesa alla grammatica. No. È molto peggio che rubare il mestiere ai ladri. Caro Diario, in un tempo di diffusi egoismi, non si può rimanere che positivamente ammirati da chi compie gesti di donazione di sé fino a rischiare la pelle. Per esempio: volontari, infermieri, medici che da Est a Ovest partono per i Paesi flagellati dall’ebola, Liberia, Sierra Leone, Guinea. Qualcuno è morto, altri sono stati infettati, la maggior parte di questi al momento della rivelazione dei sintomi fa ritorno in patria. TRA CHI PARLA di solidarietà e chi “fa“ altruismo, non c’è dubbio sulla scelta di campo. Uno degli ultimi colpiti ha detto parole su cui riflettere: “Bisogna aiutare chi soffre, pronti a pagarne il prezzo“. Quanti siamo disposti ad assumerle con coerenza attiva? Prima di aiutare qualcuno facciamo sempre partire la macchina dei “distinguo“ e valutiamo di conseguenza, dimenticando che il solo fatto decisivo è l’uomo. Detta legge non il valore dell’uomo, ma il calcolo. L’EBOLA è esplosa in un continente di umanità sfruttata da secoli, emarginata e tenuta lontana dal nostro benessere. Sono passati venti secoli da Gerico e dalla parabola del buon samaritano: che resta attualissima, perché allegoria che si apre sull’evolversi di una realtà che è di ogni tempo. CAPPELLO, dunque, a chi si spende per le moltitudini falciate da questa nuova pestilenza. Un po’ meno clamore mediatico, nel complesso, sarebbe preferibile, anche per evitare una dismisura palese tra chi resta a morire, perché questa è la sua atavica condanna, e chi ai primi sintomi rientra con spiegamento di mezzi e fra mille precauzioni per la salute propria e, giustamente, della comunità. Certi rientri appaiono stridenti se si guarda al quadro generale: miseria da creparne e Boeing che si alzano in volo con task force apposite, barelle usa e getta, doppi e tripli guanti, mascherine e tute da marziani, stanze “a pressione negativa“ (aria che entra ma non esce, rigenerata ogni 12 ore), malloppi di procedure operative, una ventina di persone mobilitate tra infermieri e medici, interi ospedali bloccati attorno a un caso... AMMIRO EROINE ED EROI oscuri e silenziosi che si spendono e cadono sul campo di battaglia nel silenzio, samaritani fino all’ultimo. Quante sono le suore sconosciute che sono rimaste accanto agli sventurati, condividendone anche la terribile sorte? Questo è l’umanesimo totale e questa è la sfida più grande, in una scia di esempi che tengono viva anche la nostra speranza. DOMENICA PER PENSARE Troppo amore animalista inquina la vita degli umani FRANCO LAZZAROTTO “Amore, dove sei?” A simile, dolce domanda, qual maschietto non darebbe pronta risposta? Sicuramente chi possiede un compagno “bestiale”. In effetti, dopo qualche attimo, ecco la continuazione: “ah, ma sei qua”! Capito l’ordine gerarchico casalingo? Ti va quindi d’incanto se sei in terza posizione, dipendendo la stessa dal numero di amici di San Francesco presenti nel nido familiare. Sempre più infatti - e anche giustamente purché si trovino misura e decenza - i nostri “amici” a zero, due, quattro o più gambe occupano importanti spazi nella nostra vita fungendo pure spesso da agente terapeutico. Ma il loro “naturale” comporta- ilcaffè Settimanale di attualità, politica, sport e cultura assieme a un altro viaggiatore basso e grassoccio. “L’omino col cappello, caduto in ginocchio e con due dita incrociate, giurava, alzando la testa al cielo. Finchè il cerchio si chiuse su di lui, sottraendolo alla vista (dei due giovani francesi). Lo udirono gridare, supplicare. Spintonandosi, incitandosi, emulandosi a vicenda, le pietre e le mani scendevano e salivano, scendevano e salivano”. La stessa sorte di essere uccisi a sassate toccò