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In Italia (con “Living”) EURO 1,40
MARTEDÌ 4 MARZO 2014 ANNO 139 - N. 53
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Pedone investito
Fiorello, se l’incidente
diventa un caso social
Everest
Le pulizie obbligatorie
sul tetto del mondo
Con il Corriere
I sogni e gli antieroi
di Lucio Dalla
di Rinaldo Frignani
a pagina 45
di Leonard Berberi
a pagina 29
Oggi il primo cd a 9,99 euro
più il prezzo del quotidiano
IUS SOLI E IUS SANGUINIS
Ucraina Giovedì vertice dei leader Ue. Ultimatum russo contro la Crimea, poi la frenata
MA INTEGRARE
NON È ASSIMILARE
Europa e Usa avvertono Putin
di GIOVANNI SARTORI
Obama: Mosca dal lato sbagliato della storia. Giù le Borse
uando Letta
creò il suo governo inventando per l’occasione un ministero dell’Integrazione
affidato a Cécile Kyenge
«donna e nera», laureata
in farmacia (o medicina) e
specializzata in oculistica,
pensai che questa signora,
spuntata dal nulla e manifestamente incompetente
in materia di integrazione,
fosse una super protetta di
chissà quanti colli e montagne. Per fortuna mi ero
sbagliato visto che non è
stata inclusa nel governo
Renzi. È sì previsto che Cécile Kyenge si presenti alle
elezioni europee e sembra
certo che la nostra sinistra
terzomondista intenda
farne il suo nuovo portabandiera ideologico.
Ma al momento la nostra Cécile non è più (come ha scritto l’autorevole
Foreign Affairs americano) una delle cento donne
più potenti del mondo. Al
momento si è solo manifestata come dogmatica
fautrice dello ius soli e ora
con il preannunzio di un
libro (che echeggia nel titolo Martin Luther King)
«Ho sognato una strada: i
diritti di tutti». In attesa
approfitto della pausa per
riflettere sullo ius soli e,
correlativamente, sullo
ius sanguinis.
Giuridicamente parlando, la cittadinanza italiana
è fondata sullo ius sanguinis: siamo cittadini italiani se siamo nati in Italia da
cittadini italiani. Dopodiché restiamo italiani per
sempre in patria e fuori.
La soluzione opposta è
quella dello ius soli: si diventa cittadini del Paese
nel quale entriamo e ci insediamo. Storicamente
questa differenza è facile
da spiegare. I Paesi sottopopolati (l’America del
Nord fino al 1620 era quasi
vuota) adottano lo ius soli
perché hanno bisogno di
popolazione, di nuovi cittadini, mentre i Paesi con
antiche popolazioni stanziali adottano di regola lo
ius sanguinis: chi nasce in
Italia è cittadino italiano e
lo resta anche se poi va a
spasso per il mondo.
Di per sé la distinzione
in questione è logica e storicamente giustificata. Ma
è stata sempre più travalicata dagli eventi. Secondo
le statistiche i Paesi che
adottano il criterio dello
ius sanguinis sono ancora
una maggioranza. Ma
molti Paesi sono oggi piccole isole sperdute nei vari
oceani. E anche le statistiche al riguardo variano
troppo per dare affidamento. Restando in Italia,
il nostro è oggi uno dei
tanti Paesi in bilico tra lo
ius sanguinis e l’apertura
allo ius soli. È così perché
la tecnologia delle comunicazioni unita all’esplosione delle popolazioni
africane e asiatiche creano
nuovi e difficili problemi.
Sono problemi che mi
propongo di esaminare in
un prossimo articolo.
Al momento vorrei soltanto precisare che «integrare» non è lo stesso che
«assimilare», e che la integrazione in questione è
soltanto l’integrazione etico-politica: l’accettazione
della separazione tra Chiesa e Stato, tra religione e
politica. Per i musulmani
tutto è deciso dal volere di
Allah, dal volere di Dio.
Qui il potere discende soltanto dall’alto. Per le nostre democrazie, invece, il
potere deriva dalla volontà
popolare e quindi nasce
dal basso, deve essere legittimato dal demos.
La ex ministro Kyenge
ha dichiarato che siamo
tutti «meticci». Si sbaglia.
Qualsiasi buon dizionario
glielo può spiegare. Dulcis
in fundo l’Arcivescovo di
Milano, cardinale Scola,
ha dichiarato che «siccome la mescolanza dei popoli è inevitabile… io dirò
sì allo ius soli». Santa
semplicità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Crisi in Ucraina, sale la tensione
mentre si cerca una soluzione diplomatica. Ultimatum russo contro la Crimea,
poi Mosca frena. Borse giù. Giovedì
summit dei leader europei. Obama:
Russia dal lato sbagliato della storia.
Giannelli
L’IRRILEVANZA
È NEI DISTINGUO
A Donetsk scatta
l’assalto ai palazzi
dei governatori
li Usa fanno la voce grossa. La Ue
si divide sulle sanzioni alla Russia.
La linea scelta da Germania e Italia
ritiene che vada preservata ad ogni
costo la possibilità di un confronto con
Mosca perché il peggio potrebbe
ancora venire e va fermato in tempo.
di GIUSEPPE SARCINA
A PAGINA 3
A PAGINA 42
Cosa unisce Sorrentino-Servillo agli Oscar precedenti
IL TESORETTO
PER POMPEI?
QUELLO 0,56%
SPESO FINORA
U
n centosettantottesimo!
Ecco quanto hanno
speso del tesoro stanziato
per salvare Pompei. A ogni
pioggia, ormai, c’è un
crollo. L’ultimo ieri: il
terzo in tre giorni. Eppure
in quasi tre anni, dei
famosi 105 milioni di euro
tanto sbandierati, ne
hanno scuciti 588 mila: lo
0,56%. Colpa di chi? Di
tanti. Ma soprattutto di
regole, schemi,
meccanismi burocratici
che sono ormai più vecchi,
più decrepiti e più marci
delle rovine lasciate al
degrado.
CONTINUA A PAGINA 25
Il sottosegretario: non ho colpe. Grillo contro Pizzarotti
Gentile costretto a lasciare
Caos sulla legge elettorale
Ribaldi e fragili, sono gli eroi italiani
di PAOLO MEREGHETTI
scar, c’è un filo sottile che lega La grande bellezza della coppia Sorrentino-Servillo (foto), miglior
film straniero, al cinema italiano d’autore. Trionfo per 12 anni schiavo, Cate Blanchett, Matthew
DA PAGINA 16 A PAGINA 19 Cappelli, S. Colombo, Conti, R. Franco, Grassi, Maffioletti, Persivale
McConaughey.
O
di ELVIRA SERRA
A PAGINA 29
A PAGINA 2
G
Maria, 15 anni, ragazza (stra)ordinaria
re libri pubblicati, altrettanti in
arrivo. Una passione per Angela
Merkel. Ecco a voi Maria Zanchetta,
quindicenne (stra)ordinaria di San
Zeno di Cassola (Vicenza), papà
muratore, mamma casalinga e lei,
Alfiere della Repubblica già da due
anni. Il piccolo genio parla quattro
lingue. Ha un fidanzatino in Germania. E dal 2012 intrattiene una corrispondenza con la cancelliera, alla
quale ha dedicato il suo terzo libro,
Le avventure della mummia Ötzi.
di FRANCESCO BATTISTINI
di FRANCO VENTURINI
La storia Parla 4 lingue, scrive libri e ha una corrispondenza con Angela Merkel
T
I minareti, i tatari
e la paura
del grande attacco
DA PAGINA 2 A PAGINA 6
Burocrazie
di GIAN ANTONIO
STELLA
I due fronti
AP / INVISION / JOHN SHEARER
Q
40 3 0 4>
Fondato nel 1876
Il governo
L’erede e la diva
Expo e cantieri:
a Milano una sede
del ministero
contro i ritardi
Il figlio che vuole
un «tutore»
per la mamma:
la Lollobrigida
di ELISABETTA SOGLIO
di ARMANDO TORNO
A PAGINA 24
A PAGINA 42 - Il servizio A PAGINA 27
Antonio Gentile si è dimesso
dalla carica di sottosegretario alle
Infrastrutture e Trasporti. «Le
mie dimissioni sono un gesto di
generosità verso il Paese», ha
scritto il senatore del Nuovo centodestra coinvolto nel caso delle
presunte pressioni sul quotidiano
l’Ora della Calabria per non fare
uscire la notizia di un’inchiesta in
cui sarebbe coinvolto suo figlio.
«Per chiarire tutto — scrive Gentile, che non è indagato — ci vorrà poco tempo e mi auguro che a
quel punto ci sarà chi avrà l’umiltà di scusarsi». Il ministro Alfano:
per noi viene prima l’Italia.
Le dimissioni di Gentile permettono al premier Renzi di ricucire i rapporti nella maggioranza.
Ma non del tutto perché resta il
nodo della legge elettorale e dell’entrata in vigore della riforma.
Da oggi il testo è al voto della Camera. Tensione con il Nuovo centrodestra e Forza Italia. Caos tra i
Cinquestelle: Grillo «scomunica»
anche Federico Pizzarotti.
DA PAGINA 8 A PAGINA 13
Riforme ed emendamenti
IL BUON SENSO
NEL CESTINO
di MICHELE AINIS
N
el 1978 la legge Basaglia ha
chiuso i manicomi. Riapriteli
di corsa: c’è un matto pericoloso da
internare. È il legislatore
schizofrenico, l’essere che
comprende in sé il non essere, la
volontà che vuole e disvuole.
In passato ne avevamo avuto già il
sospetto, dinanzi a certe leggi
strampalate, a certe norme
subnormali. Adesso c’è un
certificato medico, la prova che il
seme della follia ha ormai
attecchito nelle meningi dei nostri
parlamentari. Come? Con un
doppio emendamento alla legge
elettorale, da quest’oggi all’esame
della Camera.
CONTINUA A PAGINA 42
2
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
Ucraina La crisi
Ultimatum alla Crimea: «Arrendetevi»
Ma poi il governo russo frena
DAL NOSTRO INVIATO
BACHISARAY (Crimea, Ucraina) —
Stanotte si dorme in moschea. Turni
di quindici uomini: dieci dentro, cinque fuori. Telefonini e animi sempre
carichi. Le donne portano la zuppa di
cavolo nero, il velo non è in testa ma
triste e di paura sugli occhi. A dare
una mano arriva anche Kamil Samigullin, il gran capo di tutti i tatari di
Russia: «Sappiamo che per noi la vita
andrà peggio, in Crimea…». Il minareto di Bachisaray è la torre di guardia
della fortezza e l’imam si agita molto:
«Portate quattro pacchi d’acqua!»,
«facciamo l’elenco di chi partecipa alle ronde»... Il bazar intorno è un deserto dove i tatari, stavolta, sono loro a
controllare che non arrivi il nemico.
Tutta la Crimea oggi è così: aspetta.
La minoranza musulmana e gli ucraini filoccidentali, spaventati, che qualche russofono cominci a devastare i
minbar (pulpiti delle moschee) e il
buon senso. La maggioranza filorussa, sollevata, che a fine mese il referendum proclami di fatto la secessione da Kiev. Una cinquantina di soldati
della Flotta sono due chilometri in là,
Tempi difficili
Ai distributori di benzina e nei
centri commerciali, si fa la fila
per la scorta. Nei bancomat si
possono ritirare solo 112 euro
tutt’intorno a una piccola trincea
ucraina che s’ostina a non cedere le
armi. Attesa lunga: circondano la base
dell’artiglieria da tre giorni, la prendono per i nervi, e dentro prendono
tempo perché a Kiev non si prendono
la briga d’una decisione, combattere o
ritirarsi. Sparare, no: nessuno a parole
lo vuole. Il governo ucraino butta lì
che dal comandante della Flotta russa
è stato dato un ultimatum, per Bachisaray come per Capo Fiolent, dov’è
l’intelligence della Marina: se gli ultimi soldati non s’arrendono all’alba di
martedì, sarà «tempesta». Un penultimatum, in verità: «Non abbiamo nessun piano d’attacco», è la smentita
che arriva da Mosca. «Non vogliamo
la guerra — dice il viceministro Grigory Karasin — con quest’operazione
abbiamo solo voluto ridimensionare
molte persone che stanno a Kiev». «La
parola guerra, riferita all’Ucraina, è
inaccettabile — fa la pacifista Valentina Matviyenko, capocommissione
della Duma, come se i soldati dispie-
L’ambasciatore di Mosca all’Onu: Yanukovich ci ha chiesto aiuto
Yulia Tymoshenko: ora Kerry imponga osservatori internazionali
gati fossero un’invenzione — noi siamo nazioni sorelle, noi siamo il mondo slavo!». Ma da Washington, l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Vitaly Churkin fa sapere che è stato
Yanukovich, con «una lettera a Putin»,
a chiedere l’intervento militare.
Aspettare, snerva. Che cosa farà la
Grande Sorella Russia, che cosa non fa
la Piccola Russia ucraina. Ai distributori di benzina e nei centri commerciali, si fa fila per la scorta. I tassisti
evitano la strada del consolato russo
di Sinferopoli, perché la folla non lascia passare: tutti a leggere le bacheche, comprensive d’agiografie di Putin, che spiegano come ottenere un
passaporto russo. C’è un ingresso privilegiato per i Berkut, le squadre speciali di Yanukovich che hanno sparato
a Maidan, facendo quei 95 morti che il
ministro russo Ivan Lavrov, adesso,
paragona ai ribelli jihadisti in Siria:
«Si avvisa che i Berkut potranno avere
la cittadinanza in tempi più brevi». Ci
vuole pazienza pure nelle banche: la
gente si mette in coda d’ora buona e ci
sta tanto, perché hanno limitato a 112
euro i prelievi bancomat e nessuno si
fida, tutti rivogliono i loro soldi prima
del «disastro» annunciato dal premier
ucraino, Arsenyi Yatseniuk. In piazza
Lenin, il quotidiano happening filorusso issa un cartello contro «Abama»
(con la a) che vuole uccidere la
Crimea: oggi arriva a Kiev il segretario
di Stato americano, John Kerry, una linea rossa da tirare, ed è possibile veda
anche Yulia Tymoshenko di rientro da
Mosca. Yatseniuk ripeterà che «non
lasceremo a nessuno il permesso di
prendersi la Crimea» e che «non saranno ammessi soldati russi a Est».
Yulia ridirà che «occupando la
Crimea, la Russia ha dichiarato guerra
anche a Stati Uniti e Gran Bretagna,
garanti della nostra sicurezza». Kerry
dovrebbe chiedere, oltre al ritiro delle
truppe russe dalla Crimea, che osservatori internazionali siano dispiegati
in tutta il Paese.
C’è poco altro da pretendere. Quello di Putin sarà anche «un errore che
pagherà», come scrive il Washington
Post, però il Cremlino ha ormai «il
controllo operativo completo» della
penisola: lo confida al New York Times un diplomatico Usa. Arrivano le
navi dal Baltico. Le unità da sbarco
La situazione sul campo
Per un diplomatico americano,
il Cremlino ha ormai «il
controllo operativo completo»
della penisola di Crimea
Il bacio al soldato
Una donna bacia un giovane soldato, attraverso le sbarre del cancello di una
base militare ucraina, vicino a
Sinferopoli, assediata dalGuarda il video con una chiamata gratuita al
+39 029 475 48 50
le forze russe
A grandi passi Il presidente russo Vladimir Putin con, a sinistra, il ministro della Difesa Serghei Shoigu
della Kaliningrad, della Minsk, dell’Olenigorski Gorniak, della San Giorgio. Truppe russe compaiono sullo
stretto di Kerk e «rimarranno per tutelare i diritti fondamentali», fa sapere
il ministro Lavrov. Quando i caccia violano due volte lo spazio aereo e arrivano quasi allo scontro in cielo con un
Su-27 ucraino, parla ancora Lavrov «È
necessario proteggere gli interessi di
tutti gli ucraini». Il dialogo col Cremlino è complicato, si propone come
mediatore perfino Mikhail Khodorkovski, l’oligarca «perdonato» da Putin
dopo dieci anni di Siberia: non sembra destinato a successo. Sulla piazza
Lenin, di fronte ai marò che pattugliano il palazzo del governo, un piccolo
gazebo raccoglie firme per l’Armata
popolare di Crimea. «Siamo già 500»,
dice Oleg Klimchuk, leader della ong
Crimea russa. S’avvicina una donna
coi sacchi della spesa: «Posso iscrivermi?». No, le dicono: «È pericoloso».
Francesco Battistini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il discorso a piazza Maidan
L’EUROPA VENGA A KIEV. E IMPARI A NON AVER PAURA
❜❜ P
di BERNARD-HENRI LÉVY
opolo della Maidan! Quasi a mani nude,
avete fatto indietreggiare i miliziani del
Berkut. Da soli, o quasi, avete costretto
Yanukovich alla fuga. Con un sangue freddo
degno dei grandi popoli, avete inflitto una disfatta storica alla tirannia. Dunque, non solo
siete europei, ma i migliori fra gli europei.
Certo, siete europei per la storia; ma anche,
ormai, per il sangue versato. Certo, siete europei perché siete figli di Voltaire, di Victor Hugo e di Taras Shevchenko; ma anche perché,
per la prima volta, qui, nella Maidan, dei giovani sono morti con la bandiera stellata dell’Europa fra le braccia.
Hanno voluto calunniarvi. Si è detto che
siete i continuatori della memoria nera dell’Europa. Eh no! È il contrario! Le virtù di resistenza che costituiscono il genio dell’Europa e
che un grande francese, il generale de Gaulle,
ha portato al culmine, siete voi ad averle incarnate durante quei giorni cruenti; e il nazional-socialismo, l’antisemitismo, il fascismo
che furono la vergogna del nostro continente
erano dalla parte dei vostri nemici. Rendo
omaggio ai vostri morti. Rendo omaggio al
vostro coraggio e vi dico, ora più che mai:
«Benvenuti nella Casa comune».
Oggi tuttavia una nuova forza si erge davanti a voi. Una forza che non conosce e non
rispetta che la forza. Una forza che agisce impunemente nell’Est del vostro paese. Una forza che, amputando l’Ucraina, si appresta a fare
quello che nessuna forza, in nessun altro paese d’Europa, ha osato fare da decenni a questa
parte.
L’argomento è noto: è quello di Hitler che,
nel 1938, invocò come pretesto per invadere
la Cecoslovacchia che i Sudeti parlavano tedesco. Il metodo è noto: è quello di Hitler che
approfitta, anche lui, delle Olimpiadi invernali a Garmisch-Partenkirchen per rimilitarizzare, pochi giorni dopo, la Renania.
Ma voi siete qui, popolo di Maidan, per impedire questo nuovo crimine. Siete qui, giovani di Maidan, per evitare che i vostri fratelli
dell’Est ricadano sotto il dominio dell’Impero. Siete di nuovo riuniti per rifiutare che sia
smembrato il vostro paese, che ha sofferto fin
troppo, lungo i secoli.
L’altro giorno ero davanti all’ambasciata
russa, a Kiev, dove sventolavano insieme bandiere ucraine ed europee. Poi in Parlamento,
la Rada, dove ho incontrato i vostri dirigenti:
Vitali Klischko, l’uomo che, come Danton durante la Rivoluzione francese, ha sollecitato
una mobilitazione democratica; e la signora
Yulia Tymoshenko, di cui Putin già cerca di
macchiare la reputazione, che mi ha incaricato di dirvi: «Evidentemente non andrò a Mosca; Putin è mio nemico». Ma quel che più mi
ha colpito è la loro volontà di resistere: il martirio e la potenza, la donna che porta sulla
propria pelle le stigmate della sua lotta per la
libertà e il campione, figlio della Maidan,
simbolo di forza tranquilla e di probità. Se lo-
❜❜
Il linguaggio della forza
Una nuova forza minaccia
l’Ucraina. Una forza che non
rispetta che la forza
ro restano uniti, se restate tutti uniti, come
oggi in questa piazza, sarete voi a vincere e
Putin a cedere. Ma per vincerlo durevolmente
avrete bisogno, popolo della Maidan, dell’aiuto dei vostri fratelli in Europa.
L’Europa deve proteggere l’Ucraina. Deve
farsi garante delle frontiere della vostra nazione e della libertà delle vostre città. Deve
firmare al più presto, cioè se possibile già da
domani, l’accordo di associazione per il quale
i vostri giovani e i vostri veterani si sono battuti e sono morti. L’Europa deve venire qui, a
Kiev — perché no? — a firmare solennemente
questo accordo: per voi, sarebbe una forma di
tutela e, per lei, una sorta di nuovo atto di battesimo. L’Europa deve comportarsi con Putin
come si è comportata con Yanukovich: deve
agire di fronte al padrone come ha agito di
fronte al valletto. Ha i mezzi per punirlo e deve utilizzarli.
E se l’Europa dicesse a Putin: «Abbiamo bisogno del tuo gas, ma tu hai bisogno dei nostri euro: allora, giù le mani dalla Crimea»? Se
l’Europa dicesse a Putin: «Un uomo che dimostra di poter violare le frontiere in Europa non
trova posto nelle sedi in cui la comunità inter-
nazionale si adopera per la stabilità del mondo: allora, signor Putin, o lei esce dall’Ucraina,
oppure facciamo uscire lei dal G8 che, per ironia della sorte, si dovrà riunire a Sochi»?
E se Hollande, Merkel, Obama facessero
sapere al predatore della Crimea e, Dio non
voglia, di Donbass e di Donetsk, che non sarà
il benvenuto quando, fra qualche mese, si festeggerà in Francia lo sbarco, settant’anni fa,
degli eserciti della libertà?
Putin è forte solo della nostra debolezza.
Putin va avanti solo perché noi abbiamo paura. E se la paura cambiasse campo? Se i dirigenti europei avessero una minima parte del
coraggio dimostrato dal popolo della Maidan? Come? Voi non avete avuto paura, e noi
ci lasceremmo prendere dallo spavento? Voi
vi siete ribellati al nuovo zar e noi dovremmo
piegarci davanti a lui? È assurdo. È impossibile. È quel che ho intenzione di dire, appena
tornato in Francia, ai dirigenti del mio paese.
No pasaran, gridavano i repubblicani spagnoli nel 1936. No pasaran, gridavate voi ai
terribili miliziani del Berkut di Yanukovich
che vi tenevano sotto mira. No pasaran, deve
ripetere oggi l’Europa alla soldatesca di Vladimir Putin. Viva l’Ucraina: una, indivisibile e
libera. Viva la Francia, viva l’Europa e viva
l’Ucraina in Europa!
(traduzione di Daniela Maggioni)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
Primo Piano
Un Paese diviso
Ucraina:
3
RUSSIA
45 milioni di abitanti
Kharkiv
Kiev
La bandiera
Alcuni militanti
filo Putin issano una bandiera russa davanti al palazzo del governo
regionale a
Donetsk. I dimostranti hanno occupato
alcuni piani
dell’edificio per
protestare
contro la nomina a governatore dell’influente oligarca Serghii Taruta decisa da
Kiev. Donetsk
è un’importante città del bacino minerario
del Donbass, al
confine con la
Russia (Reuters/
Valeriy Bilokryl)
Donetsk
UCRAINA
Leopoli
MOLDOVA
Popolazione ucraina russofona
Crimea
Odessa
meno del 20%
dal 20 al 50%
oltre il 50% R O M A N I A
Sebastopoli
Basi aeree
CRIMEA:
Basi navali
2 milioni di abitanti
Superficie 26.000 km quadrati
(poco più della Lombardia)
Feodosia
Sebastopoli
Balaklava
Sinferopoli
161 aerei ed elicotteri
388 navi e sommergibili
Popolazione Crimea
Altri 5
Tatari
Gvardeyskaya
Kacha
Mar Nero
Parlamento
e uffici governativi
12,1
%
Ucraini
Yalta
24,4
Russi
58,5
Il contagio I contestatori prendono il Parlamento e chiedono un referendum per l’autonomia: «Faremo come la Crimea»
A Est la polizia inerme assiste alla disfatta
Tricolori e nonne scatenate, così Donetsk e Odessa voltano le spalle a Kiev
DAL NOSTRO INVIATO
DONETSK — La polizia si schiera nella piazza
del Governatorato di Donetsk fin dal mattino. La
divisa ricorda quella dei Berkut, le aquile reali, i
reparti speciali smantellati dal governo di Kiev.
Tuta e casco nero, giubbotto anti proiettile, scudo in lega. Gli agenti si dispongono dietro la griglia che sbarra l’ingresso principale dell’edificio e
a protezione dei due cancelli laterali. All’esterno
altri due cordoni lungo il muro, defilati. Le mostrine sono azzurre e gialle, i colori nazionali dell’Ucraina. Sembra tutto in ordine, eppure c’è
qualcosa che stona. Le armi. Dove sono le armi? I
poliziotti non ne hanno. Niente carabine, niente
fucili lancia lacrimogeni. Nemmeno gli sfollagente. Qualche pistola qua e là nelle fondine degli ufficiali, che però tengono le mani costantemente sulle ricetrasmittenti.
E’ un segnale politico? Un segno di distensione
verso i dimostranti filorussi che cominciano ad
arrivare a mezzogiorno? Per almeno un’ora sembrerebbe di sì e sembrerebbe anche funzionare. Il
leader del movimento, Pavlo Hubarev, 30 anni,
aveva annunciato per oggi una «grande manifestazione» e aveva chiesto di montare «un accampamento» sotto il pennone in cemento armato su
cui, ormai da sabato scorso, torreggia il tricolore
russo. I dimostranti, però, non sono più di quattro-cinquemila; le tende tre erano domenica notte e tre restano lunedì mattina.
C’è intensità, gli slogan sono durissimi. Qualcuno regge un cartello con la bandiera americana
sovrastata da una svastica. Drappi russi, nastrini
neri e arancioni, il simbolo della vittoria del 1945
contro i nazisti. E il coro: «Rassiiia, rassiiia», Russia, Russia. Anche chi protesta è disarmato. Ci sono tante donne, specie anziane, le più scatenate.
Hubarev, un collaboratore dell’ex presidente Viktor Yanukovich, è stato proclamato sabato primo
marzo governatore del popolo. Ora è dentro a
parlare con i deputati regolarmente eletti per far
valere le sue credenziali.
Nella folla si percepisce qualcosa di simile a
una scarica di elettricità, una serpentina di ragazzi, giovanotti e uomini più decisi di altri: è il servizio d’ordine del capo. I fregi giallo-azzurri della
8,3
milioni
i russofoni in
Ucraina: meno
di 1/5 degli
abitanti. Ma
prima della
rivoluzione il
russo era
lingua ufficiale
in 13 delle 27
regioni
ucraine
71,7
percentuale
di cittadini
russofoni
nella città di
Sebastopoli
in Crimea,
la regione
ceduta
da Kruscev
all’Ucraina
nel 1954
48,8
percentuale
di russofoni
nella città
di Donetsk,
la capitale
economica
del Paese e il
feudo dell’ex
presidente
Yanukovich
milizia e le insegne tricolori della piazza convivono senza problemi fino alle 13 circa. Dall’interno
dell’edificio arriva una telefonata e parte la scossa. I militanti di Hubarev si staccano seguiti
d’istinto da un folto codazzo. Eccoli davanti al
cancello laterale. Dall’altra parte una siepe di caschi e di scudi li osserva. Alle spalle della gente
che comincia a premere, un ufficiale con il
walkie-talkie in mano si appoggia all’unica mac-
china della polizia e guarda la scena come se si
trovasse all’uscita di una scuola. Attenti ragazzi,
non fatevi male. La barriera cede, la milizia arretra e si dispone su due ali nel cortile interno. Lì in
mezzo passa indisturbato il piccolo «commando» che ha avuto l’idea di sradicare l’inferriata e
di trasportarla sotto una finestra. Un minuto e il
vetro va in pezzi: «Rassiia, Rassiia». I poliziotti
sono pietrificati. Poco dopo tre deputati provano
L’area
Il bacino
Il distretto
di Donetsk
fa parte
del Donbass,
il maggior
bacino
carbonifero
dell’ex Unione
Sovietica
La storia
La scoperta
dei ricchi
giacimenti
di carbone nel
Settecento
innescò
il boom
del settore
siderurgico
che portò alla
fioritura
economica
dell’area
tra XIX
e XX secolo
con lo
sviluppo di
attività
meccaniche,
chimiche,
metallurgiche
Il carbone
Il bacino
si estende
anche in
territorio
russo.
Oggi circa
l’85% della
produzione
carbonifera
proviene dalla
parte ucraina
ad andarsene da un’altra uscita: vengono fermati,
poi spintonati. Una donna ne colpisce uno con il
sacco della biancheria. Ma ormai è fatta: il Governatorato dell’oblast, il distretto di Donetsk è nelle
mani dei filorussi, come annuncia Hubarev issato sulle spalle dei compagni.
I parlamentari rimangono bloccati nel Parlamento fino a tarda sera. Sergej, 25 anni, è il più
disponibile (ma non ci vuole molto) nel picchetto di uomini che filtra l’accesso. Fa il meccanico e
ora si cala nel ruolo di portavoce: «Siamo qui per
proteggere il Parlamento e i deputati. Non abbiamo armi, vogliamo evitare provocazioni». Si sposta per uscire dal buio in cui è immerso l’androne
e mostra un luccichio di scudi e di caschi: «Collaboriamo con la polizia, vedi?». Gli agenti esausti,
appaiono perfettamente a loro agio con i nuovi
compagni di strada.
Ma per Kiev il segnale è tremendo, forse dirompente. La strategia della tolleranza e del dialogo, ammesso che fosse questa l’intenzione del
nuovo governo ucraino, è andata in pezzi come i
vetri del palazzo. Il presidente del nuovo corso,
Alexander Turchynov, due giorni fa, aveva nominato governatore di Donetsk l’uomo d’affari Sergej Taruta, proprietario di uno dei gruppi industriali più importanti della regione (e quindi del
Paese). I contestatori non hanno voluto nemmeno prendere in considerazione questa possibilità. Le autorità locali non hanno fatto nulla per
impedire che le scelte politiche della capitale venissero mortificate a Donetsk e anche a Odessa,
dove è accaduta la stessa cosa.
Nei prossimi giorni si dovrebbe capire se i proconsoli di Kiev puntano davvero a contenere un
movimento compatto, ma che certamente non
sembra avere i numeri e neanche il consenso tra
la popolazione per essere irresistibile. Oppure se
il potere dell’Est non stia slittando verso ipotesi
di secessione. Il primo atto imposto al Parlamento in seduta coatta è stato quello di chiedere un
referendum. «Dobbiamo fare come la Crimea»,
grida Irina, 73 anni, avvolta nella bandiera di Mosca. «Referenda, referenda», rispondono gli altri.
Giuseppe Sarcina
[email protected]
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Serbia
Germania
Belgrado al fianco di Mosca:
«Non romperemo le relazioni»
Al carnevale carri allegorici
con Putin e l’ucraino Klitschko
BELGRADO — La Serbia non romperà le sue relazioni con la
Federazione russa ma, anzi, si sforzerà di esportare il più
possibile in quel Paese. Lo ha detto ieri il vicepremier
Aleksandar Vucic, leader del Partito del progresso serbo (Sns,
conservatore), forza di maggioranza nel governo di coalizione,
che è largamente favorito nel voto del prossimo 16 marzo. Ieri
sera circa 150 persone, in massima parte ultranazionalisti serbi,
hanno manifestato a Belgrado a sostegno dell’intervento
militare russo in Ucraina: «Russia, Putin, la Serbia è con te»,
hanno gridato a gran voce i dimostranti davanti all’ambasciata
della Federazione russa. Vladan Glisic, capolista del movimento
ultranazionalista Dveri alle elezioni municipali del 16 marzo a
Belgrado, ha invitato «tutti gli antifascisti e i patrioti serbi a
riunirsi e dare appoggio al presidente Vladimir Putin e allo
stato russo nella lotta contro il nazismo in Ucraina».
BERLINO — Il presidente russo Vladimir Putin, la
cancelliera tedesca Angela Merkel e il leader
dell’opposizione ucraina Vitali Klitschko: sui carri del
carnevale tedesco non mancano i protagonisti della
drammatica crisi che sta mettendo in allarme l’Europa, gli
Usa e il mondo intero. Nelle classiche sfilate del «lunedì
delle rose», in diverse città della Germania, alcuni carri
allegorici sono stati dedicati alla vicenda ucraina. A Colonia
uno smagrito Vladimir Putin si trova di fronte, sul ring, l’ex
campione del mondo Klitschko, che con un gancio lo
stende al tappeto. Ma il presidente russo ha l’occasione di
«rifarsi l’immagine» grazie a un carro del carnevale di
Dusseldorf, che ritrae l’uomo forte del Cremlino mentre
mostra compiaciuto un bicipite a forma di bomba, con la
miccia accesa e la scritta Crimea sopra.
4
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
Primo Piano
5
Ucraina La crisi
L’Europa minaccia ritorsioni contro Mosca
«Stop agli accordi economici». Già bloccati i preparativi per il G8 di Sochi
DAL NOSTRO INVIATO
BRUXELLES — L’Ue condanna
l’azione della Russia in Crimea.
Considera le prime ritorsioni negli accordi sui visti e sulla cooperazione economica. Minaccia ulteriori «misure mirate», se il presidente russo Vladimir Putin non
ritirerà le sue truppe dal territorio
dell’Ucraina. Ma, a Bruxelles, il
Consiglio straordinario dei ministri degli Esteri Ue ha lanciato soprattutto aperture al dialogo per
cercare «una soluzione pacifica»
della crisi tra Mosca e Kiev. Un
Consiglio straordinario dei capi di
Stato e di governo dell’Ue, convocato giovedì prossimo sempre a
Bruxelles, valuterà la possibilità di
un accordo o se passare alle «misure mirate» contro la Russia.
«Questa è senza dubbio la crisi
più seria dalla caduta del Muro —
ha dichiarato il ministro degli
Esteri tedesco Franz-Walter Stein-
meier —. Venticinque anni dopo
la fine dello scontro tra i blocchi, il
pericolo di una rinnovata divisione dell’Europa è reale». Il ministro
degli Esteri francese Laurent Fabius ha confermato l’orientamento dell’Ue sia alla «fermezza», sia
al «dialogo». La neo-responsabile
della Farnesina Federica Mogherini ha detto che nella comunità internazionale «non esiste l’opzione
di una soluzione militare». La responsabile Ue per gli Esteri, la britannica Catherine Ashton, ha annunciato un incontro per oggi a
Madrid con il ministro degli Esteri
russo Sergei Lavrov per sviluppa-
re la trattativa. Domani Lavrov dovrebbe incontrare a Parigi il capo
della diplomazia Usa John Kerry,
che segue una linea più dura rispetto all’Ue. Il presidente degli
Stati Uniti Barack Obama ha minacciato di «isolare» Mosca con
«iniziative economiche e diplomatiche» in caso di azioni militari
russe in Ucraina. E ha ammonito il
Cremlino a non mettersi «dal lato
sbagliato della storia».
Le pressioni Usa hanno convinto sette Paesi del G8 (tra cui l’Italia) a sospendere temporaneamente le riunioni preparatorie per
il prossimo incontro a Sochi in
Washington
Anche Obama minaccia di
«isolare» Mosca con
«iniziative economiche e
diplomatiche»
Varsavia
La Polonia non ritiene
sufficiente l’azione Ue. E ha
ottenuto per oggi la riunione
degli ambasciatori Nato
Russia. Il Consiglio Esteri Ue, pur
diviso sul ricorso a vere e proprie
sanzioni, si è progressivamente
avvicinato alla linea di Obama.
«Ho parlato con i miei omologhi
degli Stati Uniti e dell’Ue — ha
detto Mogherini —. Le distanze
sono minori di quelle che appaiono».
I ministri degli Esteri hanno
espresso «forte condanna» della
violazione della sovranità dell’Ucraina. Chiedono alla Russia di
«ritirare immediatamente le sue
forze armate» e di rispettare quanto stabilito dal «Trattato di amicizia e cooperazione» tra Mosca e
Kiev. Sollecitano la soluzione pacifica e offrono l’appoggio dell’Ue
insieme alle organizzazioni internazionali Onu e Osce. Una missione Osce in Ucraina potrebbe essere varata a breve. L’obiettivo è stabilizzare la situazione e rendere
possibile organizzare «elezioni
presidenziali trasparenti».
L’Ue chiede al governo di Kiev
«completo rispetto» delle minoranze di origine russa. In cambio
intende promuovere un «pacchetto di assistenza internazionale per
affrontare i bisogni urgenti dell’Ucraina», che vive una difficile
crisi economica e dipende dalle
forniture energetiche della Russia.
Sanzioni (e il recupero di beni nascosti in Svizzera o in altri paradisi
fiscali) vengono annunciate per ex
governanti che risultassero responsabili di appropriazioni di
fondi pubblici e di violazioni dei
diritti umani. La Polonia non ha
ritenuto sufficiente l’intervento
Ue. Ha così ottenuto per oggi una
riunione degli ambasciatori della
Nato, appellandosi al pericolo che
la crisi in Ucraina diventi «una minaccia per l’integrità territoriale,
l’indipendenza politica e la sicurezza» nei Paesi limitrofi.
Ivo Caizzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riunioni
A Bruxelles
Ieri si è svolto a
Bruxelles un Consiglio
straordinario
sull’Ucraina dei ministri
degli Esteri Ue
Condanna
La Ue condanna «con
forza la chiara
violazione della
sovranità ucraina e
l’integrità territoriale
con l’atto di aggressione
da parte delle forze
militari russe» e chiede
a Mosca «il ritiro
immediato delle sue
forze armate»
Vertice
Giovedì è stato
convocato un vertice
straordinario dei capi di
Stato e di Governo
europei
Incontro L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Catherine Ashton: oggi incontra a Madrid il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov
Cambio di tono Dopo le voci sulla linea morbida e una certa distanza dagli alleati, Renzi corregge il tiro
«Pienamente allineati con l’Occidente»
L’Italia ora non vuole restare da sola
ROMA — Alla prima uscita
internazionale, il governo di
Matteo Renzi accusa qualche
impaccio. Nulla di grave o di
drammatico. Più frutto di approssimazioni giornalistiche,
che di vera sostanza diplomatica. Ma un piccolo affanno è stato intravisto nella precisazione,
con cui ieri pomeriggio Palazzo
Chigi ha voluto ribadire che
l’Italia «è e resta totalmente in
linea con gli altri Paesi occidentali» sulla posizione da tenere nei confronti della Russia.
Era successo che un titolo di
agenzia, citando fonti diplomatiche, aveva attribuito al nostro Paese una posizione di
contrarietà al blocco dei lavori
preparatori del G8 di Sochi a
giugno. Si trattava chiaramente di un malinteso, visto che
l’Italia aveva appena firmato
insieme a Canada, Francia,
Germania, Giappone, Regno
Unito e Stati Uniti una dichiarazione, nella quale i membri
del G7 annunciavano di voler
sospendere la loro «partecipazione a qualsiasi attività associata alla preparazione del ver-
tice di Sochi a giugno, fino a
che la situazione torni a consentire al G8 di dialogare produttivamente».
Dunque l’Italia non si è mai
trovata fuori linea. Arrivando a
Bruxelles ieri mattina per il
Consiglio Affari Esteri della Ue,
la titolare della Farnesina Mogherini aveva dichiarato: «Stiamo provando a tenere aperta la
strada del dialogo. Speriamo di
riuscire a garantire una soluzione diplomatica alla crisi».
Che è poi la linea formulata in
questi giorni dalle altre cancellerie dell’Unione. Una linea, va
ricordato, nella quale c’è sicuramente una differenza quantomeno di tono rispetto a quella degli Stati Uniti, nel senso di
voler lasciare aperta a Vladimir
Putin una via negoziale.
Lo stesso comunicato del G7
rivolge un appello alla Russia
«perché affronti qualsiasi preoccupazione corrente di sicurezza o in tema di diritti umani,
rivolta all’Ucraina, con negoziati diretti» o attraverso le
istanze internazionali come
l’Onu e l’Osce, riconoscendo
A Bruxelles
Mogherini
e il giovane
Sebastian
La neo ministra degli Esteri italiana
Federica Mogherini, 40 anni, ieri al debutto
internazionale al Consiglio di Bruxelles,
parla con il collega austriaco Sebastian
Kurz. Nominato il 16 dicembre, a soli 27
anni, quest’ultimo è il più giovane tra i
capi della diplomazia dei Paesi Ue. (Ap)
implicitamente un fondamento ai timori di Mosca.
Un equivoco può essere stato
ingenerato dal fatto che domenica il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier aveva espresso parere negativo sul boicottaggio del G8,
definito il «solo forum nel quale l’Occidente parla direttamente con Mosca». Ma, appunto, il capo dell’Auswärtigesamt parlava di boicottaggio,
non di sospensione dei lavori
preparatori, quella decisa ieri
dal G7, che non cancella del
tutto la prospettiva di tenere il
vertice di giugno. Anche in
questo la posizione italiana è
apparsa coincidere con quella
tedesca.
Resta che un problema c’è
stato; che, sia pure nella narrativa concitata di un’agenzia di
stampa, Roma si sarebbe trovata isolata dal convoglio europeo; che la Presidenza del Consiglio si è precipitata per ribadire l’allineamento italiano.
Things happen. Cose che succedono. Come diceva Richard
Holbrooke, architetto degli accordi di Dayton sulla ex Jugoslavia, la diplomazia è come il
jazz, improvvisazioni su un tema. Ma il tema bisogna averlo
ben presente.
Paolo Valentino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Vincent Cannistraro (ex Cia)
«Aiuti militari:
armamenti
e istruttori»
«Le contromisure del Presidente Obama? Sono molte, e dipenderanno da
Putin, potrebbero portare persino a nostri aiuti militari all’Ucraina e a una offerta d’ingresso nella Nato alla Georgia.
Verranno prese d’accordo con l’Ue nei
prossimi giorni. È assolutamente da
escludere un nostro intervento militare
in Crimea, ma dobbiamo essere pronti a
una quasi guerra fredda con la Russia,
mi auguro di non lunga durata. Questa
crisi è assai più grave di quelle cecena e
georgiana dell’ultimo decennio».
Al telefono da Washington, l’ex direttore dell’antiterrorismo della Cia ed ex
consigliere dell’intelligence alla Casa
Bianca Vincent Cannistraro, che negli
anni Ottanta operò anche in Italia, si dice
«molto allarmato» dell’invasione russa
della Crimea. «Se Putin non vuole annettersela — dichiara — la vuole almeno
autonoma e al suo servizio tramite elezioni farsa. C’è anche il rischio che
l’Ucraina si divida in due, una dell’Est
una dell’Ovest. Sarebbe inaccettabile per
l’Occidente».
Che contromisure prevede a breve
scadenza?
«Come dicevo, dipenderà da ciò che
farà Putin. Obama gli ha parlato
per un’ora e mezza senza esito.
Una nostra o
vostra mediazione tra Mosca e
Kiev è perciò
impossibile. A
breve scadenza
non restano che
Vincent Cannistraro le sanzioni economiche e le
pressioni politiche su Mosca. Le sanzioni tuttavia sarebbero forzatamente limitate perché l’Europa ha bisogno del petrolio e del gas
russi, e non sortirebbero grande effetto».
E le pressioni politiche?
«A mio parere sarebbero più efficaci.
L’Occidente dovrebbe disertare il G8 a
Sochi e isolare Mosca nelle istituzioni
internazionali. L’Onu, dove la Russia ha
il diritto di veto al Consiglio di sicurezza,
dovrebbe denunciarne la condotta, che
si può definire solo sovietica o imperiale».
Lei ha parlato di aiuti militari all’Ucraina e di un’apertura della Nato
alla Georgia.
«Queste sono misure da varare in un
secondo tempo. La Nato potrebbe fornire
a Kiev armamenti, sistemi logistici,
istruttori e intelligence a scopo difensivo. Ne stanno discutendo alla Casa Bianca e al Congresso».
E l’offerta d'ingresso della Georgia
nella Nato?
«Sarebbe la carta successiva da giocare. Dal 2008 la Russia occupa una parte
della Georgia, la cui adesione alla Nato è
sempre stata un incubo per Putin. Una
dichiarazione della Nato di essere disposta a negoziare con questa ex repubblica
sovietica lo metterebbe con le spalle al
muro».
Putin non la considererebbe una
provocazione? Non manderebbe altre
truppe in Georgia?
«La provocazione è stata la sua invasione della Crimea. Confesso che mi ha
sorpreso, credevo che gli bastassero i
corpi speciali e le grandi basi militari che
mantiene là in base ai trattati. Putin ha
fatto un errore e spero che proceda con
più cautela perché un suo altro passo
falso sarebbe estremamente pericoloso».
Ennio Caretto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
6
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
#
Ucraina La crisi
Le reazioni internazionali
Crolla il rublo
E trascina
al ribasso
anche le Borse
europee
MILANO —Il precipitare della crisi tra Russia e
Ucraina spaventa gli investitori, che fuggono
dal rischio in cerca dei beni rifugio tradizionali:
oro, yen e franco svizzero. Ma, in previsione del
peggio, si impennano anche i prezzi del
petrolio e del grano, visto che l’Ucraina è
considerata il granaio d’Europa. Il Brent risale a
quota 112,40 dollari al barile, mentre l’oro
torna ai massimi di fine ottobre, a 1.355 dollari
l’oncia. Il risultato, dopo mesi di rialzi, è una
vendita generalizzata di azioni, che ieri ha
mandato a picco i principali listini del pianeta.
La parola d’ordine, fin dall’apertura delle Borse,
è uscire dal rischio russo. Così Mosca paga il
prezzo più alto: alla chiusura l’indice Micex
crolla del 10,8%, il peggior ribasso degli ultimi
5 anni, mentre il rublo scende ai minimi storici
sull’euro, fino a 50,20, mentre il cambio sul
dollaro scivola a 36,44, il minimo dal 2009. E a
poco è servito l’intervento della Banca centrale
guidata da Elvira Nabiullina che, per arginare la
caduta della valuta, ha alzato i tassi di interesse
dal 5,5% al 7%, il maggior rialzo dal 1998, due
mesi prima che il Paese finisse in default.
Il pericolo adesso è che la stretta monetaria
freni ulteriormente la crescita russa in un
momento di difficoltà per l’economia, con il
settore manifatturiero in contrazione da 4 mesi
consecutivi (il dato è di ieri).
Ma anche l’Ucraina paga un prezzo altissimo.
Per capire quanto sia drammatica la situazione,
basti pensare che ieri i titoli di Stato
Putin sottovaluta i mercati
La banca centrale alza i tassi
denominati in dollari in scadenza nel 2014
sono schizzati di 17 punti percentuali portando
il rendimento al 43%, mentre l’interesse pagato
sui bond decennali (sempre denominati in
dollari) è intorno al 10,5%. E in caduta libera è
anche la valuta ucraina, che dall’inizio
dell’anno ha perso il 22% sul dollaro.
L’incertezza contagia però anche le monete dei
Paesi più fragili, lo zloty polacco, il fiorino
ungherese, e la lira turca, mentre si rafforzano
il franco svizzero, che va ai massimi (da un
anno) sull’euro e (da oltre 2 anni) sul dollaro, e
lo yen giapponese. Le scosse generate dalla crisi
di Crimea si trasmettono agli altri listini
europei, penalizzando soprattutto quelli più
connessi con l’area di crisi. A cominciare dalla
L’andamento della Borsa russa ieri
Indice Micex
10,8
1.350
%
1.300
Per un viso dall’aspetto sempre giovane,
Antirughe all’Estratto di Melograno Clinians.
Un concentrato di attivi cosmetici che restituisce
alla pelle elasticità e idratazione.
Il cambio
Rublo-Dollaro (ieri)
Rublo-Euro (ieri)
50,4
50,2
36,5
36,4
36
49,8
50,2
ore 12
18
Piazze europee
parlano sono proprio quelli
che hanno sistematicamente
incoraggiato la negazione del
dialogo e hanno alla fine favorito la polarizzazione della comunità ucraina».
Gli oligarchi che sembrano
diventare sempre più ricchi,
ma anche le grandi imprese
statali sotto lo stretto controllo
del Cremlino sono fortemente
legati ai mercati occidentali.
Negli ultimi tempi Putin ha
aumentato la pressione per
chiedere maggiori investimenti in patria, soprattutto
- www.clinians.it
statale in difficoltà. Sanzioni,
l’eventualità di una estromissione di Mosca dal G8, il congelamento dei capitali all’estero sono tutti strumenti da ultima spiaggia che potrebbero
però avere effetti devastanti
sull’economia russa. E sulla
politica.
Non è forse un caso che ieri
il ministro degli Esteri Sergei
Lavrov, un diplomatico generalmente assai compassato,
abbia reagito in maniera quasi
isterica alle voci di sanzioni o
boicottaggio: «Coloro che ne
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ore 12
VALERIA MAZZA PER CLINIANS
mentato di un punto e mezzo il
tasso di sconto al 7 per cento. E
Gazprom, il colosso del gas
che pompa metano in Ucraina
e in tutt’Europa, ha visto calare
le sue quotazioni del 13 per
cento in pochi minuti.
Le finanze sulle quali Vladimir Putin ha potuto contare fino ad oggi per i suoi programmi grandiosi di rilancio dell’immagine russa nel mondo
(naturalmente prima dell’invasione della Crimea) rischiano di prosciugarsi, con la crescita che rallenta e il bilancio
Giuliana Ferraino
@16febbraio
50
L’economia è il vero tallone d’Achille del Paese
MOSCA — Dove non arriva
la diplomazia, potrebbe riuscire l’economia. Ieri i mercati
hanno reagito assai male all’aumento della tensione in
Europa e ingenti capitali sono
fuggiti dalla Russia, alla ricerca di ripari più sicuri. La borsa
è scesa del 10,8 per cento, la
Banca Centrale ha dovuto
spendere 10 miliardi di dollari
per difendere il rublo che ha
raggiunto il minimo storico rispetto al dollaro e all’euro (oltre 50 rubli per un euro). La
Banca di Russia ha anche au-
Germania: a Francoforte l’indice Dax perde il
3,44%. Ma anche Milano chiude in profondo
rosso: il Ftse All Share scende dello 3,25% e il
Ftse Mib il 3,34%. E se i segni sono tutti meno, i
ribassi più forti riguardano il gruppo di
cemento Buzzi Unicem (-8,08%), molto esposto
in Russia e in Ucraina, Unicredit (-6,16%) e
UnipolSai (-6,13%). A Parigi il Cac40 arretra del
2,66%; mentre la Borsa di Londra si ferma a
-1,49%.
In ribasso anche Wall Street. A circa un’ora dalla
chiusura, il Dow Jones perdeva l’1,1% e l’indice
Nasdaq dei titoli tecnologici oltre lo 0,8%.
1.250
ore 10
Titoli
in caduta
Mib
(Italia)
12
14
16
18
Sberbank
Gazprom
VTB
(banca)
(gas)
(banca)
-14,9%
-13,9%
-17%
nelle imprese che a lui stanno
più a cuore. A cominciare dalle
Olimpiadi di Sochi, dove tutte
le maggiori aziende si sono
impegnate in prima persona:
Gazprom, il gruppo di Deripaska, quello di Potanin, eccetera. Ma di fronte a un forte
aumento delle tensioni e a una
rottura con Londra e New
York, chi si azzarderà a mantenere in patria i propri capitali?
O addirittura a riportare in
Russia quelli conservati nei
forzieri delle banche estere?
Nel 2013 la fuga di capitali dalla Russia è ammontata a 80
miliardi di dollari, contro una
previsione iniziale della banca
centrale di 10 miliardi. Adesso
la situazione potrebbe diventare assai più drammatica.
Da sempre Mosca conta sulle entrate legate alle esportazioni di gas e petrolio. Inoltre
il metano è stato più volte usato come arma di ricatto nei
confronti dei vicini assetati di
energia. Gazprom ha già fatto
sapere che probabilmente annullerà a partire dal prossimo
Bruxelles
Le Femen:
«Non tradite
l’Ucraina»
BRUXELLES —
Un’attivista Femen
viene arrestata dalla
polizia belga mentre
protesta contro il
presidente russo Putin
davanti al quartier
generale della Ue. La
ragazza ha scritto sul
seno: «Gas father»
(Papà gas). La
manifestazione delle
Femen si è svolta
mentre i ministri degli
Esteri della Ue si
riunivano d’urgenza per
affrontare la crisi in
Ucraina. Ieri il
movimento ha lanciato
su Twitter un appello ai
leader europei a non
tradire le idee
democratiche: «Non un
solo metro cubo del gas
di Putin vale la vita di
essere umani che si
battono per il diritto di
essere liberi».
(Epa/Olivier Hoslet)
- 3,3%
DAX
(Germania)
- 3,4%
Pil e valuta
Crescita a rischio
L’economia russa è in serio
rallentamento da tempo, con
una crescita del Pil nel 2013
limitata all’1,3%. Per il 2014
le previsioni di ripresa erano
già state ridimensionate in
gennaio dal Fmi, dal 3% al
2%. La crisi ucraina inciderà
ulteriormente
Fuga di capitali
Il crollo del 5% del rublo da
inizio anno a prima della crisi
ucraina e quello più recente
hanno costretto la Banca
centrale ad alzare il tasso
base dal 5,5% al 7%. La
mossa mira ad arginare la
massiccia fuga di capitali che
già nel 2013 era stata stimata
in 80 miliardi di dollari
CAC 40
(Francia)
- 2,6%
FTSE 100
(Gran Bretagna)
- 1,5%
trimestre gli sconti sul prezzo
praticato a Kiev: 268,5 dollari
per mille metri cubi, contro un
prezzo precedente di circa 400
dollari.
Ma l’inverno sta finendo e
in questi giorni gli ucraini
riempiono di gas scontato i loro depositi importando più del
doppio del metano che normalmente passa nei tubi. Anche nell’Europa Centrale e in
quella Occidentale le cose non
sono favorevoli a Gazprom. Un
inverno mite e migliori infrastrutture hanno fatto ridurre a
tutti i consumi. Inoltre i depositi non sono vuoti: i polacchi
hanno il 70 per cento delle riserve possibili; cechi e slovacchi sono al 35 e 45 %; la Germania, il maggior consumatore, è al 60 per cento. Pure in
Italia i depositi hanno parecchio gas, mentre le linee che
arrivano dal Nord Africa hanno ripreso a funzionare abbastanza regolarmente.
Fabrizio Dragosei
@Drag6
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
7
8
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
#
Il nuovo governo Le riforme
Italicum, l’accordo ancora non c’è
L’idea di congelare l’entrata in vigore
Renzi sente Alfano e vede Verdini e Gianni Letta
Forza Italia frena. L’ipotesi di posticipare di 18 mesi la validità
La Nota
di Massimo Franco
Premier nella tenaglia
di problemi reali
e logiche contrapposte
C’
è da chiedersi se Matteo Renzi avrebbe avuto
maggiore potere di influire sulla riforma
elettorale stando fuori da Palazzo Chigi. Gli
attacchi preventivi che sta ricevendo in questi giorni dicono infatti quanto sia scomoda
la sua posizione come presidente del Consiglio. È in atto
un’offensiva di Forza Italia, che sente odore di rinvio e teme il cedimento del premier alle spinte dei partiti minori
contrari al cosiddetto Italicum col suo ballottaggio: un atteggiamento che fa minacciare a Silvio Berlusconi la disdetta dell’asse istituzionale col segretario del Pd. Poi c’è la
tenaglia degli emendamenti parlamentari, decisi dagli alleati e dalla minoranza del Pd per rendere difficile, se non
improbabile, quanto sembrava quasi fatto. E le dimissioni
forzate del sottosegretario Antonio Gentile, del Nuovo
centrodestra, sono un segnale controverso per il governo.
L’irritazione berlusconiana è segnalata dalle parole
quasi liquidatorie usate da Giovanni Toti, il consigliere
oggi più accreditato del leader. Parlare di «credito che si
sta esaurendo», e mettere in fila critiche sul modo in cui si
è formato il governo e sulle prime scelte di Renzi, sa di
preultimatum. La riunione di ieri pomeriggio tra premier,
coordinatore di FI, Denis Verdini, e Gianni Letta, racconta
il tentativo di raddrizzare la situazione e di evitare il naufragio dell’«altra maggioranza»: non di governo, ma altrettanto importante per definire la riforma del sistema.
Renzi si trova adesso nella posizione non di padrone di
due alleanze alternative, quanto di parafulmine di due logiche e di altrettante strategie almeno in apparenza inconciliabili.
Le forze minori vogliono
evitare un sistema elettorale
che li schiacci e li costringa a
scegliere tra due schieramenti, col ruolo di comprimari.
Difficoltà
Per questo chiedono che si apcrescenti sulla
provi intanto la riforma alla
riforma elettorale Camera, subordinando quella
al Senato al momento in cui
e si parla di due
cambiato il ruolo di Patempi sul Jobs act sarà
lazzo Madama: il vero pomo
della discordia. «Con due sistemi diversi sarebbe la paralisi», avverte il segretario del Nuovo centrodestra, Gaetano
Quagliariello. Ma Forza Italia teme che questo significhi
rallentare la marcia verso le elezioni anticipate.
Giorno dopo giorno, cresce il sospetto, non si sa quanto
fondato, che l’obiettivo sia di offrire spazio a rinvii e manovre tese a rallentare e alla fine modificare l’impianto
dell’Italicum concordato da Renzi con il Cavaliere. La polemica, in realtà un po’ a sproposito, del berlusconiano
Maurizio Gasparri che si chiede se Giorgio Napolitano
«possa consentire trucchi sulla riforma elettorale», marca
un certo nervosismo. Idem l’avvertimento del capogruppo
di FI alla Camera, Renato Brunetta, secondo il quale «se i
partitini si mettono di traverso» e a fine marzo non c’è la
nuova legge, «sarà responsabilità di Renzi». Ma le difficoltà sono oggettive. «Sarà dura», ammette il renziano Roberto Giachetti. «Sono tanti che non vogliono cambiare».
Il premier assicura che fin dalla prossima settimana arriveranno i primi provvedimenti economici. Eppure, le
prime indiscrezioni su uno dei punti qualificanti del suo
programma, il «piano per il lavoro», (Jobs act), seminano
qualche perplessità. Si parla infatti di un progetto «in due
tempi»: prima una serie di norme sul mercato del lavoro,
che non hanno bisogno di copertura finanziaria; e in un
momento successivo misure che la richiedono: dalla riduzione del cuneo fiscale alle imprese all’estensione del sussidio di disoccupazione. I sindacati già ironizzano sulle
«norme che non producono posti di lavoro». E temono
«promesse che poi non si possono mantenere». Si tratta di
un’impazienza forse eccessiva, spiegabile solo con le grandi aspettative create da Renzi. Per paradosso, il premier ha
bisogno di più tempo. E sarà inevitabile concederglielo.
❜❜
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Varare entro la settimana una riforma completa
della legge elettorale ma con
una data di entrata in vigore posticipata di 18 mesi, in modo da
poter completare la riforma del
Senato. Una proposta di mediazione portata al tavolo delle trattative dal premier Matteo Renzi.
Che ieri ha incontrato Denis
Verdini e Gianni Letta (per Forza
Italia) e sentito al telefono Angelino Alfano (Nuovo centrodestra). Non avendo ancora certezze, l’assemblea del gruppo
pd, prevista per le 20 di ieri, è
stata prima rinviata di qualche
minuto, poi aggiornata a questa
mattina. E oggi il testo arriva in
aula alla Camera: alle 11 il comitato dei 9 verifica l’ammissibilità dei circa 40 emendamenti
presentati ieri e dalle 16 parte
direttamente il voto in Aula.
Una partita complessa, che
Renzi è convinto di poter chiudere in fretta: «Siamo alla stretta
Il leader fiducioso
Oggi il testo in Aula
Renzi: possiamo farcela
in una settimana
finale, possiamo davvero portare a casa la legge elettorale entro
la settimana. Berlusconi scenderà a Roma per parlare con i
suoi domani, mentre io sarò a
Tunisi».
Nella questione sono schierate due maggioranze diverse e
con interessi divergenti. Da una
parte c’è l’alleanza di governo
tra Pd e Ncd. Con quest’ultimo
che vorrebbe arrivare fino alla
fine della legislatura e che quindi preme per legare la riforma
elettorale con quella costituzionale del Senato (che prevede
tempi molto più lunghi). Dall’altra, l’intesa Pd e Forza Italia,
siglata al Nazareno. Che prevede
un patto sull’Italicum sganciato
dalla riforma del Senato. Il partito di Berlusconi chiede che la
legge venga riformata senza
aspettare il Senato, e sia applicabile subito: in sostanza, che sia
possibile votare in qualunque
momento.
Ipotesi alternativa è l’emen-
L’iter
A Montecitorio
Dopo lo stop
dovuto alla
caduta del
governo Letta, il
testo
dell’Italicum, la
riforma del
sistema
elettorale, oggi
arriva nell’aula
della Camera
La votazione
Avviata la
discussione, la
Camera
dovrebbe
completare il
dibattito d’Aula e
votare la nuova
legge elettorale
nella giornata di
giovedì
Al Senato
Il testo passerà a
quel punto al
Senato. i tempi
entro i quali
l’aula di Palazzo
Madama dovrà
chiudere il lavoro
sull’Italicum
sono ancora in
discussione
Il nodo
A livello politico,
la questione di
non poco conto
da affrontare al
più presto è se
legare o meno
l’entrata in
vigore
dell’Italicum
all’abolizione del
Senato, riforma
che richiede
tempi lunghi e
allontana le
elezioni
damento presentato dal deputato pd Giuseppe Lauricella, che
subordina l’entrata in vigore
dell’Italicum alla riforma del Senato. Ma c’è anche («di probabilità equivalente al differimento
della legge» dice un renziano di
peso) l’emendamento D’Attorre,
minoranza pd, che prevede l’applicazione della riforma alla sola
Camera (rendendo quindi difficile, ma non impossibile, il voto
subito).
Si lavora, dunque, per legare
la riforma elettorale a quella del
Senato, ma con una «data di scadenza»: con un minimo di un
anno. Ipotesi prontamente ripresa da Pino Pisicchio in un
emendamento: «Già una direttiva del Consiglio d’Europa del
2003 vietava una modifica della
legge nell’anno che precede
l’elezione. Ho tradotto questo
principio in un emendamento.
E nelle consultazioni Renzi ha
mostrato di apprezzarlo. Potrebbe essere un punto di caduta
condiviso. Anche se la legge, così com’è, prende l’Oscar della
grande schifezza». Ma un anno
potrebbe essere un periodo di
tempo troppo corto per il partito
di Alfano. Quindi, la mediazione
potrebbe allungare i tempi al
completamento della riforma
costituzionale o, in alternativa, a
un termine massimo di 18 mesi
(Renato Balduzzi, di Scelta civica, vorrebbe addirittura gennaio
2016).
Gaetano Quagliariello (Ncd)
smentisce di essere contrario all’emendamento D’Attorre. Certo
è, per ora, il no di Forza Italia: «È
incostituzionale e irragionevole
— dice Renato Brunetta — Pacta
sunt servanda». Maurizio Gasparri è critico anche sul differimento: «Una legge elettorale
con date postume di entrata in
vigore, o con astruse condizioni
non sarebbe firmabile per il capo dello Stato». Ma di ostacoli ce
ne sono molti altri: la parità di
genere e le primarie obbligatorie (richieste dalla minoranza
dem), le preferenze e le candidature multiple (Ncd), la soglia
per il premio di maggioranza al
40 per cento (popolari Per l’Italia) e il conflitto d’interessi
(Centro democratico).
Alessandro Trocino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I nodi alla prova dell’Aula
Dalle tre proposte
all’intesa
sulla riforma
Il 2 gennaio Matteo Renzi,
segretario del Pd, lancia tre
proposte alle altre forze politiche
sulla legge elettorale: una basata sul
sistema spagnolo, proporzionale
con circoscrizioni piccole; una sul
modello delle elezioni dei sindaci; e
un Mattarellum corretto. Il leader
democratico è disposto a
lavorare su quella con
maggiore consenso.
Avvia le trattative
anche con Forza
Italia, che preme per
il modello spagnolo.
Gli alleati di governo,
Ncd e centristi, vogliono invece il
«sindaco d’Italia». Cominciano le
consultazioni: Renzi incontra i
leader. Anche Berlusconi, tra le
polemiche, il 16 gennaio al
Nazareno. Tra i due c’è «profonda
sintonia». Il risultato è l’accordo
sull’Italicum: liste bloccate,
circoscrizioni piccole e premio di
maggioranza.
