«Uccise Yara, tradito dal Dna»

MARTEDÌ 17 GIUGNO 2014 ANNO 139 - N. 142
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a pagina 27
IN CHE STATO È L’ESAME DI STATO
Svolta a quattro anni dal delitto della ragazza. Analisi genetiche su 18 mila persone
IL PASSAGGIO
DELLA MATURITÀ
«Uccise Yara, tradito dal Dna»
di GIAN ARTURO FERRARI
Fermato il presunto assassino: sposato, 3 figli, non risponde
finale, la somma di tutte
le somme. È una conclusione — di un ciclo più
che decennale — ed è un
inizio. È una selezione,
tra chi vuole e può proseguire e chi no. È un coming of age, un passaggio
e un rito di passaggio,
dalla adolescenza alla
giovinezza, l’ingresso nella vita adulta. Tutto questo è quel che, antiquatamente ma appropriatamente, chiamiamo maturità. E siccome si tratta di
un perno delicatissimo,
di una cervicale, di un’anca, di un ginocchio, insomma di un’articolazione essenziale dell’intero
sistema, dalle sue condizioni si può dedurre agevolmente lo stato di salute del tutto.
In via preliminare occorre però decidere se
l’esame di maturità, che
parte domani con la prima prova, abbia ancora
un senso. Se infatti singole facoltà di singole università pubbliche amministrano propri esami
d’ammissione (ah che nostalgia la Camera dei Fasci e delle Corporazioni...), è chiaro che l’esame
di maturità perde ogni significato. Meglio eliminarlo, con risparmio di
fatica, tempo e denaro.
Nessuno scandalo, gli altri grandi Paesi europei
non ce l’hanno o non ce
l’hanno così tardi, a diciannove anni. Se invece
si eliminano gli esami di
ammissione, l’intero sistema scolastico deve essere radicalmente rifatto.
Non riformato, rifatto. Il
motto di Blair, nuovo rasoio di Occam, non lascia
scampo. Se questa è la cosa più importante, è la
prima da fare.
Partendo dal principio,
materialistico ma lodevole, «intanto che non ci
piova dentro» il governo
ha per il momento affrontato l’edilizia scolastica.
Sei mesi dopo
SCHUMACHER
APRE GLI OCCHI
(NESSUNO
SI ERA ARRESO)
di ELISABETTA
ROSASPINA
«Preso l’assassino di Yara». Svolta a
quattro anni dal delitto. Fermato un
muratore di Bergamo, Massimo Giuseppe Bossetti, 43 anni, sposato, 3 figli. Ad accusarlo è il test del Dna: per
arrivare a lui sono state compiute analisi su 18 mila persone. L’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere.
La strage nel Milanese
F
ALLE PAGINE 2, 3 E 5
Boncinelli, Di Stefano, Di Landro, Galli
Imarisio, Paravisi, Ribaudo, Ubbiali
TUTTI I SEGRETI
DI UN’INCHIESTA
di FIORENZA SARZANINI
U
na lista di 525 donne che nel corso
degli anni avevano avuto almeno
un contatto con Giuseppe Guerinoni,
l’autista di Gorno individuato come il
padre di «Ignoto 1», l’assassino di
Yara. Parte da qui l’indagine che ieri ha
fatto finire in carcere Giuseppe Bossetti.
ANSA / FACEBOOK
uando divenne premier, ai
primi di maggio del 1997,
Tony Blair dichiarò che il suo governo
aveva tre priorità: istruzione, istruzione, istruzione. Nei diciassette anni che sono passati da allora, quello che era nel
1997 un programma sorprendente e uno slogan
ben trovato si è trasformato in una verità lapalissiana. Nessuno è oggi
tanto sprovveduto da non
accorgersi che la ricchezza delle nazioni, presente
e futura, consiste e soprattutto consisterà nel
livello culturale dei cittadini, nella loro utensileria
mentale. Nel capitale
umano, certo, ma in un
capitale coltivato. Nessuno è oggi tanto snob da
non riconoscere che dietro l’irritante retorica della «società della conoscenza» si cela un solido,
persin troppo solido, nucleo di verità. Il fatto cioè,
nudo e crudo, che le condizioni di vita e di sviluppo passeranno di lì, dal livello e dalla capillarità
dell’istruzione.
Quel che i diciassette
anni trascorsi hanno dimostrato — tra diffusione delle tecnologie digitali, apertura e globalizzazione dei mercati, voracità nell’apprendimento (si
pensi agli studenti asiatici in America...) — è che
su questi temi siamo usciti dal quadro otto-novecentesco ispirato al progressismo umanitario.
Siamo alla struggle for life, alla lotta per la sopravvivenza. E la sopravvivenza (spesso, pudicamente,
chiamata occupazione...),
per strano che possa parere, passa primariamente dall’istruzione. Ora, il
perno del nostro sistema
scolastico è lo snodo tra
l’apprendimento preuniversitario e quello universitario. È un rendiconto
CONTINUA A PAGINA 5
uori dal coma. Dopo 169
giorni, quasi 6 mesi. Un
periodo lunghissimo che
Michael Schumacher, 7
volte campione del mondo
di F. 1, ha trascorso in un
letto del reparto di terapia
intensiva dell’ospedale Nord
di Grenoble. Scaraventato lì
da un banale incidente sulle
piste da sci il 29 dicembre
scorso. Lì è stato assistito
ogni giorno dai famigliari, la
moglie Corinna innanzitutto. Come lui, anche loro non
si sono arresi. E ora i suoi
«momenti di coscienza» che
gli consentono di comunicare con gli occhi sono più
frequenti. Lo attende un
centro di riabilitazione a
Losanna. E con «tanta pazienza» forse, un giorno, la
normalità.
A PAGINA 23 Ripamonti
Grillo si rivolge a Palazzo Chigi: facciamo sul serio, trattiamo sul «Democratellum»
I paletti del Quirinale sulle riforme
Incontro con Renzi: dialogo senza ripartire da zero
ALDO LIVERANI / FACEBOOK
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La famiglia sterminata
«perché era una gabbia»
di CESARE GIUZZI
L’
ossessione per una collega di lavoro che lo
respingeva. E la stanchezza per la vita di
famiglia, «una gabbia insopportabile». Così Carlo
Lissi ha confessato di aver ucciso la moglie e i due
figli sabato notte a Motta Visconti, nel Milanese.
CONTINUA A PAGINA 40
A PAGINA 6 Del Frate, Fagnani
Incontro al Quirinale tra
il presidente della Repubblica Napolitano e il premier Renzi. Un faccia a faccia sui provvedimenti in cima all’agenda del governo e
in particolare sulle riforme,
dopo l’apertura dei 5 Stelle.
«Quando si tratta di regole
vale sempre la pena di allargare il numero degli interlocutori», è il senso del suggerimento di Napolitano al
capo del governo. Grillo, da
parte sua, propone un proporzionale corretto con
preferenze («Democratellum»). Renzi prende atto
(«Fino a un mese fa avevo la
peste») e intanto incassa il
rientro dei 14 autosospesi.
Giannelli
Veneto e imprese
Il premier
e le ragioni
di una sintonia
di DARIO DI VICO
L
a luna di miele tra
Renzi e l’imprenditoria
veneta continua. Dopo il
voto alle Europee arrivano
gli applausi all’assemblea
di Confindustria di
Vicenza e Verona. Con il
premier che riconosce
esplicitamente il valore
dell’antropologia positiva
in salsa Nord Est.
DA PAGINA 8 A PAGINA 11
Breda, Di Caro, M. Franco
Galluzzo, Guerzoni, Trocino
A PAGINA 9
I legali della pubblica amministrazione contro il governo per i tagli agli onorari
Lo sciopero dei 347 avvocati d’oro
di SERGIO RIZZO
L
o sciopero dei 347 avvocati dello
Stato, crema della burocrazia italiana, un corpo d’élite con il compito
di difendere le pubbliche amministrazioni e fornire loro pareri legali.
Al pari del Consiglio di Stato o della
Corte dei conti, rappresentano un
serbatoio dal quale i governi attingono per gli incarichi fiduciari. Si fermano per tre giorni contro i tagli agli
onorari. Nel decreto sulla pubblica
amministrazione è infatti previsto il
taglio dei bonus legati alle cause.
A PAGINA 15
Iraq, il reportage
Kenya, decine di morti
Tra i cristiani
in fuga da Mosul
che rimpiangono
Saddam Hussein
«Fammi sentire
se sai il Corano»
Il massacro
degli «infedeli»
di LORENZO CREMONESI
di ALESSANDRA MUGLIA
ALLE PAGINE 16 E 17 Olimpio
A PAGINA 16
Fazzoletti come racconti, messaggi, sentimenti,
spunti, scarabocchi, meditazioni, aiuti, pizzini,
note sovrapensiero, illuminazioni trascendentali,
folgorazioni, simboli, parole delle belle canzoni,
affermazioni, dichiarazioni, solenni negazioni
e sublimi arrendevolezze.
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2
Primo Piano
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
❜❜
Il mistero di Brembate L’arresto
Le forze dell’ordine, d’intesa con la magistratura, hanno
individuato l’assassino di Yara Gambirasio Angelino Alfano tweet del ministro
L’urlo della folla:
«Assassino»
Svolta 4 anni dopo
il delitto di Yara
Arrestato un muratore di Bergamo
che non risponde agli inquirenti
L’analisi
EPILOGO TECNOLOGICO
DI UN GIALLO DI PAESE
di PAOLO DI STEFANO
È
una storia a rimbalzo, di quelle che la famosa coppia di
scrittori Fruttero & Lucentini preferiva per costruire i
suoi intrecci romanzeschi. Ma dire che nessun maestro
del noir avrebbe mai potuto inventarsi tante contorsioni e
sovrapposizioni di tempi narrativi è persino superfluo, alla
luce di ciò che è emerso ieri. Bisognerebbe definirla, piuttosto, una storia a rimbalzi plurimi. Una storia antica e ipermoderna, in cui sembra che si siano dati appuntamento tutti i
tempi verbali, che sono anche tempi mentali: passato remoto,
passato prossimo, presente e futuro. Il passato remoto cade
attorno al 1970: il rapporto «corsaro» tra un uomo che ha un
nome, Giuseppe Guerinoni, e una donna che non si conosce:
ne nascono due gemelli, un maschio, poi definito Ignoto 1, e
una femmina. Un rapporto clandestino che sembrava destinato a rimanere sepolto per sempre nelle zone più riposte dei
ricordi privati e forse anche della memoria collettiva, se com’è
probabile in un piccolo centro certe cose si finisce comunque
per saperle (e per tramandarle). Il passato prossimo è il fuoco
della storia, 26 novembre 2010, quando in quella stessa valle
laterale della Bergamasca irrompe una tragedia che accende i
riflettori su un angolo di mondo generalmente trascurato
delle cronache: la scomparsa di una tredicenne dalla Polisportiva di Brembate alla fine di un allenamento di ginnastica. Primo rimbalzo temporale: devono passare tre mesi
Passato e presente perché il corpo venga trovato, coperto dall’erba alta, in
Da una storia
campo. Il secondo rimbalclandestina e un figlio un
zo lo compiono gli inquirensegreto all’omicidio
ti, che legano il passato rerisolto con la genetica moto con il passato prossimo
grazie alla mappatura (presente) del Dna degli abitanti
della zona quasi a tappeto: è grazie alla ricostruzione genetica
e genealogica di una intera comunità che si torna al 1999,
anno della morte del Guerinoni. Ancora un balzo all’indietro:
un francobollo, chissà quanto vecchio, conferma il sospetto
che Ignoto 1 sia proprio un suo figlio illegittimo. Il passato
più remoto rimane però quello della antropologia di una
piccola collettività ex contadina (oggi semi-industriale) che,
sentendosi messa a soqquadro dall’invadenza tecnologica
indiscriminata, si presta ai test scientifici ma vorrebbe finalmente meritarsi il silenzio e tornare nell’ombra della propria
storia laterale. Ma non c’è nulla da fare, le coordinate cronologiche (e mentali) sono ormai sconvolte, e niente potrebbe
mai rimetterle al loro posto se non intervenisse la tecnologia
di precisione: quella che non può permettersi di sbagliare
lavorando per approssimazione, con pazienza infinitesimale.
Ed eccoci finalmente arrivati all’ennesimo rimbalzo della
pallina da flipper: i sospetti, le rivelazioni, gli errori, le proteste, i colpi di scena, il dolore si riassumono nel disvelamento
del nome e cognome: un muratore di quarantatré anni, occhi
azzurro mare, pizzetto biondiccio e filiforme, orecchino adolescenziale, due cagnetti e un micio nero sulle ginocchia. I
brembatesi avranno la pace che cercano da quasi quattro
anni. Ma la pallina rimbalzerà ancora chissà quante volte per
due famiglie sconvolte. Quella di Massimo Bossetti (madre,
tre figli, una moglie) e soprattutto quella di Yara, per cui la
verità è destinata a rimanere solo un risarcimento parziale.
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BERGAMO — Capelli lunghi
e biondi, la felpa rosa e i pantaloni bianchi a metà polpaccio.
Avrà 10 anni e si mette a saltare
sul marciapiedi per riuscire a
vedere oltre i giornalisti e le telecamere incollate al cancello
del comando provinciale dei
carabinieri di Bergamo. «È lui, è
lui? Esce, esce», fa un sospiro di
spavento e si copre gli occhi con
le mani, per poi sbirciare. Qualche secondo dopo escono tre
auto e in quella di mezzo, sul
sedile posteriore, tra due carabinieri c’è Massimo Giuseppe
Bossetti: 43 anni, casa a Mapello, sposato è papà di due bambine e di un bambino, titolare di
un’impresa individuale di carpenteria, è in stato di fermo con
l’accusa di omicidio. L’omicidio. Quello di Yara Gambirasio,
la tredicenne di Brembate Sopra
che la sera del 26 novembre del
2010 era uscita da casa per andare nel centro sportivo lontano solo 700 metri ed era sparita.
L’avevano ritrovata tre mesi dopo, nel campo ai margini di via
Bedeschi, nella zona industriale
di Chignolo d’Isola, a una decina di chilometri da Brembate
Sopra. Per la scienza è lui il figlio illegittimo di Giuseppe
Guerinoni, l’autista di Gorno
(Valle del Riso), morto nel 1999,
a 61 anni. È lui il presunto assassino. Preso e portato in caserma, ha scelto di non parlare.
Sono le 21.30 quando viene
portato in carcere. È tutto il
giorno che le persone arrivano
La vittima
Yara Gambirasio aveva 13 anni quando
scomparve, appena
uscita dalla palestra a
Brembate di Sopra
(Bergamo), il 26 novembre 2010. Il suo
corpo verrà ritrovato
tre mesi dopo in un
campo a Chignolo
d’Isola, a una decina di
chilometri da Brembate (Photo Masi)
alla spicciolata. La notizia che il
presunto killer della bambina è
stato trovato circola con il tam
tam di internet e delle televisioni. Il cancello automatico del
comando si apre, esce un’auto
civetta, poi la gazzella dei carabinieri e la pantera della polizia.
Maglietta azzurra e jeans, nella
seconda c’è lui. Clic dei fotografi all’impazzata e urla. Tante urla della gente, che svuota i polmoni: «Bastardo», «Assassino»,
«Crepa». Due donne si avvicinano il più possibile al finestrino, tanto che polizia e carabi-
nieri tra gli applausi procedono
a passo d’uomo per poter percorrere i pochi metri davanti alla caserma. Poi danno gas sull’acceleratore e imboccano la
superstrada per portarlo via. Un
ragazzo con la felpa bianca e il
cappuccio in testa per ripararsi
dalla pioggia rincorre le auto e
urla anche lui, così tanto che il
volto per qualche istante sembra stravolto.
È la fine di una giornata in
cui la fibrillazione coincide con
l’arrivo dell’esito del test del
Dna dal Ris di Parma, ieri nel
La rabbia
Decine di persone
davanti alla caserma,
qualcuno prova
ad assalire la macchina
Venerdì la prova
Venerdì scorso
il riscontro scientifico che
elimina quasi tutti i dubbi,
poi la trappola e il fermo
primissimo pomeriggio: positivo. Per la genetica, questo papà
è «Ignoto 1». Così è stato ribattezzato il profilo isolato dalle
piccolissime macchie di sangue
trovate sugli slip e sui leggings
di Yara. È lui, quindi, l’uomo a
cui polizia e carabinieri stavano
dando la caccia da più di tre anni e mezzo. La sua saliva è rimasta intrappolata domenica, nel
tubicino dell’etilometro a cui è
stato sottoposto, a Seriate. Un
controllo stradale non certo casuale. Era infatti nel mirino da
venerdì, quando è arrivato un
riscontro scientifico che ha fatto imboccare la strada maestra
per arrivare a lui. La mamma. Il
Dna di questa donna di 65 anni,
originaria di Villa d’Ogna e che
nel 1966 si era trasferita a Parre.
Il pilastro di questa indagine
è stata la scienza. A partire da
Ignoto 1. Nel prelievo di 18.000
Dna era finito anche un ragazzo
che frequentava la discoteca
Sabbie Mobili, che si affaccia
sul campo alla sinistra di quello
in cui era stata trovata la bambina. Sottoponendo tutta la sua
famiglia al test, gli investigatori
sono arrivati a due cugini del
giovane: i figli legittimi di Giuseppe Guerinoni. Lui, però, era
morto da tempo. Per ricostruire
il suo profilo, è stato utilizzato il
calcolo biostatistico, vale a dire
il computer. Primo risultato: è il
padre di Ignoto 1. Una seconda
verifica è stata fatta analizzando
la marca da bollo della sua patente e alcuni francobolli a lui
appartenuti. Altra conferma.
L’ultima, quella della certezza,
con la riesumazione. L’esito è
arrivato lo scorso maggio.
Giuliana Ubbiali
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I genitori Dal 2010 solo due appelli pubblici poi il dolore vissuto in silenzio e la paura che capitasse ad altri
L’attesa dei Gambirasio: speriamo, speriamo
Le notizie che arrivano dalla tv e una telefonata
«Abbiamo fermato una persona coinvolta»
BERGAMO — Composti fino alla fine.
Anche nel giorno della clamorosa svolta
i genitori di Yara Gambirasio continuano
a dispensare la loro lezione di normalità,
che dura da più di tre anni e mezzo. Sono
le 18.30 e su Brembate Sopra si addensano nuvole scure, solo da uno spicchio di
cielo filtra qualche raggio di sole, che cade su un lembo di giardino della villetta
di via Rampinelli 48.
Il piccolo Gioele, il fratellino di Yara,
gioca con un po’ di terra su un’aiuola. E
da una finestra aperta si sente la televisione: «I carabinieri hanno arrestato un
uomo che potrebbe essere l’assassino di
Yara Gambirasio...», la giusta cautela del
cronista. Ma è ancora più cauto di lui papà Fulvio, che risponde al citofono:
«Stiamo ascoltando le notizie, sì, come
tutti voi credo...». La comunicazione si
chiude, Gioele rientra in casa con una
palla e nel giro di due minuti di fronte all’abitazione arriva una pattuglia della
polizia locale.
C’è la privacy da preservare a Brembate Sopra, com’era già stato per un lungo
periodo dopo il rapimento della ragazzina: cronisti e fotografi a distanza. Ma intanto il telefono di casa squilla e a rispondere è ancora il papà. All’altra cornetta c’è uno stretto collaboratore del
sostituto procuratore Letizia Ruggeri,
che ha il compito di contattare la famiglia. «Solo per confermarvi che è stato
fermato un soggetto fortemente coinvolto nel caso». Una formula di cautela, per
ribadire che stavolta si è arrivati davvero
alla prova scientifica, al momento l’unica
a carico di Massimo Giuseppe Bossetti. È
Maura Panarese, la mamma di Yara, a
I genitori Fulvio e Maura Gambirasio, papà e mamma di Yara
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
3
#
❜❜
Spero che ora non prevalgano sentimenti di vendetta
nei suoi confronti
don Corinno Scotti parroco di Brembate di Sopra
99,99999987
La percentuale di compatibilità
del Dna di Bossetti con quello
trovato sul corpo di Yara
La vicenda
La scomparsa
Il 26 novembre
2010, a
Brembate di
Sopra nel
Bergamasco, Yara
Gambirasio, di 13
anni, scompare
dopo essere
uscita dalla
palestra che
frequentava,
distante poche
centinaia di metri
da casa
Il ritrovamento
Tre mesi dopo, il
suo corpo viene
trovato in un
campo
abbandonato a
Chignolo d’Isola,
vicino casa
Gambirasio
L’omicidio
L’autopsia dice
che Yara ha una
ferita alla testa,
coltellate alla
schiena, al collo e
ai polsi. Nessun
colpo è mortale. Il
decesso è arrivato
quando alle ferite
si è sommato il
freddo. Viene
inizialmente
arrestato l’operaio
tunisino
Mohammed
Fikri, poi escluso
dalle indagini. Ieri
la svolta
La reazione
Il sollievo di Fikri, primo accusato per il delitto
Un incubo lungo 980 giorni. Tanto è durato quello del
piastrellista tunisino Mohamed Fikri accusato di
essere il «mostro» che aveva ucciso, il 26 novembre del
2010, la povera Yara Gambirasio. La vicenda
giudiziaria del ventisettenne era iniziata con un
rocambolesco arresto la notte del 4 dicembre del 2010
mentre si trovava in una nave che, salpata da Genova,
sarebbe dovuto attraccare a Tangeri. Invece per lui si
aprirono le porte del carcere. A indurre gli inquirenti
ad arrestarlo era stata un’intercettazione telefonica
nella quale, secondo una prima traduzione, Fikri
parlando con la sua ragazza avrebbe detto la notte del
delitto: «Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io». Il
maghrebino lavorava in un cantiere a Mapello, dove i
cani molecolari avevano indugiato a lungo ed era
sembrata agli inquirenti una svolta nell’inchiesta.
Invece, ascoltate da altri interpreti, quella parole
vennero ritradotte in: «Allah ti prego, fa che risponda».
stringersi in un abbraccio al marito, ma
il citofono suona di nuovo.
È il sindaco Diego Locatelli, che ha
chiesto di venire in visita. Si siede vicino
ai Gambirasio per almeno una ventina di
minuti. Gli dicono: «Speriamo, speriamo davvero, per tutti...». Poi riferiscono
al loro primo cittadino della telefonata
della Procura, sottolineando di aver apprezzato. «Li ho trovati davvero sollevati, ma sereni, come sempre», commenta
Locatelli salendo in auto, prima di andarsene. Poi è lui stesso a immedesimarsi nell’atteggiamento dei genitori di Yara.
«Di sicuro il fermo di una persona di cui
non si era mai parlato è una notizia, che
abbiamo sempre atteso — dice —. Ma
bisogna stare davvero cauti e lasciare che
la magistratura, i carabinieri e la polizia
facciano il loro lavoro, fino in fondo».
Una porzione della via di casa viene
sbarrata dalle forze dell’ordine. Nessuno
passa più. Dietro le tende tirate c’è tutta
una famiglia. Mamma, papà, due fratellini e una sorella: forse non se ne rendono ancora conto, ma stanno iniziando a
liberarsi di un peso enorme, accumulatosi per quasi quattro anni, sfidato in silenzio: solo una conferenza stampa dei
genitori, un mese dopo la scomparsa di
Per questo motivo fu scarcerato il 7 dicembre. L’accusa
di omicidio e di occultamento di cadavere cadde
definitivamente solo il 22 febbraio dello scorso anno.
Lo stesso giorno però il gip avanzò l’ipotesi di
favoreggiamento personale. Anche in questo caso fu
disposta l’archiviazione il 12 agosto 2013. Il tunisino,
del resto, ha sempre urlato la sua innocenza e avuto
fiducia nella giustizia italiana. Nella sua prima
intervista, rilasciata al Corriere pochi giorni dopo la
scarcerazione, aveva detto: «Vorrei solo che l’Italia mi
restituisse la dignità». Ieri, il suo avvocato Roberta
Barbieri ha commentato: «È una notizia fantastica,
sono contenta per la famiglia di Yara e per Fikri, perché
così lui viene ulteriormente riabilitato: c’era qualcuno
che ancora nutriva dubbi nei suoi confronti».
❜❜
La vicina adolescente
Ho saputo adesso
che hanno preso
un uomo
È una liberazione
❜❜
Il sindaco
Un evento che
abbiamo sempre
atteso, ma serve
la massima cautela
Alessio Ribaudo
AlessioRib
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Yara, e un appello video della mamma,
alla fine di novembre. «Chi sa parli, abbiamo paura che l’assassino possa ripetersi».
Non hanno mai pensato solo a se stessi, ma anche agli altri, all’angoscia collettiva che circondava la loro storia. Se ne
sono sempre resi conto, l’avevano detto
anche ai funerali: «Yara, guarda quanti
cuori hai toccato». Poche parole, in quasi
quattro anni, un atteggiamento condiviso con il loro paese, Brembate Sopra. Alle
sette e mezza, sotto una pioggia battente,
in via Rampinelli camminano tre ragazzine. Una ha 17 anni, è nata nello stesso
anno di Yara. «Hanno preso l’assassino?
Non lo sapevo, ero in giro da un paio
d’ore. Comunque, è una liberazione». E
quasi alza le braccia per festeggiare. Ma
si ferma subito e di un’intervista di fronte alle telecamere non vuole nemmeno
saperne. Brembate va avanti. Don Corinno Scotti già tre anni fa l’aveva detto:
«L’orco potrebbe essere tra noi». Ma sulla notizia del fermo non vuole dire nulla,
rispetta il lavoro degli altri. E i genitori di
Yara si stringono ai loro figli. Dietro le
tende, nella normalità di ogni giorno.
Armando Di Landro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Su Facebook Un’immagine domestica di Massimo Giuseppe Bossetti, 43 anni, sposato e padre di tre figli
Il personaggio Sarebbe lui il figlio segreto dell’autista di Gorno
Massimo l’insospettabile,
animalista con tre figli
Ha una sorella gemella
BERGAMO — A volte anche per gli
insospettabili esistono delle eccezioni. Due settimane fa Massimo Giuseppe Bossetti aveva rotto la tradizionale riservatezza, così ricercata da esser diventata morbosa, così ossessiva
da considerare quasi un peccato parlare dei fatti propri, e al vicino di casa
aveva confessato l’attesa, forse perfino l’emozione, per la cresima del primogenito. L’unico maschio dei tre figli. Dopo di lui sono arrivate le due
femminucce, «le mie majorette» come le chiama su Facebook il presunto
killer.
Ecco. Nell’antitesi tra le fotografie
di famiglia e le volgari battute sul sesso, tra i primi piani d’una delle sue
bimbe dolcemente addormentata e
l’amicizia con una ragazza che si mostra in reggicalze, e ancora tra l’adorazione per i cagnolini di strada portati
a casa e inni alla vita da balordo
(«Perdona sempre chi ti ha fatto del
male... Passaci sopra»), il profilo Facebook diventa un fin troppo schematico specchio del mondo di Bos-
d’Isola mentre la sorella gemella Laura abita a Parre, a pochi chilometri da
Gorno, paese natale di Giuseppe Guerinoni, l’autista, il padre naturale di
Laura e del presunto assassino che vive a Mapello, in una cascina ristrutturata disposta su due piani. Insieme al
mistero di un omicidio, nella tragica
storia di Yara ci sono i misteri di due
famiglie d’improvviso venuti a galla.
Secondo fonti di Mediaset Bossetti
potrebbe anche essere il nipote biologico di una donna di servizio della famiglia Gambirasio e dunque potrebbe aver conosciuto Yara.
Frasi contro le donne, frasi sui carabinieri, l’immagine di una ragazza
in costume a bordo di una potente
motocicletta; dieci anni di convivenza, mai un litigio a casa, mai un problema della ditta con le banche, mai
un prestito e mai un debito, anzi una
situazione finanziaria considerata
stabile, qualche serata al volo al bar e
qualche sabato nel centro commerciale, e al massimo, per divagare oltre
misura, per togliersi lo sfizio, la trasferta fino a Bergamo.
Ma chi è mai Massimo
Giuseppe Bossetti?
Compirà 44 anni il
prossimo 28 ottobre; è
un tipo attento al fisico
e al look, dicono di lui,
in paese, maniacale nel
curare baffetti e barbetta. Metodico e devoto sul lavoro, spiegano dalle imprese
edili di Mapello, e sono
tante. Tacciono in parrocchia, preferiscono
non mischiarsi. Piove
sulla strada stretta di
via Piana Sopra, civico
In auto Il fermato Massimo Giuseppe Bossetti
5: dalla casa di Bossetesce dalla caserma dei carabinieri (Magni/Ansa)
ti, dove raccontano sono rifugiati i figli e alsetti. Uno nato muratore ma con anti- cuni parenti ma non la moglie portata
che aspirazioni da imprenditore edile in caserma, esce il lamento d’un camai svanite eppure spesso ridimen- gnolino che cercano inutilmente di
sionate dalle circostanze. Qua servo- far stare zitto. Animalista convinto,
no piuttosto i tuttofare, imbianchini, l’insospettabile assassino ha passato
piastrellisti, elettricisti, e forte è la questi anni, gli anni successivi alconcorrenza dei romeni. Lui non ave- l’omicidio, cercando di circondarsi di
va perso la speranza ma s’era adatta- normalità, di routine, di anonimi
to. Aveva messo in piedi una ditta frammenti d’una vita di famiglia vasenza nemmeno sforzarsi di trovare gheggiando improbabili vie di fuga.
un nome (l’ha chiamata Massimo «Ci sono due opzioni: o combatti e afGiuseppe Bossetti) e d’ingrandirla fronti le tue paure per vincerle, oppu(c’è un unico dipendente, cioè lui re le tue paure vinceranno te». È un
stesso). L’ultimo fermo immagine altro dei mantra di Bossetti, pescati in
dell’assassino al lavoro — e poi di giro, amati e subito postati su FaceBossetti in libertà — ci porta poco di- book.
stanti, a Seriate, in via Fermi angolo
Raccontano che quando l’hanno
via Volta, dinanzi a una villetta in co- preso, lì, sul cantiere a Seriate, lui s’è
struzione, con in evidenza la struttura passato le mani su collo e gambe, coportante e nient’altro. È qui che i cara- me per far scendere la polvere, i resti
binieri del Ros sono andati a scovarlo. di malta, le gocce di vernice, ed è stato
S’è detto di Seriate e del resto la ge- un attimo rapidissimo, fugace.
Andrea Galli
ografia di questa storia è ridotta, caliFabio Paravisi
brata sulla vita di provincia. La casa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
natale dei vecchi Bossetti è a Terno
✒
LE INDAGINI
TORNANO
AL CANTIERE
di MARCO IMARISIO
S
ono passati 1.262 giorni e
infine si torna a quella sera,
quando Yara scomparve. Alle
prime intuizioni, che portavano
al cantiere di un centro
commerciale in costruzione,
diventato luogo di lavoro e
punto di ritrovo dei muratori
della zona. Quando il tempo
incominciò a passare, senza
una speranza, i cani cosiddetti
molecolari che avevano puntato
in quella direzione furono messi
alla berlina, simboli di indagini
sofisticate ma impotenti. Lo
scetticismo si rafforzò negli
anni. Anche se l’autopsia aveva
rilevato tracce di cemento nei
polmoni di Yara, nessuno osò
rivalutare quell’ipotesi
primordiale, ormai scartata
dopo il caso del muratore
Mohammed Fikri, uno dei tanti
colpevoli per un giorno delle
nostre cronache nere. Cominciò
così l’epopea di «Ignoto 1», il
profilo genetico del presunto
assassino. La sua esistenza
sembrava una maledizione
beffarda. Faceva sembrare a
portata di mano la soluzione,
per rivelarsi sempre,
nonostante i 18.000 Dna
prelevati, un miraggio. Alzi la
mano chi ci credeva ancora. Gli
ultimi mesi erano stati
contrassegnati da polemiche
sui costi dell’indagine, 2 milioni
e 800 mila euro. Adesso si
scopre che quasi ogni tassello,
dalla suggestione del muratore
alle valli passate al setaccio alla
ricerca di segreti nascosti e figli
illegittimi, forse non era una
chimera. Ignoto 1 esisteva
davvero. Abitava a poche
centinaia di metri, questa la
distanza tra Mapello e
Brembate Sopra. Il ritorno alla
casella di partenza porta
sollievo, ma non cancella
l’angoscia. Sembrava
impossibile che una bambina
potesse sparire senza lasciare
tracce in un paese da porte
aperte, una vera comunità.
Sembrava impossibile che
l’assassino fosse uno del posto.
Invece è andata così.
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italia: 51575551575557
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Primo Piano
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#
Il mistero di Brembate Le indagini
Le tappe del rebus
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3
Il 26 novembre 2010
Yara Gambirasio, ginnasta tredicenne
scompare poco dopo essere uscita
dalla palestra di Brembate Sopra
(Bergamo). Le indagini puntano su un
immigrato marocchino Mohamed
Fikri: una pista inconcludente
4
2
6
Tracce di Dna maschile
Il dna di un frequentatore
della discoteca (vicina al campo
del ritrovamento) è simile
a quello del killer
Ignoto 1
Sui leggings e sugli slip di Yara
viene isolato il dna di «Ignoto 1»:
è il presunto assassino
La riesumazione
I risvolti scentifici del Dna trovati sugli slip
e i leggins di Yara puntano quindi su Gorno,
paesino della bergamasca. Il 7 marzo 2013
viene riesumata la salma di Giuseppe
Guerinoni, l’autista morto nel ‘99, che per
gli inquirenti è anche il papà dell’assassino
5
Dna su un vecchio francobollo
La traccia genetica trovata su Yara era stata confrontata dalla polizia scientifica
di Roma e dall’universita Tor Vergata con il Dna dell’autista di Gorno ricavato
da un vecchio francobollo sulla patente di guida di Guerinoni
Il figlio ilegittimo
Il genetista Emiliano Giardina, consulente
della procura, sostiene che attraverso la comparazione
dei dna, l’omicida deve essere il figlio di Guerinoni,
ma i cui figli sono già stati scagionati proprio dal test
biologico. Giardina ipotizza dunque che Guerinoni possa
avere avuto un figlio fuori dal matrimonio
L’amante degli anni Settanta e i 18 mila Dna
Così hanno trovato la madre di «Ignoto 1»
Contro l’arrestato le celle telefoniche. L’ultima chiamata a un’ora dalla scomparsa
Migliaia di test Dna
È il Dna a segnare le indagini di carabinieri e
polizia dopo il ritrovamento del corpo di Yara
il 26 febbraio 2011. Perché quella traccia di
sangue nei suoi slip consegna un codice genetico maschile che soltanto l’assassino o un
525
Le donne che
hanno avuto
contatti con
Giuseppe Guerinoni
complice può aver lasciato. Viene identificato
come «Ignoto 1» e subito dopo si decide di effettuare prelievi su tutti i possibili sospetti,
partendo da chi frequenta la palestra dove la
ragazzina è scomparsa, il cantiere edile dove i
cani molecolari hanno individuato una traccia
che inizialmente appare utile, la discoteca davanti alla quale è stato rinvenuto il cadavere.
Il primo tassello va a posto il 21 ottobre 2011
quando la Scientifica scopre che Damiano
Guerinoni ha un legame genetico con l’assassino. Vengono prelevati i Dna di tutti i suoi parenti e si arriva a tre cugini (due uomini e una
donna) che hanno una percentuale di compatibilità ancora più alta. Si decide così di esumare il corpo del padre di questi ultimi e l’analisi fa centro: è il padre di «Ignoto 1». I test
hanno però già escluso dalla lista dei possibili
sospetti i suoi figli. Dunque si deve cercare un
discendente «illegittimo». Ma soprattutto si
deve trovare sua madre, la donna che ha avuto
con Guerinoni una storia clandestina.
Le ragazze della valle
Amiche, conoscenti, passeggere del pullman che l’uomo guidava facendo il giro della
Val Brembana, tutte le donne vengono «schedate» e sottoposte al test del Dna. Si cercano
prima di tutto ragazze madri, ma senza escludere che in realtà anche «lei» fosse sposata. Si
allarga il cerchio a tutti gli altri paesi della zona. Il lavoro degli investigatori del Ros e dello
Sco è certosino perché anche un dettaglio apparentemente insignificante può fornire il tassello decisivo. Si fa la lista di quelle che si sono
trasferite da un paese all’altro. Sono decine di
nomi, di nuovi test da effettuare. Si preleva la
saliva, si archivia il risultato, si procede alle
- tombolini.it
La svolta arriva venerdì scorso, quando il
test comparativo del Dna fa «match»: Ester Arzufi, 67 anni, è la madre di «Ignoto 1». Negli
anni 70 viveva a Parre, è stata l’amante segreta
di Guerinoni e nel 1970 ha avuto da lui due gemelli. Al maschio ha dato lo stesso nome di
battesimo di Guerinoni. La femmina l’ha invece chiamata Laura, esattamente come la moglie di Guerinoni. Un incrocio perverso che
adesso aggiunge nuovi e inquietanti misteri
alla vicenda. Anche perché poco prima della
nascita dei bimbi la donna aveva deciso di lasciare il paese e trasferirsi nella zona dell’Isola.
Ma alla fine è stato proprio questo dettaglio a
fornire ai carabinieri del Ros guidati dal generale Mario Parente la traccia decisiva. Il resto lo
hanno fatto le verifiche sulle celle telefoniche:
alle 17.45 del 26 novembre 2010 il cellulare di
Giuseppe Bossetti risulta essere nella zona
della palestra. L’uomo fa una telefonata. Un’ora
dopo si perdono le tracce di Yara. Il cellulare
dell’uomo rimane muto fino alle 7 della mattina successiva quando effettua una nuova chiamata. Che cosa sia accaduto in quelle 13 ore
adesso sarà lui a doverlo spiegare.
comparazioni. Si va avanti così per giorni, settimane. Fino a venerdì scorso.
Gli esperti del Ris quasi non ci credono: il
codice di Ester Arzufi è perfettamente identico
a quello della madre di «Ignoto 1». Scattano gli
accertamenti per ricostruire la vita della donna. Si scopre così che nel 1966 ha sposato Giovanni Bossetti e con lui viveva a Parre, lo stesso paese di Guerinoni. Quando rimane incinta
decide di andare via e si trasferisce a Terno
d’Isola dove dà alla luce i due gemelli. È suo
marito a riconoscerli, li tratta proprio come
fossero suoi. Dopo qualche anno arriva anche
un terzo figlio, la famiglia decide di spostarsi a
Brembate. È il paese dove vivono i Gambirasio,
il luogo dove Yara sembra essere stata inghiottita nel nulla.
Milano - Corso Matteotti, 18
SEGUE DALLA PRIMA
Gli spostamenti
Il pomeriggio
dell’assassinio il suo
cellulare risulta nella
zona della palestra
Rimane poi staccato
fino alla mattina dopo
La calce e il telefonino
È la pista giusta, ma non bisogna scoprirsi.
Fondamentale è non fare un passo falso che
potrebbe distruggere tutto. Gli specialisti del
Ros decidono di non effettuare alcuna verifica
ulteriore sulla madre, tutta l’attenzione si concentra sul figlio maggiore. E l’identikit dell’uomo sembra combaciare con quello dell’assassino. Fa il muratore, l’autopsia ha accertato
che nei polmoni di Yara c’era polvere di calce
proveniente da un cantiere e nelle scarpe la ragazzina aveva piccolissimi tondini come quelli
usati nell’edilizia. Vengono riletti i risultati dei
controlli effettuati all’epoca della scomparsa
sui cellulari che avevano agganciato le celle telefoniche sulla palestra e sulla casa di Yara. È
un elenco di centinaia di numeri, ma anche in
La prova
Le analisi scientifiche hanno
convinto la procura che il killer
di Yara, al 99,99999987%,
è proprio il figlio illegittimo
di Guerinoni
7
8
L’ultimo tassello
Il confronto con il profilo genetico
estratto da un femore del bergamasco
dall’antropologa forense Cattaneo
ha garantito lo 0,00000717%
di compatibilità in più
CORRIERE DELLA SERA
questo caso il test è positivo: il telefonino di
Bossetti era lì un’ora prima della sparizione
della ragazzina. È un altro dettaglio ritenuto
fondamentale dagli investigatori. Quanto basta per decidere di effettuare la controprova
che può fornire la certezza scientifica.
Il controllo casuale
L’uomo viene tenuto sotto controllo, intercettato e pedinato. Domenica scatta il controllo casuale. Mentre transita sulla strada verso
Seriate lo fermano e lo sottopongono all’alcoltest. Nessuno in realtà si preoccupa di sapere
se ha bevuto. Fondamentale è avere la sua saliva, poter effettuare la comparazione sul Dna. Il
reperto viene inviato ai laboratori del Ris. Bastano pochi minuti per ottenere il risultato. E
l’esito è clamoroso: «match». Giuseppe Bossetti è «Ignoto 1». I carabinieri avvisano il magistrato, si decide di preparare il provvedimento di fermo. Ieri l’uomo viene prelevato
dalla sua abitazione e portato in caserma. Nessuno ha il coraggio di dirlo ufficialmente, ma
in realtà per gli investigatori il caso è chiuso.
Le congratulazioni del ministro dell’Interno
Angelino Alfano e quelle del presidente del
Consiglio Matteo Renzi al comandante generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli e al capo della polizia Alessandro Pansa sembrano
far intendere che nessuno abbia dubbi sull’esito dell’indagine. In realtà nuove verifiche
dovranno essere fatte. Soprattutto bisognerà
comprendere che cosa sia davvero accaduto
quel 26 novembre di quattro anni fa, che cosa
possa essere scattato nella testa dell’uomo per
convincerlo a portarsi via una ragazzina, usarle violenza, colpirla alla testa e con un’arma da
taglio e poi abbandonarla ancora viva in un
campo. Fino a farla morire di stenti.
Fiorenza Sarzanini
[email protected]
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✒
Noi e le nostre famiglie
nella doppia elica
La prova a cui non si sfugge
di EDOARDO BONCINELLI
A
l Dna non si sfugge. Se l’individuo che lo
possiede esiste non può essere mancato.
È solo questione di tempo e, ovviamente, di
perseveranza. Ognuno di noi ha il suo
proprio profilo di Dna, che non può essere
confuso con quello di nessun altro. Se esiste
qualcosa di oggettivo in questo mondo, la
prova del Dna è oggettiva. Talvolta è diretta,
come succede spesso nei telefilm; talvolta
indiretta, come in questo caso, ma sempre
rivelatrice. Il fatto è che dallo studio
informato dei profili del Dna si possono
anche ricavare notizie sulle parentele. Nel
caso specifico è stato individuato prima un
possibile padre; occorreva poi individuare
una madre; dalla combinazione dei due dati
si è giunti al profilo del presunto implicato.
Che sembra ora sia stato trovato. La
prudenza è d’obbligo, per possibili errori
umani, omissioni o scambi di Dna, ma se
niente di questo è accaduto, l’evidenza non
può essere più schiacciante. La caccia è stata
lunga e il numero di persone saggiate
imponente. Dicono che sia stata la caccia al
Dna più ampia e circostanziata che sia mai
stata realizzata. Portata avanti nella maniera
giusta non poteva però fallire. E ciò
certamente consola e sprona a fare ancora
meglio. Perché il futuro proporrà, purtroppo,
altri casi del genere.
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Primo Piano
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
La strage di Motta Visconti
La confessione di Lissi
«Mentre l’uccidevo, lei chiedeva: perché?
Il divorzio non avrebbe cancellato i figli»
MILANO — «Mentre la colpivo alle gola Maria
Cristina ha continuato a gridarmi “perché... perché?”». Carlo Lissi crolla alle due di notte. Un carabiniere lo guarda negli occhi, pronuncia il nome
di una collega di lavoro. Il «segreto» dell’irreprensibile padre di famiglia si sgretola dopo una trentina di interrogatori. Sono stati ascoltati i parenti,
gli amici, i colleghi di lavoro. In cerca di una sfumatura, un indizio da trasformare in movente,
una macchia in un’esistenza immacolata. L’ultimo
tassello è appunto il racconto di quella donna:
«Aveva tentato degli approcci, sempre respinti.
Non c’è mai stato niente».
Le vittime e l’assassino
A destra, Carlo Lissi, l’uomo che ha
sterminato la sua famiglia. Sotto, dall’alto,
Giulia, la figlia di 5 anni, e la moglie Maria
Cristina assieme a Gabriele, 20 mesi
Il racconto dell’omicidio
Il lato oscuro del bravo ragazzo di Motta Visconti è un pettegolezzo conosciuto a pochi. S’era
invaghito di quella collega fino a trasformarla in
un’ossessione. Lo dice ai carabinieri appena sente
quel nome. Tiene la testa tra le mani e inizia a parlare: «Voglio che mi sia dato il massimo della pena. Sono stato io a uccidere mia moglie e i miei
due figli». Lo conferma mezz’ora dopo davanti al
magistrato. Il padre di famiglia è un padre assassino. È lui che sabato sera ha ucciso la moglie Maria Cristina Omes, 38 anni, e i piccoli Giulia di
quasi cinque anni e Gabriele di venti mesi appena,
nella villetta di via Ungaretti. Li ha sgozzati con un
coltello da cucina, poi è andato con gli amici a vedere la partita dell’Italia. Carlo Lissi è stato per un
giorno intero nella caserma dei carabinieri. Fin lì,
l’irreprensibile impiegato della Wolters Kluver di
Il racconto della serata
Gli amici che hanno visto la partita con lui
«Ha esultato per Balotelli, non era agitato»
Assago, non ha battuto ciglio. Non ha chiesto di
tornare a casa, non s’è lamentato mentre gli investigatori gli sequestravano i vestiti e fotografavano piccole ferite sulle dita della mano destra lasciate dalla lama del coltello mentre lottava con la
moglie. Non ha versato lacrime neppure dopo, al
termine di quei venti minuti di confessione. Non
per Maria Cristina e neppure per Giulia e Gabriele.
«La famiglia era una gabbia. Non sopportavo più
questa vita». S’era sposato sei anni fa con Maria
Cristina di sette anni più grande. «Si volevano bene, andavano d’accordo. Non ho mai assistito a litigi particolari», racconta la madre. Prima di ster-
❜❜
Mi ero innamorato
di un’altra. La
famiglia per me era
diventata una gabbia»
«Abbiamo visto un sacco di partite
assieme, ma Carlo aveva sempre
voluto restare a casa sua». Strano
dunque che Carlo Lissi sabato sera
cominci a tempestare di sms agli
amici cercando l’occasione di uscire
a seguire Italia - Inghilterra in
qualche bar. La testimonianza di
Simone Maffi, uno degli amici
contattati quella sera è finita anche
nel decreto di fermo dell’omicida, a
riprova del suo comportamento
anomalo. Alla fine, ricevuta una
serie di no, Lissi si autoinvita con un
sms a casa di Carlo Caserio, un altro
degli amici di Motta Visconti.
«L’abbiamo visto arrivare attorno
alle undici e mezza — diranno gli
amici agli inquirenti — ma poi non
abbiamo più notato nulla di strano.
Carlo ha esultato con noi ai gol di
Marchisio e Balotelli, noi eravamo
impegnati a vedere la partita e non
abbiamo badato a lui più di tanto. Di
sicuro non ha dato segni di
agitazione o nervosismo; anzi, finita
la partita ci siamo fermati a
chiacchierare ancora per una decina
di minuti in strada e poi ci ha
salutati». L’indomani tutti i presenti
vengono convocati in caserma, tutti
confermano la presenza di Lissi alla
serata; uno di loro incrocia il padre
dell’omicida — che ancora non ha
confessato — e gli fa coraggio: «Stia
vicino a Carlo...» (C.Del.)
minare la famiglia Carlo Lissi ha fatto l’amore con
la moglie. Hanno messo a letto i figli: Giulia nella
sua cameretta, il piccolo Gabriele sul lettone matrimoniale. Poi sono scesi in soggiorno, sul divano di tessuto bianco accanto a un pianoforte verticale e alle foto dei bambini. Sono quasi le undici di
sera. Lissi si alza, adosso ha solo gli slip grigi. Lascia che la moglie si rivesta, lui va in bagno, poi in
cucina dove prende un coltello con una lama da
30 centimetri (trovato ieri in
un tombino di via Mazzini).
«Sono tornato in salotto e
mia moglie era seduta sul divano che guardava la televisione. Da dietro l’ho colpita,
credo alla gola — dice al pm
di Pavia, Giovanni Benelli —.
Lei si è subito alzata e ha cercato di scappare. L’ho raggiunta e l’ho colpita nuovamente all’altezza del collo.
Lei a quel punto a cercato di
prendermi il coltello afferrandomi la mano destra». La
donna trova la forza di parlare, di chiedere i motivi di tanta, improvvisa, furia: «Inizialmente ha detto “no” e poi
ha solo continuato a gridarmi “perché... perché?”. Dopo
che si è accasciata a terra sono salito al piano superiore,
sono andato nella camera di
Giulia, la porta era aperta ma
lei dormiva non aveva sentito
nulla». La piccola viene colpita alla gola: «Non ha detto
nulla. Poi sono entrato in camera da letto dove c’era mio
figlio Gabriele. Anche lui
dormiva. Era a pancia in su e
anche a lui ho dato un’unica
coltellata alla gola: l’ho fatto
poiché non avevo il coraggio
di chiedere a mia moglie di
separarci, cosa che io invece
volevo fare». «Ma non le bastava il divorzio?», chiede il
magistrato. «No. Con il divorzio i figli restano».
La finta rapina e la partita
Dopo la mattanza, Lissi scende nella taverna, si
fa una doccia e lava via le macchie di sangue dal
corpo. Solo due piccole tracce restano sugli slip,
ma non se ne accorge. Poi infila un paio di jeans e
una t-shirt blu, rovescia alcuni cassetti, apre la
cassaforte per simulare una rapina ed esce di casa
per andare a vedere la Nazionale. Quando rientra,
alle 2.10, dice di essersi spogliato nella taverna per
non svegliare nessuno, di essere salito al buio, di
aver trovato i corpi, di aver tentato di soccorrerli
senza tuttavia macchiarsi neppure la suola delle
scarpe. Il racconto non regge. «Era fondamentale
risolvere il caso nel minor tempo possibile per
non dare vantaggi all’assassino, per non compromettere prove importanti — dice il procuratore di
Pavia, Gustavo Cioppa —. Il lavoro dei carabinieri
è stato straordinario». Alle 22 i vertici del comando provinciale di Milano — il generale Maurizio
Stefanizzi, i tenenti colonnelli Biagio Storniolo e
Alessio Carparelli — decidono di fermare il padre
assassino. Gli mettono in mano ventisei pagine
piene di accuse. Quattro ore dopo inizia la confessione.
Cesare Giuzzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La giovane La 24enne convive con il fidanzato, non c’è mai stata alcuna relazione
La collega di cui si era invaghito: «L’ho sempre respinto»
Una corte insistita, fastidiosa. «Ma
lo giuro, non è mai accaduto nulla,
non gli ho mai dato un filo di speranza». La ragazza del mistero lo ripete
più volte agli inquirenti e questi ultimi a loro volta lo scandiscono perché
non vi sia margine di dubbio: «Tra
Lissi e la sua collega non c’è mai stata
alcuna relazione sentimentale». Eppure tocca anche a questa ventiquattrenne la trafila delle domande di carabinieri e magistrati per arrivare a
una conclusione: il piano omicida è
nato e maturato solo ed esclusivamente nella mente di quel dipendente per tutti irreprensibile.
Barbara, è il nome di fantasia della
giovane, da due anni circa lavora alla
Wolters Kluwer, l’azienda informatica di Assago (Milano) di cui era dipendente anche Carlo Lissi. La notizia
della strage nella villetta di Motta Visconti si diffonde mentre Barbara sta
trascorrendo un fine di settimana in
montagna con il fidanzato con cui da
poco è andata a convivere. La giovane
è in Svizzera ma alle 11 di sera di domenica varca il cancello della caserma dei carabinieri di Pavia dove ci so-
«Isolina e...»
L’associazione
sarà parte civile
«Isolina e...», associazione nata
nel 2013 per combattere la
violenza sulle donne e il
femminicidio, si costituirà parte
civile nei confronti di Carlo Lissi,
l’uomo che ha assassinato
la moglie e i due figli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
no anche i pm Gustavo Cioppa e Giovanni Benelli. E lì racconta il tormento di cui era vittima da parte di Lissi,
la cui autodifesa comincia a cedere.
«Tutto è iniziato con qualche complimento quando ci si incrociava in
corridoio o in qualche momento di
pausa» è il senso di quanto detto senza tentennamenti dalla ragazza. Una
testimonianza che combacia con
quanto nel frattempo già emerso nei
confronti di Carlo, che in molti descrivono come un «piacione», uno
abituato a far galanterie.
«Ma negli ultimi due mesi — prosegue il racconto di Barbara — il suo
atteggiamento si era fatto più insistente, più esplicito: si è passati agli
inviti a cena, alle dichiarazioni
d’amore, ai paroloni: diceva di essere
pazzo di me, io rispondevo che non ci
pensavo nemmeno a iniziare una storia. Ma lui non si dava pace».
Nonostante tutto Barbara ha sempre interpretato le avances del collega
come un semplice «incapricciamento», qualcosa che non sarebbe mai
andato oltre i confini del lecito. E a
questo proposito vengono sottoline-
ati due dettagli importanti. Nella sua
testimonianza la donna riferisce di
non aver mai subito molestie di tipo
fisico. E che inoltre non aveva mai ritenuto indispensabile parlare con
qualcuno di quel collega divenuto
Simulazione
L’interno della
villetta di Carlo e
Maria Cristina
fotografato dopo
la strage:
l’omicida ha
simulato un furto
rovesciando
cassetti a
casaccio e
spargendo
oggetti in tutti i
locali
improvvisamente così fastidioso, né
agli amici né ai superiori in azienda.
«Non c’è mai stato nulla che potesse
configurare un’ipotesi di stalking»
confermano dalla procura di Pavia.
Chi in compenso non faceva mistero di quella passione divenuta irrefrenabile era Carlo Lissi: in ufficio ai
colleghi ne avrebbe parlato e nelle
stanze della Wolters Kluwer in parecchi si erano resi conto che dove c’era
Barbara un attimo dopo compariva
Carlo, che lui la attendeva appena
possibile e le «stava addosso». Forse
gli echi di quella passione erano
giunti anche a Cristina Omes, la moglie di Lissi. Un mese fa sulla sua pagina facebook scriveva: «Non trattare
mai male una donna, non ferirla. Una
donna, quando è ferita, cambia».
Claudio Del Frate
Giovanna Maria Fagnani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
italia: 51575551575557
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Primo Piano
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
I partiti le scelte
Riforme, Renzi si consulta con Napolitano:
dialogo più ampio senza ripartire da zero
Sì al confronto coinvolgendo Grillo. L’ipotesi di un intervento sulla giustizia
La Nota
di Massimo Franco
Lo scetticismo del Pd
riflette il timore
di una melina di Grillo
B
isogna vedere se andrà a buon fine; e i dubbi già
crescono. Ma sarebbe riduttivo considerare
l’apertura del Movimento 5 stelle un’iniziativa limitata alla riforma elettorale. Se, come pare, Beppe Grillo ha capito che lo splendido isolamento dell’ultimo anno alla fine si è rivelato sterile e controproducente,
c’è da aspettarsi altre mosse in direzione della maggioranza di governo; e soprattutto di Matteo Renzi, visto come un vincente col quale trattare: sebbene sia difficile
pensare che l’obiettivo finale di Grillo sia diverso da quelle di sempre, e cioè la destabilizzazione del sistema o almeno dell’asse Pd-FI. Per questo, lo scetticismo per il momento prevale sulla voglia di accettare l’offerta. E, al di là
di una trattativa sul cosiddetto Italicum, si intravede
l’elezione per il nuovo presidente della Repubblica.
Probabilmente non ci sarà prima di un anno o giù di lì.
