COS’È LA TERRA DEI FUOCHI Il termine «Terra dei Fuochi» è stato usato per la prima volta da Legambiente nel Rapporto Ecomafia 2003, in cui si dice che nell’hinterland a nord di Napoli «i rifiuti, da oltre dieci anni sono stati e sono l’industria trainante. Ci troviamo nel triangolo Qualiano, Villaricca, Giugliano, terre di nessuno. Uno spicchio di Italia martoriata da discariche abusive, dove sono stati sversati rifiuti di ogni tipo». In questo rapporto è descritto, inoltre, che «è di moda bruciare i rifiuti, che sprigionano un fumo pericolosissimo. […] Entrano in scena di notte, appiccano il fuoco senza nessuna i i d i ll TERRA DEI FUOCHI: UN’AGGRESSIONE COSTANTE Nell’ultimo quinquennio, nelle province di Napoli e Caserta si sono verificati quasi il 30% del totale nazionale degli arresti per traffico e smaltimento illecito di rifiuti (250). Il problema legato alla presenza dell’ecomafia sul territorio riguarda non solo queste due province, ma tutta la regione Campania, stabilmente in cima ai rapporti di Legambiente per numeri di reati RADICI NEL PASSATO, CONSEGUENZE NEL FUTURO La situazione di degrado in cui verte il nostro territorio affonda le radici in una serie interminabile di traffici illeciti di rifiuti in larga scala tra il Nord e il Sud Italia, iniziati intorno alla fine degli anni ’80 del secolo scorso. Gli atti criminosi commessi in passato, purtroppo, avranno delle conseguenze devastanti nel futuro, poiché molti dei danni causati sono irreparabili. Un esempio è la ex-Rexit, discarica ormai chiusa, le cui oltre 800.000 tonnellate di scorie di ogni tipo e le oltre 57.000 tonnellate di percolato sono destinate a inquinare nei prossimi anni finanche le falde idriche dell’intero giuglianese. Ad angosciare non sono soltanto le notizie sui territori ormai compromessi: oltre 220 ettari, a ridosso della i di i R it id ti it SITUAZIONE MOLTO CRITICA Purtroppo, il territorio circostante l’ex-Rexit non è l’unico ad essere inquinato: secondo una rilevazione effettuata nel 2008 dall’Arpac, l’Agenzia per l’ambiente della Regione Campania, i siti inquinati tra le province di Napoli e Caserta sarebbero ben 2.001. Sempre nello stesso territorio, nel 2009, il Commissario per le bonifiche ha messo nero su bianco l’esistenza di 1.122 aree avvelenate da smaltimenti illegali in 70 Comuni. LENTI MIGLIORAMENTI Le istituzioni, che hanno iniziato di recente a mobilitarsi, hanno dimostrato che possono fare molto per migliorare la situazione. Si è riscontrato, infatti, un calo quasi del 40% del numero di incendi dolosi di rifiuti tra il primi otto mesi del 2013 rispetto a quelli dello stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, i roghi di rifiuti, materiali plastici, scarti di lavorazione del pellame, stracci nella Terra dei Fuochi dal 1/01/2012 al 31/08/2013, sono stati ben 6.034 roghi, di cui 3.049 in provincia di Napoli e 2.085 in quella di Caserta (indagine dei Vigili del fuoco su REATI NEL CICLO DEI RIFIUTIPROVINCE DI NAPOLI E CASERTA PERIODO 2008-2012 Persone Persone Denunciate Arrestate 2068 2246 Sequestri Effettuati 205 Percentuale Percentuale Percentuale sul Totale in sul Totale in sul Totale in Italia Italia Italia 8,1% 7,8% 29,2% INCHIESTE PER TRAFFICO ILLEGALE DI RIFIUTI (ART.260 CODICE DELL’AMBIENTE) NELLE PROVINCE DI NAPOLI E CASERTA (2008-2012) PROBLEMI NON SOLO PER L’AMBIENTE L’Istituto Superiore di Sanità da questi numeri ha constatato che c’è in corso un vero e proprio ecocidio: i continui smaltimenti illegali di rifiuti hanno un nesso strettissimo con l’aumento di varie patologie tumorali. Ed è proprio negli otto comuni con il maggior numero di discariche che si registrano i picchi maggiori. Con queste attività illegali non si è arricchita solo la camorra, ma anche altre organizzazioni criminali: le inchieste che sono