scarica il programma di sala - Orchestra Filarmonica Marchigiana

ministero per i beni e le attività culturali
regione marche assessorato alla cultura
in collaborazione con
consorzio marche spettacolo

sinfonica
Incontro con
RACHMANINOV
(parte II)
pianoforte
Vitaly Pisarenko
Marcos Madrigal
(solisti del Keyboard Trust di Londra)
direttore
Federico Mondelci
giovedì 13 novembre 2014, ore 21.00
Ancona, Teatro delle Muse
In collaborazione con
Società Amici della Musica “G. Michelli”
venerdì 14 novembre 2014, ore 21.00
Pesaro, Teatro Rossini
In collaborazione con Ente Concerti Pesaro
domenica 16 novembre 2014, ore 17.00
Fabriano, Teatro Gentile
orchestra filarmonica marchigiana
filarmonicamarchigiana.com
Programma
S. Rachmaninov (Oneg, Novgorod, 1873 – Beverly Hills, California, 1943)
Concerto per pianoforte e orchestra n. 3
in re min., op. 30
I. Allegro ma non tanto
II. Intermezzo: Adagio
III. Finale: Alla breve
(pianoforte VITALY PISARENKO)
- intervallo -
Rapsodia su un tema di Paganini per pianoforte e
orchestra, op. 43
(pianoforte MARCOS MADRIGAL)
Note
Altissimo, magro ma di ossatura possente, le braccia lunghe e le
mani enormi, il volto cupo, senza l’ombra di un sorriso, dai tratti vagamente mongoli scolpiti intorno ad un grande naso adunco, Sergej
Rachmaninov faceva una certa impressione sul pubblico quando,
entrando in sala, si dirigeva verso il pianoforte. Ma appena attaccava a
suonare, la sua figura lugubre e un po’ inquietante di arcaico totem
asiatico si riempiva di vita trasformandosi in un fiume incontenibile di
sangue e materia. E sembrava quasi di sentire, a livello auditivo e tattile, la carne e i nervi della sua potente «mano armata» (Rattalino)
affondare dentro tutto lo strumento, dalla tastiera alla punta della
coda; a cercare non tanto un suono forte nel senso puramente dinamico del termine, quanto piuttosto un suono denso, largo, dilagante e
sprofondante nello spazio. Un suono come di valanga.
Questa strana contraddizione fra la tetraggine dell’aspetto e l’energia
vitalistica dell’atto era in effetti la manifestazione simbolica di una personalità bifronte in cui, come nota Rattalino in Sergej Rachmaninov. Il
tataro, «[…] il pessimismo dell’intelletto veniva bilanciato dall’ottimismo della volontà». In Rachmaninov viveva l’esule russo di antica stirpe aristocratica moldavo-tatara (secondo quanto asseriva il compositore,
nelle sue vene scorreva il sangue dei mongoli, dominatori della
Moldavia durante il medioevo) avente in sé i geni di una malinconia atavica, radicata negli altipiani d’oriente, che col tempo si erano sempre
più sviluppati fra abbattimenti d’umore, lunghi periodi d’inerzia, angosce fanciullesche e un forte senso di insoddisfazione di sé – Sergej ebbe
una giovinezza piuttosto triste, segnata dall’abbandono della famiglia da
parte del padre, gaudente e scialacquatore, e dovette poi rassegnarsi,
all’età di quarantaquattro anni, a cedere tutto quello che possedeva ai
bolscevichi rimanendo senza un soldo. Ma in lui c’era anche l’avventuriero fiducioso ed entusiasta del Nuovo Mondo, il lavoratore instancabile sin dai tempi dell’infanzia che, costretto poi ad emigrare in America,
si donava al pubblico dei concerti gettandosi “a valanga” dentro i sentimenti espressi nella musica con una passione e una generosità illimitate
(poteva arrivare a concedere fino a dodici bis a serata! E anche per questo il pubblico, a differenza della critica e di buona parte dei suoi colleghi, lo amava senza riserve). La coscienza della morte e del disfacimento delle cose veniva così compensata, diremmo, dalla “incoscienza” dell’amore per la vita e per la poesia.