Giorgio Napolitano ha fatto capire più volte di voler lasciare prima del termine naturale del settennato. E la fine
del semestre di presidenza europea dell’Italia, a dicembre, lascia pensare che nei mesi successivi il Quirinale
possa cambiare inquilino. Il tentativo grillino sembra
quello di riproporre il sistema proporzionale contro l’ipotesi maggioritaria del governo, per calamitare gli scontenti del Pd e del centrodestra; e per giocare di sponda in
Parlamento adesso su legge elettorale e riforma del Senato, domani sul prossimo presidente della Repubblica. La
cautela renziana e l’ostilità del Nuovo centrodestra e dei
berlusconiani nascono da questa sensazione.
Che Grillo abbia bisogno dell’incontro col Pd molto più
che il contrario, è dimostrato dalla disponibilità a incontrare una delegazione del partito con o senza il premier.
«Non ci impicchiamo alle
persone», assicura Luigi Di
Maio, vicepresidente della Camera e volto istituzionale del
movimento. «La nostra non è
una proposta a scatola chiuGrillo pensa
sa». «Prima eravamo convinti
alle riforme
di far cadere il governo. Ora
ma anche
vogliamo evitare il limbo»,
dialogando su legge elettorale
ai giochi
e giustizia. Il cambio di tono
sul Quirinale
di un partito solitamente
sprezzante con gli avversari, è
significativo.
È legittimo chiedersi se dipenda dall’esigenza di tacitare quanti, nel M5S, disapprovano l’autoesclusione decisa dal vertice. Ma anche rientrare in gioco comporta dei
rischi. Gli ex grillini espulsi mesi fa proprio per avere accettato di discutere col Pd si offrono loro, come interlocutori. E puntano il dito contro Grillo e Gian Roberto Casaleggio che allora li inchiodarono a una sorta di gogna
politica. Ma proprio per questo è palpabile il timore di
una strategia tesa, all’interno del movimento, solo a dimostrare disponibilità; e all’esterno, a fare una «melina»
al solo scopo di allungare i tempi in Parlamento nella
speranza di vedere emergere la fronda antigovernativa.
Simona Bonafè, neoeletta del Pd alle europee, lo dice
apertamente. «Non mollo di mezzo centimetro. Andiamo avanti a testa alta», ha detto ieri il presidente del Consiglio.
Parlava di riforme. E si rivolgeva naturalmente in primo luogo alla sua coalizione. Ma il messaggio è anche
per Grillo. Si avverte una evidente soddisfazione, nella
corsa alle riforme che sia Grillo, sia la Lega di Matteo Salvini adesso hanno deciso. E pensare che «un mese fa
sembrava io avessi la peste», sottolinea Renzi. Si tratta di
una corsa che le opposizioni scelgono per difendere se
stesse e creare problemi al governo, sapendo quanto sia
l’Italicum, sia il nuovo Senato incontrino resistenze trasversali. Lorenzo Guerrini, vicesegretario del Pd, anticipa che il proporzionale «non dà governabilità». E il coordinatore del Ncd, Gaetano Quagliariello, pone la questione di metodo di sempre. «Le decisioni», avverte,
«vanno prese prima nella maggioranza». Per il premier,
che ieri è stato ricevuto dal capo dello Stato alla vigilia
del semestre italiano al vertice dell’Ue, i segnali positivi
prevalgono.
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ROMA — «Caro presidente,
negli ultimi tempi mi è capitato di dover spiegare più volte le
ragioni sulle quali si fonda
l’esigenza di riformare il Senato. E ho usato pure il racconto,
che mi aveva fatto lei, del travaglio vissuto dallo stesso Pci
nella “Commissione dei 75”,
incaricata di redigere il testo
della Carta costituzionale e
guidata da Meuccio Ruini, con
forti ondeggiamenti verso una
soluzione in grado di superare
lo schema del bipolarismo.
Credo di essermi destreggiato
abbastanza bene. Di esser stato
persuasivo, insomma. Anche
se, lo confesso, non ho rivelato
che il copyright di quella ricostruzione storica era suo...».
È disteso il clima tra Matteo
Renzi e Giorgio Napolitano, al
primo faccia a faccia dopo il
Consiglio dei ministri che ha
varato un vasto e incisivo pacchetto di provvedimenti sulla
pubblica amministrazione. E
in particolare dopo le inaspettate aperture politiche registrate nelle scorse ore sulla legge elettorale (e forse non solo
su quella) da parte del Movimento 5 Stelle. Un incontro —
chiesto dal premier — «per un
giro d’orizzonte sui temi di riforma costituzionale all’esame
del Senato e del possibile coinvolgimento del più ampio arco
delle forze politiche in vista
della conclusione dell’iter in
quel ramo del Parlamento».
Così ha riassunto il colloquio
l’ufficio stampa del Quirinale.
Aggiungendo che ovviamente
sono stati messi a punto anche
certi temi internazionali da approfondire oggi, durante la colazione di lavoro con un gran
numero di ministri e lo stesso
Renzi, convocata sul Colle in
vista del Consiglio europeo di
giugno.
Ma l’indice dell’esame congiunto tra presidente del Consiglio e capo dello Stato non
racconta abbastanza della delicatezza di alcuni dossier squadernati ieri. Su tutti, la que-
I rapporti
Il gelo prima di Letta
e la polemica sui tempi
Dopo le elezioni del
febbraio 2013, mentre si
moltiplicano gli sforzi in
cerca di una maggioranza
parlamentare, il sindaco
di Firenze Matteo Renzi
invoca una svolta rapida.
«Non stiamo perdendo
tempo», dice Napolitano
che di lì a poco nominerà
Enrico Letta premier.
«Napolitano è una
certezza», precisa Renzi
La nascita del governo
e il nodo giustizia
Lo scorso febbraio,
dopo l’addio di Enrico
Letta, Matteo Renzi
accetta dal presidente
Napolitano il compito
di formare un governo.
Una delle caselle più
complicate
è quella della Giustizia.
Renzi avrebbe puntato
sul pm Nicola Gratteri,
ma la scelta alla fine
cade sul pd Andrea
Orlando
L’intesa sulle riforme:
si parte dal Senato
Dopo essere diventato
premier, Renzi avvia un
percorso di riforme
istituzionali: in cima
all’agenda c’è la
trasformazione del
Senato. Il 26 aprile,
Napolitano convoca il
premier al Colle per fare il
punto. Ieri l’ultimo
incontro sulle riforme
(specie quella della P.a.) e
sul prossimo Consiglio
europeo
stione giustizia, che vede i magistrati in rivolta su un doppio
fronte: età pensionabile e responsabilità civile. Terreno insidiosissimo, sul quale s’incrocia l’urgenza di creare una
struttura anticorruzione con
poteri stringenti e che impone
dunque la massima prudenza e
ponderazione. Cioè lo stesso
calcolo di costi e benefici che si
fa quando si deve camminare
sulle uova.
Si sa che gli uffici del Quirinale hanno già fatto conoscere
a Palazzo Chigi (indirizzandole
a Graziano Delrio e ad Antonella Manzione) alcune osservazioni mirate, sull’Autorità
nazionale anticorruzione da
affidare al giudice Raffaele
Cantone. A quanto pare suggerendo, tra altre cose, la necessità di spacchettare, dividendolo
in due, il decreto abbozzato
adesso, che potrebbe altrimenti risultare troppo eterogeneo.
E non è comunque escluso che
lo stesso Napolitano, che presiede il Csm, si addentri in prima persona nel campo minato
della giustizia entro poche ore.
Facendosi sentire con un intervento ad hoc, per svelenire
l’aria di reciproco sospetto.
Altro nodo cruciale, quello
delle riforme, costituzionali e
non. La novità venuta nelle ultime ore da Beppe Grillo — che
assicura di voler «fare sul serio», stavolta — si sovrappone
con i tormenti interni al Partito
democratico e il governo deve
scegliere quale linea tenere.
Uno scenario politico complesso di fronte al quale il suggerimento del presidente, in coerenza con quanto ha predicato
per anni, è che quando si tratta
di regole vale sempre la pena di
allargare il numero degli interlocutori. Infatti, più si aumenta
il numero degli attori in campo, meno peseranno le riserve
e i veti che fatalmente vengono
sollevati al momento in cui
partite così complicate vanno
chiuse.
L’occasione non va lasciata
A Nordest Il premier Matteo
Renzi, 39 anni, durante il suo
intervento di ieri all’assemblea
di Confindustria Vicenza e
Verona a Gambellara
(Vicenza) (foto Cavicchi)
cadere. Anche se, certo, una
volta che si sarà deciso in che
modo coinvolgere il Movimento 5 Stelle nel cantiere delle riforme (e in questo caso è in discussione soltanto il sistema
elettorale, riformabile attraverso una legge ordinaria),
non si può ricominciare da zero. Del resto difficilmente Renzi, forte del 40,8 per cento conquistato alle europee, accetterebbe che ora sia rimessa in discussione la sua proposta di
partenza e frenata la corsa che
ha imposto all’esecutivo.
Il rimando al Pci
Il premier al capo dello
Stato: sul Senato ho
citato un suo racconto
sul travaglio del Pci
Velocità, ma badando a fare
bene, quindi: questa la raccomandazione del capo dello Stato. Che va estesa alla corposa
serie di misure in via di perfezionamento a Palazzo Chigi (e
sulle quali nei giorni scorsi si
sono registrate destabilizzanti
fughe di notizie di cui il premier si è assunto la responsabilità). Napolitano, si sa, preme da mesi per la correzione di
alcune disfunzioni legislative,
che lo mettono in imbarazzo.
Ossia, l’eccessivo uso dei decreti-legge, i maxiemendamenti, il ricorso al voto di fiducia. Mentre vorrebbe anche lui
che finalmente si avviasse quel
processo di delegificazione
senza il quale il Paese è destinato a rimanere schiacciato in
una paralisi permanente.
Marzio Breda
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Democratici Confermata la sostituzione di Mineo. Zanda: sacri libertà di mandato e principio di maggioranza
Tregua nel partito: rientrano i 14 autosospesi
ROMA — «È meglio che parliate con Vannino Chiti, noi siamo
un gruppo bolscevico...». La battuta con cui Corradino Mineo si
congeda dai giornalisti al termine
dell’incontro tra i «ribelli» del Pd
e il presidente dei senatori democratici, racconta al tempo stesso il
sollievo e il disappunto. La tragicommedia dei senatori autosospesi è a lieto fine: salvo colpi di
scena, oggi i «quattordici» si vedranno al completo e scioglieranno la riserva. L’appello di Luigi
Zanda ha colpito nel segno e il loro rientro nei ranghi è pressoché
scontato. Ma la sostituzione dell’ex giornalista Rai in commissione Affari costituzionali resta:
Renzi non ha cambiato idea.
Due ore e mezzo. Tanto è durato il «chiarimento» con il capogruppo, che ha visto anche momenti di tensione. Mineo ha minacciato l’addio: «Il premier ha
enormi capacità... Io ho voluto
dare un contributo al dibattito
sulla riforma del Senato, ma se
sono di impiccio per il Pd lascio
Palazzo Madama e chiedo ai senatori di votarmi le dimissioni».
Alla fine, però, un compromesso
si è trovato. Zanda ha riabilitato i
dissidenti a parole e il resto lo farà
un documento nel quale il presidente scolpirà nero su bianco, tra
i diritti e i doveri dei senatori
dem, l’affermazione che l’articolo
67 della Costituzione vale sempre, sia in aula che in Commissione.
Questa era la ferita da sanare,
la norma in difesa della quale era
scattata l’autosospensione di
Chiti e compagni. E Zanda per
chiudere «celermente» il caso l’ha
sanata, affermando con un certo
grado di solennità che «l’articolo
67 sulla libertà di mandato è sacro, così come è sacro in democrazia il principio di maggioranza». Il secondo punto su cui i ribelli hanno preteso il dietrofront
è la loro agibilità politica. Uno
dopo l’altro gli autosospesi hanno chiesto a Zanda di sgombrare
il campo dagli epiteti con cui sono stati apostrofati. «Non siamo
conservatori, né frenatori — è la
formula con cui Chiti ufficializza
l’avvenuta riabilitazione — Non
vogliamo la palude. Non abbiamo
usato il partito come un taxi e re-
spingiamo il paragone con Turigliatto». Dove il riferimento è al
senatore della sinistra che contribuì a minare alle fondamenta il
secondo governo Prodi.
Ecco, a detta degli autosospesi
«Zanda si è rimangiato» questi
giudizi e ha restituito al gruppetto piena dignità politica. Con tanto di dichiarazione di stima, la
«più assoluta» possibile. «L’amarezza resta — confessa Chiti —
Ma dobbiamo andare avanti. Il Pd
è la nostra casa e non abbiamo
mai pensato di lasciarla». La ten-
14 senatori
si autosospendono
Nel gruppo le tensioni
si allentano
La vicenda
Scoppia
il caso Mineo
1
Il 12 giugno, il Pd
decide di sostituire
Corradino Mineo nella
commissione Affari
costituzionali del
Senato. Mineo era
assente durante un
voto nel quale la
posizione del governo
era stata sconfitta
2
Dopo la sostituzione
(che riguarda anche
Mario Mauro dei
Popolari per l’Italia),
14 senatori pd si
autosospendono dal
proprio gruppo
parlamentare per
protesta contro
«l’epurazione»
3
Dopo un incontro tra gli
autosospesi e il
presidente del gruppo
pd Zanda, la situazione
sembra normalizzata.
La sostituzione di
Mineo è confermata,
ma l’assemblea
prevista per oggi è
stata revocata
tazione era venuta a più d’uno.
Claudio Micheloni, eletto all’estero, aveva evocato lo strappo e ieri
con Zanda è stato tra i più duri.
Con l’animo gonfio è intervenuta
la lombarda Erica D’Adda: «Se mi
dicono che nel Pd non devo starci
più io me ne vado, tanto un lavoro ce l’ho...». Insomma, in questa
vicenda la difesa della Costituzione si è incrociata talvolta con casi
e umori personali. Per allentare la
tensione Zanda ha sconvocato
l’assemblea del gruppo in agenda
per oggi e aspetta che i 14 rientrino a pieno titolo.
Per Massimo Mucchetti il
chiarimento è solo all’inizio: «Il
principio dell’epurazione continua non è passato, ma la vicenda
non è ancora del tutto finita».
Quando arriverà il testo base, gli
emendamenti dei dissidenti non
si faranno attendere. Per Chiti resta «un elemento di contraddizione e ambiguità. Se l’articolo 67
è sacro, perché Mineo non può
riprendere il suo posto?». «Logiche di funzionalità...», ha spiegato Zanda. E Chiti: «Su questo rifletteremo».
Monica Guerzoni
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Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
9
✒
La politica economica
Il governo, le tasse
e la luna di miele
con gli industriali
del Nordest
dal nostro inviato DARIO DI VICO
La strategia Appello agli imprenditori: cambiamo insieme il Paese. Lunga chiacchierata con Zaia
Il premier alla «settimana decisiva»:
non mollo, sono l’ultima spiaggia
«M5S? Un mese fa sembrava avessi la peste, ora tutti favorevoli»
ROMA — In alcuni casi li ha snobbati,
non ha risposto agli inviti, ha disertato
gli appuntamenti istituzionali, ma ieri
pomeriggio, agli imprenditori riuniti da
Confindustria in provincia di Vicenza, a
Gambellara, il presidente del Consiglio
ha offerto un’altra immagine di sé:
«Chiedo il vostro aiuto, o lo cambiamo
insieme questo Paese o non lo cambia
nessuno».
Mentre Beppe Grillo per la prima volta
gli offre collaborazione (ma anche un
modello elettorale totalmente diverso
dal suo) Matteo Renzi elenca obiettivi e
un approccio diverso alla platea di imprese riunite da Giorgio Squinzi, consapevole che una collaborazione può essere virtuosa, «visto che voi siete capaci di
fatti e non di chiacchiere e visto che è il
momento di passare ai fatti».
Il passaggio politico offre spunti per
considerare questi giorni come decisivi,
«so che gli italiani non hanno votato me
o per il partito, ma dicendo proviamo
anche questo, è l’ultima spiaggia», e
dunque il dialogo che si apre con il movimento di Grillo, quello a intermittenza
con Berlusconi, le diverse anime di un Pd
tentato da fratture interne, tutte queste
dinamiche comunque non azzerano una
convinzione del premier: il clima non è
mai stato più positivo, «il risultato elettorale non lo lasciamo in frigo, non lo
consideriamo un trofeo da esibire, dobbiamo trasformarlo in energia», e del resto «un mese fa sembrava che io avessi la
peste, ora invece sono tutti favorevoli alle riforme».
Insomma quella che si è appena aperta, continua il premier, «è una settimana
decisiva» per le riforme istituzionali, che
devono avere una prima lettura parlamentare in via prioritaria rispetto alla riforma elettorale, «anche se a voi imprenditori, e giustamente, interessano poco i
dettagli, ma soprattutto che voltiamo
pagina, a cominciare dal bicameralismo
perfetto, ereditato da una Costituente» in
cui comunisti e democristiani, «e pochi
lo ricordano, non riuscirono a mettersi
d’accordo sulla necessità di superarlo».
Il primo a stringere la mano al premier, al momento dell’ingresso nel capannone che ospita le Confindustrie di
Vicenza e Verona, è l’imprenditore vitivinicolo Vito Finato, che lo sprona a proporre l’ex ministro Paolo De Castro come
commissario europeo («per noi ha sempre avuto un ruolo fondamentale»).
Renzi dice semplicemente che farà «il
possibile», ma non è poco.
Poi una lunga sfilza di obiettivi dei
prossimi mesi, una riforma della giustizia penale «in cui vai in carcere quando
sei condannato in via definitiva», entro
fine luglio il decreto sblocca cantieri,
contro gli ingorghi della burocrazia («le
Anche il Pd siciliano fa i conti con la
crisi e mette in cassa integrazione per
un anno i 13 dipendenti della sede
regionale di Palermo: 8 amministrativi,
due dei quali con funzioni dirigenziali,
due giornalisti, due autisti e un addetto
alle pulizie. Gli uffici di via Bentivegna
restano comunque a disposizione dei
parlamentari per le riunioni politiche.
Per fronteggiare l’emergenza, l’ex
segretario regionale Giuseppe Lupo
propone di aumentare la quota che
ogni deputato siciliano versa al partito,
portandola a 1.500 euro al mese (ora è a
quota mille). Il segretario regionale del
Pd Fausto Raciti cerca (a fatica) di
calmare le acque: «La sede del partito
non è chiusa. La decisione dolorosa di
procedere con la cassa integrazione era
prevista, ed è stata presa dopo un
confronto con i dipendenti e sindacati.
Ciò detto siamo impegnati per
riassorbire quanto prima il personale». I
tangenti nascono non dalle semplificazioni ma da un sistema complicato»), regole diverse per le infrastrutture in Europa, tempi certi per la giustizia civile.
In questo quadro gli abboccamenti
con i grillini sono soltanto sfiorati. L’incontro con i rappresentanti del movimento di Beppe Grillo potrebbe essere
mercoledì prossimo, il format è ancora
da decidere, ma l’unica certezza è che
non ci sarà lui. Una decisione che non è
una sottovalutazione, il presidente del
Consiglio vuole prendere sul serio l’offerta di M5S, «non lo considero un bluff
o una mossa per uscire dall’angolo», ha
ragionato con i suoi.
Questo non significa che passa in secondo piano l’accordo con Berlusconi,
anzi: per Renzi resta fermo e centrale il
patto del Nazareno, e ovviamente maggiori saranno i contributi, più ampia la
platea degli attori delle riforme «meglio
sarà per il Paese». Proprio ieri lunga
chiacchierata con Zaia, l’auspicio che anche la Lega possa in qualche modo partecipare e offrire un contributo, nella consapevolezza che molto dipenderà dalle
scelte del Cavaliere.
Alla fine dell’assemblea di Confindustria Giorgio Squinzi ha paragonato il
governo «a una Formula 1 che ha una
potenza formidabile che però deve ancora scaricare sul terreno per competere e
vincere». Da uomo di sport («Ho appena
finito di discutere di calcio con Renzi»,
ha ironizzato Squinzi) il numero uno di
viale dell’Astronomia sceglie un paragone automobilistico per descrivere come
gli imprenditori italiani vedono la nuova
guida politica del Paese. «Renzi non mi
sembra un premier a scadenza, è difficile
dare dei tempi ma certamente bisogna
agire. Qualcosa è stato avviato e da oggi a
fine luglio avremo un pacchetto di nuove
riforme. Certo non sarà facile recuperare
il ritardo ma siamo fiduciosi».
Oggi Renzi sarà a Firenze, per un appuntamento con gli investitori e gli imprenditori del tessile.
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Marco Galluzzo
A Palermo
Cassa integrazione
per 13 dipendenti pd
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Il calendario
Semplificazione
Tra le misure annunciate
ieri dal premier, quella
per la semplificazione fiscale
è in calendario per venerdì:
all’esame del Consiglio
dei ministri dovrebbe arrivare
un primo pacchetto,
con la dichiarazione
dei redditi precompilata
a domicilio e interventi
su detrazioni e catasto
Giustizia
Renzi ha annunciato la riforma
della giustizia in Consiglio
dei ministri entro giugno.
Il pacchetto del Guardasigilli
Orlando è fermo da tempo
a Palazzo Chigi (su
autoriciclaggio, prescrizione,
falso in bilancio). Il 24 giugno
in calendario in Senato
anche il ddl Anticorruzione,
di iniziativa parlamentare
Unioni civili
Il premier ha indicato
tra le priorità anche
un provvedimento sulle unioni
civili. Il ddl del governo
dovrebbe arrivare a settembre:
non sarà prevista la possibilità
di adozioni per coppie
dello stesso sesso
Senato e legge elettorale
In discussione anche le riforme
costituzionali e la nuova legge
elettorale: già slittate
da maggio (il calendario
iniziale prevedeva il sì in prima
lettura entro il mese scorso,
con la nuova legge elettorale)
il testo su nuovo Senato
e Titolo V è in commissione
a Palazzo Madama
GAMBELLARA (Vicenza) — Da
boy scout gli devono avere
insegnato che il toro è sempre
meglio prenderlo dalle corna e
così Matteo Renzi, invitato alla
prima assemblea congiunta
degli industriali di Vicenza e
Verona, non solo non ha eluso il
tema-chiave del fisco ma ne ha
fatto il centro del suo intervento.
La frase-calembour che sarà
ricordata a lungo da queste parti
è: «L’Agenzia delle Entrate deve
essere il consulente delle
aziende. Più che Stato di polizia
facciamo pulizia». Poco prima il
presidente della Confindustria
veronese, Giulio Pedrollo, aveva
definito l’insostenibile pressione
fiscale italiana come «un
esproprio legalizzato». E il
premier si è messo
in sintonia con lui e
la platea dei 3 mila
industriali presenti
nel grande
capannone
dell’azienda Perlini,
portando a casa un
numero
imprecisato di
applausi. La luna di
miele tra Renzi e
l’imprenditoria
veneta continua,
dopo il voto alle
europee ieri se ne è
avuta una nuova
conferma, anche se
è stato lo stesso
premier a
introdurre nel
clima dei
festeggiamenti un elemento di
realismo: «So che molti di voi
hanno votato Pd non perché ci
considerate bravi, non mi illudo.
L’avete fatto con l’animo di chi
dice “proviamo pure questa,
Renzi è l’ultima spiaggia”». Se il
Pil italiano fatica a rimettersi in
moto, a sentire i discorsi fatti sul
palco da Pedrollo e dal suo
collega vicentino Giuseppe
Zigliotto, il Veneto qualche
deciso passo in avanti già l’ha
fatto. Le ore di cassa integrazione
sono state dimezzate, a Vicenza
gli indicatori della produzione
nel primo trimestre 2014 hanno
fatto segnare addirittura +2,5%, a
Verona il tasso di disoccupazione
è addirittura a livelli tedeschi
ovvero sotto il 6%. «Vada avanti,
presidente — ha detto Pedrollo
— non ascolti le corporazioni e
conti pure su Confindustria. Non
si preoccupi se nel breve dovesse
perdere consenso perché se farà
le riforme lo riavrà con gli
interessi». Per favorire il
business e aiutare la ripresa gli
industriali veneti vorrebbero
fortemente la Tav tra Milano e
Venezia e Zigliotto si è spinto a
proporre a Renzi un patto: «Voi
ci tagliate le tasse del 30% e noi
aumentiamo gli investimenti del
50%». In un ambiente così
orientato all’ottimismo Renzi è
stato attentissimo a non passare
il segno. A non apparire come un
venditore di pentole. «Non vi
posso dire che abbasserò le tasse
ma posso promettervi che ne
renderò più semplice il
pagamento. Perché sulla Tasi ad
oggi ci ho capito poco anch’io».
Assieme a norme più snelle il
premier ha indicato come
prioritario «un rovesciamento
culturale» che non porti più a
considerare «il cittadino come
un evasore fiscale» solo perché
magari fa un errore formale
compilando la dichiarazione dei
redditi. Musica per le orecchie
degli industriali veronesi e
vicentini che non hanno avuto
remore a sottolineare il proprio
consenso. Sulle infrastrutture il
premier ha promesso un decreto
sblocca Italia entro il 30 luglio,
ha invitato la platea a non
contrapporre la Tav del Nord Est
a quella che dovrà collegare
Napoli e Bari («abbiamo bisogno
di un Sud che riprenda a
37,5
25
20,3
per cento i voti al
Pd in Veneto alle
Europee 2014
per cento
il risultato pd alle
scorse Politiche
per cento i voti al
Pd in Veneto alle
Regionali 2010
correre») e comunque ha fatto
capire di essere favorevole ad
investimento di
modernizzazione della linea
ferroviaria tra la Lombardia e il
Veneto. Nelle prime file ad
ascoltare Renzi c’era l’eurodeputata Alessandra Moretti
indicata dalla vox populi come la
carta che il Pd potrebbe giocare
nel 2015 per strappare la
Regione alla Lega. Il sindaco di
Verona, il leghista Flavio Tosi,
invece non si è fatto vedere. La
politica in senso stretto però è
rimasta fuori dall’assemblea e
l’esplosione del caso Mose non è
sembrata preoccupare più di
tanto né gli speaker né la platea.
La convinzione comune dei 3
mila imprenditori che hanno
affollato il capannone di
Gambellara è quella di
rappresentare «il Veneto di
mercato» che chiede allo Stato
poche regole e meno tasse ed è
dispostissimo a fare il suo
mestiere. A far ripartire gli
investimenti e a dare
occupazione. Renzi lo ha captato
e in un passaggio ha
riconosciuto esplicitamente il
valore dell’antropologia positiva
in salsa Nord Est. «Voi fate
impresa non solo per gli sghèi
altrimenti avreste chiuso le
aziende e investito nella finanza.
Siete qui perché creare aziende è
un elemento che trascina la
vostra comunità». E così,
almeno per una sera, la polemica
sul ruolo dei corpi intermedi è
rimasta a Roma.
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10 Primo Piano
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
I partiti Le scelte
Il Democratellum dei 5 Stelle
«Noi facciamo sul serio»
La proposta: proporzionale «corretto» e preferenze
E Grillo scrive al premier. L’obiettivo: uscire dal limbo
ROMA — «Facciamo sul serio». Beppe Grillo ci mette la
faccia e il blog. E dà continuità all’improvvisa apertura a
Matteo Renzi chiedendo ufficialmente un incontro al presidente del Consiglio per parlare di legge elettorale. Incontro che potrebbe esserci già la
prossima settimana. «Vogliamo uscire dal limbo», certifica Luigi Di Maio. Qualunque
siano le motivazioni, l’offerta
di disponibilità smuove le acque e rimette in discussione il
vecchio patto sull’Italicum,
già traballante, siglato tra
Renzi e Silvio Berlusconi.
Sul blog Grillo pubblica
una «lettera aperta» firmata
«M5S Camera e Senato». Rivolgendosi a Renzi con un rispettoso «Lei» che prende il
posto di sberleffi e insulti, i 5
Stelle descrivono la loro proposta di legge elettorale, definita «Democratellum». Si
tratta, scrivono, di «un sistema proporzionale in circoscrizioni di dimensioni intermedie che, pur essendo sen-
Il 40 per cento
Il sistema, opposto
all’Italicum, consente di
dare la maggioranza dei
seggi a chi ottiene il 40%
sibilmente selettivo, consente
l’accesso al Parlamento anche
alle forze politiche piccole».
Un sistema che «favorisce la
governabilità, senza presentare profili di incostituzionalità. Il suo impianto limita la
frammentazione dei partiti e
avvantaggia le forze politiche
maggiori». Tra le novità, la
possibilità di dare «preferenze negative», per penalizzare i
cosiddetti «impresentabili».
Il sistema è proporzionale, ma
corretto e consente di dare la
maggioranza dei seggi anche
a un singolo partito che ottiene il 40-41 per cento dei voti.
Nulla di più lontano dall’Italicum, apparentemente.
Ma a partire da questo, Grillo
e i suoi vogliono un confronto
con Renzi, «naturalmente in
streaming». Secondo i maligni, la svolta non è altro che
un grimaldello per aprire una
crepa nel Partito democratico
e insinuarsi tra le pieghe di un
già difficile accordo con Forza
Italia. Comunque sia, per reale volontà politica o per mero
espediente tattico, i 5 Stelle
sono usciti dall’impasse nella
quale erano caduti da mesi. E
si sono messi a fare politica,
prendendo atto del fallimento
dei proclami di vittoria, #vinciamonoi, incautamente lanciati prima del voto. «Il tentativo di far cadere il governo
Renzi è fallito — spiega Di
Maio — La vita della legislatura si configura più lunga e
la nostra vuole essere una risposta con i fatti alle Europee». Per questo, aggiunge il
capogruppo alla Camera Giuseppe Brescia, «abbiamo de-
WELCOME TO OUR WORLD
Le motivazioni
Il giudice: Grillo
fu sprezzante
con i carabinieri
«Sprezzante». Beppe Grillo
quando entrò nell’ormai
famosa baita in val Clarea
si dimostrò «sprezzante
degli avvertimenti»
ricevuti dal comandante
dei carabinieri di Susa sul
fatto che l’area era
inviolabile in quanto sotto
sequestro. Di qui, la
condanna a quattro mesi di
reclusione inflitta al leader
stellato dal giudice del
Tribunale di Torino Elena
Rocci, di cui ieri sono state
rese note le motivazioni.
Lo stesso Grillo, nello
scorso febbraio, postò sul
suo blog un video sulla
vicenda in cui nel finale
sventolava un paio di
manette: «Mi hanno
invitato in una baita dove
mangiavano della polenta
e io sono andato a
mangiare la polentina».
Quanto al sigillo«era già
portato via dal vento»,
come scritto nella notifica.
ciso di essere più propositivi».
A costo anche di prendersi
le legittime ironie degli espulsi, trattati come appestati per
aver chiesto proprio questo, il
dialogo: «I prodi e proni capigruppo — scrive l’ex Francesco Campanella — obbediscono ai Capi Supremi e come
un sol uomo dichiarano: credere, obbedire, dibattere!».
Allusione al repentino cambio di parola d’ordine, accolto
senza fiatare anche dai pasdaran dell’isolazionismo.
Ma sia chiaro, aggiungono i
dirigenti dei 5 Stelle, «questa
è un’apertura di merito sui
singoli provvedimenti, non
sul governo». E fanno esempi
di altri atteggiamenti simili:
l’anticorruzione, i nomi sulla
Corte costituzionale, lo stop ai
vitalizi ai mafiosi. In realtà è la
prima volta che, con relativo
annuncio dall’alto, si decide
una trattativa diretta con il
presidente del Consiglio. Di
Maio assicura che non si tratta di una presa in giro: «Non
andiamo a vendere un prodotto a scatola chiusa. Vedremo cosa verrà e cosa ci sarà da
discutere». E se viene o non
viene Renzi in persona non è
un problema: «A noi interessa
il risultato, non ci impicchiamo su una presenza o meno».
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Al. T.
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L’intervista Danilo Toninelli
«Con questa legge
potremmo valutare
anche alleanze
Deciderà la Rete»
I principi
Partner privilegiato dell’aeronautica fin dai suoi esordi,
Breitling si è imposto come la marca mitica per tutti i piloti
del mondo. Il nuovo Chronomat Airborne, serie speciale
del Chronomat creato trent’anni or sono per l’élite degli
aviatori, unisce una robustezza a tutta prova con tutte le
prestazioni di un autentico strumento per professionisti.
Progettato in vista delle missioni più estreme, ospita un
calibro manifattura Breitling 01, certificato come cronometro dal COSC – la massima autorità ufficiale in tema di
precisione e di affidabilità. Benvenuti nel mondo dell’audacia
e delle grandi imprese. Benvenuti nel mondo di Breitling.
B R E I TLIN G.COM
❜❜
CHRONOMAT
AIRBORNE
Le trattative
Ci sono principi
della nostra
proposta che non
toccheremo. Ogni 10
preferenze negative
contro un candidato
la lista perde un voto
ROMA — In passato aveva definito
l’Italicum, l’intesa sulla legge elettorale
tra Pd e Forza Italia, «carta igienica» e un
«obbrobrio democratico». Ora Danilo
Toninelli, uno dei padri della proposta
di legge del Movimento 5 Stelle, non si
tira indietro. Ma spiega perché il «Democratellum» (copyright Grillo-Casaleggio) sarebbe una buona base di partenza per la trattativa della nuova fase.
Come si fa a discutere, conciliando
Italicum e Democratellum, che sono il
giorno e la notte?
«L’Italicum è schifoso, il Democratellum ottimo».
Ecco, senatore Toninelli, se partiamo così, forse il dialogo finisce subito.
«Sono troppo autoreferenziale? Comunque, l’Italicum è morto e sepolto. E
incostituzionale. Non si può partire da
lì. Ha un premio di maggioranza folle e
non dà la preferenza agli elettori».
Dunque si discute solo a partire
dalla vostra proposta? E quanto si può
cambiare
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Primo Piano 11
italia: 51575551575557
Schede
Il Movimento 5
Stelle ha
presentato ieri
la sua
proposta di
riforma della
legge
elettorale,
definita
«Democratellum», che
dovrebbe
essere
sottoposta a
Renzi durate
l’incontro
chiesto dagli
stessi stellati.
Nella foto, il
vicepresidente
della Camera
Luigi Di Maio e
il deputato
Danilo Toninelli
illustrano una
delle due
schede
per il voto
(LaPresse)
ITALICUM
Più forti
CORREZIONI MAGGIORITARIE
Licenziati 41 dipendenti del vecchio Pdl
Meno forti
L’impianto proporzionale
è corretto dalla dimensione
delle circoscrizioni:
sono 42, di grandezza
intermedia, e questo crea
uno sbarramento «naturale»
(ad esempio, superiore al 5%
nelle 33 circoscrizioni
che assegnano il 60%
dei seggi)
PREMIO DI MAGGIORANZA
Il premio di maggioranza
è assegnato al primo turno
se un partito o coalizione
supera il 37%: ottiene
fino a 340 seggi su 630.
Se nessuno raggiunge la soglia
si va al ballottaggio tra i primi due
(chi vince ha 321 seggi).
Il resto dei seggi è diviso su base
proporzionale
No
Forza Italia alla finestra:
inutile trattare con loro,
no a giochi su più tavoli
DEMOCRATELLUM
Il Paese è ripartito in piccole
circoscrizioni (fino a 120),
che assegnano fino a sei
seggi. Correzioni in senso
maggioritario sono: premio
di maggioranza e soglie
di sbarramento (8%
per i partiti che corrono da soli,
4,5% per i coalizzati, 12%
per le coalizioni)
Sì
Il centrodestra Berlusconi concentrato sul processo Ruby
Non prevede premio
di maggioranza.
Ma, sottolineano i 5 Stelle,
grazie alle correzioni
(dimensioni dei collegi
e sistema di attribuzione
dei seggi) un partito oltre
il 40% può ottenere
più della metà dei seggi.
Non prevede coalizioni
PREFERENZE
Non è previsto il voto
di preferenza. In ciascun
collegio i partiti presentano
listini bloccati (da 3
a 6 candidati). Sarà possibile
per i singoli candidati presentarsi
in 8 collegi diversi
No
Sì
Le schede sono due: una per
il voto al partito l’altra
per la preferenza. Si può
esprimere un voto negativo
contro un candidato: il partito
sarà penalizzato. Vietate
le candidature in più collegi
C.D.S.
«Sulla nostra proposta vogliamo
aprire una discussione. Ci sono principi
cardine diversi dall’Italicum e che non
vogliamo toccare. Ma sulle tecnicalità si
può discutere».
È sui principi il problema. Per il pd
Guerini il vostro proporzionale non
garantisce governabilità.
«Si sbaglia, si confonde tra governabilità sana e vittoria certa. Il Consultellum prevedeva una governabilità drogata e maggioranze fragilissime. La
possibilità per i partiti di allearsi prima
del voto li rendeva ricattabili».
Voi come rimediate?
«Riduciamo la frammentazione e il
potere dei piccoli partiti. E consentiamo a un singolo partito, e questo è rivoluzionario, di andare da solo al governo
con il 40 per cento dei voti».
Non facilissimo.
«Se non ce la fa, si allea».
Ma l’elettore vuole sapere prima
del voto se i 5 Stelle si alleeranno con il
Pd o con la Lega.
«Le alleanze fatte prima del voto sono per spartirsi le poltrone. Quelle dopo, sono programmatiche».
Anche voi potreste allearvi?
«Se necessario sì, ma deciderà la rete. Le alleanze dopo il voto sono l’ossatura della democrazia. Altrimenti
avremmo la dittatura di un partito».
Incuriosisce il meccanismo del voto disgiunto e della preferenza negativa.
«Ci sono due schede. Sulla prima si
mette il voto alla lista. Sulla seconda le
preferenze, che si possono dare anche a
candidati di un’altra lista. Si possono
Chi è
Attivista
Danilo Toninelli,
39 anni, è nato
a Soresina in
provincia di
Cremona. Si è
laureato in
giurisprudenza
a Brescia e
prima di essere
eletto a
Montecitorio
faceva
l’impiegato
assicurativo
Gli incarichi
Eletto alla
Camera alle
politiche 2013,
è stato attivista
del Movimento
5 Stelle di
Crema dal
2009. Nel 2010
è candidato alle
Regionali
lombarde. È
vicepresidente
della
Commissione
Affari
Costituzionali e
membro della
Giunta per il
Regolamento
ROMA — Raccontano di un
Silvio Berlusconi sempre più distante dai temi che occupano la
scena della politica, concentrato
quasi esclusivamente sul processo d’appello sul caso Ruby
che venerdì riprenderà a Milano, angosciato per la paura che
domina le sue giornate da ormai due anni: «Rischio di finire
in galera a lungo». Un pensiero
fisso che cancella quasi tutti gli
altri, gettando nello sconforto
chi, nel partito, dovrebbe prendere posizione e decisioni. Invece, in Forza Italia, l’impressione
è che si navighi a vista. Con alcune parole d’ordine, ma con
una rotta non segnata.
Sul tema delle riforme, nessuno se la sente di dire quale sarà alla fine la decisione degli azzurri. Paolo Romani assicura
che «non c’è preoccupazione»
per la mossa di Grillo, perché
«dove vanno se propongono un
sistema elettorale che è l’opposto dell’Italicum? E anche sul
Senato, finora il M5S si è schierato contro il testo del governo». Detto questo «noi siamo
ancora in attesa che Renzi ci dica cosa vuole fare: alle nostre
obiezioni non hanno risposto».
Anche per questo si cerca di
rimanere sulla scena conquistandosi un po’ di centralità
grazie a un tema caro all’elettorato del centrodestra. La proposta messa a punto da Renato
Brunetta — che prevede una
raccolta di firme sul presidenzialismo — sarà ufficialmente
lanciata da Berlusconi domani
in una conferenza stampa, sempre che nel leader non prevalga
il malumore di ieri sera e alla fine non diserti l’incontro. Se sarà
confermato, Berlusconi dovreb-
mettere anche una o due preferenze negative: ogni dieci che colpiscono un
candidato, la lista in media perde un
voto. È un meccanismo che abbiamo
preso dalla legge elettorale svizzera».
E il voto disgiunto?
«Aiuta a combattere il voto di scambio. Si vota una lista e si può dare la preferenza al candidato di una lista diversa.
Se l’avvocato di Totò Riina, mettiamo,
candidato da Forza Italia, ottiene 100
mila preferenze ed è il più votato e Forza Italia invece ottiene 10 mila voti, insufficienti ad avere dei seggi, con questo meccanismo resta fuori».
In un giorno il Renzi ebetino, massone e dittatore è diventato buono per
le riforme. Un po’ strano no?
«Ora abbiamo una legge elettorale e
Renzi è legittimato dal voto. Abbiamo
preso atto di non aver vinto».
I vostri dissidenti volevano discutere con il Pd: li avete irrisi e cacciati.
«Non era l’unica motivazione».
Sul Senato siete pronti a discutere?
«Noi discutiamo su tutto. Ma la riforma di Renzi non ci piace assolutamente. È falso che riduca i costi, ed è
falso che acceleri l’iter».
Abbiamo visto spesso l’estenuante
ping-pong tra Camera e Senato, che
può durare mesi.
«Grazie a Dio. Abbiamo 350 mila leggi: meglio poche e ben fatte».
Il fatto che siano poche non vuol dire che siano buone.
«Il fatto che siano tante, vuol dire sicuramente che non sono buone».
Alessandro Trocino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lega Nord
Salvini e Alfano, incontro in Sicilia
«La responsabilità morale di tutto quello che avviene, anche
in mare, sull’immigrazione è di Matteo Renzi». Così Matteo
Salvini durante la sua visita in Sicilia (foto Ansa), dove ha
anche incontrato il ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Il punto
be ripetere quello che lo stesso
Brunetta sostiene in queste ore:
«Per noi i temi del Senato, del
Titolo V e della legge elettorale
non possono essere sganciati
dalla riforma delle riforme,
quella del presidenzialismo». E,
è l’avvertimento, Renzi «non
pensi di poter giocare su 3 o 4
tavoli, con i suoi, la Lega, Grillo
e infine noi. Non ci stiamo».
Si vedrà se nelle prossime ore
si arriverà a una stretta nella
trattativa sulle riforme, magari
con un faccia a faccia tra Renzi e
Berlusconi che però l’ex premier non sembra affatto desiderare. Intanto, nel partito cresce
la richiesta di arrivare alla scelta
di un gruppo dirigente riconosciuto e legittimato: «Serve una
segreteria, o lavorare è molto
difficile», dice Paolo Romani. Il
tutto mentre Raffaele Fitto continua il suo tour per l’Italia senza replicare direttamente a Maria Rosaria Rossi che dando voce alla rabbia di Berlusconi lo ha
definito «un professionista della politica». Lui conferma la sua
richiesta di primarie e avverte:
«Da qui non me ne vado». Costretti a lasciare il partito sono
invece 41 dipendenti del vecchio Pdl (molti di area ex An),
non riassorbiti in Forza Italia,
che ieri hanno ricevuto una lettera di licenziamento. Gli oltre
80 milioni di debiti — coperti
da una fidejussione di Berlusconi — hanno portato a una decisione che era nell’aria ma che
resta molto dolorosa: «Potevano almeno telefonarci», lo sfogo
degli «epurati».
Paola Di Caro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I nodi da sciogliere
nel centrodestra
Le tensioni interne
a Forza Italia sono
tutt’altro che esaurite:
Raffaele Fitto continua
a girare l’Italia per
lanciare la sua proposta
di primarie nel partito
I dubbi sul patto
del Nazareno
Il rapporto con Renzi,
inaugurato dall’incontro
al Nazareno, ha subito
sorti altalenanti,
con Berlusconi che
ha accusato il premier
di non rispettare i patti
Le riforme
e l’irruzione di Grillo
Le trattative sulle
riforme, a partire
da Senato e legge
elettorale, sono state
scosse dalla decisione
di Grillo di trattare
a sua volta con Renzi
Presidenzialismo,
la raccolta di firme
Berlusconi è deciso
a lanciare una raccolta
di firme per l’elezione
diretta del capo dello
Stato, vecchia bandiera
del centrodestra
12 Primo Piano
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
I partiti Le scelte
Pensionamento anticipato dei giudici
I dubbi del Csm: aperto un dossier
Domani il verdetto del plenum sullo scontro interno alla procura di Milano
ROMA — È la vigilia del
giorno cruciale per la procura
di Milano. Domani il plenum
del Csm dovrà valutare se le accuse mosse al capo dell’ufficio
Edmondo Bruti Liberati, dal
suo vice Alfredo Robledo, di
aver violato le procedure nell’assegnazione delle inchieste,
inclusa quella su Ruby, devono
essere archiviate oppure no. La
prima e la quinta commissione
proporranno solo la segnalazione delle anomalie e dei
comportamenti alla commissione incarichi e ai titolari delle
azioni disciplinari, per entrambi. Ma si attende una relazione di minoranza più severa.
Intanto però tiene banco a
Palazzo Marescialli l’allarme
sul pensionamento anticipato
dei giudici. Un provvedimento
capace di decapitare molti uffici giudiziari e collegi giudicanti. Problema non risolto dalla
norma transitoria, si teme al
Csm. Per questo ieri Riccardo
Senato
Il presidente
del Senato
Pietro Grasso
ieri ad un
convegno
con il
commissario
antiracket
Elisabetta
Belgiorno
Fuzio, togato di Unicost e presidente della Commissione regolamento, ha chiesto l’apertura di una «pratica urgente»
affinché siano valutati i vari
elementi di «inadeguatezza»
della disciplina transitoria che
terrebbe in servizio fino al
2015 solo quelli al vertice degli
uffici. Riservare un trattamento diverso ai magistrati ultrasettantenni, a seconda che ricoprano o meno incarichi di
vertice, si fa notare, è in con-
trasto con il principio costituzionale per cui i magistrati si
distinguono solo per diversità
di funzioni. Ma preoccupa anche il possibile esodo dei magistrati 70enni (o con più di 66
anni) che non potrebbero più
concorrere per gli incarichi direttivi di durata quadriennale.
Con la loro uscita salterebbero
i collegi giudicanti e forse i
processi.
Una situazione resa più tesa
dalla norma sull’azione civile
diretta contro i magistrati, passata alla Camera. Il ministro
Orlando riceverà a breve l’Anm
che protesta contro il ddl.
«Non si tratta di una difesa
corporativa — spiega Rodolfo
Sabelli — ma pensare che chi,
anche a torto, si ritiene danneggiato, potrà in qualsiasi
momento intentare un’azione
civile diretta contro il magistrato, senza il filtro dello Sta-
to, è incostituzionale e viola
l’indipendenza del giudice. Intanto scatterebbe, immediata,
l’incompatibilità del giudice
con l’imputato e poi è evidente
la funzione di intimidazione».
Ma il pasticcio è ancora più
grosso. Al Senato c’è già, in
commissione giustizia, una
norma sulla responsabilità civile dei magistrati. E lo stesso
presidente della commissione
forzista, Nitto Palma, annuncia
che del provvedimento passato
alla Camera non si terrà conto.
«In settimana — anticipa —
voteremo i nostri emendamenti. Se il nostro ddl che è
una disciplina organica sulla
responsabilità civile dei magistrati, e non prevede l’azione
diretta, dovesse passare è chiaro che quell’emendamento
della Camera verrà soppresso».
Virginia Piccolillo
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Il caso La proposta è basata sul modello tedesco: unioni, anche omosessuali, equiparate a un matrimonio, ma senza possibilità di adottare
Unioni civili, il Pd si muove. Tensioni nella maggioranza
Il premier: legge a settembre. Forza Italia apre, ma Quagliariello: «No a fughe in avanti»
ROMA — Nell’agenda del governo Renzi le Unioni civili hanno
conquistato il posto d’onore. «Le
faremo a settembre», ha detto il
presidente del Consiglio. E Ivan
Scalfarotto, il sottosegretario del
Pd alle Riforme, ha rilanciato con
gioia l’hastag preferito da Matteo
Renzi: «È #lavoltabuona», perché
il premier ha parlato esplicitamente di un «modello alla tedesca». Ha
dettato chiaramente i tempi, con i
suoi modi che non ammettono deroghe.
E così adesso un testo di legge
vero e proprio preparato dal governo non c’è, ma le indicazioni
sono state ben
chiare: il modello tedesco,
Le misure
tradotto, vuol
dire equiparare le unioni
Il registro
civili, anche
Il governo
omosessuali,
lavorerà a
ad un matrisettembre sulle
monio a tutti
unioni civili. Il
gli effetti. Con
modello è quello tedesco.
un’unica limiUna coppia omosessuale
tazione: nespotrà iscriversi nel
suna possibiregistro delle unioni civili:
lità di adoziodiritti e doveri saranno
ne di bambicosì in linea con (ma non
ni.
del tutto uguali a) quelli
U n’ i p o tes i
del matrimonio
di legge che
non dovrebbe
I diritti
trovare ostaSaranno estesi
coli all’interanche alle
no del Pd, ma
unioni civili
che ha già un
soprattutto diritti in
chiaro diniemateria assistenziale ed
go da un alleeconomica: la reversibilità
ato del goverdella pensione o la
no: di questo
successione, in caso della
modello tedemorte di uno dei partner;
sco, che cono il riconoscimento della
ferisce alle
coppia nei bandi dei
unioni civili
servizi degli enti locali
tutti i diritti
del matrimoAdozioni
nio, nel Ncd
Le unioni civili
non ne votra persone
g l i o n o p ro dello stesso
prio sapere.
sesso non
«Siamo diprevederanno la possibilità
sposti a metdi adottare figli. È uno dei
tere mano al
temi di maggiori divisioni
codice civile
nella maggioranza. Non è
per adeguare i
escluso, però, che possa
diritti. Ma
essere permessa l’adozione
non accettiadel figlio naturale del
mo alcune coproprio compagno
se. Quando è
nato il governo, il tema delle unioni civili è stato messo sul tavolo », garantisce il
ministro Ncd Maurizio Lupi. E
spiega: «Tre cose sono state chiarite: non si dovevano equiparare le
unioni civili alla famiglia, niente
adozioni e niente pensione di reversibilità».
Critico anche il parere del senatore Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale del Ncd: «Per
noi il matrimonio resta quello fra
uomo e donna e la famiglia resta
quella fondata sul matrimonio.
Fin qui nessuno ha mai proposto
questi temi a livello di governo e
non accetteremo fughe in avanti.
Per noi la priorità è un’altra: pro-
muovere una legge d’iniziativa popolare per aiutare fiscalmente le
famiglie che in questi tempi difficili hanno il coraggio di mettere al
mondo i figli».
Un’ipotesi di legge che trova
l’ostacolo di un alleato di governo,
ma trova invece una porta spalancata da parte di Forza Italia. Già nei
giorni scorsi era stata Francesca
Pascale e Toti
La compagna dell’ex Cavaliere e il
consigliere politico di Forza Italia
hanno indicato che il partito è
pronto a sedersi attorno a un
tavolo per normare le unioni civili
Pascale, la donna più vicina a Silvio Berlusconi, a proclamare una
grande apertura alle unioni civili.
Adesso si aggiunge, a darle manforte, l’autorevole voce dell’uomo
che oggi è più vicino al leader di
Forza Italia: Giovanni Toti. Non ha
dubbi il consigliere politico di Silvio Berlusconi:«In un partito liberale come è Forza Italia, non possiamo non difendere la libertà di
affetti anche omosessuali, così come facciamo con il censo e la religione. Penso che si possano trovare abbastanza margini di convergenza per una discussione su questi temi. L’importante è che tutti si
mettano da
parte gli elementi ideolo- Nel mondo
gici».
Giovanni
Toti ragiona e
Germania
In Germania, le
pensa alle pa«partnership»
role di papa
omosessuali
Francesco:
sono riconosciute
«Anche il pondal 2001. Le unioni gay
tefice ha sollegodono di tutti i diritti e i
citato una ridoveri previsti per i
flessione su
matrimoni eterosessuali,
questi temi.
tranne le adozioni. Ma
Penso che sia
se uno dei due coniugi ha
davvero arriun figlio naturale, l’altro
vato il mopartner può adottarlo
mento di mettere seriamente mano al diFrancia
ritto per fare
Un anno fa, la
questa legge.
Francia ha
Per noi la cosa
legalizzato le
importante è
nozze gay e le
che non si facadozioni da parte delle
cia una legge
coppie omosessuali. «Il
che leda in
matrimonio — si legge
qualche modo
nella nuova versione del
i diritti dei ficodice civile — è
gli o i diritti
contratto tra due persone
della famiglia
di sesso opposto o dello
tradizionale».
stesso sesso»
Il consigliere politico di
Usa
Negli States, la
Berlusconi dilegislazione
ce quindi che
sulle unioni gay
il partito è
varia da Stato a
pronto a seStato: 19 quelli che
dersi attorno
riconoscono il matrimonio
ad un tavolo
omosessuale. La situazione
per normare le
è in evoluzione. Nel 2013
unioni civili:
la Corte suprema ha abolito
«Siamo pronti
il Dma: la legge che
ad un dibattito
riconosceva il matrimonio
tra le forze posolo se tra uomo e donna
litiche parlamentari su un
testo di legge
che parli di unioni civili in senso
serio, come abbiamo fatto per le riforme. L’importante è che Matteo
Renzi non faccia presentare i suoi
ad un dibattito con tra le mani un
testo blindato».
Alessandra Arachi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Primo Piano 13
italia: 51575551575557
Le tangenti in Veneto
Proteste a Venezia, sospeso il Consiglio
Caos dentro e fuori dal Comune. Meneguzzo: Milanese era insospettabile
DALLA NOSTRA INVIATA
Venezia — «Voglio dire con
assoluta chiarezza che non ho
intenzione di ricandidarmi, né
con i partiti né senza partiti». Il
sindaco dimissionario di Venezia Giorgio Orsoni stava dicendo questo, ieri, mentre altrove i
pubblici ministero del caso Mose stavano interrogando due dei
protagonisti dell’inchiesta (Roberto Meneguzzo e Patrizio Cuccioletta) e mentre fuori dall’aula
consiliare di Mestre la tensione
è salita fino a costringere i poliziotti a intervenire con i lacrimogeni per evitare contatti fra
gli attivisti di Forza nuova e
gruppi di ragazzi di centri sociali e associazioni di sinistra.
Sono arrivati tutti assieme,
sotto le finestre dell’aula consiliare, a urlare slogan anti Orsoni, anti pd, anticorruzione, a insultarsi a vicenda e a cercare lo
scontro fisico che gli agenti
hanno scongiurato non senza
fatica. Anche all’interno del palazzo, subito dopo l’intervento
dell’ormai ex sindaco (che ha
deciso di lasciare perché coinvolto nell’inchiesta sul Mose e
ora in attesa che il giudice decida sulla sua richiesta di patteggiamento) il Consiglio è stato
sospeso per evitare disordini
dopo le invettive del pubblico e
dopo che qualcuno (non è chiaro chi) ha lanciato una secchiata
d’acqua dal primo piano contro i
Tafferugli Il lancio di un tavolino. Sotto, l’ex sindaco Orsoni
sostenitori di Forza nuova fermi
in un sit-in davanti all’ingresso
del Comune.
Alla fine la giornata politica si
è chiusa con la stesura di una
mozione che il centrosinistra
dovrebbe votare lunedì: poche
righe per chiedere al governo e
al parlamento una commissione
d’inchiesta parlamentare sulle
attività del Consorzio Venezia
Nuova (Cnv), il potentissimo
ente lagunare che sta costruendo il Mose. Il documento chiede
di smantellare, in sostanza, il
Cnv e di verificare la tenuta tecnica, ambientale e scientifica del
progetto.
Sul fronte giudiziario ieri è
stato il giorno di due interrogatori importanti. Quello di Roberto Meneguzzo, l’uomo che
con la sua Palladio Finanziaria è
il simbolo del salotto buono della finanza del Nordest, arrestato
per corruzione e rivelazione di
segreto d’ufficio. E quello di Patrizio Cuccioletta, il magistrato
delle acque che aveva il compito
di controllare i lavori per conto
Imbarazzo di Zoggia
Si fa sostituire in Giunta
ROMA — Con una lettera riservata, inviata al
presidente dei deputati democratici, Davide
Zoggia ha fatto un primo passo indietro. L’onorevole del Pd ha chiesto a Roberto Speranza di
sostituirlo nella Giunta per le autorizzazioni di
Montecitorio, i cui membri sono chiamati in
questi giorni a esaminare il caso di Giancarlo
Galan.