Circoscrizioni
e liste bloccate
da 3 a 6 candidati
La proposta per la nuova legge
elettorale prevede per la Camera la
distribuzione dei seggi su base
nazionale. Il Paese è ripartito in
circoscrizioni piccole: ciascuna
assegna da 3 a 6 seggi. Resta il
nodo della formula elettorale per
tramutare i voti in seggi. In
ciascuna circoscrizione i
partiti presentano
liste bloccate corte,
da 3 a 6 candidati in
base alle
dimensioni della
circoscrizione. I seggi
sono assegnati
seguendo l’ordine di lista: non è
previsto il voto di preferenza, su
cui insistono alcuni partiti, tra cui
Nuovo centrodestra, Fratelli d’Italia
e Sel. La minoranza del Pd vorrebbe
primarie regolate per legge (si
oppone Forza Italia). Mentre un
fronte bipartisan preme perché in
lista sia garantita l’alternanza di
genere (uomo-donna).
L’intervista L’autore dell’emendamento contestato: già nella Prima Repubblica sistemi diversi per le due Camere
D’Attorre: Matteo mantenga la linea sul Senato
ROMA — Mentre stava andando alla riunione (poi saltata) del
suo gruppo, il Pd, ieri sera Alfredo D’Attorre rideva delle accuse
di incostituzionalità rivolte da
Forza Italia contro il suo emendamento. Emendamento che prevede una nuova legge elettorale valida soltanto per la Camera: «È
una barzelletta. Proprio loro che
sono i principali artefici del Porcellum… E poi già nella cosiddetta Prima Repubblica c’erano sistemi diversi per le due Camere.
Oltre al fatto che non è su questo
tema che la Consulta ha censurato».
Il punto, per D’Attorre, è piuttosto che Forza Italia «continua a
dire no a tutto» e questo «fa nascere sospetti sulla loro reale volontà di riformare il Senato.
L’idea che viene fuori è che vo-
gliano un sistema di voto a loro
favorevole, per poi staccare la
spina e tornare alle urne senza alcuna abolizione del bicameralismo perfetto».
C’è però l’altra faccia della medaglia, e si potrebbe sospettare
che chi vuole — in un modo o
nell’altro, con il sistema D’Attorre
o con quello Lauricella — agganciare il nuovo sistema di voto alla
❜❜
Sospetti
FI dice no a tutto, il
che fa nascere sospetti
sulla loro volontà
di riformare il Senato
riforma del Senato intenda in realtà mantenere il più a lungo possibile la poltrona in Parlamento.
«No. Caso mai, questo è il messaggio che proviene da chi propone di varare leggi elettorali postdatate, che entrerebbero in vigore a distanza di uno, due anni… — replica D’Attorre —. La
questione, invece, è che l’Italicum è inapplicabile senza la riforma del Senato perché creerebbe un’ingovernabilità ancora più
accentuata. E dunque facciamola
partire subito questa riforma, immediatamente. Del resto, quando
Matteo Renzi ha parlato la prima
volta a Palazzo Madama, ha detto
che sarebbe stato l’ultimo presidente del Consiglio a chiedere la
fiducia in quell’Aula. E non posso
prendere in considerazione l’ipotesi che si vada al voto senza che
Chi è
La carriera
Alfredo D’Attorre,
40 anni, del Pd: è
suo l’emendamento
che limita gli effetti
dell’Italicum alla
Camera
lui abbia mantenuto quell’impegno».
Poi però c’è anche il merito
della legge elettorale, quell’Italicum che a D’Attorre, come a molti altri del Pd e della maggioranza
di governo, non è mai piaciuto:
«Certo, ci sono dei problemi da
risolvere durante il primo, e soprattutto il secondo, passaggio
parlamentare: le liste bloccate, la
rappresentanza femminile, l’irragionevolezza di tutto il sistema
delle soglie. Ma intanto facciamo
partire il treno delle riforme,
quella elettorale e quella costituzionale in parallelo». Sui tempi,
gli auspici superano di gran lunga le certezze. Così come sul metodo di voto in Aula: «Io però spero che sia palese, a viso aperto».
Daria Gorodisky
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Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
9
Primo Piano
#
Roma
I vertici dello Stato
alla scuola
degli 007 italiani
Il retroscena L’ex premier chiede conto anche della Rai
Il fastidio di Berlusconi
che teme il doppio gioco:
impegni non mantenuti
Il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano accolto da
Marco Minniti (foto LaPresse ),
sottosegretario alla presidenza
del Consiglio con delega ai servizi
segreti, ieri al suo arrivo
all’inaugurazione dell’anno
accademico 2014 della Scuola di
formazione del sistema di
informazioni e sicurezza della
Repubblica, che si è tenuta
nell’aula magna dell’Aisi, a Roma.
Alla cerimonia erano presenti,
oltre al presidente del Consiglio
Matteo Renzi, anche l’ex premier
ed ex presidente del Copasir
Massimo D’Alema e Gianni Letta,
ex sottosegretario alla presidenza
del Consiglio in tutti e quattro i
governi Berlusconi (Foto
Benvegnù-Guaitoli-Lannutti )
Bonus elettorale
al primo turno
o al ballottaggio
Lo sbarramento
e le clausole
legate al territorio
È previsto un premio di
maggioranza per assicurare
governabilità. Per ottenerlo al
primo turno un partito o una
coalizione deve prendere almeno il
37% dei voti: può arrivare ad avere,
così, fino a 340 seggi su 630. La
soglia del 37% è stata innalzata
rispetto al 35% della
prima versione
dell’accordo, ma
alcune formazioni,
come i Popolari,
vorrebbero fosse
ulteriormente
ritoccata al rialzo (al
40%). Se nessuno supera il 37% al
primo turno, si va al ballottaggio tra
le prime due formazioni: in questo
caso il bonus elettorale per il
vincitore è più basso. Una questione
sollevata anche dal politologo
Roberto D’Alimonte: si possono
avere maggioranze che si fermano a
321 seggi, con pochi deputati oltre
la soglia per la fiducia (316).
La minaccia di rendere pubblico il patto
Il nuovo sistema
e i tempi
di applicazione
Nel testo in discussione alla Camera
sono previste tre soglie di
sbarramento. Per entrare in
Parlamento i partiti che corrono da
soli devono superare il 4,5%, quelli
coalizzati l’8%, mentre alle
coalizioni è richiesto di raggiungere
il 12%. Sono soprattutto i partiti
centristi della coalizione
(Udc, Popolari e Scelta
civica) e Sel a
chiedere un
abbassamento delle
soglie, su cui è ferma
l’opposizione di Forza
Italia. È prevista una
clausola per rendere lo
sbarramento più leggero nei
confronti dei partiti a vocazione
regionale, come la Lega: chi si
presenta in non più di 7 regioni
potrà accedere in Parlamento
ottenendo il 9% in almeno tre
circoscrizioni (anche senza
raggiungere le percentuali previste
a livello nazionale).
Oltre alle modifiche nel merito
del sistema di voto, in Aula sarà
affrontato anche il nodo dei tempi. L’accordo sull’Italicum prevede
anche la riforma del Senato e del
Titolo V della Carta, modifiche
costituzionali che necessitano di
tempi più lunghi rispetto alla legge elettorale. Quando
deve entrare in vigore
il nuovo sistema di
voto? Alfaniani e
minoranza pd, con
altri partiti di governo, chiedono che si
vincoli il varo dell’Italicum alle riforma della Carta. Sul
piatto diverse soluzioni. Come
l’emendamento Lauricella: legge
elettorale applicabile solo dopo la
riforma del bicameralismo. O il
«lodo» D’Attorre: cancellare dal
testo il riferimento al Senato, dove, in caso di elezioni, si voterà
con il proporzionale, come da
sentenza della Consulta
ROMA — C’è sempre una prima volta, e sulle riforme per la
prima volta Berlusconi sembra
costretto al ruolo che in passato
aveva lasciato a D’Alema e Veltroni. La parte del Cavaliere oggi la fa
Renzi, che sulla legge elettorale
riapre una trattativa considerata
«già chiusa» dal leader di Forza
Italia, e cerca in extremis un compromesso prima che l’Aula di
Montecitorio inizi a votare il
provvedimento. Se è vero che la
mediazione (l’ennesima) ruota
attorno a una versione «modificata» dell’emendamento presentato
dal democratico D’Attorre — in
base al quale il nuovo sistema
elettorale varrebbe solo per la Camera — il nodo in realtà è tutto
politico: è possibile tenere insieme il Pd, il Nuovo centrodestra e
Forza Italia?
Sarebbe la quadratura del cerchio, a questo Renzi dice di aver
lavorato: «Ora tocca a Berlusconi
decidere se stare dentro il processo delle riforme oppure rompere.
E non credo che rompere gli convenga». L’ipotesi di accordo c’è,
così sostiene il premier, nonostante il capogruppo azzurro Brunetta per tutto il giorno gli abbia
ripetuto «pacta sunt servanda».
Già, ma quale patto dovrebbe rispettare il premier: quello verbale
stretto con Alfano, davanti a
Delrio e Franceschini chiamati «a
far da testimoni» da Lupi? O quello scritto, stipulato con Verdini
per conto di Berlusconi?
Perché il pasticcio sta tutto qui,
sta nel gioco di prestigio con cui il
leader del Pd ha tentato di salvaguardare la «doppia maggioranza», quella indispensabile a far
partire il suo governo e quella necessaria ad avviare il percorso delle riforme. Ma il gioco è (quasi) finito e il Cavaliere contesta l’«inadempienza» di un protocollo che
Renzi aveva firmato e dove erano
stati fissati accordi e scadenza per
porli in atto. È tutto nero su bianco, e l’ex premier minaccia di renderlo pubblico. Perciò ieri pomeriggio ha inviato da Renzi, insieme a Verdini, anche Gianni Letta.
Segno che non si fidava più della
mediazione gestita sulla corsia
preferenziale fiorentina.
«Troppi impegni non sono stati
finora mantenuti», ha detto Berlusconi ai suoi ambasciatori. A
parte la legge elettorale, il leader
di Forza Italia — secondo autorevoli fonti — contesta alcune scelte
assunte dal premier sul ministero
della Giustizia, e aveva affidato al
suo Gran Ciambellano il compito
di sondare il capo del governo anche su temi come la Rai e la strut-
406
136
40
Gli emendamenti già
depositati alla Camera
per l’Italicum. Di questi,
sono più o meno 250
quelli ammessi al voto
dell’assemblea
i subemendamenti che
si aggiungono agli
emendamenti già
presentati. La Camera
riprende l’esame del
testo oggi pomeriggio
i nuovi emendamenti
al testo della riforma
della legge elettorale
presentati ieri alla
Camera: oggi sarà
verificata l’ammissibilità
tura che alle Comunicazioni fino
alla scorsa settimana ha assistito
il lavoro di Catricalà. Quanto alla
legge elettorale, il mandato a trattare prevedeva che non si dovesse
più trattare, tranne su dettagli
marginali. Ma l’emendamento
D’Attorre, sebbene corretto,
avrebbe lo stesso valore della norma scritta da un altro democratico, Lauricella. Altro che voto tra
un anno. «Di fatto la legislatura
verrebbe blindata», ha commentato Berlusconi.
In effetti, se davvero si varasse
una legge elettorale funzionale
solo a un ramo del Parlamento,
sarebbe inevitabile riformare poi
il Senato, per evitare l’ingovernabilità. Raccontano che Verdini abbia provato a minimizzare, ma
l’impressione del Cavaliere — tramutatasi quasi in certezza — è che
Renzi non sia in grado di garantire l’intesa, e che oggi — rispetto ai
voti di Forza Italia sulle riforme —
consideri prioritari i voti di Alfano
per il governo. In realtà il problema di Renzi è più complessivo:
non può arrivare a Montecitorio
senza aver trovato un accordo all’interno del Pd. In caso contrario
rischierebbe di venire «sfiduciato» dal suo stesso partito su quegli emendamenti che — come
sottolineava ieri Lauricella —
«abbiamo presentato in modo palese e siamo pronti a votare in
modo palese». Più chiaro di così.
Perciò non sarebbero valse le
rassicurazioni di Verdini, per questo Berlusconi — innervosito dalla piega degli eventi — ha lanciato
ieri un ulteriore messaggio d’avvertimento al presidente del Consiglio tramite il suo consigliere
politico, Toti: «Il credito verso
Renzi si sta esaurendo». E dentro
Forza Italia è iniziato a manifestarsi il malcontento verso il «mediatore», tra battute sugli sms che
«i due fiorentini» si sono scambiati negli ultimi mesi e analisi
preoccupate sulle prospettive politiche del partito, costretto ora a
trattare da una posizione di debolezza con Renzi e appeso alle sue
proposte, prima di decidere se accettarle o rompere.
In verità l’argomento era stato
già affrontato dal capogruppo
forzista al Senato, senza conoscere l’esito dell’ultima mediazione
sulla legge elettorale. Nello scorso
fine settimana, incontrando Berlusconi, Romani aveva svolto un
esame severo della linea scelta negli ultimi sei mesi: «Silvio, ti rendi
conto cosa sarebbe oggi, quale
forza avremmo, se il Pdl fosse rimasto unito?».
Francesco Verderami
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dietro le quinte Il lungo colloquio tra il premier e il capo dello Stato su politica internazionale e riforme
L’aspettativa del Quirinale per una legge «promulgabile»
ROMA — Un faccia a faccia di
quaranta minuti per uno scambio
d’informazioni che mettesse un
punto fermo sui due dossier più caldi di queste ore. Anzitutto la crisi in
Ucraina, che sta avendo una brusca e
drammatica accelerazione: una prova di forza nella quale il governo italiano ha naturalmente scelto di essere coerente con la linea dell’Ue,
esplicitata attraverso un documento
severo verso Mosca, ma che ancora
non chiude la via del dialogo. E poi il
tema al centro del dibattito parlamentare: la legge elettorale che da
stamani va in Aula e che il premier,
ansioso di accelerazioni, vorrebbe
far approvare alla Camera già entro
venerdì.
Di questo hanno parlato ieri mattina per una quarantina di minuti
Giorgio Napolitano e Matteo Renzi, a
margine dell’inaugurazione dell’an-
no accademico della scuola del «Sistema d’informazione per la sicurezza della Repubblica». Sulla prima
questione il capo dello Stato — che
condivide con l’inquilino di Palazzo
Chigi la rappresentanza dell’Italia
nella politica estera — ha giudicato
positivamente le «importanti convergenze a livello europeo, e in particolare con la posizione della Germania», stabilite dall’esecutivo.
Mentre sul secondo nodo, altrettanto urgente e delicato, la consegna del
silenzio è stata rigorosa. Si sa che il
I rapporti
Sciolta la riserva,
arriva il ringraziamento
Il 21 febbraio, dopo due ore e
mezzo al Colle, Renzi scioglie
la riserva, comunica la lista
dei ministri e rende merito a
Napolitano: lo ringrazio per
la fiducia e cercherò di dare
risposte concrete agli italiani
1
Il Colle e le scelte
del capo del governo
2
In quella giornata il capo
dello Stato parla subito dopo
il neopremier e chiarisce:
«L’impronta di Renzi
risulta evidente
in molti nomi nuovi chiamati
per la prima volta»
Sull’adesione al Pse
Pd, tra popolari
e Cuperlo è rottura
Dopo l’adesione del Pd al Pse i
popolari del partito rompono
con Gianni Cuperlo, fin qui
sostenuto. Gero Grassi scrive al
leader: «Ti comunichiamo che
da oggi non ci sentiamo più
rappresentati da te». Cuperlo se
ne dice «dispiaciuto» sperando
che «non si tratti della posizione
di tutti gli ex popolari». Meno
diplomatico Giorgio Merlo:
«Dopo aver incassato incarichi
di governo abbandonano
Cuperlo per lidi ancor più
© RIPRODUZIONE RISERVATA
fruttuosi».
progetto dell’Italicum è quotidianamente monitorato nel proprio iter
dal Quirinale. Dove si spera che, attraverso il varo di un diverso sistema
per il voto, possano trovare pace certe tensioni politiche degli ultimi
giorni e si possano quindi mettere in
cantiere le due altre riforme collegate.
Uno stress politico cresciuto sulla
scia della proposta di applicare le
nuove regole solo alla Camera. Ci si
chiede: si può fare, senza che contemporaneamente si decida il destino del Senato? O è un azzardo eccessivo? E se nel frattempo il quadro su
cui si regge il governo crollasse e
fossimo costretti a tornare alle urne?
Sarebbe costituzionalmente ammissibile votare con sistemi diversi per i
due rami dello stesso Parlamento? Di
fatto, comunque, intorno a quell’ipotesi che pure potrebbe non rap-
presentare un’eresia in sé — come
già emerge da diverse voci del dibattito scientifico — affiora tutta una
serie di controindicazioni (per
esempio quella di un probabilissimo
differimento alle calende greche della riforma nel suo complesso). Non
basta: le ipotesi correttive avanzate
in sede tecnica appaiono anch’esse
non soddisfacenti e non risolutive.
Ovvio che, in una fase così difficile — tutta parlamentare — nella
quale entrano in gioco anche le fragilissime variabili di un accordo politico tornato in bilico anche per la
discesa in campo dei piccoli partiti,
il Colle si astenga da qualsiasi interferenza. Moral suasion compresa.
Quel che preme lassù è che alla fine
arrivi una legge promulgabile, cioè
sgombra di criticità costituzionali.
M. Br.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
10 Primo Piano
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
#
Il nuovo governo La frattura
Gentile si dimette e lancia accuse:
«Mandanti e ascari contro di me»
Riunione con il leader e i dirigenti Ncd: per noi viene prima il Paese
ROMA — Aveva provato ad
arroccarsi, ad abbarbicarsi con
tutte le sue forze alla seggiola di
sottosegretario alle Infrastrutture lottando contro la «macchina
del fango». Ma alle otto di sera
Antonio Gentile si è arreso e ha
annunciato le dimissioni dal governo con una lettera indirizzata
a Renzi, Napolitano e Alfano.
Missiva a tinte forti, in cui si dipinge come un politico «senza
alcuna macchia» e accusa «mandanti e ascari» di aver voluto
«mascariare in modo indegno»
la sua persona, espressione che
in dialetto significa tingere con il
carbone.
Si chiude così la «tragicomica
vicenda» che ha messo in forte
difficoltà Palazzo Chigi e che il
protagonista, chiedendo che sia
«fatta luce su tutto», ritiene ar-
chitettata con «la volontà pervicace di colpire Renzi». Il premier
ha scelto la via di una moral suasion soft, lasciando ad Angelino
Alfano tutto il peso della decisione. E ieri, a dimissioni annunciate, ha fatto filtrare il suo sollievo
per il passo indietro: una scelta
che ha lasciato al leader del Nuovo centrodestra, ma che il capo
dell’esecutivo ovviamente «rispetta e apprezza».
Per due giorni Alfano aveva
provato a difendere il suo senatore, contando su un abbassamento della temperatura politica che
invece non si è registrato. Sulla
testa di Gentile incombeva la sfiducia individuale presentata dal
M5S e poi da Sel. Una mozione
che avrebbe lacerato la maggioranza, spaccato il Pd, costretto
Gentile a lasciare sulla spinta di
un voto favorevole e portato il governo sul baratro: sì, perché Renzi aveva fatto capire ad Alfano che
avrebbe lasciato ai democratici
libertà di voto, anche su eventuali mozioni contro altri esponenti
del governo nel mirino.
L’ex ministro dopo la mancata conferma
Kyenge: delusa?
Ognuno
fa le sue scelte
«Bisogna seguire le scelte di chi ora è al governo, del premier.
Ognuno fa le sue scelte e decide le priorità della sua politica».
Così Cécile Kyenge, già ministro all’Integrazione, sulla sua
mancata chiamata nel nuovo governo guidato da Matteo Renzi. «I
miei obiettivi — ha spiegato — restano solo quelli, dentro e fuori
dal governo: l’integrazione, una nuova cittadinanza». Perché
«Certi temi — sottolinea — non sono legati alla mia persona ma a
una trasformazione del nostro Paese».
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Gentile è accusato di aver censurato il quotidiano l’Ora della
Calabria per la notizia di un’indagine a carico del figlio Andrea
e in Parlamento molti si aspettano che il senatore possa ricevere
un avviso di garanzia. Ma la Procura di Cosenza — che ieri
avrebbe iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di violenza privata Umberto De Rose,
titolare della tipografia che
stampa il quotidiano — ha precisato che Gentile non è indagato.
Eppure la pressione mediatica
rischiava di salire ancora. E così
ieri, dopo una giornata di contatti con Renzi, Alfano si è chiuso
in una stanza con Gentile e i dirigenti del suo partito e insieme si
è convenuto che il tempo di mollare era arrivato. Alfano ha con-
vinto Gentile a «rifarsi una verginità» lasciando e rilanciando,
poi gli ha reso pubblicamente
l’onore delle armi per aver rassegnato le dimissioni «senza che
alcuna comunicazione giudiziaria lo abbia raggiunto, per il bene
comune e con grande generosità». Per il titolare del Viminale
«viene prima l’Italia» e presto, si
augura l’ex vicepremier, il tempo
«darà ragione» al suo senatore.
Quanto al posto da sottosegretario, l’idea è quella di non chiederlo per un altro esponente di
Ncd, così da mettere agli atti che
la resistenza dei primi giorni non
era dovuta alla poltrona. Alfano e
i suoi restano convinti che la ragione sia dalla parte di Gentile e
che il senatore riuscirà a dimostrarlo. Lo dice a Porta a Porta
Gaetano Quagliariello: «La verità
gli renderà onore. Ora si apra
una seria riflessione su stato di
diritto, politica e informazione».
E Renato Schifani: «Ncd non è il
partito delle poltrone, ma della
responsabilità e del coraggio».
Restano, di questo primo in-
«Violenza privata»
E lo stampatore
De Rose sarebbe
indagato nell’inchiesta sul
caso Ora della Calabria
ciampo del governo Renzi, le
cento drammatiche righe di addio vergate dal senatore calabrese: «Lo stillicidio, che ha trovato
l’acme allorquando sono stato
nominato sottosegretario, mi ha
portato a una decisione sofferta,
maturata nell’esclusivo interesse
del mio Paese e nel rispetto del
mio partito». Gentile si dice vittima di una «bufera mediatica» e
del «medievalismo più opaco,
fatto di congetture astruse e di
mera cattiveria». Sottolinea di
essere incensurato e di non avere
alcuna indagine a suo carico.
«Sono divenuto carne da macello per soddisfare la bulimica perversione di chi intende la lotta
politica come mezzo di sopraffazione» scrive il coordinatore di
Ncd in Calabria: «Aspetto che la
magistratura smentisca le illazioni gratuite di cui sono vittima». Nella lunga missiva, con
cui respinge le «accuse infamanti», c’è anche un passaggio dedicato ai direttori delle principali
testate italiane, da de Bortoli a
Mauro, da Calabresi a Napoletano, che avevano chiesto in coro a
Renzi di costringere l’esponente
del governo alle dimissioni.
Gentile definisce la libertà di
stampa «un bene supremo» e
chiede ai giornali di dedicare alla
sua «battaglia per la verità» lo
stesso spazio che è stato dedicato a coloro che ritiene i suoi accusatori.
Monica Guerzoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La vicenda
Il caso
La denuncia
del quotidiano
Secondo quanto afferma il
direttore dell’Ora della
Calabria, Luciano Regolo, il
quotidiano avrebbe subito
pressioni ispirate dal senatore
del Nuovo centrodestra
Antonio Gentile affinché il
giornale non pubblicasse la
notizia di indagini riguardanti
il figlio dello stesso Gentile
La polemica
Le tensioni
sull’incarico
La nomina di Gentile come
sottosegretario alle
Infrastrutture nel governo
Renzi ha sollevato diverse
critiche. Anche dal Pd:
«Inaccettabile», ha detto Rosy
Bindi. Lega e M5S: pronti a
sfiduciare. Ma Ncd fa quadrato
intorno al suo senatore
La scelta
La difesa
e le dimissioni
Il senatore si è difeso dalle
accuse: «Macchina del fango
contro di me, sono
trasparente». Ma ieri ha deciso
di rinunciare all’incarico:
«Torno a fare politica nelle
istituzioni e nella mia regione,
aspettando che la magistratura
smentisca le illazioni»
La squadra
Le altre nomine
nel mirino
Altre nomine di sottosegretari
hanno sollevato polemiche.
Come Francesca Barracciu (Beni
culturali) coinvolta
nell’inchiesta sui fondi
regionali sardi, o Umberto Del
Basso De Caro (Infrastrutture)
nel mirino della
«Rimborsopoli» campana
Primo Piano 11
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
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Il retroscena La tattica del premier che non ha voluto intestarsi la partita
Quel faccia a faccia
per indurre Alfano
a prendere la decisione
A Palazzo Chigi È il 28 febbraio:
con gli altri colleghi, Antonio
Gentile giura da sottosegretario
davanti al premier Matteo Renzi.
Ieri si è dimesso (Insidefoto/Zucchi)
✒
Lo stampatore De Rose
e la sanatoria
sui debiti con la Regione
di SERGIO RIZZO
È
una rotativa davvero speciale quella che qualche
giorno fa, causa improvvisa avaria, non ha
stampato il giornale L’Ora della Calabria con la
notizia dell’inchiesta giudiziaria sul figlio dell’ormai
ex sottosegretario alfaniano Antonio Gentile. Speciale
come lo è il suo proprietario Umberto De Rose,
perfettamente a proprio agio nei panni
dell’imprenditore privato e del manager pubblico. Da
lui indossati contemporaneamente ormai da più di tre
anni. Era l’ottobre del 2010 quando il governatore del
centrodestra Giuseppe Scopelliti, eletto da pochi mesi,
lo ha voluto nella propria squadra, piazzandolo alla
presidenza di Fincalabra, società della Regione che
finanzia le imprese private gestendo «i fondi regionali
e comunitari finalizzati a
promuovere e sostenere la
Obiettivi
creazione e lo sviluppo di
Un finanziamento
iniziative imprenditoriali».
Medesima squadra nella
di quasi 5 milioni
milita anche Pino
di euro per obiettivi quale
Gentile, fratello maggiore di
mai raggiunti
Antonio, assessore alle
Infrastrutture e consigliere
regionale alfaniano. Ma chi
meglio di De Rose per occupare quella posizione? Il
Nostro è stato anche alla guida della Confindustria
locale, e poi l’esperienza nel campo degli incentivi
pubblici non gli manca di certo. Non fosse altro perché
pure la sua tipografia, anni fa, ne ha avuta una
discreta razione dalla medesima Regione. Quattro
milioni 927.850 euro e 97 centesimi, per l’esattezza.
Roba vecchia, dei tempi in cui De Rose non aveva
incarichi regionali. Così vecchia che quasi nessuno se
la ricordava più. Finché un giorno gli uffici regionali
hanno scoperto che gli obiettivi promessi non erano
stati raggiunti del tutto e hanno revocato il
finanziamento. Ingiungendo per decreto il 6 novembre
scorso alla società De Rose forniture e servizi, di
proprietà dell’attuale presidente della Fincalabra, di
saldare il conto versando nelle casse regionali 6
milioni 460.244 euro e 60 centesimi: i contributi
pubblici intascati a suo tempo più gli interessi.
Altrove sarebbe già arrivata una mega cartella di
pagamento, magari con il timbro di Equitalia. Invece
qui, con «tempismo perfetto», come ha stigmatizzato
il Corriere di Calabria rivelando l’accaduto, arriva
subito una leggina miracolosa: consentirebbe alle
imprese destinatarie di incentivi pubblici incappate
in qualche problema di sistemare le cose «anche in
presenza di provvedimenti già adottati».
Chiaramente una sanatoria. Motivata come? Con il
rischio che chiedere indietro i soldi a chi già naviga in
cattive acque per la crisi possa far sprofondare ancora
di più l’occupazione e l’economia. Peccato, dicono le
malelingue, che sembra un colpo di spugna fatto
apposta per togliere le castagne dal fuoco alla ditta di
De Rose. Noi però ne siamo certi: è solo un
provvedimento per difendere la libertà di stampa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — «Cu nasci tunnu un po’
mori quadratu», traduzione dal siciliano all’italiano: chi nasce tondo
non può morire quadrato. Ulteriore
traduzione: se uno è fatto in un modo è difficile che cambi. Sono dei
passaggi che contano per chi si dimentica come sia fatto il premier,
vedendo questo Renzi insolitamente
mite. E un motto siciliano, adattato a
un toscano, effettivamente, fa impressione.
Ma erano queste le chiacchiere che
ieri facevano Davide Faraone, esponente della segreteria del Pd, palermitano, responsabile del Welfare,
insieme a un esponente del suo partito e della sua stessa regione. E Faraone aggiungeva: «Angelino è di
Agrigento, forse non capisce questo
proverbio». Cattiverie da palermitano. Cattiverie con un fondo di verità.
Il leader del Nuovo centrodestra
non ha capito che persona ha di
fronte. E pensa che a Renzi basti la
tranquillità di governo per diventare
più mite. Così non è. Il presidente
del Consiglio lo ha dimostrato anche
ieri sera, quando, con il sorriso in
volto, e l’aria da mr. Bean, ha imposto, senza dar mostra di farlo, al ministro dell’Interno, che lo aveva difeso fino a un minuto prima, di disfarsi di Antonio Gentile.
Dopodiché un governo si ha pure
da fare e, soprattutto, il presidente
del Consiglio vorrebbe raggiungere
in pochi mesi alcuni risultati che lui
ritiene «imprescindibili» (riforma
elettorale, riforma del senato, riforma del fisco e Jobs act), perciò Renzi
ha preferito non cantare vittoria una
volta eliminato Gentile. Eppure di
ministri invisi e sospettati ne ha pure il Partito democratico. Ma basta
poco, non è difficile. È sufficiente regalare le loro teste su un piatto d’argento agli alleati che sognano poltrone, nomine e posti d’ogni tipo e
costringerli a usare le cinture di sicurezza quando si siederanno su
quelle sedie.
Quello che Renzi ha fatto con Alfano, per invitarlo a smettere la difesa
a ogni costo di Gentile è stato semplice ed efficace. Di legge elettorale,
in realtà, hanno parlato ben poco nel
loro primo incontro. Il presidente
del Consiglio ha invitato il ministro
dell’Interno a dire ai suoi di «non
La raccomandazione
Il leader ha raccomandato
ai suoi: noi dobbiamo andare
a dire che rispettiamo e
apprezziamo la scelta di Ncd
esagerare»: «Massimo understatement». Poi la parola d’ordine: «Noi
dobbiamo andare a dire che rispettiamo e apprezziamo la scelta del
Nuovo centrodestra». Per il resto «si
fa finta di niente».
Se non altro perché le grane sono
tante. E il premier avrebbe voluto risparmiarsele. È chiaro che Renzi
avrebbe fatto volentieri a meno di
questa pantomima con il finale già
scritto: Alfano che difende il sottosegretario e poi ne regala la testa. Non
era esattamente questo l’iter meditato dal presidente del Consiglio: «Ma
L’agenda
Prima missione: in Tunisia
Oggi Matteo Renzi debutta
all’estero nella sua prima
missione internazionale da
presidente del Consiglio con un
viaggio in Tunisia accompagnato
dal ministro agli Affari esteri
Federica Mogherini. La trasferta
era stata già annunciata dal
premier nel suo discorso di
insediamento alla Camera.
Scegliendo la Tunisia, paese
simbolo della primavera araba,
Renzi ha detto di voler lanciare
un messaggio chiave della sua
politica estera, con al centro il
Mediterraneo: «Il Mare Nostrum
— ha detto — non è una
frontiera, non è un confine ma è
il cuore dell’Europa e per noi ha
rilevanza strategica. Abbiamo
scelto la Tunisia — ha concluso
Renzi — per dare anche ai nostri
colleghi Ue un segnale. Ci sarà
tempo per andare a Bruxelles...»
Gli incontri istituzionali
Per la giornata di oggi a Tunisi è
prevista una serie di incontri
istituzionali: dal primo ministro
Mehdi Jomaa al presidente
dell’assemblea costituente Ben
Jaafar e al presidente della
Repubblica Moncef Marzouki
La visita a Siracusa
Domani Renzi sarà invece a
Siracusa per visitare una scuola.
Prosegue quindi il giro del
premier per le scuole italiane,
così come annunciato al Senato
il giorno della fiducia. Mercoledì
scorso il premier era andato a
Treviso, dove oltre agli studenti
aveva incontrato anche alcuni
lavoratori
va bene anche così, purché non si
facciano porcate».
In questa situazione incancrenita,
in cui niente sembra cambiare, anche Renzi sembra far fatica ad andare
avanti, con tutto che in ogni sondaggio appare sempre come il più votato
e l’esponente politico di cui gli italiani hanno più fiducia. Eppure anche
questo interessa al premier fino a un
certo punto. Quello che gli preme
sopra ogni altra cosa è andare avanti.
A dispetto degli uomini del Pd «che
litigano per una legge elettorale»,
salvo poi ammazzarsi tra di loro per
un posto nella nuova segreteria.
È solo, il cartellino è stato timbrato
e non ci sarà modo di sottrarlo, il
pallone da rugby (per ricordargli i
tempi migliori) sta finalmente nel
suo studio. Ora la partita è tutta sua.
Quanto sarà duttile Alfano e quanto
si imporrà? Anche da questo capirà
se è giusto o meno mandare avanti
questa esperienza di governo, o darle
un termine per non rovinare se stesso, l’Italia e il Partito democratico.
Chi lo conosce si chiede perché
Renzi abbia subito questa metamorfosi, perché abbia continuato a trattare e perché sembri disponibile a
farlo ancora. Dire che a lui della
composizione del governo poco importa, sarebbe forse un’eccessiva
forzatura, ma il premier è fatto così.
Già si immagina il futuro che verrà: «Nonostante gli errori, le lentezze, i sottosegretari sbagliati, vedrete
che proveremo a uscire dalla palude
e per farlo stiamo lavorando notte e
giorno. Vogliamo togliere a tutti la
possibilità di metterci i bastoni tra le
ruote. Anche se so che sono in tanti.
E poi vedrete che tra due settimane
arriveranno i provvedimenti veri: da
quel momento in poi verremo giudicati, sarà allora che ci troveremo veramente di fronte al nostro banco di
prova. E dovremo mettercela tutta».
Maria Teresa Meli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La storia Alla notizia delle dimissioni del sottosegretario ovazione tra i redattori del giornale oggetto delle pressioni
La gioia dell’«Ora»: abbiamo oscurato gli Oscar
Il direttore: la reazione della gente mi ha ricordato la primavera araba
Redazione
I giornalisti
dell’Ora della
Calabria
al lavoro a
Rende
(Cosenza)
per le pagine
del quotidiano
diretto da
Luciano
Regolo
(Foto Santo
Morrone)
DALLA NOSTRA INVIATA
COSENZA — «Raga’ ecco è
confermato: si è dimesso
Gentile». «Evvai». L’ovazione è da gol ai mondiali. C’è
chi leva in alto le mani. Chi si
copre il volto, felice. Chi grida. Chi abbraccia Saverio Paletta, l’autore dello scoop
censurato sul figlio di Tonino
Gentile, Andrea, indagato
per aver riscosso una consulenza d’oro dall’Azienda sanitaria di Cosenza. Lui, «jolly
della redazione», come si definisce con semplicità, afferra il telefonino, legge un sms
e lo alza come un trofeo. È
della sua fidanzata, avvocato,
che ha appena sentito la notizia e ha scritto, acuta: «Era
l’Ora».
Esplode di entusiasmo la
redazione dell’Ora della Calabria quando Antonio Gentile, l’uomo forte del governatore Giuseppe Scopelliti,
ras della provincia di Cosenza, molla la poltrona di sottosegretario. Ha un bel dire il
caporedattore Francesco Ferro a redarguirli: «Non si fa
così. Non si gioisce mai». Loro sorridono, mulinellano la
mano in segno di esagerazione, e replicano: «E che sarà
mai... Si è dimesso, mica è
morto». È il giorno della rivalsa in questo open space
spartano, nella zona industriale di Rende (Cosenza). Il
rospo ingoiato martedì scorso, quando lo scoop difeso
dal direttore Luciano Regolo
a dispetto delle minacce sul
«cinghiale ferito che ammazza» era stato vanificato dal
misterioso incendio di una
lastra della tipografia, è stato
ripagato. Con gli interessi. E
ai titoli del Tg5 c’è chi esulta:
«Abbiamo oscurato pure
l’Oscar a Sorrentino».
Al telefono con Ferro il direttore, ieri a Milano per il
compleanno del figlio, reimposta il giornale. Cestina la
lettera-appello che aveva
preparato per il presidente
della Repubblica, Giorgio
Napolitano. E si mette a scrivere l’editoriale che oggi sarà
in edicola dal titolo: «l’Ora
della speranza». «È stata talmente grande la reazione
della gente, con messaggi,
telefonate, tweet, che mi ha
ricordato la primavera araba.
Questa è una terra dove la
gente è stanca di chinare la
testa. E questa prepotenza
subita di non vedere addirit-
tura pubblicato il giornale
dove c’era una notizia che
non doveva essere letta è stata pesante per la redazione,
eccellente, di questo quotidiano, ma anche per le persone comuni».
Le quattro pagine sul caso
Gentile riprendono forma.
C’è n’è una che ricostruisce il
peso politico del senatore,
fratello di un assessore re-
Il rimprovero
Il caporedattore
Francesco Ferro li
redarguisce: «Non si fa
così, non si gioisce mai»
Le prove
Regolo: «Le prove delle
ingerenze ci sono. Per
fortuna che ho registrato
quella telefonata»
gionale, oltre ventimila voti
in grado di tenere sotto scacco l’Ncd di Angelino Alfano.
Soprattutto in vista delle elezioni europee. Un’altra con il
seguito della notizia oscurata: l’inchiesta sulla maxi consulenza da 900mila euro che
secondo la magistratura Andrea Gentile avrebbe incassato. Si corre con il fiato sul
collo delle chiusure anticipate alle quali ora non intende
concedere deroghe lo stampatore Umberto De Rose. Lui
che si era fatto intermediario
delle minacce del «cinghiale» e ora si ritrova per questo
indagato con l’accusa di violenza privata. Non sapeva De
Rose che in viva voce, oltre
all’editore Alfredo Citrigno lo
stava ascoltando e registrando anche il direttore Regolo.
«Le prove delle pressioni di
Gentile ci sono eccome —
spiega il direttore — ci sono
gli sms che aveva inviato il figlio Andrea all’editore. Citrigno la sera, a mezzanotte e
mezzo, quando stavo uscendo dal giornale me li aveva
riferiti. E la telefonata, annunciatami dall’editore e
messa in viva voce, è inequivocabile. Per fortuna ho avuto la prontezza di registrarla».
Virginia Piccolillo
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Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
CATE BLANCHETT
BRAVA CATE
Primo Piano 13
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
I partiti Il caso
No Tav, Grillo condannato
E apre un nuovo fronte:
la scomunica per Pizzarotti
Al leader 4 mesi per aver violato dei sigilli
Lui scrive ai suoi sostenitori: non mi arrendo
MILANO — Un nuovo fulmine a ciel sereno. In tarda serata
Beppe Grillo «scomunica» via
Twitter l’incontro con sindaci e
candidati alle amministrative
organizzato da Federico Pizzarotti e dai Cinque Stelle di Parma
per il prossimo 15 marzo. «Non
è stato in alcun modo concordato con lo staff né con me», tuona
il leader. Pronta la replica —
sempre via social — del primo
cittadino: «È stato organizzato
come quello dello scorso anno.
Se fare rete non va bene, fate
voi». Uno scontro che arriva dopo le critiche di Pizzarotti alle
modalità di espulsione dei dissidenti e appare come una prova
Il sindaco «critico»
Intervento via Twitter
contro un evento
organizzato dal sindaco
di forza tra il leader e il primo
sindaco a capo di una giunta del
Movimento. Uno scontro che
apre una nuova faglia e che probabilmente comporterà contatti
e chiarimenti nelle prossime ore.
Ma la giornata del leader è
stata segnata anche da una sentenza. Il giudice torinese Elena
Rocci ieri ha condannato in primo grado Grillo a quattro mesi
di reclusione (e cento euro di
multa) per la violazione dei sigilli della baita Clarea, durante
una delle dimostrazioni No Tav
in Val di Susa. I fatti risalgono al
5 dicembre 2010
Beppe Grillo esce dalla
baita No Tav posta sotto
sequestro e mima il
gesto delle manette
dopo la violazione dei
sigilli (Corbis). A destra il
blog del leader
cinquestelle con la
notizia della condanna
di ieri
dicembre 2010 quando il leader
del Movimento si fece accompagnare all’interno del locale. I pm
avevano chiesto per Grillo e per
Alberto Perino, storico leader No
Tav (che ha ricevuto la stessa
condanna del capo politico dei
Cinque Stelle), 9 mesi di reclusione. «Aspettiamo le motivazioni della sentenza e valuteremo se fare ricorso», ha commentato il legale (e nipote) del fondatore dei Cinque Stelle Enrico
Grillo che, nella requisitoria,
aveva parlato per il suo assistito
di «adesione a una protesta poli-
tica di un movimento con un’indubbia valenza sociale». Dal leader del Movimento, invece, solo
un tweet lapidario: «Non mi arrendo. La vostra solidarietà è un
grande aiuto».
La condanna potrebbe avere
una ricaduta sulle Regionali in
Piemonte ormai alle porte. Il voto potrebbe riconfermare le posizioni del Movimento, che in
Val di Susa ha sfiorato anche picchi del 53% — a Exilles — alle
scorse Politiche. Così vanno interpretati anche i primi commenti alla sentenza. «Quattro
La vicenda
Lettera del premier
La violazione dei sigilli
Nel dicembre del 2010 Beppe
Grillo arriva alla baita Clarea,
un presidio costruito dai No
Tav in Valsusa e posto sotto
sequestro per abuso edilizio,
intenzionato a portare la sua
solidarietà. La scena viene
ripresa in un video in cui si
vede il leader dei Cinque Stelle
entrare nel locale insieme ad
altri attivisti del movimento
contro l’Alta velocità. Nelle
immagini si vede Grillo
raccontare che al suo arrivo è
stato avvertito dai carabinieri
di non entrare nella baita per
evitare di violare la legge
La sentenza
Ieri si è concluso con 11
condanne, tra cui quella di
Beppe Grillo, e 10 assoluzioni,
il processo per la violazione
dei sigilli della baita Clarea dei
No Tav. Le condanne vanno da
un minimo di 4 mesi e 100
euro di multa — pena decisa
oltre che per lo stesso Grillo
anche per il leader No Tav
Alberto Perino —, a un
massimo di 9 mesi e 300 euro
di multa stabiliti per
l’antagonista torinese Giorgio
Rossetto. «Non mi arrendo,
la vostra solidarietà è un
grande aiuto» ha scritto su
Twitter il leader del
Movimento 5 Stelle
mesi a Grillo per essere entrato
in un baita. La protesta No TavM5S continua, siamo la nuova
resistenza», ha twittato il deputato pentastellato Riccardo Fraccaro. «La Valle non si ferma», ha
ribadito un’altra fedelissima,
Laura Castelli.
In Parlamento, però, le attenzioni sono ancora rivolte ai dissidi interni. Tiene banco l’accusa
sulla gestione del fondo per le
imprese lanciata da Fabrizio
Bocchino e che rischia di avere
un epilogo giudiziario con la
querela nei confronti dell’ex senatore Cinque Stelle da parte di
Gianroberto Casaleggio. Ieri sono stati altri due espulsi ad attaccare sullo stesso tema. Prima
Luis Alberto Orellana, che ad
Agorà ha dichiarato: «Il fondo
viene gestito dal
Mediocredito
Centrale, gruppo
Poste italiane, e le
b a n c h e fa n n o
una verifica per
capire se la microimpresa ha
una situazione finanziariamente
positiva. Vuol dire che stiamo
aiutando quelli
che già stanno
bene». E poi ha
punzecchiato: «Le banche prendono un interesse tra il 3,5 e il 9
per cento e poi se la microimpresa è in difficoltà intervengono.
Sembra un po’ un favore alle
banche. È stato fatto secondo me
con imprudenza». Ironico anche
il senatore Lorenzo Battista, che
scrive: «Chissà perché da ieri
non funziona più il sito
www.fondogaranzia.it. Strane
coincidenze». A difendere l’operato dei Cinque Stelle è intervenuto Vito Crimi, che liquida gli
affondi come «falsità». « Il fondo
di garanzia — spiega Crimi — è
stato scelto dal gruppo parlamentare liberamente e senza alcuna influenza esterna, è gestito
dallo stesso ministero con una
commissione di cui non facciamo parte».
Emanuele Buzzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il retroscena Il lavoro delle commissioni governative sui beni confiscati
Antimafia, le due strade alternative di Orlando
Risiko degli incarichi al ministero,
Melillo come capo di gabinetto
ROMA — Terminata la fase delle dichiarazioni di principio e degli incontri a uso immagine (come quello col
pubblico ministero anti ’ndrangheta
Nicola Gratteri che nell’idea del premier Matteo Renzi avrebbe dovuto occupare il suo posto) per il ministro
della Giustizia Andrea Orlando è arrivato il momento delle scelte. Dei nomi
della squadra che lavorerà con lui e
delle priorità da affrontare nel programma di governo, prima di arrivare
al «pacchetto organico» di riforme
promesso da Renzi per giugno.
La questione dei collaboratori che
affiancheranno il Guardasigilli è la più
immediata, perché lo staff sarà lo
strumento col quale concretizzare
ogni idea. A cominciare dal capo di gabinetto, tanto più dopo che Orlando,
esponente del Partito democratico, ha
inutilmente tentato di evitare un viceministro e un sottosegretario (il primo politico, il secondo «tecnico») entrambi appartenenti all’area di centrodestra. Per quel ruolo strategico il ministro ha chiamato il magistrato
Giovanni Melillo, procuratore aggiunto di Napoli dopo una lunga esperienza alla Direzione nazionale antimafia.
Adesso era in predicato di diventare
procuratore di Bari, ma la proposta di
Orlando l’avrebbe convinto a rinunciare a quella prospettiva (di cui peraltro non aveva la certezza) per andare a
lavorare col ministro. Melillo, pm accompagnato da una reputazione di
esperienza ed equilibrio, è un aderente alla corrente di Magistratura democratica; dunque una toga «di sinistra»,
il che servirebbe a ristabilire un po’ di
equilibrio nella gestione del dicastero.
Anche perché in altri due posti chiave,
la Direzione dell’organizzazione giudiziaria e quella degli Affari di giustizia, ci sono altrettanti magistrati considerati vicini al centrodestra.
Poi c’è il problema del programma,
e delle priorità. In Parlamento Renzi
ha detto poco o niente, mentre tre
giorni fa ha annunciato che tra le urgenze da affrontare c’è il contrasto
economico alla criminalità mafiosa.
Citando come base il lavoro svolto,
durante il governo Letta, da una commissione presieduta dal magistrato
amministrativo Roberto Garofoli (l’ex
segretario generale di Palazzo Chigi
oggi capo di gabinetto del ministro
dell’Economia), di cui ha fatto parte
anche il pm reggino Gratteri. Ma al
ministero di via Arenula Orlando ha
trovato la relazione di un’altra commissione, istituita nello stesso periodo dall’ex ministro Guardasigilli Annamaria Cancellieri, guidata dal professore ordinario di diritto penale
Giovanni Fiandaca e alla quale hanno
collaborato, tra gli altri, il procuratore
di Roma Pignatone e lo stesso Melillo.
Si tratta di due lavori distinti, che
hanno prodotto proposte in parte sovrapponibili e in parte no. Per cui Orlando, insieme agli ministri competenti, dovrà stabilire quale strada
prendere, per una riforma sulla cui
necessità ieri è tornata a insistere la
presidente della commissione antimafia Rosy Bindi. Uno dei nodi è
l’Agenzia nazionale per la gestione dei
beni sottratti alla criminalità organizzata, un ente che per come ha funzio-
La nomina
Il magistrato proviene
da Md, la corrente
di sinistra delle toghe
Il cambio
E ora Sel
si trasferisce
in centro
Sinistra ecologia e
libertà cambia
indirizzo. Dal
periferico viale del
Policlinico alla
centrale via Arenula.
Ristrutturata, spiega
Nichi Vendola, «grazie
agli artigiani locali».
nato negli ultimi anni ha mostrato diverse «criticità», che si riverberano
sui tempi e sull’efficacia dell’amministrazione. Soprattutto per quel che riguarda le aziende sospettate di infiltrazione mafiosa. Su questo punto,
mentre la «commissione Garofoli»
propone la riqualificazione e il rafforzamento dell’Agenzia, lasciandole il
compito di intervenire anche prima
della confisca definitiva (suggerendo
anzi di poter vendere i beni in assenza
del provvedimento finale, salvo poi il
risarcimento se la confisca dovesse essere negata), la «commissione Fiandaca» riserva all’ente governativo il
solo intervento sulla destinazione finale. Facendone un organismo più
agile e meno interventista. Introducendo un inedito controllo giudiziario
utile a «disinquinare» l’azienda dall’ipotetico condizionamento mafioso,
senza arrivare al sequestro dell’impresa. Che dunque rimarrebbe nelle mani
di un titolare avvertito e tenuto sotto
osservazione, con la possibilità di evitare la sottrazione dell’attività, se sarà
capace di diradare i sospetti di influenza o contiguità criminale. Sequestrare meno (solo quando è inevitabile e indispensabile) per gestire meglio
i beni tolti ai mafiosi, sembra essere la
filosofia, diversa da quella del gruppo
che ha lavorato a Palazzo Chigi. Ora si
dovrà cercare una sintesi (su altri
punti le conclusioni coincidono, o sono meno distanti) per non perdere
l’occasione di trovare le soluzioni adeguate.
Giovanni Bianconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Sindaci,
segnalate
una scuola
da riparare»
ROMA — Matteo Renzi è
convinto che la risposta alla
crisi che sta vivendo il Paese
passi per «l’educazione». E,
da presidente del Consiglio
che viene da un’esperienza
di primo cittadino, sceglie
di non rivolgersi ai presidi o
ai direttori didattici bensì ai
sindaci perché segnalino a
Palazzo Chigi gli edifici
scolastici da ristrutturare.
Nella lettera, inviata a tutti i
sindaci d’Italia, si utilizza un
linguaggio diretto: «Stiamo
affrontando il momento più
duro della crisi economica.
Il più difficile dal punto di
vista occupazionale. E un
sindaco lo sa. Perché il
disoccupato, il
cassintegrato, il giovane
rassegnato, il cinquantenne
scoraggiato non si
lamentano davanti a Palazzo
Chigi: bussano alla porta del
Comune. Voi sindaci siete
stati e siete sulla frontiera e
paradossalmente lo avete
fatto in un tempo di tagli
senza precedenti. Grazie, a
Educazione
Renzi: la risposta
alla crisi del Paese
passa per l’educazione
nome del governo».
Ma dalla crisi, continua
Renzi, «si esce con una
scommessa sul valore più
grande che un Paese può
incentivare: educazione,
educazione, educazione.
Investire sull’educazione
necessita naturalmente di
un progetto ad ampio
raggio, che parta dal
recupero della dignità
sociale delle insegnanti e
degli insegnanti. Ci sarà
modo per parlarne nel corso
dei prossimi mesi».
Ora però, avverte il premier,
«la vostra e nostra priorità è
l’edilizia scolastica. Nessun
ragionamento sarà credibile
finché la stabilità delle aule
in cui i nostri figli passano
tante ore della loro giornata
non sarà considerata il
cuore dell’azione
amministrativa e di
governo». Ed ecco la
proposta: «Vi chiedo di
scegliere all’interno del
vostro Comune un edificio
scolastico». La segnalazione
dovrà arrivare entro il 15
marzo in modo «sintetico»:
«Non vi chiediamo progetti
esecutivi o dettagliati: ci
occorre — per il momento
— l’indicazione della scuola,
il valore dell’intervento, le
modalità di finanziamento
che avete previsto, la
tempistica di realizzazione».
Palazzo Chigi promette di
intervenire «nei successivi
quindici giorni»
individuando «le strade per
semplificare le procedure di
gara, che come sapete sono
spesso causa di lunghe
attese burocratiche, e per
liberare fondi dal computo
del patto di stabilità
interna».
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14 Primo Piano
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
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Conti pubblici Le riforme
I numeri
L’andamento del Pil
Il Pil torna indietro di 13 anni
Consumi alimentari ai minimi
Debito record, il fabbisogno sale a 12,8 miliardi
Per il secondo anno consecutivo rispettato il tetto del 3%
Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato
3
1,6
-1,7%
la stima
del governo
0,2
0
-1,2
ROMA — In euro la cifra
esatta è 1.560.024 milioni,
cioè poco più di 1.560 miliardi: è l’ammontare del
Pil, cioè dei beni e servizi
prodotti in Italia nel 2013.
R i s p e t to a l 2 0 1 2 , d i ce
l’Istat, è lo 0,4% in meno in
termini nominali e l’1,9% in
meno in termini di volume,
adeguato all’aggiornamento dei prezzi. Il calo del Pil,
che è sceso sotto i livelli registrati nel 2000, ha accentuato il peso del debito che
lo scorso anno ha fatto registrare un rapporto record
del 132,6% contro il 127%
del 2012.
Nel diffondere i dati sui
conti nazionali, l’Istat precisa anche che nel 2013, per
il secondo anno consecutivo, l’indebitamento delle
amministrazioni pubbliche
italiane è stato pari al 3%
del prodotto interno lordo,
il livello massimo consentito per rispettare gli impegni assunti con Bruxelles.
«Otto mesi di lavoro per
conti in ordine e sostegno
all’economia. Premessa per
spread più bassi e rilancio
della crescita», ha commentato su Twitter l’ex ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. L’anno
scorso, l’allentamento delle
tensioni finanziarie inter-
nazionali e il superamento
dei timori di una rottura
dell’euro, hanno determinato una diminuzione degli interessi passivi al 5,2%
del Pil dal 5,5% del 2012.
Il saldo primario è rimasto positivo, rapportandosi
al 2,2% del Pil, in calo dal
2,5% del 2012 e dal 2,4% indicato dal governo. Le entrate infine: il prelievo fi-
Le famiglie
La spesa per i consumi
alimentari si è fermata
nel 2013 a 114 miliardi
scale ha raggiunto i
683,423 miliardi, quasi 6
miliardi in meno dell’anno
precedente, con conseguente calo della pressione
fiscale al 43,8%, dal 44% del
2012.
L’Istat ha diffuso dunque
il quadro di un anno: il
2013 si è chiuso in recessione, anche se ha segnato
proprio nell’ultimo trimestre la prima ripresa del Pil,
tornato seppure lievemente
in territorio positivo. Si è
comunque registrato un
miglioramento dei conti
pubblici, peraltro ancora
zavorrati da un pesante debito.
-1,9%
-2,6
-4
2010
3°
trim.
4°
trim.
2011
1°
trim.
2°
trim.
Ieri intanto il ministero
dell’Economia ha diffuso le
cifre del fabbisogno di febbraio che ha raggiunto circa 12,8 miliardi di euro rispetto agli 11,845 miliardi
2012
3°
trim.
4°
trim.
1°
trim.
2°
trim.
Le cifre
Il 2013
Lo scorso anno il Pil è crollato
dell’1,9% facendo perdere
all’economia 13 anni e
riportando il nostro Paese
sotto i livelli del 2000
Il 2014
Si attesta a 13,3 miliardi il
fabbisogno del settore
statale nei primi due mesi
dell’anno contro i 14,675
miliardi del primo bimestre
2013
Il confronto
I dati Istat mostrano che con
un’economia in caduta libera,
il rapporto tra indebitamento
e Pil è volato al 132,6%, dal
127% del 2012, un livello
mai toccato prima, secondo
in Europa solo a quello della
Grecia
Export e consumi
L’Italia è un Paese in cui gli
investimenti ancora non
decollano (-4,7% secondo le
rilevazioni Istat) e dove
anche i consumi frenano.
L’unico contributo positivo al
Pil è arrivato dalla domanda
estera, mentre da dentro i
confini si contano solo
apporti negativi. Dalla spesa
delle famiglie è arrivato un
contributo negativo al Pil
dell’1,6%: i consumi sono
diminuiti rispetto al 2012 del
2,6%. Ma nel 2012 il crollo
era stato del 4%
2013
3°
trim.
4°
trim.
1°
trim.
2°
trim.
3°
trim.
del febbraio 2013. Il saldo
dei primi due mesi dell’anno si attesterebbe così sui
1 3 , 3 m i l i a rd i co n t ro i
14,675 miliardi del primo
bimestre del 2013.
Tornando ai dati dell’Istat, nelle statistiche diffuse assieme ai conti dello
Stato, emerge anche la forte
contrazione dei consumi
delle famiglie per alimentari e bevande non alcoliche, che hanno toccato nel
2013, in termini di volume,
il livello più basso da quando sono iniziate le serie
storiche dell’Istat (1990).
L’anno scorso sono stati,
infatti, spesi solo 114 miliardi e 297 milioni di euro,
cioè 3,6 miliardi in meno
rispetto al 2012. In complesso nel 2013 la spesa per
consumi delle famiglie è
diminuita del 2,6%, dopo il
crollo del 4% già registrato
nel 2012. La spesa per gli
alimentari è caduta del
3,1%, quella per la sanità
del 5,7% e quella per l’abbigliamento del 5,2%.
L’Istat ieri ha anche diffuso i dati sul lavoro e sulle
retribuzioni nelle grandi
imprese. Ebbene, nel corso
del 2013 l’occupazione è
scesa dell’1,3%, compresi i
dipendenti in cassa integrazione, e dell’1,2% senza
di questi.
In dicembre, rispetto allo
stesso mese del 2012, la retribuzione lorda per dipendente (al netto della cassa
integrazione) è salita dell’1,2%, mentre il costo del
lavoro è aumentato dell’1,3%.
Stefania Tamburello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La Bce Al Parlamento europeo
Draghi a Strasburgo:
nell’Eurozona
il peggio è passato
Ma i cittadini
soffrono ancora
Primo Piano 15
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
#
Il debito italiano dal 1993
L’andamento del rapporto deficit-Pil
Rapporto sul Pil
Evoluzione dell’indicatore nei principali Paesi dell’Unione Europea
100
1993
110
120
130
121,2
120,9
120,2
117,5
114,3
113,1
1994
1995
1996
1997
1998
1999
-7%
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Italia
Germania
Grecia
-2,6%
-0,3%
-4,6%
2010
2011
Le misure Delrio incontra Padoan e Poletti
Riforma del lavoro
e sgravi agli under 25
Vertice a palazzo Chigi
-5
132,6
Dato del terzo
trimestre
116,4
119,3
120,7
2009
-6,6%
0
108,6
108,3
105,4
104,1
103,7
105,7
106,3
103,3
106,1
2000
Regno Unito Spagna
115,1
127
2012
2013
Per i giovani risorse fino a 1,5 miliardi
-10
-15
1980
Fonte: Istat
1985
1990
1995
2000
Fonte: Fmi
CORRIERE DELLA SERA
✒
✒
di GIOVANNI STRINGA
di ANTONELLA BACCARO
D
I
Così l’Europa
può dare una mano
ai conti pubblici
Subito le norme, poi i fondi
Per l’occupazione
il Jobs Act si sdoppia
alle classiche privatizzazioni alle più articolate
cessioni a «fondi-veicolo», il panorama delle proposte
per tagliare il debito si arricchisce di nuovi elementi. Come
quello, «tutto-europeo», che potrebbe raccogliere il
sostegno anche di Francia e Spagna. Che cosa c’entrano
Parigi e Madrid con quel 132,6% ormai raggiunto dal
rapporto tra debito e Pil tricolore? Il «trait d’union» che
collega i tre Stati mediterranei è nientemeno che il
cosiddetto Efsf: il fondo, garantito dalle capitali europee,
si è indebitato per raccogliere
capitale e acquistare i titoli di
I fondi dell’euro Stato dei Paesi in difficoltà, come
Irlanda e Portogallo. Secondo la
Spostamento dal proposta in questione, riportata
fondo salva Stati dal «Sole 24 Ore», Roma, Madrid
e Parigi — che hanno sulle
al meccanismo
proprie spalle una quota dei
di stabilità Esm
debiti dell’Efsf, in quanto garanti
— potrebbero trasferire
l’esposizione obbligazionaria al
fondo «cugino» Esm. Il passaggio dei bond dal fondo
salva-Stati Efsf al meccanismo di stabilità Esm è una
sorta di mossa contabile che tuttavia, secondo la proposta,
permetterebbe di sgravare i singoli Stati dal relativo
debito: cosa che per l’Italia significherebbe un taglio di
quasi 40 miliardi, con una «europeizzazione» del debito
che ricorda gli eurobond. Più che di un semplice passaggio,
potrebbe trattarsi di una fusione tra i due fondi, quasi
un’acquisizione dell’Efsf da parte dell’Esm. Perché — è la
tesi — con la tenuta della moneta unica, protetta dalle
operazioni «Outright monetary transactions» della Bce,
due fondi di stabilità potrebbero non essere più necessari.
Tanto che il nuovo Esm ingrandito — oggi un pompiere
antispeculazione — potrebbe anche lavorare come
investitore di lungo termine in progetti di crescita.
l programma per la crescita Matteo Renzi lo ha annunciato
dopo aver ricevuto l’incarico dal presidente della
Repubblica. Un calendario fitto, di quelli che fanno tremare i
polsi e sulla cui stretta tempistica qualcuno comincia a
dubitare. Non foss’altro perché a febbraio in agenda c’era
l’accordo sulla legge elettorale e le riforme istituzionali su cui
ancora si va discutendo. E siamo già a marzo, sul cui foglio
Renzi ha segnato la seconda tappa: i provvedimenti per
incentivare l’occupazione, compresa l’abolizione dell’articolo
18 per i primi tre anni per i nuovi
assunti. Una terapia choc che
prevede incentivi fiscali alle
L’articolo 18
assunzioni dei giovani under 30, il
L’ipotesi della
nuovo contratto di inserimento a
tutele progressive e soprattutto il
sua abolizione
taglio dell’Irap del 10%, che farebbe
nei primi 3 anni
risparmiare alle aziende circa due
per i neoassunti
miliardi e mezzo all’anno, oltre alla
costituzione di una Agenzia per
l’occupazione, che cambierebbe
collocamento e formazione, e alla riforma degli
ammortizzatori sociali. A aprile toccherà alla Pubblica
amministrazione, a maggio sarà la volta del Fisco.
Nessuno dubita che Renzi abbia delle idee, il punto è che la
loro fattibilità va di pari passo con la capacità di trovare le
necessarie risorse. Di questo si sta già occupando il ministro
dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che da qui a una decina di
giorni potrebbe offrire al premier un ventaglio di possibilità,
in particolare sulla revisione della spesa e i proventi delle
privatizzazioni. Renzi intanto annuncia che la prossima
settimana si parlerà di edilizia scolastica. E il «Jobs Act»?
L’ipotesi che avanza è che il piano venga presentato in due
tempi: subito la parte normativa (contratto d’inserimento),
poi quella che richiede forti coperture (cuneo fiscale e
ammortizzatori sociali).
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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES — Dal presidente
di una grande banca centrale,
quella più grande di tutte, forse
non ci si attenderebbero parole
così, lontane dalle formule inamidate di certi palazzi. Ma ieri, Mario
Draghi le ha pronunciate: «Il peggio è passato», ma «i cittadini soffrono» ancora per le conseguenze
della recessione e dei sacrifici imposti dall’austerità. Il disagio sociale non deve però far dimenticare l’importanza delle riforme
strutturali, aggiunge il capo della
Banca centrale europea, e tocca
ancora e sempre ai governi «correggere gli squilibri», coniugare le
politiche di bilancio — le casse in
ordine — con le necessità della
crescita economica, insomma non
distrarsi mai perché «è ancora
troppo presto per dire missione
compiuta».
Draghi ha parlato per quasi
quattro ore, in due audizioni con-
2005 2010 2013 2015
❜❜
La stabilità
L’Eurozona è più
stabile rispetto a
5 anni fa ed è in grado
di reagire agli choc
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secutive, davanti all’Europarlamento. Per lui è stata l’ultima volta
davanti a questi deputati, visto
che la prossima audizione sarebbe
fissata per maggio ma a quell’epoca vi saranno anche le elezioni europee. Il presidente della Bce ha
voluto fare il punto a metà, per così dire, dell’uscita dal guado della
recessione, e però in mezzo ai segnali di tempeste che non si sono
mai placati del tutto.
«Il bicchiere è mezzo pieno —
questa è la sua diagnosi attuale —
perché l’Eurozona è sulla strada
giusta nonostante le Cassandre
continuino a vedere nero». La disoccupazione soprattutto giovanile, le tensioni sociali, le incertezze
legate alle riforme previdenziali,
sono tutti fattori che possono indurre qualcuno a gridare buttiamo a mare l’austerità. Ma l’uomo
dell’Eurotower reagisce con una
dose di moderato ottimismo: «Il
bicchiere è mezzo pieno… contrariamente al quadro sbiadito che
molti dipingono, la zona euro è in
Cena a palazzo Chigi. A tavola
il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano
Delrio. Con i titolari dei dicasteri
dell’Economia e del Lavoro, Pier
Carlo Padoan e Giuliano Poletti.