Tale era l’uomo, tale l’interprete, uno dei più grandi pianisti mai vissuti, e tale, soprattutto, il compositore.
Il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in re min., op. 30, scritto nel
1909 ed eseguito per la prima volta dall’autore a New York il 28
novembre dello stesso anno sotto la direzione di Walter Damrosch, inizia con una mesta cantilena popolare, quasi infantile, che oscilla lievemente intorno ad una nota base, come avvolgendosi su se stessa, e che
potrebbe essere di Schubert se non avesse in sé alcuni tratti caratteristici della tradizione melodica russa. Il tono elegiaco, quasi di rassegnazione, è tuttavia assorbito e in un certo senso annullato da uno
slancio passionale della melodia stessa ottenuto con piccoli rallentamenti e accelerazioni del tempo, accenti intensivi posti in posizioni
irregolari, spostamenti in avanti dei culmini melodici che delineano
una cantabilità calda, espansa, eloquente, di specie drammatica.
Similmente, ma in senso inverso, il corpo del primo movimento si
anima in molti punti sotto la spinta di poderosi accumuli di energia e
di massa sonora in crescendo che però, una volta raggiunto il picco del
climax, si sgonfiano improvvisamente sfaldandosi in vaste colate di
piccoli intervalli cromatici discendenti; o straripano con onde gigantesche sospinte da armonie orientaleggianti che, come nello
Shéhérazade di Rimskij-Korsakov, dilagano sopra le steppe sterminate
della Russia asiatica, dove lo sguardo si perde nel nulla. Mentre in altri
luoghi del concerto la musica asseconda i repentini cambiamenti d’umore del compositore esprimendoli con una immediatezza tutta fisica,
materica («Nella sua sonorità – avrebbe detto una volta Skrjabin a proposito del Rachmaninov esecutore – c’è una tale quantità di materialismo, una tale quantità di carne…»): così nel corso dell’Intermezzo,
dove le dolcissime linee sospese tracciate all’inizio dagli archi si disgre-
gano in un pulviscolo evanescente con l’ingresso del pianoforte; oppure quando, sempre nello stesso movimento, in mezzo alla malinconia
affiora di colpo il ricordo di un vorticoso, ebbro giro di valzer.
Questi caratteri balzano per certi versi ancor più in primo piano, parallelamente al virtuosismo atletico del pianista, nella spettacolare
Rapsodia su un tema di Paganini per pianoforte e orchestra, op. 43, composta nell’estate del 1934 ed eseguita sempre da Rachmaninov il 7
novembre dello stesso anno a Baltimora con Stokowsky sul podio. Qui
la contrapposizione, o meglio, la commistione di luce e ombra, vita e
morte è sancita chiaramente sul piano poetico dall’intersecarsi di due
temi differenti: quello brillante, pieno di frenesia vitale dell’ultimo
Capriccio di Paganini, sul quale sono condotte tutte le ventiquattro
variazioni della rapsodia, e quello oscuro, sinistro del Dies irae gregoriano, peraltro ricorrente in diverse musiche di Rachmaninov come
una specie di ossessione. A ciò corrisponde la compresenza di altre
componenti antitetiche, come l’opposizione, spesso conflittuale, tra il
protagonismo individuale del pianoforte e quello corale dell’orchestra,
o il contrasto fra il percorrere circuiti musicali predefiniti molto rassicuranti e il peregrinare senza meta in mezzo a paesaggi di sconfinata
bellezza – come quelli che si spalancano davanti agli occhi nella diciottesima variazione: un appassionato Andante cantabile dove il tema
paganiniano appare irriconoscibile perché enormemente espanso,
rischiarato dalla tonalità di re bemolle maggiore e soprattutto rivoltato al contrario, dalla fine all’inizio.