Per l’ex presidente del Veneto i giudici che indagano sulle mazzette del Mose hanno chiesto la
custodia cautelare ed entro luglio la Camera sarà
chiamata a concedere (o negare) il via libera. E
poiché il nome di Zoggia è
spuntato nelle carte della stessa
inchiesta, l’ex esponente della
segreteria di Bersani ha deciso
di togliersi dall’imbarazzo. Un
gesto che nel partito è stato accolto con generale sollievo, ancor prima di essere ufficializzato. «Gesto di assoluta correttezza», approva Walter Verini. E
Danilo Leva: «Per questioni di
opportunità un passo indietro
di Zoggia dalla Giunta ci potrebbe anche stare».
Da giorni i colleghi di partito
parlavano di lui con preoccupazione. Diversi renziani avevano
discusso con Speranza, sia pure
senza clamore, dell’opportunità di sostituirlo in Giunta. E così il già presidente
della Provincia di Venezia — che gli amici descrivono «molto provato per essere stato sbattuto sui giornali» — si è deciso e ha scritto al capogruppo. Una missiva in cui ribadisce di non essere indagato e di non essere direttamente coinvolto nella vicenda: «Caro Roberto, per non
mettere in difficoltà il partito di cui mi onoro di
far parte...». Speranza ha apprezzato. «Davide ha
fatto un bel gesto, che non era dovuto e che nessuno gli aveva chiesto — ha spiegato il capogruppo ai suoi —. Non avendo ricevuto alcun
avviso di garanzia, ha dimostrato di avere a cuore l’interesse generale». Zoggia, che ai tempi di
Bersani segretario ha guidato gli Enti locali, sarà
sostituito dalla collega Laura Garavini. Un avvicendamento pro tempore, perché lascerà il suo
scranno in Giunta soltanto finché la commissio-
ne non avrà concluso i lavori sul caso Galan.
La mossa era nell’aria sin da sabato, da quando Matteo Renzi, all’assemblea nazionale dell’Ergife, aveva lanciato un forte monito riguardo
al Mose: «Chi sa, vada dai magistrati e parli».
Una moral suasion che i democratici avevano interpretato come rivolta a Zoggia, o anche a lui. A
fare il suo nome ai giudici è stato il sindaco dimissionario di Venezia indagato per finanziamenti illeciti. Giorgio Orsoni ha parlato di «insistenze reiterate e pressanti del Pd, avanzate dai
suoi responsabili politici e contabili, Zoggia,
Deputato
L’onorevole
Davide Zoggia
è stato eletto alla
Camera lo scorso
anno. È stato
presidente
della Provincia di
Venezia dal 2004 al
2009 e responsabile
organizzativo del
Partito democratico
per cinque mesi dal
giugno al dicembre
2013 (Errebi/
Mirco Toniolo)
Marchese e Mognato». Presunte pressioni per
incassare i finanziamenti di Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova.
Due giorni fa, riguardo alla campagna elettorale di Orsoni, gli avvocati di Zoggia hanno affermato in una nota che il loro assistito diede
«indicazioni solo di natura politica» e che mai
avrebbe partecipato ad alcun incontro in cui si
sia parlato di finanziamenti elettorali. Ieri mattina Zoggia era alla Camera. Ma mercoledì scorso,
quando la Giunta ha cominciato a compulsare le
carte del caso Galan, il deputato bersaniano ha
disertato la riunione. La commissione è convocata mercoledì 25 giugno per l’audizione del deputato di Forza Italia e Zoggia, anche questa volta, non ci sarà.
Monica Guerzoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
polaroideyewear.com P8443D
Il caso Avrebbe dovuto decidere dell’arresto di Galan
dello Stato e che invece secondo
la ricostruzione della procura
avrebbe intascato mazzette per
centinaia di migliaia di euro.
I pubblici ministeri Stefano
Ancilotto, Stefano Buccini e Pa-
Il sindaco dimissionario
Orsoni: «Non ho
alcuna intenzione
di ricandidarmi,
né con i partiti né senza»
ola Tonini hanno chiuso i verbali dopo molte ore e hanno deciso
di secretare quel che ha raccontato Cuccioletta, apparso molto
provato e più disponibile a raccontare dettagli rispetto alla
volta precedente quando aveva
giurato che «credevo fossero regali». Meneguzzo ha negato di
aver mai intascato mazzette: «Io
avevo un contratto di consulenza finanziaria con il Consorzio e
ho cercato le banche per avere a
tassi bassi gli anticipi dei soldi
del Cipe» ha spiegato. I pm hanno insistito sui suoi rapporti con
Marco Milanese, braccio destro
dell’ex ministro Giulio Tremonti, e con altri personaggi romani, politici e non. «I contatti erano dettati dalla mia attività professionale» è in sostanza la risposta registrata nel verbale.
«Sono persone che all’epoca
erano al di sopra di ogni sospetto». Di tangenti, ha ripetuto Meneguzzo, «non ho mai saputo
nulla. Non ho preso un euro».
Ieri mattina, il tribunale dei
ministri si è riunito per la prima
volta per valutare la posizione
dell’ex ministro dell’Ambiente e
dei Trasporti Altero Matteoli finito nell’inchiesta (lui nega ogni
addebito) perché ritenuto beneficiario di 120 milioni di euro
per bonificare una parte dei
Marghera. Sarà sentito il 27 giugno.
Giusi Fasano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I pm su Expo
«Giudizio
immediato
per Rognoni»
Richiesta di giudizio
immediato per l’ex
direttore generale di
Infrastrutture Lombarde
Antonio Rognoni e altre
7 persone nell’ambito
dell’inchiesta su una
serie di appalti truccati
per i lavori Expo. L’hanno
avanzata il procuratore
aggiunto di Milano,
Alfredo Robledo, e i pm
Paola Pirotta e Antonio
D’Alessio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Carige
Berneschi,
nuova accusa
di aggiotaggio
Una nuova accusa per
Giovanni Berneschi
arrestato il 22 maggio
nell’ambito dell’inchiesta
sulla maxi truffa ai danni
della Carige. L’ex
presidente dell’istituto di
credito è infatti indagato
per aggiotaggio. La notizia
emerge dal prospetto
informativo relativo
all’aumento di capitale
dell’istituto di credito.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
14
italia: 51575551575557
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Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Primo Piano 15
italia: 51575551575557
Il governo Le misure
Tasi, niente sanzioni per chi paga in ritardo
L’ipotesi di versamento al 30 giugno o a fine luglio. Decreto Irpef, voto di fiducia
Oggi al Quirinale i decreti su burocrazia e imprese. Eurostat, il record tasse
✒
I provvedimenti
di ANTONELLA BACCARO
N
on ci vorrà molto ormai
perché il nodo venga al
pettine. Sulla «voluntary
disclosure», la regolarizzazione
volontaria dei capitali detenuti
all’estero, la discussione entra
nel vivo domani con l’esame
delle proposte di modifica del
disegno di legge in commissione
Finanze alla Camera. Qui, ieri,
sono stati depositati un
centinaio di subemendamenti
all’emendamento del relatore
Giovanni Sanga (Pd) che ha
interamente sostituito l’articolo
1 sulla regolarizzazione. Com’è
noto, la proposta di Sanga fa
salvo il principio originario del
provvedimento, nato sotto il
governo Letta, quello del
pagamento integrale delle tasse
e delle imposte con il solo sconto
sulle sanzioni e l’esclusione dei
reati dichiarativi (non di frode),
introducendo una semplice
forfettizzazione della tassazione
per i capitali minimi, cioè quelli
fino a due milioni di euro.
Nessun condono. Ma sul suo
cammino l’emendamento Sanga
ha incrociato il
subemendamento Causi (Pd) che
recepisce elementi che sono stati
espunti dal decreto «Finanza per
la crescita», disegnato dal
ministero dello Sviluppo
economico. Il rientro dei
capitali, solo se finalizzato al
conferimento all’azienda,
comporterebbe un’iscrizione a
bilancio come utile con
pagamento di un’aliquota del
27%. Non solo. Il
subemendamento esclude la
perseguibilità anche dei reati di
frode fiscale e falso in bilancio.
In tutto questo si era inserito il
tentativo di Francesco Boccia
(Pd) di fare una sintesi delle
posizioni, tentativo che però non
si è tradotto in un
subemendamento, forse per
evitare di amplificare lo scontro
già in corso nel partito. Tutte le
posizioni finora sono apparse
legittime, perché Renzi non si è
mai pronunciato sul tema, al
contrario del ministero
dell’Economia, che ha fatto
sapere di essere contrario a
qualsiasi ipotesi di condono
legata al rientro dei capitali
dall’estero, proprio nel giorno
della presentazione del
subemendamento Causi.
Chi volesse dilettarsi con la
dietrologia aggiungerebbe al
quadro anche il ruolo da
consigliere del premier che l’ex
ministro delle Finanze, Vincenzo
Visco, si è ritagliato dopo la
recente nomina a direttore
dell’Agenzia delle Entrate di
Rossella Orlandi. Visco si è detto
fermamente contrario alla
voluntary disclosure, proprio
perché «il provvedimento rischia
di diventare un’amnistia fiscale
più estesa di quelle fatte da
Tremonti ai suoi tempi». Renzi
ascolterà il suo consiglio?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
incertezza circa il campo di
applicazione di una norma».
In ogni caso il perdono riguarderà solo la Tasi e non
l’Imu sulle seconde case, che
sempre ieri ha visto scadere il
termine per il pagamento della prima rata ma che non ha
vissuto le stesse incertezze.
Alcuni Comuni, in realtà, si
sono portati avanti, annunciando che non applicheranno le sanzioni ai ritardatari:
Vicenza, Savona e Brescia fino
al 12 luglio, Torino fino al 30
giugno, come Genova che
precisa di essere in attesa di
«un’indicazione esplicita da
parte del governo». Altri ancora hanno scelto di rinviare
direttamente la scadenza, come Bergamo e Piacenza, trovando l’applauso di Confedilizia che invita tutti i sindaci
italiani a seguire la stessa strada. Insomma, un’indicazione
generale del governo potrebbe evitare un nuovo caos sulle
scadenze.
Come previsto, ieri alla Camera il governo ha posto la
questione di fiducia sul decreto legge che contiene il bonus
da 80 euro per i lavoratori dipendenti. Nessuna modifica,
quindi, né si potrebbe visto
che il provvedimento scade
tra pochi giorni: il 23 giugno.
Dovrebbero essere pubblicati
tra oggi e domani in Gazzetta
ufficiale i decreti legge sulla
Pubblica amministrazione, gli
incentivi alle imprese, l’ambiente e l’agricoltura approvati dal Consiglio dei ministri di
venerdì scorso. Il ministro
dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dice che l’Italia ha un
Il decreto Irpef e il bonus di 80 euro
1
2
3
4
Sul decreto Irpef, che contiene tra l’altro il bonus di
80 euro in busta paga, il governo ieri ha posto la
fiducia alla Camera, come già aveva fatto al
Senato il 5 giugno scorso. Il provvedimento va
convertito in legge entro lunedì 23 giugno. L’aula
della Camera voterà la fiducia a partire da oggi e
dovrebbe completare le votazioni domani.
Arriva la dichiarazione precompilata
Sarà il provvedimento-bandiera del nuovo decreto
sulle Semplificazioni fiscali, che dovrebbe essere
presentato in Consiglio dei ministri questo venerdì,
come annunciato ieri dal premier Matteo Renzi.
L’adozione della dichiarazione precompilata, su cui
sta lavorando il viceministro Luigi Casero (Ncd),
potrebbe prevedere un periodo sperimentale.
L‘ingorgo dei pagamenti del 16 giugno
La prima rata della Tasi negli oltre 2 mila Comuni
che hanno deliberato l’aliquota, poi l’Imu su
seconde e terze case e su negozi e capannoni, e
poi per le imprese, Irpef, addizionali Irpef, Ires,
Irap, Iva. È stato un lunedì «nero» per i
contribuenti. Cui il governo potrebbe concedere la
possibilità di non pagare sanzioni per l’eventuale
ritardo del pagamento della prima rata Tasi.
La classifica del carico fiscale in Europa
ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA
Rientro capitali,
la battaglia
dei condoni
ROMA — È in arrivo il perdono per i ritardatari della Tasi. Ieri, negli oltre 2 mila Comuni che avevano deciso per
tempo aliquote e detrazioni, è
scaduto il termine per il pagamento della prima rata della
nuova tassa sulla casa. Ma il
debutto dell’imposta è stato
accompagnato da una grande
confusione, con il balletto sul
rinvio della scadenza andato
avanti per settimane e chiuso
con lo slittamento al 16 ottobre nei 6 mila Comuni che
non avevano adottato le relative delibere. Per questo il governo sta per imboccare la
strada della clemenza. Il ministero dell’Economia ha allo
studio una circolare che chiarisce come, almeno per una
prima fase, i ritardatari non
dovranno pagare le sanzioni
aggiuntive.
Lo sconto non è da poco
perché la «multa» vale lo 0,2%
della somma dovuta per ogni
giorno di sforamento nelle
prime due settimane, per poi
salire progressivamente. Non
è ancora deciso se il ministero
indicherà una nuova scadenza
valida su tutto il territorio nazionale, che potrebbe essere il
30 giugno o il 31 luglio, oppure se si limiterà a stabilire il
principio lasciando poi ai sindaci la scelta della data precisa. L’orientamento era stato
anticipato nei giorni scorsi dal
sottosegretario all’Economia,
Enrico Zanetti (Scelta civica),
che aveva considerato applicabile l’articolo 10 dello Statuto del contribuente, quello
che tutela il cittadino in caso
di «condizioni di obbiettiva
Tra il 2011 e il 2012, secondo Eurostat, l’Italia è
stata il Paese che in Europa , dopo l’Ungheria, ha
conosciuto l’aumento maggiore della tassazione
rispetto al Pil, passando dal 42,4% al 44%. L’Italia
nel 2012 si è posizionata al sesto posto nella
classifica Ue dell’imposizione fiscale/Pil dopo
Germania, Francia, Svezia, Finlandia e Belgio.
problema di «tassazione eccessiva» e «in parte di mercato
del lavoro» ma i veri problemi
sono «soprattutto la trasparenza della Pubblica amministrazione, la giustizia civile
che costa una marea di soldi,
un sistema di certezza del diritto che non viene rispettata». Anche se con dati non
proprio aggiornatissimi, relativi al 2012, proprio ieri Eurostat ci ha ricordato che l’Italia
è il secondo Paese europeo in
cui la pressione fiscale è salita
di più: nell’anno dell’Imu introdotta dal governo Monti
era arrivata al 44% del Prodotto interno lordo, contro il
42,4% dell’anno precedente.
Peggio di noi, sempre nel
2012, ha fatto solo l’Ungheria
mentre la media europea resta
parecchi punti più in basso, al
39,4%.
Intanto, forse per effetto
delle nuove possibilità aperte
dalla mediazione, scende il
numero dei ricorsi presentati
da cittadini e imprese alle
commissioni tributarie. In
t u t to i l 2 0 1 3 s o n o s t a t i
256.814, il 3% rispetto all’anno precedente. Ma le tasse
sulla casa continuano ad avere
un certo peso nelle statistiche
delle irregolarità accertate
dalla Guardia di Finanza: tra
Imu, Tares e altre imposte dello stesso gruppo, nel biennio
2012-2013 gli evasori denunciati sono stati sono stati
3.607 per un totale di somme
non versate al Fisco pari a 21
milioni di euro.
Lorenzo Salvia
@lorenzosalvia
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Il caso Nel decreto è prevista la riduzione del bonus legato alle cause
Avvocati dello Stato, addio premi
E partono tre giorni di sciopero
Il nodo degli onorari d’oro per i 347 legali pubblici
di SERGIO RIZZO
ROMA — Il decreto sulla Pubblica amministrazione ancora fisicamente non c’è. Ma la cosa che li ha
mandati letteralmente in bestia è
un passaggio del quale da giorni si
parla. Le versioni (e le voci) cambiano di ora in ora. La sostanza, però, quella non cambia di molto, visto che comunque si risolverà in
una bella mazzata alle retribuzioni.
Diciamo subito che non si tratta di
stipendi esattamente modesti. E soprattutto parliamo di una categoria
di persone, gli avvocati dello Stato,
che fa parte della crema della nostra
burocrazia. Due circostanze che
rendono assolutamente clamorosa
l’iniziativa di protesta presa dai loro
sindacati: uno sciopero di tre giorni.
I 347 avvocati dello Stato sono un
corpo d’élite con il compito di patrocinare le Pubbliche amministrazioni nelle cause e fornire loro pareri legali. Al pari del Consiglio di Stato o della Corte dei conti, rappresentano un serbatoio dal quale i
governi attingono per gli incarichi
fiduciari. Per avere un’idea del loro
peso basta il curriculum dell’attuale
Avvocato generale Michele Dipace:
dal 1981 al 2005 quasi ininterrottamente al fianco di ministri di ogni
schieramento.
Il loro costo (fonte il sito Internet
dell’Avvocatura) è di 81,3 milioni
l’anno: il che significa 234 mila euro
mediamente l’anno a cranio. In casi
come questi è sempre opportuno
ricordare la famosa storia dei polli
di Trilussa: anche se la media dice
uno a testa, c’è chi ne mangia due e
chi nessuno. In ogni caso sono retribuzioni collocate nella fascia alta
del pubblico impiego. Tanto più
che la busta paga ha anche una succulenta appendice. E proprio questo è il punto
Una norma risalente al 1933 e poi
modificata in seguito stabilisce infatti che agli avvocati dello Stato
venga corrisposto anche un onorario per le cause vinte o per quelle
nelle quali il giudice abbia stabilito
la compensazione delle spese fra le
parti (in pratica ognuno si paga i
suoi legali). Quanti soldi? Negli ultimi due anni, 87 milioni e mezzo.
ossia fra i 43 e i 44 milioni l’anno.
Che divisi per 347 fa più di 126 mila
euro l’anno per ciascuno in media.
E sottolineiamo «in media».
Vi domanderete: che senso ha
pagare anche l’onorario a un avvocato assunto a tempo indeterminato che già prende uno stipendio
non proprio trascurabile? Domanda assolutamente plausibile, che ha
una risposta. Avrebbe il senso di
rappresentare un incentivo per vincere le cause, come se lo stipendio
non fosse incentivante a sufficienza. Ma è una tesi evidentemente
non condivisa proprio a fondo dal
governo di Matteo Renzi.
Il decreto stabilirà dunque che
quando il giudice compensa le spese, gli avvocati dipendenti dello
Stato non avranno più diritto ad alcun onorario. Nel caso invece di
cause vinte con liquidazione della
parcella ai legali del vincitore,
l’onorario dovrebbe essere ridotto
in misura drastica: anche al 10 per
cento. E dato che le cifre derivanti
dalle compensazioni sono di gran
lunga le più rilevanti (quasi 70 milioni su 87 e mezzo nel biennio
L’Avvocatura dello Stato
Nelle 26 sedi regionali
347
Avvocati
234 mila euro
Onorari incassati
nel biennio
2012-2013
Le 5 sedi principali
totale
ROMA
Spese compensate
69.895.989
spese liquidate
totale onorari
19.476.086
87.563.703 euro
Stipendio medio
degli avvocati
NAPOLI
8.124.842
27.600.929
6.884.734
772.829
7.657.564
4.735.761
PALERMO 183.173
4.918.934
772
Personale amministrativo
spese compensate
Spese liquidate
17.667.714
MILANO
2.685.704
1.263.135
BARI
3.152.363
436.594
3.948.839
3.588.958
CORRIERE DELLA SERA
2012-2013), ecco che il bonus oltre
lo stipendio si potrebbe rimpicciolire in modo mostruoso.
Spiegano che il provvedimento
riconosce per la prima volta all’Avvocatura dello Stato, una macchina
che oltre ai 347 burocrati conta 772
dipendenti disseminati in 26 sedi
nel territorio nazionale, «autonomia amministrativa finanziaria e
contabile». Questo vuol dire che i
denari delle parcelle «private» anziché passare come ora attraverso
l’Erario, e arrivare spesso con il
contagocce, verrebbero incassate
subito e senza intermediari. Ma
Il taglio
Il decreto: quando il giudice
compensa le spese, gli
avvocati dipendenti dello Stato
non avranno diritto a premi
questo evidentemente non è servito
a mitigare gli animi.
Né servirà, probabilmente, scoprire che il giro di vite potrebbe
avere effetti non soltanto sull’Avvocatura, ma su tutti gli uffici legali
degli enti pubblici e magari anche
degli enti locali. Dove il modello degli avvocati dello Stato è stato recepito e talvolta esaltato al punto che
il reddito dei legali dipendenti pubblici è oggi decisamente superiore a
quello della media di chi esercita la
professione privata. In più, con la
sicurezza del posto di lavoro.
Come l’Inps, che stipendia più di
300 avvocati. O come il Comune di
Roma, dove grazie agli onorari
«privati» il compenso dei legali nel
2012 è arrivato in qualche caso a superare 300 mila euro.
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Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Esteri
La vicenda
L’esodo
In dieci anni
fuggiti due terzi
dei cristiani
Nel 2003 i cristiani in Iraq
erano circa un milione e
mezzo. Più di mezzo milione a
Bagdad. Adesso il numero si
aggira tra i 330 e i 450 mila. A
Mosul, terza città del Paese, la
Ninive dell’Antico Testamento,
nell’ultima settimana molte
famiglie cristiane sono
fuggite. E le numerose chiese
della città sono state
abbandonate. Gli esuli trovano
rifugio soprattutto in
Giordania, Libano e Turchia
Gli attentati
Strage di Natale
uccisi 37 fedeli
in tre attacchi
Sono state più di 700 le
vittime cristiane dall’inizio del
conflitto in Iraq. La notte
dell’ultimo Natale tre attentati
nel quartiere Doura, nella zona
meridionale di Bagdad, hanno
causato trentasette vittime.
Uno degli attentati più
sanguinosi dopo quello del
2010 sempre nella capitale:
terroristi fanno irruzione nella
chiesa di Nostra Signora
uccidendo 44 fedeli e due
sacerdoti.
L’area protetta
Piana di Ninive
sfuma progetto
di un’enclave
Le ultime vicende stanno
facendo tramontare
definitivamente l’ipotesi di
creare un’enclave cristiana
nella zona a Nord dell’Iraq, in
quella che viene chiamata la
piana di Ninive. Un’area dove
si trovano la città di Alqosh,
da secoli uno dei principali
centri del cristianesimo
assiro-caldeo. Ma il progetto
di un’area protetta per la
popolazione cristiana è
sempre stato osteggiato dal
patriarcato caldeo.
La crisi in Iraq
Di fronte ai successi
militari degli estremisti,
la paura della comunità
nel Nord del Paese
DAL NOSTRO INVIATO
KARAKOSH — Pattuglie armate ad
ogni angolo. Gli uomini di guardia sono visibili dovunque: sui tetti delle case, attorno agli accessi sbarrati delle
fabbriche, delle fattorie agricole, presso le cliniche, di fronte agli edifici
pubblici, ma soprattutto nei pressi
delle chiese e delle scuole religiose. Ai
villaggi si accede solo dopo accurati
controlli ai posti di blocco. Mitra e
croce: fa strano vedere giovani e meno
giovani civili cristiani con i Kalashnikov imbracciati, bandoliere cariche
di proiettili e pistole alle cinture. «Siamo tutti volontari. Abbiamo scelto di
difendere le nostre comunità e i nostri
villaggi dal pericolo degli estremisti
islamici. Grazie a Dio siamo aiutati dai
peshmerga, le forze armate curde, che
ci garantiscono sostegno e logistica.
Da soli saremmo sicuramente spacciati», ammettono. Ma impera la paura. Una paura visibile, palpabile, onnipresente. Le avanguardie dei radicali
sunniti, in particolare dello «Stato
Islamico in Iraq e del Levante», solo
lunedì scorso sembrava potessero ar-
Mitra, croci e nostalgia di Saddam
I cristiani in fuga da Mosul
rivare anche qui da loro. Avevano preso Mosul, una trentina di chilometri
più a sud. E i loro gipponi sfilavano
veloci tra i campi di grano e nubi di
polvere in località ancora più prossime. Ma poi sono arrivati i rinforzi curdi e la situazione si è stabilizzata.
Ieri ci siamo recati in uno dei centri
tradizionali del cristianesimo iracheno. Karakosh, anche conosciuto come
Bakhdida o Hamdania, una regione
famosa per le vigne, ma soprattutto
per i resti delle chiese antiche di 1.500
anni, cimiteri dalle croci scolpite nelle
pietre che precedono di uno o due secoli l’avvento dell’Islam, monasteri testimoni del primo cenobitismo. In
tempi diversi sarebbe eccitante raccontare questa culla della civiltà cristiana orientale, dove le scritte sulle
lapidi sono in aramaico, caldeo, greco.
E i fedeli parlano dei santi con genuino fervore come di presenze immanenti. «Le nostre chiese sono state le
uniche a non essere mai state sotto il
controllo di un potere temporale cristiano. Più a nord, in Turchia, Palestina, Egitto e Siria, le antiche comunità
cristiane vissero le parentesi della tradizione romana costantiniana e dei
Viaggio nell’antica culla
della religiosità orientale
I giovani prendono i fucili
per difendere le chiese:
«Grazie a Dio ci aiutano i curdi»
E gli anziani guidano l’esodo:
«Profughi due volte in 10 anni»
bizantini. Ma noi abbiamo sempre dovuto fare i conti con autorità ostili, a
partire dai persiani, i califfati sunniti e
gli stessi curdi», ricorda tra i tanti padre Paolo Thabib Habib, 37 anni, parroco nel villaggio di Karmless. Purtroppo oggi siamo costretti a ripetere
un mantra ormai tristemente monotono: intere comunità che si riducono
di anno in anno, chiese sempre più
evanescenti, ma soprattutto il terrore
della persecuzione da parte dei fondamentalisti islamici, ragazze costrette a
mettere il velo, attentati e minacce
continue. Un fenomeno diffuso dall’Egitto alla Siria sino all’Iraq dell’era
post Saddam Hussein. Qui la svolta
verso il peggio ha una data precisa:
domenica 1° agosto 2004. Erano trascorsi 16 mesi dall’arrivo delle truppe
Usa a Bagdad. «A noi non piace affatto
la dittatura di Saddam. Ma almeno garantisce la difesa dei cristiani. Dopo di
lui, per noi sarà la catastrofe», aveva
predetto l’ex patriarca caldeo Emmanuel Delly nel periodo concitato precedente la guerra del 2003. E la serie di
attentati contro le chiese gremite di
fedeli a Mosul e Bagdad in quell’afosa
giornata di agosto costituì il tragico
inveramento delle sue parole. Da allora il numero dei cristiani iracheni è
sceso da quasi un milione e mezzo a
circa 450.000. La grande maggioranza
era concentrata a Bagdad. Ma poi sono
emigrati all’estero, oppure scappati
qui, nella provincia di Ninive, a sud
delle regioni autonome curde, presso
Mosul e la fitta rete di villaggi agricoli
attorno a Karakosh. Si calcola che nell’area siano oggi circa 200.000. A Mosul da tempo subiscono gravi attacchi:
erano 130.000 nel 2003, scesi a 10.000
un anno fa, pare precipitati a meno di
2.000 da lunedì scorso. E sta qui un altro aspetto tragico della loro fuga nell’ultima settimana. «Siamo diventati
profughi due volte. Prima da Bagdad e
Africa Assalto a due alberghi e alla sede della polizia, terrore non lontano dalle spiagge dell’isola Lamu. Avvertimento agli stranieri: non venite qui
«Conosci il Corano?». Il massacro di «infedeli» e turisti in Kenya
Doveva essere una domenica sera leggera, di tifo e Mondiali in tv, la gente stipata nei locali per guardare FranciaHonduras. Ma il fischio d’inizio partita è
stato preceduto da una sequenza sterminata di colpi che hanno portato terrore e
morte in una cittadina di 25 mila abitanti
sulla costa orientale del Kenya, lasciandone a terra diverse decine. Alle 20.30
locali (le nostre 19.30), una cinquantina
di Shebab, gli integralisti islamici somali, sono entrati in azione. Armati fino ai
denti, sventolando la loro bandiera e al
grido di «Allah Akbar», hanno seminato
panico e sangue a Mpeketoni, località
sulla strada per l’isola di Lamu, nota meta turistica distante 30 chilometri. Ma
l’obiettivo dei terroristi non erano soltanto i turisti: nell’attacco il commando
ha condotto rastrellamenti casa per casa
a caccia dei non musulmani, uccidendo
chi non sapeva recitare versi del Corano,
come già successo nell’attentato al mall
di Nairobi a settembre.
«Sono entrati in casa nostra e ci hanno chiesto se eravamo musulmani. Mio
marito ha risposto che eravamo cristiani
e gli hanno sparato alla testa e al petto»
ha raccontato all’Ap Anne Gathigi. Un altro abitante del villaggio, John Waweru,
ha riferito che i suoi due fratelli sono stati uccisi perché non parlavano il somalo.
I terroristi hanno separato gli uomini
da donne e bambini, che sono stati risparmiati. Al Breeze View Hotel hanno
ordinato alle donne di guardarli mentre
uccidevano i loro uomini dicendo che
era quello che facevano in Somalia le
Macerie Il Breeze View Hotel a Mpeketoni dopo l’attacco
truppe keniote. Nella rivendicazione
dell’attentato, gli Shebab lo ribadiscono:
reagiamo alla «repressione brutale del
governo contro i musulmani in Kenya»
(dove sono una minoranza) e «all’occupazione da parte dell’esercito del Kenya
delle terre musulmane in Somalia». Il riferimento è all’offensiva militare condotta da Nairobi in Somalia nel 2011 per
aiutare Mogadiscio a contrastare i terroristi legati ad Al Qaeda, operazione decisa dopo una serie di rapimenti di turisti
stranieri nella regione di Lamu.
Quello di ieri è stato un assalto in
grande stile. Primo bersaglio il commissariato, dove i miliziani si sono riforniti
di armi. Poi, sparando raffiche di mitra
da due minibus, hanno seminato il panico nelle strade e attaccato due alberghi,
una banca e diversi uffici pubblici. Una
strage: almeno 48 i morti ma i feriti sono
centinaia.
Dopo l’ultimo di una serie di attentati
nel distretto, le autorità parlano di «sa-
Il Paese
ETIOPIA
UGANDA
Sorpresi mentre guardavano le partite
Almeno 48 uccisi dalle milizie somale
SOMALIA
KENYA
Nairobi
Mpeketoni
TANZANIA
Isola
di Lamu
Mombasa
Religione Il Kenya
è a maggioranza
cristiana con una
minoranza musulmana
Turisti Nel 2013 i
turisti stranieri sono
calati dell’11,3% (gli
inglesi del 19,5%)
botaggio economico» in un’area dove il
turismo rappresenta un’entrata importante ma in calo sensibile in seguito ai ripetuti allarmi terrorismo diramati dalle
ambasciate straniere.
L’incursione è andata avanti per ore.
Soltanto alle prime luci dell’alba la situazione a Mpeketoni si è calmata, i terroristi dileguati nella foresta, molti edifici
ancora fumanti.
«A dieci mesi dall’assalto al centro
commerciale Westgate il Kenya è di nuovo sotto choc — ha riferito padre Daniel
Mkado, missionario della Consolata e
direttore dell’agenzia di stampa Cisa —.
Il disorientamento e la paura sono alimentati dalle modalità dell’assalto: a
Mpeketoni un commando composto da
una cinquantina di uomini ha potuto
uccidere e devastare per ore prima che le
forze dell’ordine potessero reagire».
Alessandra Muglia
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
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La mappa
dei cristiani
TURCHIA
IRAN
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Eu
fra
LEGENDA
Le tre città dell’Iraq
con le comunità
cristiane più
numerosa,
insieme
a Bagdad
te
Tal Afar
La città
conquistata
ieri dai
militanti
dell’Isis
ARABIA
SAUDITA
Bagdad
I R A Q
Veli Bambine
irachene cristiane
pregano nella
chiesa della
Vergine Maria
nella cittadina di
Bartala, a est di
Mosul. Dal 2003 il
numero dei cristiani iracheni è
sceso da quasi un
milione e mezzo a
circa 450.000. A
Mosul erano
130.000 nel 2003,
sono scesi a
10.000 un anno fa
e precipitati a meno di 2.000 da lunedì scorso
(Afp/Karim Sahib)
adesso da Mosul», spiega il 61enne
Imad Al Din Eliah, docente all’università regionale, che da due giorni ha affittato una casetta a Karmless. «A ben
vedere, anche i jihadisti più fanatici
adesso cercano di rassicurarci. Ci
spiegano che loro combattono contro
i soldati sciiti del presidente Nouri al
Maliki, che non hanno
nulla contro i cristiani.
Addirittura hanno posto servizi di guardie
alle basiliche di Mosul.
Ma chi ci assicura che
non cambieranno? In
passato hanno ucciso
sacerdoti, minacciato le ragazze». Sua
figlia Samah, una timida 25enne impiegata alla municipalità di Mosul, è
molto più determinata: «Sino a qualche giorno fa ero certa che sarei morta
qui, dove sono nata. Ma quel che è
troppo è troppo. Questi fanatici islamici rappresentano un pericolo totale.
Mi fanno sentire straniera in casa mia.
Non penso più che alcuna ragazza cristiana possa avere futuro in un Paese
dominato dallo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, o dai suoi simili».
Mentre parla il padre riesce a far ripartire il generatore (nella zona elettricità ed acqua arrivano a singhiozzo)
e il canale della tv curda diffonde le ul-
time notizie. Ad una cinquantina di
chilometri da Karakosh la guerriglia
sunnita ha conquistato l’ennesima
città: è Tal Afar, centro vitale per il
controllo della provinciale che da Mosul porta al confine con la Siria e tra i
cui 200.000 abitanti si contano numerosi sciiti. Sono paventati massacri.
2.000
Queste centinaia di esecuzioni a sangue freddo di civili, gran parte avvenute nell’area di Tikrit,
rappresentano quasi certamente crimini di guerra
Navi Pillay, Alto Commissario Onu per i diritti umani
Lo scenario I negoziati sul nucleare permettono di discutere dell’avanzata jihadista
Mosul
Karakosh
Erbil
Kirkuk
SIRIA
Esteri 17
italia: 51575551575557
i cristiani
rimasti a
Mosul. Prima
della guerra
erano 35.000
L’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha confermato
ieri le notizie di centinaia di esecuzioni sommarie di civili sciiti che «quasi
certamente costituiscono crimini di
guerra». Per contro, il regime trasmette video dei raid aerei contro posizioni sunnite a Tikrit e ad ovest della
capitale. I centri di reclutamento di
Maliki segnalano lunghe code di volontari, specie nelle città sciite del sud,
a Bassora, Karbala e Najaf. A Karakosh
i comandi curdi hanno spostato altri
mille peshmerga a sorvegliare la rete
di stradine conducenti a Tal Afar.
Lorenzo Cremonesi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
A Vienna prove d’intesa Usa-Iran
L’America schiera navi e droni
Gaffe di Kerry, poi corretto, che parla di collaborazione militare
WASHINGTON — I movimenti nella crisi irachena sono talmente rapidi da non dare il tempo
agli oppositori di dire «ma». E nello spazio di pochi giorni sono accadute cose impensabili. Come
il dialogo Iran-Usa, un avvicinamento che può
sfociare in asse per fermare gli estremisti sunniti
dell’Isis. Un movimento accompagnato da molte
cautele.
Gli scontri sulla via per Bagdad e il negoziato
sul nucleare a Vienna hanno aperto una finestra
temporale eccezionale. Americani e iraniani si sono ritrovati nella capitale austriaca per discutere
del possibile accordo «atomico». Resteranno
quattro giorni. Teheran ha mandato il ministro
degli Esteri Mohammed Zarif, Washington il sotto segretario Bill Burns. Una presenza ad alto livello che permetterebbe di discutere «a margine»
di quanto sta avvenendo in Iraq. Sul come condurre la nuova politica le posizioni non sono
compatte. Il segretario di Stato John Kerry ha ribadito l’apertura a contatti diretti sull’Iraq, quindi,
sbilanciandosi un po’ troppo, non ha escluso una
cooperazione militare. Una posizione corretta,
qualche ora dopo, da Pentagono e Casa Bianca.
Non consulteremo gli iraniani prima di un’eventuale azione — ha sottolineato una fonte — e non
pensiamo di condurre azioni in tandem. Una precisazione inevitabile. I mullah sono dei rivali, diversi esponenti vicini ai pasdaran sono nella lista
nera statunitense e alcune delle milizie filo Iran in
passato hanno colpito le unità Usa in Iraq. Non c’è
solo ruggine, ma anche sangue. «La strada è ancora lunga», ha dichiarato un alto funzionario.
Patto pragmatico
Pur con questo fardello pesante, Barack Obama vuole vedere se esistono i margini per un patto pragmatico e ha convocato di nuovo i suoi consiglieri per la sicurezza al fine di esaminare le opzioni. Gli iraniani conoscono bene l’Iraq, hanno i
loro apparati clandestini in azione sul terreno,
sono determinati nel contrastare la minaccia dell’Isis. Ovviamente non lo fanno per il bene comune, ma perché considerano l’Iraq il cortile di casa.
Dunque vogliono tutelare l’area di influenza e
questo, nel lungo termine, può riaprire le tensioni. Da qui la prudenza evidenziata anche dall’avvertimento Usa all’Iran a non accrescere le tensioni. La svolta della Casa Bianca ha trovato un insolito alleato in Lindsay Graham. Il senatore repubblicano ha randellato il presidente e la sua
politica estera, però si è espresso in favore della
collaborazione con Teheran. Non è poco, in
quanto Graham è sempre stato duro verso i mullah. Però, in queste circostanze non ci sono molte
alternative. A meno di non voler rimandare i soldati americani. La risposta militare deve essere
contenuta e — chiarisce la Casa Bianca — «non
sarà all’infinito».
Forze militari
Ieri il Pentagono ha annunciato l’arrivo nel
Golfo Persico della nave d’assalto anfibio «Mesa
Verde». A bordo 550 marines e velivoli da trasporto Osprey. Il reparto è in stato d’allerta nel caso ci
Pattuglia
Forze di
sicurezza
irachene perlustrano i confini tra la provincia di Karbala e quella di
Anbar. Mentre
i jihadisti conquistano terreno in Iraq, i due
acerrimi nemici, Stati Uniti e
Iran, potrebbero collaborare
per aiutare
il governo
iracheno
(Reuters/ Mushtaq Muhammed)
sia da evacuare l’ambasciata-fortezza a Bagdad
dove lavorano 5 mila dipendenti. Per ora parte
dello staff è stato spostato a Bassora, Erbil e Amman. Sono invece stati schierati altri 100 soldati
americani che dovranno aumentare le difese della
rappresentanza. Sempre nella zona del Golfo è
operativa la portaerei Bush con due incrociatori di
scorta. Mobilitate anche forze in Turchia e Giordania. Nei cieli iracheni volano da giorni i droni
statunitensi decollati dalla base turca di Incirlik.
Secondo la versione ufficiale conducono solo
operazioni di ricognizione per seguire l’Isis. In realtà il dispositivo attende un ordine d’attacco e
Kerry ha citato proprio un probabile ricorso ai velivoli senza pilota. Un’altra opzione è quella di inviare piccoli nuclei di forze speciali.
Osservatori interessati, infine, i sauditi e gli
israeliani, due alleati preoccupati per il disgelo
Usa-Iran. Riad ha attribuito il disastro alla «politica confessionale» del premier Maliki ed ha chiesto un governo di unità nazionale. I principi,
spesso accusati di trescare con parte del movimento jihadista, temono di perdere posizioni nel
lungo duello con Teheran. Kerry li ha chiamati,
analoghe telefonate sono partite verso Emirati e
Qatar per spiegare che anche gli Usa pretendono
riforme a Bagdad. Anzi, secondo i media i raid sono subordinati ad un cambio di politica da parte
dell’Iraq. Difficile credere che questi colloqui possano bastare in un teatro con attori molto dinamici. Rappresentanti del Kurdistan sono andati in
Iran dove li ha ricevuti il capo del consiglio di sicurezza nazionale Alì Shamkani. Una riprova di
come molte strade portino a Teheran.
israeliane dove decine di palestinesi detenuti senza accuse e processi sono in
sciopero della fame e che Israele vorrebbe nutrire forzatamente.
Ma se Netanyahu sembra aver riunito
intorno ai tre rapiti l’intero Israele, Abu
Mazen è nell’angolo. Da tempo «garante» della sicurezza in Cisgiordania in coordinamento con lo Stato ebraico, anche per l’impegno assunto con Usa ed
Europa, ora non può difendersi dagli
attacchi di Netanyahu sottolineando la
collaborazione nelle ricerche e nella repressione di Hamas, iniziata venerdì.
L’opinione pubblica palestinese è ostile
a tale vicinanza, la riconciliazione tra
Fatah e Hamas sarebbe a rischio. E Abbas, ha rivelato ieri un leader dell’Anp
all’Ap, è ora furioso: con i rapitori che
non sa identificare («se fosse Hamas sarebbe inaccettabile»), con Netanyahu
che «usa il rapimento per screditare il
governo di unità palestinese». Furioso e
in seria difficoltà.
Cecilia Zecchinelli
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Guido Olimpio
@guidoolimpio
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DAL NOSTRO INVIATO
GERUSALEMME — Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ieri ha avvertito che «ci vorrà tempo per ritrovare» i
tre giovani coloni spariti giovedì notte,
«l’operazione è complicata». E intanto
in Cisgiordania la mobilitazione militare
è già la maggiore dalla seconda Intifada
nel 2005. La stretta su Hamas, accusato
da Israele del rapimento in base a «fatti»
ancora riservati, si è estesa oltre alla zona di Hebron, dove sarebbero stati portati almeno all’inizio gli ostaggi. Sulla
Striscia di Gaza, saldamente chiusa, un
nuovo raid aereo in risposta a due razzi
da lì lanciati. Blocchi e irruzioni intorno
a Ramallah, la «capitale» dell’Autorità
nazionale palestinese (Anp), dove un
19enne è stato ucciso dai militari, e molti arresti. Tra loro il presidente del Parlamento palestinese e altri deputati: sui 30
facenti capo a Hamas, 19 sono in cella.
Ma questo pare solo l’inizio: il capo delle
Forze armate israeliane ha dichiarato
che «le operazioni saranno estese, lo
scopo è riportare a casa i ragazzi e colpire Hamas il più duramente possibile».
Dal governo si preannuncia una «deportazione a Gaza» dei leader del movimento islamista ora in Cisgiordania e perfino, secondo il ministro della Difesa Moshe Yaalon, la «ripresa degli omicidi mirati di capi dell’organizzazione».
Raid Un
militante
palestinese
catturato
durante il
raid in Cisgiordania
viene bendato da un
soldato
israeliano.
Durante il
raid sono
stati arrestati 80 palestinesi
È in questo clima di escalation che ieri, dopo due anni, Netanyahu ha chiamato Abu Mazen, il presidente dell’Anp
colpevole agli occhi di Israele di aver
formato il recente governo di unità nazionale con Hamas. Dopo le recenti accuse («Abu Mazen è responsabile della
sorte dei ragazzi») ieri il premier dello
Stato ebraico gli ha comunicato di
«aspettarsi collaborazione nelle indagini e nella cattura dei rapitori». Il presidente palestinese ha risposto di «condannare gli ultimi eventi, iniziati con il
sequestro di tre israeliani e terminati
con una serie di violazioni da parte di
Israele». Violazioni che anche sui media
e in Rete i palestinesi sottolineano con
rabbia, comprese quelle nelle carceri
Johnson
contro Blair:
gli serve
lo psichiatra
LONDRA — Non gli è
mai piaciuto. Soprattutto
adesso che cerca di
difendere quello che, per
lui, è indifendibile:
l’intervento britannico in
Iraq, undici anni fa. Boris
Johnson, va giù pesante
con l’ex premier Tony
Blair: «E’ pazzo, gli serve
uno psichiatra», scrive
nella rubrica che il
sindaco di Londra tiene
sul Daily Telegraph. La
risposta all’ennesimo
tentativo del leader
laburista di giustificare la
guerra contro Saddam.
«La verità è che abbiamo
distrutto le istituzioni
dell’autorità in Iraq
senza avere la più pallida
idea di quello che
sarebbe accaduto dopo».
Le cronache di questi
giorni vanno nella
direzione dell’analisi di
Johnson. Che ha
provocato malumori
anche dentro il Labour.
«Non ero d’accordo con
Blair e non lo sono
tuttora», ha commentato
l’ex vice primo ministro,
John Prescott. «Ci sono
100 mila morti iracheni
che oggi sarebbero
ancora vivi — ha
aggiunto Johnson — se
non fossimo andati a far
la guerra al raìs».
Cisgiordania Continuano le ricerche. Abu Mazen condanna il sequestro ma anche le violazioni da parte dello Stato ebraico
Ragazzi rapiti a Hebron
Israele vuole espellere
i leader di Hamas
La polemica
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Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Esteri 19
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Guerra del metano Il Cremlino premia i russi che si sono distinti in Crimea
Mosca taglia il gas a Kiev
Anche l’Europa a rischio
«Niente forniture se l’Ucraina non paga i debiti»
MOSCA — La Russia ha tagliato le forniture di gas all’Ucraina e consegnerà altro metano solo se Kiev inizierà a pagare in anticipo e salderà i debiti. La nuova crisi avrà
certamente conseguenze sulle
forniture all’Europa, dato che
metà del gas che ci viene venduto da Gazprom passa attraverso
l’Ucraina. Per ora il problema
non è grave, visto che siamo in
estate; ma se non saranno accumulate sufficienti riserve e se
poi il blocco delle forniture dovesse prolungarsi, allora il continente rischierebbe di rimanere
al freddo quest’inverno.
La nuova guerra del gas è l’ultimo frutto di una situazione
sempre tesa tra i due Paesi, con
combattimenti continui in
Ucraina orientale, recriminazioni e perfino scambi di volgari
insulti. Dopo nuove e infruttuose trattative sul debito pregresso
Le forniture
I Paesi dell’Est Europa
«ostaggio» del gas
Quasi il 90% del gas
consumato in Bulgaria
arriva dalla Russia,
attraverso l’Ucraina. In
Slovacchia l’83, in
Ungheria l’80 %
Italia, la fornitura
passa tutta da Kiev
L’Italia importa il 25% del
suo fabbisogno di gas
dalla Russia e la fornitura
passa dall’Ucraina. La
Germania ne importa di
più ma dipende meno da
Kiev
Scandalo Il premier Tusk: «Tentato golpe»
Cene, banchieri, spie
Il complotto
che scuote Varsavia
Una registrazione segreta,
voci di colpo di Stato, un piano
per destabilizzare il bastione
antirusso in Europa sullo
sfondo della crisi ucraina. La
spy story comincia sulla riva
sinistra della Vistola, in un raffinato ristorante del quartiere
finanziario di Varsavia abituale punto di ritrovo per personalità che non vogliono dare
nell’occhio, «Il gufo e i suoi
amici».
È una sera del luglio 2013, il
governatore della Banca centrale polacca Marek Belka —
ex premier, ex ministro delle
Finanze ed ex direttore del ramo europeo del Fondo monetario internazionale — incontra il responsabile dell’Interno
Bartlomiej Sienkiewicz. Si
parla di tenuta del governo e
Contrattacco Il premier Tusk
ombre sugli equilibri finanziari del Paese che è il motore del
Centro-Est e la sesta economia
Ue. Volano parole pesanti su
alcuni esponenti del Consiglio
di politica monetaria, l’organo
della Banca centrale che fissa i
tassi d’interesse ed è presieduto dallo stesso Belka. La conversazione è intercettata.
Giugno 2014, il popolare
settimanale Wprost pubblica
stralci del colloquio dai quali
emerge un’offerta di sostegno
al governo avanzata da Belka
in cambio del siluramento del
ministro delle Finanze Jacek
Rostowski, da sostituire con
«una figura tecnica e apolitica». Con il maxi rimpasto dello
scorso novembre il dicastero è
stato affidato all’outsider Mateusz Szczurek, economista
del gruppo olandese Inga.
Nella conferenza stampa
convocata per stroncare sul
nascere il tentativo dell’opposizione di aprire una crisi, il
primo ministro Donald Tusk è
passato al contrattacco. Affiancato dal procuratore generale Andrzej Seremet, Tusk ha
difeso Belka e Sienkiewicz
escludendo qualsiasi violazione della legge e denunciando
«il primo tentativo di far cadere il governo con mezzi illegali
dalla fine del comunismo».
L’indipendenza della Banca
centrale è un principio sancito
dalla Costituzione polacca, che
prevede però anche l’obbligo
di cooperare con il governo
per sostenere la crescita economica. La Procura ha annunciato l’apertura di un’inchiesta
per identificare esecutori e
mandanti di un’intercettazione illegale che tocca un nervo
scoperto. Colpendo il ministro
dell’Interno, responsabile dei
servizi segreti, la fuga di notizie ha infatti evidenziato una
voragine nella rete del controspionaggio. Tutto in pieno
braccio di ferro sul gas tra
Russia e Ucraina, nel mezzo
dell’offensiva diplomatica lanciata da Tusk per convincere
gli alleati europei a ridurre la
dipendenza energetica da Mosca. Ieri l’autorevole quotidiano Gazeta Wyborcza avanzava
il sospetto che dietro la soffiata ci fossero i servizi russi.
E i mercati s’innervosiscono. La valuta polacca, lo zloty,
ha perso lo 0,5% segnando il
record negativo degli ultimi
tre mesi. In attesa della pubblicazione dello sbobinato integrale Diritto e giustizia, il
partito d’opposizione guidato
da Jaroslaw Kaczynski e arrivato primo alle Europee, ha
chiesto le dimissioni dell’esecutivo. Belka si è scusato, ma
solo «per il linguaggio un po’
rude».
Maria Serena Natale
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
accumulato da Kiev nei confronti del gigante russo del gas,
si è arrivati lunedì alla rottura.
Da sempre l’Ucraina tira
avanti solo grazie a forniture
scontate da parte di Mosca: la
sua economia è altamente inefficiente; gli sprechi sono enormi; i consumatori, tanto i privati
che le industrie, pagano tariffe
ridicole per le forniture di gas.
Fino a che al potere era un «amico», vale a dire l’ex presidente
Viktor Yanukovich, Mosca accettava di praticare grossi sconti: 268,5 dollari per mille metri
cubi, contro un prezzo di mercato assai più alto. Caduto l’ex presidente, Gazprom (che è controllata direttamente dal Cremlino) ha chiesto 485 dollari e il
pagamento di almeno due miliardi di arretrati sui quattro e
mezzo dovuti. Dopo le trattative, la Russia è scesa a 385 dollari, ma Kiev non ha accettato.
A casa
I parenti
abbracciano
i soldati ucraini
tornati dall’Est
del Paese.
Il neopresidente
ucraino Petro
Poroshenko
propone un
cessate il fuoco
(Epa/Vitaly
Hrabar)
I due si sono già fatti causa a
vicenda davanti a tribunali internazionali, mentre il presidente di Gazprom Miller assicura che farà di tutto per far arrivare da noi il metano attraverso altri due gasdotti.
Sul terreno, poi, la tensione è
forte, dopo che nei giorni scorsi
un aereo ucraino è stato abbattuto dai ribelli. Il ministro degli
Esteri di Kiev ha partecipato a
una manifestazione di protesta
davanti all’ambasciata russa e si
è lasciato andare a insulti personali contro il presidente russo
Putin («È una testa di c.», ha
detto). La cosa, ovviamente,
non è piaciuta a Mosca, tanto
che il responsabile degli Esteri
Lavrov ha annunciato che non
incontrerà più il suo omologo:
«Non ho più nulla da dirgli».
Il nuovo presidente ucraino
Poroshenko tenta di far digerire
ai russi il suo piano di pace che
però prevede un proseguimento
delle operazioni militari fino alla riconquista della linea di
frontiera con la Russia oggi tenuta dagli indipendentisti: dice
che altrimenti non avrebbe senso proclamare un cessate il fuoco. Mosca chiede di terminare
immediatamente l’avanzata.
Intanto a Mosca sono stati
premiati con onorificenze centinaia di russi che hanno partecipato in qualche modo all’operazione Crimea: giornalisti, veterani delle forze armate, volontari. Il giornale d’opposizione
Novaya Gazeta sostiene che tra
i «benemeriti» ci sarebbero alcuni pregiudicati e un criminale
ricercato dalla polizia russa.
Fabrizio Dragosei
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#
Cronache
Il campione Michael Schumacher è caduto mentre
sciava il 29 dicembre scorso
Sei mesi dopo l’incidente Fonti mediche: riconosce le voci dei familiari e lo fa capire
«Apre gli occhi e comunica»
Schumacher fuori dal coma
1
Durante la discesa a
Méribel Schumacher
tocca una roccia
nascosta dalla neve
fresca
2
Non riesce a
mantenere il
controllo degli sci e
va a sbattere contro
un altro masso
3
Perde l’equilibrio
e cade in avanti,
battendo la parte
destra della testa
sulla roccia
L’annuncio della portavoce: ora una lunga riabilitazione
Domande&risposte
?
Quali sono
le funzioni
che può
recuperare
Il trasferimento di Michael Schumacher in
una struttura di riabilitazione al di fuori dell’ospedale di Grenoble che indicazioni può dare in
merito alle sue condizioni attuali e alle sue eventuali possibilità di recupero?
«In realtà si possono fare soltanto ipotesi perché gli
elementi a disposizione per giudicare sono troppo pochi» spiegano Massimo Antonelli, direttore del Centro di rianimazione del Policlinico Gemelli, di Roma e
Luigi Beretta, direttore del reparto di Anestesia e rianimazione dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che
hanno risposto anche alle domande che seguono
?
L’uscita dell’ex campione di Formula 1 dalla
sua attuale situazione di ricovero a che cosa
corrisponde in termini di condizioni vitali?
«Solo al fatto che il paziente presumibilmente non ha
più bisogno di cure intensive per la sua sopravvivenza
e per la cura delle lesioni che ha subito, e quindi può
essere avviato in una struttura
specializzata nel favorire il reL’emorragia
cupero di alcune funzionalità»
?
Quali funzioni potrebbe
recuperare Schumacher?
«Le strutture di riabilitazione
neurologica puntano innanzitutto al recupero parziale o totale di funzioni fondamentali
come respirazione autonoma,
deglutizione, stazione eretta,
linguaggio. L’entità e i tempi
dell’eventuale recupero nel caso specifico non possono essere ipotizzati in alcun modo»
?
MILANO — Pazienza, bisogna ancora avere pazienza.
«Tanta pazienza», raccomanda
Sabine Kehm, la portavoce della
famiglia Schumacher, di fronte
all’entusiasmo scatenato tra tifosi e media dalla notizia del
trasferimento dell’ex campione
mondiale di Formula Uno, Michael Schumacher, 45 anni
compiuti in rianimazione, dal
reparto di terapia intensiva dell’ospedale Nord di Grenoble a
un centro di riabilitazione in
Svizzera.
Vero, Schumi non è più in coma. Ma non lo era già più dall’inizio di aprile, come informava più ambiguamente il precedente comunicato della famiglia, oltre due mesi fa. La
differenza fra ora e allora è che
adesso quei «momenti di coscienza», che marcavano l’uscita dallo stato vegetativo, stanno
diventando sempre più lunghi e
più frequenti. Il pilota che ha
portato la Ferrari a livelli di gloria senza precedenti, sta conquistando metro per metro l’irto cammino che potrà forse riportarlo un giorno a una vita
normale, o quasi. E non recede
mai di un passo. È questa la
buona notizia.
cranica
Il trauma alla testa subito da Schumacher ha causato la rottura dei
capillari che si trovano tra la membrana cerebrale e il cervello e quindi
un versamento di sangue
Cuoio capelluto
Aracnoide
Cranio
Dura
madre
Cervello
EMATOMA
Versamento
SUBDURALE
Il sangue si è accumulato nelle meningi,
Pressione
in particolare tra la dura madre e l'aracnoide,
sul cervello
premendo sui tessuti cerebrali. Il pilota è stato
operato per tre ore per ridurre la pressione intracranica
C.D.S.
