Corriere della sera - 14.11.2014

VENERDÌ 14 NOVEMBRE 2014
www.corriere.it
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Oggi
Domani
Claudio Baglioni:
i vecchi autografi
meglio dei selfie
Una domanda
per le donne:
«Dov’è la felicità?»
di Stefano Bucci
di Luisa Pronzato
Riforme e partite personali
ROMA TENSIONE A TOR SAPIENZA
RETROSCRITTO
DI UN’INTESA
Migranti trasferiti
dopo gli scontri
«Minori a rischio»
di Michele Ainis
C’
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
Alla fine i residenti hanno vinto. I 36 rifugiati
stranieri minorenni, più 9 italiani, sono stati trasferiti da Tor Sapienza su ordine del Comune di
Roma dopo tre notti di tensione e scontri. Oggi
toccherà ai maggiorenni, una quarantina.
alle pagine 18 e 19 Frignani
● IL COMMENTO
AP / ALESSANDRA TARANTINO
di Goffredo Buccini
I
l Comune a Tor Sapienza ha scelto lo sgombero. Per ragioni comprensibili: evitare altri
giorni terribili a Roma. Ma la decisione è pericolosa e non è un caso che il Viminale abbia convocato questore e prefetto.
a pagina 27
L’INTERVISTA Il segretario Stoltenberg: operazioni quintuplicate dal Baltico al Mar Nero
IL REPORTAGE
«Difenderemo l’Ucraina»
La Nato risponde alla Russia
● GIANNELLI
«La Nato sostiene e sosterrà la piena integrità e sovranità dell’Ucraina». A dirlo, mostrando le prove dell’invasione russa, è il
neosegretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg.
«In un anno Mosca ha triplicato le sue azioni militari. E noi abbiamo quintuplicato le nostre operazioni e attività di controllo» spiega l’ex premier norvegese. «Il gruppo di azione rapida è al livello
più alto dai tempi della Guerra fredda».
a pagina 3 Offeddu
Bombe e milizie
Tra i 100 italiani
che resistono
nel caos libico
di Francesco Battistini
Patto nel Pd sul Jobs act L
Ma Ncd: serve un vertice
IL RETROSCENA
I 4 fronti dem:
un gruppo
può staccarsi
di Maria Teresa Meli a pagina 6
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Intesa da una parte, quasi
rottura dall’altra. Se nel Pd rientrano le tensioni sul Jobs act per
il sì di Renzi al reintegro nei licenziamenti disciplinari, Ncd
chiede un vertice immediato.
da pagina 5 a pagina 9
M. Franco, Labate, Martirano
Rebotti, Roncone
L. Salvia, Trocino, Verderami
Se controlli l’automobile, pagherai meno
Sconti per gli assicurati virtuosi e per chi installa la scatola nera. Pronta la riforma
di Antonella Baccaro
LA CONSIGLIERA DI PAVIA
I
l governo potrebbe varare nel
prossimo Consiglio dei ministri la nuova disciplina sulle
polizze Rc Auto. Tra le misure
allo studio c’è la possibilità per
le compagnie assicuratrici di
proporre sconti per chi sottoponga il suo veicolo a ispezioni
preventive o installi — su auto
o moto — le «scatole nere». La
riforma potrebbe vedere la luce
come decreto o, più probabilmente, come parte del disegno
di legge sulla concorrenza.
a pagina 13
Travolta dai ladri
A ventisei anni
lotta per la vita
di Elvira Serra
ANSA/FACEBOOK
9 771120 498008
LA SCELTA DI ARRENDERSI
GABRIELE MICALIZZI
è sempre un non detto, un
sottinteso. Renzi: eleggo un
giudice costituzionale insieme ai 5
Stelle per dimostrare a Berlusconi
che ho un’altra maggioranza
pronta a cresimare le riforme. Berlusconi:
accetto il nuovo Italicum perché così potrò
concorrere alla scelta del nuovo presidente.
Napolitano: anticipo le dimissioni per
accelerare l’iter della legge elettorale, che
infatti è uscita dal letargo.
Sicché le due partite rimbalzano l’una
addosso all’altra. Ma per vie oblique, e con
accordi opachi. D’altronde anche il patto del
Nazareno viene oscurato ormai da un
sottopatto, quello fra Renzi e i suoi nanetti. Il
primo alza l’asticella all’8% per guadagnare
seggi: 4 milioni d’elettori. Il secondo l’abbassa
al 3% e voilà! 2 milioni e mezzo di italiani
svaniscono nell’aria come fumo. Assieme a
loro svanisce pure la promessa d’eliminare i
partitini, che trasformano i loro voti in veti. E il
premio di maggioranza? 327 seggi, no, 340.
Alla coalizione, no, alla lista. Ma sempre con
un retropensiero, giacché la lista sarà una
coalizione mascherata. Nel 2008 il Pd di
Veltroni imbarcò 9 radicali, che ovviamente
dopo le elezioni fecero a cazzotti col Pd. Se il
matrimonio è falso, la baruffa poi è sincera.
E quanto è sincero il coro delle vedove che
implora Napolitano di restare? Chi vuole le
elezioni in primavera non può che desiderare
le sue dimissioni, perché lui non scioglierà mai
questo Parlamento. Però è un desiderio
inconfessabile, e infatti non viene confessato.
Si professa viceversa l’urgenza della legge
elettorale, anche se magari ai professori urge
conquistare il Quirinale. E il varo dell’Italicum
è un buon cavallo di Troia: convincerebbe il
presidente a lasciare con animo sereno, avendo
salutato almeno una riforma.
Nel frattempo si consuma un paradosso.
Con l’avvento di Renzi, Napolitano era finito in
un cono d’ombra; ora è sotto i riflettori. I poteri
presidenziali affievoliscono quando s’avvicina
il giorno dell’addio; i suoi poteri invece si
rafforzano. Dal semestre bianco al bimestre
nero. E il nuovo presidente? Magari ringrazierà
il Parlamento che l’ha eletto licenziandolo su
due piedi. Ma a sua volta il Parlamento può
spedirlo in cassa integrazione, se approverà per
tempo anche la riforma della Carta. Perché
quella riforma gonfia il premier, e perciò fa
dimagrire il presidente. Curiosa, questa
tenzone sotterranea per occupare una
poltrona, proprio mentre la politica sega le
gambe alla poltrona. Curioso,
quest’affaccendarsi attorno alla legge elettorale
con la mente rivolta a ben altre faccende. Ma la
mente dei politici mente, non è una novità.
41 1 1 4>
ANNO 139 - N. 270
È
stata investita, trascinata
per 700 metri e abbandonata sull’asfalto, a Pavia, da due
vigliacchi su un’auto rubata:
Elena Madama (foto) si trova
tra la vita e la morte. a pagina 23
e autobomba che hanno
fatto tremare Tripoli ieri
mattina sono esplose a poca distanza dalla nostra ambasciata.
Se nella Libia pre Gheddafi gli
italiani erano 40 mila, ora ne
sono rimasti un centinaio, costretti a vivere — spiegano —
«guardandoci le spalle». Per le
violenze, il caos istituzionale, i
rapimenti. E se uno dei nostri
connazionali, Marco Vallisa, è
stato liberato nella notte di
mercoledì, un altro — Gianluca Salviato — è ancora prigioniero.
a pagina 2
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
2
#
Primo piano Il fronte mediterraneo
Il Califfo ricompare in audio: «Conquisteremo Roma»
Il leader dell’Isis, al Baghdadi, minaccia di estendere la guerra santa a tutta l’Africa settentrionale
Abu Bakr al Baghdadi, leader
dello Stato islamico e voce più
oltranzista del nuovo estremismo sunnita, torna a farsi sentire. «Grazie ad Allah ebrei e
crociati saranno sconfitti. I
musulmani vinceranno. I nostri nemici sono pietrificati
dalla paura. Ci stiamo espandendo. E la marcia trionfante
dei mujaheddin arriverà sino a
Roma». Dice proprio così nel
documento di tre pagine e
mezzo diffuso anche via audio
ieri sui social media vicini allo
Stato islamico: «Procederemo
combattendo la guerra santa
sino a Roma». Naturalmente,
sempre «Allah permettendo».
Sembrano farneticazioni
lontane. Non lo sono. E vanno
prese sul serio. Senza panico.
Ma consapevoli che nelle regioni dell’autoproclamato Califfato sono in tanti i fanatici armati pronti a morire per la loro
causa contro gli «infedeli».
Non sono fantasie del passato.
È la realtà violenta e intollerante cresciuta negli ultimi anni a
cavallo tra Iraq e Siria, adesso
in procinto di allargarsi alle
aree fragili del Medio Oriente,
Obiettivi
Le nuove «terre di
conquista»: Arabia
Saudita, Yemen, Egitto,
Libia e Algeria
dove lo Stato centrale è più debole. Parola di al Baghdadi.
Di lui sapevamo poco o nulla
sino all’espansione repentina
dello Stato islamico dalla Siria
alla regione irachena di Mosul
a metà giugno. Ai primi di luglio compare con il turbante
nero e la barba lunga nella moschea centrale di Mosul presentandosi come il nuovo Califfo. In breve diventa una delle
figure più note del globo; l’ispiratore inquietante delle decapitazioni degli ostaggi; il leader
che ordina la morte immediata
dei prigionieri di guerra e la
messa in schiavitù delle loro
donne; lo sterminatore degli
yazidi, dei curdi; il terrore delle
comunità cristiane. Sino a ve-
Condottiero
Il Califfo Abu
Bakr al Baghdadi,
leader dell’Isis. Di
recente si erano
rincorse voci e
smentite sulla
sua morte in un
raid aereo della
coalizione
internazionale
in Iraq
nerdì scorso, quando notizie
incontrollate lo danno per ferito o morto in un raid aereo Usa.
Il nuovo audio sembra però dimostrare che lui è ancora vivo e
in grado di comunicare. Gli
esperti sostengono che la voce
parrebbe sua. Baghdadi inoltre
fa riferimento alla scelta del
presidente Obama di inviare
ulteriori 1.500 militari americani in Iraq, un annuncio arrivato
alla fine della settimana scorsa,
poco dopo il supposto bombardamento che lo avrebbe visto coinvolto. La parte più preoccupante del documento riguarda tuttavia l’espansione di
Isis nella regione. Dopo aver ridicolizzato i raid della coalizione a guida Usa, vi si menzio-
nano Arabia Saudita, Yemen,
Egitto, Libia ed Algeria. Baghdadi esalta le azioni dei jihadisti in Sinai, la resistenza sunnita contro le tribù sciite degli
Houthi a Sanaa. E le sue parole
paiono confermare la recente
comparsa dello Stato islamico
in Libia.
A Derna, nel cuore della Cirenaica, ha già installato il
quartier generale. Le decapitazioni di tre oppositori quattro
giorni fa e quella di un miliziano del generale «laico» Khalifa
Haftar, diffusa ieri, ne rappresentano il tragico inveramento
proprio di fronte alle coste italiane.
Lorenzo Cremonesi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL REPORTAGE DALLA CRISI
DAL NOSTRO INVIATO
Lo spinterogeno dell’autobomba è un carbone accartocciato sull’aiuola dell’ambasciata. Alle 7 del mattino, ha
fatto una parabola di quaranta
metri ed è finito sotto le finestre del console. Vetri rotti,
crepe nel muro sopra una targa che commemora la visita
del 2012 del ministro Terzi.
«Se qualcuno a quell’ora passava di lì — dice uno della sicurezza — moriva di sicuro».
Cinque ore prima ci è passato Marco Vallisa, il piacentino
liberato nelle lande berbere
mercoledì sera: andava in aeroporto, dopo quattro mesi di
negoziato e (dicono i libici) un
milione di riscatto. A casa per
tornare a sentirsi vivo, dimenticare questa Libia ostaggio
d’autobombe e milizie. I banditi l’hanno consegnato ai
nuovi padroni della capitale, la
fratellanza islamica d’Alba libica, che da tre mesi s’impegna a mostrare ordine e sicurezza. «Grazie di tutto», ha appena fatto in tempo a dire Vallisa: trasferimento in elicottero e via veloci, giusto per
evitare nuovi incubi, il brutto
TRIPOLI
La vicenda
● Il sequestro
Il tecnico
piacentino
Marco Vallisa,
53 anni, è stato
rapito il 5 luglio
scorso nella
città libica di
Zuwara mentre
lavorava in un
cantiere della
«Piacentini
Costruzioni».
Con lui erano
stati presi
due colleghi, un
bosniaco e un
macedone,
liberati due
giorni dopo
● Il rilascio
Dopo 4 mesi,
il rilascio
annunciato
mercoledì
notte dal
ministro
Gentiloni
In Libia gli italiani sotto assedio
«Qui ormai ci fingiamo inglesi»
tecnici dell’Eni che fronteggiano gli attacchi ai pozzi e fanno
ancora lavorare tremila libici.
C’è un altro rapito che non è
uscito dalla grotta, il veneto
Gianluca Salviato, e ci sono ancora due suoi colleghi della
Ravanelli di Venzone che vivono sbarrati a Tobruk, piena Cirenaica, a un centinaio di chilometri dai tagliatori di teste di
Derna: hanno abbandonato
l’enorme cantiere — «mille ettari di una vecchia base militare, indifendibili» —, si proteggono in una casa con tre metri
di muro, qualche guardia in
borghese, mai un’uscita, la
detto che queste cose servano:
le facevano anche i sequestrati». L’ambasciata manda warning via sms quasi ogni settimana, il suo personale ha l’ordine di non uscire mai.
Una volta, un secolo fa, a
Tripoli esisteva un Circolo degli italiani molto ben frequentato. C’era pure un liceo scientifico, il Dante, ambito dai libici. E dopo il quarantennio delle campagne antitaliane di
Gheddafi, a un popolo che
parla con termini nostrani come «marciapiede» e «semaforo», i signori della rivoluzione
promettevano d’inserire l’inse-
«Governo di salvezza
nazionale» (islamista)
Zuwara
Zintan
Governo riconosciuto
dalla comunità
internazionale
Tripoli
Misurata
Derna
Le milizie
Sirte
Isis
Forze del generale Khalifa Haftar
Alba libica (islamista)
Ansar al Sharia (vicini all’Isis)
Brigata Martiri 17 Febbraio (islamista)
L’ostaggio
Dopo 4 mesi liberato
il piacentino Marco
Vallisa. I libici: «Riscatto
da un milione»
Tobruk
Bengasi
LIBIA
Corriere della Sera
risveglio d’una Tripoli che si
credeva un po’ meno allo
sbando. Fortezza Italia. Le autobombe dell’alba non erano
per noi: casomai per le ambasciate vicine, emiratini ed egiziani, finanziatori delle milizie
antislamiche. Sono comunque
affare nostro: con Malta e l’Ungheria, l’unico Paese europeo
che ha deciso di restare qui
con uno scortatissimo ambasciatore, Giuseppe Buccino,
già consigliere diplomatico di
Napolitano; col nostro passato
in chiaroscuro, l’unica garanzia presente.
Ai tempi d’oro, nella Libia
pre-Gheddafi c’erano 40 mila
italiani, una piccola città. In
questi tempi cupi del dopo-rivoluzione, ne sono rimasti un
centinaio e una settantina
d’aziende: le ultime famigliole
sfollate ad agosto, con un ponte aereo mentre l’aeroporto veniva bombardato dalle milizie;
gli ultimissimi a resistere,
qualche ingegnere edile o i
A Tripoli Un’esercitazione di militari dei corpi scelti libici (foto Gabriele Micalizzi)
mancia sotto forma d’affitto
pagata a un potente clan locale, la possibilità di tornare in
Italia ogni quattro mesi con un
complicato volo via Egitto...
Aggrappati coi denti al pane
che la Libia ci dà.
«In questo ultimo anno abbiamo imparato tutti a vivere
guardandoci le spalle», racconta un tecnico rimasto a Tripoli, «la prego niente nomi
perché sarebbe come esporre
la merce col prezzo» e perché,
tutti lo ripetono, il bosniaco e
il macedone rapiti con Vallisa
sono stati rilasciati subito perché si pensa che gl’italiani paghino: «Io sono stato in Nigeria, ma questo per noi è diventato il posto più complicato. Ci
siamo dati regole di buonsenso: mai al ristorante, uscire
con macchina anonima e a ore
imprevedibili, quando s’è in
pubblico parlare sempre in inglese, evitare le città il venerdì
e il sabato che sono giorni di
manifestazioni... Poi non è
gnamento scolastico dell’italiano come terza lingua. Tutto
finito. Ora ci sono i barconi di
disperati che salpano dalle
spiagge di Zuwara, dov’è stato
preso Vallisa. O lo strano boom
dei negozi italiani aperti sotto
l’occhio tollerante delle milizie: molti non vendono niente,
spiega una fonte d’intelligence, appartengono a clan di mafia perché il caos libico è ideale
per lavare denaro sporco. «In
Libia ci vivo da sempre — dice
l’ingegner Zakaria Franka —
fino a un anno fa ho sperato
che si migliorasse. Ora invece
me ne andrei. Nella mia famiglia c’è chi ci sta pensando, a
chiedere asilo politico».
In Italia? «Ma no, in Inghilterra. Dall’Italia, mi scrive solo
gente che vuole venire in quest’inferno. A lavorare qui! Pensano che una guerra civile sia
sempre meglio della nostra
crisi».
Francesco Battistini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
3
Primo piano Il fronte orientale
L’intervista
di Luigi Offeddu
845.000
Le forze in campo
334
Soldati
Artiglieria pesante
Carri armati
Aerei
Flotte russe
5.750
ESTONIA*
LETTONIA*
* Nuove basi Nato
In ognuna di queste basi dovrebbero
stazionare fino a 600/800 militari
LITUANIA*
Flotta del Mare del Nord
Navi
38
Sottomarini
45
76
5.310
48
11.800
5.436
2.550
POLONIA*
«Sono tanti. Anche
adesso, li stiamo osservando
dal cielo: carri armati, mezzi
blindati, cannoni, batterie
contraeree, autocarri. Senza
insegne. Colonne che vanno e
vengono, avanti e indietro,
dalla Russia all’Ucraina Orientale e lungo il confine. Ce lo
confermano da terra anche gli
osservatori dell’Ocse e i reporter locali: questo è un notevole
concentramento militare».
Jens Stoltenberg, già primo
ministro norvegese, è da poche settimane il nuovo segretario generale della Nato. Ma
l’Ucraina, in queste ore quasi
assediata dall’armata di Putin,
non è membro della Nato.
Che cosa potrebbe fare
quest’ultima se scoppiasse
una guerra-invasione su vasta scala?
«Vero, l’Ucraina non è membro della nostra Alleanza. E
noi siamo convinti che questo
conflitto non possa avere una
soluzione militare. Chiediamo
alla Russia di rispettare il confine ucraino, di ritirarsi dall’Ucraina Orientale e di non
appoggiare i separatisti, perché questo minaccia il cessate
il fuoco e mina ogni soluzione
politica: sembra un bis dell’operazione Crimea. Detto
questo...».
Detto questo?
«Detto questo, la Nato sostiene e sosterrà la piena integrità e sovranità dell’Ucraina,
confermate anche dall’accordo di Minsk».
Come?
«Per esempio, abbiamo già
messo a disposizione di Kiev
cinque fondi-trust (canali di
finanziamento, ndr)».
State anche rafforzando i
vostri dispositivi militari?
«Certo. La nostra attività è
stata incrementata. La Russia
ha triplicato le sue azioni militari rispetto a un anno fa. E noi
abbiamo quintuplicato le nostre operazioni e attività di
controllo, sempre rispetto al
2013».
Come, dove?
«Nella regione baltica è stato accresciuto il dispositivo di
aerei e truppe imperniato sulla
base di Lask, in Polonia. E ab-
BRUXELLES
1.389
893
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
UNGHERIA
783
SLOVACCHIA
68
30
14
26.500
68
30
20
99.300
106
15.850
Flotta del Baltico
Navi
52
Sottomarini
2
UCRAINA
RUSSIA
Flotta del Mar Nero
Navi
41
Sottomarini
3
7.822
510.600
2.504
311
899
437
ROMANIA*
80
71.400
BULGARIA
69
31.300
TURCHIA
352
42
Corriere della Sera
La Nato avverte Putin:
«Pronti a sostenere
una Ucraina sovrana»
Stoltenberg mostra le prove dell’invasione militare russa
Operazioni occidentali dal Baltico al Mar Nero quintuplicate
❞
biamo dispiegato più navi nel
Mar Nero, più truppe nell’Est
Europa. Abbiamo poi rafforzato il nostro gruppo di azione
rapida, che oggi è al livello più
alto dai tempi della Guerra
fredda, in grado di intervenire
ovunque con breve preavviso».
Questione di ore?
«Questione di giorni. Che
comunque, in termini militari,
non è poco».
Oggi Mosca ha annunciato
di voler presidiare con i suoi
bombardieri strategici i Caraibi, il Pacifico Orientale,
insomma tutte le acque intorno agli Usa...
«Proprio come fa già ora intorno ai confini della Nato».
Continuano le vostre intercettazioni dei loro caccia e
bombardieri?
Abbiamo rafforzato il nostro gruppo di
azione rapida, che oggi è al livello più
alto dai tempi della Guerra fredda, in
grado di intervenire con breve preavviso
«Non sono ancora entrati
nel Mediterraneo, ma avvistiamo aerei russi verso Gibilterra
o verso il Portogallo o la Svezia,
e almeno cento volte li abbiamo intercettati con i nostri aerei inglesi, norvegesi, spagnoli, portoghesi. Questa è la solidarietà della Nato, le nostre
forze si proteggono l’una con
l’altra».
Ma qual è il vero scopo di
queste «intrusioni» russe fra
le nuvole?
«Difficile rispondere, possono esservi vari fattori in gioco. In sé non è illegale il volo di
un aviogetto militare in uno
spazio aereo internazionale.
Ma è il modo in cui questo volo
viene compiuto, a rappresentare un rischio. Perché questi
piloti spesso non rispondono
alle chiamate di altri aerei o
P ERCHÉ ACCONTENTARSI DI ESSERE PRECISI
QUANDO SI PUÒ ESSERE I PIÙ PRECISI?
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Chi è
● Designato in
marzo, con il
sostegno
determinante
di Obama, Jens
Stoltenberg,
55 anni, è
segretario
generale della
Nato dal primo
ottobre
● Economista
di formazione,
è stato leader
del Partito
laburista
norvegese e
due volte
premier del suo
Paese
● È un figlio
d’arte: il padre
fu ministro di
Difesa ed Esteri
tra gli anni 80
e 90
delle torri di controllo, e soprattutto spengono il loro
transponder (lo strumento
che consente ai radar a terra di
identificare il pilota e il suo
piano di volo, ndr)».
I vostri aerei li intercettano, li tengono sotto controllo. Ma ancora una volta, proprio come con l’Ucraina che
non è membro della Nato,
potreste ritrovarvi con le mani legate se Mosca tramutasse queste dimostrazioni di
forza in un vero attacco...
«Noi dobbiamo fare quello
che dobbiamo fare: cioè essere vigilanti e pronti. Sempre».
Qual è il suo giudizio sulle
elezioni appena svolte in
Ucraina?
«Erano previste dall’accordo di Minsk. Ma quelle organizzate dai separatisti di Donetsk e dintorni dovremmo
chiamarle “cosiddette elezioni”. L’accordo di Minsk prevedeva anche il rispetto del confine ucraino: non è stato rispettato. Quanto al cessate il
fuoco, viene minato con i movimenti di truppe in queste
ore. C’è qualcosa che dovremmo comprendere tutti, a cominciare dai russi».
Che cosa?
«È profondamente sbagliato pensare: se tu perdi, io vinco. O il contrario. Se invece
troviamo una soluzione politica, nel rispetto di ogni nazione
e dei confini aperti, allora vinciamo tutti».
[email protected]
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4
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
5
Primo piano Le riforme
Jobs act, Renzi convince quasi tutto il Pd
Sì al reintegro per i licenziamenti disciplinari. «Grande passo avanti, dal 2015 oltre l’articolo 18»
Ma la minoranza si divide. Insorge Ncd che chiede un vertice di maggioranza: la partita è aperta
La vicenda
● A settembre
la direzione del
Pd approva la
linea di Renzi
sul Jobs act,
con l’80% dei
sì. Include
l’abolizione
dell’articolo 18:
in caso di
licenziamenti
senza giusta
causa, non è
previsto il
reintegro, ma
un indennizzo
economico. La
minoranza è
contraria. Il
premier apre
all’idea di
tenere la tutela
per
licenziamenti
disciplinari
infondati
● A ottobre il
disegno di
legge delega
sul lavoro
incassa il sì al
Senato. Il Pd,
tranne tre
senatori, vota
la fiducia posta
sul governo al
Jobs act: il testo
non contiene le
correzioni su
cui si era
discusso in
direzione
● La sinistra
del partito
promette
battaglia: il
testo va
corretto alla
Camera. Dove
oggi inizia
l’esame in
commissione
Lavoro: il ddl
arriverà in Aula
venerdì
prossimo
● Tra governo
e minoranza
dem si trova
l’accordo sulle
correzioni, tra
cui articolo 18
per i
licenziamenti
disciplinari
ingiusti. Ncd,
però, insorge
contro i ritocchi
al testo
ROMA Dopo il patto con Forza
Italia, Matteo Renzi si occupa
di trovare la quadra nel suo
partito, che minacciava di mettersi di traverso sul Jobs act. E la
trova, con un incontro risolutivo in commissione Lavoro: il
governo rinuncia a mettere la
fiducia sul testo passato in Senato e accetta alcune modifiche. Con due conseguenze: la
rottura della minoranza, con
Roberto Speranza, Cesare Damiano e molti bersaniani che
convergono e gli irriducibili
(Gianni Cuperlo e Pippo Civati,
tra gli altri) che restano fermi
nel dissenso. L’altra conseguenza è la levata di scudi del
Nuovo centrodestra. Che insorge per le modifiche e chiede un
vertice di maggioranza. Nonostante gli ostacoli, Renzi si dichiara entusiasta: «Il primo
gennaio entreranno in vigore
le nuove regole sul lavoro: è un
grandissimo passo in avanti. E
la legge elettorale ormai è in dirittura d’arrivo: l’accordo c’è,
non c’è più nessuna trattativa».
Considerando il rischio di
uno scontro frontale con la minoranza del suo partito, il premier ha preso in mano la situazione, dopo l’incontro con Silvio Berlusconi, e si è confrontato a lungo con Roberto
Speranza, capogruppo a Montecitorio, e leader di una nuova
generazione di postbersaniani.
Il lavoro tecnico è stato poi
fatto in commissione, protagonisti Filippo Taddei, responsabile renziano dell’economia del
Pd, e Cesare Damiano, minoranza dem, ex Cgil (in piazza il
25 ottobre) che si dichiara
«molto soddisfatto». Alla fine
si decide di intervenire su alcune materie: l’articolo 18, che
comprenderà il reintegro anche per licenziamenti discriminatori e disciplinari ingiusti
L’accelerazione
Il capo del governo:
il primo gennaio
entreranno in vigore
le nuove regole
(come deciso in direzione pd),
controlli a distanza, cure parentali, monitoraggio degli effetti della delega e impegno ad
aumentare i fondi per gli ammortizzatori sociali (nella legge di Stabilità).
Strappato il sì a una parte
della minoranza, restano le critiche di Civati e Cuperlo. Che
spiega: «Non c’è una parola sui
licenziamenti, così ci sarebbe
un eccesso di delega. Resto dell’idea che non si possono
escludere dal reintegro i licenziamenti manifestamente infondati».
Ma Area riformista (Speranza) sembra aver assorbito gran
parte del dissenso. Stefano Fassina: «Vediamo, ma il governo
fa un passo indietro, molto apprezzato». Dopo gli emendamenti non è esclusa la fiducia
sul nuovo testo, come precisa
Renzi. Che da Bucarest promette: «Dal 2015 l’articolo 18 sarà
superato». Risolto un problema nel Pd, ne sorge un altro.
Renato Brunetta (FI) protesta:
«Anteporre il Jobs act alla legge
di Stabilità e fissarlo al 26 novembre è un sopruso». Maurizio Sacconi (Ncd) chiede un
nuovo vertice di maggioranza:
«La riforma sia vera o non la votiamo». La prima risposta del
ministro Maria Elena Boschi
sembra un no: «Basta il lavoro
parlamentare». Parole che provocano l’irritazione di Nunzia
De Girolamo: «Non è la portavoce di Renzi». Ma l’interpretazione autentica della Boschi è
questa: nessun «no» secco, solo che non serve un «vertice
partecipato come quello di lunedì», ci saranno «incontri di
maggioranza».
De Girolamo e Sacconi vanno a parlarne a Palazzo Chigi.
Interlocutorio il commento:
«La partita è aperta. Non partecipiamo al patto del gambero».
Anche Scelta civica, con Pietro
Ichino, è in allarme: «Qualunque modifica va concordata in
maggioranza». Duri i 5 Stelle:
«Tutti in ginocchio di fronte ai
capricci del premier».
Alessandro Trocino
165
i voti favorevoli
al Jobs act
l’8 ottobre
in Senato, 111
i no, 2 astenuti
550
emendamenti
al Jobs act sono
all’esame per
l’ammissibilità
alla Camera
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i giorni che
da calendario
mancano al sì
della Camera
al ddl sul lavoro
previsto il 26
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(Ansa)
Parla Taddei. L’economista è finito sotto tutela per alcune minacce
Filippo Taddei, responsabile economia del Pd, è nella sua stanza al Nazareno.
Sulla scrivania un grappolo
d’uva, due banane, una montagna di carte alta così. Avete
spaccato la minoranza del Pd.
Era questo il vero obiettivo
politico del governo?
«No, l’obiettivo è fare subito
una riforma che incentivi il lavoro stabile. E dopo questo accordo siamo più vicini».
Però la divisione della minoranza pd le farà piacere.
«Figuriamoci. Mi piace che
nel partito ci sia dibattito ma
ogni divisione è un problema.
Certo, i problemi principali sono quelli del lavoro».
Il «Corriere di Bologna»
scrive che le è stata data una
tutela. Ha subìto minacce?
«Confermo, ma preferisco
parlare del lavoro che stiamo
facendo per tutti».
Cosa cambia per i licenziamenti?
❞
Nelle
norme
attuative
chiariremo i
casi. Regole
valide solo
per i nuovi
assunti
«Prima facciamo chiarezza
su un punto. Le nuove regole
riguarderanno solo le nuove
assunzioni, quelle fatte con il
contratto a tutele crescenti».
Quindi per chi adesso ha
un contratto a tempo indeterminato, a meno che non cambi lavoro, sui licenziamenti rimane tutto come oggi?
«Esatto».
E per le nuove assunzioni?
«Col contratto a tutele crescenti si riconosce al lavoratore
una indennità in caso di licenziamento. Si elimina definitivamente il reintegro per i licenziamenti economici, lo si lascia
per quelli discriminatori, mentre per quelli disciplinari illegittimi lo si limita ad alcuni casi specifici»
Quali casi specifici?
«Faccio un esempio, tra i vari. Se l’azienda ti accusa di aver
rubato e in tribunale dimostri
che non hai rubato, allora devi
avere la possibilità di tornare al
lavoro. Ma nella stragrande
maggioranza dei casi l’illegittimità è molto meno grave e, al
posto del reintegro, ci sarà solo
l’indennizzo economico».
Quindi sarà possibile il reintegro solo se il fatto che
l’azienda porta a sostegno del
licenziamento è falso?
«Nelle norme attuative ci sarà la tipizzazione dei casi di illegittimo licenziamento disciplinare che porta al reintegro».
Sempre nelle norme attuative ci sarà l’opzione aziendale? Cioè la possibilità che, in
caso di reintegro, l’azienda
può dire no pagando un indennizzo più alto?
«È una delle opzioni che ci è
stata sottoposta».
Il meccanismo piace molto
a Ncd, che al Senato ha i numeri decisivi per far passare
la riforma. Basterà a placare
la loro protesta contro l’accordo con la minoranza Pd?
«Sono certo che alla fine sa-
C
ranno d’accordo. L’impianto
della riforma non è stato modificato da questo accordo».
Il capogruppo del Pd, Speranza, dice che non ci sarà la
fiducia. Ne è sicuro anche lei?
«Tutto dipende da cosa succederà in Aula. Se arrivano mille emendamenti la fiducia sarebbe quasi un atto dovuto. Bisognerebbe ricordare che il lavoratore potrà contare su un
assegno di disoccupazione
molto più esteso dell’attuale».
Fatta questa riforma manca solo la legge elettorale. Poi
si può andare a votare, no?
«Andrebbe a votare subito
un governo che non vuol far
scoprire il suo bluff, che non
crede di poter fare le cose. Noi
non abbiamo bluff da nascondere, siamo sicuri di poter fare
le riforme che servono a questo
Paese. E quindi preferiamo
continuare a governare».
Lorenzo Salvia
12
«Scegliere tra reintegro e indennizzo
Per le aziende si valuta l’opzione»
ROMA
Una strada
comune
per superare
l’euro
aro Direttore, in
merito all’editoriale di
Antonio Polito vorrei
chiarire il passaggio
decisivo sull’euro.
Primo punto: l’euro-zona è su
una rotta insostenibile.
Dopo quasi 7 anni, è ancora 3
punti percentuali di Pil al di
sotto del 2007, il debito
pubblico medio nell’area è
aumentato di 30 punti
percentuali e siamo in uno
scenario di deflazione.
Secondo punto: oggi, non vi
sono le condizioni politiche
per correggere la rotta del
Titanic Europa.
I protagonisti economici e
politici dell’euro-zona,
soprattutto le opinioni
pubbliche, sono sempre più
divergenti e indisponibili
all’integrazione politica
necessaria.
Di fronte a tale quadro, dopo
aver elencato le correzioni da
perseguire, è populista
scrivere che l’unica strada
possibile per evitare il
naufragio è il superamento
cooperativo dell’euro?
Superamento cooperativo
non è una litote, come
sostiene Polito, per indicare
«l’uscita dall’euro».
Quest’ultima è un’espressione
che non ho mai usato perché
la nostra uscita unilaterale
equivarrebbe al collasso
dell’unione monetaria.
Inoltre, non mitizzo l’Italia
della lira e delle svalutazioni
competitive. Superamento
cooperativo è un altro
paradigma culturale e
politico. È il riconoscimento
di una discussione in corso,
anche in Germania. È il
tentativo di salvare, attraverso
il negoziato multilaterale,
l’Europa possibile e evitare
che le destre nazionaliste e
xenofobe cavalchino le
sofferenze economiche e
sociali e le paure delle classi
medie impoverite e catturino
la domanda di partecipazione
democratica effettiva.
L’europeismo della sinistra
rimane solido, ma esce
dall’imbambolamento
retorico.
Abbiamo puntato a
ricostruire la sovranità
democratica in una
dimensione di integrazione
sovranazionale. Purtroppo, la
strada è bloccata.
Consapevoli
dell’arretramento storico di
un sogno, dobbiamo provare
a ricostruire la sovranità
democratica nella subottimale dimensione
nazionale.
Nello status quo, l’alternativa
non è un doloroso e lento
miglioramento, ma il
naufragio.
Stefano Fassina
Deputato pd
La visita Matteo Renzi ieri a Bucarest insieme al primo ministro romeno Victor Ponta, in corsa come candidato alle presidenziali di domenica, e alle rispettive mogli
L’intervista
La Lettera
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
6
Primo piano Le riforme
Il retroscena
di Maria Teresa Meli
Gli «irriducibili» nell’angolo
ma un pezzo potrebbe staccarsi
● Il caso
I democratici spaccati tra maggioranza e tre fronti d’opposizione
ROMA Da ieri, ufficialmente,
non c’è più un Pd, ma ce ne sono almeno quattro. Di cui un
pezzo, forse, si staccherà, per
navigare nelle acque della sinistra insieme a Sel e ad altri
compagni di traversata.
C’è il Pd di Renzi, quello che
conta almeno un 40 per cento
di consensi, quando non sono
di più in taluni sondaggi che
spingono certi sostenitori del
premier a sognare le elezioni
anticipate. Poi ci sono tre minoranze. Che ogni tanto dialogano tra di loro ma che da mercoledì, e ancor di più dal giorno appresso, stanno allontanandosi.
La minoranza più corposa fa
capo a Roberto Speranza. Per
abitudine si dice che il leader
sia Bersani, ma in realtà in
quell’area si è compiuto una
sorta di Midas di craxiana memoria e le nuove generazioni
hanno preso le redini della situazione: con Speranza ci sono
il ministro dell’Agricoltura
Maurizio Martina, Nico Stumpo ed Enzo Amendola. Raccontano che anche il governatore
del Lazio Zingaretti non abbia
più voglia di incrociare la spada
con il segretario. Alcuni di questi esponenti della cosiddetta
«area riformista» si vedranno
domani a Milano. Dove invece
non ci sarà l’ultras dalemiano
Gianni Cuperlo, che confessa
candidamente: «Non mi hanno
invitato».
Lì lanceranno la loro corrente. Il cui motto è stato forgiato
da Bersani in puro bersanese,
per l’appunto: «O si va a messa
La corrente
Domani l’incontro
di Area riformista.
Cuperlo non ci sarà:
non mi hanno invitato
o si sta a casa». Potrebbe essere
tradotto così: non si possono
vagheggiare scissioni e nuovi
partiti, o si lascia la politica o si
lavora per la ditta...e anche un
po’ per logorare e condizionare
il segretario. I «riformisti» non
vogliono rompere, né tanto
meno traslocare altrove. Il loro
sogno è riprendersi il partito.
Magari non ci riusciranno, però restano dentro. E sono disposti a siglare compromessi
con il premier. Come sul Jobs
act. La mediazione è stata decisa mercoledì notte, dopo la riu-
I numeri del governo
Margini più stretti
a Palazzo Madama
Il rischio di alleanze
(e rivolte) trasversali
Il ritratto
«Il post-it premier», così il
Financial Times ha titolato ieri un
lungo articolo dedicato a Renzi.
Per il quotidiano il premier
«intende ristrutturale lo sclerotico
diritto del lavoro nazionale, il goffo
sistema della giustizia civile», ma a
bloccarne gli sforzi potrebbe
essere «Lo stallo economico»
ge elettorale e Jobs act ma anche responsabilità civile dei
magistrati e divorzio breve.
L’elenco dei voti a rischio per il
governo si allunga. Con o senza
fiducia, l’arena del Senato si
conferma un campo sempre
molto insidioso perché la maggioranza che sostiene Matteo
Renzi lì conta su un vantaggio
molto risicato. Basta analizzare
il «borsino» dei voti di fiducia:
il 20 ottobre (Jobs act) i sì al governo erano 165 ma sedici giorni dopo (il 6 novembre con lo
Sblocca Italia) i voti favorevoli
per l’esecutivo sono scesi a
quota 157: sotto il livello di
guardia (maggioranza assoluta) fissato a 161 voti.
Sulla carta, i voti sicuri per il
governo ora sarebbero 166 o
167 (se si conta l’ex M5S Orellana): tre in meno rispetto al 20
ottobre scorso quando la fiducia (165 sì, al netto degli assenti) contava su virtuali 170 voti.
Da quella cifra tonda vanno infatti sottratti tre centristi dei
Popolari per l’Italia (Mario
Mauro, Tito Di Maggio e la sottosegretaria Angela D’Onghia)
che dopo un eterno tira e molla
si sarebbero decisi a migrare
nel gruppo di Gal: un contenitore nel quale convivono convinti sostenitori del governo
(Naccarato, Davico e Langella)
e fieri oppositori (D’Anna e
Compagna). Poi c’è l’ex grillino
Luis Orellana (votò la fiducia
sul Jobs act) che è accreditato,
non si capisce se a torto o a ragione, come componente effettivo della maggioranza.
Ma quel che preoccupa di
più la ministra per i rapporti
con il Parlamento Maria Elena
Boschi — che schiera in aula e
nelle commissioni ben tre sottosegretari: Ivan Scalfarotto,
Luciano Pizzetti e Sesa Amici
— sono le maggioranze variabili e gli umori imprevedibili
dei partiti. Un esempio è rappresentato dallo spinoso ddl
Buemi-governo sulla responsabilità civile dei magistrati, che
arriva in aula la prossima settimana: i guai per la maggioranza potrebbero scoppiare in casa
del Ncd (31 senatori perché il
32°, D’Alì, è tornato in FI) fortemente spiazzato rispetto al testo licenziato dalla commissione. Se i senatori di Alfano non
verranno accontentati c’è, dunque, il rischio concreto che su
alcuni articoli del ddl Buemi il
governo vada sotto. E così facendo su questa materia il centrodestra storico (Ncd, FI, Lega) ritroverebbe la sua compattezza anti toghe.
C’è poi un’altra variabile che
preoccupa lo stesso Ncd, forte
dei suoi 31 voti determinanti al
Senato. Succede infatti, e non è
la prima volta, che nelle recondite aule delle commissioni si
creino le premesse per un
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I numeri in Aula
La maggioranza di Renzi
161 Soglia
Per l’Italia 7+3
Gal 3
Gal 9
Ncd 31
Forza Italia 60
Scelta civica 7
Lega 15
Autonomie 11
167
M5S 39
Sel 7
320
i senatori
Pd 109*
ROMA Non solo finanziaria, leg-
non esulta per l’accordo e dice
che c’è «ancora un eccesso di
delega al governo». Ma ribadisce di voler restare dentro il Pd.
Anche se è proprio su D’Alema
che si appuntano i sospetti di
chi, nel partito, paventa una
scissione.
La terza minoranza è quella
di Civati che ieri sera, insieme a
Stefano Fassina, ha partecipato
con Vendola a una manifestazione di Sel. Lui è sempre dato
in uscita. Dentro Sinistra ecologia e libertà qualcuno ci spera:
«Basterebbe che venisse lui
con noi per dare un segnale
che siamo capaci di attrarre i
voti in uscita dal Pd. Per Sel sarebbe molto importante»,
spiegava ieri Nicola Fratoiannni a un compagno di partito.
Infine ci sono i cosiddetti
«cani sciolti». Fassina, che ancora non ha deciso come voterà sul Jobs act riveduto e corretto: «Leggo gli emendamenti
e decido». E Rosy Bindi, che
pronuncia le stesse parole.
Non si muovono insieme, ma
spesso fanno e dicono le stesse
cose perché li unisce una grande antipatia per Renzi e una
smodata passione per Susanna
Camusso.
nione della direzione Pd dallo
stesso Renzi, in un incontro al
quale hanno partecipato tra gli
altri il presidente del Pd Orfini,
i capigruppo parlamentari, la
ministra Boschi, il vice segretario Guerini e il responsabile
economico Filippo Taddei: «Se
mi garantite che i tempi non si
dilatano ma restano gli stessi si
può cambiare qualcosina», ha
annunciato il premier.
Mossa abile, che ha contribuito a spaccare ulteriormente
le minoranze. L’«area riformista», alla quale, oltre agli esponenti già nominati, si aggiungono il presidente della Commissione lavoro Cesare Damiano, gran tessitore di accordi,
l’ex segretario Guglielmo Epifani e Vasco Errani, brinda all’accordo. Glissando sul fatto
che tanto la fiducia verrà messa
ugualmente per sbrigarsi. Gli
altri masticano amaro. Alcuni
aspettano la linea da D’Alema
che con Renzi è sempre più feroce: «Lui è uno che dice una
cosa e poi ne fa un’altra, e infatti Berlusconi lo ha scelto come
suo erede, Renzi è un episodio
nella cronaca politica italiana e
con la sua riforma elettorale
andrà a finire che porterà Salvini al governo». Perciò Cuperlo
Con Forza Italia
Per l’Italia 7
Scelta civica 7
Gal 3
Autonomie 11
Forza
Italia 60
Pd 109*
227
Altri 5
Senza i malpancisti
161 Soglia
Ncd 31
ex M5S 14
320
Ncd 31
161 Soglia
Per l’Italia 7
Gal 2
Scelta civica 7
Forza Italia 40
Autonomie
11
Dissidenti Pd 30
Pd 79*
177
i senatori
Dissidenti
FI 20
320
i senatori
*Il presidente del Senato, Pietro Grasso del Pd, per prassi non vota
Corriere della Sera
29
i voti di fiducia
chiesti finora
dal governo
Renzi alle due
Camere
157
i favorevoli
all’ultima
fiducia il 5
novembre sullo
sblocca Italia
exploit in aula dell’asse PdM5S. Stavolta la materia del
contendere è quella del divorzio breve (testo già approvato
dalla Camera) e qui una mano
l’ha data il sottosegretario Cosimo Ferri esprimendo parere favorevole a un emendamento di
Peppe Lumia (Pd) capace di
inescare il divorzio brevissimo
senza separazione. Su questa
novità, puntualizza l’altro sottosegretario alla Giustizia, Enrico Costa (Ncd), «spero che la
posizione del governo venga
meglio dettagliata». Lo stesso
schema — con il Ncd che sfrutta tutto il valore dei suoi 31 voti
marginali — è ovviamente applicabile al voto di fiducia sul
Jobs act che ci sarà al Senato
prima di Natale.
Resta da capire infine cosa
succede nelle retrovie del Pd e
di FI. Il principale campo di
battaglia in questo caso è la legge elettorale (in aula entro il 10
dicembre) e prevedibilissime
sono le scorribande delle minoranze interne: nel Pd sono
una trentina i senatori (guidati
da Vannino Chiti) che potrebbero alzare la voce chiedendo
più spazio per le preferenze e
altri nodi irrisolti dell’Italicum.
Mentre in Forza Italia (lo ha già
fatto Augusto Minzolini sulla
riforma del Senato) si potrebbe
coagulare un’area di 20 senatori che non è disposta a subire
l’abbraccio del Nazareno tra
Renzi e Berlusconi.
Dino Martirano
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155
il minimo di
voti ottenuti a
una fiducia: ad
agosto sul dl
Competitività
169
il massimo dei
voti presi per
una fiducia in
Senato: la 1ª,
a febbraio
Le migrazioni
di Mauro
e le stagioni
della politica
di Fabrizio Roncone
C
ome in un
documentario del
National Geographic,
quando l’Airone bianco
annusa l’aria, torce il collo e
sbatte le ali perché è
arrivato il momento di
migrare, i cronisti politici
osservano i comportamenti
del senatore Mario Mauro e
scrivono sicuri che sì,
anche stavolta, puntuale,
va. Parte. Cambia partito.
Un imbarazzante spettacolo
non proprio naturale. Nel
genere, però, Mauro è
davvero un esemplare
magnifico. Da molti
parlamentari — quelli che
temono d’essere una specie
in via d’estinzione — ormai
considerato un mito, una
leggenda vivente. Lui lascia,
cambia, atterra sempre in
piedi. Stavolta lascia i
Popolari per l’Italia (in
compagnia, sembra, di Tito
Di Maggio e di Angela
D’Onghia, sottosegretario
all’Istruzione) un partitino
da lui stesso fondato dopo
aver mollato al suo destino
Scelta Civica. Dov’era
approdato proveniente dal
Pdl. Perché Mario Mauro,
politicamente, nasce
berlusconiano. Per poi però
entrare subito nella guardia
d’onore di Roberto
Formigoni, indossando
senza indugi la divisa di
Comunione e Liberazione.
Un pezzo di vita politica
devota e pia, fino al grande
dubbio: quando gli appare
Mario Monti nei panni di
presidente del Consiglio. Lo
osserva un po’. Quindi
segue l’istinto, e va. Monti
vede arrivare Mauro, e si
fida, gli crede. Al punto che
quando è costretto a
lasciare l’incarico di
premier, spedisce proprio
lui, Mauro, a trattare con
Enrico Letta un po’ di
incarichi da incassare per
tutti nel nuovo governo.
«Invece è tornato —
racconta basito Monti — e
mi ha detto che era
diventato il nuovo ministro
della Difesa». Ci vuole
talento puro, stomaco
d’acciaio. Per capirci:
raccontano che da ministro
di Letta s’attovagliò poi con
Silvio Berlusconi
promettendogli chissà cosa.
Lui s’indignò: «Io non
tramo!». La migrazione gli
viene spontanea. Adesso,
seguendo venti forzisti, vola
verso Gal. Una bella gabbia.
Dentro sono già in 12: sei
votano contro l’esecutivo,
tre sono sempre incerti,
altri tre votano a favore di
Renzi. A questo punto, in
genere, nei documentari
del National partono i titoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di coda.
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
7
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
8
Primo piano Le riforme
Il retroscena
di Francesco Verderami
La realtà e le richieste (inascoltate)
nel nuovo patto premier-Berlusconi
Le minoranze sospettano un «copione» scritto prima del vertice
ROMA E se fosse stata solo una
messinscena? Se il copione del
vertice tra Renzi e Berlusconi
fosse stato scritto prima che i
due si incontrassero? Se le tensioni sulla trattativa fossero state propalate ad arte per coprire
l’intesa preventiva? Dentro il Pd
e Forza Italia, autorevoli esponenti delle opposizioni interne
hanno iniziato ieri a istruire
una sorta di processo sull’ultimo colloquio tra i protagonisti
del patto del Nazareno. Certo,
servirebbero prove per imbastire l’atto d’accusa verso quello
che Bersani e D’Alema da un lato e Fitto dall’altro, immaginano sia stata solo «una finta»,
un’edizione aggiornata dell’«inciucio».
Invece si devono arrangiare
con gli indizi. Il primo lo offre
proprio il documento finale in
cui si spiega che «il patto è più
solido che mai»: un’incongruenza rispetto al fatto che —
poche righe dopo — si evidenzia come sulla legge elettorale
non c’è accordo né sulle soglie
d’ingresso in Parlamento né so-
Le battute sulla lista
«Silvio, con il premio
alla lista potrai fare
l’accordo con la Lega»
La replica: la fai facile
In Aula
Il capo del governo: FI
darà un po’ di battaglia
sulla lista, ma non ci
saranno problemi
prattutto sul premio di maggioranza, che — se approvato nella
nuova versione — darebbe corso a un radicale cambio di sistema. Il secondo indizio è una frase sfuggita a Renzi, al termine
della direzione del Pd: «È tutto
a posto. In Parlamento non ci
saranno problemi. Berlusconi
darà un po’ di battaglia sul premio di maggioranza alla lista e
poi basta».
Il terzo indizio, che per Agatha Christie porterebbe a una
prova, è stato il clima del vertice, ben diverso da quello del
precedente incontro. Allora
Renzi si infuriò con il Cavaliere,
«perché mica mi faccio tenere
appeso da voi», gli disse. Stavolta i toni sono stati distesi.
«Mio figlio dice che devo approfittarne, per sapere quali
giocatori comprerà il Milan nel
mercato di gennaio», ha chiesto il premier. «Digli che la mia
famiglia quest’anno ha già speso tanto per il club», ha risposto il Cavaliere. «Ma così andranno delusi i tifosi», ha chiosato Renzi: «E io qui sono circondato da milanisti. Lotti,
Guerini, la Boschi...».
Insomma, se questo è stato
davvero l’andazzo, la tavola doveva essere stata anzitempo apparecchiata. E Fitto, che a Verdini si rivolge chiamandolo
«compagno» o «tessera numero due del Pd», ha in mente chi
possa averla imbandita. Stando
così le cose, l’ipotesi dell’accusa
è che Berlusconi — conscio di
non avere forza contrattuale
con Renzi — avrebbe trattato
per sé, su tv e giustizia, con an-
300
i giorni
trascorsi dal
primo incontro
tra Berlusconi
e Renzi, il 18
gennaio, nella
sede del Pd,
dove fu siglato
il patto del
Nazareno
nesso tema della presidenza
della Repubblica. In effetti il Cavaliere non perde mai occasione per rimarcare il proprio desiderio di riscatto, la «riabilitazione» rispetto all’onta subita con
la cacciata dal Senato, e la speranza che ci sia un giudice a
Strasburgo. Quanto al futuro di
Mediaset, ripete il giudizio
espresso da Confalonieri sul
sottosegretario alle Comunicazioni, Giacomelli: «Persona
perbene e pragmatica, lontano
da remore ideologiche».