Piatto forte dell’incontro, la
messa a punto dei prossimi interventi in materia di lavoro. Il
Jobs Act, certo. Ma anche la Garanzia giovani. Misura già definita nella sua cornice generale
dal governo Letta. Ma ora da finalizzare in tempi brevissimi.
La Youth Guarantee mette sul
piatto un miliardo e mezzo di
euro tra 2014 e 2015 per aiutare
gli under 25 a spasso a conquistare un’assunzione. Oppure
uno stage. O, più in generale,
un’opportunità per riqualificarsi. L’Italia ha un piano di attuazione della Garanzia giovani
condiviso con l’Ue. Ora il punto
è: il governo Renzi lo modificherà?
Poi c’è la questione dei fondi.
Il miliardo e mezzo sul piatto è
frutto di 530 milioni dell’Unione
europea più 532 di risorse nazionali più 532 dal fondo sociale
europeo. Il ministro del Lavoro
uscente, Enrico Giovannini, era
dell’idea di prendere i fondi Fse
da quelli che oggi sono destinati
alle Regioni. Ma le Regioni non
ci stanno.
Nelle intenzioni del governo
Letta le convenzioni con le Regioni avrebbero dovuto essere
firmate tutte in contemporanea
entro metà marzo. Poi sarebbe
toccato a ciascun territorio attuare il proprio piano regionale.
La platea di riferimento — dicevamo — sono i giovani under
25 senza lavoro. Sia quelli in
uscita dalle scuole sia quelli che
sono già a spasso. Si potrebbe
arrivare a un milione di persone. Si tratta quindi, per cominciare, di attrezzarsi per un milione di colloqui di orientamento. In Lombardia non saranno
solo i centri per l’impiego pubblici a farsene carico ma anche
le agenzie per il lavoro accreditate. Nelle altre Regioni se ne occuperanno i centri per l’impiego. Ma il collocamento pubblico
va potenziato o no? Sì, secondo
una forma migliore rispetto all’inizio della legislatura di questo
Parlamento».
Accadono cose prima impensabili, per esempio la Grecia che ritorna timidamente alla crescita.
Quella stessa Grecia che neppure
quattro anni fa accettava per la
prima volta il salvataggio finanziario da parte della Ue, della Bce, e
del Fondo monetario internazio-
Carlo Dell’Aringa, economista,
sottosegretario al Lavoro del governo Letta: «In giro per l’Italia
ci sono centri che funzionano,
vanno solo rafforzati». No, secondo le agenzie per il lavoro.
Che ne contestano l’efficienza.
Di certo il primo banco di prova
sarà la capacità delle Regioni di
farsi davvero carico di tutti coloro che si faranno avanti.
Ammesso che tutto vada per
il suo verso con la presa in carico, nel giro di quattro mesi verranno prospettate ai giovani diverse strade: l’inserimento al lavoro per i più fortunati, uno stage, un contratto da apprendista,
un corso di formazione, la possibilità di mettersi in proprio o il
Il vertice
Il ministro dell’Economia
Pier Carlo Padoan (in alto)
ieri a cena con il ministro del
Welfare Giuliano Poletti. Al
centro dell’incontro la messa
a punto dei prossimi
interventi in materia
di lavoro. In primo luogo
tradurre in concreto la bozza
del Jobs Act. Altro capitolo
è la Garanzia Giovani
destinato agli under 25, con
l’utilizzo dei fondi europei
servizio civile.
Stage e servizio civile dovrebbero portare nelle tasche dei ragazzi circa 500 euro al mese.
Aziende e cooperative sociali
dovranno farsi carico di un onere di formazione di giovani senza esperienza. In cambio potranno contare sul loro lavoro
gratuito. Le imprese che assumeranno ragazzi in apprendistato avranno ulteriori agevolazioni aggiuntive rispetto a quelle già concesse da questo contratto.
Prendiamo invece i ragazzi
che andranno a fare un corso di
formazione. In questo caso gli
enti saranno pagati per una
quota del 70-80% «a processo»,
per il solo fatto di avere garantito il corso, e per la parte restante
«a risultato» e quindi verificando se dopo un certo periodo il
ragazzo ha davvero trovato lavoro.
La partita della Garanzia giovani è interessante anche per le
agenzie per il lavoro. Non a caso
è stato già fissato una sorta di
«tariffario» con i compensi per
chi riesce a trovare stage, contratti a termine, assunzione. Più
il soggetto è difficile da piazzare, più il compenso aumenterà.
Rita Querzé
rquerze
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nale: «Possiamo dire che il peggio
è passato — ripete Draghi proprio
ripensando al dramma di Atene —
la volontà politica di tutti quelli
coinvolti è stata abbastanza forte a
difendere l’integrità dell’eurozona, e molti sottovalutano questa
volontà».
Quando Draghi afferma «è
troppo presto per dire “missione
compiuta”» pensa certo agli Stati
In arrivo il decreto
Sistri, esentate le micro-imprese
«È in via di perfezionamento un decreto che assoggetta al Sistri
solo imprese ed enti produttori iniziali di rifiuti con più di 10
dipendenti nei settori dell’industria, artigianato, commercio e
servizi». Lo annuncia il ministro dell’Ambiente, Gian Luca
Galletti in una nota: «Il decreto inoltre contiene altre
semplificazioni finalizzate a venire incontro alle esigenze
dei produttori al fine di assicurare un decollo della fase 2 del
sistema che sia meno problematica possibile».
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tuttora sotto pressione. E lo stesso,
quando ripete: «I cittadini soffrono dell’aggiustamento, la disoccupazione è ancora troppo elevata…». La ricetta per uscirne è quasi
un esperimento in sé: nel correggere gli squilibri, gli Stati possono
farlo impostando «un consolidamento alleato della crescita, mentre le riforme rafforzeranno il potenziale» dello sviluppo.
Ma ci sono anche le vecchie ferite aperte: è sempre difficile, per famiglie e imprese, ottenere il credito dalle banche, e «i progressi sono stati più lenti dato che si osservano miglioramenti solo adesso»,
rileva seccamente il presidente
della Bce. Sul fronte dei prezzi immobiliare, così importante per
ogni economia nazionale, Draghi
ritiene «prematuro parlare di bolla immobiliare: la risposta a problemi locali deve essere locale, con
gli strumenti di politica prudenziale».
Luigi Offeddu
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16 Primo Piano
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
#
La notte delle stelle
Saluti da Los Angeles
Paolo Sorrentino, 43 anni, assieme a Toni Servillo
(54), il suo attore feticcio, sul red carpet prima di
entrare nella sala del Dolby Theatre. La cerimonia dell’86esima edizione degli
Oscar è stata presentata dall’attrice Ellen DeGeneres
✒
Maradona, Fellini
e Talking Heads
le fonti di ispirazione
di RENATO FRANCO
L’Oscar di Sorrentino: con
Simboli
In alto Martin Scorsese
(71 anni) e Federico
Fellini (1920 – 1993).
Sopra, il gruppo americano dei Talking Heads
(attivo dal 1974
al 1991). A sinistra,
Diego Armando Maradona (oggi 53 anni)
con la maglia del Napoli
F
onti di ispirazione. Per Sorrentino sono i
«quattro campioni nella loro arte che mi
hanno insegnato cosa vuol dire fare un
grande spettacolo». Così La grande bellezza è
diventata Un grande spettacolo. Fellini si
spiega da sé, con la stessa idea di cinema che
ha Sorrentino: chi non ama La grande bellezza,
non la ama proprio perché la trova una brutta
copia della Dolce vita. «Ho evitato di rivederla
prima di girare, l’unica citazione è in via Veneto
com’è oggi, e in un signore brutto e vecchio al
posto di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi,
che poi ho tagliato». Scorsese è, con Fellini, il
suo regista preferito. Scorsese, l’americano più
italiano, ha pubblicamente applaudito il film di
Sorrentino. A esagerare l’allievo che raggiunge
il maestro: in fin dei conti hanno vinto un solo
Oscar a testa. Maradona (che ha ringraziato il
regista attraverso un videomessaggio) è il suo
dio terreno. Per un ragazzino che ama il calcio
il Pibe de Oscar è un poster nelle pareti del
cuore: iniziò a giocare nel Napoli quando
Sorrentino aveva 14 anni, fece sognare lui e non
solo lui («Non sapete che vi siete persi», lo
striscione fuori dal cimitero per lo scudetto del
1987). I Talking Heads, il gruppo fondato da
David Byrne, sono la sua colonna sonora: rock
d’avanguardia, venature elettriche, la new
wave che avanzava. Affermarsi al cinema
consente di coronare sogni: come chiedere a
Byrne di scrivergli le musiche di This Must Be
the Place (il titolo del film che rimanda al
singolo dei Talking Heads). Da ispirato a fonte
a sua volta di ispirazione: l’Oscar forse ora
cambierà le prospettive dell’ego.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LOS ANGELES — Paolo Sorrentino ha vissuto il suo trionfo a Hollywood con humour, passione e ironia. In sala stampa dopo la vittoria de
La grande bellezza come miglior film straniero,
ha fatto divertire i colleghi della stampa internazionale, ripetendo a tutti le stesse parole che
aveva pronunciato sul palco subito dopo aver
ricevuto l’Oscar: «Ringrazio l’Academy, tutti gli
attori, i produttori, le troupes del cinema e Federico Fellini, Martin Scorsese, i Talking Heads,
Maradona. Perché mi hanno insegnato la sostanza del fare spettacolo e sono stati le mie
sorgenti di ispirazione. E grazie a Roma, a Napoli e alla mia personale bellezza, Daniela, Anna e Carlo, mia moglie e i nostri due figli».
Durante il suo soggiorno hollywoodiano, il
regista si è sempre sentito ripetere la medesima domanda, se si sentiva favorito dopo aver
vinto il Golden Globe, l’Efa (ossia l’European
Film Awards) e il Bafta inglese, e se nel suo futuro ci fossero progetti di film americani. Lui
ha ribadito con chiarezza: «Sono legato all’Ita-
«Ho sentito tutto il peso di rappresentare
il mio Paese con La grande bellezza:
ora dobbiamo esportare i film nel mondo»
lia, nulla si esclude nel futuro, ma per ora ho alcuni copioni che parlano del mio Paese e per i
quali penso ad attori taliani e internazionali». E
a quanti davano per scontata la sua vittoria lui
spiegava, tra uno scongiuro e l’altro: «Non ritengo affatto che la mia affermazione sia già
scritta. I film in corsa per la produzione straniera sono tutti validi e temibili».
Il primo a congratularsi con Sorrentino è stato uno dei suoi padri ispiratori, Martin Scorsese, che ha molto amato La grande bellezza, e a
quanti chiedevano a Sorrentino come un tormentone perché mai avesse inserito Maradona
nel suo personale Pantheon, il regista ha ricordato che da ragazzo il calcio gli aveva tenuto
molta compagnia e Maradona aveva fatto parte
della sua passione esattamente come la musica
dei Talking Heads, della quale è da sempre un
grande fan, oltre a essere amico personale di
David Byrne. Non è certo un caso, infatti, che il
titolo americano del film con Sean Penn, This
must be the place, tragga ispirazione proprio da
una canzone della band americana della quale
Byrne è stato voce, fondatore e animatore storico.
«Ho sentito la responsabilità di rappresentare l’Italia e il suo cinema — ha detto Sorrentino
— e ribadisco quanto ho detto a un giornalista
americano. Da molto tempo l’industria del nostro cinema produce e sforna soprattutto film
per il mercato locale. Fermo restando che le
proprie radici culturali ed etniche sono un nostro insostituibile patrimonio, spero che que-
I volti dei protagonisti
Il giornalista-critico
Toni Servillo (54 anni) è Jep
Gambardella, un giornalista
e critico teatrale,
elegantissimo protagonista
delle notti mondane
romane. Napoletano
trapiantato a Roma, single,
65 anni, in gioventù ha
anche scritto un romanzo
di successo
La giornalista
Galatea Ranzi (47) è
Stefania, una giornalista
radical chic. Durante una
serata su una terrazza
romana Jep fa venire a galla
le sue bugie: la carriera di
scrittrice favorita da una
relazione col segretario di un
partito, la sua bella famiglia,
col marito che la tradisce
L’autore fallito
Interpreta uno scrittore
teatrale che non ha mai
conosciuto il successo Carlo
Verdone (63). Manipolato
da una donna più giovane,
di cui è innamorato,
Romano si rende conto,
dolorosamente, di aver
fallito tutti i suoi
obiettivi nella vita
Il direttore
Giovanna Vignola dà il
volto a Dadina, una
donna affetta da
nanismo, direttore del
giornale su cui scrive il
protagonista, Jep
Gambardella e sua
grande amica: solo
quando parla con lei
abbassa le sue difese
Il cardinale mondano
Roberto Herlitzka (76)
interpreta il cardinale
Bellucci: nonostante
sia un alto prelato, sembra
essere molto più ben
disposto a parlare di
cucina e di ricette piuttosto
che di fede. È spesso
invitato agli eventi
mondani di Roma
La spogliarellista
Sabrina Ferilli (49)
interpreta una
spogliarellista, Ramona,
molto malinconica e con
un passato pieno di
misteri: diventerà amica
del protagonista del film
e riuscirà con il tempo
a venire a patti con le
sue debolezze
Primo Piano 17
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
#
❜❜
I premi
✒
Ecco i principali premi
assegnati dall’Academy
per l’edizione 2014
Miglior film straniero
«La grande bellezza»
di Paolo Sorrentino
Miglior film
«12 anni schiavo»
di Steve McQueen
Miglior attore
Matthew McConaughey
in «Dallas Buyers Club»
Miglior attrice
Cate Blanchett
in «Blue Jasmine»
Miglior regista
Alfonso Cuaron
per «Gravity»
Miglior attore non
protagonista
Jared Leto in «Dallas
Buyers Club»
Miglior attrice non
protagonista
Lupita Nyong’o
in «12 anni schiavo»
Miglior sceneggiatura
non originale
John Ridley
per «12 anni schiavo»
Miglior sceneggiatura
Spike Jonze per «Her»
Miglior film di
animazione
«Frozen» di Adam Green
Miglior documentario
«20 Feet from Stardom»
di Morgan Neville
Miglior colonna sonora
Steven Price per«Gravity»
Miglior canzone
Kristen Anderson-Lopez,
e Robert Lopez per «Let It
Go» («Frozen»)
me vince l’Italia
sto Oscar, che non è solo mio e di Servillo perché ogni film nasce sempre dalla collaborazione di menti e professioni, sia un grande stimolo per l’Italia e il suo cinema. Perché si possono
raccontare storie del proprio mondo, delle città
dove vivi o dove sei cresciuto e che ricordi e
ami, ma è un bene quando queste storie e le vite
di personaggi e ambienti possono interessare
chiunque». «L’Oscar significa molto per me —
ha proseguito il regista —. Il senso di responsabilità e la pressione che ho vissuto negli ultimi
due giorni è la testimonianza di come l’Oscar
sia un riconoscimento universale. Sono felice
della vittoria mia e dell’Italia, un’emozione difficile da gestire. Ho sicuramente bisogno di un
po’ di tempo per capire quanto è accaduto».
Per lui Hollywood e la giostra degli eventi
che precedono l’Oscar sono stati una sorpresa,
come è stata una sorpresa scoprire che tanti
americani avessero già visto e apprezzato il suo
film Il divo. «Ho deciso che il cinema sarebbe
stato uno dei perni della mia vita molto tempo
Trionfo
Paolo
Sorrentino,
43 anni,
saluta
mostrando
l’Oscar vinto
da «La
grande
bellezza»
come
miglior film
straniero
(Afp Photo /
Joe Klamar)
Toni Servillo Dico solo che sono molto felice, davvero. Ora
sto già correndo in Italia per tornare a recitare in teatro
fa — ha detto Sorrentino — e sono contento
che qui a Hollywood si sia affermato un film realizzato da tanti stranieri che hanno saldato la
propria storia alla bellezza e al patrimonio storico e culturale di Roma. I giudizi positivi del
pubblico anche in altri Paesi, come l’Inghilterra, la Germania e la Spagna dove La grande bellezza è già uscito nelle sale, dimostra che si
possono provare le stesse emozioni».
E questo è dunque il primo aspetto della
trionfale trasferta a Hollywood di Sorrentino.
Conclude il regista: «Quello che abbiamo conquistato è un Oscar per me, ma anche per il nostro cinema, per Roma e per l’Italia del cinema,
perché La grande bellezza è un film che ha dimostrato di poter avere piani diversi di lettura e
di possedere la capacità di trascinare lo spettatore attraverso emozioni e riflessioni forti, sul
piano sociale e culturale anche tra Paesi lontani».
Giovanna Grassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Che cosa unisce le nostre statuette
QUEGLI EROI RIBALDI E FRAGILI
LO LEGANO A DE SICA E BENIGNI
Il nostro cinema che non è solo specchio del reale
di PAOLO MEREGHETTI
N
ei commenti alla vittoria di La
grande bellezza come miglior
film straniero, Maradona e i
Talking Heads, citati come «fonti d’ispirazione», hanno finito per mettere la
sordina al ringraziamento del regista a
Scorsese e Fellini. Succede, soprattutto
in un mondo che a volte sembra inseguire troppo i titoli ad effetto, aiutato in
questo dallo stesso regista che mescolando «sacro» e «profano» ha rivendicato per il suo film un padrinaggio musical-calcistico che finisce per esaltarne
più l’originalità che i possibili debiti.
Non è certamente questo il momento
di addentrarci in dotte disquisizioni filologiche: nunc est bibendum! Ma che il
cinema italiano da esportazione (e da
Oscar) abbia un tratto comune che unisce De Sica e Tornatore, Fellini e Germi,
Petri e Salvatores o Benigni mi sembra
indiscutibile. Non è questione del supposto provincialismo un po’ folcloristico tanto caro alle masse di turisti yankee
(e su cui Hollywood ha spesso speculato
e banalizzato, fino al terribile Mangia,
prega, ama con Julia Roberts) ma piuttosto della caratteristica molto italiana
— e in fondo debitrice della lezione neorealista — di dare un’indimenticabile e
inconfondibile personalità ai propri
eroi, adattando elementi reali alle «esigenze» del cinema. Una lezione, va detto, lontana sia dalle ambizioni didascaliche (e ideologiche) che hanno per
esempio i protagonisti di 12 anni schiavo, sia dalle aspirazioni universali (e
spettacolari) che hanno quelli di Gravity o di American Hustle, «macchine»
per niente celibi costruite prima di tutto
per conquistare la simpatia di chi guarda.
I personaggi di La grande bellezza,
invece, come già quelli di Nuovo cinema
paradiso o di La strada, di La vita è bella o Indagine su un cittadino al di sopra
di ogni sospetto o Ladri di biciclette (per
citarne solo alcuni dei film italiani che
hanno conquistato i membri dell’Academy) si stagliano sullo schermo con la
forza delle loro radici, che sono insieme
«nazionali» e «artistiche». Tutti i protagonisti di quei film sono costruiti per
imporsi con un realismo che non è mai
solo quello del tipo caratteristico, ma ha
una specificità fatta di simpatia e ribalderia, di sicumera e fragilità, fame di vita e insieme noncuranza. Lo Zampanò
felliniano, il «dottore» di Volonté/Petri,
il Gambardella di Servillo/Sorrentino
hanno tutti un modo di porsi sulla scena che li fa insieme amabili e detestabili, simpatici e irritanti. E soprattutto
Vincenti Giuseppe Tornatore e sotto
(da sinistra) Vittorio De Sica e Roberto
Benigni: tre italiani premiati con l’Oscar
Le reazioni
I produttori:
siamo entrati
nella Storia
«Si può dire che siamo nella
storia. Naturalmente quella del
cinema, ma non solo. Ci sono
anche le storie della società e della
cultura italiane coinvolte in questo
bellissimo evento. Storie che
partono da molto lontano e che
hanno a che fare, appunto, con il
cinema ma ancora di più con la
storia della nostra cultura. E con il
rilancio di questa nel mondo». È il
commento di Carlo Rossella e
Giampaolo Letta, presidente e
amministratore delegato di
Medusa Film che ha coprodotto e
distribuito La grande bellezza. E
Nicola Giuliano, della Indigo Film
(altro produttore della pellicola),
aggiunge: è come «entrare in uno
stato di galleggiamento».
unici. Non sono mai solo dolenti o solo
divertenti ma sanno unire l’ambizione
(melo)drammatica del trascinatore al
destino «all’italiana» della comparsa
schiacciata da un gioco più grande di
lei.
Continuo a pensare (e non lo si prenda come malevolenza ma come onesto
contributo critico) che non tutto sia perfetto nel film di Sorrentino e che qualche volta faccia capolino una certa compiaciuta magniloquenza. Ma i suoi personaggi, dal Gambardella di Servillo alla
Ramona della Ferilli al Roman di Verdone fino alla silenziosa apparizione della
Ardant nella notte, siano veri gioielli di
invenzione e di regia, come lo sono stati
in passato l’Antonio Ricci di Ladri di biciclette o il Guido di La vita è bella. Persone vere e insieme indimenticabili, che
tutte insieme contribuiscono a fare la
«grande bellezza» del cinema italiano.
Se esiste una specificità del nostro cinema che possiamo esportare (e che per
esempio aveva fatto la differenza vincente nel primo film hollywoodiano di
Muccino, La ricerca della felicità) è proprio la capacità di far vivere sullo schermo dei personaggi che sembrano presi
dalla vita — e della vita hanno le cicatrici, le fatiche, le cadute — ma che ne possiedono anche le dolcezze, le risate, lo
spirito creativo. E in dosi diverse anche
la voglia di «mettersi in mostra», di farsi
vedere e ammirare. Di essere spettacolo.
È la lezione di un cinema che sa ancorarsi nell’immaginario del proprio creatore
senza perdere i legami con il mondo
esterno, un cinema che non si appiattisce sul mero «rispecchiamento» del reale (che finirebbe per soffocare quanto
di inventivo e creativo ogni autore può
mettere nel proprio lavoro) ma che da lì
sa trarre forza e stimolo per restituircelo
come non ce lo saremmo mai aspettato.
Vero e falso insieme. E sorprendente.
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L’intervista Sophia davanti alla tv: «Non è il caso di paragonare Servillo a Mastroianni. Toni ha avuto un ruolo difficilissimo»
Loren: sono felice
ma non evochiamo
«La dolce vita»
Il venditore di giocattoli
Carlo Buccirosso (59)
interpreta Lello Cava, un
ricco commerciante di
giocattoli all’ingrosso,
amico di Jep, rozzo, dalla
parlantina sciolta e
gaffeur seriale. È anche un
marito infedele: tradisce
sistematicamente la
moglie Iaia Forte
La «Santa»
L’attrice toscana Giusi
Merli interpreta una
missionaria cattolica del
terzo mondo, Suor Maria,
conosciuta come «La
Santa»: una sorta di
Madre Teresa che fa
volare con un soffio uno
stormo di fenicotteri rosa
immobili su una terrazza
S
ophia Loren, ha seguito la notte degli Oscar?
«Altroché, ho fatto le cinque
del mattino davanti alla televisione,
giravo canale, dalla Cnn alla Rai,
aspettando l’annuncio della vittoria
per il film straniero. Aggio passato ‘a
nuttata! Alla fine ho trovato un programma tedesco. Una lingua che non
conosco. Ma quando hanno detto
Sorrentino ho capito e ho gioito. La
notte degli Oscar è qualcosa che bisogna vivere, e come italiani dobbiamo essere contenti, è stato bellissimo. Non pensiamo a cose negative».
Citazioni
«Bel discorso
anche se sono
stata
dimenticata»
Lei ha diritto di voto agli Oscar.
«Sì, ma non posso dire per chi ho
votato».
Sorrentino ha ringraziato Fellini, Scorsese, Maradona...
«Tutti uomini, mi sembra. Anna
Magnani ed io non meritavamo una
piccola citazione? Comunque ha fatto un bel discorso, ci sono passata
due volte e so quanto si è emozionati. Io non andai a Los Angeles. Se vinco svengo, pensai. Svenire per svenire, tanto vale che me ne resti a casa.
Infatti l’Oscar per La ciociara andai a
ritirarlo l’anno dopo».
Agli americani è piaciuto molto
il rimando a Fellini.
«Ma La dolce vita è un’altra cosa,
Fellini arrivò a definire un’idea dell’Italia per gli stranieri, Sorrentino ci
ha messo del suo, è un’altra visione
e rispecchia un mondo tutto diverso».
Il paragone Servillo-Mastroianni, entrambi giornalisti disincantati nei due film?
«Perché fare paragoni? Servillo
aveva un ruolo difficile ed è stato eleIl cinema italiano potrà benefigante».
ciare dell’Oscar?
Rispetto a «Roberto!», il grido
«Accontentiamoci che sia un bel
diventato un cult con cui lei an- film. Poi per riprenderci il posto che
nunciò l’Oscar a Benigni...
avevamo nel mondo bisogna creder«Lui prese tre Oscar, mi pare».
ci e rimboccarsi le maniche».
Ha mai frequentato la mondaniCosa pensa degli altri premiati?
«Cate Blanchett in Blue Jasmine è
tà della «Grande bellezza»?
una meraviglia, mi viene
«Da ragazzina ero a
in mente l’ultima scena
Pozzuoli attaccata alla
gonna di mia madre, da
in cui non parla. Il film
adulta le feste non mi
del cielo... Gravity, non
hanno mai interessata.
mi ha fatto impazzire».
L’Italia come staSono una persona molto
tuette ha superato la
solitaria. E mi piace esFrancia: 13 a 12.
serlo».
«Il presidente franceDa napoletana (lei) a
se Hollande sarà un po’
napoletano (lui), quedispiaciuto».
sta vittoria rappresenSeconda delusione
ta qualcosa per la vo- Sophia Loren, 79 anni
dopo che la sua compastra città?
«Napoli è conosciuta in tutto il gna, l’attrice Julie Gayet, che non
mondo, parla per sé, è unica. Dimen- ha vinto ai César...
Sorride: «Non mi faccia dire altichiamoci oggi i problemi che ha e
facciamo una bella festa, si parla tro».
Valerio Cappelli
sempre di cose brutte, mamma mia.
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Voglio fare gli auguri a Sorrentino».
18 Primo Piano
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
La notte delle stelle I protagonisti
❜❜
Sabrina Ferilli Riconosciuto il lavoro di professionisti veri. Uno spogliarello
per la vittoria a Los Angeles? La butto lì: forse potrebbe farlo Servillo
«La scena della terrazza, il trucco, le luci»
I segreti di una grande squadra da Oscar
Dall’aiuto regista alla costumista: le nostre undici settimane dietro le quinte
La telefonata
Napolitano
a Sorrentino:
sono
orgoglioso
Una telefonata intensa e
affettuosa. È stata quella
del presidente della
Repubblica Giorgio
Napolitano a Paolo
Sorrentino. Il presidente
Napolitano si è
complimentato con il
regista: «Questa è una
bellissima cosa, sono
contento che sia tornata
l’aria del grande cinema
italiano». «In questa
occasione — la replica di
Sorrentino al telefono da
Los Angeles — uno torna
a sentire il patriottismo
per il quale spesso siamo
refrattari». Parole
particolarmente
apprezzate dal
presidente della
Repubblica e che hanno
fatto riaffiorare un
ricordo: «Poco dopo
essere arrivato qui (al
Quirinale, ndr) usai
l’espressione “Ci vuole
una giusta dose di
orgoglio nazionale”».
Quindi i saluti
finali: «Un abbraccio a
Servillo e ci vediamo al
ritorno».
N
on erano sul palco, l’altra sera. Ma i primi
thank you di Paolo Sorrentino sono stati per
loro. Per un gruppo di lavoro
senza il quale non sarebbe stato
possibile realizzare un film come La grande bellezza, in cui i
dettagli non sono dettagli. Decine di persone destinate e restare
fuori campo, escluse dall’inquadratura, ma senza cui non si sarebbe potuta girare nemmeno
una scena. «Anche perché —
spiega Gennaro Formisano, responsabile del set —, questo è
un film che si differenzia dagli
altri per la difficoltà: per le location, per il fatto che è stato girato
quasi tutto di notte, con centinaia e centinaia di comparse».
Se deve pensare a una scena
più complicata delle altre, gli
viene in mente «quella iniziale,
della festa: ha richiesto tre giorni
di riprese». Tra i ricordi più belli? «Ho scoperto posti di Roma
mai visti. È un grande merito di
Sorrentino, ogni volta fa scoprire luoghi che non ti aspetti. E poi
sa coinvolgere tutti nella realizzazione del film: sei spinto a dare il 100%, è come se glielo doves-
si». Formisano, come molti della troupe, lavora con Sorrentino
«dai suoi primi cortometraggi,
siamo amici ormai». E questa è
una caratteristica del grande
gruppo della Grande bellezza: ritrovarsi, progetto dopo progetto, attorno a Sorrentino. Lui, il
direttore della fotografia Luca
Bigazzi, lo sceneggiatore Umberto Contarello. E molti altri.
Tra cui Davide Bertoni, l’aiuto
regista: «Lavorare con Paolo è
una sfida continua: con ogni
film prende una strada diversa».
Di questo progetto, iniziato «almeno dieci settimane prima delle riprese», anche lui ricorda con
«particolare ansia» la prima scena: «Abbiamo portato quasi 300
persone su una terrazza. È servito un calcolo matematico perfino per capire quante ore prima
dovevamo iniziare a farle salire
sull’ascensore. Tutti poi sono
stati mandati per due settimane
a fare corsi di ballo e ognuno è
stato scelto da Paolo: abbiamo
iniziato a frequentare circoli letterari, feste mondane per trovare
la gente giusta». Dicevano che a
Roma non ci sono (più) feste così... «Ci sono, ci sono eccome»,
I volti
Umberto Contarello
Sceneggiatore
È lo sceneggiatore di fiducia di
Sorrentino, che ha incontrato
per la prima volta nel 1998.
Insieme hanno scritto anche
questo ultimo film
Davide Bertoni
Aiuto regista
Tra gli altri film, ha già lavorato
con Sorrentino come aiuto
regista per «This Must Be
the Place», «Il Divo»,
«L’amico di famiglia»
Daniela Ciancio
Costumista
Ha curato i costumi di tutti gli
attori e anche quelli delle
300 comparse: per ognuna è
stato studiato l’abbigliamento
adatto al carattere
assicura, ribandendo la cura di
Sorrentino per le sfumature. Ne
è convinto anche Maurizio Silvi,
truccatore: «Ci siamo confrontati su ogni personaggio». Quello
che gli ha dato le soddisfazioni
più grandi è stato la Santa: «Per
arrivare a quell’invecchiamento
ci volevano ogni volta quasi
quattro ore di trucco», confessa,
aggiungendo: «Nella mia carriera ho fatto quattro film con Baz
Luhrmann: solo in Sorrentino
ho rivisto quella genialità».
La costumista Daniela Ciancio
è atterrata ieri mattina da Los
Angeles e ha saputo della vittoria del film solo quando ha acceso il telefonino: «A quel punto
tutto l’aereo ha iniziato ad applaudire: l’ho scritto a Paolo». Si
è innamorata della Grande bellezza leggendo il copione: «Ho
subito iniziato a cercare ispirazioni. È stato un lavoro grosso:
sono stati pensati e provati costumi non solo per tutti gli attori, ma anche per tutte le comparse. E per ognuno bisognava comunicare un carattere». E così, il
protagonista, Jep Gambardella,
doveva «trasmettere una certa
eleganza napoletana unita a un
tocco di eccentricità mondana.
Sono state undici settimane di
riprese in cui si è lavorato senza
sosta».
Tra chi doveva trasformare in
realtà le idee della costumista,
c’era Roberta Ciciani, sarta: «Tra
gli abiti che ho più amato cucire
c’è stato il mantello che indossa
Sabrina Ferilli quando passeggia
nella notte: io e un’altra sarta lo
abbiamo fatto in 48 ore». Dettagli che non sono dettagli, appunto. Come il blu scelto per i
capelli di Dadina, la direttrice
del giornale su cui scrive Jep: «È
una donna sofisticata ma sopra
le righe, così ho pensato al blu
— spiega Aldo Signoretti, par-
Il parrucchiere
«Anche i capelli dovevano
parlare dei personaggi
A Jep sono stati lasciati
lunghi e un po’ demodé»
rucchiere —. I personaggi dovevano parlare di loro anche dai
capelli. E così li abbiamo lasciati
lunghi a Jep, ricercati ma un po’
demodé».
Chiunque ha lavorato a La
grande bellezza sente di aver dato un piccolo contributo. In ogni
caso, del proprio meglio. Adesso, dopo averne messe in scena
tante, manca solo una festa. E
dopo l’Oscar se l’aspettano proprio tutti.
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Sul set
Paolo Sorrentino con
Toni Servillo sul set di
«La grande bellezza»:
per realizzare il film ci
sono volute 11 settimane di riprese e almeno dieci di preparazione. Servillo è volato a Los Angeles
solo per qualche
giorno e, dopo la cerimonia, è ripartito
per tornare in Italia e
tornare in teatro a
Padova. L’attore ha
commentato: «C’è
solo una cosa che
posso dire. Sono incredibilmente felice».
Parlando del suo personaggio, lo ha descritto così: «Jep è un
cinico sentimentale,
deluso dal presente e
non estraneo a un atteggiamento moralistico. Lascia dietro di
sé una lunga serie di
occasioni mancate,
una scia di rimpianto,
un’illusione»
Effetto social
Da Virzì
a Renzi
i complimenti
via Twitter
Un fiume di
congratulazioni scorre su
Twitter per Paolo
Sorrentino. Virzì parla di
«grande contentezza», poi
scherza sulle sue «sources
of inspiration: De Sica,
Flaubert, Lou Reed, Igor
Protti». Giovanni Veronesi
è ironico con le istituzioni:
«E ora daje Franceschini
puoi cominciare bene il tuo
ministero festeggiando
Sorrentino. Voglio l’invito
ufficiale al Quirinale per
una festa in onore di
Sorrentino». Alessandro
Gassmann twitta: «Felice e
orgoglioso che un film
italiano ritorni a vincere un
Oscar!! Grazie Sorrentino e
grazie a tutto il cast di un
film che ho amato». C’è
anche Fabio Fazio: «Ora
davvero restituiamo al
nostro Paese la grande
bellezza!». E non manca
Matteo Renzi (che ha
anche chiamato il regista):
«In queste ore dobbiamo
pensare ad altro e lo stiamo
facendo. Ma il momento di
orgoglio italiano per
Sorrentino ci sta tutto»
Chiara Maffioletti
Il trionfo e la capitale
SE LA RISCOSSA DI ROMA È JEP GAMBARDELLA
Verdone: «Il paragone con la città di oggi
è sconfortante». La gestione della Cultura
e la crisi economica del Campidoglio
di PAOLO CONTI
E
così Jep Gambardella porta l’Oscar
a Roma. Lo regala alla Grande Bellezza descritta nel film: ai voli sul
Colosseo dalle terrazze romane, ai gabbiani sul Tevere all’alba, al parco degli
Aranci, alla Fontana dell’Acqua Paola. E
siamo tutti contenti: per il cinema italiano, e per questo Paese e per Roma, va benone. L’assessore alla cultura, Flavia Barca, promette una gran festa in Campidoglio. Ancora una volta: fantastico, ottima
idea. Ma questa Bellezza appartiene a
una Roma da film, quello di Sorrentino.
La realtà è spaventosamente diversa. Lo
dice Le Monde: «Hollywood premia una
Roma in fallimento». Così come lo dice
Carlo Verdone: «Se facciamo il paragone
con quello che è ora Roma, il risultato è
sconfortante». Soprattutto per ciò che riguarda la gestione della cultura. Mai Roma era caduta così in basso, da decenni,
in un settore-chiave.
Al teatro dell’Opera, la sera della prima della Manon Lescaut, il 27 febbraio,
si è sfiorato lo sciopero, la chiusura e
l’addio del maestro Riccardo Muti. Cgil e
Fials, sindacati minoritari, si oppongono
all’applicazione della legge Bray sul risanamento degli enti lirici. Per fortuna il
soprintendente Carlo Fuortes è riuscito a
spaccare il fronte e a dare via libera a un
progetto per il prestito trentennale.
L’Opera incasserà l’iperbolica cifra di
trenta milioni, il profondo rosso del teatro, pensionando però 65 dipendenti su
490. Nemmeno al Festival Internazionale
del Film di Roma si sta tranquilli: gli ultimi due esercizi hanno chiuso col pareggio del bilancio ma in questo 2014 sia la
Regione che il Comune (soci fondatori)
sono in immense difficoltà economiche
ed è in alto mare il coinvolgimento del
ministero per i Beni e le attività culturali.
Si partirà a ottobre? Chissà. Dopo quasi
Ironia francese
La frecciata di «Le Monde»:
Hollywood ha voluto
premiare chi si sta
avvicinando al fallimento
nove mesi dall’arrivo del sindaco Ignazio
Marino manca il Sovrintendente comunale, responsabile della tutela della città
(la nomina spetta al Campidoglio). Così
come — incredibilmente — continua a
mancare il responsabile del Macro, il
Museo comunale di arte contemporanea
firmato da Odile Decq e costato ben 40
milioni ai romani, ora privo di guida e di
progetto.
Ancora nessun insediamento al Palaexpo, Scuderie del Quirinale-Palazzo
delle Esposizioni. Si aspetta che il presidente designato, Franco Bernabé, sciolga
la riserva. Nel frattempo l’azienda va
avanti grazie a dipendenti e dirigenti interni che non hanno mai avuto bisogno
della politica per ottenere eccellenti risultati. L’unica riflessione venuta (più
volte) da Ignazio Marino in nove mesi è
stata, con strana insistenza, sulla chiusura estiva delle Scuderie: spazio per esposizioni temporanee, va ricordato, non un
museo permanente. E come avrebbe potuto, l’azienda Palaexpo, programmare
spese straordinarie estive se ha saputo
solo alla fine del 2013 quanto il Comune,
proprio per il 2013, avrebbe destinato al
Palaexpò? Gli addetti ai lavori sono sospesi tra sorrisi ironici e autentica indignazione. Ma adesso c’è l’Oscar. C’è Sorrentino da festeggiare. C’è un cinema romano e italiano che può ritrovare col
premio nuova vitalità e nuova attenzione
dagli interlocutori internazionali. Succede spesso così, nel nostro Paese e soprattutto a Roma: la genialità ci salva in corner, l’intelligenza compensa l’ottusità
della burocrazia e della politica, la fantasia solleva Roma dal caos. Chissà, insomma, che Jep Gambardella non convinca
Ignazio Marino a rimettere la cultura al
centro del progetto per Roma. Finalmente decidendo, nominando. Non ci vuole
molto. Anzi, pochissimo.
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Primo Piano 19
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
#
❜❜
La notte delle stelle Il miglior film
Uhuru Kenyatta, presidente del Kenya Lupita ci ricorda tutto quello
che è possibile per i giovani di questa nazione
Hollywood e il lungo viaggio dei neri umiliati
Dall’attrice di «Via col vento» esclusa dalla prima al trionfo di «12 anni schiavo»
N
ella notte del trionfo dei tre Oscar di
12 anni schiavo,
con il regista Steve
McQueen che alza
la statuetta per il miglior film,
Lupita Nyong’o miglior attrice
non protagonista non solo più
brava ma anche più bella di
tutte in celeste Prada e zazzera
fermata da un semplicissimo
cerchietto, il romanziere John
Ridley premiato per la miglior
sceneggiatura, nella notte in
cui Hollywood s’è alzata in
piedi per onorare il film sulla
storia vera e tristissima del
violinista sequestrato e venduto come schiavo e rimasto
dodici anni in catene, sarebbe
sbagliato dimenticare. Perché
la «società post-razziale» di
cui parla Obama si è affermata
senza l’aiuto della potentissima industria del cinema hollywoodiano, la fabbrica dei
sogni globali che per lunghissimi decenni ha fatto passare i
neri dalla porta di servizio. Un
fatto storico doloroso che oggi — con l’assoluta normalità
del vedere Will Smith e Denzel
Washington e Morgan Freeman tra i divi più bravi e amati, con Oprah Winfrey regina
incontrastata della televisione
— non si può cancellare.
E’ stato bello ascoltare, nella notte di 12 anni schiavo, il
tuono dell’applauso senza fine per l’uomo alto e regale
che, esattamente 50 anni fa,
fu il primo nero a vincere un
Oscar come miglior attore: Sidney Poitier, 87 anni. Chi ricorda che Hollywood premiò un’afroamericana,
Hattie McDaniel per Via
col Vento, con l’Oscar da
non protagonista il 29
febbraio 1940, non può
però dimenticare che
l’attrice restò fuori dalla «prima» a Atlanta
perché il cinema era per
soli bianchi, e che nella
Hattie McDaniel (1895-1952) in
civile Hollywood dovette
«Via col vento»: la prima attrisedersi in fondo alla sala la
ce di colore a vincere
sera della premiazione, al Col’Oscar
conut Grove dell’Ambassador
La mitica Mamie
riso per i neri di Hollywood
ma tante umiliazioni, culminate nel 1985 con le 11 nomination e zero Oscar per Il colore viola. Whoopi Goldberg
vince nel 1990 e poi più nulla
per le attrici nere fino a questo
millennio, quando Hollywood si è finalmente accorta di
tutti quei talenti: Jennifer Hudson per Dreamgirls, Mo’Nique per Precious e Octavia
Spencer per The Help. La prima nera premiata come attrice protagonista è Halle Berry,
nel 2001, per Monster’s Ball.
Pensare che il terzo millennio era cominciato con uno
schiaffo da parte di uno che
non ha mai fatto sconti al razzismo, Spike Lee. Nel 2000
aveva scelto di chiudere Bamboozled, il film più duro — e
probabilmente per questo il
meno visto — con un mon-
L’ovazione
Tutti in piedi per
celebrare il film
di McQueen e l’attrice
Lupita Nyong’o
Hotel. Lupita Nyong’o è soltanto la settima attrice nera a
vincere un Oscar (uno solo però come attrice protagonista),
la prima nata fuori dagli Stati
Uniti (kenyota di etnia Luo, la
stessa del padre di Obama, è
nata in Messico dove suo padre era professore universitario). Prima di lei qualche sor-
Sorrisi
Lupita Nyong’o (31 anni), miglior attrice non
protagonista, con Steve
McQueen (44) regista
di «12 anni schiavo».
La pellicola è la prima
diretta da un autore
nero a vincere l’Oscar
per il miglior film
taggio sconvolgente: tre minuti e 16 secondi di vergogna,
sequenza dopo sequenza di
film con attori afroamericani
e cartoon degli anni Trenta e
Quaranta. I più biechi stereotipi razzisti: neri con l’anello al
naso e il pentolone da cannibale, sfigurati da grotteschi
labbroni disegnati con la biacca, maggiordomi che strabuzzano gli occhi, che dicono
continuamente «sissignore»
e «sissignora», docili, spaventati, ridicoli. Un collage che da
oggi è un po’ meno deprimente grazie a Lupita e alla nobile
semplicità del suo omaggio
alla schiava Patsey da lei interpretata: «Non dimenticherò
che tante cose belle della mia
vita sono venute dal dolore
patito da un’altra».
Album
Il selfie da record che fa il giro del mondo
Bradley Cooper scatta un selfie da record con lo smartphone di
Ellen DeGeneres (i due in primo piano) che lo twitta:
nell’immagine (da sinistra) anche Jared Leto, Jennifer Lawrence,
Channing Tatum, Meryl Streep, Julia Roberts, Kevin Spacey,
Brad Pitt, Lupita e Peter Nyong’o, e Angelina Jolie. È il tweet più
ritwittato di sempre: alle 20 era vicino a quota 2 milioni 800 mila
Miglior attrice
Cate Blanchett (44
anni) ha
conquistato la
statuetta come
migliore interprete
femminile per
«Blue Jasmine»
diretta da Woody
Allen. Nel suo
discorso la star
australiana ha
ringraziato il
regista e Sally
Hawkins,
coprotagonista
della pellicola,
sottolineando la
forza delle donne
nel cinema
Matteo Persivale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’inziativa del «Corriere» Da venerdì l’opera sarà in edicola con il quotidiano
L’odissea di Salomon Northup
in un libro già di successo nell’800
«Q
ueste mie vicissitudini potrebbero rivelarsi molto interessanti per il grande pubblico». Spinto da
questa motivazione Salomon Northup
(1808-1863 ca.) rese pubblica la sua
drammatica esperienza di schiavitù
raccontando in un memoriale autobiografico ciò che gli era accaduto tra gli
anni Quaranta e Cinquanta del XIX secolo prima nello Stato di New York poi
in Louisiana. È la vicenda di un afroa-
Nelle scuole
Dal prossimo anno la storia
dello schiavo nato libero sarà
una lettura obbligatoria
nelle scuole americane
mericano, «un uomo nato in libertà —
riassume lo stesso Northup nelle prime
righe della autobiografia — che fu poi
rapito e venduto come schiavo e tale rimase fino al felice salvataggio avvenuto
nel mese di gennaio del 1853».
La motivazione di Northurp era nobile e l’intuizione esatta: il libro che uscì
proprio in quell’anno fu considerato a
tal punto «interessante» dai lettori di
allora da diventare rapidamente un successo; arrivò a toccare le trentamila copie. Di fatto un bestseller. E come tale si
è affacciato ora in Italia, per la prima
volta, a centosessant’anni di distanza.
Il volume è arrivato sugli scaffali a
febbraio in occasione dell’uscita del
film di Steve McQueen; è subito rimbalzato nella classifica dei libri più venduti: ottavo domenica scorsa (2 marzo,
nelle rilevazioni GfK) nella Saggistica
scalando dieci posizioni in sette giorni.
Scontato che ora la vittoria degli Oscar
farà ulteriormente lievitare le vendite.
12 anni schiavo. La straordinaria storia
vera di Salomon Northup, da venerdì 7
marzo sarà in vendita anche in edicola
con il Corriere della Sera (pp. 288, €
9,90), oltre che in libreria. L’iniziativa è
in collaborazione con l’editore Newton
Compton che pubblica il libro, nella traduzione dall’inglese di Nello Giugliano.
L’autobiografia di Northup, ha annunciato ieri l’americana National Board Association che riunisce i consigli
di istituto, sarà una lettura obbligatoria
a partire dal prossimo anno nelle scuole americane. In Italia la testimonianza
dello schiavo nato libero esce con la
prefazione originale di David Wilson,
avvocato newyorkese che sostenne
La copertina
In arrivo
«12 anni schiavo. La straordinaria storia
vera di Salomon Northup» da venerdì 7
marzo sarà in vendita anche in edicola
con il Corriere della Sera (pp. 288, € 9,90),
oltre che in libreria. L’iniziativa è in
collaborazione con l’editore Newton
Compton che pubblica il libro, nella
traduzione dall’inglese di Nello Giugliano
Jennifer Lawrence ci ricasca
l’abolizione della schiavitù e che, come
curatore del volume, si fece garante delle verità di Northup: «Molte delle affermazioni contenute nelle pagine seguenti — scriveva — sono corroborate
da prove in abbondanza, altre poggiano
unicamente sulla versione fornita da
Solomon. Egli si è però attenuto strettamente alla verità, o quanto meno questa è la ferma convinzione del curatore,
che ha avuto modo di appurare l’assenza di contraddizioni o discrepanze nelle
sue dichiarazioni». Siamo nel 1853 e la
precisazione di Wilson è tutt’altro che
superflua: «È opinione del curatore —
aggiunge — che il racconto delle esperienze di Solomon nella regione di
Bayou Boeuf offra una precisa rappresentazione della schiavitù, con tutte le
sue luci e ombre, che tuttora vige in
quelle terre».
L’edizione, pubblicata dal Corriere
con Newton Compton, è completata da
alcune appendici: la partitura musicale
di Dove scorre il fiume, canto dei raccoglitori di cotone lungo il Red River, tra
Texas e Oklahoma; l’atto ufficiale dello
Stato di New York datato 1840 emanato
«per proteggere al meglio i liberi cittadini di questo Stato ed evitare che vengano rapiti o ridotti in schiavitù» e, infine, il Memoriale di Anne Northup, moglie di Salomon che attese per dodici
anni interminabili il ritorno del marito.
Severino Colombo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nuovo scivolone sul red carpet di Jennifer Lawrence (23
anni), candidata come miglior attrice non protagonista per
«American Hustle». La giovanissima star era già finita lunga
distesa sulle scale del Dolby Theatre durante la cerimonia
degli Oscar dell’anno scorso, mentre andava a ritirare il suo
premio come miglior attrice per «Il lato positivo»
Matthew e Dio
Matthew
McConaughey (44
anni), premiato come
miglior interprete per
«Dallas Buyers Club»,
ha ringraziato Dio «per
tutte le opportunità
che mi ha dato e che
non sono sicuramente
guidate dalla mia
mano, e certo non da
una mano umana». La
star ha poi ringraziato
la madre, la moglie e i
due figli: «Voi siete le
quattro persone della
mia vita. Voglio che
siate orgogliose di
me»
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Flagshispstore - via Manzoni, 24 - Milano
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21
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
Esteri
Repressione Per evitare la radicalizzazione dei giovani
Cina
Londra, proposta choc
«Togliamo i figli
agli estremisti islamici»
Tre arresti
per la strage
di Kunming
Il sindaco Johnson: diamoli in affido
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA — Una volta per
tutte, l’eclettico primo cittadino
londinese Boris Johnson fa carta
straccia delle teorie buoniste e
tolleranti sugli immigrati musulmani. Che gli piaccia usare la
provocazione per tirare il sasso
in piccionaia è risaputo. Lui è
abituato a divertirsi con le parole. Parte lancia in resta e va.
Questa volta ha preso carta e
penna e nella sua colonna domenicale sul Sunday Telegraph,
voce dell’Inghilterra moderata e
conservatrice, ha messo da parte ogni cautela per sostenere che
i bambini e gli adolescenti di famiglie islamiche ritenute a rischio di radicalizzazione devono essere sottoposti obbligatoriamente a programmi di assistenza e di rieducazione.
Non è un incauto e frettoloso
scivolone. Il sindaco di Londra,
nel pieno delle facoltà, ha aperto
il fronte con i due milioni e 700
mila fedeli del Profeta che vivono nel Regno Unito e, fra questi,
con i 700 mila che risiedono
nella sua città. Non importa che
in alcune aree dell’Est, come
Tower Hamlet e Newham a Est,
siano ormai maggioranza. Boris
Johnson è convinto che per eliminare le derive verso l’estremismo e il terrorismo occorre
L’intervista
usare un metodo forte, ovvero
che i giovani sottoposti al lavaggio del cervello da parte di genitori e parenti imbevuti di fanatismo debbano essere affidati ai
servizi sociali.
È nelle corde di un personaggio che aspira alla successione
di David Cameron cavalcare con
irruenza temi popolari. Ma, sarà
perché preoccupato dall’ascesa
dei movimenti politici anti immigrati o sarà perché realmente
preoccupato da notizie recenti
che gli sono arrivate all’orecchio
o anche sconvolto dalla storia
emblematica dei massacratori
del militare Lee Rigby sgozzato
in mezzo alla strada, Boris Johnson, con l’articolo spedito al
quotidiano, ha archiviato
l’equilibrismo politico.
La premessa è chiara: possiamo essere «una grande, glorio-
sa, policromatica società ma
dobbiamo essere altresì fermi
fino al punto della spietatezza
nell’opporci ai comportamenti
che compromettono i nostri valori». E allora, butta lì il sindaco
londinese, per quale motivo se
un bambino o una ragazzo o
una ragazza vengono giustamente allontanati da papà e
mamma che sono violenti, che
abusano, che li maltrattano,
non altrettanto accade con i figli
dei predicatori d’odio e di una
visione «squallida e nichilista
del mondo»?
Non ha dubbi Boris Johnson,
le famiglie islamiche allineate
sulle posizioni radicali non hanno il diritto di educare e crescere
la prole. Poco importa quale sia
l’età, spetta ai servizi sociali intervenire e occuparsi di questi
potenziali soldati di Al Qaeda, li
prendano dalla loro case e li sottopongano ad adeguato ripasso
culturale. Non c’è altra strada.
«Deve essere impedito che si
trasformino in potenziali killer». E non soltanto loro, esposti
Conservatore
Boris Johnson, 49 anni,
sindaco di Londra dal
2008: è stato rieletto
per un secondo mandato nel 2012
Casi esemplari
Il convertito Richard Reid
«terrorista delle scarpe»
Il 22 dicembre 2001 Richard
Reid, britannico convertito
all’islam e seguace di Al Qaeda, è
fermato su un volo Parigi-Miami
con le scarpe piene di esplosivo
1
Gli attentati nella capitale:
56 morti e più di 700 feriti
Il 7 luglio 2005 vari attentati
kamikaze sui trasporti pubblici di
Londra uccidono 56 persone con
oltre 700 feriti. L’attacco è
rivendicato da militanti qaedisti
2
Due anglo-nigeriani
uccidono il soldato Rigby
Il 22 maggio 2013 il soldato Lee
Rigby è massacrato nel sud di
Londra da due anglo-nigeriani
musulmani, ora condannati
all’ergastolo e a 45 anni
3
ai sermoni religiosi, ma pure i
figli dei razzisti che incitano alla
discriminazione e alla violenza.
Tolleranza zero. E nell’interesse
delle giovani generazioni «e per
la sicurezza della società». Articolo duro ma il sindaco londinese è così. Non si cura della reazione del Muslim Council of
Britain che lo mette in guardia
perché certi discorsi rischiano
di scatenare «odio antimusulmano». Ribatte: «La radicalizzazione religiosa è un abuso sui
minori» e alle autorità va consegnato il potere di intervenire
senza timori. Ricetta Johnson.
Fabio Cavalera
@fcavalera
PECHINO — La polizia
cinese ha arrestato gli ultimi
tre uomini del commando
che sabato scorso armato di
coltelli e machete ha fatto
strage nella stazione
ferroviaria di Kunming, nel
Sudovest del Paese,
uccidendo 29 persone e
ferendone più di 140. Lo ha
reso noto l’agenzia Nuova
Cina. L’attacco, è stato
precisato, è stato perpetrato
da una «banda terroristica»
composta da otto membri, 6
uomini e due donne, armati
di coltelli e machete, guidati
da un individuo identificato
come Abdurehim Kurban:
quattro sono stati uccisi a
colpi di arma da fuoco dagli
agenti e il quinto, una
donna, è stata ferita e
arrestata sul posto. Il
governo di Pechino ha
accusato del massacro i
separatisti uiguri dello
Xinjiang, provincia
autonoma a maggioranza
musulmana e turcofona,
conosciuta anche come
Turkestan orientale, da
secoli nell’orbita dell’impero
cinese nonostante frequenti
rivolte e repressioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alla Casa Bianca
Il musicista innamorato di Beethoven: «Non ho mai diretto Wagner o Richard Strauss, opportunisti politici»
Il maestro Schiff: «Non torno in Ungheria»
Il pianista e direttore d’orchestra a Milano:
«Ormai non riconosco più la mia patria
diventata un Paese xenofobo e razzista»
Chi è
«Leggi spaventose, messe a punto
contro i rom, contro gli ebrei e i gay.
Leggi contro la libertà di stampa. È
spaventoso pensare quello che è diventata la mia Ungheria...». È molto
triste András Schiff, grande pianista e
direttore d’orchestra nato a Budapest
60 anni fa. Un sommo artista della
musica, da sempre attento osservatore delle capriole della storia e della
cronaca. «Mai avrei immaginato — riprende — che il mio Paese, terra antica di civiltà e tolleranza, si trasformasse in uno dei più xenofobi e razzisti d’Europa. Prima il partito Jobbik a
seminare retorica ultranazionalista,
poi le leggi autoritarie del governo
Orbán... No, questa Ungheria non è
più la mia patria. Non voglio più metterci piede».
Dichiarazioni molto dure, che le
sono costate il marchio di «persona
non grata».
«La stampa ungherese ha scritto
cose terribili su di me e ho ricevuto
minacce pesanti dal web. Qualcuno
ha persino promesso di tagliarmi le
mani».
Ma il cambio di rotta è nato da libere elezioni.
«È quello che fa più paura. È stata la
maggioranza del mio popolo a volere
quelle sterzate incivili. Ad aprile si
tornerà a votare e nulla cambierà. Si
andrà avanti sulla cattiva strada di negare la realtà. E persino la storia. L’Ungheria è stata a fianco di Hitler fino all’ultimo ma ora si dice che la colpa era
Politica
Ungherese,
naturalizzato
cittadino
britannico oltre
dieci anni fa,
András Schiff ha
sempre criticato
duramente
le politiche
del governo
di Viktor Orbán,
premier
dal 2010
Cultura
Oggi alla
Società
del Quartetto
di Milano
affronterà
le ultime tre
Sonate per
pianoforte
di Ludwig
van Beethoven.
Al genio
tedesco, Schiff
ha dedicato
il libro
«Le sonate
di Beethoven
e il loro
significato»
(Il Saggiatore
e Società
del Quartetto,
2012)
tutta dei tedeschi. Ci si inventa una
falsa innocenza per non affrontare un
esame di coscienza. La Germania ha
avuto il coraggio di farlo. Ed è rinata».
La rimonta della destra sembra
però dilagare.
«Gran parte dell’Europa dell’Est è
in marcia verso un nuovo fascismo.
Del resto la sinistra è sempre più debole, ha fatto tanti sbagli. E allora la
gente si rivolge ai fronti più reazionari
sperando in garanzie contro la criminalità e l’immigrazione. Succede anche in Italia...».
Lei da anni abita in Toscana, che
idea si è fatta del nostro Paese?
«Che è il più bello del mondo, il più
ricco di talenti. Proprio per questo
non riesco a capire come così tanti italiani abbiano creduto, e continuino a
credere, a personaggi come Berlusconi. O anche a Renzi, un altro che promette mari e monti. Evidentemente
esistono pure i creduloni di sinistra».
Forse è colpa di una crisi che spinge a sognare.
«È da quando sono nato che sento
parlare di crisi... Certo, le diseguaglianze economiche esistono ma in
Russia o in Cina ce ne sono ben di più.
In Europa siamo ancora dei privilegiati».
L’Europa è un concetto che molti
mettono in dubbio.
«L’Europa è un’idea bellissima ma
così com’è non funziona. È nata sul
denaro, per un gruppo ristretto di Paesi benestanti. Gli altri, l’Ungheria, la
Musicista
András
Schiff,
nato nella
capitale
ungherese
Budapest
60 anni fa
Romania, la Bulgaria, sono entrati
troppo presto. Per una vera Europa c’è
bisogno di cultura, ideali, valori comuni».
Che compito hanno in questo gli
artisti?
«Grandissimo. Arte e politica non
sono realtà separate. L’arte come in-
trattenimento non mi interessa, il suo
compito è aiutarci a entrare meglio
nel nostro tempo. Ci sono esempi illustri: Pablo Casals schierato contro la
dittatura di Franco, Toscanini contro
il fascismo, Thomas Mann contro il
nazismo. Altri invece sono stati zitti o
peggio. Penso a Richard Strauss o a
Wagner. Non li ho mai diretti, in ogni
loro nota avverto un insopportabile
opportunismo politico».
Le piace invece Beethoven.
«Un carattere difficile, collerico, ma
schietto e coraggioso. Da giovane preferivo Mozart e Schubert. Beethoven
appartiene alla maturità. Certe sue pagine non si possono capire fino in
fondo se non hai alle spalle molta
esperienza. Solo a 50 anni ho deciso di
affrontare le sue Sonate per pianoforte».
Ormai è la 21ª volta che esegue il
ciclo... Oggi al Quartetto di Milano,
in residence per questa integrale, affronterà le ultime tre, la 30, 31 e 32.
«L’ultima stazione, la più straordinaria. Mi piace eseguirle in ordine
cronologico per mostrarne lo sviluppo. Mi hanno così coinvolto da scrivere anche un libro («Le sonate di Beethoven e il loro significato», Il Saggiatore e Società del Quartetto, ndr).
Le ultime tre sono state composte nello stesso periodo della Missa solemnis e sono impregnate di metafisica e
filosofia. Tra tutte, la numero 32, opera 111, per me è la più grande. Il primo movimento ti porta all’Inferno,
l’arietta del secondo in Purgatorio e in
Paradiso. E alla fine, come succede a
Dante, si esce fuori a riveder le stelle».
Giuseppina Manin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pressing
di Obama
su Netanyahu
WASHINGTON — Per
arrivare a un accordo di
pace tra israeliani e
palestinesi, sono necessarie
decisioni difficili e il tempo
sta scadendo. Lo ha
sottolineato il presidente
americano, Barack Obama,
incontrando ieri alla Casa
Bianca Benjamin
Netanyahu. Il premier
israeliano, nel corso dei
colloqui, ha ribadito che
Israele ha fatto la sua parte
nei negoziati. Si sarebbe
chiuso dunque con un nulla
di fatto l’incontro alla Casa
Bianca, voluto da Obama
per tentare di imprimere
una svolta ai difficili
negoziati di pace ed evitare
l’ennesimo fallimento. Il
presidente Usa riceverà il 17
marzo anche il presidente
dell’Anp, Abu Mazen.
Obiettivo è tentare di
prolungare le trattative
oltre la scadenza del 29
aprile, come richiesto anche
dal segretario di Stato, John
Kerry.
22
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Cronache
Calabria
Calabria Il dramma del piccolo Carmine. La madre lo aveva portato via sabato
Camigliatello
Sila
Silano
Quattromiglia
Scopre che il marito la tradisce
e uccide il figlio di undici anni
SS19
Rovitoo
COSENZA
A
A3
Colpisce il bambino con le forbici poi tenta il suicidio
ROVITO (Cosenza) —
Chissà cosa avrà raccontato
al figlio di undici anni, prima di prendere le forbici e
sferrare il colpo che gli ha
reciso la carotide. Carmine
era seduto sul sedile accanto alla madre, mentre lei
maneggiava quelle cesoie.
Sono i momenti che Daniela Falcone 43 anni, dovrà ricostruire parlando con gli
inquirenti. Ora è in stato
d’arresto in ospedale, perché dopo aver ammazzato
suo figlio ha provato a togliersi la vita, prima cercando di impiccarsi con una
cinghia e poi colpendosi ripetutamente alla gola e al
ventre con le stesse forbici
con le quali aveva appena
ucciso Carmine. Daniela
dopo essere stata operata
all’ospedale di Cosenza è
fuori pericolo e si trova
piantonata nel reparto di
rianimazione con l’accusa
di omicidio volontario.
Una telefonata anonima
ieri mattina ha avvertito la
centrale operativa della
questura di Cosenza della
presenza di un’auto sospetta posteggiata ai margini
Tragico epilogo Daniela Falcone e il figlio Carmine (a sinistra) e l’auto in cui sono stati trovati (Ansa)
rabinieri e corpo forestale
dello Stato erano alla ricerca
di madre e figlio, scomparsi
da Rovito, comune dell’entroterra silano, a bordo dell’auto della donna. Apparentemente senza un motivo.
Daniela Falcone sabato
mattina è uscita di casa
portandosi dietro qualche
soldo e il cellulare. Alle 9,30
si è presentata alla scuola di
Carmine e con la scusa di
dovergli far sostenere una
visita, l’ha fatto uscire. Madre e figlio poi, come testimoniano i filmati di alcune
telecamere, si sono fermati
a un distributore di benzina. La donna ha fatto il pieno. Poi l’auto si è diretta
verso l’altopiano, seguendo
la strada che conduce a Camigliatello Silano.
L’allarme per la scompar-
La fuga e il dramma
Daniela Falcone dopo aver
prelevato suo figlio
Carmine di 11 anni da
scuola a Rovito (Cosenza),
sabato scorso, lo ha ucciso
con un paio di forbici. Poi
ha tentato di suicidarsi
L’allarme
Sabato era stato
Francesco De Santis, suo
marito, a dare l’allarme
della scomparsa della
donna e del bimbo
Il ritrovamento
Ieri, dopo una telefonata
anonima, la polizia ha
ritrovato la macchina
usata dalla donna per la
fuga: dentro c’erano
Carmine con la gola
squarciata e la madre
agonizzante. La donna,
ora fuori pericolo, è in
stato di arresto
all’ospedale
«Sono stato io»
La confessione
dell’ex di Lidia
sa della donna e di suo figlio è stato lanciato solo sabato pomeriggio. È stato
Francesco De Santis, marito
di Daniela e padre di Carmine ad avvertire i carabinieri.
L’uomo era andato a ritirare
il figlio a scuola, ma gli insegnanti gli hanno riferito
che Carmine era stato prelevato la mattina dalla madre.
Interrogato, Francesco
De Santis non ha saputo
fornire alcuna spiegazione
sul motivo dell’allontanamento. Agli inquirenti ha
detto però che la sera prima
aveva avuto una lite con la
moglie, piuttosto violenta.