Secondo alcuni organi di stampa Schumacher
comunica in qualche misura con i familiari.
Il coma è quindi definitivamente alle spalle ?
«Bisogna vedere se davvero di comunicazione si tratta. Ci sono due possibili interpretazioni in questi casi: la comunicazione presunta e quella reale. Quella
presunta consiste, per esempio, nell’avere deglutizione spontanea, nel tenere gli occhi aperti, nel guardarsi intorno, nel mantenere il tronco eretto. La comunicazione reale consiste invece nel rispondere in qualche modo a stimoli o ordini semplici. Solo in questo
caso si può dire che ci sia un’uscita vera dal coma. In
caso contrario potrebbe trattarsi di una situazione di
stato vegetativo persistente»
?
Che differenza c’è fra lo stato vegetativo persistente e il coma?
«Nello stato vegetativo persistente non esiste un contatto ambientale: il paziente sembra vigile ma non
stabilisce relazioni con il mondo esterno»
?
Se il coma di Schumacher è stato indotto farmacologicamente perché si mette in dubbio
che, dopo la sospensione dei farmaci che lo tenevano in tale condizione, ci possa essere o meno una
vera e propria uscita dal coma?
«Nel caso di Schumacher si sa che i farmaci sedativi
che inducevano lo stato di coma sono stati sospesi da
parecchio tempo e quindi si è presumibilmente trattato di un lento risveglio, ma non è affatto scontato
che alla sospensione dei farmaci segua sempre una
ripresa della coscienza. Dipende dalle lesioni e dalle
conseguenze che hanno prodotto»
?
Quanti tipi di coma ci sono? E come vengono
classificati?
«A parte il cosiddetto coma dépassé, che corrisponde
alla morte cerebrale, la condizione viene classificata,
almeno nella fase acuta, attraverso una scala che, in
base a segni semplici, come l’apertura degli occhi, la
risposta verbale, eccetera, collocano il paziente al di
sopra o al di sotto di determinate soglie numeriche».
?
Luigi Ripamonti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le tappe
Il campione
Michael Schumacher è nato a
Hermülheim, in Germania, il 3
gennaio 1969. In Formula 1 ha
vinto 7 campionati del mondo
come pilota gareggiando per le
scuderie Jordan, Benetton,
Ferrari e Mercedes. Alla fine del
2006 si era ritirato ma poi era
ritornato a correre con la
squadra tedesca senza grandi
acuti dal 2010 al 2012
L’incidente
Il campione tedesco, lo scorso
29 dicembre, era caduto mentre
sciava sulle piste di Méribel. Era
stato trasportato d’urgenza
nell’ospedale francese di
Grenoble. A metà marzo si era
accesa una fiammella di
speranza quando la sua
portavoce, Sabine Kehm, aveva
espresso un leggero ottimismo
riguardo a un lungo processo di
risveglio dal coma
Il risveglio
Ieri, è arrivata la notizia del
risveglio dal coma indotto e le
conseguenti dimissioni
dall’ospedale di Grenoble per
affrontare la fase di
riabilitazione nel centro
ospedaliero universitario del
Vaud, a Losanna, a due passi
dalla sua abitazione di Gland,
dove l’attendono la moglie
Corinna e i suoi figli
Quando la direzione sanitaria
del centro ospedaliero universitario di Losanna, dove Michael
Schumacher è stato trasferito
ieri mattina, afferma di non sapere quanto tempo ci vorrà, non
mente. «Molti mesi, forse più di
un anno» ha stimato in un collegamento radiofonico Nicola
Pohl, specialista di Formula Uno
per il quotidiano tedesco Bild.
Al momento, è questa l’unica
prognosi disponibile.
Trapelano pochissimi altri
dettagli: Schumi ancora non
parla, ma riconosce le voci attorno a lui, e lo fa capire. Soprattutto quando, fra le altre,
distingue quella della moglie
Corinna o dei figli Mick e Gina
Maria, di 15 e 17 anni. Il campione tedesco apre e muove gli
occhi, sempre più spesso e sempre più a lungo, ma ha tuttora
pause di torpore profondo. Corinna, i ragazzi, Sabine e pochi
altri fidati amici si alternano al
suo capezzale e gli parlano per
ore e ore, perché è questa la migliore terapia per il «risveglio».
Si festeggiava la festa del Papà, l’altro ieri in Francia, quando al quinto piano dell’ospedale
di Grenoble medici e infermieri
si sono congedati dall’illustre
C.D.S.
paziente del quale hanno spiato
ogni progresso, ogni battito di
ciglia, per 169 giorni: da domenica 29 dicembre, quando gli sci
di Michael si impennarono
contro un sasso nascosto da una
spolverata di neve e lui volò
quattro metri più in là, picchiando la testa contro un’altra
roccia, con una violenza tale da
spaccare il casco.
Quella sera non era neppure
certo che potesse superare la
notte. Due interventi chirurgici
nelle ore successive avevano
permesso allo staff medico di
essere appena più ottimisti. Ma
la vastità e la profondità degli
ematomi cerebrali autorizzavano a temere un futuro spaventoso per il campione, anche se
fosse sopravvissuto.
Ieri, il trasferimento di buon’ora a Losanna è stata una
svolta: l’inizio di una nuova fase. L’ospedale è a una quarantina di chilometri da Gland, nel
cantone di Vaud, dal 2008 residenza dei Schumacher sul lago
Lemano, tra Losanna e Ginevra.
Secondo il Sun, Corinna avrebbe fatto allestire nella loro villa
un’unità di riabilitazione da 12
milioni di euro, in vista del ritorno a casa del marito. Ma l’indiscrezione è stata smentita da
Sabine Kehm.
D’altra parte, la rarità dei bollettini ufficiali, in questi mesi,
ha lasciato spazio a voci e dubbi,
spesso pessimisti, come quelli
dell’ex delegato medico per la
Formula Uno della Fia (Federazione internazionale dell’automobile), lo statunitense Gary
Hartstein, secondo il quale «mai
più» ci sarebbero state buone
notizie di Michael. Non a breve,
probabilmente. Ci vorrà ancora
molta pazienza.
Elisabetta Rosaspina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
24 Cronache
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
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ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO MONTEVERDI
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Scuola Domani lo scritto di italiano, prima prova per gli oltre 460 mila ragazzi che affrontano l’esame. I consigli per viverlo senza troppa ansia
Guida alla maturità per studenti e genitori
«Io dico sì alla partita: Maturità e
Mondiali di calcio sono un binomio indivisibile: in tanti film e canzoni le partite della Nazionale fanno spesso da colonna sonora agli esami». Anita, mamma di Arianna, alle soglie della Maturità
scientifica, non ha dubbi: «Fa bene
“staccare” un po’, di sera, vedere qualche
amico». Ma Pietro Trabucchi, psicologo
che si occupa di prestazioni sportive, di
discipline di resistenza, avverte: «Attenti a non stravolgere i ritmi naturali: è
importante non fare le ore piccole, non
stancarsi troppo».
Tra i mille dilemmi della vigilia c’è
anche questo: meglio dormire la notte e
studiare al mattino, o ci si può godere
una sfida dei Mondiali? La prima prova
della Maturità, il tema, è in programma
domani. E per qualcuno nelle ultimissime ore prima dell’esame potrebbe esserci spazio per un’ultima, frenetica sessione di studio. «Ma, attenzione, serve
soltanto se mirato, è poco quello che si
immagazzina nella memoria all’ultimo
momento», dice lo psicologo. E poi ci
sono le ansie dei genitori: come accompagnare i figli alla prima vera selezione
Sì o no al calcio in tv di notte?
Lo psicologo Charmet agli adulti:
non rincorrete il successo o il voto
pensate che è un rito di passaggio
importante della vita? «Pasti in famiglia
e passeggiate», consiglia Paola Vinciguerra, psicoterapeuta. «Creare un clima familiare tranquillo: aiuta la concentrazione», sostiene ancora mamma Anita. Esercizio fisico «senza esagerare e se
si è abituati», dice Trabucchi. «Cibi rilassanti: come riso, latte caldo, lattuga,
infusi di miele; una fetta di carne condita con un filo d’olio», suggerisce la
Coldiretti.
È vero: non si diventa più intelligenti
a tavola, e non si memorizzano funzioni
e teoremi passeggiando con gli amici.
Ma tutto conta. Tutto si tiene. Meglio
studiare qualche strategia per dare il
massimo alle prove di Maturità.
Le prove
Cinque anni si condenseranno in poche ore cariche di attese, deputate a traghettare i ragazzi nell’età adulta. Se dimostreranno di padroneggiare la lingua
italiana avranno conseguito l’obiettivo
cui i loro antenati puntavano cacciando
nella savana o cercando cibo nella foresta. Il rito di passaggio, per gli oltre 460
mila chiamati alla prova, inizierà domani, con uno scritto che, anche quest’anno, potrà essere un classico tema, un
saggio breve, l’analisi di un testo o un
articolo di giornale. Seconda prova, gio-
D’ARCO
Il calendario
18
giugno
ore 8.30
Prima prova
scritta
Gli esaminandi
(vanno aggiunti i privatisti e sottratti
i non ammessi agli esami)
professionale
istruzione artistica
76.882
18.114
liceo classico
52.764
ore 8.30
19
Seconda
giugno
prova scritta
(specifica per
il corso di studi)
scientifico
111.793
linguistico
tecnico
158.438
23
giugno
3.638
pedagogico
Terza prova
37.845
multiCome avviene
disciplinare la valutazione
I punti a disposizione
Gli orali
La data
è stabilita
da ciascuna
commissione
Scritti
45
Orali
35
minimo 10 minimo 22
massimo15
per prova
Crediti
scolastici
25
8 al terzo anno,
8 al quarto,
9 al quinto
vedì, con le materie «di indirizzo». Terzo
appuntamento, lunedì 23, con la prova
pluridisciplinare decisa dalle commissioni: «La più impegnativa, richiede
studio serio e costante per tutto il triennio», sostiene Anna Denise Alberti, insegnante di Lettere al liceo delle Scienze
umane Agnesi di Milano. Diverse le tipologie possibili, ma a prevalere da
qualche anno sono i «quesiti a risposta
singola»: «Risposte brevi su diverse materie, basta aver studiato», rassicura Innocente Pessina, preside del liceo classico Berchet di Milano.
La data degli orali è stabilita da ciascuna commissione. Ma già il primo
giorno degli esami gli studenti dovranno comunicare il titolo della «tesina»
che darà inizio al colloquio. «Una carta
importante da giocare», continua Pessina, che in 42 anni di insegnamento, di
«aspiranti maturi» ne ha visti passare
tanti. «E anche di commissari annoiati»,
aggiunge.
Nei 15 minuti a disposizione, i ragazzi
hanno l’occasione di stupire. «Attenti a
questo passaggio — è il consiglio —.
Che gli “argomenti introduttivi” siano
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Cronache 25
italia: 51575551575557
In Francia
tesine e collegamenti tra argomenti e discipline.
Cibo, ventaglio e fazzoletti per il test di filosofia
Il banco è «apparecchiato» per ogni evenienza. Ventaglio con il volto di Hongki Lee (cantante e attore sudcoreano, voce del gruppo rock F.T. Island), succo
di frutta, biscotti, bevanda energetica, acqua, caramelle, dolcetti, astuccio con
una collezione di penne e matite, fazzolettini di carta, custodia degli occhiali e
orologio al centro di un braccialetto, come fosse la corona di un rosario.
Sembra l’occorrente per un’escursione in campagna, mentre è «solo» la
postazione di lavoro di una studentessa francese, a Strasburgo, che ha
affrontato ieri il Baccalauréat — l’equivalente della nostra maturità — in
filosofia. I candidati che in Francia stanno affrontando in questi giorni l’esame
che chiude il liceo sono oltre 686 mila (Foto Ap/Frederick Florin).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ben preparati, e originali».
Il colloquio
Già, la tesina. Che sia una mappa concettuale o un trattato completo, quel filo
che collega gli argomenti è la chiave per
valorizzare il proprio studio. Anche per il
suo peso in crediti: 30, contro i 15 delle
altre prove. Il momento che «vale» di
più, secondo Umberto Vairano, responsabile di «Giano», il servizio della Luiss
di Roma, che risponde alle lettere (elettroniche) dei maturandi e propone un
database di materiali multimediali, ordinati per temi e argomenti, da usare per
Il clima in famiglia e la dieta
L’esperta: «Creare un clima
familiare tranquillo aiuta
la concentrazione»
La dieta andrebbe orientata
sui cibi più rilassanti: riso, latte
caldo, miele, una fetta di carne
condita con un filo d’olio
Rito di passaggio
«Il colloquio? Un momento altissimo,
creativo: la parola va finalmente agli studenti. Sarebbe bello che ne risaltasse
l’individualità» sostiene Gustavo Pietropolli Charmet, psicoterapeuta, secondo
cui la «Maturità» ha perso la capacità di
«segmentare il percorso di crescita».
«Non segna più il passaggio al mondo
dei grandi. Non interessa ai genitori, non
fa paura ai ragazzi. L’auspicio? Che gli
adulti non rincorrano il successo, il voto,
la visibilità, ma avvertano l’orgoglio di
essere riusciti ad accompagnare i loro figli fin lì. Che ci sia una celebrazione domestica del passaggio di categoria. Ai ragazzi bisogna chiedere di essere onesti,
di chiudere una fase di dipendenza, non
di prendere 100».
Intanto — con qualche preoccupazione per la temporanea defaillance del cervellone che gestisce gli esami di Maturità
— è partita l’operazione «plico telematico», la novità introdotta dal ministro
Profumo nel 2012 per evitare i viaggi, su
e giù per l’Italia, dei bustoni sigillati con
la ceralacca. Quasi tutte le scuole hanno
già scaricato le tracce 2.0 che, consegnate
via Internet, resteranno criptate fino a
mercoledì, quando viale Trastevere fornirà la chiave per «leggerle». Saranno
prove «in linea con i programmi», ha
rassicurato su Twitter il Miur. I favoriti
per la prima prova sono Pirandello («Il fu
Mattia Pascal», azzarda lo scrittore-insegnante Alessandro D’Avenia), Facebook
(dieci anni dalla «nascita»), la Prima
Guerra mondiale (per ragioni di centenario). Ma anche la Costituzione, i due
Papi, l’Europeismo. Il «toto-tema» è un
esercizio inutile, assicura però Luciano
Favini, ispettore del ministero che coordina la struttura tecnica che realizza le
tracce per l’esame: «La procedura è blindatissima».
Antonella De Gregorio
@antdegre
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Papa Francesco
«Padri sempre al lavoro, generazione di orfani»
CITTÀ DEL VATICANO — Prima di arrivare
in aula Nervi, racconta Francesco, «sono
andato in cucina a prendere un caffè, e ho
chiesto al cuoco: ma tu quanto ci impieghi,
a venire al lavoro? Un’ora e mezzo, mi ha
detto! Pensate: sei nel traffico, un’ora e
mezzo ad andare e altrettanto a tornare, e a
casa ci sono i figli». Il Papa alza lo sguardo,
il problema non è solo il traffico di Roma.
È che viviamo in quella che Bergoglio ieri
ha definito «una generazione di orfani»,
con genitori schiacciati dalla fatica e dalla
fretta: «Mi è capitato di parlare con uomini
e donne, in confessione, giovani sposi ai
quali chiedo sempre: tu giochi con i tuoi
figli? Un papà mi diceva: quando vado a
lavorare loro dormono, quando torno la
sera lo stesso». E Francesco alza lo sguardo:
«Ma questa non è vita, è una croce difficile,
è disumano». Il Papa apre il convegno
pastorale della sua diocesi e invita la Chiesa
ad «essere madre, non zitella», a guardare
«con accoglienza e tenerezza» alle persone.
«Ricevo ogni giorno lettere di uomini e
donne disorientati perché la vita è faticosa
e accelerata, non se ne riesce a trovare il
senso e il valore: immagino quanto sia
confusa la giornata di un papà e di una
mamma che si alzano presto, portano i figli
a scuola e poi vanno a lavorare spesso in
luoghi pieni di conflitti. Spesso capita di
sentirci addosso un peso che ci schiaccia e
pensare: è vita, questa?». La Chiesa si trova
Disumano
«Un uomo mi diceva: quando
esco i figli dormono, quando
ritorno lo stesso. Ma è
disumano, questa non è vita»
ad operare in questa società di orfani,
«senza memoria di famiglia perché per
esempio i nonni sono allontanati in una
casa di riposo, senza affetto o con un
affetto troppo frettoloso, perché papà e
mamma sono stanchi...». Così le stesse
parrocchie devono recuperare quella
«gratuità» di chi sa «perdere tempo per
giocare con i figli». La Chiesa non deve
agire «come una ong», ossessionata dai
«programmi». Francesco sorride: «È un po’
invecchiata, la Chiesa, non diciamo che è
nonna ma dobbiamo ringiovanirla, e non
portandola dal medico che fa cosmesi! La
Chiesa ringiovanisce quando è madre: la
sua identità e fare figli». Cioè evangelizzare
con accoglienza, tenerezza, carezza: «Non
si cresce con il proselitismo, ma per
attrazione».
Gian Guido Vecchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il bollettino demografico Istat
Nascite ancora in calo e adesso si emigra a 50 anni
ROMA — Nascono sempre meno bambini
in Italia, meno 4% nel 2013 rispetto al 2012.
Ma se si guarda agli ultimi cinque anni ci
sono state 64 mila culle in meno. E per la
prima volta sono anche meno i bambini
stranieri che hanno visto la luce nel nostro
Paese: in numeri assoluti nel 2013 sono
nati 2 mila 189 bambini stranieri in meno.
Non è tutto. Sono anche tanti quelli che
vanno via dall’Italia: nel 2013 sono
emigrate 82 mila persone, 14 mila in più
rispetto all’anno precedente. L’Istat ha
diffuso ieri il suo bollettino demografico e
a scorrere tutte le cifre sembra di trovare
un’unica consolazione: si muore di meno; i
decessi nel 2013 sono stati 600.744, 12 mila
in meno rispetto all’anno prima. Anche se
questo incide sul saldo naturale della
popolazione (dato dalla differenza fra i nati
e i morti): nel 2013 è stato il più basso di
tutti i tempi, negativo per quasi 90 mila
unità (86.436). Il nostro è un Paese che si
spopola. Un rapporto dell’Aire (l’Anagrafe
degli italiani residenti all’estero) dice che
un italiano su quattro che emigra ha fra i
35 e i 49 anni. Quasi il 20% (il 19,1) ha fra i
50 e i 64 anni. Non è difficile da capire
questo dato: ci sono pensioni che in Italia
ti fanno passare giornate seduto sulle
panchine dei giardinetti, mentre in alcuni
paradisi naturali ti permettono col cambio
vite da nababbi. Fortunatamente ci sono
60.782.668
Gli abitanti dell’Italia secondo il rapporto
dell’Istat. Nove milioni e 200 mila persone
sono concentrate in 12 grandi Comuni e
due di questi, Roma e Milano, ne raccolgono
4 milioni e 200 mila
anche quelli che l’Italia continuano a
vederla come un grande Paese attrattivo:
l’Istat ci segnala che nel 2013 sono state
iscritte all’anagrafe 307.454 persone, quasi
tutte straniere. Il nostro istituto di
statistica ci dice che nel corso del 2013
l’incremento reale della popolazione
(dovuto alla dinamica naturale e quella
migratoria) registra una crescita molto
modesta, pari a 30 mila unità, lo 0,1%. Oggi
in Italia siamo 60.782.668 e ben 9 milioni e
200 mila persone risiedono in dodici
grandi comuni. Due di questi, Roma e
Milano, ne raccolgono insieme 4 milioni e
200 mila. Nella provincia di Bolzano si
registra il più alto tasso di natalità: il 10,3
per mille. Nascono meno bambini in
Liguria: qui il tasso di natalità non supera il
7 per mille, contro il tasso medio di
natalità dell’8,5 per mille.
Al. Ar.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
belvest.com
26
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
AMBROSIANO
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Il caso
italia: 51575551575557
Un «investimento sociale» che punta a un ritorno commerciale e d’immagine
Cronache 27
Lavoretto estivo
Laurea online? Offre Starbucks
Corsi pagati per i dipendenti
tà online — più a buon mercato di
quella fisica, visto che ha spese minori
per aule, campus, biblioteche eccetera
— costa comunque circa diecimila dollari l’anno. Starbucks si assumerà tutti
gli oneri per chi è già al terzo o quarto
anno, mentre chi inizia da zero otterrà
una borsa di studio di 6.500 dollari e,
per il resto, verrà aiutato a chiedere il
contributo pubblico dei Pell Grant. Alla
presentazione di ieri
c’erano, oltre al presidente dell’Arizona
mila i dipendenti di
State University, Mike
Starbucks ammessi
Crow, anche Arne
ai corsi gratuiti
Duncan, ministro
della Pubblica istruzione di Obama. Una
presenza che testimonia il sostegno del
i corsi di studio tra cui
governo a questo
scegliere (e alla fine si
programma ed ha anpuò cambiare lavoro)
che il significato di
una sorta di «incoronazione» dei corsi universitari digitali
e delle lauree via Internet che puntano
alla pari dignità con quelle conseguite
tra le mura degli atenei. Un primo, parziale, esperimento lo aveva fatto quattro anni fa un’altra catena, quella dei
supermercati Wal-Mart, che aveva dato un sostegno più limitato ai suoi dipendenti che frequentavano l’American Public University, un’altra università digitale Usa. Schultz — che vuole
svolgere anche un ruolo politico —
Al lavoro Dipendenti di Starbucks a Seattle, la città dove la catena di caffetterie è nata nel 1971. Oggi è presente in 58 Paesi (Ap) non nasconde ambizioni che vanno
ben oltre i confini di Starbucks:
ciati: ottenuta la laurea questi baristi filosofia dell’imprenditore che, trat- «L’“american dream” è andato in pezzi,
L’obiettivo
andranno sicuramente a cercarsi un la- tando con riguardo la forza-lavoro (ne- le diseguaglianze continuano a crescevoro più qualificato. L’imprenditore di gli anni ha offerto al personale «stock re, aumenta il numero di coloro che reSchultz: «Le diseguaglianze
Seattle — che però è cresciuto a New option», oltre all’assicurazione sanita- stano indietro: cerchiamo di dare un
continuano a crescere,
York, in un complesso di case popolari ria), è riuscito a tenere lontani i sinda- contributo per capovolgere questa tenaumenta il numero di coloro
di Brooklyn — ammette l’apparente cati. Un «investimento sociale» che si è denza». «Col ceto medio sempre più
che restano indietro: daremo controsenso, ma è convinto che anche rivelato anche finanziariamente reddi- schiacciato — aggiunge Crow —, se
iniziativa finirà per risolversi in tizio: il valore dell’azione Starbucks è non facciamo qualcosa vedremo il treun contributo per capovolgere questa
un vantaggio d’immagine e anche aumentato di cento volte dalla quota- no della nostra società andare incontro
questa tendenza»
commerciale per Starbucks, benvoluta zione in Borsa, 22 anni fa. Stavolta, pe- a un inevitabile deragliamento».
Massimo Gaggi
dai suoi clienti e anche dai dipendenti. rò, la scommessa è molto impegnativa:
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Del resto questa è stata fin dall’inizio la sul piano finanziario perché l’universi-
La trovata del fondatore Schultz, imprenditore filantropo
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Howard Schultz, il
fondatore di Starbucks, si è costruito
l’immagine di imprenditore lungimirante, attento al sociale, generoso (per
gli standard Usa) nell’offrire l’assicurazione sanitaria anche ai dipendenti
stagionali e part-time e nel trasformare
i suoi bar, negli anni della recessione e
dei licenziamenti di massa, in uffici di
collocamento o in «hub» dove artigiani
e titolari di piccole aziende si incontravano per sviluppare nuove idee imprenditoriali.
Stavolta l’istinto filantropico dell’industriale visionario che ha creato dal
nulla la più grande catena mondiale
del caffè ha, però, superato ogni limite:
Schultz ha annunciato ieri che Starbucks offrirà a tutti i suoi 135 mila dipendenti la possibilità di laurearsi seguendo i corsi «online» della Arizona
State University. Tutto (o quasi) a spese
dell’azienda. L’imprenditore ha aggiunto di non sapere quanto tutto questo costerà all’azienda: dipenderà dal
numero di dipendenti che utilizzeranno il programma. Non saranno pochi:
il 70 per cento degli addetti del gruppo
sono studenti che lavorano nei negozi
di Starbucks mentre cercano di completare i loro corsi.
Più ancora dell’impegno finanziario, a colpire di questo «bonus» senza
precedenti offerto a tutto il personale è
il fatto che, pagando i loro studi, Schultz finisce, di fatto, per incentivare
l’esodo dei dipendenti appena benefi-
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40
Malia Obama
«debutta»
a Hollywood
con Spielberg
WASHINGTON — Per le
vacanze Malia «debutta» a
Hollywood. La figlia del
presidente Barack Obama,
che compirà 16 anni il giorno
in cui l’America festeggia la
sua indipendenza, il 4 luglio,
sarà sul set del nuovo show
prodotto da Steven Spielberg
e Halle Berry come suo
primo «lavoretto» estivo
dopo la scuola. Lo riporta la
stampa americana che ha
avvistato la ragazza sul set
della Cbs accompagnata dalla
First Lady, Michelle Obama.
Malia lavorerà come
assistente alla produzione
per la prossima serie tv
Extant, sulle vicende di
un’astronauta che ritorna a
casa dopo un anno di
missioni nello spazio.
Spielberg e Berry sono
sostenitori di Obama: il
regista ha sempre staccato
pesanti assegni a favore della
campagna presidenziale e
Berry indossa spesso una tshirt con «Obama for
Change».
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Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
FIRENZEPITTIUOMO
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Collezioni estate 2015 Apre il salone di Firenze. Stefano Ricci illumina il Ponte Vecchio
Accostamenti
I cotoni e i lini
leggeri di Lardini
si mescolano a
trame grosse, per
un look più
giovane e versatile
Gradazioni
Il fit di Paoloni è
decisamente
asciutto, il colore
protagonista è il
blu: dal bluette al
royal al fiordaliso
La camicia
Nel look di Cucinelli
per la prossima
estate è spesso
sostituita dalla polo,
a 3 o 5 bottoni, con il
collo un po’ sostenuto
Colori
Colori naturali
e neutri, come il
beige e le gradazioni
di marrone,
si accostano
a tinte forti
Micro
Gli abiti e le giacche
da giorno vivono
di tessuti
microstrutturati, «falsi
uniti». In alternativa,
i disegni jacquard
Con la pince
I nuovi pantaloni
hanno una piccola
pince e sono più
morbidi sulla
gamba: il risvolto è
di 4 centimetri
Il club dei gentiluomini
L’eleganza «sussurrata»
delle nuove proporzioni
Il sartoriale conquista Pitti
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Luigi Bianchi Mantova
Rigore, pulizia, leggerezza
Tombolini
Il nuovo smoking
Gli eventi
Feste, mostre,
performance fanno da
contorno al salone che
apre oggi (fino a
venerdì) alla Fortezza
da Basso
Oggi
Pucci celebra le sue
stampe con «Design a
dream. The bird of a
Pucci Print», cocktail al
Palazzo Pucci. Mentre
il Museo Fondazione
Capucci apre in
esclusiva, al Belvedere
di Firenze, per la festa
delle testate di Rcs
Fatto a mano
Louis Vuitton nella sua
boutique di via Strozzi
esalta l’eccellenza del
savoir-faire nella
calzatura maschile con
un artigiano (in arrivo
dal laboratorio di
Fiesso d’Artico) che
mostrerà al pubblico le
tecniche di lavorazione
per le calzature
Cronache 29
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Altea
Con il cravattino o il foulard
ENN+W
La linea slim del marchio giovane
FIRENZE — L’uomo (ri)scopre il dettaglio e anche un pantalone, che ha sempre comprato al volo, diventa una questione di millimetri. Brunello Cucinelli
intravede nel capo simbolo del guardaroba maschile il segno di un cambiamento. Se — come fanno le donne — ora
anche lui incomincia a scegliere i pantaloni rigirandoseli tra le mani, facendo
attenzione al tessuto, sbirciandosi le
spalle davanti allo specchio, allora significa che qualcosa sta davvero cambiando.
Una moda contemporanea ben radicata nella tradizione sartoriale è al centro dell’edizione 86 del Pitti Uomo, da
oggi al 20 alla Fortezza da Basso di Firenze. Un’edizione che l’amministratore delegato Raffaello Napoleone definisce
straordinaria, con il più alto numero di
marchi mai rappresentati — 1.090, il 40
per cento delle aziende sono internazionali e 110 arrivano dall’Inghilterra — «a
conferma della leadership italiana della
moda uomo nella fascia alta».
«La sorpresa sono i giovani: hanno
barba e capelli curati, e vogliono vestire
Abiti e numeri
Abiti di lino destrutturati,
da portare da mattina a sera
Nel 2014 export in crescita del
4,7 per cento
bene, con un alto tasso di artigianalità e
sartorialità» sottolinea Cucinelli. Il particolare fa la differenza, a cominciare
dal pantalone, appunto. Torna stirato
e con una pince, piccola però. Il fondo di 18,2 cm ha il risvolto di 4 cm.
L’uomo si compiace di una certa vanità e vuole poter mostrare le fatiche
fatte in palestra, ma sempre con garbo ed eleganza. E allora ecco l’elogio
della polo, in versione ricercata. «A 3
o 5 bottoni, la nostra ha il collo sostenuto un po’ a camicia. Si porta con il blazer, anche questo modellato sul busto
come i piccoli trench».
Napoleone parla di eleganza sussurrata per descrivere la moda in scena al
padiglione centrale dedicato al classico
contemporaneo che si rinnova al piano
attico con il progetto «Just like a man».
In un’atmosfera da club per gentlemen,
ricreata da Patricia Urquiola, Proraso rilegge in chiave moderna il concetto di
barberia italiana che è nella storia del
nostro Paese. Nel club c’è anche lo spazio lustrascarpe portato da Cuoio di Toscana — marchio del consorzio che così
ha voluto garantire la qualità del Made
in Italy — dove oggi arriverà Luca Argentero sulle immagini di «Sciuscià» di
Vittorio De Sica.
Ma in primo piano restano i vestiti
delle griffe che rappresentano l’eleganza
tricolore. Tra gli altri la marchigiana Lardini che rilancia l’abito di lino destrutturato «sfoggiato dalla mattina alla sera»,
Kiton e Isaia, eccellenze napoletane,
Tombolini (altra griffe marchigiana) che
festeggia i 50 anni di storia con un profumo omaggio alla giacca «zero gravity». O ancora Cantarelli, altri 50 anni di
stile sartoriale, e Cruciani con il patron
Luca Caprai a cui sarà assegnato il premio Pitti 2014.
Protagonisti dello spazio dedicato ai
giovani quest’anno sono l’argentino
Marcelo Burlon — County of Milan, con
una performance al Parterre di Piazza
della Libertà, e il duo Au jour le jour, Diego Marquez Monsalve e Mirko Fontana
che lanciano la prima collezione maschile alla Dogana.
La moda riaccende la città del Giglio e
non è solo una metafora. Il Centro di Firenze per la Moda Italiana (associazione
che include le istituzioni pubbliche e i
privati a capo del Pitti Immagine) festeggia i suoi 60 anni di vita con Firenze Hometown of Fashion, una settimana di
eventi (progetto realizzato con il contributo del ministero dello Sviluppo Economico e di Agenzia ICE) che si è aperta
ieri sera con il concerto all’Opera di Andrea Bocelli assieme con Cameristi del
Maggio Musicale Fiorentino e il soprano
Patrizia Orciani.
Poi, prima della mezzanotte l’accensione della nuova illuminazione del
Ponte Vecchio realizzata grazie al contributo dello stilista imprenditore toscano
Stefano Ricci insieme con Unicredit.
E per festeggiare la loro città sono arrivati anche le griffe Salvatore Ferragamo, Gucci, Emilio Pucci ed Ermanno
Scervino alle prese con mostre, feste, allestimenti.
La moda maschile manda segnali incoraggianti nella speranza di spegnere la
luce rossa dei consumi (in calo progressivo dal 2009, fino a segnare un meno
9,3 % nel 2013). «Il 2014 si apre con un
crescita dell’export del 4,7 per cento e un
aumento dell’import dell’8%. La vanità
maschile lascia ben sperare.
Maria Teresa Veneziani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Classe
Robert Redford nel
Grande Gatsby di Jack
Clayton del 1974
30
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Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Cronache 31
italia: 51575551575557
Idee verdi La «capsule collection» realizzata dal rapper-stilista Pharrell Williams per G-Star Raw, marchio olandese giovane del denim
Bottiglie di plastica ripescate
Il nuovo jeans che salva il mare
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
dra, al fotografo e regista Anton Corbijn, con testimonial controcorrente
come il campione mondiale di scacchi Magnus Carlsen e lo chef Sergio
Herman.
Pharrell — con il titolo di «co-designer» — l’ha chiamata una «esplorazione creativa a lungo termine»,
capi da uomo e donna con il marchio
di fabbrica molto slim di G-Star
Raw, nei negozi a partire da settembre. Il denim Bionic Yarn viene
stampato con una trama originale,
ispirata alla mascotte del progetto, la
piovra Otto: denim ricavato dalla
plastica e stampato con motivi classici come il pied de poule per pantaloni ma anche soprabiti, trench,
bomber, t-shirt, felpe, cappellini. Il
colore? Intenso come le profondità
dell’oceano: «Mazarine blue», indaco e nero.
Anche prima di allearsi con Pharrell, i suoi calamari e il suo sottomarino, G-Star aveva puntato sull’ecosostenibilità: gli stili denominati
«Hydrite Denim» sono realizzati con
innovative tecniche di tintura e finitura che risparmiano il 95% d’acqua
e sostanze chimiche rispetto alla
normale produzione di denim .
La collaborazione tra il marchio
nato a Amsterdam nel 1989 è destinata a continuare — altrimenti
Pharrell non sarebbe stato nominato
«-co-designer» — e ha un obbiettivo ambizioso: studiare il denim
«next generation». Con gli stessi parametri di resistenza e comodità di
quello tradizionale, ma molto più rispettoso dell’ambiente.
«Raw for the Oceans» a parte, il
denim stretch del quale G-Star fa da
sempre ampio uso è destinato, a Pitti, ad apparire in nuove declinazioni.
Da uomo, e da donna: la stilista della
collezione femminile Rebekka Bach
anticipa che a Firenze si vedranno
nuovi fit come il «super skinny»
proposto in nuovi tagli, perché per
lo stretch «la frontiera è la qualità, la
sfida è ottenere qualità sempre più
alta dal filo».
A Pitti G-Star presenterà anche la
nuova strategia retail: prossime
aperture a Firenze (via degli Strozzi, a luglio) e Milano (via Dante,
settembre) per aggiungersi al flagship romano aperto lo scorso
dicembre in via Del Tritone.
Matteo Persivale
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DISEGNO DI GUIDO ROSA
FIRENZE — Il sottomarino tutto
matto di Pharrell Williams ingoia le
bottiglie di plastica raccolte sul fondo dell’oceano da una squadra di
buffi calamari, le mastica allegramente con delle ganasce molto umane, tritura la plastica e la trasforma
in blue jeans tutti nuovi: sono gli
«Happy Oceans», gli oceani felici
studiati dal rapper-stilista americano per una nuova versione della sua
canzone-simbolo, «Happy», scritta
per un cartoon e diventata a sorpresa
un inno di protesta e libertà in giro
per il mondo, dall’Iran all’Ucraina.
Gli oceani felici di Pharrell vengono rallegrati dal suo progetto di moda eco-sostenibile Bionic Yarn, che
trasforma in tessuto la plastica riciclata. Ecco così «RAW for the Oceans», la capsule collection realizzata
da Williams per G-Star Raw, marchio olandese molto giovane del denim. Un marchio sempre aperto a
collaborazioni speciali: da Marc
Newson che ha appena presentato la
Reversible Tour Jacket, in vendita da
ottobre, al Design Museum di Lon-
FIRENZEPITTIUOMO
La fibra creata dal riciclo dei rifiuti che finiscono negli oceani
Acquisizioni Francesco Fila: «Alzeremo la qualità, al giusto prezzo»
Stile british (fatto a Biella)
La sfida del signor Brooksfield
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
FIRENZE — Calcisticamente, abbiamo appena battuto, ancora una
volta, l’Inghilterra. Ma nella moda il
classico match parte da decenni
con l’Italia favorita. Un esempio, tra
i tanti, è Brooksfield. Marchio nato
nel 1971 con una fortissima identità molto inglese, di eleganza country e informale, con tanti blazer e
maglioni molto british. Brooksfield
è però un marchio italianissimo:
appena finito, dopo alterne vicende
aziendali, nelle mani dei fratelli Fila
(detentori per l’Italia di licenze imMare Una
regata anni
‘80 sponsorizzata
da Brooksfield:
il marchio
ora è dei
biellesi
Fratelli Fila
portanti come Fred Perry, del quale
curano produzione e distribuzione,
e di Gant, per il quale fanno la distribuzione).
La nuova gestione di Brooksfield, spiega Francesco Fila, punta
a incrementare presenza nel retail e
aumentare il fatturato estero
(obiettivo minimo 50/50 tra Italia e
estero entro tre anni, attualmente
siamo a 90/10). Le aperture di
nuovi negozi partiranno da Milano,
l’anno prossimo, con un monomarca: a seguire, le altre grandi città italiane.
Nello stile, che non cambierà di
molto rispetto alla tradizione, il caposaldo è mantenere alta la qualità:
«Noi vorremmo difendere e utiliz-
Da città
Qui sotto un modello con la giacca
leggera, decostruita, di Brooksfield:
«City Athletic» è il
tema della collezione, capi di ispirazione sportiva
ma declinati in
chiave cittadina e
raffinata
zare e proteggere il più possibile i
materiali italiani e le produzioni
italiane — spiega Fila — per fortuna noi abbiamo un’organizzazione
produttiva basata molto con piccoli
laboratori italiani che ci danno alta
qualità e un buon rapporto di prezzo. Noi veniamo da Biella, una zona
di know-how e grandi materie prime: questo lo manterremo. Certo,
oggi, con la situazione italiana, fare
in Italia uno sportswear elegante e
sofisticato è una bella sfida. Perché,
detto con sincerità, l’Italia parlando
con agenti e clienti chiede e spinge
sul prezzo. Prezzo, prezzo, prezzo.
Ma se si vuole affrontare l’estero bisogna proporre un prodotto di
qualità bella, curato: questo comporta prezzi più alti ma la nostra
struttura, che non compra prodotto finito ma materie prime, ci
facilita. La sfida del trovare il giusto prezzo della più alta qualità
possibile è una bella sfida, stimolante, giusta per questo marchio nel quale crediamo molto».
Il futuro? «Venderemo alla fine qualche maglietta con lo
stampone in meno ai ragazzi,
ma credo proprio che riusciremo a far capire che una bella camicia, di qualità, di lunga durata, è un acquisto giusto con
Brooksfield. Ecco, con tutto il rispetto per coloro che scelgono di
fare prodotti più economici, io credo che in Italia non siamo capaci di
lavorare male».
Il marketing? «Ecco, diciamo che
tirare il collo al fornitore cinese per
pagare le vetrine in Madison avenue a New York non è un piano che
premia, oltre il brevissimo termine.
Il cliente si rende conto della qualità intrinseca del made in Italy. Per
fortuna».
M.Per.
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32
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Economia
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Il riassetto Il gruppo spagnolo avrà il 15%, gli investitori istituzionali oltre il 50%. La società era stata creata nel 2007
UE E DEFICIT,
SE LA SPD
Addio Telco, Telecom public company
STRIZZA L’OCCHIO
A ROMA E PARIGI
Mediobanca, Intesa e Generali chiedono la scissione. Telefonica primo socio
G
eometrie variabili,
nell’Europa del dopoelezioni, con il vice
cancelliere tedesco Sigmar
Gabriel che ha lanciato un
messaggio a Francia e Italia,
affermando che le riforme
non dovrebbero essere prese
in esame nel calcolo del
deficit. Musica per le
orecchie del ministro
dell’Economia di Parigi,
Arnaud Montebourg
(insieme a Gabriel a Tolosa),
e uno spunto positivo per le
riflessioni del premier
Matteo Renzi, che ha
evocato uno scenario di
questo tipo, senza
comunque contestare
direttamente i criteri del
Patto europeo. Le parole del
numero due
socialdemocratico nella
grande coalizione di Angela
Merkel hanno riaperto una
questione che non può essere
accantonata, in un momento
in cui sono in molti a
guardare ad un’Europa
“nuova” che parli il
linguaggio dell’occupazione
e della crescita. Nonostante
una mezza marcia indietro
dei suoi collaboratori — per
i quali l’intento di Gabriel
era solo quello di
«puntualizzare che alcuni
Stati potrebbero vedersi
riconosciuto più tempo per
ridurre il loro debito se
porteranno avanti concrete
riforme» — è chiaro che i
margini di manovra sono
destinati a crescere. Da
Wolfgang Schäuble è venuto
subito un richiamo alla
necessità del «rispetto delle
regole». Ma il terzo governo
Merkel non è un monocolore
del partito del rigore.
Paolo Lepri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Offerta fino a 704 milioni
I soci di Telecom Italia
L’azionariato dopo
lo scioglimento di Telco
Telefonica
14,8%
-4,20%
Ieri
Un anno a Piazza Affari
Privatizzazione Fincantieri
Al via il collocamento
Possibili 35 mila nuovi soci
0,9455 euro
0,94
Findim (Fossati)
4,9%
BlackRock
4,8%
Generali
4,3%
Mediobanca
0,81
0,67
0,54
1,6%
Intesa Sanpaolo
1,6%
giu
lug
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nov
dic
gen
feb
mar
apr
mag
giu
D’ARCO
Mediobanca, Intesa Sanpaolo
e Generali hanno chiesto ieri la
scissione di Telco, formalizzando così nel primo giorno utile
delle finestra contrattuale (che si
chiude a fine mese) l’archiviazione della finanziaria e del patto
parasociale che finora ha «blindato» il 22,4% di Telecom Italia.
A questo punto mancano le autorizzazioni dalle autorità competenti perché l’operazione venga definita e le partecipazioni dirette in Telecom Italia siano attribuite agli ex partecipanti
all’accordo. La tempistica potrebbe però non essere breve visto che è richiesto anche un
«passaggio» in Brasile.
Una volta tramontata Telco,
l’azionariato di Telecom Italia
vedrà come primo socio la spagnola Telefonica con il 14,8%, seguita dalla Findim della famiglia
Fossati con il 4,9%, BlackRock
che secondo le ultime indicazioni disponibili dovrebbe avere in
portafoglio fra i vari fondi il
4,8%, Generali con il 4,3% e i due
istituti, Mediobanca e Intesa
Sanpaolo, con l’1,6% a testa. Una
struttura dunque più simile a
quella di una public company,
soprattutto pensando che oltre il
INVITO A PRESENTARE OFFERTA PER IL SERVIZIO DI COPERTURA ASSICURATIVA
DEI RISCHI DI RESPONSABILITA’ CIVILE TERZI E OPERAI
La Provincia Italiana della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione - in Amministrazione Straordinaria ex legge 39/2004 - Procedura n.1/2013 - Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 29 marzo 2013 - con sede legale in Roma, via della
Luce, n. 46, Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto con R.D. 19 aprile 1937, n. 1024,
codice fiscale n. 01356310589, partita IVA n.00988411005, Ente proprietario e Gestore
dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, IDI - IRCCS, con sede in Roma, via dei Monti
di Creta, n. 104, dell’Ospedale generale di zona San Carlo di Nancy, con sede in Roma,
via Aurelia, n. 275 e dell’IDI-IRCCS Villa Paola, con sede in Capranica (VT), via Padre
Luigi Monti, invita a presentare offerta per il servizio di copertura assicurativa dei rischi
di responsabilità civile terzi e operai per le seguenti strutture: IDI - IRCCS, con sede in
Roma, via dei Monti di Creta, n. 104, Ospedale generale di zona San Carlo di Nancy,
con sede in Roma, via Aurelia, n. 275 e IDI-IRCCS Villa Paola, con sede in Capranica
(VT), via Padre Luigi Monti.
La Provincia Italiana della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione ha interesse a valutare e selezionare la migliore offerta, sotto il profilo tecnico ed economico,
per la copertura assicurativa dei rischi connessi alla responsabilità civile terzi ed operai
delle strutture ad essa afferenti.
La copertura assicurativa dei rischi di responsabilità civile terzi e operai deve avere decorrenza dalle ore 00:00 del 5 luglio 2014 e deve scadere alle ore 24:00 del 30 dicembre
2016. Il contratto assicurativo deve prevedere la facoltà di proroga alle medesime condizioni, inizialmente pattuite, per il tempo strettamente necessario al conseguimento di
una nuova futura copertura assicurativa, per almeno ulteriori tre mesi dalla scadenza.
Sul sito www.picficinas.com saranno pubblicati l’invito a presentare l’offerta in forma
integrale, di cui il presente invito ne costituisce un estratto ed i questionari assuntivi.
Le statistiche sinistri ed eventuali chiarimenti dovranno essere richiesti esclusivamente,
in forma scritta, tramite mail a: MARSH S.p.A. - c.a. Maria Teresa Turco o Antonella
Colacione, ai seguenti indirizzi:
[email protected] - [email protected].
La presentazione delle offerte, che non sono da considerarsi vincolanti nell’ipotesi in
cui non dovessero rispondere alle esigenze di Provincia Italiana della Congregazione
dei Figli dell’Immacolata Concezione in A.S., dovranno pervenire entro le ore 12.00 del
26 giugno 2014 via posta elettronica certificata all’indirizzo [email protected]
e/o a mezzo raccomandata A.R. e/o per corriere al seguente indirizzo: P.I.C.F.I.C. - c/o
Commissari Straordinari, Via dei Monti di Creta 104 - 00167 ROMA.
50% del capitale è detenuto complessivamente da investitori istituzionali internazionali che nel
corso delle ultime due assemblee hanno dimostrato una
grande attenzione alle scelte di
governance. In particolare in occasione del rinnovo del consiglio
in aprile il voto massiccio a favore della lista di Assogestioni si è
tradotto in un ribaltone, al quale
ha dato il contributo decisivo a
sorpresa l’allineamento di Fossati con i fondi. Uno scenario di
maggioranze prestabilite appare
dunque al momento difficile da
tracciare. Ed è un quadro di cui
Telefonica dovrà tener conto.
Finisce qui, con le richieste di
scissione, la «storia» della finan-
ziaria fondata nel 2007 in occasione del passaggio alla cordata
costituita da Telefonica, Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo
e Sintonia (Benetton) del 23%
circa di Telecom attraverso l’acquisto di Olimpia, la società con
la quale Pirelli ed Edizione (Benetton) avevano rilevato nel
2001 la quota da Bell.
Un esito scontato da circa un
anno. Nel giugno scorso Mediobanca, in occasione della presentazione del piano strategico,
aveva annunciato il disimpegno.
E nel settembre 2013 i soci di
Telco hanno raggiunto un accordo in base al quale Telefonica è
salita al 66% e gli azionisti italiani hanno ridotto le partecipazio-
L’annuncio
Intesa Sanpaolo aprirà in Qatar
Intesa Sanpaolo si prepara ad aprire un ufficio a Doha in
Qatar. Ad anticiparlo è stato il vicepresidente del
consiglio di gestione della banca, Marcello Sala, ieri
mattina durante la conferenza internazionale «Changing
dynamics in the Gulf» promossa da Ispi, Intesa Sanpaolo
e Promos-Camera di Commercio di Milano.
ni a quelle attuali, pari al 19,32%
per Generali e al 7,34% sia per
Piazzetta Cuccia sia per Intesa.
Ieri Mediobanca nel comunicato
sulla scissione ha sottolineato
che da quel riassetto, che ha significato l’avvio dell’uscita da
Telco, il titolo del gruppo telefonico ha registrato un incremento
del 65%, contro il 13% del settore
europeo e il 23% di Piazza Affari
(ieri l’azione, che giovedì era tornata sopra quota un euro, ha ceduto il 4,2% a 96 centesimi).
L’istituto guidato da Alberto Nagel ha poi ricordato che «l’operazione si inquadra nel più ampio
processo di riduzione dell’esposizione al comparto azionario,
parte integrante delle linee guida» del business plan.
Nel rendere note le decisioni
Mediobanca e Intesa hanno indicato le plusvalenze implicite alle
quotazioni attuali, pari rispettivamente a 110 e 35 milioni, e un
centinaio di milioni è stimabile
anche per Generali. Per tutti però la storia in Telecom si chiude
con un bilancio contabile ben diverso, visto che il titolo è stato in
questi anni più volte svalutato.
MILANO — Giuseppe Bono, l’amministratore delegato,
l’aspettava da 8 anni. Ora Fincantieri, che fa navi da crociera e
anche militari, va in Borsa con l’azionista Fintecna, che è della
Cassa depositi e prestiti, controllata dal Tesoro. L’offerta, partita
ieri e annunciata a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana
(foto), è destinata per il 20% ai piccoli risparmiatori e si
concluderà il 27 giugno. Il lotto minimo è fra 3.120 e 4 mila euro,
La prua di una nave Fincantieri ieri a Piazza Affari a Milano
il valore dell’offerta tra i 549 e i 704 milioni. Significa il possibile
ingresso di circa 35 mila piccoli azionisti. «Non c’è intenzione di
distribuire dividendi per almeno tre anni», ha detto però Bono.
Terza matricola dell’anno, Fincantieri è la prima delle
privatizzazioni 2014, ma all’abbattimento del debito pubblico
contribuirà poco o nulla. Tolto l’aumento di capitale da 468-600
milioni, solo 81-104 milioni saranno incassati da Fintecna (che
resta in maggioranza con almeno il 55,1%) e non è detto che Cdp
li giri poi al Tesoro. «Un modo per ridurre il debito pubblico è far
crescere l’economia — dice Franco Bassanini, presidente Cdp —.
Questa operazione patrimonializza Fincantieri e migliora la
finanza pubblica. Abbiamo privilegiato il rafforzamento della
società. Non si può escludere un futuro aumento della quota
collocata». Al 31 marzo i debiti netti di Fincantieri erano di 417
milioni su un patrimonio di 1,22 miliardi. Il prospetto sottolinea
il conflitto d’interessi con le banche, collocatrici e creditrici.
Alessandra Puato
Sergio Bocconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sul mercato Operazione da 145 milioni, per Manes una plusvalenza di circa 42 milioni
Opa di Vodafone su Cobra, per salire in auto
MILANO — Vodafone lancia un’opa da 145 milioni di
euro sull’italiana Cobra automotive. L’azienda di Varese
— oggi attiva in Germania,
Gran Bretagna, Spagna, Svizzera, Cina, Giappone, Corea
del Sud e Brasile — offre servizi telematici ed elettronici
per l’automobile. In concreto, progetta e produce le cosiddette «scatole nere» antifurto, apparati elettronici per
la sicurezza dei veicoli e la
geolocalizzazione, la cui
istallazione comporta spesso
sconti sul pagamento dei
premi sulle assicurazioni Rc
Auto.
L’Opa è fissata a 1,49 euro
per azione. Con un accordo
quadro tra Vodafone global
enterprise e Intek group, la
51,4%
le azioni Cobra automotive
che Intek si prepara a cedere
a Vodafone. La
multinazionale inglese vuole
arrivare al 95%
Vincenzo Manes di Intek
stessa Intek, presieduta da
Vincenzo Manes (foto), si è
impegnata ad aderire all’Opa
integralmente con il 51,402%
oggi in portafoglio. Lo stesso
ha fatto il presidente di Cobra, Serafino Memmola, che
ha in mano il 22,7%del gruppo varesino. In tutto, l’accordo garantirà il conferimento
a Vodafone del 74% delle
azioni. Perché l’operazione
vada in porto, Vodafone dovrà arrivare al 95%. Inoltre
l’acquisizione dovrà essere
approvata dalle autorità Antitrust competenti.
Il controvalore intascato
da Intek, calcolato in base al
prezzo dell’offerta, sarà pari a
74,3 milioni di euro. «L’ac-
cordo produrrebbe una plusvalenza sul bilancio consolidato di Intek Group di circa
42 milioni rispetto ai valori
di carico al 31 marzo 2014, al
lordo dell’effetto fiscale e dei
costi dell’operazione», recita
una nota di Intek. In questo
modo il gruppo di Manes migliorerà la posizione finanziaria netta e si concentrerà
sulle attività legate alla produzione di semilavorati di
rame, dove è attivo con Kme
e alle energie rinnovabili.
L’operazione è stata bene
accolta dal mercato. Ieri il valore delle azioni Intek è cresciuto del 10,56%. A Piazza
Affari balzo anche per i titoli
Cobra. In chiusura sono arrivate a 1,474 euro (+49,34%)
avvicinandosi al valore del-
l’offerta pubblica di acquisto.
Vodafone punta attraverso
questa operazione a potenziare il «machine-to-machine» quella tecnologia che fa
dialogare apparecchiature
diverse. «La combinazione di
Vodafone e Cobra creerà un
nuovo fornitore globale di
servizi di auto collegati — ha
spiegato Erik Brenneis, direttore del M2M di Vodafone —.
Abbiamo in programma di
investire nel business per offrire ai nostri clienti del settore automobilistico e assicurativo una gamma completa di servizi telematici».
In altre parole, l’operazione dovrebbe consentire a Cobra di svilupparsi e crescere
grazie alla complementarietà
dei propri prodotti e mercati,
soprattutto quelli esteri, con
quelli di Vodafone.
Rita Querzé
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Economia 33
italia: 51575551575557
A Parigi
Argentina
Siemens e Mitsubishi in campo per Alstom. Comincia la gara con Ge
Tango bond
e la sentenza
boomerang
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — L’asta per il settore energia di Alstom, ex
gioiello dell’industria francese, entra nel vivo con
l’offerta di Siemens alleata a Mitsubishi Heavy
Industries: i tedeschi comprerebbero le turbine a gas
per 3,9 miliardi di euro, mentre i giapponesi sono
pronti a versare 3,1 miliardi per fondare tre nuove
società (turbine a vapore, centrali idroelettriche e
rete). Un totale di sette miliardi, per contrastare la
prima, più importante, offerta del colosso americano
General Electric, pronto a pagare oltre 12 miliardi di
euro per rilevare tutto il comparto. Ieri i capi di
Siemens e Mitsubishi, Joe Kaeser e Shunichi
Miyanaga, hanno incontrato i vertici di Alstom, e
stamani alle 10 e 25 sono attesi all’Eliseo per
illustrare la loro proposta al presidente François
Hollande. Lo schema progettato da SiemensMitsubishi prevede anche la partecipazione dello
Stato francese, che dovrebbe intervenire acquistando
parte delle azioni di Bouygues in modo da permettere
a quest’ultima società di disimpegnarsi totalmente
(oggi è il primo azionista di Alstom con il 29%). Ma
l’offerta nippo-tedesca non sembra convincente da
un punto di vista politico: il governo francese si era
impuntato con il presidente di Alstom Patrick Kron,
fautore dell’intesa con gli americani, perché non
voleva che un settore strategico come l’energia finisse
fuori dall’Europa. E i tedeschi di Siemens avevano
saputo approfittarne, assecondando Hollande e la sua
idea di un «Airbus dell’energia». Ora, con l’ingresso
dei giapponesi nella cordata Siemens, quel discorso
sembra cadere. General Electric ha già annunciato
che rilancerà entro il 23 giugno.