Ma le tesi accusatorie — per
quanto argomentate — finiscono per impantanarsi tra i desideri dei protagonisti del patto e
la realtà delle cose. Berlusconi,
per quanto desideroso di un accordo, non vede tracce di apertura su alcuni dossier della giustizia e sulla riforma della legge
Severino. E a sua volta Renzi,
per quanto desideroso di varare
l’Italicum senza incidenti di
percorso, scambia la promessa
del Cavaliere per un’intesa già
fatta, mentre il leader di Forza
Italia — così raccontano i suoi
— attende di saggiare la tenuta
della maggioranza prima di capire se dovrà arrendersi o provare ad affondare il colpo.
Anche perché, con il premio
di maggioranza alla lista, il leader che per vent’anni è stato il
dominus del centrodestra perderebbe il proprio ruolo. «Po-
trai sempre fare il listone con la
Lega», gli ha detto Renzi. «La fai
facile», ha sospirato Berlusconi.
Certo, se le riforme andassero
in porto, si prospetterebbe per
lui il piedistallo di padre della
(nuova) Patria. Ed è così che —
nel Palazzo dei sospetti — tra
desideri e realtà si consuma un
paradosso: mai era accaduto
nella storia politica che un partito di opposizione tifasse per
l’altrui governo, al punto da sottoscrivere — in un documento
— la necessità di arrivare alla
scadenza naturale della legislatura. Il lieto fine è ancora da
scrivere: si vedrà se vissero tutti
felici e costituenti.
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8
gli incontri
tra il premier
e il leader
di Forza Italia
dal patto
del Nazareno
a quello
di mercoledì
scorso a
Palazzo Chigi
Dietro
le quinte
L’Unità e lo scontro
tra il Pd
e i liquidatori
Piccolo giallo ieri sulla
vendita dell’Unità.
Sul sito online del giornale
che ha chiuso i battenti a fine
luglio, i liquidatori hanno
scritto di aver prorogato il
bando di acquisto avendo
ricevuto tre proposte non
congrue, anche quella della
Veneziani editori che ha
presentato un’offerta con la
Fondazione Eyu (che fa capo
al Pd). Ma proprio dal Pd è
arrivata la smentita: «Sul sito
i liquidatori hanno scritto
cose non corrispondenti alla
lettera che il 12 novembre
loro stessi hanno mandato
alla Veneziani editori.
Lì infatti si dice che
l’offerta non è bocciata, ma
vengono chieste ulteriori
garanzie». Garanzie che,
fanno sapere dal Pd,
arriveranno presto.
(Alessandra Arachi)
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E la Sicilia
si fa ancora
più autonoma
Tanti
vorrebbero
cancellare
l’Autonomia
siciliana.
Ma ieri una
sentenza
della Corte
costituzionale l’ha
ampliata. Eliminando il
controllo preventivo delle
leggi da parte del
commissario dello Stato,
terrore di forestali e precari,
il guardiano del Bilancio.
Non potrà bloccare leggi
ritenute in contrasto con la
Costituzione. Possibili i
ricorsi, ma solo a cose fatte.
Così ha scritto il relatore,
Sergio Mattarella (foto),
fratello del presidente della
Regione ucciso dalla mafia
nell’80 perché voleva una
Sicilia «con le carte in
regola». Obiettivo lontano.
(Felice Cavallaro)
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Quei dossier costosi
(e fuori tempo)
sulle riforme
Il governo spenderà 75 mila
euro («più l’Iva, se dovuta»)
per una «ricerca comparata
in materia di ordinamento
di alcuni Paesi europei ed
extraeuropei, di sistema
elettorale, forma di governo
e di Stato». A parte i densi
dossier già prodotti sul
tema dagli uffici studi di
Camera e Senato, colpisce
la data di consegna stabilita
dal dipartimento per le
Riforme controllato dal
ministro Maria Elena
Boschi: 31 ottobre 2015, ben
oltre l’approvazione
dell’Italicum (prevista dal
premier Renzi per febbraio
2015). Giuseppe Lauricella
(Pd) ha sollevato il caso
chiedendo se il Parlamento,
ora, può continuare l’esame
delle riforme o se deve
attendere il 31 ottobre 2015.
(Dino Martirano)
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Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
9
#
Primo piano Le riforme
● La Nota
di Massimo Franco
IL DOPO VERTICE
SOTTOLINEA
IL PRIMATO
DEL GOVERNO
G
li alleati cercano di frenare, di
ritagliarsi spazi di trattativa, di
smentire la realtà di un Pd padrone
politico del governo e dei
provvedimenti. La vicenda della
riforma del mercato del lavoro, il Jobs Act,
conferma invece quanto Matteo Renzi sia in
grado di imporre la sua agenda, con i suoi
tempi. Il Nuovo centrodestra può protestare e
magari ottenere una riunione informale a
palazzo Chigi per tentare di correggere le
modifiche del premier, come è accaduto ieri.
La strada, tuttavia, è segnata. «Il 1° gennaio
entreranno in vigore le nuove regole sul lavoro.
È un grandissimo passo in avanti», ha
annunciato ieri Renzi da Bucarest proprio
mentre era in corso l’incontro con l’Ncd.
Quanto sta emergendo nella mediazione sul
jobs act «è quello che è stato deciso nella
direzione del Pd», ha aggiunto il presidente del
Consiglio. «Bene così, andiamo avanti». E
pensare che nelle stesse ore l’alleato Maurizio
Sacconi sosteneva che per l’approvazione non
bastava il «sì» del partito maggiore. «Serve un
vertice di maggioranza, altrimenti rompiamo»,
ha minacciato Nunzia De Girolamo. «Non
serve», è stata la replica serafica del ministro
per le Riforme, Maria Elena Boschi. Si tratta di
una dinamica che crea continue tensioni,
eppure sembra inevitabile.
Il rapporto di forza tra Pd e Ncd è troppo
sbilanciato a favore del primo per consentire
grandi spazi di manovra e di ricatto alle
formazioni minori. Il compromesso trovato
sulla legge elettorale, abbassando al 3 per cento
la soglia di ingresso in Parlamento, è stato una
vittoria per il partitino di Angelino Alfano; e
forse ha offerto anche una via d’uscita a quanti
stanno meditando se lasciare in prospettiva
Forza Italia. Di certo non facilita la
ricomposizione del centrodestra: per questo
Rapporti di forza
L’Ncd cerca di difendere le proprie
posizioni e FI rivendica il Patto del
Nazareno: anche perché Berlusconi
e Renzi hanno parlato del Quirinale
Berlusconi lo ha criticato e parla di «pericolo di
frammentazione». Ma conviene in primo luogo
a Renzi. E l’accelerazione sul mercato del lavoro
ristabilisce in qualche modo le vere priorità di
palazzo Chigi. Per questo viene scavalcata la
Legge di stabilità, tra le proteste di chi vede una
forzatura. E sullo sfondo si profila l’ennesimo
voto di fiducia per bruciare i tempi ed evitare
una discussione che riaprirebbe polemiche e
dissenso nel Pd.
La minoranza anti-Renzi fa sapere che non
voterà «una delega in bianco». La Cgil, che dice
di non partecipare ai giochi nel Pd ma
rappresenta l’opposizione principale al
premier, con Susanna Camusso definisce «non
utile» il ricorso alla fiducia. Eppure,
l’impressione è che il governo stia riuscendo a
farle apparire comunque battaglie di
retroguardia; e che si muova a tutto campo.
Anche sul Quirinale, visto che l’altra sera, con
Berlusconi, Renzi ha potuto discutere del
«metodo» per arrivare al successore di Giorgio
Napolitano. Sempre che il capo dello Stato
confermi l’intenzione di dimettersi a gennaio.
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L’Italicum risveglia la rabbia della base di FI
Sul web lo sfogo dei militanti contrari a «fare comunella con Renzi o con il traditore Alfano»
Nel partito crescono i mal di pancia non solo tra i fittiani. Molti eletti pronti al Vietnam parlamentare
La vicenda
● Renzi ha
proposto
modifiche, a
ottobre,
all’Italicum,
frutto del patto
del Nazareno.
Crescono le
tensioni
all’interno di
Forza Italia
● Berlusconi,
all’ufficio di
presidenza
azzurro, ha
accolto alcune
delle
osservazioni
della
minoranza
interna guidata
da Raffaele
Fitto
● L’incontro di
mercoledì tra
Berlusconi e il
premier ha
sancito il
rilancio del
patto, anche se
su alcuni
aspetti della
legge elettorale
l’accordo non
c’è ancora
ROMA «Avete presente una
stanza dove nessuno pulisce
da anni? Ecco, Renzi e Berlusconi hanno raccolto tutta la
polvere e l’hanno nascosta sotto il tappeto», sussurra Raffaele Fitto dopo aver scritto un comunicato in cui annota che «le
distanze sulla legge elettorale
rimangono». Mentre Renato
Brunetta, che apre il suo Mattinale col titolone «Renzi in un
mare di guai», ostenta un sorriso beffardo: «L’accordo? Balle, balle mediatiche». Il tutto
mentre il senatore Maurizio
Bianconi, già tesoriere del Pdl,
schiuma di rabbia: «Berlusconi si sta comportando come
uno della maggioranza. Lei mi
chiede se voterò l’Italicum che
vuole Renzi? Io non voto un c…
di niente. E non sarò prono al
premier come fa qualcun altro
nel mio partito».
Dall’incontro Renzi-Berlusconi non sono passate che poche ore. Il risveglio dei forzisti
è all’insegna della rabbia. Vale
per la maggioranza dei parlamentari che, apertamente o di
nascosto, giura che affosserà la
versione della riforma elettorale coi capilista bloccati e il premio al miglior partito. E vale
anche per quel poco di base rimasta, che si ribella sul Web.
Basta prendere la pagina Facebook dell’ex Cavaliere e leggere i commenti al comunicato
seguito all’incontro di Palazzo
Chigi. Un travaso di bile collettivo. «Dopo vent’anni di voto al
Cavaliere, non vi voterò più.
Il documentario
Non voglio fare comunella con
Renzi o riunirmi col traditore
Alfano. Forza Salvini», scrive
Alessandro M. «Questo pasticcio è un imbroglio (…) e Renzi
è un premier illegale. (…) Caro
Berlusconi, o rinsavisci o perdi», aggiunge Paolo P. Molti altri, a differenza dei due di cui
sopra, scelgono la via dell’insulto e del turpiloquio.
La voce di Berlusconi, ieri, la
sentono solo al telefono i forzisti di Gioia Tauro, a cui l’ex premier parla di tasse da tagliare e
di un Renzi «non eletto dal popolo». Mentre nei corridoi di
Camera e Senato, tra i capan-
Il regalo di Gozi a Timmermans (Ue)
Il no al Nazareno
L’iniziativa dell’ex
ministro il 27 a Roma
può diventare il «no
patto del Nazareno day»
nelli dei suoi, ci si prepara al
Vietnam parlamentare. C’è chi
fa notare che la pattuglia fittiana, una quarantina tra Camera
e Senato, ha già pronti tutti i
tranelli. Basti pensare, a mo’ di
esempio, che gli eletti della
Puglia sono tutti maschi e che
la nuova legge elettorale, con
una quota bloccata di donne
tra i «nominati», li taglierebbe
fuori in massa. Come reagiranno? «Pronti a dare battaglia»,
sottolinea Renata Polverini.
Che aggiunge: «E siamo anche
molto forti perché, grazie a Na-
Maglia di Totti
al vicepresidente
di Bruxelles
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio
Sandro Gozi regala al vicepresidente della
Commissione Ue Frans Timmermans una
maglia di Francesco Totti autografata dal
campione. Il politico olandese è un convinto
tifoso romanista, l’unico straniero insignito
del titolo di «Cavaliere della A. S. Roma».
(foto di Massimo Santorelli)
politano, la pistola fumante
del voto anticipato agitata da
Renzi s’è trasformata in una pistola ad acqua». Bianconi arriva a dire «che non siamo più
una fronda, la fronda sono gli
altri. Io – aggiunge orgoglioso
– lo so che sono all’ultimo giro.
Ma non lascio a chi verrà un
centrodestra distrutto e un
Parlamento delegittimato.
Combatto, combattiamo…».
La guerra non sarà lunghissima ma dolorosa. «Faccio
un’iniziativa politica a settimana», rincara la dose Fitto.
Ieri ha invitato tutti i parlamentari, «e anche Berlusconi», a un seminario sull’Europa con accademici di rango
che si terrà mercoledì. E sarà
un crescendo in vista di una
manifestazione – 27 novembre, Tempio di Adriano, Roma
– che potrebbe trasformarsi in
un «No patto del Nazareno
day». Perché arriverà quattro
giorni dopo la mini tornata di
regionali di Emilia e Calabria,
in cui FI rischia un bagno di
sangue e il sorpasso da parte
della Lega. «Gli elettori hanno
sempre ragione. Chi perderà è
solo perché ha sbagliato. Vedremo», avverte Brunetta. Un
malinconico Gasparri si aggira intanto per Palazzo Madama. «Ci stiamo muovendo tutti in un contesto democristiano. È tutto così democristiano….», dice. Poi va a
presiedere l’Aula.
Tommaso Labate
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La Seconda Repubblica, storia di un eterno ritorno
Dal voto del ’92 alla rielezione di Napolitano: 20 anni di politica in un filmato
MILANO Vent’anni di politica italiana in un’ora. Ascese e cadute,
colpi di scena e momenti cruciali. «Storia della Seconda repubblica», documentario a cura di Paolo Franchi, editorialista del Corriere, ed Enzo Carra,
già deputato e capo ufficio
stampa della Dc, inizia nel
1992, con un tg che racconta
dell’esito incerto di quelle elezioni, le ultime con le preferenze («Cala la Dc, tiene il Psi, delude il Pds») e si chiude nel
2013 con Giorgio Napolitano,
appena rieletto al Quirinale,
che sferza i partiti «sordi e ste-
rili» e i deputati di quegli stessi
partiti che applaudono vigorosamente. Pochi mesi prima, la
Corte costituzionale, bocciando il Porcellum, aveva di fatto
ripristinato proprio le preferenze sparite vent’anni prima.
Ma non è questa l’unica cosa
che ritorna nel romanzo della
politica raccontato da Franchi e
Carra. Parlando dell’economia,
per esempio, Giuliano Amato
nel 1992 e Mario Monti nel 2011
usano parole simili: precipizio
e baratro. Tornano anche alcuni dei protagonisti. Silvio Berlusconi prima da imprendito-
In Tv
● «Storia della
Seconda
Repubblica» di
Paolo Franchi
ed Enzo Carra
sarà in onda
domani alle 23
su Rai2. È stato
presentato ieri
a Roma agli
studenti di
Scienze della
comunicazione
della Sapienza
re, quando solidarizza con Bettino Craxi all’inizio di Mani pulite, poi da politico nelle varie
prove di governo e infine da
imputato con la condanna della Cassazione. Torna, due volte,
Romano Prodi per vincere le
elezioni e poi cadere. Altri
escono di scena: Craxi, la cui
parabola — dal match in tribunale con Di Pietro ai funerali in
Tunisia — domina la prima
parte del documentario; il segretario della Dc Forlani che si
eclissa più sommessamente e
Mario Segni, dal trionfo nel referendum per il maggioritario
(1993) all’anonimato. Ritmo incalzante, molta musica e scene
madri: il pool di Milano che annuncia le dimissioni dopo il
decreto «colpo di spugna»,
Bossi che urla «mai con i fascisti», Fassino che piange quando chiude i Ds, Fini che dice al
In onda
Il lavoro di Paolo Franchi
ed Enzo Carra
andrà in onda
domani sera su Rai2
Cavaliere «che fai, mi cacci?».
Momenti impressi nella memoria, ma rivederli insieme fa
un certo effetto, avvincente. Il
filo conduttore scelto dagli autori è l’andamento del debito
pubblico in Italia. A inizio film
(1992) appare un contatore che
segna 849 miliardi. Al termine
(2013) è a quota 2022 miliardi.
«La seconda repubblica —
concludono — è stata anche
questo». Il documentario andrà in onda domani sera alle 23
su Rai2.
Massimo Rebotti
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Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
10
Primo piano Il caso
Marino sotto assedio. Il Pd: paghi le multe se vuole continuare
In Campidoglio polemiche sull’auto. Lui è a Londra, rinviata la mozione di sfiducia delle opposizioni
La vicenda
● Il 6
novembre il
senatore Ncd,
Andrea
Augello,
deposita
un’interrogazione
parlamentare
al ministro
Alfano sulle
multe non
pagate alla
Panda rossa di
Marino. Si
tratta di 8
verbali per
l’accesso alla
Ztl con un pass
scaduto da fine
giugno a metà
agosto
● Il sindaco
denuncia una
manomissione
nel sistema
informatico a
opera di ignoti
che avrebbero
fatto sparire i
dati del pass
della Panda.
Ma lunedì
Augello
dimostra che
nessuno aveva
fatto sparire il
pass
● L’auto del
sindaco viene
anche sorpresa
in questi giorni
posteggiata in
divieto di sosta
e nel
parcheggio
gratuito del
Senato
ROMA A dimettersi non ci
pensa provo. E nemmeno a pagare le multe o a chiedere scusa. Ignazio Marino, al termine
dell’ennesima giornata confusionaria, tira dritto. La mattina,
all’indomani degli scontri di
Tor Sapienza, va a Londra per
una conferenza sulle infrastrutture e la vivibilità nelle
metropoli. E, dall’Inghilterra,
evita tutte le domande: «Siamo
qui per parlare di altro». Poi,
come se niente fosse, sale in
cattedra: «A Roma dobbiamo
veramente cambiare l’uso delle
macchine private». E non è un
velato (e autoironico) riferimento alla sua Panda, beccata
senza pass e in divieto di sosta.
Marino, al telefono col Campidoglio, detta poi la sua linea:
nessun comunicato di spiegazione, niente mea culpa, come
pure gli hanno chiesto in molti,
a cominciare dagli esponenti
del Pd. Bensì, all’ora di cena,
dal Campidoglio, è arrivata la
nota dell’Avvocatura che «gioca», naturalmente, in difesa del
Chi è
Ignazio Marino,
59 anni,
esponente del
Pd, ex senatore,
è sindaco di
Roma dal 2013
sindaco. Il parere fornito dal
capo dell’ufficio legale del Comune, Rodolfo Murra, rappresenta la quinta (o sesta) versione sull’accaduto. In quelle tre
pagine si legge «che il pass rilasciato al sindaco è sulla targa
dell’auto e non sulla persona».
Che Marino avrebbe a disposizione «tre permessi» e che, essendo il sindaco, in teoria «non
è neppure necessario che lo richieda». Infine che il pass dovrebbe durare «per l’intero
mandato».
Vicenda chiusa, secondo
l’amministrazione. E la lettera a
cui si stava lavorando, per
«stemperare» le polemiche, finisce nel cassetto, con annesso
scontro verbale tra l’assessore
alla Mobilità Guido Improta
(che propendeva per quest’ipotesi) e il capo di gabinetto, e
«fedelissimo» del sindaco, Luigi Fucito. La soluzione, però,
non piace al Pd. Il segretario romano Lionello Cosentino invita Marino «a pagare le multe e
concentrarsi su cose utili se
Il destino in bilico
di una Panda rossa
(e di un sindaco)
8
i verbali a
Marino per
l’accesso alla
Ztl con un pass
scaduto
18
i mesi in cui
l’auto di Marino
è rimasta nei
posti gratuiti
del Senato
1,5
euro: il costo
per ogni ora di
sosta in centro
a Roma: la
giunta ha
alzato le tariffe
si, nei posti riservati (in orario
d’ufficio) ai senatori, dove la
Panda è rimasta per un anno e
mezzo, notte e giorno. Un
parking privato, e gratuito, a
cielo aperto, in pieno centro,
mentre per tutti i romani parcheggiare dentro la Ztl è diventato un salasso: tariffe alle stelle per il pass, e parcometri aumentati ad 1,5 euro l’ora, senza
più «facilitazioni» o prezzi forfettari. Fino a quel giorno, non
si sapeva neppure che Marino
avesse un’auto. Neppure, forse,
che avesse la patente. E nessuno, anche ora, lo ha mai immortalato al volante.
Eppure la Panda era lì, con
una «strisciata» sulla fiancata
periziata dai Cinque Stelle
(graffio da 18 centimetri, fatto
probabilmente con una chiave), coperta da un’autorizzazione rilasciata dal Senato su «invito» della Prefettura, a causa
«degli atti vandalici e delle minacce ai familiari» denunciati
dallo stesso Marino in un esposto. Scoppiato il caso, trenta senatori (tutti i partiti, tranne il
Pd) scrissero a Pietro Grasso, e
la Panda per qualche giorno
sparì dalla circolazione. Salvo,
però, ricomparire poco dopo,
nell’ormai noto multa-gate. E,
allora, sono cominciare a fioc-
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care le domande. La prima, forse la più importante: ma chi
usa la macchina del sindaco?
Lui, visti gli impegni che ha e le
abitudini di vita (c’è una «scorta» di vigili che lo va a prendere
sotto casa, oppure va in bici),
pochissimo. La moglie, la signora Rossana, magari un po’
di più. Tanto che le otto contravvenzioni prese ai varchi Ztl,
a causa del permesso scaduto,
sono tutte in orari difficilmente compatibili con quelli del
sindaco che, quasi sempre, era
impegnato altrove. Lei, la signora Marino, neppure smentisce: «Tanto sapete già tutto,
non c’è bisogno che vi aiuti...».
E anche dallo staff del primo
cittadino arrivano mezze verità: «Ma anche se guidava la
moglie, qual è il problema?».
Le infrazioni e gli «indizi» sulla moglie al volante
ROMA In principio fu una
b i c i c l e t t a . U n a ve c c h i a
Schwinn rossa, con la quale —
il 12 giugno 2013, data della
proclamazione dopo la vittoria
al ballottaggio di due giorni
prima — il neosindaco di Roma Ignazio Marino «scalò», nel
senso letterale del termine, il
Campidoglio, uno dei sette colli capitolini, quello che domina
i Fori e che è dominato da Palazzo Senatorio. Foto, applausi,
curiosità. Era il sindaco «ciclista», quello che incontravi per
strada ai semafori, con caschetto e vigili pedalatori al seguito.
Quello che, una volta, finì per
terra a villa Borghese, per aver
dato il «cinque» ad una famiglia a bordo di un risciò.
Ora, però, dopo una settimana di pasticci, errori, confusione, il simbolo del multa-gate (e
in qualche modo l’immagine
che resterà attaccata a lungo al
chirurgo dem) è un altro, sempre rosso, ma a quattro ruote:
la famosa, o famigerata, Panda
del sindaco, che si è trasformata nel più fiero oppositore politico di Ignazio Marino. Da
quando è comparsa sulla scena, qualche mese dopo il successo elettorale, gli ha creato
solo grattacapi. Prima la sosta
davanti a San Luigi dei France-
vuole finire il mandato». I consiglieri comunali democrat, al
termine di una riunione piuttosto tesa, pretendono che il sindaco vada in aula a riferire. Marino, dall’Inghilterra, fa sapere:
«Sono disponibile, ma arrivo a
mezzanotte». Una provocazione, ovvio. Il suo intervento, così, è rinviato a martedì. Quando, forse, verrà anche discussa
la mozione di sfiducia delle opposizioni.
E. Men.
L’acquisto
È l’unica vettura in
famiglia acquistata a
inizio 2013, poco prima
dell’exploit a Roma
L’infrazione L’auto del sindaco Ignazio Marino posteggiata in sosta
vietata nel centro di Roma (in alto e sotto) e nel mezzo del flash mob di
Ncd per il posteggio «abusivo» al Senato (al centro)
Una popolarità inaudita, per
una comunissima Panda rossa,
875 di cilindrata, alimentazione a benzina, 14 cavalli fiscali.
Marino l’ha acquistata quando
era ancora senatore (l’immatricolazione è del 18 gennaio
2013), pagandola circa 14 mila
euro. È l’unica auto di famiglia,
e ormai spopola sulla Rete: le
foto (anche le ultime, quando è
stata avvistata in divieto di sosta) sono ovunque, le trasmissioni tivù ci scherzano sopra
(«Panda della Magliana», uno
dei refrain lanciati). Però, dall’ultimo filmato delle Iene, l’auto è sparita. Che diventi lei, alla
fine, il capro espiatorio di questa storia?
Ernesto Menicucci
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Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
11
Primo piano Gli scenari
L’INTERVISTA CARLO DE BENEDETTI
«Renzi energico e spregiudicato
Mi ricorda il Fanfani degli anni ‘50»
L’ingegnere: il nuovo presidente? Il premier non lascerà che sia uno che distragga l’attenzione da lui
di Aldo Cazzullo
«C
ompio ottant’anni, sono un uomo
fortunato e sono vissuto in
un’epoca straordinaria: dalla fabbrica — nel 1958 mio padre fermò
il lavoro alla Gilardini per festeggiare Tunìn, il
primo operaio arrivato con l’auto anziché in bici
— all’economia digitale. Mi sono ammazzato di
lavoro, poi a sessant’anni mi è successa una cosa
che non credevo possibile: mi sono innamorato,
e mi sono risposato. Grazie a mia moglie Silvia
ho scoperto un’altra vita. Abbiamo girato il mondo in barca, ho coltivato interessi in campi che
già prediligevo: arte, collezioni, musei...».
Ingegner De Benedetti, è sicuro di non avere nulla da rimproverarsi? Sull’Olivetti, ad
esempio.
«Assolutamente no. Nessuna azienda europea dell’informatica è sopravvissuta. Olivetti fu
l’unica a entrare nella telefonia mobile, realizzando la più grande creazione di valore in Italia
in cinque anni. Certo, io avevo una bulimia di lavoro, e anche di conquista. Tentai di scalare la
Sgb, comprai la Buitoni, la Perugina, le figurine
Panini, Yves Saint Laurent, Valeo… Così distolsi
non quattrini ma mie personali energie dall’Olivetti. Però la diversificazione nella telefonia fu
un successo: Omnitel fu venduta a Mannesmann
per 14.500 miliardi di lire».
Non si rimprovera neppure di aver pagato
tangenti?
«Sono stato l’unico ad andare da Di Pietro a
dire: “Mi assumo tutte le responsabilità, per quel
che so e per quel che non so, ma voglio che nessun dirigente dell’Olivetti sia coinvolto”. Altri
prestigiosi miei colleghi non si regolarono allo
stesso modo».
Come fu la giornata passata a Regina Coeli?
«Del carcere ricordo la consegna dei documenti. L’ispezione anale. Ma le esperienze dure
fanno bene. A 10 anni ero in un campo di concentramento svizzero. Nulla di paragonabile a
Mauthausen, dove morirono i miei cugini. Però
la doccia fredda all’alba d’inverno, senza asciugamani, con soltanto la paglia dove dormivi per
asciugarti, l’ho provata. Una lezione di vita utilissima».
Cos’altro ricorda della guerra?
«Mio padre faceva tenere a mio fratello Franco e a me un album di ritagli con le notizie della
persecuzione degli ebrei e le foto dei campi di
concentramento. Chiedemmo perché dovessimo farlo. Lui rispose: “Perché un giorno qualcuno dirà che tutto questo non è successo”».
Come tessera numero 1 del Pd, riconosce...
«Questa è una favola: non ho mai avuto tessere».
...Riconosce di aver cambiato giudizio su
Renzi? Nel 2011 lei disse al Corriere: “Di Berlusconi ne abbiamo già avuto uno, e ci è bastato”.
«Sì: per quanto i due personaggi abbiano
qualche punto di contatto, mi sono ricreduto.
Renzi è un fuoriclasse. Per quattro motivi. Innanzitutto, è molto intelligente».
Berlusconi non è intelligente?
«Berlusconi è furbo».
E gli altri motivi?
«L’energia: non ne ho mai vista tanta in un politico. Forse si può fare un paragone con il Fanfani degli Anni ’50. L’empatia. Dicono che Renzi ricordi Craxi, per decisionismo e abilità politica;
Craxi però era antipatico. E poi Renzi è una spugna. Di economia non sa molto; ma in un attimo
assorbe tutto. È veloce e spregiudicato».
Eppure non ha portato il Paese fuori dalla
recessione.
«Questa manovra non è risolutiva. Il vincolo
del 3% è incompatibile con riforme vere. E le riforme senza soldi non si fanno. Il premier dovrebbe fare come Schröder, quando ottenne di
sforare i parametri per tre anni. Oggi Renzi non
se la sente; ma sono certo che, quando avrà avviato le riforme, lo farà. Fino ad allora, l’Italia
non uscirà da recessione e deflazione».
È così pessimista sulla nostra economia?
«Sono pessimista sulla tenuta europea. E condivido quanto sostiene Larry Summers: ci attende una stagnazione secolare. La distruzione del
ceto medio creerà una società con pochi ricchi,
❞
Nelle Langhe Carlo De Benedetti con la moglie Silvia Monti a Dogliani (Cuneo)
Il compleanno
Compio ottant’anni,
sono un uomo fortunato
e sono vissuto in
un’epoca straordinaria,
dalla fabbrica
all’economia digitale
Su Berlusconi
Penso venderà tutto a
uno straniero e per farlo
non può avere il governo
contro. In Italia non c’è
nessuno disposto a
comprare le sue aziende
Su Scalfari
Scalfari, lo dico
scherzando, vorrebbe
vedere Reichlin primo
ministro. Ogni domenica
mattina mi confronto con
lui, Ottone e Gabetti
(Olycom)
molti poveri e molti eroi che cercheranno di costruire una famiglia con 1500 euro al mese».
Facciamo 1580.
«Gli 80 euro sono stati un brillante spot elettorale. Ma è difficile pensare che rimettano in
moto l’economia. Detto questo, Renzi è l’unico
che possa riportare l’Italia al suo standard».
Non salva neanche Prodi?
«Buone intenzioni. Ma non si governa mettendo insieme Ciampi e Bertinotti, PadoaSchioppa e Ferrero».
D’Alema?
«Non ha lasciato segno».
Renzi però governa con Berlusconi.
«Non è detto che lo farà ancora a lungo».
Cosa pensa del patto del Nazareno?
«Il premier ha fatto benissimo a stringerlo. E
Berlusconi per sopravvivere non poteva fare altro. È innamorato di Renzi e disgustato dal suo
partito».
Cosa farà Berlusconi?
«Penso che venderà tutto a uno straniero, e
per farlo non può avere il governo contro. In Italia non c’è nessuno disposto a comprare le sue
aziende. La tv generalista è messa molto peggio
dei giornali».
Quindi su Renzi, tra Scalfari e Mauro, ha ragione Mauro?
«Scalfari è un mio grandissimo amico oltre
che geniale imprenditore e innovatore nel campo del giornalismo. Ma — lo dico scherzando —
lui vorrebbe vedere Reichlin primo ministro.
Ogni domenica mattina mi confronto con tre
novantenni. Piero Ottone. Gianluigi Gabetti: un
uomo che ha meriti colossali. E Scalfari, cui mi
lega un’affinità: entrambi siamo dentro e fuori il
sistema; lo critichiamo, ma ne facciamo parte».
Chi sarà il prossimo direttore di Repubblica?
«Finché Ezio ne ha voglia, il direttore sarà
Ezio. Si è preso Repubblica non solo “a collo”,
come diciamo noi piemontesi, ma addosso. Oggi Repubblica è lui».
L’editoria però è in crisi. Come uscirne?
«Dobbiamo far crescere i nostri brand. Re-
pubblica ha un milione e mezzo di follower su
Twitter, molti di più su Facebook».
Come monetizzare tutto questo?
«Siete la concorrenza, non lo dico. Ma se i giovani pensano che il nostro brand sia importante,
significa che sentono l’esigenza di una gerarchia
tra le troppe notizie da cui sono bombardati. Noi
forniremo questa gerarchia. Non si tratta più di
raccontare quel che è accaduto, ma perché è accaduto».
Anche sulla Fiat deve ricredersi: lei ne prevedeva il fallimento.
«Marchionne si è rivelato un genio della finanza. Ha avuto un successo straordinario. Ma
non è un uomo di automobili. In materia finanziaria vorrei essere bravo come Marchionne. So
che qualcuno mi ritiene un finanziere...».
Sta dicendo che lei non è un finanziere?
«Io sono sempre stato un imprenditore che ha
capito la leva della finanza. E nei 100 giorni in cui
rimasi in Fiat, con Giorgetto Giugiaro inventammo la Panda».
Cos’ha rappresentato per lei l’Avvocato?
«È stato l’unico uomo che mi ha affascinato.
Ho stimato La Malfa, Berlinguer, Ciampi e Visentini: sono state tutte persone importanti per me.
L’Avvocato mi affascinò: gli invidiavo l’impalpabile. Mi sedusse pur con i suoi limiti, che riconosceva lui per primo; perché era cinico anche con
se stesso».
È vero che Steve Jobs da giovane le propose
di investire in Apple, e lei rifiutò?
«Ero a Cupertino con Elserino Piol. Erano le 7
di sera. Ero esausto per le riunioni e per il fuso.
Piol mi dice di passare in un garage dove ci sono
due capelloni con i jeans stracciati che lavorano
a un mini-computer: erano Wozniak e Jobs. Steve mi propose di rilevare il 20% della sua società
per 30 milioni di dollari. Me ne andai. Oggi quella quota varrebbe 100 miliardi. Ma quella partita
non la persi solo io, l’ha persa l’industria europea che sulle nuove tecnologie ha rinunciato a
un pezzo di futuro».
Non ha nulla da rimproverarsi nemmeno su
Sorgenia?
«Non sono mai stato neppure in consiglio. Da
presidente Cir approvai l’investimento. La facilità di accesso al credito, tipica di quegli anni, ha
indotto la società a indebitarsi troppo; il resto
l’ha fatto il crollo dei prezzi e del consumo di
energia. Penso che la società, una volta portato
l’indebitamento a livelli più sostenibili, abbia
buone prospettive».
E sull’indagine per omicidio colposo per
l’amianto all’Olivetti?
«Ribadisco la mia estraneità. Non tutti hanno
idea di cosa significhi governare un gruppo di 70
mila dipendenti. Secondo l’indagine l’amianto
era anche negli uffici dove ho lavorato per 18 anni. Se lo avessi saputo e ne avessi conosciuto la
pericolosità, non crede che l’avrei fatto togliere?».
Quando si vota, secondo lei?
«Nella primavera 2015. Dopo che il 31 dicembre Napolitano si sarà dimesso».
Chi sarà il presidente della Repubblica?
«Posso dirle quali connotati dovrà avere, coniugando realismo e aspirazione. Renzi non lascerà che sia eletto qualcuno che distragga l’attenzione da lui. Ma il presidente dovrà essere un
politico dal grande profilo istituzionale, che conosca a fondo il funzionamento delle Camere».
Renzi dura?
«Dipende dall’economia. Se avrà il coraggio di
sfondare gli assurdi parametri di Maastricht e
capirà che i corpi intermedi costituiscono parte
della struttura di una società democratica, ce la
farà».
E l’Europa durerà?
«Bob Dylan 50 anni fa cantava “è tempo di
cambiare il mondo”; forse aveva capito molto
più di tanti economisti. Davanti a noi abbiamo
due problemi: la deflazione e la recessione; non
stiamo combattendo né l’una né l’altra. L’Europa
è dominata da spinte nazionaliste, e in Germania c’è la Merkel, non Kohl. Se alle prossime elezioni greche vince Tsipras, per l’euro saranno
giorni durissimi, e a quel punto si dovrà cambiare per forza. Ma non so se nella direzione giusta».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La carriera
● Carlo De
Benedetti,
presidente del
gruppo
l’Espresso e già
ai vertici di Cir,
è nato a Torino
il 14 novembre
1934: oggi
compie 80
anni.
Festeggerà
nella sua
tenuta di
Dogliani (Cn),
nelle Langhe
● Si laurea nel
1958 al
Politecnico di
Torino in
Ingegneria
elettronica (da
qui il
soprannome
«Ingegnere»).
Nel 1959 inizia
la carriera
imprenditoriale
nell’azienda di
famiglia, la
Compagnia
italiana tubi
metallici
flessibili, che
diventerà la
Gilardini
● Fonda nel
1976 Cir
(Compagnie
industriali
riunite): ne è
vice presidente
e ad fino al
1995. Poi
presidente fino
al 2009. Cir ora
controlla
l’Espresso
(media), Sogefi
(componenti
auto), Kos
(sanità) e
Sorgenia
(energia)
● Dal 1978 al
1996, De
Benedetti è ai
vertici del
gruppo Olivetti,
dove è
presidente e ad
(poi presidente
onorario fino al
1999)
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
12
Primo piano Banche centrali
Bce taglia la crescita di Eurolandia
Bankitalia: «Mutui in ripresa»
Il monito di Francoforte: senza riforme disoccupati sotto il 10% solo dal 2019
L’economia è debole, in
Europa e ancora di più in Italia.
Ieri lo hanno ribadito nell’ordine la Bce, che nel suo bollettino
mensile ha rivisto al ribasso le
stime di crescita dei paesi dell’Eurozona; la Banca d’Italia che
nel suo rapporto sulla stabilità
finanziaria ha misurato i rischi
sul credito e sull’impiego del
risparmio; Standard & Poor’s
che ha detto di vedere rischi
crescenti per l’Europa di cadere
in una terza recessione (triple
dip). Unica notizia in controtendenza, l’inflazione che a ottobre torna col segno più: l’indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,1% sia rispetto a settembre sia rispetto a ottobre
2013.
A Francoforte gli analisti della Banca centrale europea hanno tagliato le stime di crescita
per l’Eurozona dall’1% allo 0,8%
per quest’anno, dall’1,5% all’1,2% per il 2015 e dall’1,7% all’1,5% per il 2016. In ribasso anche le previsioni per l’inflazione che dovrebbe aumentare solo dello 0,5% quest’anno e
dell’1% il prossimo mentre a restare alte sono solo stime per la
disoccupazione che si manterrà sopra l’11% nel 2014 e nel 2015
e tornerà a scendere sotto il 10%
solo nel 2019. Gli economisti
ROMA
0,8
per cento
la crescita
del Pil europeo
stimata dalla
Bce per il 2014
0,4
per cento
Il tasso di
inflazione
della zona euro
a ottobre
23,3
per cento la
disoccupazione
giovanile
nell’area euro
a settembre
(11,5% totale)
della Banca d’Italia si soffermano sugli effetti finanziari di tale
debolezza economica, in Italia
più accentuata, su famiglie e
imprese. Le prime devono far
fronte ad un reddito che non
aumenta, ma hanno ripreso
seppure di poco a consumare
riducendo il risparmio e soprattutto, grazie ai bassi tassi di
interesse, hanno ricominciato
a chiedere i mutui. Quanto ai
prestiti per l’acquisto di una casa, le previsioni parlano di
un’inversione di tendenza, con
un aumento già nei primi mesi
del prossimo anno.
Diversamente, proseguirà
anche nel 2015 il calo dei finanziamenti bancari alle imprese,
«seppure con intensità progressivamente decrescente», e
con un doppio binario che penalizza soprattutto le piccole,
«in media meno patrimonializzate e più esposte ai rischi
della congiuntura». E non si
tratta di mancanza di liquidità.
Le banche ne hanno in abbondanza anche grazie ai prestiti
della Bce. E ne hanno pure le
imprese, perlomeno quelle di
media e grande dimensione: le
loro disponibilità liquide hanno raggiunto il 7,6% sul totale
del passivo, oltre un punto in
più della media del periodo
2004-2008. Mancano però i
progetti, gli investimenti. È, insomma, un problema di domanda. Quanto alle piccole imprese, la questione è invece anche di offerta perché le banche
con esse sono molto prudenti,
visto che temono, a causa delle
Pubblica amministrazione
Codice personale unico (Pin) per 10 milioni di cittadini
ROMA Per facilitare e velocizzare la vita dei
cittadini nei rapporti con la pubblica
amministrazione e ridurre i costi della
burocrazia ecco «Spid» (acronimo di «Sistema
pubblico di identità digitale»), il pin unico per
accedere a diversi servizi online (Inps, Agenzia
delle Entrate, Comuni, scuole e asl). La prima
fase del progetto, che fa parte del piano per la
digitalizzazione della Pa, scatterà ad aprile
2015: l’obiettivo è collegare per dicembre 2017
circa 10 milioni di utenti. Lo prevede l’intesa
raggiunta ieri dal governo Renzi con Regioni e
Comuni. Una sola chiave quindi per accedere
da casa, senza fare file, ai diversi servizi web.
Tra le novità la dichiarazione di successione e
la marca da bollo entrambe online e i
pagamenti telematici all’anagrafe unica per
ottenere i certificati via web, come l’accesso ai
referti medici. Ridotti per i disabili i tempi per
il riconoscimento dell’invalidità. Porte aperte
anche in Comuni, scuole e asl: basterà un
click, promette il ministro per la
Semplificazione, Marianna Madia, che in un
tweet, sotto l’hashtag #Repubblicasemplice,
annuncia: «Tempi certi su digitale, Fisco,
welfare, edilizia, impresa». Il provvedimento
dovrà andare in Consiglio dei ministri entro
l’anno.
Francesco Di Frischia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il rapporto
● La Banca
d’Italia ha
presentato ieri
il rapporto sulla
stabilità
finanziaria
(nella foto il
governatore
Ignazio Visco).
Il rapporto
spiega che
anche nel 2015
proseguirà
il calo dei
finanziamenti
bancari alle
imprese
deboli prospettive di ripresa, di
non vedersi rimborsare i finanziamenti.
Il debito pubblico, infine,
che ha beneficiato del calo dello spread e dei tassi di interesse. L’investimento in titoli di
Stato italiani, dice la Banca
d’Italia, «è elevato». Anche da
parte degli investitori esteri,
che alla fine di giugno detenevano una quota del 29,4%, 2,4
punti percentuali in più rispetto alla fine dello scorso anno;
nello stesso periodo la quota
detenuta dalle banche italiane
è passata dal 21,7 al 20,1%. In
estate però gli investitori esteri
hanno disinvestito, soprattutto
a seguito del rinnovo solo parziale da parte del Tesoro dei titoli in scadenza. Nel 2015 i titoli
a medio e lunga scadenza saranno pari a 205 miliardi, 15 in
più di quest’ano, ma il Tesoro
Il debito italiano
La quota di debito
italiano in mano
agli investitori esteri
ora è al 29,4%
potrebbe continuare a non rinnovarli completamente, vista
l’attesa diminuzione del fabbisogno da finanziarie. In generale, dice Bankitalia, nell’area
dell’euro «aumentano i rischi
per la stabilità finanziaria derivanti dalla perdita di vigore
della crescita e dai persistenti
bassi livelli di inflazione».
Stefania Tamburello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
NATURA ITALIANA
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
13
Primo piano Assicurazioni
Rc Auto
Sconti per gli assicurati
virtuosi che sottopongano a
ispezione preventiva il veicolo
o installino le «scatole nere» su
autovetture ma anche «due
ruote».Torna la riforma della
Rc Auto che era stata stralciata
dal decreto Destinazione Italia
dal governo Letta.
L’esecutivo Renzi potrebbe
varare nel prossimo Consiglio
dei ministri la nuova disciplina
che è stata curata dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Simona Vicari (Ncd), come decreto o più probabilmente come parte del disegno di
legge sulla Concorrenza.
«Va abbandonata la logica
degli sconti predeterminati e
dell’imposizione di fatto di alcuni strumenti su tutto il territorio nazionale che avrebbe
fatto lievitare i costi del sistema» dice Vicari, che aveva messo a punto anche la precedente
riforma.
Così, ad esempio, le compagnie potranno (e non dovranno) proporre agli assicurati
l’ispezione preventiva del veicolo, ma se le due volontà s’incroceranno, sarà obbligatorio
fare uno sconto a chi aderisce.
Allo stesso modo le imprese
potranno offrire l’installazione
delle «scatole nere» a carico
proprio, e avranno l’obbligo di
ROMA
La vicenda
● Il governo
potrebbe
varare nel
prossimo
Consiglio dei
ministri la
nuova
disciplina sulle
polizze Rc Auto,
come decreto o
più
probabilmente
come parte del
disegno di
legge sulla
concorrenza.
Le misure allo
studio
prevedono
sconti per gli
assicurati
virtuosi che
sottopongano
a ispezione
preventiva il
veicolo o
installino le
«scatole nere»
su autovetture
ma anche «due
ruote».
Premi ridotti per chi accetta
la verifica preventiva
Il sistema della scatola nera
Rc Auto e confronti
Premio netto
397
Media Italia
491
+
Tasse
In dettaglio le maggiori
componenti del costo
94
329
Costo sinistri
Commissioni e marketing
Costi amministrativi
Perdita assicurazioni -5
278
Media altri Paesi
55
18
357
324
234
199
UK
Francia
Germania
Spagna
Corriere della Sera
Fonte: ANIA, analisi Boston Consulting Group - media 2008-2012
ridurre il premio in misura minima prefissata e di accettare i
risultati delle registrazioni come prova in giudizio. Le «black
box» verranno proposte anche
per le moto. Sarà data facoltà
all’impresa assicurativa di avvalersi del risarcimento in
«forma specifica» per i danni
ai veicoli: la riparazione al posto del risarcimento pecuniario.
La stessa compagnia potrà
proporre al cliente, alla stipula
del contratto, il divieto di cessione del diritto di risarcimento con conseguente riduzione
del premio. Nei contratti dovrà
essere chiaro come cambierà il
premio in caso di bonus e di
malus. Salta del tutto l’obbligo,
previsto nel testo del governo
Letta, di proporre clausole contrattuali per l’assicurato che
prevedano prestazioni di servizi medico-sanitari e che comportino riduzione del premio.
Così come non è più all’esame
la decadenza del diritto di risarcimento in caso di richiesta
presentata oltre 90 giorni dal
fatto dannoso.
Si sta lavorando infine all’aumento dei massimali minimi
obbligatori per gli autobus che
Il sinistro
Le compagnie
accetteranno i risultati
delle registrazioni
come prova in giudizio
però, avverte Vicari, non si tradurranno in un aumento dei
premi.
Secondo il sottosegretario,
«è giunto il momento di dare
tempi certi per l’adozione da
parte del governo della tabella
unica nazionale per le macrolesioni», che le compagnie attendono da anni, e la cui applicazione, secondo l’Ania, porterebbe una riduzione del prezzo
delle polizze di almeno il 3% in
media.
Ma mentre il governo lavora
alla sua riforma Rc Auto, avanza una proposta di legge d’iniziativa popolare, promossa da
alcuni deputati del Pd campano, Leonardo Impegno e Valeria Valente, che punta all’applicazione di una tariffa unica su
3
per cento, il
calo del prezzo
delle polizze
che per l’Ania si
otterrebbe con
l’adozione della
tabella unica
nazionale per
le macrolesioni
tutto il territorio nazionale. Le
imprese assicurative dovrebbero far pagare il premio più basso previsto a tutti i contraenti e
assicurati che non abbiano denunciato sinistri negli ultimi
cinque anni, a prescindere da
dove risiedano.
L’iniziativa mira a combattere l’elevato prezzo delle polizze
nei territori in cui si registra il
più elevato tasso di incidentalità e di frodi assicurative. La
proposta di legge, bocciata dall’Ania, viene considerata contraria ai principi comunitari
dal sottosegretario Vicari.
L’idea viene promossa da Gilberto Muraro, professore emerito di Scienza delle finanze, all’Università di Padova nel sito
lavoce.info.
«Oltre che più giusto — scrive Muraro —, il bonus-malus
uniforme sarebbe socialmente
più conveniente, sotto due profili: eliminerebbe i numerosi
casi di residenze di comodo e
diminuirebbe il numero degli
incidenti, sostituendo un più
forte incentivo individuale a
quello misto dell’attuale sistema» che si basa sul bonus-malus (incentivo individuale) e le
differenze territoriali (incentivo collettivo).
Antonella Baccaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso
Delrio: grandi opere,
i nuovi cantieri?
Durano 3 anni in più
Il rapporto
● In media,
secondo i dati
presentati dal
sottosegretario
alla presidenza,
Graziano
Delrio (foto), i
tempi della
fase di
progettazione,
sommati a
quelli per
l’affidamento,
sono pari o
addirittura
superiori a
quelli della
costruzione
materiale. Il
governo — ha
annunciato
Delrio — sta
lavorando
ad un nuovo
codice degli
appalti più
vicino alle
norme europee
ASUS consiglia Windows.
ROMA Da oltre quattordici anni per le grandi ope-
re, ai tre anni per i «piccoli» lavori pubblici da
meno di 100 mila euro. I tempi di realizzazione
delle infrastrutture in Italia, nonostante gli sforzi di tutti i governi per accelerare e semplificare,
continuano a crescere. Rispetto al 2011 i tempi
medi di costruzione di ponti, strade e viadotti
sono passati da 4,4 a 4,5 anni, ma per le opere
più importanti i tempi tra la posa della prima e
dell’ultima pietra, rispetto al 2009, si sono allungati addirittura del 30%, da 11 a 14,6 anni.
In media, secondo i dati presentati ieri dal
sottosegretario alla presidenza, Graziano Delrio,
i tempi della fase di progettazione, che vanno
dai 2 ai 6 anni, sommati a quelli per l’affidamento, che oscillano tra i 5 e i 16 mesi, sono pari o
addirittura superiori a quelli della costruzione
materiale, che variano da 5 mesi a 7 anni. «La
chiave è la semplificazione» commenta Delrio,
annunciando che il governo sta lavorando ad un
nuovo codice degli appalti, «più vicino alle norme europee». «In Italia pensiamo di combattere
la corruzione sovrapponendo norme, ma più
queste sono complicate, più le verifiche sono
complesse» ha detto Delrio.
Alla Camera, intanto, la conferenza dei capigruppo ha deciso di calendarizzare la discussione in Aula della legge di Stabilità solo il 27 novembre, dopo il passaggio del Jobs act. Non era
mai arrivata così tardi all’esame dell’assembla
nel suo primo passaggio parlamentare, neanche
quando ancora si chiamava Finanziaria. Anzi, finora, il passaggio del Bilancio all’esame della seconda Camera è sempre avvenuto prima del 27
novembre. I tempi di esame saranno dunque
strettissimi, e rischiano di concludersi a ridosso
della fine dell’anno, sul filo dell’esercizio provvisorio. Dopo il via libera della Camera e l’esame
del Senato, dove ad esempio il governo progetta
di introdurre l’emendamento con la nuova «local tax», potrebbe essere necessario un terzo
passaggio a Montecitorio.
Mario Sensini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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14
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
15
Esteri
Obama in Birmania vede Suu Kyi
Ma l’icona della libertà è sbiadita
Diplomazie
di Guido Olimpio
Cacciare Assad
La Casa Bianca
ci ripensa ancora
B
arack Obama
continua a cambiare
idea su cosa fare in
Siria. È vero che è difficile
trovare una soluzione che
tenga in un Paese diviso in
mille fazioni, con molti
attori esterni pronti a
condizionare e sabotare.
Però il presidente trasmette
una perenne sensazione di
incertezza. Ora la Casa
Bianca sta rivedendo i
piani. All’inizio voleva
dedicarsi prima all’Iraq e
poi alla crisi siriana,
tenendo Bashar Assad
debole ma al potere.
Adesso, sotto la pressione
di una parte
dell’amministrazione e
degli alleati locali, Obama
deve occuparsi del raìs.
L’obiettivo finale dunque
torna (in teoria) la
rimozione del dittatore, un
esito chiesto da Paesi come
Arabia Saudita e Turchia.
