Difettologia nei metalli

DIFETTOLOGIA
Cosa è un difetto???
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
2
3
Introduzione
DISCONTINUITA’:
• può insorgere causa sostanza estranea nella
materia (inclusione), per cavità formatasi nella
solidificazione (ritiro), per intrappolamento di
gas (soffiatura).
DIFETTO:
• Discontinuità che impedisce al materiale o al
componente, di soddisfare requisiti attesi dalla
progettazione,
compromettendo
le
caratteristiche funzionali del componente,
oppure generando una frattura
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
4
Suddivisione CAUSE dei difetti
1. Primarie:
(derivanti dai processi di colata o del
processo di trasformazione del getto, in un prodotto
semilavorato)
2. Da Lavorazioni Tecnologiche:
(derivanti dai
processi di lavorazione ovvero saldatura, trattamento
termico, lavorazioni alle MU, trattamenti superficiali …)
3. Da
Servizio:
(derivanti
dall’esercizio
del
componente o impianto e quindi dalle condizioni di
sollecitazione e/o corrosione, dove si trova ad operare)
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
5
Suddivisione dei Difetti
1. Difetti prodotti durante la Fabricazione
2. Difetti nella Lavorazioni Plastiche a
Caldo e a Freddo
3. Difetti da Trattamenti Termici
4. Difetti nelle Saldature
5. Difetti da Lavorazioni Meccaniche
6. Difetti dovuti all’Esercizio
7. Difetti nei Materiali Compositi
6
1. Difetti prodotti durante la Fabbricazione
Difetti nei lingotti
• cono di ritiro e ritiri, soffiature, porosità, ripresa di
colata, segregazione, sacche d’aria, inclusioni
endogene/esogene
Difetti durante il colaggio dei getti
• ritiri, soffiature, pori
Difetti durante la colata continua
• soffiature o porosità, cricche esterne o superficiali,
cricche interne, cavità da ritiro
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
7
Acciai Speciali Terni: Società delle Fucine
8
Difetti nei lingotti
I difetti superficiali più comuni dei lingotti sono:
• le gocce fredde
• la doppia pelle
• i tacconi
• le riprese di colata
• le lesioni superficiali (cricche o fratture)
I difetti interni più comuni dei lingotti sono:
• le segregazioni micro e macro
• i coni di ritiro primari e secondari, le porosità centrali
• le soffiature
• la presenza d’idrogeno, che genera i fiocchi
• le inclusioni non metalliche endogene ed esogene
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
9
Esempio di lingotto con doppia pelle
10
Lingotto ottagonale criccato longitudinalmente
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
11
Soffiature evidenziate in una porzione di sezione trasversale di un
lingotto quadro d’acciaio semicalmato. La freccia indica le
soffiature subcorticali, di cui alcune sono affioranti. 0,5 x circa.
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
12
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
13
2. Difetti nella lavorazioni plastiche a
caldo e a freddo
•
•
•
•
•
•
•
•
Prodotti nelle lavorazioni plastiche a caldo
Surriscaldamento
Bruciature
Ripiegature
Lacerazioni
Cricche da incrudimento
Fiocchi
Inclusioni plastiche a caldo
Inclusioni refrattarie
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
14
2. Difetti nella lavorazioni plastiche a
caldo e a freddo
Prodotti nelle lavorazioni plastiche a freddo
• Cricche a freddo
• Ripiegature
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
15
3. Difetti da Trattamento Termici
•
•
•
•
Surriscaldamento
Bruciature
Cricche da tempra
Coltre bianca
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
16
Cricca da tempra su forgiato
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
17
4. Difetti nelle Saldature
18
Le saldature
Le saldature rappresentano la più importante
incognita
nell'assemblaggio
di
manufatti
d'acciaio. Non è infatti possibile definire a priori
le tensioni che un giunto saldato sia capace di
sopportare, se non empiricamente, ossia
mediante
prove
del
tipo
distruttivo.
Dal punto di vista progettuale si è quindi soliti
considerare un giunto saldato come un giunto
omogeneo, utilizzando però elevati coefficienti di
sicurezza, ricavati dalle prove di tipo distruttivo.
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
19
Le saldature
• I costruttori allo stesso tempo si impegnano a realizzare
le saldature nelle condizioni standard, nelle quali si sono
ricavati i dati empirici. A tal fine vengono stillate le WPS,
che fissano le variabili di saldatura in range ristretti che
l’operatore deve rispettare. È sufficiente quindi non
rispettare anche un solo parametro della WPS, per
introdurre un difetto di saldatura nel senso largo del
termine,
• Nella zona di saldatura è più facile far precipitare i valori
di resistenza e tenacità del giunto saldato in quanto
trattasi di inneschi di rottura nonché intensificatori di
sforzi che nel più o meno lungo periodo causano la
frattura della saldatura.
