IX° INCONTRO INTERNAZIONALE DEL FORUM PAULO

IX° INCONTRO INTERNAZIONALE DEL FORUM PAULO FREIRE
Sentieri di emancipazione al di là della crisi
Temi generatori del pensiero educativo e sociale di Paulo Freire
Torino, 17-20 settembre 2014
‘O mundo nao e’, o mundo està sendo’ ( Paulo Freire)
Sede. Fabbrica delle ‘e’, gruppo Abele, Torino
Ho potuto partecipare solo ai primi due giorni del convegno, giorni molto intensi di plenarie e
gruppi. I partecipanti erano 272, oltre 80 stranieri fra cui molti brasiliani: i partecipanti erano
ricercatori universitari, volontari ( molti giovani) di Libera, del gruppo Abele ( che animano
progetti nelle scuole secondarie sulla legalità) , docenti e organizzatori degli Istituti Paulo Freire nel
mondo, operatori del MLAL.
Aderivano all’iniziativa Altromercato, la cooperativa Giolli ( teatro dell’oppresso), MCE, FIMEM,
Amici di Nevé shalom, Libera, MLAL,…
Il documento programmatico del convegno, steso da gruppo Abele, ‘Animazione sociale’, IPF
Italia, è nel sito www.paulofreire.it dove saranno reperibili i materiali del convegno.
Per il MCE Nuccia Maldera ( Torino) ha coordinato un gruppo ‘Scuola ed educazione critica’.
Nel sito www.giollicoop.it Roberto Mazzini esprime una sua valutazione circa l’evento.
Due giorni su quattro sono pochi per esprimere un giudizio complessivo, ma l’insieme delle energie
e delle potenzialità nell’officina di corso Trapani fa ben sperare. Mi sembra che un innesto delle
tecniche e delle pratiche della scuola attiva, della didattica operativa, del laboratorio adulto,
potrebbe contribuire a rendere maggiormente efficace la stessa proposta di Freire. Ricordiamo che i
movimenti brasiliani di scuola moderna hanno assunto a paradigmi le ‘tre effe’, Freinet, Freire,
Ferreiro.
Assemblea iniziale
Si ricordano le fasi essenziali della pedagogia Freire:
- la fase della ricerca ( i problemi essenziali vissuti dalla gente)
- la fase dell’elaborazione ( la stesura del progetto coinvolgendo le famiglie)
- la restituzione del problema ( tecniche: il cantastorie) da cui far emergere la situazione
limite, intollerabile, per giungere alla coscientizzazione ( es.: problema di giovani e anziani)
Introduzione di Piergiorgio Reggio (IPF Italia)
‘Un mondo globalizzato che riproduce esclusioni e disuguaglianze’
Negli anni ’70 la parola chiave era l’emancipazione: le lotte per i diritti civili, .delle donne, dei
lavoratori, i movimenti internazionali.
La pedagogia Freire non è un metodo ma una prospettiva, un orientamento per leggere i problemi
sociali e politici sviluppando coscienza critica e processi di liberazione non individuali ma
collettivi.
Richiede un impegno educativo e sociale per la modifica delle situazioni. Abbiamo avuto educatori
italiani che non hanno accettato il conformismo pedagogico scolastico ( Milani, Dolci,…)
Il tema della globalizzazione è oggi in primo piano: una globalizzazione foriera di contraddizioni,
che riduce gli spazi di umanizzazione. E’ diverso parlare di planetarizzazione, che implica il
costituire coscienza eco-pedagogica, che richiede analisi critica.
La crisi produce nuova esclusione e disuguaglianza e nel contempo riconferma le vecchie.
Moacir Gadotti (IPF Brasile) nella sua introduzione ha affermato che ‘un altro mondo è possibile’
nella prassi che unisce teoria e azione concreta.
Carlos Alberto Torres (IPF California)
Il neoliberismo ha un impatto drammatico sull’educazione. La globalizzazione dei diritti umani
propugnata dall’Unesco ha i suoi limiti nella:
- globalizzazione del mondo contro il terrorismo ( ruolo degli USA)
- globalizzazione del terrorismo
- globalizzazione della società, dell’idea di conoscenza
Occorre esplorare le connessioni tra democrazia ed educazione, cittadinanza ed educazione.
L’educazione è pratica di ribellione, di cambiamento. Il pianeta è oppresso. La pedagogia degli
oppressi richiede una nuova politica. Il sistema educativo va trasformato.