anche ai due giovani francesi. Il fanatismo, di destra o di sinistra, religioso o politico, è sempre aberrante e porta alla violenza cieca. Ma attenzione anche al fanatismo contro i fanatici, in questo caso contro gli islamici, perché la violenza, fisica o verbale, non fa che alimentare e generare ancora violenza e diventa un alibi per giustificare altri fanatismi. Direttore responsabile Vicedirettore Caporedattore Caposervizio grafico mento sta anche diventando un vero tormentone, anzi, una vera e propria scienza. Una manciata di spaghetti era il pasto del gatto che mi faceva compagnia al rientro dall’asilo. Ieri sono stato invi(t)ato a comperare delle “bustine” per il nostro, anzi, suo (hanno un solo “padrone”) gatto e mi son trovato di fronte una lista di prodotti talmente lunga da restare per ben otto minuti al… guinzaglio della promossa commessa. Siccome ne vado umanamente ghiotto, ragionando da homo erectus ho memorizzato quelle al salmone e con quelle son rientrato. Apertane una bustina, ho subito visto che il padrone Lillo Alaimo Libero D’Agostino Stefano Pianca Ricky Petrozzi di casa si leccava i baffi per cui ho potuto dire alla sua amata che la scelta era stata durissima, ma vincente! Meno avvincente è quanto vedo e sento svolgendo la funzione di giudice di pace. Non poche sono le cause che vedono citati come “convenuti” soggetti che abbaiano, grufolano, squittiscono, nitriscono, muggiscono, scampanano, garriscono e… gracidano. Sì, avete letto bene. 76 (contate) rane - di non mia circoscrizione - hanno rubato notti di sonno a una signora impedendole di essere atta al quotidiano lavoro per due giorni, ovviamente da risarcire in toto, secondo lei, da parte del ranico proprietario. In conciliante udienza si Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] addiveniva (così s’usa dire) a intelligente accordo poiché se per alcuni “amici” è facile risalire al proprietario, “le rane mie - fu detto dal biotopico accusato - mica son targate”. Tutto finì con la proposta - ovviamente non accolta dal collega - di una squisita cenetta di lor cosce con susseguenti profondi sonni e sogni. Molto diversi purtroppo da quelli di una signorina la quale, acquistato un boa e preoccupata poiché da tre settimane, pur non toccando cibo, s’allungava, si è sentita dire da un fortunatamente bravo veterinario che l’ ”amico” andava immediatamente soppresso poiché si stava preparando a…mangiarla! L’ho RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 rivista ieri con al guinzaglio un furetto (la normalità non è il suo forte). Dallo sguardo del furetto ho capito che pure lui, se potesse, si allungherebbe. Ultima chicca, l’obbligatorietà del microchip grazie al quale - pensiamo solo positivo - se qualche “amico” si perde, facile diventa la sua riconsegna a domicilio prima che facebook e le strade del paese siano inondate dalle sue foto con accanto una selfie di lacrimante “cat sitter”. Qualcuno sta pensando di rendere obbligatoria l’applicazione sottocutanea del marchingegno pure per l’intero genere umano. Non mi esprimo, anche perché mia suocera è bravissima… STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘13-’14) 87’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) IL CAFFÈ 30 novembre 2014 58 ilcaffèLink 59 L’incontro. Lascia l’insegnamento con una lezione di commiato il prossimo 11 dicembre.