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
20
Cosa sono le WPS
Durante l'esecuzione di un saggio di prova tutti i
parametri di saldatura sono riportati in un
documento chiamato
WPS
Welding Procedure Specification o
Procedura Specifica di Saldatura
gli stessi parametri saranno poi utilizzati
dall'operatore durante la fase di realizzazione del
giuntodi produzione. La WPS deve fornire i
dettagli di come deve essere eseguita una
operazione di saldatura e deve contenere
tutte le informazioni necessarie.
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
21
ITI M. FARADAY
22
Cosa sono le WPS
Ad ogni patentino di saldatura è affiancata
una WPS. Le WPS possono coprire:
• La realizzazione di una specifica giunzione
(spessori, materiali, ecc.)
• La realizzazione di una serie di giunzioni,
comprendenti un certo campo di spessori da
unire, nonché una gamma di materiali base o
d’apporto (in tal caso devono essere
opportunamente indicati i campi d’applicazione
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
23
Cosa sono le WPS
Alcuni dei parametri di saldatura riportati in una WPS
sono:
• Metallo Base (normativa di riferimento CR ISO 15608)
• Processo di saldatura (normativa di riferimento ISO 4063)
• Caratteristiche dei giunti (normativa di riferimento UNI EN
ISO 12345)
• Materiali d'apporto
• Gas di saldatura e taglio
• Posizione di saldatura (normativa di riferimento ISO 6974)
• Preriscaldo, interpass, pos-triscaldo e PWHT
• Caratteristiche elettriche
• Tecnica di saldatura
• Parametri di saldatura
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
24
DEFINIZIONI
• WPS - Specifica procedura di saldatura:
documento che fornisce in modo dettagliato le
variabili specifiche per una applicazione
specifica
• pWPS - Specifica preliminare di procedura di
saldatura: specifica provvisoria, non qualificata,
sulla base delle quale sono eseguiti i saggi per
la qualificazione
• WPQR (WPAR) - Verbale di qualificazione di
procedura di saldatura: documento che
contiene tutti i parametri riguardanti un saggio di
prova e tutti i risultati delle prove e controlli
eseguiti sul saggio stesso
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
25
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
26
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
27
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
28
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
29
Sulle saldature
Difetti:
• nella zona fusa (incompleta penetrazione,
incompleta fusione laterale, inclusioni di
ossidi
o
scorie,
soffiature/tarlature,
porosità, crateri, strappi lamellari, cricche
a caldo/freddo)
• nella zona termicamente alterata
• nelle saldature a resistenza (elettrica)
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
30
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
31
Sulle saldature
Difetti nella zona fusa
• Inclusioni gassose: sono vuoti, di diversa forma e
dimensione, che si vengano a formare nella zona fusa.
• Inclusione solida: è costituita da materiale non
metallico intrappolato nel metallo d'apporto o fra il
metallo d'apporto e quello base. Difetto tipico delle
saldature al TIG, e non riportabile ad altre tecnologie,
sono le inclusioni di tungsteno
• Cricche: sono delle lesioni che si presentano nella zona
di saldatura a causa dell'insorgere di auto-tensioni
generate da brusche variazioni termiche. Infatti con la
solidificazione il bagno di fusione si contrae in quantità
sostanzialmente proporzionale, se la contrazione per
qualche motivo è in contrastato si originano tensioni
interne.
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
32
Cricca da saldatura tipo TIG
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
33
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
34
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
35
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
36
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
37
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
38
5. Difetti da lavorazioni Meccaniche
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
39
Da lavorazione meccanica
• Strappi da utensile
• Cricche da rettifica
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
40
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
41
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
42
Lavorazione al tornio parallelo di grandi alberi presso la Società delle Fucine di Terni
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
43
ITI M. FARADAY
44
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
45
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
46
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
47
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
48
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
49
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
50
6. Difetti dovuti all’Esercizio
•
•
•
•
Cricche da fatica
Fiocco da idrogeno (blistering)
Da corrosione
Usura:
 abrasiva
adesiva
da corrosione
da fatica
per martellamento
meccanica-chimica (fretting)
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
51
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
52
La fatica ….
• Un corpo è sollecitato a fatica quando viene sottoposto
ripetutamente a sforzi di intensità variabile. Queste sollecitazioni
ripetute possono provocare la rottura del corpo, anche quando le
sollecitazioni interne risultano essere sempre inferiori a quelle
che applicate in modo statico (lentamente e per una singola
volta), provocherebbero la rottura del pezzo.
• Il problema della resistenza a fatica sorse con lo sviluppo delle
ferrovie (1820¸1872) e principalmente attorno al 1850. Tali studi
furono sviluppati prima in Europa e poi negli Stati Uniti. Il motivo
era cercare di capire il perché delle rotture negli assali delle
carrozze, nelle rotaie ed esaminare il comportamento dei ponti
metallici ferroviari. Il primo che condusse una indagine
sistematica dal 1852 al 1869 fu A. Wöhler, ingegnere delle
ferrovie bavaresi. Impulsi successivi non mancarono e furono
collegati ad un nuovo tipo di trasporto: quello aereo.