Quasi una condizione in
cambio di un’azione più
decisa contro l’Isis. E dalla
cassaforte tirano fuori le
operazioni già pensate e
accantonate o rallentate. Al
primo posto c’è la creazione
di una no-fly zone in Siria. I
Parata Il presidente Bashar Assad
turchi la vogliono da tempo
per impedire che i caccia
siriani continuino a
bombardare le posizioni
dei ribelli. E con loro i civili.
Al secondo punto c’è una
spinta alla scelta e al
successivo addestramento
di insorti siriani «fidati»,
training che verrebbe
condotto in basi saudite,
turche e forse giordane.
Dovrebbero seguire delle
iniziative diplomatiche
coinvolgendo anche i due
protettori della Siria, l’Iran e
la Russia, nell’intento di
arrivare ad una transizione
del potere. Mosca su questo
aspetto ha lanciato qualche
segnale, però alla fine ha
scelto di tutelare Assad. Il
guaio per Obama è che la
situazione sul terreno è
instabile. Alcune delle
formazioni ribelli meno
radicali sono state sconfitte
dai rivali estremisti, come
Al Nusra. Quest’ultima
fazione avrebbe raggiunto
un’intesa con l’Isis
mettendo da parte i vecchi
contrasti. E sono state
segnalate «migrazioni» di
insorti nel campo del
Califfo. Su Washington
incombe una paura legata
alla domanda: cosa accade
se si riesce a estromettere
Assad? Nessuno ha risposte
chiare mentre è forte il
sospetto di vedere la Siria in
frantumi, in mano alle
milizie che agiscono nel
proprio interesse e di quei
Paesi che le finanziano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In crisi di popolarità, la premio Nobel criticata per i suoi silenzi sui diritti umani
❞
Aung San
Suu Kyi
Non ho mai
fatto niente
solo per la
popolarità,
a volte i
politici
debbono
fare cose
che alla
gente non
piacciono
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
«Non ho mai fatto
niente solo per la popolarità, a
volte i politici debbono fare cose che alla gente non piacciono», dice Aung San Suu Kyi. E
ci sono diversi atteggiamenti
della premio Nobel per la Pace
che hanno attirato critiche in
Birmania e fuori, negli ultimi
tempi. Tornata libera nel 2010,
dopo vent’anni di arresti, dal
2012 è in parlamento come leader dell’opposizione. La Signora, come la chiamano con rispetto per il suo passato eroico,
è stata la grande speranza democratica di Myanmar (la Birmania). Nel suo Paese è sbarcaPECHINO
Insieme
Il presidente
americano
Barack Obama
stringe la mano
a rappresentanti
della società
civile birmana,
nella capitale
Naypyidaw,
osservato dalla
leader
dell’opposizione
Aung San Suu
Kyi (Reuters)
to ieri Barack Obama, altro premio Nobel per la Pace, ma ci
sono dubbi, sia sulla politica
del presidente accusato in patria di aver dato troppo credito
alle aperture democratiche del
regime, sia sulla Signora.
In Birmania è stato instaurato un governo civile «sostenuto» dai militari, «democrazia
disciplinata», la definiscono.
Nel 2012 Obama fu il primo
presidente degli Stati Uniti a
metterci piede. Da allora i progressi concessi dai generali sono quasi nulli. «Ci sono stati
passi indietro, violazioni dei
diritti umani», ha dovuto constatare Obama. L’anno prossimo sono in programma le elezioni, ma Suu Kyi non potrà
candidarsi alla presidenza: la
costituzione esclude chi abbia
figli con passaporto straniero e
la Signora ne ha due avuti dal
marito britannico, morto mentre lei era una detenuta politica. Una norma evidentemente
scritta per tagliarla fuori. La Casa Bianca continua a puntare su
di lei, il presidente l’ha incontrata ieri sera e l’avrà di nuovo
al suo fianco oggi per una conferenza stampa. Suu Kyi è adorata nel suo collegio elettorale,
dove ha fatto molto contro la
povertà estrema. Però in Parlamento si è limitata finora a in-
I perseguitati
La Signora non ha mai
preso le difese della
minoranza musulmana
dei Rohingya
vocare il rispetto della legge,
senza scontrarsi apertamente
con il governo. E non ha difeso
la minoranza musulmana
Rohingya, perseguitata dalla
maggioranza buddista: ci sono
stati centinaia di morti, più di
centoquarantamila Rohingya
sono chiusi in campi profughi
e il premio Nobel Suu Kyi non
ha speso una parola per loro,
perché in Birmania sono disprezzati, considerati stranieri.
In questi due anni Suu Kyi ha
cercato il compromesso con il
potere anche se l’altro giorno
finalmente ha ammonito che il
processo democratico «è bloccato». L’anno scorso la Signora
è stata contestata aspramente
per un progetto minerario cinese in Birmania che cancella
villaggi di povera gente. Suu Kyi
è andata sul posto e ha detto
che il governo birmano e la società cinese fanno bene a lavorare per il progresso dell’economia. Centinaia di persone le
hanno gridato contro. È stato
in quell’occasione che Suu Kyi
ha risposto che i politici devono dire anche le cose che non
piacciono alla gente.
Se gli americani hanno allentato l’embargo, per lo sfruttamento delle risorse naturali
in Myanmar si sta muovendo la
Cina e l’influenza della seconda
economia del pianeta è forte.
Un grande gioco con la signora
premio Nobel nel mezzo, tanto
che sta muovendosi per essere
ricevuta a Pechino il mese
prossimo. Insomma, Suu Kyi e
Obama, due eroi ostaggio delle
circostanze.
Guido Santevecchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
16
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
ESTERI
Juncker andrà al G20
sull’evasione fiscale
Imbarazzo dell’Europa
17
La sterilizzazione di massa in India
Anche la Fondazione del Ppe è registrata in Lussemburgo
La vicenda
● Lo scandalo
«LuxLeaks»
esplode il 7
novembre con
un’inchiesta
giornalistica
internazionale
● Il caso sui
favoritismi
fiscali concessi
dal
Lussemburgo
a società
straniere
coinvolge il
neopresidente
della
Commissione
Ue, JeanClaude Juncker,
ex premier del
Lussemburgo
● Mercoledì 12
Juncker nega
responsabilità
nello scandalo
DAL NOSTRO INVIATO
BRUXELLES La riunione dei leader del G20 di domani e domenica, a Brisbane in Australia, ha
in agenda anche la lotta alla
grande evasione ed elusione
delle tasse. Si annuncia così
imbarazzante la confermata
partecipazione del presidente
della Commissione europea, il
lussemburghese Jean-Claude
Juncker, a causa del suo coinvolgimento nello scandalo LuxLeaks sui favoritismi fiscali a
centinaia di multinazionali e
società straniere quando era
premier del Granducato.
Ma, nel silenzio dei capi di
governo europei, è arrivato un
primo prudente appoggio del
ministro delle Finanze tedesco
Wolfgang Schäuble, che ha
sminuito le responsabilità di
Juncker, in passato sostenuto
dalla cancelliera Angela Merkel
nella nomina alla Commissione per conto del loro europartito Ppe. «La pratica è irritante
— ha dichiarato Schäuble in
relazione alle rivelazioni di LuxLeaks —. Ma da lì a rivolgere
accuse personali... Non c’è stata alcuna infrazione delle regole. Le stesse cose sono fatte in
altri Paesi». Il governo di Berlino, preso atto della sensibilità
dell’elettorato tedesco sull’eva-
sione fiscale, punta a far procedere al G20 e a Bruxelles le riforme necessarie a eliminare
l’elusione delle tasse delle multinazionali.
Continua però il bombardamento dei media contro Juncker. Il quotidiano Wall Street
Journal ha accusato l’ex premier del Lussemburgo di essere stato «l’uomo di punta nella
vendita del sistema fiscale del
suo Paese nel mondo», citando
alcune delle tante dichiarazioni in circolazione a Bruxelles in
cui in passato aveva rivendicato
di aver attirato multinazionali
con i favoritismi fiscali. Il quotidiano Washington Post ha segnalato che «una lunga serie di
critici ritiene Juncker l’uomo
sbagliato» per guidare la Commissione.
Nel tam tam di indiscrezioni
in Europa si è accesa l’attenzione anche sulla poco nota Fondazione Schuman del Ppe, che
opera tra Bruxelles e Strasburgo, ma è stata sorprendente-
Direttiva
Lui continua a negare e
promette una proposta
di direttiva sui
favoritismi fiscali
mente domiciliata in Lussemburgo. Attiva anche nei finanziamenti e nelle donazioni per
l’attività politica, questa entità
degli europopolari è stata a
lungo guidata dal lussemburghese Jacques Santer, che nel
1999 dovette dimettersi da presidente della Commissione europea con tutti i commissari
per uno scandalo di frodi, cattiva amministrazione e nepotismo. Vari leader e portavoce
del Ppe, contattati dal Corriere,
si sono detti non al corrente del
perché questa entità sia stata
registrata in un paradiso fiscale
con rigido segreto bancario.
L’eurodeputato Giovanni La Via
di Ncd è entrato nel consiglio
della Fondazione Schuman
«solo da un anno» e conferma
che le attività politiche e culturali vengono sviluppate grazie
anche ai «finanziamenti previsti dall’Europarlamento».
Juncker continua a negare
qualsiasi responsabilità e, in linea con la Germania, promette
«prima possibile» una proposta di direttiva sullo scambio
automatico di informazioni tra
i Paesi sui favoritismi fiscali
concessi alle imprese straniere
dai vari Lussemburgo, Irlanda,
Olanda o Regno Unito. La Commissione europea ha annunciato di voler anticipare addi-
La strage di donne
Medico arrestato
«Non è colpa mia, non era mai successo
prima». Si è difeso così il medico indiano R. K.
Gupta, arrestato per la morte di 13 donne su
cui aveva praticato la sterilizzazione. Il medico
ha puntato il dito su presunti farmaci
contaminati. Il 37% delle indiane si sottopone
a interventi di sterilizzazione. ( foto Reuters)
rittura l’azione del G20 contro
la grande evasione delle tasse
su scala internazionale e di voler mettere davanti alle loro responsabilità i governi da sempre impegnati a frenare l’armonizzazione fiscale nell’Ue. Il
commissario per gli Affari economici e la Fiscalità, il francese
Pierre Moscovici, ha considera-
to possibile procedere su questa materia, che da sempre a
Bruxelles viene annacquata e
rinviata in continuazione, perché ora «c’è la pressione dell’opinione pubblica che non
sopporta più l’evasione e la frode fiscale».
Ivo Caizzi
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Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
18
Cronache
A Tor Sapienza lo sgombero dei minori
Dopo le proteste dei residenti contro i migranti, via i primi 36 rifugiati. Oggi tocca ai maggiorenni
«Bene, adesso saranno
contenti, no? I ragazzi sono stati portati via e le strade saranno
più tranquille...». Gabriella Errico ironizza rassegnata. Poco
prima la presidente della cooperativa «Un Sorriso» è stata
quasi aggredita davanti al centro d’accoglienza di viale Giorgio Morandi. L’ultimo atto di
violenza in un quartiere che,
per ora, ha vinto la sua battaglia: 36 rifugiati minorenni,
più nove minori italiani, sono
stati trasferiti ieri pomeriggio
da Tor Sapienza su ordine di
Comune e Prefettura dopo due
notti di scontri e un’altra di forte tensione. Oggi il programma
prevede che una quarantina di
maggiorenni segua la stessa
sorte. La loro destinazione sono alcuni centri d’accoglienza
in periferia e in provincia. Uno
sarebbe quello di Castelnuovo
di Porto, sulla Tiberina. La
pressione dei comitati dei residenti, che mercoledì avevano
incontrato il sindaco Ignazio
Marino, ha dato i suoi frutti: il
Campidoglio aveva avuto una
settimana di tempo per sgomberare i rifugiati. Sono bastate
poche ore.
«La struttura è stata gravemente danneggiata e al momento in molti suoi spazi è inagibile. Nei confronti dei minori
ROMA
Le tappe
● Nel quartiere
romano di Tor
Sapienza,
periferia est
della capitale,
da lunedì sono
in corso
tensioni tra
alcuni residenti
e i rifugiati
ospiti del
centro di
accoglienza
«Un sorriso»,
aperto dal
2009 in viale
Giorgio
Morandi
● Martedì sera
gruppi di
persone a volto
coperto hanno
attaccato il
centro, protetto
dalla polizia,
con bombe
carta, sassi e
bottiglie: 14 i
feriti
● Nuove
tensioni
mercoledì,
quando uno dei
rifugiati
stranieri è stato
ferito al volto e
una lite con
lanci di bottiglie
e sassi contro il
centro e di
oggetti lanciati
in risposta è
scoppiata dopo
che a un
migrante era
stato rifiutato
l’ingresso in un
bar
denti un gesto distensivo, per i
rifugiati una trappola per l’ennesimo agguato. E per qualche
attimo si è temuto di nuovo il
peggio con lanci di bottiglie
contro i rifugiati.
In meno di due ore - su un
pullmino bianco con i vetri
oscurati e qualche auto privata
- i minorenni hanno lasciato
viale Morandi nel silenzio generale. Una prima conclusione
della vicenda che potrebbe tuttavia accreditare nuove prote-
ste in altri quartieri romani dove ci sono situazioni anche
peggiori. «Qui hanno già detto
che il prossimo palazzo da attaccare sarà quello di via Collatina», confermano i volontari
del centro. Un edificio enorme,
occupato da anni da rifugiati
africani che ci vivono in condizioni disperate. Nel pomeriggio la direttrice Errico ha organizzato un’assemblea con chi è
rimasto. Le porte del pianterreno sono ancora protette dalle
Il presidio
Qui sotto,
alcune abitanti
di Tor Sapienza
circondate da
telecamere
durante lo
sgombero del
centro «Un
sorriso». In
basso, militari
all’ingresso
della struttura
(foto Eidon; Ap)
Sotto il colonnato di San Pietro
E in Vaticano arrivano
le docce per i clochard
Tre docce sotto il colonnato di San Pietro,
all’interno dei bagni per i pellegrini. Saranno
destinate ai senzatetto che stazionano nei
dintorni della basilica di San Pietro. I lavori per
costruirle inizieranno tra pochi giorni, il 17
novembre. A volerle, il vescovo Konrad
Krajewski, elemosiniere di papa Francesco, che
ai primi d’ottobre si era sentito dire, da un
clochard di origini sarde incontrato in via della
Conciliazione, «non posso venire al ristorante
con te, padre, perché puzzo». Una decina di
parrocchie romane seguiranno l’esempio del
Vaticano. Agli indigenti saranno anche destinati
200 mila euro del fondo per le elemosine.
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barricate, i muri sono pieni di
buchi, le vetrate rotte. «Ve la
sentite di restare ancora?», ha
chiesto agli ospiti e agli operatori. Qualcuno ha proposto di
allearsi con i Movimenti di lotta per la casa. «È chiaro che se
usciamo, chi ci attacca occuperà subito il palazzo. L’hanno
sempre detto», assicurano dalla cooperativa. I raid, con tentativi di irruzione e di bruciare
tutto, potrebbero coinvolgere
ora altri stranieri che vivono a
Tor Sapienza. La rabbia non si
placa e i toni sono quelli di
sempre: «Non siamo razzisti,
siamo solo stanchi. Non avremo vinto finché non se ne saranno andati via tutti».
Per questo la polizia ha l’ordine di non muoversi. Anche
perché oggi è previsto l’arrivo a
Tor Sapienza dell’eurodeputato
leghista Mario Borghezio e forse nei prossimi giorni anche
del leader Matteo Salvini. Ieri
sera gli abitanti hanno incontrato la presidente di Fdi-An
Giorgia Meloni. E il Comitato di
quartiere cerca adesso di smorzare i toni: «Il trasferimento dei
ragazzi è una sconfitta dei cittadini, grazie alla politica: chi
paga è il più debole, sia i cittadini sia gli immigrati».
Rinaldo Frignani
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Il retroscena
I timori del Viminale
che convoca il prefetto
«Decisione condivisa»
ROMA Una trattativa troppo bre-
● Ieri è stato
disposto il
trasferimento
dei rifugiati
minorenni in
altri centri del
Comune di
Roma
Roma Capitale ha degli obblighi di legge nazionali e internazionali di tutela e protezione», spiegano dal Comune. Ma
ad accelerare il trasferimento,
sotto scorta di polizia e carabinieri, sarebbe stata anche la
scaramuccia scoppiata ieri
mattina dopo che un ragazzo
africano si è visto rifiutare un
caffè nel bar del quartiere. Poco
dopo gli stessi baristi gli hanno
portato la tazzina davanti al
centro d’accoglienza. Per i resi-
ve, l’impressione di aver ceduto
alla piazza. «Una resa ai malumori della gente di Tor Sapienza» che potrebbe provocare
una reazione a catena nella
complessa realtà dei centri di
accoglienza per rifugiati della
Capitale e delle occupazioni
abusive, ma fino a oggi tollerate, di palazzi dove vivono migliaia di stranieri. Al Viminale
il trasferimento dei minorenni
dalla struttura di viale Giorgio
Morandi è stata vista quasi come un’evacuazione, una fuga.
Un precedente da non sottovalutare alla luce della guerriglia
Ministro
● Angelino
Alfano, 44 anni,
presidente del
Nuovo
centrodestra, è
ministro
dell’Interno dal
febbraio di
quest’anno
urbana e delle pressioni dei residenti che lo hanno provocato.
Perché d’ora in poi - come la vicenda di Corcolle insegna - i romani potrebbero ricorrere allo
stesso sistema - proteste e
scontri - per spingere le autorità a prendere provvedimenti
accantonati per troppo tempo.
Anche per questo motivo ieri
sera il ministro dell’Interno
Angelino Alfano ha convocato
il prefetto Giuseppe Pecoraro e
il questore Nicolò D’Angelo.
Per fare il punto della situazione, capire cosa ha portato al
provvedimento del Comune e
quali potranno essere le conse-
guenze immediate nel delicato
equilibrio nella convivenza fra
romani e immigrati che, in alcuni quartieri della Capitale, ha
più volte evidenziato crepe pericolose. Anche nelle ultime
settimane, come l’omicidio di
un pachistano a Tor Pignattara
pestato a sangue per strada.
Lo spostamento
Gli ospiti si trovavano al
piano terra dell’edificio,
che è la parte
considerata inagibile
Una giornata convulsa, vissuta
fra la perplessità per la soluzione trovata alla crisi di Tor Sapienza e la consapevolezza che
realtà come queste non possono comunque essere risolte
soltanto facendo ricorso all’ordine pubblico. Tenendo d’occhio quello che potrebbe accadere oggi, sempre a Roma, dove sono previste ben 11 manifestazioni, fra cortei e sit-in, con
la partecipazione di Cobas, studenti, precari, centri sociali, no
Tav. Quello considerato più a
rischio - da piazza della Repubblica a piazza Vittorio - passerà
davanti al ministero delle Fi-
nanze, percorrerà strade piene
di banche e di negozi di catene
già colpite in passato.
Ci saranno anche iniziative
di sostegno proprio ai rifugiati
e quanto accaduto a Tor Sapienza, con le accuse di razzismo agli abitanti e il repentino
sgombero dei ragazzi stranieri,
potrebbe trasformarsi in uno
dei temi caldi della giornata.
Solo in serata, al termine del
vertice, dal Viminale c’è stato
un avvicinamento alle posizioni prese dal Campidoglio. Ma
soltanto per ragioni tecniche.
«La decisione di trasferire i migranti è stata presa dal Comune
in condivisione con il prefetto è stato fatto notare -: questo
perché i minorenni si trovavano al pianoterra del centro, la
parte più inagibile della struttura. L’area rimane comunque
vigilata».
R.Fr.
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Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
CRONACHE
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Sul viale
Uno scorcio del
palazzo di otto
piani, abitato
da 500
famiglie, in
viale Giorgio
Morandi, a Tor
Sapienza. Il
caseggiato si
trova di fronte
al centro di
accoglienza
«Un sorriso»
(foto Benvegnù
/Guaitoli/Lannutti)
L’intervista
di Goffredo Buccini
«Nelle periferie non luoghi
la politica dimentica la gente»
Chi è
Il sociologo Abis: il tessuto urbano in ritardo sullo sviluppo sociale
Renzo Piano li chiama
«rammendi». E accidenti se
c’è da rammendare, nelle
banlieue di Milano e Roma.
«Vede, ci siamo occupati
troppo a lungo delle città senza
preoccuparci della gente, questo è il risultato», sospira Mario
Abis, il sociologico del gruppo
G124 inventato da Piano per riqualificare le periferie italiane:
«La politica non ha mai ragionato sul Paese. Ora noi partiremmo dai... rammendi di un
grande architetto per arrivare a
una tessitura delle città».
Professore, a Milano e Roma gli ultimi si massacrano
con i penultimi, nodi e conflitti vengono al pettine...
«Sì. È stato tutto a lungo in
ebollizione, ora tutto scoppia,
in strutture sociali complesse e
con diversi tipi di povertà».
Cosa sta cambiando?
«Viene meno il proletariato
urbano. Ci sono forme multietniche, diverse tipologie di abitanti delle periferie».
E c’è la crisi, ovviamente.
«Con la disoccupazione e
una esplosione planetaria delle
diseguaglianze. Intanto cambiano anche le città, diventano
grandi aree metropolitane. Milano ha un milione e duecentomila residenti ma un’area metropolitana di cinque milioni
di persone. Si arriva a territori
senza identità, non luoghi: è la
periferizzazione delle città che
s’accompagna a isolamento,
Milano
Lanci di uova
e cariche di agenti
per le case Aler
Momenti di grande tensione
ieri mattina quando la polizia
ha sgomberato due famiglie
che occupavano abusivamente
alloggi Aler in un palazzo di via
Salomone 50, periferia est di
Milano. Il traffico è andato in
tilt e i mezzi pubblici sono
rimasti bloccati per ore. Lancio
di uova e legni contro le forze
dell’ordine che hanno caricato
tre volte per disperdere una
cinquantina di inquilini scesi
in strada per protestare contro
gli sgomberi. Tre poliziotti
sono rimasti leggermente
feriti. Fino alle 15 il quartiere è
rimasto paralizzato.
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12
Mila
Gli abitanti
della zona di
Tor Sapienza,
alla periferia
est di Roma,
interessata
dagli scontri
enclave chiuse, competizione
tra le molte etnie».
Dopo tre giorni di tafferugli a Tor Sapienza, s’è deciso
di trasferire i migranti ospiti
dal centro assediato. Un cedimento repentino: non rischia
di produrre emulazione?
«Sì, c’è il pericolo di una spirale di imitazione. Pensi alle
banlieue francesi. È molto possibile che questo meccanismo
si riproduca, magari in altri
punti della periferia romana, o
napoletana o palermitana».
A Milano l’impressione che
lo Stato abdichi di fronte al
racket delle occupazioni è
fortissima in queste ore...
«La mancanza dello Stato e
della pubblica amministrazione è totale, direi. Come la mancanza di piani strategici e cultura della prevenzione».
Perché non si riesce a fare
un piano regolatore decente?
«Perché il territorio è visto
come una situazione fisica,
asettica. Lei allo Zen di Palermo può portare anche il migliore architetto, ma se non c’è
relazione tra tessuto urbano e
sviluppo sociale, non ne esce».
Pensando alla gente, eh?
«Appunto, alla gente».
A Tor Sapienza come altrove, è palese che un brutto ambiente produca gente feroce.
«Quando dico ambiente so-
● Mario Abis
(sopra),
sociologo,
insegna allo
Iulm di Milano
● È consulente
scientifico del
Gruppo G124
coordinato da
Renzo Piano
per la
progettazione
delle nuove
periferie
stenibile questo intendo. Proprio sull’estetica delle periferie
lavoriamo con Piano. Etica e
estetica vanno assieme».
Come dice monsignor Bregantini, del resto.
«Ora l’occasione sono le
aree metropolitane. Cosa ci
mettiamo dentro? Se ne facciamo una sommatoria di paesi,
saranno l’incubatore del conflitto».
I francesi questo problema
se lo sono posto nel 2003, con
un piano nazionale. E Marsiglia è diventata un modello.
Perché noi non ci riusciamo?
«Perché siamo burocratici,
macchinosi e lenti. Le città si
sviluppano a un passo che la
nostra micidiale burocrazia
non regge. Questo si può superare nelle piccole comunità».
E non serve un progetto
nazionale?
«Certo. Ma il senso di questo lavoro di Piano è produrre
proprio idee e spunti che portino a una visione nazionale».
Ci vorrebbe una politica.
«Ci vorrebbe. E le aree metropolitane sono l’occasione
per creare un ceto politico
aperto. Queste cose non si risolvono a livello centrale. Del
resto ci sono esperienze come
Udine o Lecce dove le cose funzionano e bene».
Già, ma Milano, Roma o
Napoli sono diverse.
«La chiave è la scomposizione delle aree».
Cioè facciamo di Roma
tante piccole Udine?
Il contagio
«È facile che dopo Tor
Sapienza i meccanismi
si riproducano, magari
a Napoli o a Palermo»
«Non me la faccia dire così.
Però, sì, è un discorso di sottoinsiemi collegati da un filo
rosso. Ancora una volta, è una
questione di cultura politica».
Cosa le fa pensare che infine ce l’avremo?
«È una speranza. E anche un
calcolo. La grande competizione internazionale si giocherà
tra le città, non tra i Paesi. E la
politica è tenuta a occuparsene, a guardare alle città con occhi diversi. Altrimenti saremo
fuori dalla competizione economica internazionale».
All’aeroporto di Catania, da
mesi, un cartello affisso dalla
Questura sconsiglia ai turisti i
quartieri periferici ad alto degrado: il primo della lista è Librino. Proprio a Librino, il
gruppo di Renzo Piano ha individuato il «Campo San Teodoro liberato» e la vicina scuola Brancati come punto di ricucitura del tessuto urbano.
Rammendi.
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Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
CRONACHE
Il Po sorvegliato speciale. «Ci toglie il sonno»
Il fiume 7 metri sopra il suo livello, allarme di Gabrielli. Vicino a Crema un’altra vittima del maltempo
5,8
Milioni
Gli italiani
esposti a un
elevato rischio
idrogeologico
100
Milioni di euro
I danni causati
dal maltempo
soltanto
in Piemonte
C’è un altro morto per il maltempo, un agricoltore annegato mentre manovrava una chiusa in un canale nei pressi di
Crema. «E cinque morti in pochi giorni per un evento del genere sono troppi»: le parole di
Franco Gabrielli, capo della
Protezione civile, sono la sintesi esatta della giornata in cui il
maltempo ha concesso una
momentanea tregua al Nord
Italia ma dove si resta ancora in
apprensione perché da domani
riprenderà a piovere.
Dopo che il lago Maggiore
alle 17 di ieri ha raggiunto il suo
livello massimo (3,52 metri sopra la sua quota abituale), rimanendo fuori dal suo perimetro in molte località del Piemonte, della Lombardia e della
Svizzera, è il Po il nuovo sorvegliato speciale. «Ci sta togliendo il sonno», aggiunge Gabrielli. L’onda di piena sta
scendendo a valle, la pioggia e
l’acqua portata dagli affluenti
hanno fatto salire rapidamente
il fiume che attraversa la Pianu-
Sott’acqua
Così si è
risvegliata
ieri la città
di Locarno,
sulla sponda
svizzera del
lago Maggiore:
il livello del
bacino d’acqua
ha registrato
valori oltre i tre
metri rispetto
alla media
(foto di Nicola
Demaldi/Eq
Images/Ipp)
I punti critici sul Po
Cremona
Piacenza
7 6,83
Po
Livello III (massimo)
Valore registrato
Mantova
Casalmaggiore
5,6 5,62
Parma
Boretto
6,5 6,62
Fonte: Agenzia interregionale per il fiume Po - Valori delle 21.30 di ieri
Po
Borgoforte
7 6,78
Sermide
9 8,17
ra Padana. Il Po ha già avvicinato i livelli di criticità massima a
Piacenza, Cremona e nel Mantovano. Entro il pomeriggio di
oggi farà altrettanto nel Ferrarese e nel Polesine fino al delta.
Secondo l’Aipo, l’agenzia che
sorveglia i saliscendi del fiume,
il livello, già ieri in alcuni punti
7 metri sopra lo zero idrometrico, continuerà a crescere per
48 ore.
Che cosa significa in pratica?
Che il fiume in molti punti è già
uscito dal suo letto abituale (a
Piacenza ieri è rimasto a lungo
chiusa la tangenziale) e sta progressivamente invadendo le
cosiddette aree golenali, vale a
dire i terreni che sono il naturale sfogo delle piene. Ma sulle
quali sorgono case, aziende,
cascinali destinati a finire a
mollo. «Ci sono golene abitate:
questo è il Paese in cui viviamo», ha commentato amaramente Gabrielli. Il numero uno
della Protezione civile ha parlato ieri da Carrara, dove la situazione è ancora critica e dove si
scruta il cielo con apprensione
in attesa delle nuove piogge. A
scanso di pericoli non viene
esclusa la possibilità di evacuare parte della popolazione. Gabrielli si è soffermato su quanto accaduto nei giorni scorsi
lungo il corso del Carione, il
corso d’acqua che attraversa
Carrara: «L’argine del Carione
non doveva saltare, non è stato
costruito nel Medio Evo e questa volta il maltempo non c’entra nulla. L’esasperazione che
ha portato i cittadini nei giorni
scorsi ad assediare il municipio mi preoccupa».
Ma intanto la lista dei morti
si allunga, cinque in una settimana. Ieri è toccato ad Armando Vagni, 37 anni, agricoltore
di Moscazzano (Cremona): stava alzando la paratia di un canale divenuto troppo gonfio
d’acqua quando è caduto rimanendo incastrato sotto le pale
di un mulino.
Claudio Del Frate
@cdelfrate
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Genova
Appalti dell’alluvione
Escort e cene di lusso
usate come tangenti
Bufera giudiziaria sull’azienda municipalizzata dei
rifiuti genovese, l’Amiu (al 94
per cento del Comune). È finito
in carcere per associazione per
delinquere, corruzione e turbativa d’asta il dirigente responsabile degli acquisti Corrado
Grondona (56 anni). Insieme
con lui in manette sei imprenditori, Gino, Vincenzo e Luigi
Mamone della Ecoge, pezzi da
novanta delle ditte di movimento terra in Liguria, Stefano
e Daniele Raschellà della Edildue, Claudio Deiana. Sono indagati con richiesta del gip di
sospenderli dal lavoro altri due
dirigenti della nettezza urbana.
Secondo l’accusa Grondona
avrebbe favorito in diversi mo-
GENOVA
Il trucco
Gli imprenditori
sapevano in anticipo
l’offerta dei concorrenti
e giocavano al ribasso
Le intercettazioni
Uno dei dirigenti
arrestati viene definito
da chi lo corrompeva
«un malato di sesso»
di, ad esempio affidando loro
importanti lavori post-alluvione nel 2010 e nel 2011, le ditte
dei Mamone, Raschellà e Deiana, in cambio di «utilità» che si
traducevano soprattutto in serate «tutto pagato» con cena
elegante più escort. Deiana pagava anche l’affitto (520 euro al
mese) di un appartamento dove Grondona teneva — scrive il
gip — «attività erotiche».
«Un malato di sesso» lo definiscono gli imprenditori nel
vantarsi di come lo manovrassero a piacimento. Dopo ogni
«prestazione» delle escort in
alberghi di Tortona e Novi Ligure, Grondona ringraziava i
suoi amici con sms: «Bellissi-
ma serata, grazie», alle ragazze
invece mandava messaggini di
apprezzamento, «sei eccezionale». Il dirigente si sarebbe
fatto anche pagare le riparazioni dell’auto, sua e dei familiari,
e lavori edili in casa, una catena
di «favori» che consentivano,
secondo l’accusa, a Mamone e
amici di aggiudicarsi con particolari accorgimenti (sapevano
cosa offriva la concorrenza) gli
appalti di Amiu.
Nelle intercettazioni di Gino
Mamone che convocava Grondona al bar «per un caffè» e gli
dava disposizioni su come giostrare gli appalti è comparso
anche il nome di Paolo Momigliano, presidente di Amiu fino
al 2008 e attualmente presidente di Fondazione Carige.
Gino Mamone parlando con un
altro imprenditore si vanta di
aver raccomandato Grondona:
«È all’ufficio acquisti grazie a
me, quando io potevo parlare
con Momigliano e company...
andavo con lui al bar tutti i sabati». L’affermazione definita
«plausibile» dal gip viene categoricamente smentita da Momigliano: «Avrò visto quella
persona due o tre volte, è tutto
falso e valuterò se procedere
per vie legali».
Mamone e i suoi amici si sono aggiudicati dal 2010 al 2013,
grazie al rapporto con Grondona, non solo lavori post-alluvione per 585 mila euro bypassando le gare con il sistema
della «somma urgenza», ma
anche appalti relativi alla discarica di Scarpino, attualmente chiusa, al centro di un’altra
inchiesta giudiziaria per danni
ambientali. Per l’appalto di
Scarpino Raschellà vinse la gara offrendo un ribasso abnorme del 58,58 per cento, salvo
poi ottenere a parte il pagamento a titolo di «affitto» di
scavatori e pale meccaniche.
Genova è in emergenza sul
fronte dei rifiuti (deve spedirli
fuori regione) proprio per la
chiusura forzata di Scarpino
che non è a norma.
Erika Dellacasa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
CRONACHE
Ruby, condanne ridotte
«Fede ignorava l’età»
In appello Mora da 7 a 6 anni, 3 anni invece di 5 per Minetti
L’ex impresario: ho terrore del carcere, ma non mi pento
Il processo
● Il cosidetto
«Ruby bis»
vedeva
imputati Mora,
Fede e Minetti.
Le accuse,
a vario titolo,
erano di
induzione
e favoreggiamento della
prostituzione
anche minorile
nelle serate
nella villa
di Berlusconi
MILANO Nel giro delle cene e dei
dopocena di Arcore nessuno
sapeva che Ruby era minorenne. Non lo sapeva Emilio Fede,
non lo sapevano Lele Mora e
neppure Nicole Minetti: per
questo i giudici della terza sezione d’Appello riducono le pene e condannano i tre imputati
del processo Ruby bis solo per
la prostituzione delle maggiorenni del bunga bunga, seguendo il solco della sentenza
che a luglio, sempre in appello,
ha assolto Silvio Berlusconi.
Anche la sentenza di ieri
(presidente Arturo Soprano,
giudici Simone Improta e Maria Rosaria Mandrioli) conferma in parte la ricostruzione
dell’accusa, e cioè che tra il
2009 e il 2010 in casa dell’allora
presidente del Consiglio c’era
un viavai di giovani ragazze che
si prostituivano per soddisfare
il «piacere sessuale» di Berlusconi, dissero i pm Boccassini e
Sangermano in primo grado.
Attività favorita dall’ex direttore del Tg4 Emilio Fede, dall’ex
agente dello spettacolo Lele
Mora e da Nicole Minetti, ex
consigliera regionale Pdl in
Lombardia. Le ragazze ricevevano dal padrone di casa soldi
e regali, Fede anche la conferma alla guida del Tg4 e Mora i
finanziamenti per la sua agenzia in crisi. Con l’entrata a Villa
San Martino della 17enne Karima El Mahroug, una marocchina semisbandata arrivata dalla
Sicilia, il 14 febbraio 2010 lo
scenario cambiò perché la Procura da quella data delineò l’accusa di prostituzione minorile
In Francia
Uccide la viscontessa
nel suo castello
e si finge un parente
Il luogo
● Il castello di
Caumont sorge
a una
quarantina di
chilometri da
Tolosa, in
Francia
● È stato
sempre di
proprietà della
stessa famiglia
e la donna
uccisa ieri,
Michèle de
Castelbajac, ci
vive dal 1979.
Nel 1985 la
grande
struttura è
stata aperta al
pubblico per
visite guidate
● Il castello è
realizzato in
pietra e
mattoni. Si
compone di
due parti: il
vecchio
castello,
costruito sul
sito di un
castello che
apparteneva a
Gastone di Foix
(importante
signore feudale
di Guascogna e
Linguadoca);
quella attuale,
costruita in
epoca
rinascimentale
tra il 1525 e il
1535
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Il castello di Caumont è un gioiello rinascimentale a 40 chilometri da Tolosa, abitato da
secoli dalla stessa famiglia. Nel 1979 vi si trasferirono la viscontessa Michèle de Castelbajac e il
marito, cugino dello stilista Jean-Charles de Castelbajac. Nel castello, noto per i concerti di musica classica e per il grande parco aperto ai turisti, la 78enne Michèle de Castelbajac viveva ormai da sola, dopo essere rimasta vedova nel luglio scorso. Mercoledì la donna è stata aggredita
e uccisa da uno squilibrato, che poco prima aveva investito con l’auto e tolto la vita anche al
99enne ex sindaco del paesino Cazaux-Savès,
282 abitanti.
L’atmosfera tranquilla della campagna nel
Sud della Francia e i rituali aristocratici fuori dal
tempo del castello di Caumont sono stati travolti
da un uomo di 28 anni, già conosciuto per precedenti problemi psichiatrici, che lavora in
un’azienda vinicola di Agen, nel dipartimento
Lot-et-Garonne. Mercoledì mattina l’uomo era
andato nella zona del castello per incontrare una
persona conosciuta su Facebook. Vedendolo arrivare senza preavviso, e intuendo che non era
lucido, la donna ha chiamato la polizia. Questo
ha scatenato la follia del 28enne, che ha rubato
un’auto e ha cominciato a percorrere le strade di
Cazaux-Savès a grande velocità, finendo per
prendere a bersaglio e investire — volontariamente, assicurano i testimoni —, il quasi centenario ex sindaco Hubert Baron, che è morto sull’ambulanza.
Poi l’uomo ha rubato una seconda auto, e si è
diretto verso il castello di Caumont. È entrato
nella proprietà. La viscontessa ha sentito dei rumori sospetti e ha telefonato a degli amici per
chiedere aiuto. L’assassino l’ha raggiunta e l’ha
colpita più volte alla testa. Quando i conoscenti
sono arrivati lo hanno subito visto all’entrata:
l’uomo affermava di essere il padrone di casa e di
fare parte della famiglia Castelbajac. Poi li ha salutati ed è tornato all’interno, e a quel punto è
stata finalmente avvisata la polizia. Gli agenti
hanno trovato il corpo della viscontessa in una
pozza di sangue, con il cranio fracassato. L’assassino, che si aggirava ancora dentro il castello, è
stato arrestato. Tra i due omicidi sono passate
circa due ore, dalle 12 alle 14.
«Il presunto colpevole ha dichiarato di avere
agito volontariamente — ha detto il procuratore
di Auch, Pierre Aurignac —, e dà delle spiegazioni deliranti sul suo gesto. Afferma di avere eseguito gli ordini di alcune voci nella sua testa, e di
essere a casa sua nel castello». È stato sottoposto
a trattamento sanitario obbligatorio, verrà trasferito in un’ospedale speciale per malati pericolosi.
Stefano Montefiori
PARIGI
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che, costata in primo grado la
condanna di tutti (tranne Minetti), svanisce in appello. A
cominciare da Berlusconi, che
dopo aver avuto 7 anni, fu assolto da questo reato e da quello di concussione per costrizione contestato per la telefonata
in questura che portò all’affidamento di Ruby alla Minetti.
Una sentenza con la coda polemica delle dimissioni del presidente del collegio Enrico
Tranfa andato in pensione con
15 mesi di anticipo.
Anche se Fede conobbe Ruby a settembre 2009 in un concorso di bellezza in Sicilia, dove
presentò la bella e formosa marocchina addirittura come una
«13enne», per l’appello ciò non
dimostra che quando la rivide
mesi dopo ad Arcore potesse
Lele Mora
Ex manager
dello spettacolo
7 anni
La pena inflitta
in primo grado
6 anni e un mese
La pena in
Appello è però in
«continuazione»
con quella
per bancarotta
Emilio Fede
Ex direttore
del Tg4
7 anni
La condanna
ricevuta in primo
grado
4 anni e 10 mesi
In appello è
stato assolto da
alcune accuse e
altre sono state
riformulate
Nicole Minetti
Ex consigliere
regionale della
Lombardia
5 anni
Era stata la pena
in primo grado
3 anni
La condanna
di ieri per via
delle attenuanti
generiche
21
ricordarsi di lei. Per il giornalista, difeso dagli avvocati Maurizio Paniz e Alessandra Guerini, la condanna scende da 7 a 4
anni e 10 mesi per il solo favoreggiamento della prostituzione delle ragazze maggiorenni,
tra le quali viene collocata Ruby, e per aver tentato di indurre
alla prostituzione Chiara Danese e Ambra Battilana, le miss
piemontesi fuggite inorridite
da Arcore, e Imane Fadil, la marocchina con aspirazioni da
giornalista.
Nessuna prova neanche su
Mora (difeso da Gianluca Maris
e Nicola Avanzi) che arruolò
Ruby nella sua scuderia, condannato però anche per induzione delle maggiorenni: la pena si riduce e, sommata ai 4 anni e tre mesi per la bancarotta
della Lm, in parte scontati tra
carcere e affidamento, da 7 arriva a 6 anni e un mese in «continuazione». «È una vittoria.
L’idea di farmi ancora 7 anni
mi terrorizzava. Non mi pento
di nulla», dichiara in aula. Nicole Minetti, difesa da Pasquale
Pantano e Paolo Righi, accusata della gestione delle case dell’Olgettina, ottiene le attenuanti e con esse lo sconto da 5 a 3
anni per favoreggiamento della
prostituzione.
Giuseppe Guastella
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22
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
CRONACHE
La Curia si scusa per la lettera ai prof sui gay
Milano, polemiche per la richiesta ai docenti di religione di segnalare le scuole in cui se ne parla
La retromarcia della Diocesi: «Volevamo solo valutare le esigenze di formazione di chi insegna»
Proteste
● Un gruppo di
senatori del pd
ha chiesto con
un’interrogazione al
ministro
dell’istruzione
Giannini di fare
chiarezza sulla
lettera della
Curia milanese
● Oggi
l’Unione
degli Studenti
manifesterà
davanti
alla Diocesi
MILANO «La comunicazione
mandata sabato 8 novembre
agli insegnanti di religione della Diocesi di Milano da un collaboratore del Servizio Insegnamento Religione Cattolica è
formulata in modo inappropriato e di questo chiediamo
scusa». Cosi la Curia di Milano
guidata dal cardinale Angelo
Scola, alla fine, ha messo una
pezza all’autogol segnato proprio in quella porta che doveva
essere sorvegliata dal responsabile dei prof di religione ambrosiani, don Gian Battista Rota, dopo che una mail riservata
spedita dal suo ufficio agli oltre
6 mila docenti diocesani della
materia li invitava a «segnalare» le scuole in cui parlando di
gay e identità di genere si punterebbe a «delegittimare la differenza sessuale».
In poche ore sulla Curia milanese si era scatenato l’inferno. Di tutte le associazioni gay
ma anche di tutta la politica,
con interrogazioni al Governo e
annunci di manifestazioni davanti al Palazzo arcivescovile.
Persino il presidente della Cei,
Angelo Bagnasco, interpellato
dai cronisti si era mostrato stupefatto: «Mi sembra estremamente improbabile e strano un
censimento di questo tipo nelle scuole».
L’iniziativa aveva creato un
tale imbarazzo ai vertici della
Curia medesima che la lettera
stessa, non appena messa in
circolo, era sparita dal portale
in cui era originariamente apparsa: un sito riservato appunto ai docenti di religione, accessibile solo con password.
Salvo che alcuni tra i prof, non
appena letta la missiva e fatto
un salto sulla sedia, l’avevano
subito stampata. E inviata a la
Repubblica che per prima l’ha
messa ieri in cronaca.
«Cari colleghi — iniziava la
lettera — come sapete in tempi
recenti gli alunni di alcune
La lettera
La tabella agli insegnanti
❞
(...) gli alunni di alcune scuole italiane
sono stati destinatari di una vasta
campagna tesa a delegittimare
la differenza sessuale affermando
un’idea di libertà che abilita a scegliere
indifferentemente il proprio orientamento
sessuale (...) Per valutare l’effettiva
diffusione dell’ideologia del «gender»
vorremmo avere una percezione
più precisa del numero delle scuole
coinvolte (...) Per questo chiederemmo
a tutti i docenti di riportarne
il nome nella seguente tabella
scuole italiane sono stati destinatari di una vasta campagna
tesa a delegittimare la differenza sessuale affermando un’idea
di libertà che abilita a scegliere
indifferentemente il proprio
genere e il proprio orientamento sessuale». E proseguiva:
«Per valutare in modo più preciso la situazione e l’effettiva
diffusione dell’ideologia del
“gender” vorremmo avere una
percezione più precisa del numero delle scuole coinvolte, sia
di quelle in cui sono state effettivamente attuate iniziative in
questo senso, sia di quelle in
cui sono state solo proposte.
Per questo chiederemmo a tutti i docenti nelle cui scuole si è
discusso di progetti di questo
argomento di riportarne il nome nella seguente tabella, se
possibile entro la fine della settimana. Grazie». A prendere
l’iniziativa, come scriverà don
Rota, era stato un suo collaboratore che egli non nomina ma
che si chiama don Fabio Landi:
animato da buone intenzioni,
dirà poi il poveretto.
Alla fine, dopo una giornata
intera di schiaffi, la Curia ha
deciso che c’era solo una cosa
da fare: chiedere scusa, appunto. «L’intento originario —
precisa don Rota tentando di
difendere il suo collaboratore
— era quello di conoscere dagli insegnanti di religione il loro bisogno di adeguata formazione per presentare, dentro la
società plurale, la visione cristiana della sessualità in modo
corretto e rispettoso di tutti».
Una lettera, questa sì, divulgata ufficialmente dal portavoce del cardinale Scola e scritta
con un lessico — a partire dall’espressione «società plurale»
— in cui l’arcivescovo sa di potersi rispecchiare. Solo a quel
punto la polemica si è spenta.
Almeno fino a ieri sera.
Paolo Foschini
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● Il caso
Noi e quei 52 indifferenti
di fronte a una donna
aggredita in ascensore
Le immagini
Il ragazzo
la aggredisce,
la insulta,
alza le mani
contro di lei
Succede tutto
(per finta) in
un ascensore
svedese e
davanti a
testimoni
Ma in 53 casi
interviene
solo una
donna
che avverte:
«Se la tocchi
chiamo
la polizia»
A quel punto i
finti fidanzati
la ringraziano
(Sthml Panda)
di Paolo Di Stefano
C
he cosa fareste se vi
capitasse di assistere, in
un ascensore, al litigio
di una giovane coppia in cui
lui le urla furiosamente
qualcosa, la prende per il
collo, la agita per le spalle, le
tira i capelli e minaccia di
malmenarla, mentre lei
mostra di non sapersi
difendere e chiede aiuto? La
domanda pronunciata a
freddo potrebbe anche
ottenere una risposta
scontata quanto precipitosa:
ma certo, interverrei per
difendere la donna... Prima
di mostrarvi certi della vostra
reazione (a freddo) sentite la
notizia. Un «esperimento
sociale» in Svezia, condotto
dal gruppo di videooperatori STHLM Panda con
una telecamera nascosta, ha
dato un risultato che
troverete alquanto deludente:
su 53 persone, solo una è
intervenuta minacciando di
chiamare la polizia. Era una
giovane donna bionda che ha
alzato la voce e ha incalzato il
violento urlante
minacciando di chiamare la
polizia se avesse continuato a
inveire contro la sua
compagna e a insultarla. Gli
altri 52 «viaggiatori», diversi
dei quali uomini robusti,
hanno fatto finta di niente:
chi si è concentrato sul suo
cellulare, chi ha continuato a
sorseggiare la sua birra come
nulla fosse, chi non ha
smesso di ravvivarsi i capelli
allo specchio, chi si è
spostato in un angolo per
passare il più inosservato
possibile (i video sono stati
postati su YouTube). E anche
quando sull’ascensore le
persone che assistevano a
quell’agitazione erano in
due, hanno preferito ritrarsi
e approfittare della prima
fermata per darsela a gambe.
Ora, sarebbe insensato
pontificare (a freddo) sulla
viltà della maggioranza: «Il
coraggio, uno, se non ce l’ha,
mica se lo può dare», scrisse
Manzoni a proposito di don
Abbondio. Ma se nessuno,
appena uscito da
quell’ascensore, ha neppure
pensato di provvedere a un
Sos immediato (tanto da
lasciare che la scena si
ripetesse 50 volte), non di
viltà bisogna parlare ma di
indifferenza.
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Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
CRONACHE
Elena, la promessa del Pd
che preparava le nozze
travolta dall’auto rubata
quando si decideva ad andare a
convivere con la fidanzata e lui
era appena stato piantato... Insomma, questa è lei, spontanea, pulita, ma al tempo stesso
fortissima e ottimista, non si
arrende mai».
In parrocchia si è spesa come catechista, all’università come rappresentante per gli studente e membro del consiglio
di amministrazione, il suo impegno politico è cominciato
nell’allora Margherita, poi nel
neonato Pd, sia a livello locale
che regionale, fino all’ultimo
successo elettorale che sarebbe riduttivo derubricare come
«generazionale». «Non fai l’assessore comunale per soldi, hai
un rimborso lordo annuale di
1.500-1.700 euro. Lei si è candidata perché crede nella politica
come strumento di carità e di
solidarietà», aggiunge Davide
Lazzari, assessore alla Mobilità
e Trasporti a Pavia.
Elena è una che alza sempre
l’asticella, dice un altro amico.
Ed è forse anche per questo,
per il suo essere semplicemen-
Grave dopo essere stata trascinata per 700 metri
Tra un’udienza e l’altra aveva
mostrato a un collega le foto
degli abiti da sposa che aveva
provato il giorno prima. Qualche ora più tardi, rientrando a
casa dai genitori, è stata investita, trascinata per settecento
metri in una strada pedonale
del centro di Pavia, e abbandonata sull’asfalto sotto il diluvio
da due vigliacchi che viaggiavano a bordo di un’auto rubata. Il
giorno delle nozze sarebbe fissato per il 4 luglio, un sabato. E
don Franco Tassone non vuole
cancellare quella data: «Nel-
Gli impegni
Laureata in Legge,
impegni in politica e nel
sociale, aveva appena
provato l’abito
l’ora della sua prova più ardua e
difficile non smetto di credere
e spero che la sua testimonianza di amore alla città trionfi sul
male».
Elena Madama, fino all’incidente di mercoledì sera, era
semplicemente una giovane
donna di 26 anni laureata in
Giurisprudenza che svolgeva il
praticantato a Pavia e si preparava all’esame di Stato seguendo un corso alla Cattolica di Milano. Impegnata in politica come consigliere comunale del
Pd e vicecapogruppo, era stata
eletta lo scorso maggio ottenendo 481 preferenze: il numero più alto. Una leader, suo
malgrado, dai modi garbati ed
efficaci, pronta a stabilire un
dialogo con tutti e a lavorare
con umiltà. «Rivendicare il peso dei miei voti? Ho così tanto
da imparare!», aveva replicato
a un amico che la metteva in
guardia dopo la vittoria.
È facile parlare bene di una
80
Le vittime
della pirateria
stradale
registrate sino
a settembre
2014 secondo i
dati dell’Asaps
35%
L’incremento
dei morti nei
primi sei mesi
del 2014
rispetto allo
stesso periodo
del 2013
23
I pedoni
deceduti nel
2014 e vittime
di pirati della
strada. A questi
vanno aggiunti
10 ciclisti e due
bambini
persona quando è in condizioni molto gravi, vittima di un incidente indegno e sconcertante. Ed Elena, che ieri sera è stata
trasferita dalla Rianimazione II
del Policlinico San Matteo pavese all’ospedale Niguarda di
Milano dove subirà un delicato
intervento maxillo facciale, è
sicuramente quel tipo di ragazza dallo sguardo pulito per la
quale viene naturale provare
solidarietà e simpatia. Quello
che non è facile, è trovare così
tante persone pronte a raccontare le sfumature del suo carattere con esempi concreti, prove
provate di uno stile di vita coerente con un preciso ideale di
trasparenza e generosità.