L’uomo, messo alle strette,
aveva confessato la relazione extraconiugale con una
donna di un paese vicino e
l’imminente nascita di un
figlio concepito con
l’amante. Forse è in quel
momento che Daniela Falcone ha deciso di farla finita, portando via al marito e
uccidendo per vendetta il
loro unico figlio.
Una relazione clandestina, dunque, sarebbe la causa di questa tragedia familiare. Parenti e amici della
coppia a Rovito descrivono
la famiglia De Santis come
una coppia modello: Daniela e Francesco, genitori
esemplari, sempre presenti
e molto attaccati a Carmine.
Mai una discussione, un disappunto in pubblico tra i
due. Sino alla confessione
di quel tradimento. Che è
stato fatto pagare a un ragazzino di undici anni.
COMO — Attirata in una
trappola e uccisa dal padre di
uno dei suoi figli: una
vendetta crudele e senza via
di scampo è costata la vita a
Lidia Nusdorfi, la donna di
35 anni uccisa sabato sera
nella stazione ferroviaria di
Mozzate (Como). L’autore
reo confesso del delitto è
Dritan Demiraj, fino a pochi
mesi fa compagno della
vittima; Demiraj è l’uomo
che ha atteso Lidia nel tunnel
della stazione colpendola
con due coltellate. Per tentare
di garantirsi l’impunità il
killer aveva provato a
costituirsi un alibi: aveva
convinto il suo datore di
lavoro, il titolare di una
panetteria di Rimini, a
confermare che lui sabato
sera era regolarmente sul
luogo di lavoro. Anche il
panettiere è finito in carcere
con l’accusa di
favoreggiamento: ai
carabinieri avrebbe detto di
non sapere che il suo
dipendente avesse in testa di
commettere un omicidio, ma
solo che doveva andare ad
accudire i suoi figli. Come era
emerso fin da domenica,
tuttavia, il giallo era vicino
alla soluzione grazie
all’analisi del telefonino di
Lidia e alle immagini riprese
dalle telecamere di sicurezza
a Mozzate. La vittima aveva
ricevuto chiamate e messaggi
da un uomo (che non è l’ex
compagno e che è in corso di
identificazione) con il quale
aveva appuntamento proprio
alla stazione, un uomo di cui
lei si fidava. Il movente del
delitto? La rottura del legame
tra la donna e Dritaj: lei
infatti lo aveva lasciato per
avviare una relazione con il
cugino poco più che
ventenne.
Carlo Macrì
© RIPRODUZIONE RISERVATA
C A L A B R I A
D’ARCO
La vicenda
della vecchia strada che da
Cosenza porta a Paola.
Quando i poliziotti si sono
avvicinati all’auto, una
Suzuki gialla, si sono trovati
davanti una scena raccapricciante. Sul sedile del
passeggero c’era il corpo
del piccolo Carmine con la
gola squarciata mentre la
madre seduta al posto di
guida era agonizzante.
Da due giorni polizia, ca-
Parco
Na
Nazionale
de Sila
della
Como
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cosenza Il sacerdote forse aggredito per un’elemosina negata
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Prete ammazzato a sprangate
nel paese dove è morto Cocò
CASSANO ALLO JONIO (Cosenza) — Un colpo di spranga
alla nuca sferrato con violenza.
Così il «prete buono» don Lazzaro Longobardi, 69 anni, originario di Gragnano, parroco della chiesa della frazione Lattughelle di Cassano allo Jonio, ha
finito di vivere. Quarantadue
giorni dopo la strage che è costata la vita al piccolo Cocò
Campolongo, tre anni, ucciso e
bruciato assieme al nonno e alla
compagna di quest’ultimo, un
altro atroce delitto ha turbato la
comunità di Cassano allo Jonio.
I carabinieri non hanno ipotesi privilegiate, ma tendono a
escludere che dietro l’assassinio
del parroco ci sia la mano della
criminalità organizzata. Troppo
clamore ha suscitato a Cassano
l’eccidio con la morte del piccolo Cocò per armare la mano dei
criminali locali. La strage del 20
gennaio scorso non ha ancora
motivo, né mandante. L’omicida del prete potrebbe quindi nascondersi tra quanti vivono di
espedienti e quindi non «controllabili» da chi ha in mano le
sorti del territorio. A lungo lasciato in mano alla criminalità
organizzata, anche per scelte
che hanno dimezzato gli appa-
rati investigativi. È dentro questo mondo che i carabinieri
hanno cercato.
Due persone di nazionalità
straniera sono state sentite sino
a tarda notte. Uno dei due è la
persona che nei giorni scorsi
avrebbe chiesto con insistenza
somme di denaro al prete. È
proprio questa una delle piste
Aperta un’inchiesta
Firenze, muore
dopo l’arresto
FIRENZE — È morto dopo
essere stato arrestato.
Riccardo Magherini, 40
anni, fiorentino, figlio
dell’ex calciatore Guido,
ieri vagava seminudo e in
stato confusionale. Dopo
averlo immobilizzato, i
militari hanno chiamato
il 118. I sanitari hanno
trovato l’uomo in arresto
cardiaco. Un’ora più tardi
Magherini è morto in
ospedale. Indaga il pm
Luigi Bocciolini.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
che stanno battendo gli inquirenti per arrivare all’assassino
di don Lazzaro.
Il sacerdote si era confidato
con il vescovo di Cassano, Nunzio Galantino, che è anche il segretario della Cei, riferendogli
delle continue richieste di soldi
da parte di alcuni sbandati. Di
questo aveva parlato anche con i
carabinieri, ma non aveva fatto
denuncia. Il «prete buono»,
amato dalla comunità cassanese, ha sempre aiutato chi ne aveva bisogno, elargendo anche di
tasca propria piccoli contributi
in danaro. Questa volta, però, la
richiesta potrebbe essere stata
più consistente del solito. E di
fronte al rifiuto del sacerdote
qualcuno ha atteso che don Lazzaro uscisse dalla canonica della
chiesa di San Giuseppe per andare a prendere la sua auto e l’ha
colpito alla nuca con un tubo di
ferro, trovato sotto il corpo del
sacerdote. Una morte che non
ha avuto testimoni. Sul luogo
del delitto gli inquirenti hanno
trovato un mazzo di chiavi e il libretto di circolazione dell’auto.
A dare l’allarme è stata la donna
che fa le pulizie della chiesa.
C. M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cronache 23
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
L’inchiesta Per l’accusa le vacanze e gli altri omaggi nascondevano favori al San Raffaele e alla Maugeri
Milano
Corruzione, Formigoni a processo
Due richieste
di rinvio
a giudizio
per Ligresti
Il giudice: l’ex presidente lombardo ha promosso l’associazione a delinquere
La vicenda
Le contestazioni
Favori indebiti
a cliniche private
A Roberto Formigoni è
contestata l’accusa di
associazione a delinquere e
corruzione per le regalie
ricevute da Pierangelo Daccò
e i favori al San Raffaele e alla
Fondazione Maugeri
Gli imputati
Il governatore
e i fedelissimi
Con l’ex governatore
lombardo sono a processo
Pierangelo Daccò, Antonio
Simone e alti dirigenti del
Pirellone come Nicola Sanese
e Carlo Lucchina. In tutto gli
imputati sono nove
I regali
Villa in Sardegna
viaggi e yacht
Il processo fa riferimento in
particolare alle vacanze che
Formigoni ha trascorso in
località esotiche tra il 2006 e
il 2011, pagate da Daccò, e
all’acquisto di una villa in
Costa Smeralda
Gli avvocati
«Quelle delibere
sono legittime»
Formigoni ha sempre
sostenuto di aver pagato di
persona quelle spese ma di
aver smarrito le ricevute. I suoi
avvocati sottolineano che il Tar
ha ritenuto legittime le delibere
riguardanti la sanità privata
600
Milioni di euro le erogazioni garantite al San Raffaele di Milano e alla
Fondazione Maugeri da parte della
Regione Lombardia nel periodo in
cui Roberto Formigoni (nella foto)
ha ricoperto la carica di governatore
MILANO — «Il mio metodo di
fare le vacanze è quello completamente autopagato, mai avuto bisogno di farmele pagare», assicurava Roberto Formigoni al Corriere della Sera il 17 aprile 2012, «se
qualcuno mi ha pagato un aereo
sarà stato remunerato perché io
gli ho offerto il ristorante piuttosto che i souvenir». Dopo tre giorni aveva però aggiunto «non le ho
tenute, le ho buttate», a proposito
delle ricevute dei rimborsi delle
spese anticipate dal suo amico
Pierangelo Daccò, quello usato
dagli ospedali privati come consulente «apriporte» in Regione. E
ora che sono passati quasi due
anni, nell’arringa difensiva questi
benefit (calcolati dai pm in 8 milioni di euro) sono diventati un
esempio di «ospitalità totalizzante, come quando si danno le chiavi di casa a un amico e nel frigo c’è
anche un salamino».
Se avesse trovato quelle ricevute, ieri l’ex governatore pdl della Regione Lombardia avrebbe
magari evitato di essere rinviato a
giudizio come «promotore», dentro la Regione Lombardia, di «una
associazione a delinquere finalizzata alla corruzione», formata con
il suo potente segretario generale
Nicola Sanese e il direttore generale della Sanità, Carlo Lucchina,
in tandem con i mediatori d’affari
di area ciellina Daccò e Antonio
Simone, e d’intesa con gli ex vertici delle Fondazioni sanitarie pri-
vate Maugeri (a Pavia) e San Raffaele (a Milano nell’era di don
Verzè).
Il gip Paolo Guidi ha infatti accolto la richiesta dei pm Laura Pedio, Gaetano Ruta e Antonio Pastore, e ha disposto che il 6 maggio cominci il processo a Formigoni e altre 9 persone per questa
associazione a delinquere che dal
1997 al 2011, a fronte di appropriazioni indebite di 73 milioni
della Maugeri e di 9 milioni del
San Raffaele, avrebbe garantito
«una protezione globale» finalizzata a «provvedimenti regionali
di favore» che hanno garantito
negli anni l’erogazione di 200 milioni di euro pubblici alla Maugeri
e di oltre 400 milioni al San Raffaele.
«Una forzatura del buon senso,
delle prove e del diritto che ci
amareggia ma non ci sorprende»
dichiarano l’avvocato Mario Brusa e il professore Luigi Stortoni,
per i quali le delibere «valevano
per tutti» e non solo per Maugeri
e San Raffaele, e «al vaglio del Tar
sono sempre state giudicate legittime». La difesa dell’ex governatore, all’epoca punta di diamante
del Pdl di Berlusconi, poi presidente della Commissione Agricoltura del Senato e oggi passato
del Nuovo Centrodestra di Alfano,
derubrica a «qualche ospitalità in
barca trasformata dai pm in uso
esclusivo» la questione dei 4 milioni e 634.000 euro conteggiati
dalla Procura come acquisto-locazione-equipaggio-cambusa di
tre yacht di Daccò, e cioè «Ojala»,
da giugno 2007 a marzo 2008,
«Cinghingaia», da marzo 2008 a
settembre 2008, e «Ad Maiora»,
da settembre 2008 a ottobre 2011.
La difesa
I legali: «Una
forzatura del buon
senso, delle prove
e del diritto che
non ci sorprende»
La replica
L’ex governatore:
«A Milano quando
la Procura chiede il
rinvio a giudizio,
arriva»
La lettera
Il concorso per diplomatici
Quando si sbaglia è giusto riconoscere lealmente il
proprio errore. Specie se questo errore è stato
commesso in pubblico, a scapito di enti o persone
che a causa di quell’errore hanno visto colpito
davanti a tutti il loro nome e il loro prestigio. Un
errore del genere è quello da me commesso — e a
ragione prontamente denunciato dall’ambasciatore
Valensise — in un editoriale del Corriere («I propri
interessi come ideologia», 26 febbraio) quando, sulla
base di informazioni che poi si sono rivelate inesatte,
ho attribuito al concorso per l’ingresso nella carriera
diplomatica la rinuncia a criteri di selezione
giustamente severi. Per fortuna di noi tutti, non è
così. Il reclutamento del personale diplomatico di un
Paese, infatti, è cosa troppo importante perché su di
esso gravi qualsiasi sospetto di inadeguatezza.
Poi c’è il milione e mezzo di euro
di sconto (che per i legali è invece
«indimostrata differenza di valore di mercato») nell’acquisto da
una società riferibile a Daccò e Simone di una villa in Sardegna ad
Arzachena «con l’interposizione
di Alberto Perego, persona di fiducia e coinquilino di Formigoni
nell’associazione religiosa dei
Memores Domini». Di altri
638.000 franchi svizzeri e 86.000
dollari si discuterà per 5 vacanze
di Capodanno (spese di viaggio,
vitto e alloggio) in Argentina, Patagonia e Brasile nel 2006/2007,
a d A n g u i l l a a i Ca r a i b i n e l
2007/2008, 2008/2009 e
2009/2010, e a Saint Marteen
sempre ai Caraibi nel 2010/2011:
solo «ospitalità in occasione di
vacanze natalizie» a detta della
difesa, che ritiene «fumoso» il loro inquadramento accusatorio
nella «categoria delle utilità». Altra questione i 600.000 euro «per
finanziare la campagna di Formigoni nella competizione elettorale per la Regione nel 2010», che
invece i legali attribuiscono a
«una millanteria confessata da
Daccò»; e i 500.000 euro per l’organizzazione di eventi, incontri e
cene per «promuovere l’immagine del presidente Formigoni e il
consenso elettorale in suo favore»
in occasioni «a cui partecipavano
altri uomini politici, funzionari
regionali, dirigenti di strutture
sanitarie private e pubbliche». E
ancora 70.000 euro per «l’organizzazione di cene e convention
nell’interesse di Formigoni durante le edizioni del Meeting di Cl
a Rimini», e 18.000 per spese in
altri viaggi aerei. Fino a «somme
di denaro periodicamente consegnate a Milano da Daccò a Formigoni di importo non determinato» ma «complessivamente non
inferiori a circa 270.000 euro».
«È un fenomeno naturale, come la pioggia: a Milano, quando
la Procura chiede il rinvio a giudizio, il processo arriva», ironizza
Formigoni in serata. L’unico a festeggiare davvero è invece Mario
Cannata, che, difeso dal professor
Alberto Alessandri e dall’avvocato
Carlo Melzi d’Eril, è stato prosciolto già ieri dall’accusa di aver
stipulato contratti di consulenza
fittizia con una società di Daccò.
Ernesto Galli della Loggia
Luigi Ferrarella
[email protected]
Giuseppe Guastella
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Genova I sindacati di polizia penitenziaria: legge violata. Il Comune: non ci sono soldi per strutture di custodia attenuata
Il bimbo di cinque mesi in cella con la mamma
GENOVA — La denuncia
parte dal sindacato di polizia
penitenziaria Sappe: nel carcere di Pontedecimo a Genova da
due giorni è detenuta una
mamma con un bambino di
cinque mesi. «Da più di due
anni è stata approvata una legge — dice il segretario del Sappe Roberto Martinelli — che
stabilisce come le mamme con
bambini non debbano stare in
cella, a meno di particolari esigenze cautelari o di reati di eccezionale rilevanza come quelli di terrorismo o di mafia. Non
è questo il caso. Il carcere non è
il posto adatto a un bimbo così
piccolo, dovrebbe esserci una
struttura di accoglienza ma il
sindaco e la giunta di Genova
non hanno trovato il tempo di
trovare il posto adatto».
La donna, straniera, è detenuta per violazione della legge
sugli stupefacenti e dovrebbe
essere processata per direttissima entro pochi giorni. Quello dei bambini dietro le sbarre
è un tema sociale che riguarda
La norma
Il carcere è previsto
solo per madri
accusate di
terrorismo e mafia
non solo Genova: sono 40 le
mamme in cella con i figli nei
carceri con asili nido (Abruzzo,
Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte,
Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria). Le strutture
dedicate alla «custodia atte-
nuata» per le mamme con
bimbi sotto i sei anni sono per
ora attive soltanto a Milano e
Venezia.
«Non è vero che non abbiamo affrontato il problema —
dice l’assessore comunale Elena Fiorini —. Insieme agli as-
sistenti sociali, alla magistratura e all’amministrazione penitenziaria abbiamo un gruppo di lavoro e cerchiamo di
rispondere alle necessità caso
per caso. Non possiamo attrezzare una struttura esclusivamente dedicata alla custodia
Napoli
Quinta vittima
bruciata in auto
in tre settimane
Il cadavere
carbonizzato di un
uomo è stato trovato
in un’auto a
Casandrino, nel
Napoletano. Ieri sera
non era ancora nota la
sua identità. Si tratta
della quinta vittima
bruciata in auto in tre
settimane nell’area a
nord di Napoli (Ansa)
attenuata: sarebbe quasi sempre vuota e il ministero non
prevede fondi per finanziarla.
È chiaro che vogliamo rispettare la legge e fare in modo che
le mamme non stiano in cella,
stiamo facendo il possibile e
stiamo anche riorganizzando
la rete di accoglienza in modo
di trovare la disponibilità per
le mamme detenute».
Tuttavia, fa notare il Sappe,
qualcosa non ha funzionato
perché la giovane straniera si
trova in carcere con il neonato.
«A Pontedecimo c’è l’asilo nido — dice Martinelli — e si applicano tutti quegli accorgimenti perché la detenzione sia
il meno traumatica possibile
per i bambini ma io non posso
dimenticare quei due bambini
che solo un paio di anni fa dicevano “guardia apri” quando
uscivano con la mamma dalla
cella. Il personale penitenziario si fa carico il più possibile
della situazione ma in carcere
ci sono divise, cancelli, regole
con cui un bambino non dovrebbe essere costretto a convivere».
Erika Dellacasa
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MILANO — Doppia
richiesta di rinvio a
giudizio per Salvatore
Ligresti. Il pm milanese
Luigi Orsi ha chiesto il
processo per l’ex patron di
Fonsai sia per il filone di
inchiesta nel quale è
imputato per corruzione
con l’ex presidente
dell’Isvap Giancarlo
Giannini, sia per il filone
sui trust nel quale è
indagato per aggiotaggio.
In questo secondo fascicolo
l’ingegnere, assieme
all’imprenditore Giancarlo
De Filippo e al fiduciario
Niccolò Lucchini, è
accusato di avere tra il 2
novembre 2009 e il 16
settembre 2010 manipolato
il valore di Borsa del titolo
Premafin con
compravendite effettuate
da due trust off-shore con
sede alle Bahamas (Ever
Green ed Heritage) a lui
riconducibili e titolari del
20 per cento del capitale
della società, quota
sequestratagli dalla
Guardia di Finanza
nell’aprile di due anni fa.
Nell’altro filone di
inchiesta, invece, l’ex
presidente dell’Istituto per
la vigilanza sulle
assicurazioni private,
è accusato di aver omesso
qualsiasi controllo «nei
confronti della società
vigilata», la compagnia
assicurativa del gruppo
Ligresti. Solo nell’ottobre di
quattro anni fa, stando al
capo di imputazione,
Giannini dispose «in modo
tardivo e inefficace»
un’ispezione peraltro da lui
stesso rallentata e
ostacolata. Per la Procura
avrebbe tenuto un
comportamento «contrario
ai doveri d’ufficio» per
avere avuto — e anche
accettato — la promessa
«dell’incarico di Presidente
dell’Autorità garante della
Concorrenza e del Mercato.
Promessa — sostengono gli
inquirenti — alla quale
Ligresti «faceva seguire
contatti con il presidente
del Consiglio» dell’epoca,
Silvio Berlusconi, ma che
non si concretizzò per la
caduta del suo governo e
l’insediamento a Palazzo
Chigi di Mario Monti.
Giannini qualche giorno fa
ha consegnato una
memoria difensiva al pm,
che però non ha
evidentemente mutato
opinione sulla lettura degli
indizi, tra i quali le
dichiarazioni dello stesso
Ligresti e dell’attuario dei
bilanci Fonsai, Fulvio
Gismondi, accusatore (a
Milano) che però è nel
frattempo a Torino stato
messo sotto accusa dai pm
nel processo Fonsai-bis.
Salvatore Ligresti è già
imputato a Torino con gli
ex manager di Fonsai,
Emanuele Erbetta e Fausto
Marchionni e Antonio
Talarico, e il 10 aprile il
processo verrà riunito con
quello alla figlia Jonella
Ligresti. Domani, infine,
inizia l’udienza preliminare
a carico del figlio Paolo.
L. Fer.
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24 Cronache
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
L’esposizione Vertice con Franceschini, Guidi, Lupi e Martina. «Nelle scuole un’ora di lezione sul cibo»
Expo, un ministero contro i ritardi
Maroni: ci servono 1.600 milioni
A Milano ci sarà una sede per le Infrastrutture. Allarme sui sabotaggi
I numeri
Il calendario
e i cantieri in ritardo
Expo 2015 si terrà a
Milano tra il 1° maggio e
il 31 ottobre 2015. Il 2014
avrebbe dovuto essere
l’anno della fine di molti
dei cantieri aperti per
realizzare infrastrutture e
opere pubbliche, in alcuni
casi la data è slittata al
2015 (nella foto sotto,
da sinistra, Maurizio
Martina, Giuseppe Sala
e Maurizio Lupi)
Attesi venti milioni
di visitatori
La vendita dei biglietti
inizierà il prossimo 1°
aprile. Sono previsti 20
milioni di visitatori. I
padiglioni dovrebbero
essere circa 80 e l’Italia
avrà lo spazio espositivo
più grande con 25 mila
metri quadrati. In tutto
l’area sarà di 1,1 milioni di
metri quadrati. Trenta i
progetti ricevuti e 1,3 i
miliardi pubblici di
investimenti previsti
Chi parteciperà
all’esposizione
I Paesi che hanno fatto
pervenire la loro adesione
sono 142. Ma il numero
potrebbe cambiare per
la defezione di alcune
nazioni come Turchia
India, Ucraina e Siria alle
prese con problemi
sociali e politici. Le
assenze potrebbero
essere compensate da
new entry come quelle di
Portogallo, Sudafrica, Usa
Norvegia e Portogallo
MILANO — Anche il governo
Renzi crede all’Expo: «Abbiamo
preparato insieme l’incontro di
oggi e il premier verrà sicuramente per una visita». Il ministro all’Agricoltura Maurizio Martina garantisce per tutti e il suo collega
Maurizio Lupi (Infrastrutture) assicura che «il governo Renzi seguirà lo stesso metodo e la stessa
concretezza del precedente esecutivo». Di più: il governo ci crede
tanto al punto che dalla prossima
settimana — assicura Lupi — verrà aperto a Milano un ufficio del
ministero delle Infrastrutture «per
seguire più da vicino i procedimenti e gli eventuali problemi».
Anche Martina — nella sede della
Fondazione del Corriere della Sera
— lancia un progetto
che riguarda l’eredità
di Expo: «Un’ora di
educazione alimentare nelle scuole. Bisogna metterci dei soldi, ma sarei orgoglioso di un’innovazione
del genere, perché significa costruire la
cittadinanza del futuro».
Oltre a Lupi e Martina, ieri nella
sede di Expo sono arrivati i ministri Federica Guidi e Dario Franceschini. Quasi due ore di lavoro con
i vertici delle istituzioni e della società, per lo stato dell’arte: le cose
da fare, l’andamento dei lavori del
cantiere, i problemi e le richieste.
Di fatto però Matteo Renzi a Milano non c’è. Il suo predecessore,
Enrico Letta, aveva citato Expo nel
discorso di insediamento e aveva
fatto la sua prima uscita pubblica
ufficiale proprio nella sede della
società che sta gestendo l’esposizione del 2015.
Il governatore Roberto Maroni
è velatamente polemico: «Confidiamo nella stessa generosità usata dal governo Renzi nei confronti
di Roma per le infrastrutture connesse ad Expo». E come preannunciato, consegna ai ministri
una «lista della spesa» con le richieste economiche per finanziare
alcuni interventi di collegamento
al sito espositivo. Un totale di 1,6
miliardi di euro per opere e altri
600 milioni per la deroga al patto
di Stabilità di diversi Comuni lombardi. Lupi è ottimista per quello
che gli compete: «Ci stavamo lavorando col precedente governo e al
più presto arriveranno le risposte
che Maroni chiede». Pisapia giudica «positivo l’impegno del governo» ed è certo che «ci daranno
le risposte attese anche sulla deroga al patto di Stabilità». Il sindaco
pone poi l’accento sulla necessità
di studiare un piano di sviluppo
del turismo collegato all’esposizione: in questo ambito, la richiesta di Milano è di una soluzione
per le questioni Scala e Piccolo Teatro. Tocca poi al presidente della
Camera di Commercio Carlo Sangalli ricordare che «Expo è l’unico
progetto di ampio orizzonte che
abbiamo non solo a Milano ma nel
Gli 007
«I No Tav potrebbero
diventare un
modello per le lotte
contro Expo»
Paese. Per questo, mi auguro che
permanga il clima di collaborazione fra le istituzioni che si è faticosamente costruito nel tempo».
A proposito dei Paesi, il commissario straordinario Giuseppe
Sala fa il punto delle presenze. Rispetto a 142 adesioni arrivate finora, infatti, potrebbero esserci
defezioni e new entry. In particolare, «India e Turchia hanno problemi di natura politica; ci sono
poi nazioni che hanno conflitti e
problemi di natura sociale ed economica, come l’Ucraina e la Siria,
ma anche il Mali che ha in corso
una guerra civile; infine, abbiamo
Roma
situazioni come quella dell’Argentina, decisa a venire ma ci chiede
che siamo noi a costruire loro il
padiglione». Queste assenze, qualora ci fossero, verrebbero però
compensate da nuovi arrivi: Sala
ricorda che sono in corso le trattative con gli Stati Uniti, il Sudafrica,
la Norvegia, il Portogallo e il Lussemburgo. Il commissario si sbilancia: «Credo arriveremo a 137
presenze, comunque più dei 130
che ci eravamo dati come obiettivo».
Infine, il punto del cantiere.
Sala ammette che «il maltempo ci
sta ostacolando, ma la situazione
resta sotto controllo». Si lavora 20
ore su 24 usando le torce per illuminare l’area e si sta trattando
con i Paesi che devono venire a
costruire i propri padiglioni per
realizzare loro scavi e fondamenta
e guadagnare tempo.
Da segnalare infine l’allarme
dalla scuola di formazione dei
servizi d’intelligence: riferendosi
al movimento No Tav, gli 007 par-
137
600
Il processo
I Paesi che dovrebbero partecipare all’Expo,
130 era l’obiettivo
milioni I fondi, in
euro, per la deroga
al patto di Stabilità
dei Comuni
Pistorius alla Corte: «Non sono colpevole»
Il «processo del secolo» inizia male a
Pretoria per Oscar Pistorius (foto Ap) —
accusato di aver ucciso la fidanzata Reeva
Steenkamp — con il racconto di quella
notte di una vicina di casa. «Ho sentito le
urla raggelanti di una donna, seguite da
lano di un «modello» per tutte le
altre lotte in corso, avvertendo
che i movimenti «contro l’Expo
2015» sono destinati «ad assumere maggiore visibilità». Un allarme che era stato dato da Comune
e società Expo pochi giorni fa,
quando si è rinunciato a realizzare le Vie d’Acqua per le contestazioni di comitati e associazioni
ambientaliste. Ma anche del comitato No Canal, in qualche parte
collegato al più noto No Expo e ai
No Tav. E ieri sera, proprio Sala ha
denunciato: «I comitati non c’entrano. Ma ci sono stati sabotaggi
con gravi rischi per le persone che
lavoravano sul sito. Sono stati tagliati i freni delle macchine dei lavoratori, mettendo in pericolo la
loro vita».
quattro spari». Pistorius si è dichiarato
«non colpevole» nel processo trasmesso
in diretta tv: ha ammesso di averla uccisa,
ma solo perché l’aveva scambiata per un
ladro. L’udienza è stata aggiornata a oggi.
Elisabetta Soglio
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Vittima Vincenzo Visco, 71 anni
«Sei un servo
delle banche»
Visco aggredito
per la strada
Lo odiava per quello che
aveva fatto da ministro
delle Finanze. O almeno,
è quello che ha raccontato
ai carabinieri l’uomo che
ieri mattina per strada a
Roma, nei pressi di piazza
di Novella, ha aggredito
Vincenzo Visco, 71 anni,
che fu responsabile delle
Finanze nel primo
governo Prodi e poi con
D’Alema premier, e
ancora al Tesoro quando
Giuliano Amato era
presidente del Consiglio.
L’uomo avrebbe definito
Visco «servo delle
banche» e quando l’ex
ministro ha replicato,
spiegandogli che erano
stupidaggini, l’aggressore
l’ha spinto contro
un’automobile
parcheggiata mettendogli
le mani al collo, come per
strangolarlo, prima di
scappare. Nel pomeriggio
l’uomo è stato
identificato dai
carabinieri della
compagnia Parioli e sarà
indagato per ingiurie,
minacce e percosse. Si
tratta di un ingegnere
disoccupato di 42 anni
che abita nella zona dove
è avvenuto l’episodio, il
quartiere Africano. Ai
militari ha provato a
spiegare il suo gesto con
l’ostilità verso la passata
attività ministeriale di
Visco, dicendosi anche
pronto a scusarsi con la
sua vittima. «Ho
telefonato a Vincenzo
Visco per assicurarmi
delle sue condizioni ed
esprimergli la solidarietà
e l’affetto da parte di tutto
il gruppo Pd della
Camera. La grave
aggressione di cui è stato
vittima è il segnale di un
clima pericoloso» ha
detto Paola De Micheli,
vicepresidente vicario del
gruppo del Pd a
Montecitorio.
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Salute Un sito Internet per raccogliere le recensioni dei cittadini, dai giudizi sull’accoglienza ricevuta, a pasti, pulizia e cortesia del personale
Parte il tripadvisor della Sanità: dai pazienti voti e stellette agli ospedali
delle strutture è sotto il governo
regionale, ma il ministro Beatrice Lorenzin è ottimista: «Speriamo di poter allargare al più presto il censimento ai servizi sanitari delle Regioni, cui sarà sotto-
posta una specifica richiesta».
Non solo. Una volta a regime, il
portale non dovrà riguardare la
sola assistenza ospedaliera, ma
anche quella territoriale: farmacie, guardie mediche, medici di
medicina generale. È l’obiettivo
del ministro. Obiettivo trasparenza, obiettivo informazionecomunicazione, obiettivo controllo-valutazione. Anche la
problematica meritocrazia può
ILLUSTRAZIONE DI VINCENZO PROGIDA
C’è chi l’ha definito il Tripadvisor della sanità. Un sistema
di voto, da una a cinque stelle,
che consente al cittadino di
esprimere un parere sull’accoglienza ricevuta presso le strutture sanitarie italiane. Per ora
soltanto gli Istituti di ricerca e
cura a carattere scientifico, i cosiddetti Irccs, che sono sotto il
controllo diretto del ministero
della Salute. Ospedali di eccellenza che, oltre a fare ricerca,
hanno un’attività di ricovero e
cura a 360 gradi. Dal pronto soccorso al laboratorio, dagli ambulatori al ricovero, dalla diagnostica più o meno sofisticata
alla chirurgia anche super specialistica. Complessivamente: 49
istituti in tutta Italia, di cui soltanto 6 al sud.
Purtroppo la maggior parte
avere un’inizio dalla partecipazione in Rete. Meritocrazia di
struttura all’inizio, liste d’attesa
incluse. E verificare anche se il
percepito si sovrappone al reale.
Un mantra per la Lorenzin:
«Stiamo facendo degli Open data un mantra, per divulgare le
informazioni ai cittadini e come
incentivo a migliorare le prestazioni». Più trasparenti, più competitivi.
Informazioni a portata di click sul sito dovesalute.gov.it,
portale del ministero battezzato
ieri sul web e che ha subito calamitato commenti e prime stelle.
Una mappatura dell’offerta? Sarebbe riduttivo. Il ministro Beatrice Lorenzin definisce questa
novità in Rete una «rivoluzione
copernicana» per quanto riguarda l’accesso alle informa-
zioni. E sottolinea la «trasparenza dei servizi sanitari e il «salto
culturale». Un cambiamento
che, in stile governo Renzi, sia
rapido e — una volta tanto — efficace nello scovare i difetti burocratici del sistema salute. Ma
anche premiare chi merita.
Il cittadino entra in dovesalute.gov.it, scrive la malattia e la
città in cui lui vive e scopre dove
c’è la cura e con che esiti. Scopre
il numero posti letto, le unità
operative, le apparecchiature
Beatrice Lorenzin
«Una rivoluzione in fatto
di trasparenza e di
partecipazione diretta dei
cittadini alla valutazione»
diagnostiche disponibili dalla
struttura. E scopre anche se può
evitare un «viaggio della speranza» perché in casa ha ciò che
serve. Può infine commentare e
votare qualità dei pasti, pulizia,
cortesia del personale. «E i commenti non andranno a vuoto»,
parola di Beatrice Lorenzin.
Italiano, inglese e spagnolo le
lingue del portale. Scelta intelligente nell’ottica della sanità
unica europea: attrarre pazienti
da altri Paesi sarà fondamentale
per l’Italia, ora che è in vigore la
Direttiva sull’assistenza transfrontaliera. E se è vero che la
nostra sanità è tra le migliori, il
confronto sarà vincente. I fatti
oltre le parole.
Mario Pappagallo
@Mariopaps
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Cronache 25
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
Patrimonio
Regole e meccanismi ormai superati bloccano gli interventi programmati dal piano del 2011: su 55 progetti soltanto 14 sono stati banditi
I precedenti
Domenica Il muretto crollato
due giorni fa in una tomba della
necropoli di Porta Nocera (Corbis)
Il cedimento Nella notte tra domenica e lunedì si è sbriciolata la parete di contenimento alta 2 metri in un’area non scavata di via Nola (Ansa)
I crolli quotidiani di Pompei
e quello 0,56% di fondi investiti
In tre anni spesi 588 mila euro dei 105 milioni previsti
SEGUE DALLA PRIMA
Lo sanno tutti, da anni, che su Pompei ci giochiamo la faccia. Sanno che gli
scavi versano in condizioni pesanti e
che le domus aperte sono una piccola
minoranza rispetto a quelle chiuse e che
l’incuria giorno dopo giorno sbrana i
mosaici, sgretola le mura delle domus,
gonfia affreschi sempre più malandati e
destinati presto o tardi a creparsi. Sanno
che gli ospiti stranieri ci guardano basiti e scandalizzati dalla nostra incapacità
di gestire, curare, amare un luogo così
prezioso che appartiene all’intera umanità. Sanno che i giornali di mezzo
mondo scrivono che la città vesuviana è
la metafora dell’Italia, bellissima e disperante.
Eppure, mentre i soliti fatalisti se la
prendono con la scalogna, Giove pluvio, il buco nell’ozono e la pioggia che
tormenta «’o paese d’‘o sole», quelli che
hanno in mano il destino di Pompei sono impantanati da anni. Nel febbraio
del 2010 il direttore degli scavi Antonio
Varone scriveva al ministro dei Beni
culturali Sandro Bondi: «È ben noto come un notevole numero degli edifici di
Pompei antica versi in condizione di degrado statico dovuto alle malte stanche
che li cementano e alle intemperie. Si
ravvisa la necessità, a breve, di provvedere per l’incolumità del pubblico e per
la salvaguardia stessa del bene archeo-
I tempi
La chiusura dei
cantieri prevista
per oggi slitterà
alla fine del 2015
logico all’identificazione di murature
ad immediato pericolo di dissesto statico, onde procedere all’eliminazione dei
pericoli richiamati...». «A breve…».
Sono passati più di quattro anni, da
allora. E neppure il crollo della Scuola
dei Gladiatori dell’autunno seguente,
crollo sbrigativamente imputato a Sandro Bondi, è servito a lanciare l’allarme
sull’urgenza assoluta di fare in fretta.
Ripercorrere le promesse e gli impegni
seguiti al trauma della Schola Armaturarum, le cui macerie sono state rimosse solo pochi mesi fa lasciando pezzi di
I lavori
I progetti banditi
I 55 interventi già programmati
per gli scavi di Pompei
Banditi
14
Progetti in corso
o da avviare
Da bandire
entro questo
mese
39
2
Fonte: Ministero dei Beni culturali
8
5
4
Cantieri Aggiudicati In corso
aperti
D’ARCO
muro con ciò che resta degli affreschi
«protetto» da teli di cellophane, è una
coltellata al cuore.
Era l’aprile del 2011 quando fu lanciato il piano per la «Grande Pompei»
da 105 milioni di euro, poi approvato in
giugno dal consiglio superiore dei Beni
culturali. Era ottobre quando Giancarlo
Galan, subentrato a Bondi, assicurava
gongolante che i soldi li avrebbe messi
l’Europa: «È fatta!». Era novembre
quando il presidente della Campania,
Stefano Caldoro, al fianco del commissario europeo Johannes Hahn, tuonava
entusiasta: «Questi 105 milioni sono
una grande risposta, un grande impegno per il futuro. È il più grande intervento degli ultimi decenni nel sito».
Tre mesi dopo, nel marzo 2012, l’Ansa assicurava: «I primi bandi per la realizzazione del “Grande progetto Pompei” partiranno a breve: la prossima settimana sono attesi i ministri per la firma
dei primi atti formali…». Ad aprire Lorenzo Ornaghi, il successore di Galan,
garantiva: «L’intensa cooperazione tra i
ministeri è un prototipo molto piaciuto
all’Europa». Ma è inutile andare avanti
con le promesse... Fatto è che nell’aprile
2013 il Corriere denunciava: «Accettiamo scommesse: i lavori per salvare
Pompei dureranno una vita e costeranno una tombola. Lo dicono i ribassi di
certe gare d’appalto: fare un’offerta del
57% inferiore alla base d’asta significa
Nel 2012 L’8 settembre viene
giù una trave in legno di 4 metri
dal tetto di Villa dei Misteri (Ansa)
Nel 2010 Il 1 dicembre viene giù
una porzione della casa
del piccolo Lupanare(Milestone)
Nel 2010 Tra i danni più gravi, il
crollo della Domus dei Gladiatori
il 6 novembre 2010 (LaPresse)
puntare sul trucco che da anni devasta i
cantieri pubblici italiani. Vinto l’appalto, si tirano in lungo i lavori il più possibile per poi pretendere più soldi, più
soldi, più soldi».
Previsione facile. Poche settimane
dopo, il neoministro Massimo Bray, alla
vista dei numeri, faceva un salto sulla
sedia: pochissimi appalti fatti, tantissimi ricorsi degli esclusi destinati a durare anni, rarissimi progetti avviati. Un
quadro agghiacciante: «Avanti così non
ce la faremo mai!». Unica soluzione: varare il «decreto Cultura» per tentare di
accelerare i tempi.
Risultato finale? Un durissimo braccio di ferro coi più alti mandarini della
burocrazia sul nome del direttore generale del Grande progetto Pompei. Braccio di ferro vinto da Bray con la nomina
di Giovanni Nistri (generale dei carabinieri per anni impegnato nel recupero
d’opere d’arte rubate) affiancato da un
vicario, il funzionario ministeriale Fabrizio Magani. Caso chiuso? Macché.
Tutto impantanato a Palazzo Chigi. Un
mese intero solo per trasmettere il decreto. Un mese. Peggio ancora col sovrintendente, Massimo Osanna: la nomina è del 20 gennaio, ma l’investitura
da allora è al vaglio della Corte dei Conti. Un mese e mezzo di pensamenti e ripensamenti: aveva il ministro il diritto
di scegliere un archeologo esterno al
ministero anziché un funzionario già
nei ranghi governativi? Ai posteri l’ardua sentenza…
Nel frattempo, uno studio riservato
preparato dagli staff un paio di settimane fa per gli ex ministri Carlo Trigilia e
Massimo Bray getta
nello sconforto. Da
quel lontano febbraio
del 2012 in cui fu varato il progetto Pompei,
annunciato un anno
prima e invocato addirittura nel febbraio
2010 dal direttore degli scavi, sono stati
spesi in tutto, come
dicevamo, 588 mila
euro. La chiusura dei
cantieri prevista per
oggi slitterà se va bene
(auguri) alla fine del 2015. Su 55 progetti quelli banditi (e meno male che c’è
stato il decreto Bray sennò non sarebbe
stato consegnato nei tempi giusti neppure un quinto dei lavori) sono solo 14.
Risuona nelle orecchie l’antica maledizione di Alphonse De Sade: «Ma in quali
mani si trova, gran Dio! Perché mai il
Cielo invia tali ricchezze a gente così poco in grado di apprezzarle?».
Matteo Renzi ha denunciato il contrasto tra le urgenze dell’Italia e i tempi
insopportabili della macchina pubblica? Ecco un caso dove dimostrare la volontà assoluta di sradicare la mala pianta delle pastoie burocratiche. La sradichi in fretta, se ce la fa. Sennò, poiché
Pompei non appartiene solo a noi ma a
tutto il mondo, al diavolo l’amor proprio: diamola da gestire, curare e amare
a chi può farlo meglio di noi.
Gian Antonio Stella
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Pisa Dopo lo squarcio di un mese fa ieri uno sperone si è staccato mentre gli operai erano al lavoro sulle mura
E adesso la frana di Volterra minaccia l’acropoli etrusca
VOLTERRA (Pisa) — Un
boato e un altro crollo, in diretta, davanti agli abitanti terrorizzati. Drammatico, devastante e a rischio per gli operai che stavano lavorando alle
mura d’impianto medievale
della città già sbriciolate per
un fronte di trenta metri un
mese fa.
E adesso la frana di Volterra
fa ancora più paura e, dopo
aver sfregiato gli antichi bastioni, minaccia l’acropoli
etrusca, quasi tremila anni di
storia, antichi templi votivi,
aree rituali ancora da decifrare, tesori da scoprire. «Sono a
poche decine di metri dall’ultimo crollo — dice il sindaco
Marco Buselli — e siamo preoccupati. Non c’è tempo da
perdere, pochi giorni così e la
grande storia dell’Etruria rischia d’essere cancellata per
sempre».
È stato uno dei giorni peggiori quello di ieri per Volterra, il gioiello etrusco, romano
e medievale che domina quel
tratto di Toscana che dal mare
s’inerpica sino alle colline
della Valdicecina e dalla provincia di Pisa conduce verso
quella di Siena. Un lunedì nero seguito a una domenica bestiale, di grande preoccupazione e, purtroppo, di pessimismi profetici. «La pioggia
non ha aiutato e non era difficile immaginare che la frana
avrebbe colpito ancora», spiega l’assessore ai Lavori pubblici Paolo Moschi. Che però
benedice il Cielo. «Si è sfiorata la tragedia — racconta —
perché quando poco dopo le
16 si è staccato lo sperone di
un tratto delle mura ricostruite nel Settecento erano in tanti a lavorare e a osservare da
vicino. Un operaio è rimasto
sospeso nell’aria su una piattaforma, le mura gli sono
crollate davanti ai suoi occhi e
lui è rimasto inerme con un
masso in mano. Un autista è
stato sfiorato dal crollo. Nessuno è rimasto ferito. È stato
un miracolo che ha un po’ rischiarato questa sciagurata
giornata. Adesso però bisogna fare il resto. La frana potrebbe salire verso l’acropoli,
tutto è instabile, abbiamo pochi giorni di tempo». Durante
la frana di ieri sono caduti 700
metri cubi di terra e a poco sono serviti i tentativi di blocca-
re il movimento della terra
con teloni impermeabili e rinforzi d’acciaio.
Fabrizio Burchianti, il direttore del museo etrusco
All’opera
Lo sperone
di roccia
che si è staccato
ieri
a Volterra,
mentre alcuni
operai stavano
sistemando
i danni causati
dal maltempo
nei
giorni scorsi
(foto Ansa)
Guarnacci, il secondo al mondo per importanza dopo Villa
Giulia a Roma, è stato tra i
primi a correre in piazza Martiri. E a tremare, davanti a
quel vampiro che adesso minaccia gli Etruschi. L’acropoli
volterrana custodisce le fondamenta di templi dell’VIII secolo avanti Cristo, i recinti in
muratura dedicati ai culti votivi. «Lo scorso anno i ricercatori dell’università hanno trovato un mosaico bellissimo —
racconta Burchianti —. E qui
negli anni sono state trovate
armi, terrecotte, vasi finemente decorati, bronzi».
L’acropoli, oggi parco, era
dedicata al culto di Demetra,
la dea della terra e della fertilità entrata poi nel pantheon
romano. In questi luoghi pregavano i membri della famiglia Keikna, una delle più potenti e blasonate dell’Etruria.
«Che poi, con la conquista romana, si trasferirono nell’Urbe e latinizzarono il nome che
diventò Cecina. Cicerone fu il
loro avvocato». Tutta questa
Grande Bellezza rischia d’essere cancellata. La corsa contro il tempo è già iniziata.
Marco Gasperetti
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Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Cronache 27
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
ll caso I legali di lui: qualcuno ha creato un vuoto affettivo
Scienza
La bersagliera Lollo:
«Io sotto tutela?
Rimango allibita»
La mutazione
di un gene
limita il diabete
C’è una mutazione genetica
che abbassa il rischio di
sviluppare il diabete di tipo 2
anche negli obesi. La scoperta
è stata pubblicata sulla rivista
Nature Genetics da un team
internazionale guidato dal Mit
di Boston. Lo studio è iniziato
prima su un campione di 28
mila scandinavi tra cui sono
stati scelti quelli che hanno
sviluppato la malattia pur non
avendo i fattori di rischio e
quelli che l’hanno evitata pur
essendo obesi e fumatori.
L’analisi del Dna del secondo
gruppo ha mostrato due
soggetti che avevano una
mutazione che distruggeva
una copia di un gene
chiamato «ZnT8». La ricerca è
stata poi estesa a 18 mila
svedesi e poi agli islandesi.
Risultato: i soggetti con la
mutazione hanno un rischio
di diabete di tipo 2 più basso
di due terzi.
La replica al figlio. Udienza ad aprile
Le tappe
La richiesta
al giudice tutelare
Andrea Milco Skofic ,
unico figlio di Gina
Lollobrigida, si è rivolto
a giudice tutelare per
chiedere un
amministratore di
sostegno per sua
madre. L’uomo è
preoccupato per il
vuoto affettivo che si è
creato intorno alla
madre. Né lui né suo
figlio riescono più a
vedere l’attrice, neppure
a parlarci per telefono
Il parere
dello psichiatra
L’udienza sulla
questione
dell’amministratore di
sostegno si svolgerà ad
aprile. Intanto
interviene sulla vicenda
lo psicopatologo al
quale si sono rivolti i
legali di Skofic,
Ferdinando
Imposimato e Pietro
Sarrocco. Vincenzo
Maria Mastronardi dice:
«Il figlio era
legittimamente
allarmato»
Il matrimonio
per procura
L’anno scorso fece
clamore la notizia che
Gina Lollobrigida si
sarebbe sposata per
procura con Javier
Rigau, aitante spagnolo
con il quale aveva
intrattenuto una
relazione tra il 2006 e il
2007: il presunto
matrimonio sarebbe
avvenuto nel 2010.
«Sono stata raggirata,
Javier è una persona
ignobile», aveva
denunciato l’attrice
«Sono allibita, non ci posso
credere». Con queste parole
Gina Lollobrigida ha reagito
alla notizia che il suo unico figlio Andrea Milco Skofic ha
chiesto al giudice tutelare la
nomina di un amministratore
di sostegno per lei. L’udienza
è fissata ad aprile.
Stentano a crederci anche
le amiche della fata dai capelli
turchini, Grand’Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, Cavaliere
della Legion d’onore della Repubblica francese, ma soprattutto monumento nazionale
con i suoi 62 film: uno su tutti, Pane, amore e gelosia.
Non ci crede, per esempio,
Tiziana Rocca: «Ma che,
scherziamo? Gina è una “capa
tosta”, è volitiva, decide tutto
da sola. Quando le propongo
di venire a un’inaugurazione,
vuole sempre che le spieghi
ogni cosa. Se qualcuno chiede
di intervistarla, guida lei la
conversazione. Si ricorda tutto, mangia a pranzo gli arancini con la Coca Cola, per dire,
ha una tempra che noi ce la
sogniamo».
Non la pensa allo stesso
modo Vincenzo Maria Mastronardi, docente di Psicopatologia forense alla Sapienza
di Roma, il consulente al quale si sono affidati i due legali
di Skofic, l’ex magistrato già
parlamentare Ferdinando Imposimato e l’avvocato Pietro
Sarrocco. Spiega: «L’amministratore di sostegno è la figura
più tenue che però permette
di tutelare la signora Lollobrigida». Insomma, non è una
richiesta di interdizione.
Tutto nasce dal fatto che da
più di due anni Milco Skofic e
suo figlio Dimitri non riuscirebbero a comunicare con la
madre e nonna. Prosegue Mastronardi: «Il nipote, attore,
che vanta nel suo Dna l’impronta artistica della nonna,
non ha più accesso alla sua
casa. Ha provato a mettersi in
contatto con lei, l’ha pure invitata alle sue rappresentazioni teatrali, ma senza successo.
Lo stesso il figlio: ha provato a
telefonare alla mamma in diverse occasioni, e non riesce
nemmeno più a incontrarla.
Qualcuno ha creato intorno
all’attrice un vuoto affettivo. È
questo, non certo mere questioni di eredità, a preoccupare enormemente Milco: è
questo grosso e potente allontanamento estemporaneo dei
familiari più stretti ad avere
legittimamente allarmato il
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Stella
Gina Lollobrigida compirà
87 anni il prossimo 4 luglio.
Ha alle spalle
62 film, ma nell’immaginario
collettivo resta
la Fata turchina
di Pinocchio. A
sinistra l’attrice
con il figlio Andrea Milco Skofic (Reuters
e Ansa)
La graduatoria su «Forbes»
Bill Gates si riprende lo scettro di più ricco al mondo
L’attesa è durata quattro anni, ma alla
fine Bill Gates si è ripreso il trono di
«uomo più ricco del mondo» (suo per
15 degli ultimi 20 anni). Con un
patrimonio di 76 miliardi di dollari il
fondatore di Microsoft si riprende il
titolo che dal 2010 gli era stato soffiato
dal magnate messicano delle
telecomunicazioni Carlos Slim (72
miliardi). Terzo, nella classifica di
Forbes, è l’imprenditore galiziano,
Amancio Ortega, patron di Zara. Primo
tra gli italiani Michele Ferrero (22°, con
26,5 miliardi), immediatamente dietro
Mark Zuckerberg (21°, 28,5 miliardi). I
super ricchi sono 1.645, mai cosi tanti
in 27 anni, con una crescita record tra
le donne (172): in testa Christy Walton
(WalMart) con 36,7 miliardi.
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La classifica Patrimoni stimati, dati in miliardi di dollari
Bill Gates
58 anni, fondatore
di Microsoft
Carlos Slim
74 anni, magnate
delle telecomunicazioni
76
72
Amancio Ortega
77 anni, proprietario
della catena Zara
64
C.D.S.
Fonte: Forbes
IL PRIMO ITALIANO
Alla 22a posizione
troviamo Michele
Ferrero (88 anni) con
27 miliardi di dollari
L’EMERGENTE
Mark Zuckerberg
(21a posizione, 29 anni)
nel 2013 è passato da da 15,2
a 28,5 miliardi di dollari
figlio».
Lo psichiatra forense ha
«esaminato la psicobiografia
e gli accadimenti» ricostruendo passo dopo passo in quale
modo si sono inceppate le comunicazioni.
C’è da dire che le ultime vicissitudini della vulcanica artista, scultrice e fotografa, farebbero impensierire chiunque. L’ultima bega riguarda
Javier Rigau, l’aitante spagnolo di oltre trent’anni più giovane della bersagliera, che diceva di averla sposata per procura nel 2010: i due avevano
avuto una relazione tra il 2006
e il 2007. «Era un periodo in
cui ero depressa e mi serviva
un sostegno», si era giustificata la signora Lollobrigida.
Mentre nella denuncia si era
espressa con minore indulgenza: «Penso di essere stata
raggirata da Javier, è una persona ignobile che potrebbe
avermi sposata in Spagna a
mia insaputa, senza il mio
consenso, allo scopo di ereditare i beni dopo la mia morte».
Nel frattempo, l’artista ha
ve n d u to i n u n’ a s t a a l l a
Sotheby’s di Ginevra parte dei
suoi gioielli, incassando diversi milioni di euro. Che si
aggiungono, adesso, al suo
tesoretto.
Elvira Serra
La ricerca
«Sette anziani
su dieci a rischio
ludopatia»
Sette over 65 su dieci hanno
giocato d’azzardo almeno
una volta nell’ultimo anno.
Poco meno della metà l’ha
fatto per vincere denaro.
Quasi quindici su cento sono
risultati a «rischio» ludopatia
e il 16,4% ha bisogno di cure.
Sono i dati emersi da una
ricerca del Gruppo Abele e di
Libera in collaborazione con
Auser. «Lo chiamano gioco,
ma in palio ci sono le vite
delle persone», ha
commentato don Luigi Ciotti,
fondatore del Gruppo Abele e
di Libera. Il gioco d’azzardo,
ha sottolineato, è la quarta
industria italiana e l’Italia è il
terzo Paese al mondo in cui si
gioca di più. Enzo Costa,
presidente nazionale di
Auser, ha rimarcato che «lo
Stato spende per curare i casi
più gravi di dipendenza oltre
sei miliardi di euro, all’incirca
la somma (8 miliardi) che
incassa dal gioco stesso».
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IL COMMENTO
di Armando Torno
nelle Idee&Opinioni
La scoperta in Siberia
Il risveglio del virus gigante dopo 30 mila anni di letargo
di ANNA MELDOLESI
S
cioglimento dei ghiacci, virus giganti, vasi di Pandora. Sembrano
appunti per un libro di fantascienza, da mettere sulla libreria di
fianco a titoli come «Jurassic Park» e
«Andromeda» di Michael Crichton.
Invece sono le parole chiave contenute in uno studio che esce oggi sulla rivista Pnas. Lo firma un gruppo francese, guidato da Chantal Abergel e
Jean-Michel Claverie, che sta passando al setaccio gli angoli più remoti del
mondo per portare alla luce creature
straordinarie di cui nessuno sospettava l’esistenza.
L’ultimo arrivato è il microrganismo gigante appena scoperto in Siberia, dove è rimasto in letargo per trentamila anni protetto dal permafrost.
L’hanno chiamato Pithovirus, dal greco pithos, l’anfora donata dagli dei alla leggendaria Pandora. Secondo il
Sudafrica
Orso depresso
per la morte
della compagna
Si chiama Wang, è
l’ultimo orso polare
ospitato in Africa, nello
zoo di Johannesburg
(nella foto), e adesso
soffre di depressione. Se
ne sta al caldo e rifiuta il
cibo nonostante gli
sforzi di veterinari e
psicologi. In crisi dopo
la morte a gennaio della
sua compagna GeeBee
con la quale viveva da
quasi 30 anni
mito conteneva tutti i mali del mondo
e la bella fanciulla, scoperchiandola,
riversò sull’umanità sciagure di ogni
genere. Fu la punizione voluta dagli
dei per la disobbedienza di Prometeo,
che aveva osato rubare il fuoco. Solo
l’anno scorso gli stessi ricercatori avevano stupito la comunità scientifica
con un altro virus gigante, anche
quello a forma di anfora e ribattezzato, guarda caso, Pandoravirus. Nomen
omen, si dice per indicare che il nome
delle persone a volte vale come un
presagio. Di sicuro questi vasi viventi
di Pandora traboccano di sorprese, e
forse anche di qualche avvertimento.
Il Pithovirus infetta le amebe, non
l’uomo, ma la sua presenza nel ghiaccio spinge i ricercatori francesi a scrivere che il permafrost potrebbe nascondere altri microrganismi, magari
patogeni, che potrebbero essere liberati a causa del riscaldamento globale.
In uno scenario catastrofico di questo
genere il mito di Pandora rivivrebbe
riveduto e corretto, con gli uomini
puniti per aver inquinato il pianeta e
cercato tra i ghiacci nuovi giacimenti
di petrolio. Ma queste sono fantasie
che dicono poco sui rischi concreti e
molto sul funzionamento della mente
umana. L’idea della tracotanza e del
castigo, evidentemente, esercita un
fascino antico e intramontabile.
Chi studia le malattie emergenti sa
che l’esplorazione di nuovi ambienti
espone gli uomini al contatto con microrganismi sconosciuti su cui occorre vigilare. A questo servono le reti internazionali di sorveglianza, che abbiamo visto attivarsi per malattie come la Sars e l’influenza aviaria. Allo
stato attuale delle conoscenze, comunque, i virus giganti devono suscitare un sentimento di meraviglia più
che di paura. È come se avessimo trovato l’uomo delle nevi in Tibet o Bigfoot nel nord America. A scuola ab-
biamo studiato che i virus sono esseri
piccolissimi e semplicissimi, al confine tra la vita e la materia inanimata,
fatti solo di un involucro che custodisce pochi geni. Oggi questa nozione
appare datata: i virus giganti possono
superare il millesimo di millimetro e
il loro genoma può codificare oltre
duemila proteine. Secondo qualcuno
potrebbero rappresentare addirittura
un ramo indipendente dell’albero
della vita.
La prima famiglia è stata scoperta
dieci anni fa (Megavirus), nel 2013 è
arrivata la seconda (Pandoravirus).
Ora la terza, che per alcuni aspetti ha
caratteristiche intermedie, ma conquista il record della stazza (1,5 micrometri). Il ritmo delle scoperte e la
loro distribuzione geografica tra Australia, Cile e Siberia lascia immaginare che il gruppo francese sia estremamente fortunato o che questi virus ciclopici dopotutto non siano così rari.
Se è giusta la seconda ipotesi aspettiamoci di fare presto la conoscenza con
nuove bizzarre creature ancestrali.
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Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Cronache 29
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
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La storia
Adora la Germania, la mummia Ötzi e le giacche colorate. Parla quattro lingue ed è già Alfiere della Repubblica
Sogni e realtà
Dal 2012
intrattiene una
corrispondenza con
la cancelliera
tedesca Angela
Merkel che l’ha
anche invitata in
Germania insieme
alla famiglia. Figlia
di un muratore e di
una casalinga, vive
con i genitori a San
Zeno in Cassola
(Vicenza). Sogna di
laurearsi in biologia
all’Università
Ludwing Maximilian
di Monaco «perché
lì si sono formati i
massimi esperti
sull’Uomo di
Simulan». Far
copiare i compagni
di scuola? «Mai, ma
se mi chiedono una
mano dopo le
lezioni non mi tiro
mai indietro».
Piatto preferito: mini farfalle con il
sugo al pomodoro. Dolce: tiramisù.
Squadra: Bayern Monaco. Cantanti:
Psy, Shakira ed Eros Ramazzotti.
E fin qui, potrebbe essere un qualunque adolescente. Poi però c’è la
musica classica: Wagner. La collezione di giacchette colorate: viola, fucsia,
rossa, nera, bianca e grigia. E i libri
pubblicati: tre (autoprodotti), due già
scritti e in attesa di pubblicazione e
uno in via di completamento. Ma non
è ancora il colpo di grazia: una passione sfrenata per la cancelliera tedesca
Angela Merkel.
Signore e signori, ecco a voi Maria
Zanchetta, quindicenne (stra)ordinaria di San Zeno di Cassola (Vicenza),
papà muratore, mamma casalinga e
lei, udite udite, Alfiere della Repubblica già da due anni.
Il piccolo genio parla quattro lingue
straniere: inglese, francese, tedesco e
spagnolo. Ha un fidanzatino in Ger-
Maria, 15 anni e le lettere a Merkel
«Le ho dedicato il mio terzo libro»
Veneta, studentessa prodigio: «I compagni non li faccio copiare»
mania. E dal 2012 intrattiene una corrispondenza con la donna più potente
d’Europa, alla quale ha dedicato il suo
terzo libro, un fantasy sull’Uomo del
Similaun (Le avventure della mummia Ötzi, Editrice Artistica Bassano):
la signora Merkel ha ricambiato la
gentilezza invitando Maria con i genitori per una visita guidata alla Bundeskanzleramtsgebäude il 15 giugno
dell’anno scorso, quando la ragazzina
ha conosciuto anche il ministro delle
Finanze Wolfgang Schäuble.
«Della Germania condivido l’ordine mentale, il rigore e la capacità di
fare i conti con la storia, di rivedere i
propri errori e di andare avanti; insomma, di risollevarsi e ripartire»,
spiega la Lisa Simpson del Veneto che
custodisce come cimeli i tre biglietti
privati a lei scritti da Angela Merkel.
«È stata un’emozione fortissima rice-
Il riconoscimento
Due anni fa il presidente della Repubblica Napolitano l’ha nominata
Alfiere della Repubblica
verli. Mi hanno dato la sensazione che
fossi davvero considerata, una cosa
così ti dà una carica grandissima».
Studente modello al liceo New
Cambridge di Romano D’Ezzelino,
non si vergogna di ammettere che
non fa mai copiare i compagni duran-
te i compiti in classe. «Ma se mi chiedono di aiutarli dopo la scuola non mi
tiro mai indietro. Il punto è che i miei
coetanei un problema, come per
esempio un capitolo più difficile da
studiare, lo aggirano anziché affrontarlo. Cercano sempre di svicolare.
Mentre io dico che bisogna sbatterci
la testa contro il muro, sulle cose».
Parsimoniosa di carattere («i miei
mi danno già così tanto, non posso
chiedere niente di più»), ha un cellulare vecchio modello che serve solo a
fare telefonate e ricevere messaggi,
mentre il suo computer di casa, anche
questo superato, non ha il collegamento Internet. Ama le città d’arte,
vorrebbe andare a Parigi e a Madrid
per praticare le lingue. Soprattutto, è
appassionata di mummie. Il suo sogno (uno dei suoi sogni: l’altro è trovare una casa editrice che la pubbli-
Vaticano
Monsignor Xuereb
numero due
dell’Economia
Monsignor Alfred Xuereb è stato
nominato segretario generale della
Segreteria per l’Economia, il
superdicastero vaticano nato la
settimana scorsa su suggerimento
del Consiglio degli 8 cardinali. La
nomina di Xuereb è valida per i
prossimi cinque anni. Ieri è stato
pubblicato anche il decreto di
nomina del cardinale Pell, che
diventa prefetto della Segreteria,
costituita lo scorso 24 febbraio dal
Papa. Xuereb, maltese di 56 anni,
era il secondo segretario di
Benedetto XVI dal 2007, e dopo la
rinuncia lo aveva seguito a
Castelgandolfo ma lo stesso Papa
emerito ha suggerito al successore
di prenderlo come segretario.
Manca ancora un nome per
completare il vertice della Segreteria
per l’Economia accanto a lui e Pell ci
sarà infatti il revisore generale.
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In edicola da domani
chi) è laurearsi in biologia all’Università Ludwig Maximilian di Monaco.
«Perché lì si sono formati i massimi
esperti di Ötzi». A lei interessa scoprirne i risvolti terapeutici. «Dallo
studio dei tessuti si possono ricavare
informazioni importantissime per la
cura delle malattie».
Tuttavia non disdegna di immaginare se stessa, in futuro, impegnata in
politica. «Se uno ha capacità e cultura,
è un peccato non metterle a disposizione della comunità». Non ha un politico preferito. «Per me contano i fatti, al di là dei partiti». Di Matteo Renzi
può solo dire che le piacciono i discorsi. «Ma attendo il suo operato prima di giudicarlo». Intanto, però,
avrebbe già pronta la ricetta anticrisi.
«Per prima cosa bisogna valorizzare il
nostro enorme patrimonio artistico e
culturale: ce lo invidia tutto il mondo.
Poi, consiglierei a Renzi di tagliare subito i costi della politica, di ridurre le
tasse, di evitare le perdite di capitale
umano senza lasciar andare via i famosi cervelli in fuga, e di reinvestire
nell’istruzione dei giovani e sulla sanità». Nient’altro?
Elvira Serra
«Il mio papa»
Un settimanale
tutto su Bergoglio
Si chiama Il mio papa ed è il primo
periodico al mondo dedicato a papa
Francesco: si tratta di un’iniziativa
lanciata da Mondadori, che intende
così rispondere all’ondata di
popolarità del primo anno di
pontificato Bergoglio. «L’idea di un
giornale pensato per raccontare e
condividere gli atti e le parole di
Francesco è nata osservando come
la sua elezione abbia provocato una
nuova attenzione nei confronti dei
temi etici, religiosi e di morale», ha
spiegato il direttore Aldo Vitali
lanciando il settimanale che sarà in
edicola da domani, mercoledì —
giorno di uscita il mercoledì, lo
stesso dell’udienza generale che
ogni settimana il Santo Padre
concede al pubblico — al prezzo
lancio di 50 centesimi e con un dvd
celebrativo del primo anno di
pontificato.