state condotte hanno permesso di smascherare molte di queste, che riuscivano a trasportare tonnellate di rifiuti, avvelenando i terreni a danno di intere comunità. SI INIZIA AD AGIRE Dopo anni di indagini, inchieste e denunce da parte di associazioni (prima fra tutte Legambiente), di parroci coraggiosi e comitati cittadini, le istituzioni hanno iniziato a prendere provvedimenti seri. Un esempio è la stesura, avvenuta lo scorso 11 Luglio, del «Patto per la Terra dei Fuochi», promosso da Donato Cafagna, viceprefetto e delegato del Ministro dell’interno, e sottoscritto dal Ministero dell’interno, dall’Anci, dalla Regione Campania e dai 57 comuni delle province coinvolte (tra cui anche Napoli e Caserta). Grazie a questo più attento monitoraggio del territorio, si stanno registrando significativi miglioramenti. ECOMAFIA: UN PROBLEMA NON PIÙ SOLO CAMPANO Nel marzo 2001 venne istituito il delitto ambientale di “traffico organizzato di rifiuti” e da quel momento molte delle maggiori procure campane riuscirono a colpire seriamente le holding criminali. Nel frattempo l’ecomafia si è diffusa in altre parti d’Italia ma la situazione più drammatica rimane in Campania e, soprattutto, nelle province di Napoli e a Caserta, dove arrivano rifiuti anche dal centro e dal nord Italia. Sono ancora gli anni ‘80, quando la camorra, e in particolare il clan dei Casalesi, comincia a mettere le mani sulla gestione dei rifiuti, in un primo momento esclusivamente urbani, successivamente anche rifiuti tossici, denominati ‘speciali’ o ‘pericolosi’: si tratta di un vero e proprio ecocidio. I rifiuti speciali, infatti, costituiscono in Italia circa l’80% del totale, ma sono anche i più costosi da smaltire, talvolta il loro problematico smaltimento viene a costare fino a 600 € a tonnellate. Per la camorra è un vero e proprio affare. L’INCHIESTA ADELPHI L’inchiesta Adelphi, nata dalle dichiarazioni del pentito boss della mafia Nunzio Perrella, dichiara che la Campania è stata scelta dalla camorra come un unico e grande immondezzaio, per gli scarti tossici dell’Italia produttiva e industriale. È celebre e d’impatto la frase di Perrella: “a munnezza è oro”, con la quale il boss intende sottolineare che lo scopo principale a cui mira la camorra, è acquisire il controllo e la gestione totale dell’intero settore riguardante la raccolta, il trasporto e lo smaltimento di ogni tipo di rifiuto. Si tratta di un vero e proprio MONOPOLIO. I DATI E LE CONSEGUENZE DELL’INCHIESTA Gli inquirenti riuscirono a dimostrare che grazie alla corruzione e il controllo diretto sul territorio, la Camorra è riuscita a sversare in Campania, specialmente nella provincia di Napoli, migliaia di tonnellate di rifiuti. Sei imprenditori e l’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Napoli, vennero condannati dal Tribunale di Napoli per abuso di ufficio e corruzione, ma vennero assolti dal reato di associazione mafiosa. Poiché allora non esisteva ancora l’articolo 260 del codice penale (che sancisce la reclusione per la gestione illecita di rifiuti), non è stato possibile incarcerare i responsabili, ma, grazie a questa inchiesta, i protagonisti dei traffici illeciti in Campania avevano finalmente un volto. I DATI E LE CONSEGUENZE DELL’INCHIESTA Gli inquirenti riuscirono a dimostrare che grazie alla corruzione e il controllo diretto sul territorio, la Camorra è riuscita a sversare in Campania, specialmente nella provincia di Napoli, migliaia di tonnellate di rifiuti. Sei imprenditori e l’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Napoli, vennero condannati dal Tribunale di Napoli per abuso di ufficio e corruzione, ma vennero assolti dal reato di associazione mafiosa. Poiché allora non esisteva ancora l’articolo 260 del codice penale (che sancisce la reclusione per la gestione illecita