Racconta l’avvocato Alessandro Cignoli, che l’ha accolta come praticante: «Non è un supereroe, ma una ragazza della sua
età piena di passione. Qui da
me ha sempre manifestato una
grandissima disponibilità, le
piace frequentare gli uffici giudiziari, non protesta mai, anzi
si offre di andare lei a svolgere
gli adempimenti in cancelleria.
Mi ha parlato di una predilezione per il diritto di famiglia, ma
per adesso fa tutto. Ricordo
quella volta che non stavo bene
e il giudice non volle rinviarmi
l’udienza, e fu lei a venirmi a
prendere a casa». Per Elena, in-
Le riforme
● Con la
riforma del
codice della
strada, in
discussione in
Parlamento, si
vuole
introdurre il
ritiro a vita
della patente
(il cosiddetto
«ergastolo»)
per chi verrà
accusato di
omicidio
colposo
● La legge
delega prevede
la possibilità di
introdurre nel
codice penale
il reato di
omicidio
stradale in
particolare se
commesso da
ubriachi o da
chi è sotto
l’effetto di
stupefacenti
23
La solidarietà
Alla giovane anche la
solidarietà del
presidente Napolitano:
«Colpito e addolorato»
sieme con l’Unione giuristi cattolici, ha organizzato la recita
del rosario nella chiesa di San
Teodoro alle 14.30 di oggi.
Roberto Veronesi, sindaco di
Torre d’Isola e sodale di Elena
nel percorso politico, la descrive come una deliziosa gaffeuse.
«È capace di dire a una donna
che non vede da un po’: “Sei ingrassata?” e lei è incinta! Oppure a un nostro amico chiese
Grave
Elena Maria Madama, 26 anni,
consigliere comunale del Pd a Pavia,
mercoledì è stata travolta e
trascinata per centinaia di metri da
due balordi su un’auto rubata. I due
sono poi scappati: per loro l’accusa è
di tentato omicidio (Photomasi)
te espressione della meglio
gioventù che ogni tanto ci dimentichiamo di avere, che il
presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano si è detto
«colpito e addolorato» per
quanto le è successo, e ha voluto manifestare la sua vicinanza
«ai familiari e a coloro che le
vogliono bene e ne condividono la sofferenza».
La ricerca dei due uomini
che l’hanno investita prosegue.
Gli inquirenti hanno a disposizione la refurtiva trovata nell’auto abbandonata e la Procura
ha aperto un fascicolo per tentato omicidio. La madre e il padre di Elena, con Enrico, il suo
fidanzato, stanno in silenzio,
dirottano le energie mentali
sulla loro ragazza. C’è un matrimonio da celebrare, un futuro
tutto ancora da scrivere.
Elvira Serra
@elvira_serra
(ha collaborato Enrico Venni)
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La polemica
Roma
L’Aeronautica
difende il ministro:
volo autorizzato,
querela ai grillini
Speronata
la macchina
del giornalista
antimafia
«Non si trattava di volo di Stato
ma di un volo addestrativo
dove è previsto il trasporto di
passeggeri autorizzati, come
avvenuto per il ministro della
Difesa nella serata del 5
settembre». L’Aeronautica
militare ha così replicato alla
denuncia presentata dal
Movimento Cinque Stelle alla
Corte dei Conti e alla Procura
della Repubblica nei confronti
del ministro della Difesa
Roberta Pinotti che avrebbe
utilizzato, secondo la
denuncia, un aereo-blu «per
farsi accompagnare a casa
sua». Dall’Aeronautica fanno
sapere che, in merito alle
dichiarazioni rilasciate da
alcuni parlamentari (riferito ad
Alessandro Di Battista pur non
citandolo, ndr), «di aver già
dato mandato di una
denuncia-querela a carico di
tutti i responsabili della
diffusione di comunicazioni
strumentalmente diffamatorie
e infondate».
A Roma, nella notte tra
martedì e mercoledì, l’auto su
cui viaggiava con la scorta
Lirio Abbate, inviato del
settimanale L’Espresso e in
prima linea contro le mafie, è
stata speronata. Secondo il sito
del periodico, dopo l’incidente
la Renault Clio avrebbe fatto
una veloce retromarcia
cercando di scappare. Gli
agenti di scorta l’hanno
inseguita e, grazie al traffico in
tilt, sono riusciti a bloccare il
guidatore mentre un altro
uomo è riuscito a dileguarsi.
Dai primi riscontri della
Squadra mobile, la persona
bloccata e poi rilasciata è un
ragazzo incensurato di 20 anni
che non avrebbe legami con i
clan. Gli inquirenti però
ritengono sospette modalità
dell’incidente e reazione di
fuga. Nella perquisizione
dell’auto è stato trovato un
documento di uno straniero
sul quale si stanno
concentrando le indagini.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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24
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
CRONACHE
25
L’ad di Aruba
Il trentaseienne
che ha strappato
la nuvola
ai colossi del web
Il salto
● Il lander
Philae della
missione
Rosetta è
sull’orlo di un
cratere con due
«zampe»
poggiate sulla
roccia e una
che punta in
alto. Se non
cambierà
posizione non
avrà
abbastanza
energia per
continuare a
lavorare
eccezionale a cento metri dal
punto scelto. Ma poi è rimbalzata volando per due ore, toccando poi di nuovo il suolo e
rimbalzando un’altra volta per
otto minuti. Contrariamente a
quanto era sembrato inizialmente gli arpioni non sono entrati in azione agganciando il
robottino alla superficie. E ora
si trova in una zona d’ombra e
appoggiato male. «Ma non si
sa come — sottolinea Accomazzo —. Di sicuro è in una
posizione instabile e per questo si è deciso di non azionare
alcuna parte in movimento co-
me la trivella perché potrebbe
peggiorare la situazione, impedendo gli altri esperimenti».
Nelle ultime ore si è fotografato il panorama, ripreso il suolo ad alta risoluzione, compiute spettrografie che ne raccontano le caratteristiche. Inoltre
si è compiuta una tomografia
della cometa, lanciando onde
radio che l’hanno attraversata.
Il lavoro scientifico di Philae si
stima quasi completato al 90%.
Ma rimane l’indagine in profondità, che doveva essere
compiuta ieri mattina e invece
è stata rinviata dando la priori-
Quanto ha saltato Philae
Al momento dell’atterraggio il lander ha rimbalzato
per più di 400 metri di altezza
500
455 metri
400
Empire
State
Building
381 m.
300
Torre
Eiffel
300 m.
200
117,75
120,5
112,25
95,75
106,75
90,25
79,25
101,25
Tempo in minuti
Fonte: @AstroPratica
73,75
68,25
62,75
57,25
51,75
46,25
40,75
35,25
29,75
24,25
18,75
0
84,75
Duomo
Milano
108 m.
100
7,75
«Philae potrebbe essere finito in fondo ad una scarpata a
giudicare dal modo con il quale
riceviamo i suoi segnali». Andrea Accomazzo direttore di
volo della missione Rosetta
dell’Esa alterna preoccupazione e ottimismo raccontando la
vita della piccola sonda sbarcata sulla cometa P67/Churyomov-Gerasimenko. Da una parte c’è il bilancio positivo dell’intenso lavoro della decina di
strumenti scientifici entrati in
azione indagando, per la prima
volta direttamente, l’ambiente
di un astro con la coda. Dall’altra non si nasconde l’eventualità (molto alta in questo momento) che debba essere cancellata l’operazione più importante e affascinante: la trivellazione del suolo con lo
strumento nato al Politecnico
di Milano.
«Stiamo cercando di capire
attraverso delle triangolazioni
con la sonda Rosetta in orbita
— dice Accomazzo — di capire
dove sia esattamente Philae. Lo
immaginiamo ma non lo sappiamo. Finora attraverso le fotografie scattate da Rosetta non
si è riusciti a distinguere Philae
fra le rocce». La piccola sonda
aveva posato le tre gambe dove
era stato stabilito: nella pianura Agilkia, con una precisione
13,25
● L’Esa sta
pensando di
raddrizzare il
lander ma se il
tentativo
dovesse fallire
potrebbe
scattare il
comando per
l’ibernazione
che farebbe
entrare Philae
in un sonno dal
quale si
risveglierà solo
quando la
cometa si
avvicinerà al
Sole
Le rocce viste da vicino nelle prime immagini della sonda Philae
L’imprevisto: si è posata su un terreno instabile, non potrà trivellare
metri
● Al momento,
per la posizione
poco adatta, i
tecnici
dell’Agenzia
spaziale
europea Esa
hanno deciso di
non azionare il
trapano,
progettato in
Italia, per
perforare la
superficie della
cometa
Così è fatta una cometa
2,25
● In questa
posizione così
«scomoda»
Philae è finito
durante
l’atterraggio
quando ha
trovato una
resistenza
maggiore del
previsto e ha
fatto un balzo
superiore ai
400 metri di
altezza
Davide che ha vinto contro
Golia. Così la stampa
internazionale ha definito
Stefano Cecconi (nella foto), ad
di Aruba, che si è portato a
casa il dominio — o meglio
l’estensione, come si chiama in
linguaggio tecnico — .cloud.
Un bottino soffiato a Google,
Amazon e Symantec. E che ora
potrebbe trasformare Davide
nel re della nuvola. Trentasei
anni, nato e cresciuto a
Bibbiena, in provincia di
Arezzo dove ha sede la sua
società, Stefano è uno degli
uomini della Silicon Valley
italiana. «Già, in Toscana non
produciamo solo Chianti e
prosciutti», scherza. La sua
Corriere della Sera
tà alle osservazioni possibili.
«Entro questa sera si deciderà
che cosa fare perché non resta
più molto tempo per agire». Al
massimo domattina le batterie
avranno esaurito la loro carica
e i pannelli solari non servono
granché perché nella posizione
in ombra quasi non le ricaricano. «Quindi si sta discutendo
che cosa fare: se resterà abbastanza energia si potrebbe tentare di attivare la trivella sperando che inneschi qualche
movimento, forse anche un
nuovo balzo, sperando che così
trovi una posizione più adatta
per poi compiere pure lo scavo».
Le prospettive, insomma,
non sono buone e per ora sembra prevalere l’amarezza. Però
se i controllori del centro di
Darmstadt dell’Esa riuscissero
a capire come si trova, forse potrebbero compiere azioni più
mirate e salvifiche. Ma il tempo
lascia poche speranze.
Rincuora il fatto che le comunicazioni siano perfette. Però ogni collegamento doveva
durare 4 ore e invece si interrompe un’ora prima del previsto: qualcosa sembra oscurare
la sua antenna. Non rimane che
attendere.
Giovanni Caprara
510
Milioni
La distanza
(in chilometri)
che c’è tra
l’asteroide
67P/C–G
(dove si trova
Rosetta)
e il nostro
pianeta
64
Ore
L’autonomia
delle batterie
di Rosetta. La
missione potrà
continuare se
i pannelli solari
riusciranno
a catturare
i raggi solari
vittoria ha lasciato tanti a
bocca aperta. In pratica,
l’impresa ha comportato
l’esborso di una cifra — si
mormora — per sbaragliare la
concorrenza e presentarsi già
sicuri di vincere all’asta
dell’Icann (l’ente che gestisce
i domini). Cecconi inizia a
lavorare nell’azienda di
famiglia a 18 anni. Al suo
fianco, il padre Giorgio da cui
lo separano solo 20 anni.
Tanto autofinanziamento e
pochi debiti con le banche, la
creatura di famiglia nasce nel
1994 per fornire materiale
tecnologico al settore
ferroviario. Aruba vede
effettivamente la luce nel 2000
con i servizi di free Internet e
web mail. Poi le acquisizioni
all’estero e dal 2011 il Cloud.
Ma anche qualche incidente
come l’incendio della server
farm, che però non ha messo a
rischio un fatturato da 100
milioni di euro. Ora si apre
una nuova fase. Prima la
creazione di un registro per
gestire gli Ntld (i New TopLevel-Domain, le nuove
estensioni) e un contratto da
stipulare con le società che
vorranno offrire il dominio ai
loro utenti. Tanto lavoro per i
500 dipendenti. Ma Cecconi si
concede poche distrazioni:
«Sono un vero nerd, il mio
unico hobby sono i miei
bambini».
Marta Serafini
@martaserafini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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26
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
●
Privilegi Una legge approvata dal consiglio regionale con
voto unanime prevede che dal 1° gennaio nessuno potrà
incassare vitalizi se non dopo i 65 anni. È il buco nella diga
dei «diritti acquisiti» che si credeva compatta
ANALISI
& COMMENTI
di Danilo Taino
Marò, la «quiet diplomacy»
alla prova del G20 in Australia
L’ipotesi (auspicabile)
di un faccia a faccia Renzi-Modi
N
el vortice degli incontri bilaterali
che sempre caratterizzano le
riunioni del G20, domani o
dopodomani sarà interessante
vedere se, al summit di Brisbane, Matteo
Renzi e il primo ministro indiano Narendra
Modi troveranno il tempo di incontrarsi a
quattr’occhi: l’eventualità è allo studio in
queste ore. Sarebbe opportuno: in Italia,
l’attesa per un confronto aperto con l’India
sulla questione marò sta montando ormai
da tempo. Il governo dice di seguire la strada
della «quiet diplomacy» con New Delhi: il
summit in Australia è un’occasione forse
unica per dare impeto a questa strategia,
ammesso che stia dando frutti.
Sia Renzi sia Modi avranno parecchi temi
da affrontare durante gli incontri dei 20
Paesi più rilevanti al mondo, molto da
raccontare circa le riforme strutturali che
entrambi stanno affrontando o dicendo di
volere affrontare. La vicenda di Salvatore
Girone e Massimiliano Latorre, però, è una
delle questioni internazionali più rilevanti,
almeno dal punto di vista dell’Italia, e
merita di essere trattata. Da qualche
settimana, la presidenza del Consiglio l’ha
avocata a sé, dopo che per mesi se n’erano
occupati i ministeri degli Esteri e della
Difesa. I tempi per arrivare a una soluzione
diplomatica sono stretti. Non solo perché il
caso contro i fucilieri di Marina, accusati di
avere ucciso due pescatori indiani il 15
febbraio 2012, dura ormai da mille giorni:
soprattutto perché uno dei marò, Latorre, al
momento è in Italia in convalescenza ma, se
non interverranno fatti nuovi, il 13 gennaio
dovrà tornare a Delhi.
L’Italia ha avanzato una proposta di
soluzione diplomatica, basata su crisi
simili, tra Paesi, del passato. Si tratta ora di
capire se la risposta indiana sarà una
generica pacca sulla spalla — come negli
scorsi due anni— oppure l’accettazione di
un percorso di compromesso e quindi il
passaggio alle discussioni tecniche.
@danilotaino
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analisi dei nostri
editorialisti e
commentatori:
le trovi su
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el consiglio regionale del Lazio
qualcuno, alle due del mattino
di ieri, ha tirato un respiro di
sollievo. Olimpia Tarzia, capogruppo della Lista Storace e
dunque di se stessa, che ne è
l’unico componente (Francesco Storace è anch’egli capogruppo di se stesso, ma a nome
del suo partito La Destra) si è
augurata che quella legge approvata nottetempo metta la
parola fine alle polemiche sui
vitalizi dei consiglieri regionali. Un caso che ha assunto nel
Lazio i contorni di un autentico
scandalo legalizzato, grazie a
norme che hanno consentito
finora agli ex politici locali di
intascare assegni pari a diversi
multipli della pensione media
dell’Inps avendo versato 5 anni
di contributi, ma addirittura
con soltanto qualche settimana
di mandato alle spalle. E magari a 50 anni d’età.
Ora l’andazzo, garantiscono,
finirà. La legge passata con il
voto unanime di tutto il consiglio, grillini compresi, prevede
che dal primo gennaio nessuno potrà più incassare il vitalizio se non dopo aver compiuto
65 anni. I baby ex consiglieri
che già lo riscuotono dovranno
pagare un contributo di solidarietà ancora più salato per chi
di vitalizi ne incassa due (o magari tre) grazie all’assenza di regole che gli stessi beneficiari
non hanno mai voluto fare. La
svolta era inevitabile. I 272 vitalizi pagati oggi nel Lazio assorbono un terzo del bilancio del
consiglio regionale e da qui al
2032 altri 42 ex consiglieri
avrebbero beneficiato dell’assegno a 50 anni. Intollerabile.
Diciamo subito che siamo
ancora lontani da una vera soluzione. Tanto per cominciare,
il cumulo dei vitalizi non dovrebbe essere penalizzato, bensì vietato del tutto. Ma di fronte
CONC
N
● Il corsivo del giorno
VITALIZI, QUEL SEGNALE
CHE ARRIVA DAL LAZIO
di Sergio Rizzo
all’ostinazione con cui lor signori hanno difeso fino allo
stremo questo sistema, la legge
della Regione Lazio ha del miracoloso. Perché è come un buco in una diga che si credeva
compatta e infrangibile. Ovvero, la diga dei diritti acquisiti:
eretta sempre dai diretti interessati con lo spauracchio dei
ricorsi al Tar o alla Consulta
ogni volta che si cercava di
mettere mano a privilegi inaccettabili per un Paese in crisi
nera da sei anni.
Non sappiamo se chi oggi si
mostra sollevato dall’incubo di
ritrovarsi oggetto dell’indignazione popolare abbia fatto
mente locale su questo particolare. Ci aspettiamo però che il
dettaglio non sfugga al governo e al parlamento. Con la messa in discussione dei diritti acquisiti niente ora impedisce
che si faccia una legge nazionale con la quale i trattamenti
previdenziali presenti e futuri
di tutte le Regioni siano finalmente equiparati. Stabilendo
alcuni principi fondamentali.
Come appunto il divieto di cumulo dei vitalizi plurimi, e l’incompatibilità fra l’assegno e i
redditi da lavoro. Soprattutto
quando il datore è pubblico.
Conosciamo situazioni di funzionari pubblici che tuttora
percepiscono contemporaneamente il vitalizio regionale e lo
stipendio magari dalla stessa
soggetto che paga loro la pensione politica. Una follia.
Ma fermarla sarebbe semplicissimo. Basterebbe per prima
cosa estendere ai politici eletti
nelle Regioni le regole già introdotte nel 2008 per gli ex parlamentari. Ai quali viene sospesa l’erogazione del vitalizio
nel caso in cui abbiano il diritto
a una retribuzione pubblica. I
casi non mancano. Si potrebbero citare quelli del presidente del Cnel Antonio Marzano,
del presidente della Consob
Giuseppe Vegas e del commissario dell’Agcom Antonio Martusciello. Del resto non si capisce perché una signora o un si-
D OP O IL SU C CE SSO DI N IEN T E È C O M E SE M BRA
OL T RE 50.000 C O P IE
S G U A R D I
S U L L ’ A L D I L À
IL NUOVO FILM DI FRANCO BATTIATO
IN ESCLUSIVA DA BOMPIANI
IN LIBRERIA
gnore che non ha ancora raggiunto l’età pensionabile e ha
un posto di lavoro debba percepire anche un assegno previdenziale privilegiato.
Per quanto riguarda poi l’entità dei vitalizi rispetto ai contributi versati, che in alcuni casi, come quello dei baby ex
consiglieri laziali, può anche
raggiungere in base all’aspettativa media di vita il rapporto di
venti a uno, va ricordata la proposta del team di esperti di
Massimo Bordignon, incaricato dall’ex commissario alla
spending review Carlo Cottarelli di indagare sui costi della
politica. Secondo costoro si potrebbero ricalcolare gli assegni
in essere su base contributiva,
con un taglio valutato in 50 milioni l’anno sui circa 180 di costo complessivo di tutti i vitalizi
regionali. Un risparmio del 28
per cento. Soprattutto, però,
un bel guadagno di credibilità
per la politica locale. Che ne ha
davvero un gran bisogno.
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LIBRO+FILM
con backstage
del viaggio
a Kathmandu
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
DUE VELOCITÀ
LE COLPE (SEMPRE) ALTRUI
E LA FIDUCIA CHE MANCA
NELL’EUROPA DEGLI ALIBI
di Lorenzo Bini Smaghi
Dialogo Solo un’azione
concertata può risolvere
le divergenze tra le
economie Ue. Ma ogni
Paese tende a vedere una
sola parte dei problemi. E
così risorgono i populismi
S
e «una immagine vale più di 1.000 parole», quella nel grafico qui a destra aiuta a
capire gran parte dei problemi che attanagliano l’Europa. L’andamento divergente tra le principali economie, in particolare quella italiana e tedesca, spiega la diversità di vedute e la difficoltà di cooperare tra i Paesi membri, mettendo a repentaglio la
sostenibilità dell’euro.
Da un lato, i dati mostrano come l’economia
tedesca si sia ripresa egregiamente dopo la crisi,
addirittura meglio di quella americana. Il reddito medio è tornato sopra quello del 2008, la disoccupazione è scesa su minimi storici e il debito pubblico è in calo. Ciò spiega perché, da un
punto di vista tedesco, i problemi dell’area dell’euro vengono considerati principalmente come l’effetto della perdita di competitività e dell’eccesso di debito pubblico e privato accumulato dai Paesi meno performanti, che sono cresciuti di meno in questi anni, in particolare
l’Italia. In questa prospettiva, l’unica soluzione
per ridurre le divergenze è che questi Paesi mettano in atto profonde riforme strutturali e proseguano il risanamento dei conti pubblici. Non
servirebbero politiche espansive in Germania,
dove c’è già piena occupazione.
Dal punto di vista opposto, gli squilibri dell’eurozona nascono, e sono accentuati, da un eccesso di risparmio rispetto agli investimenti da
parte della Germania e di altri Paesi in surplus
esterno, che produce pressioni deflazionistiche
sul resto dell’area e rende più difficile l’aggiustamento. Inoltre, la crisi ha provocato una frammentazione dei mercati dei capitali, che inasprisce le condizioni finanziarie e impone un risanamento troppo veloce delle finanze pubbliche, con effetti recessivi. Ciò spiega perché in
Italia, e in altri Paesi periferici, si ritiene che le
divergenze europee non possano essere corrette senza una politica di rilancio della domanda
interna tedesca, in particolare con maggiori investimenti pubblici e consumi, e una impostazione più espansiva della politica monetaria.
Entrambi i punti di vista, pur essendo parziali, sono corretti. Rappresentano le due facce di
una stessa medaglia. Solo un’azione concertata,
capace di affrontare i due aspetti del problema,
può risolvere in modo sostenibile le divergenze
ed evitare un’implosione dell’unione monetaria. Ma il concerto non è possibile se non c’è fiducia tra le autorità nazionali, e con quelle europee, fiducia che viene continuamente minata
dalle accuse reciproche e dalla mancanza di
leadership.
Per ricostruire la fiducia ciascuna parte deve
sforzarsi di capire le ragioni dell’altra. Da parte
italiana, e di altri Stati come la Francia, è necessario capire che non si può chiedere ai Paesi in
surplus di effettuare politiche di rilancio della
domanda se non si danno prima segnali concreti di attuazione delle tanto annunciate riforme strutturali. Non si possono pretendere misure straordinarie di espansione monetaria se
non si danno in cambio forti rassicurazioni sulla disciplina di bilancio e sulla solvibilità del
debito. Dal lato tedesco, e dei Paesi creditori,
Il confronto
Pil pro capite
Usa
110
100=01/01/2008
Germania
Italia
105
100
95
90
85
2008
2009
Fonte: Datastream
2010 2011
● C’
TOR SAPIENZA, UNA RITIRATA
CHE ASSOMIGLIA A UNA FUGA
COMMENTI
DAL MONDO
La Womenomics
sta cambiando
i Paesi islamici
metà del miliardo e
●
❞ La
600 milioni di
musulmani sono donne.
Senza speranza? Non
proprio. Saadia Zahidi,
senior director del World
Economic Forum, scrive sul
FT che in una sola
generazione il gap di genere
è stato pressoché annullato
nella scuola primaria e
secondaria, e in molti Paesi
si iscrivono all’università più
ragazze che ragazzi (negli
Emirati il rapporto è di 3 a
1). Risultato: le donne
vanno a lavorare, quasi 40
milioni in più rispetto a 10
anni fa. La Womenomics,
l’economia al femminile, sta
già cambiando l’Islam.
2012 2013 2014
d’Arco
invece, bisogna capire che l’aggiustamento di
bilancio e l’attuazione delle riforme strutturali
sono molto più difficili, se non impossibili, da
realizzare in un contesto di bassa inflazione o di
quasi deflazione. Il motivo principale per cui i
tassi d’interesse sono bassi non è che la politica
monetaria è troppo accomodante, come viene
rimproverato dai media e dall’opinione pubblica tedesca, bensì l’eccesso di risparmio accumulato nell’eurozona. E se non ci sarà una ripresa dei consumi e degli investimenti i tassi
continueranno a calare, con un danno per tutti i
risparmiatori.
Il dialogo in Europa non è facile perché in ciascun Paese si tende a vedere solo una parte del
problema e si casca facilmente nella tentazione
di dare la colpa agli altri. I governi, eletti e responsabili di fronte alle rispettive opinioni pubbliche, non hanno l’incentivo a contraddirle e
usano spesso l’Europa come capro espiatorio.
Le istituzioni europee, che dovrebbero avere
una visione d’insieme e fare proposte costruttive, tendono spesso a riprodurre le divisioni tra
Paesi. Chi avrebbe il tempo per riflettere e creare le basi per il dialogo, latita o trova più facile
cavalcare posizioni estreme.
Non c’è da meravigliarsi se in un tale contesto
risorgono i populismi e i nazionalismi. E non c’è
nemmeno da meravigliarsi se la colpa di tale deriva viene data all’Europa.
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27
Il grande merito
del falco Bennett:
dire la verità
●
❞
Come può Gideon
Levy essere «tutto per
Bennett»? Come può la
prima firma del progressista
Haaretz, il giornalista più
inviso alla destra israeliana,
sostenere il superfalco
ministro dell’Economia? Lo
fa con un paradosso, ma
fino a un certo punto. Levy
ricorda l’intervento con cui il
5 novembre Bennett ha
riproposto sul New York
Times il suo piano: niente
Stato palestinese e
annessione a Israele
dell’«Area C» (il 62% dei
territori «autonomi»). Per
Levy è «apartheid», ma
almeno — sottolinea —
Bennett dice ciò che pensa e
pensa ciò che dice. La verità.
a cura di Gianluca Mercuri
è qualcosa di ulteriormente angoscioso nell’epilogo
della tre giorni di
tafferugli a Tor Sapienza. Dopo gli scontri, le
bombe carta, i poliziotti feriti,
gli assalti dei residenti mescolati a picchiatori fascisti contro
il centro d’accoglienza «Un
Sorriso», ieri s’è deciso uno
sgombero «di sicurezza».
Per primi, via i trentasei ragazzini venuti da Libia, Egitto e
Siria e, in quanto minorenni,
tecnicamente posti sotto la tutela del sindaco Marino. Oggi
andranno via anche gli adulti.
Dove? Si vedrà. Per il Comune
di Roma, il palazzone di viale
Morandi 153 sarebbe «inagibile» proprio per effetto degli attacchi subiti. Si tratterebbe insomma di dare una ripulita alle
stanze e alle scale (l’edificio è
gigantesco) per poi riaprire.
Tutti sappiamo che non è così.
E che la precipitosa decisione
presa da Ignazio Marino ha, come comprensibile ragione, il
desiderio di evitare altre giornate terribili alla strada, al
quartiere, a Roma.
Per quanto — ripetiamo —
comprensibili, queste ragioni a
noi sembrano non condivisibili, sbagliate e pericolose. E forse — chissà — anche al ministro dell’Interno Alfano, che ieri ha convocato prefetto e questore.
Nessuno pretende che lo
Stato si arrocchi nella sede del
centro sociale come a Fort Alamo, resistendo a oltranza agli
assalti dei facinorosi. Ma, perbacco, questa ritirata repentina
assomiglia a una fuga: e lo Stato — o il Comune di Roma che
qui lo Stato rappresenta — non
può far decidere a quattro teppisti incappucciati e nerovestiti
tempi e modi della propria politica di accoglienza.
Saggiamente, il vicepresidente del comitato di quartiere, Roberto Torre, coglie poi
l’altro punto, non di principio
ma pratico: «Il rischio è l’effetto domino». Se tirando quattro
bombe carta al grido di «viva il
duce!» il risultato è questo,
perché mai la scena non dovrebbe replicarsi nella ventina
di analoghe situazioni di crisi
sparse per la periferia romana?
Goffredo Buccini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
OBIETTIVI DELL’AGENDA ONU
PORTIAMOLI NELL’EXPO
L’
accordo storico tra
Obama e Xi Jinping
sulla riduzione dell’inquinamento atmosferico rende un
po’ meno distante uno dei
grandi obiettivi del Millennio
sottoscritti nel 2000 dall’Onu e
dagli Stati membri per migliorare la vita della popolazione
mondiale entro il 2015.
Il Rapporto Onu di luglio
mostra che si sono compiuti
progressi notevoli, ma diseguali, sulla sostenibilità ambientale e sugli altri 7 obiettivi: sradicare povertà estrema e fame,
garantire l’istruzione primaria
a tutti, realizzare l’eguaglianza
di genere, ridurre la mortalità
infantile, migliorare la salute
delle madri, combattere Aids e
malaria, creare una partnership globale per lo sviluppo.
Ad esempio, è stato dimezzato
il numero di chi vive con meno
di 1,25 dollari al giorno, ma 1,2
miliardi di persone, nel 2015,
saranno ancora in condizioni
di povertà estrema; il numero
di bimbi che muoiono al di sotto dei 5 anni si è dimezzato, ma
sono ancora oltre 6 milioni. I
dati più sconfortanti riguardano le emissioni di anidride carbonica, aumentate di oltre il
50% dal ‘90. Molto resta da fare.
Questa realizzazione assai
parziale ha prodotto una mobilitazione per dare concretezza
alla nuova agenda di obiettivi
post-2015, decisa nella Conferenza di Rio del 2012. Alle priorità del 2000 se ne sono aggiunte altre: assicurare l’accesso a energia e acqua per tutti,
stimolare l’occupazione, ridurre le diseguaglianze sociali,
rendere le città sicure e inclusive, proteggere gli ecosistemi e
la biodiversità, promuovere
giustizia ed efficienza delle
istituzioni. Viste le scarse risorse, allungare la lista degli
obiettivi non rende più facile
stabilire priorità: ma è giusta la
scelta di affrontare problemi in
una logica di interdipendenza
riassunta nel concetto di sviluppo sostenibile.
In Italia la discussione è stata
finora limitata, ma è auspicabile che questi nuovi obiettivi siano al centro dell’ormai prossimo Expo: un’occasione unica
per contribuire a migliorare sicurezza e benessere mondiali.
E proprio per stimolare l’attenzione, l’agenda Onu dello sviluppo sostenibile è il tema della VI Conferenza internazionale
di Science for Peace della Fondazione Veronesi, al via oggi all’Università Bocconi di Milano.
Alberto Martinelli
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Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
28
Prosecco Zonin
Insieme a chi ami.
facebook.com/zoninprosecco
twitter.com/zoninprosecco
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
29
Viaggi
Benessere
Food
Moda
Il 22% degli italiani ha rinunciato alle attività fisiche a causa
della crisi. Il 60% delle persone pratica comunque uno sport.
Più della metà, però, lo fa senza parere di un medico o i consigli
di un allenatore. Sono comunque convinti che lo sport serva a
Fonte Censis
Tempiliberi
Sportivi fai-da-te
Migliorare la salute
Creare nuovi campioni
Rafforzare la coesione sociale
Design
42,5%
24%
27%
Tecnologia
Famiglia
Quando era giovane lo chiamavano Agonia per l’abitudine di indossare i «lupetti» neri.
Ora, a 63 anni, ha capito che anche se «la vita non è un gioco, giocare mi fa sentire vivo»
● Claudio
Baglioni è nato
nel 1951 a
Roma. La sua
carriera inizia
nel 1964
quando a 13
anni partecipa
ad un concorso
di voci nuove.
Nel 1969
ottiene il primo
contratto
discografico:
la RCA gli
propone un
contratto
quinquennale,
firmato dal
padre Riccardo,
per via della
sua minore età.
Nel 1970 esce
il primo album,
«Claudio
Baglioni», ma le
vendite vanno
male e le copie
invendute
vengono
inviate al
macero.
Nonostante
questo nel
1972 esce
l’album
«Questo
piccolo grande
amore» che
raggiunge
subito 900 mila
copie vendute
I
l successo è meraviglioso, certo. Ma anche inutile. A meno di non sfruttarlo per realizzare i nostri sogni «perduti». Come riprendere quegli
studi in architettura abbandonati tanti anni fa
(con quindici esami già passati) e laurearsi con
una tesi sul restauro e la riqualificazione urbana
del Gasometro di Roma. L’architetto Claudio Baglioni, dall’alto dei suoi (oltre) 20 milioni di dischi venduti, si entusiasma ancora ricordando
quel suo ritorno sui banchi dell’Università: «Mi
avevano invitato a Valle Giulia a tenere una lectio
magistralis, un altro dei vantaggi del successo e
della celebrità, si è chiamati a parlare anche se
magari non si bene cosa dire, facendo un po’ la
figura che faceva Marilyn Monroe quando andava tra i soldati in Corea... Alla fine il rettore mi ha
chiesto: perché non si laurea? Ci ho provato. Alle
prime lezioni avevo una paura incredibile, mi
nascondevo con gli occhiali scuri, anche due paia me ne portavo dietro». L’esame più difficile?
«Scienza delle costruzioni, un classico. Nella
commissione c’era un ingegnere, l’ho un po’
adulato dicendo che senza i calcoli degli ingegneri non potremmo fare nessuna architettura,
lui mi ha risposto parlandomi di certi gruppi
musicali dell’underground inglese che nemmeno conoscevo». E che quella di Baglioni per l’architettura (i suoi progettisti preferiti? Wright e
Le Corbusier) non sia comunque un’infatuazione passeggera lo dimostra un’immediata precisazione: «Ho fatto anche l’esame di Stato, con un
progetto per la città multietnica, con gli edifici
colorati in modo diverso a seconda della loro destinazione».
Fare l’intellettuale
Quando aveva diciassette anni, Baglioni amava i racconti di Poe, l’esistenzialismo, i lupetti alla Juliette Greco: «A Centocelle o si diventava delinquenti o intellettuali, io avevo scelto la seconda possibilità, l’avevo fatto così bene che mi
chiamavano Agonia mentre i miei coetanei erano il Mastino, il Volpe e un apprendista idraulico
soprannominato il Galleggiante». Oggi, a sessantatré anni compiuti, nonostante continui ancora a vestirsi di nero (un nero più minimalista
che gotico) ha scoperto il gusto del divertimento
e del «cazzeggio», perché «anche se la vita non è
un gioco, giocare mi piace, mi fa sentire vivo.
Anche se qualche volta mi accorgo che alle sei
del pomeriggio sto già pensando alla minestrina
della cena e questo è segno che la vecchiaia ormai avanza». Sognando di comporre una messa,
Baglioni trascorre il tempo lasciato libero dai
concerti nuotando («Mi sento un uomo pesce»)
e soprattutto guardando in tv i programmi d’informazione: «Mi piace tenermi aggiornato, ma
l’approfondimento in tv è una depressione continua, con tutti che si parlano addosso. Meglio,
molto meglio guardare i documentari sulla natura come faceva mio padre». Lo stesso padre
che lo voleva boxeur e che, mentre sentiva la voce e pensava di farsi prete e già faceva il catechista, lo portava a vedere gli incontri di pugilato
«mettendogli però le mani sulle orecchie per
non fargli sentire quello che dicevano ai margini
del ring». E forse proprio in virtù di questo suo
passato da quasi-boxeur Baglioni assicura di
non voler finire «la carriera come un pugile suonato, cantando fino all’ultimo». E sogna, magari,
FOTO ALESSANDRO DOBICI
La carriera
Claudio Baglioni
«Qualche volta mi accorgo che alle 6
sto già pensando alla minestrina»
di Stefano Bucci
«di rinchiudermi un giorno in un convento». La
televisione? «Oramai celebra la mediocrità e la
non-professionalità. È come il videocitofono».
Anarco-mammoni
Credente ma poco praticante, così si definisce
oggi Baglioni: «Mi ero allontanato dalla religione quando un sacerdote sgridò mia madre perché eravamo entrati in chiesa passando dalla sacrestia. E anche i riti della settimana santa, così
affascinanti ma anche così tragici, hanno finito
per raffreddare il mio impeto. La Chiesa ha bisogno invece di alleggerirsi, di infondere entusiasmo. Proprio come sta facendo papa Francesco
con la sua empatia capace di anticipare la sensibilità delle persone». Le capita ancora di pregare? «Da solo, con parole mie, quando ne sento il
bisogno o quando un mio caro amico sta male».
Le guerre la spaventano? «Mi preoccupano certo, ma penso che la cosa più grave è questa maledizione del presente, come la chiamo io, che fa
crescere i nostri giovani con la paura del futuro».
Baglioni è stato tra i primi artisti che ha parlato
di immigrazione. Qualcosa è cambiato? «Purtroppo sembriamo incapaci di trovare una soluzione. È come se questo dramma sia stato metabolizzato. D’altra parte è uno dei vizi degli italiani: hanno sempre bisogno di qualcuno che risolva i loro problemi. Sono, insomma, degli
anarco-mammoni». C’è persino un modello cinematografico che descrive questo modo d’esse-
❞
Pugile suonato
Non voglio finire la
carriera come un pugile
suonato, cantando fino
all’ultimo. Magari mi
rinchiuderò in un
convento
Nemico dei selfie
Meglio il caro, vecchio
autografo. Siamo prede
dei cacciatori di selfie
che si avvicinano,
scattano e scappano
senza dire una parola
re: «La commedia all’italiana, per quanto fantastica, ha finito per celebrare gli eroi viscidi e mascalzoni interpretati da Sordi. Io preferisco i film
di Germi o di Nazzari, dove non c’era mai il compiacimento della furbizia».
Informatissimi ignoranti
Anche Baglioni frequenta i social network,
ma forse più di altri artisti sembra essere molto
critico verso i nuovi media: «Sono una grande illusione, ti fanno sentire importantissimo anche
se non lo sei. E ci hanno trasformato in una tribù
di informatissimi ignoranti. Meglio invece i
matti, gli scienziati, i visionari e i taciturni, perché io stesso posso immaginare il loro mondo,
così come al ristorante mi piace inventare la storia delle persone del tavolo accanto». Anche Baglioni fanatico del selfie? «No. Meglio il caro vecchio autografo con dedica o la fotografia. Oggi,
invece, alla stazione o all’aeroporto siamo prede
dei cacciatori di selfie che si avvicinano, scattano
e scappano via senza dirti una parola». Perché
quello che conta per Baglioni è trovare un contatto «vero» con la gente e con il mondo, nonostante i possibili rischi: «Una volta Elio delle Storie Tese mi ha invitato a una serata per esordienti in un teatro in Toscana. In sala c’era l’applausometro, io ho cantato “in incognito” Strada
facendo e ho perso con una coppia di illustri sconosciuti... Sapessi quanto mi sono divertito!».
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30
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
TEMPI LIBERI
Viaggi La sfida
Chenot
della sostenibilità
Dopo il turismo gastronomico, ora è il momento del detox: i
nuovi weekend lunghi adesso fanno rotta sui templi della
disintossicazione, seguendo il metodo Chenot, tra medicina
cinese e occidentale. A Merano, in attesa delle prime sciate, si
può provare il programma Revital dell’Espace Henri Chenot
del Palace Merano. Il «detox» di 6 giorni prevede dieta
detossinante personalizzata e trattamenti drenanti
A Merano o in Franciacorta. Il nuovo turismo «detox»
(www.palace.it). Per chi vuole accorciare i tempi, l’Albereta di
Erbusco, in Franciacorta, propone il detox in 4 giorni:
nell’Espace Vitalité Chenot (foto) i clienti possono rilassarsi
nella «Spa antistress», con dieta biolight, phyto-fangoterapia
e piano dietologico da portare a casa (www.albereta.it).
M. Pro.
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Nel Mondo
Mandela
e il Parco
Fu Nelson
Mandela,
da fondatore
della «Peace
Parks»,
ad eliminare
(nel 2001) le
barriere
fra i parchi
di Sudafrica
e Mozambico
Dove andare
C’ in Africa
è un parco, nel Sudafrica nordorientale, che è un modello
di collaborazione fra tre Stati
per la protezione dell’ambiente e l'accoglienza dei visitatori.
Il Parco transfrontaliero del
Limpopo è il risultato più importante raggiunto dall’organizzazione www.peaceparks.
org che ebbe la benedizione di
Nelson Mandela e che convinse Mozambico e Zimbabwe ad
abbattere le recinzioni per ripristinare il naturale flusso
delle migrazioni degli animali
selvaggi. Un progetto in progress che al suo completamento arriverà a 100 mila chilometri quadrati, la più grande area
protetta del Pianeta. Circa
2.500 chilometri più a nord, il
Ruanda è diventato l’outsider
Un parco diviso fra tre Paesi che segue il corso del grande fiume Limpopo. Il
Ruanda, pioniere dell’ecoturismo, oppure il Madagascar, culla della
biodiversità: ecco alcuni dei i nostri «big five», alla scoperta di uno dei
continenti più affascinanti
In pratica
● Maputo, capitale del Mozambico, è raggiunta da
Ethiopian Airlines (da Roma e Milano, circa 1.300
euro a/r) via Addis Abeba; da Tap via Lisbona (da
1.070 euro a/r) e da South African Airways (da 1.100
euro a/r) con scalo a Johannesburg
● Per le isole di Bazaruto, voli da Maputo operati da
Lam www.lam.co.mz
sulla scena africana dell'ecoturismo: Kigali sta puntando sui
parchi di Akagera e Nyugwe
dove gli itinerari dei trekking
sono sviluppati seguendo temi
come l’origine del Rift e della
foresta pluviale.
Sudafrica, il grande
Limpopo
Quella che si chiamava Nor-
thern Province oggi è il Limpopo, una terra dove dominano
le riserve naturali diventate
una meta dell’ecoturismo internazionale. Il territorio è al
confine fra Botswana, Zimbabwe e Mozambico ed è abitato
anche dall’etnica Ndebele, celebre per le pitture murali
multicolori. Con un volo da
Pretoria o da Johannesburg si
Nel Salento
GENTLEMAN MINOIA
Escursioni,
laboratori,
degustazioni
Duecento cose da
fare gratis
Il percorso echi caravaggeschi
a Lecce. Visite-racconto.
Degustazioni in cantina o in
masseria. Attività sportive e
laboratori alla scoperta delle
tradizioni salentine. Oltre 200
le attività gratuite disponibili
in 50 comuni della provincia di
Lecce da domani al 6 gennaio.
L’iniziativa «Discovering
Salento», promossa
dall’agenzia regionale
PugliaPromozione, coinvolge
chiese, castelli e musei, siti
archeologici e cantine, parchi
naturali, borghi, masserie e
laboratori artigianali.
Domani tour in bus nelle
cantine dell’Alto Salento (ore
9.30 dalle Cantine Feudi di
Guagnano, [email protected]).
E visita guidata al Parco delle
Mura Messapiche che
custodisce una necropoli con
1.200 tombe, chiese
paleocristiane e la Fonte di
Pliniano, millenaria sorgente
di acqua (ore 16-18, prenot.
info.manduria@viaggiareinpu
glia.it).
Domenica giornata in
masseria con le 4 P: pasta,
pucce, patate, pasticciotti (ore
10.30 con bus da Lecce,
prenot. [email protected]). E
escursioni a piedi, in bici, in
canoa, in escursione. Sabato
22 famiglie invitate alla festa
dell’albero nelle Riserve
naturali del Litorale tarantino
orientale. Info:
www.viaggiareinpuglia.it
Caterina Ruggi d’Aragona
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LIMITED EDITION 100PC
raggiunge il capoluogo della
provincia Polokwane (www.
golimpopo.com). L’enorme
parco transfrontaliero comprende otto aree protette e
all'estremità settentrionale del
Kruger, l’Outpost Lodge
(www.theoutpostcamp.com) e
il Pafuri camp (www.pafuri.co.za) sono le due strutture
nella zona del Limpopo. Fra
queste, il Pafuri ha un rapporto qualità-prezzo (31 dollari a
persona) imbattibile.
Ruanda, outsider
dell’ecoturismo
Non solo i gorilla. Il Ruanda
negli ultimi sei anni è diventato l'outsider del turismo africano con un’abilissima strategia che privilegia un turismo
interessato alla tutela della
fauna e della flora. Oggi sono
circa 50 mila i visitatori che
ogni anno scelgono la «terra
delle mille colline» visitando i
parchi di Akagera, Nyugwe e
«Des Volcans», famoso per i
primati. Il parco nazionale di
Nyungwe (www.nyungwepark.com) è invece la più grande area di foresta pluviale protetta del continente ed è uno
dei paradisi del bird watching.
Il punto di partenza per la visita è l’Uwinka Visitor Center costruito con la collaborazione
di UsAid. Tutti i trekking si effettuano con ranger del parco.
Madagascar, parchi
e biodiversità
NANDO MINOIA PRIMA GUIDA O.M. CON MORANDI NAVIGATORE SU O.M. 665 SUPERBA N. 14
IL
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DELL ' AUTOMOBILISMO . P ILOTA D ' ECCELLENZA PER NUMEROSE SCUDERIE , DALLA O.M. ALLA B UGATTI , DALL '
ALFA ROMEO ALLA MERCEDES, NANDO MINOIA VANTA SUCCESSI INDELEBILI:
1907 - FIRST AT COPPA FLORIO IN BRESCIA 1927 - THE FIRST OF 1000MIGLIA
1931 - THE FIRST OF INTERNATIONAL GRAND PRIX
IL QUADRANTE CON I GRANDI CONTATORI RICHIAMA LA STRUMENTAZIONE DI BORDO DELLE MACCHINA DA CORSA
DELL'EPOCA DALL'IMMEDIATA LEGGIBILITÀ. MOVIMENTO AUTOMATICO INTERAMENTE RIFINITO A MANO. AL CENTRO:
ORE , MINUTI E LANCETTA CRONOGRAFO - F UNZIONI CRONO : A ORE 12 CONTATORE MINUTI . A ORE 6 CONTATORE
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Se biodiversità è la parola
che ricorre più spesso per descrivere il Madagascar, il Parco
Nazionale di Masoala (parte
integrante delle Foreste pluviali di Atsinanana, patrimonio dell’umanità Unesco) nella
parte nordorientale del paese,
amplifica queste caratteristiche con centinaia di specie di
mammiferi rettili e anfibi visibili solo qui (www.wildmadagascar.org).
Gustave Eiffel
a Maputo
Sono passati vent’anni da
quando il Mozambico si è affacciato sulla scena del turismo dopo la guerra civile
( w w w. t u r i s m o m o c a m b i que.co.mz unico sito ufficiale e
affidabile, in inglese). Nonostante il tempo passato, l’ex colonia portoghese resta un paese poco visitato, con la dinamica Maputo che guida lo svilup-
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
In Brasile
Uruaù, paradiso
stile Hawaii
del kite surf
po del sud. Nella capitale, il
Centro Franco-Mozambicano
è l’epicentro della vita culturale (www.ccfmoz.com), mentre
fra i tanti edifici coloniali, due
sono firmati da Gustave Eiffel:
l’estrosa Casa do Ferro (residenza del governatore portoghese) e la stazione in stile liberty. A Bazaruto, isola che dà
TEMPI LIBERI
A Uruaù, in Brasile, è tempo di
kite surf. Perché venti costanti
offrono agli appassionati,
principianti e campioni,
condizioni climatiche
d’eccezione. Non a caso la Costa
do Sol Nascente, nello stato di
Cearà, è paragonata alle Hawaii.
Un’area paesaggisticamente tra
le più belle al mondo dove si
il nome all’archipelago, il Pestana Lodge (www.pestana.
com) propone bungalow sulla
costa occidentale dell’isola
protetta dalla barriera corallina dove ci si immerge fino a 30
metri di profondità.
Le piramidi
di Dahshur
Vent’anni dopo
Vent’anni dopo la
guerra, il Mozambico è
una delle nuove mete
più interessanti
31
viaggia sul buggy, unico mezzo
di trasporto su sabbia, tra falesie
color arancio, scogli di pietra
nera e interminabili spiagge
dorate. La pousada Manzua, a
pochi metri dall’acqua, propone
dieci camere doppie (€ 40 a
notte). A fianco c’è la scuola di
kitesurf dove si parla italiano;
dall’altro lato un ristorantino
dove si gustano aragoste ed
altre prelibatezze «da spiaggia».
Per chi cercasse un resort du
charme l’hotel Tudo bom offre
venti stanze e suite a partire
da € 70
(www.hotelvillaggiotudobom.
com). È l’idea giusta anche per
un Capodanno al caldo. Nelle
notti brasiliane la caipirinha, la
bevanda dei campesinos, un mix
di zucchero, lime e cachaca,
scorre a fiumi. L’indirizzo cool è il
«Pirata bar» di Fortalesa (da
Uruaù un’ora in pullman)
consacrato dal New York Time
locale dell’anno.
Alessandria e non il Cairo. A
tre ore d'auto dalla capitale, la
seconda città egiziana (nonostante i suoi tre milioni di abitanti) gode di un’atmosfera più
rilassata rispetto a quella cairota. Da visitare la Bibliotheca
Alexandrina firmata dallo studio norvegese Snøhetta (www.
bibalex.org) nello stesso luogo
in cui sorgeva l’antica Grande
biblioteca fondata nel terzo secolo avanti Cristo.
Ripartendo invece dal Cairo,
sulla riva occidentale del Nilo,
si raggiunge la necropoli di
Dahshur, meta archelogica
meno frequentata di Giza e
Saqqara. Pochi i visitatori di un
sito che permette di percorre-
re (senza code) i corridoi funerari della Piramide rossa
(Quarta Dinastia). Per un lungo periodo zona militare, il
complesso di Dahshur è visitabile dal 1996 ma il turismo internazionale non l’ha ancora
scoperto.
Fabrizio Guglielmini
Anna Maria Catano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
32
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
TEMPI LIBERI
Viaggi
In Francia
Le destinazioni
Trascorrere una notte in un igloo senza dover andare fino in
Lapponia? È possibile grazie a piccoli villaggi sulle Alpi
francesi a pochi passi dal confine italiano. Ad Arvieux, località
sciistica dell’Alta Provenza, nel parco naturale del Queyras,
distante solo 140 km da Torino ha già aperto il villaggio di
Rêves d’igloos (www.reves-igloos.com) formato da sei igloo
doppi e 2 quadrupli. Si arriva a piedi alle 18, si fa una cena
33
Dormire in igloo senza andare in Lapponia
tipica di montagna e poi si passa la notte nella stanza di
ghiaccio, anche a Capodanno o a San Valentino, a 79 euro a
persona in doppia più 20 per la cena. Oppure si può puntare
sul villaggio di Blacksheep (www.blacksheep-igloo.com), a
La Plagne, in Savoia, aperto dal 20 dicembre al 5 aprile 2015.