È stato uno dei padri fondatori dell’Università della Svizzera italiana. La sua strada,partita da Giubiasco e passata per Oxford,proseguirà col lavoro di ricerca e i libri Schermi. Da ballerini in Mary Poppins a Skipper, Soldato, Kowalski e Rico protagonisti in Madagascar Mauro Baranzini visto da Riccardo Mannelli per il Caffè Mauro Baranzini Se si mettono in proprio i pinguini vincono facile “Se un economista è onesto non fa previsioni sul futuro” Chi è Economista, 70 anni, figlio di una famiglia operaia, dopo una brillante carriera in diversi prestigiosi atenei, è tornato in Ticino dove è stato anche tra gli artefici del Centro di Studi Bancari a Vezia. In futuro continuerà la ricerca tra Cambridge e l’Accademia dei Lincei MARIAROSA MANCUSO N el 1908 Anatole France scrisse “L’isola dei pinguini”, che ebbe subito un posto d’onore tra i romanzi proibiti ai fedeli dalla Chiesa cattolica. Con il sottotitolo “Storia fantastica e funesta delle miserie d’Occidente”, raccontava la storia di un monaco sbarcato attorno all’anno Mille su un isola bretone. Mezzo cieco, scambiò i pinguini che la popolavano per esseri umani e senza perdere tempo li battezzò. Con risultati disastrosi: i pinguini cominciarono a comportarsi male, esattamente come noi. Sull’isola un tempo felice arrivarono l’invidia, la prepotenza, l’avidità, la corruzione. La Chiesa cattolica aveva i suoi buoni motivi. Del resto Anatole France l’aveva fatto apposta per creare scandalo, cosa che gli riusciva piuttosto bene (volle portare con sé nella tomba le culottes di una cara amica, peraltro sposata ad un ministro). Aveva i suoi buoni motivi anche Pamela Lyndon Travers, pseudonimo di Helen Lyndon “Guinty” Goff, la scrittrice che inventò Mary Poppins, quando implorò Walt Disney di non mettere pinguini ballerini nel film in lavorazione (aveva ceduto i diritti dopo un lungo corteggiamento, i romanzi con la governante non rendevano più come una volta). Odiava anche le canzoni, e il “Supercalifragilistichespira- Ti-Press lidoso”, ma fu sconfitta su tutta la linea. Dopo aver ballato il tip tap con lo spazzacamino Bert i pinguini impazzano al cinema da qualche anno. Di Anatole France, invece, si è ricordata la casa editrice Isbn, che ha ripubblicato il romanzo dieci anni fa. Dal vero si sono esibiti nel documentario “La marcia dei pinguini”, diretto da Luc Jacquet e narrato da Fiorello nell’edizione italiana: per noi un vero e proprio film dell’orrore, tanta è la fatica che le creature devono fare per riprodursi, covando l’uovo mentre la gelida tempesta impazza. O nei film d’animazione come “Happy Feet”, dove le bestiole sfoggiano tutta la loro carineria. C’era anche una banda di pinguini, nella trilogia “Madagascar”, con animali dello zoo di New York che smaniano per tornare alla vita selvaggia, senza capire che il cibo poi te lo devi procurare da solo. Li ritroviamo in un film tutto loro, “I pinguini di Madagascar”, dove spadroneggiano con effetti esilaranti: si vestono da sirene, con le conchiglie a far da reggipetto, oppure da tirolesi, con i calzoni in pelle. Combattono contro un polipone, furioso perché era l’attrazione degli acquari, prima che le bestiole bianche e nere gli rubassero la scena. Fanno battute più intelligenti e scatenate di quelle che ascolterete in qualsiasi altro film in programmazione da qui a Natale. Sarebbe per bambini, ma gli adulti si divertono di più. STEFANO PIANCA K eynesiano fino al midollo. Anzi Post. Ma con Tex Willer sul comodino. “Magari assieme a un Ken Follett o a testi di storia e antropologia, discipline che mi appassionano molto. L’amore per il Ranger dei fumetti è invece una tradizione di famiglia, anche mio figlio ne possiede una ricca collezione”. Incontriamo il professor Mauro Baranzini nel suo studio all’Università della Svizzera italiana. Tra pochi giorni, giovedì 11 dicembre alle 17 nell’Auditorio del campus di Lugano, l’economista ticinese si congederà con una lezione di commiato dall’ateneo di cui è stato uno dei padri fondatori. Ma il suo non sarà un’addio allo