di rifiuti), non è stato possibile incarcerare i responsabili, ma, grazie a questa inchiesta, i protagonisti dei traffici illeciti in Campania avevano finalmente un volto. OPERAZIONE CASSIOPEA L’ecomafia sarà indagata in una serie di processi della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) di Napoli e della procura di Santa Maria Capua Vetere. Pertanto la più importante di questi è l’operazione Cassiopea, condotta da Donato Ceglie nel 2011, che ha quantificato le dimensioni della catastrofe: il volume dei rifiuti gestiti illegalmente dagli indagati sarebbe a un milione di tonnellate. LA LOTTA ANTICAMORRA E LA RISPOSTA DELL’IMPRENDITORECAMORRISTA L’immenso potere dei clan è dovuto alla capacità di monopolizzare un intero settore, imponendo le proprie direttive ed eliminando la concorrenza. Tutto ciò è inoltre possibile grazie alla metamorfosi dal classico “camorrista imprenditore”, all’“imprenditore camorrista”. Mentre prima i camorristi avevano imprese che gestivano i rifiuti, ora alcuni imprenditori hanno un controllo monopolistico di alcuni ambiti di questo settore, che però sono il braccio economico del clan. Questo cambiamento rende molto più invasiva e difficilmente contrastabile la presenza della criminalità organizzata nel settore dell’impresa. Infatti, l’imprenditore camorrista è un imprenditore a tutti gli effetti e perfettamente a norma; egli si muove tra il lecito e l’illecito. Dunque si hanno società miste tra FRANCESCO BIDOGNETTI Lo scorso anno la DDA di Napoli ha notificato in carcere una nuova ordinanza di custodia cautelare al boss dei Casalesi Francesco Bidognetti (chiamato Cicciotto‘e mezzanotte) per disastro ambientale. È la prima volta che accade una cosa simile ad un boss, a seguito di una lunga indagine condotta dalla DIA (Direzione Investigativa Antimafia). Una sua attività svolta con la società “Ecologia 89” che si occupava di trasferire i rifiuti del Nord Italia in Campania, specialmente a Giugliano, ha causato un disastro permanente di immani proporzioni. L’aria inquinata si estende su quasi due ettari, e il percolato ammonta a 58.000 tonnellate, i rifiuti smaltiti sono invece 807.000 tonnellate. SCRIVE LA DIA La Direzione Investigativa Antimafia in una sua Relazione afferma che: “Le organizzazioni criminali ed in particolare il clan dei Casalesi per oltre 30 anni hanno fatto del sistema rifiuti una delle principali fonti di arricchimento. La questione rifiuti, […] ha messo in evidenza i rapporti patologici politico-criminali-imprenditoriali tra i vari capi-clan. […] Tutte le analisi di sistema effettuate negli ultimi anni, fanno emergere ancora una volta il primato negativo della regione Campania sotto il profilo delle infrazioni ambientali accertate, e dalle conseguenti ormai strutturali patologizzazioni del territorio”. LA VERITÀ DEI COLLABORATORI DI GIUSTIZIA Campania Felix Campania Infelix LA RETE DELL’ILLEGALITÀ Fino ad oggi sono una ventina gli ex boss che hanno operato nel traffico illecito di rifiuti ad aver raccontato tutte le loro attività agli inquirenti. DARIO DE SIMONE Processo Cosentino De Simone DARIO DE SIMONE Dario De Simone, uno dei capi dei Casalesi, racconta: “Per quanto riguarda i rifiuti, il clan dei Casalesi è entrato nel business tra il 1989 ed il 1990. In quell’epoca gli imprenditori ci hanno fatto capire il business dell'immondizia, noi prima di quel giorno non sapevamo niente, non sapevamo che con i rifiuti si potevano fare tanti soldi. Quando noi ce ne siamo accorti era un po’ tardi e abbiamo cercato di recuperare il terreno perduto. I rifiuti arrivavano dal nord, dai depuratori toscani, Brescia, erano fabbriche industriali di vernici, erano lavanderie industriali, le concerie, arrivava di tutto”. DOMENICO BIDOGNETTI Domenico Bidognetti è un altro pezzo grosso dei