[ TECNICA E TECNOLOGIA ] n. 14/2014 5 aprile 2014 Terra e Vita 55 FRUTTICOLTURA Branchette fruttifere più corte, rinnovabili e inserite su assi ravvicinati Nuove architetture del meleto Sottili, efficaci, eco-friendly DI JACOPO FONTANETO Nei fondovalle minori costi di produzione. In montagna salvaguardia ambientale U n meleto di “nuova architettura”, più sottile nella parete fruttifera, ma anche più efficace, ecofriendly e così facile da gestire che alcune operazioni colturali possono essere addirttura meccanizzate. E con un impatto positivo quanto ad abbattimento di costi di produzione. I primi impianti-studio stanno dando risultati incoraggianti e, a dare forza ulteriore, c’è una buona sinergia tra importanti realtà produttive e di ricerca. Le stesse che si sono ritrovate presso il Creso (Consorzio di ricerca, sperimentazione e divulgazione per l’ortofrutticoltura piemontese) di Manta (Cuneo) per un seminario che ha presentato i primi dati raccolti: un incontro al quale, oltre ai ricercatori del Creso Graziano Vittone e Lorenzo Berra, hanno partecipato i tecnici del Grceta (Bruno Hucbourg) per le Regioni Pro- Atomizzatore a tunnel in impianto pedonabile biasse a 2,5 x 1,2 m (Lipco). venza, Rhones-Alpes e Languedoc-Roussillon (le tre regioni frutticole del sud ed est della Francia, dove è concentrata la maggior parte della produzione melicola), della Valle d’Aosta (Morgan Diemoz, Institut Agricole) e della Fondazione Edmund Mach (F.E.M.) (Alberto Dorigoni) di San Michele all’Adige (Trento). «Una decina di anni fa si era costituito un gruppo di lavoro – Mafcot – per la diffusione di un nuovo concetto di distribuzione/gestione della fruttificazione del melo definito “potatura centrifuga”» spiega Silvio Pellegrino, direttore del Creso. «Partito dalla Francia,Val d’Aosta, Piemonte questo movimento ha rivoluzionato il modello di meleto in Europa. Le stesse persone mettono oggi in discussione i “dogmi” della potatura lunga e prendono in considerazione i vantaggi di strutturare il meleto a pareti sottili. Dalla fine degli anni Novanta, le branche fruttifere gestite in taille longue (potatura lunga) e poi extinction (diradamento delle lamburde), intorno ad un asse centrale, hanno alzato l’asticella della qualità dei frutti, ma anche migliorato le performance produttive». La riduzione degli interventi cesori – meno forbici in frutteto – andava però compensata da un perfetto diradamento dei frutticini per regolare il carico produttivo e da un pesante impiego di manodopera. Oggi si intende sfruttare le nuove opportunità della meccanizzazione delle operazioni colturali. Gli interventi meccanici vanno in direzione della ecosostenibilità e consentono EFFETTO TAGLIO ESTIVO PER 5 ANNI (GOLDEN V. ADIGE) una abbattimento sostanziale dei costi di produzione. Come nel caso della sostituzione del diradamento “chimico” con quello meccanico, definito più ecosostenibile e costante nell’efficacia. Ma il cuore delle nuove soluzioni è in una parete fruttifera più sottile, che agevoli l’azione dei flagelli diradanti. La parete più sottile (si passa da 1,80 a 1,0 m) si ottiene con branchette fruttifere più corte, rinnovabili, che non si espandono perché inserite su assi ravvicinati. Da un asse centrale si passa a forme pluri-asse. Ne vengono fuori diverse soluzioni, considerate puramente teoriche fino a qualche anno fa. ASTONI PREFORMATI [ La più a portata di mano è l’allevamento di astoni preformati a bi-asse (Bibaum®): negli ultimi anni gli impianti realizza- 56 Terra e Vita [ TECNICA E TECNOLOGIA ] Golden pedonabile a 2,5 m tra le file potato in giugno (V. Adige). ti con tale sistema sono in deciso aumento, in particolare, se la scelta colturale è indirizzata verso varietà di elevata vigoria (gruppo Fuji) o bicolori (Ambrosia). Nella taille longue avec extinction la parete spessa (1,80 m) era resa permeabile da un “camino centrale” attraverso cui potesse filtrare la luce dall’alto. La sequenza era quindi di: semi-parete/camino centrale/ semi-parete/interfilare: un’al- ternanza complessa, impegnativa da governare. La parete sottile non ha più bisogno di camino centrale e si basa sulla scansione: parete sottile/interfilare/parete sottile. La qualità rimane invariata, grazie