Questo continuo edificare e abbattere, infiammare e spegnere, correre
come un bambino all’impazzata verso la felicità e lasciarsi cadere nel
vuoto naufragando nel mare della rimembranza è un tratto affatto
moderno dell’arte di Rachmaninov, dove, pur inseriti in un contesto
generale di tipo ottocentesco, abbondano elementi che appartengono
pienamente al Novecento: nella sua musica c’è tanto Chopin, tanto
ˇ
Liszt, tanto Cajkovskij;
ma affiorano anche l’animosità di Prokof’ev, il
primitivismo di Stravinskij, l’espressionismo ruvido e allucinato di
Šostakovich. Tuttavia Rachmaninov, all’epoca, non fu capito. La scelta
apparentemente reazionaria del musicista di ignorare le avanguardie
rimanendo ancorato al passato condizionò infatti pesantemente il giudizio della critica che stroncò sia il compositore, sia l’interprete, accusato di eseguire tutto “alla Rachmaninov”. E l’uomo Rachamninov
reagì nell’intimità alla stessa maniera dell’artista, alternando cioè, come
nella sua musica, dispiacere e contentezza, depressione ed esaltazione,
sfiducia nelle proprie capacità ed orgogliosa, caparbia volontà di essere
sempre e comunque, indipendentemente dal giudizio degli altri, semplicemente se stesso. «Avevo suonato bene – scrisse una volta all’amico
Somov dopo un concerto – ed ero contento di me stesso […] Oggi ho
visto le recensioni… Le ho chiuse […] Sicuramente c’è qualcosa nel mio
modo di suonare che non è capito o che non è percepito o – peggio di
tutto – qualcosa di così cattivo che io stesso non posso intendere. Il successo è stato grandissimo, ma nessun musicista è venuto da me». E
ancora, in un’altra lettera allo stesso: «Avevo suonato bene ed ero contento di me. Ma i critici sono aspri. Che significa ciò? Che gli ho fatto?
[…] C’è qualcosa qui che va oltre la mia capacità di capire. Ma la cosa
più importante è che non posso cambiare, né che lo voglio».
Cristiano Veroli
Vitaly Pisarenko pianoforte
Vincitore del Primo Premio al Concorso Internazionale di Pianoforte ‘Franz Liszt’.
“Pianista immensamente dotato… con una tecnica prodigiosa, una miriade di sfumature e una precisione scrupolosa…” New York Times.
Nel 2008 il pianista russo Vitaly Pisarenko ha vinto il Primo premio all’Ottavo
Concorso Internazionale di Pianoforte Franz Liszt a Utrecht. Subito dopo ha suonato al Concertgebouw di Amsterdam con la Netherlands Radio Philharmonic
Orchestra, sotto la direzione di Damian Iorio.
Pisarenko si è esibito per la prima volta in pubblico all’età di sei anni. Dopo i primi
studi musicali a Kiev (con Natalia Romenskaya) e a Kharkov (con Garry Gelfgat),
ha studiato presso la Scuola Centrale di Musica e poi al Conservatorio Statale di
Mosca con il professor Yuri Slesarev. Successivamente si è perfezionato con lo stesso insegnante ed è stato inoltre sia allievo al Conservatorio di Rotterdam, con
Aquiles Delle Vigne, sia all’Oxana Yablonskaya Piano Institute in Italia. Dal 2012
Pisarenko sta studiando per conseguire il master presso il Royal College of Music
di Londra, grazie alla borsa di studio intitolata a Kenneth e Violet Scott.
Dalla vittoria al Concorso Liszt, Pisarenko si è esibito in oltre venticinque Paesi,
tra cui Germania, Italia, Ungheria, Polonia, Austria, Svizzera, Gran Bretagna,
Norvegia, Lituania, Indonesia, Brasile, Argentina, Cile, Colombia, Ecuador, Cina,
Giappone, Messico e Stati Uniti. Ha suonato per il Piano Pic Festival in Francia, al
Festival Internazionale di Musica di Berlino, al Festival di Musica da Camera di
Delft e al Festival ‘Busoni’ di Bolzano.