Antonio Calitri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Arrivare in pista sul treno
La neve diventa comoda
Dalla ferrovia agli impianti con lo Ski Express Val Pusteria:
In Alto Adige lo sci adesso è a «chilometro zero»
Il luogo
● La Val
Pusteria è una
valle delle Alpi
Orientali lunga
circa 100 km,
situata tra
l’Alto Adige ed
il Tirolo
Orientale, nella
direzione estovest tra
Bressanone e
Lienz. Il
comprensorio
include 26
comuni tra cui
Brunico, San
Candido, Valle
Aurina e
Monguelfo
S
cendi dal treno e monti
in cabinovia. Un sogno
per chi vuole andare a
sciare liberandosi dei
problemi di strade ghiacciate e
parcheggi intasati. Un interscambio diretto tra ferrovia e
impianti di risalita. Stazioni costruite ad hoc per questo. Ora
anche in Italia. Niente auto, ai
piedi metti subito gli scarponi:
è lo sci a km O ! Con il treno tornato di moda per gli spostamenti veloci (Alta Velocità) che
ora conquista anche gli sciatori. All’estero sono maestri. In
Austria a Kitzbühel attraversi i
binari e sei sulle mitiche piste
dell’ Hahnenkamm, in Svizzera
a St. Moritz passa il treno delle
Alpi Retiche, a Zermatt, località car-free, se non vai in treno
non ci arrivi proprio.
Ma da noi? Quest’anno c’è
una grande novità. In Alto Adige due stazioni costruite a ridosso degli impianti, consentono che il treno «Ski Express
Val Pusteria» permetta di rag-
giungere 200 km di piste sulle
Dolomiti. Senza dover togliersi
gli scarponi, senza dover prendere la macchina, senza nessuna fatica. Ogni 30 minuti il
nuovo treno espresso collega i
comprensori sciistici Dolomiti
di Sesto con Plan de Corones,
partendo dalla nuova stazione
ferroviaria di Versciaco/Monte
Elmo (che entrerà in funzione
il 14 dicembre) e raggiungendo
quella di Perca-Plan de Corones. Subito accanto partono le
cabinovie. Tanto che in linea
teorica si può partire con gli
scarponi ai piedi per esempio
dalle stazioni di Trento, Bolzano... e Verona o Milano, per ritrovarsi sulle piste. Acquistato
lo Skipass Combi Dolomiti di
Sesto & Plan de Corones, oppure lo Skipass Dolomiti Superski, il biglietto del treno è gratuito e potrà essere ritirato anche presso l’albergo. Un po’ come già avviene in diverse zone
della Svizzera, dove certi treni
sono considerati alla stregua di
normali impianti sciistici (e vale lo skipass). Oltretutto nella
stagione invernale 2014/2015,
con la SkiMobileDolomites
Card si viaggia gratis e senza limiti con tutti gli skibus della
Val Pusteria e della Val Badia e
con gli autobus pubblici e i treni regionali di tutto l’Alto Adige. Se soggiornate in una struttura consorziata il biglietto è
compreso nel prezzo del soggiorno: un intelligente sistema
di trasporto integrato finalizzato alla riduzione del traffico.
Inoltre quest’anno l’offerta sciistica a cui si può accedere dalla
nuova stazione di Versciaco,
costruita ad hoc, in Alta Pusteria, si è molto ampliata.
Il Monte Elmo, su cui sale
l’impianto subito fuori dalla
stazione, è stato collegato alla
Croda Rossa di Sesto sull’altro
lato della valle mediante due
modernissime cabinovie e due
nuove piste: «L’Orto del Toro»
e la pista «Tre Cime»: un comprensorio con oltre 90 km di
Stazione
La nuovissima
stazione di Plan
de Corones
dello «Ski
Express Val
Pusteria»: dal
treno si arriva
direttamente
alle cabinovie
per le piste
spettacolari piste di ogni livello. In Italia per il momento ci
sono solo due altre situazioni
analoghe a quelle altoatesine
per quanto riguarda l’accoppiata treno-cabinovia, come fa notare «Skipass Panorama Turismo» di Modena Fiere: una è in
Val di Sole, in Trentino, dove si
scende alla fermata di Daolasa
per salire in 12 minuti con la ca-
binovia nel cuore del carosello
sciistico Folgarida - Marilleva Madonna di Campiglio (150 km
di piste). L’altra possibilità è in
Valle d’Aosta a Pila dove dalla
stazione si raggiunge a piedi la
partenza della telecabina Aosta-Pila.
Massimo Spampani
Che montagne. Che orizzonti. Che luce!
Eccezionale:
hotelskipass a CHF 35.–
Chi prenota più di un pernottamento, ha diritto all’hotelskipass a CHF 35.–. Prenotate su www.engadin.stmoritz.ch
L’offerta è intesa a persona e al giorno, per tutta la durata del soggiorno in un hotel partner.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
34
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
TEMPI LIBERI
Sapori
Il romanzo d’esordio
& amori
Le acciughe sono quelle sotto sale sistemate in una vetrina
del bar Pavone di La Spezia. Un simbolo della città di Dario
Vergassola. Ma anche un dettaglio importante nella storia
raccontata dal comico ligure: alle acciughe nel vassoio Gigi il
barista racconta delle storie, «e dice che ogni tanto le
acciughe ridono e si commuovono. Quella è stata la prima
volta che lo hanno portato a fare una Tac all’ospedale
Dario Vergassola e la sua «ballata delle acciughe»
Sant’Andrea». La ballata delle acciughe (Mondadori Electa,
16,90 euro) è questo e molto altro. Un romanzo divertente e
malinconico ambientato nella provincia ligure. E tutto gira
intorno al microcosmo del bar Pavone: buffi personaggi che
non hanno «nulla da invidiare al bar di Guerre Stellari».
I. Fan.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Brutto anatroccolo del mondo vegetale, sta scalando le vette
del paradiso dei gourmet. Grazie ai vegetariani, ma anche
per merito della sua straordinaria «flessibilità»
È il momento
del cavolfiore
U
Il libro
«Naturalmente
goloso»
(Nomos
edizioni) è il
libro della food
writer
vegetariana
Erin Gleeson
na ascesa, a tratti, sorprendente. Ma la consacrazione, dopo mesi di rumors, è arrivata dal New
York Times, attraverso la penna dello chef David
Tanis: «Il cavolfiore? Va di gran moda».
Stiamo parlando di una scalata così rapida al vertice della piramide dei super-food da aver sorpreso anche gli addetti ai lavori. Senza parole di
fronte al brutto anatroccolo delle verdure, triste
e anche (confessiamolo) un po’ nauseabondo,
che sembra aver archiviato il suo passato da
mensa aziendale. E si è lanciato, invece, in una
nuova vita gourmet.
Può essere difficile da credere, ad esempio, che
il cavolfiore grigliato sia servito ora come primo
piatto in ristoranti stellati. O che fruttivendoliboutique espongano miniature di cavolfiore
adagiate in carte dai colori fashion. È il mercato,
bellezza. E il cavolfiore si adegua felice. Da verdura slavata e sporca, a protagonista assoluto.
Certo, una grande mano arriva anche dai vegetariani, che guardano al cavolo come al «new
black» della stagione. Ed è per questo che nel libro-bestseller della blogger veggie Erin Gleeson
(theforestfeast.com), The forest feast, compaiono ben 5 ricette dedicate a questo vegetale. Tra
l’altro il volume è stato appena pubblicato anche
in Italia con il titolo Naturalmente goloso (Nomos Edizioni). Le immagini sono splendide,
non per niente lei è una fotografa newyorkese di
grande successo. Ed è forse per questo che in
queste pagine il cavolo appare in tutto il suo —
appetitoso — splendore.
Piace, piace così tanto da aver indotto il sito americano Food 52 a lanciare un contest in cui non
solo indica le 10 ricette col cavolo più belle, e
buone, della blogosfera. Ma invita anche i lettori
a mandare quella che preferiscono. Un successone di suggerimenti, tra cavolo arrostito col formaggio di capra o alla portoghese. Con il cous
cous speziato o al chimichurri, purèe o frittelle.
A zuppa o a insalata. D’altronde, quale altra verdura ti consente di fare tutto quello che vuoi?
Quale altra verdura diventa, seguendo il tuo desiderio, croccante, liquida o caramellizzata?
Quale altra verdura ti riscalda così tanto il cuore
in inverno? Poche, sostengono i suoi sponsor.
Alcuni davvero autorevoli, come chef stellati del
calibro di Wylie Dufresne e April Bloomfield,
oramai pazzi del cavolfiore in tutte le sue forme,
e per una volta distratti dal loro mood carnivoro.
Ma lo ritroviamo anche nei menu di cuochi come Pino Cuttaia o Niko Romito, tanto per rimanere in Italia... Poche, pochissime le regole per
cucinarlo al meglio. Intanto mixarlo con spezie,
perfette quelle asiatiche. Che nel cavolfiore si
sposano ad aglio, cipolla e i soliti noti. Oppure
Coriandolo, scalogno e menta. O cumino e mostarda con semi di papavero.
Un’altra verità «cavolfioresca» è che questa verdura richiede fuoco alto in una padella di acciaio
inossidabile. E assolutamente niente acqua. Con
Dieci modi
Il sito Usa Food 52 ha
lanciato un contest in
cui indica le 10 migliori
ricette
Consacrazione
La consacrazione è
arrivata dalle pagine
del New York Times: è
di gran moda
Il video
Il pane? Si fa
senza impasto
Acqua, farina, lievito. Il
pane si prepara così,
senza impasto: basta
mescolare, far riposare
e cuocere in forno. La
ricetta per il pane
«home made» è
firmata da Jim Lahey,
48 anni, panettiere
americano innamorato
dell’Italia. Il suo Pane
senza impasto è
diventato un libro
(Guido Tommasi
editore): guardate la
dimostrazione video su
«Corriere.it» ( foto
Matarazzo). (a.d.m.)
l’olio extravergine che sceglierete, arrostite sottili fettine di cavolo facendole scurire e magari caramellizzare. Noterete subito come sprigionerà
immediatamente un profumo diverso dal solito.
Ma dà il suo meglio all’italiana: con peperoncino
e capperi. Ma anche, secondo tradizione, nell’insalata di cavolo o in quella, ancora più tipica delle feste partenopee, «di rinforzo».
Se poi si ha voglia di qualcosa di veramente unico, la pasta col cavolo offre il lato migliore. Importantissimo, per prepararlo, conoscere le numerose varietà, che vengono distinte in base all’epoca di maturazione. Per cui ci sono qualità
precocissime (raccolte ad ottobre), precoci (raccolte a novembre-dicembre), invernali (raccolte
a gennaio-febbraio) e tardive (raccolte da marzo
a maggio). E, di conseguenza, cambiano anche i
colori. Dal bianco al paglierino, dal verde al violetto. Con la stagione invernale vive il suo momento di protagonismo anche il cavolo cappuccio rosso. Spesso amo prepararlo in un modo
semplice ma gustoso, ispirandomi a una ricetta
che è originaria dell’Austria. Procuratevi una
mela, qualche chiodo di garofano, burro, aceto
di mele, cipolla di Tropea e dello zucchero di
canna e avrete le basi per questa salsa che trovo
perfetta da accompagnare, ad esempio, con un
secondo piatto a base di carne di maiale. Un arrosto...
Un consiglio: quando acquistate un cavolo, fate
attenzione che sia ben compatto e che abbia foglie fresche, luminose, sode e di un bel colore
intenso. Conservarlo in frigo, per qualche giorno, in sacchetti di plastica. Infine, si sa che durante la cottura i composti di zolfo, di cui il cavolo è ricco, vengono liberati, causando il cattivo
odore. Insieme però vengono liberate anche altre sostanze molto utili. Per evitarne la dispersione e ridurre la puzza un trucco può essere
quello di cuocerlo in pentola a pressione, in modo da ridurre (anche) i tempi di cottura.
Angela Frenda
@angelafrenda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Racconti di cucina di Angela Frenda
IL RISOTTO
DI ZUCCA
CON LA SALVIA
E IL BURRO
I
l risotto? Per molti anni è stato
un piatto al quale guardavo con
sospetto. Non tanto per la tipologia, ma perché a casa mia
non si faceva quasi mai. Poi, da
quando sono arrivata a Milano, è
entrato (prepotentemente) nella
mia vita. Imparare a farlo è stato
un passaggio quasi doveroso. Ma
resta per me qualcosa che mi mette ansia, e rispetto al quale non ho
mai garanzie sulla riuscita. Quello
con la zucca, però, devo ammettere che è il mio preferito. La sua cremosità lo rende perfetto per tutti,
grandi e piccini. E poi è un modo
per far mangiare, anche a quelli
più riottosi, una verdura. Ve lo propongo nella mia nuova puntata
delle videoricette di Racconti di
cucina. Ed è, davvero, a prova di
neofiti.
Ingredienti: 400 g di polpa di zucca, 80 g di burro, 300 g di risotto
In padella
Risotto con la
zucca, cremoso
e perfetto per
grandi e piccini.
Per la
preparazione
servono alcuni
rametti di salvia
per profumare
il piatto
Carnaroli, 1 scalogno, 1 litro di brodo vegetale, 1 bicchiere di vino
bianco secco, salvia, parmigiano
reggiano grattugiato, sale e pepe
quanto basta
Preparazione: taglio l’aglio e la
zucca a dadini. Verso in una pentola da risotto una noce di burro. Aggiungo l’aglio e lo scalogno tritato
e faccio imbiondire. A quel punto
inserisco i pezzetti di zucca. La giro per bene e la lascio ammorbidire a fiamma dolce, coprendo con
un coperchio. Prendo poi la salvia
e ne spezzo alcune foglioline nella
zucca, in modo che la profumi.
Copro di nuovo e la lascio andare
sempre a fiamma dolce per circa 5,
6 minuti. Quando la zucca si è ammorbidita è venuto il momento di
tostare il riso. Lo verso nella pentola. Dopo 2 minuti sfumo con il
bicchiere di vino bianco. Porto a
cottura il riso aggiungendo il bro-
do poco alla volta e mescolando
spesso, sempre dolcemente. Metto un pizzico di sale. Quando è
pronto spengo e manteco con
un’altra noce di burro. Come ultimo passaggio verso una dose abbondante di parmigiano grattugiato e con un cucchiaio lo amalgamo al composto.
A questo punto il risotto è pronto e
lo impiatto. Un’ultima spolverata
di parmigiano e decorare con
qualche fogliolina di salvia e una
bella grattugiata di pepe (da evitare se il risotto è destinato anche a
dei bambini). Servire prima possibile ancora caldo.
@angelafrenda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Racconti di cucina
La rubrica di videoricette
del venerdì su
raccontidicucina.corriere.it
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
«Nonne d’Italia»
20 ricette popolari
Al via la web serie
di Donpasta
TEMPI LIBERI
Venti storie per venti ricette regionali. Si comincia
con lo gnocco fritto di Marinetta da Reggio Emilia.
Per proseguire con le orecchiette baresi di Carmela
o la coda alla vaccinara delle romane Marisa e
Mirella. Eccole le «Nonne d’Italia (in cucina)». Sono
loro le protagoniste della nuova web serie online
su Corriere.it, realizzata dal quarantenne barese
Daniele De Michele, in arte Donpasta, e prodotta
da Treccani (montaggio e fotografia di Antonello
Carbone). Un modo per ripercorrere, attraverso le
Online
Le ricette della
serie su
cucina.corriere.it.
Si comincia con
il gnocco fritto di
Marinetta
storie e le parole di venti donne italiane — vere e
proprie custodi di un sapere spesso in via di
estinzione — gran parte della nostra tradizione
gastronomica nazionale. Un progetto, del resto,
che prosegue il viaggio già cominciato da Don
Pasta con la sua ultima opera, «Artusi remix»
(Mondadori Electa), appena uscito in libreria. Un
viaggio di oltre un anno in giro per l’Italia per
censire 250 ricette popolari. E dall’11 novembre
trasformato in una web serie a puntate. Per
35
preparare lo gnocco fritto come Marinetta Manghi
servono farina (da setacciare, per farle prendere
aria), lievito, margarina, latte, due cucchiai di olio
extravergine (così l’impasto si amalgama meglio) e
poi, ovviamente, lo strutto per friggere. Come
stendere l’impasto? Chi vuole a macchina.
Marinetta, come vuole la tradizione, fa tutto a
mano.
Isabella Fantigrossi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
●Barfly
La ricetta
Insalata di cavolo
e arancia
INGREDIENTI
(per 4-5 persone)
di Marco Cremonesi
Tutte le distillerie
di Scozia a Milano
Il ritorno
del whisky festival
siamo a nove. Il
Milano whisky
festival, come tutte le
cose buone, cresce e
mette radici. Cresce perché
quest’anno, per la prima
volta, non ci sarà solo
malto, ma anche uno
spazio dedicato ai rum
(«da meditazione, non da
miscelazione» spiega uno
dei cofondatori, Andrea
Giannone). Al contrario, la
miscelazione del whisky fa
il suo ingresso ufficiale al
festival. Se ne occuperanno,
in tre spazi diversi Talisker,
Ardbeg e Wild Turkey, che
dallo scorso aprile ormai è
«italiano: il bourbon è stato
acquisito da Campari.
Primo fatto: al festival
milanese sono presenti
tutte le distillerie scozzesi.
O quasi: secondo Giannone
«non ne mancano più di tre
o quattro». Ma non di sola
Scozia vive il whisky: ci sarà
uno spazio dei giapponesi
Nikka, i taiwanesi del
Kavalan, gli indiani di
Amrut. Ma quello che ha
fatto la fortuna del festival
milanese sono le chicche
che riesce sempre a
proporre all’assaggio.
Whisky che uno potrebbe
non si dice assaggiare, ma
neanche vedere mai in tutta
la vita. Diageo, per
esempio, porterà bottiglie
che fanno impazzire i
collezionisti, quelle delle
distillerie ormai chiuse
Brora e Port Ellen. Il festival
sarà domani e domenica,
tutte le informazioni le
trovate su whiskyfestival.it
E
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sul blog
Altri aneddoti e notizie
online su barfly.corriere.it
Foto tratte dal libro «Naturalmente goloso» (Nomos edizioni), di Erin Gleeson
E a Berkeley arriva la «tassa sullo zucchero»
Da un referendum sì al sovraprezzo sulle bevande dolci: «Fanno male. È la nuova guerra al tabacco»
U
na «tassa sullo zucchero» che impone costi
aggiuntivi sul prezzo
delle bevande dolci: bibite gassate, ma anche alcuni
succhi di frutta e bevande confezionate, come quelle al caffè
o ad altri gusti. Il fronte «salutista» della cittadina americana
di Berkeley, in California, ha
appena vinto: gli elettori si sono espressi votando «Sì» a un
aumento di un centesimo di
dollaro su ogni 0,02 litri di bevande dolci. A San Francisco,
invece, il referendum ha detto
no. A Berkeley, dunque, una
Coca Cola costerà ora circa 2,50
dollari rispetto ai 2,11 dollari di
prima. E il denaro accumulato
grazie all’aumento di prezzo
andrà a costituire un fondo per
una campagna di promozione
destinata ai bambini e ai più
giovani, «per un’alimentazione
corretta e la pratica di attività
fisica a prezzi contenuti». Così
è scritto nel testo della legge. Il
passo successivo, dicono gli attivisti, sarà equiparare lo zucchero al tabacco.
Joshua Daniels ha lavorato
per tre anni come volontario alla campagna per il «Sì» con
l’associazione «Berkeley vs Big
Soda». Ora Daniels spiega alla
Cucina del Corriere: «Le persone sanno quello che comprano
La campagna In California le
bevande dolci verranno tassate: con
il ricavato lo Stato pagherà una
campagna sull’alimentazione
corretta (Foto Stockfood)
e si pongono delle domande».
Il consumo di bibite caloriche,
in America, è associato alle fasce sociali dal reddito basso.
Lo zucchero è diventato il
male nella dieta degli americani. Le campagne per la salute lo
paragonano addirittura a sostanze nocive come tabacco,
nicotina e alcol. La «sugar tax»,
insomma, è diventata in poco
tempo una guerra di denaro e
di classi sociali. L’ex sindaco di
New York Michael Bloomberg
aveva tentato una battaglia simile nella Grande Mela, ma
senza riuscirci.
La maggior critica alla «soda
tax», a San Francisco, è arriva-
ta, invece, da chi difende le comunità cittadine a più basso
reddito: «Quale sarà il prossimo passo? Tassare la pizza e le
ciambelle? A San Francisco, per
fortuna, ha vinto il buon senso.
Questa è una tassa che piace
soprattutto ai più ricchi».
Intanto, in un accordo con la
fondazione Clinton, le grandi
Un centesimo
La decisione:
aumentare il prezzo
di un centesimo ogni
0,02 litri
industrie Pepsi, Coca Cola e Dr
Pepper si impegneranno a ridurre di un poco le calorie nel
contenuto delle loro bibite gassate. Una scritta sulle etichette
come «Nuoce gravemente alla
salute» sarà il prossimo passo.
Scott Wiener, supervisore democratico di quartiere (che è
stato tra i maggiori sostenitori
della campagna anti-soda) ha
detto: «Il referendum che c’è
stato a Berkeley è solo l’inizio.
Venite a vedere: questa appena
cominciata è la nuova guerra al
tabacco».
Viviana Devoto
@vivianadevoto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
36
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
TEMPI LIBERI
Sapori
Il libro
& amori
Un libro di cucina, ma non solo. Oltre ai
piatti, alle ricette, agli appunti dello
chef, in questo volume c’è anche la
Sicilia. I suoi prodotti, i suoi mestieri.
Dai pescatori ai contadini, ritratti in
bianco e nero nei gesti immutati della
tradizione. Lo chef in questione, Pino
A
lle prese con un trasloco mi è capitato tra le
mani un gustoso volumetto: «L’arte del bollito nel vicentino» con testi di
Francesco Soletti, fotografie di
Cristiano Bulegato e l’introduzione di Dino Secco e Vladimiro Riva. Girando le pagine mi è
tornata alla mente l’esperienza
del bollito dei fratelli Damini di
Arzignano che non trovate negli indirizzi semplicemente
perché li abbiamo citati tante
volte: rimangono uno dei posti
del cuore di Scorribande e ora
sono pure stellati.
Sostiene Riva che i vicentini
preferisco lesso (alesso, perfino) a bollito ma sul termine locale ha prevalso quello nazionale. Il lesso era il piatto forte
Cuttaia, due stelle Michelin con il
ristorante La Madia a Licata, ha voluto
raccontare lo spirito della sua terra.
«Per le scale della Sicilia» (Giunti
editore, 288 pagine, 35 euro) è un
mosaico di ricordi, sapori, suggestioni.
Con i racconti di Francesco Lauricella,
le foto di Davide Dutto e la prefazione
di Marco Bolasco, che con questo libro
inaugura il nuovo incarico di direttore
scientifico per l’area enogastronomia
dell’editore Giunti.
Alessandra Dal Monte
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La mezzaluna
del bollito
L’importante
è che ci sia
anche la gallina
della domenica, preceduto solo da una minestra in brodo
con tagliatelle o con i tortellini.
Quello che avanzava non veniva
sprecato. La carne, in pezzetti,
finiva con l’insalata e le cipolle,
o fritta a fettine sottili o trovava
sublimazione, tritata, con uovo, mortadella a cubetti, pane
grattugiato e prezzemolo in indimenticabili polpette.
Bartolomeo Scappi, comasco di nascita, veneziano d’adozione e romano di successo, fu
cuoco alla mensa dei Dogi e poi
chef «segreto» di papa Pio V,
quello della Lega Santa e della
battaglia di Lepanto (7 ottobre
1571). Nella sua «Opera» del
1570 testimonia l’introduzione
di un nuovo tipo di carne, diversa dalla selvaggina ossessio-
ne del Medioevo. Si parla di
carni bollite tra cui il «petto di
vitella ripieno alessato, servito
con petrosemolo sopra» che ricorda l’odierna punta ripiena e
le «teste di vitella alessate, servite con melangole in bocca».
Abbondante è il pollame che
entra a far parte di questa ricetta e ancora ne costituisce l’essenza in Veneto. Nella «mezzaluna del bollito», come viene
definita la macroregione che
abbraccia Piemonte, Lombardia, Veneto con l’Emilia-Romagna a disegnarne la punta
esterna, il bollito misto diventa
consuetudine per il forte allevamento bovino.
All’interno della mezzaluna
ciascuno ha le sue convinzioni
che vanno dalla regola pie-
ILLUSTRAZIONE DI MICHELE TRANQUILLINI
di Roberto Perrone
Ricette, sapori e mestieri: la Sicilia di Pino Cuttaia
montese del sette (sette tagli,
sette ammennicoli, sette bagnetti e sette contorni: così voleva Vittorio Emanuele II), alla
predilezione lombarda per lo
scamone, alla presenza in Emilia-Romagna di zampone e
cappello del prete.
Ma qui siamo in Veneto e nel
bollito misto sale l’importanza
dei volatili a partire dalla gallina, quella padovana dal gran
ciuffo la cui presenza sulle tavole viene documentata fin dal
Cinquecento dall’Aldovrandi,
per passare a oca, faraona, anatra. E naturalmente cambiano
anche le salse, a cominciare
dalla mostarda che, nella Repubblica di San Marco, si ricava
dalla mela cotogna importata
dai mercanti della Serenissima
La nostra scelta
● 1) Ristorante alla Corte
Contrà Corte, 54 Bassano del
Grappa (Vi) Tel. 0424-502114
● 2) Ristorante al Ponte
Via Giovanni Volpato, 60 Bassano
del Grappa (Vi) Tel. 0424-219274
● 3) Antica Osteria al Castello
Via Castello, 23 Sorio di
Gambellara (Vi) Tel. 0444-444085
● 4) Ristorante da Beppino (nella
foto lo chef Claudio Ballardin)
Località Ceresara, 1 Schio (Vi)
Tel. 0445-670139
● 5) Trattoria De Gobbi dal 1850
Via Olmo, 52 Creazzo (Vi)
Tel. 0444-520509
● 6) La Locanda di Piero
Via Roma, 34 Montecchio
Precalcino (Vi) Tel. 0445-864827
● 7) La Rosina
Contrà Marchetti, 4 Marostica (Vi)
Tel. 0424-470360
● 8 ) Ristorante l’Altro Penacio
Via Tavernelle, 3 Altavilla Vicentina
(Vi) Tel. 0444-371391
● 9) Trattoria Leoncino
Via Tavernelle, 72 Altavilla
Vicentina Tel. 0444-572032
dal Medio Oriente. E poi il cren,
nato dalla piccante relazione
tra aceto e radice grattugiata
del rafano. In provincia di Verona c’è la pearà, antica ma sempre amata salsa a basa di pangrattato, midollo, formaggio
grattugiato e pepe.
Storia, tradizione, aneddoti,
come quello che riguarda lo
stilista Pierre Cardin, al secolo
Pietro Cardin da Sant’Andrea di
Barbarana (Treviso) che, di
passaggio ad Arzignano, di
fronte alla tavola imbandita per
lui dove dalle zuppiere salivano
i profumi dei tortellini di Valeggio e del bollito misto con cren
e radicchi, esclamò, commosso: «Questo la facevano anche a
casa mia quand’ero piccolo».
E allora eccoci alle ricette interpretate in modo creativo o
classico: minestra di marroni
in brodo di capponi (Al Castello); bigoli al sugo d’anatra (La
Rosina); terrina di manzo al
Porto con zenzerata di zucca e
scalogno all’agro (La Locanda
di Piero); il bollito misto alla vicentina (Trattoria Leoncino); il
bollito «povero» con mostarda
(L’Altro Penacio); il magro di
testina con sublime d’asparagi
(Al Ponte); il cappon in canevéra (Molin Vecio); il bollito
misto «De Gobbi» (De Gobbi);
il cotechino in crosta di pane al
finocchio con purè di patate
(Alla Corte).
C’è chi osa anche un bianco
secco (da uve Chardonnay o
Sauvignon come suggeriva Veronelli), ma sul bollito vicentino si va sul sicuro con un Tai
Rosso dei colli Berici o un Pinot
Nero di Breganze.
Alleluia.
● 10) Trattoria Molin Vecio
Via Giaroni, 116 Caldogno (Vi)
Tel. 0444-585168
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La ricetta
Bondiola con crauti
Il bollito
affettato
INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 1 bondiola con
la lingua (insaccato con la lingua al centro); 300
g di crauti precotti; 1 cipolla; poco brodo
vegetale; qualche fettina di mela; 3 chiodi di
garofano; olio extravergine d’oliva; sale.
PREPARAZIONE: ponete la bondiola in una
pentola con abbondante acqua fredda e
lasciatela cuocere a fuoco basso senza
coperchio, sobbollendo per circa 3 ore. Per
verificarne la cottura vi consigliamo di non
forarla, bensì di esercitare una certa pressione
con le dita sulla sua superficie: sarà cotta
quando risulterà morbida. Affettate la cipolla e
fatela appassire in un tegame con l’olio, unitevi i
crauti, bagnateli con brodo vegetale e
aggiungetevi qualche fettina di mela sbucciata e
i chiodi di garofano. Lasciate cuocere per circa
20 minuti. Quando la bondiola sarà cotta,
scolatela e lasciatela intiepidire, quindi
affettatela e servitela con i crauti.
di Claudio Ballardin
Ristorante da Beppino, Schio
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
«Cioccoshow»
Sapori
Tavolette e praline
in centro a Bologna
Ospite Ernst Knam
& amori
A Brescia
Hamburger,
il «mago»
svela
i suoi trucchi
TEMPI LIBERI
Per cinque giorni il cuore di Bologna è goloso come
il ripieno di certe praline al cioccolato. Sotto le Due
Torri è tornato il Cioccoshow, manifestazione
dedicata al cioccolato artigianale (in corso ora fino
al 16 novembre). L’edizione di quest’anno è «xl».
A farla lievitare gli spazi sempre più numerosi
dedicati all’amato cioccolato. Oltre a punti vendita
e degustazione, sono organizzati anche corsi e
mostre. Per l’occasione Ernst Knam, maestro
pasticcere tedesco e volto televisivo di «Il re del
37
cioccolato» e «Bake Off Italy», condurrà
showcooking in piazza Re Enzo. Oggi Knam
insegnerà a creare cioccolatini con infusione a
freddo e otto differenti crostate al cioccolato.
Sabato si occuperà del rapporto tra cioccolato e
spezie rare. Sempre sabato Bologna vivrà la sua
«Ciocconight», dalle 20 alle 24, con musica e balli
tradizionali dei paesi produttori di cioccolato.
Francesca Blesio
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Matera, riaprono le grotte del vino
Nuove cantine nella città dei Sassi che sarà capitale europea della cultura nel 2019
Il libro
di Luciano Ferraro
di Chiara Maffioletti
en cotto. Sono le due
parole da evitare con
ogni forza quando
si ordina un
hamburger a chi se ne
intende. Michele Bontempi,
per esempio. Questo chef di
nemmeno 30 anni (ne ha
29) è il protagonista di una
vicenda curiosa. Da qualche
tempo c’è chi organizza gite
fuori porta solo per provare
il suo hamburger, già
definito il migliore d’Italia.
Dove si trova? A San Felice
del Benaco, grazioso ma
molto piccolo comune sul
lago di Garda, in provincia
di Brescia, diventato meta
di questo turismo gourmet
per via del ristorante di
Bontempi, La Dispensa. Si
mangia bene e di tutto, ma
è all’hamburger che ha
studiato con metodo per
almeno tre anni che deve il
successo. Lui sorride: «Per
fortuna non ho dato retta a
chi mi diceva di non farlo.
Oggi mi capita anche di
non poter accontentare
tutte le richieste perché
finisco la carne. Quando
succede mi sento male».
Per fare questo piatto ci
sono regole semplici ma
ferree. La più importante
per lo chef è, appunto, la
cottura: «L’hamburger deve
essere tenero, scuro fuori e
rosso dentro. Spesso chi lo
chiede molto cotto è perché
non sopporta il sangue nel
piatto, ma la giusta cottura
prevede che la carne dentro
sia “rosa” senza che perda
nemmeno una goccia di
sangue». Fondamentale è
poi la scelta della materia
prima: «Il fatto che si tratti
di una polpetta non deve
indurre a usare carni meno
pregiate. La scelgo frollata
minimo 28 giorni e ci
aggiungo del guanciale».
Anche il peso della polpetta
è scientifico: «205 grammi.
Deve sbordare dal pane, che
facciamo in casa e su cui
mettiamo semi di girasole o
di chia». Anche il decoro
delle salse è calibrato, poi
pentola rovente e due
minuti di cottura per lato.
Il formaggio è il Cheddar
westcombe che però va
sciolto in una salsa con un
ingrediente segreto: «Ci ho
messo troppo per trovarlo
per svelarlo». E poi
pomodoro, lattuga romana,
e cipolle di tropea.
Suggerimento finale:
«Una volta fatto il panino è
meglio metterlo un minuto
nel forno già caldo».
B
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S
ui Sassi di Matera si
spargono le note di Miles Davis. Vengono dalla Casa Cava, un ventre
sotterraneo color ocra, ex cantina, ex discarica, ora centro
culturale. È domenica, nella
grotta-teatro, si ascolta la
tromba di «Kind of blue», rivoluzionario album del 1959. In
quegli anni Matera stava liberandosi dalla «condizione
preumana» come la chiamò
Carlo Levi in «Cristo si è fermato a Eboli». Nelle grotte vivevano assieme persone e animali.
Le cantine erano cavità nella
terra, l’uva veniva portata dai
muli tra l’«incanto animalesco». Erano cento, una resiste,
nel Sasso Caveoso: è di Rosa,
un tempo camionista, ora viticultrice. Il vino ha accompagnato la storia di Matera: quello nei fiaschi che ancora adorna la Casa Grotta di vico Solitario (aperta al pubblico) e
quello che viaggiava su furgoncini per rifornire i bar dei
Sassi negli anni 50, come si vede nella mostra «Radici e Percorsi» all’ex ospedale San Rocco, grazie al fotografo Gianni
Berengo Gardin. Italo Calvino
raccontò quei vini mielati che
arrivano da Matera allo studio
romano di Carlo Levi, «tesori
di lontani regni», «come una
vertigine d’un mondo diverso
che ruota nel suo tempo diverso».
Ora questo senso di estraneità è svanito. Accanto alle
150 chiese rupestri con culti e
affreschi sovrapposti, ci sono
130 nuovi ristoranti. Ed altri
apriranno da oggi al 2019,
quando Matera salirà sul trono
appena conquistato di capitale
della cultura europea. I vicoli
un tempo fangosi risplendono, le grotte ospitano enoteche, trattorie con ottime bottiglie (come quella «Del Caveoso»), B&B sapientemente restaurati («Alle Malve»), hotel
lussuosi («Casa di Lucio»).
Su tutte le facciate di calcarenite delle case sventola la
bandiera con il nuovo logo della città. Una scritta riassume la
metamorfosi: «Matera da vergogna nazionale a capitale della cultura». Il vino è parte del
cambiamento. Matera ha dal
2005 una propria doc. Nuove
aziende crescono, come Parco
dei Monaci, di Rosa Padula e
Matteo Trabocca. Si trova all’ombra della gravina materana, nei terreni dei monaci che
coltivano la vite nel ‘700: il suo
Primitivo Monacello compete
con i migliori della Puglia. Pasquale Lunati ha rinnovato
l’azienda Taverna, a Nova Siri,
pochi anni fa. E i risultati si notano nel bicchiere, ad esempio
nel Moro I Sassi, Primitivo con
Cabernet Sauvignon e Merlot.
Ai nuovi vini si affianca il recu-
Al centro
Un’immagine
di Matera: la
città della
Basilicata da
quest’anno al
2019 sarà
capitale della
cultura
europea
pero di vitigni con anche 140
anni di storia, come quelli salvati dal Consorzio Terre dall’Alta Val d’Agri: Giosana,
Aglianico bianco, Uva antica,
Vujanese, Arvino ed altri. I test
di microvinificazione sono stati presentati la settimana scorsa: «Entusiasmanti — racconta il presidente Francesco Pisa-
ni —. Abbiamo piantato un vigneto sperimentale e abbiamo
dimostrato che qui non esiste
solo l’Aglianico».
Quella rivoluzione contadina invocata da Levi (con il popolo raffigurato nel suo dipinto «Lucania ‘61», di 18 metri,
esposto a Palazzo Lanfranchi),
si è avverata in un modo che lo
scrittore non riuscì a profetizzare: i contadini «immobili
nella Preistoria» fino a mezzo
secolo fa, ora hanno trovato riscatto con turismo, cibo e vino,
senza perdere le loro radici,
nel Sud ancora «stregonesco e
magico» come il jazz di Miles
Davis.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La guida
«Vignaioli e Vini
d’Italia 2015» è
in edicola con il
«Corriere della
Sera» a 12,90
euro (nella
versione ebook
a 7,99 euro nei
principali store
online).
Contiene le
storie, le
immagini e i
vini di 200
produttori,
l’eccellenza
italiana. I piccoli
artigiani del
vino naturale
e i grandi
produttori delle
famiglie
storiche del
vino italiano
38
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
TEMPI LIBERI
Il progetto
Tecnologie
Torna la macchina
per scrivere
In versione hi-tech
raccontate
48%
2015
2008
2014
+32%
L’incremento di
giocatrici con più
di 50 anni
tra 2012 e il 2013
2012
2010
1996
2006
Donne
> 18 anni
Uomini
< 18 anni
36%
18%
SESSO
DEI
GIOCATORI
50%
50%
Donne
Uomini
2007
1998
1996
52%
Uomini
Donne
2012
Scrivere senza distrazioni. All’inizio il Web era la
manna per scrittori, giornalisti e grafomani vari
grazie all’accesso immediato a qualunque tipo di
informazione.
Ora il nuovo sogno di chi cerca di mettere una
parola dietro l’altra è di poterlo fare senza
distrazioni continue: email, Facebook, Twitter e
messaggi «push» vari. Il desiderio di fare un passo
tecnologico indietro è alla base di Hemingwrite,
quella che si potrebbe definire una macchina per
CHI
ACQUISTA
I GIOCHI
1998
1996
1994
1991
1986
Samus
Aran
Metroid
Cammy
Street
Fighter
Lara Croft Jill Valentine
Tomb Raider Resident
Evil
EVOLUZIONE
DI ALCUNI
PERSONAGGI
FEMMINILI
DEI VIDEOGIOCHI
39
scrivere hi-tech. Oppure un «Kindle per la
scrittura». Così come gli ebook reader non fanno
altro che proiettare il libro nel digitale, la macchina
in arrivo nei prossimi mesi ha la sola funzione di
scrivere su un display e-ink. Senza proporre altre
distrazioni, ma senza dover rinunciare alle
comodità della tecnologia. Come una memoria
interna da un milione di pagine e la possibilità di
salvare il proprio lavoro sul cloud.
Per informazioni: hemingwrite.com.
I GIOCHI PIÙ UTILIZZATI DALLE DONNE
Max Payne
Madden NFl
Assassin’s Creed
Halo
Call of Duty
World of Warcraft
Grand Theft Auto
League of Legends
Lego
Zelda
Pokemon
Sim City
Super Mario Bros.
Dance Central
Wii Sports
The Sims
Candy Crush
Just Dance
20% 40% 60% 80% 100%
Donne
Uomini
1988
Meryl Princess Zelda
Silverburgh The Legend
Metal Gear of Zelda
Solid
Acquista un videogioco in base
48% alla qualità della grafica
e della narrazione
Acquista un videogioco
in base al prezzo
21%
Corriere della Sera / Mirco Tangherlini
Videogame, piccole giocatrici crescono
S
aranno almeno in duecento. Tutti tra i 12 e i 16
anni, rigorosamente in
fila, esagitati, eccitati.
Lo sfondo è quello della Games
Week di Milano per l’anteprima
dell’ultimo Call of Duty, titolo
in testa alla classifiche dei videogame più venduti. In mezzo
all’orda ci sono Chiara e Fabiola. Sono le uniche ragazze. Mosche bianche in un mondo fatto di nerd maschi. «Anche a
noi piace giocare», mormorano timide.
Donne e videogiochi, per anni il binomio non ha funzionato. Quelle che possedevano il
Game Boy o il pc erano davvero
poche. «Ma le cose stanno
cambiando», avvertono gli addetti ai lavori. Davanti e dietro
lo schermo. Si inizia dai dati,
pubblicati quest’estate dall’Entertainment Software Association. Se in Italia la rivoluzione è
appena iniziata, negli Usa le
Aumenta il numero e
sale l’età delle donne
che amano le sfide
alla console
Da casa nostra si torna Oltreoceano dove, da mesi, sta tenendo banco un dibattito che
ricade sotto il nome di Gamer
Gate. Da un lato, uno scandalo
che vede alcune produttrici accusate di avere avuto rapporti
sessuali con i giornalisti in
cambio di recensioni positive.
Ma dall’altro anche episodi di
vero e proprio sessismo. Prima
Zoe Quinn, autrice indie di videogiochi, poi Anita Sarkeesian, studiosa del settore, hanno subito attacchi pesantissimi. Anita è stata bombardata
Game in Italy
Su Corriere.it la
video inchiesta
e interviste alle
protagoniste
con 35.188 tweet aggressivi e
stessa sorte è toccata alla sviluppatrice Brianna Wu che ha
dovuto addirittura trasferirsi in
una località segreta. «P...e femministe», le hanno chiamate.
Difficile infatti togliere al
mondo dei videogame quella
patina tipica della cultura nerd
che vuole le donne fuori dalla
stanza dei bottoni e semplici
oggetto di arredamento. Non è
un caso nemmeno che le protagoniste dei titoli più commerciali, da Lara Croft in poi, siano
tutte bambole dai seni enormi
poco funzionali alla trama.
Questa rappresentazione, come spiega Jesse Fox dell’Ohio
State University, influenza negativamente la percezione delle donne, sia online che offline.
Attenzione, però «non tutti i titoli sono uguali», avverte Claudia Molinari di We are Muesli,
realtà italiana di videogame indie. «Si può lavorare a giochi
Rivoluzione / 1
In base agli ultimi dati
in America il 48% dei
video giocatori è di
sesso femminile
Rivoluzione / 2
In crescita anche il
numero delle donne
che sceglie di diventare
produttrice
donne rappresentano già il 48
per cento delle giocatrici. Ed è
cresciuta anche l’età media delle signore over 50 che decidono di mettersi alla console.
Oltre i numeri c’è dell’altro.
Trattasi di chi i videogame li
progetta, li disegna e li programma. Qui le donne sono
ancora solo l’11 per cento. «Ed è
un peccato, perché chi sceglie
questa carriera non rimane sicuramente disoccupato e guadagna bene (negli Usa lo stipendio medio è di 72 mila dollari, ndr)», sottolinea Laura Ripamonti, docente di informatica all’Università di Milano.
A tenere lontane le ragazze sono sempre i soliti stereotipi di
genere, dall’influenza dei giochi fino al preconcetto che i videogame sono «roba da maschi». Racconta Elisa Di Lorenzo, 30 anni, di Foofa Studios:
«Mio padre ha comprato il
Commodore 64 quando ero
molto piccola. Ed è forse grazie
a lui che ho scelto di diventare
programmatrice».
meno basati sull’abilità e più
sul ragionamento», spiega.
Se infatti il Pew Reaserch
Center conferma che il 44 per
cento delle giocatrici ha ricevuto molestie e minacce in rete
(una delle parole più comuni
nella chat rivolte alle donne è
«rape», stupro), a volte, basta
fare attenzione alla trama dei
giochi, per placare il maschilismo dei nerd. «Anche in titoli
considerati tradizionalmente
più adatti a un pubblico di uomini, come Assassin’s Creed,
stanno comparendo donne
con ruoli importanti», racconta Cristina Nava, produttore associato di Ubisoft. Perché
l’obiettivo è chiaro a tutti: per
vendere i produttori non possono più permettersi di parlare
solo a un pubblico di adolescenti maschi. E devono smetterla di pensare che le ragazze
giochino solo a Candy Crush su
Facebook.
Marta Serafini
@martaserafini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
40
FIDEURAM ASSET MANAGEMENT (IRELAND) LIMITED
(la “Società”)
George’s Court 54-62, Townsend Street
DUBLINO 2, IRLANDA
SOCIETA DI GESTIONE
del Fondo Comune d’Investimento di diritto lussemburghese a comparti multipli
FONDITALIA
AVVISO AGLI INVESTITORI
Si informano gli investitori che FONDITALIA non emette più certificati al portatore.
Eventuali detentori di certificati al portatore di FONDITALIA GLOBAL sono invitati pertanto
a consegnare i certificati in loro possesso per l’annullamento degli stessi e l’iscrizione nel
registro dei partecipanti al Fondo, presso gli uffici dell’Agente per i trasferimenti, in 9-11
rue Goethe, L-1637 Lussemburgo o presso la sede di Banca Fideuram S.p.A. in Piazzale
Giulio Douhet 31 Roma dal 17 novembre 2014 al 18 febbraio 2015.
I possessori di certificati al portatore che non avranno presentato i titoli entro il termine
stabilito manterranno i propri diritti, in qualità di detentori di quote del comparto, per un
periodo di tempo limitato, come di seguito indicato.
Il 6 novembre 2014 infatti, la Società, per conto di FONDITALIA, ha nominato Fideuram
Bank (Luxembourg) S.A., con sede legale 9-11 rue Goethe, L-1637 Lussemburgo, depositaria dei certificati al portatore (la “Depositaria”) ai sensi della Legge lussemburghese
del 28 luglio 2014 (la “Nuova Legge”) sull’immobilizzazione di azioni e quote al portatore
e la tenuta di un registro di azioni nominative e di un registro di azioni al portatore, che modifica 1) la Legge del 1915 e 2) la Legge del 5 agosto 2005 sui contratti di garanzia finanziaria, quale pubblicata nel “Mémorial A” il 14 agosto 2014 con decorrenza 18 agosto 2014
(la “Data di Decorrenza”).
Pertanto, si informano i possessori che non provvedessero alla conversione dei certificati
al portatore in quote nominative nei termini sopra indicati, che ai sensi della Nuova Legge:
• devono depositare i certificati presso la Depositaria entro diciotto mesi dalla Data di Decorrenza, quindi entro il 18 febbraio 2016;
• i diritti di voto delle quote corrispondenti ai certificati al portatore che non fossero stati
depositati entro un periodo di sei mesi dalla Data di Decorrenza (entro il 18 febbraio 2015)
saranno sospesi fino all’avvenuta immobilizzazione;
• le quote corrispondenti ai certificati al portatore non depositati entro il 18 febbraio 2016
saranno automaticamente annullate. Il relativo controvalore sarà depositato presso la
“Caisse de Consignation” e gli aventi diritto dovranno rivalersi presso di essa esibendo
valide prove di proprietà nei tempi e secondo le modalità previste dalla normativa lussemburghese.
Lussemburgo, 14 novembre 2014
La Società di Gestione
La Banca Depositaria
Tribunale di Milano
decreto 79/2014 del 03.10.2014 dichiara aperta procedura di concordato preventivo Società Area
Edile Srl in liquidazione - Milano C.so Buenos Aires 43, nomina
G.D. dott.ssa Savignano e Commissario Giudiziale Dott. Rosario
Gennaro - Milano - via Besana 7Adunanza Creditori fissata il 02 febbraio 2015 ore 12.30 - Ulteriori informazioni Cancelleria Fallimenti Tribunale di Milano - sul sito internet www.tribunale.milano.it e
presso il Commissario Giudiziale
tel. 02.63471958 - si indica la
pec della procedura [email protected].
AZIENDA SANITARIA
PROVINCIALE PALERMO
AVVISO ESITO DI GARA
Si comunica che, con deliberazione
n. 239 del 09.10.2014, questa
Azienda ha aggiudicato definitivamente la procedura per la fornitura di
presidi specialistici per odontoiatria
suddivisa in 25 lotti per un periodo
pari a tre anni. L’importo complessivo
di aggiudicazione ammonta ad
€ 169.926,96 oltre I.V.A. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito internet: www.asppalermo.org.
Il Direttore Generale
Dr. Antonino Candela
Il Direttore del Dipartimento
Provveditorato e Tecnico
Avv.to Fabio Damiani
C.P. 104/2014 ARTI GRAFICHE
AMILCARE PIZZI SPA in liquidazione vende lotto di 1.470 tonnellate
di carta in bobina e fogli.
1) Prezzo base 0,34 Euro/Kg
2) Pagamento per il 25% all’aggiudicazione e per il 75% a 60 gg f.m.
data fattura
3) Costi di trasporto a carico dell’acquirente.
L’asta si svolgerà il giorno lunedì
01/12/2014 alle ore 10,00 presso lo
stabilimento della Società in Cinisello Balsamo (Mi), Via Amilcare
Pizzi 14. E’ a disposizione degli interessati una perizia asseverata dei
beni oggetto dell’offerta.
Per informazioni rivolgersi a
[email protected]
o [email protected]
CITTA’ DI SAN GIORGIO A CREMANO (NA)
Settore Avvocatura - Servizio Gare e Contratti
BANDO DI GARA
Fornitura attrezzature per la raccolta differenziata
CIG 59512116AC
Ente Appaltante: Città di San Giorgio a Cremano (NA)
- Piazza Vittorio Emanuele II, 10 - tel. 081/5654571 fax 081/5654579; RUP Dott. Elisabetta Diafano
tel. 081/5654337 fax 081/5654374. Procedura di
gara:aperta con aggiudicazione al prezzo più basso,
art. 82 co. 2 lett. a) D. Lvo 163/2006. Importo a base
d’asta: € 388.260,66 oltre IVA. POR Campania
2007/2013. Durata appalto: gg. 60 (sessanta). Termine
ricezione offerte: ore 12,00 del 30/12/2014. Gara ore
10,00 del 7/1/2015. Bando integrale e atti di gara disponibili in www.e-cremano.it.
Il Dirigente Settore Ambiente e Patrimonio
Firm. Dott. Giovanni Vitale
Il Dirigente Settore Avvocatura
Avv. Lucia Cicatiello
INVITO ALLA PRESENTAZIONE DI OFFERTE MIGLIORATIVE PER L’ACQUISTO DEL SUB-COMPLESSO “LIONI GROTTAMINARDA” (RAMO INFRAV E RAMO INFRASUD) di IMPRESA S.p.A.
IN AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA E SAF S.r.l. IN AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA EX D.L. 347/03
La sottoscritta Prof.ssa Daniela Saitta, in qualità di Commissario Straordinario di Impresa
S.p.A. in A.S. (“Impresa”) e SAF S.r.l. in A.S. (“SAF”), entrambe aventi sede legale in Roma,
Via Catania 9
premesso
di avere ricevuto in data 9 settembre 2014, nel corso della gara bandita per la cessione del complesso industriale facente capo ad Impresa e SAF, offerta irrevocabile di acquisto del sub-complesso “Lioni Grottaminarda” (Ramo INFRAV e Ramo INFRASUD), che prevede:
- corrispettivo di € 15.000.000 (di cui € 7.300.000 per il Ramo INFRAV ed € 7.700.000 per il
Ramo INFRASUD), garantito da fidejussione bancaria a prima richiesta “ogni eccezione rimossa”, rilasciata da primario istituto bancario in favore di Impresa e SAF con validità di 180
giorni dalla presentazione dell’offerta;
- impegno a proseguire l’attività produttiva ed a mantenere per almeno un biennio i livelli occupazionali, assorbendo personale diretto e indiretto in numero non inferiore a complessive 45
unità (almeno n. 18 per il Ramo INFRAV e n. 20 per il Ramo INFRASUD), di cui almeno n. 20
contestualmente alla cessione ed i rimanenti nei successivi dodici mesi;
- impegno, qualora sussistano le necessarie condizioni e successivamente all’avvio della
commessa INFRASUD, a prelevare dal bacino di utenza di Impresa S.p.A. non meno di n. 120
unità.