Il pensiero pedagogico di Freire è eclettico, ad esempio prende dall’Illuminismo l’idea che
l’individuo costruisce il proprio destino attraverso l’apprendimento della libertà.
Non a caso accosta due parole inglesi molto simili
word world
( parola mondo)
Stimola a usare parole che leggono il mondo per farle nostre.
Propone una simbologia alternativa e una nuova narratività.
Una cittadinanza globale prevede partecipazione, educazione di qualità per tutti, scuole migliori per
tutti i bambini ( obiettivi Unesco).
Non ha avuto il tempo di confrontarsi con il neoliberismo sull’idea di cittadinanza globale.
Luiza Cortesao ( IPF Portogallo)
Sociologa, si occupa di successo formativo, analisi della riproduzione di ingiustizie nei contesti
scolastici, consulente in Mozambico, Angola, Sao Tomé per l’Unesco.
Intervento sul ruolo delle ‘trasgressioni’ nelle scienze umane e nel pensiero scientifico.
Il pensiero di Freire è una forma di possibile trasgressione ai poteri dominanti.
‘Loro non sanno e non sognano
che il sogno è motore della vita
che sempre che un uomo sogna
il mondo rimbalza e matura
come una palla colorata
nelle mani di un bambino
Il sogno fa avanzare il mondo’
(…. poeta portoghese)
Freire individua tre ferite narcisistiche dell’uomo moderno:
-
lo chock cosmologico ( Copernico)
lo chock biologico
( Darwin: a fronte dl progetto originale il mito della genesi delle
specie, la teoria dell’evoluzione) )
lo chock psicologico ( Freud)
a cui si aggiunge la ‘ferita’ sociologica ( Bourdieu) applicata ai ‘creatori’ ( siamo il prodotto di un
contesto che condiziona)
Una lunga lotta ha contrapposto le scienze umane ai poteri accademici per essere accettate dalle
scienze ‘pure’. La conquista di uno statuto delle scienze umane come scienze è un esempio di
trasgressione.
Altrettanto fa scandalo il carattere ‘domestico’ delle pratiche educative, la natura meticcia e
poliglotta di concetti quali eterogeneità e temporalità. Ce n’è voluto perché si riconoscesse che le
scienze umane sono un altro genere di scienza.
L’opera di Freire è una continua trasgressione rispetto a:
- politica e educazione ( l’ALFABETIZZAZIONE come un atto politico, un risveglio
politico, non un ‘cosa fare’ neutrale )
- la lettura del mondo prima della lettura della parola ( nell’educazione la dicotomia fra
mondo reale e parole della scuola produce cultura del silenzio, preclude l’esperienza (
esclusione della via, lotte, discriminazioni, crisi,..) cfr. Bernstein ‘Classi e controllo sociale’
( 1970)
- cultura- culture ( concetto antropologico: tutti hanno una cultura, ogni persona va
valorizzata che si fonda sulla trasformazione, sulla produzione di oggetti artigianali; è una
forma trasgressiva di intendere la cultura: valorizzazione delle radici culturali; negazione
della dicotomia cultura erudita- cultura popolare, circolarità)
- chiarezza e semplicità dell’espressione come forma democratica di comunicazione
- rapporto teoria-pratica
- importanza della contestualizzazione dell’azione educativa
- l’’inedito viabile’
Wallenstein ( sociologo): nessuna analisi del sistema mondo può esser fatta al di fuori del contesto
Il mondo è in crisi, le crisi sono molto lunghe.
‘Il risultato sarà determinato da una moltitudine di nano-azioni adottate da un’infinità di nano-attori
in un’infinità di nano-momenti’.
Si produce un ‘effetto farfalla’ ( il battito di una farfalla in un angolo del mondo produce effetti
dall’altra parte del mondo- catastrofi’ cfr. Bateson)
La tensione fra due soluzioni alternative penderà per l’una o per l’altra. Ciò che ognuno di noi fa è
importante, può contribuire al cambiamento, ogni piccola azione in ogni momento ha effetti sul
sistema.
Carlo Nanni ( Università salesiana Roma)
La pedagogia della speranza è la speranza della pedagogia.
Si sono confrontati due modelli, la pedagogia della sinistra occidentale e la pedagogia della
liberazione.
In Italia abbiamo messo in carcere negli anni 70 1500 terroristi senza chiederci perché molti hanno
scelto questa via.
La liberazione è speranza, utopia, sogno.