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
53
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
54
Per un acciaio il limite di
resistenza a fatica si ottiene
al 40-50% della Resistenza
Trazione
55
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
56
Rotture a fatica
prof. Cecchetti Giordano
57
La fatica ….
La superficie di rottura per fatica è sempre distinta in due
zone:
1. una liscia, vellutata, a struttura finissima e brillante
(ZONA di FATICA): causata dallo sfregamento delle
superfici a contatto e rappresenta la sezione rotta per
fatica dopo un periodo molto lungo; in questa zona sono
presenti delle linee, approssimativamente a forma di
archi aventi centro comune nel punto in cui la frattura ha
avuto inizio, dette LINEE D'ARRESTO, dovute
probabilmente a periodi di riposo oppure ad incrudimenti
localizzati che aumentando la resistenza del materiale
provocano l'arresto della rottura.
2. una cristallina, a struttura fibrosa o a scaglie (ROTTURA
di SCHIANTO): causata dalla rottura finale avvenuta
istantaneamente a causa della eccessiva diminuzione
della sezione resistente relativamente alla sollecitazione
applicata.
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
58
La fatica ….
• Le rotture per fatica hanno generalmente inizio in
prossimità di qualche difetto, strutturale o
geometrico
(impurezze,
soffiature,
incisioni
superficiali,…) causando incrementi locali degli
sforzi.
ITI M. FARADAY
59
60
61
La fatica ….
La curva di Wöhler .
Il metodo di presentazione grafica più utilizzato per i
risultati sulla prova a fatica, riporta:
• in ascisse i valori della durata in cicli
• in ordinate i valori dell’ampiezza di funzioni o, secondo
altra modalità di prova, la tensione massima.
Una scala logaritmica è usata per la durata in cicli,
mentre per le tensioni si può scegliere tra la lineare e
la logaritmica. Una curva di Wöhler può essere
tracciata per ciascuna serie di prove aventi una stessa
tensione media, oppure uno stesso rapporto di
tensione.
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
62
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
63
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
64
La curva a fatica di Wöhler
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
65
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
66
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
68
7. Difetti nei Materiali Compositi
•
•
•
•
•
•
Delaminazione
Ondulazioni
Nodi
Interazioni
Inclusioni
Porosità
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
69
Analisi della criticità dei difetti e
confronti fra i metodi
• Per carichi statici
• Per carichi dinamici
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
70
Analisi della criticità dei
difetti e confronto fra i metodi
La pericolosità di un difetto, va posta in
diretta relazione, con:
• la probabilità che il difetto ha di provocare
la rottura del componente
• Il tipo e il livello di carico
• L’orientamento del difetto, concorde con la
direzione della sollecitazione …
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
71
Eventuale rottura sotto le
condizioni di carichi:
1.Statici
2.Dinamici
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
72
Rilevazione di difetti con metodi di
controllo non distruttivo
1.
2.
3.
4.
5.
6.
RX
US
CI
MS
LP
…….
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
73
e ora un po’ di definizioni …
74
Definizioni:
• METALLURGIA: il complesso dei procedimenti tecnici
relativi all'estrazione dei metalli puri dai minerali in cui sono
contenuti, alla loro raffinazione, lavorazione e alla
trasformazione in prodotti industriali/leghe
• SIDERURGIA: settore della metallurgia che riguarda la
produzione e la lavorazione industriale dell’acciaio e della
ghisa a partire da minerali o rottami ferrosi
• CRICCHE: discontinuità microscopica o macroscopica di
un metallo in cui due dimensioni sono decisamente più
importanti della terza ( lunghezza-profondità-larghezza). La
presenza di questa discontinuità, in un manufatto
sollecitato, implica all’apice della cricca l’incremento delle
sollecitazioni locali
• SOFFIATURE: cavità generalmente dovute a gas che si
sviluppano durante la solidificazione
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
75
Definizioni:
• INCLUSIONI ENDOGENE: particelle non metalliche
formatesi per reazione chimica in fase di fusione del
metallo liquido
• INCLUSIONI ESOGENE: particelle generalmente non
metalliche di provenienza esterna (refrattari) che sono
rimaste inglobate nel metallo
• RITIRO: contrazione della massa metallica in seguito a
solidificazione e raffreddamento
• CONI/CAVITA’ di RITIRO: Quando le condizioni di
colaggio non sono ottimali (temperatura, velocità di
colaggio, materozza non idonea ecc.) si possono creare
dei vuoti dovuti alla contrazione del metallo dalla fase
liquida a quella solida. Queste cavità assiali sono
denominate ritiri e possono essere primari e secondari
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
76
Bravi, avete resistito stoicamente!!!
ITI M. FARADAY
prof. Cecchetti Giordano
77
•
Prove non distruttive. DGIT Direzione Generale Istruzione Tecnica,
Ministero della pubblica istruzione
•
•
Volume in adozione al corso di Tecnologia Meccanica: Nuovo corso di
Tecnologia Meccanica, Vol. 3, Di Gennaro, Cataldo, Chiappetta, Hoepli
Immagini, ed altre informazioni da siti specializzati
ITI M. FARADAY
78