@elvira_serra
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Nepal Troppa immondizia sulla montagna più alta del mondo. Entro un anno si pensa di estendere la regola anche agli altri picchi himalayani
Le pulizie sul tetto del mondo
«Chi vuole scalare l’Everest
deve portare giù 8 chili di rifiuti»
Norme in vigore da aprile. Previste cauzioni e sanzioni
Forse gli toccherà portare
giù anche quel che resta di un
elicottero schiantato quarant’anni fa. Quel che è certo è che
dovranno caricarsi sulle spalle
cartoni e bottiglie di plastica,
tende e corde, lattine e fornelletti, piatti e scarponi. C’è anche chi s’è dimenticato macchine fotografiche e tablet.
Perché lassù, in cima all’Everest, c’è ormai di tutto. Anche
troppo. Del resto almeno quattromila persone hanno messo
piede sul «tetto del mondo». E
ognuno s’è lasciato qualcosa
dietro. Qualcuno anche la vita.
E così il Nepal ha deciso di
fare la voce grossa. Dal prossimo mese chi vuole salire in cima deve riportare giù almeno
otto chilogrammi di spazzatura raccolta qua e là. Non solo la
propria, ma anche quella che
altri «appassionati» dell’alta
quota hanno abbandonato nel
corso dei mesi e degli anni.
Ottomila metri in otto chili.
«Non possiamo più tollerare
che le nostre cime continuino
ad essere le discariche più alte
del pianeta», dicono dal ministero del Turismo. Quindi la
decisione: da aprile, chi andrà
oltre il campo base dell’Everest — ma si sta pensando di
estendere il provvedimento
anche ad altri picchi dell’Himalaya — dovrà presentarsi al
ritorno a un ufficio per far pesare i propri sacchetti. Se la
quota minima viene raggiunta
va tutto bene. Altrimenti la
spedizione dovrà dire addio al
deposito di quattromila dollari lasciato prima dell’ascesa.
50
Tonnellate La stima della
spazzatura che dovrebbe
trovarsi sull’Everest tra
bombole di ossigeno
vuote, tende rotte e lattine
Chi non risulterà in regola potrebbe avere anche una multa
o finire in tribunale.
Scalatori e spazzini. L’obbligo riguarderà i rifiuti organici
e inorganici, ma non «le bombole di ossigeno e gli escrementi umani», hanno precisato le autorità locali. Kathmandu aveva anche pensato a una
«ronda» di dieci persone —
tutti rappresentanti del governo — per controllare il comportamento degli appassionati della montagna. Ma dopo
qualche settimana di prova e
risultati scadenti s’è deciso di
procedere in un modo più «radicale».
Troppi alpinisti maleducati
lassù in cima? «In teoria non si
dovrebbe lasciare nulla in giro», spiega Silvio «Gnaro»
Mondinelli, guida alpina e uno
dei pochi ad essere salito su
tutte e quattordici le vette del
mondo con un’altezza di almeno ottomila metri. «Nella pratica succede che vuoi per la
Alta quota
A sinistra
uno sherpa
nepalese
raccoglie la
spazzatura
abbandonata
sull’Everest dagli
scalatori a quota
ottomila metri.
Nell’immagine
sopra le tende
di una spedizione
di alpinisti
(foto Namgyal
Sherpa/Afp,
Corbis)
stanchezza, vuoi un po’ per
scorrettezza qualcosa si abbandona sempre». La mossa
del governo del Nepal, secondo Mondinelli, è importante.
«Dal primo campo base in su,
verso la vetta dell’Everest, è
davvero una discarica a cielo
aperto», dice. Ma sugli otto
chili da raccogliere, Mondi-
nelli non è molto convinto.
«Mi sembra una richiesta
troppo bassa. Penso anche che
i quattromila dollari di deposito siano pochissimi per spedizioni dove si spendono anche centomila dollari. Al netto
del comportamento virtuoso
di ognuno, si dovrebbe far pagare a seconda della grandezza
del gruppo di scalatori».
Per la guida alpina «si dovrebbero poi istituire delle
squadre che hanno un solo
compito: togliere la spazzatura». E ancora. «Dare multe non
è sufficiente, bisognerebbe
pensare davvero a un piano di
intervento per portare via tutta la pattumiera. Con quel che
costa il permesso uno si aspetta di scalare in un giardino botanico. Invece si presenta lì e
scopre cumuli di immondizia
tipici delle città».
La questione, in realtà, non
sarà così facile da risolvere. I
due percorsi classici — la Cresta Nord-Est e quella Sud-Est
— sono così affollati che, nel
2013, in 810 hanno tentato di
salire in cima. Un record storico che nel 2015 potrebbe essere addirittura stracciato: il
prossimo anno la tassa da pagare per scalare le vette himalayane passerà da 25 mila a 11
mila dollari a testa. Una mossa,
secondo Kathmandu, che dovrebbe servire a distribuire le
scalate lungo tutto l’anno per
evitare ingorghi e botte ad alta
quota. Ma che, secondo molti
esperti, finirà per riempire
sempre più di spazzatura le
montagne asiatiche.
Leonard Berberi
@leonard_berberi
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Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Cronache 31
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
Sensuali
A sinistra le modelle di
Stella McCartney mentre
ballano in passerella
Qui sotto, un modello di
Givenchy disegnato da
Riccardo Tisci
Giambattista Valli L’abito è una
rosa capovolta. La collezione
sfuma dal rosso al rosa tenue
Per il prossimo inverno Dalla McCartney salti e balli in passerella
Le ragazze felici di Stella
Avanguardia Givenchy
Contrasti: maglie melange e bande fluo
DAL NOSTRO INVIATO
Elie Saab Per la sera l’abito è lungo
nel classico nero: in chiffon
o tempestato di paillettes
PARIGI
Emanuel Ungaro Pantaloni e bluse
di pelle per l’inverno. Le rose jacquard finiscono su tailleur e felpe
PARIGI — Ballano e saltano e ridono le
giovani donne sulla passerella di Stella McCartney. C’è la bellissima Cara Delevingne, la
top del momento, di solito costretta a tenere
il muso (così piace agli stilisti che leggono
nelle ragazze imbronciate forza e determinazione, sarà…) che è scatenata. Sembra un
incontro fra amiche allegre e spensierate.
Ma questo è lo spirito con il quale la stilista
britannica affronta la moda: non un corpo a
corpo fra signore signorine e gli abiti. Piuttosto una complicità fra le prime e i secondi.
Vestirsi per stare bene con se stesse. Principio della moda «confortable», come la chiamano qui, che piace alle donne e lascia sempre un po’ perplessi gli uomini perché quanto meno diversa dall’immaginario maschile.
Ma mentre una proposta Céline ha bisogno
di una riflessione in più, con Stella la nuova
femminilità è più facile, immediata, leggera,
complice di una quotidianità che è lavoro,
casa, vita sociale. I tailleur pantalone, i grandi parka, gli abiti scivolati con i ricami «faida-te» che sono zip o corde da alpinismo, la
maglieria melange che segue le forma senza
mai tradirla, i trench con le cinte bizzarre, i
bomber, la tecnica del tie-dye, la sera più
sottile ma sempre in movimento con frange
di seta libere o trattenute. Colori certi: blu,
grigio, bordeaux. Ai piedi le maschili Derby
shoes con zeppe di legno ecosostenibile, poco sexy molto «confortable».
D’altronde pensare di poter vedere saltare e danzare le modelle con ai piedi i tacchi
scultura di Givenchy è un’illusione. Tutta
un altro tipo questa donna, non meno con-
vincente. Anzi. È un lavoro d’avanguardia
sulla sensualità, modulato dalla sua ossessioni di sempre cioè il dark, quello che Riccardo Tisci fa e questa volta con la volontà di
vestire una donna più matura. Lo stilista
italiano scompone gli archetipi del guardaroba della perfetta borghese bon ton e li ricostruisce con segni indiscutibilmente ultramoderni: grandi bande fluo, d’ispirazione Bauhaus, che percorrono spalle, petto,
fianchi interrompendo a effetto la silhouette. Così se la partenza sono abiti di chiffon
iperleziosi e tutti una ruches e un plissé e un
drappeggio ecco poi gli interventi cui sopra
cappotti e giacche e pantaloni maschili e poi
di nuovo vesti animalier e fiorate, pellicce
opulente e giubbotti da biker. Ancora chiffon e grandi zip, pullover e gonne di pizzo.
La sera ritorno in lungo con top di seta a
stampe pitone e farfalla.
Ditelo con i fiori, l’altra grande tendenza
per il prossimo inverno. Almeno a giudicare
da quanti se ne sono visti in queste settimane di sfilate Giambattista Valli non ha mai
nascosto la sua passione per il genere. Ispirazione per forme e stampe. A questo giro
anche più del solito. La sua sfilata, se si
esclude la prima parte in bianco e nero in
una sorta di animalier al computer è tutta
Ditelo con i fiori
È una delle tendenza
del prossimo inverno: Valli
si ispira ai fiori per forme
e stampe dei suoi abitini corti
ouetuna rosa capovolta (le silhouetsso)
te) e sfuma (dal tenue al rosso)
e ricamata (bellissima una
sorta di rete di perline) e imcon
pressa. Abiti corti, molto (con
la sottana tonda, a ruota o farfalla) e cappottini: tuttoo molto
cocktail e party. Sottrae il bling bling
ri, bracciali,
(collane, catene, borse, ori,
anelli, orecchini) Fausto Puglisi alla
n po’, a dire il
sua femme di Ungaro e un
er il coraggio.
vero, manca. Chapeau per
vvicinarsi semL’intenzione è lodevole: avvicinarsi
aison. Ma a mopre di più ai codici della maison.
eur Emanuel non
do suo la donna di monsieur
ni di una femmidisdiceva certe ostentazioni
nsomma la nuova
nilità un po’ frou frou. Insomma
ppo seriosa, ma a
mademoiselle è un po’ troppo
conti fatti basta concederlee i suoi bijoux per
esempio quando indossa laa gonna svasata di
visone e la t-shirt tecnica. Ill maschile al femminile come sapeva farlo «lui» è comunque
il fine di Puglisi: completii e abiti svasati di
tweed; pantaloni e bluse di pelle; anche le
cate per tailleur e
rose jacquard addomesticate
felpe.
Comincia e finisce con
n un rosso caldo,
passionale, la sfilata di Eliee Saab. Per passare attraverso i rosa carne, il verde bosco, il
ono importanti in
nero e l’ottanio. Le tinte sono
questa collezione perché ogni uscita e moiritto), alla blusa
notono: dal pantalone (diritto),
(morbida), alla gonna (al ginocchio svasaghi per la sera (in
ta), alla tuta (a V), ai lunghi
chiffon), sino, persino allaa pelliccia (corta o
al ginocchio).
Paola Pollo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La mostra Vent’anni di lavoro esposti al museo parigino. Intrecci fra gli abiti e le opere che li hanno ispirati: da Damien Hirst al Bronzino
«I miei primi eroi? Armani e Versace». Il lungo viaggio di Van Noten
pezzi. È lo stilista ad accompagnare in questi giorni le visite
«private». Completo blu, voce
tranquilla, solo un po’ stanco dopo la sfilata. Ci sono voluti due
anni per arrivare a questa mostra
DAL NOSTRO INVIATO
PARIGI — La vera forza delle
ispirazioni, come mai se n’era
parlato prima. È un lavoro interessante che va oltre la storia di
uno stilista. Dries Van Noten, il
designer olandese, il più grande
della famosa scuola di Anversa,
ha accettato di intraprendere
questo percorso «a nudo» e di
esporre i suoi abiti accanto ad altri e a filmati e a foto e quadri e
musica che li avevano ispirati.
Senza remore. Come se un grande chef decidesse di svelare i segreti delle sue ricette o un pittore
la tecnica personale. Da qualche
giorno e sino al 31 agosto, al museo di Les arts décoratifs: «Dries
Van Noten - Inspirations» è appunto questo viaggio, lungo vent’anni di lavoro e quattrocento
Allestimento
Un quadro della mostra
«Dries Van Noten - Inspirations»
e lui comincia subito con il raccontarla dai suoi eroi: «I primi
erano Armani e Versace. Poi Mugler e Vivienne Westwood. Ho
studiato sulle loro creazioni ed è
per questo che le ho volute in
questa prima sezione». Ed ecco
sotto le teche capi primi Anni Ottanta, tanta ammirazione e nessuna remora a parlare dei maestri, molti, ora «concorrenti».
Nella teca successiva il com-
pleto «bar» di Christian Dior
(1947). Possibile? «La perfezione
delle linea. Illuminante per tutti
noi. Archetipo della mia donna
che interpretai a mio modo, in
pieno punch, fittando una giacca
Longchamp
Ports 1961
La borsa da 200 «passaggi»
Debutto con la Numero 10
È realizzata in vitello pregiato e
richiede circa 200 passaggi e 4 ore
di lavorazione la borsa per il prossimo
autunno inverno con la quale la
maison parigina Longchamp celebra
il ventesimo anniversario di Le Pliage,
la sua borsa più emblematica,
venduta in 30 milioni di esemplari
Si chiama N. 10 la borsa che il direttore
creativo Fiona Cibani ha voluto per
rappresentare la prima collezione di
borse. Dieci è il numero che nel 1961 il
fondatore del marchio Ports1961, Luke
Tanabe, diede alla sua camicia bianca
creata per le donne che si facevano avanti
timidamente nel mondo del lavoro
maschile in vita». Coraggioso ad
accettare il confronto? Sorride:
«È un onore». Poi via via, abiti e
opere d’arte (dal disco di farfalle
di Damien Hirst ai quadri di
Francis Bacon, del Bronzino, di
Picasso) e pezzi di moda incredibili (la giacca di lavoro di Poiret,
capi di Schiaparelli, Chanel e
Kenzo). E i capi di Van Noten non
si perdono, si spiegano con tutto
il bagaglio culturale che da sempre lo stilista di Anversa porta
con sé. Nelle ultime due stanze:
un lavoro sul movimento di corpi
e vesti dove l’artista ha rallentato
a cinque minuti un movimento
di cinque secondi e un altro di assemblaggio di vent’anni di finali
di tutte le sfilate dell’olandese.
Standing ovation.
Pa. Po.
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Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
Economia
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La lente
ELECTROLUX
SENZA WALLENBERG
E UN TAVOLO
AL MINISTERO
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ncertezza per la vertenza
Electrolux, dentro e fuori
i confini nazionali. Perché
se da un lato le parti sociali
hanno ottenuto una
risposta sull’incontro
annunciato dal premier
Matteo Renzi e confermato
ieri in serata dal ministero
dello Sviluppo economico di
Federica Guidi per domani,
dall’altro arriva la notizia
che il presidente del gruppo
svedese Marcus Wallenberg
non è disponibile per un
nuovo mandato per
garantire il rispetto delle
nuove normative
comunitarie, che limitano
l’accumulo di poltrone nei
consigli societari.
L’assemblea generale
annuale è in calendario il 26
marzo e sarà probabilmente
l’attuale vice, Ronnie Leten,
il nuovo presidente. Intanto
i sindacati e i presidenti
delle Regioni Veneto e Friuli
Venezia Giulia sono in
pressing. Il viceministro
Claudio De Vincenti sabato
aveva detto che il piano di
Electrolux deve cambiare.
Francesca Basso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’assemblea Giudizio sospeso sui sindaci. Al voto anche la proposta sul concordato. La lettera di Gros-Pietro
I soci processano gli ex vertici Seat
La decisione sull’azione di responsabilità, danni stimati in 2,4 miliardi
Seat Pagine Gialle si gioca
oggi una chance fondamentale
per continuare a vivere dopo
essere stata elegantemente
svaligiata da una generazione
di fondi di private equity e tramortita dalla crisi del mercato
pubblicitario.
In un giorno e in due assemblee in un hotel di Piazza
Fontana a Milano si concentrano rabbia e speranza. I conti
con il passato saranno al centro dell’assemblea ordinaria
del pomeriggio che all’ordine
del giorno (si delibera a maggioranza del capitale presente)
propone l’azione di responsabilità contro gli ex amministratori. «Ma dare la colpa agli
altri non serve comunque a ripartire», riassume efficacemente un dirigente del gruppo.
Intanto la società ha risposto alla lettera della Consob inviata venerdì. La Commissione
chiedeva per quale motivo
non fosse stato oggetto dell’azione di responsabilità anche il collegio sindacale, in carica da 12 anni e dunque
espressione dei fondi di private equity che hanno gestito
l’azienda dall’acquisto nel
D’ARCO
Il titolo in Borsa
Ieri
-5,88%
a 0,0016 euro
0,0
0,082
2,4 miliardi
0,0
0,065
Il danno ipotizzato
dall’azione di responsabilità
0,0
0,048
0,0
0,031
0,014
0,0
0,004
0,0
maggio
settembre
2011
gennaio
Sotto accusa
Nel mirino 17 ex
amministratori dei fondi
che hanno gestito la società
La richiesta Consob
L’Authority ha sollecitato
chiarimenti sull’operato
del collegio sindacale
maggio settembre
2012
gennaio
maggio
maggio settembre
settembr
embre
be
2013
2003 fino al 2012, alla soglia
del concordato preventivo. Ieri
il vertice Seat ha risposto che i
sindaci sono tuttora in carica e
dunque non ci sono limiti di
prescrizione (5 anni dalla scadenza del mandato). Inoltre
l’eventuale azione contro i sindaci avrebbe potuto indurli a
lasciare le cariche e dunque
creare un danno alla procedura concordataria.
È molto attesa anche la lettera che il presidente di Intesa
Sanpaolo, Gian Maria Gros
Pietro, ha scritto al vertice delle Pagine Gialle chiedendone
la lettura ai soci. Tema centrale
dovrebbe essere l’operazione
gennaio
gennaio
2014
Wlw, un’internet-company tedesca comprata e venduta in
pochi mesi tra il 2008 e il 2009
con una spettacolare minusvalenza. Il banchiere-manager è, seppure in posizione più
marginale, tra i 17 ex amministratori verso cui è indirizzata
l’azione di responsabilità;
molti di essi sono espressione
dei fondi (Cvc, Permira, Investitori Associati, Bc Partners)
che hanno avuto il controllo
del gruppo. Si tratta di un’iniziativa che presume un danno
arrecato alla società e prelude
a una richiesta di risarcimento. Gli esperti nominati dalla
Seat lo hanno quantificato in
90 milioni
Il margine operativo
lordo di Seat lo scorso anno
20%
Il quorum per la validità
dell’assemblea straordinaria
circa 2,4 miliardi. La posizione
dei fondi, finora rimasti defilati, si può riassumere così: i
giudizi ex post hanno il difetto
fondamentale di appiattire o
azzerare i processi che hanno
portato alle singole delibere; le
decisioni prese di volta in volta
erano nell’interesse della società che ha dovuto affrontare
un crisi di mercato e di business imprevedibile; questo è il
vero motivo del dissesto.
Per ripartire e guardare
avanti, invece, i soci si troveranno alle 11 in assemblea
straordinaria. Dovranno varare una serie di operazioni finanziarie essenziali alla prose-
cuzione del concordato preventivo e al via libera definitivo dei creditori. Gli azionisti
subiranno una diluizione
enorme: 16,1 miliardi le azioni
attuali contro 6.410 miliardi
che saranno emesse per risarcire il debito bancario e degli
obbligazionisti. Royal Bank of
Scotland (Rbs), che ha un credito di circa 650 milioni e gli
obbligazionisti, con circa 837
milioni, riceveranno i titoli di
nuova emissione in cambio
della rinuncia alla riscossione.
Seat passerà nelle loro mani:
avranno il 99,75% contro lo
0,25% degli attuali soci. Ma
l’incognita è il quorum: occorre il 20% del capitale Seat, sia
costitutivo (cioè per rendere
valida l’assemblea) che deliberativo. Fino all’ultimo sarà un
rebus perché occorre anche un
conteggio molto accurato delle presenze. Se mancasse il
quorum, il consiglio potrebbe
emettere azioni non quotate
cancellando quelle esistenti e
dunque “delistando” la società. Ieri il titolo in Borsa ha ceduto il 5,88% a 0,0016 euro.
Mario Gerevini
[email protected]
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Siena I verbali di Grilli al centro dell’indagine. I pm sentono l’ex ministro Tremonti e l’ex direttore generale del Tesoro, Sabatini
Nuova inchiesta sui debiti della Fondazione Mps
MILANO — Si sposta sulla Fondazione Mps il
faro della procura di Siena che indaga su Mps e
sull’acquisizione di Antonveneta per 9 miliardi a
fine 2007 e su come l’operazione fu finanziata.
Mentre l’indagine principale a carico degli ex
vertici e manager a cominciare da Giuseppe Mussari e Antonio Vigni per ostacolo alla vigilanza,
manipolazione del mercato, insider trading e falso in prospetto approda giovedì in udienza preliminare, i pm Antonino
Nastasi, Aldo Natalini e
Giuseppe Grosso hanno avviato un’inchiesta-stralcio, sembra
per ostacolo alla vigilanza, su come la Fonmiliardi i debiti
dazione Mps abbia pocontratti dalla
tuto accumulare fino a
Fondazione Mps
1,1 miliardi di debiti
per gli aumenti di
nei due aumenti di cacapitale della banca
pitale di Mps del 2008 e
del 2011, sottoscritti
integralmente per non diluirsi sotto il 50%. I due
aumenti hanno messo a rischio il patrimonio
dell’ente di Palazzo Sansedoni allora presieduta
da Gabriello Mancini e contemporaneamente
hanno fatto concentrare in maniera eccessiva il
patrimonio della Fondazione sulla banca conferitaria. Per questo motivo ieri sono stati sentiti come persone informate sui fatti l’ex ministro del
Tesoro, Giulio Tremonti, e Giovanni Sabatini, ex
dirigente generale (dg) della direzione IV, quella
sui servizi bancari e finanziari, e dal 2009 dg dell’Abi, alla presenza anche del comandante del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza,
il generale Giuseppe Bottillo e del colonnello Pietro Bianchi, cui l’indagine è affidata.
I pm in particolare vogliono approfondire come la Fondazione sia stata autorizzata a sottoscrivere 490 milioni di obbligazioni Fresh nel 2008:
l’ente, non disponendo di liquidità, scelse di sot-
1,1
toscrivere dei titoli derivati, cosiddetti Tror, di
fatto prendendo a prestito il capitale ma rimanendo esposto alle oscillazioni di valore del Fresh
stesso. Nel 2011 invece l’ente sottoscrisse un prestito da 600 milioni dando in pegno le sue azioni
Mps.
Uno dei punti centrali di questa nuova indagine sono le dichiarazioni dell’ex ministro del-
l’Economia, Vittorio Grilli, che ai tempi degli aumenti di capitale era direttore generale del ministero, sentito a Roma a settembre 2012. Grilli allora non seguì direttamente l’autorizzazione ma
si informò sul tema: «Il ministero aveva chiesto
informazioni quanto ai Fresh. Mi sembra ci capire che da questa autorizzazione non fosse chiarito
completamente la portata finanziaria dell’opera-
L’inchiesta bis
L’inchiesta bis nata
dal fascicolo principale
sull’acquisizione
di Antonveneta
zione Fresh». Esistono agli atti delle note scritte
dell’allora direttore generale in cui sarebbe indicato di «non procedere»: Agli atti c’è una nota
manoscritta da Grilli, che i pm mostrano all’ex
dg, in cui è scritto tra le altre cose «non procedere». L’annotazione, sottolineano i pm, recita «mi
pare cosa rilevante per non essere passata da
me». Il documento risale a luglio 2008, mentre —
dice Grilli — «l’autorizzazione era stata già data
sin da febbraio. Sabatini però non c’era più. Rivera (Alessandro, successore di Sabatini alla direzione IV, ndr) probabilmente mi diede delle spiegazioni che non ricordo esattamente. ... La mia
eventuale preoccupazione era relativa all’aumento della concentrazione di
rischio e che fossero state
valutate tutte le conseguenze… Peraltro come
ministero sul punto non
disponiamo di poteri pregnanti come Bankitalia:
disponiamo solo di una
moral suasion verso i vigilati». E continua:
«Quando io restituii il
carteggio (a Rivera, ndr) Ex ministro Giulio
gli dissi che cose così rile- Tremonti, 66 anni,
vanti dovevano passare è stato l’ideatore
da me, come accadde dei bond a sostequella successiva, cioè in gno delle banche
occasione del successivo
aumento di capitale». L’operazione del 2011,
spiega sempre Grilli, «era dovuta ad una fase correttiva ... tenuto conto del portafoglio di titoli di
Stato detenuto da Mps. ... Quanto alla Fondazione, l’autorizzazione è stata data per l’importanza
di finalizzare un aumento di capitale a salvaguardia dell’integrità della banca stessa e quindi dell’investimento stesso della Fondazione. Non essendo contra legem era poi nel giudizio della
Fondazione considerare bene i rischi. ... La preoccupazione del Tesoro era anche quella di salvaguardare il sistema finanziario italiano».
Fabrizio Massaro
[email protected]
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Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
CONSIP S.p.A. a socio unico
Via Isonzo, n. 19/E
00198 Roma
AVVISO PER ESTRATTO DEL BANDO DI GARA
AVVISO
INDAGINE DI MERCATO
INVITO A MANIFESTARE INTERESSE - IMMOBILI DA LOCARE IN CAGLIARI
La RAI - Radiotelevisione italiana Spa (“RAI”) ha in corso un programma di razionalizzazione, efficientamento e ristrutturazione dei propri immobili sul territorio di Cagliari e pertanto ha
interesse a valutare la possibilità di trasferire le strutture della Sede Regionale per la Sardegna
in un immobile ubicato nel Comune di Cagliari.
Il presente invito deve intendersi come indagine esplorativa del mercato, al fine di individuare la
disponibilità di immobili aventi le caratteristiche riportate nel documento “Indagine di
Mercato - Invito a Manifestare Interesse - Immobili da locare in Cagliari” disponibile all’indirizzo www.indaginedimercatocagliari.rai.it.
Il presente invito è finalizzato a sollecitare Manifestazioni di Interesse a locare a RAI
immobili della Superficie Lorda Totale compresa tra i 3.500 ed i 4.500 mq coperti,
comunque idonei ad ospitare circa 100 postazioni di lavoro, finiti, funzionanti e fruibili alla
data del 30 settembre 2014, ubicati nel Comune di Cagliari, con destinazione uffici, aree di
produzione radiotelevisiva (circa 1.500 mq di cui circa 150 mq a doppia altezza per studio televisivo), percorsi, locali tecnici, autorimesse, magazzini, ecc.
Ciascun interessato dovrà far pervenire, entro le ore 13.00 del giorno 14 marzo 2014, la
Manifestazione di Interesse in un plico chiuso con qualsiasi mezzo idoneo a garantire la
chiusura originaria del plico e la segretezza della manifestazione di interesse, nonché ad escludere
qualsiasi manomissione, a:
RAI - RADIOTELEVISIONE ITALIANA
Direzione Servizi Generali
Ufficio “Ricezioni e Spedizioni” RAI
Via Pasubio, 7 - piano terra
00195 Roma
La pubblicazione del presente invito e la ricezione della Manifestazione di Interesse non comportano per la RAI alcun obbligo nei confronti dei soggetti interessati, né, per questi ultimi, alcun
diritto a qualsivoglia prestazione da parte della RAI, a qualsiasi titolo.
Il presente annuncio costituisce un invito a manifestare interesse, e non un invito ad offrire, né
un’offerta al pubblico ex art. 1336 cod. civ., né una sollecitazione del pubblico risparmio ex art. 94
e ss. del D. Lgs. N. 88/98.
La Rai si limita a rendere pubblica la sua esigenza di condurre in locazione immobili di certe
caratteristiche, non vincolandosi però a nessun criterio di scelta e anzi riservandosi il più ampio
potere di valutare liberamente la convenienza delle offerte.
La Rai si riserva di sospendere, interrompere temporaneamente o definitivamente i contatti con
uno o tutti i soggetti che hanno manifestato interesse.
E’ indetta una gara a procedura aperta ai sensi del
D.Lgs. 163/2006 e s.m.i., per l’affidamento dei servizi di
gestione in hosting del Sistema Informativo Consip - ID
1483. La gara è aggiudicata secondo il criterio del prezzo più basso. La base d’asta è: Euro 2.476.681,00 (duemilioniquattrocentosettantaseimilaseicentoottantuno/00.
Termine di presentazione delle offerte: entro le ore 12:00
del 01/04/2014. Il testo integrale del bando di gara è
stato pubblicato sulle GUUE e sulla GURI alle quali è
stato inviato il 20/02/2014 e può essere consultato e prelevato (unitamente alla documentazione di gara) su:
www.mef.gov.it; www.consip.it.
L’Amministratore Delegato (Dott. Domenico Casalino)
CONSIP S.p.A. a socio unico
Via Isonzo, n. 19/E
00198 - Roma
Consip S.p.A. ha prorogato il termine di presentazione
delle offerte relativamente alla “gara a procedura aperta
per la fornitura di tomografi computerizzati, dispositivi
accessori e dei servizi connessi ed opzionali per le
Pubbliche Amministrazioni” - ID 1352 - suddivisa in due lotti
- Lotto 1 CIG: 5453591DA6, Lotto 2 CIG: 5453600516”
al 08/04/2014. Il testo integrale dell’avviso di proroga è
stato pubblicato sulla GUUE e sulla GURI alle quali è stato
inviato il 26/02/2014 e può essere consultato sui siti
www.mef.gov.it, sotto la dicitura Concorsi e Bandi - Gare in
Corso, www.consip.it e sul sito www.acquistinretepa.it.
Dott. Domenico Casalino (L’Amministratore Delegato)
CONSIP S.p.A. a socio unico
Via Isonzo, n. 19/E
00198 - Roma
AVVISO PER ESTRATTO DEL BANDO DI GARA
E’ indetta una gara a procedura aperta ai sensi del D.Lgs.
163/2006 e s.m.i., per la manutenzione delle licenze SABA di
Sogei e l’erogazione del relativo servizio di supporto specialistico (ID 1457). La gara è aggiudicata secondo il criterio del
prezzo più basso. La base d’asta è: Euro 506.334,00 IVA
esclusa. Termine di presentazione delle offerte: entro le ore
12:00 del 02/04/2014. Il testo integrale del bando di gara è
stato pubblicato sulle GUUE e sulla GURI alle quali è stato
inviato il 18/02/2014 e può essere consultato e prelevato (unitamente alla documentazione di gara) su: www.mef.gov.it,
www.consip.it e www.sogei.it.
dott. Domenico Casalino (l’Amministratore delegato)
Come già reso noto con comunicato stampa il 13 febbraio 2014, il
Consiglio di Sorveglianza di UBI Banca ha deliberato una modifica
statutaria che, in ottemperanza a disposizioni di Legge, prevede
che il possesso di almeno 250 azioni della Banca, già contemplato
dal vigente Statuto Sociale per l’ammissione a Socio, debba essere
mantenuto nel tempo e il suo venir meno comporti la decadenza
dalla qualità di Socio, mantenendo tutti i diritti patrimoniali
(ad es. dividendo).
Tenuto conto dello spirito mutualistico della Banca cooperativa e
dell’ampia base sociale, è stato fissato il termine del
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entro il quale i Soci titolari di un numero di azioni inferiore a quello
minimo previsto potranno adeguare il numero di azioni possedute per
non perdere la qualità di Socio e ciò anche al fine di poter partecipare
alla prossima Assemblea sociale.
CONSIP S.p.A. a socio unico
REGIONE TOSCANA
AVVISO DI GARE CON PROCEDURA APERTA
LAVORI A CHIAMATA, MANUTENZIONE STRAORDINARIA, RAZIONALIZZAZIONE LOGISTICA, ADEGUAMENTO NORMATIVO E RIDUZIONE DEL RISCHIO NEGLI STABILI DEMANIALI. PERIODO: DALLA DATA DEL VERBALE DI CONSEGNA AL 30/06/2015 - CUP
B46F12000070004. APPALTO N. 17/2014 - C.I.G. N. 5602637250 - ZONE 2-9 Importo a base d’appalto: € 4.331.654,63 (IVA
ESCLUSA); Oneri interni non soggetti a ribasso: € 58.345,37 (IVA ESCLUSA); Importo Qualificazione: € 4.390.000,00 (IVA ESCLUSA);
Categoria Prevalente OG1 class. IV-bis e Categoria scorporabile con qualificazione obbligatoria OG11 classifica III del D.P.R. N.
207/2010. Le opere da eseguire sono così suddivise: OPERE PREVALENTI: OG1 class. III-bis € 1.376.076,74; OPERE SCORPORABILI:
OG11 class. III € 928.627,88; OS6 class. III € 841.324,76; OS7 class. III € 1.048.628,86; OS8 class. I € 195.341,76; APPALTO N.
18/2014 - C.I.G. N. 5602648B61 - ZONE 3-4-5; Importo a base d’appalto: € 4.330.056,75 (IVA ESCLUSA); Oneri interni non soggetti
a ribasso: € 59.943,25 (IVA ESCLUSA); Importo Qualificazione: € 4.390.000,00 (IVA ESCLUSA); Categoria Prevalente OG1 class.
IV-bis e Categoria scorporabile con qualificazione obbligatoria OG11 classifica III del D.P.R. N. 207/2010. Le opere da eseguire sono
così suddivise: OPERE PREVALENTI: OG1 class. III-bis € 1.390.443,01; OPERE SCORPORABILI: OG11 class. III € 904.919,65; OS6
class. III € 932.095,59; OS7 class. III € 903.979,83; OS8 class. I € 258.561,92; APPALTO N. 19/2014 - C.I.G. N. 5602652EAD ZONA 1. Importo a base d’appalto: € 4.328.843,41 (IVA ESCLUSA); Oneri interni non soggetti a ribasso: € 61.156,59 (IVA ESCLUSA);
Importo Qualificazione: € 4.390.000,00 (IVA ESCLUSA); Categoria Prevalente OG1 class. IV-bis e Categoria scorporabile con qualificazione obbligatoria OG11 classifica III del D.P.R. N. 207/2010. Le opere da eseguire sono così suddivise: OPERE PREVALENTI:
OG1 class. III-bis € 1.403.815,00; OPERE SCORPORABILI: OG11 class. III € 908.491,84; OS6 class. III € 928.494,00; OS7 class. III
€ 940.505,44; OS8 class. I € 208.693,72; APPALTO N. 20/2014 - C.I.G. N. 5602669CB5 - ZONE 6-7-8. Importo a base d’appalto:
€ 4.326.706,88 (IVA ESCLUSA); Oneri interni non soggetti a ribasso: € 63.293,12 (IVA ESCLUSA); Importo Qualificazione:
€ 4.390.000,00 (IVA ESCLUSA); Categoria Prevalente OG1 class. IV-bis e Categoria scorporabile con qualificazione obbligatoria
OG11 classifica III del D.P.R. N. 207/2010. Le opere da eseguire sono così suddivise: OPERE PREVALENTI: OG1 class. III-bis €
1.330.969,65; OPERE SCORPORABILI: OG11 class. III € 905.054,05; OG12 class. I € 162.598,75; OS6 class. III € 835.111,72; OS7
class. III € 908.728,51; OS8 class. I € 247.537,32; Contratto da stipulare a misura mediante ribasso sull’importo a base d’asta, ai
sensi dei provvedimenti in deroga del COSDE n. 1 del 9/03/ 2010, n. 4 del 14/06/2010, del Commissario Unico delegato dal Governo
per EXPO 2015 n. 14 del 29/01/2014 e O.P.C.M. 11/10/2010 n. 3901. Gli appalti sono finanziati in parte con mezzi correnti di bilancio
ed in parte con mutuo della Cassa Depositi e Prestiti con i fondi del risparmio postaleLe offerte devono pervenire al Comune di
Milano Settore Gare Opere Pubbliche Ufficio Protocollo - 11° Piano, Via G.B. Pirelli n. 39 - 20124 - Milano - entro e non oltre le ore
12,00 del giorno 07/04/2014. L’apertura delle offerte sarà effettuata a partire dalle ore 09.00 del giorno 08/04/2014 presso la sala
appalti di Via G.B. Pirelli n. 39 Milano. I requisiti richiesti e le modalità di partecipazione sono riportati nel bando integrale di gara in
pubblicazione all’Albo Pretorio dal 25/02/2014 documentazione integrale di gara sul sito www.comune.milano.it/bandi/gare Non
si effettua servizio telefax. Responsabile del procedimento è Ing. Pasquale Frezza del SETTORE TECNICO CASA E DEMANIO, - Tel.
02/88468523. Le informazioni e chiarimenti sulla procedura d’appalto e sul presente bando potranno essere richieste al Settore
Gare Opere Pubbliche - dott.ssa Lara De Filpo - Tel. 02/88453214. L’avviso di gara è stato inviato alla G.U.C.E. il 19/02/2014.
IL DIRETTORE DI SETTORE - Dott.ssa Maria Lucia Grande
FORNITURA DI SONDE, CATETERI, TUBI, SACCHE PER URINA
ESIT O DI GA RA
AGGIORNAMENTO LIBRO SOCI UBI BANCA SCPA
CONSEGUENTE AD ADEGUAMENTO AL POSSESSO
MINIMO DI 250 AZIONI
Avviso per estratto
SETTORE GARE OPERE PUBBLICHE
Ente Appaltante: Intercent-ER – Regione Emilia-Romagna – Viale A. Moro
n. 38 – 40127 Bologna – tel. 051.5273082 – fax 051.5273084 - e-mail:
[email protected] - sito web: intercent.it
Oggetto: Procedura aperta per la fornitura di sonde, cateteri, tubi, sacche per
urina e relativi accessori.
Data di aggiudicazione: 13/02/2014.
Aggiudicatario: il dettaglio delle aggiudicazioni è disponibile al sito
http://www.intercent.it
Importo: Euro 8.117.620,05 IVA esclusa.
Il Direttore di Intercent-ER
(Dott.ssa Alessandra Boni)
ENTE PER I SERVIZI TECNICO-AMMINISTRATIVI
DELL’AREA VASTA NORD OVEST
Sede Legale: via Cocchi 7/9, loc. Ospedaletto - 56121 PISA
ESITO DI GARA PER ESTRATTO
Si rende noto che ESTAV NORDOVEST con determina n. 199 del 25/02/2014
ha aggiudicato, per un importo complessivo di € 271.491,24 IVA esclusa, la
gara, con procedura aperta in modalità telematica, per l’affidamento della
fornitura triennale di calzature ad uso sanitario alle Aziende Sanitarie afferenti
l’ESTAV Nord Ovest. Le Ditte aggiudicatarie e gli importi di aggiudicazione,
IVA esclusa, sono: lotto 1 (ciabatta bianca unisex) Calzaturificio Fratelli Soldini € 158.074,20 - lotto 2 (zoccolo autoclavabile) Germani Luigi € 91.200,00
- lotto 3 (scarpa bianca chiusa) Textil Gor Srl € 22.217,04. Tutti gli atti sono
disponibili sul sito aziendale: http://estav-nordovest.toscana.it.
IL DIRETTORE DIPARTIMENTO ACQUISIZIONE BENI E SERVIZI
(Dott. Massimo Santini)
Via Isonzo, n. 19/E
00198 - Roma
AVVISO PER ESTRATTO
Consip S.p.A. ha prorogato il termine di presentazione
delle Domande di partecipazione relativamente alla
procedura ristretta, suddivisa in 4 Lotti, per l’affidamento dei servizi di Cloud Computing, di Sicurezza,
di Realizzazione di Portali e Servizi on-line e
di Cooperazione Applicativa per le Pubbliche
Amministrazioni (ID SIGEF 1403), entro le ore 12.00
del 3 aprile 2014. Il testo integrale dell’avviso di proroga è stato pubblicato sulle GUUE e sulla GURI alle quali
è stato inviato il 28 febbraio 2014 e può essere consultato sul sito www.consip.it.
Dott. Domenico Casalino (L’Amministratore Delegato)
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256
Fax 02 2588 6114
Via Valentino Mazzola, 66/D
00142 Roma
Tel. 06 6882 8650
Fax 06 6882 8682
Vico II San Nicola alla Dogana, 9
80133 Napoli
Tel. 081 49 777 11
Fax 081 49 777 12
Via Villari, 50 - 70122 Bari
Tel. 080 5760 111
Fax 080 5760 126
In questi giorni ai Soci verrà recapitata una lettera con le opportune
informazioni, che possono inoltre essere reperite sul sito www.ubibanca.it
nella sezione Soci.
investiamo nel vostro futuro
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO
ESTRATTO BANDO DI GARA
Oggetto: PON Ricerca e competitività - Fornitura di apparecchiature per officina meccanica - valore complessivo dell’appalto € 786.885,00=oltre Iva; oltre € 200,00=oltre Iva per
oneri per la sicurezza. Il Responsabile del Procedimento è il prof. Salvatore Vitale Nuzzo.
Tipologia di gara e criterio di aggiudicazione: procedura aperta, da aggiudicarsi secondo
il criterio del prezzo più basso. Luogo di esecuzione della fornitura: Dip. Interateneo di
Fisica - Campus Universitario - via Orabona - Bari. Data limite per la ricezione delle
offerte: entro e non oltre le ore 12:00 del 15/04/2014. Data, ora e luogo di apertura:
Palazzo Ateneo, Piazza Umberto I n. 1 - 70121 Bari, ore 09:00 giorno 17/04/2014, col
seguito - CIG 5585345480. Inviato alla GUUE in data 17/02/2014. Per informazioni
amministrative contattare dott.ssa Maria Teresa De Fazio tel. (+39)0805714306.
Bari, 17/02/2014
Il Direttore Generale - Avv. Gaetano Prudente
ANAS S.p.A.
Compartimento della viabilità
per le Marche
AVVISO DI GARA
ANAS S.p.A.
Compartimento della viabilità
per le Marche
AVVISO DI GARA
Per la pubblicità
legale e finanziaria
rivolgersi a:
AVVISO AI SOCI
Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 25 del 03 marzo 2014 è pubblicato il bando di
gara relativo alla sotto indicata procedura aperta ai sensi dell’art. 55, comma 5 del D.Lgs.
n. 163/06 s.m.i., da aggiudicarsi con il criterio del prezzo più basso ai sensi degli artt. 81 e
82 del citato Decreto. Oggetto: ANLAV003-14-RA11 “Raccordo autostradale Ascoli Piceno
- P.to d’Ascoli” - “Interventi di riparazione delle barriere di sicurezza e della segnaletica
marginale e verticale sulle strade a pedaggio di competenza del compartimento”. CUP
F67H11000600001 - CIG 5581846D06. Importo a base d’appalto: € 1.195.606,95
(Euro unmilionecentonovantacinquemilaseicentosei/95) per lavori a misura, comprensivi
di € 43.000,00 (Euro quarantatremila/00) per oneri inerenti la sicurezza non soggetti a
ribasso. Categoria prevalente: OS12/A classifica III per lavori pari ad € 737.696,43.
Durata dell’Appalto: Il termine ultimo per l’esecuzione dei lavori è pari a giorni 150 naturali
consecutivi dalla data del verbale di consegna dei lavori. Responsabile del Procedimento:
Ing. Paolo Lalli. Il bando e disciplinare di gara sono disponibili in formato elettronico
scaricabile dal sito www.stradeanas.it nell’apposita sezione “appalti ad evidenza pubblica”
nell’area dedicata alla gara. Termine per presentare le domande di partecipazione e relative
offerte per la suddetta procedura aperta: ore 12.00 del 07 aprile 2014.
IL DIRIGENTE AREA AMMINISTRATIVA
Ancona, lì 04/03/2014
Dott. Massimo Siano
VIA ISONZO, 15 - 60124 ANCONA
Tel. 071/5091 - Fax 071/200400 • sito internet www.stradeanas.it
ANAS S.p.A.
Compartimento della viabilità
per le Marche
Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 25 del 03 marzo 2014 è pubblicato il bando
di gara relativo alla sotto indicata procedura aperta ai sensi dell’art. 55, comma 5 del
D.Lgs. n. 163/06 s.m.i., da aggiudicarsi con il criterio del prezzo più basso ai sensi degli
artt. 81 e 82 del citato Decreto. Oggetto: ANLAV004-14- SS. 77 “della Val di Chienti” “Lavori urgenti di sostituzione ed integrazione delle barriere di sicurezza in tratti saltuari
tra il km 69+750 e il km 88+350, carreggiata dx e sx”. CUP F57H13001070001 - CIG
5581811028. Importo a base d’appalto: 594.000,00 (Euro cinquecentonovantaquattro
mila/00) per lavori a misura, comprensivi di 15.000,00 (Euro quindicimila/00) per oneri
inerenti la sicurezza non soggetti a ribasso. Categoria prevalente: OS12A classifica III
per lavori pari ad € 594.000,00. Durata dell’Appalto: Il termine ultimo per l’esecuzione
dei lavori è pari a giorni 120 naturali consecutivi dalla data del verbale di consegna dei
lavori. Responsabile del Procedimento: Ing. Paolo Lalli. Il bando e disciplinare di gara
sono disponibili in formato elettronico scaricabile dal sito www.stradeanas.it nell’apposita
sezione “appalti ad evidenza pubblica” nell’area dedicata alla gara. Termine per presentare
le domande di partecipazione e relative offerte per la suddetta procedura aperta: ore 12.00
del 07 aprile 2014.
IL DIRIGENTE AREA AMMINISTRATIVA
Ancona, lì 04/03/2014
Dott. Massimo Siano
VIA ISONZO, 15 - 60124 ANCONA
Tel. 071/5091 - Fax 071/200400 • sito internet www.stradeanas.it
COMUNE DI PALERMO
UFFICIO CONTRATTI
AVVISO DI RETTIFICA E RINVIO
La celebrazione della procedura aperta
per la fornitura, mediante somministrazione, triennale, di omogeneizzati,
dietetici e articoli sanitari, per gli Asili
Nido Comunali, C.I.G. 5524283E88, è
rinviata allo 02.04.2014 a seguito di
un errore nell’Allegato 1; le offerte
dovranno pervenire entro le ore
12.00 dello 01.04.2014. Informazioni
www.comune.palermo.it - Albo Pretorio. Invio alla G.U.C.E. 12.02.2014.
IL VICE SEGRETARIO GENERALE
(Dott. Giuseppe Sacco)
AVVISO DI SELEZIONE
PER IL CONFERIMENTO DI N. 1 INCARICO
DI COMPONENTE DELL’ORGANO DI REVISIONE CONTABILE
L’Azienda di Servizi alla Persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio
intende procedere alla selezione per il conferimento di n. 1 incarico temporaneo quale
componente dell’Organo di Revisione Contabile dell’Azienda nominato dal Consiglio di
Amministrazione di cui all’art. 10 del D.Lgs. n. 207/2001 e art. 13 della L. R. n. 1/2003
I requisiti richiesti, nonché le modalità e i termini di presentazione della domanda di
ammissione alla selezione sono contenute nel testo integrale di avviso approvato con
Deliberazione Consiliare n. 3=22 del 11/02/2014 visionabile/disponibile sul sito web
aziendale www.iltrivulzio.it.
Le domande dovranno tassativamente pervenire all’Ufficio Protocollo dell’Azienda - via
Marostica, 8 - 20146 MILANO, entro le ore 12.00 del 19/03/2014 (termine perentorio).
Il Presidente
(Dott.ssa Laura Iris Ferro)
AVVISO DI GARA
Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 25 del 03 marzo 2014 è pubblicato il bando di
gara relativo alla sotto indicata procedura aperta ai sensi dell’art. 55, comma 5 del D.Lgs.
n. 163/06 s.m.i., da aggiudicarsi con il criterio del prezzo più basso ai sensi degli artt. 81
e 82 del citato Decreto. Oggetto: ANLAV005-14 - S.S. 76 “della Val d’Esino” - “Lavori
urgenti di adeguamento delle barriere di sicurezza in tratti saltuari tra il km 34+000 e il km
74+400, inclusi gli svincoli di Cingoli e l’innesto alla S.S. 16”. CUP F47H13002580001 - CIG
55819112AD. Importo a base d’appalto: 678.000,00 (Euro seicentosettantottomila/00)
per lavori a misura, comprensivi di 25.500,00 (Euro venticinquemilacinquecento/00) per
oneri inerenti la sicurezza non soggetti a ribasso. Categoria prevalente: OS12A classifica
III per lavori pari ad € 527.830,39. Durata dell’Appalto: Il termine ultimo per l’esecuzione
dei lavori è pari a giorni 120 naturali consecutivi dalla data del verbale di consegna dei
lavori. Responsabile del Procedimento: Ing. Paolo Lalli. Il bando e disciplinare di gara
sono disponibili in formato elettronico scaricabile dal sito www.stradeanas.it nell’apposita
sezione “appalti ad evidenza pubblica” nell’area dedicata alla gara. Termine per presentare
le domande di partecipazione e relative offerte per la suddetta procedura aperta: ore 12.00
del 07 aprile 2014.
IL DIRIGENTE AREA AMMINISTRATIVA
Ancona, lì 04/03/2014
Dott. Massimo Siano
VIA ISONZO, 15 - 60124 ANCONA
Tel. 071/5091 - Fax 071/200400 • sito internet www.stradeanas.it
COMUNICATO AI SENSI E PER GLI EFFETTI
DELL’ART. 122 DEL D.LGS. 163/2006
e succ.modif. ed integr.
Lavori di nuova costruzione di un edificio di ERP per
la realizzazione di n. 60 unità immobiliari ad uso residenziale ed autorimessa collettiva interrata nel Comune di Livorno - Quartiere Shangay - Isolato 419
(delimitato dalle Via Bixio - Menotti - Stenone). Finanziamento: Fondi Legge 590/93 e Fondi Ministeriali Contratto di Quartiere II. CIG: 507773791F CUP: C4910000510002. - A seguito di procedura
aperta, con decisione n. 720/Servizio Generali e Contratti del 29/1/2014, l’appalto dei lavori è stato aggiudicato alla Società ITI IMPRESA GENERALE S.P.A. Modena, con il ribasso del 46,999% sull’importo a
base di gara di Euro 7.084.885,45 (+ Euro 172.981,35
per il costo della sicurezza non soggetto a ribasso). Alla gara hanno presentato offerta, nei tempi e nei modi
indicati nel bando di gara n. 22 Ditte e ne sono state
ammesse n. 17. - L’elenco delle Ditte partecipanti e di
quelle ammesse è sul sito www.casalp.it. - L’aggiudicazione è avvenuta in conformità agli artt. 81 e 83 del
D. Lgs. 163/06 ed agli artt. 119 e 120 del D.P.R. 207/10
e loro s.m.i., con il criterio dell’offerta economicamente
più vantaggiosa, previa individuazione delle offerte anomale ai sensi dell’art. 86.2 del Decreto legislativo suddetto. - I tempi di esecuzione sono stabiliti in giorni 690
naturali e consecutivi, decorrenti dalla data del verbale
di consegna. - Il Direttore dei Lavori è l’Arch. Massimo
Colombo, dipendente della Società Appaltante.
Livorno, 27/2/2014
L’Amministratore Unico - Avv. Stefano Taddia
AVVISO PUBBLICO
PER LA FORMAZIONE DELL’ELENCO DEI FORNITORI DI BENI E SERVIZI 2014/2015
SOGGETTO PROMOTORE - Scabec S.p.A., sede operativa in Piazza Dante, 89 - 80135 Napoli Tel. (00)39 - 081-5624561;
Fax (00)39 - 081-5628569; E-Mail: [email protected]; Sito Internet: www.scabec.it. Tipo di soggetto promotore:
Spa a partecipazione pubblica. Attività del soggetto promotore: valorizzazione e gestione del sistema dei Beni e delle
Attività Culturali quale fattore di sviluppo della Regione Campania.
OGGETTO DELL’AVVISO - La Scabec S.p.A., con il presente avviso, intende procedere alla formazione di un Elenco dei
propri Fornitori di beni e servizi. Nell’ambito di tale Elenco Fornitori saranno individuati i soggetti da invitare alle procedure di acquisizione di beni e servizi in economia, nel rispetto dei principi di trasparenza, rotazione e concorrenza.
Si precisa che l’inserimento dell’impresa nell’Elenco Fornitori non vincola, a nessun titolo, la Scabec e, in particolare,
non costituisce titolo per qualsivoglia pretesa in ordine all’affidamento delle forniture di beni e servizi, ovvero all’invito
alle procedure eventualmente poste in essere dalla Scabec per la selezione dei fornitori.
PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA D’ISCRIZIONE - I soggetti interessati dovranno far pervenire la domanda in plico
chiuso e sigillato, controfirmato sui lembi di chiusura dal legale rappresentante del soggetto richiedente e recante l’indicazione del mittente, nonché la dicitura: “Avviso Pubblico per la formazione dell’Elenco Fornitori di beni e servizi
2014/2015” indirizzato a Scabec spa Piazza Dante, 89 80135 Napoli. Il trattamento dei dati sarà effettuato in conformità
al D.Lgs 196/03 il Bando contenente la documentazione necessaria per la presentazione dell'istanza di candidatura è
consultabile e scaricabile nei siti: www.regione.campania.it e www.scabec.it.
Scabec Spa
il Direttore - Ing. F. Maciocia
Economia 35
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
Auto Le immatricolazioni aumentano dell’8,6%, Fca del 7,3%. Chrysler corre negli Usa
Alleanze
Fiat torna a crescere in Italia
Da Melfi la nuova «Renegade»
Vendite ancora su. I concessionari: ma non è vera ripresa
Il modello
La nuova Jeep
Renegade, un
Suv progettato
e disegnato ad
Auburn Hills e
costruito nello
stabilimento di
Melfi. È la prima
vettura della
Jeep a «nascere» all’estero.
Le vendite cominceranno
nel secondo
semestre
Una rondine non fa primavera, ma forse tre fanno ben
sperare. A febbraio le vendite
di automobili in Italia sono
cresciute dell’ 8,6%: 118.328 le
nuove vetture, circa diecimila
in più di un anno fa. È il terzo
mese di fila con il segno più
davanti, un risultato che alimenta le speranze di ripresa
dopo mesi in caduta. Da gennaio l’incremento è del 6%,
ma sono dati da prendere con
le molle.
«È difficile dire se ci troviamo di fronte a un rimbalzo
tecnico — commenta Gian
Primo Quagliano del Centro
Studi Promotor— o se sia una
ripresa destinata a prendere
corpo nel futuro». Perché la
domanda di nuove vetture lo
scorso anno aveva toccato il
fondo: «Il recupero si sta rafforzando». Fra gli addetti ai
lavori nessuno festeggia più
di tanto: «Non chiamatela ripresa — avverte l’associazione dei concessionari, Fede-
Il mercato dell’auto in Italia
mese di febbraio
+8,6%
118.328
rispetto all’anno
passato
immatricolazioni
Immatricolazioni nel mese
I marchi di Fiat Group
Automobiles (escludendo
Ferrari e Maserati)
+7,3%
rispetto all’anno
passato
33.215
Fca
Fca
Jeep
Maserati
Lancia
+9,8%
+0,3%
+7% +1077,8%
Fonte: Anfia
rauto. «I numeri di febbraio
sono influenzati dal pessimo
andamento dello scorso anno, quando il mercato aveva
perso il 17%». Secondo i dealer il 2014 chiuderà con un
milione e 400 mila automobili. Una crescita leggera, molto
lontana da quella «soglia di
sopravvivenza» collocata intorno ai due milioni di pezzi.
Senza ridurre le tasse — secondo gli operatori— è impossibile tornare ai quei livelli. Per il gruppo Fiat-Chrysler
il bilancio è positivo con un
+7,3% (33.200 unità). Perfomance che non si vedevano
da mesi, anche se la quota di
mercato è calata leggermente
di 0,3 punti al 28,1%. Bene il
marchio Fiat che cresce più
D’ARCO
della media (+9,8%) e anche
Jeep (+7%), mentre proseguono le difficoltà di Alfa che perde il 3,8%.
Ma come da tempo accade,
le soddisfazioni più grandi
per il Lingotto arrivano dall’America. Dove Chrysler ha
centrato il 47esimo mese consecutivo in crescita (+11%, oltre 154 mila veicoli) con il so-
Bassanini
«Telecom,
sulla rete
Cdp sempre
disponibile»
«Lo scorporo della rete è sempre stata una scelta che in primo
luogo competeva a Telecom Italia». La Cassa depositi e prestiti, ha
detto ieri il presidente Franco Bassanini, era interessata «a
concorrere a soluzioni in cui avremmo potuto mettere risorse
destinate interamente ad accelerare gli investimenti
sull’infrastruttura di rete». «A queste condizioni — ha aggiunto
— noi siamo sempre disponibili». Al momento tuttavia lo
scorporo non è nei piani del ceo di Telecom, Marco Patuano, che
ieri ha ricevuto parole di apprezzamento dal presidente delle
Generali, Gabriele Galateri: «Stimo Patuano e trovo che in questi
primi mesi in cui si è trovato da solo alla guida ha fatto bene».
lito forte contributo dei
«truck» Ram.
Numeri con i quali l’amministratore delegato Sergio
Marchionne si presenta al Salone di Ginevra, al via oggi
con oltre cento anteprime.
Sotto i riflettori c’è la nuova
Jeep Renegade, uno dei prodotti più importanti della neonata Fiat Chrysler Automobiles. Più di altri prodotti segna l’integrazione fra Torino e
Detroit: un Suv compatto
progettato e disegnato ad Auburn Hills e costruito nello
stabilimento di Melfi. Le vendite cominceranno nel secondo semestre. È la prima vettura della Jeep a «nascere» oltre
i confini nazionali, un modello di grandi volumi — si parla
oltre 100 mila unità l’anno—
realizzato sull’architettura
«small wide 4x4», la stessa
sulla quale nascerà la 500X
(attesa in autunno al Salone
di Parigi). L’aspetto e la trazione integrale da vera fuoristrada, i motori con tecnologia MultiAir e diesel Multijet,
poco più di quattro metri di
lunghezza, consumi contenuti e cambio automatico a nove
marce. Per il marchio americano, abituato a ragionare su
altre dimensioni, è una svolta: la Renegade sarà distribuita in 100 mercati per competere nel settore degli «small
Suv», che vale milioni di pezzi
l’anno. Nei piani di Marchionne dovrebbe consentire,
insieme ad altre novità future, alla Jeep di passare dalle
731 mila vetture dello scorso
anno al milione. Cambio di
marcia, infine, nell’accordo
con Mazda che doveva far nascere la spider Alfa. Secondo
indiscrezioni, la macchina si
farà, in Giappone, ma con altre insegne, è probabile siano
quelle di Abarth o di Fiat.
Daniele Sparisci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sorgenia Ieri vertice con i creditori del gruppo elettrico. La holding dei De Benedetti vuole mantenere la gestione
Cir e banche distanti, resta il nodo governance
L’aumento di capitale porterebbe
gli istituti in maggioranza
GdF Suez muove su Tirreno Power
MILANO — Non è stato decisivo l’incontro di ieri mattina
nella sede milanese di Mps tra la
Cir della famiglia De Benedetti e
le banche creditrici di Sorgenia:
ci vorrà ancora del tempo perché si possa trovare una soluzione al problema del debito eccessivo della società elettrica
controllata dalla Cir, schiacciata
da un debito di 1,86 miliardi di
cui 600 milioni in eccesso. Le
trattative sono in corso da mesi
e dovrebbero chiudersi a breve
per evitare che Sorgenia si trovi
costretta a portare i libri in Tribunale, visto che avrebbe liquidità fino a metà marzo e l’amministratore delegato Andrea
Mangoni ha chiesto fin dallo
scorso dicembre una moratoria
(standstill) fino al prossimo luglio. Ma i due fronti sono ancora lontani sia sull’aumento di
capitale sia sulla governance.
Il nodo è innanzitutto quello
dell’esborso finanziario da parte
dell’azionista di maggioranza di
Sorgenia, la Cir presieduta da
Rodolfo De Benedetti e guidata
dall’amministratore delegato
Monica Mondardini, l’unico socio (ha il 52%) al tavolo delle
trattative visto che il partner austriaco al 46%, Verbund, si è tirato da parte svalutando a zero
la partecipazione.
Le banche hanno proposto a
Cir una soluzione 1 a 2: per ogni
euro messo da Cir in aumento di
capitale le banche ne metterebbero 2. Al gruppo di De Bene-
detti sono stati chiesti 150 milioni, a fronte dei quali le banche — un pool di 21 istituti tra i
quali Mps (la più esposta), Unicredit, Banca Imi, Bpm, Banco
Popolare, Ubi Banca — convertirebbero 300 milioni di debiti,
stralciando o trasformando in
bond convertendo i restanti 150
milioni. Cir però continua a non
voler mettere sul piatto più di
100 milioni. In questo caso le
banche potrebbero convertire
solo 200 milioni di euro. In entrambe le ipotesi, gli istituti si
ritroverebbero con i due terzi
della società. Ma è qui l’altro
nodo: la governance.
A fronte di un esborso maggiore Cir vorrebbe avere più peso nella gestione dell’azienda e
D’ARCO
I conti del gruppo
IL BILANCIO
dati al terzo trimestre 2013
1.863
1.734,2 (-1,4%)
-196,9
Margine
operativo lordo*
* post svalutazioni per circa 400 milioni
Ricavi
Fonte: Sorgenia
non accetterebbe di rimanere in
minoranza. Per questo motivo è
sul tavolo anche l’ipotesi di convertire i crediti delle banche in
«nuovi strumenti partecipativi», azioni privilegiate dal punto di vista del rendimento ma
con minori poteri di governance. Saranno necessari ulteriori
giorni di negoziati tra le parti,
-434,3
Risultato
Indebitamento
netto*
netto**
a
fine
gennaio
2014
**
GLI IMPIANTI
CENTRALI A CICLO COMBINATO DA 800 MW
Anno di entrata in produzione
2006
Termoli (Campobasso)
2010
Modugno (Bari)
Bertonico-Turano Lodigiano (Lodi) 2011
2012
Aprilia (Latina)
ENERGIE ALTERNATIVE
impianti eolici tra Italia e Francia 200 mw
impianti fotovoltaici
8 mw
sapendo comunque che il tempo stringe: domani Sorgenia
riunisce un consiglio di amministrazione per fare il punto sulla situazione.
Ieri pomeriggio intanto si sono incontrati anche i creditori
di Sorgenia Power, la controllata che possiede tre delle quattro
centrali termiche del gruppo. A
Commercio
Soros
ora affianca
le Coop
Soros ieri ha rilevato il
5% di Igd diventando
il terzo azionista della
società nata dal
conferimento di una
fetta del patrimonio
di Unicoop Tirreno
e Coop Adriatica
© RIPRODUZIONE RISERVATA
questo livello la situazione del
debito è meno problematica e si
lavorerebbe esclusivamente a
un allungamento delle scadenze. E circa l’altra partecipata (al
39% indiretto), Tirreno Power,
ieri si è fatto sentire per la prima
volta il socio di maggioranza,
Gaz de France, aprendo a un intervento. «Il management di
Tirreno Power sta analizzando,
avviando e implementando una
serie di iniziative per migliorare
la situazione», ha detto Aldo
Chiarini, ceo di GdF Suez Energia Italia e presidente di GdF
Suez Energy South Europe, «e
con gli azionisti e le banche
stanno valutando ogni scenario
potenziale e le relative conseguenze. Finora, nessuna decisione è stata presa. GdF Suez,
per quanto la riguarda, conferma il suo impegno in Italia in
generale e, sul caso specifico, a
realizzare ogni tentativo, con gli
altri azionisti, per preservare assets e valore di Tirreno Power».
Fabrizio Massaro
[email protected]
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Al vertice L’amministratore delegato James Hogan
Alitalia, Etihad prudente
«Non abbiamo preso
alcun impegno»
L’ottimismo di Lupi
ROMA — Etihad, la compagnia emiratina che sta
conducendo una trattativa con Alitalia per acquistarne
una quota di minoranza, gela le aspettative della
controparte. L’amministratore delegato della
compagnia degli Emirati, James Hogan, intervistato ieri
su quanto sia fiducioso di concludere l’accordo, ha
risposto: «È un 50-50. Nel passato siamo anche arrivati a
fare delle due diligence con altre compagnie e poi ci
siamo ritirati». L’ad ha spiegato che l’operazione andrà
avanti solo se risponderà ai criteri di investimento della
sua compagnia riguardo ai costi, alla redditività, alla
ristrutturazione del vettore italiano, alle condizioni circa
il network e alla forza del management.
E per ribadire tutte queste condizioni ha specificato:
«Noi non ci siamo impegnati in alcun modo ad investire
o meno» in Alitalia, «parte della decisione che
prenderemo nelle prossime due settimane è
determinare ciò che riteniamo appropriato per i loro
azionisti e che possiamo fare sotto la legislazione
europea».
Le trattative tra le due compagnie si sono intensificate lo
scorso mese e, secondo fonti vicine al dossier, Etihad
potrebbe essere interessata ad acquistare fino al 40% di
Alitalia. Il punto più
difficile della trattativa
La compagnia
res ta p i ù c h e m a i l a
ristrutturazione del
La compagnia degli
debito e i tagli al
Emirati : «Ancora due
personale che però
settimane per verificare H o g a n n o n h a
se ci sono le condizioni» commentato.