Tanto premesso, in forza di autorizzazione rilasciata dal Ministero dello Sviluppo Economico in
data 6 novembre 2014
invita
tutti i soggetti interessati, in possesso dei requisiti di legge prescritti ai fini dell’esecuzione dei
lavori afferenti al sub-complesso, a presentare offerta migliorativa (“Offerta Migliorativa”) per
l’acquisto dei Rami INFRAV e INFRASUD del sub-complesso “Lioni Grottaminarda”.
L’Offerta Migliorativa, a pena di inammissibilità, dovrà pervenire presso il Notaio Roberta Mori
con studio in Roma, Viale Liegi, 52 (00198), entro le ore 13,00 (ora italiana) del 5 dicembre
2014, in un plico chiuso (da inviarsi a mezzo raccomandata A.R. e/o corriere) recante il riferimento “Offerta Migliorativa per l’acquisto del sub-complesso Lioni Grottaminarda (Ramo INFRAV e Ramo INFRASUD) di Impresa S.p.A. in amministrazione straordinaria e SAF S.r.l. in
amministrazione straordinaria”.
Tutti i soggetti interessati dovranno richiedere al Commissario Straordinario il Disciplinare di
gara, il testo della fideiussione bancaria, nonché tutta la documentazione necessaria ai fini della
valida formulazione dell’Offerta Migliorativa.
Il presente annuncio non costituisce invito ad offrire né un’offerta al pubblico ex art. 1336 c.c.
né una sollecitazione del pubblico risparmio ex artt. 94 e ss. del D.Lgs. 24 febbraio 1998,
n. 58.
Tutte le comunicazioni relative al presente invito, escluso l’invio dell’offerta irrevocabile,
dovranno essere indirizzate come segue:
Prof.ssa Daniela Saitta - Commissario Straordinario di Impresa S.p.A. in A.S. e SAF S.r.l. in A.S.
Via Ugo de Carolis 100 - 00136 - Roma, mail: [email protected]
Il Commissario Straordinario di Impresa S.p.A. in A.S. e SAF S.r.l. in A.S.
Prof.ssa Daniela Saitta
Istituto Universitario Europeo
Servizio Patrimonio e Logistica
Via Bolognese 156, 50133 Firenze
Tel. 055/4685384 - Fax 055/4685344
AVVISO DI GARA
Oggetto: gara d’appalto per l’affidamento dei
servizi assicurativi per l’Istituto Universitario Europeo. Criterio di aggiudicazione: prezzo più
basso. Durata appalto: 36 mesi con decorrenza
dal 01/01/2015 al 31/12/2017. Invio domande:
entro e non oltre le ore 12.00 del 25/11/2014
all’indirizzo [email protected]. Copia integrale
della lettera di invito, del capitolato d’appalto
e di tutti i relativi allegati è reperibile sul sito
internet dell’Istituto Universitario Europeo:
http://www.eui.eu/About/Tenders/Index.aspx.
FONDAZIONE IDIS
CITTA’ DELLA SCIENZA
Napoli - via Coroglio, 57
AVVISO CONCORSO DI PROGETTAZIONE
La Fondazione Idis-Città della Scienza ha indetto, con il supporto
e il sostegno della Fondazione Architetti e Ingegneri liberi professionisti iscritti INARCASSA, una procedura aperta per un concorso di progettazione in due fasi con preselezione per la
ricostruzione del
SCIENCE CENTRE
DI CITTA’ DELLA SCIENZA
Importo complessivo spettante al vincitore per le progettazioni
preliminare e definitiva: € 991.720,00.
Presentazione degli elaborati relativi alla prima fase: entro le ore
13.00 del giorno 20.01.2015.
Apertura dei plichi alle ore 10.00 del giorno 21.01.2015 presso
la sede di Fondazione Idis - CITTA’ DELLA SCIENZA
La procedura di concorso avverrà nel rispetto dell’art. 109,
comma 1, del D.Lgs. 163/2006 e smi.
Il bando di gara è stato pubblicato in data 12/11/2014 sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea e sulla Gazzetta Ufficiale
della Repubblica Italiana.
Il Disciplinare integrale del Concorso e gli allegati tecnici e amministrativi potranno essere visionati, gratuitamente, sul sito della
Fondazione Architetti e Ingegneri iscritti INARCASSA:
www.fondazionearching.it
Napoli, lì 14/11/2014
IL PRESIDENTE
Prof. G. Vittorio Silvestrini
SAVE S.P.A.
INTERFUND SICAV
Società d’Investimento a Capitale Variabile Multicomparto
SEDE LEGALE: 9-11 rue Goethe, L-1637 Lussemburgo
Numero di iscrizione al Registro delle Imprese di Lussemburgo: B 8074
(la “Società”)
ESTRATTO AVVISO DI AGGIUDICAZIONE
(D.Lgs. n. 163/2006)
La società SAVE S.p.A. con sede in Viale Galileo Galilei, 30/1, Tessera Venezia, rende
noto l’esito della seguente gara: Appalto di
lavori di riorganizzazione lato nord ovest dei
piazzali di sosta aeromobili presso l’Aeroporto Marco Polo di Tessera Venezia. CIG
530268279C. C.d.P. 4.06. Importo di aggiudicazione € 7.142.994,50 IVA esclusa. Criteri
di aggiudicazione: offerta economicamente
più vantaggiosa. Numero di offerte ricevute:
5. Appalto aggiudicato in data 07.03.2014
all’A.T.I. E.MA.PRI.CE S.p.A., con sede legale
in via Strade Nuove, 3 31054 Possagno (TV),
nella sua qualità di capogruppo e Impresa
Bacchi S.r.l., P.I. 2000 S.r.l. e Optech S.r.l.
mandanti.
L’Amministratore Delegato
Paolo Simioni
AVVISO APPALTO AGGIUDICATO
La società SAVE S.p.A., Viale Galileo Galilei,
30/1, Tessera Venezia, in nome e per conto
proprio e delle proprie società partecipate
Aer Tre S.p.A., Aeroporto Civile di Padova
S.p.A. in liquidazione, Nicelli S.p.A., SAVE
Engineering S.r.l., Triveneto Sicurezza S.r.l.,
Marco Polo Park S.r.l., N-AITEC S.r.l. rende
noto l’esito della seguente gara: Servizi di
copertura assicurativa ripartiti in n. 5 lotti.
Criterio di aggiudicazione: Offerta economicamente più vantaggiosa. Appalto aggiudicato in data 28.10.2014. Aggiudicatario per
il lotto 1) Polizza Assicurativa di Responsabilità Civile del Gestore Aeroportuale - CIG
5814837B48 società Allianz Global Corporate & Specialty SE con sede a Milano Corso
Italia 33; Aggiudicatario per i lotti 2) Polizza
Assicurativa di Responsabilità Civile verso
prestatori d’opera - CIG 5814861F15, 3)
Polizza Assicurativa di Responsabilità
Civile Inquinamento - CIG 5814875AA4, 4)
Polizza Assicurativa All Risks Property - CIG
58148863BA e 5) Polizza Assicurativa Terrorismo - CIG 5814897CCB società Generali
Italia S.p.A. Via Marocchesa, 14 Treviso.
L’Amministratore Delegato
Dr.ssa Monica Scarpa
I.S.I.S. “Giovanni Falcone”
COMUNE DI PALERMO
Pozzuoli (NA)
BANDO DI GARA - CIG 6001273724
E’ indetta procedura di gara per lavori di
adeguamento e riqualificazione della
struttura scolastica dell’istituto agrario
con sede in Licola di Pozzuoli (NA) alla
Via Domitiana, 150 - afferente all’I.S.I.S.
“Giovanni Falcone” connessi al P.O.N.
FESR 2007-2013 Asse II - Obiettivo C Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa - procedura
aperta ai sensi del D.Lgs 163/2006 e del
DPR 207/2010 e s.m.i.. Importo totale
€ 551.043,00 - Cat. OG1. Termine recezione offerte: 12/12/2014 ore 12.00
Apertura: 18/12/2014 ore 9.30 - Bando,
disciplinare ed allegati sono disponibili su
www.istitutofalcone.gov.it.
Il R.U.P. - D.S. dott. Antonio Curzio
UFFICIO CONTRATTI
ED APPROVVIGIONAMENTI
AVVISO DI GARA
Il 12.12.2014 si celebrerà la gara relativa al servizio di copertura biennale RCA e ARD automezzi di
proprietà del Comune di Palermo in
forza all’Autoparco comunale ed all’autoparco della Polizia Municipale
per il periodo 31/12/2014-31/12/2016
- C.I.G. 5980083899 - Importo a b.a.
€ 990.000,00# IVA ESENTE. Informazioni: www.comune.palermo.it e
albo pretorio. Invio alla G.U.C.E.
27.10.2014.
IL DIRIGENTE DELL’UFFICIO
(Dott. Salvatore Incrapera)
SAVE S.p.A.
Ministero dell’Interno
Dipartimento della Pubblica Sicurezza
Direzione Centrale dei Servizi Tecnico Logistici e della Gestione Patrimoniale
Ufficio Attività Contrattuale per l’Informatica, gli Impianti Tecnici e le Telecomunicazioni
AVVISO DI GARA
Si informa che il Ministero dell’Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza - Direzione Centrale dei Servizi Tecnico Logistici e della Gestione Patrimoniale - Ufficio Attività Contrattuale per
l’Informatica, gli Impianti Tecnici e le Telecomunicazioni - ha indetto una gara d’appalto, ai sensi
del D.Lgs. 163/06, con procedura ristretta (art. 54 e 55 punto 6) e accelerata (art. 70, punto
11, lettere a-b), per la fornitura di un applicativo informatico per la gestione degli Uffici Sanitari
della Polizia di Stato con connesse apparecchiature “hardware” e relativi servizi professionali
denominato “GUS-N”. Le Ditte in possesso dei requisiti previsti dal bando di gara dovranno far
pervenire, all’Ufficio sopraindicato, le domande di partecipazione, complete dei documenti richiesti, entro le ore 13.00 del giorno 19/11/2014. Il bando di gara è stato inviato per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee in data 10/11/2014 e pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale Italiana V Serie Speciale - Contratti Pubblici n, 130 del 12/11/2014. Ulteriori
informazioni potranno essere richieste all’Ufficio Impianti Tecnici, Telecomunicazioni e Informatica - e-mail: [email protected]. CIG 5835594482. Determina a contrarre
n. 600/C/TLC/4700.PR.426.Bis del 10/11/2014.
IL RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO - Tommaso Tafuri
AVVISO AGLI AZIONISTI
Si informano gli azionisti che la Società non emette più azioni al portatore.
Eventuali detentori di azioni al portatore di INTERFUND EQUITY USA ADVANTAGE (fino al
13 gennaio 2013 denominato INTERFUND GLOBAL) e di INTERFUND INTERNATIONAL SECURITIES NEW ECONOMY (fino al 21 agosto 2005 INTERNATIONAL SECURITIES FUND
NEW ECONOMY) sono invitati pertanto a consegnare i certificati in loro possesso per l’annullamento degli stessi e l’iscrizione nel registro degli azionisti, presso la sede legale della
Società, in 9-11 rue Goethe, L-1637 Lussemburgo o presso la sede di Banca Fideuram
S.p.A. in Piazzale Giulio Douhet 31 Roma dal 17 novembre 2014 al 18 febbraio 2015.
I possessori di azioni al portatore che non avranno presentato i titoli entro il termine stabilito
manterranno i propri diritti, in qualità di azionisti del comparto, per un periodo di tempo limitato, come di seguito indicato.
Il 4 novembre 2014, infatti, la Società ha nominato Fideuram Bank (Luxembourg) S.A., con
sede legale 9-11 rue Goethe, L-1637 Lussemburgo, depositaria dei certificati al portatore
(la “Depositaria”) ai sensi della Legge lussemburghese del 28 luglio 2014 (la “Nuova
Legge”) sull’immobilizzazione di azioni e quote al portatore e la tenuta di un registro di
azioni nominative e di un registro di azioni al portatore, che modifica 1) la Legge del 1915
e 2) la Legge del 5 agosto 2005 sui contratti di garanzia finanziaria, quale pubblicata nel
“Mémorial A” il 14 agosto 2014 con decorrenza 18 agosto 2014 (la “Data di Decorrenza”).
Pertanto, si informano i possessori che non provvedessero alla conversione dei certificati
al portatore in azioni nominative nei termini sopra indicati, che ai sensi della Nuova Legge:
• devono depositare i certificati presso la Depositaria entro diciotto mesi dalla Data di Decorrenza, quindi entro il 18 febbraio 2016;
• i diritti di voto delle azioni corrispondenti ai certificati al portatore che non fossero stati
depositati entro un periodo di sei mesi dalla Data di Decorrenza (entro il 18 febbraio 2015)
saranno sospesi fino all’avvenuta immobilizzazione;
• le azioni corrispondenti ai certificati al portatore non depositati entro il 18 febbraio 2016
saranno automaticamente annullate. Il relativo controvalore sarà depositato presso la
“Caisse de Consignation” e gli aventi diritto dovranno rivalersi presso di essa esibendo
valide prove di proprietà nei tempi e secondo le modalità previste dalla normativa lussemburghese.
Lussemburgo, 14 novembre 2014
La Società
AdF - AEROPORTO DI FIRENZE S.p.A.
Sede sociale in Firenze, via del Termine n. 11
Capitale sociale Euro 9.034.753 interamente versato
Registro delle Imprese Ufficio di Firenze
Partita I.V.A. n. 03507510489
Resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2014
Si rende noto che il Resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2014
è depositato presso la sede sociale nonché presso Borsa Italiana S.p.A. e sul
meccanismo di stoccaggio autorizzato 1Info (www.1info.it) ed è consultabile
nella sezione del sito internet della società dedicata ai “Bilanci” raggiungibile
al seguente indirizzo: http://www.aeroporto.firenze.it/it/adf/investorrelations/bilanci.html.
Per la pubblicità
legale e
finanziaria
rivolgersi a:
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Via Rizzoli, 8
20132 Milano
Tel. 02 2584 6665
Fax 02 2588 6114
Vico II San Nicola
alla Dogana, 9
80133 Napoli
Tel. 081 49 777 11
Fax 081 49 777 12
Via Campania, 59 C
00187 Roma
Tel. 06 6882 8650
Fax 06 6882 8682
C.so Vittorio Emanuele II, 60
70122 Bari
Tel. 080 5760 111
Fax 080 5760 126
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
41
Economia
Maxi-assegno Ferrari per Fca
Da Maranello 2,2 miliardi di euro
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Balzo del 4,7% in Borsa. Goldman: c’è ancora valore da estrarre dal nuovo gruppo
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Ieri
9,795 euro (+4,76)
Il gruppo FCA in Borsa
8,566
8,112
La Lente
7,659
7,205
6,751
di Fabio Savelli
Mister Tod’s:
tasse ridotte
a chi produce
in Italia
«C
hi produce al
100% in Italia
deve avere un
trattamento fiscale
diverso». Diego Della Valle,
numero uno di Tod’s, ieri
ha ipotizzato un Fisco a due
velocità (premiante per chi
resta in Italia, penalizzante
per chi delocalizza) come
medicina possibile per
attenuare il costo (sociale)
delle produzioni trasferite
all’estero. Il riferimento è
alla vicenda Moncler
accusata dalla trasmissione
«Report» di produrre in
Moldova . La
rilocalizzazione - dice diventerebbe una tendenza
con una defiscalizzazione.
Secondo il commercialista
Stefano Marchese l’ipotesi è
di difficile attuazione
perché «confliggerebbe
con la normativa
comunitaria e con i trattati
di libero scambio». Meglio
procedere sulla totale
deducibilità del costo del
lavoro sull’Irap. Basterà per
attuare il «back to Italy»?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
14 Ottobre
20 Ottobre
26 Ottobre
30 Ottobre
5 Novembre
11 Novembre
Fonte: Borsa Italiana
La vicenda
● Fiat Chrysler
Automobiles
(nella foto
il ceo Sergio
Marchionne)
scorporerà
la Ferrari e
distribuirà
gratis i relativi
titoli ai propri
azionisti,
portando in
parallelo il 10%
a Wall Street
● La casa
di Maranello
dovrebbe
trasferire alle
casse della
holding un
assegno di
circa 2,25
miliardi di euro
● Scorporo
e quotazione
del Cavallino
sono
in agenda
per l’anno
prossimo,
tra il secondo
e il terzo
trimestre
La pay tv di Murdoch
Via al riassetto
Sky in Europa
Avrà 20 milioni
di abbonati
9,020
d’Arco
MILANO Punto primo: Fiat Chry-
sler Automobiles scorporerà la
Ferrari e distribuirà gratis i relativi titoli ai propri soci, portando in parallelo il 10% a Wall
Street, ma il «regalo rosso» agli
azionisti non sarà quello che i
critici dell’operazione (pochi,
per la verità) definiscono «un
costo secco» per l’azienda Fca.
Al contrario. Si era già parlato
Diego Della Valle
L’imprenditore
all’attacco:
quotazione per salvare
il bidone Fiat
di un possibile dividendo straordinario. La forma sarà diversa, la sostanza dell’assegno la
stessa: Maranello trasferirà alle
casse della holding liquidità
per 2,25 miliardi di euro. Numero ancora preliminare, come preliminare è il documento
inviato alla Sec con questo e altri dettagli del piano di rafforzamento patrimoniale made in
Usa, e tuttavia abbastanza preciso da lasciar immaginare che
la «cifra attualmente stimata»
non si discosterà poi molto da
quella definitiva.
Punto secondo. La Ferrari è
lo snodo-chiave del pacchetto
varato da Sergio Marchionne
con il duplice obiettivo di portare a Fca mezzi freschi per almeno 4 miliardi di euro (cash
del Cavallino escluso) e insie-
me allargare, consolidandolo,
il lato americano dell’azionariato. È dall’abbinamento della
«rossa» sia ai titoli del gruppo
sia al prestito convertendo in
preparazione che nascono le
scommesse sul successo del
piano, confermate dalla continua corsa di Fca tanto a Piazza
Affari (+4,76% ieri) quanto a
Wall Street (rialzi in linea con
Milano). Ma scorporo e quotazione di Maranello sono in
agenda per il 2015, tra il secondo e il terzo trimestre. «Prima
di Natale», conferma Marchionne, andranno invece in
porto le altre due «operazioni a
stelle&strisce». E anche su
queste - il collocamento negli
Sui listini sale del 6,6%
Autogrill, boom
degli utili: +50%
Autogrill ha chiuso i primi
nove mesi del 2014 con un
utile netto da attività operative
continuative in crescita del
50% a 46,9 milioni. I ricavi
valgono 2,8 miliardi (-0,9% e
+2,5% al netto del ramo «US
retail» ceduto). Per l’intero
2014 il gruppo prevede ricavi a
3,91 miliardi con investimenti
per 203 milioni. Exploit in
Borsa dopo i conti: le
quotazioni sono salite del 6,6%
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Usa di cento milioni di titoli Fca
e, appunto, il convertendo da
2,5 miliardi di dollari — il filing Sec aggiunge dettagli. Sul
bond, soprattutto. Dovrebbe
avere scadenza nel 2016. Ma
con possibilità di conversione
anticipata (magari subito dopo
lo spin off del Cavallino).
È evidente quanto tutto ruoti
intorno all’oggetto del desiderio Ferrari, cui gli analisti attribuiscono un valore fino a 9-10
miliardi (sui poco più di 11 di
capitalizzazione attuale Fca).
Quella stessa Ferrari è però pure la base del nuovo attacco di
Diego Della Valle a Torino. Per
Mr. Tod’s Maranello «ha salvato quel bidone che è Fiat», e il
suo scorporo «depaupera
l’azienda: usava il denaro per finanziare lo sviluppo, ora quotano un pezzetto per ripianare i
debiti e il resto se lo prendono
gli azionisti. È vergognoso».
Non la pensano così i mercati, all’inseguimento di Fca «anche» per garantirsi il Cavallino.
E perché, secondo Goldman
Sachs che lunedì ha inserito il
titolo nella lista «convinction
buys» dell’automotive (avvertenza: Goldman gestirà con JP
Morgan, Barclays e Ubs l’offerta
di azioni e il convertendo Fca),
«l’annuncio dell’Ipo Ferrari segna l’inizio, non la fine, di una
storia di creazione di valore che
proseguirà fino al 2018». L’anno del completamento del piano Marchionne.
Raffaella Polato
10
per cento
la quota
di Ferrari che
verrà collocata
a Wall Street
9-10
miliardi di euro
il valore che
gli analisti
attribuiscono
al Cavallino
4
miliardi di euro
l’obiettivo
di nuove
risorse per
Fiat Chrysler
Con il completamento
dell’acquisizione di Sky Italia e
di una partecipazione di
maggioranza in Sky
Deutschland, Sky ha dato vita
al gruppo leader
dell’intrattenimento in
Europa. Il gruppo avrà 20
milioni di clienti in cinque
paesi (Italia, Germania,
Austria, Regno Unito e Irlanda)
con 31.000 dipendenti in 30
sedi principali. Il budget
complessivo per la
programmazione sarà di 5,7
miliardi di euro.
L’amministratore delegato
Jeremy Darroch supervisionerà
il nuovo gruppo continuando a
guidare le attività nel Regno
Unito e in Irlanda e Andrew
Griffith resterà chief financial
officer. Andrea Zappia
continuerà a guidare le attività
in Italia in qualità di
amministratore delegato di
Sky Italia e Brian Sullivan
continuerà a ricoprire il ruolo
di numero uno di Sky
Deutschland. L’azienda
cambierà il proprio nome,
chiamandosi semplicemente
Sky invece che British Sky
Broadcasting (BSkyB). Il
cambiamento del nome della
società è soggetto
all’approvazione
dell’assemblea degli azionisti
Sky che si terrà il 21 novembre
prossimo. Per Darroch
«le tre Sky insieme saranno
ancora migliori. Abbiamo
l’opportunità di creare un
gruppo che traccerà la strada e
plasmerà il nostro settore in
futuro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Alitalia-Etihad, più vicino il via libera Ue
Il probabile «sì» al passaggio di mano e il negoziato sui conti pubblici
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES Un mese fa, erano
solo un sussurro. Ma adesso, le
voci sul prossimo via libera dell’Unione Europea alla fusione
fra Alitalia ed Etihad, la compagnia degli Emirati Arabi Uniti,
si moltiplicano e si rafforzano.
La sentenza — o almeno il suo
nucleo principale — dovrebbe
arrivare entro il 17 novembre, e
le voci dicono: la Commissione
Europea è orientata verso il
“sì”.
Ma trattandosi di indiscrezioni quasi sempre di fonte italiana, anche se provenienti dall’interno dei palazzi Ue, nel valutarle è forse necessario man-
tenere ancora un po’ di
prudenza.
La decisione finale spetta all’Antitrust europeo, cioè alla
commissaria Ue alla Concorrenza, la danese Margrethe Vestager, politicamente proveniente dalla sinistra radicale e
non certo ideologicamente favorevole ai “cartelli”.
Il primo dubbio di Bruxelles
è che, insieme, le due compagnie possano occupare una posizione predominante sul mercato, e abusarne: ma sembra
che Alitalia ed Etihad abbiano
ora offerto di cedere alcuni
“slot” (“finestre” di orari e di
voli) sulla direttrice Roma-Belgrado, proprio per evitare le ac-
cuse di concorrenza sleale.
Il secondo dubbio, o secondo dossier aperto sulla vicenda, è che l’Alitalia, alla conclusione dei negoziati, finisca sotto il controllo di una compagnia extra-europea, appunto
Etihad, cosa che è espressamente vietata dalle norme comunitarie.
E poi c’è da valutare il ruolo
Le regole
Le valutazioni sul ruolo
di Poste Italiane,
alla luce delle norme
sugli aiuti di Stato
nell’operazione di Poste italiane, alla luce delle norme sugli
aiuti di Stato.
Il presunto atteggiamento
“comprensivo” della Commissione Europea avrebbe anche
una motivazione politica di
fondo: sull’Italia sono già aperti dossier ben più pesanti, a cominciare da quello sul piano di
Stabilità, che si porta con sé anche l’ombra di una possibile
procedura di infrazione; e nella
nuova Commissione ci si chiederebbe se valga la pena aggiungere peso a peso, tensione
a tensione.
Luigi Offeddu
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sede in Milano - via Angelo Rizzoli 8
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Registro delle Imprese di Milano e Codice Fiscale n. 12086540155
RESOCONTO INTERMEDIO DI GESTIONE
AL 30 SETTEMBRE 2014
Si comunica che, entro la data odierna, il Resoconto Intermedio di Gestione al 30 settembre 2014 sarà depositato, a disposizione del pubblico,
presso la sede sociale e presso Borsa Italiana S.p.A. nonché pubblicato
sul sito internet della Società www.rcsmediagroup.it e sul meccanismo di
stoccaggio autorizzato 1Info (www.1info.it).
Milano, 14 novembre 2014
Centro di Riferimento Oncologico di Basilicata - Istituto di Ricovero e
Cura a Carattere Scientifico - CROB-IRCCS - Rionero in Vulture (Pz)
ESTRATTO BANDO DI GARA
Il Centro di Riferimento Oncologico di Basilicata Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico CROB-IRCCS con sede in Rionero in Vulture (Pz) alla Via Padre
Pio n. 1, in esecuzione della delibera del D.G. n. 625 DEL 05.11.2014, ha indetto
una gara a procedura aperta ai sensi dell’art. 55 del D.Lgs 12 aprile 2006, n. 163,
e s.m.i., per l’affidamento della fornitura di mammografo digitale con tomosintesi.
Importo complessivo posto a base d’asta è di Euro 245.000,00 oltre I.V.A. Termine
di presentazione delle offerte ore 13:00 del giorno 22.12.2014. Data apertura delle
offerte: ore 10,30 del 08.01.2015. Si rinvia ai documenti di gara disponibili anche
sul sito Web: www.crob.it - sezione bandi e gare; responsabile del procedimento
Dr.ssa Patrizia Aloè. Il bando è stato inviato alla GUCE in data 06/11/2014.
IL DIRETTORE GENERALE - DOTT. PASQUALE AMENDOLA
42
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
ECONOMIA
43
La holding di Colaninno
Sul bilancio Immsi pesano le partecipazioni
Centromarca
Il vertice per le griffe Made in Italy
Al rialzo anche le attese per fine anno
Brembo, ricavi e margini in crescita
Pesa nel bilancio trimestrale di Immsi la svalutazione della quota in
Alitalia. La holding controllata da Roberto Colaninno ha archiviato i
primi nove mesi dell’anno con una perdita netta di 40 milioni, effetto
della svalutazione per 40,8 milioni della partecipazione nel vettore
aereo (attualmente del 10%). Al netto di tale svalutazione, precisa
una nota, il gruppo avrebbe registrato un utile di 0,8 milioni, in linea
con lo scorso anno. L’ebidta è cresciuto a 127,6 milioni, con il margine
salito al 13,1% dei ricavi dal precedente 11,6%.
Luigi Bordoni è stato confermato fino al 2016 alla presidenza di
Centromarca, associazione dell’industria di marca. Confermati anche
i vicepresidenti Cristina Scocchia (ceo L’Oréal Italia), Valerio Di Natale
(Mondelez) e Mario Preve (Riso Gallo). Centromarca, che fa parte di
Confindustria, associa circa 200 imprese tra le più importanti nei
diversi settori dei beni di consumo immediato e durevole
(alimentare, chimico per la casa e per la persona, tessile, elettrico,
bricolage, giocattolo, home entertainment).
Nei primi nove mesi Brembo ha registrato 94,4 milioni di utili,
+48,9% sul 2013. Crescono anche i ricavi a 1,34 miliardi (+18,3%) e
il margine operativo lordo del 35% a 203,2 milioni. In calo invece i
debiti a 319,8 milioni, -52,2%. L’azienda conferma, in base agli
ordinativi in portafoglio, l’attesa della «crescita di ricavi e margini
anche per la restante parte dell’anno». Il vicepresidente Matteo
Tiraboschi ha detto che la società valuterebbe «molto volentieri»
opportunità di acquisizioni ma non ci sono dossier allo studio.
Per Mediaset Premium
il giorno di Telefonica
Porte aperte a nuovi soci
Telecom e Canal Plus i candidati. I conti Mondadori
La pay tv di Mediaset, Premium, si stacca dalla casa madre, diventa una società per
azioni e una piattaforma aperta
a nuovi soci industriali, oltre
agli spagnoli di Telefonica,
partner storici in procinto di
acquisire l’11,11%. Mentre, non
da oggi, si ipotizza l’ingresso
nella nuova struttura di Telecom Italia e della tv francese
Canal Plus, due gruppi che
hanno in comune l’azionista
Vivendi, gruppo che fa capo a
Vincent Bollorè.
Il passaggio è di rilievo nel
gruppo guidato da Pier Silvio
Berlusconi che da mesi prepara
il riassetto che porta dal prossimo primo dicembre al trasferimento in Mediaset Premium di
giornalisti, tecnici, competenze. Lo scorporo è stato annunciato ieri, preceduto da un rialzo in Borsa di poco superiore al
2% dopo una fiammata del 6%
Pier Silvio
Berlusconi,
vicepresidente
di Mediaset. Ieri
è stato
annunciato lo
scorporo della
pay tv
messa in mostra mercoledì.
Entro il prossimo mese, spiega
una nota, Telefonica (tramite la
controllata Telefonica de Contenidos) acquisirà la quota dell’11,11% come annunciato in luglio. Il restante 88,89% rimarrà
al momento in capo a Rti che
ribadisce «la disponibilità a
esaminare eventuali ingressi di
La privatizzazione
Rai Way in Borsa
Dai fondi anglosassoni
metà dell’offerta
MILANO Rai way è pronta per debuttare a Piazza Affari mercoledì 19. Ieri il board della Rai si è
riunito per fissare il prezzo
d’offerta a 2,95 euro per zione.
La domanda è stata quindi pari
a 2,1 volte gli 83 milioni di titoli
in vendita ed equivalenti al
30,5% del capitale. E’ così probabile che sia esercitata nei 30
giorni successivi all’Ipo la greenshoe che vale altri 12 milioni
di azioni ordinarie.
Per il numero uno della Rai,
Luigi Gubitosi, è un successo.
Ma è stato importante anche
«per il sistema Italia che sia stata proprio una privatizzazione
a interrompere la scia negativa
di Ipo cancellate», ha commentato Stefano Rangone, direttore
centrale di Mediobanca, coordinatore dell’offerta con Banca
Imi, Bnp Paribas e Credit Suisse.
Rai way avrà una capitalizzazione di 802 milioni e Rai incasserà 245 milioni, prima della greenshoe (con cui l’incasso
sale oltre i 300). Il 50% della domanda è arrivato da Usa e Inghilterra. E non per caso. A
Wall Street sono quotate le corporation degli impianti per la
trasmissione, come Crowncastle e American Towers. In Europa al listino c’è solo la milanese Ei towers. Più timidi gli
italiani che peserebbero per
600
persone in 23 sedi formano
la struttura di Ray Way. La società
è proprietaria della rete
di trasmissione del segnale Rai
poco più di un terzo.L’80% della
domanda è di investitori di
lungo termine, abituati a flussi
costanti, tipici del settore delle
infrastrutture con rendimenti
attorno al 6%.
Daniela Polizzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’inchiesta di Torino sulla fusione
Unipol-Fonsai, indagati gli advisor
Si allarga l’indagine dei pm di Torino Marco Gianoglio e Eugenia
Chi sulla fusione Unipol-Fonsai. Ieri i pm - titolari dell’inchiesta
dopo il passaggio del fascicolo da Milano - hanno disposto la
perquisizione degli uffici
milanesi di Ernst & Young, di Gualtieri & Associati e di Boston
Consulting Group, che come advisor parteciparono alla
definizione dei concambi. Dopo Carlo Cimbri, ceo di Unipol, per
l’ipotesi di concorso in manipolazione del mercato e falso in
bilancio sono stati indagati Enrico Marchi, di E&Y, e Paolo
Gualtieri. Bcg non è indagata.
partner industriali di rilievo
per rafforzare la dimensione
tecnologica e internazionale».
A Mediaset Premium spa vengono conferiti 267 dipendenti
tra dirigenti, impiegati, tecnici
e giornalisti già in forza a Mediaset. L’assemblea è convocata
il 26 novembre per eleggere il
nuovo consiglio. Per il ruolo di
di amministratore delegato è
stato designato Franco Ricci,
già responsabile delle attività
nella pay tv. A lui riporteranno
il direttore contenuti Yves Confalonieri, il direttore commerciale Marco Rosini, il direttore
tecnologie Eugenio Pettazzi e il
direttore sistemi informativi
Domenico Alessio Mediaset
Premium, possiede già i diritti
pr la prossima Champions League e quelli della Serie A dei
prossimi quattro anni e prevede « un generale innalzamento
qualitativo del prodotto Premium che si svilupperà anche
sulle nuove piattaforme di distribuzione», con l’offerta di
«servizi innovativi a valore aggiunto, compresi abbonamenti
integrati di nuova generazione».
La giornata di ieri ha portato
poi altre novità nel mondo delle controllate Fininvest. Mondadori prevede di chiudere in
pareggio l’esercizio 2014, dopo
il ritorno all’utile per 3,5 milioni nel terzo trimestre. E la vicenda Mediolanum, la società
controllata con la famiglia Doris nella quale Silvio Berlusconi
deve cedere il 20% in seguito alla perdita dei requisiti di onorabilità, va verso una definizione. «Siamo pronti a rilevare
qualche punto percentuale», il
2-3%, della quota Fininvest che
sarà conferita a un trust, ha annunciato Massimo Doris, figlio
del fondatore Ennio.
Paola Pica
© RIPRODUZIONE RISERVATA
13,7
milioni, è il
margine
operativo lordo
pre partite non
ricorrenti nei
primi nove
mesi del 2014,
in significativo
miglioramento
rispetto al dato
negativo per
21 milioni al 30
settembre
2013
12%
quota dei ricavi
da attività
digitale sul
totale del
fatturato del
gruppo Rcs nei
primi nove
mesi del 2014.
I ricavi digitali
sono cresciuti
del 7,3%
rispetto allo
stesso periodo
del 2013
Editoria
Rcs, perdite dimezzate
«Nel 2014 risultati migliori»
Perdite dimezzate per Rcs Mediagroup: il
gruppo ha chiuso i primi nove mesi 2014 con un
risultato netto negativo pari a 93,1 milioni,
contro un rosso di 175,3 nello stesso periodo del
2013. E per l’intero esercizio «si prevede un
risultato ancora negativo ma in significativo
miglioramento» rispetto all’anno precedente.
Stabili i ricavi a 921,5 milioni con una crescita di
quelli da attività digitali del 7,3% a 110,8 milioni,
pari al 12% del fatturato di gruppo. Aumentano
di 3,6 milioni a 341,5 i ricavi pubblicitari. La
raccolta ha registrato un incremento del 4,7%
nel terzo trimestre indicando per il secondo
trimestre consecutivo un’inversione di
tendenza. Agli analisti l’amministratore
delegato di Rcs Pietro Scott Jovane ha detto che
«il digitale pesa per il 20,7% dei ricavi
pubblicitari del Corriere della Sera e per il 29,5%
della Gazzetta dello Sport». Le azioni di
efficienza hanno portato nei nove mesi a
benefici per 47 milioni che confermano il rialzo
del target per il 2014 da 50-60 a 70 milioni. Il
margine operativo lordo pre partite non
ricorrenti è positivo per 13,7 milioni rispetto al
dato negativo per 21 milioni dei primi nove
mesi 2013. I debiti netti passano da 474,3
milioni di fine dicembre a 515,3 milioni. E ieri
Diego Della Valle, secondo socio Rcs con il 7,3%,
ha detto: «L’investimento in Rcs è stato tutto
sbagliato da parte mia. Pensavo di poter portare
la voce dell’impresa nel posto dei poteri forti,
quasi tutti mummificati e autoreferenziali. Lì
non sono riuscito quasi a toccare palla. È un
mondo che fortunatamente se ne sta andando».
S. Bo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
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4,453
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4,108
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6,317
6,477
22,155
22,543
Invictus Global Bond Fd
Invictus Macro Fd
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05/11
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80,006
103,320
108,687
80,831
103,835
www.azimut.it - [email protected]
AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981
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Azimut Dinamico
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Azimut Formula 1 Absolute
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Azimut Formula Target 2013
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Azimut Formula Target 2014
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Azimut Garanzia
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Azimut Prev. Com. Crescita
EUR
31/10
Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C
EUR
31/10
Azimut Prev. Com. Equilibrato
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31/10
Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C
EUR
31/10
Azimut Prev. Com. Garantito
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Azimut Prev. Com. Protetto
EUR
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Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C
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Azimut Prev. Com. Obbli.
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Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C
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Azimut Reddito Euro
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Azimut Reddito Usa
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Azimut Scudo
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AZ F. American Trend
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AZ F. Asset Plus
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AZ F. Best Bond
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AZ F. Best Cedola ACC
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AZ F. Best Cedola DIS
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AZ F. Best Equity
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AZ F. Bond Target 2015 ACC
EUR
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AZ F. Bond Target 2015 DIS
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AZ F. Bond Target 2016 ACC
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AZ F. Bond Target 2016 DIS
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AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC
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AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS
EUR
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AZ F. Bond Target 2018 Eq Op ACC
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AZ F. Bond Target 2018 Eq Op CLD DIS 11/11
EUR
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AZ F. Bond Target 2018 Eq Op DIS
EUR
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AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC
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AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS
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AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC
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AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS
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AZ F. Cash 12 Mesi
EUR
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AZ F. Cash Overnight
EUR
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AZ F. Carry Strategy ACC
EUR
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AZ F. Carry Strategy DIS
EUR
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AZ F. Cat Bond ACC
EUR
31/10
AZ F. Cat Bond DIS
EUR
26,633
7,072
6,942
7,075
6,779
12,841
11,074
11,105
12,275
12,297
11,277
12,012
12,030
10,437
10,437
17,551
6,561
8,973
9,116
6,589
14,100
13,370
16,626
7,646
10,169
30,839
26,592
7,022
6,926
7,067
6,775
12,847
11,347
11,373
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12,464
11,312
12,065
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10,506
10,506
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5,280
5,009
5,009
5,324
5,287
AZ F. CGM Opport Corp Bd
AZ F. CGM Opport European
AZ F. CGM Opport Global
AZ F. CGM Opport Gov Bd
AZ F. Commodity Trading
AZ F. Conservative
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Croci Japan R1C B
Croci US R1C B
Paulson Global R1C E
Sovereign Plus R1C A
Systematic Alpha R1C A
Fondi Unit Linked
Flex Equity 100
Global 100
Global Equity
Maximum
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Quality
Valuta
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6,572
6,528
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3,858
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5,665
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7,049
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5,354
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5,900
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6,544
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Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M
Multiman.Target Alpha A
SB Bond B
SB Equity B
SB Flexible B
V
SOCIETÀ
10,389
4,993
5,744
5,237
6,563
7,275
10,420
4,991
5,782
5,289
6,596
7,278
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Data
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BOND-A
BOND-B
DYNAMIC EQUITY
EQUITY- I
PRINCIPAL FINANCE 1
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03/11
30/09
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Data
Valuta
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KIS - Europa D
KIS - Europa P
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KIS - Selection X
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EUR
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EUR
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120,509
91,837
La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia
è disponibile sul sito www.invesco.it
Invesco Funds
Asia Balanced A
Asia Balanced A-Dis
Asia Consumer Demand A
Asia Consumer Demand A-Dis
Asia Infrastructure A
Asian Bond A-Dis M
Balanced-Risk Allocation A
Balanced-Risk Select A
Em. Loc. Cur. Debt A
Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M
Em. Mkt Corp Bd A
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US Equity A EH
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EUR
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Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
ECONOMIA/MERCATI FINANZIARI
● Piazza Affari
45
Sussurri & Grida
Giunti allarga la rete e prepara lo sbarco in Spagna
di Giacomo Ferrari
(giu.fer.) Chi ha detto che i libri di carta sono in
crisi e il loro destino è segnato? Giunti non solo
prevede di chiudere l’anno con ricavi in crescita
del 3%, ma continua ad aprire nuove librerie: 12
quest’anno (2 entro fine mese), 15 l’anno prossimo. Per un numero totale (a fine 2014) di 175 librerie, in tutta Italiane, soprattutto in provincia,
e a gestione diretta. L’obiettivo? Lanciare un
nuovo modello per integrare lettura tradizionale
e digitale, grazie all’accordo ufficializzato ieri
con Amazon per distribuire in esclusiva nel canale librerie (con l’eccezione di Hoepli a Milano)
l’e-reader Kindle e Kindle Paperwhite. Inoltre le
librerie Giunti realizzeranno, con il supporto
tecnologico di Amazon, un negozio online dove i
lettori avranno accesso ai prodotti venduti su
Amazon.it, oltre che a libri e Cd e Ddv. Il vantaggio? Guadagnare punti Giunti da spendere poi
nelle librerie fisiche. Ma la strategia di sviluppo
passa anche attraverso l’internazionalizzazione:
«Da tempo cerchiamo di fare acquisizioni sul
mercato inglese e spagnolo, e ora siamo in trattativa con una casa editrice in Spagna», anticipa
il ceo di Giunti Martino Montanarini.
Rimbalzano le banche
In calo Tod’s e Saipem
M
olta volatilità e, alla fine, poche
variazioni per gli indici europei. Il
Ftse-Mib di Piazza Affari dopo la
frenata della vigilia ha recuperato soltanto lo
0,43%. Regina della seduta si è confermata
Autogrill (+6,60%) grazie ai risultati
trimestrali, mentre Fca (Fiat-Chrysler) ha
guadagnato il 4,76% in attesa della maxicedola che arriverà dalla Ferrari prima dello
spin-off. In prevalenza positivi i bancari, con
la Popolare Milano rimbalzata del 3,93% e
Monte Paschi del 3,70%, anche se nel
comparto si registra il calo significativo del
Banco Popolare (-1,52%). In ripresa, inoltre,
Mediolanum (+3,69%). Giù invece Tod’s (5,17%) dopo i conti e Saipem (-4,27%) su cui
Ubs ha tagliato il target-price.
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Carige salta il bond
(s. rig.) Si moltiplicano i segnali di difficoltà in casa della Carige, una delle due banche italiane bocciate nei recenti esami
della Bce. Carige – presieduta da Cesare Castelbarco (foto) e attesa da un sostanzioso aumento
di capitale stimato in circa 500 milioni – ha deciso di non pagare la cedola di interessi di un bond
da complessivi 160 milioni, in scadenza il 4 dicembre. La decisione, prevista nel regolamento
del prestito e quindi perfettamente legittima,
evidenzia una difficoltà della banca genovese
non sanata né dalle prospettive dell’arrivo di un
Cavaliere Bianco (si è tornato a parlare di Andrea
Bonomi e della sua Investindustrial), né dall’accordo con il fondo Apollo per la cessione delle
due compagnie assicurative. L’obbligazione
(8,338% perpetual subordinated fixed/floating
rate, con codice Isin Xs0400411681) è stata emessa nel 2008, ed è diffusa tra i risparmiatori che
sono destinati a rimanere a bocca asciutta.
(m. ger.) I creditori hanno dato il via libera al salvataggio del Miulli di Acquaviva delle Fonti, uno
dei più antichi ospedali italiani che fa capo al Vaticano. La struttura, da sempre gestita senza fini
di lucro dalle autorità religiose, ha rischiato il
crac per 200 milioni di debiti. Con i debiti «congelati» la gestione ha rimesso in carreggiata
l’ospedale, tornato in equilibrio economico. Ora
l’accordo con i creditori: il 90% ha dato l’ok al
concordato. Saranno rimborsati al 35% del loro
credito, aumentabile in base alle future performance economiche dell’ente. L’ultimo passaggio atteso è l’omologa da parte del giudice fallimentare. All’inizio, quando il fallimento era più
che un’eventualità, i vertici dell’ospedale chiesero in una lettera indirizzata a Papa Francesco«licenza di presentare al Tribunale di Bari un piano
di concordato e proposta di pagamento ai creditori». Le origini del Miulli risalgono al 1158. Oggi
è il quarto istituto regionale con 600 posti letto,
21 sale operatorie, 1.250 dipendenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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!kb‰N@˜X@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!¯ Ê`ÊÉæ
!kb‰@˜×“ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!¯ z`|pæ
!k‰b‰k±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!¯ æ`¤ææ
!‰b ˜b×ÅÎÂà @¬±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!
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!‰ÎÎk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!1¯ ¤`Õæ¤
!kŏ‰˜k K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!/¯ ¤`æzp
!!kb ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!!¯ æ`||Õ
!˜Xk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!$"
¯ ¤¤`ÕÕæ
!˜b@bÂ‰±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!"¯ æ`zpÉ
!˜b 1Ý K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!18¯ ¤`zÕp
!˜Â‰x ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!$"¯ æ`ՙp
!˜Îk ,@ÅX†‰ /‰±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!,/¯ æ`Êz™
!Ý‰k“@ß±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!!¯ æ`æÐÊ
!×Î׉˜‰˜k K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®!$¯ |`zÉp
" "‰Xk K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®"
¯ Õ`ÉÐæ
"k“@‰xk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®"$¯ |`ÉÉæ
"k“@‰xk ¤z Þ@ ±±±±±±±±±±±±±±±±®9"$¤z¯
r
"Ý@Âk±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®".¯
r
$ $‰b@Î@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®$¯ æ`ÐÐÕ
, ,@˜@‰@~׬ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,"¯ ¤`¤ÊÉ
,@“@@Î ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,1¯ Õ`|Õp
,@“@@Î ¤zÞ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9,1¤z¯ ¤`|¤™
,‰@~~‰ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,¯ Õ`ÕÐÕ
,‰kÂÂk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.¯ æ`ʙæ
,‰kÂÂk ¤ÕÞ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9,.¤Õ¯
r
,‰˜‰˜x@‰˜@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,"¯ Õ`™Êæ
,‰¶×@b±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,-¯ ¤`zzæ
,‰Âk‰ G ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,
¯ ¤æ`z¤æ
,‰Âk‰ G ± ˜X±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,
,¯ ™`™Õæ
,‰~± /±@×ÅΉ˜ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,/¯ z`ÉÕz
,‰~Â@x‰X‰ b‰ÎÂ‰@k±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,$¯ æ`ÕÕp
,Âk‰Å±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,./¯ æ`Õzæ
,Âk“×b@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.¯ æ`ÕÐp
,‰“@ ˜b×ÅΉk K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.¯ ¤Ð`ÐÉæ
,Âàœ‰@˜±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.;¯ ¤Ð`p™æ
. .± k !kb‰X‰ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.!¯ æ`ÕÊp
.@ÎΉ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.1¯ Õ`||Õ
.
/ !kb‰@~׬ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.
/¯ æ`ppæ
.kXÂb@Ή K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.
¯ ¤Ð`ÉÐæ
.k¬à K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.;¯ zz`Ðzæ
.kÎk‰Î±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1¯ æ`z¤¤
.‰Å@˜@“k˜Î±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®."¯ æ`æpÊ
.ÅÅÅ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®.$/¯ ¤`ÕÐæ
/ /@N@x /±¬±@± K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ ¤¤`ÊÕæ
/@kÅ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ Ê`Ðzz
/@kŠ˜X K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/.¯ z`|™æ
/@x‰ ׬±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ ™`¤Êæ
/@‰¬k“±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/,!¯ ¤Õ`ÐÕæ
/@‰¬k“ ‰Ŭ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/,!.¯
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/@‰˜‰ “¬Âk~‰ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ Õ`z|æ
/@‰˜‰ “¬Âk~‰ ˜X ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/.¯ ™`™zæ
/@Â@Å ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/./¯ æ`É|æ
/@α±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1¯ ¤Õ`™ææ
/@Ýk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/8¯ ¤Õ`ÊÉæ
/XÂkk˜ /kÂ݉Xk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®//¯
r
/k@Î ,±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,¯ æ`ææ¤
/k@Î , ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®,.¯ æ`™Õæ
/kÂÝ‰ä‰ Î@‰@ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/.¯ Ð`p¤æ
/kÂÝ‰ä‰ Î@‰@ ¤z Þ@ K ±±±±±±±±±±±®9/.¤z¯
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/kÅ@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®//¯ ¤Õ`ՙæ
//±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®//¯ É`Éæz
/‰˜Îkʼn ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/¯ æ`æzÕ
/˜@‰±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/"¯ ¤`Õ|p
/˜@“ @Å ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/.¯ |`æÐæ
/~kx‰ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/$¯ ¤`™Ð™
/ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/$¯ Ê`¤|æ
/Â‰˜ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/."¯ ¤`ÉÉæ
/¬@Xk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/,¯ ™`Éææ
/¬@Xk Þ@ÂÂ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9/,¯
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/Îkx@˜k K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1¯ æ`ÕÉÐ
/Îkx@˜k ‰Ŭ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1.¯
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/1!‰XkkXα±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®/1!¯ z`|Ðæ
1 1@“N׉ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1,¯ Õ`Йp
1@“N׉ ¤ÐÞ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®91,¤z¯ æ`|pæ
1/±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1/¯ æ`||É
1kkX“ 1 ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®11¯ æ`ppÉ
1kkX“ 1 !kb‰@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1!¯ æ`pЙ
1kkX“ 1 !kb‰@ ˜X ±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1!.¯ æ`zÐÕ
1kkX“ 1 ˜X ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®11.¯ æ`ʙ|
1k˜@‰Š±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1"¯ ¤|`z|æ
1k˜@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1."¯ Ð`p¤Õ
1k˜‰˜kÂ~‰@ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1.¯ ¤`zzæ
1kœkX K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1/¯ æ`Ê|æ
1‰ÅX@‰±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1/¯ æ`æ|æ
1‰ÅX@‰ ¤|Þ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®91/¤|¯
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1bÁű±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1$¯ ÊÊ`™ææ
1Âk݉ ‰˜±˜b±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1¯ Õ`Êp|
1:1 kˆÅ×Ή˜ K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®1:1¯ É`|zæ
3 3 @˜X@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3¯ z`zÉz
3˜‰XÂkb‰Î±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3
¯ z`¤Ðæ
3˜‰XÂkb‰Î ‰Ŭ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3
.¯ É`pæz
3˜‰¬±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3"¯ Ð`ÊÕ|
3˜‰¬ ¬Âݱ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3",¯ Ð`Ðpæ
3˜‰¬/@‰ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3/¯ Õ`æææ
3˜‰¬/@‰ ‰Ŭ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3/.¯ Õ¤™`æææ
3˜‰¬/@‰ ‰Ŭ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®3/.¯ ¤`™p|
8 8@Å‰@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®8/¯ ¤Ð`ʤæ
8‰@˜‰˜‰ ˜b×ÅΉ@ ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®8"¯ ¤`¤Éæ
8‰@˜‰˜‰ @ݝ‰±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®8¯ |`™Éæ
8‰ÎΝ‰@ Åű K ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®8/¯ p`Êææ
9 9Âb ×Îà Âkk ±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9¯ Ê`|™æ
; ;ß K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®;$$:¯ ¤z`Ê|æ
> >‰~˜@~ 8kΝ K±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®>8¯ z`¤Êæ
>×XX†‰±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®>3
¯ æ`æz¤
>×XX†‰ ¤| Þ@±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®9>3
¤|¯ æ`æææ
>×XX†‰ ˜X±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±±®>3
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Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
47
Cultura
& Spettacoli
Milano
Le lezioni di nuoto
di David Grossman
Pubblico numeroso, commosso
e divertito ieri alla serata
inaugurale di BookCity con
David Grossman al Teatro Dal
Verme di Milano (gremito di
editori, da Luca Formenton a
Carlo Feltrinelli, e autori, da
Michele Serra a Salvatore Veca.