Nel 2009 è stato impegnato in una lunga tournée con la North Netherlands
Symphony Orchestra e si è esibito al Festival Beethoven di Varsavia con la Polish
National Philharmonic Orchestra e all’Ushuaia Festival in Argentina con la
Moscow Symphony Orchestra. Nello stesso anno ha suonato in tournée con il
Quartetto Heath e ha interpretato la Rapsodia su un tema di Paganini di
Rachmaninoff per la cerimonia di riapertura della De Doelen Concert Hall a
Rotterdam. Ha preso parte inoltre all’European Liszt Nights Tour e ha suonato al
Festival di Pianoforte di Vilnius.
Nel 2010 si è esibito a Shanghai per il World EXPO ed è stato impegnato in una
tournée con la Gelders Orkest, interpretando il Concerto per pianoforte n. 4 di
Rachmaninov. Nel 2011 è stato invitato in Giappone per una lunga tournée con la
Brno Philharmonic Orchestra. Nel 2012 ha debuttato al Colon di Buenos Aires, al
Musikverein di Vienna, ad Antwerp e al Palazzo delle Arti di Budapest. Si è inoltre esibito in Cina, a Pechino e a Shanghai, e ha preso parte all’International Liszt
Piano Academy, studiando con Elisabeth Leonskaya.
Nel 2013 ha debuttato al Seoul Arts Centre in Sud Corea con la KBS Symphony
Orchestra e in alcuni prestigiosi festival, quali l’International Chopin Piano
Festival di Duszniki (Polonia), l’Euro Music Festival di Halle (Germania), il
Grachtenfestival (Amsterdam) e il Diaghilev Festival di San Pietroburgo.
Nel 2014 Pisarenko sarà impegnato con l’attore Warre Borgmans in Liszt’s
Confession, uno spettacolo che andrà in tournée in Belgio, nonché in una serie di
recital solistici e di concerti con orchestra negli Stati Uniti, in Italia, in Cina, in
Canada e in Gran Bretagna.
Marcos Madrigal pianoforte
Marcos Madrigal è nato a L’Havana (Cuba) nel 1984. Nel 2007 si è laureato presso l’Instituto
Superior de Arte, dove ha studiato con la pianista cubana Teresita Junco.
Marcos si è esibito nelle principali sale da concerto di numerosi Paesi: Cuba,
Italia, Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, Svizzera e Austria, così come in
molte città dell’America Latina, tra cui Mexico City, San José, Caracas e Bogotá.
A quindici anni Marcos ha debuttato come solista con l’orchestra e, da allora, si
è esibito con tutte le orchestra sinfoniche di Cuba e con le principali orchestre
sinfoniche dell’America Latina.
Nel 1998 ha vinto il Concorso Amadeo Roldán, con una Menzione Speciale per la
migliore interpretazione della musica cubana e latino americana. Nel 1999 ha
vinto un premio al Concurso Iberoamericano de L’Havana. Nel 2002 Marcos ha
vinto il Primo Premio e il “Premio per la Migliore Interpretazione della Musica
Cubana” all’UNEAC Contest, mentre nel 2003 ha vinto il Primo Premio al
Concorso Pianistico Internazionale Ignacio Cervantes. Nel 2006 ha vinto un premio al Concorso Pianistico Internazionale di Panama e, in Costa Rica, ha ricevuto il Primo Premio e la Menzione Speciale per l’interpretazione della musica
costaricana, nella categoria senior del Concorso Pianistico Internazionale Maria
Clara Cullell. Nel 2008 ha ricevuto il Primo Premio Europeo per la performance
pianistica al Concorso Pianistico Internazionale di Avezzano, in Abruzzo. Nel
2011, in Svizzera, Marcos ha ricevuto l’“Audience Award” nell’ambito della serie
di concerti “Les Jeudis du Piano” di Ginevra.
Marcos ha tenuto concerti in Francia, Italia, Spagna, Germania e Colombia con il
gruppo di musica antica Ars Longa, con il quale ha inciso alcuni cd per l’etichetta francese K617. Nel 2004, con lo stesso gruppo, si è esibito come solista in alcuni concerti organizzati da Claudio Abbado. È stato inoltre solista ospite al Festiva
Internazionale Jeux des Orgues di Parigi nel 2005.