studio, “solo” all’insegnamento. “Inizierà un’altra fase della mia vita. Si potrebbe dire che ricomincia una nuova carriera, fatta soprattutto di ricerca, di seminari e di convegni. Non insegnerò più all’Usi ma, pur restando sempre con la famiglia in Ticino, sarò molto più presente all’Accademia dei Licei di Roma e a Cambridge in Inghilterra. Inoltre potrò scrivere in tranquillità i miei articoli scientifici e i libri. Ne ho cinque sul tavolo da finire”. La crisi del pensionato per Baranzini, che è nato a Bellinzona il 31 agosto di 70 anni fa, è scongiurata. È una serata di nebbia, nel buio oltre il vetro del suo ufficio si sente la pioggia. È uno dei tanti, anzi troppi, venerdì senza sole. Lasciamo cadere la domanda inevitabile: quando finirà questa crisi economica? “Devo essere onesto fino in fondo: non lo sappiamo. Succede che me lo chiedano gli studenti, la stessa gente per strada oppure i giornalisti. Io cerco di dribblare la domanda, perché prevedere non è il compito dell’economista. Il mio maestro a Cambridge diceva sempre che gli economisti sono come i generali, sempre pronti a discutere, con la bocca piena delle guerre passate e mai pronti per le guerre a venire. Se l’economista è onesto dovrebbe rispondere: questi sono gli scenari, il passato ci ha dato questa lezione, la lettura del futuro è molto incerta, ma non facciamo previsioni economiche”. Eppure qualcuno si lascia andare al vaticinio sulla durata della crisi: “Molti studiosi sostengono che siamo entrati in una fase di stagnazione secolare. Un po’ come è capitato al Giappone dal 1992 ad oggi. Nessuna crescita, esplosione del debito pubblico, disoccupazione in aumento. Io credo che non si tornerà agli estremi degli anni ’30, con la disoccupazione al 25-30%, però se ci guardiamo in giro qualche Paese si trova in questa situazione. D’altra parte è evidente che stiamo affrontando questa lunga crisi con degli strumenti d’intervento che non sono più quelli di una volta. Sono molto meno efficaci. Penso, ad esempio, al debito pubblico degli Stati che negli anni ’30 non era così alto. Senza lance per combattere il margine di manovra s’è ristretto. Forse dovremo abituarci a un mondo La crisi Sono keynesiano, ma non seguo tanto la sua teoria sulla necessità di spendere e consumare Il maestro Sir James Mirrlees mi maciullava, però grazie al sostegno di mia moglie non ho mollato senza crescita quantitativa, ma al massimo qualitativa. Inutile sottolineare che, come padre di quattro figli, mi preoccupo per i giovani che vivono la precarietà del mercato del lavoro, i salari bassi, l’incertezza del futuro...”. Certo, l’incertezza delle variabili. Che per l’inglese John Maynard Keynes (1883-1946), lo studioso che Baranzini segue da una vita come una stella polare, era addirittura assoluta. “La scienza economica - sottolinea l’ex decano, dal 2005 al 2009, della Facoltà di scienze economiche dell’Usi - riguarda il comportamento di miliardi di consumatori, di centinaia di milioni di produttori, il cui agire è sovente irrazionale e dunque, secondo la mia modestissima opinione, prevedere il futuro è estremamente difficile, perché ci sono sempre delle variabili totalmente sconosciute”. Per squarciare porzioni di futuro il metodo migliore sta nell’affidarsi al passato: “Se mi chiedesse, ad esempio, se contuerà il cambio fisso del franco sull’euro a 1,20 le risponderei: non lo so, però è probabile che tra uno, due o cinque anni la Banca Nazionale non ce la farà più a mantenere il cambio attuale e torneremo sulla falsariga degli ultimi 40 anni. Un periodo in cui il franco svizzero si è rivalutato del 900% contro la sterlina e la lira italiana e del 500% contro il dollaro”. Assodato che economia e previsioni meteorologiche