Secondo quanto riferito
dall’ad di Alitalia,
Gabriele Del Torchio, la
Ricorsi
settimana scorsa, Etihad
Gc Holding impugna la d o v r e b b e u l t i m a r e
delibera sull’aumento di l’esame dei conti di
Alitalia entro un mese.
capitale e chiede i danni «Siamo tutti ottimisti —
per l’acquisto di AirOne ha dichiarato il ministro
dei Trasporti, Maurizio
Lupi —: confermo la
scadenza di fine marzo».
Intanto Etihad chiude il 2013 con profitti netti in crescita
del 48%, pari a 62 milioni di dollari, e un fatturato in
crescita del 27%, pari a 6,1 miliardi di dollari. La
compagnia è al suo terzo anno consecutivo di
profittabilità netta, anno in cui celebra il suo decimo
anniversario di operatività.
Da parte sua ieri Alitalia ha annunciato che in febbraio i
passeggeri trasportati sono aumentati dell’1% a 1,38
milioni: in particolare sull’hub di Roma Fiumicino la
crescita è stata dell’1,7%, mentre a Milano Linate
l’incremento è stato del 5,4% rispetto allo stesso mese
dell’anno precedente.
Ma per la compagnia tricolore emergono problemi
legali: uno degli azionisti di Alitalia, Gc Holding (1,24%),
ha presentato una diffida e un ricorso nei confronti della
compagnia. Gc Holding, che fa capo a Cosimo Carbonelli
D’Angelo, ha impugnato la delibera del 14-15 ottobre
sull’aumento di capitale da 300 milioni, che pure ha
votato, chiedendone la nullità: l’oggetto della delibera è
ritenuto illecito perché l’azienda non sarebbe stata in
continuità aziendale. Secondo Gc Holding, l’aumento di
capitale si basava su presupposti quantitativi non
sufficienti per restituire la continuità aziendale alla
compagnia. Ed è questo il motivo per cui Gc Holding ha
deciso poi di non aderire all’operazione, diluendo così la
propria quota dal 3,10% all’1,24%.
L’altra azione è una diffida con richiesta di risarcimento
danni per 85 milioni per l’acquisto da parte di Alitalia di
AirOne, atto avvenuto nel 2008, pur ratificato in
consiglio di amministrazione da Carbonelli D’Angelo.
Gc Holding ritiene che il socio Intesa Sanpaolo abbia
condizionato la vendita traendone beneficio. Gc
Holding precisa che «si affida alla giustizia perché gli
organi competenti accertino l’effettiva dinamica delle
circostanze e fino ad allora non ritiene di dover
effettuare alcuna affermazione relativamente alle
eventuali responsabilità delle parti coinvolte nel
giudizio». Nessun commento da parte di Alitalia.
Antonella Baccaro
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36
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
27/02 EUR
5,090
5,088
Strategic Debt Fd A
03/03 GBP
1,050
1,050
Borsa Protetta Maggio
26/02 EUR
62,680
62,640
KIS - Key X
28/02 EUR
132,330
132,010
PS - Absolute Return B
28/02 EUR
117,220
117,120
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 27/02 EUR
5,099
5,097
Strategic Debt Fd A H
03/03 EUR
1,235
1,234
Borsa Protetta Novembre
26/02 EUR
60,530
60,400
KIS - Multi-Str. UCITS A USD
27/02 USD
155,760
155,640
PS - Algo Flex A
25/02 EUR
110,640
109,690
27/02 EUR
5,099
5,097
Strategic Debt Fd A H
03/03 USD
1,747
1,745
Inflazione Più Arancio
28/02 EUR
55,460
55,480
KIS - Multi-Str. UCITS D
27/02 EUR
114,490
114,400
PS - Algo Flex B
25/02 EUR
105,350
104,450
AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 27/02 EUR
5,577
5,574
Strategic Debt Fd X
03/03 GBP
1,070
1,069
Mattone Arancio
28/02 EUR
44,030
43,880
KIS - Multi-Str. UCITS P
27/02 EUR
117,220
117,120
PS - Best Global Managers A
25/02 EUR
104,710
104,230
AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 27/02 EUR
5,210
5,207
Strategic Debt Fd X H
03/03 EUR
1,297
1,296
Profilo Dinamico Arancio
28/02 EUR
63,550
63,670
KIS - Multi-Str. UCITS X
27/02 EUR
117,820
117,730
PS - Best Global Managers B
25/02 EUR
108,310
107,800
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
28/02 EUR
110,740
110,870
PS - Bond Opportunities A
28/02 EUR
161,180
161,070
PS - Bond Opportunities B
28/02 EUR
120,120
120,040
PS - Dynamic Core Portfolio A
28/02 EUR
99,110
99,050
PS - EOS A
25/02 EUR
134,320
133,500
PS - Equilibrium A
25/02 EUR
100,000
99,730
PS - Fixed Inc Absolute Return A
28/02 EUR
98,530
98,500
PS - Inter. Equity Quant A
28/02 EUR
110,860
110,890
PS - Inter. Equity Quant B
28/02 EUR
113,040
113,070
PS - Liquidity A
28/02 EUR
124,370
124,350
PS - Opportunistic Growth A
28/02 EUR
95,600
95,480
PS - Opportunistic Growth B
28/02 EUR
100,600
100,480
PS - Podium Flex A
28/02 EUR
85,390
85,350
PS - Podium Flex C
28/02 USD
84,250
84,200
PS - Prestige A
25/02 EUR
101,080
100,450
PS - Quintessenza A
25/02 EUR
103,340
102,980
PS - Quintessenza B
25/02 EUR
106,400
106,020
PS - Target A
25/02 EUR
104,170
103,560
PS - Target B
25/02 EUR
104,110
103,500
PS - Titan Aggressive A
25/02 EUR
105,340
105,460
PS - Total Return A
28/02 EUR
102,620
102,670
PS - Total Return B
28/02 EUR
95,980
96,030
PS - Valeur Income A
28/02 EUR
110,100
110,020
AZ F. Bond Target 2016 DIS
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS
AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89
[email protected]
Nome
Nome
Nome
AcomeA America (A1)
28/02 EUR
16,016
16,165
AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 27/02 EUR
5,806
5,803
Strategic Debt Fd X H
03/03 USD
1,779
1,777
Profilo Equilibrato Arancio
28/02 EUR
61,270
61,380
KIS - Selection D
27/02 EUR
123,440
123,290
AcomeA America (A2)
28/02 EUR
16,486
16,638
AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 27/02 EUR
5,518
5,515
UK Abs. Target Fd P1
28/02 GBP
1,239
1,229
Profilo Moderato Arancio
28/02 EUR
57,580
57,610
KIS - Selection P
27/02 EUR
125,220
125,050
Top Italia Arancio
28/02 EUR
48,490
48,210
AcomeA Asia Pacifico (A1)
AcomeA Asia Pacifico (A2)
AcomeA Breve Termine (A1)
28/02 EUR
28/02 EUR
28/02 EUR
4,189
AZ F. Cash 12 Mesi
27/02 EUR
5,336
5,336
UK Abs Target Fd P2
28/02 EUR
1,185
1,175
KIS - Selection X
27/02 EUR
124,680
124,530
4,298
AZ F. Cash Overnight
27/02 EUR
5,247
5,247
UK Abs Target Fd P2
28/02 GBP
1,268
1,258
KIS - Sm. Cap D
27/02 EUR
99,790
99,500
14,513
AZ F. Cat Bond ACC
14/02 EUR
5,293
5,293
UK Equity Fd A
03/03 GBP
3,376
3,450
KIS - Sm. Cap P
27/02 EUR
104,370
104,070
AZ F. Cat Bond DIS
14/02 EUR
5,275
5,275
UK Equity Fd A
03/03 USD
5,581
5,694
KIS - Target 2014 X
28/02 EUR
102,190
102,190
4,158
4,266
14,508
AcomeA Breve Termine (A2)
28/02 EUR
14,656
14,660
AcomeA ETF Attivo (A1)
28/02 EUR
4,473
4,461
AZ F. CGM Opport Corp Bd
27/02 EUR
5,967
5,962
UK Equity Fd B
03/03 EUR
4,084
4,158
AZ F. CGM Opport European
27/02 EUR
6,876
6,902
UK Equity Fd B
03/03 GBP
3,392
3,467
La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia
è disponibile sul sito www.invesco.it
AcomeA ETF Attivo (A2)
28/02 EUR
4,575
4,562
AcomeA Eurobbligazionario (A1)
28/02 EUR
16,960
16,965
AZ F. CGM Opport Global
27/02 EUR
6,274
6,263
UK Equity Fd B
03/03 USD
5,663
5,777
Invesco Funds
AcomeA Eurobbligazionario (A2)
28/02 EUR
17,139
17,144
AZ F. CGM Opport Gov Bd
27/02 EUR
5,481
5,472
UK Equity Fd X
03/03 EUR
4,283
4,360
Asia Balanced A
28/02 USD
23,340
23,300
ASIAN OPP CAP RET EUR
28/02 EUR
12,158
12,216
AcomeA Europa (A1)
28/02 EUR
13,255
13,200
AZ F. Commodity Trading
27/02 EUR
4,322
4,327
UK Equity Fd X
03/03 EUR
4,162
4,236
Asia Balanced A-Dis
28/02 USD
15,410
15,380
FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR
28/02 EUR
107,965
108,002
AcomeA Europa (A2)
28/02 EUR
13,565
13,508
AZ F. Conservative
27/02 EUR
6,401
6,395
UK Equity Fd X
03/03 GBP
0,508
0,519
Asia Consumer Demand A
28/02 USD
13,630
13,550
FLEX STRATEGY RET EUR
28/02 EUR
91,717
92,005
AcomeA Globale (A1)
28/02 EUR
11,144
11,182
AZ F. Core Brands
27/02 EUR
5,595
5,590
UK Equity Fd X
03/03 GBP
3,424
3,499
Asia Consumer Demand A-Dis
28/02 USD
13,290
13,210
HIGH GROWTH CAP RET EUR
28/02 EUR
117,050
116,720
AcomeA Globale (A2)
28/02 EUR
11,538
11,576
AZ F. Corporate Premium ACC
27/02 EUR
5,554
5,563
UK Equity Fd X
03/03 USD
5,767
5,883
Asia Infrastructure A
28/02 USD
13,560
13,450
ITALY CAP RET A EUR
28/02 EUR
25,412
25,352
AcomeA Italia (A1)
28/02 EUR
20,242
20,073
AZ F. Corporate Premium DIS
27/02 EUR
5,332
5,340
Asian Bond A-Dis M
28/02 USD
10,024
10,013
SHORT DURATION CAP RET EUR
28/02 EUR
911,834
910,278
AcomeA Italia (A2)
28/02 EUR
20,737
20,564
AZ F. Dividend Premium ACC
27/02 EUR
5,563
5,556
Balanced-Risk Allocation A
28/02 EUR
14,700
14,710
AcomeA Liquidità (A1)
28/02 EUR
8,896
8,896
AZ F. Dividend Premium DIS
27/02 EUR
4,971
4,965
Em. Loc. Cur. Debt A
28/02 USD
14,396
14,290
AcomeA Liquidità (A2)
28/02 EUR
8,897
8,897
AZ F. Emer. Mkt Asia
27/02 EUR
5,662
5,645
Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M
28/02 USD
9,300
9,231
AcomeA Paesi Emergenti (A1)
28/02 EUR
6,271
6,325
AZ F. Emer. Mkt Europe
27/02 EUR
3,112
3,138
Em. Mkt Corp Bd A
28/02 USD
11,873
11,852
AcomeA Paesi Emergenti (A2)
28/02 EUR
6,432
6,487
AZ F. Emer. Mkt Lat. Am.
27/02 EUR
4,511
4,493
AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 28/02 EUR
3,872
3,884
AZ F. European Dynamic
27/02 EUR
5,240
5,245
AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 28/02 EUR
3,979
3,991
AZ F. European Trend
AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 28/02 EUR
5,116
AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 28/02 EUR
5,132
5,211
5,227
AZ F. Formula 1 Absolute
AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC
27/02 EUR
27/02 EUR
31/01 EUR
3,287
5,387
5,567
3,287
5,395
5,562
AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 28/02 EUR
6,035
6,049
AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS
31/01 EUR
5,524
5,532
AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 28/02 EUR
6,160
6,174
AZ F. Formula Target 2014
27/02 EUR
4,737
4,735
AcomeA Performance (A1)
28/02 EUR
21,108
21,166
AZ F. Formula Target 2015 ACC
27/02 EUR
5,997
5,991
AcomeA Performance (A2)
28/02 EUR
21,394
21,452
AZ F. Formula Target 2015 DIS
27/02 EUR
5,555
5,550
AZ F. Formula 1 Conserv.
27/02 EUR
4,949
4,949
AZ F. Global Curr&Rates ACC
27/02 EUR
4,320
4,319
Invictus Global Bond Fd
25/02 EUR
105,938
105,727
Invictus Macro Fd
26/02 EUR
79,878
81,301
Sol Invictus Absolute Return
27/02 EUR
107,249
107,266
AZ F. Global Curr&Rates DIS
27/02 EUR
4,108
4,107
AZ F. Global Sukuk ACC
14/02 EUR
4,938
4,938
AZ F. Global Sukuk DIS
14/02 EUR
4,938
4,938
AZ F. Hybrid Bonds ACC
27/02 EUR
5,201
5,197
AZ F. Hybrid Bonds DIS
27/02 EUR
5,141
5,138
AZ F. Income ACC
27/02 EUR
6,230
6,220
AZ F. Income DIS
27/02 EUR
5,790
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 27/02 EUR
Num tel: 178 311 01 00
www.compamfund.com - [email protected]
Bluesky Global Strategy A
28/02 USD
1488,038
1484,443
Euro Corp. Bond A
28/02 EUR
16,339
16,351
Bond Euro A
28/02 EUR
1236,153
1236,846
Euro Corp. Bond A-Dis M
28/02 EUR
12,500
12,509
Bond Euro B
28/02 EUR
1195,867
1196,548
Euro Short Term Bond A
28/02 EUR
10,874
10,875
Bond Risk A
28/02 EUR
1422,310
1422,165
European Bond A-Dis
28/02 EUR
5,569
5,578
Bond Risk B
28/02 EUR
1363,638
1363,515
Glob. Bond A-Dis
28/02 USD
5,771
5,760
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A
28/02 EUR
1610,954
1608,662
Glob. Equity Income A
28/02 USD
60,930
60,320
PS - Value A
25/02 EUR
104,740
103,970
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B
28/02 EUR
1551,976
1549,784
Glob. Equity Income A-Dis
28/02 USD
15,360
15,200
PS - Value B
25/02 EUR
106,900
106,120
CompAM Fund - SB Bond B
27/02 EUR
1064,739
1064,175
Glob. Inv. Grade.Corp. Bond A-Dis M 28/02 USD
11,224
11,230
CompAM Fund - SB Equity B
27/02 EUR
1106,352
1105,634
Glob. Structured Equity A-Dis
28/02 USD
40,920
40,710
CompAM Fund - SB Flexible B
27/02 EUR
1012,882
1012,716
Glob. Targeted Ret. A
28/02 EUR
10,296
10,244
European Equity A
28/02 EUR
1424,373
1425,044
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A
28/02 EUR
12,718
12,728
European Equity B
28/02 EUR
1350,025
1350,680
Multiman. Bal. A
27/02 EUR
116,417
116,279
27/02 EUR
26,722
26,728
Azimut Formula 1 Absolute
27/02 EUR
7,217
7,227
Azimut Formula 1 Conserv
27/02 EUR
6,887
6,888
44,090
115,963
115,813
India Equity E
28/02 EUR
25,740
25,760
26/02 EUR
70,771
70,752
Japanese Eq. Advantage A
28/02 JPY
2985,000
2996,000
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M
26/02 EUR
73,639
73,614
Pan European Eq. A
28/02 EUR
17,850
17,780
Multiman.Target Alpha A
26/02 EUR
106,298
105,744
Pan European Eq. A-Dis
28/02 EUR
16,170
16,100
5,781
Pan European Eq. Inc. A-Dis
28/02 EUR
11,730
11,670
4,504
4,504
Pan European High Inc A
28/02 EUR
18,450
18,450
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 27/02 EUR
4,260
4,260
Pan European High Inc A-Dis
28/02 EUR
13,490
13,490
AZ F. Institutional Target
27/02 EUR
5,485
5,480
Pan European Struct. Eq. A
28/02 EUR
14,140
14,070
AZ F. Italian Trend
27/02 EUR
3,572
3,592
Pan European Struct. Eq. A-Dis
28/02 EUR
13,610
13,540
Renminbi Fix. Inc. A
28/02 USD
10,622
10,702
Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis
28/02 EUR
9,545
9,708
US Equity A EH
28/02 EUR
13,840
13,780
US High Yield Bond A
28/02 USD
11,712
11,697
AZ F. Lira Plus DIS
Azimut Formula Target 2013
27/02 EUR
6,924
6,922
Azimut Formula Target 2014
27/02 EUR
6,713
6,714
Azimut Garanzia
27/02 EUR
12,894
12,893
Azimut Prev. Com. Crescita
31/01 EUR
10,755
10,841
Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C
31/01 EUR
10,760
10,844
Azimut Prev. Com. Equilibrato
31/01 EUR
11,905
11,912
Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 31/01 EUR
11,907
11,910
31/01 EUR
10,747
10,692
27/02 EUR
27/02 EUR
4,688
4,688
5,959
5,957
AZ F. Opportunities
27/02 EUR
5,282
5,296
27/02 EUR
27/02 EUR
27/02 EUR
27/02 EUR
4,092
Azimut Prev. Com. Obbli.
31/01 EUR
10,071
10,007
Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C
31/01 EUR
10,071
10,007
Azimut Reddito Euro
27/02 EUR
17,316
17,286
Azimut Reddito Usa
27/02 EUR
6,029
6,031
Azimut Scudo
27/02 EUR
8,620
8,606
Azimut Solidity
27/02 EUR
8,699
8,686
Azimut Strategic Trend
27/02 EUR
6,188
6,185
Azimut Trend America
27/02 EUR
12,424
12,400
Azimut Trend Europa
27/02 EUR
13,212
13,213
Azimut Trend Italia
27/02 EUR
17,980
18,092
Azimut Trend Pacifico
27/02 EUR
6,821
6,842
Azimut Trend Tassi
27/02 EUR
10,110
Azimut Trend
27/02 EUR
26,789
Comm Euro R1C A
28/02 EUR
108,450
107,780
Comm Harvest R3C E
28/02 EUR
74,400
74,260
28/02 EUR
930,990
930,960
6,331
5,936
5,157
4,102
US High Yield Bond A-Dis M
Croci Euro R1C B
28/02 EUR
117,370
116,880
Croci Japan R1C B
28/02 JPY
8360,250
8361,770
Croci US R1C B
28/02 USD
160,160
159,780
Dyn. Cash R1C A
28/02 EUR
101,550
101,550
Paulson Global R1C E
19/02 EUR
6350,050
6312,200
Sovereign Plus R1C A
26/02 EUR
106,130
105,940
Systematic Alpha R1C A
26/02 EUR
10165,190
10090,440
6,304
5,911
28/02 USD
10,761
28/02 EUR
100,490
100,610
Sparta Agressive A
28/02 EUR
102,050
102,120
WM Biotech A
28/02 EUR
158,090
161,860
WM Biotech I
28/02 EUR
1606,490
1644,740
www.newmillenniumsicav.com
Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475
NM Augustum Corp Bd A
28/02 EUR
185,610
185,560
NM Augustum High Qual Bd A
28/02 EUR
143,920
144,020
NM Balanced World Cons A
28/02 EUR
131,680
131,830
NM Euro Bonds Short Term A
28/02 EUR
137,360
137,410
NM Euro Equities A
28/02 EUR
46,510
NM Global Equities EUR hdg A
28/02 EUR
AZ F. Qinternational
27/02 EUR
5,048
5,039
AZ F. QProtection
27/02 EUR
5,218
5,217
AZ F. Qtrend
27/02 EUR
4,940
4,942
AZ F. Renminbi Opport
27/02 EUR
5,355
5,342
AZ F. Reserve Short Term
27/02 EUR
6,297
6,297
AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 27/02 EUR
5,066
5,064
AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 27/02 EUR
5,038
5,036
AZ F. Solidity ACC
27/02 EUR
5,909
5,901
AZ F. Solidity DIS
27/02 EUR
5,565
5,558
AZ F. Strategic Trend
27/02 EUR
5,695
5,691
28/02 EUR
106,630
106,760
Strategic Bond Inst. C hdg
28/02 USD
106,800
106,930
46,340
Strategic Bond Retail C
28/02 EUR
105,320
105,450
70,440
70,470
Strategic Bond Retail C hdg
28/02 USD
105,460
105,590
NM Inflation Linked Bond Europe A 28/02 EUR
104,010
104,010
Strategic Trend Inst. C
28/02 EUR
103,330
103,550
NM Italian Diversified Bond A
28/02 EUR
109,890
109,740
Strategic Trend Retail C
28/02 EUR
101,330
101,540
NM Italian Diversified Bond I
28/02 EUR
112,040
111,890
NM Large Europe Corp A
28/02 EUR
133,920
134,100
NM Market Timing A
28/02 EUR
104,180
104,210
NM Market Timing I
28/02 EUR
104,740
104,760
NM Q7 Active Eq. Int. A
28/02 EUR
60,350
60,760
NM Q7 Globalflex A
28/02 EUR
104,860
105,070
Fondo Donatello-Michelangelo Due 30/06 EUR
52927,939
52659,382
NM Total Return Flexible A
28/02 EUR
121,740
121,290
Fondo Donatello-Tulipano
30/06 EUR
47475,755
48904,331
NM VolActive A
28/02 EUR
98,170
98,430
Fondo Donatello-Margherita
30/06 EUR
27116,197
26640,389
NM VolActive I
28/02 EUR
98,450
98,710
57863,932
57813,049
AZ F. Top Rating ACC
27/02 EUR
5,016
5,014
AZ F. Top Rating DIS
27/02 EUR
5,016
5,014
AZ F. Trend
27/02 EUR
5,886
5,878
AZ F. US Income
27/02 EUR
5,475
5,478
26/02
99,460 EUR
28/02 USD
30,680
30,560
Fondo Donatello-David
30/06 EUR
US Value Equity A-Dis
28/02 USD
29,340
29,220
Fondo Tiziano Comparto Venere
30/06 EUR 477314,036
Caravaggio di Sorgente SGR
30/06 EUR
Tel: 02 77718.1
www.kairospartners.com
AUGUSTUM EQUITY EUROPE I
28/02 EUR
109,260
108,830
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
28/02 EUR
111,220
111,230
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
28/02 EUR
147,610
147,610
26/02
26/02
Kairos Multi-Str. B
31/12 EUR 561570,953 555514,933
Asian Equity B
28/02 EUR
93,960
94,020
Kairos Multi-Str. I
31/12 EUR 576858,129 570128,125
Asian Equity B
28/02 USD
131,840
131,940
Kairos Multi-Str. P
31/12 EUR 527974,042 522536,062
Emerg Mkts Equity
28/02 USD
439,580
437,070
Kairos Income
27/02 EUR
6,806
6,805
Emerg Mkts Equity Hdg
28/02 EUR
429,560
427,190
Kairos Small Cap
27/02 EUR
10,517
10,521
European Equity
28/02 EUR
293,190
292,240
European Equity B
28/02 USD
362,510
361,230
Greater China Equity B
28/02 EUR
118,260
117,350
Greater China Equity B
28/02 USD
168,350
167,020
Growth Opportunities
28/02 USD
72,010
72,190
Growth Opportunities Hdg
28/02 EUR
78,890
79,100
Japanese Equity
28/02 JPY
129,010
129,990
A S&P
11,019 EUR
5,474 EUR
27/02 USD
276,020
274,970
KIS - America P
27/02 EUR
194,050
193,320
KIS - America X
27/02 EUR
195,010
194,270
KIS - Bond A-USD
27/02 USD
168,900
168,750
10,086
KIS - Bond D
27/02 EUR
121,100
121,000
26,749
KIS - Bond P
27/02 EUR
125,020
124,910
KIS - Bond Plus A Dist
28/02 EUR
126,120
126,200
KIS - Bond Plus D
28/02 EUR
128,120
128,200
KIS - Bond Plus P
28/02 EUR
129,930
130,020
KIS - Dynamic A-USD
28/02 USD
172,380
172,630
KIS - Dynamic D
28/02 EUR
120,140
120,290
KIS - Dynamic P
28/02 EUR
122,310
122,470
KIS - Emerging Mkts A
27/02 EUR
121,710
121,210
26/02
Maximum
26/02
Progress
26/02
Quality
5,125 EUR
6,284 EUR
6,871 EUR
Abs. UK Dynamic Fd P1
28/02 GBP
1,553
1,555
AZ F. Active Selection
27/02 EUR
5,324
5,325
Abs. UK Dynamic Fd P1 H
28/02 EUR
1,709
1,710
AZ F. Active Strategy
27/02 EUR
5,244
5,243
Abs. UK Dynamic Fd P2
28/02 GBP
1,586
1,587
AZ F. Alpha Man. Credit
27/02 EUR
5,443
5,438
Abs. UK Dynamic Fd P2 H
28/02 EUR
1,779
1,780
AZ F. Alpha Man. Equity
27/02 EUR
4,903
4,902
Europ. Equ. (ex UK) Fd A
03/03 GBP
2,642
2,698
AZ F. Alpha Man. Them.
27/02 EUR
3,629
3,629
Europ. Equ. (ex UK) Fd A
03/03 EUR
3,207
3,262
AZ F. American Trend
27/02 EUR
3,158
3,152
Europ. Equ. (ex UK) Fd B
03/03 EUR
3,225
3,281
AZ F. Asset Plus
27/02 EUR
5,538
5,536
Europ. Equ. (ex UK) Fd X
03/03 EUR
3,236
3,292
KIS - Emerging Mkts D
27/02 EUR
120,430
119,940
AZ F. Asset Power
27/02 EUR
5,397
5,397
Europ. Equ. (ex UK) Fd X H
03/03 GBP
2,836
2,885
KIS - Europa D
27/02 EUR
125,700
126,150
AZ F. Asset Timing
27/02 EUR
5,019
5,016
Pan Europe Fd A
03/03 EUR
3,604
3,678
KIS - Europa P
27/02 EUR
127,640
128,090
AZ F. Best Bond
27/02 EUR
5,340
5,341
Pan Europe Fd A
03/03 GBP
2,988
3,062
KIS - Europa X
27/02 EUR
128,050
128,500
AZ F. Best Cedola ACC
27/02 EUR
5,615
5,609
Pan Europe Fd A
03/03 USD
4,941
5,053
KIS - Global Bond P
27/02 EUR
101,300
101,190
AZ F. Best Cedola DIS
27/02 EUR
5,128
5,124
Pan Europe Fd B
03/03 EUR
3,581
3,654
KIS - Income D
28/02 EUR
104,390
104,410
ABS- I
31/12 EUR
14057,114
14057,114
ABSOLUTE RETURN EUROPA
21/02 EUR
5035,637
5026,339
BOND-A
31/12 EUR 696998,377 694086,829
BOND-B
31/12 EUR 696998,377 694086,829
EQUITY- I
31/01 EUR 585979,854 602512,491
PRINCIPAL FINANCE 1
30/09 EUR
59550,161
60088,629
Tel: 848 58 58 20
Sito web: www.ingdirect.it
Dividendo Arancio
28/02 EUR
48,120
48,430
2547,337
31/12 EUR 857158,267 847479,331
KAIROS INTERNATIONAL SICAV
Global Equity
2506,583
Kairos Multi-Str. A
Fondi Unit Linked
Flex Equity 100
www.sorgentegroup.com
US Value Equity A
www.vitruviussicav.com
Fondi Index Linked
Social Responsability
www.pegasocapitalsicav.com
Strategic Bond Inst. C
10,747
KIS - America A-USD
AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811
Orazio Conservative A
5,143
11,822
11,825
63,700
DB Platinum IV
AZ F. Qbond
11,782
63,660
Currency Returns Plus R1C
AZ F. Patriot DIS
31/01 EUR
27/02 EUR
4,677
27/02 EUR
AZ F. Patriot ACC
Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C
Agriculture Euro R1C A
4,677
AZ F. Macro Dynamic
AZ F. Pacific Trend
11,777
11,702
44,110
27/02 EUR
AZ F. Lira Plus ACC
31/01 EUR
11,693
28/02 USD
DB Platinum
Azimut Dinamico
Azimut Prev. Com. Protetto
28/02 EUR
Greater China Eq. A
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A
www.azimut.it - [email protected]
Azimut Prev. Com. Garantito
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis
Multiman. Bal. M
AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981
www.multistarssicav.com [email protected]
T. +41 (0)91 640 37 80
Nome
Numero verde 800 124811
[email protected]
Nextam Bilanciato
28/02 EUR
6,741
6,750
Nextam Obblig. Misto
28/02 EUR
7,272
7,280
BInver International A
28/02 EUR
6,316
6,315
Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
28/02 EUR
5,396
5,416
CITIC Securities China Fd A
28/02 EUR
5,014
5,067
Fidela A
28/02 EUR
5,422
5,423
Income A
28/02 EUR
5,610
5,615
International Equity A
28/02 EUR
6,960
6,978
Italian Selection A
28/02 EUR
6,940
6,932
Japanese Equity B
28/02 USD
128,000
128,980
Liquidity A
28/02 EUR
5,341
5,341
Japanese Equity Hdg
28/02 EUR
167,920
169,160
Multimanager American Eq.A
28/02 EUR
4,748
4,768
Swiss Equity
28/02 CHF
132,070
131,540
Multimanager Asia Pacific Eq.A
28/02 EUR
4,286
4,311
Swiss Equity Hdg
28/02 EUR
100,260
99,860
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
28/02 EUR
4,022
4,030
US Equity
28/02 USD
167,000
166,600
Multimanager European Eq.A
28/02 EUR
4,580
4,579
US Equity Hdg
28/02 EUR
183,880
183,450
Strategic A
28/02 EUR
5,131
5,136
Usa Value Fund A
28/02 EUR
5,932
5,973
Ver Capital Credit Fd A
28/02 EUR
5,486
5,479
Tel 0332 251411
www.ottoapiu.it
Tel: 0041916403780
www.pharusfunds.com [email protected]
AZ F. Best Equity
27/02 EUR
5,099
5,103
Pan Europe Fd B
03/03 USD
4,905
5,017
Convertibile Arancio
28/02 EUR
60,560
60,820
KIS - Income P
28/02 EUR
107,890
107,900
AZ F. Bond Target 2015 ACC
27/02 EUR
5,923
5,919
Pan Europe Fd X
03/03 EUR
3,875
3,954
Cedola Arancio
28/02 EUR
57,390
57,440
KIS - Italia P
27/02 EUR
132,010
131,520
PS - 3P Cosmic A
28/02 EUR
AZ F. Bond Target 2015 DIS
27/02 EUR
5,483
5,480
Pan Europe Fd X
03/03 EUR
3,578
3,651
Borsa Protetta Agosto
26/02 EUR
61,650
61,530
KIS - Italia X
27/02 EUR
130,400
129,950
PS - 3P Cosmic C
28/02 CHF
75,120
75,080
AZ F. Bond Target 2016 ACC
27/02 EUR
5,342
5,339
Pan Europe Fd X
03/03 GBP
2,936
3,008
Borsa Protetta Febbraio
26/02 EUR
60,060
59,900
KIS - Key
28/02 EUR
131,850
131,540
PS - Absolute Return A
28/02 EUR
111,230
111,140
75,870
75,780
8a+ Eiger
28/02 EUR
6,085
6,077
8a+ Gran Paradiso
28/02 EUR
5,323
5,311
8a+ Latemar
28/02 EUR
5,910
5,913
8a+ Matterhorn
21/02 EUR 815570,736 805304,936
Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
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Economia/Mercati Finanziari 37
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
#
Piazza Affari
LA FRENATA DI PIAZZA AFFARI
PESANTI UNICREDIT E BUZZI
di GIACOMO FERRARI
Effetto Ucraina sulle Borse
europee. Gli operatori temono le
conseguenze del conflitto con la
Russia e l’impennata dei prezzi di
petrolio e materie prime. In rosso
per l’intera seduta, i listini hanno
avuto una brevissima tregua nel
primo pomeriggio, all’apertura di Wall Street, poi
hanno ricominciato a scendere fino a toccare i minimi
a fine giornata. Con un calo del 3,34% il Ftse-Mib di
Piazza Affari è stato il secondo peggiore indice del
Vecchio Continente dopo il tedesco Dax 30. Travolti
dalle vendite soprattutto i titoli di società
particolarmente esposte nelle aree di crisi, come BuzziUnicem (-8,08%) e Unicredit (-6,16%) fortemente
impegnate proprio in Ucraina. Ma all’interno del
paniere delle blue-chips (dove non si è registrato
nemmeno un segno positivo) è lungo l’elenco dei
ribassi che superano i quattro punti percentuali. Si va
da Unipolsai (-6,13%) a Ubi Banca (-5,01%), da Banca
popolare dell’Emilia Romagna (-4,50%) a Exor (4,45%) fino a Yoox (-4,36%). Unica nota positiva della
giornata, la tenuta dello spread Bund-Btp, leggermente
peggiorato rispetto ai minimi della scorsa settimana
senza però andare oltre i 190 punti base.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lucchini, Guidi tra i sindacati e la Smc di Al Habahbeh
(m. gas.) Uno sciopero di otto ore proclamato ieri dopo
un drammatico consiglio di fabbrica; un’altra astensione dal
lavoro, di 24 ore, decisa per giovedì mentre al ministero dello Sviluppo Economico a Roma ci sarà un incontro con i sindacati e forse con l’uomo che potrebbe diventare il «nuovo
padrone». Si continua a lottare alle acciaierie Lucchini di
Piombino per scongiurare la chiusura e cancellare lo spettro
della disoccupazione per oltre 4 mila lavoratori, tra dipendenti della fabbrica e indotto, ma adesso i giorni sono contati. C’è tempo sino al 10 marzo, poi l’altoforno rischia d’essere spento, per sempre. Secondo i sindacati, l’unica possibilità per salvare il secondo polo siderurgico d’Italia dopo Taranto, è aprire alla proposta di acquisto e di rilancio
presentata da Smc, un gruppo arabo con sede a Tunisi, guidato dal magnate giordano Khaled al Habahbeh. Khaled è
un quarantenne molto decisionista, ma anche accorto nelle
trattative. Ha presentato un piano ambizioso ed oneroso
(circa tre miliardi di euro, un record per Piombino) per rilanciare l’industria, spostarla in una zona più liminale della
città, sostituire l’altoforno per renderlo più compatibile con
l’ambiente e trasformare in parte la città dell’Acciaio. Una
manna dal cielo che ha subito convinto i sindacati, fatto sorridere il sindaco Gianni Anselmi (Pd), ma non il commissario straordinario Piero Nardi. Che, quando le trattative sembravano a una svolta positiva, ha definito irricevibili le proposte del ricco e atipico giordano, una laurea in Usa alla University of Maryland College Park, un matrimonio con una
ricca ereditiera americana, figlia di un finanziere di origine
ebraica. Il motivo della bocciatura? Khaled al Habahbeh e il
suo fidatissimo collaboratore Ali Ghammagui avrebbero
chiesto, nero su bianco, all’azienda (ormai senza quasi più
risorse finanziarie) di farsi carico di 300 milioni di euro per
garantire due anni di funzionamento dello stabilimento nelle attuali condizioni occupazionali. Il sindaco Anselmi, che
ieri sera si è incontrato con il governatore Enrico Rossi, ha
parlato di un «grande equivoco» e Luciano Gabrielli (Fiom)
di un «errore di traduzione». Secondo i sindacati l’opzione
Khaled, già a capo di un impero e ad di 14 società negli Emirati Arabi, è l’unica percorribile per salvare la Lucchini. «E le
garanzie devono arrivare anche dal ministero che deve chiamare al tavolo di trattative il gruppo arabo», dice Gabrielli.
[email protected]
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Popolare di Sondrio batte cassa: aumento
da 450 milioni
(s. rig.) La Banca Popolare di Sondrio ha avviato un progetto di aumento di capitale in forma mista da totali 450 milioni di euro, al fine di garantire «equilibrata e proficua continuità – in piena autonomia – allo sviluppo operativo» dell’istituto. La popolare lombarda chiederà ai soci 350 milioni
cash, mentre 100 milioni arriveranno mediante l’assegnazione gratuita di nuove azioni del valore nominale di 3 euro,
con godimento regolare, fino a un ammontare massimo di
100 milioni da trasferire, per il relativo importo, da «sovrapprezzi di emissione» a «capitale». Il totale delle operazioni
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via il 10 marzo prossimo. Lo rende noto un comunicato del
gruppo, secondo il quale gli azionisti Fininvest, Airain Lda,
H-Equity e H-Invest «hanno manifestato la propria disponibilità a sottoscrivere integralmente la quota ad essi riservata
in opzione, pari rispettivamente al 24,9%, 6,6%, 4% e al 3,6%
dell’aumento di capitale», con Fininvest pronta a sottoscrivere l’inoptato fino a 1,6 milioni entro però la soglia massima del 30% delle quote totali a fine aumento.
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Molmed, all’aumento di capitale partecipa
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euro. Al 30 settembre scorso il Core Tier 1 della Sondrio era
al 7,73 per cento, un livello insufficiente per chi è inserito
nel gruppo delle prime 15 banche italiane. Nonostante l’ampiezza dell’operazione, 450 milioni su una capitalizzazione
di Borsa pari a circa 1,25 miliardi, il mercato ha accolto positivamente l’annuncio, premiando il tempismo. In una giornata che ha visto molti titoli bancari largamente venduti,
PopSondrio ha chiuso a 4,192 euro in calo dell’1,69 per cento, contro una perdita dell’indice milanese del 3,34%.
@Righist
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38
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Cultura
Il saggio Gian Enrico Rusconi si sofferma
La tesi Non regge l’ipotesi di una spirale
sugli avvenimenti iniziali della Grande guerra sfuggita al controllo dei responsabili politici
Nel 1914 Cadorna si preparò
ad appoggiare la Germania
Ma subito dopo invocò l’intervento sul fronte opposto
di PAOLO MIELI
alle intenzioni dei protagonisti, appare «suggestiva ma
non sostenibile».
i sono luoghi comuni che,
C’è poi un momento, nell’autunno del 1914, nel quale
malgrado le elaborazioni più i contendenti avrebbero dovuto accorgersi che le cose
attente della storiografia suc- stavano andando in modo diverso da come si erano
cessiva, continuano a domi- immaginati che andassero. Tra il 6 e il 10 settembre ha
nare l’opinione corrente a proposito luogo un grande scontro lungo un fronte di trecento
degli oltre trent’anni (1882-1914) in chilometri tra Meaux e Verdun. È l’inizio di quella che
cui l’Italia fu alleata degli imperi te- prenderà il nome di «battaglia della Marna». Un evendesco e austroungarico nel Drei- to, scrive l’autore, «paradossalmente decisivo proprio
bund, la Triplice Alleanza. E non solo di questo. Per perché non risolve le sorti della guerra, come tutti si atsmontare alcuni di questi giudizi consolidati, Gian En- tendevano». I tedeschi infatti, «sotto pressione, decirico Rusconi ha scritto un libro, 1914: attacco a occi- dono di ripiegare per assestarsi più a nord in trincee
dente (edito dal Mulino) destinato ad essere impre- imprendibili». È così che «comincia quella Grande
scindibile per chi dovrà affrontare i dibattiti di qui al- guerra che rimarrà fissata nella memoria collettiva col’estate, nella ricorrenza dei cento anni dall’attentato di me guerra di trincea con i suoi massacri insensati, i diSerajevo. Un luogo comune per antonosperati assalti per conquistare poche cenmasia è che quella del Dreibund fosse, cotinaia di metri, i continui brutali bombarme scriveva Gaetano Salvemini, un’alledamenti di artiglieria», dopo i quali, coanza «innaturale». E anche che nello
me si disse allora (è riportato nel libro di
scoppio e nella protrazione del conflitto
Alistair Horne Il prezzo della gloria, Bur),
ci sia stato un che di inesorabile. Come
«non si può distinguere se il fango sia
sostenne il ministro degli esteri britannicarne o se la carne sia fango». La battaglia
co David Lloyd George, che nelle sue medella Marna cambia la natura del conflitmorie scrisse: «Le nazioni sono scivolate
to: da guerra di movimento, diventa gueroltre l’orlo del cratere bollente della guerra di trincea, «fondendosi poi, con il pasra». Ciò che colpisce Rusconi è il ricorso a
sare del tempo, con la guerra di materiaquel verbo, «scivolare», quasi a voler dare
li». I francesi parlano di «miracolo della
un senso «preterintenzionale» all’esploMarna», il filosofo Henri Bergson evochesione del conflitto e di conseguente dererà Giovanna d’Arco e la «lotta della civilizsponsabilizzazione di coloro che lo cau- Il generale
zazione contro la barbarie tedesca». Ma la
sarono.
battaglia non diede un vincitore e un vinQualcosa di preventivamente autoasso- Il generale Luigi
to, tant’è che Parigi e Berlino si ostinarolutorio lo aveva detto — in tempo reale, il Cadorna (1850-1928)
no a rimpiangere «un risultato migliore e
30 luglio 1914, parlando al Consiglio dei divenne capo di stato
risolutivo», ognuno a proprio favore. Riministri prussiano — il cancelliere Theo- maggiore dell’esercito
sultato che si sarebbe potuto ottenere se
bald von Bethmann Hollweg che viene nel 1914, dopo la
lo scontro non fosse stato interrotto. «Per
qui definito «il principale responsabile morte di Alberto Pollio.
ragioni diverse», fa notare lo storico,
tedesco della decisione di guerra (anche In alto, nella foto
«francesi e tedeschi ritenevano di poter
se essa sarebbe stata impossibile senza grande: fanti francesi
arrivare a un esito decisivo, anche se eral’approvazione del Kaiser verso il quale durante il conflitto (Afp) no molto provati». È legittimo chiedersi
egli nutriva lealtà e deferenza, e senza le
«perché i contendenti — di fronte all’esicontinue sollecitazioni dei militari)». «Tutti i governi, to inatteso della battaglia e alla paralisi militare che ne
compreso quello russo e la maggioranza dei popoli in è seguita — non abbiano cercato vie di composizione
sé sono pacifici», disse quel giorno Bethmann, «ma si del conflitto». Già, perché?
è persa la direzione e la pietra sta rotolando».
Nel 1915 entra in guerra l’Italia. I nostri alleati (e futuLa verità è, invece, che i dispacci inviati da Berlino al- ri nemici) non hanno una grande opinione di noi. Nel
le capitali europee in quell’estate del 1914 «contengono novembre del 1912 l’ambasciatore russo a Parigi, Alekvarianti e omissioni che», secondo Rusconi, «fanno sandr Izvol’skij, scrive al suo ministro degli Esteri Sersospettare la volontà di confondere il campo avversa- gej Sazonov: «Nessuno crede che la Triplice Intesa o la
rio». E gli effetti di questa politica studiata per frastor- Triplice Alleanza possano contare sulla lealtà dell’Italia
nare gli interlocutori si ribaltano contro gli ideatori di che… nel caso di una guerra assumerà un atteggiamenquesti stratagemmi, configurandosi come una prova di to di osservazione e poi si assocerà alla parte verso cui
responsabilità. O, se si vuole, di grave irresponsabilità. arride la vittoria». Dello stesso tono una nota del ConTalché la tesi di una guerra «inavvertita», ossia sfuggita seil supérieur de la défense nationale francese, seconal controllo in quanto imposta da fattori tecnici, esterni do la quale «l’Italia rimarrà probabilmente neutrale,
C
Bibliografia
Quando l’Europa
cadde nell’abisso
È appena uscito in libreria 1914:
attacco a Occidente (Il Mulino,
pagine 320, 24), il nuovo
saggio dedicato dal politologo
Gian Enrico Rusconi alle vicende
iniziali della Prima guerra
mondiale. Su altri aspetti di
quella stessa tragica vicenda
Rusconi ha pubblicato in passato
due importanti studi: Rischio
1914. Come si decide una guerra
(Il Mulino, 1987) e L’azzardo del
1915. Come l’Italia decide la sua
guerra (Il Mulino, 2005).
ma non esiterà a schierarsi dalla parte del possibile
vincitore». Tutti la pensano allo stesso modo. In un
promemoria del 20 dicembre 1912, il capo di stato maggiore tedesco Alfred von Schlieffen afferma di non coltivare illusioni circa il nostro impegno: se il nostro Paese costringerà la Francia a lasciare due corpi d’armata e
relative riserve ai confini alpini «questo è tutto il vantaggio che potremo verosimilmente trarre dall’alleanza
con l’Italia in una guerra».
Si differenzia da tutti gli altri, a Roma, il capo di stato
maggiore dell’esercito Alberto Pollio, la cui fedeltà al
Dreibund suscita l’ammirazione di amici e (potenziali)
nemici. Pollio si spinge a proporre ai tedeschi un’azione preventiva: «Non è più logico per la Triplice sbarazzarsi di ogni falso sentimento umanitario e incominciare per tempo una guerra che ci sarà comunque imposta? Per questo mi chiedo, in piena sintonia con il
vostro grande re Federico, quando nel 1756 spezzò il
cerchio ferreo dei suoi avversari: perché non cominciamo noi adesso questa guerra inevitabile?». Di più: Pollio sostiene che la Triplice debba «agire in guerra come
un unico Stato». Ma il suo interlocutore tedesco Alfred
von Waldersee inviterà il comandante supremo Helmuth Johann Ludwig von Moltke (sensibile alle sugge-
stioni di Pollio) a non confondere quell’interlocutore
con i suoi connazionali: «L’eccellente capo di Stato
maggiore italiano è una grande mente, un uomo affidabile. Ma fino a quando durerà la sua influenza?». Per
poi così irridere i precedenti di guerra del nostro Paese:
«La nuova Italia sinora ha sempre fatto i suoi affari con
le vittorie degli altri». Poi, dopo l’attentato di Serajevo,
il 1° luglio del 1914 Pollio muore all’improvviso. I tedeschi sospettano si tratti di omicidio (ma non c’è alcuna
evidenza in tal senso). Il successore di Pollio, Luigi Cadorna, il 27 luglio manda una lettera a Moltke in cui ribadisce i sensi della lealtà italiana all’alleanza e quattro
giorni dopo predispone una «Memoria sintetica» per
«il trasporto in Germania della maggiore forza possibile». Documento approvato dal re, o meglio, dal suo
principale collaboratore. Vittorio Emanuele, però, la
mattina successiva proclama la nostra neutralità. Si arriva così, scrive Rusconi, «all’assurdo» che vede «l’aiutante di campo del re mandare la sua lettera di approvazione a Cadorna pochissimo prima che il sovrano e il
governo decidano di congelare l’intera situazione dichiarando la neutralità dell’Italia».
Cadorna, capita l’antifona, in un breve volgere di
tempo si trasforma nel «più solerte sostenitore della
Il cedimento al fatalismo
«Tutti i governi, compreso quello russo e la
maggioranza dei popoli in sé, sono pacifici»,
disse il cancelliere a Berlino, «ma si è persa
la direzione e la pietra sta rotolando»
Un campione della neutralità
Nella classe dirigente italiana il più coerente
fu Giovanni Giolitti, che si oppose sempre
nettamente a un ingresso nel conflitto
contro gli Imperi centrali, nostri ex alleati
La collana A cento anni dal conflitto la Bur ripropone opere di Mario Silvestri, Antonio Gibelli, Alistair Horne, Basil Liddell Hart con prefazioni inedite
Caporetto, Verdun, l’Isonzo: libri classici sulla tragedia delle trincee
di ANTONIO CARIOTI
N
on era uno storico di professione,
Mario Silvestri. Nato a Verona nel
1919, ingegnere e scienziato, docente
al Politecnico di Milano, fu tra coloro che
più s’impegnarono per lo sviluppo dell’energia nucleare nel nostro Paese. Ma tra
le sue passioni c’era anche la storia, in particolare la Prima guerra mondiale. Le dedicò diversi studi, in cui abbinava la scorrevolezza della prosa alla competenza tecnica:
in particolare due libri di notevole successo
presso il pubblico, piccoli classici che ora la
Bur ripropone per il centenario della Grande guerra con prefazioni inedite di firme
importanti.
Il 12 marzo esce Caporetto. Una battaglia
e un enigma, il lavoro che Silvestri dedicò
nel 1984 alla disfatta subita dal nostro esercito nell’ottobre 1917. Un saggio che è anche
uno spunto per riflettere, come nota Sergio
Romano nella prefazione della nuova edi-
1914
1918
LA GRA
GRANDE
ANDE GGUERRA
UE
zione, sulle successive battaglie perdute, in
campo economico e civile, dalla classe dirigente dell’Italia repubblicana, verso la quale Silvestri era molto severo. L’altro suo saggio è Isonzo 1917, che sarà in libreria il 16
aprile: nella prefazione inedita Mario
Isnenghi sottolinea che quando uscì, nel
1965, quell’opera andava controcorrente rispetto alla retorica nazionalista ancora in
voga sulla Grande guerra, ma per il lettore
di oggi si caratterizza semmai in senso opposto, data l’estraneità di Silvestri alla
«consueta pregiudiziale autoflagellante».
L’iniziativa della Bur comprende altri tre
volumi sul primo conflitto mondiale con
prefazioni nuove. Il 19 marzo esce La Grande guerra degli italiani 1915-1918 di Antonio Gibelli: un’opera in cui l’attenzione dell’autore non si rivolge alle operazioni militari, ma alle esperienze e alle trasformazioni innescate dalla catastrofe bellica, che
interessarono non solo i combattenti al
fronte, ma la società intera. Come scrive
Giovanni Belardelli nella nuova prefazione,
Gibelli descrive l’alba di una nazione, il modo in cui il conflitto «determinò l’entrata
forzata di milioni di italiani e italiane nella
dimensione dell’italianità».
Con Il prezzo della gloria. Verdun 1916,
dello studioso britannico Alistair Horne, si
esce dal fronte italiano della Grande guerra,
ma si rientra nell’ambito della storia militare. Il volume, in libreria dal 2 aprile, ricostruisce infatti il sanguinosissimo scontro
che vide per mesi tedeschi e francesi contendersi palmo a palmo il terreno intorno
Cinque volumi
Per capire la bufera
che cambiò il mondo
Ecco le cinque proposte della Bur sulla
Grande guerra, tutte in vendita al prezzo
di 12: Mario Silvestri, Caporetto (esce
il 12 marzo, prefazione di Sergio
Romano, pp. 340); Antonio Gibelli, La
Grande guerra degli italiani (esce il 19
marzo, prefazione di Giovanni Belardelli,
pp. 400); Alistair Horne, Il prezzo della
gloria. Verdun 1916 (esce il 2 aprile,
prefazione di Paolo Macry, pp. 376);
Mario Silvestri, Isonzo 1917 (esce il 16
aprile, prefazione di Mario Isnenghi, pp.
576); Basil Liddell Hart, La prima guerra
mondiale (esce il 23 aprile, prefazione di
Francesco Perfetti, pp. 650).
alla fortezza di Verdun, in condizioni disumane e con perdite spaventose, senza che
nessuna delle due parti riuscisse a prevalere. Fu allora che si comprese, nota nella
nuova prefazione Paolo Macry, che le forze
armate della Germania imperiale «avrebbero potuto semmai evitare di perdere la
guerra, ma difficilmente l’avrebbero vinta».
Conclude la serie, il 23 aprile, un’opera di
portata complessiva: La prima guerra mondiale di Basil Liddell Hart, uno studioso di
gran fama che aveva partecipato direttamente al conflitto, come ufficiale britannico, e nel 1916 era rimasto intossicato dal gas
nella terribile battaglia della Somme. Per
quanto la prima edizione risalga addirittura al 1930, il libro, sottolinea nella prefazione Francesco Perfetti, rimane «uno di quei
testi che, per l’eleganza della scrittura e la
finezza dell’analisi, sono destinati a durare
nel tempo».
@A_Carioti
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Cultura 39
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
sostiene a più riprese che passare «all’aggressione (degli ex alleati) sarebbe un tradimento come ce n’è pochi
nella storia». Il 26 aprile del 1915 l’Italia firma (segretamente) il patto di Londra, con il quale si impegna a entrare in guerra a fianco della Triplice Intesa. Poi con il
«maggio radioso» le masse vengono mobilitate in modo che si possa pensare che il re abbia deciso in tal senso per appagare un desiderio del «suo» popolo. Olindo
Malagodi incontra Giolitti il 9 maggio e lo trova furibondo («ha perduto la sua bella freddezza abituale»,
annota sul diario). Poi dice: «La gente che è al governo
meriterebbe di essere fucilata… è un’idea fissa di Sonnino di fare la guerra per salvare la monarchia che non
è affatto in pericolo… Salandra ha mentito! Già è pugliese!». Ma, nonostante sia il più importante uomo
politico dell’epoca e benché disponga del consenso
della maggioranza dei parlamentari, Giolitti non riesce
ad impedire la nostra entrata in guerra a fianco dell’Intesa. Evidentemente, riflette Rusconi, «la riluttanza a
fare la guerra non basta a bloccare l’effetto trascinante
e intimidente della mobilitazione a favore dell’intervento, che è minoritaria ma potente dal punto di vista
comunicativo». Non sarà l’ultima volta nella storia
d’Italia che una minoranza «potente dal punto di vista
comunicativo» prevarrà su una maggioranza che di
quella potenza non dispone (o non sa disporre). Dopodiché lo storico ridimensiona l’accusa all’Italia d’essere
venuta meno ai patti, facendo notare come anche l’impero austroungarico facesse in quelle circostanze il
doppio gioco. Ma l’onta in qualche modo restava. E qui
Rusconi mette in rilievo come Benito Mussolini nel
1940 abbia compiuto il tragico errore di entrare in
guerra, a fianco dei nazisti, proprio per evitare di essere accusato di aver tradito la Germania «per la seconda
volta».
Fondamentale all’epoca è quella che potremmo definire «la battaglia dei professori». Pochi mesi, scrive
Rusconi, «separano le lacrime di commozione patriottica dei docenti berlinesi dalle lacrime per il massacro
dei loro studenti». Viene qui riletto l’«Appello dei 93»
che sarà sottoscritto, nel 1914, da ben quattromila intellettuali e accademici tedeschi. In esso si sostiene che la
Paralleli fuorvianti
La questione tedesca di cui si discute oggi
in riferimento ai problemi dell’Ue non ha
nulla a che vedere con la crisi di un secolo fa
guerra contro l’impero asburgico, scontrandosi con la
riluttanza del governo che intende invece agire con circospezione». Così come Sidney Sonnino, che da posizioni filotedesche passa al fronte opposto, resistendo,
da ministro degli Esteri (dopo la morte di San Giuliano,
ottobre 1914), alle pressioni della Germania perché
l’Italia stia ai patti e, quantomeno, rimanga neutrale.
Ma in Germania non è che da noi si aspettino granché.
Già il 14 luglio il segretario particolare del cancelliere
Bethmann, Kurt Riezler, annota come sia molto improbabile che l’Italia mantenga i suoi impegni, «a meno
che a lungo andare la nostra vittoria sia sicura o la ritenga tale». Il 2 agosto Moltke scrive: «Non attribuisco
valore alcuno al fatto che l’Italia dia seguito per intero
alla promessa di invio di truppe in Germania»; l’importante è che, quantomeno, non rompa platealmente il
fronte della Triplice Alleanza. I tedeschi chiedono agli
austriaci di promettere qualche compenso in più all’Italia. Ma l’Austria resiste, perché ritiene che in ogni
caso l’Italia fiuterà il vento. Anche per il fatto che, come
sostiene il primo ministro ungherese István Tisza «è
militarmente debole e codarda». I tentennamenti sono
infiniti. Quando a fine agosto sembra che l’offensiva tedesca contro la Francia sia coronata da successo, Antonino di San Giuliano (quattro settimane prima di morire) si affretta a scrivere: «Noi abbiamo sempre pensato
che le probabilità di vittoria erano per la Germania». E
pensare che lo stesso San Giuliano poco prima aveva
detto che l’Italia poteva rompere con Austria e Germania. Ma solo, aveva prudentemente aggiunto, se avesse
avuto «la certezza di vittoria». Ciò che gli appariva
«non eroico», ma «saggio e patriottico».
L’unico a restare coerente è Giovanni Giolitti, il quale
«lotta dell’Occidente contro il nostro cosiddetto militarismo» è una «lotta contro la nostra cultura». Chi ha
posizioni avverse alla Germania è un «ipocrita»: «Senza il militarismo tedesco infatti la cultura tedesca sarebbe da tempo cancellata dalla faccia della terra». Non
è vero, sostiene l’Appello, «che abbiamo criminosamente violato la neutralità del Belgio; è dimostrato invece che Francia e Inghilterra erano decise a violarla,
sarebbe stato un suicidio non prevenirle». Né va dimenticato — prosegue il manifesto — che la popolazione belga «ha sparato ai soldati tedeschi alle spalle,
ha mutilato feriti, ucciso medici nell’esercizio del loro
servizio umanitario». Di più: «I nostri nemici, per atteggiarsi a difensori della civilizzazione europea, non
hanno il diritto di allearsi con russi e serbi e di offrire al
mondo il disgustoso spettacolo di aizzare mongoli e
neri contro la razza bianca».
Tra i firmatari ci sono — salvo pochissime eccezioni
— «tutti gli studiosi che ancora oggi sono considerati
indiscusse autorità nei loro campi di studio». Non
manca un nutrito gruppo di scienziati, come il biologo
Ernst Haeckel, il fisico Max Planck e lo psicologo
Wilhelm Wundt. È singolare, nota Rusconi, «che le storie ufficiali della filosofia preferiscano ancora oggi sorvolare sul punto, considerando l’euforia bellicista dei
filosofi un incidente trascurabile». Per contro in Francia si schierano a favore della guerra André Gide, Marcel Proust, Anatole France, Paul Claudel, Emile Durkheim, Charles Péguy, persino lo storico «giacobino»
Albert Mathiez. E in Russia aderiscono alla crociata
contro la «barbarie teutonica» nemici giurati dell’autocrazia zarista come Plechanov, Kropotkin. I poeti Blok,
Esenin e Majakovskij.
Rusconi è particolarmente incuriosito dalla figura di dulge alle retoriche che impregnavano le «idee del
Thomas Mann, che il 7 agosto del 1914 scrive al fratello 1914». L’imperialismo liberale, di cui lui è un rappreHeinrich: «Il mio sentimento fondamentale è di enor- sentante, vede le relazioni internazionali immerse nelme curiosità e, lo confesso, nutro la più profonda sim- la logica di potenza, «potenza temperata da forme di
patia per questa odiata Germania, così gravida di enig- equilibrio in un più ampio sistema delle nazioni». Rimi e di destino». Poi affiderà ai Pensieri di guerra que- fugge, Weber, «da ogni esaltazione vitalistica, razzista
sto ricordo: «Guerra! Quale senso di purio estetizzante della potenza, da ogni eufoficazione, di liberazione, di immane
ria bellicista; la sua è piuttosto una visione
Intellettuali
speranza ci pervase allora! Ecco, di questo
fatalista, caratterizzata eventualmente da
parlavano i poeti, solo di questo. E quanun certo titanismo morale». Ma il sentido poi si ebbero i primi risultati decisivi,
mento più diffuso (o che, quantomeno,
quando si issarono le bandiere, quando i
appare tale, è quello del giovane volontamortaretti rintronarono annunciando la
rio Ernst Jünger: «Siamo partiti sotto una
marcia trionfale del nostro esercito sino
pioggia di fiori, ebbri di rose e di sangue.
Il grande sociologo
alle porte di Parigi, non ci sembrò di avNon vi era alcun dubbio che sarebbe stata
tedesco Max Weber
vertire allora una sorta di delusione, di dila guerra ad apportarci quella cosa gran(nella foto qui sotto),
singanno come se le cose andassero tropde, forte, memorabile che tanto sospirapur schierato su
po lisce, fossero troppo facili, come se la
vamo. Essa ci appariva un’azione virile,
posizioni di appoggio
debolezza del nemico ci privasse dei nouna divertente scaramuccia su prati fioriallo sforzo bellico della
stri sogni più belli?».
ti, bagnati dalla rossa rugiada del sanGermania durante la
Quanto poi alle Considerazioni di un
gue».
Grande guerra, non si
impolitico, che Thomas Mann iniziò a
Rusconi dà credito a studi più attenti
fece contagiare dalla
scrivere nel 1915 (per sviluppare più amche ci dicono non essere andate le cose
retorica nazionalista
piamente il libro nel 1917 e darlo alle stamesattamente in quel modo: «Accanto alcome altri illustri
pe, a guerra persa, nel 1918), Rusconi afl’adesione entusiastica, c’è anche un’oscustudiosi. Lo scrittore
ferma: «Non credo che sia un’opera sbara paura rimossa grazie alla prima straorThomas Mann (nella
gliata, mal riuscita o fallita — come handinaria operazione mediatica di massa
foto al centro)
no scritto alcuni critici. È un’opera
del Novecento, pilotata dalle agenzie stapolemizzò in difesa
enigmatica, a suo modo unica». Bersagli
tali e dai grandi giornali nazional borghedell’identità culturale
delle Considerazioni sono come è noto il
si, in grado di sedurre, zittire, oscurare le
tedesca nel suo libro
fratello Heinrich Mann, prototipo del «civoci dissenzienti o perplesse… Sull’unani«Considerazioni di un
vil-letterato», e Romain Rolland, premio
mità della festa popolare dell’agosto 1914
impolitico», scritto nel
Nobel della letteratura nel 1915, che ha la
(qui in Italia del maggio 1915, ndr), sulla
corso del conflitto
euforia della partecipazione di tutti gli
pretesa di mettersi «al di sopra della mistrati sociali, oggi si hanno forti dubbi». Si
schia». Agli occhi di Thomas Mann «rapregistra piuttosto un condiviso «spirito di
presentano l’ipocrisia dei letterati della ciservizio» per la patria in pericolo, nel quavilizzazione che si illudono e vogliono ildro di un «patriottismo difensivo». Che è
ludere di avere a cuore i valori universali
cosa diversa da quella che da cento anni si
cosiddetti democratici, mentre in realtà
tramanda.
perseguono gli interessi materiali della
Attenti, dunque, alle «straordinarie
loro parte politica contro la Germania».
operazioni mediatiche di massa», ci metCon il progetto di «indurla a sgermanizte in guardia l’autore. Rusconi propone le
zarsi». Poi, con gli anni, Thomas Mann
parole del «supercapitalista» tedesco Hucambierà idea. Ma non rigo Stinnes, che qualche tempo prima delpudierà mai le Consideral’inizio del conflitto si opponeva al ricorso
zioni e con esse quella che
alle armi con questo argomento: «In Euconsidera «una battaglia di
ropa non c’è nessuno che possa contestarritirata in grande stile, l’ulci il nostro rango. Dunque, tre o quattro
tima e più tarda di uno spianni di pace e vi assicuro la predominanza
rito borghese tedesco e rotedesca in Europa con tutta tranquillità».
mantico, combattuta con
Una citazione che, letta oggi, appare malipiena coscienza della sua
ziosa. La Germania del 2014, mette in
vanità e quindi non senza
chiaro Rusconi, «non ha nulla in comune
nobiltà d’animo» (parole
con quella del 1914 salvo l’eccellenza ecoscritte nel 1928, in piena Renomica, ma in un contesto internazionale
pubblica di Weimar). Nel
e geopolitico inconfrontabile; il processo
marzo del 1952, tre anni
della sua integrazione europea e occidenprima di morire, tornerà su quel libro ortale è irreversibile, a meno di imprevedimai considerato scandaloso: «Non me la
bili disastri; se esiste un problema tedesono mai sentita di rompere davvero con
sco, è perché esiste un problema europeo,
le Considerazioni, esse sono un’opera di
ma questo a sua volta non può essere adetravaglio e di scandaglio faticoso e schietguatamente compreso con l’apparato conto di me stesso a cui devo essere grato percettuale tradizionale con il quale abbiamo
ché solo quella tribolazione ha reso possianalizzato le vicende che culminano nella
bile La montagna incantata». La verità è
Grande guerra».
da ricercarsi, secondo Rusconi, in qualcoParlando dell’oggi, «non è un dettaglio
sa che ha «reso difficile a Thomas Mann
Lo scrittore Ernst
che la nuova assertività tedesca non poggi
un’adesione intima alla democrazia come
Jünger (nella foto qui
al suo interno su un sistema politico seistituzione e l’accettazione del valore inesopra), volontario
miautoritario, come nel 1914, ma su un soludibile delle sue procedure». I meccanicombattente e
lido e funzionante modello democratico
smi istituzionali e la logica elettorale, l’impluridecorato, raccontò
che ha sempre di mira una più intensa inprescindibilità delle regole parlamentari,
l’atmosfera euforica
tegrazione europea… È da qui che si deve
l’idea stessa dell’egalitarismo sociale non
che aveva avvertito
cominciare a capire la Germania nella sua
lo «hanno mai davvero conquistato».
intorno a sé all’inizio
nuova normalità, che sembra porsi addiC’è però un grande intellettuale tedesco
della guerra
rittura come modello di orientamento per
la cui firma non compare in calce all’«Aple altre nazioni europee». Soltanto così
pello dei 93»: Max Weber. Non certo perché sia antipatizzante nei confronti dell’impresa belli- «la si può eventualmente anche criticare». Che è un
ca. Anzi. Il 29 agosto del 1914 scrive: «A prescindere da modo di puntare l’indice contro coloro che muovono
come finirà, questa guerra è grande e meravigliosa». E accuse alla Germania richiamando alla memoria quel
non ha nemmeno obiezioni all’invasione del Belgio: che fu nel 1914. O, addirittura, nel 1939. Accuse che, è
«La causa della guerra non è stata la nostra marcia in bene ribadirlo, non hanno alcun fondamento storico.