Maritain fece il tentativo di capire, leggere la contestazione come malessere di molti uomini e
donne al di là della rivolta ‘contro i padri’.
Oggi Galimberti parla di nichilismo, epoca delle ‘passioni tristi’.
Sfide educative: sono aumentate le morti di bambini, il rapporto uomo-donna va totalmente
ripensato, il ruolo della cultura digitale.
Quale educazione liberatrice possiamo pensare per l’Italia?
Spiragli:
 i BES non solo integrazione ma necessità di una cultura dell’inclusione che veda tutti
sostenere le situazioni di fragilità, senza deleghe ( è un aspetto del tema più generale che è la
pedagogia dell’inclusione)
 la ‘buona scuola’ di Renzi richiama la ‘buona vita’ del Vangelo, una società buona, giusta.

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Non ci sono solo i precari, l’inglese, l’informatica, l’impresa: c’è il problema del rapporto
scuola-lavoro ma i due termini devono essere entrambi responsabili, anche l’impresa, non
solo la scuola al servizio di….
Una pedagogia dell’autonomia, una pedagogia della speranza perché c’è un continuum fra
apprendere- insegnare- conoscere- esprimere liberamente- scoprire l’inedito possibile, i temi
generatori
le tecnologie vanno prese per quanto permettono di conoscere, come via di apprendimento e
conoscenza
educazione ai principi e ai valori della Costituzione ( artt. 2-3-4) partecipazione, educazione
democratica. Oggi la democrazia è problematica, e così l’educazione, non hanno
automaticamente effetti di liberazione, possono tradursi in indottrinamento, seduzione.
Azioni politiche: ‘nessuno educa nessuno, ci si libera insieme nel rapporto con il mondo’
Favorire la crescita dei ragazzi insieme
Recalcati ‘L’ora di lezione’: dal padre edipico e simbolico ( che unisce) figlio Edipo a Icaro (
liberarsi del padre) a Narciso (consumismo) a Telemaco ( ricerca del padre come via per liberarsi
assieme )
Mandela: la riconciliazione come via per il futuro ( se non c’è perdono non può esserci giustizia)
Guevara: la ‘rivoluzione dell’amore’
Menegatti e Giancalli: ‘Il manifesto della generatività’ freiriani uniti per cercare il
rigenerare/ricreare sfida del futuro: ‘generativi di tutto il mondo unitevi’
Gruppi del pomeriggio: approfondimento sui temi del forum
5 gruppi:
* educare a emanciparsi dentro disuguaglianze e vulnerabilità con tre sottogruppi:
scuola e educazione critica
università in dialogo
educazione nelle comunità territoriali
* affrontare i problemi locali facendo leva sulla partecipazione dei cittadini
* sviluppare coscienza eco-pedagogica e cittadinanza planetaria
* educare a emanciparsi tra arte e comunicazione esistenziale
* costruire spazi di giustizia in territori segnati da corruzione e illegalità
GRUPPO COSCIENZA ECO-PEDAGOGICA E CITTADINANZA PLANETARIA
( coordinano Alessio Surian, It; Angela Antunes, Br)
Surian
La decolonizzazione non è finita, c’è ancora un colonialismo culturale che tocca i saperi e le forme
di conoscenza, il rapporto conoscenza-economia-sviluppo.
Non cambierà se non si esce dall’antropocentrismo ripensando il rapporto con l’ambiente ( eco
pedagogia) ridiscutendo la categoria ‘sviluppo’ alla luce delle esigenze di giustizia sociale nella
prospettiva freiriana praticando un’educazione allo sviluppo sostenibile.
La Carta della terra dell’Unesco poggia su pilastri sociali, economici, ambientali, quasi mai anche
culturali.
Antunes
L’Istituto Paulo Freire di Sao Paulo opera alla luce dell’ed. alla cittadinanza, dell’ed. popolare,
dell’ed. degli adulti offrendo consulenza agli assessorati alle politiche educativa dove governano
partiti democratici come il PT sviluppando progetti politico-pedagogici negli istituti scolastici
pubblici per l’elaborazione del loro progetto educativo.
Sembra che la dimensione ambientale interessi solo gli insegnanti di biologia, scienze, geografia,
mentre noi proponiamo di porre al centro come filo conduttore la dimensione eco-social,
coinvolgendo tutti coloro che si occupano di educazione, per una responsabilità condivisa, perché la
dimensione ambientale non va separata da quella politica e socio-economica.