Lo scrittore ha ricevuto dal
sindaco Pisapia le chiavi della
città (il Primo sigillo): «Se uno di
voi resta chiuso fuori, si può
rivolgere a me». Ha poi rievocato
con umorismo anche i momenti
difficili: a 13 anni, sentito che
Nasser voleva buttare gli
israeliani a mare, andò «a lezioni
di nuoto». L’autore di Applausi a
scena vuota (Mondadori) ha
affidato al futuro tre parole per
descrivere l’oggi: «Alienazione,
incertezza e speranza».
Ida Bozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Anticipazione
Torna per Interlinea «L’oro del mondo» di Sebastiano Vassalli, con un testo inedito
di Sebastiano Vassalli
S
econdo il progetto iniziale, questo romanzo
avrebbe dovuto raccontare il naufragio di una
nazione, l’Italia, nella Seconda
guerra mondiale. Il Paese che
era arrivato all’unità politica
con Mazzini e Garibaldi, con
Cavour e con i Savoia; che si era
messo alla prova nelle trincee
della Grande guerra e che poi
aveva trovato il suo carattere
unitario con il «fascismo» di
Mussolini e compagni, io l’avevo intravvisto nei miei primissimi anni di vita in un turbinio
di divise grigioverdi, di fanfare,
di bollettini di guerra e di proclami letti alla radio da una voce marziale. Tutto, poi, si era
dissolto in una data: l’8 settembre 1943, in cui la fantasia dei
miei connazionali aveva collocato un evento, anzi una parola,
la parola «armistizio», che
avrebbe dovuto spiegare il prima e il dopo e invece non spiegava niente.
Ciò che era successo a partire
da quella data in realtà era una
catastrofe di proporzioni mai
viste, per quanto si andasse indietro nel tempo: con milioni
di uomini allo sbando, abbandonati a sé stessi in due, tre,
quattro continenti diversi. Con
il nostro Paese invaso da nord e
da sud, da uomini di tante nazionalità che non sarebbero bastate le dita di una mano a contarle, ci volevano anche quelle
dell’altra. Con gli italiani impegnati a combattersi tra loro in
una guerra fratricida. Quella catastrofe doveva essere la materia del mio racconto; ma il progetto era troppo ambizioso e
dopo averne verificato l’impossibilità sono stato costretto a
metterlo da parte.
Ho ripiegato su una storia
più limitata, con un protagonista che doveva avere il mio stesso nome e doveva parlare con
la mia voce. Volevo che il mio
racconto sembrasse autobiografico senza esserlo o, meglio,
senza esserlo del tutto. Un personaggio preso dalla realtà ci
sarebbe stato e sarebbe stato il
padre di Sebastiano. «L’infame», come l’avrei chiamato nel
romanzo, era una figura in parte simbolica: era il carattere nazionale che ereditiamo dai no-
Il carattere degli italiani
una malattia inguaribile
La guerra, gli infami e gli eroi: il ricordo di Giulio Einaudi
stri genitori al momento di nascere, ma era anche il padre
anagrafico del protagonista.
Era una persona che conoscevo
bene: mio padre. La narrazione, poi, si sarebbe dipanata seguendo il filo della memoria in
tre tempi: il passato remoto, il
passato prossimo e il presente,
a cui dovevano corrispondere
tre diverse forme della scrittura. Tre stili, secondo un canone
antico ma tuttora valido. Il passato remoto sarebbe stato il
tempo della catastrofe e dello
stile tragico; il passato prossimo avrebbe rappresentato il
tempo della nostalgia e quindi
dello stile elegiaco; il presente,
infine, mi avrebbe consentito
di mettere in scena, in stile comico, l’eterna commedia umana. Al presente sarebbero appartenuti il protagonista e il
padre del protagonista con la
sua fidanzata, l’editore con la
sua casa editrice perennemente sull’orlo della bancarotta, il
fantasma di Vittorio Emanuele
Il nuovo libro di
Roberto d’Incau
Come
ritrovare
l’entusiasmo
nella vita
e nel lavoro
FrancoAngeli
Editore
Giulio Einaudi
(1912–1999).
Il 15 novembre
1933 fondò la
casa editrice
cui diede il suo
nome, con
sede a Torino
nello stesso
palazzo che
era stato sede
del settimanale
di Antonio
Gramsci
ragioni che mi elencarono e
che, dopo quasi trent’anni, non
ricordo più.
Io, tengo a precisarlo, sono
sempre stato severo con me
stesso e ho sempre accettato le
critiche; ma c’era qualcosa di
poco convincente in quei discorsi e in quella situazione.
Qualcosa che non riguardava
ciò che avevo scritto ma me personalmente. Ripresi il mio scartafaccio e me ne andai, pensando che mi sarei rivolto a un altro
editore. Per ciò che mi era stato
detto, e per come si era svolto il
colloquio, il mio rapporto con
la casa editrice Einaudi finiva lì.
Non sapevo, e forse non lo sapevano nemmeno i miei interlocutori, che il «consulente editoriale» Giulio Einaudi si era
procurato una fotocopia del romanzo e se l’era portata a Roma
(...). Trascorsero tre o quattro
giorni. Una mattina presto, saranno state le otto, suona il telefono. «Sono Natalia Ginzburg»,
mi dice una voce di donna.
incontrato in treno e gli altri
personaggi del mio racconto.
Correva l’anno 1986. La casa
editrice Einaudi, dopo aver rischiato il fallimento e la chiusura come la casa editrice di cui si
parla nell’Oro del mondo, era
stata data da amministrare a un
avvocato torinese nominato
dalla politica; ma i responsabili
dei vari settori erano rimasti
quasi tutti al loro posto. L’editore, estromesso dalla sua creatura, aveva potuto rientrarci come
consulente. La realtà stava imitando la finzione o, al contrario, era il romanzo che imitava
la realtà in forme grottesche?
Mandai il frutto delle mie fatiche alla casa editrice. La risposta tardava e così, nel mese di
marzo del 1987, andai a Torino
per conoscere le ragioni di quel
silenzio. Parlai con il direttore
editoriale e con un altro dei capi di allora. Mi dissero che il
mio romanzo: L’oro del mondo,
non era pubblicabile e che era
stato rifiutato per una serie di
Il convegno de «la Lettura» oggi in Triennale
La visualizzazione dei dati?
«Uno strumento: come scrivere»
«L
a visualizzazione — la
presentazione grafica di
informazioni — è ormai uno
strumento di comunicazione.
S ì , co m e l a s c r i t t u r a » . A
sottolinearlo è Alberto Cairo,
docente alla School
of Communication
della University of
Miami, negli Usa.
Oggi alle 15.30 Cairo
sarà in Triennale.
Con lui Paolo
Ciuccarelli, direttore
del DensityDesign
Lab del Politecnico di Milano, e
Daniela Piscitelli, presidente
dell’Associazione design della
comunicazione visiva (Aiap).
L’occasione è il convegno Data
journalism: informazione e
creatività (ingresso libero)
organizzato da «la Lettura» e
Fondazione Corriere della Sera.
Il convegno condurrà verso
l’inaugurazione della mostra
Le mappe del sapere
— alle 18.30 sempre
in Triennale — che
fino al 14 dicembre
esplorerà i tre anni
d i l a vo ro d i d a t a
journalism realizzati
da «la Lettura». Una
esperienza raccolta
anche in un libro-catalogo
edito da Rizzoli (Le mappe del
sapere, pagine 240, 35, ma
alla mostra a 29,75). (c. br.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Non ci conosciamo ma Giulio
Einaudi ieri sera mi ha dato da
leggere il suo libro e l’ho trovato
bellissimo».
Ed eccoci alla ragione della
dedica.
Giulio Einaudi non soltanto
aveva letto L’oro del mondo,
comprese le pagine sull’editore
e sulla casa editrice in «amministrazione controllata» e gli
era piaciuto, ma l’aveva fatto
leggere ai maggiori autori e
consulenti della ex sua casa
editrice. (...)
Giulio Einaudi, mancato nel
1999 all’età di ottantasette anni,
è stato il più grande editore italiano dopo Aldo Manuzio e un
protagonista della cultura del
Novecento. Io però voglio concludere questa carrellata di ricordi con un episodio che non
si riferisce a lui, ma al tema
centrale del mio racconto, cioè
al carattere nazionale degli italiani. Nella primavera del 1988
mi capitò di essere invitato dall’Istituto Storico della Resistenza di una città dell’Italia settentrionale: non dico quale, perché purtroppo l’episodio è autentico e non voglio che il
protagonista sia riconoscibile.
Ci fu un incontro, in quella
città, con alcune classi delle
scuole medie superiori e il presidente dell’Istituto che l’aveva
organizzato, un ex partigiano,
dovette dire qualche parola per
presentarmi. Dai riferimenti
che fece al mio libro, si capì che
ciò che più l’aveva impressionato era la figura del padre di
Sebastiano, e che quell’impressione non era stata del tutto
negativa. La cosa mi stupì, ma
la attribuii a una lettura del testo un po’ troppo frettolosa; e,
naturalmente, non dissi nulla.
Soltanto dopo che l’incontro fu
finito, con tutto il tatto possibile cercai di spiegare al mio interlocutore che l’«infame», oltre a essere un suo coetaneo,
era stato anche un suo nemico
e un nemico dell’Italia libera.
Mi rispose alzando le spalle: «È
un mascalzone, lo so, ma è un
vero uomo».
Disse proprio così e dopo un
attimo di silenzio aggiunse:
«Ce n’erano anche tra noi dei
tipi come lui». Se ancora avevo
delle illusioni sul carattere nazionale degli italiani, quel giorno ho smesso di averle.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Evento
L’oro del mondo
di Sebastiano
Vassalli (foto
sopra) esce in
nuova edizione
con un testo
inedito in
ricordo di Giulio
Einaudi che qui
a fianco
anticipiamo in
parte (Interlinea,
pp. 208, 14). Il
libro sarà
presentato a
BookCity
domani, alle 15,
al Castello
Sforzesco in un
colloquio con
Roberto Cicala
su «Le origini
delle storie.
Sebastiano
Vassalli
viaggiatore nel
tempo dal
Seicento al
dopoguerra».
Rinascita
Tra le rovine
delle città
italiane dopo la
fine della
Seconda
guerra
mondiale (foto
Archivio
Corsera)
48
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
TERZA PAGINA
Teatro e poesia
Aste
Ghiannis Ritsos, quarta dimensione Warhol da record
Parte domani, al Teatro Due di Parma, il progetto
con Elvis e Marlon
Ghiannis Ritsos — Quarta dimensione, diretto da
Walter Le Moli, ispirato alle opere del grande poeta
greco (1909-1990), tradotte da Nicola Crocetti,
incentrata su Fedra, Aiace, Oreste, Persefone e
Agamennone. Lo spazio del primo ciclo ospita 5
opere dell’artista Luca Pignatelli (repliche fino al 7
dicembre, per poi ripartire a gennaio 2015).
Elzeviro / Visar Zhiti
L’ALBANIA
CERCA INVANO
L’EUROPA
Segna
libro
Asta da record da Christie’s a New York per due
serigrafie di Andy Warhol (1928-1987), una con
Elvis Presley in versione da cowboy, l’altra con
Marlon Brando nelle vesti di motociclista: oltre
150 milioni di dollari «in due» per una serata
che in totale ha incassato 852,9 milioni di dollari
(un altro record) grazie a opere di De Kooning,
Koons e Twombly. Triple Elvis (1963, nella foto) è
stato battuto per quasi 82 milioni di dollari (60
la stima di partenza) mentre Four Marlons
N
P
✽ ✽ ✽
Felix decide di venire in Italia. Prima tappa,
Bari, dove abbandona la vecchia valigia per
passeggiare in città: vuol fare un confronto
con Durazzo e Tirana. Poi va a Roma, in casa
d’un amico albanese, profugo. Accanto a lui, il
fantasma di Ema, con la quale parla, fa l’amore, visita i luoghi visti nella tv italiana. Spesso
non ricorda dove si trova: sogna di essere in
Francia, in Grecia, nei Paesi nordici, in Kosovo. A Bologna sta per entrare in un bar, ma
sbatte violentemente la testa contro la porta a
vetri. Dice al cameriere: «Vengo da un Paese
sporco, perché avete lavato così bene i vetri?
Non si capisce che è una porta». L’Albania
cerca l’Europa, ma l’Europa è senza pietà. Da
Roma a Vienna. Felix conosce una libraia che
assomiglia a Ema, ma la donna non accetta di
farle da controfigura e lui la lascia.
Il viaggio continua. Felix porta sempre con
sé una cartella con testimonianze e prove dei
crimini della dittatura, compreso l’assassinio
di Ema, destinata al tribunale dell’Aja. La nasconde sotto la giacca, sotto il cuscino dove
dorme; ma non riesce a consegnarla. Disperato, pensa anche che è un nonsenso cercare di
far condannare tutto il suo Paese. Torna a
Vienna, a fine d’anno. La città in festa attende
l’arrivo del 2000. Luci, neve, ubriachi. A Felix,
stanco e avvilito, spuntano le ali ed egli pensa
di essere un semidio. Comincia a correre sulle
strade, contromano. Le auto gli sfrecciano ai
lati. Sui marciapiedi inciampa contro le vetrine dei negozi, si ferisce, sanguina, ride e continua a correre.
Quando incrocia un ponte sul Danubio,
decide di incontrare Ema. «Chi vuole le mie
ali?», domanda prima di tuffarsi nell’acqua
gelida.
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
È un
pellegrinaggio
letterario quello
di Fabrizio
Pasanisi, in
Irlanda sulle
orme di due
maestri, Joyce
che pur
essendoci
vissuto poco ne
è l’emblema; e
Yeats, che tanto
peso ebbe nel
rinascimento
celtico del Paese.
Inoltre, Beckett,
Swift, Wilde,
Stoker, O’Brien,
Heaney, fino agli
ex giovani della
rivolta anti
joyciana come
Joseph
O’Connor. I libri
sono luoghi da
visitare e le
citazioni
cartoline in
L’isola che
scompare
(Nutrimenti, pp.
240, 18).
a cura di
Cinzia Fiori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Amazon e Hachette fanno la pace
Sconti controllati, tutele agli autori
di Cristina Taglietti
Ci si deve
abbandonare
alla voce di Jan
Brokken e alla
luce pallida del
Nord per cogliere
la singolarità
delle Anime
baltiche (trad. di
C. Cozzi e C. Di
Palermo,
Iperborea, pp.
500, 19,50).
L’autore incrocia
persone e vite
straordinarie, più
o meno illustri:
Romain Gary,
Michail e Sergej
Ejzenštejn,
Jacques Lipchitz,
Mark Rothko,
Arvo Pärt...
Racconta il
presente e
ricompone ciò
che la Storia ha
distrutto, come la
Königsberg di
Kant e Hannah
Arendt.
(1966) per 69 milioni (un’altra Marlon come
questa è oggi al Louisiana Art Museum di
Copenaghen). Il record assoluto per un Warhol
resta invece a Silver Car Crash del 1963 venduta
lo scorso autunno per 105,4 milioni di dollari.
«Abbiamo visto molti collezionisti asiatici —
assicurano da Christie’s — ma nella
contemporanea gli americani restano gli
acquirenti maggiori».
Dopo la guerra tra la libreria online e l’editore
di Sebastiano Grasso
on «si legge d’un fiato» Il visionario
alato e la donna proibita di Visar Zhiti (Durazzo, 1952) appena tradotto in
Italia da Elio Miracco (Rubettino, pp.
562, € 16). Ci vuole una buona settimana. È un
romanzo da centellinare, come il vino buono.
Dà da pensare, coinvolge, commuove persino.
C’è Kafka e c’è Joyce, c’è il modernismo letterario e il realismo magico, l’invenzione e la realtà. Ma è anche un libro difficile, cupo; per
certi versi anche terribile, inusuale, sconvolgente. E straordinario. Ogni capitolo, un racconto a sé, una sorta di preludio di una tragedia ininterrotta nel Paese delle aquile. Iniziata
a Vienna, la scrittura viene ultimata a Tirana.
Due i personaggi principali: il fotografo
dilettante Felix Kondi ed Ema Marku, giovane
liceale arrestata perché porta al collo una catenina con la croce e legge la Bibbia e altri libri
vietati dal regime albanese di Enver Hoxha.
Liberata, la donna viene nuovamente imprigionata perché, sulla stampa di opposizione,
denuncia violenze e torture subite in prigione
e le «conversioni» alla democrazia di aguzzini
politici e burocrati. Felix,
che assiste al processo-farsa,
resta ammirato dalla dialettica e dalla bellezza della
donna e se ne innamora. Ma
la polizia segreta decide di
assassinarla. Felix va fuori di
testa, ruba la bara e se la
Visar Zhiti, 62 anni carica sulle spalle. Un delirio.
Sullo sfondo, la dittatura. In realtà si tratta
di un libro di ricordi. Dietro il personaggio di
Felix c’è Visar, i suoi sette anni di prigione e
lavori forzati per avere scritto un libro di versi
considerati ermetici e «contrari ai canoni del
realismo socialista».
La descrizione della prigionia di Ema non è
un prodotto di fantasia. Visar Zhiti sa di che
cosa parla, avendola vissuta, così come suo
padre, Hekuran, poeta e commediografo, cui
era stato impedito di pubblicare in vita, e che
oggi, dopo morto, è riconosciuto come uno
dei più importanti scrittori albanesi.
49
ace fatta tra Amazon e
Hachette. Finisce così la
lunga disputa che dalla
primavera scorsa negli
Stati Uniti teneva impegnati i
due colossi dell’editoria coinvolgendo anche gli autori. Ieri i
manager dei due gruppi hanno
annunciato di aver firmato un
nuovo contratto pluriennale di
cui, però, non hanno voluto
fornire ulteriori dettagli. Tuttavia, a grandi linee dovrebbe ricalcare quello siglato due settimane fa dalla stessa Amazon
con Simon & Schuster secondo
cui, dal 1° gennaio 2015, la casa
editrice può decidere il prezzo
degli ebook lasciando alla biblioteca online americana uno
spazio di manovra per gli sconti. L’accordo dovrebbe lasciare
al livello attuale i guadagni degli scrittori.
Soddisfazione è stata espressa da entrambe le parti. D’altro
canto nessuno dei due contendenti sembrava trarre beneficio dal braccio di ferro: mentre
sono precipitate le vendite di
Hachette sulla libreria online
(che, peraltro contano per il
60% sulle vendite totali di Hachette in Rete), lo scorso mese
il rapporto sugli utili di Amazon è stato deludente, nonostante non fosse chiaro il peso
delle mancate vendite di libri
Hachette.
Michael Pietsch, amministratore delegato di Hachette
— quarto gruppo editoriale
americano, costola del francese Lagardère — l’ha definita
«una grande notizia per gli
scrittori, un accordo di cui gli
autori trarranno benefici per
anni, che dà ad Hachette enormi possibilità di marketing con
uno dei più importanti partner
per quanto riguarda la vendita
di libri». Canta vittoria anche il
colosso di Seattle per bocca di
David Naggar, vice presidente
di Kindle, secondo cui «il nuo-
Il confronto
*
Fondata nel 1826
Fondata nel 1994
Fatturato (2013) in miliardi di euro
59,66
2,06
Dipendenti (2013)
88.400
6.531
*Lagardère Publishing fa parte del gruppo
Lagardère (nato nel 1996)
Fatturato gruppo (2013) 7,2 miliardi di euro
Dipendenti gruppo (2013) 23.179
vo accordo include specifici
termini finanziari che incentivano Hachette ad abbassare i
prezzi, cosa che riteniamo una
grande vittoria per i lettori e
per gli autori».
La disputa Hachette-Amazon ha dominato per mesi i di-
Jeff Bezos, fondatore di Amazon, e
a destra Arnaud Lagardère, leader
del gruppo che controlla Hachette
Corriere della Sera
battiti editoriali, ha varcato
l’oceano arrivando anche in Europa e spingendo gli addetti ai
lavori a schierarsi in due fazioni contrapposte. Tutto è cominciato con Amazon che
avrebbe voluto vendere i titoli
elettronici di Hachette (che costano tra 12,99 e 19,99 dollari) a
un prezzo unico di 9,99. A questo doveva corrispondere anche una nuova ripartizione dei
diritti, a favore del retailer. Per
fare pressione sul gruppo editoriale durante la negoziazione, Amazon ha messo in atto
tattiche di disturbo (di bullismo, secondo i più critici) sui
libri pubblicati da Hachette:
consegna ritardata, cancellazione dei titoli dalle liste dei volumi consigliati, prevendite
impraticabili. Pratica che a
molti è sembrata una violazione del primo comandamento
che il gruppo di Seattle ha sempre perseguito: stare dalla parte del consumatore (o lettore,
in questo caso).
Il risultato è stato un manifesto firmato da oltre 900 scrittori (non tutti pubblicati da Hachette), capeggiati da Douglas
Preston — tra cui Paul Auster,
Donna Tartt, Jay McInerney,
Stephen King, John Grisham,
Scott Turow — scesi in campo
contro il più potente distributore di libri del mondo. Il 10
agosto la loro lettera contro
Amazon è stata pubblicata in
una pagina di pubblicità a pagamento del «New York Times», mentre pochi giorni dopo è arrivata la risposta degli
scrittori editi da Amazon (tra
cui Hugh Howey e J. A. Konrath) che elogiavano la politica
degli sconti di Amazon.
E non c’è solo il fronte Usa.
«Non vogliamo essere tenuti in
ostaggio»: era il passaggio
chiave anche di una lettera
aperta firmata in Germania da
Elfriede Jelinek, premio Nobel
2004, e da altri protagonisti del
mondo della letteratura, contro Amazon colpevole di praticare lo stesso tipo di pressione
sul gruppo svedese Bonnier.
La fine delle ostilità con Hachette fa ben sperare anche sugli altri accordi con i grandi
gruppi americani, ancora da
concludere: HarperCollins,
Macmillan e Penguin Random
House. Tirano un sospiro di
sollievo scrittori e agenti. Ieri
Douglas Preston si è augurato
che «se mai dovesse sorgere di
nuovo un disaccordo tra i retailer online e gli editori, Amazon
non cerchi più di prevalere a
discapito di libri e autori». Per
concludere: «Finalmente posso tornare al mio romanzo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Baccomo spoglia il blob di tv e social
Con «Peep Show» la società dello spettacolo italiano è messa a nudo
di Nino Luca
C
hi conclude la lettura di Peep Show
poco prima di andare a dormire rischia di risvegliarsi avendo sognato
l’autore Federico Baccomo in fuga da Rosy
Bindi, Jovanotti, Laura Pausini e tutto lo
strampalato vippume televisivo che popola il libro. Il loro intento è semplice: acchiapparlo e impartirgli lo stesso trattamento (da scoprire leggendo) che lo scrittore riserva al suo protagonista, Nicola Presci, ex vincitore del Grande Fratello,
caduto in disgrazia, dopo aver toccato le
vette della felicità effimera e ora alla ricerca della sua seconda occasione.
Peep Show è la lunga esplorazione dei
pensieri di chi precipita dopo aver vissuto
il suo quarto d’ora di celebrità. Nicola Presci, uscito dalla Casa, un po’ alla volta perde tutto: notorietà, donne facili, autografi
e capelli: «Siete disposti in assenza di talento a passare anche dalla vergogna, dalla
perdita dell’ultima goccia di dignità, pur di
arrivare al successo?».
Baccomo umanizza e disumanizza personaggi che sono entrati nelle nostre case
attraverso i media: immagina una fantomatica Rosy Bindi predatrice sessuale, svela i segreti delle smorfie di Renzi, fa parodia delle rubriche di Gramellini e Serra.
Tutto questo ricorda il «molliccio» di Harry Potter»: le nostre paure prendono le
sembianze dei personaggi che amiamo
oppure odiamo, dai quali ci si libera soltanto rendendoli ridicoli ai nostri occhi. Lo
smascheramento è spassoso, feroce,
struggente. A volte talmente inopportuno
da risultare blasfemo. Ma è tutto un gioco.
Un sopra le righe creato ad arte, volutamente stonato e grottesco per il fine di
strappare l’amaro sorriso della consapevolezza del nostro tragico apparire.
Ecco la tesi dunque: siamo tutti omologati. Non nuova certo, ma mai raccontata
in maniera così spavalda. La melma nera
della comunicazione, televisiva ma anche
dei social, con tutti i suoi personaggi, quella una volta ben immaginata dalla sigla di
Blob, è talmente pervasiva che ci ha reso
tutti uguali. Tanti Nicola Presci, tutti con le
stesse battute ciniche indistintamente sulla bocca dei personaggi di Peep Show.
Per Baccomo, scrittore 35enne con alle
spalle l’abbandono della pratica forense e
il best-seller Studio illegale, il tema dell’ambizione spregiudicata è una costante;
era centrale anche nel secondo lavoro: La
gente che sta bene (da cui è stato tratto un
film, come dal primo libro). Il successo facile ma fatuo sembra trovare l’epilogo in
Peep Show e si completa la trilogia, mantenendo i dialoghi folgoranti degli altri libri,
ma con una maggiore costruzione dei personaggi, più profonda senza perdere pepe.
Leggere Peep Show (Marsilio, pp. 368, 18,50) è come guardare una spogliarellista
senza essere visti. Come accade con la tv o
con Twitter o Facebook. Il modo migliore
per esplorare gli abissi mentali del Nicola
Presci che dimora in ognuno di noi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il video dell’intervista a Federico Baccomo è
visibile su Corriere.it
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Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
SPETTACOLI
Vaticano e pop
Il «ministro» della Cultura del Vaticano «benedice»
suor Cristina (foto), la religiosa rivelazione del
talent «The Voice» che ha appena pubblicato il suo
primo cd, intitolato «Sister Cristina». Il cardinale
Gianfranco Ravasi dà una «piena approvazione» a
suor Cristina «come fenomeno culturale pastorale.
Parliamoci chiaro — spiega il presidente del
Pontificio Consiglio della Cultura — oggi si sente
più che mai la necessità di nuovi linguaggi per
essere più vicino ai giovani. E la Chiesa non può
Il cardinale Ravasi
applaude suor Cristina:
fenomeno dei tempi
trascurarlo. La Chiesa deve essere nella piazza».
Aggiunge: «La mia è un’approvazione piena
perché la Chiesa deve registrare i gusti dei giovani
di oggi». Detto questo, il cardinal Ravasi ricorda
che non si può prescindere dal linguaggio della
«sacralità. E su questo aspetto bisognerà che la
Chiesa si impegni a comporre musica di livello
liturgico». Un altro aspetto mette in chiaro Ravasi:
«Se c’è solo spettacolo, non ci può essere
avvicinamento a Dio».
Anteprima
«American
Sniper» convince
la critica Usa
LOS ANGELES Anteprima mondiale e standing ovation: l’ultimo film di Clint Eastwood centra il bersaglio, come il cecchino protagonista di American
Sniper. La pellicola è stata
l’evento a sorpresa dell’American Film Institute Festival in
corso sull’Hollywood Boulevard, con una fila che riempiva
quattro isolati.
Con l’aria dinoccolata e
l’asciutto atteggiamento che lo
contraddistingue in ogni sua
apparizione, l’84enne Eastwood ha spiegato: «Ho voluto fare
un film su un veterano, un uomo che era andato in Iraq per
una guerra e per l’orgoglio di
essere al servizio del suo Paese.
Ringrazio tutti i miei attori, sono stati straordinari, a partire
da Bradley Cooper, il cecchino
Chris Kyle, e lascio al pubblico
il giudizio sul nostro lavoro».
Ha aggiunto: «Chris era una vera e “unica” persona nella sua
complessità, nel suo confronto
con la guerra durante quattro
mandati in Iraq. Divenne il più
leggendario cecchino nella storia dei militari americani. Il
film è tratto dal bestseller scritto dallo stesso Chris Kyle in servizio nella Navy Seals».
Un’altra pellicola di guerra
per Clint, dunque, dopo Lettere
da Iwo Jima e Flags of our fathers, che ha subito raccolto i
consensi della critica e il pubblico. Standing ovation finale
per Eastwood e il suo cast, con
un Bradley Cooper trasformista
— nel peso, nelle espressioni
— e con una Sienna Miller irriconoscibile che interpreta la
moglie del militare assistendo
al suo disancoramento emotivo dalla famiglia, ai dubbi di
quel marito che aveva avuto
una educazione e una formazione da fervente cristiano del
Texas.
Ovviamente il giorno seguente sul web è iniziata la ridda di ipotesi per la corsa agli
Oscar del film, di Clint e del suo
La diva
Festa a Hollywood
per Sophia Loren:
«Ma non dimentico
le mie umili origini»
Il cecchino di Clint
Bradley Cooper nella vera storia di Chris Kyle
Eastwood: la guerra e il destino di un veterano
Da Oscar
● Clinton
Eastwood (84
anni, foto) ha
vinto l’Oscar
per Gli Spietati
e Million Dollar
Baby
● American
Sniper è la
storia di un
Navy Seal
(Bradley
Cooper),
infallibile
cecchino in Iraq
protagonista, un Bradley Cooper che nella pellicola disegna
anche intimamente ogni contraddizione e lacerazione di
quell’uomo che i commilitoni
avevano soprannominato «Legend» e al quale vengono attribuite 160 uccisioni. Costruito
con molti flash back, American
Sniper disegna i diversi protagonisti, ma anche il peso indiretto che l’attacco alle due Torri
dell’11 settembre ha segnato e
significato per tanti americani.
Il copione scritto da Jason Hall,
Scott McEwen e Jim DeFelice fa
proprie in primis le parole dell’autobiografia di Kyle: «Ho visto e vissuto l’inferno tra la vita
e la morte».
Eastwood ha definito il suo
lavoro non un film di guerra,
ma sulla guerra. Per Variety
«come The Hurt Locker questo
è anche un film intimo sui de-
stini degli uomini nel conflitto
in Iraq. Con una forte continuità d’azione, Eastwood non perde mai di mira l’analisi di uomini nel fuoco di un conflitto».
Per il Los Angeles Times «affascina e coinvolge nel film la difficoltà per il protagonista di ritornare a una vita normale, con
il riserbo sulla sua terribile
esperienza e resta emblematica la frase della moglie di Kaye:
Militare
Chris Kyle, il
cecchino dei
Navy Seals che
ha ucciso 160
nemici. Nel 2013
è morto freddato
in un poligono
da un reduce con
turbe psichiche
In alto, Bradley
Cooper nel film
“Da quando tu sei ritornato anche quando sei qui, in realtà
non lo sei”».
Clint non ha mai esternato
opinioni politiche al proposito,
ma prima di girare il film aveva
dichiarato: «Leggendo il libro
di Kyle ho pensato che il portarlo sullo schermo avrebbe potuto essere anche una sorta di doloroso riflesso per tutti i veterani di guerra e le loro famiglie.
Lascio a voi ogni possibile
coinvolgimento, per un uomo
e tanti altri uomini che sono
stati vicinissimi alla morte».
Nei flash back, nel disegno del
futuro cecchino numero uno
americano non si celebra la
guerra, piuttosto la difficoltà
dopo queste esperienze di ritornare a un mondo che non si
sente più proprio.
Giovanna Grassi
L’attrice aveva 78 anni. Era stata Concetta nel «Gattopardo», poi si dedicò a teatro e tv
ucilla Morlacchi, morta ieri
improvvisamente a 78 anni
a Milano, dove viveva ed era nata il 29 aprile del ’36, era una
bravissima attrice e una donna
così ricca di umanità da potersi
permettere una doppia verità
di attrice, ora gridata come Monaca di Monza testoriana, ora
sussurrata come Varia nel Giardino dei ciliegi.
L’avevano scelta i più grandi,
a partire da Visconti che l’aveva
voluta come Concetta, l’innamorata delusa di Tancredi-Delon nel Gattopardo. Ma la sua
carriera al cinema dura poco, a
parte la Storia milanese di un
altro Visconti, Eriprando. È al
teatro che si dedica anima e
corpo, venendo a contatto con
molti diversi talenti, dal citato
conte Luchino (Cechov e ancora Testori, nella «scandalosa»
Arialda) alla grande stagione
dello Stabile di Genova, quando divide con Luigi Squarzina e
Alberto Lionello la qualità ben
ragionata di alcuni allestimenti
storici, dal Diavolo e il buon
Dio di Sartre a Uomo e superuomo di Shaw, dal Matrimonio di
Figaro a Madre Coraggio di
Brecht in cui era la figlia muta
di Lina Volonghi.
Indimenticabile. Un miracolo ogni sera, per la dolce ma testarda ragazza uscita dall’Accademia dei Filodrammatici e
che aveva conquistato le serate
Profilo
● Lucilla
Morlacchi era
nata a Milano il
29 aprile 1936
● La sua
carriere si è
divisa tra
cinema, teatro
e televisione
Bacio Il regista Luchino Visconti con Lucilla Morlacchi
sul set del film «Il Gattopardo», che uscì nel 1963
● Per lei fu
fondamentale
l’incontro
con Visconti
che la volle per
Il Gattopardo
lunga carriera di Sophia e le ha
strappato bei ricordi di una
vita che l’ha vista recitare con
Marlon Brando («non ho
parole per descrivere l’uomo e
l’attore, dovrei restare in
silenzio e forse le troverei»),
Peter Seller («era segnato da
una profonda, speciale
malinconia»), Cary Grant («era
bello, colto, intelligente»),
Marcello Mastroianni
(«nessuno sarà mai di nuovo
come lui»). Sophia ha riso di
cuore per la gigantografia
proiettata della foto in cui
occhieggia alla scollatura sul
seno prorompente di Jane
Mansfield e si è divertita
ricevendo gli omaggi sul
palcoscenico di Sofia Vergara
che proprio quella fotografia
ha reinterpretato in una scena
di Modern Family.
G. Gs.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Addio a Lucilla Morlacchi, diva discreta di Visconti
L
LOS ANGELES Il Dolby Theater, il
teatro dove si celebrano gli
Oscar, ha visto Sophia Loren
(foto) applaudita in modo
interminabile per l’omaggio a
lei dedicato dall’American
Film Festival con la proiezione
di La voce umana di Edoardo
Ponti e della copia restaurata
di Matrimonio all’italiana di
De Sica (1964). Sul palco, in un
sinuoso abito lungo nero,
Sophia si è seduta a fianco del
regista Robert Marshall ed ha
esordito: «Non ho mai tradito
o mistificato la ragazza povera
e semplice che sono stata. Non
ho mai scordato le mie origini,
da dove vengo, la Napoli della
guerra, della violenza e della
fame». Marshall, che l’ha
diretta in Nine, ha fatto anche
proiettare molti spezzoni della
del venerdì della prosa (classici, moderni, originali tv) e sceneggiati tv (Romanzo di un
maestro, Ottocento, Vita col
padre, La figlia del capitano). Il
suo modo quasi paranormale
di arrivare al cuore di personaggi severi dalle nevrosi nascoste, la portano a misurarsi
con Ronconi (Anitra selvatica
di Ibsen) e Castri (Le serve di
Genet, premio Duse), Pagliaro.
Ma è sempre a Milano che Lucilla trova le occasioni migliori.
Prima al giovane Salone Pier
Lombardo, in un lungo sodalizio artistico con Franco Parenti
e Andrée Shammah che trova
storici complici nell’amico Testori (due ruoli nei Promessi
sposi alla prova), inseguendo
Molière, Eschilo, Alfieri, Claudel. Nel ’90 è a Gibellina la tragica Sposa di Messina di Schiller, con Elio De Capitani con
cui vivrà poi all’Elfo due esperienze totali, prima I Turcs tal
Friul di Pasolini quindi ancora
la manzoniana Monaca (era
destino…) in cui l’attrice è una
mattatrice discreta, sempre in
grado di urlare uno strazio ma
anche di ripensare l’urlo nello
stesso momento in cui si spegne l’eco.
Non fu mai diva divina, ma ci
mancherà, la cara Morlacchi,
discreta signora di memoria
che, ricorda ora con nostalgico
rimorso De Capitani, «ha avuto
sempre uno scioccante terrore
del pubblico che la rendeva a
volte la peggior nemica di se
stessa».
Maurizio Porro
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Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
Pereira
«Il futuro della Scala?
Lo Stato si prenda
le sue responsabilità»
Le tappe
SPETTACOLI
Alla Scala si sta lavorando per far rientrare lo sciopero proclamato
dalla Cgil per mercoledì 19, che rischia di far saltare l’ultima
rappresentazione del Simon Boccanegra. Domani l’incontro con Cgil,
Cisl, Uil e Fials. «Aspettiamo, vediamo. Ci sono incontri tutti i giorni»
ha spiegato Alexander Pereira (67 anni, foto). Il sovrintendente è
anche intervenuto sulla situazione economica del teatro: «Io posso
cercare nuovi fondi ma per l’esistenza futura della Scala è molto
importante che lo Stato si prenda le proprie responsabilità e le grandi
imprese si mettano insieme per supportare il secondo brand italiano
più famoso nel mondo dopo la Ferrari».
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Domani su «Io Donna»
Scott Thomas: per la scuola non sapevo recitare
«Ho lasciato la scuola di recitazione quando mi
hanno detto che ero senza talento». Pare
impossibile, ma a raccontarlo nel numero di Io
Donna in edicola domani con il Corriere, è Kristin
Scott Thomas, pluripremiata interprete di film
come Il paziente inglese. Rivela ancora: «Recitare
per il cinema non è mai stato quello che volevo
fare davvero. Preferisco il teatro, così immediato».
Severgnini sul palco
«Il mio viaggio
tra due generazioni»
Debutto il 20 a Genova: mescolo generi e talenti
● Il 20
novembre a
Genova, Teatro
Politeama
● Il 2 dicembre
a Torino, Teatro
Colosseo
● Il 10
dicembre a
Modena,
Teatro Storchi
● Il 12
dicembre a
Vicenza, Teatro
Comunale
● Il 3 febbraio
a Bologna,
Arena del Sole
● Il 5 febbraio
a Pavia, Teatro
Fraschini
«G
li uomini, passati i
50 anni, fanno sempre qualcosa di strano», racconta Beppe Severgnini. Sarà perché «a quell’età, ci
si accorge del rischio ripetizione: un peccato veniale in alcune professioni, ma mortale in
quelle attinenti alla comunicazione». Per evitarlo, Severgnini
si è messo alla prova con una
sfida nuova per un giornalista
in attività: interpretare un ruolo a teatro. La tournée di La vita
è un viaggio partirà il 20, da Genova, e girerà tutta Italia.
«Se i miei lettori mi avessero
visto a Ballando con le stelle
impegnato in una macarena
con Belén avrebbero dovuto
preoccuparsi». Quindi, per
non ripetersi, che fare? «Volevo
raccontare le cose che mi stanno a cuore, ma in modo diverso. Quasi tutti avrebbero pensato a un romanzo: per un gior-
nalista che ha scritto 15 saggi,
perché no? Ecco, no». I suoi ultimi libri: Italiani di domani
del 2012 e La vita è un viaggio
del 2014 (Rizzoli) «hanno molto a che vedere con l’importanza di mescolare generazioni e
talenti». Mancava un testo teatrale. «L’ho riscritto dieci volte,
ho letto molto, ho chiesto consigli. E’ stata anche una lezione
di umiltà».
La storia è quella di un professionista 50enne («non sono
io, ma c’è molto di me»), bloccato all’aeroporto di Lisbona
per uno sciopero. Lì incontra
«un’attrice 28enne furibonda
per cose che spiacciono a tutti:
le lentezze, le furbizie, i lavori
non pagati, il capo che dice stai
zitta, hai solo 28 anni». In scena c’è una terza persona «una
35enne con la chitarra che interviene, cantando» (Elisabetta
Spada: «L’ho conosciuta su un
❞
Protagonisti Beppe Severgnini (57 anni) assieme a Marta Isabella Rizi (30) in un momento dello spettacolo
Faccio
il tifo per
i giovani,
gli adulti
devono
capire
quando
chiudere
il sipario
aereo: mi ha dato un cd e sono
rimasto folgorato»). Però la
storia è fra il 50enne e la quasi
30enne Marta, interpreta da
Marta Isabella Rizi («Lavora in
Inghilterra. L’ho incontrata anni fa e le ho detto: se mai farò
teatro ti porterò con me»).
«Lui vuole aiutarla ma è pedante, lei non lo sopporta: disillusa, sta lasciando l’Europa
per aprire un bar in Brasile». Il
personaggio — senza nome —
di Severgnini la sconsiglia: i
due si scontrano. Ma alla fine
della notte lei avrà aiutato lui
almeno quanto lui avrà fatto
con lei. «Questa generazione è
quella con cui l’Italia o la va o la
Volevo
cimentarmi
con un testo
teatrale,
l’ho riscritto
dieci volte
È stata
una lezione
di umiltà
spacca», spiega il giornalista, il
cui tifo per i giovani sarebbe
«egoismo lungimirante. Mescolare età e talenti funziona.
Come in quell’aeroporto».
L’anteprima dello spettacolo, a
Mantova, è stato un successo
«oltre ogni aspettativa. È piaciuto molto alle figlie e ai papà». L’obiezione però è arrivata
In scena
L’incontro-scontro tra
un cinquantenne e una
ragazza bloccati dallo
sciopero in aeroporto
da un suo amico: «Mi ha detto:
bello spettacolo ma non realistico. Sei stato una notte con
una bella ragazza e non ci hai
provato». Non è un caso: «In
scena le ripeto che è bella. E le
dico: hai una possibilità in più
e una responsabilità extra».
Una convinzione di Severgnini, come quella che si possa
imparare dai giovani: «È il tema numero uno. Gli adulti dovrebbero capire quando chiudere il sipario». A proposito:
prima che si apra le viene l’ansia? «Macché, mi diverto come
un pazzo».
Chiara Maffioletti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
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●
Risponde Sergio Romano
L’ECO DELLA GUERRA FREDDA
NELLA CARRIERA DI ELIA KAZAN
Caro Romano,rispondendo a
un lettore euroscettico, lei ha
elencato le ragioni per le quali
è europeista convinto. Un
formidabile «assist» a favore
degli euroscettici è stata
l’elezione di Jean-Claude
Juncker alla presidenza della
Commissione Europea, organo
esecutivo della Ue che
rappresenta e tutela gli
interessi dell’Europa nel suo
insieme. Juncker è stato per
circa 20 anni presidente e
ministro delle Finanze del
Lussemburgo e promotore del
regime locale da paradiso
fiscale con rigido segreto
bancario. Ora, da uomosimbolo della Ue, dovrebbe
guidare l’azione contro gli
stessi privilegi fiscali concessi
da capo del governo. Lo
scandalo di questi giorni ha
portato alle luce le
agevolazioni sulle tasse
garantite dal Lussemburgo a
oltre 300 aziende. Niente di
peggio per minare la
credibilità della Ue e dare fiato
agli euroscettici! Poiché tutti
conoscevano i trascorsi di
Juncker, possiamo ritenere che
la lobby delle oltre 300 aziende
è stata così irresistibile da
riuscire a imporlo. A questo
punto, non rimangono che le
dimissioni. Credo che anche lei
convenga su questa soluzione.
Attilio Lucchini
Le lettere firmate
con
nome, cognome e
città, vanno inviate
a
«Lettere al
Corriere»
Corriere della Sera
via Solferino, 28
20121 Milano
Fax: 02-62827579
@
Da sempre gli scioperi, al fine
di raggiungere il massimo dei
consensi, vengono indetti in
contiguità a giorni festivi.
Mai si è visto uno sciopero
fatto nel bel mezzo di una
settimana lavorativa!
Certo che dare l’opportunità di
godere di 4 giorni per andare
in giro per il mondo mi fa
Dopo la denuncia di 8 compagni che cosa
successe al famoso regista statunitense Elia
Kazan?
Dante Sarti
Firenze
Caro Sarti,
e rivelazioni di Kazan al Comitato per le attività «non americane» avrebbero destato
meno scalpore se il regista teatrale e cinematografico non fosse già allora, nel 1952,
una delle personalità più geniali e ammirate nel
mondo dello spettacolo americano. Quando nacque a Costantinopoli, nel settembre del 1909 in
una famiglia di origine greca, il suo nome era Kazanjoglous. Divenne Kazan nel 1913 quando la famiglia si trasferì a New York e decise di accorciare il cognome per meglio integrarsi nella società
americana. Il padre commerciava in tappeti e il
figlio si dimostrò subito un brillante studente. Si
diplomò in un college del Massachusetts, studiò
alla scuola di teatro dell’Università di Yale e divenne membro del «Group Theatre», un atelier
teatrale che metteva in scena spettacoli sperimentali e aveva lanciato «il metodo», un sistema
di recitazione ispirato dagli insegnamenti di un
grande regista russo, Kostantin Stanislasvkij, che
aveva fondato il Teatro d’arte di Mosca. Dalla recitazione alla regia, il passo fu relativamente breve.
Alternando teatro e cinema, Kazan lavorò con i
maggiori drammaturghi americani di quegli anni, da Clifford Odets a Thornton Wilder, da Tennessee Williams ad Arthur Miller, e contribuì alla
formazione di attori, come Marlon Brando, che
lo avrebbero accompagnato nella sua carriera, da
Broadway a Hollywood.
I temi a lui più congeniali erano quelli sociali
L
[email protected]
www.corriere.it
[email protected]
La tua
opinione su
sonar.corriere.it
La Cgil propone
sciopero
generale per il
5 dicembre
contro legge di
Stabilità e Jobs
act. Siete
d’accordo?
SUL WEB
Risposte
alle 19 di ieri
Sì
25%
[email protected]
Quando sono intelligenti i
peccatori sono le persone meglio attrezzate per scoprire ed
eliminare le tentazioni.
SUCCESSO SICURO
Sciopero del 5 dicembre
75%
No
La domanda
di oggi
Papa
Francesco
chiama la
rockstar Patti
Smith insieme
a suor Cristina
per il concerto
di Natale. Siete
d’accordo?
pensare che tanto male gli
scioperanti non si trovino.
Vedo già autostrade, treni e
aerei presi d’assalto: sciopero
perfettamente riuscito!
Non manchiamo un po’ di
serietà?
Pierluigi Ziliotto, Verona
TFR IN BUSTA PAGA
Nessuna agevolazione
Il Tfr che verrà erogato su
richiesta dei lavoratori
dipendenti sarà tassato
secondo le normali aliquote
Irpef, senza agevolazioni. Chi
lo chiederà, probabilmente, è
in difficoltà e come benservito
pagherà più tasse. Un
comportamento quasi da
usurai.
Daniele Zocca, Bologna
La posizione processuale del giudice Florit
Mi riferisco all’articolo di Francesco Battistini
relativo al Kosovo e ad accuse «di mazzette della
missione Ue» (Corriere, 7 novembre). L’accusa di
aver preso una tangente di 300.000 euro è una
calunnia mossa da due poliziotti deviati,
condannati dal collegio da me presieduto in un
processo relativo all’attentato a un ristorante, in
cui erano morte due persone. I poliziotti, una
volta condannati in via definitiva a 63 anni di
carcere per complessivi 5 omicidi (oltre alle due
vittime già citate, hanno ammazzato anche tre
testimoni) hanno denunciato me per vendetta e
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
DIRETTORE RESPONSABILE
PRESIDENTE Angelo Provasoli
Ferruccio de Bortoli
VICE PRESIDENTE Roland Berger
CONDIRETTORE
AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane
VICEDIRETTORI
Antonio Macaluso
Daniele Manca
Giangiacomo Schiavi
Barbara Stefanelli
CONSIGLIERI
Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia,
Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti,
Laura Mengoni
DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA
Alessandro Bompieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Rai Scuola ci ha fatto vivere
uno dei momenti più esaltanti
della storia della Terra:
l’atterraggio della sonda
Philae sulla cometa
Churyumov. Che bello vedere
commuoversi e piangere, nel
momento dell’impatto,
scienziati, ingegneri, tecnici
italiani che hanno partecipato
a questa impresa.
Michele Priolo, Chiavari (Ge)
SBARCO SU COMETA /2
Evento storico
Siamo atterrati su una
cometa! Con un robot,
d’accordo, ma è uno dei segni
sulla mappa della storia
per chiedere la revisione del processo (secondo
l’equazione: giudice corrotto = processo da
rifare)... Ovviamente ho già sporto denuncia per
calunnia.
Quanto agli «strani contatti da spiegare», la
spiegazione sta già nel documento che allego, la
denuncia della persona che mi ha contattato e
che io ho denunciato non appena ha fatto
riferimento ad una indagine in corso. Sulla base
di tale denuncia il «contatto» è stato rinviato a
giudizio. Nel processo io sono stato indicato
come vittima del reato e testimone dei fatti. Allo
stesso caso si riferiscono le «intercettazioni finite
© 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI
FONDATO NEL 1876
che maggiormente interessavano l’intellighenzia
liberal degli anni Trenta, soprattutto dopo l’avvento di Franklin D. Roosevelt e lo stabilimento
dei rapporti diplomatici con l’Unione Sovietica.
In quel clima Kazan s’iscrisse al Partito comunista americano e fu per 18 mesi, sino al 1936,
membro della cellula che si era costituita nell’ambito del «Group Theater». Quando fu convocato dal Comitato per le attività non americane,
lo ammise, ma dopo una prima esitazione fece i
nomi dei compagni (8 secondo alcuni, 11 secondo altri) che avevano fatto parte della stessa cellula.
La «delazione» non impedì a Kazan di fare negli anni seguenti una brillante carriera nel mondo dello spettacolo e della letteratura (fu anche
autore di romanzi). Ma divenne il tema ricorrente
e ossessivo della sua vita. Anche quando l’episodio sembrava universalmente dimenticato, Kazan tornava continuamente a quegli anni, ora per
giustificare il suo gesto come destinato a contrastare «una congiura organizzata su scala mondiale», ora per interrogarsi sulla correttezza morale di ciò che aveva fatto.
Il caso scoppiò ancora una volta nel 1999,
quando un regista e un attore di origine italiana
(Martin Scorsese e Robert De Niro) lanciarono
una campagna perché al novantenne Kazan venisse assegnato un Oscar alla carriera. Scorsese,
in particolare, lo considerava un grande esponente americano del neorealismo italiano. Quado il premio fu conferito e la maggior parte del
pubblico si alzò in piedi, altri rimasero seduti con
le braccia incrociate. La Guerra fredda, nella loro
memoria, non era ancora finita. Kazan morì
quattro anni dopo.
SBARCO SU COMETA / 1
Grande emozione
INTERVENTI E REPLICHE
Luciano Fontana
di Massimo Gaggi
La Cina di Xi e il rischio
che diventi un modello
LETTERE
AL CORRIERE
EUROPA
La nomina di Juncker
● Visti da lontano
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umana. Un’impresa di 10
anni, un’impresa europea ma
anche italiana come il
direttore di volo, uno dei nostri
chiacchierati cervelli in fuga,
di cui forse dovremmo andar
fieri invece che lamentarci.
Cecilia Romei
[email protected]
EMISSIONI DI GAS
Lo smog a Pechino
Nell’accordo per diminuire le
le emissioni si parla del 2025
per Usa e del 2030 per la Cina.
Consiglio a chi trova valide le
proposte, di controllare il
clima e l’inquinamento di
Pechino semplicemente in
questo periodo.
Franco Razzetti
P
er strada la gente è indaffarata (chi
lavora alacremente) o spensierata (chi,
con altrettanta determinazione, si
impegna nello shopping da nuovi ricchi). I
volti, comunque, non sono quasi mai cupi.
Molta polizia in giro, per le strade di
Pechino, ma i cinesi sembrano preoccupati
più dal rallentamento della crescita e dagli
squilibri crescenti tra lavoratori e classe
dirigente che dalle libertà negate dal loro
regime autoritario. Gli analisti indipendenti
ti spiegano che, anche se ha imposto un
potere personale molto forte, Xi Jinping, che
combatte la corruzione e sta rendendo
socialmente inopportuna l’ostentazione del
lusso estremo, piace alla gente.