Ha registrato diversi cd per l’etichetta Colibri. Tra questi, Homo Ludens con Leo
Brouwer, Concierto a cuatro manos con la sua insegante Teresita Junco, Non
Divisi, monografia sul compositore Roberto Valera, con la Camerata Romeu, e El
Caballero y su destino con José María Vitier e altri artisti.
Inoltre Marcos ha collaborato più volte con Nicola Piovani e altri compositori e
registi di fama internazionale.
Attualmente vive in Italia, dove sta frequentando la masterclass dell’Accademia
Pianistica Internazionale del Lago di Como diretta da Martha Argerich.
Frequentando l’Accademia, ha avuto modo di studiare con Dimitri Bashkirov,
John Perry, Andreas Staier, Malcolm Bilson e William Grant Naboré, sotto la
guida dei quali sta anche studiando all’Università della Musica del Conservatorio
di Lugano, che frequenta grazie alla borsa di studio intitolata a Theo Lieven.
Nel 2012 Marcos ha vinto il Premio Internazionale “Maison des Artistes Gold
Medal”, promosso dall’Associazione per la Cultura, le Arti e la Scienza di Roma,
presso l’Aula Magna dell’Università La Sapienza.
Nell’aprile del 2013 ha vinto il Secondo Premio con distinzione al prestigioso Concorso
Pianistico Internazionale “Prize Jaén” (il Primo Premio non è stato assegnato).
Recentemente Marcos ha ottenuto un notevole successo presso il rinomato
"Festival International de Musique de Dinard” (in Bretagna) e nel prestigioso
“Teatro Colón” di Buenos Aires (in Argentina), accompagnato dall’Orchestra
Filarmonica della stessa città.
Federico Mondelci direttore
Docente, camerista, Solista, Federico Mondelci è da oltre venti anni uno dei maggiori e più apprezzati interpreti del panorama musicale internazionale.
Diplomato in sassofono al Conservatorio di Pesaro, ha studiato anche canto, composizione e direzione d’orchestra; ha perfezionato gli studi al Conservatorio
Superiore di Bordeaux sotto la guida del M° Jean-Marie Londeix, diplomandosi
con “Medaglia D’Oro” all’unanimità.
Federico Mondelci svolge la sua carriera a fianco di orchestre quali la Filarmonica
della Scala con Seiji Ozawa, I Solisti di Mosca con Yuri Bashmet, la Filarmonica di
San Pietroburgo e la BBC Philharmonic sui palcoscenici più famosi del mondo: in
Europa, Usa, Australia e Nuova Zelanda.
Alla apprezzatissima carriera di solista, il maestro Mondelci, nel tempo, affianca una
sempre più rilevante carriera nella Direzione D’Orchestra, dirigendo con crescente
passione e convincente professionalità orchestre e solisti di fama mondiale.
Ed ultimi quindi, ma non meno importanti, proprio i successi conseguiti nella
direzione d’orchestra, al cui centro spiccano i nomi di celebri solisti, come Ilya
Grubert, Michael Nyman, Kathryn Stott, Pavel Vernikov, Nelson Goerner,
Francesco Manara, Natalia Gutman e Luisa Castellani.
Le sue apparizioni come solista e come direttore solista comprendono l’Orchestra
del Teatro Alla Scala, la New Zealand Symphony Orchestra, la BBC Philharmonic,
la Filarmonica di san Pietroburgo, l’Orchestra da Camera di Mosca, l’Orchestra
Sinfonica di Bangkok.
Nella occasione del bicentenario della nascita di Adolphe Sax, inventore del sassofono, ha ricevuto l’invito dalla Filarmonica di San Pietroburgo ad esibirsi come
direttore e solista in un concerto di gala in data 26 giugno 2014, nella prestigiosa
stagione diretta da Yuri Termirkanov.