Freire: educare è impregnare di senso la vita. La scuola deve ascoltare la vita degli alunni e della
comunità circostante, trasformarsi da istituzione che fornisce informazioni in luogo di ascolto degli
alunni, dei genitori, della comunità.
Il primo aspetto da organizzare è la LETTURA DEL MONDO tenendo conto dei riferimenti che
emergono, non solo a livello istituzionale, ma anche dei sogni, della proiezione nel futuro della
comunità.
ASSI ( che vanno interrelati):
 principio di convivenza ( ‘regole e disciplina’: come si vive con se stessi, con gli altri,
come la comunità vive con gli altri)
 gestione democratica ( come rafforzare le relazioni fra le persone nella scuola)
 curricolo: l’organizzazione scolastica, l’identità, il tempo e lo spazio, i contenuti,
fondamentale capire che siamo interdipendenti, che come esseri umani siamo legati alla
terra ( identità terrestre), che il pianeta è la casa comune qualsiasi sia la nostra provenienza;
i contenuti sono scelti in funzione di questi aspetti
 gestione sociale della conoscenza: incontro fra conoscenze informali e formali a livelli
sempre più ampi ( locale, nazionale, internazionale): una gestione sociale della conoscenza
contribuisce alla trasformazione della realtà
 dimensione valutativa: non sommativa, una valutazione dialogica ( di tutti i soggetti
coinvolti nel progetto) che includa anche una valutazione delle relazioni; formativa ( come
momento di apprendimento); continua ( monitoraggio per analizzare e cambiare)
La Carta della terra è il riferimento chiave per la valutazione. Questa è la cornice che viene
offerta agli enti locali.
José Marin ( Perù- ricercatore Ginevra)
L’ecopedagogia e la cittadinanza planetaria sono legate alla visione del mondo: a noi occidentali
manca una visione in grado di assumere la sfida etica ed ecologica, e di conseguenza la dignità
umana come problema.
Lavoro di formazione di maestri indigeni a Iquitos ( Amazzonia peruviana) per un’educazione
bilingue e interculturale.
La prima forma di eco pedagogia si trova nella visione del mondo indigena che associa naturaambiente e cultura ( cfr. Lévy Strauss)
L’occidente non forma a capire la natura ( sovrapposizione alle religioni e culture preesistenti della
visione giudeo-cristiana che pone l’uomo al centro) producendo una visione del mondo da cui
derivano credenze e conoscenze ( animismo, buddismo,..)
Il rapporto natura-cultura dipende dalla visione del mondo e la crea.
Per gli indigeni dell’Amazzonia la cultura si può costruire solo a partire dalla natura, l’uomo è una
forma di vita fra le molte, non è al centro della creazione. L’uomo può scomparire, la natura
continuerà.
Il mito della scienza e della tecnologia crolla con Chernobyl producendo interrogativi su come
controllare la radioattività e ricostituire la cappa dell’ozono.
Tutto ha inizio nel 1492 con Colombo, si produce uno scontro tra visioni del mondo: gli indigeni
pensano di essere parte della natura.
Invece l’eurocentrismo dei conquistadores crea antropocentrismo assieme all’idea, che lo giustifica,
di un Dio onnipotente. Nasce di qui il divorzio natura- cultura. E’ un divorzio tragico che assume i
cristiani come parte dell’umanità, gli indigeni come animalità ( civilizzati e selvaggi). Derivano di
qui i miti dello sviluppo, del progresso, la globalizzazione, che pervertono popoli e culture.
L’ottica neoliberista suppone il lavoro come unica possibilità di dignità.
Per assumere l’ecopedagogia bisogna reinventare la visione della terra ( la ‘pacha mama’, la madre
terra) secondo la tradizione indigena che si fonda sul rispetto profondo degli altri, la collaborazione,
la solidarietà ( siamo una specie fra le altre): una visione della dignità costruita sul rispetto, non
sullo sfruttamento. Idea che nessuno può costruirsi da solo ( una metodologia individuale nasce
all’individualismo, all’idea di ‘vincitori’ e ‘meritevoli’ prodotta dalla società dell’informazione).
Il colonialismo ha colonizzato l’immaginario, civilizzato i ‘selvaggi’, creato sottosviluppo, povertà,
imposto un modello di sviluppo, diffondendo un meccanismo sistematico di denigrazione delle
popolazioni per poterle emarginare ( attraverso la classificazione).
