In mostra i tesori «trafugati»

Cultura e Società
l'Adige
lunedì 3 febbraio 2014
Al Quirinale
oltre 110 opere
recuperate
dai carabinieri
tra cui un incredibile
mausoleo etrusco
A ROMA
«Memoria
ritrovata»
Mostra | Alla Civica
«Arte e Creato»
a Riva viaggia
la solidarietà
T
esori ritrovati in
quasi inaccessibili
caveau, sui banchi
d’asta di ricche
metropoli, oppure
rinvenuti tra preziose
suppellettili di vecchi
collezionisti… sono tesori
restituiti ai legittimi custodi
della storia e della civiltà. La
vita reale può davvero
talvolta superare la finzione
cinematografica: così viene
da pensare ammirando i
capolavori esposti al Palazzo
del Quirinale, fino al 16
marzo, nella mostra «La
memoria ritrovata - Tesori
recuperati dall’Arma dei
Carabinieri», organizzata da
Civita in collaborazione con il
ministero dei Beni culturali e
promossa dalla presidenza
della Repubblica. È la terza
volta che il palazzo apre le
sue porte ai carabinieri del
comando Tutela patrimonio
culturale, già nel 2007 furono
esposte opere rientrate
dall’America e nel 2013 la
Tavola Doria, attribuita a
Leonardo da Vinci.
Spunto del nuovo evento è
l’eccezionale ritrovamento,
nei pressi di Perugia, di un
mausoleo etrusco risalente al
III-I secolo a.C., che stava per
essere distrutto da un
cantiere edile.
Moderni Indiana Jones, i
carabinieri sono intervenuti
per preservare le ventitré
urne e le numerose
suppellettili, ultima
testimonianza della illustre
famiglia etrusca dei Cacni,
che si estinse tra il 91 e l’88
a.C. dopo la Guerra sociale.
«Questo recupero
IL LIBRO
Stefano Beltrame
VENTITRÈ URNE
Uno dei «pezzi» pregiati
salvati dai carabinieri del
comando Tutela patrimonio
culturale nei pressi di Perugia,
dove stavano per essere
distrutte: 23 urne e numerose
suppellettili etrusche che
vanno dal III° al I° secolo
avanti Cristo. Sono
testimonianza della illustre
famiglia etrusca dei Cacni che
si estinse tra il 91 e l’88 a. C.
rappresenta una delle
scoperte più straordinarie di
arte etrusca negli ultimi
cinquant’anni», spiega Louis
Godart, curatore della mostra.
«Si tratta di urne spettacolari
che testimoniano la profonda
conoscenza da parte degli
Etruschi della mitologia
greca: il sacrificio di Ifigenia,
la sfida tra Enomao e Pelope,
l’eccidio dei figli di Atamante
e ancora le centauromachie.
Purtroppo la ruspa, che
illegalmente ha scavato
l’ipogeo, ha frantumato
alcune sculture ed è andata
dispersa parte del corredo
dell’antica famiglia». Le urne,
collocate nella Sala di
Augusto, sono già state
oggetto di un attento
restauro, in attesa di trovare
una sede museale
permanente. Nelle sale
attigue, la Sala di Ercole, degli
Scrigni e degli Ambasciatori,
sono esposte oltre 110 opere,
dal VI secolo a.C. al
Settecento, che testimoniano
il lavoro paziente di indagine
svolto dai carabinieri, in
IL PARERE
È stato bloccato
nel Perugino,
un cantiere edile
in cui una ruspa
aveva già iniziato
a smantellare tutto
rinvenuto una preziosa Croce
astile, rubata 35 anni fa a
Bardonecchia». Addirittura
«camuffata» a raffigurare il
capo di un «germanico», la
preziosa testa dell’imperatore
Tiberio, rubata a Villa San
Michele, Anacapri, è stata
riconosciuta durante un’asta
a Londra. Così l’olio su rame
di Lelio Orsi «Leda il Cigno»
stava per essere battuto per
un milione e mezzo di dollari
presso una casa d’aste
americana. Splendido il
tesoro della Cappella di
Loreto, servizi da messa,
calici, navicella e pisside di
argento dorato, donato dalla
regina di Spagna, moglie di
Carlo II al suo confessore, un
frate cappuccino. Un
collezionista svizzero, venuto
a conoscenza della
provenienza furtiva del
tesoro, lo ha recentemente
riconsegnato allo Stato
italiano. In mostra anche la
mirabile «Adorazione dei
Magi», di Francesco Solimena,
il «San Sebastiano curato da
Irene» di Francesco Rustici e,
per citare il pezzo più antico,
una preziosa testa di leone
proveniente da Vulci.