Fondatore inoltre nel 1982 dell’Italian Saxophone Quartet e nel 1995 dell’Italian
Saxophone Orchestra, si esibisce con entrambe queste apprezzate formazioni sia
in Italia che all’estero, riscuotendo grande successo di pubblico e critica.
Il suo repertorio non comprende solo le pagine “storiche” ma è particolarmente
orientato verso la musica contemporanea e Federico Mondelci affianca il suo nome
accanto ai nomi dei grandi autori del Novecento (quali Nono, Kancheli, Glass,
Donatoni, Sciarrino, Scelsi, Gentilucci, Graham Fitkin, Nicola Piovani e altri compositori della nuova generazione); eseguendone le composizioni spesso a lui
espressamente dedicate, produzioni di straordinario successo che lo conclamano
come raffinato solista di raro e straordinario talento.
Federico Mondelci ha registrato il repertorio solistico con orchestra (sia il repertorio per duo con pianoforte sia per ensemble) per le etichette Delos e Chandos, e
numerose produzioni che riflettono il suo grande entusiasmo per la musica contemporanea, come il CD RCA dedicato ad autori italiani e quello monografico su
Giacinto Scelsi (per l’etichetta francese INA); quest’ultimo ha in fine ottenuto il
“Diapason D’Or”. Tale interesse verso la nuova musica lo ha portato a collaborare
con grandi compositori, tra i quali Philippe Glass, Giya Kancheli, Luciano Berio,
Giacinto Scelsi, Michael Nyman, Franco Donatoni, Henri Pousseur, Graham Fitkin.
OrchestraFilarmonicaMarchigiana
Violini I
Alessandro Cervo **
Giannina Guazzaroni *
Alessandro Marra
Elisabetta Spadari
Laura Di Marzio
Lisa Maria Pescarelli
Cristiano Pulin
Laura Calamosca
Elisabetta Matacena
Violini II
Simone Grizi *
Laura Barcelli
Baldassarre Cirinesi
Alberto De Stefani
Simona Conti
Sandro Caprara
Emanuele Rossini
Viole
Ladislao Vieni *
Massimo Augelli
Cristiano Del Priori
Carlo Cordioli
Lorenzo Anibaldi
Violoncelli
Alessandro Culiani *
Antonio Coloccia
Gabriele Bandirali
Nicolino Chirivì
Luca Bacelli
Contrabbassi
Luca Collazzoni *
Andrea Dezi
Marco Cempini
Flauti
Francesco Chirivì *
Stella Barbero
Saverio Salvemini
Oboi
Gianluca Tassinari *
Fabrizia Broglia
Marco Vignoli
Clarinetti
Danilo Dolciotti *
Luigino Ferranti
Fagotti
Giuseppe Ciabocchi *
Giacomo Petrolati
Trombe
Giuliano Gasparini *
Manolito Rango
Tromboni
Massimo Gianangeli *
Eugenio Gasparrini
Diego Giatti
Tuba
David Beato
Timpani
Adriano Achei *
Percussioni
Alessandro Carlini
Deny Mina
Corni
Matteo Fratesi
David Kanarek *
Giovanni Cacciaguerra Stefano Manoni
Roberto Quattrini
Alessandro Fraticelli Arpa
Margherita Scafidi *
** Primo Violino di Spalla
* Prime parti
Ispettore d’orchestra
Michele Scipioni
prossimi appuntamenti
IL SOPRANO: La regina delle voci
Musiche di Rossini, Bellini, Verdi, Puccini, Mozart,
Bizet, Offenbach
Soprani Alessandra Càpici, Giacinta Nicotra, Marta
Torbidoni
Direttore David Crescenzi
giovedì 4 dicembre 2014, ore 21.00
Fermo, Teatro dell’Aquila
venerdì 5 dicembre 2014, ore 21.15
Fabriano, Teatro Gentile
FORM ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA
Via degli Aranci, 2 - 60121 Ancona | Tel. 071 206168 - Fax 071 206730
filarmonicamarchigiana.com | [email protected]
supporto informatico e multimediale
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Via Gola della Rossa, 15 - 60035 Jesi
Tel. 0731 207079