articolo ItaliaOggi del 06.12.2014

EN TI LOCALI E STATO
Sabato 6 Dicembre 2014
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Madia sul divieto di conferire compiti dirigenziali Lo denuncia l’Anci all’Anac
P.a., pensionati out L’Avcpass rallenta
gli appalti pubblici
Incarichi vietati, molte le eccezioni
DI
FRANCESCO CERISANO
U
na regola con molte
eccezioni. Il divieto di
conferire incarichi dirigenziali, direttivi, di
studio e consulenza ai pensionati (contenuto nell’art. 6 del
decreto legge di riforma della
p.a., dl 90/2014) è di «stretta interpretazione». Perché, diversamente, incorrerebbe nei rilievi
della Corte costituzionale. Per
questo sono esclusi dal divieto
coloro che, collocati in quiescenza per aver raggiunto i requisiti minimi nella propria carriera, vogliano concorrere per un
altro impiego pubblico in una
carriera in cui sia ancora possibile prestare servizio (si pensi
all’università e all’amministrazione della giustizia che hanno
un’età pensionabile più alta).
Via libera anche agli incarichi
di ricerca e di docenza (non
espressamente contemplati dal
divieto) a condizione che siano
reali, così come agli incarichi
nelle commissioni di concorso
o di gara. «Per la loro natura eccezionale» devono poi ritenersi
esclusi anche gli incarichi dei
commissari straordinari degli
enti pubblici. E la stessa cosa
dicasi per i subcommissari. Negli enti locali, infine, il divieto
non si applica agli incarichi
in organi di controllo (collegi
sindacali e collegi dei revisori)
a condizione che non abbiano
natura dirigenziale.
Con la circolare n. 6 del 4 dicembre 2014 il ministro della
funzione pubblica, Marianna
Madia, ha chiarito la portata applicativa di una norma
molto discussa della riforma
p.a, quella che «per agevolare
il ricambio generazionale e il
ringiovanimento del personale nelle p.a.» vieta a tutte
le pubbliche amministrazioni
comprese nell’elenco Istat (incluse le autorità indipendenti,
la Consob, i ministeri, gli enti
territoriali) di continuare ad
avvalersi di dipendenti in pensione, attribuendo loro rilevanti
responsabilità amministrative.
Una prassi che secondo il dicastero di palazzo Vidoni finisce
per sbarrare la strada ai dipendenti più giovani.
Le nuove regole si applicano
dall’entrata in vigore del de-
creto legge, ossia dal 25 giugno
2014. Gli incarichi conferiti prima non saranno soggetti ad alcun divieto, al pari di quelli attribuiti da soggetti diversi dalla
pubblica amministrazione.
Disco rosso, invece, per le
cariche in organi di governo
di enti e società controllate
(presidente, amministratore o
componente del cda).
Il divieto non si applica se gli
incarichi sono gratuiti a condizione però che non abbiano una
durata superiore a un anno
(non prorogabile né rinnovabile). Le p.a. potranno quindi
attribuire un incarico gratuito
a un dirigente in pensione per
consentirgli di affiancare il nuovo titolare dell’incarico per non
più di un anno. Il via libera agli
incarichi gratuiti per un anno
vale per «ciascuna amministrazione». Quindi, chiarisce
la nota della funzione pubblica, il dipendente pubblico
collocato in quescienza potrà
ricevere differenti incarichi
da parte di enti diversi, purché ciascuno rispetti il limite
di durata annuale.
DI
I
ANDREA MASCOLINI
l sistema di verifica dei
requisiti dei partecipanti
agli appalti pubblici gestito dall’Anac rallenta
le procedure di gara e rischia
di determinare la perdita dei
finanziamenti. È perciò necessaria una sospensione e un
ripensamento del suo funzionamento. È questa la denuncia contenuta nell’articolato
documento di 11 pagine che
l’Anci ha inviato all’Autorità
nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone,
che ha ereditato la gestione
del sistema Avcpass (Authority virtual company passport)
messo a punto negli anni scorsi dalla soppressa Autorità
per la vigilanza sui contratti pubblici. Il punto centrale
delle critiche che l’Anci muove
al sistema informatico (vincolante dal primo luglio per
tutte le stazioni appaltanti) è
che, al di là delle meritevoli
intenzioni di snellimento che
il Codice dei contratti pubblici avrebbe voluto introdurre
(con gli articoli 6-bis e 48 del
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dlgs 163/2006), nei fatti costituisce un aggravio del procedimento, anziché un mezzo
per facilitare la verifica dei
requisiti da parte delle stazioni appaltanti, influendo
negativamente sui tempi di
gestione delle gare.
L’Anci chiede un ripensamento dell’intera operazione
avviata ormai tre anni fa,
perché il sistema era nato per
verificare i requisiti dei partecipanti, ma «in realtà vengono richieste una serie di informazioni che con la verifica
dei requisiti c’entrano molto
poco. Nonostante nei due anni
passati l’Autorità abbia svolto
numerosi corsi di formazione
presso le amministrazioni,
l’Anci ritiene indispensabile
proporre un’ ulteriore azione
di formazione per i comuni.
L’Anci propone quindi una
sospensione dell’operatività
dell’Avcpass per risolvere i
problemi per poi riattivare il
tutto prevedendone un innalzamento della soglia di applicazione: da 40.000 a 150.000
euro per i servizi e forniture e
a 207.000 euro per i lavori.
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