Come lavorare con gli alunni indigeni preda di una forma di auto denigrazione frutto di secoli di
predominio? Occorre puntare sull’autostima, senza la quale non può esistere un’ecopedagogia,
un’educazione contro l’autodenigrazione: un’educazione affettiva, emotiva, intuitiva, sociale,
svalorizzata dal cognitivismo, al razionalismo.
La nostra società ha prodotto l’autismo (grande intelligenza ma basso controllo dell’emotività
assenza di socialità).
Bisogna imparare a condividere, collaborare, costruirsi reciprocamente, convincersi che tutti sanno
qualcosa, che non esiste una verità definitiva, dei proprietari della conoscenza.
Secondo gli Indios Ashami la verità é come l’acqua, come la luce, tutti hanno un poco di luce
Dobbiamo decolonizzare e defolklorizzare l’immaginario, i saperi, per poter decolonizzare il potere.
Non c’è ecopedagogia se non attraverso una rottura del sistema di potere ( il lavoro del colibrì, ogni
colibrì porta la sua goccia d’acqua).
Il Perù non sostiene le scuole indigene nonostante l’art. 169 della Convenzione di Ginevra. Il
presidente Alan Garcia propose la privatizzazione dell’Amazzonia, già abbondantemente
colonizzata nell’acqua, nella natura dalle varie Nestlé e Monsanto.
Partecipante del Messico
Serve un cambiamento della conoscenza recuperando il sapere, la cultura delle popolazioni
autoctone, rimettendo in discussione le nostre categorie anche linguistiche, non chiamando
‘indigene’ o ‘indie’ le popolazioni, ma ‘originarie’ ( la lingua quechua ha denominazioni, ad es. per
la patata, fondamentali per loro, che mal si integrano con le nostre, hanno tutta una serie di rimandi
simbolici) ; ed economiche, di organizzazione delle comunità ( tendiamo a sovrapporre a forme di
vita e lavoro più antiche formule come il cooperativismo non ben accette e funzionali). Che rispetto
siamo in grado di assicurare abbandonando la nostra idea della nostra supremazia?
Carlos Alberto Torres
Immaginando un dialogo fra Hannah Arendt e Paulo Freire.
La Arendt si chiese come fu possibile la violenza nazista, commessa non da criminali ma da
persone comuni, intelligenti: scienziati, professori, autorità. Come poterono pianificare lo
sterminio? Studio di una comunità umana in un contesto culturale che ha prodotto l’idea di
soluzione finale, una violenza legittimata.
Anche noi stiamo praticando una ‘soluzione finale’ verso gli animali, le foreste, le popolazioni
indigene. Freire studia le relazioni oppressore- oppresso: in un ambiente culturale di dominazione,
l’oppresso fa sua la cultura dell’oppressione. Freire propone una pedagogia della liberazione dalla
cultura del dominio. L’uomo antropocentrico che ospitiamo in noi è colonizzatore della natura, un
uomo che non sente compassione, compartecipazione verso tutte le forme di vita non umane, non
toccato dal disboscamento come non lo fu allo sterminio. Manca di rispetto e considerazione per le
migliaia di forme di vita che scompaiono.
Gli spazi sociali che contribuiscono a formare l’uomo antropocentrico sono vari, fra cui, in
particolare, la scuola, contesto da problematizzare, in quanto forma in una pedagogia
antropocentrica attraverso tutte le materie. Diamo ai bambini e ai giovani il messaggio che il
pianeta è nostro, che appartiene agli umani, che l’ambiente è risorsa da sfruttare per i nostri bisogni.
Si crea così un ostacolo epistemologico a capire come funziona la dinamica del pianeta, impedendo
la formazione di una sensibilità affettiva verso tutte le altre forme di vita.
I comportamenti alimentari, l’allevamento di animali,… tutto è finalizzato all’uomo.
Un’ecopedagogia richiede di rimettere in questione i nostri comportamenti, in base ai quali tutti i
prodotti alimentari sono frutto di spoliazione, i prodotti di bellezza per l’igiene vengono
sperimentati su animali, scelte giustificate dalla pedagogia antropocentrica ( si vedano i manuali di
biologia e scienze). La globalizzazione ha esacerbato queste forme, giungendo a vere e proprie
manifestazioni di crudeltà.
I formatori e le famiglie sono cresciuti nel modello antropocentrico, non in quello ‘ecocentrico’:
sono necessari nuovi concetti, nuovi paradigmi per la cittadinanza davvero planetaria.
Ci sono due infanzie, una urbana, occidentale ( il rapporto con gli animali è di paura o aggressività)
una indigena ( diverso rapporto con gli animali).