casalesi che ha scelto di collaborare. Ha lavorato insieme a Gaetano Vassallo, braccio destro di Dario De Simone e con quest’ultimo si è occupato di corrompere i pubblici ufficiali, garantendo così completa libertà per gli affari illeciti. MICHELE ZAGARIA Tra i più importanti esponenti del clan dei casalesi vi è Michele Zagaria, principale rappresentante del traffico illecito di rifiuti. Attraverso società fittizie per molto tempo ha regolato incontrastato lo sversamento di rifiuti tossici guadagnando milioni di euro senza smaltirne alcuno. GAETANO VASSALLO: “COSÌ HO AVVELENATO NAPOLI” Gaetano Vassallo svelò il sistema instaurato dal clan. Lo stesso raccontò agli inquirenti come dal 1988 al 2005 centinaia di migliaia di Tir hanno attraversato mezza Italia per sversare una quantità incalcolabile di tonnellate di veleni in ogni angolo della Campania. Dopo le sue dichiarazioni sono state messe sotto sequestro 8 discariche comprese tra i territori di Napoli e Caserta (si stima che solo a Giugliano ci siano almeno 120 ettari di terreno avvelenato). TAMMARO DIANA LA DISTRUZIONE DEL LITORALE DOMIZIO Tammaro Diana, uno degli ultimi fuoriusciti dal clan dei Casalesi, figura di rilievo nella galassia dell'ecomafia campana. Ha iniziato a collaborare con la giustizia nell’ottobre del 2011. Egli ha raccontato della collaborazione tra Michele Zagaria e Errico Fabozzi,ex sindaco di Villa Literno, riguardo lo stoccaggio delle famose ecoballe. Successivamente si è soffermato su una serie di discariche dove i casalesi nel tempo avevano sversato l'amianto dell'Italsider di Bagnoli e che hanno portato i magistrati a chiedere ed ottenere il sequestro di quattro aree tra Castelvolturno e Villa Literno. NO BIOCIDIO Dopo tanti anni finalmente lo scandalo dello sversamento illegale di rifiuti tossici è stato svelato, ma noi tutti ci chiediamo: “Dov’erano le istituzioni quando migliaia di rifiuti tossici sono stati seppelliti nel sottosuolo campano?” Adesso spetta il compito più difficile: la bonifica delle aree deturpate. La Campania in mano ai clan Come enunciato da Legambiente, che dal 1994 pubblica rapporti e dossier sulla questione dei rifiuti, la gestione dei rifiuti nel territorio campano è monopolizzata dalla camorra, mentre lo Stato appare assente e colluso. In Campania vi è una seconda bomba ad orologeria che incombe sul territorio. Si tratta dei circa 6 milioni di ecoballe, il 50% delle quali localizzate in provincia di Napoli, tra i comuni di Giugliano e Caivano. Ad oggi, solo l’1,5% è stato smaltito. UNA SUPERSTRADA «TOSSICA» La camorra, senza alcuno scrupolo, sversa rifiuti ovunque abbia l’opportunità. Un esempio è sicuramente quello della superstrada (http://www.youtube.com/watch?v=664WH-OmAp8) che collega lo svincolo di Palma Campania, in provincia di Napoli, con i paesi del Vallo di Lauro, costruita coi rifiuti tossici. La superstrada è, quindi, un composto di amianto frantumato e rifiuti speciali pericolosi miscelati a terreno vegetale per un volume complessivo stimato in 200 mila metri cubi. Attualmente, è sotto sequestro dai Carabinieri di Nola. COME AGISCONO I CLAN E CONSEGUENZE DELLE LORO AZIONI Nella «terra dei fuochi» ogni notte viene dato alle fiamme materiale ad alto potere combustibile, come copertoni e resti di pellame di scarpe, poi si cospargono i terreni di rifiuti tossici: resti di fonderie, vernici, colle o morchie di nafta, provocando incendi sotto gli occhi impotenti della gente. Nell’area di Acerra, Marigliano, Nola, Qualiano, Villaricca, Giugliano abitano ancora le principali e inermi vittime delle ecomafie. Ormai da tempo la diossina sprigionata dagli incendi minaccia l’agricoltura e la pastorizia locali. In previsione dei prossimi decenni le aspettative per questo territorio sono tutt’altro che positive. A Marigliano, il 10 