nulla dovrebbero avere in comune, resta la curiosità di sapere quanto il professor Baranzini nella vita di tutti i giorni risenta delle teorie che lo hanno conquistato. La risposta è scherzosa: “Facendo parte di quella corrente di pensiero economica che si ispira a Keynes, dovrei essere un grande consumatore. La tesi keynesiana è che bisogna consumare tanto perché si produca tanto e si creino dei posti di lavoro, generando valore aggiunto e gettito fiscale e via dicendo. Le dirò che tra i miei amici post keynesiani, incluso il sottoscritto, siamo tutti dei grandi tirchi e diciamo che siano gli altri a spendere, ma non noi”. È una battuta, ovviamente, ma che serve allo studioso per ribadire come “gli economisti siano pieni di contraddizioni. Lo stesso Keynes diceva sempre che almeno nella culla dovremmo essere tutti uguali, ma lui non aveva figli e ha lasciato un patrimonio immenso. Se invece avesse avuto un figlio, avrebbe contraddetto quello che ha sempre sostenuto”. Perché le carte che un individuo si ritrova in mano in avvio di partita sono importanti, anche se poi le variabili di gioco lo sono spesso di più. Così è stato per la passione di Baranzini: “Credo che la mia scelta sia stata condizionata dal fatto che ero figlio di una famiglia operaia. Mio padre era ferroviere, faceva un lavoro duro e scarsamente retribuito. Mia mamma era invece figlia di contadini. Perciò l’unica possibilità per un giovane di Giubiasco senza Il suo West La passione per Tex Willer è una tradizione di famiglia. Ma amo anche l’antropologia Mai bocconiano Stavo per andare a Milano, poi fu Friburgo. Mai avrei condiviso la visione dei bocconiani molte risorse finanziarie era di fare la maturità alla scuola di commercio di Bellinzona. Dopo di che con la maturità, che era cantonale e non federale, era possibile l’accesso solo alle facoltà di scienze economiche. Ho esitato con Milano, ma per fortuna sono andato a Friburgo, perché credo che non avrei mai condiviso la visione dei bocconiani. Lì, feci velocemente il dottorato, poi andai a Zurigo. Ricordo che i grandi maestri di Friburgo dicevano: se vuoi continuare a studiare economia devi partire e sono partito…”. Sono gli anni di Oxford, “un periodo eccezionale”, iniziato nel 1971 e durato 13 anni, e anche lì c’entra il caso. Il bando di concorso, per una borsa di ricercatore esordiente al Queens College di Oxford, gli viene segnalato dal cugino Giorgio Baranzini, già docente e condirettore della Commercio di Bellinzona. Il ragazzino coi calzoncini corti di Giubiasco spicca il volo che lo porterà ad incontrare ed apprendere da “maestri eccezionali, diversi dei quali vinsero il Nobel”. Tra questi anche Sir James Mirrlees: “Mi riceveva il venerdì dalle 14 alle 16. Ricordo che mi maciullava, mi diceva lei mette in calce le note più importanti invece di inserirle nel testo. Comunque alla fine approvò e disse che era un buon dottorato. Fu importante mia moglie Evelina che mi incitò a non mollare quando tornavo a casa distrutto da quegli incontri. Ebbi poi la grande fortuna che il docente responsabile del Queens College di economia diventò bursar, ossia il gestore del fondo finanziario del college, e mi chiese se volevo prendere il suo posto e così rimasi dieci anni a Oxford”. Dove infine diventa direttore degli studi di economia. Ciò che accadde dopo è noto e può essere sintetizzato per balzi temporali. Rientrato nel 1984 in Svizzera, vince nel 1987 la cattedra di economia politica all’Università di Verona. È un anno cruciale perché viene coinvolto da Luigi Generali, “una persona fuori dal comune che non si fermò davanti ai ripetuti no delle banche svizzero tedesche”, nel progetto di un Centro di studi bancari per la