Stefano Montefiori
Joe Kaeser, Siemens
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La vertenza Dopo la rottura sul contratto via allo stop degli straordinari negli impianti Fca. I sindacati: convocateci
Il caso della fabbrica modello Maserati
Fiat: «Uno sciopero incomprensibile»
A Grugliasco un’ora di fermo decisa dalla Fiom
Release
Banco Popolare
offerte in arrivo
per la bad bank
Entra nel vivo la gara per
la cessione di Release, la
bad bank del Banco
Popolare, che contiene
asset per circa 3 miliardi
fra immobili, crediti
chirografari e ipotecari e
«non performing loans»
immobiliari. Ieri scadeva il
termine per effettuare la
due diligence dopo la
quale i quattro potenziali
acquirenti in short list
devono presentare l’offerta
vincolante all’advisor
Equita. In pole per le
offerte, che secondo fonti
vicine al dossier ieri sera
non erano ancora arrivate,
ci sarebbero Blackstone e
la cordata Fortress-Prelios.
I tavoli sarebbero ancora
in corso con il terzo
soggetto interessato,
l’americano Lone Star. Si
sarebbe invece sfilata,
secondo Radiocor, la
cordata fra Pimco e Gwm.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO — Blocco degli
straordinari alla Fiat. Lo hanno deciso ieri i sindacati del sì
— quelli che hanno firmato
gli accordi con l’azienda —
quindi esclusa la Fiom. L’agitazione è stata proclamata in
seguito alla rottura delle trattative, martedì scorso, per il
rinnovo del contratto che riguarda oltre 80 mila dipendenti degli stabilimenti italiani del gruppo. Alle trattative
non partecipano i metalmeccanici della Cgil.
Il confronto per il contratto
si è arenata sull’ammontare
dell’una tantum per il 2014.
L’azienda propone 250 euro, i
sindacati al tavolo sono scesi a
300 euro. Ora Fim, Uilm, Ugl,
Fismic e associazione Quadri
difendono la propria posizione. «Le proposte di mediazione da noi adottate hanno forti
elementi di responsabilità —
hanno scritto ieri le segreterie
generali in un comunicato —.
Invitiamo l’azienda a riconvocare le trattative già nel corso
di questa settimana».
Ovviamente la protesta tocca solo gli stabilimenti interessati dagli straordinari, tra
questi Sevel, Maserati, Marelli, Iveco, Fpt di Foggia e di Torino, Cnh di Modena.
Intanto oggi si è svolto anche uno sciopero di un’ora in-
detto dalla Fiom nello stabilimento Maserati di Grugliasco. Le tute blu della Cgil rivendicano il successo della
protesta: «All’iniziativa hanno
partecipato centinaia di lavoratori. Non solo nostri iscritti
— recita una nota —. In alcuni reparti siamo arrivati a
punte di adesione del 30%».
«Avremmo voluto indire
un’assemblea per parlare dei
problemi dello stabilimento
di Grugliasco ma non è stato
possibile — lamenta Michele
De Palma, che si occupa di
Fiat auto per la Fiom —. Per
questo abbiamo indetto lo
sciopero».
Dal canto suo l’azienda presenta ragioni e numeri molto
diversi. Parla di un’adesione
ferma all’11%. E critica lo sciopero. «Nonostante si tratti di
una percentuale piuttosto
L’offerta Sarà unico partecipante, accordo con EI Towers
Asta e frequenze televisive,
la doppia mossa di Cairo
MILANO — Cairo Communication diventa sempre
di più un polo tv. Il gruppo guidato da Urbano Cairo
che aveva rilevato La7 da Telecom Italia ieri ha fatto
un passo avanti ulteriore su due fronti: come unico
partecipante all’asta per le frequenze tv (come aveva
anticipato il Corriere alla fine sia Rupert Murdoch con
Sky che Carlo De Benedetti con ReteA sono rimasti
talmente freddi da non partecipare nemmeno simbolicamente) ha presentato un’offerta vincolante per i
L’imprenditore Urbano Cairo, editore
di La7: Offerta congiunta con
EI towers
diritti d’uso per 20 anni del multiplex indicato come
lotto L3, dove intende trasmettere i canali La7 e La7d,
oggi sulle frequenze di TI Media. Nel contempo il
gruppo ha stretto un accordo con EI Towers, operatore di rete controllato da Mediaset, per la realizzazione
e la gestione tecnica delle frequenze che dovranno
avere una copertura a regime pari a oltre il 94% della
popolazione.
I termini economici dell’offerta di Cairo ( che detiene il 3,67% di Rcs Mediagroup) al ministero dello
Sviluppo economico saranno resi noti nel corso di
una seduta pubblica il 25 giugno. La base d’asta era di
31,6 milioni di euro. Gli accordi con EI Towers prevedono una fase di messa in esercizio della rete, dal 1
gennaio 2015 a fine 2017, per un controvalore di 14
milioni sul triennio «comprensivi del corrispettivo
per la messa a disposizione dei trasmettitori; un corrispettivo a regime a favore di EIT (a partire dall’anno
2018) pari a 18,3 milioni annui, comprensivi del corrispettivo per la messa a disposizione dei trasmettitori; un onere annuo per EIT a favore di Cairo Network,
compreso tra 0 e massimi 4 milioni, a partire dal 2018,
qualora la banda disponibile sul Mux non sia integralmente utilizzata da Cairo». Cairo avrà facoltà di
recesso libero a partire dal primo gennaio 2025.
La Borsa ha reagito bene e Cairo ha guadagnato il
3,21% a 6,43 euro. Di segno contrario la risposta dei
sindacati. «L’ufficializzazione oggi da parte di CairoCommunication dell’offerta per la gara sui diritto
d’uso delle frequenze tv e della contestuale sottoscrizione con EI Towers di un accordo pluriennale per la
realizzazione e la gestione tecnica del futuro mux,
rendono necessario l’avvio urgente del confronto sul
piano industriale/editoriale di La7 srl, finora mai
presentato dall’azienda». Lo afferma il cdr di La7, con
il sostegno di Fnsi, Associazione Stampa Romana e
Associazione Stampa Lombarda, rinnovando «la
richiesta di un incontro con i vertici aziendali di Cairo
Communication e La7 srl».
M. Sid.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
bassa, lo sciopero di 200 lavoratori appare assolutamente
incomprensibile — recita una
nota Fiat —. In un momento
come questo dell’economia
L’amministratore delegato
della Fiat, Sergio Marchionne,
all’inaugurazione del nuovo
stabilimento
Maserati a Grugliasco (Torino),
il 30 gennaio
2013. Ieri la Fiat
ha definito «irrazionale e incomprensibile»
lo sciopero di
un’ora proclamato dalla Fiom
italiana dove la disoccupazione ha raggiunto punte senza
precedenti, scioperare in un
impianto che sta creando posti e opportunità di costruire
prodotti di alta qualità che per
oltre il 90% vengono esportati,
è assolutamente irrazionale».
Le vicende di ieri alla Maserati rinnovano lo scontro Fiat
-Fiom. Ma anche la contrapposizione tra i metalmeccanici della Cgil e gli altri sindacati. «Ieri il 90% dei lavoratori di
Grugliasco non ha sostenuto
lo sciopero indetto dalla
Fiom», attacca Maurizio Peverati, segretario generale della
Uilm di Torino. E ancora: «I lavoratori hanno compreso
l’importanza di un accordo
che abbiamo raggiunto settimana scorsa per il rientro di
500 persone e l’indizione di
un’assemblea su ferie e ampliamento dei turni». Ma la
partita più importante resta
quella del contratto.
Rita Querzé
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Stavolta la proverbiale
dialettica della «presidenta»
dell’Argentina, Cristina
Fernandez de Kirchner, sarà
messa a dura prova. Ieri la
borsa di Buenos Aires ha
perso il 6,6% dopo che la
Corte Suprema Usa aveva
respinto l’appello del Paese
sudamericano, intimandogli
di pagare agli investitori
1,33 miliardi di dollari per i
«Tango bond» in default. Ma
a fare la frittata era stata
proprio lei, la Kirchner,
poche ore prima della
sentenza, quando aveva
affermato che le pretese dei
fondi speculativi,
denunciati come «avvoltoi»
da Buenos Aires, «mettono
in pericolo non solo
l’Argentina, ma anche tutto
il sistema finanziario ed
economico internazionale».
Insomma la linea di difesa
— non date ragione ai fondi
altrimenti rischiamo un
altro default — si è
trasformata in un
boomerang perché ora
facendo due più due il
risultato è che l’Argentina è
messa male. La Kirchner è
attesa alla prova tv ma il
margine di manovra del
governo è ridotto: l’analista
Gustavo Bazzan spiega su
Clarin che la scelta si è
ridotta al binomio
«respingere la sentenza o
pagare i fondi». Un bel
dilemma.
Massimo Sideri
@massimosideri
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34
italia: 51575551575557
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Il gruppo Merloni
Economia 35
italia: 51575551575557
Le previsioni
Milani: idee più chiare entro l’estate. Avanza Whirlpool
Un piano Italia per Indesit
«Produzioni di alta gamma»
Investimenti per 83 milioni in attesa del partner
19
DAL NOSTRO INVIATO
ALBACINA (Ancona) — Dalla
pressa spunta ancora una «materia» informe. Passa su una linea
di produzione appena ripensata
secondo la formula del just in time: produco solo quello che vendo e alle dimensioni richieste dal
cliente. Poi le ultime rifiniture
sartoriali, perché il «montaggio
non può essere in alcun modo
automatizzato». Il forno ora è
pronto per essere spedito.
Con le cuffie di ordinanza per
seguire la lezione improvvisata, il
ministro del lavoro, Giuliano Poletti, osserva incuriosito. Dietro
di lui Fabio Storchi, presidente di
Federmeccanica, discute di cuneo fiscale. A ben vedere il nuovo
corso di Indesit ricomincia da
qui. Con la Turchia (e la Polonia)
tornate in Italia. La retromarcia si
conclude a pochi chilometri da
Fabriano, dove la famiglia Merloni ha legato il suo destino a quello di un’intera comunità. Le preoccupazioni sindacali per un
eventuale matrimonio con
Whirlpool, certo, non vengono
dissipate. Mancano soltanto una
decina di giorni alla presentazione delle offerte da parte dei potenziali partner della multinazionale del bianco. Alleanza che
Marco Milani, amministratore
delegato di Indesit, benedice.
Prima, però, questi 83 milioni
milioni di euro. Gli investimenti
previsti per l’impianto di
Albacina a Fabriano. In totale il
gruppo Merloni prevede di
investire 83 milioni in tre anni
per rimodernare gli impianti
L’interno
dello storico
stabilimento Indesit a
Fabriano
(Ancona), in
fase di
riammodernamento
messi sul tavolo (19 per Albacina,
gli altri suddivisi negli altri impianti del gruppo, Comunanza e
Caserta) quasi a sottolineare che
c h i u n q u e a r r i ve r à t rove r à
un’azienda rinnovata. Che ha
sottoscritto un accordo blindato
con i sindacati per il prossimo
triennio. Consapevole che quei
1,30
euro. La soglia del cambio
tra euro e dollaro che il
gruppo Merloni ritiene
ottimale per poter potenziare
il livello delle esportazioni del
gruppo. Oggi il cambio è
attorno a 1,35
Obiettivo 40%
Più flottante
per Salini
Impregilo
Salini Impregilo e Salini Costruttori avviano un
collocamento agli investitori istituzionali di azioni Salini
Impregilo così da portare il flottante al 40% del capitale.
Sarà aumentato per 40 milioni di azioni, pari al 10%, il
capitale sociale e saranno collocate altre 100 milioni di
azioni detenute da Salini Costruttori, con possibilità di
aggiunta di altre 14,7 milioni di azioni. In totale Salini
scenderebbe dall’89,99% fino al 61,5% o al 58,5%.
2,7 miliardi di fatturato e una domanda domestica in leggera ripresa servono, ma fino a un certo
punto.
Sembra rivedere il copione
dell’automotive e la selezione
darwiniana ipotizzata da Sergio
Marchionne qualche anno fa
(«Solo pochi player resteranno
sul mercato alla fine della crisi»).
L’unica strategia per sopravvivere sui mercati mondiali è aggregarsi, soprattutto nel settore degli elettrodomestici dove l’Europa è afflitta da una sovracapacità
produttiva non più tollerabile.
«Questa è una grande sfida, ora
mancano solo due cose – dice
Milani – avere le spalle più grosse
e vendere in mercati in cui ancora non esistiamo». Il manager è
d’accordo, l’azionista di controllo
(Fineldo) anche. Qualche sindacalista pure, se non sussistessero
i timori su Whirlpool (dato in
vantaggio) e sulla sua gamma di
prodotti parzialmente sovrapponibile a quella di Indesit.
Lo sforzo nella riconversione
verso l’alto di gamma procede
comunque spedito. Nel sito casertano verranno realizzati piani
cottura e frigoriferi da incasso. A
Melano si è deciso di puntare sui
forni di piccolo cabotaggio con
tecnologia a microonde e vapore.
Innovazione di prodotto e processo. Per respirare senza affanno basterebbe un euro meno forte, che ora riduce i margini e brucia qualsiasi piano di contenimento costi. «Basterebbe un
valore a 1.30 tra euro e dollaro
per avere un po’ più di ossigeno»,
dice Milani, che plaude al bonus
Irpef in busta paga: «Più soldi ai
dipendenti, altro che taglio dell’Irap alle imprese». Poletti annuisce.
Il Fondo Monetario:
crescita Usa bassa,
alzare il salario minimo
MILANO — Per il Fondo monetario è soprattutto una
questione meteorologica, per la Banca mondiale pesano
molto anche i «venti dell’Est». I tagli alle previsioni di crescita sono i protagonisti di questi ultimi giorni di statistiche macroeconomiche. Ieri è stato il turno del Fondo monetario internazionale, che ha rivisto al ribasso le stime sul
Pil 2014 per gli Stati Uniti dal +2,8% al +2%. A pesare, secondo il Fmi, è l’inverno rigido che ha frenato la crescita nel
primo trimestre: si tratta di «rallentamento temporaneo»,
ha spiegato il direttore generale, Christine Lagarde, confermando un’accelerazione nel 2015 al +3%. Qualche giorno fa
era stata la Banca Mondiale ad accendere la spia rossa, tagliando le stime del Pil globale dal +3,2% calcolato a gennaio al +2,8%. La revisione al ribasso, secondo l’istituto, e’ legata al rallentamento invernale Usa, alla crisi in Ucraina e,
soprattutto, alla frenata delle economie emergenti.
Anche il Fmi, comunque,
insiste sui rischi che pesano
Costo del denaro sulla crescita, a iniziare dai
tassi bassi che, pur rappresenTassi americani
tando una ricetta anti-crisi,
a quota zero nella
possono insidiare la stabilità.
seconda metà
C’è poi il nodo del settore imdel 2015
mobiliare (l’analisi è sempre
riferita al mercato a stelle e
strisce) alle prese con il rischio-bolla e la scarsa disponibilità di mutui. E c’è la povertà: gli americani che vivono in condizioni di indigenza
sono 50 milioni e quasi tutti lavorano. Per questo il Fondo
sposa uno dei cavalli di battaglia del presidente Barack
Obama, l’aumento del salario minimo.
Quanto al rialzo dei tassi pronosticato prima o poi dal
mercato, il Fondo monetario prevede che la stretta arrivi
più tardi di quanto stimino gli analisti: la Federal Reserve la banca centrale statunitense - ha la possibilità di mantenere i tassi bassi fino a dopo la metà del 2015. La Fed - continua il Fondo - deve però «restare cosciente dei rischi alla
stabilità finanziaria». In ogni caso, «se l’inflazione dovesse
salire più rapidamente del previsto e l’economia dovesse
essere ancora sotto la piena occupazione, tollerare un aumento temporaneo dell’inflazione sopra l’obiettivo di lungo termine sarebbe in linea con l’approccio bilanciato della
Fed».
Fabio Savelli
Giovanni Stringa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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36
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
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13/06 EUR
4,331
AcomeA Asia Pacifico (A1)
13/06 EUR
4,457
AcomeA Asia Pacifico (A2)
13/06 EUR
14,803
AcomeA Breve Termine (A1)
13/06 EUR
14,966
AcomeA Breve Termine (A2)
13/06 EUR
4,748
AcomeA ETF Attivo (A1)
13/06 EUR
4,867
AcomeA ETF Attivo (A2)
13/06 EUR
17,463
AcomeA Eurobbligazionario (A1)
13/06 EUR
17,668
AcomeA Eurobbligazionario (A2)
13/06 EUR
13,765
AcomeA Europa (A1)
13/06 EUR
14,129
AcomeA Europa (A2)
13/06 EUR
11,597
AcomeA Globale (A1)
13/06 EUR
12,044
AcomeA Globale (A2)
13/06 EUR
21,333
AcomeA Italia (A1)
13/06 EUR
21,919
AcomeA Italia (A2)
13/06 EUR
8,923
AcomeA Liquidità (A1)
13/06 EUR
8,923
AcomeA Liquidità (A2)
13/06 EUR
6,658
AcomeA Paesi Emergenti (A1)
13/06 EUR
6,850
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AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 13/06 EUR
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AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 13/06 EUR
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6,335
AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 13/06 EUR
6,478
AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 13/06 EUR
13/06 EUR
22,245
AcomeA Performance (A1)
13/06 EUR
22,583
AcomeA Performance (A2)
Invictus Global Bond Fd
Invictus Macro Fd
Sol Invictus Absolute Return
10/06 EUR
11/06 EUR
12/06 EUR
108,028
80,058
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MM BUONARROTI
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26,746
7,261
6,932
7,003
6,801
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11,238
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6,382
12,911
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12/06
12/06
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AZ F. Cash Overnight
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AZ F. CGM Opport European
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AZ F. Commodity Trading
AZ F. Conservative
AZ F. Core Brands
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AZ F. Dividend Premium DIS
AZ F. Emer. Mkt Asia
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AZ F. European Dynamic
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AZ F. Formula Target 2015 ACC
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AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS
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AZ F. Pacific Trend
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AZ F. Qtrend
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AZ F. Reserve Short Term
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AZ F. US Income
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Quality
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La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia
è disponibile sul sito www.invesco.it
Num tel: 178 311 01 00
www.compamfund.com - [email protected]
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12/06 EUR
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13/06 EUR
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1443,087
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Invesco Funds
Asia Balanced A
Asia Balanced A-Dis
Asia Consumer Demand A
Asia Consumer Demand A-Dis
Asia Infrastructure A
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Kairos Multi-Str. B
Kairos Multi-Str. I
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30,930
Tel: 02 77718.1
www.kairospartners.com
30/04 EUR 867085,663
30/04 EUR 566930,929
30/04 EUR 584407,453
30/04 EUR 532831,715
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13/06 EUR
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571470,686
588531,969
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10,523
KAIROS INTERNATIONAL SICAV
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KIS - America P
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KIS - Bond A-USD
KIS - Bond D
KIS - Bond P
KIS - Bond Plus A Dist
KIS - Bond Plus D
KIS - Bond Plus P
KIS - Dynamic A-USD
KIS - Dynamic D
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KIS - Multi-Str. UCITS A USD
KIS - Multi-Str. UCITS D
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KIS - Selection D
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FLEX STRATEGY RET EUR
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127,560
129,710
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NM Global Equities EUR hdg A
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Rubriche Compravendite immobiliari
Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di
appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica
espresso in kWh/mqa o kWh/mca a
seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti
dall’indicazione, riportare la dicitura
“Immobile non soggetto all’obbligo di
certificazione energetica”.
Nome
Data Valuta
PS - EOS A
PS - Equilibrium A
PS - Fixed Inc Absolute Return A
PS - Global Dynamic Opp A
PS - Global Dynamic Opp B
PS - Inter. Equity Quant A
PS - Inter. Equity Quant B
PS - Liquidity A
PS - Opportunistic Growth A
PS - Opportunistic Growth B
PS - Prestige A
PS - Quintessenza A
PS - Quintessenza B
PS - Target A
PS - Target B
PS - Titan Aggressive A
PS - Total Return A
PS - Total Return B
PS - Valeur Income A
PS - Value A
PS - Value B
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Quota/od.
Quota/pre.
131,380
101,080
99,880
102,020
102,320
113,410
115,790
125,140
98,080
103,550
101,590
104,560
107,170
108,910
108,960
105,500
102,960
96,590
111,960
104,920
107,170
132,360
101,050
99,850
102,310
102,610
113,960
116,350
125,120
98,150
103,630
98,820
104,220
106,870
108,220
108,270
104,790
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96,640
111,950
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13/06
13/06
13/06
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13/06
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Strategic Bond Retail C
Strategic Bond Retail C hdg
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107,530
105,920
105,960
103,990
101,810
107,400
107,560
105,940
105,980
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5,544
Fidela A
13/06 EUR
5,765
Income A
13/06 EUR
7,282
International Equity A
13/06 EUR
7,255
Italian Selection A
13/06 EUR
5,343
Liquidity A
13/06 EUR
4,939
Multimanager American Eq.A
13/06 EUR
4,623
Multimanager Asia Pacific Eq.A
13/06 EUR
4,422
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
13/06 EUR
4,704
Multimanager European Eq.A
13/06 EUR
5,337
Strategic A
13/06 EUR
6,118
Usa Value Fund A
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PS - 3P Cosmic C
13/06 EUR
114,550
PS - Absolute Return A
13/06 EUR
120,850
PS - Absolute Return B
13/06 EUR
112,790
PS - Algo Flex A
13/06 EUR
107,690
PS - Algo Flex B
13/06 EUR
86,740
PS - BeFlexible A
13/06 USD
85,390
PS - BeFlexible C
10/06 EUR
103,190
PS - Best Global Managers A
10/06 EUR
107,070
PS - Best Global Managers B
13/06 EUR
111,210
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
13/06 EUR
164,640
PS - Bond Opportunities A
13/06 EUR
122,800
PS - Bond Opportunities B
7,081
7,512
6,572
5,684
5,325
5,544
5,761
7,263
7,265
5,342
4,938
4,636
4,435
4,708
5,337
6,102
5,635
67,340
66,700
114,590
120,880
112,490
107,400
86,800
85,460
102,850
106,700
111,420
164,610
122,780
Fondo Donatello-Michelangelo Due
Fondo Donatello-Tulipano
Fondo Donatello-Margherita
Fondo Donatello-David
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31/12
31/12
31/12
31/12
31/12
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13/06 EUR
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13/06 JPY
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13/06 USD
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80,340
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173,200
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451,440
289,720
357,830
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Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Sussurri & Grida
Piazza Affari
PERDE QUOTA POP EMILIA
PASSO INDIETRO DI AZIMUT
Gasdotto Tap, sul tavolo il vertice di luglio Renzi-Aliyev
di GIACOMO FERRARI
A parte l’improvvisa impennata di
Monte Paschi (+21,34%),
premiata dalla promozione di
Exane Bnp Paribas, il listino di
Piazza Affari ha vissuto una
giornata di generale debolezza.
Colpa soprattutto del clima di
sfiducia determinato dall’aggravarsi dei conflitti in
Ucraina e in Iraq. Il Ftse-Mib ha ceduto lo 0,86%, il calo
più pesante fra i principali indici europei, anch’essi
condizionati dalla situazione geopolitica mondiale.
Mps a parte (anche il diritto di opzione ha recuperato
l’1,61%), il comparto bancario ha sofferto in modo
particolare, con la Popolare dell’Emilia Romagna in
calo del 3,51% e il Banco Popolare giù del 2,77%. A
perdere di più fra le blue-chips è stata tuttavia Telecom
Italia (-4,20%), mentre Azimut (risparmio gestito) è
scesa del 2,95% e Pirelli del 2,56% (ma in questo caso
ha pesato lo stacco del dividendo). Inferiori al punto
percentuale gli altri maggiori rialzi dei titoli principali:
World Duty Free (+0,87%), Atlantia (+0,58%) e Saipem
(+0,48%). Nel segmento Star ha brillato invece Cairo
Communications (+3,21%) e nel resto del listino
Cobra è schizzata di quasi il 50% dopo il lancio di
un’Opa da parte del gruppo Vodafone.
(s.agn.) La spinta per un incontro da tenere il 14 luglio prossimo tra Matteo Renzi e il padre-padrone dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, sarebbe arrivata dall’Unione Europea, sempre più allarmata per la piega che sta
prendendo la questione delle forniture gas tra Russia e
Ucraina (e quindi anche per le conseguenze che riguardano l’Europa). Non è stato un caso che il commissario
all’energia di Bruxelles, Gunther Oettinger, abbia insistito nei giorni scorsi con le controparti italiane perché
si acceleri sul Tap, il gasdotto proveniente dal lontano
Paese caspico e che dovrebbe spuntare sulle coste pugliesi. Certo, si tratterebbe di una fornitura di soli 8-10
miliardi di metri cubi l’anno, non sufficienti a risolvere
i problemi di dipendenza dei Paesi europei. E poi, particolare non tanto ininfluente, dei primi arrivi di gas naturale si potrebbe iniziare a parlare intorno al 2019, un
po’ troppo in là rispetto alle urgenze immediate. Malgrado ciò, tuttavia, Oettinger (e l’Ue) potrebbero accontentarsi di incassare quanto meno un successo politico
e diplomatico, un segnale che la strada per affrancare
l’Ue dalla dipendenza da Mosca è segnata. Altro piccolo
particolare, però: per sbloccare il Tap manca ancora l’ok
alla valutazione di impatto ambientale (Via), e il vertice
tra Renzi e Aliyev dovrebbe tenersi solo una volta superato l’ultimo ostacolo. Ad opporsi allo sbarco sulle coste
pugliesi dell’opera è la comunità locale di Melendugno.
@stefanoagnoli
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Aeroporti toscani, l’offerta Eurnekian e
la soglia dei due terzi dei voti
cedute. Anche la provincia di Livorno sarebbe contraria
alla vendita affiancando il «no» già dichiarato di quella
di Pisa.
[email protected]
(m.ga.) Ultime ore decisive per il futuro dei due aeroporti della Toscana: quelli di Pisa e di Firenze. Alle 17.30
di oggi scade l’offerta pubblica di acquisto volontaria e
totalitaria promossa da Corporacion America del magnate argentino Edoardo Eurnekian su Sat, la società
che gestisce il Galileo Galilei, lo scalo internazionale di
Pisa. Eurnekian è già diventato padrone dell’aeroporto
fiorentino e punta adesso a una fusione delle attività
con Pisa. Dopo la vendita delle quote Sat della Regione
Toscana (ha ceduto l’11,9% delle azioni conservando il
5%), del Comune di Firenze e di altri enti locali e privati,
Corporacion America ha messo in tasca altre adesioni e
ieri sera ha annunciato di aver superato il 51% delle
azioni. Una percentuale che però non sarebbe sufficiente a indire assemblee straordinarie, necessarie per arrivare alla fusione dei due aeroporti. L’operazione, infatti,
ha bisogno da regolamento di almeno i due terzi dei voti dei soci. A guastare la festa la «strana alleanza» tra Pisa e Livorno (comuni e province hanno quote Sat), che
temono che con la fusione l’aeroporto di Pisa perda la
leadership con ricadute economiche pesanti per le due
città e per tutta la costa. Il neosindaco pentastellato di
Livorno, Filippo Nogarin, ha annunciato pubblicamente d’essere in assoluto accordo con il collega di Pisa,
Marco Filippeschi (Pd) e dunque le quote non saranno
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Una donna al timone di Unicoop
Firenze, parte l’era di Daniela Mori
(m.ga.) Passa a una donna il timone di Unicoop Firenze, la cooperativa più grande e potente d’Italia. Si
chiama Daniela Mori, 52 anni, ed è stata nominata ieri
presidente del consiglio di sorveglianza e resterà in carica per i prossimi tre anni. Sostituisce dopo 41 anni Turiddo Campaini, 74 anni, il grande vecchio delle cooperative toscane e già vice presidente di Mps, nominato
dai soci presidente onorario. Per farlo è stato necessario
modificare una norma dello statuto.
Daniela Mori è stata eletta al termine di votazioni che
si sono svolte in sette assemblee separate che si sono tenute nelle province di Firenze, Arezzo, Lucca, Prato, Siena, Pisa, Pistoia.
Le assemblee hanno anche approvato il bilancio 2013
della cooperativa di consumo: le vendite si sono attestate a quota 2,4 miliardi di euro, con un utile ante imposte di 67,5 milioni e un utile netto di 26,8 milioni. Il
patrimonio netto ha raggiunto quota 1,44 miliardi; l’occupazione è cresciuta dell’1,4%.
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Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
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IL RAPALLO CARIGE DONNA SCRITTRICE
De Villepin, Mander
e Postorino in finale.
Premio a Marta Morazzoni
Emmanuelle de Villepin con La vita che scorre (Longanesi),
Marina Mander con Nessundorma (Mondadori) e Rosella
Postorino, Il corpo docile (Einaudi), sono le finaliste del Premio
letterario nazionale per la donna scrittrice Rapallo Carige. Le
tre opere sono state selezionate dalla giuria — presidenti
Leone Piccioni (onorario) ed Elvio Guagnini; membri Maria
Pia Ammirati, Mario Baudino, Francesco De Nicola, Luigi
Mascheroni, Ermanno Paccagnini, Mirella Serri e Pier Antonio
Zannoni, ideatore del premio — tra le 84 partecipanti, per la
loro capacità di fornire spunti di riflessione sul vissuto
femminile in una prospettiva autentica e originale. La
vincitrice sarà annunciata il 21 giugno a Rapallo (Genova):
per l’occasione la giuria tecnica sarà affiancata da una
popolare. Riconoscimenti anche a Marta Morazzoni (nella
foto), premio «speciale della giuria» intitolato ad Anna Maria
Ortese, per Il fuoco di Jeanne (Guanda) e a Giuliana Altamura
Cultura
(barese, classe 1984), premio «opera prima» con Corpi di
Gloria (Marsilio). Per il trentennale il Rapallo Carige diventa
«internazionale» con un riconoscimento all’inglese Jeanette
Winterson, autrice del romanzo Il cancello del crepuscolo
(Mondadori). «Con l’auspicio — ha sottolineato Zannoni —
che il premio internazionale diventi stabile».
Cecilia Bressanelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ilClassico
Con la cura di Antonia Arslan, torna Il canto del pane,
storica raccolta di poesie del grande poeta armeno Daniel
Varujan (Guerini e associati, pp. 138, 14.50, traduzione di
Chiara Haiganush Megighian, testo armeno a fronte).
Assassinato nel 1915 durante l’olocausto ameno, Varujan
aveva raccolto in questo libro le ballate della sua terra.
GADE (LHASA, 1971), «NEW TIBET», 2006, COLORI MINERALI SU CARTA TIBETANA. BOULDER, COLORADO ART MUSEUM
L’intervista Parla
l’autore di «Vita
nuda», romanzo
censurato in Cina
dal nostro corrispondente
GUIDO SANTEVECCHI
PECHINO — Succedono dei prodigi in
Cina. Un mese intero può scomparire dalla
memoria della gente e una regione come il
Tibet può trasformarsi in un miraggio di
montagne altissime, musiche melodiche e
beatitudine. Ma poi arriva uno scrittore come Chan Koonchung che indaga nella coscienza della gente e smonta i miti. La prima incursione di Chan è stata Il Demone
della prosperità (Longanesi), romanzo fantapolitico pubblicato nel 2009 e ambientato in un 2013 che per la Cina è l’età dell’oro
della crescita economica e per l’Occidente
il declino. Tutti i cinesi felici, accomunati
da uno stato d’animo euforico che però ha
dimenticato un mese di fatti terribili: disordini, fame, legge marziale, repressione.
Abbiamo detto che Il Demone della prosperità è uscito nel 2009: in tutto il mondo,
con una ventina di traduzioni. Chan ci ha
dato appuntamento in una bella libreria di
Pechino, ma tra gli scaffali è inutile cercare
il suo romanzo di successo: proibito in Cina. Quel mese scomparso era davvero troppo simile alla protesta — e alla strage di
Piazza Tienanmen, rimosse implacabilmente dalla storia ufficiale della Repubblica popolare — per poter sfuggire alla censura.
Chan, 61 anni, nato a Shanghai, emigrato a Hong Kong e Taiwan, studi a Boston,
ora vive a Pechino e torna con un romanzo
che in cinese è intitolato Vita nuda. E naturalmente non sarà stampato in Cina. La
versione inglese è L’Insostenibile mondo di
sogno di Champa l’autista. Champa è un
tibetano e il Tibet è un altro argomento tabù qui in Cina.
Perché il Tibet? «L’idea parte dal lavoro
di ricerca che feci nel 1992 per un film di
Francis Ford Coppola che poi non è stato
più realizzato. Da allora ho sempre voluto
scrivere un romanzo anti-romantico, contro lo stereotipo del Tibet visto come Shangri-la, luogo esotico di gente semplice e
pacifica. Lhasa in realtà è una città cosmopolita, metà della popolazione non è tibetana ma cinese han; molti giovani lassù sono del tutto simili a quelli di Pechino, si
comportano come i loro coetanei, amano
la stessa musica, gli stessi vestiti, sognano
di avere una bella auto».
Un libro contro lo stereotipo tutto spiri-
Narratore
Dimenticare Shangri-la
Addio al mito del Tibet
Lo scrittore cinese
Chan Koonchung,
(foto sotto) ha 61
anni: nato a
Shanghai, è
emigrato a Hong
Chan, il libro proibito sulla terra dall’identità fragile
tualità va bene, ma nella storia di Champa
c’è parecchio sesso: riassumendo, il ragazzo di Lhasa riesce ad andare a letto con la
sua ricca datrice di lavoro cinese e poi anche con la figlia di lei. «Questo ragazzo è
molto diretto, non è romantico e non parla
con i fiori, fa la guida per i turisti venuti
dalla Cina e io ho visto che diverse signore
han quando salgono a Lhasa si fanno attrarre dall’avventura con questi giovanotti
che sono anche piuttosto belli. Champa diventa il mantenuto, il toy boy di questa signora; poi conosce la figlia, una ribelle, va
a Pechino con lei».
La vicenda tra Champa e le due donne
sembra una metafora dei rapporti tra Cina
e Tibet: solo sesso interessato e niente
amore, un messaggio politico? «No, ho voluto scrivere un “noir” come dicono i francesi, essenzialmente la storia di un giovane
uomo che cresce. Anche se mi rendo conto
che per i lettori forse è una metafora, io ho
voluto dire solo che non c’è una conclusio-
ne univoca nelle due situazioni complicate
in cui si trova Champa».
Chan Koonchung ci spiega che molte famiglie tibetane a Lhasa lavorano per il governo da tre generazioni: funzionari, poliziotti, insegnanti. I giovani parlano il mandarino. Quindi in realtà sono pro-cinesi?
«Direi piuttosto che non sono anti-cinesi.
Si vedono come tibetani e anche cinesi, separati da un trattino. L’ingiustizia è che per
la loro origine tibetana debbono affrontare
una serie di problemi aggiuntivi: per esempio non possono avere un passaporto per
andare all’estero, nè possono muoversi al-
La realtà di oggi
Lhasa non è solo un luogo
fantastico ma una città
cosmopolita: molti degli abitanti
si esprimono in mandarino
l’interno del Tibet liberamente e quando finalmente arrivano a Pechino scoprono che
gli alberghi non vogliono guai e li respingono e lo stesso fanno i proprietari di case
che rifiutano di affittarle a tibetani per non
correre rischi. Insomma, una punizione ingiusta per essere nati in Tibet».
C’è anche l’immolazione con il fuoco di
un amico di Champa nel racconto: nella realtà, negli ultimi due anni ci sono stati più
di centodieci uomini e donne tibetani che
si sono dati fuoco per protesta contro l’oppressione del governo centrale. «Anche
l’immolazione del mio romanzo non è
chiara, non è sicuro come molte altre cose
in Cina; io racconto che su Weibo (il Twitter cinese) corre voce di questo fatto terribile, Champa legge il post, poi cancellato
dalla censura e non sa se sia vero e se sia
proprio il suo amico che si è tolto la vita.
Ma poi, bisogna sapere che il suicidio per
protesta non è tipico della cultura tibetana,
in Cina c’è una lunga tradizione di messag-
Kong e Taiwan, ha
studiato a Boston, e
vive a Pechino
Il suo ultimo libro,
«Vita nuda», come il
precedente, è stato
censurato dal
regime. La versione
inglese «The
Unbearable
Dreamworld of
Champa the Driver»
è pubblicata da
Doubleday (pp. 190,
£ 12.99)
Il romanzo «Il
demone della
prosperità», l’unico
tradotto in italiano,
è edito da
Longanesi (pp. 300,
16,40)
gi di dissenso, di affermazione di ideali calpestati lanciati ai potenti attraverso l’autoimmolazione».
Il sogno di Champa è trasferirsi a Pechino, ci riesce e finisce a fare la guardia in un
«carcere nero» dove vengono rinchiusi i
piantagrane, quelli che dalle lontane province portano a Pechino le loro petizioni e
vengono rastrellati dalla polizia. Alla fine il
ragazzo capisce di non poter restare nella
capitale. Torna a Lhasa? «Lo lascio sull’autostrada», dice Chan.
Nel Demone della prosperità Vecchio
Chen, lo scrittore alter ego di Chan Koonchung, aveva simpatia per il potente membro del Politburo responsabile dell’amnesia collettiva, diventava quasi amico di quel
politico che aveva fatto drogare l’acqua potabile con dosi di analgesico capaci di dare
euforia e felicità ai sudditi del Partito comunista. Si può avere comprensione per
chi manipola la realtà con lo scopo di
«mantenere la stabilità», togliendo alla
gente anche la libertà di pensare? «Ho scelto un buon dirigente, non corrotto, una
persona decente perché in realtà molti
funzionari del partito sono brillanti, laureati, specializzati all’estero, bravi a convincere il popolo. E per cancellare quel mese
nel mio libro è bastata una piccola spinta,
perché la gente non aveva voglia di ricordare».
Il Demone della prosperità in cinese è
uscito in edizioni clandestine su Internet,
inseguito dalla censura. Il viaggio di Champa l’autista circola sul web, fino a quando le
forbici del regime non lo faranno sparire.
guidosant
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Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Cultura 39
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Controversia Un appello di sessanta intellettuali
Gialli Barion pubblica il romanzo poliziesco del giornalista e scrittore, che indaga su un mistero inquietante
Caso Orlandi, la verità è un thriller
«Riaprire il dibattito
sul Luini dell’Ambrosiana
Marcinkus, Vaticano, trame e sesso: cocktail esplosivo di Pietroni
tolto da Palazzo Reale»
di PIERLUIGI PANZA
di FRANCESCO CEVASCO
«Sacra Famiglia
con Sant’Anna e
San Giovannino»
di Bernardino
Luini o bottega di
Luini, tavola (cm.
118 x 92) , 15351540 circa. Milano, Pinacoteca
Ambrosiana.
L’opera, in un
primo tempo
esposta alla mostra di Palazzo
Reale a Milano, è
stata nei giorni
scorsi ritirata
dalla Pinacoteca
Ambrosiana,
dove è visibile
in sala 1.
«A
ttribuito a…», «di…», «attribuibile a…»,
«di bottega». La storia dell’arte è una storia
fatta di sfumature, che trova i suoi picchi
nell’assegnazione di un’opera a un
maestro. Assegnazione che avviene secondo procedimenti
diversi: talvolta sulla base di documenti d’archivio
scoperti (e questo rende l’attribuzione abbastanza certa);
talvolta sulla base di ricerche scientifiche (attendibili) e,
talvolta, su attribuzioni effettuate dall’esperto sulla base
della grammatica di un pittore (probabili, possibili).
Si riassume in queste declinazioni la controversia insorta
alla mostra Bernardino Luini e i suoi figli in corso a
Palazzo Reale di Milano, tra i curatori Giovanni Agosti e
Paolo Stoppa e la Pinacoteca Ambrosiana. La quale aveva
prestato ai curatori la sua Sacra Famiglia con Sant’Anna e
San Giovannino di Bernardini Luini, che è stata esposta
dai curatori — senza discuterne con gli specialisti del
prestatore — come «eredi Luini». In seguito a questa
riattribuzione, proposta nella scheda del catalogo e
riportata sulla didascalia in mostra, due settimane fa
l’Ambrosiana ha deciso di ritirare l’opera dall’esposizione
in corso e di riprendersi il «suo» Luini.
Ora, a seguito di questa decisione, un appello di numerosi
intellettuali chiede di «riaprire il dibattito»
sull’argomento non chiudendo la porta «alla circolazione
delle idee», visto che l’opinione dei curatori, espressa
nella scheda, è «una proposta». Nell’appello, a dire il vero,
non si parla di «eredi Luini» ma di «bottega Luini», come
nel catalogo.
L’appello è stato predisposto dall’avvocato Fabrizio
Lemme e prime firmatarie (in ordine alfabetico) sono
Barbara Agosti e Rosellina Archinto. Tra gli altri nomi, più
di sessanta, troviamo quelli di Massimo Bray, Inge
Feltrinelli, Carlo Ginzburg, Vittorio Gregotti, Tomaso
Montanari, Guido Rossi, Salvatore Settis, Corrado
Stajano…, e anche quelli di Alvar Gonzales Palacios, quelli
dei dirigenti Fai, come Andrea Carandini e Marco
Magnifico, di Aldo Bassetti, Alain Elkann e Gabriele
Mazzotta.
Naturalmente monsignor Buzzi, prefetto dell’Ambrosiana,
rispedisce al mittente l’appello. «La vicenda è chiusa. La
tavola è tornata al suo posto, nella Sala 1 dell’Ambrosiana,
quella voluta dal cardinal Federico Borromeo. È qui, ben
illuminata, tutti la possono vedere e da qui non si muove
più».
La tavola, andata in mostra recentemente due volte come
di Luini (Parigi 2012 e Tokyo 2013) è registrata per la
prima volta da Federico Borromeo il 15 settembre 1607 nel
foglio che integra il suo testamento come «quadro di
mano del Luino…», forse su disegno di Leonardo
o,comunque, ispirata a un cartone di Leonardo. L’opera,
requisita da Napoleone e poi restituita, continua ad essere
attribuita al Luini anche da David Passavant, Alexis
François Rio e Giovanni Morelli, tra i maggiori storici
dell’arte dell’Ottocento. Non sorgono perplessità
nemmeno nel Novecento, sebbene la tavola venga
spostata di sala, prestata e, nel 2011, restaurata. Come
riporta la scheda, i curatori — per il tratto «irrigidito» e
«istituzionale», e sulla base di considerazioni comparative
e di grammatica pittorica — la ritengono «elaborata nel
contesto della bottega del pittore».
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Milano
Un secolo fa Caldara sindaco
La città ricorda il «Barbarossa»
Fu il il primo sindaco socialista di Milano, eletto
il 30 giugno 1914: un secolo dopo, un incontro nella
metropoli lombarda ricorda la figura di Emilio Caldara
(1868 – 1942). Il dibattito, intitolato 1914-2014. Centenario
dell‘elezione del socialista Caldara a Sindaco di Milano, si
svolgerà martedì 24 giugno a Palazzo Marino (ore 11,
piazza Scala), con gli interventi del direttore del «Corriere»
Ferruccio de Bortoli, dello storico Enrico Decleva, dell’ex
sindaco Carlo Tognoli e del sindaco Giuliano Pisapia. Nel
corso dell’appuntamento sarà presentato anche il volume
che ne ricorda il soprannome: Un Barbarossa a Palazzo
Marino (Edizioni L’Ornitorinco) di Maurizio Punzo.
deva, grazie papa Francesco della tua
guerra contro il Male che c’è anche
nella tua parrocchia), per prendere
una boccata d’aria, dicevo, parliamo
del libro di Pietroni come «oggetto»
letterario. Un noir di 514 pagine spaventa soltanto a vederlo. Apparentemente pesa come una bistecca fiorentina; in realtà è leggero come un’ala di
pollo. Pietroni (essere umano) è complicato come un labirinto, ma in questo libro scrive con l’arte di un bambino che ha perso la verginità ma non ha
perso la sua ingenua capacità di guardare il mondo — e le vicende che osserva — con il desiderio e il talento di
capire, di svelare agli altri e a se stesso
quello che ha scoperto.
Il libro, la storia che racconta: prendete una rivista, «Mystère», e il suo direttore, che investiga e si chiama Paolo come Pietroni; prendete una giornalista, Marie Gilles, che si avvicina a
scoprire il mistero di Emanuela Orlandi; prendete la stessa giornalista che
scompare (sequestrata? volontariamente dissolta nel nulla?); prendete i
È
un’emozione forte già prima di
arrivare alla prima pagina; una
fascetta rossa con una scritta
bianca «strilla» in maiuscolo:
«La verità sulla fine di Emanuela Orlandi». Un millimetro sotto c’è la copertina del nuovo romanzo di Paolo
Pietroni, Io sono un angelo nero (Barion editore, pp. 514, 19).
Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, è sparita,
trentuno anni fa. Il manifesto incollato sui muri di Roma diceva che aveva
15 anni, era alta un metro e 60, aveva
capelli lunghi neri e lisci, indossava
pantaloni jeans, camicia bianca e
scarpe da ginnastica. La verità su questa ragazzina non l’hanno scoperta (o
non l’hanno voluta scoprire) la magistratura vaticana, quella italiana, i servizi segreti vaticani e quelli italiani.
Ora Pietroni dà conto in questo romanzo di personali ricerche e propone una tesi molto precisa... (Pietroni è
persona affidabile: a 9 anni faceva già
un giornalino chiamato «il Pappagallo»; a 23 anni, diplomato all’Accademia dei Filodrammatici, faceva l’attore; poi ha capito che era meglio fare il
giornalista e ha inventato dodici nuove testate; ha fatto anche uno scoop
sui campi paramilitari fascisti; ha
scritto svariati libri, compreso, con lo
pseudonimo di Marco Parma, Sotto il
vestito niente — tanto bello il libro
quanto brutto il film di Carlo Vanzina
— eccetera).
Però è pur sempre un romanzo, dicevamo, quindi opera di fantasia. Sì,
però Pietroni è ostinato e tenace: insiste che è arrivato (vicino) alla verità. E,
allora, prima di parlare del suo romanzo — come sarebbe giusto in queste pagine — parliamo della sua verità. È una verità che gli ha raccontato
una fonte attendibile, un uomo di
Chiesa. Che gli ha testimoniato di un
altro uomo di Chiesa che ha visto una
foto della ragazzina insieme con un altro (si fa per dire) uomo di Chiesa
(quel «galantuomo» di Paul Marcinkus, ufficialmente allora arcivescovo; in realtà più dedito a giochi finanziari, forse anche erotici; e per distrarsi da soldi e sesso anche al gioco del
golf). Insomma, ci sarebbe, c’è, un padre domenicano di Santa Maria delle
Grazie, a Milano, dove vive il Cenacolo
di Leonardo. (Sappiamo che l’Ultima
Cena ha ispirato dietrologie inaudite).
Quel religioso ha rivelato — senza sve-
A destra: Paolo Pietroni (Parma, 1940),
già autore di «Sotto
il vestito niente»
(con lo pseudonimo
di Marco Parma). A
sinistra: manifestazione per Emanuela
Orlandi (Reuters)
Il volume e la trama
La copertina del
romanzo noir
scritto dal
giornalista
Paolo Pietroni,
«Io sono un
angelo nero»
(Barion, pp.
514, 19). Si
tratta di un
poliziesco che
rievoca l’epoca della scomparsa di
Emanuela Orlandi e che ambienta tra
Vaticano, Roma, Milano e la Svizzera
una trama di intrighi e personaggi
oscuri, nella quale sono
misteriosamente coinvolti
investigatori, ecclesiastici, giornalisti e
servizi segreti
lare i segreti del Sacramento della
Confessione — che la piccola Emanuela è stata vittima di un «gioco» più
grande di lei; un gioco che all’inizio
sembrava innocente, un’avventura da
ridere, ma che alla fine è diventato
una trappola (forse) mortale.
Nell’intrigo entrano, anche se di
tangente, organizzazioni cattoliche
che in confronto la massonica P2 è un
gioco da ragazzi: i Legionari di Cristo e
l’Armata Bianca della Madonna. Ci sarebbe anche una fotografia (Marcinkus ed Emanuela insieme) che
confermerebbe il gioco prima innocente, poi complicato, poi torbido, poi
letale in cui la piccola Emanuela sarebbe caduta. Innocente nella tela del
Ragno Cattivo. Ma tutto questo è un
romanzo, vero?
Quindi parliamo del romanzo. Per
prendere una boccata d’aria fresca
uscendo da quel Morbo che una certa
Chiesa diffonde (o speriamo diffon-
servizi segreti dei Legionari di Cristo e
dell’Opus Dei; prendete un alto prelato che dalla sua ricca villa di Castel San
Pietro in Svizzera muove, gioca a muovere, pedine torri cavalli alfieri regine
e re, che arrivano fino in Vaticano;
prendete preti venduti, laici corrotti,
donne appassionate, donne alter ego
di se stesse; imbroglioni travestiti da
persone per bene, finti scienziati delinquenti; prendete i mitici Bonobo, le
scimmie più vicine a noi esseri umani
ma che vivono meglio di noi perché il
loro sesso è gioia anziché complicazione; prendete marescialli carabinieri investigativi intelligenti; prendete
editori interessati ai soldi ma non soltanto; prendete seminaristi che chissà
che fine hanno fatto; prendete donne
che amano le donne; prendete la gente che scompare: in Italia scompare
una persona ogni 24 ore... Frullate e
viene fuori questo noir.
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Patrimonio Gli esami condotti dal Cnr sulla preziosa carta
Addii L’autrice aveva 53 anni: l’ultimo libro esce oggi per Einaudi
L’«Autoritratto» di Leonardo
a rischio per l’ossidazione
Maria Perosino, viaggiatrice
che condivideva storie altrui
di ARMANDO TORNO
di ALESSANDRA COPPOLA
G
ià nel marzo 2012 il celebre Autoritratto di Leonardo, per decenni custodito nel caveau della
Biblioteca Reale di Torino, dopo
un’esposizione a Venaria Reale presentava patologie alla carta su cui il
sommo di Vinci si tratteggiò a sanguigna. Allora il problema venne evidenziato dall’ Istituto centrale di conservazione per il patrimonio archivistico
e librario. Si parlò di diffuse macchie
di foxing, vale a dire bruniture di ossidazione che avevano provocato la corrosione delle fibre di cellulosa.
Ora l’argomento torna al centro dell’attenzione. Un’indagine sugli spettri
ottici dell’opera, eseguita con una metodologia sperimentale sviluppata
dall’Istituto dei sistemi complessi del
Consiglio nazionale delle ricerche
(l’Isc-Cnr), in collaborazione con le
Università di Roma Tor Vergata e di
Cracovia, ha di nuovo rilevato l’ossidazione del disegno, dovuta anche all’ambiente umido e chiuso in cui è stato conservato. I risultati sono apparsi
su Applied Physics Letters. Il ricercatore Mauro Missori dell’ Isc-Cnr ha tra
l’altro notato: «L’ossidazione crea alcuni gruppi detti cromofori che assor-
bono la luce principalmente nelle regioni del blu-violetto dello spettro visibile e nell’ultravioletto, dando alla
carta il caratteristico colore giallognolo. Per dare una definizione misurabile e oggettiva dell’ingiallimento si ricorre a una tecnica spettroscopica non
invasiva in cui le radiazioni riflesse dal
campione su alcuni punti critici sul
recto e sul verso sono raccolte da una
sfera integratrice
e misurate da un
rivelatore multicanale».
L’Autoritratto, del 1516 circa,
alla morte di Leonardo ad Amb o i s e , ve n n e
portato dal fedele Francesco
Melzi, con altre
carte, nella villa di Vaprio d’Adda. Dopo la dipartita del discepolo, gli eredi
— a cominciare da Orazio — dispersero il patrimonio. L’opera si rivide all’inizio dell’Ottocento a Milano; poi
scomparve di nuovo e nel 1839 Giovanni Volpato, che l’aveva acquisita oltralpe, la cedette a Carlo Alberto, insieme ad altri disegni di grandi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
S
fanno delle scelte, nella vita, e immancabilmente qualcosa resta alle
spalle. Un «49 per cento» — ipotesi
iniziale per il titolo del libro — di possibilità sfumate che continua ad avanzare
parallelo lungo il sentiero che abbiamo
scartato, «appena qualche metro più indietro. Su altre gambe».
Prima di morire, ieri mattina, a 53 anni, Maria Perosino (nella foto) ha fatto in
tempo a inseguire molte delle donne
che avrebbe potuto essere. Se non avesse viaggiato, traslocato, studiato Storia
dell’arte, sommato mestieri diversi (è
stata critica e curatrice di mostre). Se
non avesse lasciato «un amore felice,
per uno (forse) un po’ più felice». Se
non avesse a un certo punto deciso di
passare dal retropalco di una casa editrice alla scrittura, non avrebbe raccontato
questa vicenda, che adesso ha anche il
tono di un bilancio finale: Le scelte che
non hai fatto, Einaudi (196 pagine, 16,50, oggi in libreria). «Io cercavo pezzi
delle mia storia, ho incontrato altre storie. E mi sono piaciute. In una cosa credo: ognuno di noi, nel bene e nel male è
la sua storia. Anzi, le sue storie, comprese quelle non vissute e solo immaginate
e sognate. Questo siamo. E ora credo di
aver imparato che forse siamo un po’
anche le storie delle persone che abbiamo incontrato, quelle storie cui abbiamo imparato a voler bene come fossero
la nostra, ma che nostre non sono».
È un epilogo, ma vitale. Nello stile di
Perosino, che già nel precedente Io
viaggio da sola (ancora Einaudi, 2012),
più volte ristampato, reagiva al lutto per
la morte del compagno Paolo tornando
a fare le valigie.
Meglio in due,
certo, spiegava alle amiche, ma
perché rinunciare
a partire?
Viaggi, percorsi, incontri, spesso a cena. Con un
tono leggero, ironico e al tempo
stesso illuminante. Che sembra distrarsi, deviare, e invece è perfettamente lucido. Dalla quarta
di copertina: «La digressione è il mezzo
di chi sa che stando ai bordi si vede il
centro». È anche la maniera sobria e raffinata in cui si muove chi sente che la fine è vicina. E riesce a chiudere un libro
con la struggente levità di una canzone:
«Grazie vita».
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Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
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negli ultimi tre anni ha «cambiato verso»: l’arretrato è stato drasticamente abbattuto (gli affari civili da
15.000 a 11.000 e gli affari penali da
18.000 a 12.600) e la durata dei processi sensibilmente ridotta, non a discapito della qualità delle decisioni attestata dal basso numero dei ricorsi e
degli annullamenti. La straordinaria
performance è ascrivibile, oltre che all’impegno dei giudici, alla serietà dell’analisi delle risorse e delle strategie
organizzative sulla base dei programmi di gestione elaborati dal primo
presidente e dai presidenti di sezione.
Quasi tutti questi dirigenti (15 su 20)
hanno circa 70 anni e sono autorizzati
a rimanere in servizio fino a 75 anni
considerate la loro sperimentata esperienza professionale e le gravi scoperture di organico.
Può dirsi razionale ed efficace l’abolizione tout court («necessaria e urgente») del trattenimento in servizio con
una breve fase transitoria in nome di
un annunciato ricambio generazionale? L’immediato depauperamento di
solide professionalità è davvero compensato dalla previsione di futuri concorsi per giovani laureati considerate le
note difficoltà finanziarie e la lunghezza dei tempi? Non si contesta la scelta
di abolire l’istituto. Ma non sarebbe più
logico prevedere lo «scivolo» graduale
da realizzarsi a partire dai magistrati
più anziani nell’arco del prossimo
quinquennio? Tale soluzione risponderebbe meglio alle esigenze di buon
funzionamento della giustizia, consentirebbe al Csm di scandire i concorsi
per i nuovi dirigenti, al ministero di indire i concorsi per i nuovi magistrati,
alla Scuola della magistratura di approntarne la formazione; eviterebbe
dubbi di costituzionalità e contenziosi
come per i professori universitari; mostrerebbe riguardo per le legittime
aspettative di persone che hanno dedicato la vita al servizio della giustizia.
Il mio è un contributo alla riflessione
e un appello alla ragione perché si valuti con saggezza se sia giusta e utile
una misura che decapita larga parte dei
quadri dirigenti della magistratura o
non sia più equa ed efficace la previsione di uno «scivolo» graduale che segni
in tempi certi la fine dell’istituto.