Altro clima rispetto alla cappa di paura che
percepivi ovunque nei Paesi comunisti
dell’Est europeo prima della caduta del muro
di Berlino. Lì molti rischiavano di farsi
ammazzare pur di andarsi a rifare una vita
altrove. Qui la gente non fugge né sembra
troppo infastidita dall’obbligo di passaporto
per muoversi anche all’interno del Paese.
L’impossibilità di usare Google o consultare
il New York Times, la censura elettronica che
blocca o rallenta i siti occidentali sgraditi
(ma non Yahoo!, socio della cinese Alibaba,
che ti si apre in una frazione di secondo),
sembra preoccupare solo lo straniero e un
plotoncino di giovani «smanettoni».
L’adagiarsi in una sorta di paternalismo
opulento che costruisce città moderne e
pulite (anche se ultrainquinate), con
grattacieli dappertutto per dare alloggio a un
ceto medio di 300 milioni di cittadini — più
di un quarto della popolazione — sembrava
il «destino manifesto» riservato a un popolo
che non ha tradizioni democratiche e che
viene da un secolo di privazioni.
Può diventare un modello anche fuori
dalla Cina? Fin qui è parso di no, nonostante
la crisi che ha colpito Usa ed Europa,
indebolendo il modello liberaldemocratico
occidentale: non basta costruire aeroporti
più moderni e treni più veloci di quelli Usa
per diventare la nuova America agli occhi dei
popoli. Ma è meglio non dare nulla per
scontato. La Cina di Xi si fa benvolere
distribuendo investimenti nel mondo
mentre la (legittima) scelta di Obama,
bisognoso della sponda diplomatica di
Pechino, di chiudere un occhio sugli aspetti
dittatoriali del regime, rischia di trasformare
un leader che ostenta disprezzo nei
confronti della libera stampa in una sorta di
new normal. Anche da noi molti gestori del
potere vorrebbero rivolgersi al giornalista
che denuncia uno scandalo con le parole di
Xi: «Ripara il danno che hai fatto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
S. Margherita Ligure (Ge)
sui giornali»: la persona che io ho denunciato
«millantava credito» al telefono con il suo
mandante. Anche qui, il mio ruolo è quello di
vittima del reato. Sono pertanto estremamente
soddisfatto dalla decisione di Ms.Pesc, Federica
Mogherini, di disporre un’indagine indipendente.
Francesco Florit,[email protected]
Prendiamo atto della precisazione, ma abbiamo
fatto solo il nostro dovere di cronisti. Che le
accuse al giudice Florit si sospetta siano false e
strumentali, lo abbiamo scritto due volte, il 15
aprile e il 7 novembre. Ciò non toglie che queste
accuse ci siano e si trovino nel fascicolo del
procuratore inglese Maria Bamieh, che ne ha
pubblicamente e più’ volte parlato prima di essere
rimossa dall’incarico, per fuga di notizie. (f. bat.)
Nuovo catasto: i cambiamenti
Mi riferisco alla lettera «Tassazione. riforma del
catasto» (Corriere di ieri). Le imposte
aumenteranno solo per chi avrà un
aggiornamento sfavorevole; e quanto alla Tari,
non ci saranno cambiamenti: non è conteggiata
sugli estimi, ma sui metri e gli occupanti.
Lionello Leoni,[email protected]
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La tiratura di giovedì 13 novembre è stata di 426.309 copie
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Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
54
Sport
Lo scontento
Armero: «Inzaghi mi ha voluto ma non gioco»
L’ultimo scontento in casa Milan è Pablo Armero (foto) che, dal ritiro
della Colombia, si sfoga: «Ho avuto un confronto con Inzaghi: io non
ho chiesto di andare al Milan, è lui che mi ha chiamato per chiedermi
di andare. Non sono uno di quelli che parla molto, ma la situazione è
abbastanza difficile: Inzaghi mi aveva detto “vieni che ho bisogno di
te”, ma non gioco mai». Armero non troverà spazio neanche al derby,
nonostante l’assenza di Abate: De Sciglio resta a sinistra, il posto a
destra se lo giocano Poli o Zaccardo. L’addio a gennaio pare scontato.
Verso il derby
Ha solo un punto
in più di Mazzarri,
ma nessuno
contesta Pippo
Con Filippo Inzaghi la
tentazione è irresistibile: ricordare i suoi gol, parlare di quello
che ha vinto, far confronti con
il Milan di quei tempi là. Sa bene che il passato di simbolo
rossonero ha avuto un peso nel
portarlo subito sulla panchina
del Milan e altrettanto ce l’ha
nel garantirgli una particolare
benevolenza, in società, tra i tifosi, sulla stampa (e in fondo è
un merito anche farsi volere
bene). Il passato però a Inzaghi
interessa poco, giusto per ricordare qualche record e qualche gol («Il mio primo derby?
Con Terim allenatore, vincemmo 4-2 e io segnai di testa») e
se non fosse la massima del
suo futuro avversario, Walter
Mazzarri, Pippo direbbe che il
meglio deve ancora venire. Il
ragazzo guarda avanti. E siccome è abituato a pensare in
grande, nonostante tutto vede
rosa per sé e per il Milan. «State
tutti tranquilli: Berlusconi vuol
tornare a vincere».
Ci perdoni un tuffo nel passato. Quanti gol in più avrebbe fatto il Milan con Shevchenko e Inzaghi come coppia d’attacco?
«Bella domanda! Non bisogna pensare a quello che è stato, ma a quello che è e che sarà.
Siamo sulla strada giusta. Ci
vuole un po’ di pazienza. Finora hanno trovato il gol in tanti,
ma hanno segnato poco gli attaccanti, a parte Honda. I gol di
Torres e Pazzini arriveranno.
Mi auguro che Torres faccia come Crespo con Ancelotti: per
mesi non ha segnato, poi si è
sbloccato ed è diventato... Crespo. Finora Torres è stato condizionato dall’infortunio alla
caviglia, che adesso però è risolto: a Genova l’ho visto molto
bene».
Ai suoi tempi non succedeva spesso che il portiere del
Milan fosse il migliore in
campo... La difesa fa acqua.
«I miei tempi non guardiamoli più: c’erano in squadra i
venti giocatori più forti d’Europa. Ma anche dalla sofferenza,
e dai risultati strappati con il
coltello fra i denti, si può ricostruire».
Allora guardiamo al futuro. Come si vede tra vent’anni? Che cosa sogna di aver
vinto?
«L’ultima volta che il presidente è stato a Milanello ha
detto che mi vorrebbe allenatore per i prossimi vent’anni. Allora dico che sogno di diventare il Ferguson del Milan, perché questa maglia mi ha dato
tutto, questa società mi capisce. Mi vogliono tutti bene e so
che mi sosterranno anche nei
momenti difficili. Ecco perché
non dico che sogno di vincere
questo o quel trofeo: i successi,
col lavoro, arriveranno. Io mi
auguro solo di restare qui il più
a lungo possibile».
Il suo primo derby da allenatore le regalerà emozioni
diverse?
«Da allenatore è tutto diverso, hai molte più responsabilità. E senza potersi sfogare in
Il bomber
● Pippo
Inzaghi in
carriera ha
realizzato 316
gol in 694
partite ufficiali,
con una media
di 0,46 gol
a partita
● È il 4° miglior
marcatore nei
tornei Uefa
ed è l’unico ad
aver segnato
in tutte le
manifestazioni
internazionali
per club
MILANO
Una vita alla Ferguson
Inzaghi vede rosa: «Sogno di allenare il Milan per vent’anni
Ai tifosi dico: state sereni, Berlusconi vuol tornare a vincere»
❞
Il derby
di Milano
è sempre
il massimo
Crisi? È solo
un ciclo
A Genova
il nostro
miglior
gioco. Me
l’ha detto
pure Sacchi
campo, la tensione è molto più
difficile da smaltire. Ma è un lavoro bellissimo, io passo 10 ore
al giorno a Milanello».
Della sua passata esperienza di grande attaccante sono
più le cose che ora deve dimenticare o quelle che le tornano utili?
«Sarebbe meglio fare prima
l’allenatore e poi il calciatore,
perché in panchina capisci tante cose. Però del mio passato
mi porto dietro tutto, anche
l’esperienza alla Primavera».
Questo è uno dei derby più
sottotono degli ultimi anni.
Per Milano è una crisi passeggera?
«Milan-Inter è sempre il
massimo. Poi ci sono i cicli. Le
due squadre torneranno grandi, spero prima il Milan».
Mazzarri, è decisamente
più sulla graticola di lei. Il Milan ha solo un punto più dell’Inter eppure sembra molto
meno depresso: merito suo?
«Per quanto mi riguarda
spero mi sia dato il tempo per
lavorare e che si consideri che
alleno da pochi mesi. So che
devo dimostrare tutto e che se
una partita non dovesse andare
bene i giudizi cambierebbero,
ma il Milan ha investito su di
me per aprire un ciclo. Sono sicuro che torneremo a vincere
scudetti. Non so dire quando,
ma presto».
Il presidente Berlusconi le
ha fatto qualche promessa?
«Il presidente vuole sempre
primeggiare in tutto, io so che
vuole tornare a vincere, quindi
sono molto sereno. Anche i tifosi stiano tranquilli perché
piano piano tornerà tutto: i titoli, i campioni, il Milan di un
tempo».
Cosa la soddisfa già del suo
Milan?
«Credo che la partita contro
la Samp sia stata la nostra migliore sul piano del gioco. Me
l’ha scritto anche Arrigo Sacchi
e mi ha riempito d’orgoglio.
Siamo stati squadra, abbiamo
ancora qualche difettuccio che
ci limita, ma abbiamo coman-
Agenzia delle Dogane
e dei Monopoli
❞
Se servirà
un ritocco
a gennaio
la società
mi darà
una mano
I giocatori si
comportano
bene,
non ho dato
neanche
una multa
dato sul piano del gioco. La
strada è tracciata».
Pensava fosse più difficile?
«Mi aspettavo più problemi.
Mi ha meravigliato lo spirito
del gruppo, che non è mai
mancato. Non posso rimproverare niente a questi ragazzi.
Fondazione Milan è arrabbiata
con me perché finora non ho
dato neanche una multa! Non
c’è stato un ritardo o un comportamento sbagliato. Ho visto
serietà, dedizione al lavoro,
onore alla maglia».
In classifica però avete 17
punti, gli stessi di Seedorf dopo 11 partite. Significa che la
qualità della rosa è limitata e
più in là non si va?
«Davanti abbiamo squadre
collaudate, il Milan ha dovuto
ripartire. Io ora non guardo la
classifica, a fine dicembre faremo un bilancio. E se dovesse
esserci bisogno di qualche ritocco della rosa, la società mi
darà una mano».
Finora avete conquistato
più punti in trasferta che in
casa.
«E non va bene perché San
Siro dev’essere il nostro fortino. Non è ancora tornato come
me lo ricordavo, ma capisco i
tifosi, anche per riconquistarli
ci vuole tempo».
Può indicare un giocatore
che vi farà fare il salto di qualità?
«Dev’essere tutta la rosa a
migliorare. Però abbiamo due
giovani, De Sciglio ed El Shaarawy, che possono crescere ancora».
Il Milan avrebbe più chance
con lei in campo nel derby?
«Ma io in campo ci sarò».
Arianna Ravelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
SPORT
55
Formula 1
Doping
Oggi debutta la McLaren con motore Honda Schwazer sogna Rio ma la strada è in salita
Tennis
Masters: Nishikori ok, Federer a valanga
In attesa di annunciare il ritorno di Fernando Alonso e il nome di chi,
tra Button e Magnussen l’affiancherà (ndr: la comunicazione è attesa
per giovedì prossimo, in avvicinamento al Gp di Abu Dhabi), la
McLaren fa debuttare la power unit Honda con la quale gareggerà
dal 2015. L’esordio avverrà oggi a Silverstone nel corso di un «filming
day» nel quale sarà possibile completare al massimo 100 km. La
vettura impiegata sarà una Mp4-29 di quest’anno, ma non potrà
montare da gara; al volante ci sarà il collaudatore Oliver Turvey.
Kei Nishikori ha superato in tre set il ripescato David Ferrer nella terza
giornata del Gruppo B delle Atp Finals, il Masters maschile di Londra.
Il giapponese si è imposto con il punteggio di 4-6, 6-4, 6-1. Ferrer
era subentrato al canadese Milos Raonic, costretto al ritiro per un
infortunio. Intanto per l’aritmetica non ci sono più dubbi: se oggi Nole
Djokovic batterà Tomas Berdych avrà la certezza di chiudere la
stagione da numero 1 del mondo, frustrando l’entusiasmante
rincorsa di Roger Federer (ieri clamoroso 6-0, 6-1 a Murray).
«Schwazer vuole tornare a Rio» dice l’avvocato Brandstaetter.
L’inchiesta della procura di Bolzano è in chiusura: per evitare una
condanna, l’altoatesino sarebbe intenzionato a chiedere la
sospensione del procedimento con messa alla prova e affidamento
ai servizi sociali. Per partecipare ai Giochi (sempre che si qualifichi),
Schwazer vorrebbe chiedere una riduzione della squalifica, che
termina a gennaio 2016. Ma la Procura antidoping del Coni lo
attende il 20 novembre per rispondere degli addebiti disciplinari.
Oriali: «San Siro è ancora casa mia
Che tempi, inseguivo i numeri 10»
Il ritorno
Basket
«È uno stadio speciale. Come la nazionale: è la squadra che unisce i tifosi»
Guardia MarShon Brooks (LaPresse)
Fra 48 ore, Lele Oriali torna a
sedersi in panchina a San Siro,
da dirigente della Figc, dopo
quattro anni e mezzo. Ultima
volta: domenica 9 maggio 2010,
Inter-Chievo 4-3, penultima di
campionato, il mese del triplete nerazzurro, prima che con
l’arrivo di Benitez si consumasse il divorzio dall’Inter. Allora
stava accanto a José Mourinho,
domenica con la Croazia sarà a
fianco di Antonio Conte,
Oriali, che effetto le fa questo ritorno?
«Devo dire la verità. È da un
po’ di tempo che ci penso; per
me non sarà una serata come le
altre ed è inutile che dica il
contrario per fare il fenomeno.
Non lo sarà perché ho sempre
considerato San Siro come la
mia casa, almeno calcistica, e
perché quando ho smesso di
giocare, sognavo di fare il dirigente dell’Inter e mi sarebbe
piaciuto fare un’esperienza anche con la Nazionale. Adesso
tornare qui da dirigente azzurro è un’emozione vera. Questo
nuovo incarico è stata una sorpresa che mi ha fatto il presidente Tavecchio ed è qualcosa
che per me è un grande onore e
un grande impegno. Un paio di
anni fa, mi era stato chiesto di
scrivere un libro sulla mia vita;
ho rifiutato, perché pensavo di
non avere ancora chiuso con il
calcio. Ed è arrivata questa occasione, senza che io la cercassi».
Si ricorda ancora la prima
volta a San Siro?
«Era il 1967, torneo Rapizzi;
ero agitatissimo, perché non
avevo nemmeno 15 anni e perché venivo dalla campagna, come si diceva allora. Ma era andata bene: vittoria dell’Inter e
premio come miglior giocatore. Da allora ho sempre amato
San Siro. Ho cominciato da terzino destro, proprio come marcatore. Ho fatto anche il terzino
sinistro, e lì spingevo di più,
sull’esempio di Facchetti. Poi
sono stato trasformato in mediano già da Invernizzi. Dovevo
Mediano
● Gabriele
Oriali è nato
a Como il 25
novembre
1952. È team
manager della
Nazionale con
cui è stato
campione
del mondo
nel 1982
● Cresciuto
nell’Inter,
ha vestito
la maglia
nerazzurra dal
1970 al 1983.
Passato alla
Fiorentina
ha chiuso la
carriera nel
1987. All’Inter
ha vinto 2
scudetti (1971
1980) e 2
Coppe Italia
(1977 e 1982)
e lavorato con
la società per
undici anni
vincendo, fra
l’altro, la
Tripletta 2010
marcare quasi sempre quello
che era il numero 10 degli avversari.
Un impegno faticoso...
«Erano tempi duri. Qualche
volta mi è andata bene, qualche
altra no. Ma ho sempre dato
tutto, anche quando nel 1972
mi sono trovato a marcare Jimmy Johnstone del Celtic, un’ala
che mi scappava da tutte le parti e che dovevo rincorrere sempre».
Prima volta a San Siro in
campionato il 3 ottobre 1971,
Inter-Atalanta 2-0...
«Avevo esordito il 7 febbraio
1971 all’Olimpico contro la Roma, e avevo fatto un’altra partita a Catania, da stopper con
Cella libero, nell’anno dello
scudetto con sorpasso a Milan
e Napoli. E da ottobre 1971 è cominciata l’avventura».
Ma è vero che San Siro è
uno stadio che mette paura?
«Può darsi, ma io non ho
mai sentito né il peso di questo
stadio, né quello della maglia,
anche se non è che ho giocato
sempre bene. Io a San Siro mi
sentivo sostenuto e protetto;
quando giocavo io non c’era
ancora il terzo anello, la gente
stava in piedi, si sentivano la
spinta dei tifosi, la loro passione, la forza di trascinamento. Si
sente che il pubblico è esigente, ma anche competente. E che
ti sta vicino. Dire che San Siro è
uno stadio speciale non è un
luogo comune, è la verità. Re-
Duello
Gabriele Oriali
impegnato
in uno
dei tanti duelli
della sua
carriera:
qui corre
con il pallone
inseguito
dal romanista
Falcao
gala un’emozione speciale, come il Bernabeu, il Nou Camp,
Old Trafford, per fare paragoni
stranieri».
Lo spettacolo vero San Siro
lo offre nei derby. Che cosa è
stato per lei Inter-Milan?
«La partita che ho sempre
amato di più. Il derby non mi
ha mai spaventato, anzi mi dava una carica speciale. Mi ricordo che quando Rocco era tornato al Milan nel 1977, incrociandomi mi aveva detto: ciò,
ancora tì a rompere. Di derby
ne ho vinti e ne ho persi, però
mi capitava di giocare male e
magari di fare gol. Quello del
24 marzo 1974, invece l’avevo
giocato bene: dopo 5’ avevo già
segnato. Nel derby dell’ottobre
1981, avevo fatto gol e rimediato
anche 36 punti in faccia, per
quel famoso intervento di Tassotti. Ho trovato un microchirurgo che mi ha cucito benissimo e con Tassotti tutto è stato
chiarito in fretta».
Che serata si immagina per
Derby
«Il derby era la partita
che amavo di più.
Ricordo i 36 punti
in faccia da Tassotti»
la partita di domenica con la
Croazia?
«Ho riscoperto in questi due
mesi che la Nazionale è qualcosa di speciale e diverso da tutto,
perché è davvero la squadra
che unisce tutte le tifoserie e
che ti regala un’emozione fortissima, che non può essere paragonato a nient’altro. So che
Milano sta rispondendo alla
grande, sono già stati venduti
50 mila biglietti, c’è grande entusiasmo. Sono sicuro che San
Siro ci darà la spinta giusta per
fare bene con la Croazia, abbiamo bisogno tutti di una bella
partita».
Fabio Monti
● Ha ispirato
la canzone
di Luciano
Ligabue
«Una vita
da mediano»
Milano si scuote
con Brooks
La rincorsa europea
resta possibile
MILANO Con il ritorno dell’ex
presidente Livio Proli al Forum
a scongiurare l’aria di crisi, la
EA7 vince di forza (90-71) lo
spareggio con il Turow
Zgorzelec e si conquista nuova
strada verso le Top 16
dell’Eurolega. In una partita
dalle mille lune, di miele con
Ragland (20 punti) e Ale
Gentile (19), e di fiele con
l’ormai impresentabile Linas
Kleiza (-6 di valutazione).
Benedetta dalla mano santa di
Joe Ragland, la EA7 parte bene
e prosegue meglio, quando
entrano Hackett (9 assist!) e
Melli, con il reggiano che
evidenzia tutta la differenza tra
una palla al piede (Kleiza) e
una lama da taglio sul lato
debole. Milano è fluida,
quando chiude il primo
periodo avanti 26-16. Anche
Luca Banchi, però, cade nella
sindrome della gattina pietosa
— dentro Brooks e fuori
Ragland in serata di grazia — e
i micini milanesi diventano
orbi, con il Turow che
sorpassa (31-33 al 15’, con
parziale di 5-17). Servono
gerarchie. Qui è bravo il coach
a riconoscere le facce giuste
della partita: con Ragland,
Hackett, Gentile, Melli e
Samuels (15 e 8 rimbalzi),
Milano fa l’onda e in 4’ sale a
+13 (55-42 al 24’). Il quarto
fallo di Melli costringe Kleiza
nuovamente in campo e il
Turow riaggancia (58-57). La
luna torna di miele con il
primo messaggio di Brooks (8
punti nell’ultimo quarto) e il
finale di Gentile: la pratica
polacca finisce in gloria.
Werther Pedrazzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Si ferma anche Ogbonna, difesa al minimo per Conte e la Juve
Il centrale si blocca prima del test con l’Under 18, il club bianconero si augura che rientri già oggi a Torino
Azzurro
● Angelo
Ogbonna ha 26
anni ed è alla
seconda
stagione con
la Juventus
● In azzurro ha
collezionato 10
presenze senza
segnare gol
DAL NOSTRO INVIATO
FIRENZE Conte perde Ogbonna
per la Croazia e la Juve perde la
serenità. Il difensore dilata
l’emergenza azzurra alzando
bandiera bianca prima del test
a porte chiuse contro la Under
18. «Sofferenza al bicipite femorale sinistro», la diagnosi
dopo gli accertamenti strumentali, che saranno ripetuti
oggi prima di prendere la decisione definitiva. La Juve, che
come l’Italia ha la coperta corta
in difesa, si augura di riavere il
giocatore a casa già oggi.
Conte invece, scrollandosi di
dosso la iella, ha sperimentato
le contromisure nella partitella
di allenamento: Darmian arretrato sulla linea a tre della difesa guidata da Ranocchia e completata da Chiellini, De Sciglio
dirottato sulla fascia destra del
centrocampo a cinque mentre
al posto del milanista è entrato
Pasqual.
Per il c.t. è una settimana
storta. Deve già combattere con
l’invasione straniera, che ha ridotto in maniera drastica gli
eleggibili per la Nazionale, ma
a metterlo in difficoltà sono soprattutto gli assenti. Titolari
fondamentali e rincalzi preziosi. Una squadra fuori gioco.
Ogbonna è il quinto difensore
fermo ai box, compreso lo
squalificato Bonucci. E in mez-
zo al campo, oltre a Pirlo, Conte
ha dovuto rinunciare ai dinamici Giaccherini e Florenzi e ha
rimandato a casa Verratti. In attacco, senza scomodare Giuseppe Rossi, ora croce più che
delizia di Montella, l’allenatore
azzurro è orfano di Osvaldo e
Insigne. Per sua fortuna Zaza e
Immobile sono segnalati in
forma. Ieri nel test (finito 9-0)
Attaccanti
Nel test Immobile
e Zaza si muovono
bene, per Balotelli solo
pochi minuti nel finale
hanno segnato un gol a testa,
muovendosi bene e respingendo gli assalti di Pellè (entrato
nella ripresa insieme a Giovinco) e di Balotelli, sempre quinto attaccante su cinque, in campo solo nell’ultimo squarcio di
amichevole senza incantare:
bravo (segna un gol), ma solo
sin che resta concentrato. Buone notizie da Candreva e Marchisio, interni con licenza di attaccare, accanto a De Rossi, regista pronto per la 100ª azzurra.
L’emergenza che mina le
fondamenta della Nazionale,
tocca fortemente anche la Juve.
Se per Conte quella con la Croazia è una partita cruciale, Allegri dopo la pausa si gioca la
Qualificazioni
Le sfide di oggi
Gruppo D
ore 18:
Georgia-Polonia
ore 20.45:
GermaniaGibilterra,
Scozia-Irlanda
Gruppo F
ore 20.45:
Grecia-Far Oer,
UngheriaFinlandia,
RomaniaNord Irlanda
Gruppo I
ore 20.45:
PortogalloArmenia, SerbiaDanimarca
Champions League. I bianconeri, alla ripresa, sono attesi
nello spazio di 4 giorni dall’insidiosa trasferta a Roma contro
la Lazio e dalla decisiva sfida
contro il Malmoe in Svezia. A
Torino, come era facile prevedere, hanno preso male la notizia dell’infortunio di Ogbonna.
Il silenzio nasconde il fastidio e
fa salire la pressione. Allegri,
con la difesa a quattro, può
contare su Bonucci e Chiellini.
Ma se l’ex granata non dovesse
recuperare, Max avrebbe a disposizione per la panchina soltanto Caceres, appena tornato
in gruppo dopo oltre un mese.
Alessandro Bocci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
56
I cugini Enrico, Giovanna, Iacopo, Mirco, Vittorio
sono vicini a Marina in questo momento di grande
dolore per la perdita del marito
Sergio Riva e i colleghi dell’Istituto di Chimica del
Riconoscimento Molecolare del CNR partecipano
al dolore dei famigliari per la perdita del caro
Prof. Bruno Danieli
- Milano, 13 novembre 2014.
Enrico e la figlia Michela sono vicini a Marina,
Michele e Francesco per la perdita di
Carla con Francesca, Federica e le rispettive famiglie si stringe con affetto a Marina, Francesco e
Claudia, Michele e Marinella e alle quattro adorate
nipotine nel ricordo del dolcissimo nonno
Bruno
Bruno Danieli
Partecipano al lutto:
– Paola Vita Finzi.
– Luciano, Paola e Claudio Merlo.
– Giovanni e Giuliana Vidari.
Roberto e Pinuccio annunciano l’improvvisa
scomparsa di
Lucilla Morlacchi
- Milano, 13 novembre 2014.
Carla e Giovanni Casale sono vicini con affetto
a Marina e famiglia nel ricordo del carissimo amico
Prof. Bruno Danieli
- Milano, 13 novembre 2014.
Cesare e Paola abbracciano forte Marina e la
sua famiglia ricordando
Bruno Danieli
che ha dedicato la sua vita al teatro italiano.- Non
è prevista alcuna cerimonia civile o religiosa.
- Milano, 13 novembre 2014.
Partecipano al lutto:
– Luciano e Mariagrazia Guarnieri.
– La famiglia Spotti.
Stefano piange l’improvvisa scomparsa di
Lucilla
- Milano, 13 novembre 2014.
grande artista e amica indimenticabile.
- Menaggio, 13 novembre 2014.
Mattia e Francesca partecipano con profondo affetto al grande dolore di Michele, Francesco e della
signora Marina per la scomparsa del loro amato
padre e marito
Partecipiamo con profonda commozione al dolore di Roberto e Pinuccio per la perdita della cara
Prof. Bruno Danieli
- Milano, 13 novembre 2014.
Partecipano al lutto:
– Ornella ed Elisabetta Panzarini.
Giordano Lesma, Daniele Passarella e Alessandra Silvani ricordano con sincera gratitudine e profondo affetto il maestro ed amico
Prof. Bruno Danieli
- Milano, 13 novembre 2014.
Partecipano al lutto:
– Anna Bernardi e Franco Cozzi.
– Giovanna Speranza.
– Fulvia Orsini.
– Luisella Verotta.
– Donatella Potenza.
– Laura Belvisi.
– Roberto Pagliarin.
– Massimo Sisti.
– Amedea Manfredi.
– Sergio Crippa.
– Anna Daghetti.
– Teresa Recca.
– Dario Landini.
– Paola Del Buttero.
– Laura Maria Raimondi.
– Domenico Albanese.
– Clara Baldoli.
– Maurizio Benaglia.
– Gianfranco Tantardini.
– Carlo Gatti.
– Elena e Franco Cariati.
– Alessandro Caselli.
– Ermelinda Falletta.
– Cristina Della Pina.
– Michele Rossi.
– Lucia Carlucci.
– Patrizia e Torquato Mussini.
– Vittorio Ragaini.
– Antonella Gervasini e Paolo Carniti.
– Riccardo Destro.
– Stefano Trasatti.
– Elena Selli.
– I colleghi dell’ex Dipartimento di Chimica Strutturale dell’Università degli Studi di Milano.
– Paolo Murtas.
– Michela Aghilar.
– Giovanni Ciurlia.
– Gisella Merlini.
– Antonino Nucera.
– Gabriella Roda.
– Alessandro Sacchetti.
– Paola D’Arrigo.
– Giovanni Vidari.
Ezio Bombardelli, Bruno Gabetta, Gabriele Fontana, Paolo Morazzoni, Federico Peterlongo, tutta
la Direzione Ricerche e la Direzione Generale di
Indena SpA con Benedetto Della Beffa, Dario Bonacorsi, Luca Giorgetti e Daniele Giavini esprimono il proprio dolore per la scomparsa del
Prof. Bruno Danieli
brillantissimo scienziato e uomo dalle qualità rare,
che in modo indimenticabile ha contribuito al progresso della ricerca ed alla formazione dei chimici
italiani. - Milano, 13 novembre 2014.
Bruno Strocchi
Prof. Bruno Danieli
per molti anni componente del Consiglio Scientifico dell’istituto, maestro e collaboratore in tantissimi progetti di ricerca.
- Milano, 13 novembre 2014.
Bruno
ricordandone la competenza, la rettitudine e la
profonda umanità.
- Milano, 13 novembre 2014.
Cesare e Anna si stringono con affetto a Simone
e alla sua famiglia nel momento della perdita del
caro padre
Lucilla
grandissima amica e grandissima artista!- Alain,
Pino e Franco. - Milano, 13 novembre 2014.
Cara
Lucilla
la tua sincera amicizia è stata un dono e una luce
che porteremo sempre nei nostri cuori.- Luca e Simona con Marta e Matteo.
- Milano, 13 novembre 2014.
- Milano, 13 novembre 2014.
Caterina Giuggioli, Massimo Trabattoni con Federico Riggio e Federico Trabucco si stringono a
Simone per l’improvvisa scomparsa del papà
Bruno Strocchi
Andrea Bartolucci, Matteo Colombari, Matteo
Delucchi, Alessandro Giovannelli e Fabrizio Scaparro, insieme a tutti gli altri soci e collaboratori
dello studio, si stringono con affetto a Simone e ai
suoi cari per la perdita dell’adorato papà
Bruno Strocchi
Sandro, Sabina e Camilla Giovannelli sono vicini
con grande affetto a Simone e alla sua famiglia per
la perdita dell’amato papà
Bruno Strocchi
- Milano, 13 novembre 2014.
David Reali e tutto lo studio Chiaravalli Reali, si
uniscono al tremendo dolore che ha colpito l’amico
Simone per la perdita del suo caro papà
Bruno
- Milano, 13 novembre 2014.
Lo Studio d’Urso Gatti e Bianchi partecipa con
affetto al dolore di Simone Strocchi e della sua famiglia per la scomparsa del papà
Bruno Strocchi
- Milano, 14 novembre 2014.
Partecipano al lutto:
– Stefano Valerio.
– Rossella Pappagallo.
– Anton Carlo Frau.
– Marida Zaffaroni.
– Roberta Gentile.
– Franco Barucci.
Lucilla
Giacomo
mi mancherà la tua forza, la tua determinazione,
ma soprattutto la tua instancabile voglia di reinventarti...- Ti voglio bene, Vittorio.
- Carugo, 13 novembre 2014.
Lucilla Morlacchi
Giacomo
grande attrice e straordinaria amica.- La piangono
Vittorio Colombani con Serena Corvi Mora, Giuliano Mariavittoria Banfi.
- Milano, 13 novembre 2014.
Noi tutti di Arredaesse che abbiamo avuto la fortuna di conoscerti, ti porteremo sempre nel nostro
ricordo come grande esempio di vita.- Tutti i collaboratori Arredaesse.
- Carugo, 13 novembre 2014.
Partecipano al lutto:
– Guido Letizia Sant’Ambrogio.
Stefania Bariatti partecipa al dolore di Giorgio e
dei suoi cari per la scomparsa del padre
Lucilla Morlacchi
ci ha lasciati.- Caparbia, esigente eppure fragilissima e dolente, indimenticabile compagna d’arte.Tutto il Teatro dell’Elfo la ricorda assieme ai compagni di lavoro della sua Sposa di Messina, dei suoi
Turcs tal Friul, e della sua Monaca di Monza, spettacoli in cui ha lasciato il segno fortissimo delle sue
grandi interpretazioni.
- Milano, 13 novembre 2014.
E’ mancato all’affetto dei suoi cari il
Dottor
Renato Artusi
Lo annunciano con infinita tristezza Maria e Cristina Amaducci Artusi.- I funerali saranno celebrati
sabato 15 novembre alle ore 10,00 nel Duomo di
Cesena in via Vescovado, 7.
- Bologna, 14 novembre 2014.
Dottor
Renato Artusi
Ciao, grazie di tutto, mi mancherai immensamente.- Tua Cri. - Bologna, 14 novembre 2014.
Con grande tristezza e fortemente addolorati ci
stringiamo ai familiari per la scomparsa del
Dott. Renato Artusi
persona amabile, valente professionista e amico
sincero.- I colleghi ed il personale tutto di Narcodont lo ricordano con affetto e riconoscenza.
- Milano, 13 novembre 2014.
Partecipa al lutto:
– Il Dottor Augusto Casentini.
Michele, Stella e Stefano Giura, profondamente
addolorati si uniscono ai familiari tutti nella preghiera per l’ultimo saluto al caro ed indimenticabile
Dott. Gian Giacomo Corno
- Milano, 13 novembre 2014.
Il Consiglio d’Amministrazione di Ambromobiliare è vicino a Giulio per la perdita del caro papà
dott. Gian Giacomo Corno
- Milano, 13 novembre 2014.
Gian Giacomo Corno
Partecipano al lutto:
– Benito, Pinuccia, Barbara e Gloria Marino.
È salito alla casa del Padre
Luigi (Gino) Olivari
di 93 anni, medico veterinario, uomo forte, tenace,
fedele, giusto.- Lo annunciano a quanti lo hanno
conosciuto, stimato e gli hanno voluto bene i figli
Nino, Franca, Luisella e Pietro con i loro coniugi, i
nipoti ed i pronipoti.- Il funerale si terrà nella Basilica Minore di San Giovanni Battista in Melegnano sabato 15 novembre alle ore 9.30 partendo
dall’abitazione di piazza Matteotti, 5.- La sepoltura
sarà al cimitero maggiore di Lodi.
- Melegnano, 13 novembre 2014.
È mancato all’affetto dei suoi cari
Ercole Galli
Ne danno il triste annuncio la moglie Luisa, i figli
Angelo e Massimo, la nuora Maria Pia e la nipote
Gloria.- Un sentito ringraziamento al Dottore Pessina per le cure prestate.- I funerali si svolgeranno
sabato 15 novembre alle ore 10.30 presso la parrocchia San Pancrazio di Bovisio Masciago.
- Bovisio Masciago, 13 novembre 2014.
RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
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ACQUISIZIONE NECROLOGIE
ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30
Tommaso
- Bari, 13 novembre 2014.
- Milano, 13 novembre 2014.
il tuo calore e la tua umanità illumineranno per
sempre il nostro cammino.- I tuoi amici dello Studio Gionso e Turba.
- Milano, 13 novembre 2014.
Ci ha lasciato
Tommaso Quaranta
- Milano, 14 novembre 2014.
Caro
Cara
La famiglia di
ne annuncia la scomparsa.- Desidera ringraziare il
personale dell’Istituto Redaelli per la straordinaria
assistenza, professionale ed umana prestata.- I funerali si svolgeranno in Corsico sabato 15 novembre alle ore 11 direttamente nella chiesa parrocchiale Sant’Antonio.- La cara salma verrà poi
accompagnata al tempio crematorio.
- Milano, 13 novembre 2014.
Marcello Giustiniani, Antonella Negri, Marco
Maniscalco, Vittorio Pomarici e tutto il team del Dipartimento di diritto del lavoro di Bonelli Erede
Pappalardo si stringono con tanto affetto a Simona
e Andrea e piangono con loro il caro
Gianluca Provenzi
straordinario esempio di amore per la vita, per i
deboli e per gli indifesi.- I funerali si svolgeranno
sabato 15 novembre alle ore 14.45 presso la parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio in via
Ercole Ricotti, 10 a Milano.
- Milano, 13 novembre 2014.
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TARIFFE BASE IVA ESCLUSA:
Mario Angelico ed i collaboratori della cattedra
di Gastroenterologia dell’Università Tor Vergata ricordano con grande affetto e gratitudine il
Prof. Livio Capocaccia
Corriere della Sera
Maestro della Gastroenterologia italiana, uomo di
immensa cultura, onestà intellettuale e lucida concretezza. - Roma, 13 novembre 2014.
PER PAROLA:
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
Alessandro Bompieri, Nicola Speroni, Luisa Sacchi e tutti gli amici del Corriere della Sera si stringono con affetto a Giovanna per la perdita della
mamma
A MODULO:
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 300,00
Mariuccia Lucchini Canton
Gazzetta dello Sport
- Milano, 14 novembre 2014.
Ugo Ricci Colombo Pizzoli con la moglie Maurizia è vicino a Anna, Sergio e Paola per la prematura scomparsa del
PER PAROLA:
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
A MODULO:
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 258,00
dott. Luigi Carinelli
carissimo cugino. - Milano, 13 novembre 2014.
Mauro Frediani
Alberto Cortesi e famiglia si stringono vicini al dolore di Niccolò e di tutta la famiglia per la scomparsa del loro caro.
- Milano, 13 novembre 2014.
Silvio Mora, Pina Longo e Silvia Valentino ricordano con affetto il grande amico
Valeriano Nalin
e sono vicini alla famiglia in questo tristissimo momento. - Arluno, 13 novembre 2014.
ADGI Sezione Milano e UPUF sono vicini all’Avvocato Simona Orlandi per la perdita del padre
Dante Orlandi
- Milano, 13 novembre 2014.
La famiglia ringrazia quanti si sono uniti nel dolore e nella preghiera per la scomparsa del caro
ed amato
Giovanni Caproni di Taliedo
Una Messa di suffragio sarà celebrata nella Basilica di San Babila mercoledì 26 novembre alle ore
18.30. - Milano, 14 novembre 2014.
A quattro anni dalla scomparsa del
Dott. Gianluca Belli
mamma papà Nicoletta e Rosalba lo ricordano con
rimpianto. - Legnano, 14 novembre 2014.
Diritto di trasmissione:
pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00
L’accettazione delle adesioni è subordinata
al pagamento con carta di credito
Servizio fatturazione necrologie:
tel. 02 25846632
mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30
fax 02 25886632 e-mail: [email protected]
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Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.30
Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”).
Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità,
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misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per
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o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs
196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di
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Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
SPORT
L’Italia in cerca di certezze alla prova dei Pumas
57
Pigozzi, lotta al doping
Allarme meteo a Genova, il test con l’Argentina anticipato a oggi alle 17.15
Contrordine, non si gioca sabato (domani), ma oggi. Calcio
d’inizio alle 17.15. Sarà rugby
per pochi intimi, ma l’alternativa era non giocare per niente
visto che domani sera scatterà
a Genova una nuovo allerta meteo (anche il destino di ItaliaAlbania di martedì a questo
punto diventa incerto, e la Federcalcio non ha un piano B).
Genova ferita dai suoi torrenti, dalle costruzioni abusive
e dall’incuria di anni non se la
sente — giustamente — di correre rischi ulteriori e allora Italia-Argentina sarà una partita
d’altri tempi, quando il rugby
azzurro faticava a chiamare a
raccolta più di 6-7 mila fedeli.
Un tuffo nel passato per una rivalità antica e un test importante per Parisse e compagni,
perché, dopo aver battuto Samoa sabato scorso, l’Argentina
è l’ostacolo giusto per capire a
1
cambio
nel 15 azzurro
rispetto alla
vittoria con
Samoa di
sabato scorso:
Castrogiovanni
al posto
di Chistolini
che punto è la ricostruzione.
Bisognerebbe vincere, ovvio,
ma i Pumas sono tosti, hanno
la miglior mischia chiusa del
mondo e affrontando regolarmente le grandi potenze del
Sud (un mese e mezzo fa hanno battuto l’Australia) stanno
ridisegnando il loro gioco tradizionale. In Italia non perdono dal ‘98, a Piacenza, quando
il 10 era ancora sulle spalle di
Dominguez e il Sei Nazioni era
solo un progetto. Da allora due
vittorie azzurre in Argentina,
ma in casa solo batoste, più o
meno brucianti. Oggi, alle 5 e
un quarto della sera, cercheremo di capire se Haimona è il
cervello giusto per l’Italia o se il
c.t. Brunel (che recupera Castrogiovanni, fuori a Ascoli per
squalifica) dovrà, un’altra volta,
ricominciare daccapo.
Domenico Calcagno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In tv
● ItaliaArgentina sarà
trasmessa in
diretta (dalle
17) da DMax,
canale 52
del digitale
terrestre
e 136-137
di Sky
«Russia & Qatar
Mondiali innocenti»
Ma è una farsa Fifa
L’inquirente Garcia contesta la tesi di Blatter
La votazione
L’assegnazione
dei Mondiali
2018 alla
Russia e 2022
al Qatar
avviene il 2
dicembre 2010
nella sede Fifa
a Zurigo
Spagnoli k.o.
Gli elettori sono
i 21 membri
dell’Esecutivo
più Blatter.
La Russia con
13 ha battuto
Spagna/
Portogallo (7),
Olanda /Belgio
(2) e Inghilterra
(0)
Furia Obama
Il Qatar con 14
voti ha battuto
gli Usa (8),
Corea del Sud,
Giappone e
Australia (0).
La sconfitta
degli Stati Uniti
fu vista anche
come la
sconfitta di
Obama che
criticò la Fifa:
«Una decisione
sbagliata»
Tra lo scandalo e la farsa, il
caso dei Mondiali di calcio in
Russia (2018) e Qatar (2022) resta aperto e mette nuovamente
in imbarazzo il governo di Joseph Blatter.
Il primo atto della figuraccia
è stato ieri l’annuncio della Fifa
che l’assegnazione della Coppa
— oggetto di un’indagine del
Comitato etico federale in seguito ai sospetti di corruzione
durante la votazione del 2010
— è stata legittima. «La valutazione del processo di candidatura per le Coppe del mondo
2018-22 è chiuso — ha spiegato
Hans-Joachim Eckert, presidente della camera giudicante
—. Nessuna violazione di norme e regolamenti: il processo
di assegnazione è stato ben
pensato, solido e professionale». In un documento di 42 pagine, si osserva altresì che i
comportamenti tenuti dagli
undici Paesi candidati sono
«ben lontani dal richiedere
una riapertura del processo di
assegnazione» e non sarebbero emerse prove di corruzione,
a parte «qualche trasgressione
molto limitata».
Già quest’ultima frase suona
inaccettabile, ma il bello, cioè il
brutto, è accaduto appena
quattro ore dopo quando Michael Garcia, capo ispettore
dell’inchiesta, ha aperto il secondo atto della farsa, preannunciando appello contro la
Fifa per questa archiviazione.
Secondo Garcia — un ex magistrato americano (e gli Usa so-
no stati i grandi sconfitti dal
Qatar nel 2022) — nelle conclusioni di Eckert ci sono «diversi passi incompleti e sbagliati riguardo i fatti e le ricostruzioni della mia relazione».
Insomma, una verità modificata alterata, con omissis, di
quella appurata da un’indagine
durata un anno, raccolta in 350
pagine consegnate da Garcia a
settembre e mai pubblicata nonostante le continue richieste
in proposito. Ma Blatter ha
sempre spiegato che la pubblicazione avrebbe potuto compromettere la privacy dei testimoni e per questo le legittime
pressioni sul boss della Fifa di
Garcia e di molti dirigenti del
calcio mondiale, tra i quali Michel Platini, sono rimaste finora lettera morta.
In origine i sospetti sul voto
del 2010 erano nati dopo un’inchiesta del Sunday Times secondo cui l’emirato del Qatar
L’annuncio
Zurigo,
2 dicembre
2010:
il presidente
della Fifa,
Joseph Blatter,
78 anni,
ufficializza
il risultato
della votazione
che assegna
i Mondiali
di calcio 2022
al Qatar. Quelli
del 2018 sono
stati assegnati
alla Russia.
(Reuters)
avrebbe versato mazzette milionarie per vincere la corsa al
Mondiale 2022. La Federcalcio
inglese, peraltro, non era stata
esente da sospetti, accusata di
avere esercitato indebite pressioni per guadagnare consensi
O Rei in ospedale
Pelé operato di calcoli: «Ora sta recuperando»
Pelé è stato sottoposto a un intervento
chirurgico per rimuovere calcoli ai reni,
alla cistifellea e all’uretra. Lo ha fatto
sapere José «Pepito» Fornos, assistente
personale e amico di O Rei, che ha
riferito il contenuto di un bollettino
medico emesso dall’ospedale Albert
Einstein di San Paolo, presso il quale il
mito del calcio brasiliano è ricoverato.
Il 74enne Pelé è stato portato in
ambulanza in ospedale mercoledì sera,
intorno alle 20, in preda a forti dolori
allo stomaco. Secondo quanto riferito
da Fornos, gli esami a cui Pelé è stato
sottoposto hanno evidenziato la
presenza di calcoli che hanno causato
«l’ostruzione del flusso urinario».
Dopo l’operazione, Pelé è clinicamente
stabile e sulla via del recupero».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
nella votazione finale. Tutto
ciò, a quanto pare, è stato ritenuto regolare.
Oggi proprio gli inglesi tuonano («Scandaloso. Una chiara
copertura politica») e i tedeschi denunciano: «Troppe zone d’ombra». E mentre Jerome
Champagne, futuro avversario
di Blatter nella corsa presidenziale del 2015, sfrutta il caso per
aprire la campagna elettorale
(«Dobbiamo assolutamente
sapere cosa accadde nel 2010. Il
calcio va protetto da influenze
esterne politiche e economiche»), a Mosca e a Doha esultano: «Nessuna sorpresa, sapevamo che non sarebbe emerso
nulla contro di noi». Non avevano fatto i conti con il sergente Garcia. Il caso non è chiuso.
Alessandro Pasini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Presidente Il professor Fabio Pigozzi
«Lavoriamo
per proteggere
lo sport pulito»
È stato inaugurato a Brighton il
primo centro specializzato di
ricerche antidoping della
federazione internazionale di
medicina dello sport. «Un
importante punto di arrivo e
non un traguardo finale» per il
professor Fabio Pigozzi, a capo
della federazione e che sarà
nominato in questo weekend a
Parigi membro del Foundation
Board, massimo organo della
Wada. «Il nostro obiettivo —
spiega Pigozzi — è la
protezione dell’atleta che punti
all’incremento della
performance senza ricorrere a
sostanze dopanti. Questo è un
principio alla base della
politica antidoping del Cio,
riaffermato anche la settimana
scorsa dal presidente Bach».
È in atto una collaborazione
più attiva che in passato col
Cio e la Wada ?
«Certamente, come
testimoniato dalla presenza
alla cerimonia inaugurale del
professor Ugur Erdener,
membro del comitato
esecutivo, e del dottor Olivier
Rabin, direttore scientifico
della Wada, con cui
collaboriamo dal 2008».
A che punto è la lotta al
doping?
«L’antidoping attualmente si
basa sulle migliori tecnologie
per individuare farmaci ancora
difficili da rilevare, come Epo e
ormone della crescita. Il centro
di Brighton si concentrerà
anche sullo studio della
“memoria muscolare”, che ci
permetterà di individuare un
utilizzo pregresso di farmaci
come gli anabolizzanti anche
anni dopo la conclusione delle
pratiche illecite».
Si parla di «cambiamenti
rivoluzionari», con
l’istituzione di un’agenzia
indipendente dal Coni.
«Usare il termine rivoluzione
in ambito scientifico è sempre
difficile. In Italia si può
cambiare ma senza
dimenticare che da noi la lotta
al doping non parte da zero».
r.s.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera
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di Maria Volpe
Sandra e Viviana
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tanti, questa è la storia
vera di due donne che sono
riuscite ad aprire un
ristorante stellato, «Alice»
all’interno di Eataly Milano
Smeraldo. Loro sono
Viviana Varese, la chef
(nella foto a destra) e
Sandra Ciciriello, la maître
e sommelier (a sinistra).
«Un ristorante è fatto di due
elementi fondamentali —
sostiene Sandra —. Non c’è
sala senza cucina, non c’è
cucina senza sala. E io e
Viviana ci siamo trovate».
Ogni episodio mostra le
vicende professionali e
umane che le due donne
hanno affrontato. Alice ora
è un vero laboratorio del
gusto, dove le eccellenze
dell’alta cucina italiana
sono il fiore all’occhiello di
un progetto al femminile.
La chef e la boss
Real Time, ore 23.05
Sei ragazzi down
nel resort sardo
Seconda edizione di quella
meravigliosa docu-fiction
che ha per protagonisti sei
ragazzi con sindrome di
Down, questa volta alle
prese con un tirocinio
formativo in un resort a
cinque stelle di Villasimius,
in Sardegna. Dopo la prima
edizione di Hotel 6 stelle,
l’Associazione Italiana
Persone Down è stata
contattata da oltre 50
aziende e associazioni
disposte ad offrire tirocini,
assunzioni e lavori
stagionali. Questa tv ci
riconcilia col mondo!
Hotel 6 Stelle
Rai3, ore 23.10
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Corriere della Sera Venerdì 14 Novembre 2014
59
Sul web
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
A FIL DI RETE di Aldo Grasso
L’eredità perduta di Saviane, pioniere della critica televisiva
Vincitori e vinti
«H
a ragione mio padre che si spacca la testa con una satira che lo
manda in giro da un tribunale
all’altro, o hanno ragione quelli
che stanno in pace col mondo?
Perché scrivi, padre mio, che tutti ti odiano e parlano male di te?». Questa accorata domanda (quando
l’ho letta e riletta mi è venuto un groppo in gola) è
di Caterina, scomparsa troppo giovane quando il
padre era ancora in vita. Il padre era Sergio Saviane,
scrittore, per molti anni critico televisivo dell’Espresso, «l’irriverenza fatta persona».
A Saviane Massimo Del Papa ha dedicato un affettuoso ricordo: «Il rompicoglioni. L’eredità per-
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cui molti hanno tentato di sbarazzarsi troppo in
fretta: «E dire che il lascito di Saviane è fatto anzitutto di libertà». Inspiegabile fu soprattutto il suo
allontanamento dall’Espresso dopo 23 anni di folgoranti contributi. Molti compravano il settimanale solo per leggere le sue feroci critiche. Fu Indro
Montanelli, offrendogli ospitalità, a rendergli meno penoso il pensionamento.
«Il rompicoglioni» rende anche il giusto omaggio, nutrendosene, al magistrale ritratto che Stefano Lorenzetto ha dedicato allo scrittore veneto nel
libro Hic Sunt Leones. A Saviane il mondo giornalistico deve molto, proprio per questo preferisce dimenticare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
duta di Sergio Saviane» (CNA, Castelfranco Veneto). Saviane era diventato popolare con la sua fortunata rubrica di critica tv. Erano i personaggi di
quello strano mondo, nascente ma già arrogante,
che lo incuriosivano e lo facevano imbestialire. È
stato il primo osservatore che ha capito quanto la
Rai fosse una sorta di appendice della politica e si è
dedicato con totale dedizione e inventiva linguistica a tracciare il più ridicolo bestiario della storia patria: uno zoo popolato di urogalli, mezzibusti, velinari, piantoni della forbice, becchini «col risvolto
umano».
È bello quando qualcuno, come Del Papa, cerca
di non far cadere nel dimenticatoio una figura di
ILARY BLASI
Le Iene Show
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Venerdì 14 Novembre 2014 Corriere della Sera