Belgio, lo sappiamo; il Belgio non doveva diventare un
[email protected]
varco dei nostri nemici». Eppure il sociologo non in© RIPRODUZIONE RISERVATA
Narrativa Nel romanzo di Xu Zechen (Sellerio) un realismo acuminato racconta la inconsapevole ricerca di una autenticità che sfugge
Lo spacciatore (cinese) di dvd contraffatti si innamora del cinema
di MARCO DEL CORONA
D
unhuang ha un nome che
non è un nome. Suo padre
aveva visto la parola «a caratteri cubitali neri sulla prima pagina
del “Quotidiano del Popolo”» e
aveva chiamato il figlio come una
città del Gansu, tappa dell’antica
Via della Seta. L’artificio narrativo
serve a indicare che il protagonista
di Correndo attraverso Pechino,
dunque, è un uomo senza nome,
un uomo che è tutti, un uomo che è
un luogo. Un luogo come tutti. E
quello che gli accade nelle pagine
del romanzo di Xu Zechen (tradotto da Paolo Magagnin per Sellerio)
potrebbe effettivamente accadere
in una qualsiasi città della Cina.
Uomo senza qualità apparenti e
con qualcuna appena sotto una
crosta di ingenuo cinismo,
Dunhuang esce dal carcere dove ha
trascorso un periodo non lungo
perché smerciava documenti falsi.
Vaga per i sobborghi, trova una ragazza immigrata dalla campagna e,
quasi per caso, si reinventa una
nuova professione: si mette a vendere dvd contraffatti davanti alle
università. Sorprende se stesso
scoprendo di amare il cinema, film
d’autore compresi; e quasi sorprende il lettore italiano (anzi, è
l’autore a sorprenderci) quando
vengono citati titoli come Ladri di
biciclette o Nuovo Cinema Paradiso. Il senso di colpa per essere stato
la causa involontaria dell’arresto
del compagno di truffe Bao Ding
spinge il protagonista a cercarne la
fidanzata, la trova e, a quel punto,
ci si imbatte in una sorta di pudica
innocenza nel rapporto forse
d’amore che nasce. Un legame per-
Nato nel 1978 nella provincia cinese dello Jiangsu, Xu si è laureato in Letteratura cinese all’università di Pechino. L’opera narrativa
di Xu indaga soprattutto le classi
sociali meno fortunate, i lavoratori immigrati, la pirateria digitale
sino ruvidamente benedetto dal
compare Bao Ding quando a sua
volta esce di cella. È alla fine che
tutto precipita, perché nella Cina di
oggi — questo sembra suggerire
Xu nel romanzo — non c’è margine
per il lieto fine. Come se non ne
fosse semplicemente contemplata
la possibilità.
Non occorre essere dissidenti
per raccontare storie amare. E Xu
— classe 1978, una delle promesse
mantenute della giovane letteratura cinese — «scrittore dissidente»
non è. Restituisce però una Pechino marginale, ne percorre i suoi
lembi slabbrati, Sanjiaodi, Zhongguancun, ne riempie l’aria di tempeste di sabbia che funzionano da
efficace correlativo oggettivo allo
sradicamento dei personaggi, all’incapacità di guardare più in là.
Per il lettore occidentale, che di ra-
do accede per via narrativa alla realtà della Cina, Correndo attraverso Pechino pratica un realismo acuminato, distante dal «sogno cinese» evocato dalla propaganda.
Ecco la rassegnazione degli studenti di fronte a un percorso universitario che non dà certezze, i
pernottamenti in anguste stanzette
o appartamenti spartani, la volatilità dei rapporti umani. O la sorte
ignota di chi ieri era a casa sua e oggi non c’è (e la porta di casa è sigillata con il nastro adesivo). Tutto
L’autore
Xu non è un dissidente ,
ma restituisce una Pechino
marginale, popolata
da personaggi sradicati
era vero nel 2006, quand’è stato
scritto il romanzo, e lo è adesso (si
potrebbe obiettare che oggi la pirateria dei film in Cina sta passando
dai dvd ai siti web, ma evidentemente non è questo il punto). Il
nocciolo sta nell’asimmetria tra la
vita trascorsa a spacciare oggetti
falsificati, da una parte, e, dall’altra,
la inconsapevole ricerca di un’autenticità che sfugge. Restano poliziotti maneschi, padrone di casa
avide e paurose, aspirazioni rasoterra. Una notte che si mangia i sogni: tutti, anche il «sogno cinese».
@marcodelcorona
leviedellasia.corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il libro di Xu Zechen «Correndo attraverso Pechino» è edito da Sellerio
(pagine 198, 15)
40
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Cultura 41
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
Le iniziative del Corriere
I grandi filosofi
La collana I maestri che hanno accompagnato l’evoluzione del nostro mondo. Dai pensatori classici agli interpreti della modernità
Il piano dell’opera
1 11 febbraio 2014
PLATONE
a cura di Roberto Radice
2 18 febbraio
KANT
Tommaso Tuppini
3 25 febbraio
EINSTEIN
Roberto Maiocchi
4 Oggi
NIETZSCHE
di ARMANDO TORNO
Tommaso Tuppini
5 11 marzo
ARISTOTELE
U
na frase si aggira guardinga e ben
commentata in Internet. Porta la firma
dello scrittore francese Jean Cocteau:
«Il dramma della nostra epoca è che la
stupidità si è messa a pensare». La sua fortuna
cominciò quando — pensate un po’ all’ironia
della sorte — un letterato reazionario amico di
Céline, Robert Poulet, la commentò su una rivista che procurava gonfiore al fegato di coloro
che si sentivano politicamente corretti, Rivarol. Ci aggiunse quale chiosa la seguente osservazione: «Non sarebbe niente se l’intelligenza
non si fosse messa a rimbecillire».
Poulet, cattolico e cittadino onorario della
Vandea anche se dadaista, la utilizzò nei suoi libelli (in italiano Castelvecchi ha proposto recentemente Contro l’amore). La frase ebbe una
sua vita, indipendentemente dall’autore e dalle
reazioni, finì nei repertori sulla stupidità. I
quali, per ragioni che non è difficile comprendere, diventano sempre più voluminosi. Si potrebbe credere che Cocteau, per la battuta ri-
Roberto Radice
6 18 marzo
SCHOPENHAUER
Tommaso Tuppini
7 25 marzo
FREUD
Alfredo Civita
8 1 aprile
PASCAL
Alberto Peratoner
9 8 aprile
SANT’AGOSTINO
Carlo Chiurco
10 15 aprile
ARENDT
Olivia Guaraldo
11 22 aprile
CARTESIO
Alberto Peratoner
12 29 aprile
SARTRE
Filosofia, un antidoto alla stupidità
cordata, sia stato ispirato da una conferenza di
Robert Musil, tenuta a Vienna l’11 marzo 1937 (e
ripetuta sei giorni dopo) su invito della Österreische Werkbund, il cui titolo era appunto
Sulla stupidità. Notava il celebre scrittore austriaco: «La stupidità è fittamente intessuta
con altro, senza che da qualche parte spunti il
filo che sciolga la tessitura. Persino genialità e
stupidità sono indissolubilmente legate. Ci si
vieta di parlare molto solo per paura di passare
per stupidi». Si era preparato a lungo per la bisogna e un amico gli aveva inviato persino il raro testo a stampa di un’altra conferenza, anch’essa avente come titolo Sulla stupidità, tenuta nel 1866 da Johann Eduard Erdman, allievo di Hegel. Studiò anche teologia a Berlino e
infine diventò professore a Halle.
Ora non vorremmo scrivere una bibliografia
sull’argomento, anche perché le leggi fondamentali le ha ben messe in evidenza Carlo Maria Cipolla. Il sapido economista le affidò a un
libello intitolato The Basic Laws of Human
Stupidity (la prima tiratura è del 1976, offerta
come regalo di Natale agli amici); quindi raccolse le sue mirabili osservazioni in italiano nel
1988 in Allegro ma non troppo (Il Mulino continua a ristampare l’operetta, tradotta in tredici
lingue). Tra l’altro scrisse: «Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero
di individui stupidi in circolazione»; e ancora:
«Una persona stupida è una persona che causa
un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita». Un preziosissimo corollario ammoniva:
«Lo stupido è più pericoloso del bandito». Parole auree, che riprendono un monito di Nietzsche nel quale il celebre filosofo ricordava che
è meglio cadere nelle mani di un assassino che
nei progetti di talune persone. Certo, esagerava. Ma, come si suol dire, è bene tenerne conto:
almeno dal punto di vista morale. Del resto,
anche Wilde ne Il critico come artista notava:
«There is no sin except stupidity», ovvero:
«Non c’è peccato tranne la stupidità».
Tutto questo discorso non desidera essere
un commentario ai problemi della stupidità,
giacché avremmo bisogno di ben altro spazio,
ma semplicemente la segnalazione di un antidoto: la filosofia. Per carità, lo sappiamo, anche
tra i pensatori ci sono degli stupidi ben riusciti
(in genere si riconoscono dai titoli delle opere
prodotte, che nemmeno loro riescono a spiegare), ma di certo tra i grandi del passato —
quelli ben verificati dalla storia — il loro numero tende allo zero. Si prenda Michel de
Montaigne, per esempio, con i suoi formidabili Essais. Stefan Zweig, che gli dedica una biografia tradotta in questi giorni da Castelvecchi,
coglie da fine psicologo la forza presente nei ricordati Saggi: «In tutta la sua opera ho incontrato un’unica formula, un’unica affermazione
categorica ripetuta costantemente: “La cosa
Dalla «Repubblica» di Platone ai «Saggi» di Montaigne
la parola d’ordine è contrastare l’assenza di riflessione
più importante al mondo è essere se stessi”». Il
magnifico francese mette a punto un sistema
per vivere senza servire e, soprattutto, per evitare di cadere nelle trappole del mondo. Abbandona le cariche, rifiuta gli onori, si allontana dalla corte e dalle incombenze; si guarda
bene dal partecipare a riunioni o dal frequentare salotti, decide di ritirarsi tra i libri, nella
torre del suo castello. Persino gli incontri con
sarti e parrucchieri li riduce all’osso, al minimo
indispensabile. Assomiglia a Giona nel ventre
della balena. Lì conversa, soprattutto in latino
e greco, con gli spiriti sommi e si diverte a lanciare dalle finestre della sua biblioteca bombe
cariche d’intelligenza sull’umanità. Le fa esplodere senza requie, incurante delle regole accademiche o delle convenzioni di guerra. E impara a ridere di se stesso e di tutti. Già, il riso: Bergson osserverà più tardi, forse con un aiutino
di Aristotele, che il criminale è un uomo che ha
smarrito il senso del comico.
Platone organizzerà lo stato ideale nella sua
Repubblica per sfuggire alla stupidità dei governi del mondo più che per concretizzare sul-
Ritratti
Da sinistra: Platone (Atene, 427 - 347 a.C.), Michel de
Montaigne (Bordeaux, 1533 – Saint-Michel 1592), G.
W. Friedrich Hegel (Stoccarda, 1770 – Berlino, 1831),
Robert Musil (Klagenfurt, 1880 – Ginevra, 1942).
In alto: Nietzsche illustrato da Camilla Guerra
Saggezza
Per Dostoevskij, la sola cosa peggiore
di un imbecille buono era un imbecille
cattivo, che è ancora più stupido
la terra un modello fissato nei cieli (si legga a
proposito il finale del libro IX). Aveva forse capito con due millenni e qualche secolo di anticipo quanto Karl Kraus rivelò in Scrivere e leggere: «Ci sono imbecilli superficiali e imbecilli
profondi». Per evitarne l’inventario e la complessa catalogazione politica, il filosofo greco
si spinse sino a teorizzare per primo il comunismo. Purtroppo il suo rimase un modello adatto per pensare più che da attuare. Ma questo è
il compito della filosofia: alzare le difese immunitarie contro la stupidità e, nel caso fossimo già stati contagiati, avvisarci dei pericoli
che stiamo correndo o alimentando.
Ne I demoni l’incomparabile Dostoevskij,
per i russi più filosofo che scrittore, pone in
bocca a Stepan Trofimovi un’altra osservazione
da meditare: «Che cosa vi può essere di più
stupido di un imbecille buono? Un imbecille
cattivo, ma bonne amie. Un imbecille cattivo è
ancora più stupido». Anche di questo occorre
tenere conto. E i pensatori veri aiutano a riconoscere meglio di un capoclasse qualunque i
buoni dai cattivi, due categorie che nell’era dell’eccessiva comunicazione si possono confondere facilmente. In particolare, essi continuano a prestarci alcuni strumenti utili per l’orientamento e per vivere senza considerare noi
stessi criterio di verità assoluta. Perché anche
la fede ha bisogno del dubbio. Immaginatevi la
vita.
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In edicola e in ebook
on uno dei pensatori cruciali per la
filosofia occidentale, Friedrich
Nietzsche, giunge oggi alla terza uscita
l’iniziativa editoriale «Grandangolo» del
«Corriere della Sera», 35 volumi sui più
grandi filosofi di ogni tempo e sui maggiori
teorici del pensiero scientifico e
psicoanalitico (ogni volume a € 5,90 più il
costo del quotidiano; nel formato ebook,
prezzo € 3,59). Anche in questa monografia,
il filosofo viene presentato dapprima
attraverso biografia e cronologia, e poi con
l’analisi del suo pensiero a cura di uno
specialista illustre: per Nietzsche, è
Tommaso Tuppini a illustrare la complessità
Michele Ciliberto
14 13 maggio
HEGEL
Tommaso Tuppini
15 20 maggio
MONTAIGNE
Nicola Panichi
16 27 maggio
TOMMASO
Carlo Chiurco
17 3 giugno
DARWIN
Roberta Lanfredini
18 10 giugno
KEYNES
Roberto Marchionatti
19 17 giugno
ABELARDO
Carlo Chiurco
20 24 giugno
PLOTINO
Roberto Radice
21 1 luglio
GALILEO
Roberto Maiocchi
22 8 luglio
WITTGENSTEIN
Luigi Perissinotto
23 15 luglio
VOLTAIRE
Gianni Paganini
24 22 luglio
POPPER
Roberto Maiocchi
25 29 luglio
SOCRATE
Roberto Radice
26 5 agosto
KIERKEGAARD
Marco Fortunato
27 12 agosto
NEWTON
Roberto Maiocchi
28 19 agosto
HEIDEGGER
Costantino Esposito
29 26 agosto
JUNG
È dedicato a Nietzsche il quarto volume
C
Gabriella Farina
13 6 maggio
BRUNO
Marco Garzonio
30 2 settembre
SMITH
di un corpus di opere che fu chiave di volta
della filosofia ottocentesca. Sono illustrati
nel volume concetti come quello,
fondamentale e problematico, di nichilismo,
la relazione con le filosofie orientali, l’analisi
condotta da Nietzsche su metafisica, morale,
sulla misura dell’uomo e sulla figura del
«superuomo». Seguono, come in ciascuno
dei saggi della collana, brani scelti
dell’autore e una bibliografia su titoli ma
anche risorse online per approfondire lo
studio. La prossima settimana, l’11 marzo, la
collana proseguirà con il saggio su Aristotele
curato da Roberto Radice. (Ida Bozzi)
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Stefano Fiori
31 9 settembre
FOUCAULT
Fabrizio Palombi
32 16 settembre
WEIL
Wanda Tommasi
33 23 settembre
HUSSERL
Tommaso Tuppini
34 30 settembre
EPICURO
Roberto Radice
35 7 ottobre
MARX
Mario Cingoli
42
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
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L’AMERICA, L’EUROPA E LA CRISI UCRAINA
✒
Un governo che inizia si ritrova
con tante carte sul tavolo. Lì sopra giacciono quelle che il precedente
esecutivo non è riuscito o non ha voluto
evadere e lì si accumulano le «nuove»
carte ovvero i progetti che il governo appena varato ha intenzione di portare
avanti per segnalare quantomeno la discontinuità con chi l’ha preceduto. E allora è giusto promettere una riforma al
mese e pescare lessico dal vocabolario
inglese ma il terreno da arare hic et
nunc è quello delle semplificazioni. Enrico Letta a suo tempo promise che
avrebbe fatto un lavoro certosino con il
cacciavite, in diversi commentatori —
compresi i nostri Alberto Alesina e
Francesco Giavazzi — gli obiettarono
che dotare il suo governo di una strumentazione così poco ambiziosa sarebbe stato un errore.
La dura verità è che alla fine non si è
fatta né l’una né l’altra cosa e il povero
cacciavite è rimasto chiuso nella cassetta degli attrezzi. I ministri di Letta alla fine hanno ceduto alla danza immobile dei burocrati e degli ex consiglieri
di Stato che al massimo usano la lima.
Ostentando la sua cultura di sindaco
Matteo Renzi ha promesso di battersi
come un leone sul fronte delle semplificazioni e un segnale è arrivato già ieri
dal neoministro dell’Ambiente, Gian
Luca Galletti, che ha annunciato l’abolizione degli obblighi Sistri per le aziende fino a 10 dipendenti. Galletti avrebbe potuto avere molto più coraggio e alzare la soglia di esenzione ma la direzione individuata è quella giusta. E
forse il governo dovrebbe adottare proprio la strategia di una semplificazione
al giorno, darebbe un segnale concreto
di voler smantellare l’intermediazione
burocratica e migliorare la vita dei cittadini. Insomma in religiosa attesa delle riforme «pesanti» e dell’inevitabile
dibattito politico di accompagnamento
(c’è chi non aspetta altro che potersi azzuffare sull’articolo 18) c’è tantissimo
da fare.
Perché, per limitarsi a un solo esempio, non abolire a colpi di cacciavite le
12 stazioni della Via Crucis dell’apprendistato? Non aveva detto Renzi che un
imprenditore che assume «fa una cosa
di sinistra»?
Dario Di Vico
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LA SCOPERTA DI QUEI NUOVI VERSI DI SAFFO
SU PAPIRI (FORSE) DI CONTRABBANDO
✒
«Che cosa c’è in fondo ai tuoi occhi, dietro il cristallino, oltre l’apparenza?». Citi Saffo e leggi capostipite
della poesia d’amore universale. Di lei, la
«decima musa», come la chiamava Platone, si sa poco. Se non che fosse nata a Mitilene, nell’isola greca di Lesbo, durante il
sesto secolo avanti Cristo. Parte della sua
fama è dovuta al fatto che le poesie erano
intese come odi da cantare,
non da codificare nella
scrittura. Solo una è giunta
direttamente ai nostri giorni. Si capisce dunque l’importanza della scoperta
l’anno scorso di versi appartenuti a due poemi sconosciuti.
Ma il valore della scoperta è direttamente proporzionale all’inquietudine per
l’origine sospetta di un numero enorme di
reperti antichi provenienti delle caotiche
regioni delle primavere arabe o coinvolte
nelle guerre che hanno sconvolto il Medio
Oriente negli ultimi decenni. Dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Libia alle colline insanguinate della Siria, sino all’Egitto. Qui è
sufficiente un piccolo tour nella piana desertica attorno alle Piramidi per scoprire
gli scavi a cielo aperto dei tombaroli sotto il
naso della polizia, che non muove un dito.
Il caso egiziano riguarda direttamente le
poesie di Saffo. È stato infatti Dirk Obbink,
papirologo all’università di Oxford, a segnalare con stupore che i versi riportati su
di un papiro ritrovato su di una mummia
egiziana erano della poetessa di Lesbo. La
notizia è stata ripresa con clamore a gennaio dal quotidiano britannico The Guardian.
Ma proprio tanta pubblicità ha spinto gli studiosi a
lanciare il grido di allarme
sull’origine del reperto.
Sembra infatti provenga da
un collezionista privato,
che garantisce sulla legalità
delle transazioni effettuate,
ma rifiuta di rivelare le proprie generalità e chiede il
diritto di privacy sull’iter
dell’oggetto. Non è dunque
strano che oggi siano in tanti a chiedere
trasparenza. Come nota tra i tanti il New
York Times, anche se il papiro di Saffo avesse una vicenda perfettamente legale, l’indifferenza sulla sua provenienza e qualsiasi
distrazione sul mercato clandestino non
possono altro che incoraggiare i trafficanti
di opere rubate.
Lorenzo Cremonesi
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SOSPETTO RAGGIRO A GINA LOLLOBRIGIDA
LA SPIA DI UNA EMERGENZA SOCIALE
✒
Vi ricordate il film Totòtruffa
‘62, girato nel 1961 da Camillo
Mastrocinque con Nino Taranto e, appunto, Totò? Quest’ultimo, in veste di
truffatore, vende la Fontana di Trevi; la
compera un credulone italo-americano.
La scena resta un’immagine-simbolo di
tante vicende italiane.
Di essa potremmo sorridere se il fenomeno non si fosse acuito in questi ultimi
anni, soprattutto a danno delle persone
di una certa età. Ci sono sempre più vecchi che vivono soli e non mancano nel
Belpaese approfittatori ben organizzati e
informati su chi colpire. La notizia di
queste ore, ovvero che il figlio di Gina
Lollobrigida chiede una tutela per la madre a causa di raggiri di cui sarebbe stata
vittima, nonché quella del mese scorso
con l’accusa di ricettazione per sette ex
collaboratori di Alberto Sordi (sarebbero
coinvolti nella circonvenzione della sorella Aurelia, di 96 anni), non hanno bisogno di spiegazioni. Emergono perché
si tratta di personaggi noti, anzi di miti
del cinema. Ma il vero problema è che si
tratta di fenomeni diffusi, riguardanti
ogni componente sociale del Paese. So-
vente i colpiti tacciono per vergogna.
Se la scienza è riuscita ad allungare la
vita, non si deve dimenticare che la vecchiaia diventa sempre più un bersaglio:
non soltanto per coloro che vogliono limitare le spese delle pensioni ma anche
per chi vive di espedienti. Si può tranquillamente ipotizzare che siamo in presenza di un’emergenza sociale, tenendo
conto soprattutto delle non denunce.
Per chi ha una certa età è particolarmente doloroso confessare di essere stato
truffato. Non a caso le notizie si diffondono quasi sempre grazie all’attenzione
degli eredi.
Morale della vicenda: raggiri e furti ci
sono sempre stati, ora diventano una caratteristica del genere quelli rivolti agli
anziani. Ardito Desio, che se ne andò a
104 anni suonati, soleva ripetere: «A volte dimentico di invecchiare». Peccato,
siamo costretti ad aggiungere, che ci siano sempre più persone che non si scordano di lucrare sugli anziani. Anche se
questi ultimi non sono quasi mai delle
celebrità.
Armando Torno
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L’irrilevanza nei (troppi) distinguo
Quali mosse restano all’Occidente
di FRANCO VENTURINI
T
elefoni bollenti tra Washington
e Mosca, paura di scontri armati
e rischio di un insidioso vuoto di
potere nel bel mezzo
dell’Europa, accordi
internazionali ridotti a carta straccia, ma la
Ue resta fedele a se stessa: sulla crisi
ucraina torna puntualmente a dividersi, e
così le esortazioni comuni prodotte dal
vertice di ieri a Bruxelles diventano
nient’altro che un minimo comun
denominatore.
Forse l’appuntamento di giovedì riuscirà a
essere più concreto. Ma sappiamo da
molti anni che l’Europa — e potremmo
forse dire l’Occidente tutto — non ha una
«politica russa» coerente. I Paesi fondatori
scelgono di solito la prudenza e il dialogo,
tenendo conto anche dei loro legami
economici con Mosca. I nuovi venuti da
Oriente conservano invece la memoria del
loro vassallaggio imperiale, e tendono a
calmare i loro timori con un supplemento
di durezza verso il Cremlino. Eppure
questa volta, proprio a causa della gravità
di quanto sta accadendo e di quanto
potrebbe accadere presto, l’analisi delle
differenze che turbano lo schieramento
occidentale risulta rivelatrice.
Vladimir Putin, ormai è chiaro a tutti, ha
già violato in Crimea la sovranità e
l’integrità territoriale dell’Ucraina. Non
solo, ha tradito l’accordo che nel 1994
aveva sottoscritto con gli Usa e la Gran
Bretagna a garanzia delle suddette
sovranità e integrità in cambio della
rinuncia di Kiev all’armamento nucleare di
cui disponeva dai tempi dell’Urss. È
dunque un eccesso di cautela scrivere,
come fa il comunicato di Palazzo Chigi del
2 marzo, che la violazione di tali principi
«sarebbe» per l’Italia del tutto
inaccettabile. Per il semplice motivo che
essa ha già avuto luogo. Ma quel che conta
è la strategia generale, l’approccio scelto
per affrontare l’emergenza, e qui le
diversità sono piuttosto nette.
Da parte americana è stato notato un tono
particolarmente duro, senza contare che
oggi Kerry sarà a Kiev. Perché le violazioni
russe esistono e Washington non può
tacere, evidentemente. Ma anche perché
Obama deve fare i conti con un Congresso
che da tempo lo accusa di debolezza (e
questa è l’opinione anche di una parte dei
democratici). Senza interrompere il
DORIANO SOLINAS
UNA SEMPLIFICAZIONE AL GIORNO
IL CACCIAVITE CONTRO LA BUROCRAZIA
dialogo (ieri Biden ha parlato con
Medvedev al telefono, e altri contatti si
svolgono a livello inferiore), gli Usa fanno
la voce grossa e pensano alle (scarse)
opzioni disponibili per castigare Putin.
La linea scelta dalla Germania e dall’Italia
parte da analoghe premesse, critica anche
severamente Putin e gli infligge minisanzioni, ma ritiene che vada preservata
ad ogni costo la possibilità di un
confronto costruttivo con Mosca perché il
peggio potrebbe ancora venire e va
fermato in tempo. Fuori da ogni ufficialità,
è diffusa l’opinione che la Crimea sia de
facto persa per l’Ucraina, si vedrà nel
referendum di fine mese in quale cornice
istituzionale. Conosciamo le condizioni
❜❜
Renzi e Merkel non sono
solo consapevoli dei
legami energetici con la
Russia, vogliono evitare
una pericolosa esplosione
particolari esistenti in Crimea, e senza
nulla condonare alla Russia è importante
che sin qui non sia stato sparato un solo
colpo. Ma Putin ha ricevuto dalla sua
Camera Alta un mandato che può
riguardare anche l’Ucraina dell’est e del
sud-est, dove i filo-russi sono
maggioranza sebbene meno schiacciante
di quanto lo siano in Crimea. Un
intervento di forze russe in quelle regioni
potrebbe innescare una guerra civile, non
sarebbe indolore nemmeno per i russi e ci
riporterebbe a prima della caduta del
Muro di Berlino. Angela Merkel, e il
governo italiano di Matteo Renzi, non
sono soltanto consapevoli dei loro forti
legami economici ed energetici con la
Russia. Vogliono, anche, disinnescare una
bomba che potrebbe far molto male a
tutti. Oggi con una missione dell’Osce in
Ucraina e con un viaggio del ministro
degli Esteri Steinmeier a Mosca, domani,
se i soldati di Putin si saranno fermati in
Crimea come ci si augura, aprendo un
dialogo che coinvolga Kiev e i Paesi vicini
per delineare un più stabile assetto
dell’Ucraina.
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RIFORME
Il senno perduto sulla legge elettorale
di MICHELE AINIS
SEGUE DALLA PRIMA
Proviamo allora a raccontarla, questa
«Storia della follia» che meriterebbe la penna di Foucault. Tutto comincia con l’accordo
Renzi-Berlusconi sul doppio turno eventuale: se superi un determinato tetto incassi il
premio di maggioranza, altrimenti ballottaggio fra le due coalizioni più votate. È l’Italicum, ed è un sistema — almeno sulla carta
— ragionevole. Perché taglia le unghie ai
piccoli partiti, contemplando una soglia minima per guadagnare seggi. E perché lega la
governabilità al consenso (implicito o esplicito) degli stessi governati.
Sennonché il diavolo s’annida nei dettagli.
In questo caso i dettagli sono numeri, e numeri impazziti. Un premio troppo basso
(52% con il 37% dei suffragi), che lascia l’esecutivo in balia di 6 deputati. Tre soglie diverse (12%, 8%, 4,5%) per le coalizioni, per le liste
coalizzate, per i partiti che corrono da soli.
Deroghe per le minoranze linguistiche, deroghe per la Lega Nord, però nessuna deroga
se il voto si spalma sulle schede come una
marmellata elettorale. Può ben succedere, in
fondo è già successo: siamo l’Italia dei mille
campanili. E dunque se il fronte di minoranza conterà un solo partito in grado di superare la boa dell’8%, quest’ultimo intascherà il
48% dei seggi: tombola! Se il fronte di maggioranza verrà presidiato da una coalizione
di 11 partiti (quanti ne imbarcò l’Unione di
Romano Prodi nel 2006), se nessuno degli 11
sforerà il 4,5%, mentre tutti insieme sommeranno il 37%, il risultato in seggi sarà zero tagliato. E, via via, potremmo esercitarci a lungo su questo manicomio elettorale.
T’aspetteresti che l’esercizio lo svolgano
pure lorsignori, invece no: discettano, rimuginano, almanaccano su come scrivere la
legge elettorale senza scriverla. Da qui
l’emendamento Lauricella, che ne subordina
l’entrata in vigore alla riforma (ipotetica e futura) del Senato. Più che una legge, una promessa di matrimonio; vatti a fidare. Da qui
— ed è storia di ieri — l’emendamento D’Attorre, che circoscrive l’Italicum alla sola elezione della Camera. E il Senato? Lì rimarrebbero in vigore le regole di adesso: un proporzionale puro. Siccome su quest’emendamento la maggioranza è già andata in
solluchero, siccome a quanto pare offrirà
l’inchiostro della nuova legge elettorale, sarà
il caso di ragionarci su. Anche se è complicato ragionare con i pazzi.
❜❜
Troppi emendamenti
sfigurano il testo
iniziale: si prevedono
regole contradittorie
per Camera e Senato
Domanda: ma sarebbe incostituzionale
stabilire regole diverse fra Camera e Senato?
Niente affatto. In primo luogo, la Costituzione stessa differenzia le due assemblee legislative, collegandole a elettorati differenti (18
e 25 anni). In secondo luogo, in origine ne
aveva differenziato pure la durata (5 e 6 anni). In terzo luogo, già il Porcellum confezionava un premio nazionale per la Camera, e al
Senato 20 premi regionali. Però, attenzione:
proprio questa disarmonia ha alimentato
una censura d’incostituzionalità. Scrive infatti la Consulta (sentenza n. 1 del 2014, punto 4 della motivazione): il Porcellum «favorisce la formazione di maggioranze parlamentari non coincidenti nei due rami del Parlamento, pur in presenza di una distribuzione
del voto nell’insieme sostanzialmente omogenea»; sicché viola, in conclusione, «i principi di proporzionalità e ragionevolezza».
Morale della favola: è ragionevole diversificare, è irragionevole contraddire. Si può
adottare, per esempio, un maggioritario con
sistemi differenti: alla Camera con il premio,
al Senato con i collegi uninominali. Si può
scegliere un proporzionale variando le soglie
minime d’accesso nelle assemblee legislative. Ma non si può decidere per un «maggiorzionale», non si possono trattare le due Camere come se appartenessero a due Stati
lontani. Per rispetto del buon senso, se non
anche del buon senno.
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43
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
Lettere al Corriere
1956, L’ANNO DEGLI INGANNI
DA BUDAPEST AL CANALE DI SUEZ
Risponde
Sergio Romano
Ho letto la sua risposta
sulla rivoluzione ungherese
del 1956
e ora vorrei da lei maggiori
informazioni su quella
rivolta. Durante la
rivoluzione ungherese non ero
ancora nato e i libri di testo di
storia su cui ho studiato
ancora non ne parlavano.
Severino Cazzani
Pavia
Caro Cassani,
a rivoluzione ungherese
fu l’ultimo degli avvenimenti che scossero dalle
fondamenta il blocco sovietico dopo la morte di Stalin il 5
marzo 1953. Il primo fu la
grande manifestazione operaia di Berlino Est il 16 giugno
dello stesso anno: 30.000 persone nelle vie della città per
chiedere migliori condizioni
di lavoro e invitare il Paese a
uno sciopero generale. Il se-
L
NECESSARIO LIBRO BIANCO
Vicenda dei marò
Caro Romano, sono due anni
che i media parlano dei due
fucilieri trattenuti in India
per aver ucciso due pescatori
del Kerala. Mi stupiscono
tante parole sempre sul
generico e senza dettagli in un
Paese, il nostro, in cui
fioriscono le ricostruzioni, le
simulazioni, i plastici, le
ipotesi sugli eventi di
cronaca. Provengo da una
accademia militare e constato
che nessuno mi ha mai
informato se era giorno o
notte, qual era la visibilità, se
il peschereccio aveva le luci di
navigazione prescritte, se si è
sparato, con o senza
puntamento laser, con tiro a
raffica o a colpo singolo, se si
è sparato per colpire o si sono
prima sparate raffiche di
avvertimento, a che distanza
era la barca dalla nostra
nave, se sono stati lanciati
razzi di segnalazione o usato
il megafono. Non crede che
due morti impongano di dare
queste informazioni?
Paolo Bancale
[email protected]
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
condo fu la protesta dei cittadini di Praga, nello stesso mese, contro l’iniqua riforma
monetaria dei giorni precedenti. I moti di Berlino furono
soppressi con i carri armati
dell’esercito sovietico e la manifestazione di Praga venne
dispersa dalla polizia.
Ma il XX Congresso del
Pcus (partito comunista dell’Unione Sovietica), nel febbraio del 1956, e il rapporto
segreto di Kruscev contro gli
orrori dello stalinismo offrirono ai polacchi e agli ungheresi occasioni per proteste
molto più diffuse e radicali. In
ambedue i Paesi i dimostranti, studenti e operai, chiedevano anzitutto il ritorno alla
vita pubblica di leader comunisti riformatori che erano
stati sospettati di «titoismo»
ed epurati durante le ultime
purghe staliniane: Wladislaw
Gomulka in Polonia e Ferenc
Alcune di queste informazioni sono state date all’inizio
del caso. Ma altre mancano e
confermano la necessità di un
Libro Bianco in cui venga raccolta tutta la documentazione
necessaria alla ricostruzione
della vicenda.
POLITICA ESTERA UE
Il dramma dell’Ucraina ha
messo ulteriormente in luce,
come già è successo di recente
con la vicenda siriana, la
estrema inconsistenza della
politica estera dell’Ue.
Abbiamo assistito, delusi, alle
solite deplorazioni da parte
dei singoli membri europei nei
riguardi delle ingerenze russe
negli affari interni ucraini,
mentre la voce dell’Unione
Il Partito democratico
chiede le dimissioni del
sottosegretario alle
Infrastrutture, Antonio
Gentile (di Ncd). Ha ragione?
della terra coltivabile.
In Ungheria, invece, la loro
reazione fu molto meno conciliante. Fra gli scontri dei dimostranti con la polizia segreta durante la grande manifestazione popolare del 23 ottobre e l’ingresso dei carri
armati sovietici a Budapest
corrono soltanto poche ore.
Seguì una sorta di stallo.
Mentre i dimostranti strappavano al regime il ritorno di
Nagy, i sovietici stettero a
guardare e, anzi, ritirarono i
carri armati dalla città. Ma
non appena Nagy, alla testa di
un nuovo governo, denunciò
il patto di Varsavia (la Nato del
blocco sovietico) e dichiarò
che l’Ungheria voleva essere
neutrale, i sovietici tornarono
con un corpo di spedizione e
spensero la rivoluzione nel
sangue. Erano decisi a impedire che il successo della protesta ungherese ridesse fiato a
quelle di Berlino, Praga e Varsavia.
L’Urss fu favorita dalla
coincidenza di altri due avvenimenti. Il 31 ottobre, le truppe francesi e inglesi s’impadronirono del canale di Suez.
Il 4 novembre, le truppe israeliane raggiunsero il Canale. Il
7 novembre, l’Assemblea delle Nazioni Unite ingiunse a
Francia e Gran Bretagna di ritirare le proprie truppe; e nello stesso giorno Eisenhower
fu eletto per la seconda volta
alla presidenza degli Stati
Uniti. L’azione anglo-francese
ebbe un duplice effetto: dimostrò che il militarismo non
era soltanto comunista e dette
a Kruscev l’occasione di atteggiarsi a protettore dei Paesi
arabi con dichiarazioni che allontanavano da Budapest gli
sguardi della società internazionale.
famiglie all’indigenza. Qui
dove sta l’etica?
NEL NOSTRO PAESE
Maria Egle Celani
[email protected]
appare, come al solito, debole
e titubante. Insomma gli Stati
membri hanno offerto per
l’ennesima volta l’immagine
di un gregge senza campana!
GIOCHI D’AZZARDO / 2
Dipendenza pericolosa
In una pubblicità si dice che il
premio massimo di uno dei
numerosi «gratta e vinci» in
commercio è stato
raddoppiato. Lo Stato,
anziché cercare di frenare
questa pericolosa
dipendenza, la asseconda. Se
invece rendesse obbligatoria
l’apposizione della reale
possibilità di vincita, forse la
gente ci penserebbe due volte,
prima di buttar via i soldi.
Lorenzo Milanesi, Milano
Ucraina e Siria
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Nagy in Ungheria. Ma alle origini della protesta vi erano
anche il disagio economico e
il risveglio del sentimento nazionale.
I sovietici furono preoccupati soprattutto dagli avvenimenti della Polonia, una nazione che era già insorta contro la Russia zarista nel 1830 e
nel 1863. Dopo un viaggio di
Kruscev a Varsavia, permisero
che Gomulka venisse «riabilitato», richiamarono a Mosca il
loro proconsole (il maresciallo Konstantin Rokossowskij,
un russo di origine polacca),
autorizzarono la liberazione
del cardinale Wyszynski e
permisero agli agricoltori di
conservare i quattro quinti
GIOCHI D’AZZARDO / 1
Etica dimenticata
Lo Stato non tassa la
prostituzione con la
motivazione che non è etico
avere proventi dal vizio, ma
nello stesso tempo
pubblicizza il gioco
d’azzardo dei poveri (slot
machine,superenalotto e
gratta e vinci) portando tante
Ardengo Alebardi
[email protected]
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
Ad Arzago (Bergamo),
Lega e Pd lanciano un
appello per la grazia
all’imprenditore che
uccise il ladro. Giusto?
94
No
6
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Ore scolastiche
Il problema più urgente della
scuola, che il nuovo governo
dovrà risolvere, credo sia il
seguente: nella scuola
primaria italiana ci sono
alunni di serie A che
frequentano per 40 ore
settimanali, alunni di serie B
che frequentano per 30 ore
settimanali e alunni di serie C
che frequentano per 27 ore
settimanali. Quanti saranno
allora gli ignoranti secondo
l’Ocse? E quanti saranno
secondo lì?Invalsi?
Rosetta Perria
Oristano
CAMPI DI CALCIO
Sfilata di capigliature
Sui campi di calcio si assiste
settimanalmente alla sempre
più orrenda sfilata di
capigliature che uno potrebbe
immaginare. La la fantasia
dei giocatori si esprime forse
più sulla poltrona del
parrucchiere che sul prato con
il pallone!
Vittorio Zanuso
[email protected]
Interventi & Repliche
La caccia non è uno sport
In una lettera pubblicata sul Corriere del
il 18 febbraio si affermava che «praticare
la caccia secondo le regole non è un
crimine né una attività “imbarazzante”».
Sul Corriere del 21 febbraio, si torna alla
carica con la «Caccia alle nutrie». Vorrei
fare osservare che chi scrive ha ragione:
la caccia non è un crimine perché
nessuna legge la vieta, ma che chi la
pratica un certo imbarazzo almeno lo
dovrebbe provare. Siamo nel 2014 e non
si caccia più per bisogni alimentari, ma
solo per divertimento, per il piacere di
uccidere degli animali. Per favore non si
dica per sport e non si parli di nobile
passione: la caccia non ha niente in
comune con lo sport ed è tutto fuorché
una «nobile passione». In Italia si è
potuto severamente regolamentare, se
non vietare, l’uso degli animali per
ricerche mediche che pure una
giustificazione l’avrebbe; eppure la
caccia resta intoccabile e nulla può una
opinione pubblica a stragrande
maggioranza (80-90%) contraria.
Per i motivi che sappiamo (primo
fra tutti le due alternative – astensione e
voto contrario - concesse ai favorevoli,
rispetto alla sola alternativa permessa ai
contrari) la via del referendum è falsata.
Le associazioni venatorie, i fabbricanti e i
commercianti di armi e munizioni, gli
allevatori e altri interessi piccoli e grandi
condizionano, quando non controllano
del tutto, il potere decisionale delle
regioni in materia di caccia.
Gli animali (volatili e non solo) non sono
«res nullius» ma un bene comune, e
quindi anche del sottoscritto,
tralasciando il fatto che gli animali non
sono oggetti inanimati ma esseri viventi
con ciò che comporta sterminarli per
divertire gli umani. Chi dà il diritto a una
piccolissima minoranza di disporre a
proprio piacimento di un bene collettivo
e di sterminarlo a fucilate?
Si dirà che, con qualche piccola
variazione, questo discorso vale anche
per le corride, i palii, certe corse degli
animali, la pesca, eccetera: è vero,
ma non per questo si può giustificare
la caccia.
Angelo Bianco, Gesualdo (Avellino)
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Il piccolo fratello
di Paolo Di Stefano
Nei versi dei poeti
il dramma del lavoro
L
e riviste letterarie, intendo quelle di carta, hanno ancora una funzione? Sì, se mostrano coraggio e se inventano formule e voci. Lo dimostra il nuovo, ponderoso, numero di Semicerchio, periodico di poesia
comparata (edita da Pacini), che propone un interessante dossier sul lavoro. Dove ci sono soprattutto versi che
spesso, entrando nella realtà viva, ci fanno guardare il mondo
meglio di tanti dibattiti socio-economico-finanziari. Limitandoci alla sezione italiana, ci si imbatte in componimenti capaci
di smentire coloro che pensano che la poesia sia uscita di senno, astratta dal tempo e dai luoghi e dai contesti. Una sorpresa,
insomma.
«Epifanie del lavoro», le chiama Fabio Zinelli introducendo
questa parte. Più che epifanie, in Un morto sul lavoro ogni 7 ore
Jolanda Insana riprende la cronaca quotidiana per innalzare
un’invettiva furibonda contro «i teocon i teodì i teodem» e contro i politicanti, «livide idrovore che ci prosciugano / dalla testa ai piedi / — mignatte attaccate a ventosa / che ci succhiano
il sangue (…)» e «ai poveri lasciano il lotto / glielo passano tre
volte a settimana / — la speranza si paga». E siccome la dimensione etica non fa paura alla poesia, anzi è la sua sfida, Alessandra Carnaroli ricorda in Prec’arie un trentenne di Ragusa che si
è impiccato dopo essere stato licenziato per un furto di 5 euro
alla cassa del supermercato dove
lavorava. Il parlato colloquiale
acquista forza di poesia: «C’aveva
un figlio piccolo si è messo la
corda al collo (...) / la moglie lo
Da Jolanda
ha cercato cerca e cerca era nella
Insana
casa al mare». Gian Mario Villalta cita Zanzotto, per ripensare
a Fabio Zinelli
criticamente all’illusione che le
e Alessandra
radici sopravvivano comunque
all’annientamento ecologico. La
Carnaroli
finanza globale ha posto fine, dice, al «contratto con la realtà»:
«Abbiamo pensato che infiniti / sarebbero stati per noi gli stadi / successivi e che di migliori / miglioramenti progressivi /
avremmo raggiunto tutti il cielo / delle feste milionarie». Siamo stati ingannati: «ma quanto si lascia ingannare / chi ingannato declina ogni responsabilità?».
Via l’illusione, via l’inganno. «Quello che occorre è un lavoro
/ da cui avanzi di che spendere a sufficienza / per sostenere i
consumi e rincorrere gli interessi / da usura sui mutui. Il resto
è poesia». Quando chi ci dovrebbe dire il vero racconta bugie,
diceva Rushdie, per conoscere la verità bisogna rivolgersi alla
letteratura. Per esempio, quanta verità c’è nel bambino, evocato
da Fabio Pusterla, che esce dalla sua cameretta con le mani piene di automobiline rotte, le mostra a suo padre (disoccupato) e
gli dice: «Papà, se non trovi più lavoro come operaio, perché
non fai il meccanico e ripari le macchine? E intanto comincia a
riparare queste qui». Il papà prende un cacciavite e si mette al
lavoro. È Fabio Franzin, anche lui poeta (in dialetto trevigiano).
Da leggere: «Dèss sen come chee ramàzhe / negre, longo ‘a
sponda, nude / de fòjie, brute e spazhe» (Ora siamo come quei
cespugli scuri, lungo l’argine, nudi di foglie, spenti e lerci).
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Caso di omonimia
Sono un dottore commercialista (e
revisore legale) di 49 anni iscritto
all’Albo di Roma e con studio a Roma
e a Milano. Ho ricevuto numerose
telefonate da miei clienti che chiedono
se sia io l’avv. Andrea Manganelli che
percepisce compensi esorbitanti dal
Comune di Roma, come riportato
nell’articolo pubblicato sul Corriere della
Sera del 28 febbraio . Preciso di non
essere il suddetto avvocato mio
omonimo e di non aver mai avuto
rapporti professionali con il Comune di
Roma o con aziende municipalizzate
romane.
Andrea Manganelli
[email protected]
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€ 7,30; con “Sampei” € 11,39; con “Il Cosmo” € 12,30; con “I dolci di Benedetta” € 9,39; con “Manara, maestro dell’Eros” € 12,39; con “Holly e Benji” € 11,39; con “Il commissario Montalbano” € 11,39; con “Luigi Pirandello. Romanzi, novelle e teatro” € 9,30; con “English da Zero” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30; con “Il Mondo” € 4,40
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Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
Spettacoli
Esce il 25 maggio
Coldplay, il nuovo cd si chiama «Ghost Stories»
I Coldplay hanno svelato ieri la
copertina del nuovo album e altri
dettagli. La band di Chris Martin e
soci pubblicherà «Ghost Stories»,
Il caso
Trauma cranico
per il conduttore
che ha investito
un pedone. Migliaia
di messaggi
di solidarietà e
polemiche sul web
nove brani inediti, il 25 maggio. La
prima occasione per sentire le nuove
canzoni dal vivo sarà al SXSW di
Austin l’11 marzo.
La prima puntata
Grande fratello:
riapre la casa
dopo due anni
La Vespa a terra
La Vespa di Fiorello in via della Camilluccia a
Roma dopo aver investito un pensionato
(Mario Bartolozzi, 73 anni, ex ad di
Ina Assitalia) rimasto seriamente ferito
In sella
Fiorello (53 anni) in sella
allo scooter con cui ieri
ha avuto un incidente: ha
investito un pedone che
attraversava sulle strisce
Fiorello e l’incidente in motorino
che fa impazzire i social network
Un pensionato ferito, allo showman 20 punti di sutura
na nella sfortuna. L’importante è essere ancora vivi, nonostante l’errore»,
e che per questo è stata rimproverata
da altri navigatori. Su Twitter, oltre a
quelli di alcuni cantanti (come Giorgia, Marco Carta e Alessandra Amoroso) e di vari personaggi dello spettacolo, un’altra valanga di messaggi. Ma
c’è stato anche chi se l’è presa con la
Rai per aver inviato un tweet «Preoc-
cupazione per Fiorello» senza parlare
del pensionato investito.
Accuse analoghe anche ad alcune
trasmissioni che hanno trattato l’argomento. Proprio lo showman aveva
twittato il suo primo messaggio all’alba, prima di aprire l’Edicola Fiore, con
«Buongiorno!!! Non so nulla Milan?
Juve? Sorrentino? OSCAr? Renzi? ...».
Poi più nulla. E questo ha fatto preoc-
cupare molti dei suoi follower.
L’incidente sulla Camilluccia è avvenuto alle 9.20, al ritorno dalla registrazione della trasmissione. Fiorello
non ha mai perso conoscenza, come
anche Bartolozzi. Al Gemelli sono accorsi la moglie Susanna Biondo, le figlie, e poi, oltre ai fratelli Beppe e Catena — e a Baldini — anche Pippo
Baudo e Amadeus. Una schiera di fo-
Preoccupati
A sinistra Marco Baldini (54
anni) con un
cronista fuori
dal pronto
soccorso del
Policlinico Gemelli a Roma.
A destra Beppe Fiorello (44
anni), che è
andato a trovare il fratello
in ospedale
Le visite
ROMA — «Venti punti? Più di quelli dell’Inter!». Dalla terapia intensiva
del Policlinico Gemelli Rosario Fiorello, in uno sprazzo di buonumore
alla fine di una mattinata drammatica, affida a Marco Baldini, amico e
storico partner non solo radiofonico,
la prima battuta dopo la grande paura. Lo showman non ha perso la voglia di scherzare, ma questa volta più
per scacciare i brutti pensieri e la preoccupazione per chi si è fatto male
con lui.
La testa di Fiorello è avvolta da una
spessa benda bianca: ieri mattina i
medici gli hanno suturato la profonda
ferita sulla fronte provocata forse dalla rottura del parabrezza del Vespone
che stava guidando e che è poi volato
per alcuni metri su via della Camilluccia dopo aver investito un pensionato
— Mario Bartolozzi, 73 anni, ex ad di
Ina Assitalia —, anche lui rimasto seriamente ferito: frattura del bacino,
della gamba e della spalla destra. Sarà
operato nei prossimi giorni mentre
Fiorello, sottoposto a una Tac per un
trauma cranico, già oggi potrebbe essere trasferito in un reparto di degenza dopo una giornata trascorsa in osservazione a scopo precauzionale.
Erano entrati al pronto soccorso in
codice verde, ma poi i medici hanno
preferito passare al codice rosso per
le condizioni dei feriti: Fiorello, in
particolare — che indossava il casco e
nell’impatto ha perso la visiera —,
non ricordava cosa fosse successo.
Se n’è forse reso conto con il passare delle ore perché la ricostruzione
dell’incidente non è rimasta soltanto
nelle testimonianze e sul verbale dei
vigili urbani. È finita in un attimo sulla Rete, su Twitter e su Facebook —
dove «Fiore» ha oltre un milione e
mezzo di contatti — , mischiata fra le
migliaia di messaggi di auguri dei fan
dell’artista e le polemiche sul fatto
che in pochi — almeno fino a tarda
sera — si sono preoccupati per le
condizioni del settantenne. Accuse,
critiche, battibecchi online. Come
quello innescato su Facebook da tale
«Beatrice» per la quale è «un onore
essere investiti da Fiorello, una fortu-
Le immagini della casa di
Cinecittà bruciata da un
incendio a dicembre, la
ricostruzione a tempo di
record, i volti dei
protagonisti delle passate
edizioni. «Il Grande
fratello è tornato»,
annuncia Alessia Marcuzzi
(foto) in un lungo abito
rosanero. E poi: «Sono
felice di essere tornata».
Così, ieri su Canale 5, è
ripartito dopo due anni di
«riposo» il reality. La prima
puntata è stata segnata
dalla presentazione dei 15
concorrenti che sono
entrati nella nuovissima
casa. I coinquilini,
«sorvegliati» per 13
settimane, si
contenderanno il
montepremi di 250 mila
euro. Per il suo ritorno, il
Grande fratello cerca
consensi anche sui social
network e punta sulle
tografi ha invaso il tunnel d’ingresso
al pronto soccorso, presidiandolo per
ore, mentre davanti a loro continuava
come ogni giorno il viavai di pazienti
su ambulanze e auto private. E fra loro
molti ragazzi caduti con lo scooter.
Vista la dinamica dell’incidente,
anche per i vigili intervenuti alla Camilluccia è un mezzo miracolo che
non sia andata peggio: «Mio padre attraversava la strada sulle strisce, c’erano le auto incolonnate, era quasi arrivato sul marciapiede per andare a fare
fisioterapia per tenersi in forma, come ogni lunedì mattina — conferma
la figlia di Bartolozzi, Laura —. La cognata di Rosario mi ha detto che Fiorello stava superando i veicoli sulla
destra e per questo non l’ha visto.
Non ce l’abbiamo con lui per quello
che è successo — aggiunge —: pensate che nei vari spostamenti fra un reparto all’altro chiedeva con un filo di
voce come stesse la persona che aveva
investito. Fiorello è stato gentile e civile».
Rinaldo Frignani
storie. Così fra i
concorrenti c’è il
senegalese Samba, faceva
l’ambulante ed è diventato
barista grazie al sostegno
di una famiglia di
Altamura. Valentina, 33
anni da Torino, ha subito
l’amputazione del braccio
destro dopo un incidente.
Al reality avrebbe voluto
partecipare Giulia Latorre,
figlia di uno dei due marò
trattenuti in India. La
richiesta ha scatenato
polemiche. Ieri
Massimiliano Latorre ha
scritto su Facebook: «Sono
scosso e rattristato dal
clamore mediatico
suscitato dal desiderio
espresso da mia figlia».
S. Cs.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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In tv «Uno di troppo» racconta le difficoltà coniugali dopo la nascita di un figlio. Katia e Angelo, ex comici di Zelig: noi tra suocere e tate
Coppia stravolta dal bebè, la realtà è una fiction da ridere
C
i sono Katia e Angelo, una
coppia la cui vita cambia
completamente dopo la
nascita del loro primo figlio. E
questa è la fiction. Poi ci sono
Katia e Angelo, una coppia la cui
vita cambia completamente dopo la nascita del loro primo figlio. E questa invece è la realtà.
È una sitcom vagamente autobiografica «Uno di troppo», una
nuova produzione (ideata da Roberto Burchielli) al via il 17 marzo, alle 22, su Super! (canale 47
del digitale). Protagonisti, Katia
Follesa e Angelo Pisani, coppia
di attori comici (entrambi partiti
da Zelig), coppia sul set e coppia
anche nella vita, oltre che genitori di una bambina, Agata, che
però, a differenza della serie,
non è una neonata ma ha ormai
4 anni. L’idea è provare ad anda-
re al di là di una certa retorica
zuccherosa per la quale avere un
figlio è una fonte di gioia inestinguibile. Lo è. Ma non solo.
La nascita di un figlio può anche sconvolgere — e non poco
— gli equilibri di una coppia.
«Abbiamo provato a scherzare
sulla storia di due genitori alle
prese con un nuovo arrivato e
con tutti i problemi che ne conseguono», racconta di Pisani, da
poco anche in libreria con Conto
fino a tre... parola di papà, in cui
descrive (sempre in chiave comica) come è stata rivoluzionata
la sua vita da sua figlia. La sitcom
inizia con la coppia che esce dall’ospedale e torna a casa con il
piccolino (che non si vede mai,
anche se spesso la carrozzina è
usata come punto di vista).
«Avere un figlio è bellissimo
Il protagonista
«Diventare genitori è bello
ma si può scherzare sugli
aspetti meno fiabeschi»
— continua — ma è possibile
far ridere sugli aspetti meno fiabeschi. Come le dinamiche tra
genitori: in genere la mamma
non si fida e quindi delega ma,
allo stesso tempo, vuole mantenere la supervisione. All’inizio di
errori se ne commettono parecchi». E così, spesso si cerca aiuto
in amici e genitori: «Nella sitcom ci sono anche i nostri amici e le nostre mamme (non quelle vere stavolta, ndr.): la mamma
di Katia è una tipica nonna del
Insieme
Angelo Pisani
(34 anni) e Katia
Follesa (38, nella
foto con il compagno e, alle loro
spalle, Nunzia
Schiano) sono i
protagonisti
della sitcom
«Uno di troppo»
al via il 17 marzo,
alle 22, su Super!
(canale 47 del
digitale terrestre)
nord, mentre mia mamma, interpretata da Nunzia Schiano,
una del sud. Poi la tata, il pediatra...». Il lavoro per entrare nei
personaggi non deve essere stato troppo faticoso... «Siamo partiti da un presupposto reale. Il
fatto che ci fosse alle spalle anche un’esperienza vera ci ha fatto
partecipare a diverse decisioni
assieme agli autori. Poi per me
lavorare con Katia è bello, mi
piacerebbe proseguire con altri
progetti. Il faro restano Raimondo e Sandra». Essere una coppia
anche nella vita ha dei vantaggi
se si recita assieme. Ne è convinta anche Katia Follesa: «È molto
semplice trovare la giusta armonia. Il fatto che ci conosciamo
bene fa sì che sappiamo anche
quali sono i tempi comici dell’altro e forse riusciamo a divertirci
di più». Quanto siete simili ai
genitori che interpretate nelle
26 puntate della sitcom? «Molto.
Magari non ci rispecchiano fedelmente... abbiamo esasperato
i nostri caratteri. Ma è un’esasperazione dettata anche dal periodo che si vive quando si diventa genitori: il ritorno a casa, il
primo cambio del pannolino...».
Come ricorda quella fase?
«Con molta stanchezza — ride
—. Stanchezza che prosegue fino a quando i piccoli iniziano a
camminare e non li puoi lasciare
un secondo soli. Ricordo che
guardando mia figlia allora pensavo: mio Dio, cresci in fretta».
Ora che ha 4 anni, va molto meglio: «Adesso abbiamo uno
scambio quasi equo. Se penso a
un altro figlio vorrei averlo da
quando inizia ad andare all’asilo».
Chiara Maffioletti
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Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Spettacoli 47
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
Le iniziative del Corriere
Lucio Dalla- Quattro tempi
Le uscite
In edicola Da oggi la raccolta inedita e completa
con i migliori brani dell’artista morto due anni fa
Oggi - L’istinto
I brani: «Lei (Non è per me)»;
Bisogna saper perdere; «Pafff...
Bum!»; «Il cielo»; «Occhi di
ragazza»; «Sylvie»; «Il gigante e la
bambina»; «04/03/1943»;
«Itaca»; «La casa in riva al mare»;
«Un uomo come me»; «Piazza
grande»; «Convento di pianura»;
«Santo Antonio Santo Francesco»;
«Piazza grande (Live)»
Lucio
L’istinto e la voce di un poeta
che amava rincorrere il futuro
Da «Lei» a «Henna», 4 cd svelano l’immenso repertorio
C
om’era il Dalla delle origini?
Istinto, ma con attitudini e
vocazioni tutte ancora da
verificare sulla propria pelle. È questo il punto di partenza della collana «Quattro tempi»,
altrettanti cd in quattro uscite in vendita da oggi con il Corriere al prezzo
di 9,90 + il costo del giornale, pubblicata in concomitanza con il secondo
anniversario della scomparsa di Lucio Dalla, avvenuta il 1° marzo di due
anni fa, a ridosso del suo compleanno, che cade il 4 marzo. È un assemblaggio cronologico che riassume
quattro fasi della carriera dell’artista
mescolando grandi successi a opere
minori o rarità. Una compilation inedita, nel senso che fotografa l’evoluzione dell’artista nel corso dei decenni attraverso brani significativi.
Due parole sul titolo. Il libro pubblicato dal Corriere due anni fa all’indomani della scomparsa dell’artista
si intitolava Primo tempo e alludeva a
una definizione che Dalla dava della
morte. «È solo la fine del primo tempo», diceva, sottintendendo che il secondo era la
vita nell’Aldilà.
La collana da oggi in
edicola riprende questo
concetto dividendo in
quattro tempi il percorso
artistico di Dalla. Ma l’assemblaggio finisce per essere anche
tematico, oltre che cronologico,
grazie alle chiavi di lettura fornite
nelle note a latere da Michele Mondella, decano degli uffici stampa musicali italiani, che di Dalla è stato per
decenni amico, collaboratore e confidente.
Il primo disco si intitola «L’istinto» e parte con la prima incisione di
Dalla nel 1964 «Lei (non è per me)»
cover di «Careless Love», brano tradizionale statunitense, reso celebre nel
1962 dall’interpretazione di Ray Charles e tradotto in italiano da Bardotti,
Paoli, Dalla e Reverberi. Beh, nonostante l’età e l’inesperienza il talento
c’è tutto. Poi c’è il Dalla di Sanremo
1967, che assomiglia davvero tanto a
Pavarotti e canta «Bisogna saper perdere» (ma la versione dei Rokes ebbe
più successo della sua). È un periodo
in cui convivono nel repertorio di
Dalla generi assai diversi: una canzone drammatica sulla violenza quale
«Il gigante e la bambina» (ma che,
come la «Marinella» di De Andrè può
essere letta anche in chiave favolistica), e una commovente «4/3/43»
che fa assurgere a eroina una ragazza
madre. Fra le rarità «Convento di pianura», che era la facciata «B» del 45
giri di «Piazza Grande». Un brano de-
cisamente poco commerciale, che
bene lumeggia la genialità vocale di
Dalla, artista destinato a stupire grazie a un colore timbrico senza regole,
speciale per vocazione .
Il secondo cd di «Quattro tempi»
si intitola «Il talento». È un Dalla irregolare e irrequieto, che non si adagia
sul successo di cassetta, capace di geniali intuizioni letterarie. È una raffica di canzoni folgoranti e a volte
spiazzanti come «Nuvolari» e «Com’è
profondo il mare», «Disperato erotico stomp», «Anna e Marco». Viene
proposto anche un provino di «Nuvolari», molto più violento nei conte-
nuti di quello che poi venne pubblicato. Qui esce il carattere di Dalla
sempre alla ricerca di nuove emozioni: «Preferisco le cose che non so ancora fare a quelle che so fare bene. A
parte che sono ancora da chiarire
quelle che so fare bene. Perché mi dispiace concluderle. C’è sempre qualcosa di magico nel non finire, nel
non completare, nel non riempire il
bicchiere. Bisogna lasciare sempre
un piccolo spiraglio di desiderio insoddisfatto».
Il terzo cd si intitola «Il suono», e
rappresenta quella voglia di avere
una voce che si fa strumento, che
Al Duse di Bologna
E il mondo di Dalla diventa
un balletto di sogni e antieroi
M
Estroso
Dalla in una
foto degli
anni Settanta
icrostorie di amanti, periferie e antieroi, frammenti di
versi, anime e corpi di un circo che si specchia in sogni
alla portata di tutti. Come in un arazzo pop, il mondo di Dalla
diventa danza in Futura, Ballando con Lucio, spettacolo
diretto e coreografato da Milena Zullo per il Balletto di Roma
che approda oggi al Teatro Duse di Bologna (replica domani).
«È un omaggio al musicista e al poeta, grande comunicatore di
emozioni — spiega Zullo —. Le parole di Lucio fornivano già
una sorta di sceneggiatura filmica, quindi ho preferito evitare
qualsiasi accenno descrittivo nella coreografia, privilegiando
un approccio empatico al suo universo emotivo attraverso il
linguaggio della gestualità quotidiana». Su un’idea di
Giampiero Solari, regista bolognese legato da lunga amicizia
al cantautore scomparso, il balletto è stato concepito sulla
colonna sonora di uno storico collaboratore di Dalla, Roberto
Costa, che ricostruisce un nuovo percorso di note e parole
sulle canzoni di Lucio. «Sono circa 26, tra “Piazza Grande”, “Il
Cielo”, “4/3/1943” “Come è profondo il mare”, “Futura” . Il fil
rouge dello spettacolo è però suggerito da “Balla balla
ballerino” che ritorna con la voce di Dalla estrapolata dalla
musica. Nelle scenografie di Giuseppina Maurizi, galleggiano
lune, scale e specchi: per i giovani danzatori immergersi
nell’umanità di Lucio è stata un’autentica rivelazione».
frulla la parola fra corsette e improvvisazioni. Si apre con «Futura», una
canzone che immagina una notte di
guerra e bombardamenti. Mentre intorno a loro si scatena l’inferno e la
loro vita è appesa un filo, lui e lei fanno l’amore in maniera disperata e
rabbiosa, quasi a cercare di creare
una nuova vita che spezzi questo scenario di morte. «E se è una femmina
si chiamerà Futura» grida Dalla. È
una delle tante canzoni di Dalla molto difficili da cantare se non si è Dalla.