formazione dei dirigenti e dei quadri intermedi. “Il Centro - ricorda - partì nel 1990 e fu una sorta di embrione dell’Usi o comunque una buona scuola per capire che cosa bisognava fare. Nel 1994, il 10 ottobre, il municipio di Lugano col sindaco Giorgio Giudici e Giorgio Salvadè incaricarono il sottoscritto e i professori Luigi Dadda e Sergio Cigada, di preparare un progetto per le due facoltà di Lugano”. S’apre qui la parentesi che, dopo una miriade di incarichi in prestigiose università e onorificenze, come il Premio internazionale per le scienze economiche dell’Accademia dei Lincei, si chiuderà l’11 dicembre. Farà un bilancio? “No, vi voglio sorprendere”. [email protected] Q@StefanoPianca Libri. Santiago doveva morire lo sapevano tutti tranne lui MARCO BAZZI CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA Gabriel Garcia Marquez (Mondadori) I l giorno che l’avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5 e 30 del mattino per andare ad aspettare il battello con cui arrivava il vescovo”. Che Santiago morirà, Gabriel Garcìa Màrquez lo dichiara nelle prime parole del romanzo. Perché questa è una Cronaca di una morte annunciata. Una delle opere più belle e affascianti del Nobel colombiano. Racconta la storia di Santiago Nasar che, accusato di aver rubato la verginità alla bellissima Angela Vicario, viene ucciso dai fratelli della ragazza la mattina dopo il suo matrimonio con Bayardo di San Roman. Lo sposo ripudia infatti la moglie, rimandandola nella casa paterna. Ma alla fine si scoprirà che Nasar - “figlio unico di un matrimonio di convenienza che non ebbe un solo istante di felicità” - non era il “colpevole”. La particolarità del romanzo sta nella sua struttura: la voce narrante ricostruisce la vicenda, molti anni dopo, raccogliendo le testimonianze della gente del paese. Ecco perché è una sorta di “cronaca”. E ogni testimo- ne porta il suo tassello al mosaico. Ognuno sapeva cosa stava per accadere, a parte Nasar, ma nessuno, per un motivo o per l’altro, ha potuto impedirlo. “Nessuno si domandò neppure se Santiago Nasar era stato avvisato, perché a tutti sembrò impossibile che non lo fosse”. Le prime pagine del romanzo ruotano attorno alla figura di Nasar, finché nella storia irrompe Bayardo San Romàn, figlio del generale Petronio San Romàn, rampollo di una ricca famiglia borghese: “Non era uomo che si lasciasse capire a prima vista”. Il matrimonio è fastoso: allo sposo regalano un’auto, alla sposa “un astuccio con un servizio di posate d’oro puro per ventiquattro invitati”. Bayardo acquista anche una casa a un prezzo stratosferico per andarci a vivere con Angela. Ma la notte delle nozze, nonostante i tentativi di lei di nascondergli la verginità perduta, scopre la verità e la ripudia. “Non ci fu una morte più annunciata di quella. Subito dopo che la sorella rivelò ai gemelli quel nome, i Vicario passarono dal deposito al porcile dove avevano riposto gli strumenti del sacrificio, e scelsero i due coltelli migliori”. Il resto è tutto da scoprire… 30 novembre 2014 ilcaffè Il Paese tra cronaca e fantasia 341/bis La finestra sul cortile Gli eBook del Caffè Racconto di ANONYMOUS, illustrazioni di Marco Scuto Non ho l’adesivo dietro VENTITREESIMA e ULTIMA PUNTATA La comedy noir del Caffè Una serie di colpi di scena settimana dopo settimana La storia “341bis” è un romanzo breve cui non è facile attribuire un genere. Fosse un film potrebbe essere definito una “comedy noir”. Elementi di giallo che si stemperano nella commedia, o meglio ancora, una commedia che assume involontariamente i contorni del giallo. Una serie di fortuite circostanze, che Il riassunto compongono un puzzle dai contorni inimmaginabili. Riassunto delle puntate