all’eccellente permeabilità alla radiazione luminosa. Ne guadagnano sia il contenuto qualitativo (si sta lavorando ai rilievi dei parametri qualitativi convenzionali: °B, AT, consistenza della n. 14/2014 5 aprile 2014 Golden con e senza rete multi-funzione in impianto semipedonabile (sotto rete a sinistra, fuori rete a destra). polpa, serbevolezza, etc.), sia quello estetico grazie alla elevata percentuale di colorazione dei frutti. Per non perdere in produttività si tende a ridurre la distanza tra i filari, piuttosto che ad aumentare l’altezza degli alberi. Quest’ultima rimane l’unica costante nella realtà piemontese, condizionata com’è dall’impianto antigrandine/alt’carpo. I vantaggi sono diversi: innanzitutto una maggior pene- FIG. 2 - OPERAZIONI FACILITATE DALLA PARETE STRETTA trazione della luce all’interno della chioma: + radiazione luminosa = frutti + colorati (e ciò riveste grande interesse per i melicoltori piemontesi che stanno lanciando l’Igp Mela Rossa Cuneo); ancora, vengono ridotti gli interventi chimici e manuali (con riflessi indirizzati alla sostenibilità ambientale ed economica) e, non da ultimo, si riscontra una maggior facilità di gestione di varietà ad elevata vigoria, essendo la spinta vegetativa contenuta, in quanto divisa tra i due assi. Quest’ultimo punto di forza può però tradursi in un limite, almeno in alcune situazioni. Nel reimpianto, ad esempio, si osserva un’accentuazione dei fenomeni di sfogliatura, che possono condurre alla sindrome più temuta del deperimento del melo. Si sta inoltre studiando il rinnovo negli anni delle formazioni fruttifere. Non sempre, infatti, gli speroni lasciati nell’eliminazione di branche vigorose, hanno originato idonee branchette di sostituzione. Prima di adottare una soluzione pluriasse, occorre quindi tener conto anche delle criticità. «La gestione delle piante rappresenta in frutticoltura uno snodo che condiziona tutta l’agrotecnica – puntualizza n. 14/2014 5 aprile 2014 Dorigoni – mentre con la potatura lunga “centrifuga” si lascia una notevole quantità di legno strutturale improduttivo, nelle forme in parete, gestite con tecnica “centripeta”, vale a dire tenendo corto il rivestimento degli alberi, il legno strutturale è ridotto al minimo o assente». A differenza della tradizionale coltivazione a spindle, l’allevamento di alberi con due o più assi consente di ottenere facilmente un frutteto costituito da file strette e basse ed apre ad un ventaglio di nuove possibilità tecniche impensabili in un frutteto di maggiori dimensioni. Nelle aziende sperimentali della Fondazione Edmund Mach, allo scopo di ridurre gli input di chimica e manodopera, nell’ultimo decennio si sono studiate le tecniche di mec- [ TECNICA E TECNOLOGIA ] canizzazione del diradamento e del diserbo, della potatura estiva brachizzante e invernale a finestre, fino ad arrivare ultimamente al frutteto pedonabile, che non necessita di scale o carri raccolta e che consente l’impiego di irroratrici scavallanti a ultra-bassa deriva. La parete stretta e bassa, poi, è adatta anche alle reti polifunzionali che uniscono ad una difesa dalla grandine più economica dei tradizionali impianti antigrandine, anche un controllo efficace e puramente meccanico contro alcuni insetti e interessanti vantaggi agronomici, quali la regolazione della carica dei frutti. Potatura meccanica estiva in Trentino. Terra e Vita 57 NUOVE OPPORTUNITÀ E, come spiega Dorigoni, la sperimentazione si estende anche a nuove opportunità, «come la manipolazione del microclima intorno alle piante con reti antipioggia, o la distribuzione degli antiparassitari con sistemi fissi in pianta che non necessitano di atomizzatori. Mentre l’interesse maggiore per queste pratiche nelle zone di fondovalle è dato dalla riduzione dei costi di produzione, nei territori declivi dei frutteti di montagna che coniugano agricoltura e turismo, come ad esempio nella valle di Non, le stesse tecniche acquistano un significato di salvaguardia dell’ambiente, meno contaminato da fenomeni di deriva degli antiparassitari, e di contenimento dei rischi per l’operatore, in particolare per la riduzione in altezza degli alberi». Foto e figure: Fem
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