Giovanni Canzio
Presidente della Corte
d’Appello di Milano
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QUOTE LATTE, FASE DUE DELLA SANZIONE
I DANNI CAUSATI DALLA TECNICA DEL RINVIO
✒
Preparare il borsellino. Fra un
mesetto, ognuno di noi dovrà
forse pagare all’Europa 31 euro e 60
centesimi, oltre a qualche altra decina
di euro in relativi interessi. Più o meno 80 euro, l’inverso del celebre bonus. Che aumenteranno ancora in futuro se continueremo a voler essere
geni, volpini, i più distratti o i più furbi del continente: cioè a
non recuperare soldi
mai versati; e a non scucire poi, fra multe e
«mancati prelievi», il
miliardo e 390 milioni
che la Commissione Europa ci mette in conto
per il superamento delle
quote di produzione del
latte, già concordate con
tutti i Paesi Ue.
Quote latte, trent’anni di zuffe e caos. Il calcolo, a spanne, è presto fatto:
un conto Ue da un miliardo e 390 milioni suddiviso fra 44 milioni di cittadini (siamo 60,7 milioni, dice l’Istat,
ma escludiamo dal conto gli stranieri
e gli italiani sotto i 18 anni) dà come risultato 31 euro e 60 centesimi a testa.
Ma perché pagare tutti? Perché non
hanno pagato in pochi. Si può dire anche con parole più precise: l’Europa è
pronta a castigare l’Italia, con la seconda fase di una procedura di infrazione
e la probabile denuncia alla Corte di
giustizia Ue (altri milioni di multa)
perché l’Italia non ha avuto il coraggio, forse elettorale, di imporre a pochi allevatori la restituzione di quattrini che riteneva dovuti. Accadde con il
centrodestra e il centrosinistra, con i
ministri «tecnici» e quelli meno «tecnici», tanti governi uno dopo l’altro.
Bruxelles tuonava, e i
geni di Roma mostravano seri problemi di udito. Per 14 anni filati, dal
1995 al 2009, si era andati avanti con lo «sforamento» delle quote. La
mucca Ercolina, i blocchi di Linate, le marce
dei trattori. Fra i leader
della protesta, c’è chi approdò in Parlamento e
chi in tribunale. Gli allevatori sostengono naturalmente le loro ragioni. Un
giudice, a Roma, ha sentenziato che le
multe sono un errore contabile e che
l’Italia non ha sforato i limiti Ue. Questa storia è un gomitolo di filo spinato.
Ma forse, non conta neanche più tanto
chi abbia ragione e chi no. Alla fine,
anche il Paese dei geni e delle volpi
prepara il borsellino.
Luigi Offeddu
[email protected]
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IL PASSAGGIO DELLA MATURITÀ
IN CHE STATO È L’ESAME DI STATO
SEGUE DALLA PRIMA
C’è ben altro. C’è un corpo insegnante umiliato, un personale non
insegnante assai folto, un’università
burocratica, sindacati riottosi. Ma il
peggior di tutti i mali sta al centro,
nella normativa, pedante sulle inezie
e cieca di fronte al senso effettivo delle cose.
Una normativa che negli anni si è
particolarmente esercitata, con una
sorta di voluttuosa insistenza, proprio sull’esame di maturità. Cambiandogli nome e connotati, azzoppandolo, lentamente sfregiandolo e sfigurandolo. In una sorta di riedizione
burocratica del Principe felice (anche
se la maturità a dire il vero tanto felice
non era) di Oscar Wilde, dove alla statua del principe gli uccelli cavano prima ornamenti, decorazioni e gioielli
e poi gli occhi. Ma anche questo tron-
cone non trova pace. L’anno prossimo
infatti, meraviglie d’Italia, giungerà a
compimento (!) l’ultima tranche della
riforma del 2010, cioè di tre governi
fa.
Nel frattempo gli indefessi normatori si occupano di aspetti essenziali
per il futuro del Paese. Per nostra consolazione, il 19 maggio il ministero ha
emanato l’Ordinanza n.37 che all’Articolo 21, «ai sensi del Decreto Ministeriale 16 dicembre 2009, n.99, articolo
3, comma 2» si preoccupa di stabilire
i criteri a cui le commissioni degli
esami di maturità si devono attenere
per conferire il voto supremo di cento
e lode. Ciò chiarito, sembra di capire,
il perno su cui ruota tutto il nostro sistema scolastico tornerà all’antico
splendore. Con tanti saluti a Blair e al
suo istruzione, istruzione, istruzione.
Gian Arturo Ferrari
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L’intervento dell’Iran contro l’Isis
I costi di una guerra di religione
di FARIAN SABAHI
Q
uanto ha da guadagnare l’Iran,
e che cosa rischia lasciandosi
coinvolgere in Iraq contro i
jihadisti dell’Isis (Stato
islamico dell’Iraq e del
Levante)? Parecchio, nell’uno e nell’altro
senso. Innanzitutto, una premessa: quello
lasciato in eredità dall’Ayatollah Khomeini
nel 1989 è un sistema politico complesso,
che non parla a voce sola: da una parte c’è
il governo del presidente moderato
Hassan Rohani che tesse relazioni
diplomatiche e commerciali, dall’altra
gli apparati di sicurezza e le Guardie
rivoluzionarie (pasdaran) che rispondono
al leader supremo Khamenei.
Cominciamo dai vantaggi di un
coinvolgimento in Iraq. In primis, è
evidente che l’apertura di Washington a
Teheran, giustificata dal comune obiettivo
della stabilità regionale, permette ad
ayatollah e pasdaran di vedersi finalmente
riconosciuto un ruolo positivo in Medio
Oriente. Non sarebbe la prima volta che
iraniani e americani collaborano: nel
giugno 1998, durante la presidenza del
riformatore Khatami, il segretario di Stato
Madeleine Albright definì critico il ruolo
dell’Iran nella lotta contro i Talebani in
Afghanistan. Gli iraniani non furono però
ricompensati per la collaborazione e il 29
gennaio 2002, nel discorso sullo Stato
dell’Unione, il presidente George W. Bush
inserì l’Iran nell’Asse del male. Un
dettaglio, per molti occidentali, non per la
diplomazia e l’opinione pubblica iraniana.
Ora, la coincidenza è propizia, perché a
Vienna è in corso (fino a venerdì) il quinto
round di negoziati sul nucleare e il
riavvicinamento con Washington
potrebbe portare a un alleggerimento
delle sanzioni entro il 2016, permettendo
al presidente Rohani di ottenere consensi
in patria.
In secondo luogo, andando a dare
manforte all’esercito iracheno contro
i jihadisti dell’Isis che minacciano la
moschea dell’Imam Ali a Najaf e il
mausoleo dell’Imam Hossein a Kerbela,
la Repubblica islamica si erge a baluardo
dello sciismo. Una minoranza oppressa.
Soprattutto in alcune monarchie sunnite
del Golfo, in particolare in Arabia Saudita
(il 15% della popolazione è sciita, vive nella
regione orientale ricca di petrolio ma è
discriminata) e Bahrein (la maggioranza
della popolazione, sciita, si è ribellata al
nepotismo e alla corruzione della dinastia
regnante sunnita ma la primavera araba è
CHIARA DATTOLA
RICAMBIO GENERAZIONALE DEI MAGISTRATI
I VANTAGGI DI UN PERCORSO GRADUALE
stata repressa dai mercenari e dai carri
armati inviati da Riad).
Quella dell’Isis potrebbe però essere una
trappola, mettere piede in Iraq potrebbe
costare caro. Perché darebbe il pretesto
ai jihadisti di sconfinare in territorio
iraniano, obbligando i giovani iraniani ad
indossare la divisa e a partire per il fronte.
Un incubo per tantissime famiglie,
memori della guerra scatenata da Saddam
Hussein che nel settembre 1980 attaccò
l’Iran approfittando della presunta
debolezza di Teheran all’indomani della
Rivoluzione islamica. Una guerra imposta,
durata otto anni e costata, da parte
iraniana, un milione di vite.
I pericoli di un coinvolgimento non si
fermano qui, perché si rischia di mandare
a monte il lavoro della diplomazia di
Teheran che da anni cerca di smorzare
le differenze settarie tra sunniti e sciiti,
tessendo legami anche commerciali.
Soprattutto con le monarchie sunnite
del Golfo che, spaventate dal successo
rivoluzionario dell’Ayatollah Khomeini
nel 1979, due anni dopo costituirono il
Consiglio di Cooperazione del Golfo
proprio in chiave anti-iraniana. Per
attenuare i toni, per esempio, lo scorso
dicembre il ministro degli Esteri iraniano
Zarif si era recato in Kuwait, negli Emirati,
in Oman e in Qatar (ma non in Bahrein e
Arabia Saudita). Ricambiato, a fine
maggio, dalla visita ufficiale dell’emiro del
Kuwait, a cui i media hanno dato molta
enfasi anche perché ripreso dalle
televisioni mentre barcollava, ubriaco.
Anche se Teheran non dovesse lasciarsi
troppo coinvolgere, la crisi irachena
costerà comunque parecchio perché gli
iraniani esportano miliardi di dollari in
beni di consumo a Bagdad e, secondo
l’emittente iraniana Press Tv, a partire da
questa estate dovrebbe iniziare la vendita
di 3-4 milioni di metri cubi di gas al
giorno, per un valore di 3,7 miliardi di
dollari l’anno.
Infine, una domanda: perché gli estremisti
sunniti ce l’hanno a morte con gli sciiti?
Certo, il premier iracheno Nouri al-Maliki
ha sbagliato escludendo dalla politica i
sunniti. Che questo serva da lezione: solo
un processo di riconciliazione nazionale e
l’inclusione garantiranno la stabilità
necessaria. Ad avere un ruolo non
irrilevante sono però anche le questioni
squisitamente dottrinali: gli sciiti credono
in un solo Dio e considerano Maometto
profeta, ma a lui associano gli Imam, suoi
legittimi successori. Non semplici essere
umani, com’era Maometto, ma individui
infallibili. Venerati, al punto che gli sciiti si
recano in pellegrinaggio ai loro mausolei.
Venendo così meno, agli occhi degli
integralisti, al vero monoteismo.
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DAL MOVIMENTO 5 STELLE AL PD
L’illusione democratica dello streaming
di GOFFREDO BUCCINI
A
ll’origine è difficile non cogliere almeno un tratto di generosa puerilità. L’idea che ciò che
è in streaming sia trasparente
— e soprattutto che tutto ciò
che davvero avviene sia in streaming —
ha un facile retrogusto salvifico: tanto più
consolatorio quanto più la politica politicante ha convinto negli ultimi anni tanti
italiani dell’inaffidabilità dei colloqui segreti tra leader, capi di corrente, ras di
partito.
E tuttavia, nella nebbiosa alba della nostra Terza Repubblica, il ricorso al flusso
diretto in Rete, con la richiesta di aprire
una finestra dal cortile sul Palazzo, somiglia sempre più a uno squillo di tromba.
Fateci caso: chiede o invoca lo streaming
chi sa, o presume, di avere il vento in poppa, di poter contare sull’appoggio popolare. Lo streaming fu l’autentico termometro della sintonia grillina con gli italiani
dopo le elezioni del 2013, l’amaro calice
trangugiato da un Bersani non vincitore, e
dunque perdente, quasi inginocchiato al
tavolo dei colloqui davanti all’arroganza
dei messi di Grillo, i capi dei gruppi parlamentari pentastellati. Ora, e per la prima
volta, il meccanismo si rovescia: i grillini
per uscire dall’angolo provano a intavolare una trattativa sulla legge elettorale e,
diciamolo, non smaniano affatto per avere lo streaming, anzi lo subiscono, «non
sarebbe essenziale» dicono sulle prime,
salvo cedere alla richiesta di Renzi. Qui
non si tratta di boomerang o nemesi: la
politica non prevede vendette, solo utilità.
Il premier, che dalla tribuna del suo
partito ha usato la diretta streaming per
sloggiare Enrico Letta da Palazzo Chigi (e
prima aveva usato Twitter per ingannarlo,
con l’hashtag virale #Enricostaisereno),
ricorre adesso al medesimo strumento
per affondare nei punti deboli di Grillo.
La sconfitta alle Europee pesa e molto in
casa pentastellata, ma forse pesano più
ancora l’abbraccio allo xenofobo inglese
Farage, avallato da una consultazione
molto contestata dalla base, e la guerriglia
ormai permanente con il sindaco Pizzarotti e magari col «pizzarottismo», ovvero
con l’idea stessa che si possa ben governare fuori dal cono di luce della Casaleggio
associati. Non solo: al tavolo dell’eventuale trattativa tra le diplomazie Pd e M5S, i
grillini porteranno un modello di legge
elettorale fortemente proporzionale,
dunque assai carente quanto a governabilità (checché ne dicano); per un propagandista bravo come Renzi, quel modello
può facilmente diventare agli occhi degli
italiani un tentativo di ritorno alla vituperata Prima Repubblica, a quelle elezioni
dopo le quali non si capiva mai chi aveva
vinto e chi perso, a quei governi che duravano sei mesi. Non da ultimo, Renzi userà
lo streaming a beneficio di Berlusconi, finora suo alleato nelle riforme, mostrandogli ciò che lui in fondo vorrà — che il
Pd non vagheggia la politica dei due forni
— e tuttavia spaventandolo quanto basta
per renderlo sempre più accondiscendente.
Anziché strumento di democrazia diretta, lo streaming potrebbe rivelarsi spot
nelle mani d’un vincitore un po’ smargiasso. Certo, se la Svolta di Salerno o le
trattative della Costituente fossero andate
in streaming, la guerra civile italiana sarebbe durata un decennio in più. Ma questo è lo spirito dei tempi, questa è la Rete:
se non sai usarla, ti abusa. A non capirlo si
rischia di finire come il povero Gasparri
che, scambiando Twitter per un videogioco, ha quasi dichiarato guerra alla perfida
Albione, insultando gli inglesi dopo la
nostra vittoria al Mondiale. Venti o trent’anni meno dei rivali — Grillo incluso —
sembrano per ora un hashtag aureo per
Renzi: #tipiacevincerefacile.
@GoffredoB
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Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
41
italia: 51575551575557
Lettere al Corriere
CONTRADDIZIONI DI NAPOLEONE
IL MODERNIZZATORE FAMILISTA
Risponde
Sergio Romano
Com’è possibile che durante
la campagna di Russia
Napoleone abbia potuto
occuparsi delle vicende della
madrepatria e addirittura
emanare decreti quando era a
Mosca? I messaggeri francesi
come riuscivano a percorrere
migliaia di chilometri e ad
attraversare anche territori
ostili?
Lucia Massari
Monza
Cara Signora,
l decreto sulla organizzaz i o n e d e l l a Co m é d i e
Française, a cui abbiamo
accennato in una risposta
precedente, non è il solo che
l’imperatore dei francesi firmò al Cremlino prima del-
I
CHRISTIAN WULFF
Quelle dimissioni
Caro Romano, l’ex-presidente
della Repubblica tedesca,
Christian Wulff (che fu
costretto alle dimissioni dopo
una vergognosa campagna di
stampa), è stato assolto da
tutte le accuse. Chi pagherà
per i tanti danni causati all’ex
presidente tedesco ?
Virgilio Avato
[email protected]
Christian Wulff non si dimise perché aveva commesso
un reato. Si dimise perché agli
occhi dei suoi connazionali il
prestito a tasso agevolato ottenuto da un imprenditore e le
pressioni esercitate sul direttore di un giornale perché
smettesse di pubblicare articoli sull’argomento, lo rendevano inadatto all’incarico.
Evidentemente la Germania è
un Paese in cui non è necessario attendere l’intervento della
magistratura per risolvere un
problema politico.
PARTITI E DEMOCRAZIA
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
l’inizio della ritirata. Anzi
potrebbe essere il solo, fra
quelli firmati allora, che si
fregia di un titolo immeritato. Secondo alcuni studiosi,
Napoleone voleva che il documento passasse alla storia
come il «decreto di Mosca»,
ma la sua firma risalirebbe a
una fase precedente.
È vero, tuttavia, che l’imperatore non smetteva mai,
durante le sue campagne, di
trattare gli affari di Stato. Il
viaggio da Parigi a Mosca era
lungo e pericoloso, ma la
Grande Armée si era lasciata
alle spalle, avanzando verso
la capitale dell’Impero zarista, stazioni di posta, presidiate da distaccamenti militari, dove i corrieri potevano
è sempre stata una pratica
molto seguita: infatti quasi
mai le maggioranze sono
riuscite ad attuare i loro
programmi. Ora il mondo è
cambiato e gli estimatori
italiani del diritto di veto se
ne devono fare una ragione!
Sergio Guadagnolo
[email protected]
AMMINISTRATORI PUBBLICI
Riconoscere gli errori
Quando un amministratore
pubblico ammetterà d’aver
sbagliato nell’adempimento
di una sua funzione, quello
sarà l’indizio che la gestione
della cosa pubblica potrebbe
migliorare!
La copertura
Il ministro dell’Economia
Padoan afferma che con gli 80
In Italia abbiamo uno strano
concetto di democrazia.
Quando in un partito uno è in
minoranza, fa di tutto per
bloccare i deliberati della
maggioranza. Il diritto di veto
Meno permessi
sindacali e più
trasferimenti obbligatori
per gli statali.
Concordate?
avesse l’abitudine di dettare
tre lettere contemporaneamente passando dall’una all’altra.
Neppure l’esilio all’Elba
interruppe il suo iperattivismo. In dieci mesi fece per
l’isola molto più di quanto i
Signori della Toscana avessero fatto nei secoli precedenti. Ma il suo grande merito fu quello di dare alla
Francia una società moderna in cui il criterio del merito
prevale su ogni altra considerazione. Nella nuova edizione di un libro apparso nel
2002 presso Mondadori (Lezioni Napoleoniche), un appassionato studioso di Napoleone, Ernesto Ferrero,
scrive che «premiare il meri-
to» era «una delle sue ossessioni». Credeva fermamente
che nessuno avesse interesse
a “rovesciare un governo in
cui tutto quel che ha merito
trova il suo posto”.
Qualcuno potrebbe chiedere a questo punto come
questa politica meritocratica
fosse compatibile con i favori (regni e ducati) accordati
ai membri della sua famiglia.
Risponderei che Napoleone
aveva due volti. Poteva essere contemporaneamente il
creatore della Francia moderna e il capo di una gens
corsa governata dalle regole
di quello che un sociologo
avrebbe definito, molti anni
dopo, «familismo amorale».
l’evasione fiscale si useranno
le nuove tecnologie, una
senatrice critica il metodo.
Dato che l’evasione è un dato
di fatto inconfutabile potrebbe
la senatrice suggerire il modo
che riterrebbe più efficace per
vincere questa annosa
battaglia usando pure un
volto più...umano?
anche loro? Ormai in questa
nostra povera nazione non ci
si deve meravigliare più di
nulla!
Giorgio Tescari, Milano
MASERATI
Sciopero degli operai
Il 13 giugno gli operai della
Maserati hanno fatto quattro
ore di sciopero per protestare
contro la decisione
dell’azienda di consentire
«solo» due settimane di ferie
in agosto, contro le tre
richieste. Mi domando:
venerdì, durante questo
sciopero, qualche lavoratore
si sarà vergognato, pensando
a quei milioni di lavoratori in
«ferie» 365 giorni l’anno? E i
sindacati non si vergognano
LOTTA ALL’EVASIONE
BONUS DI 80 EURO
La tua opinione su
sonar.corriere.it
euro si esce prima dalla crisi,
ma io sono molto perplesso
perché il ministro dimentica
di dirci che le coperture sono a
carico dei cittadini, pagate
cioè con l’aumento di bolli,
rinnovi dei passaporti, bolli
auto, tagli di contributi alla
sanità e altro ancora. A conti
fatti ,tutti i cittadini
pagheranno molto di più in
termini di tasse.
Nini Jonas, Asolo (Tv)
Umberto Gaburro
Guidizzolo (MN)
Diritto di veto
cambiare i cavalli e riposare
per qualche ora. Questa abitudine rispondeva alla sua
natura. Il grande generale
era un riformatore instancabile. La storia ricorda molto
le sue battaglie e le sue ambizioni politiche, ma trascura talora la sua inestinguibile
passione per la modernizzazione della Francia. Progettava scuole, strade, ponti,
industrie. Creava nuove istituzioni e ne scriveva gli statuti. Concepiva, controllava,
correggeva. Dicono che
Come va combattuta?
Quando nel 2012 la Guardia di
finanza compì i famosi blitz
in alcune località turistiche, ci
fu molto clamore per il
metodo giudicato sbagliato.
Oggi che il ministro Padoan
afferma che per combattere
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
Il ministro Alfano:
senza un intervento
dell’Europa non è più
possibile l’operazione
Mare Nostrum. Giusto?
95
No
5
© RIPRODUZIONE RISERVATA+
Fausta Allievi
[email protected]
PREZZI DEL CARBURANTE
Riflessi dei petrolieri
I nostro petrolieri mostrano
un’eccezionale prontezza di
riflessi quando si tratta di
aumentare i prezzi dei
carburanti alla pompa. Lo
constatiamo in questi giorni: i
prezzi di benzina e gasolio
hanno raggiunto il massimo
dell’anno, a causa delle
preoccupanti notizie che
provengono dalle zone
petrolifere del Medio Oriente.
Ugo Revello, Neive (Cn)
AUSPICIO PER I MONDIALI
Vittoria degli Azzurri
Nel 1982 e nel 2006 la
Juventus fu prima in Italia e
l’Italia nel mondo.
Quest’anno, intanto, i
bianconeri hanno già vinto lo
scudetto. Domanda d’obbligo:
evitando di diventare
l’eccezione che la conferma,
riusciranno gli azzurri a
confermare la regola del non
c’è due senza tre?
Leone Pantaleoni
[email protected]
Interventi & Repliche
Il turismo nel nostro Paese
Mi riferisco alla lettera «Turismo:
opinione ottimistica» (Corriere, 15
giugno) in cui si colloca l’Italia al quinto
posto al mondo tra i Paesi più visitati,
dopo la Francia e la Spagna. La classifica
si riferisce agli arrivi internazionali che
comprendono anche i transiti
aeroportuali. Per intenderci, se vado in
vacanza alle Seychelles e faccio scalo al
Charles De Gaulle, i francesi mi contano
tra i turisti arrivati a Parigi e il prezzo del
biglietto pagato ad Air France entra a far
parte della bilancia valutaria turistica
francese. In verità la classifica cambia, e
noi passiamo al secondo posto, se
consideriamo le presenze dei turisti
stranieri negli alberghi: 281 milioni in
Spagna, 256 milioni in Italia e la Francia
al quarto posto, superata anche dalla
Germania. E torniamo primi se
consideriamo i turisti extraeuropei, con
43 milioni di pernottamenti negli hotel
italiani nel 2012 rispetto ai 37 milioni
nel Regno Unito, i 31 milioni in Spagna e
i 28 milioni in Francia. Il dato va letto
senza trionfalismi, anche in
considerazione del fatto che alcuni
concorrenti crescono più velocemente di
noi. Ma ciò non significa che l’Italia
turistica sia una Cenerentola. Tutt’altro.
E molto di più potrebbe essere se il
Paese decidesse di investire seriamente
su questo settore.
Alessandro Nucara
[email protected]
Energia: basta sconti a ex dipendenti
Riguardo all’articolo «Via le bollette
gratis ai dipendenti Enel» (Corriere, 15
giugno), preciso che ai dipendenti Enel
in servizio non è più corrisposto alcuno
sconto, a prescindere dalla data di
assunzione. Per quanto riguarda i
pensionati, sullo sconto praticato viene
applicata l’Irpef ad aliquota marginale:
ben lontano, quindi, dal definire — come
riportato — bolletta zero.
Anna Mocco, [email protected]
Sconti e agevolazioni per ex dipendenti e
dipendenti assunti fino a una certa data
variano a seconda delle singole società
elettriche. Nel decreto di cui parlava
l’articolo il governo prevede che, con
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Il sale sulla coda
di Dacia Maraini
La guerra fra i sessi
che ferisce le donne
H
a ragione Angiolina Jolie a chiedere una maggiore responsabilizzazione da parte dei governi di Paesi che
si dichiarano emancipati e contrari allo stupro. Tutti
si indignano a parole quando la cronaca racconta di
stupri solitari o multipli, ma quando si tratta di prendere decisioni di tipo culturale o legale, poco o niente si riesce a
fare. Lo stupro non ha niente a che vedere col desiderio sessuale,
dichiara la Jolie. Idea che condivido e di cui ho scritto tante volte
negli anni. Lo stupro non ha niente di naturale. Infatti gli animali
non stuprano. La violenza sessuale è un’arma, di invenzione
umana, usata per intimidire e terrorizzare il nemico in guerra.
Ma allora, dirà qualcuno, dobbiamo pensare che molti uomini
vedono il corpo delle donne come nemico? In effetti, coloro (per
fortuna sono una minoranza ma una minoranza aggressiva e pericolosa) che si arroccano dentro una identità virile basata sul
possesso, sono terrorizzati dalla crescente autonomia delle donne, soprattutto delle donne che considerano «di loro proprietà»,
ovvero mogli, fidanzate, amanti, figlie ecc. E quando lei dice: me
ne vado! quest’uomo dalla fragile identità virile, viene preso da
una tale paura e da una tale rabbia, che può trasformasi in assassino della donna che dice di amare, ma a volte anche di se stesso.
Riflettiamo: cosa c’entra il desiderio, che è una cosa bella e vitale, con lo stupro collettivo di due quindicenni che poi vengono
impiccate a un albero? Piuttosto
appare come una terribile punizione. Una punizione contro il
fatto stesso di essere donna e di
circolare liberamente, anziché
Partire dalle
starsene chiusa in casa a legittiscuole
mare un principio di proprietà.
Nell’atto dello stupro, che tropper combattere
po spesso viene chiamato con inla cultura
dulgenza «delitto passionale», io
ci vedo anche una idea di dissadello stupro
crazione: sporcare il ventre femminile nel luogo sacro della nascita, umiliarlo e lacerarlo, fa parte della strategia di dominio. Ma
poiché oggi la guerra fra i sessi non è ammessa — almeno nel
mondo libero dal fanatismo religioso — anzi si opera in nome
della parità di diritti, le tecniche di sottomissione si spostano
dalla prigionia familiare, dall’uso delle punizioni corporali, alla
continua e insistita svalutazione del pensiero e dell’autonomia
femminile. Nel momento che si dichiara libero il suo corpo, lo si
relega alla mercificazione: sei libera ragazza mia, di spogliarti, di
agghindarti, di sedurre, di venderti, ma non di camminare tranquillamente per strada di notte. Per quanto mi riguarda, non credo ai metodi coercitivi, anche se le punizioni sono necessarie.
Ma è essenziale cominciare a denunciare, non legalmente ma
culturalmente, certi fumetti, certi film, certi programmi televisivi che sono un implicito invito alla violenza. E bisogna insistere
nelle scuole per una educazione al rispetto dell’altro, donna o
uomo che sia. Un dovere primario, fondamentale, irrinunciabile,
anche quando l’altro ci fa soffrire, ci pianta in asso, ci tradisce.
Possedere una persona, anche se ci sentiamo giustificati dall’amore, significa semplicemente renderla schiava. E la schiavitù
è perversa e antistorica.
❜❜
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Nidasio
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decorrenza 1 luglio 2014, l’Autorità
per l’energia definisca nel dettaglio i
criteri per il divieto di caricare sulle
bollette gli oneri per le agevolazioni ai
dipendenti. (l. sal.)
Lavori in ritardo (ingiustificato)
Devo rifare la pavimentazione dei
balconi. Contatto l’impresa, pattuisco il
compenso e faccio togliere i motori dei
condizionatori. Ma l’impresa accampa
scuse e non si presenta per eseguire i
lavori: bontà sua verrà, forse, il 20
giugno. A questo punto mi chiedo: in
Italia manca il lavoro o la voglia di
lavorare? Opto per la seconda ipotesi.
Carla Nipoti, [email protected]
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42
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Spettacoli
L’annuncio
Peter Gabriel torna con i Genesis per un docufilm
Reunion dei Genesis con Peter Gabriel, Steve
Hackett, Mike Rutherford, Phil Collins e Tony
Banks per un documentario realizzato dalla
Bbc dal titolo «Genesis: together and apart».
L’annuncio sulla pagina Facebook della band.
Il docufilm ripercorrerà la storia del gruppo,
«accanto a materiale inedito di archivio». Non
si conosce ancora la data di programmazione.
L’intervista La diva a Spoleto con un testo del Marchese. «La gente mi confonde con i miei personaggi, se fosse vero avrei una vita d’inferno»
In posa
Isabelle Huppert
è nata a Parigi il
16 marzo 1953
Huppert: non sono una dark lady
ma voglio provocare con de Sade
«Esploro i limiti tra vizio e virtù, mi piacciono le commedie»
«A
Spoleto sarà la mia prima volta. Non vedo
l’ora, so che ci sono
tante cose da vedere.
Purtroppo resterò soltanto due giorni.
È un peccato». Isabelle Huppert è il
volto di donne disperate, appassionate, fragili, raramente felici. È un’attrice
esigente che va all’essenza delle cose.
A teatro passa da Marivaux a Tennessee Williams, ma la sua bevanda quotidiana è tinta nel dramma. Il Festival
di Spoleto interromperà la sua sofferenza, offrendole la possibilità di trovare momenti di umorismo con le parole del marchese de Sade, senza per
questo trascurare il fascino del lato
oscuro: «Sì, mi piace esplorare il confine tra bene e male».
Al Festival di Spoleto il 28 giugno,
secondo lo schema della lettura scenica a cui si sono prestate in anni recenti
anche Fanny Ardant e Jeanne Moreau,
la Huppert porta il «divin marchese».
Lo fa attraverso due sorelle che chiari-
scono già tutto nel titolo dello spettacolo: Juliette e Justine, il vizio e la virtù.
Come si caratterizzano le due
protagoniste?
«Queste sorelle dai destini opposti
rappresentano l’antagonismo dell’umanità, l’una perduta a causa della
virtù, l’altra trionfatrice per via del vizio. Justine combatte per il bene e Juliette per il male, ma forse entrambe
commettono errori. Justine incontra
una serie di ostacoli lungo il suo cammino positivo, senza arrendersi mai,
anzi più ostacoli trova e più crede nel
trionfo del bene».
Che suono ha oggi la prosa di de
Sade, con tutti i suoi eccessi?
«È un bel pezzo di letteratura, così
ben scritto e divertente. De Sade prende piacere nello spingere i limiti, soprattutto in Justine, che è così naïf da
non aspettarsi mai il male dal prossimo. Eppure improvvisamente deve
vedersela con la gente peggiore. Ju-
liette dall’altra parte è molto più sofisticata, ha una mente filosofica, è cinica».
Al cinema ha costruito la sua carriera su ruoli estremi...
«Sono semplicemente grandi ruoli,
i quali per definizione contengono la
ricchezza dell’animo umano. Un personaggio in genere è interessante per
la sua complessità, ciò non attribuisce
necessariamente una connotazione
triste».
Lei ha detto che interpretando
donne controverse le è capitato di
Sciopero in Francia
Pennac protesta tra gli artisti precari
In migliaia si sono dati appuntamento a Parigi, Montpellier, Marsiglia,
Bordeaux, Tolosa e nelle più importanti città francesi. E a manifestare
loro sostegno e solidarietà c’erano anche lo scrittore Daniel Pennac e
l’ex ministro della Cultura Jack Lang. I lavoratori dello spettacolo,
artisti e tecnici, che da giorni scioperano in Francia mettendo a rischio
i festival estivi (inclusa la prestigiosa rassegna teatrale di Avignone),
ieri hanno protestato con sfilate e slogan contro la riforma del regime
di disoccupazione proposta il 22 marzo scorso con l’accordo di alcuni
sindacati, e chiedono che il testo venga rinegoziato. Ma il governo ha
confermato che la controversa riforma verrà approvata.
essere fraintesa.
«La gente spesso è pigra, confondono gli attori con i loro personaggi.
Questo mi fa ridere, e non mi annoia.
Se fosse vero, la mia vita sarebbe un
inferno e le persone accanto a me vivrebbero in un incubo. Diciamo che
prendo il fraintendimento come un
complimento».
Avrebbe voglia di fare più commedie?
«Il mio nuovo film è una commedia
di Marc Fitoussi, si intitola La ritournelle e spero che si vedrà in Italia, anche se la commedia italiana ha un tono così specifico. I protagonisti sono
allevatori di bovini in Normandia, lei è
una sognatrice, ha la testa tra le stelle,
lui i piedi ancorati a terra e vive per il
suo mestiere. Con la partenza dei figli,
la routine della loro coppia pesa su di
lei. Un giorno avrà un colpo di follia e
partirà per Parigi, il marito pensa che
potrebbe perderla. Come reinventarsi
dopo tutti quegli anni? La riconquista
non è sempre una strada dritta».
Doveva girare «Body Art» di Luca
Guadagnino, un thriller visionario
dal romanzo di Don DeLillo.
«Non l’ho più fatto e non lo farò,
dunque non ne parlo».
Lei ha recitato a teatro a Sydney
«Le serve» di Genet con Cate Blanchett.
«Riprenderemo lo spettacolo in
agosto a New York. È la seconda volta
che recito a teatro in inglese, dopo
Maria Stuarda al National Theatre di
Londra. Al cinema mi è più semplice,
ma è una piéce francese così in un certo senso è più facile per me. Le serve è
un gioco violento di vita e di morte,
può essere realistico e divertente, ma
alla fine è un gioco mortale quello delle due cameriere che inscenano fantasie sadomaso sulla loro padrona e alla
fine la uccidono. È ispirato a un fatto
di cronaca, nella Francia degli Anni
30, e mette in campo una relazione tra
schiavi e padroni, io la vedo come una
piéce politica molto attuale».
È stato Chabrol il suo regista preferito?
«Uno dei miei favoriti. Ho girato sei
o sette film con lui, dovevamo farne
un altro ma non cè stato tempo per la
sua scomparsa. Lavoro solo con grandi registi, grandi abbastanza per me. E
non ho rimpianti».
L’8 luglio Villa Medici a Roma le
dedicherà una retrospettiva.
«Non di tutti i miei film. È un onore, il vostro Paese mi riporta a Bolognini e Ferreri, i fratelli Taviani e Bellocchio. La considero una rimpatriata,
è così che si dice in Italia?».
Valerio Cappelli
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Estrema
Madame Bovary (1991) Diretta
da Claude Chabrol, l’attrice francese
regala con la sua interpretazione un
intenso ritratto di Emma Bovary,
l’eroina del romanzo di Flaubert
Gabrielle (2005) Isabelle Huppert
e Pascal Greggory nel film di
Patrice Chéreau tratto da un
racconto di Joseph Conrad
La pianista (2001) Nel film di
Haneke la diva interpreta una gelida
insegnante di piano che nasconde,
dietro la cerebralità, un lato dark
La religiosa (2013) Nel film di
Guillaume Nicloux, Huppert è una
madre superiore travolta dai
sentimenti. Da un racconto di Diderot
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Personaggi
Spettacoli 43
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Pau Dones, leader della band spagnola: oggi nel pop prevale solo la logica degli affari, mi piace il rap italiano
Jarabedepalo, passione e duetti:
con Kekko lo spirito napoletano
Da «La flaca» a «Somos»: nel disco la voce dei Modà
«L
a flaca» quindici anni dopo.
La canzone tormentone dell’estate 1999 è tornata a nuova vita grazie a Carlos Santana che,
con la voce di Juanes, l’ha scelta come
singolo per lanciare il nuovo album
«Corazon». Quindici anni dopo «La
flaca». Il suo autore Pau Dones, mente, cuore e titolare del progetto Jarabedepalo, si guarda indietro soddisfatto.
«Sono onorato che Santana abbia fatto questo omaggio alla canzone che ci
ha aperto le porte del mondo. In Italia
è arrivata nel ’99, tre anni dopo l’uscita, la scoprì Linus di Radio Deejay in
vacanza — ricorda il 47enne spagnolo
—. Dicevano che saremmo stati una
meteora, una one hit wonder, poi sono arrivate “Depende”, “Bonito” e altre
canzoni che sono nella colonna sonora di tanta gente». Ora in questa
playlist Pau spera di infilarci «Dove è
sempre sole», collaborazione con
Kekko Silvestre dei Modà.
La canzone fa parte di «Somos», il
nuovo album degli Jarabedepalo (da
qualche tempo si scrive come fosse
una parola sola). «L’ho composto in
questi ultimi 3 anni, un periodo di
particolare confusione per l’umanità.
Siamo una società che pensa di avere
tutto, la casa, l’auto... e crediamo di essere felici per questo. Ma non è così.
La mia riflessione è questa: siamo
quello che siamo, non quello che vogliamo», racconta.
Si sente in controtendenza, felice.
«Sono nato con la vocazione da musicista e, dopo la laurea in Economia
presa per tranquillizzare la mia fami-
Spagnolo
Pau Dones, 47
anni, leader dei
Jarabedepalo.
Nel 1996 pubblica «La flaca»,
che diventa una
hit mondiale. In
Italia la canzone
arriva nel ’99
glia, mi sono dato alla mia passione
senza pensare ai soldi — spiega —.
Sono arrivati anche quelli, ma la felicità l’ho trovata nella parte spirituale e
non in quella materiale».
Di questa ricerca fa parte anche la
fuga da Barcellona, la città dove è cresciuto. «Vivo in montagna, in un paesino di 300 persone. Lì sono completamente staccato dal resto del mondo.
Non ho internet», dice. Le sue canzoni
viaggiano fra pop e rock, spizzicando
qua e là fra funk, rap e altro.
«Il panorama musicale è dominato
da un pop mediocre. Il business è più
importante dell’arte. In Italia vedo segnali interessanti dal rap, ma in Spagna... Per questo da 6 anni ho una mia
etichetta e un mio management indipendenti». La carriera degli Jarabede-
palo è punteggiata di duetti e collaborazioni. Ce ne sono quattro con artisti
latini in «Somos» e in passato ci sono
state quelle con Alanis Morissette,
Chrissie Hynde dei Pretenders, Ricky
Martin... «La possibilità di condividere la musica è un regalo», sintetizza.
La collezione italiana è la più estesa.
Partendo dai Modà (sarà loro ospite
nei concerti di Milano e Roma) che gli
hanno restituto il favore del
duettò su «Co- Insieme
me un pittore» e «Dove è
sempre sole»:
«Kekko scrive
canzoni napoletane di una
volta, ma con
un taglio poprock». Jovanotti, con cui
fece «DipenKekko e Jova
de/ DepenAll’interno di
de», firma i te«Somos» c’è
sti di «Siamo»
«Oggi non sono
e «Oggi non
io» un duetto
sono io»: «Se
con Kekko
ci vedete a un
Silvestre (foto)
bar a bere una
dei Modà. Il testo
birra sembriadi quella
mo due fratelcanzone è stato
li. Le sue paroadattato in
le hanno una
italiano da
forza speciaJovanotti che ha
le». Andando
lavorato anche al
indietro nel
testo di «Siamo»
tempo...
«Francesco
Renga è un interprete fantastico, quando ho sentito
la sua voce ho detto “wow”. Fabrizio
Moro mi invitò a Sanremo per “Non è
una canzone”, accettai perché portava
su quel palco un testo impegnato. Con
Niccolo Fabì scattò l’intesa perché cerco sempre la qualità musicale, ma in
quel caso trovai anche quella umana».
Festival di Taormina
Pamela Anderson:
pronta per fare l’attrice
DAL NOSTRO INVIATO
TAORMINA — Quella bionda a bordo di una
fuoriserie rossa, a passo d’uomo, seguita da una
coda di fan e paparazzi, è Pamela Anderson, i
capelli corti come le donne costrette a lasciare la
gioventù: l’ex bagnina della serie tv «Baywatch» si
racconta al Festival di Taormina. Ha 47 anni, tre
matrimoni, due figli e dodici copertine di Playboy
alle spalle. È la pioniera del seno più che ritoccato
trasformato in un’arma da guerra: «L’ho usato per
la mia carriera». È un’icona planetaria (ha
interpretato se stessa in tre film) diventata famosa
ancora minorenne, «quando il maxischermo mi
inquadrò durante una partita di football. Da lì mi
offrirono lo spot e tutto il resto. Sono una donna
fortunata, non mi sono mai considerata un’attrice.
Tutti hanno creduto in me anche se non ero
preparata. “Baywatch” è una serie innocente,
semplice, sensuale. Oggi è più complicato
divertire il prossimo». Come bagnina ha salvato
tante vite. Se oggi volesse affogare qualcuno: «Un
tempo amavo più gli animali delle persone e avrei
risposto a questa domanda». In tv David
Letterman la accolse così: «Con due libri scritti hai
superato quelli letti». Ma è tutt’altro che stupida, si
presenta con semplicità e umiltà: «Mi sento pronta
per cominciare a fare davvero l’attrice. Il mio
sogno? Lavorare con Fellini. Forse sono arrivata
tardi». In futuro due film: tenutaria di un bordello
nel ’600 per Steve Antin e per Herzog (accanto a
Mike Tyson) ex star di spettacoli per adulti.
Andrea Laffranchi
V. Ca.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il concerto
La musica dell’Orchestra Verdi
per l’omaggio al futurista Depero
di PAOLO ISOTTA
N
ato nel 1892 e morto nel 1960, Fortunato
Depero è uno dei genî della pittura del Novecento. Si trasferì a Roma dalla natia Rovereto
molto giovane e nella Capitale visse coinvolto
sin dagli anni della Prima guerra mondiale
nelle vicende dell’Avanguardia: parola che allora non andava pronunciata con schifo e dileggio come oggi quella che tale si qualifica ci
costringe a fare. Egli faceva parte del movimento futurista, vitalissimo a onta dei suoi evidenti difetti; ma in lui difetti non vi sono. La
sua pittura vividamente antinaturalista si qualifica per figure a forti colori, squadrate, a modo loro marionettistiche; e dal momento che la
Sul podio
Giuseppe
Grazioli è
tra i direttori d’orchestra
stabili della Verdi.
Sua l’idea
del concerto in
memoria
di Depero
Marionetta come (vorrei dire) idea platonica è
una delle predilezioni delle Avanguardie dell’inizio secolo e tra le due guerre, ecco Depero
situarsi al centro delle poetiche non solo pittoriche, sì anche musicali. Fascistissimo come
tutti i Futuristi, comprese meglio di ogni altro
l’importanza della pubblicità nella civiltà attuale; fu il più grande cartellonista per decennî
e, tanto per darne un’idea, disegnò la bottiglietta del Campari soda ancor oggi in uso.
Giuseppe Grazioli, il coltissimo e bravissimo
direttore d’orchestra tra gli stabili della milanese Verdi, ha inserito nella porzione di stagione sotto la sua responsabilità e chiamata Made
in Italy un concerto tanto istruttivo quanto godibile appunto alla memoria di Depero dedicato. Egli ha effettuato uno studio storico sul
grande marionettista Vittorio Podrecca e, in
una piccola conferenza tenuta prima del concerto con garbo e dottrina, ha spiegato come in
quegli anni gli spettacoli di Podrecca non avessero quali destinatarî i soli infanti. Marionette
disegnate da Depero e molto grandi (l’altezza
era un metro e settanta), non vestite ma dipinte direttamente dall’artista, furono le protagoniste di spettacoli con musica di compositori
di prima sfera. Il concerto era dedicato a quattro di essi: tre con composizioni pianistiche orchestrate per un piccolo complesso e una scritta espressamente per la circostanza.
La prima è di Alfredo Casella che dell’Avanguardia romana fu uno dei principali motori.
Ben nota è la piccola opera pianistica Pupazzetti, influenzata da Stravinski: non mi è mai
piaciuta: ma adesso, divenuta Pagliacci, è strumentata con tale ispirazione da diventar bellissima. La seconda è di un autore del quale fino a
domenica mattina non conoscevo nemmeno il
nome. Si tratta di Gerald Hugh Tyrwhitt, poi
Lord Berners (1883-1950), che frequentò Roma
in quegli anni: la sua Suite L’uomo dai baffi è
irriverente e geniale. La terza si chiama L’orso
azzurro ed è ricavata da pezzi di Bela Bartok orchestrati a sua insaputa. La quarta è di Gian
Francesco Malipiero e, intitolata I selvaggi, è
l’unica scritta per la circostanza: è organica e
geniale, forse al di sopra delle media stessa
della produzione malipieriana, scaturita dall’invenzione di un autore del quale solo adesso
incomincio a capire la grandezza. Tutte le opere vennero eseguite sotto la direzione di Casella il 15 aprile 1918, a guerra ancor in corso.
Il concerto è stato seguito con attenzione e
consenso; i bravissimi solisti della Verdi hanno
applaudito il loro direttore; di essi ricorderò
per un magico intervento il violoncellista Tobia
Scarpolini.
È stato in questi giorni presentato il programma della Verdi per il 2015 e quindi per
l’Expo: è ricchissimo e interessante. Il suo fiore
più prezioso è costituito da laBarocca sotto la
direzione di Ruben Jais: che si apre con una
delle opere più importanti della storia, eseguita una volta sola in epoca contemporanea a Napoli nel 1968 (io c’ero!), l’Oratorio di Alessandro Scarlatti Davidis pugna et victoria.
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Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
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MondialiBrasile
Un tweet al giorno
Franco Baresi
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#WorldCup
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VsPortugal
✒
L'analisi
I TEDESCHI
TANTO SIMILI
AGLI ITALIANI
di MARIO SCONCERTI
L
a Germania ha la solita
grande facilità di giocare
bene portatale dai figli della
terza generazione di
emigranti. Quella che però 4
anni fa è stata una
nazionale giovane, ora
sembra una squadra
completa. Importante il
lavoro compiuto da Low che
ha proseguito la piccola
rivoluzione di Klinsmann in
panchina. Come l’Italia,
anche la Germania ha un
suo gioco particolare, da
squadra di club. Occhieggia
al Bayern di Guardiola, ma
mantenendo impostazioni e
giocatori che erano già stati
inventati in altre storie.
Personalmente vedo nella
Germania molte altre
analogie con l’Italia.
Lasciamo da parte il
risultato finale, ma sono
entrambe le meglio
impostate, non hanno un
solo gioco, si adattano
all’avversario e lo studiano.
Abbiamo una specie
d’intelligenza tecnica molto
vicina. C’è una vecchia
abitudine portata dalle
guerre a considerare i
tedeschi profondamente
diversi da noi. In realtà la
storia ci dice che per oltre
mille anni, da Carlo Magno
a Napoleone, siamo stati
una stessa nazione, guidati
dallo stesso imperatore, che
spesso stava in Italia, e dallo
stesso Papa, che era sempre
italiano. Abbiamo avuto le
stesse leggi, le stesse regole,
anche se non identici stili di
vita. Ma chi pensava al suo
mondo, per almeno mille
anni ha dovuto farlo alla
stessa maniera in Sicilia e in
Sassonia. Il calcio è sempre
il riassunto della gente. La
Germania gioca da tempo in
modo nettamente più vicino
alla flessibilità italiana di
quanto non sia vicino alla
finta modernità inglese o
alle tentazioni africane della
Francia. Detto questo Muller
sta diventando la sintesi
europea di Messi, un
attaccante universale,
inappariscente, ma vivo,
moderno. E Lahm sta
avendo adesso nel nuovo
ruolo quella visibilità che ai
terzini è negata per
principio. Una grande
squadra, solo troppo
spontanea. La differenza con
l’Italia è la stessa che è
trascorsa nei mille anni in
comune: loro giocano da
vincitori eterni, noi da
oppressi con idee. Infatti li
battiamo spesso in una
partita unica. Il tempo di
una rivolta contadina. Il
Portogallo paga il suo
vantaggio. È l’unico
campionato europeo a poter
tesserare i brasiliani come
fossero portoghesi. È un
altro campionato brasiliano
che si ritrova da solo quando
arriva alla nazionale. E un
Ronaldo dimezzato non
basta a rendere equilibrio.
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Gestaccio Meireles medio (o indice?) verso l’arbitro Mazic
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SALVADOR — Come cadono
gli dei qui all’Arena Fonte Nova
non cadono da nessuna parte.
Dopo la Spagna è toccato a Cristiano Ronaldo, e anche stavolta
il tremendo crash non ha una
causa sola. La Germania, va da
sé, è stata notevole, in forma,
ben organizzata intorno al favoloso triplettista Thomas Muller e
abile a fondere la filosofia del
Bayern Monaco con quella del
Borussia Dortmund.
Della prima l’intelligente Loew prende il modulo, l’idea del
possesso palla, di Lahm schermo
centrale supportato alla grande
da Kroos e dal rigenerato Khedira, della variazione dei ruoli in
attacco che non dà punti di riferimento ai difensori avversari: il
tecnico parte con Muller centravanti, Ozil a destra e Goetze a sinistra, ma in corso d’opera li
sposta come le tre carte. Quando
Rosso a Pepe
L’espulsione di Pepe
per una testata fa
saltare i nervi ai lusitani
poi Ozil esce e entra turboSchurrle, o quando esce Muller e
entra Podolski, capisci che il potenziale della Nationalmannschaft è devastante anche se
Reus, forse il più bravo di tutti, è
rimasto in Germania. La griffe
Bayern, in particolare, si è vista
bene sull’azione che al 12’ ha
portato al rigore dell’1-0, un perfetto scambio Ozil-Muller per liberare Gotze al tiro in area; Pereira ha trattenuto il piccolo Mario e a trasformare dal dischetto
ci ha pensato Muller.
Del Borussia Dortmund c’è,
benché più rara, la verticalizzazione letale: è quella che, negli
spazi assurdi lasciati dal Portogallo in ansia, ha permesso a
Lahm di sventagliare sulla destra
per Ozil, il quale ha servito a Goetze l’assist per il 2-0. Bravo stavolta Pereira a recuperare, ma
sul corner che ne è nato, Kroos
ha battuto ed ecco l’altro acuto
borussiano: Mats Hummels,
gran difensore troppo spesso
sottovalutato, scherza Pepe, saltato con la pietra al collo, e inzucca il 2-0. I tedeschi che hanno
fatto sorridere Angela Merkel
Germania
Portogallo
4
0
Marcatori: Muller (rigore) 12’,
Hummels 32’, Muller 46’ p.t. e 33’ s.t.
GERMANIA (4-1-4-1): Neuer 6,5;
Boateng 6, Mertesacker 6, Hummels
7 (Mustafi 6 28’ s.t.), Hoewedes 6;
Lahm 6,5; Ozil 6 (Schurrle 6,5 18’
s.t.), Khedira 7, Kroos 7, Gotze 6,5,
Muller 8 (Podolski s.v. 37’ s.t.). C.t.:
Loew 7
PORTOGALLO (4-3-3): Patricio 5;
Pereira 5, Alves 4, Pepe 3, Coentrao
4 (A. Almeida 5,5 20’ s.t.); Moutinho
5,5, Veloso 5 (Ricardo Costa 5 s.t.),
Meireles 5; Nani 5, H.Almeida 5
(Eder 6 28’ p.t.), Ronaldo 5. C.t.:
Bento 5
Arbitro: Mazic (Serbia) 6
Espulso: Pepe 37’ p.t.
Ammonito: Pereira
Recuperi: 2’ più 2’
Gioia vera
L’esultanza dei tedeschi dopo
uno dei 4 gol al Portogallo (Afp)
Prova di forza
La Germania incenerisce il Portogallo
Muller ne fa 3, Ronaldo è un fantasma
Testa bassa
Ronaldo, 29
anni, ha iniziato malissimo il Mondiale (Afp)
rosso vestita in tribuna non
sono perfetti: a volte hanno
sofferto il pressing, si sono
esposti troppo al contropiede
e i terzini Boateng e Hoewedes sono centrali adattati. Però possiedono un’altra qualità, che non è né solo del
Bayern o del Borussia ma di
tutti i bravi giocatori: il fiuto
del gol. È la qualità che ha
portato Muller a segnare il
3-0 (tiro imparabile dopo
inserimento felino che vince
l’imbarazzante mollezza di Bruno Alves) e, nella accademica ripresa, il 4-0 con una zampata alla Gerd Muller da due metri su
respinta del goffo Patricio. Come
non bastasse, super Muller
(Thomas) ha pure procurato, al
37’ sul 2-0, l’espulsione di Pepe,
e qui si passa alla seconda ragione della caduta del dio Ronaldo:
la tragica performance del suo
Portogallo. Bento ci aveva prova-
to con pressing e contropiede e
all’8 il piano sembrava funzionare. Veloso sradica palla a Lahm,
la serve a Ronaldo e tutti pensano: ora segna. Invece Neuer gli
ha chiuso lo specchio e qui si è
capito che le cose per il Portogallo si mettevano male: difesa horror; reparti slegati; corsa lenta e
impacciata; l’irriconoscibile Coentrao che, liberissimo, passa a
CR7 anziché tirare; Nani fumoso;
Cristiano isolato; e, come da co-
Il grande sconfitto
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
La solitudine
del Fenomeno
Ha tutto
ma gli manca
una squadra
SALVADOR — La folla ti fischia. Ti urla addosso. I
tedeschi che non hanno più paura. I portoghesi che
speravano potessi vincere da solo. Tu sei Cristiano Ronaldo. Non puoi farci niente.
Mezz’ora dopo la fine della partita.
Mix zone.
Gran caldo, umidità, tanfo di chiuso, luci al neon.
Il primo a uscire è Nani. Ha giocato in modo imbarazzante, un ex calciatore. Cammina a capo chino, giustamente mesto. Dietro Nani ecco Pepe. Si è fatto buttare fuori per aver dato una mezza testata, gesto più mimato che reale, a Thomas Muller. Pepe cammina invece
con l’aria un po’ sfrontata. Vorreste farmi domande?
Dirmi che ho sbagliato? Poi, in fila, Joao Moutinho, Joao
Pereira, Hugo Almeida, e tutti gli altri. Manca solo Cristiano Ronaldo. Dov’è?
Sta uscendo adesso.
Nonostante l’aria appiccicosa, non una goccia di sudore sul viso. Liscio, lucido, perfettamente incremato.
Le sopracciglia come disegnate. Un ciuffo di capelli te-
Fischiatissimo
Fischiato dai
tedeschi ma anche
dai portoghesi
infuriati con lui
Citazione
Prima della
partita cita il Papa:
«Non si può
vincere da soli»
pione, Pepe impazzito. Non pago
dell’errore compiuto sullo 0-2, il
noto psycho-stopper del Real
Madrid ha infatti mollato una testata a Muller reo, secondo lui, di
fare la scena dopo un contatto.
Non un colpo alla Zidane con
Materazzi, ma un gesto sufficiente per farsi cacciare. Di lì in
poi allo sbarellatissimo Portogallo sono rimasti solo il nervo
scoperto, il reclamo per un rigore nella ripresa (contatto Eder-
nuto dal gel. Sotto il braccio, un borsello (si suppone
pieno di lozioni e unguenti). Viene avanti con passi corti e lenti (ginocchio sinistro dolente con benda elastica). Ha messo su lo sguardo immobile del divo offeso.
Una cronista della tivù portoghese prende coraggio:
«Come ti senti, Cristiano?».
E lui, rallentando, non fermandosi, a voce bassa:
«Sto male. Sono dispiaciuto… ».
Ha vinto due Palloni d’oro e numerosi esperti sostengono potrebbe vincere il terzo. Ha avuto tutto, dal
calcio. Guadagna 13 milioni di euro l’anno e gioca, magnificamente, nel Real Madrid. Possiede una villa che
nemmeno un emiro e ha una fidanzata di bellezza definitiva. Quando esce in macchina può scegliere: prendo
la Ferrari o la Bugatti? Vive lassù, nel cielo dei fortunati.
Ma la sua nazionale è quella del Portogallo. Il suo vero,
unico, tremendo problema è questo.