«Il giro d’affari dei trafficanti
d’arte è il quarto al mondo
dopo le armi, la droga e
l’illecito commercio di
prodotti finanziari. - continua
Mossa - Per contrastare
questo mercato, noi ci
avvaliamo della banca dati
dei Beni culturali
illecitamente sottratti, che
annovera più di cinque
milioni di oggetti rubati,
mezzo milione di oggetti
descritti e oltre un milione di
oggetti recuperati». Il
comando Carabinieri Tpc
conta, oltre alla sede centrale
di Roma, dodici nuclei
territoriali: ma presto qualche
comando interregionale
potrebbe sdoppiarsi, per
coprire capillarmente il
territorio. Svolge, inoltre, un
lavoro di formazione nei
confronti delle polizie di altri
Paesi, soprattutto di quelli
coinvolti in conflitti, tra essi
l’Afghanistan, l’Iraq, ultima la
Libia.
Tutti i giorni fino al 17 febbraio dalle ore 15 alle ore
19, ingresso libero.
«L’altarucolo è di Olivieri»
T
Tutta la «Storia del
Kuwait», Aracne, 25 euro,
narrata dal diplomatico
Stefano Beltrame.
Dall’imperatore Traiano a
Saddam Hussein, ci sono
tutte, narrate come in una
sceneggiature, le vicende
dello Sceiccato, snodo di
culture e di tante guerre.
Una cavalcata storica,
densa di immagini
memorabili e di folgoranti
constatazioni. Nella foto lo
sceicco Al Sabah.
particolare negli ultimi
quattro anni. Ogni opera ha
una sua storia.
«La Vergine col Bambino in
trono e con i Santi è stata
recuperata a Brescia racconta il generale Mariano
Mossa -, mentre il vaso con
Andromeda è stato ritrovato
in un porto franco a Ginevra.
La “Veduta del Pantheon”, un
olio su tela di Giovanni Paolo
Pannini era invece nascosta
in un caveau di una banca a
Lugano, mentre durante una
perquisizione a casa di un
collezionista di Roma, da
poco deceduto, abbiamo
Chiesa di Massimeno, lo sostiene Tiziano Ratti
GIULIANO BELTRAMI
Storia del Kuwait
tra Islam e petrolio
i è inaugurata ieri
presso la Galleria Civica di Riva del Garda,
la mostra «Arte e Creato»,
iniziativa di arte e solidarietà organizzata da Encontrarte, associazione di giovani artisti della val di Ledro costituitasi nel 2013.
Sensibile alle problematiche sociali ed ambientali
che interessano molte popolazioni africane, il gruppo ledrense promuove e
sostiene il «Wamba Water
Projet» voluto da padre
Franco Cellana, di Tiarno
di Sopra, missionario della Consolata, superiore regionale in Kenya. Il progetto prevede la costruzione
nel villaggio di Wamba di
tre contenitori di acqua
per 200.000 litri grazie ai
quali gli abitanti potranno
migliorare le loro condizioni di vita evitando la
tentazione di drammatici
viaggi della speranza.
Ventotto artisti di ogni parte del Trentino hanno aderito all’iniziativa, già ospitata con successo presso
l’ex Cinema Don Bosco di
Bezzecca, sostenuta dal
Comune di Ledro e supportata dalla Cassa Rurale di Ledro.
Lungo un percorso in cui
pittura e scultura dialogano tra loro, una trentina di
opere a prevalente soggetto naturalistico propongono una riflessione sul tema della salvaguardia del
Creato e sul ruolo di custode affidato all’uomo nei
confronti della Natura.
Accompagnata da un catalogo con un una riflessione introduttiva di padre Alex Zanotelli, la mostra propone opere di Bruna Antolini, Giovanni Bailoni, Michela Bartoli, Mauro Berlanda, Gisella Betta,
Albino Bombardelli, Gotthard Bonell, Bruno Caviola, Franco Chiarani, Franco Cis, Luca Degara, Mirta De Simoni, Giordano
Faustini, Alberto Fiorenzato, Ivo Fruet, Mauro Larcher, Luigina Lorenzi, Luigi Meregalli, Eva Merli, Angelo Penner, Roberto Piazza, Gianluigi Rocca, Corrado Rosa, Massimiliano Rosa, Livio Tasin, Rosalba
Trentini, Gianni Turella e
Paolo Vivian.