Sheila
Se cambiamo il nostro modo di percepirci sulla terra cambiamo anche il nostro modo di relazionarci
con le altre forme di vita acquisendo in solidarietà, in relazione. Siamo prigionieri di visioni del
mondo che dissociano l’uomo dalla natura. Leonardo Boff: ‘L’uomo non è SULLA terra, E’ terra’
Siamo formati di acqua, i sali nei nostri muscoli sono gli stessi della terra, l’aria che respiriamo è
quella che produce la fotosintesi.
Come far sì che le esperienze positive siano messe in rete per trasformarsi in scelte politiche?
Convertire le esperienze locali in politica pubblica? ( bisogna cambiare lo stato, organizzare
politiche di rete, federare le politiche locali con la strategia della formica la saggezza del colibrì).
Occorre uscire dal determinismo che impregna la nostra cultura.
Pensare alle persone come soggetti attivi di trasformazione. Freire: siamo esseri storici. E’ lo stato
che ha bisogno di noi.
Ricostruire relazioni di co-appartenenza attraverso la valorizzazione delle culture originarie e i loro
comportamenti ( cultura popolare).
Esperienza di Sao Paulo
570 istituti pubblici di Sao Paulo sono coinvolti nel bilancio partecipativo dei bambini secondo il
metodo Freire. I bambini hanno la responsabilità di cambiare il mondo.
Cerchiamo un diverso apporto con l’agricoltura perché, comunque, dobbiamo mangiare, forme non
violente, l’agricoltura biologica, organica, naturale.
Chiedersi da dove viene l’acqua, come la si tutela, dove va a finire quella che si scarica.
Riscattare i saperi dei contadini.
Evidenziare le contraddizioni, cercare la coerenza. Da dove viene il cibo, le banane della mensa, da
dove vengono i vestiti, quanta energia si impiega per il trasporto: domande ‘semplici’ ma
complesse. Mettere in rilievo l’apporto delle scelte individuali, le ‘nano-azioni’.
Le nostre attività sono debitrici a degli sponsors progressisti/neoliberistiche sono anche produttori
di armi. Gli ‘indigeni’ ripongono spesso fiducia in politici anche di sinistra che una volta al governo
fanno il contrario di quanto avevano promesso, gestiscono il potere in modo contraddittorio ( v.
l’Ecuador, Lula,…).
Diversi interventi sottolineano l’importanza di non esprimere solo valutazioni negative ma,
nonostante la crisi, di evidenziare possibilità, positività, desideri.
Freire: dove denunci devi anche annunciare.
Surian
Una certa sinistra ha trattato l’ambiente come risorsa da sfruttare nella prospettiva
dell’emancipazione di una parte dell’umanità.
La prospettiva interculturale ricerca alleanze in chiave di complementarietà evitando la logica
binaria del capitalismo e le false contrapposizioni oralità- scrittura, uomo-donna, occidente-sud,
passato-modernità, sviluppo-sottosviluppo,… che producono esclusioni.
La natura è un sistema vivente-intelligente, dotato di spiritualità, armonia.
Il neoliberismo privatizza l’educazione, la salute, esclude l’apporto del sociale, persegue la
deresponsabilizzazione dello stato. Impone un pensiero unico, l’uomo convertito in numero, in
statistiche, escludendo il sogno, l’utopia.
Prospettive
-
come sentirci terra- natura, capaci di costruire un altro mondo possibile
valore dell’educazione biocentrica emancipatrice solidale
dignità di tutti i viventi
recuperare i saperi dei popoli originari
prospettiva interculturale della complementarietà
coerenza, affrontare le contraddizioni, accettare la complessità
interdipendenza
sostegno alle buone pratiche per le politiche pubbliche
ottica dell’ecopedagogia trasversale a tutte le discipline
( erronea divisione fra scienze fisiche e umane- sociali )
lavorare sull’autostima
Gruppi del 18 mattina: pratiche e riflessioni ( alla riscoperta di Paulo Freire)
Pratiche e riflessioni: alla (ri)scoperta di Paulo Freire
4 gruppi:
* Educazione degli adulti in prospettiva freiriana
* Saperi popolari e costruzione della conoscenza
* Freire e l’educazione superiore
* Pedagogia freiriana, movimenti sociali e politica
SAPERI POPOLARI E COSTRUZIONE DELLA CONOSCENZA
( coordinano Piergiorgio Reggio, It e Edgar Coelho, Br)
La pedagogia Freire come pedagogia del dialogo, del dare la parola, per far nascere nuova
conoscenza/coscienza ( ‘se tu non sei non sono neanch’io)
Cos’è, oggi, cultura popolare?