Lo sa. L’ha sempre saputo. E a due ore dall’inizio non
ha resistito. Era sul pullman, con la squadra, e stavano
venendo qui, allo stadio Arena Fonte Nova. Ha acceso
l’Ipad, è andato sul suo profilo Facebook. E ha provato a
fare il furbetto.
in tv
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Le partite di ieri
Le quote Snai
Le partite di oggi
SALVADOR
Girone G
CURITIBA
Girone F
GERMANIA
PORTOGALLO
Sport 45
italia: 51575551575557
4
0
IRAN
NIGERIA
0
0
1
NATAL
Girone G
BELO HORIZONTE
Girone H
FORTALEZA
Girone A
CUIABA
Girone H
GHANA
USA
BELGIO
ALGERIA
ore 18
Sky Mondiale 1
BRASILE
MESSICO
ore 21
Raiuno, Sky Mondiale 1
RUSSIA
COREA DEL SUD
ore 24
Sky Mondiale 1
Il protagonista
1,40
Brasile – Messico
1,27
Russia – Corea del Sud
In Brasile vuole cancellare il Mondiale sudafricano
da uno dei nostri inviati
ALDO CAZZULLO
RIO DE JANEIRO — Stavolta non ha vomitato, come gli succedeva sempre nelle
ultime partite. E ha segnato, come ai Mondiali in Sudafrica non gli era successo mai.
In Sudafrica, Messi correva, si agitava,
dribblava, tirava da tutte le posizioni, di
destro di sinistro pure di testa; e non segnava mai. L’altra sera con la Bosnia ha
trotterellato per 89 minuti più recuperi,
spaurito, quasi indolente; ma ha trovato
l’attimo che finora gli era sfuggito. Il più
grande calciatore degli ultimi trent’anni ai
Mondiali aveva segnato una sola volta:
Gelsenkirchen, Argentina-Serbia 6-0. Il
suo gol fu il sesto. Poi, più nulla.
Va detto che quattro anni fa a Johannesburg Leo aveva un problema: Maradona.
Fu il padre, Jorge, a dirlo: «Mio figlio è a disagio. Nel Barcellona Guardiola gli spiega
la partita mossa per mossa. Diego gli dice
soltanto: gioca bene e fai gol». (Il Maradona allenatore è già nella leggenda.
Esordì con un discorso sobrio:
«Avete di fronte uno che è tornato
dall’inferno». Poi portò la squadra a giocare ai 3 mila metri di
La Paz direttamente dal livello del mare: 6-1 per la Bolivia. Per un’amichevole
con la Giamaica arrivò
a convocare cinque
infortunati. In due
anni chiamò un centinaio di calciatori.
Allenamenti sempre
il pomeriggio e la sera:
la mattina dormiva. In
conferenza stampa invitò i
giornalisti a praticargli un rapporto orale: «Que la chupen!». Mise
sotto un cameraman con la macchina).
Diego però sovrastava Messi per personalità. Anche qui in Brasile ha già iniziato a
provocare: «Neymar sta a Messi come Pelé
sta a Maradona». (Con Pelé, Maradona litiga a ogni Mondiale, stavolta in modo defiPrima tifosa
La Germania
segna (in alto)
e Angela
Merkel, la Cancelliera, esulta
nella tribuna
dello stadio
di Salvador
(Afp, Epa)
Alessandro Pasini
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Leggete.
«Oggi che comincia la nostra avventura saremo molti di più di 10 milioni. Saremo passione, emozione, voglia, determinazione e perseveranza. Tutti insieme,
mano nella mano e con i cuori uniti, una voce sola. Perché, come dice Papa Francesco, nessuno vince da solo».
Lo dice Papa Francesco, dovete farvene una ragione
anche voi. Non posso vincere da solo. E non è colpa mia
se sono costretto a giocare con Nani, con Raul Meireles,
se il nostro centravanti si chiama Hugo Almeida.
Non è stato elegante sottolinearlo, ma certo restano
immagini desolanti di lui, Ronaldo, solo tra i tedeschi
che lo tengono in mezzo come dentro un «torello» d’allenamento. In una sola occasione ha provato a fare un
numero dei suoi, ma più per istinto, che per altro. A due
minuti dal fischio finale. Una legnata, bellissima, su punizione.
Ora va via. Due hostess brasiliane si fanno avanti, gli
chiedono un autografo. Lui le evita. L’unico dribbling di
questo pomeriggio.
Fabrizio Roncone
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2,00
2
4,50
8,00
5,50
3,30
11,00
3,80
Il fuoriclasse ha cominciato bene e ha subito avvisato i rivali verdeoro: «Vi conviene evitare l’Argentina»
Messi, la fatica del numero 1
Solo il gol lo rende felice
Hoewedes sul 3-0, il fischio poteva starci) e, beffa somma, l’attesa apparizione di Ronaldo al
92’, quando già nello spogliatoio
avevano aperto le docce: una punizione fantastica, che Neuer ha
parato senza alcuna pietà. Bento
alla fine ha annunciato: «L’arbitro? Ne parlerò più in là». Meglio
mai. Non è stato lui, ieri, il killer
del Portogallo.
X
Belgio – Algeria
nitivo: gli ha detto che dovrebbe stare in un
museo e non rompere più le scatole).
Qui in panchina c’è Alejandro Sabella.
Non un genio; una persona normale. Quella che serviva. Il c.t. non sprona Messi; lo
protegge. Ha rintuzzato chi vedeva dietro i
conati di vomito una malattia grave: «Ma
no, è solo un fatto nervoso». E nel secondo
tempo contro la Bosnia gli ha messo al
fianco Higuain. Dopo il gol, il volto di Messi è apparso come trasfigurato, per una
volta libero da quell’espressione vaga, quasi spaventata, che spesso viene confusa con
mancanza di personalità. «Voi non mi conoscete — ha detto l’altro giorno Leo —. Io
quando sono in campo mi trasformo. Non
sono il bravo ragazzo che sono a casa. Penso soltanto a vincere, e sono determinatissimo a farlo». In effetti, non si diventa il
numero uno solo per il talento.
Vedere le foto di Messi da giovane calciatore è impressionante. Dieci ragazzoni,
quasi uomini. E un bambino con il volto
nascosto da una maschera per proteggersi dai colpi. Dal campetto del
Grandoli, in Argentina, tutto
buche, sassi e pezzi di vetro, alla cantera del Barcellona, ma tutto solo.
Si cambiava in un
angolo dello spogliatoio. Nella pausa dell’allenamento gli altri uscivano dal campo
gridando e ridendo; lui restava ad aspettare
in piedi, con il pallone sottobraccio. Divenne un campione anche di play-station. Per
avere qualcuno con cui parlare si comprò
un cane, un boxer di nome Facha. I compagni lo chiamavano «Enano», il nano, ricevendo incomprensibili insulti in argentino, e gli facevano scherzi feroci. Un giorno,
in un albergo di Pisa dove il Barcellona Juniores giocava un torneo, Piqué gli portò
via tutto dalla stanza, anche il telefonino e
appunto la play. Lui scappò via e si mise a
piangere disperatamente. Piqué lo inseguì
e riprese la scena con il telefonino. Gliela
mostrarono. Un compagno più pietoso dovette riportarlo in camera a braccia. Poi però, quando vide che gli avversari del
Damm si accanivano sul «nano», Piqué fece a pugni per difenderlo. Da allora Messi
fu coinvolto negli scherzi, e ancora adesso
in ritiro si diverte e fare giochi infantili, tipo nascondere la forchetta o il bicchiere.
Talvolta ha ancora crisi di pianto: si siede
per terra e non vuole vedere nessuno.
Quando succede negli spogliatoi, si mette
un asciugamano in testa, come i bambini
che si coprono gli occhi nella speranza di
diventare invisibili.
In Brasile non gli è ancora successo. Non
ne avrebbe motivo: i brasiliani lo amano, o
almeno lo rispettano. In tv danno di conti-
Protetto
Soffriva la personalità del c.t.
Maradona, con Sabella,
che lo protegge, si trova meglio
Bomber
Leo Messi,
27 anni
tra una
settimana,
ha segnato
alla Bosnia il
suo secondo
gol mondiale
(Afp)
nuo lo spot dell’Adidas, dove è protagonista con Dani Alves, e quello del Gatorade, in
cui fa coppia con David Luiz. Al Maracanà
contro la Bosnia l’hanno applaudito non
solo gli argentini (erano in 40 mila a profanare il tempio). C’è pure un calciatore soprannominato Messi, il portiere dell’Arena
das Dunas, gay dichiarato (la sua passione
però è Buffon). Questo Mondiale segna per
Leo la possibile consacrazione e l’ingresso
nella maturità: il bambino che toccava la
palla come un dio ma non cresceva, che
pensava da adulto ma non lo diventava, tra
una settimana compie 27 anni. Infatti ha
preso sicurezza, e dopo la modesta prova
contro la Croazia ha twittato ai brasiliani:
«Vi conviene evitare l’Argentina».
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Dal Mondiale al mercato Per gli spagnoli la coppia si riformerà al Barcellona. Ma il Napoli smentisce ogni trattativa
Higuain e la tentazione: «Com’è bello giocare con Leo»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
RIO DE JANEIRO — La coppia
ha funzionato talmente bene che
il Barcellona si è messo in testa di
trasportarla dalla nazionale argentina al Camp Nou. O almeno
così dice il quotidiano Marca,
per la preoccupazione dei tifosi
del Napoli anche se la società
partenopea, forte di un contratto
fino a giugno 2018, ha smentito
sdegnata ogni trattativa in corso.
Marca ha dato per quasi concluso il trasferimento di Gonzalo
Higuain in blaugrana. Da Barcellona fanno filtrare che costa
troppo, ma intanto l’amo è stato
lanciato e chi vivrà vedrà.
Indiscrezione? Vera trattativa?
Interrogato dopo Argentina-Bosnia, il Pipita ha fatto un po’ il pesce in barile: «Sarebbe un grande
piacere giocare nella stessa squadra di Leo Messi. Sono orgoglioso che un club come il Barcellona
possa essere interessato a me.
Chi non lo sarebbe? Con Messi,
lo si vede anche in nazionale, mi
trovo bene. Però, adesso, sono
solamente concentrato sul Mon-
Argentina
Bosnia
2
1
Marcatori: Kolasinac (aut.) 3’
p.t.; Messi 20’, Ibisevic 40’ s.t.
ARGENTINA (5-3-2): Romero
6,5; Zabaleta 6, Campagnaro 6
(Higuain 6,5 1’ s.t.), F. Fernandez
5,5, Garay 6, Rojo 6,5; M.
Rodriguez 5,5 (Gago 6 1’ s.t.),
Mascherano 6, Di Maria 6; Messi
7, Aguero 5,5 (Biglia s.v. 42’ s.t.).
C.t.: Sabella 6
BOSNIA (4-1-4-1): Begovic 6;
Mujzda 6 (Ibisevic 6,5 24’ s.t.);
Bicakcic 6, Spahic 6,5, Kolasinac
5; Besic 6,5; Hajrovic 5,5 (Visca
5,5 26’ s.t.), Pjanic 6, Misimovic
5,5 (Medunjanin s.v. 29’ s.t.),
Lulic 7; Dzeko 5,5. C.t.: Susic 6
Punta Gonzalo Higuain, 26 anni (Ansa)
Arbitro: Aguilar (El Salvador) 6
Ammoniti: Rojo, Spahic
Recuperi: 1’ più 3’
diale. Dopo, vedremo».
Un classico delle dichiarazioni
post partita. Quello che in gergo
è chiamato «fare zero a zero». Gli
ottimisti possono pensare che
sia esercizio di educazione rispondere sulla Spagna agli spagnoli, sull’Italia agli italiani e così via. I pessimisti ricordano parole simili dette dal Ronaldo interista, corteggiato dal Real
Madrid, ai Mondiali di Giappone
2002. E il Fenomeno finì da Florentino Perez.
Dalle voci del calciomercato ai
fatti. La brutta Argentina e il
bruttissimo Messi del primo
tempo, con la difesa a 5 voluta
dal c.t. Sabella, si sono completamente trasformati nella ripresa, con il ritorno della difesa a 4
(fuori Campagnaro, dentro Gago
a centrocampo) e soprattutto
con l’ingresso di Higuain (fuori
Maxi Rodriguez). Messi si è
schierato da trequartista dietro
al Pipita e Aguero, avendo così
più spazio per le sue percussioni
palla al piede. Da uno scambio
con Higuain è arrivato il gol del
2-0, quello che gli mancava al
Mondiale dal 16 giugno 2006 (il
6-0 in Argentina-Serbia). Un gol
che ha fatto rivedere il Messi dei
tempi migliori.
Higuain è naturalmente d’accordo: «I debutti sono sempre
difficili, ciò che conta è che abbiamo vinto. Devo ancora entrare in pieno nel ritmo, dopo un
po’ di tempo passato fuori (non
era titolare nella finale di Coppa
Italia del 3 maggio, ndr), ma sto
sempre meglio. Sono contento
per i tifosi che sono venuti al
Maracanà. Ho guardato in tribuna e ho visto che era piena di argentini, per fortuna siamo riusciti a dare loro la vittoria». La
benedizione è venuta anche da
Messi: «Siamo più abituati a giocare come nel secondo tempo.
Nel primo, con cinque difensori,
abbiamo lasciato troppo il pallone alla Bosnia. Cambiato il sistema, è cambiato tutto. Siamo migliorati e abbiamo creato molte
più occasioni». Chissà cosa ne
pensa il presidente De Laurentiis. Farà un’offerta per Messi?
Luca Valdiserri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
46 Sport
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Mondiali
Brasile
La nazionale
Fatica
Gli azzurri di corsa nel
caldo sui campi di
allenamento: da sinistra
Chiellini, Pirlo, Darmian,
Marchisio, Candreva,
Balotelli e Paletta.
A fianco Candreva
e Balotelli cercano
di combattere la
disidratazione durante la
partita contro l’Inghilterra
di sabato scorso alle 18
dell’ora locale
(Getty, Sport Image)
L’artista
Colori
e animali,
ogni squadra
un poster
RIO DE JANEIRO — Ci si
ispira ai colori della
maglia, a quelli della
bandiera nazionale,
oppure ad animali più o
meno bellicosi. Tutte le
nazionali presenti al
Mondiale hanno un
soprannome, usato dai
tifosi e dai media. La rete
tv Espn ha
commissionato a un
artista brasiliano,
Cristiano Siqueria,
trentadue poster a tema.
Ecco come sono chiamate
le squadre. Agli animali si
ispirano l’Algeria (Les
Fennecs, le volpi locali), il
Camerun (i Leoni),
l’Inghilterra (come sopra,
The Three Lions), la Costa
d’Avorio (gli Elefanti), la
Nigeria (le Super Aquile).
I nostri Azzurri hanno
concorrenti in sfumature
dello stesso colore, come i
Bleus francesi, la Celeste
dell’Uruguay, l’Albiceleste
argentina, i Samurai blu
del Giappone. I «rossi»
Lo Ticos La Costa Rica
sono tre: i diavoli del
Belgio, la Roja cilena e la
Furia Roja spagnola. Poi
c’è un gruppetto di
squadre latinoamericane
che si definiscono
Tricolores: Ecuador,
Messico e Colombia (ma
questi ultimi sono anche i
Cafeteros, dalla principale
coltura del Paese). Oranje,
gli arancioni, sono
naturalmente gli olandesi.
Non deriva dalla bandiera
nazionale ma dall’antica
casata regnante, gli
Orange-Nassau. Sono
diversi i Paesi le cui
squadre sono chiamate
appena la nazionale o la
squadra, come la Seleçao
brasiliana, la Mannschaft
tedesca, i Melli dell’Iran,
la Sbornaya russa, La Nati
svizzera. I Ticos della
Costa Rica, Los Catrachos
dell’Honduras e gli
Ethniki greci sono nomi
che derivano appena dagli
abitanti del rispettivo
Paese. Come il nomignolo
«The Yanks» per la
squadra degli Usa. Ci sono
poi i dragoni della Bosnia
e i guerrieri della Corea
del Sud. Per originalità
infine vince l’Australia: la
sua nazionale è chiamata
The Socceroos, che unisce
soccer (calcio) e
kangaroos (canguri).
Allarme caldo per gli azzurri
«Allucinazioni in campo»
E a Recife sarà anche peggio
Con l’Inghilterra problemi di vista e respirazione
Venerdì previsti 30 gradi e umidità all’80 per cento
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
MANGARATIBA — «Negli
ultimi minuti della partita
contro l’Inghilterra sembrava
di avere le allucinazioni» ha
detto Claudio Marchisio.
L’autore del primo gol non
era certo l’unico in campo ad
essere stremato dalla disidratazione nell’Arena Amazonia
di Manaus. Diversi giocatori
hanno raccontato di «vederci
doppio». E considerato che le
prossime due partite dell’Italia saranno sempre in zona
Equatore e per giunta alle 13,
il problema non è secondario.
«Quello del calciatore azzurro
non è un modo di dire, tanto
che proprio l’anno scorso abbiamo pubblicato uno studio
su questo tipo di fenomeni
negli sport di resistenza —
spiega Pietro Trabucchi, docente dell’Università di Verona, già psicologo delle nazionali di sci di fondo e ora di
quelle di Ultramarathon — .
Le allucinazioni percettive
sono frequenti e non sono
più considerate patologiche.
Io preparo anche la “Maratona del deserto”: sforzi intensi
in ambienti difficili causano
questo tipo di reazioni, perché il cervello in carenza metabolica non riesce a governare la percezione visiva. Gestire tutto questo in uno sport di
squadra può effettivamente
rappresentare un problema.
Ma la cosa più importante è la
consapevolezza che le allucinazioni si possono verificare:
così l’atleta non si spaventa o
si destabilizza quando succede».
Anche per questo i time
out, come ha ripetuto con toni duri il c.t. Prandelli, sarebbero stati necessari nella sfida
contro gli inglesi. E allora
perché non sono stati introdotti? Perché la decisione viene presa in una
riunione tecnica che si
tiene 90 minuti prima
del calcio d’inizio e la
soglia critica secondo
la Fifa è di 32 gradi. A
Manaus si è giocato
alle 18, al tramonto. La temperatura era di 27 gradi, ma
l’umidità è schizzata dal 50%
fino all’85%. «Non si riusciva
più a respirare — ha sottolineato Daniele De Rossi — . Se
il time out non l’hanno concesso in certe condizioni non
so quando lo faranno». «Ci
preoccupa nettamente di più
Recife e non solo perché a
Manaus ci siamo già stati»,
spiega il medico degli azzurri,
il professor Enrico Castellacci.
Il meteo del Mondiale prevede per venerdì una temperatura non inferiore ai 30 gradi, in uno stadio dove un anno fa l’Italia uscì stremata
dalla vittoria (in notturna)
contro il Giappone. Alle
11.30, quando ci sarà la riunione tecnica, è prevista
un’umidità dell’80%, destinata a calare. Le due pause per
idratarsi saranno probabilmente introdotte. In caso
contrario, come contro l’Inghilterra, assisteremo ad altri
time out fai da te: «L’arbitro
Le pause per idratarsi
Il possibile time out viene
deciso 90 minuti prima
del via. Per la Fifa la
soglia critica è di 32 gradi
ha avuto comunque buon
senso — dice il capo delegazione Demetrio Albertini — e
ha permesso ai giocatori di
idratarsi tutte le volte che
c’era una pausa di gioco, ma
gli atleti vanno salvaguardati.
Io a Boston contro la Spagna a
Usa ‘94 c’ero: l’umidità era al
cento per cento, persi 4 litri in
liquidi. E dopo aver reintegrato». Sabato gli azzurri
hanno perso almeno 2 litri a
testa, con punte di 3.5. «Ma il
recupero è iniziato subito dopo — ricorda Castellacci —
non lasciamo nulla al caso».
Un ruolo chiave lo svolge la
crioterapia, non solo con le
vasche ghiacciate, ma anche
con speciali guanti.
A Natal, dove gli azzurri si
recheranno subito dopo la
gara con la Costa Rica per preparare la sfida del 24 all’Uruguay per adesso il sole non si
vede: in un giorno ha piovuto
la quantità prevista in un mese, la città è allagata, anche se
la zona sud dove si trova lo
stadio non ha subito danni.
L’impianto si chiama Arena
das Dunas e la struttura rievoca le dune di sabbia tipiche
delle spiagge cittadine: se
l’Italia ci arriverà con sei punti sarà comunque un’oasi. A
prova di allucinazioni.
Paolo Tomaselli
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Il caso Il fantasista, al primo Mondiale, non trova spazio e perde l’entusiasmo
Cassano, l’altra faccia dell’Italia
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
r. co.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Deluso
Antonio Cassano, da quasi
titolare a ultima
riserva
(Getty Images)
MANGARATIBA — Chi ha notizie
di Antonio Cassano? Il suo Mondiale, mai cominciato, è in picchiata.
Dolorosa più che rumorosa, almeno per adesso. A Coverciano è stato
provato con Balotelli e nelle probabili formazioni il suo nome, all’inizio, compariva quasi sempre. Poi è
diventato il primo rincalzo, l’uomo
di scorta, buono nell’ultima mezz’ora per scompaginare i piani degli
avversari e regalare qualità alla nazionale nei pressi dell’area di rigore.
Prandelli aveva pensato a lui come
falso nove con Candreva e Cerci,
esterni forti fisicamente e abili ad
attaccare la profondità.
Nella prima settimana in Brasile
Cassano è sceso ulteriormente nelle
gerarchie del gruppo: perché il
cambio per Balotelli è diventato Im-
mobile e se ci fosse la necessità di
una seconda punta è pronto Insigne
che ha entusiasmo, sta molto bene
dal punto di vista fisico e copre tutta la fascia. Antonio è indietro, ai
margini verrebbe da dire. Chi ha visto la sua espressione corrucciata in
panchina sabato notte contro l’Inghilterra giura che è pronto a sbottare. Non è nel suo stile, peraltro
più che discutibile, restare ai margini senza un’uscita sguaiata. Le
cassanate, negli anni, sono diventate tristemente più famose delle prodezze.
La verità è che Cassano paga, più
di altri, la rivoluzione tattica di
Prandelli. E l’infortunio di Montolivo non lo ha aiutato. Senza il capitano del Milan, perfetto interprete del
centrocampo rotante che prevede
due punte, l’allenatore è andato con
ancora più forza sul centrocampo
folto e un solo attaccante. Il risultato è che Cassano ha perso punti e
posizioni e non giocando si è depresso. Raccontano che se non ha
polemizzato è solo per la presenza
amorevole della moglie e dei due figli, una specie di rifugio. Carolina è
sbarcata in Brasile insieme a lui, lo
incoraggia e lo sostiene, a parole e
nei fatti e domenica sera, nelle poche ore di libertà concesse dal tecnico, la famiglia ha cenato al gran
completo.
Cassano però sul campo non reagisce e da quando ha capito che non
è al centro del villaggio azzurro ha
perso smalto, vigore, intensità negli allenamenti. Sembra sfiduciato,
quasi rassegnato. Prandelli si augura che non sia così. Prima di partire
ha ribadito a tutti il concetto guida
dell’avventura brasiliana: «Fatevi
trovare sempre pronti perché può
bastare un minuto per cambiare la
storia del Mondiale». Figuriamoci
se hai la qualità di Cassano, sia come uomo-assist che davanti alla
porta. Prima o poi verrà il suo turno. Sembra difficile con la Costa Rica, magari il 24 a Natal contro l’Uruguay. E allora il barese, che è arrivato al primo Mondiale della sua vita
dopo aver partecipato a tre Europei,
potrà dimostrare il suo talento, invertire la tendenza, diventare decisivo, come lo è stato nella sua stagione parmigiana. Il treno, però,
passerà una volta sola e lui dovrà
essere bravo a farsi trovare pronto.
All’Europeo in Polonia e Ucraina i
suoi scherzi avevano fiaccato la pazienza di tutti, soprattutto dei veterani. Stavolta, dicono che sia ai
margini del gruppo, isolato e introverso. Anche se, assicurano, ha un
buon rapporto con Balotelli. L’Italia,
dopo la vittoria contro l’Inghilterra,
ha gonfiato la vela dell’entusiasmo.
Il muso lungo di Cassano stona.
Alessandro Bocci
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Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Sport 47
italia: 51575551575557
❜❜
Nella vita bisogna essere realisti. Non c’è lotta con Buffon, lui è molto più di un giocatore.
Mi ha raccontato la sua felicità perché giocavo io, ora sarei contento se recuperasse per la Costa Rica
Salvatore Sirigu, portiere dell’Italia
Religiosi
Il primo Gyula Grosics, portiere
dell’Ungheria anni 50, scomparso a 88 anni la scorsa settimana.
Avrebbe dovuto farsi prete
Il pastore Vincent Enyeama, 31
anni, numero uno della Nigeria,
soprannominato dai compagni
«The Pastor» (Action Images)
Il devoto Stipe Pletikosa, 35 anni, è il portiere della Croazia, indossa una maglietta con la Madonna di Medjugorie (Afp)
Navas, parate e preghiere
«Dio viene prima di tutto»
Gioca nella Costa Rica: «Gli insulti non li sento»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
MANGARATIBA — Sulla strada degli azzurri c’è un portiere
in missione per conto di Dio. E
non è una questione di folclore,
sotto nessun punto di vista:
Keylor Navas è stato uno dei migliori numeri uno nelle classifiche di rendimento dell’ultima
Liga spagnola e con il suo Levante ha fermato anche il Barcellona, quando ancora la stagione dei blaugrana era in fase
ascendente. La sua forza, oltre
all’esplosività e alla spettacolarità sui palloni alti, è nel suo
rapporto totalizzante con la religione: «Dio per me viene prima
di tutto – dice Keylor, sposato e
papà di una bimba –. Prima di
ogni partita mi inginocchio,
apro le braccia e prego. Lo farò
sempre, anche se spesso il pubblico mi insulta. Il mio passo
preferito della Bibbia, Galati 110, dice che ‘‘se cercassi il favore
degli uomini non sarei un servitore di Cristo’’. Quindi io non mi
scompongo, Dio mi ha dato la
salute e un lavoro meraviglioso.
Ma non sto fermo ad aspettare
che le cose succedano. Lavoro e
do il massimo per migliorarmi,
come tutta la mia nazionale.
Con fede e speranza: senza di
quelle non si va da nessuna parte».
Navas collabora con l’associazione Nova Vida di Valencia
che aiuta le persone svantaggiate e ha una squadra, l’Evangelico
Fc. A cinque anni è rimasto folgorato sulla linea di porta: ha visto un dodicenne fare una grande parata e ha deciso che quello
sarebbe stato il suo futuro. Alle
soglie del professionismo però
voleva mollare: «Ma ho resistito
perché mi sentivo in missione.
Dio mi guida in tutte le scelte».
Per adesso quella di andare a
Barcellona, che gli ha preferito il
giovane tedesco Ter Stegen, può
attendere. Ma Navas resta uno
dei punti di forza della nazionale che dopo il 3-1 all’Uruguay è
davanti agli azzurri in classifica
per la differenza reti.
E sembra anche il più in for-
Pio Navas, 27 anni, della Costa Rica (LaPresse)
ma tra gli estremi difensori della
fede, nonostante la concorrenza
sia di alto livello: assieme a lui al
Mondiale ci sono anche il croato
Stipe Pletikosa e il nigeriano
Vincent Enyeama. Il primo indossa sempre una maglietta che
raffigura la Madonna di Medjugorie e si concentra con la preghiera fino all’ultimo minuto
A.O.U. SECONDA UNIVERSITA’ DI NAPOLI
AVVISO PUBBLICO PER LA RICERCA DI SPONSOR PER IL FINANZIAMENTO DELL’INTERVENTO DI ILLUMINAZIONE DELLE FACCIATE DEI
PADIGLIONI 2 E 3
L’Azienda Ospedaliera Universitaria S.U.N., unitamente al continuo miglioramento delle attività
sanitarie ed assistenziali, intende perseguire
l’obiettivo della valorizzazione del proprio patrimonio edilizio ubicato, per la gran parte, nel centro antico della città ad elevata valenza storico
artistica. Pertanto, relativamente ai Padiglioni 2 e
3, edifici particolarmente rappresentativi dell’insediamento universitario dei primi anni del secolo
scorso, è stato dato seguito ad uno studio illuminotecnico delle facciate, limitatamente a quelle
prospicienti piazza Miraglia, via del Sole e via Sapienza. Detto studio, mirato ad evidenziare nelle
ore notturne la sagoma ed i caratteri principali
degli organismi edilizi, ottenendo nel contempo
anche una riqualificazione del tessuto urbano
immediatamente circostante, si basa sulla collocazione, lungo i cornicioni marcapiano ed in corrispondenza dei cantonali degli edifici, di lampade
di ultima generazione ad alto rendimento e luce
radente, del tipo “wall washer”. Per il conseguimento dell’effetto luminoso ottimale è stata prevista la collocazione di 180 corpi illuminanti, per
un preventivo di spesa pari ad € 68.000,00. L’avviso integrale può essere prelevato dal sito internet www.policliniconapoli.it La scadenza per la
presentazione delle istanze è fissata alle ore 14.00
del giorno 10.07.14.
IL DIRETTORE GENERALE
Dr. Pasquale Corcione
I dubbi del c.t.
Fondo europeo di sviluppo regionale
Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca
Ministero dello
Sviluppo Economico
BANDO DI GARA
CUP B91D11000110007 - CIG 5798977B32
Sezione I: Amministrazione Aggiudicatrice: BIOGEM S.C. A R. L. VIA CAMPOREALE - AREA PIP - 83031 ARIANO
IRPINO (AV) Tel.+390825881818 - Fax:+390825881812 - [email protected] - [email protected] - Profilo di committente: http://www.biogem.it/bandi.asp.
Sezione II: Oggetto dell’Appalto: Progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di realizzazione e messa in esercizio di n. 2 aerogeneratori della potenza, ognuno, di minimo 330 kW, con relative opere accessorie e connesse
da realizzarsi nei seguenti siti:
• Località Piano Pantano - Comune di Molinara (BN) - Foglio 10 P.lla 234 (ex 8) - giusta Autorizzazione Unica
prot. n. 0001481 dell’8/03/2013;
• Località Piano Pantano - Comune di Molinara (BN) - Foglio 10 P.lle 37-38-40-41-42 - giusta Autorizzazione
Unica prot. n. 0016666 del 31/10/2013.
Sono inclusi nell’appalto la progettazione esecutiva, la direzione dei lavori e il coordinamento per la sicurezza in
fase di progettazione e di esecuzione dei lavori e la realizzazione dell’opera “chiavi in mano”, comprensiva di fornitura, trasporto, montaggio e messa in esercizio di n. 2 aerogeneratori della potenza ognuno minimo di 330 kW.
Quantità o entità dell’Appalto: Il corrispettivo complessivo, a corpo, è di € 2.025.000,00 di cui:
• €. 80.000,00 - Importo a base d’asta (soggetto a ribasso) per progettazione esecutiva, direzione lavori e coordinamento sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione e INARCASSA, IVA esclusa;
• € 1.920.000,00 - Importo a base d’asta (soggetto a ribasso) per Esecuzione lavori e messa in esercizio;
• € 25.000,00 Oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso.
Durata dell’appalto o termine di esecuzione: Il progetto esecutivo deve essere consegnato entro 30 giorni dall’aggiudicazione della gara, salvo minor tempo offerto in sede di gara, e la chiusura dei lavori dovrà avvenire entro e
non oltre il 30/11/2014, salvo il minor tempo offerto in sede di gara.
SEZIONE III: Condizioni relative all’appalto: Cauzioni e garanzie richieste: cauzione provvisoria ed altre forme di
garanzie dettagliate nel bando integrale di gara. Principali modalità di Finanziamento: “Programma Operativo Nazionale “Ricerca & Competitività” 2007-2013 Avviso n.254/Ric. del 18 maggio 2011 - Progetti di Potenziamento
Strutturale finanziati nell’ambito dell’Asse I “Sostegno ai mutamenti strutturali” - Obiettivo operativo “Potenziamento delle strutture e delle dotazioni scientifiche e tecnologiche” - Azione I”. - Progetto “Potenziamento di una
piattaforma integrata per lo studio di malattie umane di grande impatto attraverso l’uso del system phenotyping
di modelli animali: Mouse e Zebrafish clinic - PONa3_00239”
Condizione di partecipazione: Ammesse come per legge (descrizione nel Disciplinare di gara)
SEZIONE IV: Tipo di procedura: Procedura aperta, ex art. 55 D. Lgs 163/06 e s.m.i.; Criteri di aggiudicazione: “offerta economicamente più vantaggiosa”, ex art. 83 D. Lgs 163/06 e s.m.i.; Sopralluogo non obbligatorio. Termine
per il ricevimento delle offerte: entro e non oltre le ore 18,00 del giorno 10/07/2014 all’indirizzo di cui alla Sezione
I. Data di apertura delle Offerte: per la prima seduta pubblica il giorno e l’ora saranno comunicati alle ditte partecipanti attraverso convocazione a mezzo fax e a mezzo pubblicazione sul sito istituzionale della Biogem Scarl.
SEZIONE VI: Per tutto quanto non espressamente indicato nel presente estratto di bando si rinvia al Bando integrale, al Disciplinare di gara, al Capitolato Speciale d’Appalto, agli allegati tecnici progettuali e ai documenti
complementari disponibili sul sito istituzionale della Stazione Appaltante. La stazione appaltante si riserva di aggiudicare la gara anche in presenza di una sola offerta valida.
Il Responsabile del Procedimento - Dr.Tullio Bongo
utile. Il secondo è reduce da una
grande stagione al Lilla, nella
Ligue 1 francese. E per i suoi
compagni è semplicemente
«The Pastor»: non tutti rispondono alle sue richieste di pregare prima di mangiare, prima degli allenamenti e prima delle
partite, ma la maggior parte sì.
«Se non avesse fatto il portiere
avrebbe potuto aprire tranquillamente una chiesa» dice il suo
c.t. Stephen Keshi.
Qualcuno, come Carlos Angel
Roa portiere dell’Argentina a
Francia ’98, la pausa per motivi
religiosi se l’era anche presa: per
un anno si ritirò al servizio della
Chiesa avventista del settimo
giorno. Qualcun altro, come
Gyula Grosics, 86 partite con la
grande Ungheria degli anni Cinquanta, era dovuto andare in
uscita dalle volontà materne,
che prevedevano per lui la carriera di prete: Grosics è morto
venerdì 13, secondo giorno del
Mondiale, a 88 anni. Il vescovo
olandese di Harleem, Joseph
Punt, non potrà più scimmiottare né lui né tutti i portieri, come fece prima della finale del
2010: vestito di arancione, sul
pulpito durante la Messa, parò
un pallone tiratogli da un amico. Per questo è stato rimosso
dal suo incarico. Dio, nazionale
e guantoni sono una cosa seria.
p. tom.
© RIPRODUZIONE RISERVATA+-
Verso il primo posto
Abate o Bonucci per Paletta
Oggi il verdetto su Buffon
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
MANGARATIBA — Comincerà solo oggi
l’addestramento tattico in vista della Costa Rica.
Ma Prandelli ha già scelto la linea della continuità:
il 4-1-4-1 non si tocca e al massimo ci saranno due
cambi, uno probabile in difesa, uno da verificare a
centrocampo. Il c.t. non è rimasto molto
soddisfatto della prova di Paletta e se avesse De
Sciglio non avrebbe dubbi. Il milanista ieri ha
sostenuto un test sul campo, ma sul suo recupero
non ci sono certezze. Al momento sono due le
soluzioni praticabili: Abate o Bonucci. Entrambe
però hanno delle controindicazioni. L’inserimento
del rossonero porterebbe Darmian, uno dei
migliori contro l’Inghilterra, a cambiare fascia: un
rischio? Bonucci, invece, costringerebbe Chiellini a
giocare ancora da terzino sinistro e con Giorgione
esterno mancherebbe la spinta che Prandelli
considera vitale nel 4-1-4-1. In mezzo al campo
Fondo europeo di sviluppo regionale
bisognerà vedere se Prandelli concederà ancora
fiducia a Verratti, confermando il doppio play, o
libererà la scena per Pirlo. In quel caso potrebbe
giocare Parolo, che da interno ha funzionato bene
quando è entrato contro gli inglesi. Oppure Thiago
Motta, più lento, ma particolarmente elogiato dal
tecnico a Manaus. Attenzione alla terza soluzione,
che potrebbe essere quella giusta: Marchisio
accentrato e dentro Insigne, il più vivace in
allenamento. La conferma di Verratti resta però la
soluzione più probabile. Intanto ieri mattina sono
rimasti a riposo sia Barzagli sia De Rossi. Il primo
lamenta i soliti dolori ai tendini, il secondo è alle
prese con un attacco di cervicale. Nessuno dei due
rischia di dare forfait. Oggi sarà un giorno cruciale
per Buffon: dovrebbe tornare con l’Uruguay, ma
vuole accorciare i tempi. Sirigu è tranquillo: «Le
gerarchie non cambiano, Gigi è il titolare».
a. b.
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Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca
Ministero dello
Sviluppo Economico
AVVISO AGGIUDICAZIONE DEFINITIVA
PROCEDURA APERTA per l’affidamento della
“Fornitura di attrezzature scientifiche da laboratorio in 35 lotti”
I.1) Stazione appaltante: Biogem S.c. a r.l. - Via Camporeale - 83031 Ariano Irpino (AV);
II.1.) Oggetto: PROCEDURA APERTA per l’affidamento della “Fornitura di attrezzature scientifiche da laboratorio in 35 lotti”; II.2.) CPV 38970000 - 5 Lotti: 1 - 35; III.1.) Procedura:
aperta; III.2.) Criteri di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa, ex art.
83 D. Lgs 163/06 e s.m.i.; III.3.) Importo a base d’asta: Valore complessivo stimato in
€ 2.902.400,00 oltre IVA. L’elenco completo delle ditte aggiudicatarie con i relativi importi
è consultabile sul sito istituzionale della Biogem: http://www.biogem.it/bandi.asp.
Il Direttore Amministrativo - Dr. Tullio Bongo
AGENZIA CAMPANA PER LA MOBILITA’ SOSTENIBILE
DICHIARAZIONE
DI MORTE PRESUNTA
Il Tribunale Ordinario di Aosta, con
sentenza n. 2/14 del 21.05.2014, ha
dichiarato la morte presunta di Ansermin Erika, nata il 15.04.1976 a
Seoul (Corea del Sud), e residente
fino al 20.04.2003, data della sua
scomparsa, in Aosta, Via Innocenzo
V Papa n. 4, facendola risalire ai
sensi dell’art. 58 c.c. alla data dell’ultima sua notizia, 20.04.2003.
Avv. Elena Nelva Stellio
Via Porzio, Centro Direzionale di Napoli, isola F10
80143 Napoli
AVVISO PUBBLICO DI SELEZIONE Cod. 01/14
L’ACAM rende noto che sul proprio sito web - www.acam-campania.it - sono
pubblicati n. 3 avvisi di procedura comparativa, ai sensi dell’art.7, comma 6 bis,
del D.lgs.165/2001, per la selezione di:
n.2 “ESPERTI IN INGEGNERIA DEI SISTEMI DI TRASPORTO”
n.1 “ESPERTO IN RENDICONTAZIONE E GESTIONE COMMESSE”
n.1 “ESPERTO UFFICIO GARE E CONTRATTI”
Le domande, unitamente alla ulteriore documentazione richiesta, dovranno pervenire, a pena di esclusione, entro le ore 16.00 del giorno 27.06.2014 al seguente
indirizzo: AGENZIA CAMPANA PER LA MOBILITA’ SOSTENIBILE, via Porzio, Centro
Direzionale di Napoli, isola F10, 80143, Napoli.
Per informazioni: dott. Emiliano Buglione, tel. 0819634528, fax 0819634522, e.
mail: [email protected]
L’Italia potrebbe essere già
qualificata, e addirittura come
prima, dopo la partita con la
Costa Rica. Questa la situazione
La classifica del girone D
Costa Rica (+2) e ITALIA (+1) 3;
Inghilterra (-1) e Uruguay (-2) 0
Le partite
19/6 Uruguay-Inghilterra
20/6 ITALIA-Costa Rica
La situazione
Se l’Uruguay non dovesse
vincere con l’Inghilterra, l’Italia
battendo la Costa Rica sarebbe
automaticamente prima: salendo
a 6 punti, sarebbe raggiungibile
solo da Costa Rica (nel caso
Uruguay-Inghilterra finisse
in pareggio) o da Costa Rica
e Inghilterra (nel caso
l’Inghilterra battesse l’Uruguay).
L’Italia sarebbe in vantaggio
con entrambe negli scontri diretti,
prima con un turno d’anticipo,
quindi la gara del 24/6
con l’Uruguay sarebbe inutile
48 Sport
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Mondiali
Brasile
Mobilitazione
Il Brasile cerca un coro
per battere il Messico
e tutti i cattivi pensieri
Senza gol
Iran e Nigeria
il primo pari
fa felice
la Bosnia
«Cantate l’inno con noi, ci serve»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
CURITIBA — (l. v.) E alla
tredicesima partita arrivò il
primo pareggio. Per di più uno
0-0. Ci sono volute Iran e
Nigeria, non esattamente due
superpotenze del pallone, per
spartire una «ics» con poche
emozioni, che fa felice
soprattutto la Bosnia che,
battuta dall’Argentina, perde il
minimo terreno possibile dal
secondo posto. La Nigeria ha
fatto qualcosa in più (un gol
annullato per fallo dubbio sul
portiere, un rigore reclamato,
un salvataggio alla disperata di
Mehrdad a tempo scaduto),
anche se la parata più
spettacolare è stata quella di
Enyeama, al 33’, su colpo di
testa di Reza. Queiroz ha
ancora una volta imposto la sua
difesa: basterà per portare
l’Iran al secondo turno? E la
Nigeria, che non vince al
Mondiale dal ‘98, quando
crescerà?
Veterano
Felipe Scolari
compirà 66
anni a novembre. È c.t.
del Brasile
dal 2012,
dopo aver
già guidato i
verdeoro alla
conquista
del campionato del
mondo nel
2002
(Afp)
Nigeria
0
0
IRAN (4-3-3): Haghighi 6,5;
Hosseini 6, Sadeghi 6,
Montazeri 6, Mehrdad 7;
Heydari 6 (Masoud s.v. 44’
s.t.), Nekounam 6, Adranik
6,5; Dejagah 5 (Alireza s.v.
28’ s.t.), Reza 6, Haji Safi 5.
C.t.: Queiroz 6
NIGERIA (4-1-4-1):
Enyeama 7; Ambrose 5,5,
Oshaniwa 6, Oboabona 6
(Yobo 6 29’ p.t.), Omeruo 6;
Onazi 5; Moses 5 (Ameobi 6
6’ s.t.), Azeez 6,5
(Odemwingie 6,5 24’ s.t.),
Mikel 6, Musa 5; Emenike
5,5 C.t.: Keshi 6
Arbitro: Vera (Ecuador) 5,5
Ammonito: Adranik
Recuperi: 2’ più 2’
fortuna: 44 anni fa, la vittoria sull’Uruguay in Messico, con passaggio
alla finale vinta contro l’Italia 4-1. Al
di là delle superstizioni, che nel calcio contano moltissimo, la Seleçao
deve crescere e migliorare dopo
l’esordio con la Croazia in chiaroscuro, con quel rigore generosissimo
che fa ancora discutere, anche se Felipe Scolari ha spento tutte le polemiche prima che nascessero: «C’è una
commissione arbitri della Fifa che si
è espressa, non ho altro da dire e non
mi preoccupo degli arbitri». Di certo
fino al gol di Oscar, la squadra ha ballato quando non ha avuto il possesso
Ambiziosa Assente dal 2002, ha «l’obbligo» di fare bene. Nel 2018 sarà Paese ospitante
Debutta Capello, esame per il calcio russo
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Iran
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
FORTALEZA — Il Brasile cerca la
verità su se stesso in questo martedì
17 da vivere contro il Messico, nella
seconda partita del gruppo A. Prima
di tutto, non vuole farsi condizionare
dal passato, che poi è sempre il Mondiale del 1950, quello finito in tragedia per la vittoria dell’Uruguay al Maracanà: anche allora, come oggi, nella prima fase, c’era il Messico, peralt ro s o m m e r s o d a q u a t t ro go l
(doppietta di Ademir, come Neymar
contro la Croazia, altro motivo per
toccare ferro). Però il 17 giugno porta
della palla e il Brasile dell’esordio
non può bastare per alzare la coppa il
13 luglio. Eppure Scolari sembra deciso a riconfermare la squadra del 3-1
alla Croazia, con la sola eccezione di
Hulk che non sta bene e che ieri non
si è nemmeno allenato. Dopo la doppietta alla Croazia, tutta la pressione
resta su Neymar, che nel frattempo
ha cambiato look.
Si riparte dal Castelao di Fortaleza,
stesso scenario del 19 giugno 2013,
seconda partita della Confederations
(Brasile-Messico 2-0, gol di Neymar
e Jo). E non è una coincidenza banale,
perché un anno fa, in piena contestazione anti-Mondiale, prima in 15.000
si erano riuniti davanti allo stadio per
contestare l’organizzazione del torneo, poi all’interno la sorpresissima.
La banda aveva suonato l’inno soltanto per metà e poi aveva lasciato
che i 50.791 spettatori presenti lo
cantassero a cappella insieme con i
giocatori, con Scolari, con il suo staff.
Un momento di grande emozione,
che aveva turbato persino l’arbitro
Webb e che ieri Thiago Silva ha voluto ricordare alla vigilia del match:
«Spero che oggi si ripeta la stessa si-
CUIABA — Tocca alla Russia
di Fabio Capello, a mezzanotte
italiana all’Arena Pantanal,
chiudere la prima giornata
della fase a gironi (nel frattempo il Brasile avrà già inaugurato la seconda con il Messico).
L’avversario è la Corea del Sud,
all’ottava partecipazione mondiale consecutiva, anche se è
riuscita ad arrivare in alto soltanto nel 2002 (quarto posto),
giocando in casa e con incredibili aiuti arbitrali contro Italia
(ottavi) e Spagna (quarti). La
Russia ha «l’obbligo» di superare la prima fase (ci sono anche Belgio e Algeria) per due
motivi. Il primo: non gioca la
fase finale della Coppa del
Mondo dal 2002, dove peraltro
era uscita di scena dopo la prima fase, preceduta da Belgio e
Giappone. È stata costretta a
guardare in tv le due edizioni
successive, dopo aver buttato
al vento la qualificazione. Nel
2006 era rimasta a casa, dopo
essere arrivata terza nel girone,
dietro a Portogallo e Slovacchia e aveva mancato il viaggio
in Sudafrica nel 2010, dopo
aver perso il playoff con la Slo-
venia, nonostante ci fosse Hiddink in panchina (terzo a Euro
2008) e avesse vinto l’andata a
Mosca (2-1). Il secondo motivo: ospiterà l’edizione 2018 del
Mondiale e c’è bisogno di riaccendere antichi entusiasmi.
Fabio Capello è sulla panchina russa dall’agosto 2012,
dopo l’eliminazione della nazionale nella prima fase di Eu-
ro 2012, superata da Repubblica Ceca e Grecia. Una delusione che era costata il posto all’olandese Dick Advocaat. Il
terzo c.t. italiano in questo
Mondiale (insieme con Prandelli e Zaccheroni) ha spiegato, al suo arrivo in Brasile, che
la panchina della Russia sarà la
sua ultima esperienza da allenatore, perché nel 2018, a 72
Belo Horizonte, ore 18
Cuiaba, ore 24
Belgio
Algeria
Russia
Corea del Sud
(4-2-3-1)
1 Courtois
2 Alderweireld
4 Kompany
3 Vermaelen
5 Vertonghen
19 Dembele
6 Witsel
7 De Bruyne
8 Fellaini
10 Hazard
9 Lukaku
(4-2-3-1)
23 Mbolhi
22 Mostefa
2 Bougherra
12 Medjani
3 Ghoulam
11 Brahimi
14 Bentaleb
10 Feghouli
19 Taider
9 Ghilas
13 Slimani
(4-5-1)
1 Akinfeev
14 V. Berezutski
4 Ignashevich
22 Eshchenko
3 Schennikov
18 Zhirkov
5 Semenov
20 Faizulin
7 Denisov
17 Shatov
9 Kokorin
(4-2-3-1)
21 Jung Sung-ryong
13 Lee Yong
4 Kwak Tae-hwi
18 Kim Young-gwon
2 Kim Chang-soo
5 Ki Sung-yeung
14 Han Kook-young
17 Lee Chung-yong
9 Son Heung-min
13 Koo Ja-cheol
10 Park Chu-young
Arbitro: RODRIGUEZ (Messico)
Arbitro: PITTANA (Argentina)
Tv: ore 18 Sky Mondiale 1
Tv: ore 24 Sky Mondiale 1
anni, si ritirerà a vita privata,
dopo aver vinto tutto quanto
era possibile vincere in carriera. Per lui questa è una sfida
intrigante e complicata, perché il calcio russo è un macrocosmo difficile da decifrare e
attraversato continuamente da
spinte centrifughe che non
aiutano il lavoro di un c.t. In
più gli enormi investimenti di
uomini d’affari russi, in cerca
di popolarità attraverso il calcio, ma pronti a lasciare nel giro di due giorni alle prime difficoltà (il caso dell’Anzhi), non
hanno aiutato a crescere né il
movimento complessivo, né la
nazionale. In più c’è l’irrisolvibile questione del calendario,
con la sosta invernale, dell’invasione di calciatori stranieri,
della diaspora di quelli russi. A
novembre, la Russia ha battuto
in amichevole la Corea del Sud
a Dubai (2-1), ma era una situazione completamente differente rispetto a quella che si
prospetta ora. Da stanotte si
capirà se Capello, che si è qualificato in scioltezza, sta davvero cambiando mentalità al calcio russo. Sarebbe un’impresa.
f.mo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
C.t. Fabio Capello, 67 anni, allena la Russia dal luglio 2012 (Afp)
Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
❜❜
tuazione di un anno fa. Qui al Nordest c’è una grande passione per noi,
ma non ci saremmo mai aspettati un
episodio del genere. Sentire la gente
che canta insieme con noi, ci dà
grandi motivazioni. Abbiamo bisogno di tutto questo, perché dobbiamo batterci tutti insieme per il Brasile e per arrivare in fondo. È la partita
di tutti, di chi va in campo e di chi ci
segue. Noi siamo un grande gruppo,
ma abbiamo bisogno dei nostri tifosi
e a loro dico: cantate con noi, perché
questo ci spingerà avanti».
In questo clima di mobilitazione
popolare, il Messico, visto dalla parte
di Scolari, è una squadra «forte, ben
organizzata, di qualità». All’esordio
ha dovuto segnare tre gol per vedersene convalidato uno (con il Camerun) e «ricordo a tutti che un anno fa,
la rete del 2-0 è arrivata al 93’. Penso
che questo dica tutto, anche se hanno
cambiato tre c.t. in un anno, con notevoli cambiamenti più nel modo di
stare in campo che negli uomini». È
stato grazie al Messico che Scolari è
tornato sulla panchina della Seleçao,
dopo il Mondiale vinto nel 2002 e la
scelta di andare ad allenare il Porto-
gallo. Era stata fatale al suo predecessore, Mano Menezes, la sconfitta a
Wembley nella finale dei Giochi di
Londra (11 agosto 2012, 1-2, doppietta di Peralta, oggi in campo e gol
di Hulk), una medaglia d’oro che il
Brasile non riesce proprio a vincere:
cinque titoli mondiali e nessuno
olimpico. Così i vertici della Federcalcio brasiliano il 23 novembre 2012
avevano provveduto a richiamare
Scolari.
Se oggi il Brasile batte il Messico
può già avere la certezza della qualificazione agli ottavi con una giornata
di anticipo. Dovrà aspettare domani
il risultato di Croazia-Camerun: un
pareggio fra le due squadre e gli ottavi saranno in tasca. Ma prima c’è lo
scoglio messicano. La rivista statunitense di economia e finanza, «Forbes», ha pubblicato gli ingaggi dei 32
c.t.: Scolari guadagna 3.973.730 dollari all’anno ed è il quarto della lista,
aperta da Capello; Miguel Herrera è il
32° (e ultimo) con 209.810 dollari.
Come si dice in questi casi, i soldi
non sono tutto.
Fortaleza, ore 21
ORD EM E P
ROGRESS
GRESSO
SO
O
Brasile
Messico
(4-2-3-1)
12 Julio Cesar
2 Dani Alves
3 Thiago Silva
4 David Luiz
6 Marcelo
17 Luiz Gustavo
8 Paulinho
16 Ramires
11 Oscar
10 Neymar
9 Fred
(5-3-2)
13 Ochoa
22 Aguilar
15 Moreno
4 Marquez
2 Rodriguez
7 Layun
23 Vasquez
18 Guardado
6 Herrera
10 Giovani dos Santos
19 Peralta
Macarrão
È la partita di tutti, di chi va in campo e di chi ci segue. Noi siamo
un grande gruppo, ma abbiamo bisogno dei nostri tifosi
Thiago Silva, difensore del Brasile
Arbitro: ÇAKIR (Turchia)
Tv: ore 21 Raiuno, Sky Mondiale 1
Il rigore di Fred? C’è una commissione arbitri che si è espressa,
non ho niente da dire e non mi interessa parlare di arbitri
Felipe Scolari, c.t. del Brasile
Il pubblico femminile è stato calante
e uno gnocco ruota attorno al sole
di LUCA BOTTURA
notizie per la famiglia Di Marzio dopo Gianluca Di Marzio a
Sky e Gianni Di Marzio in Rai, oggi a La7 esordisce la cognata esperta di moviola, Aldabiscarda Di Marzio.
L’ESPERTO «Prevedo pochi gol in Germania-Portogallo:
0-0» (Adriano Bacconi, Notti Mondiali, Raiuno)
PRONOMI E COGNOMI «Abbiamo visto la Merkel pazza
di gioia, insomma gli piace tantissimo il calcio» (Paola
Ferrari, Diario Mondiale, Raidue)
GNOCCO E I SUOI FRATELLI «Il gol che Gucci ha segnato
contro i coreani non è importante solo per l’Iran, ma è importante anche per tutto questo gnocco minerale che ruota attorno al sole» (Federico Buffa, Copacabana Live, Sky)
IO PENSO INDICATIVO «La mia provocazione è: se Balotelli non avesse segnato, siamo sicuri che ha fatto questa grande partita?» (Massimo Oddo, Processo al Mondiale, Raisport)
RAFFREDDARE GLI ENTUSIASMI Prandelli è il miglior
allenatore che la nazionale abbia mai avuto (Bruno Gentili, Notti Mondiali, Raiuno)
ALLAH AL BAR Per avere il tempo di censurare eventuali contenuti offensivi, il governo iraniano ha deciso di
mandare in onda la partite in ritardo di 600 secondi. Per
ragioni di accumulo, le battute di Marino Bartoletti saranno trasmesse nel 2128.
(ha collaborato Francesco Carabelli)
ROCCO INVADES BRAZIL Continua il voto di castità di
Rocco Siffredi per sostenere l’Italia fino alla vittoria finale:
«Non so se è la scaramanzia giusta, però fa bene a provarci. Io per sicurezza faccio il contrario» ha commentato
Antonio Cassano.
PELETTA Intanto è Italiamania anche nel mondo degli
spot: proprio ieri a Paletta è arrivata un’offerta milionaria
per una pubblicità sulla ricrescita dei capelli. Dovrebbe fare quello «durante la cura».