Franco Remondini, 55enne manager bancario luganese, conduce una doppia esistenza. Convocato dai Carabinieri di Intra per un verbale sulla strada del Verbano, che percorre spesso all’insaputa della moglie Iris, Remondini si ritrova faccia a faccia con Agnese, la madre dei suoi figli. Figli che ha dichiarato di non avere. E scoppia un putiferio. Viene a galla una grande evasione fiscale caffe.ch/comedy Tutte le puntate oline E L’e-book Tutte le puntate di “341bis”, corredate dalle illustazioni di Marco Scuto, possono essere lette online sul sito caffè.ch nelle pagine web dedicate alla serie. Come tutti i racconti pubblicati dal Caffè, anche “341bis” alla fine della serie diventerà un e-book gratuito (il primo pubblicato in Ticino con testo scritto e graphic novel d’autore). h sì. Mentre ci stavano guardando i documenti lui dice: guardate che non c’ho l’adesivo con scritto che ’sta macchina è svizzera. L’adesivo dietro...”. “L’adesivo?”. “L’adesivo, sissignore, sa quelli bianchi tondi, ovali...?! L’hanno fatto scendere e ’sto testa di cazzo sa che dice?”. “Che dice?”. “Vedete?, non c’è l’adesivo con scritto ci acca, cioè Svizzera”. “Ah, e quindi?”. “Gli pare a lei, che siccome siamo carabinieri non sappiamo leggere la targa?” “Li voleva prendere per il culo, brigadiere! Che gli pare a lei, ci disse Jaquinta a ’sto Remondini, che siccome siamo carabinieri non sappiamo leggere la targa? Che ci pare a lei di essere in una barzelletta dei carabinieri, che non sappiamo che questa sulla targa è la bandiera svizzera e c’è pure quella della sua regione... o cantone, come minchia si chiama?!”. Lo Russo era allibito dalla sicurezza e dalla determinazione dei suoi colleghi. Sì, pensava, forse il Giambó sta un po’ esagerando, però, caspita che fermezza! “E pensi che sto testa di...”, Giambó si zittì di colpo e per un attimo perché vide con la coda dell’occhio il maresciallo uscire dalla sua stanza. Ma quello si allontanò subito. Non ci fu nemmeno bisogno del saluto. “Allora Giàmbó?”. “Sto testa di minchia, per prenderli ancora di più per il culo, facendo una voce da intelligentone ci disse... ma comeee, non avete lettooo i giornali svizzeri in questi giorniii?! C’è scritto che voi carabinieri... e questo e quell’altro... che volete l’adesivo sulle macchine, insomma, perché se no... !”. “Ma che testa di minchia ’sto Remondini”. “Hanno fatto bene no? Oltraggio a pubblico ufficiale gli hanno contestato. Articolo trecentooo... e qualche cosa bis”. Titoli di coda Come il Remondini aveva detto ai due carabinieri che l’avevano fermato sulla statale, effettivamente in quelle settimane di fine primavera i giornali svizzeri avevano dato parecchio spazio alla pole- mica dell’adesivo “da apporre”, scrivevano proprio così, sulla parte posteriore dell’automobile. Ma non avevano dato notizia, perché ancora non sapevano, che tutto era nato pochi mesi prima da uno scatolone trovato nella cantina del leader della Lega dei ticinesi, Giuliano Bignasca, dopo la sua morte. Dentro quella scatola c’erano migliaia di adesivi con la scritta CH e il logo a colori della Lega, stampato tra la ci e l’acca. Qualche articolo sui giornali, qualche servizio alla tv, i siti web che mettono in allarme Quale occasione migliore per vendere quegli adesivi, se non le raccomandazioni di rito del Touring che ad ogni inizio d’estate ricordava le norme stradali nei vari Paesi europei?! Qualche articolo sui giornali, qualche servizio alla tv, i siti internet che mettono in allarme gli automobilisti inventando la storia dei carabinieri italiani scrupolosi e rigidi... e il gioco era fatto. Quando si dice... “nuddu, ammiscatu cu nenti”. 23- fine
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