Presentazione di due esperienze in Brasile una in una comunità di quilombos, ex schiavi fuggiaschi
che vivevano in villaggi nascosti.
Rivisitazione attraverso l’animazione di comunità della cultura del terreiro del candomblé
implicando tutti i sensi, la musica, l’arte, raccogliendo storie di vita di persone significative della
comunità ( l’ostetrica, la persona più anziana,…) e recuperando l’artigianato popolare,
l’acconciatura dei capelli,…
Temi: cantinho da comunidade, donne e agroecologia, nascentes e agro biodiversità, popoli
originari, l’infanzia, giochi e brincadeiras, mesa da patilha, sicurezza alimentare e tradizione.
L’altra esperienza è stata condotta in una comunità ‘caiçara’ di pescatori prodotto di una
mescolanza fra indigeni, colonizzatori, schiavi negri nelle zone costiere di Rio, Sao Paulo, Paranà,
S.ta Catarina nord.
Vivono di piccola agricoltura, pesca, estrazione, caccia e, ora, turismo.
Esperienza di animazione di comunità. Progetto ‘L’amorosità ( in senso freiriano) nei cerchi dei
saperi’ io ti do tu mi dai, troca e partilha: messa in comune di saperi.
Nell’area non ci sono scuole ( analfabetismo), la migrazione forzata verso i centri urbani comporta
perdita di identità culturale.
Le Università in Brasile dispongono di 100 ore di lavoro sul territorio, nelle comunità ( extençao)
Un’equipe multidisciplinare ha vissuto nella comunità e istituito una scuola non riconosciuta dallo
stato. La comunità coi suoi saperi costituisce il curricolo.
L’idea del cerchio nasce dalla tecnica tradizionale di pesca, una tecnica artigianale ecologica ( reti
rotonde) su imitazione di una tecnica di pescatori giapponesi all’inizio del secolo scorso.
Gli operatori nella scuola hanno creato un alfabeto e un lessico caiçara composta dagli attrezzi.
Simbolicamente, il mulino del villaggio diventa la scuola, frequentata di bambini, perché gli adulti
non hanno fiducia di poter imparare ormai, anche se avrebbero bisogno di imparare a leggere e
scrivere per ottenere le licenze di pesca.
In un primo momento gli educatori fungono da scriba e da lettori, poi i bambini sono diventati via
via autonomi. Scrivevano sulla sabbia della spiaggia. .
Solo nel periodo della coppa mondiale la scuola è stata riconosciuta e ha avuto un insegnante statale
per due mesi. La comunità non sapeva cosa fosse l’organizzazione di una scuola, di quanti
insegnanti ci fosse bisogno, della necessità di una mensa, di una biblioteca.
La scuola è stata una provocazione al sistema ufficiale che ha decretato che lì non c’erano le
condizioni per istituire una scuola. Il gruppo dell’Università ha dimostrato che invece le condizioni
c’erano. Sfruttando le conoscenze agricole della comunità si è coltivato un orto, si è praticato
l’artigianato caiçara ( cesteria, ceramica, barche,..), fatto arte, musica, proiezione di documentari,
racconti dei nonni. Ma l’aspetto centrale è stato la presa di coscienza dei problemi e la conseguente
mobilitazione della comunità per i suoi diritti. Il progetto prevedeva riscatto, la risignificazione e la
valorizzazione delle conoscenze tradizionali, la loro reintegrazione.
Un’università ‘della strada’.
I partecipanti al gruppo sono stati invitati a stilare delle domande: ne è uscita una gamma sui saperi
popolari oggi, sulla legittimazione degli interventi esterni in una comunità tradizionale, su come il
sapere di ciascuno può essere utile agli altri, sul lavoro con la ‘lingua madre’, su come si pongono i
ricercatori rispetto ai saperi tradizionali, sugli effetti di cambiamento prodotti, sulla gestione dei
conflitti all’interno della comunità e con i ricercatori, sul rapporto fra tradizione da conservare e
innovazione- ricerca, su cosa pensiamo sia ‘popolare’ oggi in Italia, sul rapporto parole della
scuola- parole della vita, sul sapere dell’esperienza rispetto al sapere dei genitori, sulle diverse
accezioni di popolare, come sapere costruito dall’esperienza o in senso regressivo di identità
ristretta.
Si racconta di un’esperienza con studenti di un’università in Messico in cui è stata costruita una
linea del tempo chiedendo quanti milioni/migliaia di anni fa è iniziata la costruzione di conoscenze,
tenendo conto che 5000 anni fa è iniziata l’agricoltura, che la rivoluzione scientifica ha 400 anni. E
prima? Quando nasce la cultura?
Gruppi del 18 pomeriggio: corsi brevi ( lavorare con l’approccio freiriano)
Corsi brevi: lavorare con l’approccio freiriano
5 corsi
* Temi generatori e la lettura del mondo
* L’insegnamento delle lingue
* Ecopedagogia: esperienze a scuola e sul territorio
* Lavoro socio-educativo con l’infanzia
* L’opera di Paulo Freire: idee e pratiche
TEMI GENERATORI E LA LETTURA DEL MONDO
( presenta Ana Ines Souza, Br)
Sentieri di emancipazione al di là della crisi
‘E tu mi vieni a dire
che l’uomo muore
lontano dalla vita
lontano dal dolore
….
Ma io ti voglio dire
che non è mai finita
che tutto quel che accade
fa parte della vita’
Il testo, la poesia, aiutano a uscire dalla realtà e a riflettere.
La canzone cosa dice sul mondo contemporaneo? Cosa dice sul tema ‘generatore’ dell’incontro ( ‘ o
mundo nao è, o mundo està sendo’)
Da ‘Pedagogia degli oppressi’: ‘non c’è utopia vera al di fuori della tensione tra la denuncia di un
presente ogni volta più intollerabile e l’annuncio di un futuro da crearsi, costruito politicamente,
esteticamente ed eticamente, da noi, uomini e donne’.
Due dimensioni interrelate, denuncia e annuncio, disumanizzazione e umanizzazione.
Che tipo di uomo stiamo costruendo e per quale società?
Desideriamo trasformare la realtà svelandola per l’emancipazione umana.
Che realtà deve essere svelata? Come ci relazioniamo con la realtà degli altri?
Un’immagine cosa ci suggerisce? Quelli sopra il tavolo, quelli di sotto ( uomini e donne? Europei e
non europei?)
Un’altra immagine: due bambini di condizioni diverse disegnano quello che per loro è cibo ( il ricco
e il povero) Che decodifica facciamo?
Come fare lo svelamento della realtà?
Immagine di Mafalda che si misura la testa per vedere quanto contiene: una testa riempita = travaso
di nozioni, bombardamento, confusione. La scuola in questo modo tende a formare persone
d’ordine, obbedienti. Addomestica, ammaestra. E’ un’educazione verticale. Come può essere
un’educazione orizzontale? Persone ‘con’ gli altri, non ‘sugli’ altri.
Scuola che pratica la problematizzazione, il dialogo di saperi, la coscientizzazione. Il vero dialogo
modifica sua l’educatore che l’educando. ‘Nessuno educa nessuno’, ci si educa attraverso il dialogo
e il mondo. Il dialogo è l’anima, la matrice della democrazia in Freire. E’ l’essenza dell’educazione
come pratica di libertà
Si è oppressi e oppressori insieme, occorre espellere l’oppressore da noi ( il paradosso
dell’oppresso). L’azione dialogica implica umiltà, rispetto delle differenze, ma non delle
disuguaglianze sociali, impegno per la trasformazione della realtà. Il dialogo è esigenza esistenziale
in quanto incontro di uomini che danno nome al mondo.
Esistere è dare nome al mondo ( pronunciar): denominare è già modificare.
Il dialogo comincia con la ricerca del contenuto programmatico.
Il punto di partenza dell’educazione popolare è l’ascolto dell’altro. Capire la visione del mondo
dell’altro, che non è la mia, capire come le persone interpretano la loro realtà, aprendo a discorsi più
ampi ad es. quando le persone si autoaccusano di insuccessi, della loro disoccupazione,…
Perché questa pedagogia non entra nella scuola?
Perché non si lavora su cos’è la realtà ( il senso che diamo alle emozioni, il non avere idee
predeterminate circa cosa ricercare, ma il costruirle insieme con chi si vuole educare,..), non si
ricerca insieme cosa si vuole investigare? Sembrano domande fintamente ingenue o provocatorie.
Dalla visione del mondo delle persone si ricavano i TEMI GENERATORI, che non sono delle
concezioni arbitrarie, ma ipotesi di lavoro da verificare.