PASSIVISMI «Il difensore Schar può tranquillamente
essere ambito ai campionati più importanti d’Europa»
(Daniele Adani, Copacabana Live, Sky)
SHOCK «È stato calante il pubblico femminile». «Questa è una
notizia che mi rende triste,
più che altro noi puntiamo
molto su look e su opinionisti belli, tutta roba di un
certo livello» (Silvia Motta e Paolo Paganini, Talk
Pomeriggio Mondiale, Raisport)
IDI DI MARZIO Buone
O RD EM
M E PR
OG
GRE
RES
SSO
SO
❜❜
Sport 49
italia: 51575551575557
Fabio Monti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il cammino
verso la Coppa
GIRONE A
GIRONE B
GIRONE C
GIRONE D
GIRONE E
GIRONE F
GIRONE G
GIRONE H
Ore
Data
Ore
Data
3-1
Spagna
Olanda
1-5
Colombia
Messico
Camerun
1-0
Cile
Australia
3-1
C. d’Avorio Giappone
Brasile
Messico
21
domani Australia
Olanda
18
19/6
Colombia
domani Camerun
Croazia
24
domani Spagna
Cile
21
19/6
23/6
Camerun
Brasile
22
23/6
Australia
Spagna
18
23/6
Croazia
Messico
22
23/6
Olanda
Cile
18
oggi
Grecia
C. d’Avorio
Data
Incontro
Ore
3-0
Uruguay
Costa Rica
2-1
Inghilterra ITALIA
Data
Ore
Data
Incontro
Data
Incontro
2-1
Argentina
Bosnia
2-1
Germania
Portogallo
4-0
oggi
Belgio
Algeria
18
1-2
Francia
Honduras
3-0
Iran
Nigeria
0-0
Ghana
Stati Uniti
-
oggi
Russia
Sud Corea
Ore
24
18
19/6
Uruguay
Inghilterra
21
20/6
Svizzera
Francia
21
21/6
Argentina
Iran
18
21/6
Germania
Ghana
21
22/6
Belgio
Russia
18
Giappone Grecia
24
20/6
ITALIA
Costa Rica
18
20/6
Honduras Ecuador
24
21/6
Nigeria
Bosnia
24
22/6
Stati Uniti
Portogallo
24
22/6
Sud Corea Algeria
21
24/6
Giappone Colombia
22
24/6
Costa Rica Inghilterra
18
25/6
Honduras Svizzera
22
25/6
Nigeria
Argentina
18
26/6
Portogallo
Ghana
18
26/6
Algeria
Russia
22
24/6
Grecia
22
24/6
ITALIA
18
25/6
Ecuador
22
25/6
Bosnia
Iran
18
26/6
Stati Uniti
Germania
18
26/6
Sud Corea Belgio
22
C. d’Avorio
Uruguay
Francia
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Brasile
3 1 1 0 0 3 1
Olanda
3 1 1 0 0 5 1
Colombia
3 1 1 0 0 3 0
Costa Rica
3 1 1 0 0 3 1
Francia
3 1 1 0 0 3 0
Argentina
3 1 1 0 0 2 1
Germania
3 1 1 0 0 4 0
Messico
3 1 1 0 0 1 0
Cile
3 1 1 0 0 3 1
C. d’Avorio
3 1 1 0 0 2 1
ITALIA
3 1 1 0 0 2 1
Svizzera
3 1 1 0 0 2 1
Iran
1 1 0 1 0 0 0
Portogallo
0 1 0 0 1 0 4
Camerun
0 1 0 0 1 0 1
Australia
0 1 0 0 1 1 3
Giappone
0 1 0 0 1 1 2
Inghilterra
0 1 0 0 1 1 2
Ecuador
0 1 0 0 1 1 2
Nigeria
1 1 0 1 0 0 0
Croazia
0 1 0 0 1 1 3
Spagna
0 1 0 0 1 1 5
Grecia
0 1 0 0 1 0 3
Uruguay
0 1 0 0 1 1 3
Honduras
0 1 0 0 1 0 3
Bosnia
0 1 0 0 1 1 2
1 OTTAVI DI FINALE
2 OTTAVI DI FINALE
3 OTTAVI DI FINALE
4 OTTAVI DI FINALE
5 OTTAVI DI FINALE
6 OTTAVI DI FINALE
7 OTTAVI DI FINALE
8 OTTAVI DI FINALE
1ª girone A - 2ª girone B
1ª girone C - 2ª girone D
1ª girone E - 2ª girone F
1ª girone G - 2ª girone H
1ª girone B - 2ª girone A
1ª girone D - 2ª girone C
1ª girone F - 2ª girone E
1ª girone H - 2ª girone G
Belo Horizonte 28/6 ore 18
Rio de Janeiro
Brasilia
Porto Alegre
Fortaleza
Recife
San Paolo
Salvador
9 QUARTI DI FINALE
30/6 ore 18
30/6 ore 22
10 QUARTI DI FINALE
29/6 ore 18
29/6 ore 22
11 QUARTI DI FINALE
1/7 ore 18
Classifica
P G V N P F S
Le città del Mondiale
1/7 ore 22
12 QUARTI DI FINALE
Fortaleza
na
Manaus
Vincitore 1 - Vincitore 2
Vincitore 3 - Vincitore 4
4/7 ore 22
Rio de Janeiro
4/7 ore 18
Vincitore 5 - Vincitore 6
FINALE 3° E 4° POSTO
Perdente 14 - Perdente 13
13 SEMIFINALI
Vincitore 9 - Vincitore 10
8/7 ore 22
Brasilia
12/7 ore 22
FINALE
Vincitore 14 - Vincitore 13
Tutte le partite in diretta online su
www.corriere.it
or
Incontro
Ecuador
Classifica
Belo Horizonte
dC
Su
Data
Svizzera
P G V N P F S
Fortaleza
ea
ia
ss
ria
ge
Al
Ru
io
ti
Be
St
Ore
1-3
Classifica
28/6 ore 22
lg
a
ni
llo
an
iU
at
Gh
ia
ga
an
rto
rm
Ge
Ore
Po
n
ria
Ni
ge
ia
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sn
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Ho
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Data
un
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O RD E M E
PRO
Rio de Janeiro
13/7 ore 21
Salvador
Vincitore 7 - Vincitore 8
5/7 ore 22
Brasilia
B R A S I L E
5/7 ore 18
Cuiaba
Brasilia
Salvador
Belo Horizonte
14 SEMIFINALI
Vincitore 11 - Vincitore 12
San Paolo
Natal
Recife
9/7 ore 22
S U D
A M E R I C A
San Paolo
Curitiba
Rio
de Janeiro
Porto Alegre
CORRIERE DELLA SERA
50 Sport
Mondiali
Brasile
Il bomber
Foto osée
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Palla avvelenata
La moviola ti boccia?
Allora non funziona
Sepp Blatter gongola per il primo successo della tecnologia contro i gol
fantasma. La Fifa, comunque, per evitare la confusione di Porto Alegre, pensa
a dei correttivi. Il sistema-sentinella sulla riga di porta ha provocato qualche
dubbio. Non in Noel Valladares, portiere dell’Honduras: «Non era gol, la palla
non è entrata totalmente, l’ho visto». E il c.t. Luis Fernando Suarez testimonia:
«Ero sconvolto, non so a cosa credere». Per i pasdaran della moviola in campo
questa è una grande vittoria, ma in realtà l’evento ha dimostrato che le
discussioni non cesseranno. Il calcio provoca pensieri instabili come la sfera
che ne è protagonista. Non crediate a un mondo pacificato: da sempre si
nega l’evidenza. Non solo, ci sarà qualcuno che, come accade con arbitri e
guardalinee, troverà il cugino di uno zio del vicepresidente della
squadra beneficiata dal replay, che faceva le pulizie nella ditta che
installava il sistema di controllo. Insomma, avremo il fermo
immagine, ma non fermeremo le polemiche. Ci sarà sempre
un super-moviolone pronto a ribaltare tutto. E a quel
punto avremo nostalgia dell’arbitro cornuto.
Croati furiosi
«Basta
interviste»
MANAUS — Silenzio
stampa della Croazia,
dopo la pubblicazione su
alcuni giornali di Zagabria
delle immagini che
ritraggono i giocatori nudi
mentre fanno il bagno
nella piscina dell’hotel
Tivoli di Praia do Forte. In
particolare, Corluka,
Lovren e Srna,
immortalati senza nulla
addosso, l’hanno presa
male e la squadra ha
deciso per il silenzio. «I
miei giocatori non
vogliono più parlare coi
media, non so fino a
quando», ha detto il
tecnico della Croazia Niko
Kovac, che ha aggiunto:
«Non posso forzarli a
cambiare idea dopo quello
che avete fatto a loro e alle
loro famiglie». I giocatori
biancorossi non
concederanno più
interviste ai giornalisti
croati ma dovranno, per
contratto, partecipare alle
canoniche conferenze
stampa.
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
r. per.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ispirato Karim Benzema, 26 anni, centravanti del Real Madrid e della nazionale francese: domenica due gol (e mezzo) (LaPresse)
Benzema, la sfida (vinta) di Deschamps
Preferito dal c.t. al più popolare Giroud
sta trascinando la Francia a suon di gol
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
PORTO ALEGRE — Collettivo e personale, Karim Mostafa Benzema è un
giocatore double face, a volte come incupito e ingobbito in campo, apparentemente in preda a un travaglio interiore,
giocherellone fuori, uno che canta sotto
la doccia al mattino e non esce di casa
senza aver baciato la piccola Melia, nata il
3 febbraio 2014, felice di andare ad allenarsi. In fondo il suo carattere, come tutti
i nostri, o almeno di quelli che sono stati
figli e poi sono diventati padri, è così, in
equilibrio tra la famiglia che c’era e quella che ci sarà. Il padre di Karim, Afid, nel
documentario che gli ha dedicato l’Equipe 21 («Benzema par Karim») dice che
deve pensare solo a tirare e a segnare. I
padri predicano l’egoismo, i figli ti fanno
per forza diventare altruista. «Mio padre
ne ha passate tante, mi ricordo quando
usciva di casa con qualsiasi tempo e tornava esausto. Lo rispetto». Il problema è
che l’egoismo non va lontano. «Io non
sono uno di quelli che si accontenta di
segnare al minuto 88 senza prima mai
aver toccato la palla, voglio giocare e giocare bene».
Il suo idolo era Ronaldo. È cresciuto
con il mito suo e di Zidane, è diventato
grande giocando a spallate con i grandi
del Real Madrid. A 26 anni Karim Benzema si avvia a diventare un pari di Francia.
Nel 2010 ha scampato il disastro sudafricano. Da quel punto di vista ha la fedina
immacolata. Semmai c’era qualche dubbio sul suo carattere, sulla sua capacità di
prendersi le responsabilità che gli competevano. I due gol e mezzo con l’Honduras sono stati una risposta sufficiente. Almeno per il c.t. Deschamps, conquistato
dall’attaccante che ha preferito a Giroud,
più amato dai media. «Quando ha questa
forza interiore, questa rabbia…», ha detto
Didier lasciando, volutamente, la frase in
sospeso per far comprendere che Karim
può fare anche di più in questa sua prima
Coppa del Mondo, da leader indiscusso,
da uomo di punta, da erede della grande
scuola di fantasisti-goleador francesi che
discende da Just Fontaine e arriva fino a
Zidane e a Henry e che, come tutte le tradizioni, ha sempre bisogno di nuova linfa, di nuovi profeti, di nuovi gol.
«Sono attaccante e molti mi giudicano
sul numero di gol segnati, ma il mio parere è diverso. Sono contento perché abbiamo giocato bene. Abbiamo sempre
degli obbiettivi in testa, il mio era fare un
buon match, giocare il mio calcio senza
pressioni e vincere. Questo è quello che
abbiamo fatto». Didier Deschamps ha
vinto la sua scommessa. Karim Benzema
lo sta ripagando con una media-reti eccezionale: 7 negli ultimi 6 match. «Ma io
non voglio che si senta investito da una
missione speciale, che si senta in obbligo
di essere decisivo». Il momento dello
scatto (déclic alla francese) c’è stato l’11
ottobre 2013 quando «Benz» è tornato al
gol dopo 1.222 minuti d’astinenza. Dopo
la rete ha applaudito gli spettatori del
Parco dei Principi che l’avevano deriso.
«Non aveva più lo stesso volto, di qualcuno bloccato, chiuso, ma era come se si
fosse aperto», ha spiegato Deschamps.
Così ha scommesso su di lui e ha vinto.
Roberto Perrone
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Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
Sport 51
italia: 51575551575557
Basket Il bolognese primo italiano a trionfare nella Nba. Per San Antonio, che ha piegato Miami, è il quinto titolo
La multinazionale dei canestri
8 giocatori non statunitensi sono il record per una squadra
che ha vinto il titolo Nba
Usa
Jeff Ayres
Matt Bonner
Austin Daye
Tim Duncan
(Is. Vergini)
Danny Green
Damion James
Kawhi Leonard
Canada
Cory Joseph
O RD E
EM
M E PR
OG
GRESSO
RE
SSO
O
Argentina
Manu Ginobili
MERCATO
Fiorentina
piace Valbuena
Francia
Boris Diaw
Tony Parker
Mercato in fermento in casa
viola. La Fiorentina, che
questa settimana riscatterà il
cartellino di Juan Cuadrado
dall’Udinese (ma poi con ogni
probabilità lo venderà al
Barcellona: i viola chiedono
40 milioni, i blaugrana
offrono 28), dopo aver messo
gli occhi su Jeremy Menez
(fresco di firma con il Milan)
ha individuato il sostituto del
colombiano. Si tratta di
Mathieu Valbuena,
trequartista dell’Olympique
Marsiglia e della nazionale
francese, classe 1984. Costo
dell’operazione: 12 milioni di
euro circa.
ITALIA
Marco Belinelli
Brasile
Tiago Splitter
Australia
Patty Mills
Aron Baynes
CORRIERE DELLA SERA
Belinelli è salito in vetta
all’Everest dei canestri:
campione con gli Spurs
NOVITÀ
Juve, abbonamenti
in condivisione
Il premier Renzi: «Impariamo da lui»
La finale italiana
Oggi al Forum
Milano cerca
il bis con Siena
(w.p.) Milano per
raddoppiare, Siena per
cercare, al di là del
pareggio nella serie,
quell’identità sbarazzina
che le ha permesso, contro
ogni pronostico e contro i
guai che hanno affossato
la società, di andare in
finale per l’ottava volta di
fila: è questo il tema della
seconda partita della serie
tricolore di scena di nuovo
al Forum di Assago (palla a
due alle 20.30, diretta su
Raisport2). L’EA7, in gara
1 trascinata da Jerrells,
non ha ancora Hackett al
meglio, ma dalla sua ha la
forza e la profondità del
collettivo. La Montepaschi,
invece, spera di non essere
il solo Hunter, per poter
poi alimentare nelle due
successive partite a Siena
la speranza di restare in
lotta per il titolo.
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Fotofinish
Ha agganciato il suo destino alle storie, fenomenali, di una squadra data per avvizzita e invece capace di vincere per la quinta volta
il titolo dei professionisti, di un allenatore ormai assegnato alla ristretta schiera dei grandissimi, di
compagni-campioni giunti da vicino (Kawhi Leonard, Mvp della
finale ad appena 22 anni, il futuro
che è già presente) o da lontano,
come Tim Duncan, l’uomo dei
trionfi in tre decadi distinte con i
San Antonio Spurs.
Il nome della Nba è ancora
quello degli «Speroni», ma l’impresa che ha affondato i Miami
Heat e LeBron James per noi italiani è il momento dell’incoronazione di Marco Belinelli, il «cinno»
(bambino, nel dialetto bolognese:
ha 28 anni, eppure nella sua terra
lo chiamano ancora così) partito
da San Giovanni in Persiceto e
giunto ai piedi del fortino dell’Alamo, quello del sacrificio di Davy
Crockett e degli altri indipendentisti texani, per completare il balzo
oltre i confini della realtà: Beli è il
primo azzurro ad arrivare sull’Everest dei canestri. La bandiera
non l’ha piantata sul parquet dove
sono stati regolati i conti con i bicampioni in carica (104-87 in gara
5: serie chiusa sul 4-1), ma se l’è
messa al collo con una commozione che si è trasferita oltre Atlantico
contagiando un po’ tutti, addirittura Matteo Renzi, che l’ha chia-
mato al telefono e l’ha invitato a
Roma: «Marco ha vinto il più prestigioso torneo di basket. Lo cito
perché in lacrime ha detto: “Nessuno credeva in me. Ora ringrazio
la mia famiglia, ho coronato il mio
sogno”. Ecco, seguiamo il suo
esempio: l’Italia si può cambiare
se ognuno fa la sua parte» ha commentato il premier all’assemblea
degli industriali di Vicenza. Idealmente l0 ha poi abbracciato tutto
lo sport italiano, da Giovanni Malagò numero uno del Coni («È entrato nella leggenda») al presiden-
Asse italo-francese
Belinelli si complimenta
in modo affettuoso
con Parker, il franco-belga
regista degli Spurs (Afp)
We are the champions
L’argentino Manuel Ginobil agita la bandiera dei
San Antonio Spurs, laureatisi campioni Nba per
la quinta volta (1999, 2003, 2005, 2007
e 2014). Al suo fianco, Marco
Belinelli sorride felice
(Ipp)
te della Fip, Gianni Petrucci («Fieri di lui»), al c.t. Simone Pianigiani
(«Un grande: non ha mai mollato»), a Dino Meneghin che la Nba
l’ha solo sfiorata («È un esempio
per i giovani»), a Gigi Datome che
è suo compagno in azzurro e da
quest’anno collega a Detroit («Ora
è tra gli immortali»), alle due sole
squadre italiane, anzi bolognesi,
che l’hanno avuto: la Virtus degli
esordi («Un applauso per ricordare pure Manu Ginobili, che a sua
volta ha vestito la nostra maglia»)
e la Fortitudo con cui conquistò lo
scudetto («Fu un 16 giugno pure
quella volta, ma del 2005», esultano alla Effe; peraltro, american time, Marco stavolta ha vinto quando era ancora il 15...).
La storia Nba di Beli è il paradigma dell’umiltà e della tenacia
che arrivano alla meta. Sarebbe
piaciuto a Steve Jobs, questo ragazzo bollato anche da luoghi comuni —«con lui in campo, servono due palloni» — ma capace di
restare «foolish» e di scommettere
su se stesso. Ha avuto sempre la
valigia in mano (dal 2007, prima
scelta dei Golden State Warriors
con il numero 18 assoluto, ha
cambiato altre tre squadre) però a
San Antonio, chiamato personalmente da Gregg Popovich, ha trovato l’approdo che ha certificato il
suo valore: vincitore in febbraio
della gara del tiro da tre dell’All
Star Game, campione con la multinazionale dei canestri (8 giocatori non Usa: un record), cestista
duttile che sa stare in campo a
lungo oppure pochi minuti, impreziosendoli peraltro con gemme
come il canestro che in gara 3, a
Miami, ha bloccato il recupero degli Heat. Forse gli Spurs, che potrebbero arruolare Ettore Messina
nello staff tecnico, vedranno
l’eterno Duncan ritirarsi e dovranno fare i conti con l’anagrafe non
più verde di Parker e Ginobili. Ma
avranno un futuro con Leonard,
con Diaw e anche con Belinelli: «Io
voglio essere un giocatore sempre
migliore e continuare a vincere».
Flavio Vanetti
La Juve lancia la campagna
abbonamenti per la prossima
stagione (via il 19 giugno)
con diverse novità. I tifosi
potranno gestire
personalmente la loro tessera
attraverso un canale dedicato
sul sito web del club. Per la
prima volta in Italia, sarà
possibile lo «sharing»
dell’abbonamento,
nominando tre «riserve»,
provviste di tessera del tifoso,
cui cederlo di volta in volta.
Altra novità è il «secondary
ticketing», con cui si può
rimettere in vendita il proprio
posto per singole partite,
ottenendo crediti e benefit.
FORMULA 1
Mattiacci, meeting
con i ferraristi
A due mesi dall’insediamento
come team principal, in
sostituzione di Stefano
Domenicali, e nell’imminenza
del Gp dell’Austria, Marco
Mattiacci ha radunato a
Maranello dipendenti e
collaboratori della Ferrari.
Accompagnato dal presidente
Luca di Montezemolo,
Mattiacci ha spiegato i
cambiamenti necessari per
rendere la squadra più
efficiente, più competitiva e
ancora più unita. L’unico
obiettivo della Rossa è tornare
al vertice: i programmi sono
così a breve ma anche a
medio e lungo termine.
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Automobilismo La 24 ore francese è più che mai una palestra tecnologica: il trionfo dei tedeschi legato anche a una novità nell’illuminazione
Audi, i fari al laser hanno «bucato» la notte di Le Mans
DAL NOSTRO INVIATO
LE MANS — La ruota panoramica ferma, le tribune deserte,
le tende che puntellavano ogni
fazzoletto d’erba sparite in un
baleno. Rimangono piramidi di
lattine di birra ad altezza d’uomo a testimoniare una notte di
bagordi, velocità e rumore. Le
Mans dopo la 24 ore è un paesaggio surreale: hai una strana
sensazione in testa, avverti ancora il rombo martellante che
per un giorno ha accompagnato
la corsa interminabile. Oltre
260 mila gli spettatori presenti
all’82ª edizione, un record.
Correre qui è una sfida estrema contro il meteo pazzo — in
alcuni punti piove, in altri il circuito è perfettamente asciutto
— e contro un traffico da tangenziale all’ora di punta. Ci un
vuole un fisico bestiale. Il triathlon è una delle discipline preferite fra i piloti per arrivare
preparati all’appuntamento.
«In macchina si perde fino a un
litro e mezzo di liquidi ogni ora
— spiega Marco Bonanomi,
l’unico italiano presente nella
classe di vertice Lmp1 su Audi
—, entro la fine dell’anno voglio fare almeno metà di un
«Ironman» (3,9 km a nuoto,
180 in bici e una maratona, il
tutto di seguito, ndr)».
Il ventinovenne nato a Lecco
e cresciuto in Brianza, ex promessa dello sci, è partito fortissimo. La macchina la conosceva
alla perfezione dopo aver passato un anno intero a svilupparla,
poi è bastato un acquazzone a
rovinare tutto. Due vetture dietro di lui si sono prese e lo hanno centrato a tutta velocità distruggendo auto e sogni di gloria a soli 90 minuti dal via. Avrà
l’occasione di rifarsi, ma è un
boccone amaro.
Così è la 24 ore, pugni e carezze. A volte le prendi, altre le
dai. L’Audi ha rifilato schiaffoni
a quasi tutti da più di 10 anni a
questa parte. A parte brevi parentesi di Bentley e Peugeot, il
Tredicesimo sigillo
Doppietta delle R18
Per l’Audi è la tredicesima
vittoria alla 24 ore di Le
Mans. A concludere davanti a
tutti il trio Fasserer-LottererTréluyer. Sfugge invece
il decimo successo personale
a Kristensen: il danese,
in equipaggio con Gené e di
Grassi, ha concluso secondo
Toyota, podio e beffa
Chiude il podio la Toyota
guidata Davidson, Lapierre e
Buemi. L’altra Toyota, la
numero 7, si è ritirata per un
guasto quando era in testa
L’omaggio I piloti Benoit Treluyer, Andre Lotterer e Marcel
Fassler baciano la loro Audi
R18 e-tron Quattro dopo la
splendida vittoria nella 24 ore
di Le Mans (Afp)
dominio dei tedeschi nelle gare
di durata va avanti indisturbato
dal 2000: 13 le vittorie a Le
Mans. Per quest’ultima sono
stati determinanti l’esperienza
e l’innovazione tecnologica. La
doppietta delle R18 e-tron
quattro guidate da FassererLotterer-Tréluyer e KristensenGené-Di Grassi, non è stata una
passeggiata, tutt’altro, fra turbine rotte e regole riscritte dagli
organizzatori che sulla carta dovevano favorire i motori ibridi a
benzina di Toyota e Porsche e
non i turbodiesel tedeschi, più
efficienti della concorrenza ma
più pesanti. La differenza in una
pista dove si corre a «lume di
candela» l’hanno fatta anche i
fari al laser, introdotti per la prima volta su una vettura da corsa. Consentono di illuminare
meglio il circuito con una gittata di 800 metri circa, il doppio
rispetto ai fanali a led. Presto arriveranno in versione depotenziata anche sulle auto stradali, a
cominciare dalla supercar R8.
Rispetto ad altri tipi di competizioni, il Mondiale Endurance permette infatti ai costruttori
di sperimentare soluzioni trasferibili al mondo delle auto di
serie. Non è un caso che dopo il
ritorno della Porsche, altre Case
abbiano aderito — la Nissan
correrà dal 2015 —; ma circolano anche altri nomi, alcuni suggestivi: si parla di una Lmp1 disegnata dal genio della Formula
1, Adrian Newey, dopo il rinnovo con la Red Bull. Spiega Ulrich
Hackenberg, responsabile della
ricerca e sviluppo di Audi: «Le
Mans è da sempre il banco di
prova ideale per le tecnologie:
dalle luci, ai motori turbodiesel
ad alte prestazioni, ai sistemi
ibridi. Se resistono qui...».
Daniele Sparisci
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52
Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Chicco e Lina Omini con Mino e Marina Ciprandi sconvolti dall’improvvisa perdita dell’amico
Giancarlo e Monica, con i figli Valeriano, Jessica e Nicole sono vicini a Simona ed ai suoi famigliari per la scomparsa del suo caro papà
Ad esequie avvenute Brigitte Ardenghi Cirla
annuncia con tanta tristezza la morte del suo caro
marito, compagno di una vita
Amedeo
Ambrogio
Adriano Cirla
si stringono nel dolore alla moglie Daniela, e, per
sempre, conserveranno caro il ricordo di un amico sincero e di animo nobile.
- Milano, 16 giugno 2014.
Giorgio e Laura Fossa si stringono al dolore
della moglie e di tutti i familiari nel ricordo di
Amedeo
- Milano, 16 giugno 2014.
Amedeo Biraghi
La giornata di golf si apriva con il tuo sorriso, i
tuoi modi gentili e affettuosi e la tua simpatica
ironia.- Attorniato da tutti, ci hai lasciato, increduli e sconvolti.- Ci mancherai.- Micky e Nando.
- Milano, 16 giugno 2014.
Ciao, caro
Amedeo
con tanto affetto Cristina, Peppino e Marina.
- Lentate sul Seveso, 16 giugno 2014.
Al mio caro amico d’infanzia
Amedeo
che mi ha lasciato dopo tutti questi anni felici trascorsi insieme.- Mi mancherai.- Marco con Anna
e Sasha Martinelli.
- Bogogno, 16 giugno 2014.
Guido porterà per sempre l’affettuoso ricordo
del fraterno amico
Amedeo Biraghi
Con lui i figli Luca e Nicolò manterranno vivo il
ricordo di moltissimi momenti di vera ed assoluta
felicità amicale. - Milano, 16 giugno 2014.
Caro
Amedeo
ci mancheranno i tuoi sorrisi e il tuo buon umore.- Paolo ed Elena.
- Milano, 16 giugno 2014.
Nicola e Gerò Carraro ricordano con affetto
l’amico
Amedeo
- Milano, 16 giugno 2014.
Paolo Silvia Chiara Bongiovanni piangono la
prematura scomparsa dell’amico
Amedeo
ripensando alla sua straordinaria simpatia.
- Milano, 16 giugno 2014.
Ciao
Amedeo
mi mancheranno molto i tuoi sorrisi e la tua simpatia!- Ti abbraccio forte.- Onorato.
- Tradate, 16 giugno 2014.
Alberto e Anita Negrisoli commossi ricordano
con affetto
Amedeo
e partecipano al dolore della famiglia.
- Milano, 16 giugno 2014.
Tutti gli amici soci Asso.PAI (Associazione dei
Piccoli Azionisti Inter) profondamente addolorati
partecipano al grave lutto e sono vicini ai famigliari per l’improvvisa scomparsa del caro amico
Amedeo Biraghi
- Capiago Intimiano, 16 giugno 2014.
Giuseppe e Simona Lucchini partecipano al lutto che ha colpito Simona per la perdita del caro
papà
Ambrogio Codazzi
- Brescia, 16 giugno 2014.
Guido e Franca si uniscono al grande dolore
di Maria e dei figli per la scomparsa dell’indimenticabile amico
Ambrogio
- Milano, 16 giugno 2014.
Carlo e Paola Eigenmann abbracciano con affetto Alberto e famiglia e partecipano commossi
al suo dolore per la perdita del padre
Ambrogio Codazzi
- Milano, 16 giugno 2014.
Fiorenza e Pierluigi sono vicini con affetto a Simona, Carlotta, Alberto ed a tutti i famigliari per
la scomparsa del caro
Dott. Ambrogio Codazzi
- Besana Brianza, 16 giugno 2014.
Il Cavaliere del Lavoro Loris Fontana si unisce
con grande affetto a Maria e famigliari tutti, per
la triste scomparsa del caro
Ambrogio
Amedeo
- Birago, 16 giugno 2014.
Dopo una vita dedicata alla famiglia e per oltre
settant’anni al lavoro, che ha svolto con tenacia,
passione e onestà, munita dei conforti religiosi,
si è spenta la signora
Piera Tibiletti
Ne dà il triste annuncio la figlia Francesca Francavilla.- I funerali si svolgeranno martedì 17 giugno 2014 ore 14.45 presso la chiesa Santa Maria
Assunta in via Eleonora Fonseca Pimentel n. 5
Milano. - Milano, 16 giugno 2014.
Adriano
Lisa, Tino con Bruna, Alberto, Federica e Fabrizia ricordano con affetto il cugino
dott. Adriano Cirla
e partecipano sentitamente al dolore di Brigitte,
Anna, Gioia, Marco e Stefano.
- Milano, 16 giugno 2014.
Con l’orgoglio di essere dei cari amici di tutta
la famiglia Cirla partecipiamo al grande dolore
causato dalla perdita del caro amico
Adriano
Dott. Ambrogio Codazzi
- Veduggio con Colzano, 16 giugno 2014.
Luigi e Patrizia Fontana con Corrado Micol e le
rispettive famiglie, si uniscono con commozione
al dolore di Simona, Giuseppe e famigliari, per
la triste scomparsa del
Dott. Ambrogio Codazzi
- Veduggio con Colzano, 16 giugno 2014.
Il consiglio di amministrazione della società
Fontana Finanziaria SpA con il gruppo Fontana
tutto, partecipa al lutto per la scomparsa del
Dott. Ambrogio Codazzi
- Veduggio con Colzano, 16 giugno 2014.
Il Presidente della Associazione Nazionale
Dentisti Italiani, Gianfranco Prada ed i componenti l’Esecutivo Nazionale, partecipano a nome
di tutta l’associazione al dolore del Dottor Alberto
Codazzi, della famiglia, degli amici e dei colleghi
della Sezione ANDI di Como-Lecco per la scomparsa del
Dott. Ambrogio Codazzi
ricordandone le profonde doti umane da tutti riconosciute ed apprezzate nella lunga militanza
nell’associazione spesa a favore dei colleghi per
la crescita etica e professionale di tutta la categoria. - Roma, 16 giugno 2014.
Il Consiglio Direttivo ed i soci A.N.D.I. Sezione
Como-Lecco sono vicini con profondo cordoglio
al dolore del Presidente Dottor Alberto Codazzi
e famiglia per la scomparsa del papà
Dott. Ambrogio Codazzi
Dott. Ambrogio Codazzi
- Como, 16 giugno 2014.
Il Consiglio di Amministrazione, la Direzione
ed il personale di Villa d’Este S.p.A. partecipano
con sincero cordoglio al dolore della signora Simona Codazzi, del Dottor Giuseppe Fontana e di
tutti i famigliari per la scomparsa del
Dott. Ambrogio Codazzi
- Cernobbio, 17 giugno 2014.
Giovanni Lecce e i collaboratori tutti dell’Ufficio Brevetti Calciati S.r.l. partecipano commossi
al dolore del signor Davide e della famiglia per
la scomparsa del signor
Celesteantonio Amadeo
eminente imprenditore.
- Milano, 16 giugno 2014.
I signori condomini di viale Bianca Maria 39
Milano unitamente all’amministratore del condominio partecipano al lutto per la scomparsa di
Maria Orombelli
- Milano, 16 giugno 2014.
Adriano
- Milano, 17 giugno 2014.
Caro
Adriano
ti ricorderò sempre con tanto affetto.- Infiniti abbracci a Brigitte Anna Gioia Marco Stefano.- Mirella con Cristina e Maurizio.
- Moltrasio, 16 giugno 2014.
Elena con Lorenzo e Laura e le loro famiglie
ricorda l’amicizia con il caro
Guido e Antoinette, con Anne, Élie e Madeleine, annunciano, commossi, la morte del
Professore
Paolo, Carla e Sandro con le loro famiglie abbracciano con affetto Maurizio, Vincenzo, Anna
e Alberto ricordando la cara
Enrico Castelnuovo
zia Ginetta
Giansevero
abbracciano affettuosamente Inge, Isabella ed
Ettore. - Milano, 16 giugno 2014.
Un grande abbraccio a Inge, Isabella e Ettore
per la scomparsa di
Giannone
padre indimenticabile, marito premuroso, nonno
affettuoso.- I funerali avranno luogo mercoledì
18 con cerimonia di commiato alle ore 15.20 cimitero Monumentale di Torino.
- Torino, 16 giugno 2014.
amico di una vita.- Carla con Stefano e Valerio.
- Milano, 16 giugno 2014.
Malù, Arnoldo, Ingrid, Marco, Loredana Frigessi di Rattalma sono vicini con affetto a Guido e
Antoinette nel dolore per la perdita di
Con grande tristezza Susy è vicina e abbraccia
Inge, Isabella e Ettore nel tanto doloroso momento della scomparsa del loro caro
Enrico
Giansevero
- Milano, 16 giugno 2014.
Daria e Francesco partecipano con immensa
tristezza al dolore di Inge per la scomparsa di
Giansevero Fila
- Como, 16 giugno 2014.
Mariella, Carlo, Giovanni e Paolo ricorderanno
sempre il grande amico di una vita
Paola Femore, Michela Baffigi e collaboratrici
partecipano commosse al lutto che ha colpito il
Presidente Dottor Alberto Codazzi e famiglia per
la scomparsa del papà
Telly è vicina con tutto il suo affetto alla famiglia del caro amico di sempre
Augusto, Vanna, Antonio e Caterina sono vicini a Brigitte e ai figli e partecipano al loro dolore
per l’improvvisa scomparsa di
e desideriamo esservi vicini in questo triste momento.- Turi, Silvana, Sebastiano, Paolo e Virginia. - Milano, 14 giugno 2014.
Il Presidente, il Consiglio Direttivo, i soci ed il
personale del Barlassina Country Club esprimono le più sentite condoglianze ai familiari per la
scomparsa del caro amico
Partecipano al lutto:
– Mario e Cristina Benazzi.
– Riry Brizzolara.
– Marzia con Giorgio e Gioia Valerio.
– Antonio e Ross Carrari.
Adriano Cirla
Per sua espressa volontà, eventuali offerte a "Save the children foundation".
- Milano, 17 giugno 2014.
- Veduggio con Colzano, 16 giugno 2014.
stimatissimo collega, che per anni ha ricoperto
un ruolo fondamentale all’interno dell’associazione. - Como, 16 giugno 2014.
Amedeo Biraghi
Ad esequie avvenute Anna, Gioia, Marco, Stefano con le rispettive famiglie, nipoti e pronipoti,
annunciano la morte del loro grande papà, nonno, bisnonno
Enio e Marina Fontana con Gloria Fabrizio e
Roberta, si uniscono con affetto a Simona, Giuseppe e famiglia, nel dolore che li ha colpiti per
la scomparsa del caro
nel ricordo di tante belle giornate passate insieme. - Milano, 16 giugno 2014.
socio e da molti anni revisore contabile del circolo. - Birago, 16 giugno 2014.
Per sua espressa volontà, eventuali offerte a "Save the children foundation".
- Milano, 17 giugno 2014.
Chicco e Lella addolorati per la perdita del caro
amico
- Milano, 16 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Nicoletta e Giuseppe Vallino.
Peo e Matilde Bonetti Soldati con i loro figli si
stringono con affetto a Inge, Isabella, Ettore e
partecipano con amicizia il loro grande dolore
per la scomparsa del caro amico
Giansevero
e nel ricordo di Delia e di molti momenti felici.
- Milano, 17 giugno 2014.
L’Accademia Nazionale dei Lincei annuncia
con profondo dolore la scomparsa del socio della
classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche
Prof. Enrico Castelnuovo
Giansevero
ricordando le sue doti di grande umanità ed i tanti momenti felici condivisi.
- Milano, 16 giugno 2014.
Adriano e Niky abbracciano con tanto affetto
Inge, Isabella e Lucrezia e si uniscono al loro dolore per la scomparsa di
Giansevero
- Monaco, 16 giugno 2014.
Gianrenzo e Cristina ricordano commossi
Giansevero Fila
Enrico Castelnuovo
accademico, illustre storico dell’arte, straordinario studioso che ha saputo illuminare per tutti noi
la storia europea. - Roma, 16 giugno 2014.
La casa editrice Einaudi ricorda con affetto
Enrico Castelnuovo
grande storico dell’arte; consulente, autore e
amico ininterrottamente per più di cinquant’anni.
- Torino, 16 giugno 2014.
Alessandra e Stefano Sala sono vicini con affetto a Raffaella Picin, Luca, Nicole, Andrea e Fulvio Pravadelli in questo momento di grande dolore per la scomparsa dell’amato
Romolo Picin
- Milano, 16 giugno 2014.
Davide e famiglia partecipano con grande
commozione al dolore di Raffaella, Fulvio e dei
figli Luca, Nicole e Andrea per la scomparsa del
loro amato
Romolo Picin
- Milano, 16 giugno 2014.
Con infinito dolore, vicina a Inge piango la
scomparsa di
Davide, Paolo e tutti i colleghi di Mediamond
si uniscono al dolore di Fulvio, Raffaella e figli
per la scomparsa del loro caro
Stefania e Nicola sono vicini con tutto il loro
affetto all’amico Stefano e alla sua famiglia per
la perdita dell’amato
Cicci. - Milano, 16 giugno 2014.
Adriano
Giansevero Fila
- Milano, 16 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Giuliana e Vittorio Leoni.
Giuseppe e Gemma Sena sono affettuosamente vicini a Brigitte e figli nel ricordo di
Adriano Cirla
amico caro e generoso.
- Milano, 16 giugno 2014.
Jane Wanda Roby Davide ricorderanno sempre
il carissimo
Adriano
- Milano, 16 giugno 2014.
Abbracciamo tutta la famiglia Cirla con il grande affetto di sempre ricordando
Adriano
Roberta Andrea Tommy e Benny.
- Milano, 16 giugno 2014.
Silvano e Viviana Larini profondamente addolorati si stringono con affetto a Paola, Auro, alla
signora Giovanna ed alla famiglia tutta per la
scomparsa di
Rino Bulbarelli
indimenticabile maestro di giornalismo.
- Milano, 16 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Ruggero Fiorenza Longari.
– Mario Grazia Longari.
– Eldo Anna con affetto.
Ada annuncia con grande dolore la scomparsa
del suo caro
Veliano Gordini
Per informazioni sul funerale telefonare allo
02.5513027. - Milano, 16 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Mirella.
– Mario, Silvana, Matteo, Sara.
– Simona, Alessandro, Costanza, Vittorio.
– Carlo e Mariella Schwendimann e famiglia.
– Pino e Uli Fundarò.
Ciao
Veliano
caro e indimenticabile amico.- I Quirico.
- Milano, 16 giugno 2014.
Il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della
Lombardia Gabriele Dossena insieme ai Consiglieri e ai Revisori dei conti si unisce al dolore
della famiglia di
Enrico Marcazzan e Adriana sono vicini alla carissima Ada in occasione del decesso del collega
e grande amico
Rino Bulbarelli
Anche i figli Alessandra e Mario ricordano i bellissimi momenti passati sulle nevi in felice compagnia. - Milano, 16 giugno 2014.
collega di grande valore che ha affrontato, con
passione e competenza, le sfide del giornalismo.
- Milano, 16 giugno 2014.
In data 14 giugno 2014 è venuta a mancare
Maria Teresa Riva Bonvini
Ne danno annuncio i figli Laura con Marcello,
Silvia ed Angelo con Yoko e gli amati nipoti Lorenzo e Stefano.- I funerali si svolgeranno in data
18 giugno 2014 presso la parrocchia Madonna
della Medaglia Miracolosa, in via Fratelli Rosselli
6, alle ore 11. - Milano, 14 giugno 2014.
# SIAMO
VELOCITÀ
Romolo Picin
- Milano, 16 giugno 2014.
Il presidente Fedele Confalonieri, il vicepresidente Pier Silvio Berlusconi, l’amministratore delegato Giuliano Adreani, i consiglieri d’amministrazione, i dirigenti e tutti i dipendenti del
gruppo Mediaset partecipano al lutto di Fulvio
Pravadelli per la scomparsa del suocero
Romolo Picin
- Cologno Monzese, 16 giugno 2014.
Fedele e Annick Confalonieri sono vicini a Fulvio Pravadelli e alla sua famiglia per la perdita di
Romolo Picin
È mancato all’affetto dei suoi cari il
dott. Alberto Bonelli
Ne danno il triste annuncio la moglie Anna, i fratelli Giorgio con Nicoletta, Maria con Angelo, Luisa e Romano, i cognati Maria e Gerolamo, la suocera Giuseppina e la cognata Franca.- I funerali
si svolgeranno mercoledì 18 giugno nella chiesa
Quattro Evangelisti di via Pezzotti 53, per l’orario
telefonare al numero 339.7260311 dopo le ore
14. - Milano, 16 giugno 2014.
Ciao
zio Alberto
i nipoti Paola, Gingi, Michele, Corrado, Elena,
Marina e Michela con le rispettive famiglie ti ricorderanno sempre con tanto affetto.
- Milano, 16 giugno 2014.
di
Danno il doloroso annuncio della scomparsa
Dott. Veliano Gordini
Partecipano al lutto:
– Angela Blasi e Pino Caciagli.
Veliano Gordini
Ciao Gordini, la tua pungente, acuta e affettuosa
ironia ci farà sempre sorridere, con nostalgia.Un forte abbraccio ad Ada.- Gigi, Milena, Antonella, Roberto, Alessandra, Vittorio.
- Milano, 16 giugno 2014.
- Milano, 16 giugno 2014.
Ginetta
Partecipano al lutto:
– Simo e Tiziana Beraha.
– Marco e Cinzia Lovati.
- Milano, 15 giugno 2014.
Virginia Gotta Frova
Mirella Grazzini
- Milano, 16 giugno 2014.
Andrea Rigante
la moglie Marina unita ai figli Antonella Paola
Gabriele insieme al genero Franco e Filippo e agli
adorati nipoti Pietro Mariavioletta Jolanda e Virginia.- Il funerale si svolgerà oggi 17 giugno alle
ore 11 presso la chiesa di San Lorenzo in corso
di Porta Ticinese. - Milano, 14 giugno 2014.
Caro
Andrea
resterai sempre nei nostri cuori con il ricordo della fraterna amicizia che ci ha legato.- Anna e
Nando con Michela, Fabio, Nicolò e Corinna.
- Milano, 14 giugno 2014.
È mancata all’affetto dei suoi cari
Annamaria Pozzoni in Farina
Ne danno il triste annuncio il marito Mario ed i
figli Monica e Claudio.- I funerali si svolgeranno
mercoledì 18 giugno 2014 alle ore 9 presso la
parrocchia Santi Patroni d’Italia di Milano via Arzaga 23.- La famiglia ringrazia sentitamente tutti
gli operatori della Vidas.
- Milano, 15 giugno 2014.
il
Mirella Grazzini
Partecipano al lutto:
– Giancarlo Ropa.
– Giorgio Grieco.
– Aldo Acanfora.
– Anna Santini.
– Stella Perruccio.
– Patrizia Pratesi.
– Andrea Manara.
– Antonio Misuri.
– Raissa Focardi.
– Camilla Taviti.
Il 15 giugno è mancato all’affetto dei suoi cari
Dott. Ing. Gian Galeazzo
Caccia
I funerali avranno luogo martedì 17 giugno alle
ore 14.30 a Caronno Pertusella nella chiesa di
Santa Margherita.- La famiglia Caccia.
- Caronno Pertusella, 16 giugno 2014.
Partecipano al dolore della famiglia di
Giancarlo Danova
gli amici Calza Adriano, Calza Germano, Cazzaniga Piero, Fusari Gino, Giussani Enrico, Pulici
Valerio, Radice Luigi, Vitali Giorgio.
- Cesano Maderno, 16 giugno 2014.
Maria Perosino
Cara Maria, sei stata un’amica e una collaboratrice preziosa.- Non smetteremo mai di rimpiangerti.- Didi Gnocchi e tutta l’azienda 3D Produzioni. - Milano, 16 giugno 2014.
Gli amici tutti della casa editrice Einaudi piangono
Nel trentacinquesimo anno della scomparsa di
Federico Berra
Paolo Berra, Mara Galimberti e figli lo ricordano
con affetto. - Limbiate, 17 giugno 2014.
La moglie e la figlia ricordano
Federico Berra
Maria Perosino
splendida intelligenza e compagna di anni indimenticabili. - Torino, 16 giugno 2014.
per il trentacinquesimo anniversario della morte.
- Milano, 17 giugno 2014.
Maria Perosino
2007 - 2014
La Fondazione Gianfranco Ferré ricorda con
ammirazione e rimpianto
Gianfranco Ferré
Partecipa al lutto:
– Donata Righetti.
a sette anni dalla sua scomparsa.
- Milano, 17 giugno 2014.
È mancata il 15 giugno
Silvia Cadeo
Ne annunciano la sofferta perdita la mamma
Ester e la sorella Rossella.- I funerali si svolgeranno presso la chiesa San Vincenzo de’ Paoli via
Carlo Pisacane 32, Milano.- Per giorno e ora dei
funerali contattare l’Impresa Motta al numero
0229514093. - Milano, 15 giugno 2014.
Antonella, Daniela e Cristin sono vicine con
grande affetto a Rossella e a sua madre per la
perdita della cara e dolce
- Milano, 16 giugno 2014.
Veliano Gordini
Non ci sei più amico e compagno dei nostri viaggi
ma ti ricorderemo sempre con tanto affetto.- Giuseppe e Alessandra.
- Milano, 16 giugno 2014.
sig.ra Giuseppa Caimi
Dado e Lia abbracciano Anna in questo doloroso distacco dalla sua indimenticabile mamma
RCS MediaGroup SpA - Direzione Pubblicità
partecipa al dolore di Nicla Bandinelli per la perdita della madre, signora
e abbracciano con grande affetto Inge, Isabella
ed Ettore. - Milano, 16 giugno 2014.
Giansevero
Ginetta
- Milano, 16 giugno 2014.
Il Presidente dell’Accademia Nazionale di San
Luca Paolo Portoghesi, il Segretario Generale
Francesco Moschini e gli accademici tutti partecipano commossi al lutto per la scomparsa del
e abbraccia con affetto Brigitte e i suoi ragazzi.
- Milano, 14 giugno 2014.
Adriano
- Milano, 16 giugno 2014.
Il consiglio di Amministrazione e tutti i partners
e collaboratori di Progressio SGR SpA partecipano al lutto che ha colpito il signor Eugenio Volontè, Amministratore Delegato di Mittel Generale Investimenti SpA per la perdita della mamma
Partecipano al lutto:
– Carlo e Cinzia De Grandi.
- Neggio, 17 giugno 2014.
Ernesto e Caterina con Emanuele si stringono
con commozione ed affetto a Inge, Isabella ed
Ettore nel dolore per la scomparsa del loro caro
sig.ra Pina Caimi
- Milano, 16 giugno 2014.
Lia Kerbaker con Federico e Mara, Andrea e
Sarah abbraccia tutti i figli ricordando la carissima
- Roma, 17 giugno 2014.
Professore
Guido, Filippo e Stefano de Vivo con Micaela
Kustermann abbracciano Eugenio, Giancarla,
Federica e Vittorio nel ricordo della nonna
Lilli Cadeo
- Milano, 16 giugno 2014.
2007-2014
Alberto e Charlie Ferré, con i loro
familiari, ricordano con immutato
amore
GIANFRANCO
nel settimo anniversario della sua
scomparsa.
Legnano, 17 giugno 2014
Gli amici della Neos ricordano con grande affetto
RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano
Giovanni (Nino) Gorio
SERVIZIO
ACQUISIZIONE NECROLOGIE
- Milano, 16 giugno 2014.
Il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della
Lombardia Gabriele Dossena insieme ai Consiglieri e ai Revisori dei conti si unisce al dolore
della famiglia di
Nino Gorio
nel ricordo di un collega appassionato, dalle
grandi capacità professionali e prezioso punto di
riferimento per le nuove generazioni.
- Milano, 16 giugno 2014.
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Giovanni Denti
Ciao Giovanni, Maestro di vita.- Annalisa.
- Milano, 16 giugno 2014.
19 giugno 2013 - 19 giugno 2014
ANNA AGOSTINACCHIO
DIPACE
Sei ogni giorno con noi come lo eri in vita.
Michele, Ruggiero e Ambra.
Una messa sarà celebrata giovedì 19 giugno
2014 alle ore 18.30 nella Basilica di Sant’Agostino, piazza Sant’Agostino - Roma.
Roma, 17 giugno 2014
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Necrologie: € 1,90
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al lutto: € 3,70
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trigesimi e
ringraziamenti: € 258,00
Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67
pagamento differito € 5,00
L’accettazione delle adesioni è subordinata
al pagamento con carta di credito
Servizio fatturazione necrologie:
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Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
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LA SOLUZIONE DI IERI
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con il Corriere, il primo
volume della collana
«La matematica come
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Disponibile L’ultimo
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della matematica
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Oggi su www.corriere.it
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Cina, come si copia
Il caso Yara
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per copiare. Foto.
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intossicazioni. Foto.
Dirette da Brembate e da
Mapello: ieri fermato Massimo
Giuseppe Bossetti, 44 anni,
presunto killer della ragazzina
Yara
Gambirasio
rapita e
uccisa nel
novembre
del 2010
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Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER CONOSCERE
PER DISTRARSI
Chanel simbolo Delitto e passioni
di eleganza e stile nel film da Oscar
Un documentario su una
delle più grandi stiliste di
tutti i tempi, Gabrielle
Bonheur Chanel ( foto), in
arte Coco (1883 – 1971),
creatrice della più famosa
casa di moda del XX secolo,
Maison Chanel. Nata
povera, abbandonata a 12
anni in un orfanotrofio,
studia e diventa presto una
giovane stilista di talento.
Ambiziosa, anticonformista
e tenace, rivoluziona un
mestiere che era
esclusivamente in mano agli
uomini. E infatti Coco
incoraggia le donne a
vestirsi per stare bene con
se stesse più che per piacere
agli uomini.
È un bel film: Benjamín
Esposito (Ricardo Darín, foto)
è un assistente del pubblico
ministero in pensione. Dopo
una vita passata a rincorrere
assassini decide di scrivere un
romanzo. Per farlo ripensa al
vecchio caso Morales degli
Anni 70, archiviato dalla
polizia, ma per lui rimasto
sospeso. La morte di una
bellissima ragazza, stuprata e
uccisa brutalmente da un
conoscente rimasto impunito,
lascia il di lei giovane marito,
Ricardo Morales, assetato di
vendetta. Nel suo percorso a
ritroso Esposito rincorre
un’ossessione fino a un
drammatico finale. Miglior
film straniero agli Oscar 2010.
Donne straordinarie
Rai Educational, ore 21.15
Il segreto dei suoi occhi
Rai5, ore 21.15
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Telecomando
magico per Sandler
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Campagna inglese, fine ‘700.
Una lady cerca facoltosi mariti
per le sue figlie senza dote. Un
ricco vicino scapolo s’innamora
della maggiore (Keira Knightley,
foto con Matthew Macfadyen).
Orgoglio e pregiudizio
Canale 5, ore 21.10
Un telecomando magico
consente a Adam Sandler
(foto) di cambiare la propria
vita. Così potrà gestire lavoro
e affetti privati. Funzionerà?
Cambia la tua vita
con un click
Italia1, ore 21.10
Le avventure
Floris e il Fisco
di cinque buffi alieni conti che non tornano
Sul canale 41, le avventure di
cinque alieni (Vulcano,
Panzerotto, Acciugo Pacciugo,
Squizzo e Stereo 1 e 2)
catapultati sulla Terra mentre
facevano un picnic nello spazio.
Space Goofs
K2, ore 16.10
Evasori, stipendi alti, rendite
immeritate: chi paga il conto? La
politica fiscale e il governo Renzi
sono al centro del talk condotto
da Giovanni Floris. Tra gli ospiti:
de Magistris, Orsini, Meloni.
Ballarò
Rai3, ore 21.05
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Corriere della Sera Martedì 17 Giugno 2014
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Film
e programmi
La vita segreta
di Robin Wright
Pippa Sarkissian Lee (Robin
Wright, foto), sposata, ha due
figli grandi che non stravedono
per lei. Piano piano il suo
passato riemerge. Quante sono
le vere Pippa?
The Private Lives of Pippa Lee
Sky Cinema 1, ore 21.10
Denzel Washington
poliziotto corrotto
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Nel primo giorno come agente
operativo alla narcotici di Los
Angeles, Jake Hoyt (Ethan Hawke)
viene affiancato ad Alonzo Harris
(Denzel Washington, foto insieme),
poliziotto pluridecorato ma corrotto.
Training Day
Cinema Energy, ore 21.15
Russell prigioniero
a Los Angeles
In una Los Angeles trasformata in
un’immensa prigione, il prigioniero
Jena Plissken (Kurt Russell, foto)
deve recuperare un telecomando
capace di rendere inutilizzabile ogni
congegno elettronico del pianeta.
Fuga da Los Angeles
Sky Cinema Max, ore 21
Un ragazzino
in Israele per salvarsi
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L’Operazione Mosè che nel 1984
portò dall’Etiopia in Israele
gli ebrei neri, i Falasha. Una
madre finge che suo figlio sia
ebreo per salvarlo: verrà adottato
da una madre israeliana.
Vai e vivrai
Cinema Emotion, ore 21.15
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A fil di rete
di Aldo Grasso
Banalità ideologiche
nel mondo di Glob
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mmaginando che «Glob. Diversamente italiani» fosse
una trasmissione che si occupa anche di comunicazione, mi apprestavo a trovare parole diversamente critiche per il congedo (Rai3, domenica, ore 23.10). In fondo
Enrico Bertolino, pur con i suoi impacci a vestire i panni
del conduttore, è uno che ringrazia per i commenti e le critiche (così almeno cinguetta).
Poi, però, nell’ultima puntata della stagione arriva Lorella
Zanardo con le sue prediche
sullo sfruttamento dell’immaVincitori e vinti
gine delle donne. Nessuno lo
nega, ma mi piacerebbe che gli
Didier
autori, i collaboratori, le «firDeschamps
me» di «Glob» risentissero alla
Il calcio batte
moviola il discorso della Zanarla soap.
do: un cumulo di compiaciute
Francia in
ovvietà incarnate da una prosocampo nella prima
popea senza limiti, come fosse
serata di domenica nel
la prima a scoprire «il punto di
match contro
vista della telecamera». Ora, se
l’Honduras su Rai1. Gli
applicassimo il metodo Zanarspettatori per la
do a «Glob» scopriremmo che
squadra allenata da
anche le apparizioni di Brenda
Deschamps sono
Lodigiani o di Alice Mangione,
6.499.000, per uno
nel momento in cui interpretashare del 26,8%
no personaggi di contorno rispetto a Bertolino, mettono in
Megan
luce l’uso distorto della donna
Montaner
in tv.
Resiste ai
Mi chiedo come autori del
Mondiali,
calibro di Marco Posani, Dario
soprattutto
Baudini, Luca Bottura, Luca Mograzie all’affezionato
narca, Enrico Nocera, Antonio
pubblico femminile, la
De Luca, Stefano Redaelli posnovela «Il Segreto»
sano aver avuto un cedimento
(con Megan
simile e aver lasciato spazio alle
Montaner), ancora
banalità ideologiche di una didi salvataggio per
versamente competente. Mah!
Canale 5: 3.950.000
Grande spazio alla promospettatori, e uno share
zione del secondo film di Mirca
del 15,8%
Viola, Cam Girl, storia di quattro ragazze che si spogliano in
cambio di soldi, coperte dall’anonimato della Rete. In realtà,
non si è parlato della qualità del film (ma «Glob» non è un
programma sulla comunicazione?), bensì del dramma sociale che si cela dietro questo fenomeno: «ragazze della porta
accanto» che, in mancanza di reali prospettive economiche,
decidono di entrare nelle case dei clienti attraverso una webcam mostrandosi a perfetti sconosciuti diversamente vestite.
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Martedì 17 Giugno 2014 Corriere della Sera