ottobre del 2009 sono stati scoperti dai carabinieri 15 fusti di 200 litri, in località Masseria Monaco, che contenevano una pericolosa vernice la quale utilizza “Trietilenetetrammina”, una sostanza altamente tossica che può provocare ustioni e verruche sulla pelle, difficoltà respiratorie e perfino edema polmonare. LA PREVISIONE DELLA DIA La Dia, in una sua relazione, descrivendo la situazione dei rifiuti della zona di Napoli, afferma che, in un futuro non troppo lontano, la Campania Felix incontaminata di un tempo si tramuterà del tutto in una discarica a cielo aperto. Nel 2064, sostiene inoltre l’associazione, si raggiungerà l’apice di incidenza negativa, a causa del percolato e delle altre sostanza tossiche che penetreranno nelle falde acquifere. SMALTIMENTI ABUSIVI DI RIFIUTI Nei pressi dei Regi Lagni si sono articolate alcune importanti inchieste sullo smaltimento abusivo dei rifiuti. Una delle più significative va sotto il nome di Ecoboss. Quest’indagine, iniziata nel 2008, è nata grazie alle dichiarazioni di Domenico Bidognetti, che ha accertato la presenza di fanghi di depurazioni provenienti da aziende lombarde sui territori agricoli. In seguito al processo, sono state sequestrate tre aziende agricole e, inoltre, campi nei pressi di Frignano e Villa Literno. L’inchiesta si è recentemente conclusa con le condanne in primo grado degli imputati. Dal marzo 2006 al maggio 2007, la Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 100 mila metri quadri di territorio in provincia di Napoli. In quell’anno perfino il Vesuvio è stato utilizzato come discarica: vi sono stati gettati copertoni di automobili e di camion, batterie esauste e altri svariati tipi di rifiuti pericolosi. Si stima che nel 2007 siano state individuate 222 discariche abusive. IMPORTANTI SCOPERTE AD ALIFE E CASTELVOLTURNO | Il ritrovamento più interessante si attesta nel comune di Alife: si tratta di un barattolo di vetro con dentro un embrione conservato in una soluzione di formaldeide. | Un’altra scoperta importante risale all’ottobre del 2011, quando, in prossimità del parcheggio del complesso ricreativo Hippocampos di Castelvortuno, sono state ritrovate sostanze altamente tossiche, sversate dai Casalesi. A condurre gli investigatori in quel luogo è stato il collaboratore di giustizia Emilio Di Caterino, ex affiliato al clan dei Casalesi. Egli racconta che, una volta sversati i rifiuti, sono stati ricoperti con uno strato di cemento. LE FUMAROLE Nel luglio 2012, le forze dell’ordine sono intervenute nei campi a ridosso di alcune discariche casertane, soprattutto la famigerata Resit, gestita da Cipriano Chianese. L’intervento è iniziato in seguito alle denunce circa la fuoriuscita di fumarole, esalazioni provenienti direttamente dal sottosuolo. Esse compaiono a giorni alterni. Sono causate dal collasso del fondo delle discariche e dai bidoni che si trovano in profondità, che rompendosi innescano reazioni chimiche a catena, diffondendo veleni nel sottosuolo. Ad essere protagonista dello scempio è la Resit, per un fenomeno di autocombustione interno che secondo gli esperti durerà decenni. Le fumarole sono però visibili soltanto di sera e con l’umidità. Di giorno è difficile riuscire a individuarle. Appena si avvicina il tramonto però, le terre intorno alla Resit cominciano a fumare. E Una delle ultime prove concrete dell’azione criminale dell’ecomafia s’è avuta a maggio di quest’anno: dopo la denuncia di Legambiente Campania, la polizia ha sequestrato a Sessa Aurunca ben 400 metri della strada statale Appia, che conduce alla centrale nucleare del Garigliano. Con ogni probabilità proprio sotto l’asfalto sarebbero stati interrati rifiuti altamente inquinanti, con grave pericolo per le coltivazioni vicine e la stessa falda acquifera. I PRIMI CAMBIAMENTI | Dal 2012 al 2013, secondo i dati raccolti dai vigili del fuoco, su incarico del prefetto Donato Cafagna, vi sono stati 6034 roghi di rifiuti, materiali plastici e scarti di lavorazione di pellame. | Da Gennaio ad Agosto 2013 è stata registrata una diminuzione degli incendi (da 3101 a 1894). | Napoli, però, è il luogo dove si è verificato il maggior numero di roghi (581). Complessivamente, i comuni interessati sono 49 tra i quali: Caserta, Acerra, Giugliano, Mondragone, Castel Volturno e Casal di Principe. LE ZONE MAGGIORMENTE INTERESSATE IN CAMPANIA QUANDO SI VERIFICANO I ROGHI | Generalmente i fuochi vengono appiccati durante la sera tra le 18:00 e le 24:00. | Tra Gennaio e Giugno 2013 ne sono stati registrati oltre 100 in provincia di Napoli e 200 nei pressi di Caserta. A Caserta il mese con il maggior numero di incendi è Giugno. A Napoli la frequenza degli incendi è meglio scandita, anche se Gennaio è registrato come il mese più ricco di roghi. LE ISTITUZIONI | Grazie alla collaborazione tra Vigili del fuoco, le due Prefetture (competenti per territorio) e i rappresentanti delle forze dell’ordine è stato effettuato un miglior monitoraggio della zona ed è stato possibile effettuare la mappatura degli incendi tra il 2012 e il 2013. DIMINUZIONE/AUMENTO DEI ROGHI | Dal 2012 il numero dei roghi (circa 3101) è diminuito quasi della metà. In alcuni comuni gli incendi sono lievemente aumentati. I luoghi maggiormente interessati nella provincia di Caserta sono Trentola e Torre Annunziata. Invece in altri comuni, fortunatamente, si è verificata una minima diminuzione dei roghi (come è accaduto a Casapesenna, CE) La riduzione dei roghi è conseguenza di una più accurata attività di controllo su produzione e smaltimento dei rifiuti nelle province di Napoli e Caserta. | Sono state identificate 1886 persone, 82 sono state denunciate e 8 arrestate. | 128 sono i mezzi sorpresi mentre trasportavano rifiuti tossici e 47 di questi sono finiti sotto sequestro. | Inoltre sono state chiuse 11 aree private impiegate come aree di sversamento. | L’attività di vigilanza, coordinata dal prefetto Cafagna, in cooperazione con le prefetture di Napoli e Caserta, è stata incentrata sulle principali filiere di smaltimento di rifiuti speciali e non. | Sono state scoperte 7 attività sprovviste di autorizzazione. | Sono stati riscontrati 27 episodi di smaltimento abusivo di pneumatici. | Sono state trovate 19 discariche abusive di materiali di scarto di attività edili. | 2 casi di smaltimento illegale di scarti di lavorazione. | | Sulla base dei dati raccolti emergono interessanti informazioni relative al lavoro non autorizzato presso pelletterie e laboratori tessili. Sono stati presi 31 provvedimenti relativi al lavoro e alla produzione in nero. | Attraverso l’intervento delle istituzioni è emersa una netta decisione di cambiamento, in controtendenza rispetto agli scorsi anni di totale abbandono. | Purtroppo, ancora oggi, sono troppi i casi in cui alla denuncia non segue un intervento tempestivo e concreto. | L’evidente diminuzione dei roghi dallo scorso anno da un lato fa ben sperare, ma dall’altro evidenzia che sarebbe stato sufficiente un controllo più accurato e continuativo per limitare un fenomeno che è stato discusso dal governo solo quando la situazione era ormai insostenibile. | Tuttavia il numero di roghi di rivela ancora i t l t dèf d t l 6.IMPATTO SANITARIO L’IMPATTO SANITARIO Dal 2005 è partito un lavoro in collaborazione con Legambiente i quali esiti avevano dimostrato anomalie ed erano stati riscontrati “eccessi statisticamente significativi di mortalità e di malformazioni”, soprattutto nelle zone vicine alle discariche abusive. I maggiori rischi sono stati riscontrati nei comuni tra Napoli e Caserta cioè : Aversa , Caivano , Acerra , Bacoli , Castel Volturno , Giugliano , Marcianise , Villaricca. IL TRIANGOLO DELLA MORTE I luoghi in cui si riscontra il maggior numero di malattie legate alla presenza di rifiuti tossici e fumi dannosi, corrispondono ai territori di Acerra-Nola-Marigliano, il luogo delimitato da questi tre comuni è appunto detto «il triangolo della morte». in futuro ci saranno malattie gravi per 6 abitanti su 10 «Il 60 per cento della popolazione coinvolta, spiega il professore Antonio Giordano, sarà colpita da cancro o da altre patologie gravi. Sei abitanti su dieci, una cifra spaventosa: un genocidio.» Nel dettaglio dei dati, secondo l’analisi dei ricercatori dell’Iss, “per la mortalità cresce in entrambi i sessi. Confrontando il gruppo dei Comuni a maggior rischio ambientale con quello di riferimento si osserva un eccesso di mortalità generale del 9% per il picco del +29uomini e del 12% per le donne”. In generale, dunque, si può osservare che i maggiori rischi si mortalità si concentrano nei comuni con il più alto numero di discariche illegali. Da questo momento in poi nessuno potrà più dire che non esistono prove scientifiche per sostenere che l’ecomafia ammazza, seppure lentamente. 7.PROPOSTE LEGAMBIENTE LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE | Rafforzare l’attività di controllo, prevenzione e contrasto dello attività illegali di smaltimento di rifiuti nella “Terra dei fuochi”, destinando risorse specifiche al Patto “Terra dei fuochi”, anche per quanto riguarda quelle da destinare ai vigili del fuoco per gli interventi di spegnimento dei roghi; LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE Accelerare e potenziare la specifica attività di mappatura e caratterizzazione dei siti inquinati al fine di delimitare le aree in cui proibire l’attuale attività agricola e l’utilizzo di pozzi per l’irrigazione; | Avviare una sistematica e puntuale attività di campionamento e analisi dei prodotti ortofrutticoli e alimentari provenienti dalle aree esposte ai fenomeni di contaminazione finalizzata a verificare l’eventuale presenza di sostanze pericolose per la salute; | LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE Includere nel Piano Regionale delle Bonifiche in via di approvazione i più opportuni strumenti volti a consentire una più efficace operatività delle pubbliche amministrazioni nell’attuazione degli interventi necessari alla tutela dell’ambiente e della salute; | Definire per i siti già individuati tempi, risorse e modalità d’intervento per le attività di messa in sicurezza e bonifica; | LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE Attivare in tempi rapidi il Registro Tumori della Regione Campania, garantendo anche le risorse e le modalità organizzative necessarie per il suo efficace funzionamento; sviluppare l’indagine epidemiologica nei territori maggiormente esposti allo smaltimento illegale di rifiuti; integrare queste attività con quelle di monitoraggio e prevenzione dei rischi sulla salute, al fine di garantire adeguata assistenza sanitaria ai cittadini; | Predisporre gli strumenti amministrativi/operativi, per tutte le situazioni già evidenziate dall’autorità giudiziaria, al fine di perseguire il risarcimento del danno ambientale da parte dei responsabili dei fenomeni di smaltimento illegale di rifiuti; | LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE Promuovere da parte delle associazioni di categoria iniziative tese a escludere i soci che ricorrono a pratiche illecite nello smaltimento dei rifiuti; | Accelerare l’iter legislativo finalizzato all’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel Codice Penale; | Approvare la proposta di direttiva dell’Unione europea che istituisce il reato di ecocidio. | CLASSE V C LICEO CLASSICO ‘A. PANSINI’ a.s. 2013-2014
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