S
In mostra
i tesori
«trafugati»
FIORELLA VITALE
5
iziano Ratti è un insegnante di educazione artistica in pensione, ma è
soprattutto un artista e uno
scrittore: dipinge e si occupa di
storia della comunità in cui vive. L’ultima sua scoperta è l’altarucolo della chiesa di Massimeno. Occorre spiegare che l’ex
docente è da anni sulle tracce
di Maffeo Olivieri, scultore bresciano vissuto fra il 1484 ed il
1543. «Con particolare attenzione - rivela - dal 1998, quando mi
imbattei nella tesi di laurea di
Francesca Giovanazzi sull’artista. Ma già prima mi interessavo, avendo insegnato (forse era
una premonizione) per anni nel
liceo Maffeo Olivieri di Brescia,
finché sono arrivato a Storo, dopo che avevo deciso di trasferirmi a Bagolino».
Il primo incontro con Olivieri
per Ratti avviene a Sarezzo (Brescia), complice un Cristo restaurato. Poi la scoperta degli studi di Bruno Passamani e Gina
Piscel Fraschini sullo scultore
del Rinascimento. Veniamo al-
l’opera di Massimeno, datata
1505, quando l’artista aveva appena 21 anni, e qui sta la peculiarità. Secondo Ratti questa
può essere classificata come
una delle prime opere di Olivieri nelle Giudicarie e ha spiccate analogie con l’ancona (tavola tipica dell’arte gotica e rinascimentale che può essere divisa in scomparti) che si trova
nella cappella della famiglia De
Steffanini, oggi del Comune di
Ragoli, situata nel villaggio disabitato di Iron, nella Busa di
Tione. «Nella chiesa dedicata a
San Iacobo c’era un altarolo,
mentre delle statue, rubate negli anni Settanta, rimane solo la
foto in bianco e nero», sottolinea Ratti. Che oggi si concentra su Massimeno. «L’altarucolo era stato smontato e portato a Bergamo per il restauro. Dopo il suo ritorno non è più nella chiesa di San Giovanni, ma
nella parrocchiale, protetto da
un antifurto».
È veramente di Olivieri? Ratti
non ha dubbi: «Ho trovato un
San Firmino e soprattutto un
Sant’Abate uguale a quello di
Massimeno». Ma come arriva
all’inizio del Cinquecento uno
scultore lombardo in questo villaggio ai piedi del Brenta (pur
considerando che in quel tempo la via degli artisti fra Lombardia e Trentino era assai trafficata, si vedano i Baschenis).
«Nel museo diocesano di Trento - spiega Ratti - ci sono i resti
di un vecchio altare di Giustino, pre-esistente al 1505: due
bassorilievi di San Fabiano e
Sant’Agostino e due statue a tutto tondo di Santa Lucia e Sant’Agata. L’altare principale di
Giustino è di Olivieri ed è del
1525. Io credo che prima abbia
lavorato a Giustino, perciò sia
stato chiamato a Massimeno,
che dista un niente».
L’importanza dell’altare di Massimeno non sta forse nello spessore dell’opera, che a detta dello stesso Ratti «evidenzia una
non raggiunta maturità dell’artista, proprio perché si tratta di
un’opera giovanile. Parliamo di
un altare a sportelli simile a
quello di Iron. Quando è chiuso si vede l’Annunciazione con
richiami post gotici, cosa che
poteva portare fuori strada nella classificazione della Piscel.
Maffeo Olivieri, l’altare nella chiesa di Massimeno è a lui attribuito
Aprendolo, si vedono a sinistra
San Pietro e San Giovanni, al
centro la Madonna col Bambino e a destra Sant’Antonio Abate. La Madonna e San Giovanni,
in particolare, risentono delle
sensibilità quattrocentesche».
Non sono solo queste le escursioni trentine di Maffeo Olivieri. «Fra gli ultimi ritrovamenti
penso alla Madonna della chiesa di Bondone, al Crocifisso nella pieve di Maria Assunta a Condino. Ma prima si conoscevano
la Madonna, San Rocco e San
Sebastiano nell’arcipretale di
Tione (del 1515), le ancone di
Ragoli, Preore e Stenico (quest’ultima andata persa, ma c’è
il documento), la Pietà di Tren-
to (conservata al Museo Civico)».
Però al di là del Trentino, Olivieri lavora soprattutto nel Bresciano e in Pianura Padana. Il
cardinal Altobelli gli commissiona, per esempio, due candelabri in bronzo autografi per la
basilica di San Marco di Venezia. Infine, «nel Museo of art di
Washington sono conservate
sei medaglie bronzee attribuite a Maffeo Olivieri», racconta
Tiziano Ratti, che è talmente
concentrato su questo artista
che sta lavorando ad una pubblicazione. «Come sempre - osserva - si devono trovare le risorse economiche per stamparla». E di questi tempi...