Impossibile ascoltare da lui due versioni uguali. «Futura» è anche il manifesto di quella che era la sua essenza interiore: annoiato dal passato, distratto sul presente, proteso visceralmente verso il futuro. Atteso con
passione perché sicuramente gravido di surreali sorprese come nel brano «L’anno che verrà». E fra le chicche di questo terzo tempo «Balla Balla Ballerino» eseguito a cappella con
il gruppo vocale Neri per caso.
Ma la proiezione verso il futuro di
Dalla esplode in tutta la sua forza nel
La scelta
Un viaggio cronologico
in grado di fornire le chiavi
di lettura per comprendere
l’universo del cantautore
Valeria Crippa
quarto cd («Il futuro» appunto) aperto da «Attenti al lupo», cui segue la
commovente «Le rondini». Ma il manifesto del futuro sta proprio in
«Henna» una delle canzoni più difficili di Dalla. «Henna» non va letta
con metro cantautorale, ma vissuta
con estrema leggerezza, senza cadere
nella trappola dell’analisi letterale.
«Henna» parla di cambiamento e liberazione, con un messaggio di pacificazione fra noi e il mondo che si
trasforma. La domanda è: cambieremo? «Sì, risponde Dalla, lo imporrà il
dolore che i nostri comportamenti ci
hanno procurato fino adesso. Guardati in giro: quello che prima sembrava un fuocherello ora è diventato
un incendio. Che spettacolo. Certo il
pericolo aumenta. Hai visto come
tutto si è semplificato, che aggregazioni e contrapposizioni strane ci sono. Forse questa società è sbrindellata, ma è decisamente viva, viva».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Mario Luzzatto Fegiz
© RIPRODUZIONE RISERVATA
11 marzo - Il talento
I brani: «Anna Bellanna»;
«Nuvolari»; «Come è profondo il
mare»; «Disperato erotico stomp»;
«Quale allegria»; «L’Ultima luna»;
«Anna e Marco»; «Stella di mare»;
«L’anno che verrà»; «Milano»;
«Telefonami tra vent’anni»;
«Mambo»; «Nuvolari»; «La
bambina»; «Mille Miglia»
18 marzo - Il suono
I brani: «Futura»; «Cara»; «Balla
balla ballerino»; «La sera dei
miracoli»; «Siamo dei viaggi
organizzati»; «Tutta la vita»;
«Washington»; «Caruso»; «Se io
fossi un angelo»; «Chissà se lo
sai»; «Felicità»; «Non sai cos’è»;
«Un fiore per Hal»; «Balla balla
ballerino»
25 marzo - Il futuro
I brani: «Attenti al Lupo»;
«Le rondini»; «Amen»; «Liberi»;
«Henna»; «Canzone»; «Tu non
mi basti mai»; «Ayrton»; «Ciao»;
«Là»; «Non vergognarsi mai»;
«Siciliano»; «Atento al lobo»;
«Senza fine»; «Meri Luis»
48
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Sport
il sondaggio
Tra Conte e Prandelli è polemica per la convocazione in
nazionale di Chiellini, fermo da tre settimane per
infortunio. Secondo voi ha ragione il c.t. a volere
il difensore (A) o il tecnico bianconero a preservarlo (B)?
Vota con uno squillo. Chiamata gratuita
A
Le risposte
Aspettando
la Spagna,
il c.t. risponde
agli attacchi
della Roma,
di Conte
e apre a un
futuro colorato
d’azzurro
+39 029 475 4851
B
+39 029 475 4852
Il Premio Bearzot si fa in due
Assegnato a Coverciano il Premio Bearzot istituito dalla Figc per onorare la
memoria del c.t. Campione del Mondo nell’82. La Commissione, composta
da Dino Zoff e dai giornalisti Alberto Cerruti e Gigi Garanzini, ha assegnato
due premi: uno all’ex calciatore Giancarlo Galdiolo, gravemente ammalato;
l’altro alla Nuova Quarto calcio, per l’impegno nella lotta per la legalità.
❜❜
Rapporti
C.t. Cesare Prandelli,
56 anni e a lato Daniele De Rossi, 30
(Ansa, Inside)
Alla Juve si
aspettavano una
mia telefonata?
Per la verità sono
io che mi
aspettavo la loro
❜❜
L’sms
Alle 23.22 il
medico della Juve
ha inviato un sms
per rassicurare
sulle condizioni
dei bianconeri
A muso
duro
DAL NOSTRO INVIATO
MADRID — Fuori il cielo è cupo, come l’umore di Cesare Prandelli, finito sotto assedio. La Roma è imbufalita perché l’esclusione di Daniele De Rossi dall’
elenco dei convocati per l’amichevole con la Spagna ha anticipato la sentenza del giudice
sportivo e, secondo i giallorossi,
potrebbe averla influenzata. Antonio Conte, invece, ha bastonato
il collega intorno alla mezzanotte
dallo stadio di San Siro, dopo
aver domato il Milan e messo
una seria ipoteca sul terzo scudetto consecutivo con la Juventus. «Essere attaccati da tutti non
è una brutta cosa, vuol dire che la
Federazione comincia a farsi attaccare», racconta Cesare grintoso. L’uomo al centro del mirino
mostra un sorriso alla Clint Eastwood, ironico e maledetto, del
tipo: ve la faccio vedere io. E risponde secco e preciso a ogni
domanda. Parole e sentimenti.
Con un distinguo necessario. La
❜❜
I contatti
I nostri medici
sentono i medici
dei club
già 15 giorni
prima delle
convocazioni
«Il codice etico? Il giudice sono io»
«Avevo il diritto di chiamare Chiellini»
«Qui c’è un progetto, e mi piace»
furia romanista l’aveva messa in
preventivo, l’attacco di Conte l’ha
fatto uscire dai gangheri. E da
quest’ultimo parte la requisitoria. «Due anni fa ho fatto il giro
delle squadre e ho dato a tutti la
massima disponibilità 7 giorni
su 7, 24 ore su 24. Non solo: i no-
Regolamento
«A novembre ho fatto
una riunione sul nostro
regolamento interno,
tutti hanno accettato»
stri medici sentono i medici dei
club già 15 giorni prima delle
convocazioni. Ho un rapporto
con tutti gli allenatori che mi telefonano e ho sempre detto che
quando un giocatore viene convocato, che vada in campo o in
panchina non cambia, ho il diritto di chiamarlo». Insiste su quel
«diritto». Una, due, tre volte.
Retroscena. Domenica sera
l’elenco degli azzurri a disposizione per la Spagna è arrivato
più tardi del solito (intorno alle
20). Tutti pensavano che Prandelli fosse dilaniato dal dubbio
se portare o meno De Rossi a
Madrid. Invece quella scelta era
stata già fatta. Il c.t. ha voluto riflettere attentamente su come
comportarsi con quei giocatori,
Chiellini ma anche De Sciglio,
che partivano dalla panchina. E
ha deciso di chiamarli, a differenza di Balotelli che Seedorf
non aveva convocato. «Alle
23.22 il medico della Juve (dottor Tencone, ndr) ha inviato un
sms al professor Castellacci per
rassicurarlo sulle condizioni dei
bianconeri». Un messaggio
chiaro e lapidario: Chiellini non
gioca, ma sta bene e ha fatto il riscaldamento. Prandelli replica
anche a Marotta, l’amministratore delegato della Juve, che ha
rappresentato il fastidio bianconero nei confronti della nazionale. «Sa bene che quando ha un
problema può chiamare, rispondo sempre. Loro si aspettavano
una mia telefonata? Per la verità
sono io che mi aspettavo la loro». Gelo, dunque. Ma non rancore. Tanto che dopo aver risposto alle critiche di Conte, Prandelli non ha difficoltà ad amm e t te r e : « Fo s s i s t a to a
Coverciano lo avrei votato per la
Panchina d’oro per la straordinaria capacità che ha mostrato
nel rimotivare i giocatori dopo
due scudetti».
Ma c’è anche il caso De Rossi.
Prandelli svela i motivi della sua
scelta: «A novembre ho fatto una
riunione sul codice etico, che è
un regolamento interno. Ai ragazzi ho spiegato bene che, in
particolare per la partita che precede la convocazione, il giudice
sono io». Unico e inappellabile.
«Tutti hanno accettato. Faccio
così perché voglio prevenire gesti sconsiderati in Brasile dove
non ci possiamo permettere di
rimanere 10 contro 11. Questi
ragazzi sono più che figli e stravedo per Daniele, l’ho chiamato
anche quando non giocava nella
Roma, ma non posso accettare
simili comportamenti».
E guardando avanti, per la
prima volta Prandelli apre alla
possibilità di rimanere sulla
panchina dell’Italia anche dopo
il Mondiale in Brasile: «Nelle ultime settimane si è aperta una
discussione nuova e c’è la voglia
di pensare a un domani insie-
Condotta violenta Prova tv e tre giornate di squalifica per i giocatori di Roma e Inter che annunciano ricorso. Stessa pena per Berardi, espulso
I pugili De Rossi e Juan Jesus fuori per 3 round
Tre giornate di squalifica, senza sconti. Né per chi non era stato
visto dall’arbitro Bergonzi, cioè
De Rossi e Juan Jesus, condannati
attraverso la prova tv. Né per Berardi, espulso dall’arbitro Tagliavento per aver colpito con una
gomitata Molinaro. Un comportamento che gli è costato anche
l’esclusione dalla nazionale Under 21, che domani affronterà
l’Irlanda del Nord in una partita
valida per le qualificazioni europee, con l’aggravante di aver
commesso il fallo una manciata
di secondi dopo il suo ingresso in
campo.
Il giudice sportivo Gianpaolo
Tosel non ha avuto dubbi: i comportamenti del romanista (pugno
al viso di Icardi) e dell’interista
(colpo alla schiena di Romagnoli)
avevano tutte le caratteristiche
Difensore Juan Jesus, 22 anni, all’Inter dal 2012 (Ansa)
per essere puniti. La pensano diversamente le due società, che
hanno fatto reclamo, anche se i
margini per una riduzione della
pena sembrano esigui.
La sanzione è costata a De Rossi anche la convocazione in nazionale per l’amichevole di domani, contro la Spagna. È la terza
volta che il romanista incappa nel
codice etico di Prandelli e il c.t.
non ha nemmeno atteso la sentenza del giudice sportivo: già da
domenica sera aveva escluso De
Rossi dalla lista. Una decisione
che non era piaciuta alla Roma
(che non multerà il giocatore)
perché è sembrata una sentenza
già scritta o, quanto meno, una
pressione sul giudice sportivo.
Allo stesso modo, la Roma non ha
gradito alcuni commenti tv, nell’immediatezza, che hanno de-
scritto in modo estremamente
negativo il gesto di De Rossi che,
secondo i legali giallorossi, non
era caratterizzato da violenza ed
era valutabile in campo dall’arbitro. Ma questa non è stata l’idea di
Tosel. Così De Rossi salterà Napoli, Udinese e Chievo, mentre Juan
Jesus non ci sarà contro Torino,
Verona e Atalanta.«Il gesto compiuto da De Rossi — sottolinea il
giudice sportivo — integra inequivocabilmente, per l’evidente
volontarietà, l’energia impressa e
Cosa saltano
Il giallorosso salterà
Napoli, Udinese e Chievo,
il nerazzurro assente con
Toro, Verona e Atalanta
la delicatezza della zona del corpo
colpita, gli estremi della condotta
violenta». Quello di Juan Jesus è
stato un gesto «del tutto avulso
dal contesto agonistico per la distanza dal pallone a cui si trovavano entrambi i protagonisti».
In difesa di De Rossi si è schierato il suo allenatore, Rudi Garcia:
«Dopo la partita con l’Inter ci sono state delle cose che non mi sono piaciute. De Rossi era già stato
condannato, ma voglio dire che la
tv non mostra tutto. In questa
stagione ci sono stati alcuni episodi in cui siamo stati vittime, ma
in quel caso non ho visto nessuna
prova tv». Probabilmente si riferiva a un colpo, a palla già «passata», di Candreva a Torosidis nell’ultimo derby.
Luca Valdiserri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La Lega di A
Sì agli stage
e restano
le comproprietà
MILANO — Una buona
notizia per Prandelli
arriva dal Consiglio di
Lega di A, che ha dato il
via libera agli stage pre
Mondiali. I club
forniranno i calciatori per
i due raduni azzurri: il
primo è in programma dal
10 al 12 marzo; il secondo
il 14 e 15 aprile. Il
presidente della Lega,
Beretta (foto), ha spiegato
che «pur essendo un
enorme sacrificio, le
società hanno deciso di
collaborare con la
Federcalcio e il c.t. in
modo pieno per la buona
riuscita della missione
mondiale in Brasile. Il
primo stage sarà dedicato
a giocatori non
tradizionalmente
nell’orbita della nazionale
e non riguarderà quelli
impegnati nelle coppe
europee in quei giorni. Il
secondo cadrà nella
settimana di aprile senza
competizioni europee per
i test atletici per i
nazionali, e non
coinvolgerà chi ha già
partecipato al primo
stage». Si è parlato anche
di abolire le comproprietà,
istituto che esiste solo in
Italia: le società non
hanno trovato un accordo;
per ora non se ne parla.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sport 49
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
Pardew, la testata costa carissimo Nuoto, chiesti 4 mesi per Lucas Test MotoGp, Lorenzo-Rossi ok
L’allenatore del Newcastle, Alan Pardew, che ha colpito con una testata David Mevler, giocatore dell’Hull City (ritardava la ripresa del gioco su rimessa laterale) rischia una lunga squalifica: entro giovedì conoscerà la sanzione, ma si parla di 8-10 settimane. Già multato di 100 mila sterline (121 mila euro) dal club, Pardew rischia ora il licenziamento.
Il procuratore di Melun (Francia) ha chiesto 4 mesi di carcere (con sospensione della pena) per Philippe Lucas, il tecnico francese di Federica
Pellegrini, sotto accusa per furto, abuso di fiducia e riciclaggio per fatti
risalenti al 2006, riguardanti alcune presunte irregolarità ai danni del
club di nuoto della Melun-Val de Seine, con cui ha lavorato per 22 anni.
Lorenzo torna Lorenzo, ma Valentino non perde il ritmo. A Phillip Island
in Australia, nel primo giorno di test sulle gomme Bridgestone (solo con piloti ufficiali, ma senza Marquez), Jorge, rinato rispetto a Sepang, mette in fila
l’ottimo ducatista Crutchlow (a 363 millesimi) e Rossi (517). Quinto Dovizioso (752). «Confermo le buone sensazioni della Malesia», ha detto Vale.
Toni alti
La prestigiosa
Panchina
d’oro
non addolcisce
il tecnico
bianconero
che non fa
alcuna marcia
indietro
Bianconeri
Antonio
Conte, 44
anni, e a lato
Giorgio
Chiellini, 29
(LaPresse)
Replica martello Conte
«Il c.t. doveva farmi
almeno una telefonata»
«Chiellini non gioca da tre settimane»
me». Allenatore della nazionale
per altri 4 anni, ma con un progetto più ampio che coinvolgerebbe la base, i giovani. Cesare
diventerebbe una specie di c.t.
ad ampio raggio con l’obiettivo di scovare e valorizzare i
campioni di domani. «Il
progetto mi piace, ma
devo esserne convinto
al 100 per 100. C’è in
corso una riflessione».
Stasera a Madrid,
Abete e Prandelli fisseranno l’appuntamento per il faccia a
faccia decisivo, previsto entro metà marzo.
In Federazione c’è chi
fa resistenza di fronte
all’ipotesi di proporre al
Saranno indossate per la prima volta domani a Madrid, neltecnico un contratto così
l’amichevole contro la Spagna, le nuove maglie azzurre dilungo. Non tutto è risolto,
segnate dalla Puma in vista del Mondiale brasiliano.
ma il vento è cambiato. PranAderenti (contribuiscono a massimizzare la potenza
delli, oggi, non è più un c.t. con
muscolare), ispirate alla tradizione artigianale
la valigia. Il suo futuro sembra
italiana, hanno un look sartoriale, con il
ancora tinto d’azzurro.
colletto e l’abbottonatura «su
Le nuove maglie «su misura»
Alessandro Bocci
misura». (Ap)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La spiegazione in fondo l’ha
data lui stesso nella notte di San
Siro, ben prima della tirata contro
il c.t. Prandelli «poco educato». A
chi lo stuzzicava, definendolo
«più simpatico di quando giocava», Antonio Conte ha risposto,
senza giri di parole, con una frase
che sembra un piccolo manifesto:
«Io in campo di simpatici ne ho
trovati pochi e non vincevano
mai, al di là del simpatico o antipatico in campo bisogna essere
cattivi, perché lì non si scherza,
una squadra vince e l’altra perde,
non ci sono vie di uscita...».
La sua Juve è senza avversari:
ha 11 punti in più dell’anno scorso e addirittura 17 rispetto a due
stagioni fa. Conte ieri ha conquistato la seconda Panchina d’oro
consecutiva (davanti a Montella e
Mazzarri) grazie ai voti dei suoi
colleghi.«A volte è più facile vincere che farsi votare — dice il tecnico bianconero — . Sono contento, perché non è facile ripetersi a certi livelli. Dietro ci sono
tanto lavoro, grande passione e
molto sacrificio. Dedico questa
Panchina d’oro alla mia famiglia,
che mi sopporta e mi supporta.
Ma voglio dedicarla anche ai miei
calciatori, che sono gli artefici dei
nuovi successi. Sono contento
tori (e indovinate chi vincerà
l’anno prossimo) con la faccia di
chi non molla mai un centimetro.
E che non ritratta, confermando
tutto il suo fastidio, che è anche
quello della società: «Rimango
fermo sulle mie posizioni» dice il
tecnico bianconero. Ben sapendo
che se si fosse trovato dalla parte
opposta avrebbe chiamato anche
lui un totem come il «Chiello»
nell’ultima occasione utile prima
delle convocazioni mondiali, in
una amichevole contro la Spagna.
Ognuno ha il suo ruolo. E
quello di Conte è il martello, a
tutte le ore e su tutti gli schermi:
«Chiellini da tre settimane non
gioca — aveva detto dopo la vittoria di Milano — venerdì ha ripreso ad allenarsi con un defaticante e l’ho portato a Milano per
fargli riassaporare il campo ma,
nella mia mente, non c’era il pensiero di utilizzarlo. Vederlo convocato mi dispiace e mi rammarica, tante volte da parte del c.t. si
chiede collaborazione e disponibilità, noi ne diamo tantissima,
perché forniamo tanti giocatori,
mi aspettavo almeno una mezza
chiamata, del tipo ‘‘oh stupido,
come sta Giorgio?’’. Ho trovato
questo comportamento poco
garbato, poco educato. E ora titolate pure che Conte attacca Prandelli».
Sopportato...
«Dedico questo premio
alla mia famiglia che mi
supporta e sopporta. Ma
anche alla mia squadra»
Vincente
L’allenatore della Juventus,
Antonio Conte, con
il presidente della Figc
Giancarlo Abete e Gianni
Rivera durante la cerimonia
di premiazione per la
Panchina d’oro a Coverciano.
Conte è alla Juve dal 2011, ha
vinto due scudetti consecutivi
e si avvia quest’anno alla
conquista del terzo. (Ansa)
dopo il risultato di domenica, ma
non abbiamo ancora vinto niente».
La concorrenza però è lontana
e gli avversari bisogna andarli a
stanare, per tenere sempre alta la
tensione ed esaltarsi con quello
che Mourinho — quello vero —
chiama «il rumore dei nemici»: è
stato così per Capello, attaccato
poche settimane fa e domenica
notte per Prandelli. Conte ritira il
premio più ambito dagli allena-
La novità però è soprattutto
che il c.t. si difende a muso duro e
contrattacca. Alla fine quindi del
caso Chiellini (che ieri si è allenato da solo sul terreno di Valdebebas, casa del Real Madrid) cosa
resta nella parte di campo juventina? Conte ha espresso un disappunto condivisibile. Ma lo ha fatto in un crescendo e con toni che
a sua volta rischiano di sembrare
poco rispettosi verso l’azzurro e il
suo valore. E sarebbe un paradosso: il tecnico juventino ripete
spesso che in nazionale, con Arrigo Sacchi che lo ha chiamato otto
volte, gli si è «aperta la testa».
Quello che è oggi, Conte lo deve
un po’ anche alla maglia azzurra.
La questione quindi finisce qui. Il
prossimo «nemico», la Fiorentina, arriva domenica all’ora di
pranzo. Presentarsi puntali. Astenersi perditempo.
Paolo Tomaselli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso Acquistato dall’Inter a gennaio 2013 per 14 milioni, il croato spera di rilanciarsi in nazionale: «Di sicuro Mazzarri preferisce uno stile più difensivo»
I dolori del giovane Kovacic: «L’anno scorso giocavo, ora no»
MILANO — Walter Mazzarri
non è contento di Mateo Kovacic e Kovacic non è contento di
Mazzarri. È la vita, quando la
squadra fa fatica a vincere e
quando si gioca poco. I numeri.
Kovacic, 20 anni il 6 maggio,
acquistato a fine gennaio 2013
per 14 milioni di euro dalla Dinamo Zagabria, esordio in nerazzurro contro il Siena (3-1
per i toscani, 3 febbraio 2013),
in questo campionato ha collezionato 22 presenze (in 26 giornate), ma soltanto quattro volte
è partito titolare e non è stato
sostituito: Cagliari (1-1), Atalanta (1-1), Parma (3-3) e Chievo (1-1). Come avrebbe detto
Antonio Sibilia, ex presidente
dell’Avellino (quando era stabilmente in serie A), «è un medico che non ti fa morire, ma
non ti fa mai star bene assai». In
quattro partite, Kovacic è partito titolare, ma è stato sostituito.
È successo a Catania (vittoria
per 3-0), in casa del Torino (solo 6’, causa espulsione di Handanovic), a San Siro con il Verona (4-2) e allo Stadium con la
Juve (68’ nel 3-1 per i bianconeri). In 14 partite, il croato è partito dalla panchina e ha sostituito un compagno. In tutto:
1.062’ di campionato. In più ci
sono le tre presenze in Coppa
Italia.
Mazzarri ha provato due soluzioni: sulla linea dei centrocampisti oppure da trequartista. Nel primo caso, il numero
10 ha dimostrato di avere difficoltà a metabolizzare l’idea della fase difensiva; nel secondo, si
è notato che fatica a inquadrare
In crisi Kovacic, 19 anni (Forte)
la porta (nessun gol). Da alcuni
movimenti e da alcune giocate,
è evidente che Kovacic abbia
numeri da grande giocatore,
che San Siro ha dimostrato di
apprezzare, ma questo è proprio il momento in cui sembra
in una fase di involuzione tattica più ancora che tecnica, situazione che può verificarsi per chi
non ha ancora vent’anni.
Però è anche comprensibile
che Kovacic sia abbastanza deluso dalla situazione che sta vivendo e ne ha parlato nel ritiro
della Croazia (domani gioca
con la Svizzera a San Gallo):
«Nonostante il fatto che non
giochi da un po’ di tempo, mi
sento bene; con l’allenatore
dell’anno scorso giocavo, mentre adesso arrivo da tanta panchina. Però voglio lavorare be-
ne lo stesso per preparare il
Mondiale. Se dovessi giocare
bene domani con la nazionale,
forse potrei sperare di avere più
spazio nell’Inter. È vero: non
posso aspettarmi un grande
cambiamento per una sola partita, ma questo test tornerà utile. Non sta a me commentare le
decisioni di Mazzarri, di sicuro
lui preferisce lo stile più difensivo, mentre a me piace di più il
calcio d’attacco. Devo abituarmi, non ho altra scelta, ma ho
Momento difficile
«È un momento difficile,
non ero abituato a stare
in panchina, ma non ho
scelta, devo adeguarmi»
bisogno di tempo. Per me, è un
momento difficile, perché non
ero abituato a stare in panchina. Ho bisogno di tempo per
adeguarmi».
Siccome Mazzarri deve cercare di portare l’Inter in Europa,
perché non
sarebbe bello
restare fuori
dalle coppe
per il secondo anno consecutivo, il
te c n i c o h a
cercato di rimodellare il centrocampo in altro modo, puntando quasi tutto su Hernanes (se
starà bene, perché a Roma si
vedeva che non era in condizione) e molto su Guarin, che continua a essere discontinuo. Alvarez è stato riproposto come
alternativa a Hernanes, ma non
è ancora tornato quello di inizio
stagione, mentre Cambiasso
sembra aver superato di nuovo
Kuzmanovic, come centrale davanti alla difesa. Che domenica
contro il Torino sarà senza Juan
22
le presenze di Kovacic
con l’Inter nella stagione,
ma solo otto da titolare
Jesus e Samuel (era diffidato),
squalificati. Può tornare Ranocchia: ultima apparizione il 6
gennaio all’Olimpico con la Lazio. Errore sul gol di Klose e addio al posto da titolare.
f. mo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
50
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
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Sport 51
Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
La tendenza Seedorf soddisfatto, non cambia idea sull’utilizzo delle punte
Il Milan ha il mal di gol
«Pazzo e Balo mai assieme»
Galliani: «Ma ora vinciamo due gare brutte»
MILANO — Siamo ancora al
tempo della semina. E come i cicli della natura hanno tempi immutabili e indifferenti alle esigenze degli umani, così anche
quelli del pallone richiedono attese fisiologiche. «La palla non
entra? Girerà. Tante volte il Milan ha vinto soffrendo, ora perde giocando bene: adesso dobbiamo seminare, i risultati arriveranno», ripeteva Clarence Seedorf nella notte della sconfitta
con la Juve. Magari presto:
«Adesso dopo due partite belle
senza vittorie spero che arrivino
due partite brutte con due vittorie», si augurava ieri l’ad Adriano Galliani.
Fino a martedì il Milan può
permettersi di perdere col sorriso, di trarre buone indicazioni
dal bel gioco (che c’è stato) e rimandare i tre punti alla prossima volta. Essere ancora in corsa
per la Champions ha fin qui costruito una bolla protettiva attorno alla squadra, nonostante
le quattro sconfitte su nove partite dell’era Seedorf, ma soprattutto quello che conta per il gradimento societario è aver scorto
una crescita. È questo che conforta Silvio Berlusconi, comunque soddisfatto, nonostante la
sconfitta: questo Milan offensivo, che cerca lo spettacolo, gli va
a genio. L’eventuale esclusione
dall’Europa («L’Atletico è favorito, al Milan serve un’impresa»,
ricorda Carlo Ancelotti che, a
Sotto accusa
Balotelli
Pazzini
Kakà
Sotto la gestione Seedorf
ha segnato 4 gol.
Il problema è che fatica
a fare la prima punta
Il Pazzo è la prima punta per
eccellenza: si sacrifica, apre
gli spazi, ma è rimasto a secco
nelle due gare da titolare
Ha sulla coscienza la doppia
occasione sbagliata con
la Juve: sfortunato, ma è
mancata un po’ di cattiveria
C’è comunque quello, di prospettiva, di costruire un impianto per il prossimo anno. Ed è qui
che batte il discorso di Seedorf:
il tecnico olandese ha avuto, sin
da subito, la sicurezza di poter
guardare lontano. E la contemplazione di un orizzonte più vasto infonde serenità. «Lo stato
d’animo è di fiducia: abbiamo
visto una grande prestazione di
squadra, che potrebbe dare ai
ragazzi convinzione nei propri
mezzi — ha ribadito ieri a Coverciano —. Il coraggio è stata la
base di una partita giocata bene,
in velocità, con tante occasioni
da gol che purtroppo non siamo
riusciti a trasformare».
Appunto. Questo Milan offensivo e spettacolare si scopre
con il problema del gol. Zero
con l’Atletico, zero contro la Juventus, nonostante 12 tiri nella
porta di Buffon (di cui 7 nello
specchio). Allargando il conteggio, sono otto le reti in sei partite di campionato (contro le 10
nelle stesse partite della gestione Allegri, che però ne aveva
Coverciano, alla consegna della
Panchina d’oro ha parlato a lungo con l’allenatore rossonero)
gioco forza obbligherà ad affrontare la prospettiva di una
stagione rimasta senza obiettivi.
Berlusconi approva
Clarence: «Stiamo ancora
seminando, i risultati
arriveranno». Berlusconi
soddisfatto del gioco
Basket Parla l’allenatore esonerato dalla Cimberio in crisi
Frates: «Pago per la mia coerenza
Varese non è più da prima classe»
Il tempo divora le cose,
troppo in fretta. La Cimberio
Varese esonera Fabrizio Frates, subito dopo a Brindisi ne
becca quasi 30. Non è nemmeno la vendetta del fato.
Forse qualcuno ha tradito?
«Non mi interessa saperlo —
dichiara l’architetto milanese
esiliato da Varese —. Tradito
è stato, solamente, l’impegno
e il coraggio che ho messo
nell’affrontare una sfida consapevolmente condivisa da
tutti».
La sfida, dice?
«Certo, non abbiamo pescato un altro Dunston, e tutti
avevano accettato di tener
duro a fronte di un ridimensionamento economico».
E invece che cosa è successo?
«Sapevamo tutti di andare
ad affrontare il mare grosso:
tutti d’accordo nel restare
belli compatti attaccati alle
cime per resistere all’onda
grossa. Poi, a me, hanno tagliato la cima».
Qual è stato il problema?
«Il passato ha abituato Varese a viaggiare in prima classe. Non posso nemmeno accampare l’alibi di giocatori
lavativi, sarei disonesto. Ma
avere sulle spalle la scimmia
di aspettative non dimensionate alla realtà ha condizionato la squadra».
Secondo l’accusa, il suo
carattere toglieva il sorriso
alla squadra.
«Leggenda metropolitana.
Balla colossale. Ho sentito e
letto. Che non ho relazioni
umane lo può dire soltanto
chi non mi conosce. Purtroppo, lo hanno anche scritto».
Niente di vero?
«Lo ammetto, preferisco
lavorare in palestra, piuttosto
che imbonire i tifosi con le
pacche sulle spalle al bar. Sono rimasto fedele a quel che
mi diceva il “sciur” Aldo Allievi, quando ho iniziato a
Cantù: “Lei pensi solo ad allenare, a far rendere i giocatori
al 110% e a far crescere i giovani”».
Troppo intransigente,
forse?
«In palestra non lascio
passare niente, è vero. Ma
credo nella tecnica e in questo mi riconosco. A Caserta
c’è un detto: chi nasce nappina non può diventare foulard. Se la coerenza è il mio
difetto, pago».
Sicuro di non sentirsi tradito?
«Penso che il presidente
Cecco Vescovi non mi avrebbe mai licenziato, salvo ma-
❜❜
Delusione
Il passato l’ha
abituata troppo
bene. Il mio impegno
è stato tradito
gari a fine stagione ritrovarci
e concordare che non ero l’allenatore giusto per questa
squadra, o, viceversa, la
squadra poco adatta a me».
Perché poco adatta?
«Dopo 25 anni di professionismo sanno tutti che
amo le squadre un po’ giovani e atletiche....».
Ma è proprio sicuro che il
gruppo non le giocasse contro?
«Se una squadra gioca
contro il suo allenatore non
vince in trasferta a Reggio
Emilia e Venezia. Abbiamo
commesso degli errori, questo sì».
Ad esempio?
«È stato subito chiaro che
Kee-Kee Clark non si combinava con Coleman ed Ere, e
soprattutto l’asse Clark-Hassell, per la staticità del pivot,
ci rendeva inermi sul pick&roll. Ma lo abbiamo saputo fin da Morbegno, alla prima uscita precampionato».
Si poteva cambiare?
«No, ci siamo detti. Siamo
stati coerenti, e credo che Varese lo sarà fino al termine
della stagione. L’unica incoerenza è il mio caso».
Qual è allora la morale
della storia?
«Nel film “La tempesta
perfetta” i pescatori, spinti
dalle difficoltà economiche,
decidono di affrontare condizioni molto sfavorevoli, e di
fronte al mare in tempesta
nessuno ha preso la scialuppa per tornarsene a casa. Per
dirla tutta, non credo che se
fossi rimasto al timone avrei
fatto affondare la Cimberio».
Werther Pedrazzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sassuolo agitato
presi di più: 8 a 5). Da dove deriva questo mal di gol? Si può tirare in ballo la sorte. Si può pensare a una certa frenesia, un po’ di
ansia al momento del tiro. Di sicuro manca lucidità e questo anche perché, per azzannare le partite, il Milan di Seedorf prova a
giocare a ritmi altissimi: e forse qui sta una
pretesa eccessiva. La fatica appanna gli occhi
nei momenti che contano, la squadra sembra
sempre destinata a calare
con il passare dei minuti:
perciò o segna subito, altrimenti si scopre al rischio della beffa, anche
perché la difesa (o la fase difensiva) è tutt’altro che impeccabile.
Giampaolo Pazzini
svolge un lavoro faticoso quanto utile,
apre molti spazi ai
trequartisti veri
(Kakà, Taarabt) e
adattati (Poli), anche a costo di rinunciare a qualche occasione
per sé (con la Juve gliene è capitata
una sola): infatti è rimasto a secco nelle due
partite giocate da titolare. Con il Pazzo la squadra gioca innegabilmente meglio, ma Seedorf (come forse chiunque altro) non rinuncerà
ai colpi potenzialmente
micidiali di Mario Balotelli (che sotto la sua gestione è a 4 reti). I due,
assieme, mai. «È molto
difficile — chiude il discorso Seedorf —. Sono
due titolari, chi giocherà
dipenderà dalle situazioni».
Arianna Ravelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Malesani via
richiamato
Di Francesco
La domanda è la solita, e
come al solito non c’è
risposta: ma allora perché lo
avevano esonerato?
Comunque sia, Eusebio Di
Francesco (foto) torna sulla
panchina del Sassuolo dopo
l’esonero, ieri, di Alberto
Malesani, il 12° stagionale in
serie A. Una decisione attesa
perché in un mese Malesani,
che aveva parlato di
«ambiente ostile», ha perso 5
gare su 5. Così la dirigenza
neroverde (che durante il
mercato di gennaio aveva
acquistato 12 nuovi giocatori)
ha richiamato il tecnico
esonerato il 28 gennaio scorso
con la squadra terzultima a 17
punti. Ora i punti sono gli
stessi, ma la posizione è
l’ultima: a Di Francesco
toccherà rigenerare un
ambiente depresso e il talento
di Berardi, capocannoniere
della squadra con 12 gol,
precipitato con Malesani in
una crisi tecnica e psicologica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
52
Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Ha vissuto per amare: il Signore, la famiglia e
quanti più incontrava.- Fermi e solidi gli atavici
principi, ma generosa a capire, comprendere e
perdonare.- Non è più con noi l'amatissima
Gabriella Testori Bernardini
Lo annuncia con dolorosa amarezza lo sposo
Carlo con i figli.- La famiglia riconoscente ricorda
la ventennale affettuosa assistenza della Professoressa Dottoressa Cristiana Sessa.- Un grazie
particolare al Dottor Fabrizio Sessa.- Le esequie
si terranno martedì 4 marzo 2014 alle ore 14.15
nella chiesa di San Carlo Borromeo via Pietro
Giannone 21, Varese.
- Varese, 3 marzo 2014.
Cara
nonna Lella
ci guardi tutti da lassù con la tua dolcezza.- Siamo immensamente grati per l'affetto che ci hai
donato e terremo sempre vivi il tuo ricordo e il
meraviglioso esempio.- I tuoi nipoti Giulia, Lorenzo, Carlotta, Gabriella, Matilde, Camilla,
Alessandra, Carlo, Matteo e Pietro.
- Varese, 3 marzo 2014.
Piera, Marisa e Lucia, affrante dal dolore, ricordano la loro dolcissima sorella
Gabriella
e si stringono nell'affetto e nella preghiera a Carlo e alla sua grande e meravigliosa famiglia.
- Milano, 3 marzo 2014.
Carissima
Lella
lasci in tutti noi un vuoto incolmabile, ma con la
tua fede, il tuo amore, il tuo esempio ci accompagnerai sempre, come facevi quando eri con
noi, sì che ogni volta potremo dire come dicono
i tuoi figli: "cosa avrebbe fatto lei al nostro posto".- Marisa, Lallo, con Pinina, Efisio ed Emanuela, Emanuela e Marco e tutti nipoti.
- Milano, 3 marzo 2014.
Partecipano al lutto:
– Elisabetta e Mimia Carutti con le loro famiglie.
Cara
Lella
ci mancherai tanto.- Ti ho tenuta in braccio quando eri bambina ed ora mi hai preceduto in paradiso dove ci ritroveremo ancora insieme.- La tua
sorella Piera coi figli: Giovanna e Giorgio, Alberto e Clara, Giacomo e Vera, Maurizio e Marina,
Titta e Renato e tutti i nipoti.
- Milano, 3 marzo 2014.
Lucia e Carlo con Giuseppe e Angela, Edoarda
e Marco, Giovanni e Michela, Assunta, Francesco
e Ombretta, e con tutti i nipoti piangono la morte
della loro
Lella
amatissima sorella e zia.- Grati al Signore di tanti
meravigliosi momenti passati insieme, si stringono nella preghiera a Carlo e a tutta la sua stupenda famiglia, certi che Lella dal cielo continuerà a guidare con l'intelligenza e l'umanità di
sempre i loro e i nostri passi.
- Milano, 3 marzo 2014.
Partecipano al lutto:
– Enrica Dornini con Cristina, Davide e Edoardo.
I cugini Paracchi, Maria Pia, Anna, Giacomo,
Marta, Letizia, con le loro famiglie ricordano la
carissima
Gabriella Testori Bernardini
e si stringono affettuosamente a Carlo e figli.
- Novate Milanese, 3 marzo 2014.
I nipoti Edoardo con Cinzia, Armando con Paola, Margherita con Giampaolo con tutti i figli si
stringono al dolore dei cugini Bernardini e ricordano con affetto la carissima
zia Lella
- Milano, 3 marzo 2014.
Gabriella Testori
Vicini nel dolore porgiamo sentite condoglianze
all'amico Sandro e a tutta la famiglia Bernardini.Max, Tere. - Milano, 2 marzo 2014.
Lella con i figli Carlo e Annalisa, Antonio e Federica, Giovanni e Delfina, piange la perdita della grande amica di tutta la vita
Lella
e nel suo ricordo abbraccia con tanto affetto Carlo e i ragazzi. - Milano, 4 marzo 2014.
Partecipa al lutto:
– Sandro Pedersoli.
Il Presidente, tutti i dipendenti del gruppo Testori, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio
Sindacale esprimono partecipazione e cordoglio
al lutto che ha colpito il Dottor Sandro Bernardini
e famiglia per la scomparsa dell'amatissima
mamma
Gabriella Testori
- Novate Milanese, 3 marzo 2014.
Gli amici dell'Associazione Testori si uniscono
a Carlo e a tutta la sua famiglia nella preghiera
per
Gabriella
grati per la generosità e la passione che ha sempre dimostrato.
- Novate Milanese, 2 marzo 2014.
Dopo una esistenza interamente dedicata agli
affetti più cari ed alla sua tanto amata professione, è tornata alla casa del Padre
Luciana Gervasini
consulente del lavoro
Ne danno il triste annuncio Enrica e Sergio, Giancarlo e Tina, Fabio e Luisella, Mattia, Alessia e
Andrea, Paola e Alessandro.- Si ringraziano Suor
Pasqualina e tutte le collaboratrice della Casa di
Riposo Don Guanella per l'assistenza prestata.- Il
rito funebre si svolgerà il giorno 5 marzo 2014
alle ore 9 presso la Casa di Riposo Don Guanella
in Milano via Cagnola 11.
- Milano, 3 marzo 2014.
"Sol chi non lascia eredità di affetti poca gioia
ha dell'urna" e il
dott. Enrico Bergonzini
Presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi e
Odontoiatri di Milano, chiamato a reggere tale
istituzione per sette mandati, ininterrottamente
dal 1978 al 1999, arco temporale ineguagliato
e credo ineguagliabile, può contare non solo nel
ricordo delle migliaia di medici che lo elessero
ma soprattutto nell'affetto e nella stima di quanti,
come chi scrive, ebbero il privilegio di conoscerlo
e nell'amore, oggi struggente, dei suoi familiari,
della signora Lisetta, di Antonio e di Nadia,
straordinario esempio di dedizione filiale e che
tutti ha commosso con il tenerissimo richiamo,
nella sua ultima lettera di saluto, ai piccoli, grandi, misteriosi amici sempre fedeli.- Enrico Antonio Maria Pennasilico.
- Milano, 3 marzo 2014.
Nella pace del Signore si è spenta la
Partecipa al lutto:
– Alma Colombo con rimpianto.
Piero ricorda commosso la sorella
Antonia
punto di riferimento e unione per tutta la famiglia. - Milano, 3 marzo 2014.
Profondamente addolorato ricordo con infinita
gratitudine l'amico e maestro
Ci hai trasmesso l'amore per la natura e l'arte.Ciao
Enrico Bergonzini
zia Antonia
Massimo Maniezzo. - Milano, 3 marzo 2014.
Gabriella Sartoni, profondamente addolorata,
piange la scomparsa del carissimo
Dott. Enrico Bergonzini
Andrea Giulia Luca Marco Isabella Grazia.
- Milano, 3 marzo 2014.
Antonia
riposa in pace.- Con affetto Piccy.
- Milano, 3 marzo 2014.
Sono affettuosamente vicini a Giancarlo Tina e
famiglia, Enrica e Sergio per la perdita della cara
Il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia e la Giunta Comunale sono vicini alla famiglia per la
scomparsa del
Luisa e Giulia, Giovanna, Simone sono vicini a
Marzio con tanto affetto per la perdita della sorella
Luciana Gervasini
Dott. Enrico Bergonzini
Antonia
Partecipano al lutto:
– Graziella Scansani e famiglia.
– Annamaria Marcovati.
– Mario e Silvio Galassini.
Roberto Piceci e famiglia con affetto si uniscono al dolore dei famigliari per la scomparsa di
Luciana Gervasini
stimata collega, cara e generosa amica.
- Milano, 3 marzo 2014.
La Presidente, i componenti del Consiglio e del
Collegio dei Revisori dell'A.N.C.L. - Associazione
Nazionale Consulenti del Lavoro Unione Provinciale di Milano, unitamente agli iscritti, sono vicini al collega Giancarlo Gervasini e alla sua famiglia per la perdita della carissima sorella e
collega
Luciana Gervasini
da tutti ricordata per il grande impegno e l'apporto dato alla categoria.
- Milano, 3 marzo 2014.
Il Presidente Gianni Zingales, assieme ai Consiglieri e ai Revisori dell'Ordine dei consulenti del
lavoro di Milano, è vicino a Giancarlo ed alla sua
famiglia per la perdita della cara sorella
Luciana Gervasini
collega che, con il suo esempio e dedizione, è
stata un punto di riferimento per tutta la categoria. - Milano, 3 marzo 2014.
I collaboratori di Studio Gervasini & Barei Associati e di CEA Srl partecipano con affetto al lutto per la perdita della cara
Luciana
- Milano, 3 marzo 2014.
La Presidenza, il Consiglio Direttivo e tutti gli
agenti iscritti all'U.N.A.T. (Unione Nazionale
Agenti Toro), appresa con dolore la notizia della
scomparsa dell'amico e collega
Francesco Musajo
Somma di Galesano
porgono alla sua famiglia, nel tragico momento
che ci trova uniti, le più sentite condoglianze.
- Milano, 3 marzo 2014.
Il Rotary Club Sesto Calende Angera è vicino
alla famiglia Musajo per la scomparsa di
Francesco
un grande uomo che ha dato molto a chi lo ha
conosciuto. - Sesto Calende, 3 marzo 2014.
Francesco Musajo
Somma di Galesano
Partecipano al lutto:
– Ugo e Savina De Luca.
Cittadino Benemerito di Milano, già Presidente
dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di
Milano. - Milano, 3 marzo 2014.
Il Presidente Basilio Rizzo e il Consiglio Comunale di Milano partecipano con profondo cordoglio al lutto per la scomparsa del
Dott. Enrico Bergonzini
Cittadino Benemerito di Milano.
- Milano, 3 marzo 2014.
Il Presidente Dottor Roberto Carlo Rossi, il Presidente onorario Dottor Ugo Garbarini, il Presidente CAO Dottor Valerio Brucoli e il Consiglio
dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano e provincia esprimono partecipazione e cordoglio al lutto che ha colpito la famiglia per la scomparsa del
Dott. Enrico Bergonzini
già Presidente dell'Ordine dall'anno 1978 all'anno 1999. - Milano, 3 marzo 2014.
Allegra, Donatella e Santo Versace sono vicini
con affetto a Gian Giacomo per la scomparsa del
padre
Francesco Ferraris
- Milano, 3 marzo 2014.
I dirigenti e tutti i colleghi del gruppo Versace
partecipano commossi al lutto della famiglia per
la scomparsa di
Francesco Ferraris
- Milano, 3 marzo 2014.
Tomaso Galli è vicino con affetto all'amico Giacomo e a tutta la famiglia per la perdita del papà
Francesco Ferraris
- Milano, 3 marzo 2014.
Il Presidente Franco Moschini, il Vice Presidente
Matteo Cordero di Montezemolo, l'Amministratore Delegato Dario Rinero e tutti i dipendenti del
gruppo Poltrona Frau, con le sue aziende Cassina, Cappellini e Poltrona Frau, si uniscono al profondo dolore di Gian Giacomo Ferraris e della
sua famiglia per la scomparsa del caro papà
Francesco Ferraris
- Milano, 4 marzo 2014.
Massimo Cremona e lo Studio Pirola Pennuto
Zei e Associati partecipano al lutto che ha colpito
Giangiacomo per la perdita del padre
Francesco Ferraris
- Milano, 3 marzo 2014.
Profondamente addolorati per la scomparsa
del
marchese
Antonio Citterio
I cognati Giovanni Mariuccia e Giuliana Scordino
con la loro madre Carmela Pisani Scordino abbracciano Elena e sono affettuosamente vicini a
Carlo e Clemente.
- Reggio Calabria, 3 marzo 2014.
Bianca Cappellari
ved. Cappellari
Lo annunciano i figli Teresita e Toni con le famiglie.- I funerali avranno luogo martedì 4 marzo
alle 14.30, parrocchia San Carlo Monza.
- Monza, 2 marzo 2014.
Partecipano al lutto:
– Vittorina Clinanti con Marinella e Giancarlo.
Umberto ed Illo Quintavalle abbracciano Toni
in questo triste momento per la scomparsa della
mamma signora
Bianca Cappellari
- Milano, 4 marzo 2014.
Il Presidente del Consiglio di Amministrazione
di Quanta Agenzia per il Lavoro, Quanta Risorse
Umane e Hockey Club Milano24 con tutti i Consiglieri, Sindaci e Revisore e tutto il personale italiano ed estero, è vicino a Toni nel ricordo della
mamma signora
Bianca Cappellari
Ciao
e stringe in un forte abbraccio Lisetta, Nadia e
Antonio. - Milano, 3 marzo 2014.
i cugini Bianca, Vittorina, Roberto e Marisa, Anna, Giorgio, Milena, De Prai, Campiglio.
- Milano, 3 marzo 2014.
È mancata all'affetto dei suoi cari
dott.ssa Antonia Falchetti
Il fratello Marzio con grande tristezza piange la
scomparsa di Antonia dopo oltre trent'anni di affettuosa vicinanza e sorprendenti affinità elettive
eredità incancellabile di una grande famiglia.- I
funerali avranno luogo oggi 4 marzo alle ore
14.45 presso la chiesa di Sant'Alessandro.
- Milano, 3 marzo 2014.
- Milano, 3 marzo 2014.
Antonio con Donatella, Francesco con Elena,
Agostino con Serena, Angelo con Esther, Ersilia
con Beppe e le loro famiglie, partecipano al dolore dei fratelli Pietro e Marzio Falchetti per la
perdita della cara
Antonia Falchetti
- Milano, 4 marzo 2014.
Dopo una vita dedicata alla famiglia ed al lavoro è mancato all'affetto dei suoi cari
Carlo Ronzoni
di 90 anni.- Ne danno il triste annuncio: i figli
Stefano con Anna ed i nipoti Luca e Luigi, Elena
con Eliberto, parenti tutti.- I funerali avranno luogo martedì 4 marzo alle ore 14.30 nella chiesa
parrocchiale San Vito in Lentate sul Seveso indi
al cimitero locale.- La cara salma è composta
presso l'abitazione di via Matteotti, 5 in Lentate
sul Seveso.- Un commosso ringraziamento a
quanti interverranno alla mesta cerimonia.
- Lentate sul Seveso, 3 marzo 2014.
Antonio Fusetti profondamente commosso
partecipa al dolore di Stefano ed Elena per la
scomparsa del caro e indimenticabile
- Milano, 3 marzo 2014.
Carletto Ronzoni
Partecipa al lutto:
– L'Amministrazione Cardani S.n.c.
- Meda, 4 marzo 2014.
Profondamente addolorati per la scomparsa di
madame
Partecipa al lutto:
– Il personale dello Studio Fusetti.
Renée Cattan
siamo vicini ai figli Alberto e Edoardo ed a tutta
la famiglia Hazan.- Vittorio Alberti, Marilena Proverbio. - Sorico, 2 marzo 2014.
Giorgio Colombo e Vaida con la piccola Maria
si stringono con affetto e vera amicizia ad Alberto
e Alessandra condividendo il dolore per la scomparsa della cara mamma
Renée
- Milano, 2 marzo 2014.
L'Associazione L'amico Charly Onlus è vicina al
presidente del gruppo Finelco Alberto Hazan per
la scomparsa della mamma
Renée Hazan
- Milano, 2 marzo 2014.
Mariagrazia Zanaboni con la sua famiglia abbraccia l'amico Alberto per la perdita della mamma
Renée
- Milano, 2 marzo 2014.
La Camera Nazionale della Moda Italiana, il
Presidente Mario Boselli, il Presidente Onorario
Beppe Modenese, il Consiglio Direttivo, l'Amministratore Delegato Jane Reeve, il Direttore Giulia Pirovano ed i soci, partecipano commossi al
dolore di Alberto Hazan e famiglia per la scomparsa della mamma
Renée Hazan
- Milano, 3 marzo 2014.
Il Presidente, la Direzione Nazionale e le Sezioni Provinciali UILDM, in particolare quelle lombarde, partecipano al dolore dei familiari per la
scomparsa di
Agostino Boria
una delle figure di maggior spicco dell'associazione, della quale fu anche Presidente Nazionale
dal 1973 al 1979, e desiderano ricordarlo con
riconoscenza e stima per il suo impegno nella lotta alle malattie neuromuscolari e contro ogni discriminazione. - Padova, 1 marzo 2014.
Gli amici di TV Sorrisi e Canzoni sono vicini a
Stefano e Raffaella per la scomparsa del caro
Franco Operato
- Segrate, 3 marzo 2014.
"Signore, nella semplicità del mio cuore con gioia ti ho offerto tutto".
(Dalla liturgia)
L'Istituto Secolare delle Piccole Apostole della
Carità annuncia che si è compiuto il cammino terreno di
Anna Colombo
Piccola Apostola della Carità.- Ha dedicato la sua
vita ai piccoli de "La Nostra Famiglia" e al servizio
della Diocesi di Milano, in particolare ai Sacerdoti e ai laici presso l'Istituto Paolo VI di corso
Venezia e la parrocchia "Sant'Antonio Maria Zaccaria" di Milano.- Ha vissuto con il sorriso anche
i momenti di sofferenza, a tutti ha testimoniato
la gioia della sua vocazione.- La ricordiamo con
affetto e gratitudine, certi che il Signore ricompensa oltre misura coloro che gli sono stati fedeli.- La salma si trova presso il centro "La Nostra
Famiglia" di Bosisio Parini (cappella del III padiglione).- I funerali si svolgeranno mercoledì 5
marzo alle ore 10.30 a Ponte Lambro, nella cappella della sede de "La Nostra Famiglia".
- Ponte Lambro, 3 marzo 2014.
Vincenzo Wally con Fabrizio e Rita abbracciano
Fiorella Cosetta e Rossella ricordando con affetto
il caro maestro
Mario Lodi
grande amico di giorni felici.
- Milano, 3 marzo 2014.
La casa editrice Einaudi ricorda con rimpianto
Orietta Fatucci e Edizioni El sono affettuosamente vicini alla famiglia di
Mario Lodi
- Trieste, 3 marzo 2014.
Mario Daniele
Le figlie Giusi e Simona con Pino, le nipotine Martina e Sara, la cara compagna Lea ed i parenti
tutti comunicano ai tantissimi amici che il funerale si terrà mercoledì 5 alle 14.45 presso la chiesa di San Pietro in Sala.
- Milano, 3 marzo 2014.
Paolo e Antonia Giuggioli ricordano con profonda stima la prestigiosa carriera dell'illustre
magistrato
Dott. Mario Daniele
e sono vicini alla famiglia in questo momento di
dolore. - Milano, 3 marzo 2014.
Massimo Di Carlo, Laura Lorenzoni e i collaboratori della Galleria dello Scudo si uniscono
commossi al dolore di Marco per la scomparsa
del fratello
Zeno Birolli
ricordandone la profonda umanità e l'autorevolezza degli studi sull'arte italiana del Novecento.
- Verona, 3 marzo 2014.
Lunedì 3 marzo 2014 ha lasciato la sua vita
terrena riunendosi alla sua Lodovica
Ettore Canzani
un nonno meraviglioso, un padre unico, un uomo generoso e un gran lavoratore con grandi
idee.- Lo ricordano il figlio Giuseppe, i nipoti
Francesco, Giulia, Cristina e famiglia.- Per giorno
e ora del funerale chiamare dopo le ore 12 il
numero 02.39262193.
- Milano, 3 marzo 2014.
Il Presidente insieme all'Amministratore Delegato, il Consiglio Direttivo, i soci e tutti i colleghi
di UniCredit Business Integrated Solutions partecipa al dolore della moglie Anna e della sua famiglia per la scomparsa improvvisa di
Claudio Santucci
e porge le più sentite condoglianze.
- Milano, 3 marzo 2014.
Federico
- Pavia, 3 marzo 2014.
Enrico Lodi, la mamma Franca, tutto lo Studio
Lodi ricordano con affetto e nostalgia l'amico di
una vita
Dott. Federico Tajé
grande economista d'azienda, partecipe della
creazione di scuole innovative, appassionato realizzatore di sogni spirituali.
- Milano, 3 marzo 2014.
Avv. Domenico Condemi
Ne danno addolorati l'annuncio la moglie Rosa,
la figlia Mariella con Guido, il figlio Luca con Mariaclaudia.- Gli adorati nipoti Elisa, Gabriele,
Giulia ed Emma ricorderanno per sempre il sorriso e la bontà del loro nonno Mimì.- I funerali
avranno luogo a Roma il giorno 5 marzo alle ore
10.30 nella parrocchia dei SS. Aquila e Priscilla,
via Pietro Blaserna. - Roma, 4 marzo 2014.
È mancata all'affetto dei suoi cari
Adriana Rossi in Bossi
Lo annunciano il marito Mario, i figli Michele e
Irene con Diego, Livia e Lorenzo.
- Milano, 3 marzo 2014.
I condomini di via Plinio 59 Milano sono affettuosamente vicini a Bianca nel ricordo della sua
straordinaria mamma
Alice Tinti
- Milano, 3 marzo 2014.
Ezio Azaris e Jacopo sono vicini al dolore di
Ermanno per la perdita di
Vanna Travaglia
- Milano, 3 marzo 2014.
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Ciao
Daniela Meggiorin
Le famiglie Paloschi e Gimpel sono vicine alla
famiglia Tajé per la perdita del caro amico
Il 3 marzo si è serenamente spento l'
Zeno Birolli
Il funerale si terrà martedì 4 marzo alle ore 15
nella chiesa dell'Istituto Calasanzio, via Cortina
d'Ampezzo, 250. - Roma, 4 marzo 2014.
ed esprimono gratitudine per la generosità con
cui, in quasi quarant'anni di preziosa collaborazione, ha contribuito alla crescita della casa editrice. - Milano, 3 marzo 2014.
Professor
Antonio Tessitore
Il Gabinetto Vieusseux piange la scomparsa di
e perde con lui un amico caro e generoso.
- Firenze, 3 marzo 2014.
Professor Dottor
Roberto Gulli, Mario Mariani e Claudia Farini,
insieme a tutti i colleghi di Pearson Italia, si stringono in un affettuoso abbraccio alla famiglia per
la scomparsa della cara
Il Direttore, i docenti e la Segreteria del Dipartimento di Accounting dell'Università Bocconi ricordano con affetto il
e partecipano al lutto che ha colpito la famiglia.
- Milano, 4 marzo 2014.
Ha concluso la sua lunga vita, dedicata con
umiltà ed impegno, alla giustizia
Gian Giacomo Cavallucci
Carafa
Mimmo
Prof. Antonio Tessitore
lo ricorda nelle preghiere ed esprime un immenso apprezzamento per l'appassionato contributo
di conoscenza ed esperienza nell'ambito dell'Economia aziendale profuso nella ricerca e a favore
di tanti studenti. - Milano, 3 marzo 2014.
Mario Lodi
innovatore della pedagogia, uomo di forti principi civili, maestro per tutti.
- Torino, 3 marzo 2014.
Inma con Olga, Giacomo, Cristina e Antonio,
i fratelli Belin, Cristina, Jose Luis, Valerio e Vicky
e gli amati nipoti tutti, annunciano la scomparsa
del
ci mancheranno la tua profonda amicizia, la tua
dolcezza, la tua agile cultura, la tua ironia, il tuo
sorriso.- Con immenso affetto e con grande dolore abbracciamo Inma con i vostri figli e nipoti.Margo e Marco, Giulio e Isa, Tito e Paola, Alfonso
e Popa. - Lecco - Milano, 3 marzo 2014.
La Facoltà di Economia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, addolorata per la morte del
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Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
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Si annuncia un appuntamento
rovente il passaggio in Aula di
questo pomeriggio sulla
riforma della legge elettorale.
L’inizio del
dibattito
sulle
modifiche
è previsto
alle ore 16.
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Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER RICORDARE
PER DISTRARSI
Due anni
È già in tv
senza Lucio Dalla il film da Oscar
Oggi è il 4 marzo, dunque
impossibile non dedicare la
puntata a Lucio Dalla
( foto). Oggi avrebbe
compiuto 71 anni. Verranno
raccontate le tante facce, le
molte vite di Dalla.
Numerose le testimonianze,
a partire da quella di
Francesco De Gregori, che
per la prima volta dalla
scomparsa di Dalla ricorda
in tv l’amico. Tra gli
interventi anche quelli di
Zero, Ron, Carboni, Pupi
Avati, Piera degli Esposti,
Curreri, Bersani,
Zampaglione,Vincenzo
Salemme, Mengoni,
D’Alessio, Marco Alemanno
e il teologo Vito Mancuso.
Colpaccio di Canale 5 che
decide di mandare in onda
all’indomani della vittoria
dell’Oscar de «La grande
bellezza» di Paolo
Sorrentino il film in chiaro
attualmente ancora solo in
dvd (prossimo passaggio la
pay tv). Protagonista è Jep
Gambardella (Toni Servillo,
foto), giornalista di costume
e critico teatrale navigato,
impegnato a districarsi tra
gli eventi mondani di una
Roma immersa nella
bellezza di un passato in
netto contrasto con gli
squallori del presente. Nel
cast anche Carlo Verdone,
Sabrina Ferilli, Iaia Forte,
Giorgio Pasotti e molti altri.
Unici - A modo mio
Rai2, ore 21.10
La grande bellezza
Canale 5, ore 21.10
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Cimbri e il futuro
delle assicurazioni
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Invisibile (Jessica Alba, foto),
la Torcia Umana e la Cosa
devono affrontare una nuova
minaccia: Silver Surfer un
alieno con poteri straordinari.
I Fantastici 4 e Silver Surfer
Italia1, ore 21.10
La prima intervista tv di Carlo
Cimbri (foto), ad e dg di Unipol:
il futuro delle assicurazioni in
Italia. Secondo ospite è David
Hassan, imprenditore del
settore abbigliamento.
2Next - Economia e futuro
Rai2, ore 23.30
Giovanni Floris
e il governo Renzi
Foderà saluta
col gioco d’azzardo
Giovanni Floris ripercorre
assieme ai suoi ospiti la crisi
che ci ha portato dal governo
di Enrico Letta a quello guidato
da Matteo Renzi: i problemi del
Paese non sono cambiati.
Ballarò
Rai3, ore 21.05
Il boom del gioco d’azzardo
nell’ultima puntata del
programma di Vito Foderà: il
campione italiano di poker
Pierpaolo Fabbretti spiega gesti,
tecniche e segreti.
Polifemo - Quello che nessuno
ti fa vedere; Mtv, ore 23
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Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014
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Film
e programmi
Laborie, la cuoca
voluta da Mitterrand
Una cuoca di provincia (Hortense
Laborie, foto) viene chiamata
all’Eliseo da François Mitterrand.
Conquista l’Eliseo con una cucina
basata sulla tradizione,
nonostante la gelosia dei colleghi.
La cuoca del presidente
Sky Cinema 1, ore 21.10
Samuel L. Jackson
allenatore di basket
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Samuel L. Jackson (foto) è un
allenatore di basket. Ingaggiato
da un liceo per risollevare le sorti
della squadra, farà una scelta
drastica, escludendo dalla rosa
gli studenti mediocri.
Coach Carter
Sky Cinema Family, ore 21
Il grande coraggio
di Nelson Mandela
L’amicizia che si instaura tra
Nelson Mandela (Dennis Haysbert)
e il suo carceriere (Joseph Fiennes,
foto assieme con Haysbert) che fa
cambiare le sue convinzioni
sull’uomo, scoprendone il valore.
Il colore della libertà
Sky Cinema Cult, ore 21
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su «Guerre Stellari»
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Il malvagio presidente Skroob
del pianeta Spaceball, alter ego
della «Morte Nera» di «Guerre
Stellari», decide di rubare l’aria ai
vicini abitanti di Druidia e così
dichiara loro guerra.
Balle Spaziali
Sky Cinema Comedy, ore 21
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A fil di rete
di Aldo Grasso
Rai1 tra pedagogia
e la maschera Conti
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utti a riempirsi la bocca con la missione pedagogizzante incarnata dal maestro Manzi e poi Rai1
continua a proporci «Ti lascio una canzone», dove uno stormo di marmocchi imitano gli adulti
nelle movenze sensuali, negli ammiccamenti, negli sguardi complici; marmocchi offerti come caricature di
maggiorenni. La trasmissione di Antonella Clerici avvilisce
lo spettacolo, offre emozioni adulte, ruffianerie in musica
attraverso la maschera dell’infanzia (sabato, ore 21.10).
Vincitori e vinti
Come mai queste contraddizioni così flagranti? Mi viene in
Carmine
soccorso una bella intervista
Buschini
che Salvatore Merlo ha fatto al
La fiction
direttore di Rai1 Giancarlo Leoitaliana
ne. Mentre guardo la giuria del
doppia la
programma (Massimiliano Pasoap spagnola. Ultima
ni, Cecilia Gasdia, Pupo e Fapuntata per
brizio Frizzi) mettere in scena
«Braccialetti Rossi», in
un teatrino dell’ipocrisia, legonda in prima serata
go e rileggo l’intervista di Mersu Raiuno: per
lo apparsa sul Foglio. E capisco
Carmine Buschini e
qualcosa di più di Rai1, una recompagni 7.231.000
te senza identità linguistica
spettatori, 25,9% di
(com’era per esempio Rai3 di
share.
Guglielmi) ma che fa di questa
mancanza la sua anima: è una
Megan
rete «democristiana dentro».
Montaner
Al ristorante, racconta con braLa soap
vura Merlo, Leone mangia
spagnola
«alici sott’olio, insalata, polpo
doppiata
e spigola cruda dalla considalla fiction italiana.
stenza delicata e glutinosa» e
Domenica sera di
poi dice che «Santoro è il nuCanale 5 con «Il
mero uno dell’informazione».
Segreto», in prima
Sostiene di fare una tv «che
serata: per la
non sia aggressiva, che non vaprotagonista Megan
da sopra le righe» (e Giletti, e
Montaner ci sono
la Perego, e la Venier?) e infatti
3.952.000 spettatori,
sto vedendo un programma
14% di share.
che va sotto le righe, entra sottopelle con il suo carico di conformismo. I due estremi televisivi di questo direttore sono
Carlo Conti e Barbara D’Urso: Conti è il massimo (a volte sospetto che Conti sia una maschera dietro cui si cela Leone
stesso), la D’Urso il minimo, perché incarna tutto ciò che la
Rai non deve essere, il teatro dei sentimenti e dei drammi
umani, ecc. Sì, vallo a dire a Vespa! Ecco Rai1 è come Carlo
Conti, la faccia lampadata, color bronzo.
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Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
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Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera